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Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

PREMESSA<br />

La presente Revisione discende dalla necessità di aggiornare la progettazione esecutiva con riferimento<br />

alla soluzione di connessione alla RTN concessa da Terna S.p.A. con proprio provvedimento prot TE/P<br />

2007000155 del 10 Dicembre 2006, Cod. id. n. 06021473.<br />

In tale provvedimento TERNA ha stabilito una soluzione di allacciamento diversa dalle due proposte<br />

nel progetto originale.<br />

Infatti, come specificatamente rappresentato infra al Cap. IV paragrafo 10, la Soluzione Tecnica<br />

Minima Generale (STMG) elaborata ai sensi dell’art. 3 del d.lgs n.79/99, della deliberazione n. 281/05<br />

dell’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas e del Codice di Trasmissione, dispacciamento, sviluppo e<br />

sicurezza della Rete (Codice di Rete), è così caratterizzata:<br />

• Allacciamento in entra-esce sulla linea AT a 380 kV Matera-Taranto;<br />

• Stazione Elettrica realizzata in prossimità della Masseria Gobetto nel vicino Comune di<br />

Castellaneta quasi a ridosso del confine con Laterza, proprio al di sotto del tracciato<br />

dell’elettrodotto a doppia terna a 380 kV ivi esistente.<br />

Il posizionamento è da ritenersi definitivo e per gli effetti la Società ha provveduto alla acquisizione del<br />

diritto di proprietà su porzione di Area di Utenza nella disponibilità dell’operatore elettrico capofila<br />

della soluzione di connessione in entra – esce sulla linea 380 kV.<br />

In ragione della soluzione sopra operata è stato possibile definitivizzare il posizionamento delle<br />

infrastrutture elettriche ( cavidotti 20 kV etc.), delle infrastrutture di servizio in genere.<br />

Inoltre la presente Revisione tiene anche conto della richiesta di aggiornamento operata dal Comune di<br />

Laterza con Delibera C.C. n. 77 del 28 Dicembre 2006 con la quale gli operatori di settore, proponenti<br />

dei progetti eolici, sono stati invitati a rappresentare graficamente e documentalmente la disponibilità<br />

dei suoli di progetto.<br />

Anche per gli effetti della richiesta comunale il progetto è stato debitamente aggiornato. Il puntuale<br />

posizionamento degli aerogeneratori sul particellare riferito ai singoli atti di proprietà consente la<br />

produzione in via definitiva della georeferenzazione che viene qui depositata come elaborato<br />

aggiuntivo TAV V – Georeferenzazione.<br />

Studio diImpatto Ambientale, p.1


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Il progetto originale, di cui la presente costituisce la 1 a Revisione, è stato elaborato seguendo<br />

fedelmente i dettami imposti dalla Normativa vigente nella Regione Puglia nel settore degli impianti di<br />

produzione di energia elettrica da fonte eolica, ed in particolare:<br />

• Legge Regionale 12 Aprile 2001, n.11 “Norme sulla Valutazione di Impatto Ambientale”<br />

• Deliberazione della Giunta Regionale 2 Marzo 2004, n. 131 “Art.7 L.R. n.11/2001- Direttive in<br />

Ordine a Linee Guida per la valutazione Ambientale in relazione alla realizzazione di Impianti<br />

eolici nella Regione Puglia”.<br />

• Deliberazione della Giunta Regionale 31 Maggio 2005, n. 716 “Decreto Legislativo 29<br />

dicembre 2003, n.387. Procedimento per il rilascio delle autorizzazioni alla costruzione ed<br />

esercizio di impianti per la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile”.<br />

• REGOLAMENTO REGIONALE 04 Ottobre 2006, n. 16 – “Regolamento per la realizzazione<br />

di impianti eolici nella Regione Puglia”.<br />

Il Campo Eolico interessa la porzione settentrionale del Territorio Comunale di Laterza, in Provincia di<br />

Taranto, al confine con i comuni di Castellaneta e Santeramo in Colle a Nord dalla Strada Statale n.7<br />

“APPIA”, tutta ricadente in “aree idonee” ai sensi del succitato Regolamento Regionale di recente<br />

pubblicazione.<br />

Il Campo è formato da 18 Aerogeneratori presentati tutti in fase transitoria!<br />

Tutte le aree interessate dal Campo Eolico ricadono in Zona Agricola Tipizzata “E” e non ricadono in<br />

alcuno degli A.T.E. del PRG approvato con D.G.R. del 20.04.04 n.568 pubblicato sul BURP n.54 del<br />

03.05.04, e sulla G.U. del 11.05.04 n.109.<br />

Studio diImpatto Ambientale, p.2


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

CAPITOLO I<br />

QUADRO DI RIFERIMENTO NORMATIVO<br />

REGOLAMENTO PER LA REALIZZAZIONE DI<br />

IMPIANTI EOLICI NELLA REGIONE PUGLIA<br />

(estratto dal BURP n. 128 del 06/10/2006)<br />

Studio diImpatto Ambientale, p.3


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Articolo 1 Finalità ed oggetto del regolamento<br />

Ai sensi dell’art. 7 della L.R. n. 11/2001 la Regione Puglia emana il presente Regolamento che<br />

detta direttive per la valutazione ambientale nel-l’ambito della procedura per il rilascio delle autorizzazioni<br />

p<strong>rev</strong>iste dalla normativa vigente per l’i-stallazione di impianti eolici e delle opere accessorie<br />

nel territorio della Regione Puglia.<br />

Articolo 2 Definizioni<br />

Ai fini del presente regolamento si intende per: a) Impianto eolico: impianto costituito dall’insieme<br />

dei dispositivi atti a trasformare l’energia<br />

meccanica del vento in energia elettrica, comprensivi dell’area di occupazione dell’aerogeneratore<br />

e delle opere connesse;<br />

b) Impianti di piccola taglia: impianti aventi potenza massima complessiva di 60 kW, potenza<br />

massima unitaria di 30 kW, diametro del rotore non superiore ai 10 metri, altezza del palo di<br />

sostegno non superiore a 24 metri.<br />

c) Opere accessorie o connesse: cavidotti ed elettrodotti di collegamento, stazioni di smistamento,<br />

strade di servizio, ecc.<br />

Articolo 3 Ambito di applicazione<br />

1. 1. Il presente regolamento si applica agli impianti eolici di potenza superiore a 60 kW, se<br />

costituiti da più di un aerogeneratore, e agli impianti eolici costituiti da un solo<br />

aerogeneratore di potenza superiore a 1 MW.<br />

2. 2. Ferme restando le propedeutiche procedure di valutazione ambientale ai sensi della L.R.<br />

11/2001, l’installazione di impianti di produzione di energia eolica di piccola taglia, di cui<br />

all’art. 2, sono assoggettati a un regime autorizzativo semplificato così come definito all’art.<br />

3 della LR 9/2005.<br />

3. 3. In deroga al comma precedente, le procedure di valutazione ambientale ai sensi della l.r.n.<br />

11/2001, non si applicano agli impianti di energia eolica con un solo aerogeneratore, con<br />

potenza nominale non superiore ai 20 kW, per i quali vige lo scambio sul posto ai sensi<br />

dell’art. 6 del D.lgs. n. 387/2003, ovvero a servizio di utenze isolate, perché la distanza<br />

dell’impianto dall’utenza elettrica servita non sia superiore ai 200 metri.<br />

Articolo 4 Piani regolatori per l’installazione di impianti eolici (PRIE)<br />

1. I Piani Regolatori per l’installazione di Impianti Eolici (PRIE) sono finalizzati all’identificazione<br />

delle cosiddette aree non idonee ovvero quelle aree nelle quali non è consentito localizzare<br />

gli aerogeneratori, in aggiunta a quelle di cui all’art. 6 comma 3 del presente Regolamento.<br />

2. Ai fini della razionalizzazione e semplificazione delle procedure autorizzative di cui all’art. 12<br />

del DPR 387/2003 le amministrazioni comunali si dotano di Piani Regolatori relativi<br />

all’installazione di Impianti Eolici (PRIE).<br />

1. 3. I PRIE sono redatti dalle Amministrazioni comunali in forma singola o associata tra<br />

comuni confinanti (PRIE intercomunali).<br />

2. 4. I PRIE intercomunali perseguono obiettivi di riduzione dell’impatto cumulativo e forme<br />

di perequazione territoriale. I benefici derivanti dalla realizzazione degli impianti dovranno<br />

essere distribuiti fra i comuni partecipanti alla aggregazione in maniera indipendente dalla<br />

localizzazione degli impianti stessi, secondo forme e modalità stabilite in sede di<br />

redazione/approvazione del PRIE.<br />

Studio diImpatto Ambientale, p.4


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

3. 5. E’ incentivata la aggregazione dei Comuni che vogliano procedere alla redazione di PRIE<br />

intercomunali. In tal caso le procedure di cui al successivo art. 5 devono essere espletate da<br />

ciascuna amministrazione coinvolta esprimendosi sul PRIE nella sua interezza.<br />

4. 6. Le forme di incentivazione sono indicate al successivo art. 6 comma 3 lettera e) per<br />

quanto attiene alle distanze dai confini e all’art. 13 comma 4 per quanto attiene al parametro<br />

di controllo.<br />

Articolo 5 Procedura di approvazione dei PRIE<br />

1. 1. Ai fini dell’adozione e proposizione all’auto-rità competente ai sensi della l.r. n. 11/2001,<br />

il Comune interessato o i Comuni associati redigono il PRIE, con presa d’atto dello stesso in<br />

Giunta comunale.<br />

2. 2. Entro dieci giorni dalla data di presa d’atto, il PRIE e i relativi elaborati sono depositati,<br />

per quindici giorni consecutivi, presso la segreteria del Comune o dei Comuni interessati, in<br />

libera visione al pubblico. Del deposito è dato avviso sull’albo comunale, su almeno due<br />

quotidiani a diffusione nella provincia.<br />

3. 3. Entro il termine di quindici giorni dalla data di scadenza del periodo di deposito di cui al<br />

comma precedente, chiunque abbia interesse può presentare proprie osservazioni, ai sensi<br />

dell’articolo 9 della L. 241/1990.<br />

4. 4. Ai fini della adozione del PRIE il Comune proponente (o il Comune capofila per PRIE<br />

interco<br />

munali) entro i successivi trenta giorni si pronuncia sulle osservazioni presentate e convoca una<br />

Conferenza dei Servizi ai sensi della L. 241/1990 cui partecipano gli Enti locali territorialmente<br />

competenti, anche ai fini della verifica di compatibilità con la pianificazione di area vasta e di<br />

settore, e gli Enti preposti alla tutela dei vincoli eventualmente pre-senti sul/i territorio/i<br />

comunale/i, ai sensi della legislazione vigente.<br />

1. 5. Entro il termine perentorio di trenta giorni dalla data di conclusione della Conferenza dei<br />

Servizi, il Consiglio Comunale adotta il PRIE.<br />

2. 6. Entro il termine di trenta giorni l’autorità competente, preso atto dell’esito della<br />

Conferenza dei Servizi e della delibera di adozione del Consiglio Comunale, approva in via<br />

definitiva il PRIE.<br />

3. 7. La variante al PRIE segue lo stesso procedimento di formazione di cui ai commi<br />

precedenti.<br />

4. 8. Nel caso di PRIE intercomunali le procedure di cui ai commi precedenti devono essere<br />

espletate da ciascuna amministrazione coinvolta con riferimento al piano nella sua interezza.<br />

5. 9. Il PRIE, formalmente approvato ai sensi del precedente comma 6, sostituisce la<br />

documentazione di cui all’art. 4.1 commi f) e g) delle Disposizioni di cui alla Delibera<br />

31.05.2005 n. 716 “Decreto Legislativo 29 dicembre 2003, n. 387. Procedimento per il<br />

rilascio delle autorizzazioni alla costruzione ed esercizio di impianti per la produzione di<br />

energia elettrica da fonti rinnovabili”. I pareri espressi dagli enti competenti in sede di<br />

Conferenza di servizi di cui al precedente comma 4, sono validi anche ai fini della Conferenza<br />

dei Servizi di cui alla DGR n. 716/2005.<br />

Studio diImpatto Ambientale, p.5


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Articolo 6 Criteri di redazione del PRIE<br />

Criteri territoriali<br />

Al fine della “tutela dei valori ambientali, storici e culturali espressi dal territorio, nonché<br />

della sua riqualificazione, finalizzati allo sviluppo sostenibile della comunità regionale” (L.R.<br />

20/2001), occorre effettuare una sintetica analisi dello stato delle risorse territoriali interessate<br />

dalla redazione del PRIE per valutarne un corretto inserimento nel territorio e per rendere<br />

coerenti i progetti con il quadro complessivo della pianificazione e programmazione<br />

sul territorio. Conseguentemente la definizione delle aree non idonee dovrà discendere da:<br />

1. 1. una ricognizione del sistema territoriale di area vasta e comunale e del relativo quadro<br />

pianificatorio, programmatico e progettuale vigente e in itinere (regionale, provinciale,<br />

comunale, di comunità montane, ecc.) (PUTT/P, PTCP in itinere, Parchi regionali e nazionali,<br />

Siti Rete Natura 2000, PIT, PIS, PRG, PUG, ecc.);<br />

2. 2. una ricognizione del sistema territoriale del comune e/o dei comuni interessati<br />

dall’intervento, delle loro risorse ambientali, paesaggistiche, insediative, infrastrutturali, del<br />

loro stato e dei rischi relativi (avvalendosi, per es. di elaborazioni già effettuate in altre sedi e<br />

da altri enti e/o dagli uffici comunali) approfondendo in particolare:<br />

.a. le risorse ambientali, relative ad aria, acqua, suolo, ecosistemi di flora e fauna, costitutive<br />

dell’integrità fisica del territorio e che assicurano il rispetto della biodiversità, di cui evidenziare<br />

i rischi connessi;<br />

.b. le risorse paesaggistiche, costitutive dell’iden-tità ambientale, storica e culturale del territorio,<br />

anche in relazione al PUTT/Paesaggio approvato con Delibera di Giunta Regionale n. 1748 del<br />

15/12/2000, considerando in particolare: -gli elementi strutturanti il territorio riferibili,<br />

secondo quanto indicato dal PUTT/P definiti Ambiti Territoriali Distinti e articolati nei tre<br />

seguenti sistemi:<br />

. •dell’assetto geologico, geomorfologico e idrogeologico, con particolare attenzione all’acclività<br />

e ai rischi di frana;<br />

. • della copertura botanico/vegetazionale e colturale e relativo contesto faunistico;<br />

. • dei caratteri della stratificazione storica del-l’organizzazione insediativa;<br />

-gli Ambiti Territoriali Estesi, secondo l’artico-lazione fornita dal PUTT/P e relativa disciplina di<br />

salvaguardia e valorizzazione paesaggistica e ambientale;<br />

-gli elementi identitari del territorio che costituiscono potenziali risorse per il futuro sviluppo;<br />

-i diversi ambiti territoriali omogenei per qualità paesaggistica, da quelli di pregio elevato, a<br />

quelli compromessi o degradati e quindi da riqualificare;<br />

c. le risorse insediative, il complesso del sistema dell’insediamento urbano e di quello diffuso o<br />

aggregato in nuclei nel territorio;<br />

d. le risorse infrastrutturali per la mobilità di merci e persone e quelle tecnologiche (reti di<br />

distribuzione, trasmissione dell’energia elettrica, acquedotti, metanodotti, ecc.) con l’indicazione<br />

dello stato, della portata e dei flussi, nonché delle problematiche connesse.<br />

3. una ricognizione degli aspetti socioeconomici da cui emergano le tendenze in atto sia in<br />

termini di problematicità sia di potenzialità e prospettive di sviluppo locale.<br />

Particolare attenzione merita il territorio rurale, per le sue potenzialità<br />

Studio diImpatto Ambientale, p.6


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

economico/produttive, paesaggistiche, ambientali e di presidio umano. Nella individuazione<br />

delle aree non idonee è necessario tenere in considerazione l’obiettivo primario della sua<br />

salvaguardia e valorizzazione, preservando, le zone di maggior pregio ambientale e<br />

paesaggistico, il patrimonio edilizio esistente con particolare riguardo a quello a valore<br />

storico/architettonico /ambientale, le funzioni economiche, ecologiche e sociali della<br />

silvicoltura, non includendo quali aree non idonee quelle che mirano al recupero di aree<br />

sottoposte a degrado.<br />

Nella scelta di cui all’art. 4 comma 1, nelle more della definizione delle linee guida statali<br />

di cui al comma 10 dell’art. 12 del D.lgs.n. 387/2003, sono ritenute non idonee le seguenti<br />

aree: a) Aree Protette regionali istituite ex L.R. n. 19/97<br />

e aree protette nazionali ex L. 394/91; Oasi di protezione ex L.R. 27/98; Aree pSIC e ZPS ex<br />

Direttiva 92/43/CEE e Direttiva 79/409/CEE e ai sensi della DGR n. 1022 del 21/07/2005,<br />

zone umide tutelate a livello internazionale dalla convenzione di Ramsar. Tali aree devono<br />

essere considerate con un’area buffer di 200 m.<br />

b) Crinali con pendenze superiori al 20% (così come individuati dallo strato informativo relativo<br />

all’orografia del territorio regionale pre-sente nella Banca Dati Tossicologica) e relative<br />

aree buffer di 150m.<br />

c) Grotte, doline ed altre emergenze geomorfologiche, con relativa area buffer di almeno 100 m,<br />

desunte dal PUTT/P o da altri eventuali censimenti ed elenchi realizzati da enti pubblici e/o<br />

enti di ricerca.<br />

d) Area edificabile urbana, così come definita dallo strumento urbanistico vigente al momento<br />

della presentazione del PRIE con relativa area buffer di 1000 m.<br />

e) Aree buffer di 500 metri dal confine amministrativo del comune che avvia la procedura di<br />

approvazione del PRIE. In caso di PRIE intercomunali l’area buffer deve essere considerata<br />

soltanto a partire dal limite amministrativo esterno della macroarea di aggregazione dei<br />

Comuni.<br />

f) Ambiti Territoriali Estesi (ATE) A e B del PUTT/P. In sede di redazione del PRIE, a seguito<br />

degli approfondimenti richiesti al punto 2 del presente articolo è possibile procedere ad una<br />

rivisitazione di quanto indicato dallo stesso PUTT/P.<br />

g) Zone con segnalazione architettonica/archeolo-gica e relativo buffer di 100 m e Zone con<br />

vincolo architettonico/archeologico e relativo buffer di 200 m così come censiti dalla<br />

disciplina del Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 “Codice dei beni culturali e del<br />

paesaggio, ai sensi dell’art. 10 della Legge 6 luglio 2002, n. 137.<br />

La scelta e la disposizione delle aree non idonee dovrà tener conto della frapposizione di<br />

impianti eventualmente già presenti, o di p<strong>rev</strong>edibile installazione, tra i principali punti di<br />

vista o di belvedere e il paesaggio circostante, al fine di evitare barriere paesaggistiche.<br />

I PRIE provvedono alla ricognizione degli impianti eventualmente già realizzati nel<br />

territorio comunale suggerendo le modalità per un eventuale riutilizzo dei siti eolici esistenti<br />

nell’ambito di piani di ammodernamento e potenziamento degli impianti stessi.<br />

Relativamente a questi impianti potrà essere proposta la delocalizzazione verso aree che<br />

non sono state ritenute non idonee e/o la rilocalizzazione nelle stesse aree, anche in deroga ai<br />

criteri di cui al pre-sente Regolamento, che p<strong>rev</strong>edono comunque una riduzione del settanta<br />

per cento del numero degli aerogeneratori già installati. Il PRIE, relativamente a detti<br />

impianti, dovrà indicare le forme di recupero delle eventuali aree dismesse o in fase di<br />

Studio diImpatto Ambientale, p.7


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

dismissione.<br />

I criteri tecnici, di seguito elencati per la individuazione di aree non idonee possono<br />

assumere rilevanza diversa a seconda dei diversi contesti territoriali in cui si articola la<br />

definizione dei PRIE e suggeriscono elementi di attenzione alla progettazione dei singoli<br />

impianti eolici. A) Aree con indice di ventosità tale da non garan<br />

tire almeno 1600 ore/equivalenti all’anno. Tale dato deve essere desunto da banche dati ufficiali<br />

o dall’implementazione di modelli matematici accreditati da enti pubblici e/o di ricerca<br />

o da adeguate campagne anemometriche della durata di almeno un anno.<br />

B) Aree che non consentano di massimizzare le economie di scala per l’individuazione del punto<br />

di connessione alla rete elettrica, tendenti sia al possibile sfruttamento in unico sito di<br />

potenziali energetici rinnovabili di fonte diversa sia all’utilizzo di corridoi energetici<br />

preesistenti.<br />

C) Aree che non consentano di massimizzare le economie di scala per le opere di accesso ai<br />

diversi siti durante la fase di cantiere e di esercizio.<br />

Articolo 7 <strong>Document</strong>azione del PRIE<br />

La documentazione del PRIE va presentata sia su supporto cartaceo (in duplice copia)<br />

che su sup-porto informatico non modificabile (.pdf). Ogni elaborato cartaceo deve essere<br />

datato e vidimato dall’amministrazione proponente (o dalle amministrazioni in caso di<br />

PRIE intercomunali).<br />

La documentazione minima da presentare per il PRIE è la seguente:<br />

1. 1. Relazione tecnica di accompagnamento con i contenuti di cui all’art. 6<br />

2. 2. Cartografia in scala opportuna riportante:<br />

- Inquadramento territoriale:<br />

I aree Parco, ZPS e pSIC, Zone Umide, zone umide tutelate a livello internazionale<br />

dalla convenzione di Ramsar, IBA, boschi, macchie, biotopi,;<br />

II Aree soggette a Rischio Idrogeologico (ex PAI); Zone a rischio di Frana (ex PAI);<br />

Zone soggette a rischio di inondazione (ex PAI);<br />

III Ambiti Territoriali Estesi (ex PUTT/P); Ambiti Territoriali Distinti (ex PUTT/P) Vincoli<br />

faunistici;<br />

IV elementi emergenti dalle ricognizioni di cui all’art. 6.<br />

- Analisi alla scala comunale, p<strong>rev</strong>isioni dello strumento urbanistico vigente, vincoli<br />

architettonici e paesaggistici, vincoli idrografici, carta d’uso del suolo, emergenze<br />

geomorfologiche;<br />

.- Reti infrastrutturali di trasporto (strade e ferrovie)<br />

.- Reti tecnologiche (elettriche, idriche, …)<br />

- Altri aspetti specifici che si ritiene utile evidenziare<br />

- Localizzazione e caratteristiche degli aerogeneratori esistenti sul territorio comunale<br />

- Aree non idonee.<br />

Tutta la cartografia, oltre che su supporto cartaceo e su supporto informatico, deve essere<br />

presentata in formato utilizzabile in ambiente GIS secondo uno dei più comuni formati<br />

Studio diImpatto Ambientale, p.8


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

digitali (shp o dwg o formati comunque con questi compatibili) georeferenziata nel sistema<br />

cartografico italiano Gauss-Boaga fuso Est.<br />

Inoltre, allegati al PRIE, potranno essere presentati i seguenti documenti aggiuntivi:<br />

1. 1. protocollo di intesa tra i comuni interessati da eventuali accordi associativi nella<br />

definizione del PRIE;<br />

2. 2. altra documentazione autorizzativa (anche in termini di pareri preliminari) che<br />

consente una semplificazione del successivo iter di autorizzazione dei singoli<br />

impianti.<br />

Articolo 8 Valutazione integrata<br />

1. 1. La valutazione integrata rappresenta la modalità con cui si espletano le procedure<br />

p<strong>rev</strong>iste dalla L.R. n. 11/2001, da parte dell’autorità competente ai sensi della<br />

stessa legge, ai fini del prescritto parere ambientale, richiesto ai sensi della<br />

Deliberazione di G.R. n° 716/2005 per il rilascio dell’Auto-rizzazione Unica ex art.<br />

12 D. Lgs. n. 387/2003.<br />

2. 2. Essa è operata in forma contestuale su distinte proposte progettuali di impianti<br />

eolici insistenti in un PRIE, in modo da individuare elementi di incongruità o di<br />

sovrapposizione, diversamente non valutabili, ovvero operare processi di razionalizzazione<br />

delle diverse proposte.<br />

3. 3. In presenza di PRIE formalmente approvati, la valutazione integrata terrà conto<br />

delle compatibilità territoriali, urbanistiche, paesaggistiche ed ambientali in essi<br />

riferite.<br />

4. 4. Ai fini della valutazione integrata, i soggetti che intendono proporre<br />

l’installazione di impianti eolici, a scadenze prefissate, presentano la documentazione,<br />

di cui agli artt. 9, 10 e 11 del presente Regolamento, all’autorità<br />

competente. Per il primo periodo di attuazione del presente Regolamento si<br />

individuano tre scadenze temporali per l’avvio della valutazione integrata:<br />

- I scadenza: 31 luglio<br />

- II scadenza: 30 novembre<br />

- III scadenza: 31 marzo<br />

1. 5. Per i progetti presentati oltre una delle date di scadenza indicate i termini e le<br />

procedure di cui alla LR n. 11/2001 e alla D.G.R. n. 716/2005 decorrono dalla data<br />

della scadenza successiva e seguono l’iter procedurale rispettivamente p<strong>rev</strong>isto.<br />

2. 6. Le eventuali prescrizioni indicate in esito alla procedura di valutazione dovranno<br />

essere recepite dai proponenti in fase di autorizzazione unica e, quindi, nei progetti<br />

definitivi secondo quanto p<strong>rev</strong>isto dalle procedure di cui alla D.G.R. n. 716/2005.<br />

Articolo 9 <strong>Document</strong>azione per la valutazione integrata.<br />

1. 1. La documentazione per la valutazione integrata va presentata sia su supporto<br />

cartaceo (in duplice copia) che su supporto informatico (in versione non<br />

modificabile). Ogni elaborato cartaceo deve avere una copertina o frontespizio con<br />

la firma del rappresentante legale del soggetto proponente e deve essere datato.<br />

2. 2. La documentazione minima da presentare per la valutazione integrata è la<br />

seguente: a) progetto preliminare e relativa cartografia b) relazione di impatto<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 9


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

ambientalE di cui alla L.R. n. 11/2001 e con i contenuti minimi di cui al successivo<br />

art. 10 del presente Regolamento.<br />

Articolo 10 Criteri per la redazione della relazione d’impatto ambientale per la<br />

valutazione integrata<br />

1. La progettazione degli impianti eolici e la valutazione degli impatti ambientali ex L.R.<br />

11/2001 dovrà essere eseguita sulla base dei contenuti di seguito elencati.<br />

a) Inquadramento nel PRIE di riferimento, così come formalmente approvato nella<br />

Conferenza dei Servizi, riportando, se disponibile, ogni utile e particolare informazione<br />

in ordine alla<br />

-preesistenza,<br />

-contestuale ed ulteriore presentazione<br />

-possibile sostituzione (repowering) e deloca-<br />

lizzazione di impianti eolici d’interesse per la stessa area. b) Impatto<br />

visivo e paesaggistico In particolare si dovrà:<br />

-p<strong>rev</strong>edere l’utilizzo di aerogeneratori con torri tubolari e non a traliccio, per la cui<br />

colorazione saranno inoltre p<strong>rev</strong>isti colori neutri e vernici non riflettenti;<br />

-evitare il fenomeno del cosiddetto “effetto selva”, cioè l’addensamento di numerosi<br />

aerogeneratori in aree relativamente ridotte. A tal fine si indica di assumere la distanza<br />

minima tra le macchine di 3-5 diametri sulla stessa fila e 5-7 diametri su file parallele;<br />

-fornire da parte del proponente una carta delle interferenze visive, elaborata in funzione<br />

del-l’orografia dei luoghi, che consenta di valutare le aree su cui si manifesta l’impatto<br />

visivo ed una visualizzazione in 3D fatta da tutti i punti che sono scenicamente in<br />

stretta relazione con il sito e l’ambiente limitrofo, in modo da ottenere una o più<br />

distribuzioni spaziali dell’im-pianto in esame;<br />

-fornire l’analisi degli impatti cumulativi sulla componente paesaggistica derivante dalla<br />

presenza di altri impianti eolici nella medesima area.<br />

c) Impatto su flora, fauna ed ecosistemi<br />

I. Gli impatti su vegetazione e flora dovranno essere valutati attraverso: -analisi<br />

vegetazionale e floristica dell’area<br />

vasta, attraverso l’individuazione e la descrizione delle tipologie vegetazionali<br />

presenti, la loro caratterizzazione flogistica e attraverso l’analisi della vegetazione<br />

significativa potenziale (specie e popolamenti vegetali di pregio sulla base delle<br />

formazioni esistenti e del clima);<br />

- analisi vegetazionale e floristica del sito di intervento attraverso, rilevamenti fitosociologici<br />

dell’area e check-list delle specie botaniche presenti, con l’indicazione<br />

del-l’eventuale appartenenza alle “Liste Rosse Regionali” della Società Botanica<br />

Italiana;<br />

-carta della vegetazione presente, intesa come essenze dominanti sulla base di analisi<br />

ortofotografiche e di rilevazioni dirette su campo, in scala 1:10.000;<br />

-analisi degli impatti cumulativi sulla vegetazione, causati dalla presenza di altri<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 10


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

impianti eolici nella medesima area.<br />

II. Gli impatti sulla fauna dovranno essere valutati attraverso: -analisi faunistica<br />

riguardo: mammiferi (in particolare Chirotteri), rettili, anfibi, uccelli nidificanti,<br />

presenti nell’area di intervento e nell’area circostante, o presumibili dall’analisi degli<br />

areali, degli habitat e della documentazione disponibile o da rilevamenti su campo.<br />

L’analisi deve comprendere descrizione dei popolamenti, check-list, status<br />

conservazionistico e indicazione dell’eventuale appartenenza alle “Liste Rosse dei<br />

vertebrati”;<br />

-indicazione e mappatura, sulla base di rilevamenti specifici, della presenza di aree di<br />

importanza faunistica quali: siti di riproduzione, rifugio, svernamento e alimentazione;<br />

-con particolare riguardo all’individuazione di siti di nidificazione e di caccia dei<br />

rapaci; corridoi di transito utilizzati dall’a-vifauna migratoria; grotte utilizzate da<br />

popolazioni di chirotteri;<br />

-analisi dell’impatto cumulativo, in particolare sull’avifauna e sui chirotteri, derivante<br />

dalla presenza di altri impianti eolici nella medesima area.<br />

III.Gli impatti sugli ecosistemi dovranno essere valutati attraverso: -l’individuazione<br />

cartografica in scala<br />

1:10.000 delle unità ecosistemiche presenti nel territorio interessato dall’intervento;<br />

