Il progetto “Plus” Nasce la cooperativa Gulliver ... - Frontiera Lavoro
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Un’iso<strong>la</strong> felice<br />
Incontro con Giuseppe Donato,<br />
direttore del carcere di Orvieto<br />
Ad Orvieto l’espressione “ti mando a<br />
San Pietro” ha il significato intimidatorio<br />
di “ti mando nel carcere del<strong>la</strong> città”. Ma<br />
il vecchio convento seicentesco di Via<br />
Roma che ospita <strong>la</strong> Casa di reclusione,<br />
un edificio inserito nel tessuto urbano del<br />
centro storico, oggi conserva ben poco del<strong>la</strong><br />
cupa minaccia espressa dall’antico modo<br />
di dire.Da anni, infatti, l’istituto è oggetto<br />
di continui e diremmo quasi affettuosi<br />
interventi conservativi, apparendo sempre<br />
più una costruzione che all’esterno non<br />
mostra lo stile di una Casa di pena.<br />
E questo vale ancora di più per l’interno,<br />
dove le attività <strong>la</strong>vorative danno l’idea<br />
piuttosto di una fabbrica in cui si svolge<br />
un’ intensa operosità e dove quasi tutti gli<br />
ambienti, dagli uffici agli spazi aperti, hanno<br />
in bel<strong>la</strong> mostra i manufatti, realizzati dai<br />
detenuti: vasi e piatti in ceramica, mosaici,<br />
artistiche realizzazioni in ferro, mobili e<br />
tessuti. Del<strong>la</strong> gestione di quest’istituto<br />
si dichiara partico<strong>la</strong>rmente orgoglioso il<br />
direttore Giuseppe Donato. Sposato, con<br />
due figli, 53 anni ben portati, originario del<strong>la</strong><br />
Ca<strong>la</strong>bria, ma vissuto quasi sempre a Roma,<br />
il dottor Donato, nell’Amministrazione<br />
penitenziaria dal 1977, dopo aver maturato<br />
Spazi vivibili<br />
e recentemente<br />
restaurati,<br />
numerose attività<br />
<strong>la</strong>vorative<br />
e ricreative<br />
fanno dell’istituto<br />
di Orvieto<br />
uno dei più<br />
funzionali e<br />
moderni.<br />
importanti esperienze a Rebibbia, a Rovigo<br />
e a Civitavecchia, da circa quindici anni<br />
è stato chiamato a dirigere <strong>la</strong> Casa di<br />
reclusione di Orvieto. Del suo impegno<br />
quotidiano così ci par<strong>la</strong>, mentre ci fa<br />
visitare i vari ambienti rinnovati e mostra<br />
con evidente soddisfazione le opere dei<br />
detenuti. « Appena arrivato - racconta - il<br />
mio primo impegno è stato proprio quello<br />
di rendere più idoneo l’istituto dal punto<br />
di vista architettonico. Sul vecchio ceppo<br />
seicentesco del convento dedicato al principe<br />
degli Apostoli, c’era già stata una prima,<br />
importante, ristrutturazione nel 1936, con<br />
<strong>la</strong> costruzione dei padiglioni detentivi e <strong>la</strong><br />
creazione di altri ambienti, come <strong>la</strong> direzione,<br />
realizzata all’esterno per motivi di sicurezza.<br />
Da quando io sono qui abbiamo provveduto<br />
ad almeno un centinaio di <strong>la</strong>vori di restauro,<br />
rimodernando l’istituto e rendendolo<br />
abbastanza funzionale e moderno. Non<br />
solo. <strong>Il</strong> nostro impegno conservativo, per i<br />
pregevoli aspetti architettonici dell’antico<br />
edificio, si è al<strong>la</strong>rgato anche a quelle parti<br />
non ancora fruibili, ma che vogliamo aprire<br />
all’esterno, come ad esempio il rifugio<br />
antiaereo, utilizzato durante gli anni del<strong>la</strong><br />
seconda guerra mondiale. Oggi credo che<br />
Periodico di informazione e cultura dal carcere <strong>Gulliver</strong><br />
l’istituto da me diretto sia tra i pochissimi<br />
in Italia a possedere un teatro, un cinema<br />
e ad aver dotato le stanze dei ristretti di<br />
docce con acqua calda, secondo le recenti<br />
normative».<br />
Quanti sono i detenuti ad Orvieto?<br />
«L’istituto, solo maschile, ha un unico<br />
reparto detentivo, ed attualmente ha circa<br />
130 persone, rispetto ad una capienza<br />
ottimale di 111. Sono tutti ospitati in celle<br />
multiple molto ampie che raggiungono<br />
anche le dimensioni di 70 metri quadri, come<br />
<strong>la</strong> numero 23. I detenuti scontano pene che<br />
vanno dai cinque anni in su, mentre quelli in<br />
attesa di giudizio rappresentano solo il 5-6%<br />
del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione carceraria».<br />
Quando è venuto a dirigere l’istituto<br />
una quindicina di anni fa, quali sono<br />
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