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preziosi relitti di un grande naufragio - Associazione degli Italianisti ...

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Le Dissertazioni filosofiche del giovane Leopar<strong>di</strong>:<br />

<strong>preziosi</strong> <strong>relitti</strong> <strong>di</strong> <strong>un</strong> <strong>grande</strong> <strong>naufragio</strong><br />

Alessandro Ottaviani<br />

All’interno dell’ambiziosa e pioneristica collana Scrittori d’Italia,<br />

prestanome per l’annuale convegno, si concretizzava a partire dal ‘17 il<br />

progetto <strong>di</strong> creare <strong>un</strong>’Opera omnia leopar<strong>di</strong>ana, non senza <strong>un</strong> certo<br />

fasti<strong>di</strong>o da parte del curatore Alessandro Donati <strong>di</strong> fronte all’incarico <strong>di</strong><br />

allestire <strong>un</strong> volume <strong>di</strong> Puerili e abbozzi vari:<br />

«Mi sia concesso <strong>di</strong> <strong>di</strong>chiarare subito che, se io avessi dovuto dare per primo alle<br />

stampe queste prime prove dell’ingegno e <strong>degli</strong> stu<strong>di</strong> del Leopar<strong>di</strong>, credo che,<br />

dopo averci pensato bene su, non ne avrei fatto nulla. E ancora, compiuto questo<br />

volume, penso che esse avrebbero potuto, anzi dovuto, rimanere <strong>preziosi</strong> cimeli<br />

della biblioteca <strong>di</strong> famiglia». 1<br />

La scelta del materiale da includere viene definita “saltuaria”, e ne<br />

vengono svelati i criteri poco scientifici: pubblicare ciò che «eru<strong>di</strong>ti»<br />

hanno già pubblicato e aggi<strong>un</strong>gervi ine<strong>di</strong>ti “curiosi” e “caratteristici”,<br />

perché<br />

«certamente, <strong>un</strong> qualche interesse <strong>di</strong> curiosità eru<strong>di</strong>ta può anche avere la “prima<br />

poetica composizione” del Leopar<strong>di</strong>; […] Ma tant’è: non mi persuado che l’ombra<br />

1 G. Leopar<strong>di</strong>, Puerili e abbozzi vari, a cura <strong>di</strong> A. Donati, Laterza, Bari, 1924, pp. 263-264.<br />

Fa parte della collana Scrittori d'Italia, G. Leopar<strong>di</strong>, Opere, vol. X.


Gli Scrittori d'Italia – XI Congresso Nazionale dell'ADI<br />

del poeta, così severo nella scelta delle cose sue, possa esser grata ai miei<br />

predecessori e a me, che codeste “curiosità” abbiam dato e <strong>di</strong>amo in pascolo al<br />

pubblico». 2<br />

Allo stesso modo, in <strong>un</strong> successivo volume del ‘32 dal titolo<br />

Volgarizzamenti e scritti vari, Donati vorrà precisare che<br />

«le opere del Leopar<strong>di</strong> sono i Canti e le Operette morali: piccola mole, ma che<br />

hanno il valore e la significazione che hanno. Di tanti sogni, <strong>di</strong> tante speranze e<br />

<strong>di</strong> altissimi propositi che avevano confortato la sua giovinezza rimangono,<br />

preziose reliquie <strong>di</strong> <strong>un</strong> <strong>grande</strong> <strong>naufragio</strong>». 3<br />

A oltre ottant’anni <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza, possiamo ancora definire gli scritti<br />

giovanili e gli abbozzi <strong>di</strong> Leopar<strong>di</strong> come «<strong>preziosi</strong> cimeli» da biblioteca<br />

o «preziose reliquie»? “Preziosi <strong>relitti</strong>”, mi sono permesso <strong>di</strong><br />

correggere, eliminando l’accezione “museale” <strong>di</strong> curiosità esposte in<br />

