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1800<br />

L’Ottocento vede il fiorire del monocolo, oggetto<br />

utilizzato sia da dame che da cavalieri, anche se<br />

con strutture differenti. Il monocolo femminile, composto da un’unica lente<br />

sorretta da un corto manico e particolarmente curato era prodotto<br />

prevalentemente in materiali metallici, e si differenziava dal monocolo<br />

m<strong>as</strong>chile poiché il manico di questo era di foggia molto più lineare.


1825<br />

Il fervore della vita Inglese porterà un altro<br />

Ottico londinese a brevettare il meccanismo a molla che rivoluzionerà<br />

l’occhialino delle dame. Quel movimento che anche le nostre nonne con<br />

estrema eleganza, operavano sui f<strong>as</strong>samani appesi al collo per aprire con<br />

uno scatto secco la seconda lente, fu inventato da Robert Bate. Oggetto<br />

frivolo e spesso preziosissimo fu usato come segno distintivo ed era<br />

presente al collo della maggior parte delle donne tramite delle catenelle, ed<br />

esibito come un gioiello. Come fu per il ventaglio, che anziché servire da<br />

ventola, veniva utilizzato per n<strong>as</strong>condere gli occhi ammiccanti verso un<br />

corteggiatore o celarsi ad uno sguardo indiscreto od ancora per non svelare<br />

al malcapitato di essere il motivo di un pettegolezzo, così anche<br />

l’occhialino fu usato non per vederci meglio ma per rendere più<br />

aff<strong>as</strong>cinante uno sguardo e soprattutto l’azione del sollevamento metteva in<br />

risalto la grazia del braccio nudo che fungeva da richiamo sessuale.


Attraverso la mutazione della sua forma si adatterà ai cambiamenti della<br />

moda, del costume, esprimendo spesso pensieri in situazioni storiche e<br />

politiche. Il prossimo oggetto che avrete modo di osservare fu ideato e<br />

usato durante l’occupazione austriaca alla città di Venezia intorno al 1840.<br />

Appartenne alla Dama di compagnia della duchessa Van Axel che le regalò<br />

questo f<strong>as</strong>samano affinché l’accompagn<strong>as</strong>se a teatro. In quegli anni il senso<br />

patriottico del popolo italiano era molto sentito e i moti carbonari<br />

tentavano con azioni mirate di far insorgere la popolazione contro<br />

l’oppressore austriaco. Si andava a teatro sventolando il tricolore e urlando<br />

“Viva Verdi”, così esprimevano in modo celato il desiderio di libertà dove<br />

le lettere del cognome del grande compositore non erano altro che le<br />

iniziali di “V-ittorio E-manuele R-e D’ I-talia” e questo gioiello appeso al<br />

collo rinforzava questa volontà esibendo il Tricolore composto dalle due<br />

pietre colorate e dalla perla barocca inc<strong>as</strong>tonate nel manico.


I manici di questi oggetti superbi andranno via via allungandosi, fino a<br />

raggiungere dimensioni notevoli nel secondo quarto dell’800 con dei<br />

bellissimi manici di tartaruga traforati o ritorti. Gli oggetti curiosi e insoliti<br />

si trovano anche in quest’epoca, ed ecco un superbo cornetto acustico di<br />

tartaruga che impugnato dalla parte cava permette al povero sordo anche di<br />

vedere tramite l’occhialino rotondo fissato nella parte superiore del<br />

cornetto.<br />

Dalla caduta della Repubblica Serenissima nel 1797, in tutta Italia non si<br />

segnalano fabbriche di prodotti ottici, anche se in Venezia durante la<br />

prima metà del XIX sec. risultano scambi commerciali cospicui con<br />

l’estero. Infatti risultano registrate sette fabbriche di cannocchiali di cui sei<br />

(6) in Venezia ed una (1)in Friuli. Tra queste due nomi importanti che si<br />

ritrovano spesso incisi nei cannocchiali in cartapesta: Angelo Olivo che<br />

morirà nel 1837, aveva un proprio laboratorio a S.Pietro di C<strong>as</strong>tello al<br />

civico N°1538 e Leonardo Semitecolo in Fondamenta dell’Osmarin a<br />

S.Zaccaria al civico 4100 (attuale 4964 di S.Marco).