-p<strong>rev</strong>isione degli impatti sulle unità ecosistemiche di particolare rilievo (Boschi in<br />

fase di climax, corsi d’acqua, zone umide, praterie primarie, ecc.);<br />

-analisi degli impatti cumulativi sugli ecosistemi derivanti dalla presenza di altri<br />

impianti eolici nella medesima area.<br />

d) Rumori e vibrazioni In particolare sono richieste analisi e valutazioni in grado di<br />

accertare l’osservanza dei limiti indicati nel D.P.C.M. del 14.11.1997 e, quindi, il<br />

livello di rumore di fondo e l’eventuale altera-<br />

zione del campo sonoro prodotta dall’impianto.<br />

A tal proposito dovranno essere prodotti i<br />

seguenti elaborati tecnici:<br />

-planimetria in scala adeguata (1:10.000) di tutta l’area, per una fascia di 1000 metri,<br />

attorno al perimetro della zona in cui si vuole installare l’impianto eolico. Per tutta l’area<br />

indicata sarà individuato il luogo più vicino all’impianto eolico adibito, o che in base al<br />

PRG vigente può essere adibito, ad una permanenza della popolazione superiore a 4 ore<br />

al giorno;<br />

-indicazione, per ciascuno di tali luoghi e mediante l’ausilio di modelli di calcolo, del<br />

Leq diurno e notturno, prima e dopo l’entrata in funzione dell’impianto eolico, facendo<br />

riferimento alla velocità del vento corrispondente al funzionamento nelle condizioni<br />

nominali dell’aerogeneratore. Nel caso in cui la differenza fra i precedenti Leq sia<br />

maggiore di 5 dB(A) per il periodo diurno o maggiore di 3 dB(A) per il periodo<br />

notturno, si dovranno indicare i provvedimenti che si intendono adottare per far<br />

rientrare il rumore entro i limiti differenziali.<br />

Il proponente dovrà inoltre evidenziare il livello di vibrazioni prodotte dall’impianto,<br />

presso i recettori residenziali più prossimi, e confrontare tali valori con i livelli di<br />

disturbo per la popolazione riportati dalla normativa tecnica nazionale e internazionale.<br />

e) Campi elettromagnetici ed interferenze In particolare sono richieste analisi e valutazioni<br />

in ordine a linee elettriche appositamente progettate e costruite, per le quali dovrà essere<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 11


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

allegata una tavola riassuntiva del tracciato e delle caratteristiche fisiche dell’elettrodotto<br />

in modo da delineare i relativi valori del campo elettrico e del campo di induzione<br />

magnetica rispetto ai limiti della Legge n. 36/2001 e dei relativi Decreti attuativi.<br />

f) Norme di progettazione, caratteristiche tecniche degli impianti e capacità della rete a<br />

sostenere la produzione di energia elettrica. In particolare è richiesta l’analisi e la valutazione<br />

degli elementi di attenzione alla progettazione che possono assumere rilevanza<br />

diversa a seconda dei diversi contesti territoriali così come richiamati nei Criteri Tecnici<br />

di definizione dei PRIE.<br />

g) Dati di progetto e sicurezza In particolare è richiesta l’analisi e la valutazione di dati<br />

relativi a: -la dimostrazione della gittata massima degli<br />

elementi rotanti in caso di rottura accidentale;<br />

-documentazione attestante la certificazione degli aerogeneratori ad opera di soggetti<br />

abilitati, tenendo conto delle condizioni meteorologiche estreme del sito (si consiglia<br />

di considerare una velocità massima del vento avente periodo di ritorno pari a 100 anni<br />

e durata pari a 1 secondo);<br />

-gli sbancamenti e i riporti di terreno dovranno essere i più contenuti possibile; per le<br />

opere di contenimento e ripristino saranno utilizzate le tecniche dell’ingegneria<br />

naturalistica;<br />

-data la pericolosità degli olii derivanti dal funzionamento a regime del parco eolico (per<br />

esempio olii per lubrificazione del moltiplicatore di giri a tenuta, per freno meccanico<br />

e centralina idraulica per i freni delle punte delle pale, olii presenti nei trasformatori<br />

elevatori delle cabine degli aerogeneratori), va assicurato l’ade-guato trattamento degli<br />

stessi e lo smaltimento presso il “Consorzio Obbligatorio degli olii esausti (D.Lgs. n.<br />

95 del 27 gennaio 1992, Attuazione delle Direttive 75/439/CEE e 87/101/CEE relative<br />

alla eliminazione degli olii usati).<br />

h) Norme tecniche relative alle strade In particolare si richiede quanto segue: -la strada di<br />

collegamento dell’impianto con la<br />

rete viabile pubblica deve avere la lunghezza minima possibile. Si possono realizzare<br />

nuovi tratti stradali soltanto ove si dimostri l’assenza di viabilità esistente. Salve<br />

documentate esigenze di carattere tecnico, per le strade di accesso all’impianto e per le<br />

strade di servizio dovrà essere utilizzata una pavimentazione permeabile (macadam o<br />

simili);<br />

-si deve predisporre un sistema di regimazione delle acque meteoriche cadute sul piano<br />

via-bile. Le scarpate stradali al termine dei lavori di costruzione devono essere inerite;<br />

-la larghezza della carreggiata, eventualmente utilizzata per i trasporti eccezionali, deve<br />

essere ridotta al minimo indispensabile per il transito dei mezzi ordinari;<br />

-il progetto delle strade di accesso all’impianto deve essere corredato dai profili<br />

altimetrici e dalle sezioni tipo; ove l’acclività è elevata, dovranno essere elaborate<br />

sezioni specifiche da cui risulti possibile evidenziare le modificazioni che saranno<br />

apportate in quella sede. Tali sezioni dovranno essere accompagnate da una<br />

simulazione fotografica.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 12


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

i) Norme sulle linee elettriche In particolare si richiede quanto segue: -i cavidotti di<br />

collegamento fra gli aerogeneratori e gli elettrodotti di MT e AT necessari alla<br />

connessione dell’impianto alla Rete di Trasmissione Nazionale dovranno essere interrati<br />

ad una profondità minima di 1 m, protetti, accessibili nei punti di giunzione ed opportunamente<br />

segnalati;<br />

-il tracciato del cavo interrato, sia MT che AT, deve seguire, ove possibile, il percorso<br />

stradale esistente o la viabilità di servizio all’im-pianto eolico;<br />

-le turbine di potenza superiore a 1 MW devono essere dotate di trasformatore all’interno<br />

della torre;<br />

-il valore del campo elettromagnetico dovuto alle linee elettriche da realizzare e/o potenziare,<br />

non deve superare il valore p<strong>rev</strong>isto dalla Legge n. 36/2001;<br />

-ove non fosse tecnicamente possibile la realizzazione di elettrodotti (MT e AT)<br />

interrati, la linea in MT aerea deve essere dotata di conduttori riuniti all’interno di un<br />

unico rivestimento isolante, in ogni caso sarà necessario prendere in esame in<br />

particolare gli impatti sull’avifauna e sul paesaggio, nonché ogni possibile misura di<br />

mitigazione.<br />

j) Pertinenze In particolare si richiede quanto segue: -i piazzali di pertinenza dell’impianto<br />

eolico<br />

devono determinare la minima occupazione possibile di suolo e, ove possibile, devono<br />

interessare aree degradate da recuperare o comunque suoli già disturbati e alterati.<br />

Salvo documentate esigenze di carattere tecnico, si deve evitare la pavimentazione<br />

impermeabile delle superfici;<br />

-le scarpate, al termine dei lavori di costruzione, devono essere inerbite e si deve predisporre<br />

un sistema di regimazione delle acque meteoriche cadute sui piazzali;<br />

-la struttura di fondazione in calcestruzzo deve essere annegata sotto il profilo del suolo<br />

per almeno 1 m;<br />

k) Le fasi di cantiere In particolare si richiede quanto segue: -il cantiere deve occupare la<br />

minima superficie<br />

di suolo, aggiuntiva rispetto a quella occupata dall’impianto e deve interessare, ove<br />

possibile, aree degradate da recuperare o comunque suoli già disturbati e alterati;<br />

-dovrà essere predisposto un sistema di regimazione delle acque meteoriche cadute<br />

sull’area di cantiere, e p<strong>rev</strong>isti idonei accorgimenti che evitino il dilavamento della<br />

superficie del cantiere da parte di acque superficiali provenienti da monte;<br />

-al termine dei lavori il proponente deve procedere al ripristino morfologico, alla<br />

stabilizzazione ed inerbimento di tutte le aree soggette a movimento di terra e al<br />

ripristino della viabilità pubblica e privata, utilizzata ed eventual-mente danneggiata in<br />

seguito alle lavorazioni;<br />

-nel caso sia indispensabile realizzare tratti viari di nuovo impianto essi andranno<br />

accuratamente indicati; dovranno essere adottate quelle soluzioni che consentano il<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 13


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

ripristino dei luoghi una volta realizzato l’impianto, in particolare la realizzazione di<br />

piste in terra o a bassa densità di impermeabilizzazione aderenti all’andamento del<br />

terreno.<br />

l) Dismissioni e ripristino dei luoghi Al fine di fornire le adeguate garanzie della reale fase<br />

di dismissione degli impianti eolici, il progetto dovrà documentare il soddisfacimento<br />

dei seguenti criteri: -fideiussione bancaria necessaria per coprire<br />

gli oneri di ripristino del suolo nelle condizioni naturali da specificare nella<br />

documentazione per la valutazione integrata. La polizza fideiussoria dovrà essere<br />

stipulata in base all’art. 7 dello schema di convenzione di cui alla DGR 30 novembre<br />

2005, n. 1747;<br />

-rimozione completa delle linee elettriche e conferimento agli impianti di recupero e<br />

trattamento secondo la normativa vigente;<br />

-obbligo di comunicazione, a tutti gli Assessorati regionali interessati, della dismissione<br />

di ciascun aerogeneratore. In caso di superamento del terzo anno di non funzionamento<br />

dell’impianto eolico realizzato non a servizio di uno specifico insediamento<br />

produttivo, ma per l’immissione di energia elettrica sulla rete di distribuzione della<br />

stessa, l’impianto deve essere obbligatoriamente dismesso.<br />

m) Misure di compensazione E’ opportuno che il proponente l’impianto pre-veda idonei<br />

interventi compensativi quali sostituzione di linee elettriche aeree, miglioramento<br />

dell’inserimento ambientale di infrastrutture esistenti, azioni di ripristino ambientale,<br />

ecc.<br />

Articolo 11 Requisiti della cartografia da allegare ai progetti<br />

1. La cartografia di cui ai precedenti articoli 9 e10 deve avere i requisiti di cui ai commi<br />

seguenti.<br />

2. Le basi cartografiche, da adoperare come supporto alla progettazione ed alle verifiche<br />

normate, saranno le più aggiornate disponibili.<br />

3. I requisiti minimi dovranno seguire le indicazioni indicate di seguito:<br />

-Cartografia di inquadramento (1:50.000 / 25.000);<br />

-Cartografia a scala media: Carte tecniche numeriche (vettoriali) a livello regionale,<br />

provinciale e comunale (C.T.N.R., C.T.N.P., C.T.N.C.) oppure, se non esistenti,<br />

cartografia raster, ortofoto digitali alla scala nominale 1:10.000 (AIMA, AGEA, CGR,<br />

etc.), immagini da satellite;<br />

- Cartografia di dettaglio: (1:2.000/1.000): Carte tecniche numeriche esistenti.<br />

4. Di seguito sono riepilogate le informazioni che dovranno essere necessariamente fornite<br />

anche in formato digitale (in uno dei formati informatici commerciali più diffusi *.shp,<br />

*.dwg, *.dxf) georiferiti nel sistema di riferimento cartografico ufficiale italiano Gauss-<br />

Boaga fuso Est:<br />

1. localizzazione (puntuale) delle pale<br />

2. viabilità esistente (linee)<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 14


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

3. tratti di strade esistenti da adeguare (linee)<br />

4. strade da realizzare (linee)<br />

5. tracciato del collegamento alla RTN (punti e linee)<br />

6. rete elettrica esistente (linee)<br />

7. cabine da realizzare<br />

Articolo 12 Indicazioni per la realizzazione di impianti off-shore<br />

Fermo restando la disciplina p<strong>rev</strong>ista da normativa e regolamenti di altri enti competenti,<br />

nelle more della definizione delle linee guida statali di cui al comma 10 dell’art. 12 del<br />

D.lgs.n. 387/2003, per la realizzazione di impianti eolici off-shore sono ritenute non<br />

idonee le aree dei pSIC marini individuati ai sensi della direttiva 92/43/CE (cosiddetta<br />

direttiva Habitat).<br />

In considerazione dell’elevata presenza di habitat di pregio naturalistico (praterie di<br />

Posidonia oceanica) lungo gran parte della costa pugliese e la forte vocazione turistica di<br />

queste ultime, le relazioni ambientali relative alla realizzazione di impianti eolici off-shore<br />

devono contenere una specifica analisi dei fondali interessati.<br />

Le autorizzazioni per la realizzazione delle opere accessorie ad impianti eolici off-shore<br />

(quali per esempio i collegamenti con la rete di terra) devono essere attivate presso i<br />

comuni interessati contestualmente all’avvio delle procedure di autorizzazione<br />

dell’impianto.<br />

Articolo 13 Parametro di controllo<br />

1. Con il presente Regolamento si introduce un parametro di controllo (P) che risponde<br />

all’esigenza di regolare il numero di interventi in determinate aree territoriali (comunali e<br />

intercomunali).<br />

2. Il parametro P è il rapporto tra la somma delle lunghezze dei diametri di tutti gli<br />

aerogeneratori (installati e autorizzati in un Comune) ed il lato del quadrato di area<br />

uguale alla superficie comunale come da dato ISTAT.<br />

3. Il presente Regolamento stabilisce che, per ciascun ambito comunale, il valore assunto<br />

dal para-metro di controllo non può superare il valore di 0,75.<br />

4. Nel caso di PRIE intercomunali il parametro di controllo è riferito alla superficie<br />

dell’area territoriale dei comuni limitrofi associati e non può superare il valore di 1,0.<br />

5. La Regione può aggiornare il valore limite del parametro di controllo e/o differenziarlo.<br />

6. L’autorità competente preliminarmente al rilascio della autorizzazione unica, ex DGR n.<br />

716 del 31 maggio 2005, verifica il rispetto del para-metro di controllo. Tale verifica sarà<br />

reiterata per un periodo massimo di tre anni.<br />

Articolo 14 Disposizioni transitorie<br />

1. Le disposizioni transitorie, di cui al presente articolo, si applicano fino<br />

all’approvazione dei PRIE ex articoli 4, 5, 6 e 7 e per un tempo massimo di 180 giorni<br />

dalla data di entrata in vigore del presente Regolamento. Decorso tale termine, si<br />

potranno realizzare impianti eolici solo se le Amministrazioni Comunali saranno dotate<br />

dei suddetti PRIE.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 15


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

2. Nella scelta delle aree destinate alla realizzazione di impianti eolici, in assenza di<br />

PRIE, devono considerarsi non idonee:<br />

A. aree protette regionali istituite ex L.R. n. 19/97 e aree protette nazionali ex L.394/91;<br />

oasi di protezione ex L.R. 27/98; siti pSIC e ZPS ex direttiva 92/43/CEE, direttiva<br />

79/409/CEE e ai sensi della DGR n. 1022 del 21/07/2005; zone umide tutelate a livello<br />

internazionale dalla convenzione di Ramsar. Tali aree devono essere considerate con<br />

un’area buffer di almeno 300 m;<br />

B. aree di importanza avifaunistica (Important Birds Areas – IBA 2000 – Individuate da<br />

Bird Life International);<br />

C. l’area a pericolosità geomorfologica PG3, così come individuata nel Piano di Assetto<br />

Idrogeologico; per le aree PG1 e PG2 si applicano le norme tecniche del PAI.<br />

D. le aree classificate ad alta pericolosità idraulica AP, ai sensi del Piano di Assetto<br />

Idrogeologico;<br />

E. zone classificate a rischio R2, R3, R4, ai sensi del Piano di Assetto Idrogeologico;<br />

F. crinali con pendenze superiori al 20% (così come individuati dallo strato informativo<br />

relativo all’orografia del territorio regionale pre-sente nella Banca Dati Tossicologica) e<br />

relative aree buffer di 150 m;<br />

G. grotte, doline ed altre emergenze geomorfologiche, con relativa area buffer di almeno<br />

100 m, desunte dal PUTT/P e da altri eventuali censimenti ed elenchi realizzati da enti<br />

pubblici e/o enti di ricerca;<br />

H. aree buffer di almeno 1 Km dal limite dell’area edificabile urbana così come definita<br />

dallo strumento urbanistico vigente al momento della presentazione dell’istanza;<br />

I. Ambiti Territoriali Estesi (ATE) A e B del PUTT/P;<br />

J. Ambiti Territoriali Distinti (ATD) del PUTT/P con relativa area di pertinenza e area<br />

annessa;<br />

K. Zone con segnalazione architettonica/archeolo-gica e relativo buffer di 100 m e zone con<br />

vincolo architettonico/archeologico e relativo buffer di 200 m così come censiti dalla<br />

disciplina del Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 “Codice dei beni culturali e<br />

del paesaggio, ai sensi dell’art. 10 della Legge 6 luglio 2002, n. 137.<br />

3. Individuazione dell’area per l’installazione di parchi eolici. Fatte salve le condizioni di<br />

cui al comma precedente, l’individuazione di un’area per l’installa-zione di un impianto<br />

eolico deve articolarsi in una serie di studi preliminari volti ad assicurare il sod-<br />

disfacimento dei criteri tecnici di seguito elencati.<br />

A. L’indice di ventosità delle aree deve essere tale da garantire almeno 1600 ore/equivalenti<br />

all’anno alla potenza nominale dell’aerogenera-tore. Tale dato deve essere desunto da<br />

banche dati o dall’implementazione di modelli matematici accreditati da enti pubblici<br />

e/o di ricerca<br />

o da campagne anemometriche della durata di almeno un anno. Il numero di<br />

anemometri da utilizzare per l’attività di rilievo in sito deve essere adeguato alle<br />

dimensioni del parco che si intende insediare.<br />

B. Opere di allacciamento alla rete di trasmis-sione/distribuzione; al fine di<br />

ridurre/azzerare gli impatti causati dalla realizzazione di nuovi elettrodotti la distanza<br />

dell’elettrodotto di connessione con la Rete di Trasmissione Nazionale deve essere la<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 16


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

minima possibile (preferibilmente non superiore a 3 Km).<br />

C. La distanza degli aerogeneratori da strade provinciali o nazionali, non può essere<br />

inferiore a 300 m; tale distanza dovrà essere in ogni caso superiore alla gittata massima<br />

degli elementi rotanti in caso di rottura accidentale.<br />

D. Minimizzazione delle opere di accesso all’im-pianto durante la fase di cantiere e di<br />

esercizio ubicazione lungo corridoi infrastrutturali (atteso che buona parte degli impatti<br />

di un impianto eolico sono legati alle opere accessorie risulta evidente che sono<br />

altamente preferibili quelle aree in cui esiste già una rete viaria sviluppata;<br />

analogamente la scelta del sito di impianto dovrà tenere conto del criterio di minimizzare<br />

la necessità di nuove piste o di pesanti interventi di adeguamento per le strade<br />

già esistenti).<br />

E. In generale vanno privilegiate aree da porre a servizio di distretti industriali e di attività<br />

di piccola e media industria ed eventuali aree sede di impianti eolici preesistenti con<br />

possibili interventi di sostituzione e di rilocalizzazione nel rispetto delle norme<br />

transitorie di cui al pre-sente articolo.<br />

F. La scelta dell’area dovrà essere tale da evitare che l’impianto installato si frapponga tra<br />

i principali punti di vista o di belvedere e il paesaggio circostante, creando una barriera<br />

paesaggistica.<br />

4. La progettazione degli impianti eolici e la relazione/studio del relativo impatto<br />

ambientale, ex L.R 11/2001, deve essere conforme ai contenuti di cui all’art. 10 dalle lettere<br />

b) alla lettera n) e all’art. 11 del presente Regolamento.<br />

5. E’ necessario che il soggetto proponente stipuli una convenzione con il comune (o i<br />

comuni) in cui ricade l’area di intervento. La convenzione dovrà coinvolgere anche il<br />

comune limitrofo nel caso in cui l’aerogeneratore più vicino disti meno di 500 metri dal suo<br />

confine amministrativo. Tale veri-fica va effettuata rispetto all’area di ingombro dell’aerogeneratore,<br />

considerata come un quadrato avente lato pari a 3 volte il diametro del<br />

rotore.<br />

6. Al fine di fornire le adeguate garanzie della reale fase di dismissione degli impianti<br />

eolici, il progetto dovrà documentare il soddisfacimento dei seguenti criteri: -fideiussione<br />

bancaria necessaria per coprire gli oneri di ripristino del suolo nelle condizioni naturali da<br />

specificare nella documentazione per la valutazione integrata. La polizza fideiussoria dovrà<br />

essere stipulata in base all’art. 7 dello schema di convenzione di cui alla DGR 30 novembre<br />

2005, n. 1747.”<br />

-rimozione completa delle linee elettriche e conferimento agli impianti di recupero e<br />

trattamento secondo la normativa vigente;<br />

-obbligo di comunicazione, a tutti gli Assessorati regionali interessati, della dismissione di<br />

ciascun aerogeneratore.<br />

In caso di superamento del terzo anno di non funzionamento dell’impianto eolico realizzato<br />

non a servizio di uno specifico insediamento produttivo, ma per l’immissione di energia<br />

elettrica sulla rete di distribuzione della stessa, l’impianto deve essere obbligatoriamente<br />

dismesso.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 17


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

7. Per l’intera durata di applicazione delle norme transitorie, il parametro di controllo<br />

comunale di cui all’art. 13 del presente Regolamento, non potrà superare il valore di 0,25,<br />

ivi compreso il territorio già interessato da impianti realizzati e/o autorizzati. I progetti<br />

presentati prima dell’entrata in vigore del presente regolamento, pur concorrendo alla<br />

definizione del predetto parametro di controllo per i progetti successivi, ne restano<br />

comunque esclusi dalla relativa applicazione.<br />

8. Quanto disposto dall’art. 6 comma 3 relativamente all’ammodernamento e al<br />

potenziamento degli impianti esistenti potrà essere proposto anche nel periodo di validità<br />

del presente articolo.<br />

Articolo 15<br />

Il “Regolamento per la realizzazione di impianti eolici nella Regione Puglia” n. 9<br />

pubblicato sul BURP n. 79 del 27/06/2006 è abrogato.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 18


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

APPLICAZIONE REGOLAMENTO REGIONALE 04 Ottobre 2006, n.16<br />

Il presente progetto è stato elaborato rispettando punto per punto quanto contenuto nelle<br />

Disposizioni Transitorie di cui all’articolo 14 del su riportato Regolamento Regionale.<br />

Ed in particolare:<br />

Comma 1, - fino all’approvazione dei PRIE e per un tempo massimo di 180 dalla data di<br />

entrata in vigore del presente regolamento.<br />

Comma 2, - Il Campo Eolico di Progetto non interessa aree non idonee con relative aree<br />

buffer di almeno 300m:<br />

aree protette regionali istituite ex L.R. n. 19/97 e aree protette nazionali ex L.394/91;<br />

oasi di protezione ex L.R. 27/98; siti pSIC e ZPS ex direttiva 92/43/CEE,<br />

direttiva 79/409/CEE e ai sensi della DGR n. 1022 del 21/07/2005; zone umide<br />

tutelate a livello internazionale dalla convenzione di Ramsar. aree di importanza<br />

avifaunistica (Important Birds Areas – IBA 2000 – Individuate da Bird Life<br />

International);<br />

le aree a pericolosità geomorfologica PG1, PG2, PG3, così come individuate nel<br />

Piano di Assetto Idrogeologico;<br />

le aree classificate ad alta pericolosità idraulica AP, ai sensi del Piano di Assetto<br />

Idrogeologico;<br />

zone classificate a rischio R2, R3, R4, ai sensi del Piano di Assetto Idrogeologico;<br />

crinali con pendenze superiori al 20% (così come individuati dallo strato informativo<br />

relativo all’orografia del territorio regionale presente nella Banca Dati<br />

Tossicologica) e relative aree buffer di 150 m;<br />

grotte, doline ed altre emergenze geomorfologiche, con relativa area buffer di<br />

almeno 100 m, desunte dal PUTT/P e da altri eventuali censimenti ed elenchi<br />

realizzati da enti pubblici e/o enti di ricerca;<br />

aree buffer di almeno 1 Km dal limite dell’area edificabile urbana così come definita<br />

dallo strumento urbanistico vigente al momento della presentazione dell’istanza;<br />

Ambiti Territoriali Estesi (ATE) A e B del PUTT/P;<br />

Ambiti Territoriali Distinti (ATD) del PUTT/P con relativa area di pertinenza e area<br />

annessa;<br />

Zone con segnalazione architettonica/archeologica e relativo buffer di 100 m e zone<br />

con vincolo architettonico/archeologico e relativo buffer di 200 m così come<br />

censiti dalla disciplina del Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 “Codice<br />

dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’art. 10 della Legge 6 luglio 2002,<br />

n. 137.<br />

Comma 3, - La scelta dell’area su cui è stato realizzato il Campo Eolico di Progetto è<br />

stata effettuata a valle di una serie di studi preliminari volti ad assicurare il<br />

soddisfacimento dei seguenti criteri tecnici:<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 19


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

L’indice di ventosità delle aree interessate supera le 2200 ore/equivalenti<br />

all’anno alla potenza nominale dell’aerogeneratore. Tale dato è stato desunto<br />

da opportune elaborazioni effettuate sui dati raccolti nel corso di una<br />

specifica campagna anemometrica della durata di oltre un anno. Il numero di<br />

anemometri da utilizzare per l’attività di rilievo in sito è adeguato alle<br />

dimensioni del parco che si intende insediare;<br />

Opere di allacciamento alla rete di trasmissione effettuata con un elettrodotto di<br />

distanza minima (


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

CAPITOLO II<br />

QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE<br />

CONDIZIONI INIZIALI<br />

E<br />

ANALISI DELLA QUALITA’ AMBIENTALE<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 21


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

PARAGRAFO I<br />

CONSIDERAZIONI GENERALI<br />

Al fine di rendere più chiara ed assimilabile la presente trattazione si ritiene utile ricordare<br />

il significato di alcune parole ormai di uso molto frequente.<br />

• “Ambiente”, è un termine che deriva etimologicamente dal latino "ambire", ossia<br />

circondare, stare intorno, implicitamente connesso ad un senso di centralità dell'uomo,<br />

visto non come parte integrante della biosfera ma quale componente esterna, capace di<br />

plasmarlo e modellarlo, secondo le proprie esigenze esistenziali, in quanto creato<br />

appositamente per la sua crescita materiale e spirituale essendo l’unica creatura dotata di<br />

doti intellettive superiori. Tale visione antropocentrica della realtà oggettiva ampiamente<br />

condivisa nel passato, nel mondo greco-romano e nel pensiero cristiano-occidentale,<br />

oggi ha perso di validità. Nella società moderna, infatti, i bisogni connessi alla crescita<br />

demografica e l'utilizzo di tecnologie dall’ impatto sempre più pesante, possono alterare<br />

profondamente l'ambiente stesso.<br />

Il termine, quindi oggi va inteso come il luogo, o un sistema di condizioni esterne<br />

materiali, che ospita l’esistenza di un organismo o di un insieme di organismi.<br />

Esso è un insieme costituito da una pluralità di fattori, biotici, abiotici e flussi di<br />

energia, in continuo rapporto dinamico tra di loro.<br />

Nella sua costituzione concorrono, infatti, elementi naturali, chimici, fisici e biologici,<br />

eventualmente in interazione ad altri di natura tipicamente antropica, quali elementi<br />

psicologici, filosofici e sociali.<br />

La parola ambiente è altresì generica riguardo alla dimensione.<br />

“Ambiente” può, infatti, indicare un piccolo spazio, una singola area verde, una città, un<br />

territorio, o addirittura l’intero pianeta.<br />

Nella presente trattazione con il termine ambiente si vuole indicare l’insieme degli<br />

elementi biotici ed abiotici che caratterizzano un ambito territoriale quali: morfologia,<br />

geologia, idrologia, idrogeologia, flora, fauna, attività antropiche, con particolare<br />

riferimento alle vestigia del passato ed ai relativi beni storici, artistici, architettonici,<br />

visibilità e fruibilità delle sue componenti, interazioni tra elementi naturali ed antropici.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 22


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

“Paesaggio” è un termine complesso che rappresenta l’insieme dei caratteri di un territorio,<br />

sottintende diverse dimensioni, quali fisionomia, eterogeneità, percezione, comunità<br />

viventi, struttura geomorfologia, processi ed interazioni, pur rimanendo elastico nelle<br />

unità spaziali, quindi valido a diverse scale spazio temporali.<br />

Il Paesaggio costituisce un unico grande organismo vivente i cui caratteri biologici e le<br />

cui forme percepibili sono la risultante della sovrapposizione dinamica di molteplici<br />

componenti naturali e culturali i cui rapporti vengono continuamente aggiustati e<br />

calibrati nel tempo, traendo cadenze di vita autonome e capaci di autosostenersi.<br />

Per componenti ed azioni naturali si intendono tutti gli elementi, costituenti il complesso<br />

ecosistema basato sulle leggi della Natura, che determinano la forma fisica e gli equilibri<br />

biologici della Terra.<br />

Per componenti ed azioni culturali si intendono, invece, tutte le azioni provocate<br />

dall’Uomo, le loro sovrapposizioni storiche e le loro conseguenze sul territorio.<br />

I caratteri di dette componenti possono essere scomposti ed esaminati a fini analitici, ma<br />

devono essere poi considerati nella globalità dei loro rapporti ed interconnessioni<br />

nell’ambito di ogni corretta operazione sul paesaggio ed in genere nella p<strong>rev</strong>isione di un<br />

Impatto ambientale.<br />

Con i termini di paesaggio e di ambiente, di seguito, si farà riferimento esclusivamente agli<br />

aspetti specifici dell’ambito territoriale sul quale ricade il sito dell’Impianto Eolico.<br />

Paesaggio è, altresì, inteso come l’insieme degli aspetti principali del mondo fisico che ci<br />

circonda, formato da un complesso di beni ambientali ed antropico-culturali e dalle<br />

relazioni che li correlano.<br />

Al fine di rendere più organica e di facile lettura la trattazione nel seguito vengono riportati<br />

alcuni concetti così come sono stati enunciati nel Piano Urbanistico Territoriale Tematico –<br />

Paesaggio Beni Ambientali, al Capitolo 5 della relazione Generale.<br />

Definire la componente ambientale “Paesaggio” è una operazione assai complessa che non<br />

può che essere convenzionale ovvero correlata cioè al contesto disciplinare, inteso come<br />

settore culturale e/o operativo, entro cui essa stessa si colloca.<br />

Il Consiglio d’Europa nel “Manuel pour l’identification et l’évalutation des paysages en<br />

veu de leur protection”, pubblicato a Strasburgo nel 1976, studio relativo alla<br />

identificazione e la valutazione del paesaggio, ha formulato le seguenti definizioni:<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 23