<strong>un</strong>a teca con l’avvertenza “Si prega <strong>di</strong> non toccare” e attribuendo ai<br />

termini in gioco il significato dovuto <strong>di</strong> utilità. Ma soprattutto mi sono<br />

permesso <strong>di</strong> allargare tale definizione alle Dissertazioni filosofiche, non<br />

incluse neppure nella casuale selezione delle “curiosità”.<br />

Non è mia intenzione ripercorrere in questa sede le fasi dell'aspra<br />

<strong>di</strong>sputa intercorsa nei primi anni Ottanta tra alc<strong>un</strong>i stu<strong>di</strong>osi e la<br />

famiglia Leopar<strong>di</strong>, accusata da Timpanaro <strong>di</strong> aver tra<strong>di</strong>to l’impegno <strong>di</strong><br />

pubblicare questi ine<strong>di</strong>ti giovanili con il Centro stu<strong>di</strong> leopar<strong>di</strong>ani,<br />

concedendoli invece, per motivi <strong>di</strong> lucro, a privati e<strong>di</strong>tori. Il risultato fu<br />

2 G. Leopar<strong>di</strong>, Puerili e abbozzi vari, pp. 273-274.<br />

3 G. Leopar<strong>di</strong>, Pensieri, Moralisti greci. Volgarizzamenti e scritti vari, a cura <strong>di</strong> A. Donati,<br />

Laterza, Bari, 1932, pp. 362. Fa parte della collana Scrittori d'Italia, G. Leopar<strong>di</strong>, Opere, vol. VII.


Alessandro Ottaviani – Le Dissertazioni filosofiche del giovane Leopar<strong>di</strong>: <strong>preziosi</strong> <strong>relitti</strong> <strong>di</strong> <strong>un</strong> <strong>grande</strong> <strong>naufragio</strong><br />

in ogni caso la tanto attesa prima e<strong>di</strong>zione delle Dissertazioni filosofiche,<br />

apparsa nell’83 presso la casa e<strong>di</strong>trice Del Grifo 4 , alle cui notevoli<br />

infedeltà e imprecisioni ha posto rime<strong>di</strong>o Tatiana Crivelli nell'e<strong>di</strong>zione<br />

critica pubblicata da Antenore nel ‘95 5 . Tuttavia, anche alla luce <strong>di</strong> <strong>un</strong><br />

mio recente stu<strong>di</strong>o sulla «questione delle bestie» nel pensiero<br />

leopar<strong>di</strong>ano 6 , ritengo utile riba<strong>di</strong>re la <strong>grande</strong> importanza <strong>di</strong> questi<br />

"<strong>relitti</strong>" per la ricostruzione delle <strong>di</strong>namiche del <strong>grande</strong> <strong>naufragio</strong><br />

leopar<strong>di</strong>ano, delle coor<strong>di</strong>nate esatte in cui l’imbarcazione della rigida<br />

educazione gesuitica, in apparenza solida ma in realtà assai fragile, ha<br />

iniziato il suo inabissamento. Ricostruzione che Leopar<strong>di</strong> stesso tenterà<br />

<strong>di</strong> confondere, minimizzando i segni <strong>di</strong> quella rigida ratio stu<strong>di</strong>orum,<br />

riducendola ai «primi ru<strong>di</strong>menti» e anticipando l’in<strong>di</strong>pendenza negli<br />

stu<strong>di</strong> «in età <strong>di</strong> 10 anni» 7 , nel 1808 quin<strong>di</strong>, non nel ‘12. Tale operazione<br />

sembra investire soprattutto la Filosofia, alla quale fu avvicinato da don<br />

Sebastiano Sanchini proprio in quegli anni, insieme alla Storia naturale.<br />

Inoltre, nel luglio del 1821, Leopar<strong>di</strong> <strong>di</strong>chiarerà <strong>di</strong> non aver mai letto<br />

«scrittori metafisici» 8 e <strong>di</strong> essersi occupato <strong>di</strong> tutt’altri stu<strong>di</strong>, quando in<br />

realtà sappiamo che dal precettore gli furono impartite lezioni <strong>di</strong><br />

4 G. Leopar<strong>di</strong>, Dissertazioni filosofiche (1811-1812), a cura <strong>di</strong> R. Gagliar<strong>di</strong>, E<strong>di</strong>tori del Grifo,<br />

Montepulciano, 1983.<br />

5 G. Leopar<strong>di</strong>, Dissertazioni filosofiche, a cura <strong>di</strong> T. Crivelli, Antenore, Padova, 1995.<br />

6 A. Ottaviani, «Forse s'avess'io l'ale»: la questione delle bestie nel pensiero leopar<strong>di</strong>ano,<br />

tesi <strong>di</strong> laurea specialistica <strong>di</strong>scussa nel 2006 e custo<strong>di</strong>ta presso il Dipartimento<br />

d'<strong>Italianisti</strong>ca dell'Università <strong>di</strong> Genova.<br />

7 G. Leopar<strong>di</strong>, La vita e le lettere, a cura <strong>di</strong> N. Nal<strong>di</strong>ni, Garzanti, Milano, 1983, p. 365. Si<br />

tratta <strong>di</strong> <strong>un</strong>a lettera inviata da Leopar<strong>di</strong> al Conte Carlo Pepoli nel 1826.