Nel 1833 dichiara di commerciare: strumenti ottici in cannocchiali e<br />

occhiali, cristalli da occhiali, occhiali montati in corno in busta di carta<br />

marocchinata, lenti da leggere ad uso di botanica e naturalisti, occhialini<br />

da mano ad uno e due cristalli montati in semplice corno per distinguere<br />

oggetti lontani, cannocchiali in cartone con canne in cartone foderate in<br />

pelle con finiture di ottone argentato, cannocchiali di cartone foderati con<br />

carta argentata e forniti di semplice corno con coperchio in ottone.<br />

Chiuderà per morte nel 1869.<br />

Nel 1848 sono presenti anche Leonardo Bertoli, Sante Todeschini,<br />

Giobatta Martinelli e Carlo Ponti.<br />

Quest’ultimo si distinguerà per capacità imprenditoriali, per inventiva e per<br />

essere stato un abile fotografo. La sua fama è di livello internazionale e<br />

presenterà le proprie invenzioni all’ Esposizione mondiale di Londra nel<br />

1862, come Semitecolo, Bernardo Waldestein, Cesare e Filippo Weichsel<br />

e Max Hatzek e risultando vincitore di una medaglia.


Produsse e importò dalla Francia materiale ottico come questo occhiale da<br />

fuochista per le locomotive a carbone.<br />

1878<br />

Inizia per l’Italia la rin<strong>as</strong>cita dell’industria ottica con<br />

l’apertura presso un vecchio mulino ad acqua in<br />

località “Le Piazze” a Calalzo Di Cadore di un laboratorio autonomo per la<br />

produzione degli occhiali voluto dai fratelli Angelo e Leone Frescura in<br />

società con Giovanni Lozza, per evitare di acquistare questi all’estero.


E’ la prima pietra del più grosso polo mondiale nella produzione di<br />

occhiali, conosciuta all’estero come la Gl<strong>as</strong>ses-Valley (valle degli<br />

occhiali), ed è anche l’inizio della storia dell’ottica moderna in Italia con la<br />

n<strong>as</strong>cita delle più vecchie famiglie di ottici, tra le quali “V<strong>as</strong>cellari” di<br />

Calalzo di Cadore.<br />

Il Cadore ha donato il suo legname per contribuire<br />

alla n<strong>as</strong>cita della città di Venezia, e gli ha reso omaggio dopo 600 anni<br />

dall’invenzione degli occhiali con la rin<strong>as</strong>cita dell’economia Veneta.


1880<br />

Le montature per occhiali si <strong>as</strong>sotigliano al punto di<br />

essere chiamati “Fili” e il materiale è un acciaio blu.<br />

P<strong>as</strong>sano pochi anni e finalmente qualcuno si accorge che le orecchie sono<br />

un valido supporto per mantenere gli occhiali sul n<strong>as</strong>o. Le prime <strong>as</strong>tine<br />

sono definite a riccio.


Ma ancora una volta la moda non va di pari p<strong>as</strong>so con l’utilità, ed ecco la<br />

n<strong>as</strong>cita del nuovo occhiale da n<strong>as</strong>o ed il gran fiorire di modelli che tentano<br />

di ridurre il dolore che questi occhiali provocano sul n<strong>as</strong>o per mantenersi in<br />

equilibrio su di esso. Chiamato dai francesi pince-nez per noi sarà lo<br />

stringin<strong>as</strong>o. Molti saranno i professori e le persone della borghesia che si<br />

faranno ritrarre con questo, che ancora oggi qualcuno considera l’occhiale<br />

della saggezza.<br />

Saranno prodotti in molti milioni di esemplari fino al<br />

1940, <strong>as</strong>sieme al cugino di origine americana chiamato Fitsu riconoscibile<br />

per le mollette inserite direttamente nei n<strong>as</strong>elli.

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