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

• paesaggio naturale - spazio inviolato dall’azione dell’uomo nel quale sia la flora che<br />

la fauna si trovano allo stato naturale ossia sviluppate spontaneamente;<br />

• paesaggio seminaturale - spazio con flora e fauna naturali che, per azione antropica,<br />

differiscono dalle specie iniziali;<br />

• luogo culturale - spazio caratterizzato dall’attività dell’uomo; le differenze con la<br />

situazione naturale sono il risultato di azioni volute;<br />

• valore naturale - valore delle caratteristiche naturali di uno spazio che permangono<br />

dopo le attività trasformatrici dell’uomo, specie animali e vegetali, biotopi, geotopi,<br />

etc;<br />

• valore culturale - valore delle caratteristiche di uno spazio dovute all’insediamento<br />

umano, edificazione ed infrastrutturazione, strutture storiche, reperti archeologici, etc;<br />

• valore estetico - valore da correlarsi alla sua accezione sociale, psicologico/culturale;<br />

nel quadro delle componenti fisiche che determinano il valore estetico di un paesaggio<br />

figurano tra l’altro, la sua configurazione, cioè il modo con il quale il paesaggio ed i<br />

suoi elementi naturali ed artificiali si manifestano all’osservatore, la struttura<br />

geomorfologia; il livello di silenzio ed i diversi suoni /rumori; i cromatismi.<br />

Il Paesaggio, in una visione ‘organica’ potrebbe essere definito come un unico grande<br />

organismo vivente i cui caratteri biologici e le cui forme percepibili sono la risultante della<br />

sovrapposizione dinamica di molteplici componenti naturali e culturali che in esso si<br />

manifestano, i cui rapporti reciproci hanno un carattere dinamico nel tempo. Infatti, la<br />

struttura paesistica sarebbe il risultato di molteplici e complesse interazioni tra le<br />

componenti ed azioni naturali e culturali in un continuo rapporto dinamico.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 24


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

PARAGRAFO II<br />

IL PAESAGGIO<br />

Nell’allegato II del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27/12/1988,<br />

“Norme Tecniche per la Redazione del Giudizio di Compatibilità di cui all’art. 6 della<br />

legge 8/08/ 1986 n. 349, adottata ai sensi dell’art. 3 del D.P.C.M. 10 agosto 1988, n. 377”,<br />

per la prima volta in Normativa, il “ paesaggio” viene definito inteso quale componente<br />

ambientale.<br />

Per tale componente, intesa come “caratterizzazione della qualità del paesaggio con<br />

riferimento sia agli aspetti storico-testimoniali e culturali sia gli aspetti legati alla<br />

percezione visiva”, si prescrive l’analisi allo scopo di “definire le azioni di disturbo<br />

esercitate dal progetto e le modifiche introdotte in rapporto alla qualità dell’ambiente”.<br />

La qualità del paesaggio è pertanto determinata attraverso le analisi concernenti:<br />

a) il paesaggio nei suoi dinamismi spontanei, mediante l’esame delle componenti<br />

naturali così come definite alle precedenti componenti;<br />

b) le attività agricole, residenziali, produttive, turistiche, ricreazionali, le presenze<br />

infrastrutturali, le loro stratificazioni e la relativa incidenza sul grado di naturalità<br />

presente nel sistema;<br />

c) le condizioni naturali e umane che hanno generato l’evoluzione del paesaggio;<br />

d) lo studio strettamente visivo o culturale-semiologico del rapporto tra soggetto ed<br />

ambiente, nonché delle radici della trasformazione e creazione del paesaggio da<br />

parte dell’uomo;<br />

e) i piani paesistici e territoriali;<br />

f) i vincoli ambientali, archeologici, architettonici, artistici e storici.<br />

La Regione Puglia con propria Delibera di Giunta n°1748 del 15 dicembre 2000 pubblicata<br />

sul BURP n°8 del 17 gennaio 2001 ha approvato il Piano Urbanistico Tematico<br />

Territoriale di governo del paesaggio (P.U.T.T./P.).<br />

In tale piano, al capitolo 5 paragrafo 2 della Relazione Generale, il “Paesaggio” è definito<br />

come: « “un’insieme integrale concreto, ......… un insieme geografico indissociabile che<br />

evolve in blocco sia sotto l’effetto delle interazioni tra gli elementi che lo costituiscono, sia<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 25


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

sotto quello della dinamica propria di ognuno degli elementi considerati<br />

separatamente”,……la cui Analisi non può essere elaborata in termini scientificamente<br />

corretti se non attraverso la individuazione prima ed analisi dopo, delle sue componenti,<br />

intese come elementi costituitivi, principali ».<br />

Nel caso del P.U.T.T./Paesaggio della Regione Puglia le componenti principali sono state<br />

individuati nei seguenti tre sistemi:<br />

• geologico-morfologico-idrogeologico,<br />

• botanico-vegetazionale-faunistico,<br />

• della stratificazione storica dell’insediamento umano.<br />

Qualsiasi intervento sul paesaggio deve necessariamente passare attraverso la approfondita<br />

conoscenza di questi suoi elementi costitutivi.<br />

Il comune di Laterza, che insieme ai Comuni di Massafra, Mottola, Palagianello,<br />

Castellaneta, e Ginosa, è interessato dalla presenza delle "gravine", è caratterizzato da un<br />

paesaggio che il P.U.T.T./P. della Regione Puglia descrive come paesaggio “dei pianori<br />

calcarei delle gravine, con pareti a forte versante drammatizzate dai crolli e spesso sforate<br />

da grotte naturali e scavate, con o senza acqua torrentizia in superficie sul fondo e<br />

vegetazione sempre selvaggia a macchie che si dirada verso i cigli superiori”.<br />

In armonia al nuovo Regolamento Regionale, l’intervento di progetto è chiaramente esterno<br />

alla perimetrazione del neo istituito Parco Regionale “Terra delle Gravine”, e ubicato in un<br />

territorio a vocazione fortemente agricola caratterizzato dalla presenza di vecchie<br />

“masserie”.<br />

Il territorio interessato dall’intervento di progetto è quindi caratterizzato da un paesaggio “a<br />

pianoro, piatto a tratti ondulato, con la presenza calcarea in superficie evidenziata dagli<br />

affioramenti tra la terra rossa e dai muretti a secco, intensamente coltivato a estensivo<br />

ogni qualvolta il terreno lo consente,con radi superficiali impluvi.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 26


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

PARAGRAFO III<br />

UBICAZIONE GEOGRAFICA<br />

Il territorio interessato dall’intervento di progetto ricade nella Provincia di Taranto<br />

nell’area geografica su cui si insedia la Comunità Montana della Murgia Tarantina,<br />

denominata anche “Murgia delle Gravine”, porzione sud orientale del comprensorio delle<br />

Murge Pugliesi, al confine con la Murgia Materna.<br />

Il termine murge deriva dalla parola latina “murex”, che significa muro a secco, sporgenza<br />

roccia, pietra aguzza.<br />

In Puglia tale termine indica in senso generale l'altopiano calcareo, a forma di grande<br />

tavolato, che si estende per quasi tutta la regione in posizione centro meridionale compreso<br />

tra il Tavoliere ed il Salento, in sovrapposizione alle province di Bari e Barletta-Andria-<br />

Trani, e marginalmente a quelle di Brindisi e Taranto.<br />

Le Murge rappresentano, infatti, una sub regione estesa per circa 70000 kmq, costituita da<br />

un altopiano calcareo di forma rettangolare, delimitata a nord dal corso del fiume Ofanto, a<br />

sud dalla cosiddetta “Soglia Messapica”, ad ovest dalla depressione Bradanica ed ad est dal<br />

mare Adriatico.<br />

Il paesaggio murgiano è tipicamente carsico, quasi desertico, non determinato da fenomeni<br />

naturali, ma dall'azione millenaria dell'uomo. Infatti un tempo c'erano boschi, oggi invece<br />

l'ambiente è quello della steppa, caratterizzato da estensioni di rocce e pietre, tra cui si<br />

insinuano a viva forza erbe ed arbusti.<br />

Le Murge Pugliesi si suddividono in Murge di Nord-Ovest e Murge di Sud Est.<br />

In relazione, invece, alle caratteristiche morfologiche, le Murge possono anche essere<br />

suddivise in:<br />

Alta Murgia, che rappresenta la parte più alta e rocciosa, costituita p<strong>rev</strong>alentemente da<br />

bosco misto e dove la vegetazione è piuttosto povera,<br />

Bassa Murgia, dove la terra è più fertile e ricoperta in p<strong>rev</strong>alenza da oliveti.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 27


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Tradizionalmente le Murge vengono, ancora suddivise in varie sub regioni:<br />

• Murgia Costiera<br />

• Murgia dei Trulli<br />

• Murge Tarantine<br />

• Murge di Altamura, etc.<br />

Il territorio interessato dall’intervento di progetto, compreso tra i 375 e 430 m. di altezza,<br />

ricade nella porzione nord – occidentale dell’Arco Ionico Tarantino, laddove l’altopiano<br />

delle Murge, nel suo lembo sud-occidentale, viene denominato Murgia Taratina o anche<br />

Murge delle Gravine perchè caratterizzato da profonde incisioni carsiche dette, appunto,<br />

gravine.<br />

Questo è il territorio della Murgia meridionale, altopiano calcareo, senza ulivi o alberi da<br />

frutta, territorio aspro e pietroso, caratterizzato dal forte contrasto tra il blu intenso del<br />

cielo e il grigio della pietra e dalla presenza di molte gravine .<br />

La Murgia vera e propria interessa solo l'area settentrionale dei territori comunali di<br />

Laterza e di Castellaneta, al confine con le province di Matera e di Bari, tali aree sono così<br />

denominate: Murgia Terlecchia, Murgia Fragennaro, Murgia Giovinazzi, Murgia S.<br />

Francesco e Murgia S. Benedetto, dove si aprono la Gravina del Porto, di S. Benedetto e di<br />

S. Croce.<br />

L’area delle gravine si estende su un territorio compreso tra le province di Taranto e di<br />

Matera, che pur appartenendo alla Basilicata, fa parte della Puglia sia per la sua storia sia<br />

per la morfologia del suo territorio.<br />

Le gravine sono gli elementi geomorfologici tipici dell’Altopiano delle Murge e possono<br />

essere considerate tra le più importanti forme dell’evoluzione morfologica dell’arco ionico<br />

tarantino.<br />

La loro origine è dovuta all’erosione operata dalle acque superficiali, la cui canalizzazione<br />

è stata favorita da sistemi di fratture o discontinuità presenti nelle rocce calcaree.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 28


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

PARAGRAFO IV<br />

INQUADRAMENTO TERRITORIALE<br />

La conoscenza dei luoghi e lo studio anemologico p<strong>rev</strong>entivo hanno determinato<br />

l’individuazione di alcuni siti ricadenti sulle colline del Comune di LATERZA poste nella<br />

porzione Nord, Nord-Est del Territorio comunale al confine con Santeramo in Colle e<br />

Castellaneta, a monte della SS n.7 Appia, in provincia di Taranto, zone a verde agricolo dal<br />

vigente PRG, ritenuti idonei per la posa dell’impianto eolico in progetto, a ridosso delle<br />

contrade:<br />

• Lamie Cacoscia,<br />

• Masseria Pietro Tucci.<br />

L'area complessiva di progetto interessa una zona collinare di altitudine media di 370 mt<br />

circa.<br />

Con riferimento alla cartografia dell’Istituto Geografico Militare (IGM) a scala 1:50.000,<br />

il Campo risulta compreso nella tavoletta:<br />

• Foglio n. 473 “Gioia del Colle”<br />

E più in dettaglio alla Carta Tecnica Regionale (CTR) in scala 1:5000<br />

SEZIONE TAVOLE<br />

473 104 101<br />

103 102<br />

L’area di interesse per il Campo Eolico si sviluppa lungo la SP n. 19 nel tratto a monte della<br />

SS n.7 Appia: è delimitata a Nord dal Confine con il Comune di Santeramo in Colle ed ad<br />

Est dal Confine con Castellaneta, a Sud dalla SS n.7 Appia ed ad Ovest dalla SP n.22.<br />

Nell’area di interesse ricadono alcune “Masserie”, quali insediamenti abitativi stabili, per il<br />

resto si rilevano solo rade case rurali a b<strong>rev</strong>e insediamento o magazzini a servizio<br />

dell’attività agricolo-pastorale.<br />

Il paesaggio è quello tipico della Murgia Tarantina, precedentemente descritta, abbastanza<br />

spoglio di vegetazione, con rare presenze di doline e di boschi, con ampie zone utilizzate<br />

per gli scopi agrari a coltivazione di cereali, foraggiere e zone incolte, caratterizzate dalla<br />

presenza di rocce affioranti, p<strong>rev</strong>alentemente utilizzate per il pascolo.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 29


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

L’ambito territoriale di riferimento, area vasta, in cui si colloca l’intervento risulta<br />

caratterizzato dalla presenza di edificazione rurale, masserie ed aziende agricole, nonché<br />

dalla presenza di infrastrutture quali reti viarie, rete elettrica, rete telefonica,etc<br />

In considerazione dell’elevato grado di antropizzazione caratterizzato da:<br />

• utilizzo agricolo delle aree,<br />

• presenza diffusa di aziende agricole,<br />

• capillare presenza di reti di viabilità pubblica, ecc.<br />

il territorio interessato dal Campo Eolico di progetto presenta caratteri con un<br />

ridotto grado di ‘naturalità’.<br />

In armonia al nuovo Regolamento Regionale, l’intervento di progetto è chiaramente<br />

esterno:<br />

• al proposto “Sito di Importanza Comunitaria, pS.I.C. - Area delle Gravine”- IT<br />

9130007’ designato ai sensi della Direttiva 92/43, il quale risulta essere anche<br />

“Zona di Protezione Speciale (Z.P.S.) Area delle Gravine” – IT 9130007’<br />

designata ai sensi della Direttiva 79/409;<br />

• al Parco Regionale di recente istituzione, con Legge Regionale n.18 del 20<br />

dicembre 2005: “ Istituzione del Parco Naturale Regionale ‘Terra delle gravine’ ”,<br />

pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Puglia - n. 157 del 27-12-2005<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 30


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

PARAGRAFO V<br />

CARATTERISTICHE CLIMATICHE<br />

La caratterizzazione meteoclimatica del territorio comunale di Laterza può essere effettuata<br />

agevolmente consultando la “Carta Bioclimatica d’Italia” elaborata da R.Tomaselli, A.<br />

Balduzzi e S. Filipello nel 1972.<br />

In tale Carta il territorio interessato dall’intervento di progetto viene classificato come<br />

come zona a:<br />

Dai seguenti significati:<br />

Clima Mediterraneo<br />

regione xeroterica<br />

Sottoregione mesomediterranea di tipo C.<br />

• Clima mediterraneo → curva termica sempre positiva e un periodo di aridità<br />

estiva di durata variabile da uno ad otto mesi;<br />

• Regione xeroterica → regione climatica nella quale il periodo di aridità<br />

corrisponde ai mesi estivi;<br />

• Mesomediterranea → sottoregione climatica caratterizzata da un periodo<br />

secco estivo, con indice xerotermico compreso tra 40 e 100 (40


1.5.1 Regime Pluviometrico<br />

Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Il territorio del comune di Laterza (TA) interessato dall’intervento di progetto, ricade in<br />

una zona al confine tra la Murgia Tarantina vera e propria e l’Arco Ionico Tarantino.<br />

L’andamento mensile delle precipitazioni meteoriche in tale zona è riportato nella seguente<br />

tabella:<br />

mese eliofania relativa precipitazione<br />

(%) (mm)<br />

gennaio 0,37 59<br />

febbraio 0,38 58<br />

Marzo 0,40 54<br />

Aprile 0,45 36<br />

maggio 0,50 33<br />

giugno 0,58 23<br />

Luglio 0,69 22<br />

agosto 0,68 23<br />

settembre 0,58 37<br />

ottobre 0,47 73<br />

novembre 0,39 73<br />

dicembre 0,38 63<br />

Media o somma 0,5 554<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 32


1.5.2 Regime Termometrico<br />

Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Il territorio del comune di Laterza (TA) interessato dall’intervento di progetto, ricade in<br />

una zona al confine tra la Murgia Tarantina vera e propria e l’Arco Ionico Tarantino.<br />

Tale zona è caratterizzata da:<br />

inverni abbastanza miti con temperatura minima media 6 - 7 °C<br />

temperature medie invernali prossime agli 8 °C<br />

estati calde aride con temperatura massima media 25 - 26°C<br />

temperature medie estive prossime 24,8 °C.<br />

Mese T. max T. min T. media umidità media<br />

(°C) (°C) (°C) (%)<br />

Gennaio 11,8 4,6 8,2 77,8<br />

Febbraio 12,8 4,9 8,8 76,6<br />

Marzo 14,9 6,5 10,7 75,4<br />

Aprile 18,3 8,7 13,5 72,9<br />

Maggio 23,1 12,5 17,8 70,2<br />

Giugno 27,5 16,4 22,0 65,7<br />

Luglio 30,4 19,0 24,7 61,8<br />

Agosto 30,5 19,2 24,8 63,6<br />

Settembre 26,5 16,5 21,5 70,0<br />

Ottobre 21,4 12,8 17,1 76,0<br />

Novembre 16,8 9,0 12,9 78,9<br />

Dicembre 13,4 6,2 9,8 78,9<br />

Media o somma 20,6 11,4 16,0 72,3<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 33


1.5.3 Regime Anemometrico.<br />

Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Sulla Terra il movimento di una massa d’aria viene generato dalla differenza dei valori che<br />

la pressione atmosferica assume in due punti diversi: l’aria, ogni qual volta si determina un<br />

gradiente di pressione, tende a spostarsi da zone a pressione maggiore a zone a pressione<br />

minore.<br />

Il movimento viene determinato esclusivamente dalla distribuzione orizzontale della<br />

pressione atmosferica che, al livello del mare, viene rappresentata da un insieme di curve<br />

denominate isobare, linee che congiungono i punti di eguale valore nel medesimo tempo.<br />

Il moto inizialmente è ortogonale alle isobare, poi successivamente subisce una deviazione<br />

dovuta all’effetto della rotazione terrestre, accelerazione di Coriolis, e tende a disporsi<br />

parallelamente alle isobare, con deviazioni rotatorie, verso destra nell’emisfero boreale e<br />

verso sinistra nell’emisfero australe.<br />

In prossimità del suolo il movimento delle masse d’aria è influenzato anche dall’attrito<br />

dovuto alla viscosità interna degli strati adiacenti in moto, e soprattutto dalla rugosità del<br />

suolo stesso: ostacoli, boschi, edifici, catene montuose, etc.<br />

Il moto del vento non è caratterizzato da è una corrente uniforme e regolare ma piuttosto da<br />

una corrente turbolenta. Con lo spostamento di masse d’aria, si verificano arresti e rapide<br />

accelerazioni di parti più o meno estese del fluido stesso, vortici, ed improvvise<br />

componenti trasversali della velocità si succedono più o meno intensamente.<br />

Nelle condizioni in cui la velocità del vento non supera 0,5 m/s, 1 nodo, si parla di periodi<br />

di calma.<br />

Il vento è una grandezza vettoriale univocamente caratterizzato da due parametri:<br />

• direzione di provenienza<br />

• velocità<br />

La direzione di provenienza si esprime in decine di gradi, a partire da nord e ruotando in<br />

senso orario.<br />

La velocità si esprime in metri al secondo, o anche in nodi.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 34


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Valutare le caratteristiche anemologiche di un territorio è chiaramente il fattore meteo-<br />

climatico più importante per la determinazione della Vocazione del territorio stesso ad<br />

ospitare un Campo Eolico.<br />

Tutti gli studi preliminari di fattibilità per un campo eolico sono infatti basati sull’analisi<br />

anemometria finalizzata alla Valutazione della redditività dell’impianto, parametro<br />

fondamentale alla determinazione della idoneità del sito analizzato, infatti l’utilizzazione<br />

energetica del vento inizia ad essere vantaggiosa per velocità maggiori ai 4 m/s, sufficienti<br />

a provocare la rotazione delle pale degli aerogeneratori.<br />

Tabella dei valori medi mensili misurati nella stazione anemometria di Gioia del Colle.<br />

Mese velocità del vento velocità del vento<br />

(m/s) h 10m (m/s) h 2m<br />

Gennaio 3,9 2,92<br />

Febbraio 4,1 3,07<br />

Marzo 3,9 2,92<br />

Aprile 3,5 2,62<br />

Maggio 3,2 2,39<br />

Giugno 3,0 2,24<br />

Luglio 3,2 2,39<br />

Agosto 3,0 2,24<br />

Settembre 3,0 2,24<br />

Ottobre 3,3 2,47<br />

Novembre 3,7 2,77<br />

Dicembre 3,8 2,84<br />

Media o somma 3,5 2,6<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 35


1.5.4 RILIEVO ANEMOMETRICO<br />

Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

A seguito di specifica analisi anemologica preliminare del territorio e della successiva<br />

ricerca bibliografica di carte tematiche, pubblicazioni ITAV, e soprattutto dell’“Atlante<br />

Eolico dell’Italia” edito dal Dipartimento di Fisica dell’Università di Genova e dal CESI<br />

Centro Elettrotecnico Sperimentale Italiano SpA, con il conforto dei primi risultati ottenuti<br />

e dalla analisi dei dati anemometrici pluriennali acquisiti dalla vicina Stazione ITAV di<br />

Gioia del Colle, a fine 2004 è stata installata in posizione idonea una prima stazione<br />

anemometrica per la registrazione in continuo di velocità e direzione del vento, e<br />

temperatura dell’aria, al fine di acquisire tutti i dati possibili per il corretto<br />

proporzionamento del Campo Eolico di progetto.<br />

Nell’Aprile 2005 è stata istallata una seconda stazione di misura molto più sofisticata della<br />

prima, formata da una torre anemometria alta 40m e dotata di tre anemometri istallati a<br />

quote diverse: 20m, 30m e 40m.<br />

I dati registrati sono stati ampiamente e ripetutamente controllati e tarati con l’ausilio di<br />

postazioni di misura mobili al fine di verificare la congruità dei dati sull’area vasta, in<br />

relazione alla morfologia ed alla orografia del territorio interessato e dei Comuni circostanti.<br />

Da tali rilievi, tuttora in corso, è stato possibile valutare la producibilità energetica del<br />

Campo Eolico e la relativa entità economica.<br />

1.5.5 RISULTATI DEL RILIEVO<br />

L’elaborazione de dati raccolti nel corso di più di un anno di registrazioni ha dato i seguenti<br />

risultati:<br />

• i venti che presentano maggior contenuto energetico sono quelli provenienti da NW<br />

(maestrale) con il 53.4 % e da SW (libeccio) con il 16.9%;<br />

• la velocità media annua è pari a 6.36 m/s;<br />

• Le ore equivalenti anno sono pari ad h = 2’430 ore / anno, con VESTAS V-90, 3.0 MW;<br />

Le variazioni stagionale sono molto deboli rispetto ai valori medi annuali.<br />

La disposizione planimetrica degli aerogeneratori all’interno del Campo Eolico è stata<br />

effettuata in funzione della direzione di provenienza dei venti di maggior contenuto<br />

energetico, assimilabili ai venti p<strong>rev</strong>alenti.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 36


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

PARAGRAFO VI<br />

ATMOSFERA<br />

La qualità dell’aria di una zona è strettamente correlata con le caratteristiche del suo<br />

“ambiente” naturale e con le attività che in esso vengono svolte.<br />

La introduzione di sostanze derivanti dalle attività nella miscela di aria ‘indisturbata’<br />

caratteristica di una zona viene definito ‘inquinamento’.<br />

Infatti, l’aria può subire ‘modificazioni ovvero inquinamento’ per la presenza, di<br />

componenti estranei che provocano alterazioni rispetto al suo stato ‘indisturbato’ ovvero<br />

‘puro’.<br />

L’inquinamento dell’aria può essere prodotto da sostanze gassose, pulviscolari ovvero da<br />

agenti microbici.<br />

L’inquinamento dell’aria prodotto da sostanze di tipo gassoso può essere ricondotto<br />

all’immissione nell’aria di prodotti derivati delle combustioni di origine sia industriale che<br />

domestica oppure da emissioni specifiche.<br />

L’inquinamento dell’aria prodotto da sostanze di tipo pulviscolare può essere ricondotto ad<br />

attività dell’uomo quali ad esempio la conduzione agricola dei campi, la frantumazione<br />

delle pietre, e similari ovvero alla presenza della vegetazione (pulviscolo di origine<br />

vegetale).<br />

L’inquinamento dell’aria prodotto da sostanze di tipo microbico può essere ricondotto ad<br />

aerosol provenienti da impianti di depurazione di tipo biologico, da operazioni di<br />

spandimento dei concimi organici in fase liquida e/o solida di provenienza animale, e<br />

similari.<br />

Generalmente l’inquinamento di questa specie è confinato in ambiti abbastanza ristretti e<br />

può essere presente anche in modo discontinuo.<br />

L’inquinamento atmosferico, in generale, produce effetti pericolosi per la salute dell’uomo<br />

e per la esistenza delle varie specie animali, siano esse più o meno protette, nonché per la<br />

integrità dell’ambiente.<br />

Tra le varie sostanze e miscele che determinano condizioni di inquinamento dell’aria, quali<br />

ad esempio il benzene, il monossido di carbonio, la anidride solforosa, gli idrocarburi, il<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 37


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

biossido di azoto) il più rilevante è quello riconducibile alla<br />

presenza delle ‘polveri sottili sospese’, espresso dalla sigla ‘Pm10’, costituito da una<br />

miscela di particelle solide e liquide di diametro fino a 10 micron, alcune abbastanza grosse<br />

da essere visibili come fumo o fuliggine, altre individuabili solamente al microscopio<br />

elettronico.<br />

La attenzione manifestata proprio riguardo alla concentrazione del ‘Pm10’ nell’aria è<br />

rilevabile, ad esempio, dalla possibilità di adottare misure restrittive nella circolazione<br />

autoveicolare nei centri abitati quando si supera per più giorni il limite di 44.8<br />

microgrammi per metro cubo.<br />

Di seguito saranno analizzate ed esposte alcune delle principali categorie di sorgenti che<br />

immettono sostanze inquinanti direttamente nello strato “sanitariamente significativo”<br />

dell’atmosfera, cioè quello dove l’uomo vive ed opera.<br />

1.6.1 Impianti di riscaldamento<br />

La combustione di idrocarburi per il riscaldamento domestico genera la immissione<br />

nell’atmosfera di sostanze inquinanti in qualità ed in quantità strettamente dipendente dalla<br />

natura del combustibile utilizzato, dalle modalità di combustione e dalla potenzialità<br />

dell’impianto. I principali prodotti della combustione, rilevanti agli effetti<br />

dell’inquinamento atmosferico sono:<br />

• particelle solide incombuste e/o incombustibili;<br />

• composti ossigenati dallo zolfo, in maggior quantità costituiti dalla anidride solforosa ed<br />

in minori quantità piccole quantità costituiti dalla anidride solforica, la cui quantità e<br />

funzione dello zolfo presente nel combustibile;<br />

• idrocarburi incombusti;<br />

• ossidi di azoto, derivanti dalla combustione dell’ossigeno e dell’azoto atmosferici e<br />

funzione della temperatura di combustione;<br />

• ossido di carbonio, la cui presenza nei gas di scarico indica che la combustione è<br />

avvenuta in modo incompleto, con conseguente diminuzione del rendimento.<br />

Questi prodotti di combustione sono suscettibili di determinare stati di alterazione dell’aria<br />

e d’inquinamento in dintorni più o meno estesi dal punto della loro immissione<br />

nell’atmosfera.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 38


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Studi di settore effettuati nella Regione Puglia riportano misure medie di emissioni di<br />

anidride solforosa pari a 0.0008 Kg/mq e di emissioni di anidride solforica pari a 1 x 10 -5<br />

Kg/mq.<br />

Nel territorio di Laterza ed in particolare nella zona interessata dal Campo Eolico di<br />

progetto l’incidenza quantitativa di tale tipo di inquinamento è molto bassa.<br />

Ciò è determinato dalle seguenti considerazioni:<br />

- Area industriale di Taranto a 40 km ad Est;<br />

- Area PIP di Laterza a 7 km a Nord;<br />

- Area Industriale di Laterza a 7 km a Nord;<br />

- Area Industriale di Matera a 38 km a Ovest;<br />

- concentrazione demografica nel centro cittadino;<br />

- contenuta dimensione demografica di Laterza;<br />

- dalla forma ‘aperta’ del tessuto edificato;<br />

- collocazione ‘collinare’ del paese;<br />

- utilizzazione di fonti energetiche ‘pulite’ quali il gas metano da rete;<br />

- dalla rilevante distanza del sito dell’impianto eolico progettato dal centro abitato.<br />

1.6.2 Traffico veicolare.<br />

La circolazione degli autoveicoli ha una rilevanza particolare per gli effetti<br />

dell’inquinamento atmosferico nell’ambiente ed, in particolare, a ridosso dei centri<br />

abitati. Infatti, in questa specie le emissioni avvengono a pochi decimetri di altezza da<br />

terra sicché la loro diluizione e neutralizzazione, normalmente determinata dalla<br />

mescolanza con i volumi d’aria degli strati soprastanti, avvengono con sensibile ritardo.<br />

Le emissioni prodotte dagli autoveicoli si differenziano quantitativamente<br />

qualitativamente a seconda che si tratti di motori ad accensione spontanea (a “ciclo<br />

Diesel” funzionanti a gasolio o a nafta) o di motori ad accensione comandata (a “ciclo<br />

otto”, funzionanti a benzina o a gas).<br />

Le principali sostanze inquinanti emesse dai motori, attraverso il tubo di scarico, sono di<br />

seguito riportate:<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 39


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

• l’ossido di carbonio, emesso in quantitativi maggiori dai motore ad accensione<br />

comandata;<br />

• gli ossidi di azoto, emessi in quantità superiore dai motori a ciclo diesel per litro di<br />

combustibile consumato;<br />

• gli idrocarburi, emessi soprattutto dai veicoli ad accensione comandata;<br />

• l’anidride solforosa, dovuta alla presenza di zolfo nei combustibili, e pertanto emessa in<br />

misura trascurabile dai motori a benzina ed in quantità sensibile dai motori a gasolio;<br />

• le aldeidi, derivanti dall’alterazione degli olii lubrificanti e dall’incompleta ossidazione<br />

dei combustibili;<br />

• i composti di piombo, in quantità variabili a secondo delle quantità di piombo presenti<br />

nelle benzine.<br />

• I motori ad accensione comandata emettono inoltre prodotti a base di cloro e bromo (in<br />

misure proporzionalmente molto minori di quelle delle sostanze prima viste) ed i motori<br />

“diesel” sovente fumi neri, dovuti a particelle di carbonio incombusto di piccolissimo<br />

diametro.<br />

La quantità di tali prodotti inquinanti varia secondo il tipo di motore, la sua potenza, il<br />

regime di marcia, l’usura e le condizioni di esercizio e manutenzione.<br />

La letteratura specialistica di settore, con riferimento all’inquinamento prodotto dalla<br />

circolazione dei mezzi di trasporto, evidenzia che gli impatti rivenienti da alcuni<br />

inquinanti dell’atmosfera interessano comunque ridotte fasce di territorio.<br />

Nel territorio di Laterza ed in particolare, nella zona in cui ricade l’Impianto Eolico di<br />

Progetto l’incidenza quantitativa riferibile a questo tipo di inquinamento è molto bassa.<br />