Gli Scrittori d'Italia – XI Congresso Nazionale dell'ADI<br />

logica, ontologia e metafisica, che confluirono proprio nelle<br />

Dissertazioni filosofiche. Composte per i saggi annuali del biennio 1811-‘12<br />

e raccolte in cinque quaderni manoscritti, testimoniano le precoci e<br />

vaste conoscenze filosofiche e scientifiche <strong>di</strong> Giacomo, strettamente<br />

legate dalla formula "philosophia naturalis".<br />

Tuttavia, il suo primo concetto <strong>di</strong> “filosofia” è tutto <strong>di</strong> impronta<br />

gesuitica e monal<strong>di</strong>ana. In <strong>un</strong>’epistola in versi del 30 giugno 1810,<br />

in<strong>di</strong>rizzata al padre, Giacomo vede la Filosofia come <strong>un</strong> «sassoso<br />

monte» dominato da Ragione ma insi<strong>di</strong>ato da «empie seguaci turbe»<br />

corruttrici del mondo «con empie, inique massime» 9 . L’augurio del<br />

giovane allievo è che la Filosofia possa scacciare quegli “empi”, in modo<br />

che «Ragion nel trono sublime <strong>un</strong> dì si assida, la Religion si avvivi,<br />

giubili il mondo, e rida» 10 .<br />

Imprescin<strong>di</strong>bile gli appare il nesso Religione-Ragione, <strong>di</strong>fesa dal braccio<br />

armato della Filosofia contro gli «iniqui dogmi» 11 , secondo <strong>un</strong>a visione<br />

manicheistica per cui da <strong>un</strong>a parte ci sono gli «empi seduttori»<br />

libertini e dall’altra gli «uomini illuminati» 12 . I primi sono i philosophes,<br />

inclusi senza <strong>di</strong>stinzione nella schiera dei materialisti, da Lucrezio a<br />

8 Zibaldone, 1347, 20 luglio 1821. Le citazioni dallo Zibaldone sono tratte dalla seguente<br />

e<strong>di</strong>zione: G. Leopar<strong>di</strong>, Zibaldone, a cura <strong>di</strong> R. Damiani, Arnoldo Mondadori, Milano, 1997, 3 tt.<br />

9 Il Monarca delle In<strong>di</strong>e, a cura <strong>di</strong> G. Pulce, Adelphi, Milano, 1988, p. 295.<br />

10 Il Monarca delle In<strong>di</strong>e, p. 295.<br />

11 Il Monarca delle In<strong>di</strong>e, p. 295.<br />

12 G. Leopar<strong>di</strong>, Poesie e prose, a cura <strong>di</strong> R. Damiani e M.A. Rigoni, Mondadori, Milano,<br />

1987, vol. II, p. 536.


Alessandro Ottaviani – Le Dissertazioni filosofiche del giovane Leopar<strong>di</strong>: <strong>preziosi</strong> <strong>relitti</strong> <strong>di</strong> <strong>un</strong> <strong>grande</strong> <strong>naufragio</strong><br />

Rousseau, definito «<strong>un</strong>o dei più empi filosofi del passato secolo» 13 .<br />

Nelle Dissertazioni li troviamo tutti confusamente citati e all’occorrenza<br />

confutati, attraverso parole prestate dagli scrittori cattolici<br />

tardosettecenteschi su cui stu<strong>di</strong>ava, i veri “illuminati”: François<br />

Jacquier, l’abate Saury, il canonico Alfonso Muzzarelli, padre Paulian,<br />

Melchiorre de Polignac, padre Antonio Valsecchi, e altri ancora, le cui<br />

opere erano tutte conservate nella ricca biblioteca paterna. Peccato che<br />

fino al 1813 Giacomo non potrà accedere alla “sezione proibita”,<br />

contenente guarda a caso le opere dei philosophes, le cui idee meno<br />

pericolose erano state filtrate, spesso deformate o falsificate, dai<br />

sopraccitati <strong>di</strong>fensores fidei, nel tentativo <strong>di</strong> svecchiare le proprie<br />

concezioni filosofiche recuperando lo stile brioso e sciolto del<br />

razionalismo ma volgendolo in <strong>di</strong>rezione apologetica.<br />

Sottoposto alla ratio stu<strong>di</strong>orum, nel clima ultracattolico e<br />

ultrareazionario <strong>di</strong> Recanati e <strong>di</strong> Palazzo Leopar<strong>di</strong>, destinato alla<br />

carriera ecclesiastica e colto proprio nel ‘12 da <strong>un</strong> tale fervore religioso<br />

che «temeva <strong>di</strong> camminare per non mettere il piede sopra la croce<br />

nella congi<strong>un</strong>zione dei mattoni» 14 , il giovane Giacomo non poteva fare<br />

a meno <strong>di</strong> schierarsi a <strong>di</strong>fesa del baluardo dell’ortodossia cattolica e <strong>di</strong><br />

guardare con <strong>di</strong>sprezzo proprio quei gran<strong>di</strong> pensatori che <strong>di</strong> lì a poco<br />

13 G. Leopar<strong>di</strong>, Poesie e prose, p. 532. Tali definizioni si trovano nel Dialogo filosofico<br />

sopra <strong>un</strong> moderno libro intitolato «Analisi delle idee ad uso della gioventù» (1812).<br />

14 Il Monarca delle In<strong>di</strong>e, p. 304. La notizia è riferita da Monaldo ad Antonio Ranieri<br />

nella già citata lettera-memoriale del luglio 1837.


Gli Scrittori d'Italia – XI Congresso Nazionale dell'ADI<br />

influenzeranno profondamente il suo pensiero, allontanandolo<br />

progressivamente dalla fede e dalla destra del padre. Gli stessi scrittori<br />

cattolici su cui Giacomo stu<strong>di</strong>a, per esorcizzare le nuove idee si erano<br />

trovati a evocarle, cosicchè, mentre il giovane educando devoto<br />

apertamente le rigetta, il nascente poeta-filosofo inconsciamente se ne<br />

impossessa. È così che costruisce la sua prima imbarcazione,<br />

inchiodando l’<strong>un</strong>a all’altra tutte queste assi, dopo averle fissate a tre<br />

“chiglie” fondamentali: i sopraccitati scrittori cattolici del<br />

tardosettecento, le Sacre Scritture e l’osservazione <strong>di</strong>retta della natura.<br />

Prendo a campione la Dissertazione sull’anima delle bestie, <strong>un</strong> argomento<br />

in apparenza futile ma in realtà infuocato campo <strong>di</strong> battaglia per tutto il<br />

Settecento 15 . Il giovane Leopar<strong>di</strong> trova i termini della questione negli<br />

scritti cattolici del tardosettecento ma con le già menzionate<br />

appropriazioni indebite e falsificazioni delle ormai inconfutabili<br />

posizioni dei philosophes. In primo luogo dell’idea che le bestie non<br />

siano semplici automi, come aveva cercato <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare Cartesio, bensì<br />

dotate <strong>di</strong> <strong>un</strong>’anima, <strong>di</strong> «<strong>un</strong> lieve barlume <strong>di</strong> ragione» 16 , come <strong>di</strong>mostra<br />

l’osservazione <strong>di</strong>retta della natura dei loro comportamenti, e come<br />

confermano le Sacre Scritture. Leopar<strong>di</strong> può quin<strong>di</strong> appoggiare tale<br />

concezione, almeno fino a quando non s’imbatte in <strong>un</strong> problema <strong>di</strong><br />

15 G. Leopar<strong>di</strong>, Dissertazioni filosofiche, pp. 81-98. Esiste anche <strong>un</strong>'e<strong>di</strong>zione specifica della<br />

seguente <strong>di</strong>ssertazione, corredata da altri passi leopar<strong>di</strong>ani riguardanti il mondo animale: G.<br />

Leopar<strong>di</strong>, Dissertazione sopra l’anima delle bestie, a cura <strong>di</strong> G. Dita<strong>di</strong>, Isonomia, Este (PD), 1999.<br />