La zona è servita da un reticolo di strade ben sviluppato di cui le più importanti<br />

risultano essere la SS n.7 APPIA, e, in misura di gran lunga inferiore, la Provinciale<br />

n.17, tutte le altre strade sono di ridotte caratteristiche in quanto rappresentato nella<br />

maggior parte dei casi da strade provinciali, comunali, vicinali ed interpoderali, tutte<br />

strade nelle quali la circolazione è di tipo locale o, al più, intercomunale.<br />

Inoltre, il territorio comunale nel suo complesso è parecchio esteso in termini di<br />

superficie e non presenta poli di attrazione quali zone industriali e/o artigianali, zone<br />

turistiche o altro in grado di determinare un volume di traffico significativo.<br />

La SS n.7 “APPIA”, a sud del Campo Eolico, rappresenta l’ unica arteria stradale ad<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 40


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

essere interessata da un significativo flusso di traffico in entrambi i sensi di marcia,<br />

verso Matera e verso Taranto, con una piccola percentuale di veicoli pesanti, mentre<br />

sono assenti nuclei urbani ad alta densità abitativa con numero di autoveicoli<br />

consistente, pertanto l’effetto delle sorgenti di emissione rappresentate dai tracciati viari<br />

esistenti può avere un significato solo nelle immediate vicinanze dei tracciati stessi,<br />

effetto che diventa pressocchè trascurabile all’interno del Campo Eolico di progetto in<br />

virtù della distanza di rispetto maggiore di 300m dalle strade statali e provinciali.<br />

1.6.3 Insediamenti produttivi.<br />

La immissione nell’atmosfera di sostanze inquinanti da cicli produttivi, SO2, NOX,<br />

polveri, corrisponde ad una sorgente significativa delle principali fonti di inquinamento,<br />

specie quando questi insediamenti sono raggruppati in aree abbastanza estese, ossia<br />

nelle zone industriali.<br />

L’inquinamento atmosferico correlato alle attività industriali e/o artigianali può<br />

interessare ambiti anche parecchio estesi, coprendo anche distanze fino a 30 Km, in<br />

dipendenza delle caratteristiche dell’ambiente nel quale si situano, quali ad esempio la<br />

morfologia del territorio, la presenza di venti dominanti di notevole intensità e<br />

persistenza, dei fattori climatici e di altre variabili.<br />

In considerazione della distanza dalle aree industriali di Taranto e di Matera, alla<br />

estensione ed alla distanza degli insediamenti industriali e artigianali di tipo inquinante<br />

presenti anche nel Territorio comunale di Laterza, si può ritenere pressocché nulla<br />

l’incidenza quantitativa dell’inquinamento riveniente dalle emissioni di impianti<br />

industriali e/o artigianali, nell’area interessata dal Campo Eolico di progetto.<br />

1.6.4 Le cave e lo spietramento dei campi<br />

Le Cave esistenti sul territorio comunale di Laterza sono ormai in disuso quindi ad oggi<br />

non è presente alcuna attività estrattiva, che possa costituire fonte di particolato.<br />

Lo ‘spietramento’ dei campi, ossia la frantumazione e polverizzazione delle pietre<br />

finalizzata ad una migliore utilizzazione dei campi ai fini agricoli, invece produce<br />

particolato e polveri immesse direttamente nell’aria.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 41


1.6.5 Inquinamento biologico<br />

Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Le fonti principali di tale tipo di inquinamento dell’aria sono rappresentate dallo<br />

spandimento di concimi liquidi e solidi di provenienza animale, dall’areosol degli<br />

impianti di depurazione di tipo biologico e da altre sorgenti similari.<br />

Nell’area interessata dal Campo Eolico di progetto non sono presenti impianti di<br />

depurazione ma viene praticato, a rotazione, lo spandimento di concimi di natura<br />

organica proveniente dalle stalle presenti nella zona.<br />

Tale presenza di stalle nelle masserie e/o nelle aziende agricole più prossime, nelle quali<br />

dimorano abitualmente mucche e cavalli, può essere ritenuta ininfluente a causa della<br />

assai rarefatta dislocazione sul territorio.<br />

In definitiva nell’area interessata dal Campo Eolico di progetto si può ritenere che la<br />

incidenza quantitativa dell’inquinamento di tipo microbico sia scarsamente rilevante.<br />

1.6.6 Conclusioni.<br />

In conclusione, in aggiunta ai confortanti risultanti ai quali cui si è pervenuti attraverso<br />

la analisi delle componenti e dei fattori che potenzialmente potrebbero produrre<br />

inquinamento dell’aria, si segnala che la Giunta della Regione Puglia, con Delibera<br />

n°1666 del 7/12/99 ha individuato le zone che presentano rischio di inquinamento<br />

atmosferico (oltre ai Comuni già individuati con DM 25/11/94).<br />

In tale elenco per la Provincia di Taranto vengono riportati i seguenti comuni:<br />

Crispiano, Manduria, Martina Franca, Massafra, Montemesola, Statte, Taranto.<br />

Il Comune di Laterza non compare a conferma che lo stato di qualità dell’atmosfera<br />

risulta ancora buono anche all’interno del tessuto edificato.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 42


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

PARAGRAFO VII<br />

CARATTERISTICHE GEOLOGICHE DELLA MURGIA DELLE GRAVINE<br />

Il Campo Eolico di progetto, è ubicato a circa 5.0 km dal Centro Urbano di Laterza in<br />

direzione Ovest – Nord-Ovest, mentre la distanza netta tra il confine del Campo ed il limite<br />

del PdF p<strong>rev</strong>ista dal vigente PRG è mediamente superiore ai 3.0 Km.<br />

Il Campo ricade completamente nel foglio n°201 “Matera” della Carta Geologica d’Italia<br />

redatta in scala 1:100.000.<br />

Il Campo ricade sulle ultime propaggini delle “Murge” al confine con il territorio delle<br />

Gravine vero e proprio.<br />

A sud del Campo, infatti, inizia la Gravina di Ginosa, mentre quella di Laterza è a qualche<br />

chilometro di distanza in direzione est.<br />

1.7.1 Le Murge<br />

Il passato geologico del territorio è documentato dai fossili di antiche conchiglie marine<br />

che ancora oggi possono essere rinvenute nel suolo, elemento che alcuni mettono alla base<br />

della etimologia di murgia.<br />

Circa 130 milioni di anni fa, durante il Cretacico, si formarono le rocce carbonatiche che<br />

costituiscono la Piattaforma Appula comune ai tre blocchi fondamentali:<br />

• Salento,<br />

• Gargano,<br />

• Murgia.<br />

Le condizioni ambientali in cui avvenne la sedimentazione erano probabilmente<br />

rappresentate da un bacino poco profondo, vicino al continente emerso, con acque limpide<br />

e abbastanza tranquille.<br />

La emersione successiva della piattaforma e la formazione dei tre blocchi fondamentali,<br />

Salento, Gargano e Murgia, hanno delineato i principali caratteri morfologici del territorio<br />

che manifesta peculiarità specifiche per ognuno di essi, favorendo quella curiosa<br />

definizione delle Murge rappresentata come "la meno italiana delle terre italiane,<br />

collegate all'Appennino senza esserne parte".<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 43


7.2 Le Gravine<br />

Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Il territorio delle Gravine è costituito dagli ultimi gradoni murgiani che si affacciano sulla<br />

pianura costiera del Golfo di Taranto da Ovest verso Est, da Matera sino a Grottaglie.<br />

Le Gravine sono ampi solchi profondi, antichi letti di fiume, incisi nell’altopiano delle<br />

Murge, nella calcarenite che poggia sui calcari di Altamura e, talvolta anche in questi stessi<br />

calcari.<br />

Possono raggiungere una lunghezza superiore ai 10 Km e le loro pareti sono molto ripide e<br />

scoscese, quasi verticali, a volte alte fino a 200 metri.<br />

Sul fondo piatto, largo solo pochi metri, vengono spesso a formarsi dei ristagni d'acqua.<br />

Questi spettacolari canyons si sono formati nel corso delle Ere Geologiche grazie all’azione<br />

dei seguenti fattori:<br />

• azione erosiva delle acque pluviali sulle rocce calcaree;<br />

• sollevamenti tettonici e movimenti tellurici.<br />

La formazione delle gravine risale all'Era Terziaria, circa 60 milioni di anni fa, e sono<br />

ancora oggi in piena evoluzione.<br />

Enormi quantità d'acqua scivolavano violentemente dall'altopiano murgiano al mare.<br />

L'acqua scavava, modellava, smantellava il solido calcare, si insinuava tra le fratture della<br />

rocce, vulnerabile alla sua forza impetuosa creando fiumi sotterranei che erodevano in<br />

profondità. Scor<strong>rev</strong>a trascinando ciottoli e massi che, scagliati contro le pareti rocciose, le<br />

frantumavano lasciando profonde cavità. Affiorata in superficie l'acqua depositava quei<br />

sedimenti che, cementandosi fra loro, davano origine alle più morbide rocce calcarenitiche<br />

di gravina, quelle rocce comunemente dette "tufi".<br />

Crolli successivi dovuti a fenomeni sismici e l'azione erosiva del vento, del sole e del gelo<br />

contribuirono ad allargare progressivamente questa fessura che nel tempo è diventata<br />

"grava" o meglio, come oggi viene definita, "gravina".<br />

Nell'arido e sterminato banco roccioso dell'altopiano delle Murge, le gravine rappresentano<br />

autentiche oasi di natura e costituiscono un vero esempio di valli di erosione: stratificazioni<br />

della roccia nelle quali, come pagine di un libro, è scritta una storia millenaria di erosione<br />

carsica.<br />

Calcareniti, sabbie e argille affiorano portando con sé i resti della loro antichissima origine<br />

marina.<br />

Grotte costellate di fossili si trovano in tutto l'arco delle Gravine.<br />

Per una più chiara visione d’insieme si rimanda alla Relazione Geologica Tav, M1 ed alla<br />

relativa cartografia.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 44


Idrologia<br />

Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

PARAGRAFO VIII<br />

IDROLOGIA ED IDROGEOLOGIA<br />

Le gravine consistono in profonde valli carsiche, originatesi in seguito all’azione erosiva<br />

dell’acqua lungo fratture di origine tettonica, che occupano le ultime propaggini delle<br />

Murge ed in particolare la scarpata che divide le Murge dalla pianura ionica. Le principali<br />

gravine prima citate hanno una lunghezza che raggiunge i dieci chilometri, una profondità<br />

che può arrivare ai 200 metri e una larghezza massima superiore ai 400 metri.<br />

Le gravine sono delle vere e proprie spaccature del suolo, specie di canyon incisi nel bel<br />

mezzo dell'altopiano delle Murge, e presenti soltanto in questa parte di Italia<br />

In direzione sud, le gravine si estinguono, lasciando il posto alle "lame" che, insieme ad<br />

alcune zone che costeggiano il fiume Lato soggette ad impaludarsi, costituiscono le<br />

cosiddette zone umide. Le lame rientrano nella tipologia del fenomeno carsico, ma la loro<br />

caratteristica è che esse si sono sviluppate in larghezza più che in profondità, a causa della<br />

composizione geologica del terreno più friabile.<br />

Le più grandi e più belle gravine della Puglia sono concentrate lungo l'arco jonico, che<br />

comprende il territorio dei comuni di Ginosa, Laterza Castellaneta, Mottola, Massafra,<br />

Palagianello, che potremmo definire "la Murgia delle Gravine", e che corrisponde alla<br />

porzione sud-orientale dell'altopiano delle Murge.<br />

Le più grandi e spettacolari sono quelle di Laterza e Castellaneta.<br />

A Castellaneta la "Gravina Grande" è quella più rilevante dal punto di vista delle<br />

dimensioni, ma ve ne sono delle altre: Gravina di S. Stefano, Gravina di Coriglione,<br />

Gravina di Montecamplo, Gravina del Porto. Lunga circa 12 km, profonda in alcuni tratti<br />

oltre 200 m e larga anche 500 m, le gravine hanno, in quella di Laterza, l'esempio più<br />

spettacolare per estensione e profondità.<br />

Quella di Ginosa, meno profonda, circonda la città a semicerchio e si snoda anch'essa in<br />

una serie di anse.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 45


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Sessanta gravine, tutte con la propria particolare identità paesaggistica, floristica, faunistica<br />

ed anche storica per la presenza della civiltà rupestre che ha arricchito questi luoghi con<br />

chiese, villaggi, ripari, tutti scavati nella roccia.<br />

Un mondo di roccia che si presenta come un insieme di pareti verticali, cavità, pinnacoli,<br />

speroni, nel cui corso meandriforme e spettacolare si è concentrata tutta quella natura che fa<br />

delle gravine un'area unica e suggestiva.<br />

Come già precedentemente detto, le caratteristiche geo-litologiche della Murgia sono<br />

tipiche del basamento carbonatico costituito da calcari e dalle dolomie affioranti.<br />

Caratteristica delle rocce carbonatiche, è rappresentata dal fenomeno carsico che<br />

condiziona sia l’alimentazione della falda carsica che le modalità della sua circolazione.<br />

Nella Murgia Tarantina l’idrografia superficiale coincide con lo sviluppo delle Gravine, nel<br />

territorio comunale di San Giorgio, al confine Est dell'arco delle Gravine, il fenomeno<br />

diventa meno imponente ed in luogo delle Gravine si incontrano più ampie e meno aspre<br />

Lame.<br />

Con la denominazione “Lame” vengono indicati i solchi erosivi, diversamente profondi e<br />

di apprezzabile ampiezza, originati dal ruscellamento superficiale, reticolo idrografico<br />

fossile, unico presente in formazioni carbonatiche a causa del fenomeno del carsismo, nei<br />

quali si raccolgono e scorrono le acque di origine meteorica, in particolare quelle relative a<br />

precipitazioni intense e di b<strong>rev</strong>e durata.<br />

Idrogeologia<br />

L’area in esame – come già detto – è caratterizzata in affioramento essenzialmente dalle<br />

rocce carbonatiche mesozoiche che costituiscono la Murgia di Matera e Laterza, a luoghi<br />

ricoperte per trasgressione da sedimenti calcarenitici e/o sabbioso-conglomeratici. La<br />

distribuzione dei caratteri di permeabilità nelle rocce carbonatiche è legata principalmente<br />

all’evoluzione del fenomeno carsico che non ha ovunque le stesse caratteristiche di<br />

intensità.<br />

I vari litotipi presenti nell’area in esame presentano nel complesso una buona permeabilià<br />

(prova ne è la sostanziale assenza di un reticolo idrografico superficiale). Sono<br />

rappresentati ambedue i tipi di permeabilità: quella primaria, per posorità, è presente nella<br />

Calcarenite di Gravina e nei sedimenti sabbioso-ghiaiosi pleistocenici; quella secondaria,<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 46


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

per fatturazione e carsismo, è diffusa nel Calcare di Altamura. Litotipi praticamente<br />

impermeabili sono rappresentati dalle Argille Subappennine che affiorano subito più a nord<br />

dell’area in esame.<br />

In base a ciò è stata elaborata la Carta Idrogeologica allegata, in cui i litotipi affioranti<br />

sono stati classificati in base ai caratteri di permeabilità, secondo le seguenti classi così<br />

individuate:<br />

• terreni molto permeabili calcare<br />

• terreni mediamente permeabili calcarenite<br />

• terreni scarsamente permeabili conglomerato sabbioso-ghiaioso<br />

• terreni praticamente impermeabili argilla e alluvioni limoso-argillose<br />

Nel complesso quindi la predominanza di litotipi permeabili determina una forte<br />

infiltrazione nel sottosuolo delle acque meteoriche e nel contempo l’assenza di un reticolo<br />

idrografico superficiale. Solo in corrispondenza degli affioramenti delle Argille<br />

subappennine le infiltrazione si riducono permettendo così l’instaurarsi di una idrografia<br />

più fitta.<br />

La buona permeabilità complessiva presentata dalle formazioni calcaree e calcarenitiche<br />

consente non soltanto una elevata infiltrazione ma anche una intensa circolazione delle<br />

acque sotterranee che dà origine ad una imponente falda acquifera profonda.<br />

Tale falda profonda fa parte di un sistema acquifero molto vasto ed importante a livello<br />

dell’intera regione pugliese, traendo alimentazione dagli apporti ricadenti su tutto il<br />

massiccio calcareo delle Murge. Qui le acque di precipitazione si infiltrano nel sottosuolo<br />

ed attraverso una fitta rete di discontinuità strutturali e cavità carsiche raggiungono i livelli<br />

più profondi dove si raccolgono sostenute dalle acque marine di invasione continentale su<br />

cui galleggiano per la minore densità.<br />

Dati disponibili su scala regionale testimoniano dell’intensa salinizzazione a carico della<br />

falda profonda, causata da uno sfruttamento spesso incontrollato ed irrazionale avvenuto in<br />

passato mediante emungimenti spinti ben oltre le possibilità di rigenerazione della stessa<br />

falda.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 47


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Le profondità di rinvenimento variano a seconda dell’altitudine dei luoghi e della<br />

profondità del substrato carbonatico. Osservazioni sui livelli statici della falda, variabili in<br />

generale da circa 15 m s.l.m. fino a pochi decimetri al disopra del livello del mare,<br />

sembrano evidenziare due diverse direzioni preferenziali di deflusso rispettivamente<br />

secondo le direttrici NE-SO e NO-SE su scala regionale.<br />

L’intervento di Progetto è distante dall’area delle Gravine e non provoca interferenze alla<br />

idrologia ed alla idrogeologia del territorio..<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 48


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

PARAGRAFO IX<br />

VEGETAZIONE<br />

La Gravina di Laterza, uno tra i più grandi canyon d'Europa, è l'espressione più imponente<br />

di un particolare territorio noto come Gravine dell'Arco Jonico, che si estende da Ginosa a<br />

Grottaglie.<br />

L'attuale paesaggio è il risultato di millenni di frequentazione umana che hanno stravolto le<br />

forme originarie dell'ambiente; nonostante ciò le gravine rappresentano ancora delle vere e<br />

proprie oasi di natura.<br />

Dal punto di vista naturalistico la Gravina è simile ad "un'isola" dove diverse specie<br />

vegetali ed animali di grande interesse sono rimaste isolate dall'originario contesto<br />

ambientale che, soprattutto per motivi antropici, è mutato radicalmente negli ultimi secoli.<br />

Sono così sopravvissuti, grazie all'asprezza dei luoghi, boschi di Quercus trojana (Fragno)<br />

presente in Italia solo sulle Murge pugliesi e materane, l’endemica Campanula versicolor,<br />

dai bei fiori viola pallido, che fiorisce da giugno ad ottobre e ricopre a chiazze le pareti<br />

della Gravina.<br />

Sulle pareti meno ripide e semp<strong>rev</strong>erdi per la presenza del Leccio (Quercus ilex) si<br />

arrampicano l'Euforbia arborescente, il cisto, il terebinto, il lentisco e il ginepro.<br />

In primavera lungo i sentieri della Gravina è possibile ammirare variopinte fioriture di<br />

orchidee<br />

Come già precedentemente accennato la vegetazione naturale appare assai ricca e varia, si<br />

conservano grandi boschi in cui domina il Fragno (Quercus trojana) ( circa 11.000 ha), una<br />

quercia tipica dell'Europa Sud-orientale, presente in Italia soltanto in questa zona ed<br />

ulteriore testimonianza della particolare geologia delle gravine, mentre la Roverella<br />

(Quercus pubescens) si presenta come specie di importanza secondaria.<br />

Nei boschi al fragno ed alla roverella si associano il frassino, la carpinella e l'acero<br />

minore.<br />

A mano a mano che ci si avvicina al litorale, le specie dominanti sono il leccio (Quercus<br />

ilex), soprattutto allo stato di macchia, e il pino d'Aleppo, una specie riverasca che dà vita a<br />

fitti boschi sia sul litorale sia nelle gravine stesse.<br />

Diversi alberelli ed arbusti arricchiscono il fogliame del sottobosco: il lentisco, il teberinto,<br />

il pungitopo, il laurotino, il corbezzolo , l'asparago selvativo e, nelle zone più calde, anche<br />

il carrubo e l'olivo selvatico.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 49


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Non è difficile distinguere tra il verde della macchia il caprifoglio, dai profumati fiori<br />

violetto, il lilla dei ciclamini, il biancospino, le delicate rose selvatiche, il rosso della<br />

smilace.<br />

Notevolissima è inoltre la presenza di specie di origine balcanica quali l'Asyneuma<br />

limonifolium, la Salvia triloba, la Phlomis fruticosa, la Campanula versicolor, l'Aegilops<br />

uniaristata, oltre al già citato Fragno,.<br />

Le pareti rocciose delle gravine ospitano una flora differenziata a seconda della presenza di<br />

luce e di umidità.<br />

Nelle zone più aride e degradate la vegetazione è quella tipica della Murgia stepposa,<br />

caratterizzata da asfodelo, urginea, cisto, timo.<br />

A primavera, nelle zone più illuminate sia delle rupi che della macchia, spiccano i colori<br />

dell'euforbia, della campanula, il rosso della valeriana e del ginepro, i bellissimi fiori gialli<br />

della ginestra e le infinite sfumature delle splendide orchidee spontanee.<br />

Sulla calcarenite vegetano anche il cappero e l'alloro, largamente usati nella gastronomia<br />

mediterranea.<br />

Gli angoli più umidi e meno luminosi sono il regno delle felci, del capelvenere, del<br />

polipodio, mentre il fondo delle gravine , spesso occupato da laghetti, stagni o ruscelli,<br />

ospita la tipica vegetazione delle zone umide: salici, pioppi, giunghi, canne, ecc..<br />

Non si possono, infine, trascurare le numerose specie vegetali introdotte dall'uomo: basti<br />

pensare all'agave o al fico d'India, ormai naturalizzati, o alle piante spontanee di<br />

melograno, cotogno, pruno, ecc..<br />

Con riferimento al sistema della copertura botanico-vegetazionale e colturale e della<br />

potenzialità faunistica si rappresenta che il territorio di Laterza risulta interessato da<br />

limitate compagini boschive tutte contemplate dal PRG Vigente e rientranti nella<br />

perimetreazione sia nel pSIC-ZPS “Area delle Gravine”, sia del Parco Regionale “Terra<br />

delle Gravine”.<br />

Tali boschi misti hanno costituito per molti secoli, ed ancora oggi costituiscono, la base<br />

alimentare per l’allevamento zootecnico ovino e caprino molto diffuso nel territorio e<br />

pertanto rappresentano, oltre che una componente paesaggistica di rilievo, anche una<br />

sorgente trofica insostituibile in un ambiente in cui la siccità estiva rappresenta un fattore<br />

ecologico limitante.<br />

Sono altresì presenti sul territorio beni diffusi nel paesaggio agrario quali piante isolate o a<br />

gruppi di rilevante importanza per età, per dimensione e per significato scientifico che<br />

ormai costituiscono solo la testimonianza delle antiche ed estese compagini boschive<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 50


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

preesistenti scomparse a seguito della messa a coltura delle aree.<br />

I predetti beni diffusi testimoniano quella che rappresenta la vegetazione naturale<br />

potenziale del territorio ovvero la vegetazione che spontaneamente si ricostituirebbe<br />

qualora cessasse la pressione antropica.<br />

Sono presenti altresi’, in maniera alquanto diffusa nel territorio in esame,filari arbustivi,<br />

posizionati generalmente a ridosso dei muretti a secco (ovvero nelle aree marginali dei<br />

campi non soggette a coltivazione) che costituiscono sia elementi paesaggistici<br />

caratterizzanti, peraltro soggetti a specifica tutela da parte del P.U.T.T./P che li definisce<br />

“beni diffusi del paesaggio agrario” (art 3.14 N.T.A. del P.U.T.T./P.), nonché costituiscono<br />

altresi’ Habitat molto importanti per alcune specie di rettili.<br />

Oltre alle aree boscate risulta rilevante la presenza di aree utilizzate a pascolo (pseudo-<br />

steppa mediterranea).<br />

Per quanto attiene alla copertura colturale risultano diffuse, in forma nettamente p<strong>rev</strong>alente<br />

rispetto alle compagini boschive, i seminativi (grano, foraggio) mentre risultano ridotte le<br />

colture arboree da frutto (mandorle, olivo, vigneto).<br />

Pur essendo abbastanza diffusa la superficie territoriale interessata da bosco, la potenzialità<br />

faunistica del territorio è molto elevata e trova specie animali ed associazioni vegetali<br />

soggette a specifica tutela in quanto rappresentano ambienti di interesse biologico-<br />

naturalistico.<br />

Resta evidente che nelle aree dove è comunque intervenuto un utilizzo a coltivo e/o a<br />

pascolo intensivo, che ne ha profondamente alterato e degradato le caratteristiche<br />

ambientali originarie e/o interrotto i “corridoi ecologici”, si rileva comunque, uno scarso<br />

valore sotto il profilo naturalistico.<br />

Si segnala in particolare le aree interessate dalla presenza di biotopi e da siti di interesse<br />

naturalistico eventualmente caratterizzate da specie vegetali e animali soggette a specifica<br />

tutela, già contemplate dal PRG vigente, rientrano comunque nella perimetrazione del<br />

pSIC-ZPS “Area delle Gravine” e del Parco Regionale.<br />

All’interno del territorio comunale si rileva la presenza di Habitat prioritari della Direttiva<br />

92/43/CEE ed Habitat di interesse comunitario nonchè specie vegetali prioritarie; sono<br />

presenti altresì specie animali di pregio soggette a specifica tutela (soprattutto avifauna).<br />

In armonia alle disposizioni del Regolamento Regionale il Campo Eolico di progetto<br />

ricade in aree a basso grado di naturalità, non interessa aree protette, pSIC-ZPS etc,<br />

e non provoca alcuna interferenza con le stesse.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 51


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

PARAGRAFO X<br />

FLORA<br />

Le gravine sono dei canyons di origine erosiva originatisi, sulle ultime propaggini delle<br />

Murge, da corsi d'acqua sovraimposti a fratture della crosta rocciosa superficiale.<br />

Esse costituiscono habitat rupestri di grande valore botanico.<br />

Nel sito sono presenti alcuni querceti a Quercus trojana ben conservati e pinete spontanee<br />

a Pino d'Aleppo su calcarenite.<br />

Inoltre vi e' la presenza di garighe di Euphorbia spinosa e boschi di Quercus virgiliana<br />

Il paesaggio murgiano è tipicamente carsico, quasi desertico, non determinato da fenomeni<br />

naturali, ma dall'azione millenaria dell'uomo. Infatti un tempo c'erano boschi, oggi invece<br />

l'ambiente è quello della steppa, caratterizzato da estensioni di rocce e pietre, tra cui si<br />

insinuano a viva forza erbe ed arbusti.<br />

La specie dominante è la stipa, detta comunemente lino delle fate per i suoi lunghi<br />

filamenti piumosi e iridescenti.<br />

Questo ambiente, uno dei più caratteristici presenti nella Murgia, il cui valore è stato<br />

riconosciuto dalla Direttiva dell’Unione Europea 92/43/CEE, detta anche Direttiva Habitat,<br />

è rappresentato dalle vaste ed aride distese di vegetazione erbacea, caratterizzate dalla<br />

presenza di specie quali la Stipa, dalla quale deriva il termine steppa.<br />

Le steppe sono presenti in Puglia in corrispondenza delle tre grandi aree carsiche e,<br />

pertanto oltre che sulla Murgia, anche nel dal Salento e nel Gargano.<br />

Questo ambiente si caratterizza sia per la scarsa copertura arborea, essendo rara la presenza<br />

di alberi e di arbusti, sia per la conseguente limitata capacità di trattenere il terreno agrario,<br />

spesso completamente assente in aree caratterizzate dall’affioramento della piattaforma<br />

calcarea. In tali condizioni, il substrato privo della naturale copertura vegetale, subisce<br />

maggiormente la azione dei fattori ambientali e climatici consistenti sostanzialmente nella<br />

aridità, nella azione dei venti, nel forte soleggiamento.<br />

Pertanto, l’ambiente della steppa per molti studiosi è ritenuto l'ultimo stadio di degrado<br />

della vegetazione spontanea mediterranea risultante dell'azione combinata del<br />

disboscamento, del dilavamento meteorico del substrato, della forte siccità estiva e della<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 52


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

scarsa capacità di ritenzione idrica di un substrato fortemente fessurato in seguito ai<br />

fenomeni carsici.<br />

La vegetazione erbacea presente si è adattata in modi differenti a condizioni di vita spesso<br />

estreme. Alcune piante, ad esempio, si difendono dalla siccità con la presenza di foglie e<br />

fusti carnosi, ricchi di tessuti all’interno dei quali è immagazzinata l’acqua. Altre piante<br />

riducono al minimo la evapo-traspirazione per la presenza di una fitta peluria sulle foglie e<br />

sul fusto. Molte altre specie si difendono con la tendenza alla microfillia, ossia riducendo la<br />

superficie fogliare, come ad esempio nel caso del timo, della santoreggia, della micromeria.<br />

L’adattamento più diffuso consiste della capacità di dotarsi di un organo vegetativo<br />

sotterraneo, il bulbo nel quale immagazzinare le riserve d’acqua che permettono alla pianta<br />

di superare i periodi climaticamente avversi, come ad esempio nel caso dell’asfodelo e<br />

dell’urginea marittima, delle orchidee, presenti queste ultime con numerosissime specie<br />

che danno origine a splendide fioriture primaverili.<br />

Tra le piante annuali tipiche della steppa mediterranea un posto di rilievo è occupato dalle<br />

graminacee, alcune delle quali risultano rare e di elevato valore scientifico, le quali hanno<br />

adattato il loro ciclo vegetativo alle caratteristiche climatiche: germinano infatti in autunno,<br />

sostenendosi con la condensa della rugiada che si verifica in tale periodo, si accrescono<br />

durante l’inverno, fioriscono e si riproducono in primavera, superando quindi l’estate sotto<br />

forma di seme.<br />

L'asprezza del paesaggio è comunque addolcita dai freschi colori di numerose piante<br />

geofite, per esempio l'asfodelo, l'urginea, la stembergia lutea, le delicate orchidee<br />

selvatiche.<br />

Pochi gli arbusti presenti tra le rocce: la ferula, detta finocchio selvatico, il biancospino, il<br />

perastro, l'amareno selvatico .<br />

Si rinvengono anche il residuo di quei boschi che anticamente ricoprivano tutto il territorio<br />

e che negli ultimi due secoli sono stati distrutti dal disboscamento.<br />

Questi boschi sono p<strong>rev</strong>alentemente costituiti da Roverella (Quercus Pubescens) associata<br />

con il Fragno (Quercus trojana), la Coccifera ed il Leccio, mentre verso il fianco delle<br />

Murge rivolto verso la Fossa Bradanica sono presenti anche lembi di bosco di Cerro e<br />

Farneto.<br />

Il governo del bosco è a ceduo con presenza di un ricco sottobosco costituito da Perazzo,<br />

Rosa canina, Pistacia, Asparagus, ed altro.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 53


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Le forme più degradate di bosco ceduo sono costituite dalle “garighe” a Cisti, ad Euforbia,<br />