16 G. Leopar<strong>di</strong>, Dissertazioni filosofiche, p. 98.


Alessandro Ottaviani – Le Dissertazioni filosofiche del giovane Leopar<strong>di</strong>: <strong>preziosi</strong> <strong>relitti</strong> <strong>di</strong> <strong>un</strong> <strong>grande</strong> <strong>naufragio</strong><br />

fondo: se le bestie hanno <strong>un</strong>’anima allora sono immortali come gli<br />

uomini, ma dove vanno a finire con la morte del corpo? Ness<strong>un</strong>a traccia<br />

nelle Scritture e nei Padri della Chiesa <strong>di</strong> <strong>un</strong> oltretomba dei bruti. “Non<br />

ci è dato sapere” risolvevano gli scrittori cattolici; ma anche lo<br />

schieramento non materialista dei philosophes aveva fatto riferimento<br />

alla Rivelazione, ipotizzando l’annichilimento dell’anima delle bestie in<br />

quanto “puramente sensitive” e non soggette a premi e castighi.<br />

Ma Leopar<strong>di</strong> non trova appagamento nella semplice considerazione che<br />

nel regno dell’insondabile tutto può essere allo stesso tempo possibile<br />

come impossibile. Ecco allora che il problema si ripresenta a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong><br />

<strong>un</strong> anno in <strong>un</strong>’altra <strong>di</strong>ssertazione, questa volta esclusivamente Sopra le<br />

doti dell’anima umana 17 . Il nuovo e <strong>un</strong>ico fine <strong>di</strong> celebrarne le<br />

prerogative (spiritualità, libertà e immortalità) lo induce a<br />

in<strong>di</strong>etreggiare o a passare sotto silenzio le considerazioni<br />

precedentemente appoggiate sull’anima delle bestie. Le <strong>di</strong>fficoltà<br />

incontrate potevano infatti insi<strong>di</strong>are quella supremazia dell’uomo che<br />

sta alla base dell’antropocentrismo scritturale e in cui il giovane<br />

Giacomo credeva fermamente, riconoscendo nell’Universo <strong>un</strong> or<strong>di</strong>ne<br />

gerarchico, <strong>di</strong> matrice ebraico-cristiana, che dalle bestie arriva a Dio,<br />

passando per l’uomo e gli angeli. La staticità <strong>di</strong> questo modello<br />

piramidale era stata messa in <strong>di</strong>scussione tra Seicento e Settecento<br />

dalla fort<strong>un</strong>atissima concezione dell’Universo come «<strong>grande</strong> Catena<br />

17 G. Leopar<strong>di</strong>, Dissertazioni filosofiche, pp. 317-335.


Gli Scrittori d'Italia – XI Congresso Nazionale dell'ADI<br />

dell’Essere», regolata dai princìpi <strong>di</strong> pienezza, continuità e gradazione.<br />

Le scoperte scientifiche a livello macro- e microscopico avevano<br />

mostrato come l’uomo fosse molto più vicino alle bestie piuttosto che<br />

alle creature angeliche e come la sua pres<strong>un</strong>ta superiorità fosse <strong>di</strong><br />

grado infinitesimale. L’uomo si configurava perciò come Homo duplex,<br />

terminando in lui la serie puramente animale e iniziando<br />

confusamente quella “intellettuale”. Questa sua duplicità, considerava<br />

ad esempio Buffon, genera in lui aspirazioni che non può sod<strong>di</strong>sfare<br />

perché frenato dalla battaglia interiore tra la facoltà razionale e le<br />

illusioni de’ sensi e dell’immaginazione. Più forte ed equilibrato è<br />

questo scontro interiore, più <strong>grande</strong> è l’infelicità dell’uomo. 18<br />

Durante i sette anni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o matto e <strong>di</strong>speratissimo su quei volumi<br />

"proibiti", e non più sui testi della prima educazione, Leopar<strong>di</strong> entrava<br />

in contatto con idee <strong>di</strong> questo tipo ma soprattutto con la constatazione<br />

dell’infelicità costitutiva dell’uomo, sperimentata precocemente sul<br />

proprio corpo. Si trovava così a inaugurare lo Zibaldone con l’ansia <strong>di</strong><br />

sod<strong>di</strong>sfare questo interrogativo: perché l’uomo, superiore agli altri<br />

animali, è invece il solo a non poter raggi<strong>un</strong>gere la felicità, a tal p<strong>un</strong>to<br />

da essere il solo ad avvertire la necessità <strong>di</strong> terminare la propria<br />

esistenza 19 ? Come si può ben vedere Leopar<strong>di</strong> ha assimilato la lezione<br />

dell’infelicità dell’Homo duplex ma senza liberarsi <strong>di</strong> quel teleologismo<br />

18 Buffon, Storia naturale, Dai torchj del Majno, Piacenza, 1812, LXXXIX tt., t. III, pp. 150-161.<br />

19 Zibaldone, 40; 44; 56.


Alessandro Ottaviani – Le Dissertazioni filosofiche del giovane Leopar<strong>di</strong>: <strong>preziosi</strong> <strong>relitti</strong> <strong>di</strong> <strong>un</strong> <strong>grande</strong> <strong>naufragio</strong><br />

antropocentrico a l<strong>un</strong>go celebrato nelle Dissertazioni, in cui l'uomo era<br />

semmai l'<strong>un</strong>ica creatura destinata a <strong>un</strong>'incomparabile felicità. Il fatto è<br />

che non se ne libererà mai del tutto, anche quando <strong>di</strong> lì a poco inizierà<br />

a combatterlo con tutte le sue forze. Per il momento risuona ancora<br />

<strong>un</strong>’eco <strong>di</strong> fede nel tentativo iniziale <strong>di</strong> giustificare l’infelicità costitutiva<br />

dell’uomo con la promessa dell’immortalità nelle Scritture ma Leopar<strong>di</strong><br />

non riesce com<strong>un</strong>que a concepire l’atto creativo come destino <strong>di</strong><br />

sofferenza terrena. Ancora fino al ‘23 tenterà <strong>di</strong> conciliare il proprio<br />

«sistema della natura», basato costantemente su <strong>un</strong> fondamentale<br />

confronto tra l’uomo e gli altri animali, con le Sacre Scritture, ma<br />

anche questa auctoritas verrà meno, lasciando Leopar<strong>di</strong> solo con i suoi<br />

sensi <strong>di</strong> fronte alla constatazione dell’«infinita vanità del tutto». Nella<br />

<strong>grande</strong> Catena dell’Essere, <strong>di</strong>venuta «perpetuo circuito <strong>di</strong> produzione e<br />

<strong>di</strong>struzione», l’uomo è sì superiore agli altri esseri, ma per infelicità. La<br />

bilancia della colpa, che prima ricadeva totalmente dalla parte<br />

dell’uomo e successivamente si era riassestata in <strong>un</strong>a posizione <strong>di</strong><br />

equilibrio da leggersi come “concorso <strong>di</strong> colpa” uomo-Natura, spostava<br />

improvvisamente il suo peso dalla Creatura alla Creatrice.<br />

Determinante la questione dell'anima delle bestie, affrontata come<br />

esercitazione nei primissimi scritti filosofici e poetici, e gi<strong>un</strong>ta,<br />

attraversando la selva dei pensieri zibaldoniani e la <strong>grande</strong> stagione dei<br />

Canti, ad<strong>di</strong>rittura alle pen<strong>di</strong>ci della montagna infernale dei<br />

Paralipomeni. L'<strong>un</strong>ico personaggio umano è Dedalo, e la descrizione<br />

della sua esistenza isolata in <strong>un</strong>a straor<strong>di</strong>naria biblioteca, eletta a "nido


Gli Scrittori d'Italia – XI Congresso Nazionale dell'ADI<br />

<strong>di</strong> pubertà", sembra proprio richiamare la formazione giovanile<br />

dell’autore. In modo particolare, l’interesse per le lingue animali ci<br />

riporta <strong>un</strong> po’ iperbolicamente al primo interesse del giovane Giacomo<br />

per il mondo delle bestie. Le “lingue animali” erano in quel caso i loro<br />

sentimenti, le passioni e i comportamenti, che Leopar<strong>di</strong> iniziava ad<br />

osservare, convinto del <strong>grande</strong> contributo che <strong>un</strong>a loro attenta analisi<br />

poteva fornire per <strong>un</strong>a maggiore comprensione dell’essere umano. Ma<br />