Salvia trilobata, a Timo capiato e dalle distese ad Asfodelo.<br />

Il nome gariga deriva dal provenzale garrigue, cioè "terra incolta" per effetto della<br />

degradazione della macchia mediterranea sebbene possieda associazioni vegetali proprie,<br />

costituita da specie che non compaiono né nella macchia, né nella foresta.<br />

I pascoli occupano i terreni più impervi e sassosi ricoperti da una vegetazione erbacea e<br />

spontanea, rara ed endemica quali Iris pseudopumila, Arum apulum, Crocus tomasii,<br />

Campanula versicolor, oltre ad un notevole popolamento di orchidee (endemica l'Ophris<br />

mateolana).<br />

Di recente si sono verificati problemi legati a energiche forme di dissodamento<br />

(spietramento / diroccamento / frangitura) e messa a coltura anche di molti pascoli<br />

degradati hanno modificato sia gli habitat per molte delle specie floro-faunistiche e sia<br />

l'identità paesaggistica del territorio.<br />

La specie guida è il Leccio (Quercus ilex), accompagnato da varie specie arbustive come la<br />

Fillirea (Phillyrea latifolia), il Lentisco (Pistacia lentiscus), l'Alaterno (Rhamnus alaternus),<br />

il Corbezzolo (Arbutus unedo), il Mirto (Mirtus communis), ed il Viburno (Viburnum<br />

tinus).<br />

Anticipando quanto sarà trattato di seguito nei paragrafi 3.2., 3.3. e 3.7., “l’Area delle<br />

Gravine” è stata classificata come proposto Sito di Interesse Comunitario identificato dal<br />

codice IT9130007 dal mese di giugno dell’anno 1995, con D.M. Ambiente del 3/4/2000<br />

G.U.95 del 22/04/2000, in attuazione della Direttiva dell’Unione Europea 92/43/CEE, detta<br />

anche Direttiva Habitat per la quale sono stati elencati i seguenti habitat da sottoporre a<br />

salvaguardia:<br />

Querceti di Quercus troiana<br />

Percorsi substeppici di graminee e piante annue (Thero-Brachypodietea) (*)<br />

Versanti calcarei della Grecia mediterranea<br />

Pinete mediterranee di pini mesogeni endemici<br />

Grotte non ancora sfruttate a livello turistico<br />

Foreste di Quercus ilex<br />

Formazioni di Euphorbia dendroides<br />

10%<br />

10%<br />

10%<br />

8%<br />

5%<br />

5%<br />

2%<br />

(*) Habitat definiti prioritari ai sensi della Direttiva 92/43/CEE: habitat in pericolo di estinzione sul<br />

territorio degli Stati membri, per la cui conservazione l'Unione Europea si assume una particolare<br />

responsabilita'.<br />

Per una più chiara visione d’insieme e maggiori dettagli si rimanda alla Tav. L3 Relazione<br />

Flogistica e Faunistica<br />

In armonia alle disposizioni del Regolamento Regionale il Campo Eolico di progetto<br />

ricade in aree a basso grado di naturalità, non interessa aree protette, pSIC-ZPS etc,<br />

e non provoca alcuna interferenza con le stesse.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 54


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

PARAGRAFO XI<br />

FAUNA<br />

L'ambiente delle gravine, così vario e poco accessibile all'uomo, presenta una straordinaria<br />

ricchezza di specie animali.<br />

Un'altra particolarità è il microclima: all’interno della Gravina si crea un'inversione<br />

termica, per cui la temperatura è sempre più calda d'inverno e più fresca d'estate,<br />

l'ambiente ideale per la vita di piante e animali<br />

Le Gravine custodiscono alcune delle specie di volatili a più alto rischio d’estinzione<br />

dell’Europa meridionale: rappresentano infatti l’ultimo sito di nidificazione in Puglia, del<br />

capovaccaio, l’avvoltoio degli egizi.<br />

Come uccelli sono presenti anche il lanario, il falco pellegrino, il gufo reale, l’allocco, il<br />

barbagianni, il gufo comune, il corvo imperiale, il gheppio ed il passero solitario.<br />

Rari sono i mammiferi, si può osservare la volpe e la faina mentre, difficile è l’incontro con<br />

il tasso e l’istrice.<br />

Le pietraie assolate, ambiente xerofilo delle gravine, sono il regno di molti rettili, come la<br />

lucertola, la tartaruga, i coloratissimi ramarri, e di serpenti quali il biacco, il cervone.<br />

Tra le diciannove specie di rettili presenti due sono di grande interesse naturalistico: il<br />

bellissimo e innocuo colubro leopardino un serpente dai bellissimi colori rossoneri<br />

somigliante alla ormai rara vipera, ed il geco di kotschy, un piccolo rettile, presente in Italia<br />

solo in Puglia,che vive in prossimità delle zone rocciose comunemente chiamato lucertola<br />

marcia.<br />

Tra i rettili notturni si ricorda la tarantola muraiola ed il geco comune.<br />

Nelle pozze di calcare, presenti sul fondo della Gravina, si riproducono l’ululone dal ventre<br />

giallo, la raganella, la rana verde e il tritone italico.<br />

I "signori della rupe" sono sicuramente i rapaci: il lanario, il grillaio e il gheppio, falchi di<br />

piccole dimensioni, ma anche il nibbio bruno, la poiana e il biancone, un'aquila che si nutre<br />

quasi esclusivamente di serpenti.<br />

Tra le rupi non è difficile sentire il verso rauco del corvo imperiale, dall'inconfondibile<br />

piumaggio nero, e quelli della gazza, del piccione selvatico, del rondone, del balestruccio;<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 55


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

tra le pareti rocciose nidificano anche il passero solitario, la monachella, la bellissima<br />

ghiandaia marina, dai festosi colori, ed il Rondone alpino.<br />

La notte è il regno del gufo reale, che nidifica in Puglia solo nelle Gravine e sul Gargano,<br />

del barbagianni, della civetta e dei pipistrelli.<br />

Nelle gravine ammantate di boschi l'avifauna si arricchisce di numerose specie.<br />

Tra il fitto fogliame della macchia si diffonde il canto dell'occhiocotto, della sterpazzola,<br />

della sterpazzolina e si levano in volo la capinera, lo scricciolo e moltissimi passeriformi,<br />

tra cui la cinciallegra, il codibugnolo, il rampichino.<br />

Nei "quartieri alti" del bosco nidificano il fringuello e il verzellino, le averle, la ghiandaia<br />

comune e di notte è riconoscibile il monotono richiamo dell' assiolo e del gufo comune.<br />

Boschi e gravine ospitano anche tanti mammiferi: la volpe, il tasso, la faina, la puzzola, la<br />

donnola, piccoli roditori come il riccio, il quercino, il moscardino, e due presenze<br />

d'eccezione, il gatto selvatico e l'istrice.<br />

Tra i mammiferi si sottolinea la presenza del pipistrello rinolofo di Mehely e delle altre<br />

specie più comuni.<br />

Negli stagni naturali delle gravine, e nelle pozze d'acqua sul fondo, oltre alla rana e al<br />

rospo, vivono altre specie rare, come il tritone, l'ululoneappenninico dal ventre giallo che<br />

nella Puglia meridionale vive solo nelle gravine, le raganelle, la biscia dal collare ed il<br />

granchio di fiume.<br />

Anche la fauna ha le sue particolarità e gli uccelli sono ben rappresentati con specie di<br />

assoluto fascino e di notevole importanza conservazionistica: maestosi Capovaccai (gli<br />

avvoltoi degli egizi) e più agili grillai percorrono in lungo e in largo la gravina, mentre in<br />

primavera riecheggia il canto melodioso del Passero solitario e la Monachella si esibisce<br />

nei suoi voli nuziali.<br />

Moltissimi esemplari di piccoli Passeriformi come Sterpazzolina, Scricciolo e<br />

Occhiocotto vivono e si riproducono nel folto dei cespugli e degli arbusti.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 56


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Un ambiente così particolare e per certi versi unico fornisce rifugio anche a molte specie di<br />

rettili ed anfibi, insetti e mammiferi di notevole interesse, proprio perché presenti soltanto<br />

nell'area delle gravine.<br />

Ed ancora alcune specie di pipistrelli che frequentano gli anfratti rocciosi delle pareti e che<br />

nelle sere di estate escono in cerca di insetti di cui nutrirsi.<br />

L’ambiente steppico della Murgia, pur all’apparenza arido ed inospitale, brulica per la<br />

presenza di grande abbondanza di insetti che si nutrono delle piante della steppa murgiana.<br />

Ciò è in grado di attirare e di mantenere in questa zona, soprattutto in primavera ed in<br />

estate, le specie animali che cacciano e si cibano degli insetti presenti.<br />

L’altopiano delle Murge, infatti, è classificato come comprensorio ambientale di particolare<br />

interesse ornitologico nel quale è riconosciuta la presenza di 84 specie nidificanti delle<br />

quali 30 specie sono non passeriformi e 54 sono passeriformi.<br />

Tra gli uccelli presenti meritano particolare menzione: il falco grillaio (specie protetta), lo<br />

sparvier (specie protetta), la poiana (specie protetta), il lodolaio (specie protetta), e il<br />

lanario (specie protetta), il gufo reale, la civetta,<br />

barbaggianni, allocco, nibbio reale, falco pellegrino, gheppio, merlo, cornacchia, gazza,<br />

tortora, tordo, bottacio, beccaccia, fagiano, gallina prataiola, quaglia, colombaccio,<br />

pettirosso, cinciarella, fringuello, rigogolo, passero, ghiandaia, allodola.<br />

Inoltre va segnalata la presenza di altri animali selvatici interessanti o rari: la testuggine<br />

comune, il tritone crestato, l'ululone dal ventre giallo (piccolo rospo acquatico con la parte<br />

inferiore del corpo di un bel giallo brillante), il cervone (un serpente che in casi eccezionali<br />

può raggiungere anche i 2,5 metri di lunghezza), il geco di Kotschy(di colore grigio, simile<br />

a una lucertolina), l'istrice, il tasso, volpe, rarissima la lepre, il gatto selvatico e il cinghiale.<br />

La contrazione delle aree boschive e il depauperamento vegetazionale hanno prodotto<br />

effetti negativi sulla quantità e qualità della fauna selvatica.<br />

Anticipando quanto sarà trattato di seguito nei paragrafi 3.2., 3.3. e 3.7., “l’Area delle<br />

Gravine” è stata individuata come Zona di Protezione Speciale (ZPS) ed identificata con il<br />

codice IT9130007 dal mese di dicembre dell’anno 1998 in attuazione della Direttiva<br />

dell’Unione Europea 79/409/CEE, detta anche Direttiva Uccelli per la quale sono stati<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 57


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elencati i seguenti habitat da sottoporre a salvaguardia:<br />

SPECIE FAUNA DIRETTIVA 79/409/CEE E 92/43/CEE all. II<br />

Mammiferi:<br />

Uccelli: Anthus campestris, Bubo bubo, Burhinus oedicnemus, Calandrella brachydactyla,<br />

Caprimulgus europaeus, Circaetus galicus, Circus aeruginosus, Circus pygargus,<br />

Coacias garrulus, Falco biarmicus, Falco naumanni, Falco eleonorae, Pluvialis<br />

apricaria, Lanius minor, Lullula arborea, Melanocorypha calandra, Milvus migrans,<br />

Milvus milvus, Neophron percnopterus, Pernis apivorus, Ficedula albicollis.<br />

Rettili e anfibi: Testudo hermanni, Bombina variegata, Elaphe quatuorlineata, Elaphe situla.<br />

Pesci:<br />

Invertebrati:<br />

Il Falco Naumanni o Grillaio<br />

Altro falco è il grillaio (Falco naumanni), del quale sulle Murge sopravvive la popolazione<br />

più numerosa a livello europeo.<br />

L’areale di nidificazione del grillaio va dal bacino del Mediterraneo alla Cina; trattandosi<br />

di una specie migratrice, lo svernamento avviene principalmente nell’Africa meridionale.<br />

Stime piuttosto approssimative riportano una popolazione mondiale di 25.000-30.000<br />

individui; una stima più accurata è possibile solo limitatamente all’Europa ed all’Africa<br />

mediterranea, dove nel 1996 si stimavano in totale 17.000-21.000 coppie, delle quali circa<br />

8.000 nidificano in Spagna.<br />

I dati relativi all’Europa occidentale permettono di calcolare un declino del 95% circa dal<br />

1950, mentre per l’intera popolazione mondiale si stima un declino di oltre il 30% ogni 10<br />

anni (Biber, 1996). Pertanto la specie è classificata come vulnerabile dall’Unione<br />

Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), e come prioritaria dalla Direttiva<br />

79/409/CEE.<br />

Il grillaio è un falco coloniale; in Puglia e Basilicata le colonie sono situate pressoché<br />

esclusivamente nei quartieri storici dei centri abitati, utilizzando come siti di nidificazione i<br />

sottotetti, i sottocoppi, gli anfratti e le sporgenze degli edifici (Palumbo, 1997).<br />

Da censimenti effettuati al termine del periodo di nidificazione emergono i seguenti dati:<br />

nelle città di Altamura (BA), Gravina in Puglia (BA), Matera, Minervino Murge (BA) e<br />

Santeramo in Colle (BA) sono stati censiti oltre 1000 individui postriproduttivi; colonie<br />

dell’ordine di 200-1000 individui postriproduttivi si trovano a Cassano delle Murge (BA),<br />

Gioia del Colle (BA) e Ginosa (TA); meno di 200 esemplari sono stati censiti nelle città<br />

di Acquaviva delle Fonti (BA), Laterza (TA) e Montescaglioso (MT).<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 58


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Colonie di poche coppie sono presenti anche in altri centri abitati lucani e pugliesi, fuori<br />

dall’ambito murgiano (Palumbo, 1997).<br />

La popolazione di grillaio delle Murge è interessata da un aumento sia del numero delle<br />

colonie che degli individui postriproduttivi censiti: si è infatti passati da 6.135 nel 1997 a<br />

10.138 nel 2000 a 12.270 nel 2001. Sebbene questo aumento sia in parte solo apparente, in<br />

quanto ascrivibile al raffinamento delle tecniche di conteggio, la tendenza all’incremento<br />

della popolazione è certa e costituisce un dato singolare, dal momento che si tratta di una<br />

specie in diminuzione a livello mondiale (Sigismondi et al., 2001; Sigismondi et al., 2003).<br />

Sono state identificate numerose minacce certe e potenziali a carico del grillaio.<br />

Un fattore limitante è sicuramente la disponibilità di siti di nidificazione: ricerche effettuate<br />

in Spagna e Portogallo mostrano come gli interventi di restauro e ristrutturazione degli<br />

edifici condotti senza tenere in debita considerazione le esigenze di nidificazione di questa<br />

specie possano portare all’estinzione di intere colonie (Marques et al., 2001).<br />

Come indica il suo nome volgare, il grillaio si nutre fondamentalmente di Ortotteri: per la<br />

popolazione appulolucana gli insetti appartenenti a tale Ordine costituiscono oltre il 40%<br />

delle prede totali, tra cui rientrano con quote significative anche Coleotteri, Dermatteri,<br />

Aracnidi, Chilopodi e piccoli mammiferi (Palumbo, 1997). Uno studio condotto in<br />

Andalusia mostra come la disponibilità di grandi Ortotteri (generi Locusta, Anacridium,<br />

Ephippiger, Decticus, Platycleis) sia determinante per il successo riproduttivo del grillaio<br />

(Rodríguez et al., 2001).<br />

I terreni di caccia utilizzati sono, pertanto, quelli in grado di offrire sufficienti quantità di<br />

Ortotteri ed altri Artropodi. Nell’areale murgiano il grillaio è attivo soprattutto sulle<br />

superfici di pseudosteppa e, in misura più limitata, sui seminativi e sulle stoppie (Palumbo,<br />

1997). I terreni con bestiame al pascolo sono particolarmente ricercati dal grillaio, mentre i<br />

rimboschimenti di pini sono assolutamente inutilizzati come territori di caccia (Franco &<br />

Sutherland, 2004).<br />

L’irrigazione sembra costituire una minaccia per via dei cambiamenti che può provocare<br />

nell’uso del suolo, permettendo una conversione di sistemi agricoli estensivi in intensivi: in<br />

Spagna il grillaio, in comprensori irrigui, evita le colture legnose ed i campi di mais,<br />

preferendo piuttosto come territori di caccia i medicai ed i margini dei campi (Ursúa et al.,<br />

2005).<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 59


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Ricerche condotte nella Spagna settentrionale hanno dimostrato che gli stormi di grillai in<br />

epoca postriproduttiva selezionano come terreno di caccia le stoppie dei cereali, evitando<br />

invece i campi arati e le colture irrigue (Olea et al., 2004). Da queste osservazioni traspare<br />

l’importanza di un’adeguata gestione delle stoppie, che eviti interramenti anticipati delle<br />

stesse, nonché l’anacronistica pratica del debbio (bruciatura delle stoppie).<br />

Il successo riproduttivo delle colonie è, inoltre, strettamente dipendente dalla prossimità<br />

delle aree trofiche ai siti di nidificazione: studi attuati in Israele, Spagna e Portogallo<br />

dimostrano che la corretta gestione agroambientale delle superfici agricole vicine alle<br />

colonie è fondamentale per la conservazione di questa specie (Negro et al., 2001; Reis et<br />

al., 2001; Schulman et al., 2001).<br />

Gli individui di una stessa colonia utilizzano come dormitorio, prima dell’inizio della<br />

nidificazione, alcuni alberi (soprattutto pini) situati generalmente nei centri abitati: tale<br />

comportamento sarebbe da associare a funzioni sociali e di difesa dai predatori. Lo stesso<br />

comportamento gregario si manifesta nuovamente dopo l’involo dei giovani, anche se, in<br />

questo momento, si osserva una forte tendenza alla dispersione verso altre colonie<br />

(Palumbo, 1997). Il mantenimento e l’incremento degli alberi utilizzati come dormitorio<br />

deve essere perciò accuratamente considerato nella gestione del verde urbano delle città<br />

murgiane.<br />

Un fattore di minaccia nei confronti del grillaio è identificabile nella perdita di habitat<br />

nell’areale di svernamento: la desertificazione, dovuta al sovrappascolo ed agli incendi, ha<br />

distrutto importanti superfici di savana e steppa; argini e dighe hanno causato la perdita di<br />

vaste aree di esondazione, che nella stagione secca costituiscono un importante luogo di<br />

caccia; gli sciami di locuste si sono rarefatti, a causa della distruzione delle savane e<br />

dell’uso di pesticidi (Biber, 1996).<br />

La predazione da parte di ratti (Rattus spp.) e volpi (Vulpes vulpes) può seriamente<br />

compromettere la sopravvivenza di piccole colonie (Negro et al., 2001), mentre la<br />

competizione con le taccole (Corvus monedula), che spesso formano colonie miste con i<br />

grillai, non sembra ridurre significativamente il successo riproduttivo della specie in<br />

oggetto (Biber, 1996).<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 60


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Le coppie condividono gli stessi territori durante la riproduzione che ricorre nel periodo<br />

compreso tra giugno e luglio durante il quale hanno abitudini differenti il giorno dalla<br />

notte. Infatti, se di giorno i grillai trasportano le prede ai loro piccoli che occupano i nidi<br />

esistenti nei centri abitati di notte, tutti i componenti della stessa colonia, si radunano su<br />

alberi di grandi dimensioni sempre presenti nei centri abitati, dove trascorrono la notte<br />

insieme per difendersi dalle aggressioni di altri predatori.<br />

I grillai si nutrono principalmente di ortotteri, ossia di grilli e di cavallette, che popolano<br />

numerosi le aride e pietrose distese di vegetazione erbacea, caratteristica delle steppe<br />

mediterranee della Murgia.<br />

In questi luoghi non è difficile incontrarli mentre cacciano in gruppi: perlustrano il<br />

territorio dall’alto di un posatoio o, più frequentemente, in volo con una tecnica<br />

caratteristica, definita dello «spirito santo», in quanto i falchetti restano immobili librandosi<br />

nell’aria per poi picchiare sulla preda all’improvviso.<br />

Le aree coltivate, come i seminativi, costituiscono invece una limitata fonte di prede<br />

per il Grillaio, soprattutto dopo la trebbiatura.<br />

Gli individui di una colonia utilizzano, anno dopo anno, sempre gli stessi dormitori<br />

all’interno o nelle immediate vicinanze dei centri abitati ai quali sono molto fedeli nel<br />

periodo pre-riproduttivo mentre nel periodo di dispersione post-riproduttivo, tendono a<br />

distribuirsi anche su altri alberi, lontani dai centri urbani o in altre colonie.<br />

I dati relativi all’utilizzo trofico del territorio hanno evidenziato come la specie utilizzi per<br />

le sue attività trofiche soprattutto le aree di steppa.<br />

Questo aspetto pare dipendere dalle attività colturali svolte che influenzano la disponibilità<br />

delle prede nelle aree coltivate.<br />

Mentre da aprile a maggio le coltivazioni di cereali risultano ben utilizzate dai Grillai, più<br />

avanti nella stagione, con la trebbiatura e soprattutto la conseguente aratura, questi<br />

ambienti riducono notevolmente la loro disponibilità trofica in quanto si trasformano in<br />

deserti di terra arata.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 61


VULNERABILITA':<br />

Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Gli habitat rupestri sono a bassa fragilita' ma sono continuamente sottoposti ad abusivismo<br />

edilizio, abbandono di rifiuti, scarico di acque fognarie.<br />

Problemi di incendi nelle gravine del settore orientale con copertura a pineta.<br />

I residui di pascoli steppici, habitat prioritario, sono sottoposti di recente a messa a coltura<br />

attraverso frantumazione e macinatura del substrato roccioso.<br />

Un rischio per la sussistenza della specie, evidenziato come vulnerabilità nella scheda<br />

relativa alla ZPS Area delle Gravine, è rappresentato dallo spietramento (si veda il<br />

successivo paragrafo:”2.8.2. Gli spietramenti”) allo scopo di impiantare nuove colture, con<br />

conseguente scomparsa di importanti aree trofiche.<br />

Anche la bruciatura anticipata delle stoppie e l’uso eccessivo di prodotti chimici nelle<br />

colture cerealicole, riducono la qualità degli ambienti coltivati come aree trofiche per i<br />

Grillai. Inoltre, ristrutturazioni poco rispettose chiudendo i buchi e le cavità nei centri<br />

storici, riducendo il numero di siti di nidificazione adatti per i Grillai.<br />

Per una più chiara visione d’insieme e maggiori dettagli si rimanda alla Tav. L3 Relazione<br />

Floristica e Faunistica<br />

In armonia alle disposizioni del Regolamento Regionale il Campo Eolico di progetto<br />

ricade in aree a basso grado di naturalità, non interessa aree protette, pSIC-ZPS etc,<br />

e non provoca alcuna interferenza con le stesse.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 62


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

PARAGRAFO XII<br />

HABITAT<br />

Le Gravine sono sistemi ecologici vivi e dinamici che accolgono in sé forme di vita<br />

peculiari e conservano ancora un ricchissimo patrimonio naturale.<br />

Sulle pareti rocciose, laddove la frantumazione del calcare ha creato cavità più profonde,<br />

emergono e paiono scaturire dalla roccia, piante e arbusti, essenze aromatiche e<br />

semp<strong>rev</strong>erdi, enormi cespugli, la macchia mediterranea che emana, soprattutto d'estate, un<br />

profumo intenso e piacevole.<br />

I corsi d'acqua provenienti dall'altopiano delle Murge creano, soprattutto in primavera,<br />

laghetti d'acqua dolce e piccoli torrenti che scorrono sul fondo e percorrono la gola fino alla<br />

piana costiera.<br />

In questa stagione i laghetti ospitano nutrite corti d'anfibi: b<strong>rev</strong>i periodi nei quali la<br />

presenza d'acqua riporta le gravine alle loro originarie funzioni.<br />

Un'altra particolarità è il microclima che viene a crearsi: all'interno si ha un'inversione<br />

termica, per cui la temperatura è sempre più calda d'inverno e più fresca d'estate, l'ambiente<br />

ideale per la vita di piante e animali.<br />

Tipi di habitat<br />

Landes, Broussailles, Recrus, Maquis et Garrigues, Phrygana Heath, Scrub, Maquis and<br />

Garrigue, Phygrana<br />

25 %<br />

Pelouses sèches, Steppes Dry grassland, Steppes 50 %<br />

Forêts sempervirentes non résineuses Evergreen woodland 10 %<br />

Rochers intérieurs, Eboulis rocheux, Dunes intérieures, Neige ou<br />

glace permanente<br />

Inland rocks, Screes, Sands, Permanent Snow and ice<br />

15 %<br />

Copertura totale habitat 100 %<br />

Tra gli habitat individuati alcuni sono considerati dalla Comunità quali habitat prioritari,<br />

quegli habitat cioè che rischiano di scomparire nel territorio degli Stati Membri e per la cui<br />

conservazione la Comunità ha una responsabilità particolare.<br />

Tra gli habitat considerati prioritari rientra anche l'habitat del Thero - brachypodietea.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 63


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

I siti caratterizzati dalla presenza dell'habitat prioritario del Thero - brachypodietea sono<br />

dominati da vegetazione erbacea annuale tipica di ambiente caldo - arido e si caratterizzano<br />

per la presenza di aspetti vegetazionali che rappresentano diversi stadi dinamici. Il nome di<br />

questo habitat deriva da Theros = annuale e da Brachypodium, che è un genere<br />

caratteristico di graminacee.<br />

Le praterie con terofite (terofite = piante che svolgono il loro ciclo biologico entro un<br />

anno; germinano infatti in autunno, sfruttando la condensa autunnale della rugiada, si<br />

accrescono durante l’inverno, e si riproducono in primavera, superando quindi l’estate sotto<br />

forma di seme) si alternano in genere alle aree a macchia mediterranea e alle aree con<br />

querceti mediterranei.<br />

Questi siti si caratterizzano inoltre per la diffusa presenza di affioramenti rocciosi, in<br />

p<strong>rev</strong>alenza carbonatici.<br />

I percorsi substeppici di graminacee e piante annue, come viene anche definito l'habitat del<br />

Thero - brachypodietea, costituiscono uno dei più caratteristici ambienti presenti in Puglia,<br />

nelle tre grandi aree carsiche della regione, il Salento, il Gargano e le Murge.<br />

Questo ambiente si caratterizza quindi per la scarsa copertura arborea, rari sono infatti gli<br />

alberi e persino gli arbusti, e per la conseguente limitata capacità di trattenere il terreno<br />

agrario, spesso completamente assente in aree caratterizzate dall’affioramento della roccia<br />

calcarea sottostante. Il substrato, privo della naturale copertura vegetale, subisce in maniera<br />

maggiore l’influenza limitante dei fattori ambientali e climatici (aridità, azione dei venti,<br />

forte soleggiamento).<br />

I percorsi substeppici per molti studiosi rappresentano l'ultimo stadio di degrado della<br />

vegetazione spontanea mediterranea, traendo origine dall'azione millenaria dell'uomo,<br />

come risultato dell'azione combinata del disboscamento, del successivo dilavamento<br />

meteorico del substrato, della forte siccità estiva e della scarsa capacità di ritenzione idrica<br />

di un substrato fortemente fessurato in seguito ai fenomeni carsici.<br />

L’habitat del Thero - brachypodietea, pur all’apparenza arido ed inospitale, risulta uno dei<br />

più ricchi per la presenza di specie faunistiche e uno dei più importanti per numerose di<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 64


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

queste. La ricchissima presenza, soprattutto in primavera, di insetti che si nutrono delle<br />

piante presenti, attira in queste aree un numero conside<strong>rev</strong>ole di specie di uccelli: sono<br />

infatti almeno una decina le specie strettamente legate a questo ambiente, molte delle quali<br />

ritenute meritevoli di protezione da parte dell’Unione Europea. Molti rapaci frequentano la<br />

steppa alla ricerca di cibo (poiana, lanario, biancone, gheppio), ma tra di essi assume<br />

assoluta preminenza la presenza del falco grillaio, raro a livello europeo, ma presente con<br />

colonie molto numerose nella Murgia barese e materana.<br />

Tra le specie vegetali più rappresentative delle praterie a terofite vanno segnalate:<br />

GRAMINACEE<br />

• Brachypodium ramosum<br />

• Brachypodium distachium<br />

• Stipa sp.<br />

• Vulpia sp.<br />

• Dasypyrum villosum<br />

• Lagurus ovatus<br />

LEGUMINOSE<br />

• Trifolium campestre<br />

• Trifolium stellatum<br />

• Trifolium angustifolium<br />

• Medicago sp.<br />

• Scorpiurus muricatus<br />

• Coronilla scorpioides<br />

Tra gli indicatori di un buono stato di conservazione di questo habitat vanno ascritti:<br />

• la ricchezza di specie<br />

• la presenza di elementi seriali prossimi alla tappa matura<br />

• un basso numero di specie cosmopolite<br />

• un basso valore di copertura di specie nitrofile<br />

• la presenza di uccelli tipici delle steppe aride<br />

Tra le possibili minacce vanno segnalati:<br />

• Fenomeni di degradazione del suolo per compattazione, dovuti a calpestio<br />

umano o animale<br />

• Fenomeni di degradazione del suolo per erosione idrica incanalata<br />

• Pascolo non controllato<br />

• Spietramento<br />

• Trasformazioni in colture<br />

• Incendio<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 65


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Il sistema delle gravine dell’arco ionico costituisce un sistema ambientale complesso e di<br />

grandissimo interesse, caratterizzato dalla presenza di numerosi habitat differenti, tra cui<br />

quello prioritario del Thero – Brachypodietea, che garantiscono ancora oggi la presenza di<br />

un'elevata biodiversità.<br />

L’habitat dei versanti calcarei rappresenta uno dei pochi siti di nidificazione per numerosi<br />

uccelli, soprattutto rapaci, tra cui si segnala la specie prioritaria del Falco biarmicus e gli<br />

ormai rari Bubo bubo e Neophron percnopterus, presente in Puglia con un’unica coppia<br />

nidificante proprio nell’area delle Gravine. L’habitat delle pinete mediterranee di pini<br />

mesogeni rappresenta uno dei pochi casi di pinete spontanee endemiche, mentre i querceti<br />

di Quercus trojana rappresentano una caratteristica specifica di quest’area visto il carattere<br />

transegeico della specie. L’habitat prioritario dei Thero – Brachypodietea rappresenta<br />

infine un sito importantissimo per la nidificazione di numerose specie (Melanocoripha<br />

calandra, Calandrella brachydactyla, Lullula arborea, Anthus campestris, Burhinus<br />

oedicnemus), incluse nella Direttiva Uccelli, oltre a rappresentare un insostituibile<br />

ambiente trofico per le specie prioritarie del Falco naumanni e del Falco biarmicus, e<br />

numerose altre incluse nella citata Direttiva.<br />

Una antropizzazione aggressiva e diffusa ha impoverito la biodiversità dell'ecomosaico<br />

ecologico delle gravine dell'arco ionico, riducendo a isole, sempre di minore estensione e<br />

prive di continuità tra loro, habitat prioritari come quello del Thero – Brachypodietea. La<br />

non consapevolezza dell’importanza della tenuta della biodiversità tra i proprietari delle<br />

aree e tra le comunità locali fa sì che, anche gli habitat prioritari, siano considerati come<br />

terreni di possibile coltivazione per i primi e di inutilità per i secondi.<br />