Dedalo, animato dal desiderio <strong>di</strong> trovare l’inferno delle bestie convinto<br />

che sia com<strong>un</strong>e a quello umano, incarna la critica <strong>di</strong><br />

quell’antropocentrismo <strong>di</strong> matrice cattolica per via del quale<br />

[…] quei che dell’umana mente<br />

L’arcana essenza a ricercar procede,<br />

La question delle bestie interamente<br />

Lasciar da banda per lo più si vede<br />

Quasi aliena alla sua con impudente<br />

Dissimulazione e mala fede,<br />

E conchiuder la sua per modo tale<br />

Ch’all’altra assurdo sia, nulla gli cale. (VII, 16) 20<br />

Viceversa, l’uomo che non vuole ingannare se stesso con vane<br />

convinzioni <strong>di</strong> superiorità, «certo esser dee che dalla intelligenza / de’<br />

bruti a quella dell’umana prole / è qual da meno a più la <strong>di</strong>fferenza, /<br />

non <strong>di</strong> genere tal che se rigetta / la materia <strong>un</strong> <strong>di</strong> lor, l’altro<br />

l’ammetta» (VII, 12). Questi versi traducono quasi alla lettera<br />

l’affermazione russeauiana che il giovane Leopar<strong>di</strong> aveva citato nella<br />

20 Per i Paralipomeni della Batracomiomachia cito dal testo contenuto in G. Leopar<strong>di</strong>,<br />

Poesie e prose, vol. I, pp. 207-310.


Alessandro Ottaviani – Le Dissertazioni filosofiche del giovane Leopar<strong>di</strong>: <strong>preziosi</strong> <strong>relitti</strong> <strong>di</strong> <strong>un</strong> <strong>grande</strong> <strong>naufragio</strong><br />

<strong>di</strong>ssertazione giovanile, a sostegno <strong>di</strong> <strong>un</strong>a gradualità della<br />

ragionevolezza che va aumentando dalle bestie agli uomini. Ma lo stesso<br />

Leopar<strong>di</strong>, nella <strong>di</strong>ssertazione dell’anno successivo aveva lasciato da parte<br />

(«lasciar da banda») la «question delle bestie», per riven<strong>di</strong>care quelle<br />

prerogative che permettono soltanto all’anima umana <strong>di</strong> raggi<strong>un</strong>gere la<br />

felicità. Già in precedenza, nei Paralipomeni, le ultime frecce dell’ironia<br />

leopar<strong>di</strong>ana non avevano risparmiato il loro arciere, almeno per quanto<br />

riguardava la convinzione, portata avanti fino alle soglie delle Operette<br />

morali, <strong>di</strong> <strong>un</strong>a Natura sempre intenta al bene delle sue creature,<br />

nonostante gli «inconvenienti» rappresentati dal suici<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Bruto e<br />

Saffo. Con quest’ultima palino<strong>di</strong>a Leopar<strong>di</strong> sembra ora volersi liberare<br />

dalle scorie dell’antropocentrismo giovanile e della cieca fiducia in <strong>un</strong>a<br />

Natura materna, prima <strong>di</strong> descrivere l’inferno com<strong>un</strong>e <strong>di</strong> uomini e<br />

bestie, <strong>un</strong>a montagna con loculi proporzionati alla <strong>di</strong>mensione delle<br />

varie specie, secondo <strong>un</strong> <strong>un</strong>ico criterio: la materia. Il maestoso ma<br />

fragile galeone costruito durante la rigida educazione per solcare il<br />

mare della felicità si era progressivamente frantumato in mille pezzi. E il<br />

pensiero leopar<strong>di</strong>ano, naufrago nel mare dell’infelicità, non raggi<strong>un</strong>gerà<br />

mai la quiete <strong>di</strong> <strong>un</strong> approdo, non riuscendo a staccarsi del tutto<br />

dall’incompatibile “relitto” della <strong>di</strong>vinità creatrice: che Dio sia lo stesso<br />

che Natura, o si chiami Arimane, che sia <strong>un</strong>’enorme donna, <strong>un</strong>a<br />

montagna infernale o lo «sterminator Vesevo», Leopar<strong>di</strong> resterà sempre<br />

aggrappato ad <strong>un</strong> materialismo senza la pace della rassegnazione o, se si<br />

preferisce, ad <strong>un</strong>a religione senza il conforto della fede.

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