Da studi scientifici, per quanto non esaustivi, condotti sull’area delle gravine si evince la<br />

presenza di ben 567 taxa, numero molto elevato (pari a circa il 10% dei taxa presenti in<br />

Italia e al 5% di quelli europei) in considerazione della limitata superficie territoriale<br />

occupata, indice quindi di un elevato grado di biodiversità. Le principali forme biologiche<br />

presenti sono le terofite (226 taxa presenti, pari al 40% del totale), strettamente connesse<br />

alla presenza dell’habitat prioritario dei Thero – Brachypodietea. Da un punto di vista<br />

biogeografico le specie presenti all’interno del SIC sono di estremo interesse, dal momento<br />

che si registra la presenza di almeno 11 specie endemiche o sub-endemiche, quali<br />

l’Helianthimum jonium, la Crepis apula, l’Iris pseudopumila e l’Ophrys fuciflora; a queste<br />

si aggiungono poi alcune specie paleoegeiche quali la Quercus troiana, l’Asyneuma<br />

limonifolium, la Campanula versicolor, la Phlomis fruticosa e la Salvia triloba. Numerose<br />

sono le specie vegetali incluse nella Lista Rossa, quali la Campanula versicolor, il<br />

Leontodon apulum, l’Aegilops uniaristata e il Carum multiflorum.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 66


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

La forma stretta e allungata delle gravine contribuisce a determinarne l’enorme valore<br />

come corridoi ecologici in un territorio per il resto fortemente antropizzato. La stessa forma<br />

genera però la presenza di numerosi ambienti ecotonali, sul margine superiore delle gravine<br />

stesse, sottoposti a fortissime pressioni antropiche, in particolare a causa delle<br />

trasformazioni agricole, dell’infrastrutturazione e della diffusione di discariche abusive. Va<br />

inoltre aggiunto che nella maggior parte dei casi la fascia ecotonale sul margine delle<br />

gravine è caratterizzata dalla presenza dell’habitat dei Thero – Brachypodietea, habitat<br />

prioritario secondo la direttiva europea e paradossalmente quello più in pericolo, anche a<br />

causa della scarsa sensibilizzazione delle comunità locali sul suo elevatissimo valore<br />

ecologico.<br />

La forte antropizzazione del territorio sta inoltre compromettendo i collegamenti ecologici<br />

trasversali tra le differenti gravine, spesso caratterizzati dalla presenza di vaste aree a Thero<br />

– Brachypodietea, comportando un forte rischio di insularizzazione dei singoli solchi.<br />

Il paesaggio della Murgia attualmente mostra come possano convivere nello stesso<br />

territorio habitat profondamente diversi tra loro:<br />

• le steppe mediterranee, i pascoli rocciosi, cespugliosi, erborati e garrighe di estensione<br />

pari a circa il 50%, ormai molto rare in Italia, costituenti un habitat di estremo interesse<br />

comunitario in quanto ospitano una delle più importanti concentrazioni di specie legate<br />

a questo ambiente.<br />

Il nome gariga deriva dal provenzale garrigue, cioè "terra incolta", e indica ciò che<br />

rimane in seguito alla degradazione della macchia mediterranea.<br />

Pensare alla gariga come a una macchia ridotta al lumicino, però, sarebbe un errore.<br />

Essa, infatti, possiede associazioni vegetali proprie, ricche di specie che non compaiono<br />

né nella macchia, né nella foresta.<br />

Inoltre, non è detto che la gariga rimanga tale per sempre: può evolversi e ritornare<br />

macchia mediterranea, e addirittura diventare foresta, se le si concedono ..... i secoli<br />

necessari.<br />

I pascoli occupano i terreni più impervi e sassosi ricoperti da una vegetazione erbacea e<br />

spontanea, rara ed endemica quali Iris pseudopumila, Arum apulum, Crocus tomasii,<br />

Campanula versicolor, oltre ad un notevole popolamento di orchidee (endemica l'Ophris<br />

mateolana).<br />

Nei pascoli rocciosi, in un ambiente incontaminato, cresce e si sviluppa l'allevamento<br />

ovino, oggi associato ad una organizzazione dell'attività zootecnica su base più ampia<br />

(bovina, suina, avicola).<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 67


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

La trasformazione del latte sostiene il comparto caseario con la consolidata produzione<br />

di formaggio pecorino, ricotta di pecora e formaggio a pasta filata.<br />

• le aree utilizzate per gli scopi agricoli, di estensione pari a circa il 32%, utilizzate<br />

principalmente per le coltivazioni cerealicole (tre quinti della estensione essenzialmente<br />

grano duro) e foraggiere (due quinti della estensione, essenzialmente graminacee e<br />

leguminose) in corrispondenza degli incisi vallivi, e, laddove il substrato e le pendenze<br />

lo consentono, per le colture arboree (della vite, dell'olivo, del mandorlo) e, in misura<br />

minore, per piccoli appezzamenti di colture orticole.<br />

• I residui dei boschi cedui e le aree rimboschite con conifere, di estensione<br />

complessivamente pari a circa l’10%. I boschi oggi presenti sono il residuo di quei<br />

boschi che anticamente ricoprivano tutto il territorio e che negli ultimi due secoli sono<br />

stati distrutti dal disboscamento. Questi boschi sono p<strong>rev</strong>alentemente costituiti da<br />

Roverella (Quercus Pubescens) associata con il Fragno, la Coccifera ed il Leccio,<br />

mentre verso il fianco delle Murge rivolto verso la Fossa Bradanica troviamo lembi di<br />

bosco di Cerro e Farneto. Il governo del bosco è a ceduo con presenza di un ricco<br />

sottobosco costituito da Perazzo, Rosa canina, Pistacia, Asparagus, ed altro. Le forme<br />

più degradate di bosco ceduo sono le garighe a Cisti, ad Euforbia, Salvia trilobata, a<br />

Timo capiato o le distese ad Asfodelo.<br />

• la coltivazione delle cave;<br />

• la localizzazione di impianti tecnologici(quali i ponti radio, le stazioni per le<br />

telecomunicazioni, le antenne ripetitrici della telefonia mobile, ecc.);<br />

• la localizzazione di attività militari. I rischi maggiori per l’ambiente della Murgia oggi<br />

sono rappresentati dalla apertura e coltivazione di cave non autorizzate e la pratica dello<br />

spietramento.<br />

Si rimanda anche alla Tav. L3.<br />

In armonia alle disposizioni del Regolamento Regionale il Campo Eolico di progetto<br />

ricade in aree a basso grado di naturalità, non interessa aree protette, pSIC-ZPS etc,<br />

e non provoca alcuna interferenza con le stesse.<br />

2.12.1 Le cave<br />

Le cave presenti sul territorio Comunale di Laterza sono ormai da anni in disuso.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 68


2.12.2 Gli spietramenti.<br />

Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Come già detto in precedenza, parlando degli habitat del Grillaio, la ZPS “ Area delle<br />

Gravine” annovera tra le vulnerabilità del territorio, quale fattore distruttivo di maggiore<br />

entità, lo spietramento del substrato calcareo che viene poi sfarinato con mezzi meccanici.<br />

Nell’area della Murgia è sempre stata diffusa la pratica della “spietratura” che consisteva<br />

nella rimozione delle pietre affioranti dai campi coltivati alla fine di ogni ciclo produttivo.<br />

Le stesse pietre venivano impiegate come materiale da costruzione per la realizzazione di<br />

numerosi manufatti rurali, quali trulli, lamie, muretti, e similari che ancora oggi è possibile<br />

ritrovare sul territorio.<br />

Di recente, la “spietratura” è stata sostituita dallo “spietramento” che invece consiste<br />

nella lavorazione profonda del terreno con la frantumazione meccanica della roccia<br />

presente per trasformare i terreni generalmente utilizzati per pascoli in terreni produttivi per<br />

le culture a seminativo.<br />

Questa pratica, legittimata dalla Legge Regionale 54/81 ed incentivata dalla erogazione di<br />

finanziamenti pubblici regionali ed europei, si è diffusa nell’area murgiana, “distruggendo”<br />

letteralmente migliaia di ettari di pascoli e mettendo a rischio la conservazione del delicato<br />

ecosistema fondato sulla sussistenza della steppa mediterranea.<br />

Molteplici sono state e saranno ancora in futuro le conseguenza di tale pratica (per esempio<br />

la distruzione di innume<strong>rev</strong>oli segni della cultura materiale contadina e la scomparsa della<br />

vegetazione tipica della steppa mediterranea e, per quanto detto trattando la fauna<br />

(paragrafo 2.7) conseguentemente delle specie animali legate a questo ambiente).<br />

A ciò va aggiunto il crescente rischio desertificazione in seguito alla perdita di sostanza<br />

organica causata proprio da queste pratiche agricole scorrette e all’aumento dei fenomeni<br />

erosivi dovuti principalmente all’azione dell’acqua (pioggia battente e scorrimento<br />

superficiale), molto più accentuati su terreni privi o con scarsa copertura vegetale come<br />

sono quelli spietrati.<br />

Il fenomeno dello spietramento costituisce una delle più gravi cause di desertificazione del<br />

territorio.<br />

Infatti se facendo propria la definizione data dall’ONU in relazione al fenomeno della<br />

desertificazione, con la quale si intende il “degrado delle terre nelle aree aride, semiaride e<br />

sub-umide secche, attribuibile a varie cause, fra le quali variazioni climatiche ed attività<br />

antropiche” l’effetto dello spietramento rientrerebbe tra le cause legate alle attività<br />

antropiche in aggiunta a quelle tradizionalmente riconosciute quali: l’utilizzo irrazionale<br />

delle risorse idriche, la deforestazione, gli incendi, l’uso irrazionale della meccanizzazione<br />

in agricoltura, la diffusione eccessiva dell’allevamento intensivo, la diffusione<br />

indiscriminata dell’urbanizzazione.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 69


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

PARAGRAFO XIII<br />

GEOMORFOLOGIA ED ANTROPIZZAZIONE STORICA<br />

Il territorio delle Murge è solcato dalle gravine profonde incisioni scavate nelle rocce<br />

calcaree tempi immemorabili.<br />

La presenza delle gravine ha notevolmente influenzato la storia del popolamento del<br />

territorio. Numerose tracce di insediamenti archeologici testimoniano, infatti, che esse<br />

furono frequentate dall'uomo fin dalla prestoria; nelle sue grotte, poi, nel Medioevo fiorì la<br />

cosiddetta civiltà rupestre, con interi villaggi scavati nelle rocce e cripte sacre ricche di<br />

affreschi.<br />

Le gravine, inoltre, hanno favorito la stessa nascita di Castellaneta, Laterza e Palagianello, i<br />

cui nuclei originari si sono sviluppati nel Medioevo ai margini di burroni che costituivano<br />

un'ottima difesa naturale.<br />

Questi profondi avallamenti sono stati creati dallo scorrere di corsi d’acqua sotterranei che,<br />

pur segnando in modo indelebile il territorio, lo hanno reso fertile, permettendo così la<br />

nascita di grossi centri agricoli come Altamura, Gravina, Laterza e Mottola.<br />

Decine sono le gravine disposte a ventaglio intorno al golfo di Taranto, ciascuna diversa<br />

per dimensione e morfologia. Intorno e dentro di esse si è sviluppata in millenni di storia<br />

una civiltà rupestre che ha lasciato tracce evidenti nella cultura, nella storia, nell'arte e,<br />

soprattutto, in una concezione della vita a stretto contatto con la natura.<br />

Eccezionale è anche l’importanza di questa area come zona di maggiore concentrazione<br />

dell’Europa occidentale degli insediamenti rupestri.<br />

Per tale motivo le gravine rappresentano nel loro insieme una testimonianza unica del<br />

patrimonio naturalistico pugliese, tanto da motivare ampiamente la proposta dell'istituzione<br />

del “Parco Regionale delle Gravine”.<br />

Numerose tracce di insediamenti archeologici testimoniano, infatti, che esse furono<br />

frequentate dall'uomo fin dalla preistoria; nelle sue grotte, nel Medioevo, fiorì la cosiddetta<br />

civiltà rupestre con interi villaggi scavati nelle rocce e cripte sacre ricche di affreschi.<br />

Il termine rupestre, da rupe = roccia, indica gli ambienti ricavati in grotta nei quali si sono<br />

sviluppate forme di vita civile e religiosa.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 70


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

La definizione di civiltà rupestre, però, si riferisce ad un particolare momento storico di<br />

questo fenomeno, quello sviluppatosi nel corso del Medioevo quando diverse ragioni<br />

determinarono un recupero della vita in grotte.<br />

Tra il V e il X sec., infatti, la Puglia visse un periodo di notevole decadenza politica ed<br />

economica e fu ripetutamente attaccata da popolazioni straniere: prima i Goti, poi i<br />

Longobardi e i Saraceni.<br />

Necessità economiche e difensive spinsero, quindi, le comunità locali a cercare rifugio<br />

negli anfratti delle numerose gravine del territorio, luoghi ben nascosti e di difficile<br />

accesso.<br />

In quelle stesse gravine trovarono riparo anche molti monaci greci, giunti dall'Oriente, a<br />

partire dall'VIII sec., per sfuggire alla lotta iconoclasta di Leone III Isaurico.<br />

A cavallo tra il X e l'XI secolo, la relativa stabilità politica e la ripresa della vita economica,<br />

sociale e religiosa diedero un particolare impulso all'habitat rupestre che visse il suo<br />

periodo di massima espansione fino al XII - XIII secolo, per poi perdere interesse a causa<br />

delle mutate condizioni storiche e sociali.<br />

Il fenomeno della civiltà rupestre interessa l'intera Puglia e parte della Basilicata. Nell'Arco<br />

Ionico è veramente imponente e spettacolare nella regione delle gravine che va da Matera a<br />

Grottaglie, quindi anche a Laterza, Castellaneta e Palagianello.<br />

Parte notevole di questi insediamenti sono le cripte sacre che presentano un'architettura<br />

sommaria e pareti decorate da affreschi raffiguranti il Cristo Pantocratore, la Vergine e<br />

moltissimi santi orientali.<br />

Nicchie ecologiche di estremo interesse per la flora e la fauna che le caratterizza, le<br />

Gravine costituiscono anche uno scrigno di testimonianze storiche, conservando<br />

insediamenti umani - o almeno tracce degli stessi - a partire dal Neolitico sino a tutto il<br />

Medioevo e, talvolta, sino all'età moderna.<br />

Nei villaggi rupestri di Massafra e dei contigui Comuni di Mottola, Castellaneta, Ginosa,<br />

Laterza, Crispiano, Statte, e Grottaglie si hanno esempi di organizzazione urbana<br />

sviluppata su più registri, con viabilità che si sviluppa, oltre che in orizzontale, attraverso<br />

sentieri a varia altezza sui fianchi dei valloni delle Gravine, anche in verticale, con un<br />

complesso sistema di scalette.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 71


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Interessante l'osservazione della cura posta nella captazione, depurazione e raccolta delle<br />

acque piovane.<br />

Nei villaggi più estesi sono presenti anche testimonianze di impianti produttivi<br />

(particolarmente frantoi oleari) risalenti a varie epoche.<br />

Le presenze più note, sin ora, sono costituite dalle chiese rupestri ed ipogee, sovente ricche<br />

di affreschi, di cui è testimonianza anche nei territori di Palagiano (San Marco dei Lupini) e<br />

di San Giorgio Jonico (San Giovanni), che pure sono ai margini dell’Arco delle Gravine.<br />

Numerosissime sono le gravine che solcano il territorio di Massafra: nella b<strong>rev</strong>e<br />

descrizione le seguiremo idealmente da ovest ad est e da nord a sud.<br />

Generalmente sono interessanti, dal punto di vista ambientale, per la folta pineta di Pinus<br />

Halepensis e per le essenze floristiche tipiche della "Macchia mediterranea" che le<br />

caratterizza.<br />

Gravina di S. Elia degli Schiavi o d'Ognico: è la più imponente gravina posta nella zona<br />

nord del comune di Massafra (calcare cretacico) e forma con l'altura di Monte S. Elia un<br />

habitat naturalistico di rilievo; numerose sono le specie floro-faunistiche presenti; è<br />

interessata, assieme all'omonimo monte, dal progetto di "Parco Naturale Attrezzato di<br />

Gravina e Monte S. Elia" oltre che dall'oasi WWF; rappresenta l'origine di un lungo asse<br />

orografico che proseguendo con la gravina di Colombato e poi con la Lama della Palata,<br />

termina, "sfocia" sul litorale Jonico tramite il fiume Patemisco.<br />

Sempre nella zona nord troviamo le gravine dette "della Polvere" e "del Vùolo" che,<br />

almeno parzialmente, rientrano nel territorio della ex Riserva Naturale Orientata Murge<br />

Orientali (ora della Murgia Tarantina), e sono limitrofe al Parco comunale "Le Pianelle",<br />

sito nel Comune di Martina Franca, ed ancora, la Gravina Lama di Rose le cui<br />

manifestazioni artistiche, legate agli usi cultuali della "Civiltà rupestre", sono testimoniate<br />

dalle cripte di "Madonna delle Rose" e "Panareddozza" I e II, sottostanti la masseria<br />

omonima.<br />

La zona del primo gradone murgico è quella più densamente caratterizzata da questo<br />

fenomeno naturale; qui troviamo oltre alla "Gravina di Capo di Gàvito" (posta al confine<br />

tra Massafra e Mottola), la "Gravina Canale lungo" che nella sua parte alta porta il nome di<br />

canale di S. Lorenzo e dove sono localizzati il villaggio rupestre e l'insediamento religioso<br />

(Cripta e cenobio) di "S. Simeone in Famosa" dal nome della contrada; vi sono ancora le<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 72


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

gravine di "Giulieno", "Portico del Ladro", "Palombaro", tutte con tracce di insediamenti<br />

antropici, e la maestosa "Gravina di Colombato" che è sicuramente tra le gravine<br />

paesaggisticamente più belle ed interessanti sia per geomorfologia e vegetazione sia per gli<br />

aspetti antropici. In essa sono presenti semplici ripari sotto roccia o più complessi<br />

insediamenti in grotte naturali e sono stati rinvenuti reperti di varia natura (silicei,<br />

ceramici) e tipologia. L'intera area circostante è interessata da insediamenti funerari<br />

(necropoli) di varia epoca: all'Eneolitico-Bronzo Antico risalgono due tombe a grotticella<br />

di tipo siculo, all'Età del Ferro sono invece databili alcune sepolture a tumulo, mentre<br />

all'Età Classica sono da attribuire alcune sepolture a fossa. Infine, le tracce della civiltà<br />

contadina e latifondista testimoniata dalle masserie di Colombato Piccola (o C. di sopra) e<br />

Colombato Grande (o C. di sotto): da quest'ultima rinviene anche una lapide con iscrizione<br />

latina; la Masseria di Colombato grande presenta anche una cappella databile tra il XVII ed<br />

il XVIII secolo. I Pianori limitrofi alla gravina, dove non coperti dalla folta pineta, lo sono<br />

da "boschi" di olivi secolari. La tenuta compare già nel 1609 (cfr. Jacovelli '83) col nome di<br />

"Serra del Fragno", toponimo che testimonia una probabile diversità vegetazionale rispetto<br />

all'oggi e, successivamente, nell'Atlante del Rizzi-Zannoni (1803) compare col toponimo di<br />

"Colomba".<br />

V'è poi la "Gravina Madonna della Scala" ove è posto, probabilmente il primo<br />

insediamento antropico di Massafra. Il villaggio rupestre omonimo conta oltre trecento<br />

grotte (censite) che hanno documentato frequentazione antropica e che hanno restituito<br />

materiale archeologico di grande interesse: la sua frequentazione, in quanto nucleo demico,<br />

è databile, senza soluzione di continuità, dal Neolitico Medio al XII-XV secolo d.C.. Tra le<br />

grotte che costituiscono il villaggio, alcune hanno una toponomastica divenuta ormai<br />

famosa: la "Grotta del Ciclope", la "Farmacia del Mago Greguro", la "Grotta del tesoretto"<br />

(dove si sono rinvenute circa 135 monete del V-VI secolo di emissione vandala e<br />

bizantina), la "Grotta del frantoio" in cui è visibile una grossa vasca monolitica da frantoio<br />

del tipo "trapetum" romano. Ad esse vanno aggiunte: la cripta distrutta di S.ta Maria Prisca,<br />

la cripta "inferiore" Madonna della Scala, la cripta della Madonna della Greca e la cripta<br />

della Buona Nuova, prospiciente il Santuario tardobarocco della Madonna della Scala e<br />

adorna di suggestivi affreschi.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 73


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Questa gravina rappresenta un importante habitat naturale per la presenza (schedata) di<br />

alcune centinaia di erbe officinali e di alcune specie animali.<br />

Rilevante sotto l'aspetto storico ed antropico è anche la "Gravina di Trovanza" che presenta<br />

un complesso villaggio rupestre con insediamento monastico. Tra le peculiarità la<br />

cosiddetta "Farmacia" e la Cripta "Mater Domini" (X secolo) con affreschi databili tra il<br />

XII ed il XIII secolo. In prossimità gli insediamenti agricoli, più recenti, di Masseria<br />

Trovanza (XVI-XVII secolo) e Masseria Mastropaolo (XIX secolo). Ormai al centro<br />

dell'abitato è la "Gravina di S. Marco": l'odierno abitato di Massafra, che si erge sopra i<br />

suoi spalti, costituisce la naturale espansione del villaggio rupestre che testimonia una<br />

frequentazione sin dall'Età Classica; in questa gravina troviamo ben sei cripte rupestri: S.<br />

Marco, La Candelora, la cripta di Vico IV Canali o di "Serafino", Santa Marina, i resti della<br />

cripta di S. Biagio, SS. Pietro e Paolo; altra testimonianza della "Civiltà Rupestre" è data<br />

dalla "Casa dell'Igumeno", una struttura rupestre pluripiano. Immagine emblematica è<br />

sicuramente quella del Castello medievale che sovrasta e domina la gravina ed il villaggio<br />

da uno sperone roccioso dello spalto destro; altrettanto diffusa e suggestiva è la "cartolina"<br />

del ponte Garibaldi che, costruito nel 1861 su progetto dell'Architetto Sante Simone, mette<br />

in comunicazione diretta i due spalti con il Centro Storico ad ovest ed il Borgo ottocentesco<br />

ad est.<br />

Urbane sono ormai anche le gravine di "Santa Caterina" (caratterizzata dalla presenza di<br />

due cripte, Santa Caterina e Santo Barbato, entrambe con tracce d'affreschi e di quattro<br />

tombe a grotticella) e di "S. Oronzo".<br />

Per completezza di trattazione si ricorda che il territorio in narrativa si attesta sulle ultime<br />

propaggini delle Murge, degradanti verso il litorale ionico.<br />

I caratteri strutturali dei calcari cretacei nonché il carsismo costituiscono i fattori<br />

fondamentali della definizione e del modellamento dei caratteri morfologici del paesaggio<br />

della Murgia.<br />

Come già detto in precedenza l’etimo di "Murgia" deriva dalla parola latina murex che<br />

significa letteralmente pietra aguzza, sporgenza rocciosa ovvero può anche significare<br />

conchiglia mentre nel linguaggio locale si identifica con il "terreno sterile" che rappresenta<br />

il paesaggio p<strong>rev</strong>alente e comune nella regione della Murgia.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 74


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Infatti la Murgia, ad un primo sguardo appare come una distesa sconfinata di pietra, di<br />

"rude e selvaggia tristezza".<br />

In realtà, ad una osservazione più approfondita, si riconoscono nella Murgia le<br />

testimonianze di un passato rigoglioso sebbene non esista alcun altro luogo della Puglia,<br />

assetato e sconfinato, coperto p<strong>rev</strong>alentemente da povera vegetazione spontanea nella quale<br />

si inseriscono sporadici lembi di selva antica e di querce superstiti.<br />

Da millenni questa terra ha ospitato l’uomo, alla cui testimonianza è chiamata lo<br />

straordinario ritrovamento dello scheletro fossile dell'Uomo di Altamura, garantendo il<br />

sostentamento ad agricoltori e allevatori, alla cui testimonianza sono chiamate le<br />

numerose e diffuse strutture agricolo-pastorali quali:<br />

• il sistema di tratturi della transumanza, ossia antiche "vie erbose" lungo la quale le<br />

greggi transumanti dovevano spostarsi per raggiungere i pascoli. In prossimità del<br />

Campo Eolico, sono presenti i seguenti Tratturi:<br />

o Tratturo n.21 -“Melfi Castellaneta”,<br />

o Tratturo n.72 -“Martinese”,<br />

o Tratturo n.73 -“Santeramo in Colle – Laterza Martinese”,<br />

• le Poste, ossia locazioni recintate con muretti a secco, costruite per proteggere gli<br />

armenti dai rigori del vento e del freddo;<br />

• gli iazzi, ossia strutture destinate all'allevamento degli ovini, solitamente situate a sud ed<br />

in pendenza, in zone interne;<br />

• i mungituri;<br />

• i pagliari;<br />

• le piscine ed i pozzi, ossia i sistemi per la raccolta delle acque;<br />

• le emergenze archeologiche, dalla trama dei muri a secco;<br />

• i trulli;<br />

• le specchie;<br />

• il sistema delle masserie;<br />

• il sistema dei centri storici.<br />

Gli studiosi sono concordi nel riconoscere che l’ambiente naturale nella Murgia è<br />

strettamente legato alle vicissitudini dell’uomo e delle sue attività tanto che la Murgia<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 75


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

stessa e la sua natura non esisterebbero senza l’uomo: l’elemento maggiormente<br />

caratterizzante del territorio è il suo essere nudo scheletro roccioso privo di copertura<br />

arborea.<br />

Eppure non è sempre stato così: la storiografia, la analisi dei parametri bioclimatici, le<br />

correlazioni tra le specie botaniche ancora oggi presenti ed il loro habitat naturale<br />

forniscono elementi tali da far ritenere che le Murge fossero in tempi passati ricoperti da<br />

lussureggianti boschi di latifoglie.<br />

Il ritrovamento sull’altopiano della Murgia del gigaro pugliese (Arum apulum), pianta che<br />

vive all’ombra dei lembi estremi dei boschi in quanto predilige ambienti freschi e ombrosi,<br />

infatti testimonia la presenza del bosco.<br />

L’assenza attuale del bosco è da imputare alla azione dell’uomo che allo scopo di ricavare<br />

sempre maggiore territorio per soddisfare le crescenti esigenze della pastorizia e della<br />

agricoltura lo ha tagliato e bruciato ripetutamente. A ciò si è combinata la azione di<br />

erosione provocata dalle acque meteoriche che ruscellando superficialmente trasportavano<br />

a valle il terreno agrario contribuendo , nei casi estremi, a mettere a nudo la roccia calcarea.<br />

Questo è stato per anni un processo progressivo e difficilmente <strong>rev</strong>ersibile che ha impedito<br />

al bosco di rigenerarsi: si stima che la copertura boschiva della Murgia si è ridotta nel<br />

periodo di 150 anni di circa il 90% passando da 52.600 ettari del 1850 agli attuali 5000<br />

ettari.<br />

Il territorio interessato dal Campo Eolico di progetto, si presenta caratterizzato da ripiani<br />

debolmente ondulati che rendono il paesaggio piuttosto uniforme e privo di elevazioni e di<br />

emergenze particolari.<br />

I terreni sono costituiti da una continua alternanza di superfici pressoché pianeggianti e di<br />

blandi dislivelli.<br />

Il territorio ha perso ormai da tempo le originali caratteristiche di naturalità e si presenta<br />

fortemente trasformato in virtù della continua azione antropica nel corso dei secoli: pratica<br />

della spietramento, utilizzazione a fini agricolo-zootecnici, creazione di infrastrutture di<br />

collegamento, etc<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 76


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PARAGRAFO XIV<br />

STRAGRAFIA STORICA DELLA ORGANIZZAZIONE INSEDIATIVA<br />

Con riferimento al sistema della stratificazione storica dell’organizzazione insediativa, il<br />

territorio in esame si presenta poco condizionato dalla presenza di una popolazione<br />

residente numericamente significativa diffusa nell’agro.<br />

Molti degli insediamenti quali masserie e/o case rurali, si presentano anche in maniera<br />

addensata in complessi caratterizzati da forme colturali tradizionali consolidate.<br />

Sono presenti, oltre che poche seconde case soprattutto insediamenti produttivi a carattere<br />

p<strong>rev</strong>alentemente zootecnico di epoca recente.<br />

Sono altresì presenti alcune “masserie”, complessi masserizi di antico impianto, che in<br />

virtù del vigente PRG presentano peculiarità degne di tutela.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 77


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

PARAGRAFO XV<br />

IL PAESAGGIO DEL TERRITORIO COMUNALE<br />

Il paesaggio all’interno del territorio comunale di Laterza è caratterizzato dalla unione ed a<br />

tratti dalla sovrapposizione di tre componenti nettamente distinte tra loro:<br />

• gravine<br />

• centro urbano<br />

• murge.<br />

Per la caratterizzazione delle gravine, distani dal Campo Eolico, si rimanda ai precedenti<br />

paragrafi.<br />

Nella restante parte sono ancora presenti lembi di paesaggio agrario di notevole interesse<br />

storico-culturale dove ancora sono leggibili i segni della stratificazione storica<br />

dell’organizzazione insediativa nell’agro (edifici rurali) e delle tecniche di conduzione<br />

agricola (specchie, muretti a secco, terrazzamenti).<br />

A ridosso del centro abitato si segnala invece la presenza di una diffusa edificazione,<br />

soprattutto di epoca recente, che ha già modificato in maniera significativa e pressoché<br />

ir<strong>rev</strong>ersibile i caratteri paesaggistici che originariamente configuravano i luoghi.<br />

Le tipologie di paesaggio presenti non trovano dei lembi di «paesaggio naturale», ovvero<br />

spazi inviolati dall’azione dell’uomo e con flora e fauna naturali sviluppate<br />

spontaneamente.<br />

Sono invece presenti relitti di «paesaggio seminaturale», ovvero spazi con flora e fauna<br />

naturali che per azione antropica differiscono dalle specie iniziali; è presente in maniera<br />

nettamente p<strong>rev</strong>alente una tipologia di «paesaggio culturale» ovvero spazi caratterizzati<br />

dall’attività dell’uomo dove le differenze con la situazione naturale sono il risultato di<br />

azioni volute.<br />

Pur in presenza delle rilevanti attività trasformatrici dell’uomo il «valore naturale» che<br />

permane nel paesaggio è da reputarsi comunque ancora medio alto mentre il «valore<br />

culturale» presente risulta invece di bassa entità (limitata presenza di strutture storiche,<br />

zone archeologiche, masserie di pregio, ecc..).<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 78


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Per quanto attiene invece al «valore estetico», ovvero la configurazione con la quale il<br />

paesaggio ed i suoi elementi naturali ed artificiali si manifestano all’osservatore, sono<br />

presenti valori di media-bassa entità stante soprattutto le caratteristiche geomorfologiche<br />

dei luoghi che, presentandosi con blandi dislivelli, non realizzano pertanto condizioni<br />

visuali e percettive a vasta scala, tali da produrre evidenti effetti scenici e/o cromatici.<br />

Per quanto attiene al «valore psicologico-culturale» sono presenti , anche se limitatamente<br />

all’area della Murgia vera e propria, valori di alta entità attesa la silenziosità dei luoghi, la<br />

bellezza dei cromatismi, il limitato numero di insediamenti nell’agro che attribuisce ai<br />

luoghi della Murgia una connotazione di territorio selvaggio ed isolato meritevole di tutela.<br />

In sintesi il grado di equipaggiamento paesistico del territorio comunale in esame è da<br />

reputarsi, nel suo complesso, di medio-alta entità e qualità soprattutto nelle aree più<br />

decentrate rispetto al tessuto edificato dove risultano presenti, con maggiore densità,<br />

soprattutto gli elementi paesaggistici strutturanti appartenenti al sistema botanico<br />

vegetazionale, al sistema della stratificazione storica dell’organizzazione insediativa<br />

nell’agro, al sistema geo-morfoidrogeologico (classificazione C e D secondo il<br />

P.U.T.T./P.).<br />

L’intervento di progetto interessa un territorio che ha perso ormai da tempo le originali<br />

caratteristiche di naturalità.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 79


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PARAGRAFO XVI<br />

RADIAZIONI IONIZZANTI<br />

Con il termine radiazione si intende la propagazione di energia attraverso lo spazio o un<br />

qualunque mezzo materiale,sotto forma di onde o di energia cinetica propria di alcune<br />

particelle. Le radiazioni si propagano nel vuoto senza mutare le proprie caratteristiche;<br />

viceversa, quando incontrano un mezzo materiale (solido, liquido, aeriforme), trasferiscono<br />

parzialmente o totalmente la loro energia al mezzo attraversato. Per radiazioni ionizzanti si<br />

indicano le radiazioni elettromagnetiche e le particelle atomiche ad alta energia in grado di<br />

ionizzare la materia che attraversano. La ionizzazione è il fenomeno per cui, mediante<br />

interazione elettrica o urto, vengono strappati elettroni agli atomi o vengono dissociate<br />

molecole neutre in parti con cariche elettriche positive e negative (ioni). Le radiazioni<br />

ionizzantì possono essere raggi x e γ; protoni ed elettroni provenienti dai raggi cosmici;<br />

raggi α, costituiti da fasci di nuclei di elio (due protoni e due neutroni), e raggi β formati da<br />

elettroni e positroni, provenienti da nuclei atomici radioattivi; neutroni prodotti nella<br />

fissione atomica naturale e più spesso in reazioni nucleari artificiali. L’effetto di una<br />

radiazione ionizzante è legato al numero di ionizzazioni che in media è in grado di<br />

provocare attraversando un materiale prima di arrestarsi. Particolarmente pericolosi sono<br />

gli effetti biologici delle radiazioni ionizzanti perché la loro azione modifica la struttura dei<br />

composti chimici che regolano l’attività delle cellule ed alterano il D.N.A. inducendo<br />

mutazioni genetiche (effetto mutogeno). L’esposizione a radiazioni ionizzanti può<br />

provocare tumori e leucemie causate da cellule geneticamente mutate; l’effetto dipende<br />

dalla quantità di radiazioni ionizzanti assorbita complessivamente e non dal tempo di<br />

esposizione. Gli effetti delle radiazioni ionizzanti sui tessuti possono però essere sfruttati<br />

anche in maniera positiva ovvero per fermare la proliferazione di cellule tumorali. Entrando<br />

nel merito dell’ambito oggetto d’intervento si rappresenta che, mancando specifici studi a<br />

riguardo, non si è in grado di descrivere gli attuali livelli medi e massimi di radiazioni<br />

ionizzanti presenti per cause naturali ed antropiche, nell’ambito e nell’area interessata<br />

dall’intervento.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 80


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PARAGRAFO XVII<br />

RADIAZIONI NON IONIZZANTI<br />

Le radiazioni non ionizzanti sono invece onde elettromagnetiche che non hanno<br />

energia sufficiente per rimuovere un elettrone dall’atomo con cui interagiscono e creare<br />

una coppia ionica. L’IRPA (International Radiation Protection Agency) definisce le<br />

radiazioni non ionizzanti come radiazioni elettromagnetiche aventi lunghezza d’onda di<br />

l00nm o più, o frequenze inferiori a 3 x 1015 Hz, e le suddivide come segue:<br />

- campi statici elettrici e magnetici;<br />

- campi a frequenze estremamente basse (ELF,EMF)<br />

- radiofrequenze (incluse le microonde);<br />

- radiazioni infrarosse (IR)<br />

- radiazioni visibili ed ultraviolette (UV)<br />

- campi acustici con frequenze superiori a 20 KHz (ultrasuoni) e inferiori a 20 Hz<br />

(infrasuoni).<br />

Le ricerche più recenti, che misurano l’intensità dei campi elettrici in V/m (volt/metro) e di<br />

quelli magnetici in T (tesla), hanno dimostrato che il principale effetto dovuto a elevati<br />

livelli di esposizione a radiazioni non ionizzanti deriva dalla generazione di calore nei<br />

tessuti. L’esposizione a campi elettromagnetici a bassa frequenza (ELF) generati<br />

principalmente dalle linee elettriche aeree provoca effetti negativi sulla salute (patologie<br />

neoplastiche) attribuibili soprattutto alla componente magnetica del campo più che alla<br />

componente elettrica in quanto quest’ ultima viene quasi sempre schermata dai muri delle<br />

case o da altri ostacoli come alberi, siepi, recinzioni. Con il termine elettrodotto è<br />

generalmente inteso l’insieme delle tecnologie proposte al trasporto, alla trasformazione ed<br />

alla distribuzione dell’energia elettrica alla frequenza di 50Hz. La tecnica usata per il<br />

trasporto dell’energia elettrica è quella di utilizzare tensioni molto elevate e correnti<br />

relativamente basse, allo scopo di minimizzare le perdite. A causa della bassa frequenza<br />

con la quale l’energia elettrica è prodotta e trasportata, le linee degli elettrodotti non<br />

irradiano un campo elettromagnetico, ma generano separatamente un campo elettrico ed un<br />

campo magnetico. Il campo elettrico misurato in V/m, dipende esclusivamente dalla<br />

tensione dell’elettrodotto. Per il trasporto dell’energia elettrica sono utilizzate tensioni di<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 81


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

380kV, 220kV, 150kV e 132kV. Tensioni più basse sono utilizzate per la distribuzione ai<br />

bacini di utenza. Maggiore è la tensione della linea, maggiore è il campo elettrico da essa<br />

prodotto. Poiché la tensione di esercizio per ciascun tipo di linea ha un valore costante, il<br />

campo elettrico generato è costante e diminuisce molto rapidamente con la distanza dalla<br />

linea. Il campo magnetico generato da un elettrodotto dipende dalla corrente trasportata,<br />

cioè dalle condizioni di carico della linea che non sono costanti poiché sono legate alla<br />

richiesta di energia che varia durante le ore del giorno e i periodo dell’anno. Maggiore è<br />

l’energia richiesta maggiore è la corrente trasportata dalle linee e quindi maggiore è il<br />

campo magnetico da esse generato. Anche il campo magnetico espresso in termini di<br />

induzione magnetica, diminuisce molto rapidamente con la distanza dalla linea. In<br />

prossimità di una linea di alta tensione (380 kV), ad una distanza di circa 30 metri, i valori<br />

del campo elettrico sono inferiori ad 1 kV/m i valori del campo magnetico sono dell’ordine<br />

del µT.<br />

I campi elettrico e magnetico dipendono anche dal numero e dalla disposizione geometrica<br />

dei conduttori, nonché dalla distribuzione delle fasi della corrente tra i conduttori stessi. In<br />

particolare le linee di trasporto possono viaggiare in terna singola (una linea per i tre<br />

conduttori per le tre fasi) o in terna doppia (due linee per i tre conduttori ciascuna su di<br />

un’unica serie di tralicci).<br />

Il campo elettrico è facilmente schermabile da parte di materiali quali il legno o i metalli,<br />

ma anche alberi ed edifici: tra l’esterno e l’interno degli edifici si ha quindi una riduzione<br />

del campo elettrico.<br />

Il campo magnetico è invece difficilmente schermabile e diminuisce soltanto all’aumentare<br />

della distanza dalla sorgente.<br />

L’interramento delle linee permette di diminuire i valori del campo nello spazio circostante,<br />

ed inoltre tale campo di induzione decade molto più rapidamente: già ad una distanza<br />

dall’asse del sistema di circa 5 m si ha una riduzione del campo di un ordine di grandezza<br />

rispetto al valore massimo.<br />

Da un punto di vista puramente paesaggistico-ambientale, un ulteriore vantaggio della<br />

soluzione interrata, è rappresentato dalla scarsa “visibilità” implicita in un simile sistema.<br />

La soluzione presenta tuttavia costi elevati e può essere effettuata solo per tratti limitati.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 82


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

La normativa vigente in materia è rappresentata dalla Legge quadro n. 36 del 22 febbraio<br />

2001 «sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici».<br />

Essa rappresenta la prima legge nel panorama giuridico mondiale sulla protezione della<br />

salute e dell’ambiente dalle esposizioni ai campi elettromagnetici a tutte le frequenze<br />

possibili. Obiettivo di tale legge è, infatti, quello di dettare i principi fondamentali per la<br />

tutela della salute dei lavoratori e della popolazione dall’esposizione a campi elettrici,<br />

magnetici ed elettromagnetici con frequenze comprese tra 0 Hz e 300 GHz.<br />

Ad attuazione di questa legge è stato poi emanato il DPCM 08/07/2003, il quale fissa i<br />

valori « dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la<br />

protezione della popolazione dalle esposizioni ai campi elettrici e magnetici alla frequenza<br />

di rete (50 Hz) generati dagli elettrodotti».<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 83


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

PARAGRAFO XVIII<br />

ZONA SISMICA<br />

Il Campo Eolico di progetto ricade in un’area ricompresa fra le zone dichiarate NC ai sensi<br />

del D.M. 23 settembre 1981, mentre di recente è stata discharata sismica in Zona 3 ai sensi<br />

dell’Ordinanza n.3274 del 20.03.03 della Presidenza del Consiglio dei Ministri, pubblicato<br />

nel supplemento ordinario n.72 alla G.U. n. 105 del 08/05/03, in materia di “Primi elementi<br />

in materia di criteri generali per la classificazine sismica del territorio nazionale e di<br />

normative tecniche per le costruzioni in zona sismica”.<br />

La normativa di riferimento è la legge 02/02/1974 n.64 e successivi aggiornamenti.<br />

I progetti esecutivi saranno redatti ed eseguiti conformemente alla vigente normativa in<br />

materia.<br />

Nei termini di legge verrà espletato il relativo iter al competente Ufficio del Genio Civile di<br />

Taranto.<br />

Ai fini dell’applicazione di queste norme l’intero territorio nazionale è stato suddiviso in 4<br />

zone sismiche, ciascuna contrassegnata da un diverso valore del parametro ag. Per le aree<br />

ricadenti in detta zona sismica 3 la normativa indica, per la accelerazione massima al suolo<br />

da assumere per le verifiche di progetto, espressa come frazione della accelerazione di<br />

gravità g, il valore nominale ag = 0.15g .<br />

In fase esecutiva, ai fini della determinazione della azione sismica di progetto, saranno<br />

condotte specifiche indagini atte a caratterizzare i terreni di fondazione sulla base del<br />

parametro sperimentale Vs30 (velocità media delle onde sismiche di taglio entro i 30 m di<br />

profondità).<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 84


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

CAPITOLO III<br />

QUADRO DI RIFERIMENTO TERRITORIALE<br />

MISURE DI TUTELA, SALVAGUARDIA, CONSERVAZIONE<br />

AMBIENTALE E<br />

POLITICHE TERRITORIALI.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 85


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

PARAGRAFO I<br />

CONSIDERAZIONI GENERALI<br />

Le attività di tutela, di salvaguardia, conservazione del patrimonio ambientale, naturale,<br />

culturale, storico, architettonico, archeologico e delle tradizioni relative ad un ambito<br />

territoriale viene esercitata a vari livelli istituzionali, sia in ragione delle competenze<br />

specifiche attribuite agli Enti preposti sia in forza delle disposizioni legislative e normative<br />

vigenti.<br />

Le azioni di tutela, di salvaguardia e di conservazione possono essere esercitate in<br />

modo diffuso sugli ambiti territoriali ovvero in modo mirato e diretto sui singoli<br />

componenti ambientali (naturali e/o costruiti).<br />

In questo contesto, le opere e/o gli interventi (tra le quali rientra anche una proposta di<br />

Centrale Eolica) che presumibilmente possono interferire con le componenti ambientali da<br />

tutelare, da salvaguardare e da conservare, vengono assoggettate ad una p<strong>rev</strong>entiva<br />

procedura di valutazione con lo scopo di individuare le interferenze ambientali che la loro<br />

realizzazione determinerebbe e di giudicare se le interferenze individuate possano essere<br />

considerate ammissibili o meno.<br />

La realizzazione di opere e/o di interventi è subordinata al riconoscimento della<br />

compatibilità ambientale.<br />

Pertanto, allo scopo di eseguire la procedura di valutazione atta ad accertare la<br />

compatibilità ambientale della Centrale Eolica di progetto, saranno elencate di seguito le<br />

attività che interessano l’ambito territoriale in questione, indicando per ciascuna di esse lo<br />

stato giuridico ed il rapporto con il sito della proposta Centrale Eolica.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 86


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

PARAGRAFO II<br />

I SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA (pSIC)<br />

La Direttiva Comunitaria 92/43/CEE del Consiglio della Unione Europea del 21 maggio<br />

1992, detta anche “Direttiva Habitat”, recepita in Italia con il D.P.R. 8 Settembre 1997<br />

n°357, pubblicato sulla G.U., serie generale, n°248 del 23 ottobre 1997, fu emanata per la<br />

conservazione degli habitat naturali e seminaturali di flora e fauna selvatiche da<br />

attuare con la organizzata e disciplinata costituzione di una rete ecologica,<br />

denominata “Natura 2000”, composta dalle aree perimetrate degli habitat naturali e<br />

seminaturali nei quali è possibile individuare le specie che la medesima Direttiva<br />

europea elencava.<br />

Le aree, così individuate e perimetrate, costituiscono i proposti Siti di Importanza<br />

Comunitaria (pSIC).<br />

In Italia il lavoro è stato svolto nell’ambito di un progetto di ricerca nazionale denominato<br />

Progetto Bioitaly che è stato realizzato negli anni 1995-1997.<br />

Tale attività ha portato alla individuazione, nella sola regione pugliese, di settantasette<br />

pSIC dei quali sei designati anche come Zone di Protezione Speciale (ZPS).<br />

Per ogni sito pSIC è stata compilata una scheda che riporta le seguenti informazioni<br />

caratteristiche:<br />

• ubicazione, identificazione e localizzazione del sito pSIC;<br />

• tipi di habitat presenti;<br />

• specie di animali e vegetali presenti;<br />

• stato di protezione del sito;<br />

• attività antropiche;<br />

• vulnerabilità.<br />

Inoltre, la Direttiva Habitat, ha imposto agli Stati della comunità e, nel caso dell’Italia alle<br />

Regioni, di mantenere le zone pSIC “in un soddisfacente stato di conservazione”<br />

specificando che “lo stato di conservazione di habitat e specie è soddisfacente quando i<br />

parametri relativi a superficie, struttura, ripartizione naturale, andamento delle popolazioni<br />

e area di ripartizione delle specie non sono in declino, sono stabili o in aumento”.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 87


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Tali condizioni dovranno essere verificate almeno fino alla designazione delle Zone<br />

Speciali di Conservazione (ZSC), scelte tra i pSIC entro l’anno 2004 con il<br />

riconoscimento della loro importanza e con la validazione mediante l’inserimento<br />

definitivo nella rete di “Natura 2000” operato da parte di una apposita Commissione e<br />

dagli stessi Stati della Comunità europea.<br />

Per ciascuna delle ZSC sarà adottato un piano di gestione che p<strong>rev</strong>eda specifiche norme di<br />

salvaguardia finalizzate alla disciplina delle attività in tali zone.<br />

Attualmente, in attesa che siano adottate le ZSC, pur non esistendo specifiche norme di<br />

salvaguardia, la Direttiva Habitat ha p<strong>rev</strong>isto che i piani, i programmi ed i progetti che non<br />

siano strettamente necessari per la tutela del sito ma che viceversa possano incidere sugli<br />

habitat e sulle specie tutelate e salvaguardate dal pSIC, siano sottoposti p<strong>rev</strong>entivamente a<br />

specifica Valutazione di Incidenza, in ottemperanza a quanto stabilito dall’art.5 del<br />

D.P.R. n°357/97 ed espressamente disciplinato in Puglia dalla Legge della Regione Puglia<br />

12 aprile 2001 n°11, “Norme sulla Valutazione dell’Impatto Ambientale”.<br />

Il nuovo Regolamento Regionale del 04 Ottobre 2006 n. 16 include i pSIC, ed un’area<br />

buffer di almeno 300m all’intorno, tra le aree “ non idone “ alla realizzazione di impianti<br />

eolici, quindi in ottemperanza a tali disposizioni il Campo Eolico di progetto non interessa<br />

alcun pSIC.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 88


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PARAGRAFO III<br />

LE ZONE DI PROTEZIONE SPECIALE (ZPS)<br />

L’attività di lavoro svolta nell’ambito del progetto di ricerca nazionale finalizzata alla<br />

individuazioni dei siti dei pSIC, della quale si è riferito nel paragrafo precedente, il<br />

Progetto Bioitaly, è stato utilizzato anche per designare, nel mese di dicembre 1998, sei dei<br />

settantasette siti pSIC come Zona di Protezione Speciale (ZPS) ai sensi della Direttiva<br />

Comunitaria 79/409/CEE, detta anche “Direttiva Uccelli”, recepita dallo Stato Italiano con<br />

la Legge 11 febbraio 1992 n°157 il cui scopo fondamentale consiste nel salvaguardare la<br />

conservazione degli uccelli selvatici.<br />

Ai sensi dell’art. 6 della Direttiva Habitat, le zone ZPS entrano a far parte della rete<br />

“Natura 2000” e pertanto non sono richiesti ulteriori adempimenti di validazione<br />

comunitaria p<strong>rev</strong>isti invece per le aree individuate come pSIC.<br />

Il nuovo Regolamento Regionale del 04 Ottobre 2006 n. 16 include le aree ZPS, ed un’area<br />

buffer di almeno 300m all’intorno, tra le aree “ non idone “ alla realizzazione di impianti<br />

eolici, quindi in ottemperanza a tali disposizioni il Campo Eolico di progetto non interessa<br />

alcuna ZPS.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 89


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

PARAGRAFO IV<br />

IL PARCO TERRA DELLE GRAVINE<br />

Con la LEGGE REGIONALE 20 dicembre 2005, n. 18 “Istituzione del Parco naturale<br />

regionale “Terra delle gravine”, in applicazione dell’articolo 6 della legge regionale 24<br />

luglio 1997, n. 19 “Norme per l’istituzione e la gestione delle aree naturali protette nella<br />

Regione Puglia”, è istituito il Parco naturale regionale “Terra delle gravine”, la cui<br />

perimetrazione ricadente sui territori dei comuni di: Castellaneta, Crispiano, Ginosa,<br />

Grottaglie, Laterza, Martina Franca, Massafra, Montemesola, Mottola, Palagianello,<br />

Palagiano, S. Marzano di S. Giuseppe, Statte e Villa Castelli, è riportata nella cartografia in<br />

scala 1:50.000 nel seguito allegata.<br />

All’ Art. 2, comma 1, della Legge Regionale 20 dicembre 2005, n. 18 vengono disposte le<br />

finalità istitutive del Parco naturale regionale “Terra delle gravine”:<br />

a) conservare e recuperare le biocenosi, con particolare riferimento agli habitat e alle<br />

specie animali e vegetali individuate nelle direttive 79/409/CEE del Consiglio, del 2<br />

aprile 1979, concernente la conservazione degli uccelli selvatici e 92/43/CEE del<br />

Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e<br />

seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, nonché i valori paesaggistici, gli<br />

equilibri ecologici, gli equilibri idraulici e idrogeologici superficiali e sotterranei;<br />

b) salvaguardare e valorizzare i beni storico-architettonici, il patrimonio antropologico e<br />

le attività produttive agro-silvo-pastorali e artigianali tradizionali;<br />

c) migliorare la qualità strutturale dei boschi e aumentarne le superfici;<br />

d) salvaguardare i solchi gravinali e la qualità delle acque presenti;<br />

e) favorire la connessione ecologica dei diversi ambienti naturali;<br />

f) promuovere attività di educazione, di formazione e di ricerca scientifica, nonché<br />

attività ricreative sostenibili;<br />

g) favorire la mobilità lenta e l’accoglienza diffusa;<br />

h) promuovere e riqualificare le attività economiche, in particolare quelle agro-silvopastorali,<br />

del turismo, dell’artigianato e dei servizi, compatibili con le finalità del<br />

presente articolo, al fine di migliorare la qualità della vita delle popolazioni residenti;<br />

i) promuovere l’integrazione tra le risorse naturali, le attività umane, le risorse sto-ricoarchitettoniche,<br />

i valori antropologici, le espressioni culturali, le identità delle<br />

comunità locali.<br />

All’Art. 3 viene definita la Zonizzazione provvisoria, sino all’approvazione del Piano di cui<br />

all’ar-ticolo 7:<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 90


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

a) zona 1, di rilevante interesse naturalistico, paesaggistico e/o storico-culturale,<br />

caratterizzata dalla presenza di solchi erosivi, boschi e vegetazione spontanea;<br />

b) zona 2, di valore naturalistico, paesaggistico e/o storico culturale con presenza di<br />

un maggior grado di antropizzazione e di attività agraria.<br />

All’ Art. 4 vengono definite le Azioni di valorizzazione del territorio e norme di tutela:<br />

1. Ai comuni e alle province il cui territorio è compreso, in tutto o in parte, entro i<br />

confini del Parco naturale regionale “Terra delle gravine” è attribuita priorità nella<br />

concessione di finanziamenti dell’Unione europea, dello Stato e della Regione richiesti<br />

per la realizzazione, entro i confini del parco, degli interventi p<strong>rev</strong>isti nel Piano di cui<br />

all’articolo 7; la priorità in detti finanziamenti è, altresì, attribuita ai privati, singoli o<br />

associati, che intendano realizzare iniziative produttive o di servizio compatibili con le<br />

finalità istitutive del Parco.<br />

2. Sull’intero territorio del Parco naturale regionale “Terra delle gravine” l’Ente di<br />

gestione di cui all’articolo 5 promuove azioni di valorizzazione e, in particolare:<br />

a) il restauro dei centri storici ed edifici di particolare valore storico e culturale;<br />

b) il recupero dei nuclei abitati rurali;<br />

c) le opere igieniche e idropotabili e di risanamento dell’acqua, dell’aria e del suolo;<br />

d) la conservazione e il recupero dei biotopi naturali e delle specie di fauna e flora<br />

selvatica rara e minacciata;<br />

e) le opere di conservazione e di ripristino ambientale del territorio attraverso pratiche<br />

di ingegneria naturalistica;<br />

f) le attività culturali nei campi di interesse del parco;<br />

g) l’agriturismo, il turismo storico-cultu-rale, il turismo enogastronomico;<br />

h) la realizzazione di percorsi escursionistici legati a forme di mobilità lenta e le<br />

attività sportive compatibili;<br />

i) la promozione del risparmio energetico, l’utilizzazione di fonti energetiche a<br />

basso impatto ambientale quali il metano e altri gas combustibili, nonché<br />

l’autoproduzione energetica attraverso l’uso di energie rinnovabili, in particolare<br />

del fotovoltaico;<br />

7. Allo scopo di perseguire le finalità di salvaguardia e valorizzazione dell’ambiente<br />

naturale, nel Parco naturale regionale “Terra delle gravine” non è consentito:<br />

a) aprire nuove cave, miniere e discariche. L’attività delle cave in esercizio è<br />

consentita sino alla scadenza delle autorizzazioni. Le cave già esistenti, ma non in<br />

esercizio, che, all’atto dell’entrata in vigore della presente legge, siano in possesso<br />

di tutte le autorizzazioni paesaggistiche e ambientali p<strong>rev</strong>iste dalle leggi statali e<br />

regionali possono esercitare l’attività p<strong>rev</strong>ia conclusione dell’iter autorizzativo. In<br />

tutti i casi, devono essere rispettate le disposizioni di cui alla legge regionale 12<br />

novembre 2004, n. 21 (Disposizioni in materia di attività estrattiva);<br />

b) effettuare opere di movimento terra che alterino consistentemente la morfologia<br />

del terreno, a eccezione delle normali pratiche agronomiche, e dei cambi colturali<br />

e fatto salvo quanto p<strong>rev</strong>isto dal decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490 (Testo<br />

unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali, a<br />

norma dell’articolo 1 della legge 8 ottobre 1997, n. 352);<br />

c) trasformare le superfici coperte da vegetazione spontanea;<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 91


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

d) esercitare l’attività venatoria; sono fatti salvi, su autorizzazione dell’Ente di<br />

gestione, gli interventi di controllo delle specie p<strong>rev</strong>isti dall’articolo 11, comma 4,<br />

della legge 6 dicembre 1991, n. 394 (Legge quadro sulle aree protette), ed<br />

eventuali prelievi effettuati a fini scientifici;<br />

e) alterare e modificare le condizioni di vita degli animali selvatici e raccogliere o<br />

danneggiare le specie vegetali spontanee, a eccezione degli interventi a fini<br />

scientifici p<strong>rev</strong>entivamente autorizzati dall’Ente di gestione, tranne quanto<br />

disposto dal comma 3, lettera c);<br />

f) asportare minerali e materiale d’interesse geologico, fatti salvi i prelievi a scopi<br />

scientifici p<strong>rev</strong>entivamente autorizzati dall’Ente di gestione;<br />

g) introdurre nell’ambiente a vegetazione spontanea specie faunistiche e floristiche<br />

non autoctone;<br />

h) apportare modificazioni agli equilibri ecologici, idraulici e idrogeotermici o tali da<br />

incidere sulle finalità di cui all’articolo 2;<br />

i) transitare con mezzi motorizzati fuori dalle strade statali, provinciali, comunali,<br />

private e vicinali gravate dai servizi di pubblico passaggio, fatta eccezione per i<br />

mezzi di servizio e per le attività agro-silvo-pastorali;<br />

j) costruire nuove strade e ampliare le esistenti se non in funzione delle attività agrosilvo-pastorali;<br />

k) effettuare, fino all’approvazione del Piano di cui all’articolo 7, interventi sulle<br />

aree boscate e tagli boschivi senza l’auto-rizzazione dei competenti uffici dell’Assessorato<br />

regionale alle risorse agroalimentari;<br />

l) costruire, fino all’approvazione del Piano di cui all’articolo 7, nuovi edifici o<br />

opere all’esterno dei centri edificati così come delimitati ai sensi della legge 22<br />

ottobre 1971, n.865 (Programmi e coordinamento per l’edilizia residenziale<br />

pubblica);<br />

m) mutare, fino all’approvazione del Piano di cui all’articolo 7, la destinazione dei<br />

terreni, fatte salve le normali operazioni connesse allo svolgimento, nei terreni in<br />

coltivazione, delle attività agricole, forestali e pastorali.<br />

All’ Art. 6 vengono definiti gli Strumenti di attuazione di cui dovrà dotarsi l’Ente Gestore<br />

per l’attuazione delle finalità del Parco naturale regionale “Terra delle gravine”:<br />

a) Piano territoriale dell’area naturale protetta, di cui all’articolo 20 della l.r.<br />

19/1997;<br />

b) Piano pluriennale economico sociale del-l’area naturale protetta, di cui all’articolo<br />

21 della l.r. 19/1997;<br />

c) Regolamento dell’area naturale protetta, di cui all’articolo 22 della l.r. 19/1997.<br />

Il nuovo Regolamento Regionale del 04 Ottobre 2006 n. 16include le aree protette regionali<br />

istituite ex L.R. n.19/97, ed un’area buffer di almeno 300m all’intorno, tra le aree “ non<br />

idone “ alla realizzazione di impianti eolici, quindi in ottemperanza a tali disposizioni il<br />

Campo Eolico di progetto non interessa alcuna area protetta regionale o nazionale.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 92


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 93


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

PARAGRAFO V<br />

PIANO URBANISTICO TERRITORIALE TEMATICO/PAESAGGIO PUTT/P<br />

Il Piano Urbanistico Territoriale per il Paesaggio (P.U.T.T./ P.) è stato adottato con<br />

Delibera di Giunta della Regione Puglia n°880 del 25 luglio 1994 e, successivamente, è<br />

stato definitivamente approvato con Delibera di Giunta della Regione Puglia n° 1.748 del<br />

15 dicembre 2000 pubblicata sul BURP n° 6 dell’l1 gennaio 2001.<br />

Il P.U.T.T./P. risponde ai requisiti di contenuto di cui alle lettere c) - d) dell’art. 4 e di<br />

procedura di cui all’art. 8 della Legge Regionale n.56/80 nonché si configura come Piano<br />

Urbanistico Territoriale con riguardo ai valori paesistici ed ambientali, come p<strong>rev</strong>isto<br />

dall’art. 149 del D. Lvo n.490/99. Le norme del P.U.T.T./P., che disciplinano la<br />

trasformazione in funzione degli obiettivi generali e specifici di salvaguardia e<br />

valorizzazione paesistica, di cui al Titolo II “ambiti territoriali estesi” ed al Titolo III<br />

“ambiti territoriali distinti”, non trovano applicazione all’interno dei cosiddetti “territori<br />

costruiti”, definiti dall’art. 1.03 punto 5 delle N.T.A. del P.U.T.T./P. né le norme dello<br />

strumento di pianificazione urbanistica territoriale tematica regionale trovano applicazione<br />

negli “ambiti estesi” di valore normale E dove non è direttamente dichiarabile un<br />

significaativo valore paesaggistico.<br />

Il P.U.T.T./P. ha individuato gli elementi strutturanti il territorio articolandoli nei<br />

sottosistemi e relative componenti paesistico-ambientali di pregio che rappresentano le<br />

peculiarità degne di tutela e li ha suddiviso nell’ambito di tre sistemi fondamentali in<br />

ragione dei quali, localizzandoli sul territorio, ha proceduto alla perimetrazione del<br />

territorio regionale nei sistemi delle ‘aree omogenee per i caratteri costitutivi fondamentali<br />

delle strutture paesistiche’ quali:<br />

• il sistema delle aree omogenee per l’assetto geologico, geomorfologico ed<br />

idrogeologico,<br />

• il sistema delle aree omogenee per la copertura botanico-vegetazionale e colturale e del<br />

contesto faunistico attuale e potenziale che queste determinano,<br />

• il sistema delle aree omogenee per i caratteri della stratifìcazione storica<br />

dell’organizzazione insediativa.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 94


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Il P.U.T.T./P., sulla base del livello dei valori paesaggistici individuati, ha individuato le<br />

aree omogenee dei cosiddetti ‘ambiti territoriali estesi’ nelle quali disciplina con le N.T.A.<br />

ad esse relative, la tutela dei valori paesistici identificati stabilendo altresì, in funzione della<br />

dotazione di valori paesistico-ambientale individuati il grado di trasformabilità dell’attuale<br />

assetto paesaggistico. Infatti, Il P.U.T.T./P. in funzione del livello della tutela paesaggistica<br />

giunge ad inibire ogni possibilità rasformazione in alcune specifiche aree interessate dalla<br />

presenza di ‘ambiti territoriali distinti’ ovvero da ‘emergenze’ e/o ‘componenti ed insiemi<br />

di pregio’ che costituiscono gli elementi caratterizzanti e strutturanti il territorio dal punto<br />

di vista paesaggistico come identificati e definiti dal titolo III delle N.T.A. del P.U.T.T./P.<br />

Tuttavia, nelle aree ove l’assetto paesaggistico lo consenta, le attività di trasformazione<br />

vengono disciplinate dalle N.T.A. del P.U.T.T./P. che oltre a procedere alle «definizioni»<br />

delle stesse peculiarità paesaggistiche individuate nella fase di analisi, fissa altresì, in<br />

funzione della tutela delle stesse, i cosiddetti «indirizzi di tutela», le «direttive di tutela»<br />

nonché le «prescrizioni di base».<br />

In particolare le ‘prescrizioni di base’, in quanto ritenute livello minimo di tutela, sono<br />

direttamente ed immediatamente vincolanti in quanto p<strong>rev</strong>alenti rispetto ad ogni strumento<br />

di pianificazione vigente e/o in corso di formazione e dovranno essere obbligatoriamente<br />

osservate sia dagli operatori privati che pubblici.<br />

Nello specifico, il Campo Eolico di progetto ricade completamente in un’area non<br />

classificata dal P.U.T.T./P. Cfr Tav 4-1.<br />

L’intervento di progetto, inoltre, non rientra complessivamente nella specie degli intervento<br />

di «rilevante trasformazione» (ex art. 4.01 delle NTA del PUTT/P), e quindi non necessita<br />

di alcuna richiesta di variante allo strumento di pianificazione comunale vigente.<br />

Con riferimento alle analisi conoscitive svolte dal PUTT/P verranno di seguito elencate le<br />

principali emergenze che ricadono nel territorio comunale di Laterza in aree limitrofe al<br />

sito del Campo Eolico.<br />

3.5.1 Catasto delle Grotte<br />

A circa 4 km a Sud dal Campo Eolico il PUTT/PBA ha censito la presenza di una grotta:<br />

o Grotta De Bellis,n.409, in prossimità della Masseria Cicciogallo all’inizio del<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 95


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

centro abitato vero e proprio.<br />

Mentre in prossimità della Masseria Pietro Tucci, e distante più di 300 m<br />

dall’aerogeneratore n. 9, è presente:<br />

o Grotta LA CRAVE ,n.422, contigua al Vallone Silica.<br />

• 3.5.2 Vincoli ex LEGE 1497/39<br />

In tutta l’area interessata dal Campo Eolico di progetto, e nelle aree limitrofe, il<br />

PUTT/PBA non segnala la presenza dei vincoli di cui alla legge 1497/39.<br />

3.5.3 Decreti Galasso: LEGGE 431/85.<br />

In tutta l’area interessata dal Campo Eolico di progetto, e nelle aree limitrofe, il<br />

PUTT/PBA non segnala la presenza dei vincoli di cui alla legge 431/85, “ Decreti<br />

Galasso”.<br />

3.5.4 Elenco vincoli e segnalazioni archeologiche e architettoniche<br />

In prossimità del territorio interessato dal Campo Eolico il PUTT/PBA ha censito la<br />

presenza delle seguenti emergenze:<br />

o Tratturo n.21 -“Melfi Castellaneta”,<br />

o Tratturo n.72 -“Martinese”,<br />

3.5.5 Elenco idrologia superficiale<br />

o Tratturo n.73 -“Santeramo in Colle – Laterza Martinese”,<br />

In tutta l’area interessata dal Campo Eolico di progetto, e nelle aree limitrofe, il<br />

PUTT/PBA non segnala la presenza di alcun corso idrologico superficiale.<br />

Per una più chiara visione di insieme di quanto illustrato nel presente paragrafo rispetto alle<br />

emergenze segnalate dal PUTT / P-BA, si rimanda allo specifico elaborato, TAV A4-1<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 96


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

PARAGRAFO VI<br />

IL PIANO DI RISANAMENTO DELLE ACQUE<br />

La situazione regionale pugliese in tema di tutela e salvaguardia delle risorse idriche vede,<br />

a partire dal 1983, con la legge regionale n. 24 di approvazione del piano di risanamento<br />

delle acque ai sensi della L. 319/76, il primo strumento di governo della risorsa idrica.<br />

Successivamente, anche se con un certo ritardo rispetto alla emanazione della legge, sono<br />

stati emanati regolamenti regionali, fra la fine del 1989 e gli inizi del 1990, che meglio<br />

disciplinavano le modalità e gli attuativi della legge.<br />

In termini pratici il piano di risanamento delle acque non ha avuto la dovuta attuazione sia<br />

per quanto riguarda gli aspetti legati alla riduzione dei carichi inquinanti e quindi di<br />

interventi in campo fognario-depurativo, sia per quanto attiene all’aspetto della gestione e<br />

della pianificazione delle risorse idriche regionali, con particolare riferimento alle risorse<br />

idriche sotterranee.<br />

Successivamente, quindi, il Ministro dell’Interno, delegato per il Coordinamento delle<br />

Protezione Civile, con propria ordinanza del 22.3.2002, n. 3184, ha emanato le disposizioni<br />

per fronteggiare la dichiarata emergenza nel settore dei rifiuti urbani, bonifica e<br />

risanamento ambientale dei suoli, delle falde e dei sedimenti inquinanti, nonché in materia<br />

di tutela delle acque superficiali e sotterranee e dei cicli di depurazione nella Regione<br />

Puglia, attribuendo al Presidente della Regione Puglia la delega di Commissario per<br />

l’attuazione degli interventi necessari al raggiungimento della cessazione dello stato di<br />

emergenza. La stessa ordinanza, inoltre, ha assegnato al Commissario Delegato la<br />

predisposizione del ‘Piano di Tutela delle Acque’.<br />

Il Commissario Delegato per l’Emergenza Socio Economico Ambientale della Regione<br />

Puglia ha quindi affidato alla Sogesid, attraverso un apposito decreto datato 04/08/02, la<br />

predisposizione del Piano di Tutela delle acque, attraverso l’approvazione del relativo<br />

“Programma Operativo”.<br />

La Sogesid ha infatti elaborato la progettazione in modo duale: la elaborazione del<br />

Programma Operativo e la redazione del Piano di Tutela.<br />

La elaborazione del Programma Operativo, pur nella consapevolezza di dover operare in<br />

ottemperanza al D.Lgs.n.152/99, è risultata fondamentale sia in considerazione di un<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 97


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

patrimonio conoscitivo ridondante ma spesso disarticolato (in termini di collocazione,<br />

titolarità e completezza), sia degli obiettivi specifici che è necessario raggiungere in<br />

considerazione delle notevoli difficoltà nella gestione della risorsa idrica, in modo<br />

particolare quella sotterranea.<br />

Si è così giunti alla elaborazione del Piano Direttore della Regione Puglia, a stralcio del<br />

Piano di Tutela.<br />

Il Piano Direttore in sintesi ha definito:<br />

• i criteri per la individuazione dei recapiti finali delle acque reflue depurate da<br />

impianti a servizio dei centri abitati, al fine di consentire la definizione degli<br />

interventi di adeguamento degli impianti di depurazione, in considerazione della<br />

realtà territoriale pugliese;<br />

• le modifiche ai limiti di emissione per gli scarichi di acque reflue sul suolo, che in<br />

molti casi rappresenta il recapito finale di numerosi impianti, con la presenza di<br />

concentrazioni di sostanze nei reflui non eliminabili attraverso i trattamenti di<br />

depurazione (si fa esplicito riferimento ai cloruri ed al boro per i quali sono state<br />

adottate deroghe ai limiti tabellari del D.Lgs.152/99);<br />

• i criteri per la disciplina delle acque meteoriche di prima pioggia e di lavaggio delle<br />

aree esterne, di cui all’art. 39 del D.Lgs. 152/99, in considerazione della realtà<br />

regionale che vede spesso tali acque recapitate nel sottosuolo e talora direttamente in<br />

falda;<br />

• i limiti dei parametri chimico-fisici e microbiologici per il riutilizzo irriguo delle<br />

acque reflue, che rappresenta uno degli obiettivi principali da perseguire a b<strong>rev</strong>e e<br />

medio termine in considerazione della grave carenza di risorse idriche da destinare al<br />

comparto agricolo.<br />

3.6.1 L’ area di intervento<br />

Il Campo Eolico di progetto, in virtù della sua tipologia e della ubicazione, non interferisce<br />

con le p<strong>rev</strong>isioni del Piano Direttore precedentemente citato.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 98


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

PARAGRAFO VII<br />

IL PIANO DELLE ATTIVITA’ ESTRATTIVE<br />

La attività estrattiva nella Regione Puglia è attualmente regolamentata dalla legge della<br />

Regione Puglia n° 37/1985.<br />

Tale legge regolamenta la procedura di autorizzazione per la coltivazione di cave ed<br />

istituisce il Piano Regionale Attività Estrattiva (P.R.A.E.) con il quale viene programmato<br />

il razionale svolgimento dell’attività.<br />

In particolare, il rilascio di autorizzazione alla coltivazione di una cava è subordinato al<br />

rilascio di garanzie relativamente al recupero ambientale della cava ed al riuso del sito alla<br />

conclusione del ciclo di attività estrattiva.<br />

Il P.R.A.E., ad oggi, risulta solamente adottato e, pertanto, è in itinere la procedura per la<br />

approvazione.<br />

Il P.R.A.E. individua le norme con le quali regolamentare qualsiasi attività di<br />

trasformazione del territorio cha sia finalizzata al reperimento e allo sfruttamento delle<br />

risorse minerali di seconda categoria.<br />

In dettaglio, il P.R.A.E. p<strong>rev</strong>ede le seguenti principali finalità:<br />

• individuare, attraverso indagini giacimentologiche e tecnico — produttive, le zone più<br />

favo<strong>rev</strong>oli per lo sviluppo dell’attività estrattiva in cui consentire, per un periodo di<br />

dieci anni, la coltivazione delle cave esistenti e l’apertura di nuove cave;<br />

• conciliare le esigenze industriali legate all’estrazione e trasformazione dei materiali con<br />

i principi di salvaguardia dell’ambiente;<br />

• fornire norme e prescrizioni alle quali dovranno adeguarsi sia le attività esistenti che<br />

quelle da intraprendere;<br />

• indicare le norme, i criteri e le modalità di attuazione per le aree maggiormente<br />

interessate e/o degradate dell’attività estrattiva;<br />

• definire i comprensori per i quali si dovrà procedere alla redazione di piani attuativi<br />

indicando i criteri e i tempi per la loro attuazione;<br />

• stimare i fabbisogni dei mercati nazionali ed esteri dei vari materiali, secondo ipotesi a<br />

medio e lungo periodo.<br />

Il P.R.A.E., si pone come strumento capace di dare ausilio alle Pubbliche Amministrazioni<br />

per assumere orientamenti e decisioni attraverso le norme di salvaguardia.<br />

Nel contempo il piano si pone come strumento capace di far assumere in permanenza delle<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 99


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

decisioni che debbono essere inserite in un quadro globale di coerenza e di compatibilità.<br />

Gli aspetti più importanti che si sono concretizzati nella proposta di Piano sono i seguenti:<br />

• l’attività estrattiva attuale risulta estremamente dispersa e non segue alcuna regola di<br />

programmazione e pianificazione;<br />

• l’attività estrattiva, per contro, è a tutti gli effetti un’attività industriale, anche perché<br />

alla stessa spesso si associano gli impianti di prima lavorazione e/o trasformazione del<br />

materiale;<br />

• un’attività così dispersa comporta una carenza nel controllo e nella gestione che<br />

determina una conciliazione non adeguata tra l’aspetto economico — produttivo da una<br />

parte e quello ambientale dall’altra e una non attenta programmazione e<br />

razionalizzazione di risorse non più rinnovabili;<br />

• il problema della determinazione della quantità di materiale estratto o da estrarre nei<br />

prossimi anni, è un problema davanti al quale si sono trovate tutte le amministrazioni<br />

regionali;<br />

• non si può prescindere dall’attuale assetto produttivo che ha richiesto anche onerosi<br />

investimenti e per contro non si può dallo stesso farsi condizionare; a tal proposito il<br />

PRAE distingue due fasi, una “transitoria”, l’altra “di regime”.<br />

A regime, l’attività estrattiva dovrà essere concentrata in poli o bacini estrattivi che sono<br />

stati individuati in tre differenti tipologie:<br />

• BPP -‘Bacino da sottopone a piano particolareggiato. Si tratta di un’area di rilevante<br />

interesse economico oltre che ambientale e per le quali occorrono degli approfondimenti<br />

negli studi’;<br />

• BC -‘Bacino di completamento con cave in attività’;<br />

• BN -‘Bacino di nuova apertura senza cave in attività’.<br />

Questi ultimi due tipi di bacini possono ricadere anche in aree vincolate, nel qual caso<br />

vengono denominati “BV” — Bacino in Aree Vincolate.<br />

Per ciascuna differente tipologia di area estrattiva saranno fornite indicazioni relative alla<br />

coltivazione mineraria sulla scorta di un programma unitario da definire mediante piani<br />

attuativi che, a seconda della tipologia, saranno particolareggiati, di riordino o di bacino, e<br />

saranno redatti sulla scorta delle p<strong>rev</strong>isioni, delle indicazioni e delle prescrizioni del<br />

P.R.A.E. All’interno del singolo bacino dovranno trovare localizzazione tutte le attività<br />

connesse con quella estrattiva e quindi le aree industriali o artigianali attrezzate, le aree per<br />

la discarica dei detriti, i servizi comuni a tutte le attività, le infrastrutture di servizio. La<br />

situazione di regime potrà essere raggiunta dopo un periodo transitorio in cui sarà<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 100


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

consentita per le cave già autorizzate l’attività estrattiva anche al di fuori dei poli estrattivi.<br />

Il periodo transitorio dovrà essere proporzionale agli investimenti effettuati e alle<br />

potenzialità dei giacimenti. I bacini estrattivi è avvenuta successivamente alla saranno<br />

individuati successivamente alla individuazione delle aree del territorio regionale che<br />

debbono essere salvaguardate dall’attività estrattiva in quanto questa potrebbe alterare i<br />

suoi valori, procedendo alla definizione e perimetrazione di aree che, per peculiari<br />

caratteristiche, risultano vincolate da leggi esistenti sebbene si è potuto dimostrare che il<br />

sistema cava-ambiente possa coesistere nonostante la presenza di Vincoli.<br />

Nella scelta di piano a regime si sono definite delle aree soggette a vincolo ostativo<br />

all’attività estrattiva e indicate nelle carte di piano come aree di salvaguardia ambientale.<br />

Tale aree risultano individuate e perimetrate dall’inviluppo delle seguenti:<br />

• aree vincolate paesisticamente (Legge 1497/39);<br />

• aree vincolate paesisticamente (decreti Mi BB AA del 1985);<br />

• aree vincolate paesisticamente (Legge Galasso n. 431/85);<br />

• aree vincolate archeologicamente (Legge 1089/39);<br />

• aree in cui ricadono boschi e foreste; o oasi di protezione, riserve naturali, zone umide;<br />

• zone militari.<br />

A riguardo dei ‘Galassini’, atteso le vicende che hanno fatto decadere tali decreti, sono<br />

state valutate con attenzione le aree dagli stessi sottoposte a vincolo senza automatica<br />

inclusione di queste in quelle sottoposte a vincolo ostativo.<br />

La sovrapposizione della carta del vincolo ostativo alla carta delle risorse, ha consentito di<br />

effettuare una prima selezione della localizzazione delle risorse, all’interno delle quali sono<br />

stati successivamente individuati i poli estrattivi. Per inciso, si precisa che alcuni poli sono<br />

stati individuati anche in aree con “vincolo ostativo”, unicamente nei casi di conclamato<br />

degrado ambientale e/o produttivo tanto da far ritenere che la localizzazione di attività<br />

estrattive viene proposta come programma di coltivazione finalizzato al recupero<br />

ambientale (Piani di riordino o Piani particolareggiati). In altri casi, i poli ricadono in zone<br />

vincolate e sono stati tipizzati “BV”, ma il vincolo su di esse gravanti non è stato ritenuto<br />

ostativo, potendo facilmente individuare modalità di coltivazione e di sistemazione<br />

compatibili con il tipo di vincolo (ad esempio zone con vincolo idrogeologico).<br />

Il passo successivo è stato quello di definire l’esatta perimetrazione dei poli attorno ad<br />

attività esistenti, tenendo anche conto dei luoghi di utilizzazione e trasformazione del<br />

materiale. Il P.R.A.E. ha contenuto quanto più possibile il numero di tali aree, sebbene,<br />

questa necessità contrasti con la esigenza di de-localizzazione e di distribuzione sul<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 101


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

territorio per tenere conto dei diversi settori produttivi e del bacino di gravitazione relativo<br />

al materiale e del prodotto trasformato. Per la scelta dei poli di estrazione, normalmente, si<br />

è tenuto conto dei seguenti fattori:<br />

• la esigenza di materiali per i vari usi nelle diverse zone;<br />

• la densità delle cave nelle varie aree;<br />

• la durata dell’autorizzazione rilasciata o semplicemente richiesta; la capacità produttiva<br />

delle singole aziende;<br />

• la presenza di stabilimenti per trasformazione delle materie prime estratte (laterifici,<br />

cementifici, impianti di frantumazione, di betonaggio, ecc.);<br />

• la forza lavoro impiegata; la unicità e/o la qualità del prodotto estratto;<br />

• gli aspetti specifici dell’attività estrattiva.<br />

Ciò ha consentito la più idonea, a giudizio degli autori, localizzazione delle aree estrattive,<br />

alla cui esatta perimetrazione si è giunti tenendo conto anche delle presumibili produzioni a<br />

regime, della viabilità esistente, delle condizioni stratigrafiche e strutturali dei luoghi, oltre<br />

che dell’esigenze di aree a servizi (viabilità interna, discarica, ecc.) e della necessità di non<br />

superare determinati indici di utilizzazione superficiale, definiti in funzione delle<br />

produzione e delle dimensioni delle cave ricadenti attualmente nell’area e/o delle<br />

produzioni di quelle che, a regime, dovranno in esse confluire.<br />

3.7.1 L’area di intervento<br />

Non essendoci cave in esercizio nel territorio Comunale di Laterza, il Campo Eolico di<br />

progetto non interferisce con quanto regolamentato dal Piano Regionale delle Attività<br />

estrattive.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 102


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PARAGRAFO VIII<br />

PIANO REGOLATORE VIGENTE<br />

Tutte le aree interessate dal Campo Eolico ricadono in Zona Agricola Tipizzata “E” e non<br />

sono iscritte in alcuno degli A.T.E. del PRG approvato con D.G.R. del 20.04.04 n.568<br />

pubblicato sul BURP n.54 del 03.05.04, e sulla G.U. del 11.05.04 n.109.<br />

La somma delle aree di ingombro di tutto il Campo Eolico è pari a 131.22 Ha, calcolata<br />

come da vecchio Regolamento Regionale.<br />

In realtà la superficie netta occupata in fase di esercizio è costituita dal solo ingombro delle<br />

torri alla base al quale bisogna sommare l’area occupata dalla Stazione Elettrica di<br />

Trasformazione e di Allacciamento alla Rete.<br />

L’ingombro alla base non supera i 5 m di diametro, da cui S ≈ 20mq, qundi ST= 360 mq.<br />

La Cabina Elettrica, invece, occuperà una superficie molto più grande pari a circa 13’000<br />

mq.<br />

La superficie netta complessivamente occupata è dunque pari a circa 13'500 mq.<br />

E’ opportuno precisare che l’intervento in progetto, in quanto ricadente in area tipizzata<br />

«agricola» dallo strumento urbanistico generale vigente, non produrrà, dal punto di vista<br />

urbanistico, squilibri sull’attuale dimensionamento delle aree a standards rivenienti dalla<br />

qualificazione ed individuazione operata dallo strumento urbanistico comunale vigente.<br />

L’intervento in progetto, in considerazione della sua ubicazione, non produrrà altresì<br />

interferenze significative con le attuali aree tipizzate di espansione e/o con eventuali opere<br />

pubbliche di p<strong>rev</strong>isione.<br />

A riguardo delle opere di urbanizzazione primaria le aree di intervento risultano già<br />

ampiamente servite.<br />

L’area di intervento risulta essere servita da una viabilità pubblica con caratteristiche<br />

geometriche sufficienti a consentire un agevole scorrimento del traffico veicolare che<br />

subirà un incremento di intensità a causa dalla realizzazione del programma costruttivo in<br />

progetto, limitatamente alla fase di cantierizzazione dell’opera.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 103


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

PARAGRAFO IX<br />

LA PROGRAMMAZIONE COMUNALE NEL SETTORE EOLICO<br />

L’Amministrazione Comunale di Laterza, nell’ambito della propria programmazione delle<br />

attività produttive non ha, finora, individuato alcuna porzione del proprio territorio<br />

comunale da destinare ad impianti per la produzione di energia da fonte eolica.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 104


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

PARAGRAFO X<br />

IL PARCO DEI TRATTURI<br />

Con LEGGE REGIONALE 23 dicembre 2003, n. 29, pubblicata su BU Puglia n. 152 del<br />

29/12/2003, è stato istituito il Parco Dei Tratturi della Puglia, così specificato:<br />

Art. 1 (Parco dei tratturi della Puglia)<br />

1 . I tratturi, in quanto monumento della storia economica e sociale del territorio pugliese<br />

interessato dalle migrazioni stagionali degli armenti e in quanto testimonianza archeologica<br />

di insediamenti di varia epoca, vengono conservati al demanio armentizio regionale di cui<br />

all'articolo 1 della legge regionale 9 giugno 1980, n. 67 e costituiscono il "Parco dei tratturi<br />

della Puglia".<br />

I “tratturi” della transumanza sono stati quindi assunti quale monumento della storia e<br />

economica e sociale del territorio pugliese, a valle di un studio approfondito finalizzato alla<br />

identificazione delle aree tratturali di sicuro interesse archeologico e di che invece ne sono<br />

prive.<br />

In questa ipotesi le competenze della conservazione, della valorizzazione e della tutela dei<br />

tratturi è della regione, p<strong>rev</strong>edendo una sanatoria per le costruzioni abusive mai<br />

regolarizzate purché siano esistenti alla data di entrata in vigore della legge, purché<br />

rispettino tutti gli altri vincoli territoriali, sia acquisito il parere favo<strong>rev</strong>ole della<br />

soprintendenza archeologica per le opere realizzate dopo la vigenza del decreto<br />

Ministeriale del 1983 e sia acquistato il suolo a cui fa riferimento la sanatoria.<br />

Il Campo Eolico di progetto non interferisce con le p<strong>rev</strong>isioni del Parco.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 105


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

PARAGRAFO XI<br />

AUTORITA’ DI BACINO E PIANO DI ASSETTO IDROGEOLOGICO<br />

Il territorio interessato dal Campo Eolico di progetto ricade copletamente sotto la<br />

competenza della:<br />

• Autorità di Bacino della Puglia istituita con Legge Regionale n. 19 del 9<br />

Dicembre 2002<br />

L’ Autorità di Bacino ha provveduto, tra l’altro, ad elaborare il relativo Piano di Assetto<br />

Idrogeologio di competenza territoriale con la determinazione delle zone a Rischio:<br />

• Aree soggette a Rischio Idrogeologico;<br />

• Zone a rischio di Frana;<br />

• Zone soggette a rischio di inondazione;<br />

Nel territorio interessato dal Campo Eolico di progetto non viene segnalata alcuna<br />

emergenza nel Piano di Assetto Ideologico da parte della Autorità di Bacino.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 106


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Fig. 1 - PAI Reg Puglia (agg. 17/07/2006)<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 107


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

PARAGRAFO XII<br />

INTERAZIONE TRA IL CAMPO EOLICO E LE ATTIVITA’<br />

DI TUTELA, DI SALVAGUARDIA E DI CONSERVAZIONE<br />

In questo paragrafo saranno esplicitati i rapporti tra il sito del Parco Eolico e le attività di<br />

tutela, di salvaguardia e di conservazione vigenti e/o in corso di istituzione delle quali si è<br />

detto nei precedenti paragrafi del presente capitolo.<br />

3.11.1 IL pSIC E ZPS “AREA DELLE GRAVINE”.<br />

ZPS p-SIC “AREA DELLE GRAVINE”<br />

cod. IT9130007<br />

I comuni inclusi nella ZPS-pSIC sono: Laterza,<br />

Ginosa, Castellaneta, Palagianello, Crispiano,<br />

Massafra, Mottola, Palagiano, Statte<br />

Il territorio delle Gravine rientra tra le aree<br />

individuate dalla Legge Regionale 19/97 sulle aree<br />

naturali protette come “Gravine arco Jonico” scheda<br />

B1.<br />

L’area è stata individuata da BirdLife International<br />

quale IBA - Important Bird Area per la presenza di<br />

Falco biarmicus, Neophron percnopterus, Bubo bubo.<br />

Tutte le gravine della ZPS sono sottoposte a:<br />

• Vincolo Idrogeologico (RD 3267/1923 e succ.)<br />

• Vincolo di tutela del paesaggio L. 1497/1939<br />

• Vincolo di salvaguardia ambientale L. 431/1985 (Galasso)<br />

• L.R. 56/80 rispetto dalla Gravina per 200 m dal ciglio.<br />

Il Sito di Importanza Comunitaria “Area delle Gravine” comprende le<br />

principali gravine dell’arco ionico delle Murge, quali quelle di Laterza,<br />

Castellaneta, Massafra, Monte S.Elia, Petruscio, Montecamplo, Ginosa e<br />

Palagianello, e rientra nel territorio di sette Comuni della Provincia di Taranto<br />

(Palagianello, Mottola, Laterza, Ginosa, Castellaneta, Statte, Massafra).<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 108


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

DENOMINAZIONE : AREA DELLE GRAVINE<br />

DATI GENERALI<br />

Classificazione: proposto Sito d'Importanza Comunitaria (pSIC)<br />

Zona di Protezione Speciale (ZPS)<br />

Codice: IT9130007<br />

Data compilazione schede: 01/1995<br />

Data proposta SIC: 06/1995 (D.M. Ambiente del 3/4/2000 G.U.95 del 22/04/2000)<br />

Data designazione ZPS: 12/1998<br />

Estensione: ha 26740<br />

Altezza minima: m 32<br />

Altezza massima: m 519<br />

Regione biogeografica: Mediterranea<br />

Provincia: Taranto<br />

Comune/i: Ginosa, Laterza, Castellaneta, Palagianello, Mottola, Massafra,<br />

Crispiano, Statte.<br />

Comunita' Montane: Comunita' montana della Murgia tarantina<br />

Riferimenti cartografici:<br />

IGM 1:50.000 fogli 473-492, sezioni 1:10.000 nn. 473090, 473110,<br />

473120, 473130, 473140, 473150, 473160, 474060, 474090,<br />

474100, 474130, 474140, 474150, 492010, 492020, 492030,<br />

492040, 493010, 493020, 493030, 493060, 493070<br />

CARATTERISTICHE AMBIENTALI<br />

Le gravine sono dei canyons di origine erosiva originatisi da corsi d'acqua sovraimposti a fratture della crosta<br />

rocciosa superficiale. Esse costituiscono habitat rupestri di grande valore botanico. Nel sito sono presenti alcuni<br />

querceti a Quercus trojana ben conservati e pinete spontanee a Pino d'Aleppo su calcarenite. Inoltre vi e' la<br />

presenza di garighe di Euphorbia spinosa e boschi di Quercus virgiliana.<br />

HABITAT DIRETTIVA 92/43/CEE<br />

Querceti di Quercus trojana<br />

Percorsi substeppici di graminee e piante annue (Thero-Brachypodietea) (*)<br />

Versanti calcarei della Grecia mediterranea<br />

Pinete mediterranee di pini mesogeni endemici<br />

Grotte non ancora sfruttate a livello turistico<br />

Foreste di Quercus ilex<br />

Formazioni di Euphorbia dendroides<br />

SPECIE FAUNA DIRETTIVA 79/409/CEE E 92/43/CEE all. II<br />

Mammiferi:<br />

Uccelli: Anthus campestris, Bubo bubo, Burhinus oedicnemus, Calandrella brachydactyla,<br />

Caprimulgus europaeus, Circaetus galicus, Circus aeruginosus, Circus pygargus,<br />

Coacias garrulus, Falco biarmicus, Falco naumanni, Falco eleonorae, Pluvialis<br />

apricaria, Lanius minor, Lullula arborea, Melanocorypha calandra, Milvus migrans,<br />

Milvus milvus, Neophron percnopterus, Pernis apivorus, Ficedula albicollis.<br />

Rettili e anfibi: Testudo hermanni, Bombina variegata, Elaphe quatuorlineata, Elaphe situla.<br />

Pesci:<br />

Invertebrati:<br />

SPECIE FLORA DIRETTIVA 92/43/CEE all. II<br />

VULNERABILITA':<br />

Gli habitat rupestri sono a bassa fragilita' ma sono continuamente sottoposti ad abusivismo edilizio, abbandono di rifiuti, scarico di acque<br />

fognarie. Problemi di incendi nelle gravine del settore orientale con copertura a pineta. I residui di pascoli steppici, habitat prioritario, sono<br />

sottoposti di recente a messa a coltura attraverso frantumazione e macinatura del substrato roccioso.<br />

(*) Habitat definiti prioritari ai sensi della Direttiva 92/43/CEE: habitat in pericolo di estinzione sul territorio degli Stati membri, per la cui<br />

conservazione l'Unione Europea si assume una particolare responsabilita'.<br />

10%<br />

10%<br />

10%<br />

8%<br />

5%<br />

5%<br />

2%<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 109


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

La Regione Puglia, con Deliberazione di Giunta n°2.305 del 30 maggio 1995, accettò di<br />

realizzare sul proprio territorio il censimento dei Siti di Importanza Comunitaria e dei<br />

biotipi di importanza regionale o locale.<br />

Nelle vicinanze del Campo Eolico è stato censito il sito pSIC – ZPS “Area delle Gravine”,<br />

di cui alla scheda precedente.<br />

L’ambiente, diffusamente trattato nel precedente cap. 2 e come sinteticamente riportato<br />

nella scheda riassuntiva precedente, è caratterizzato dalla presenza di vaste estensioni di<br />

habitat elencati nella Direttiva 92/43/CEE, detta “Direttiva HABITAT”, in particolare:<br />

• Querceti di Quercus Troiana;<br />

• Percorsi substeppici di graminee e piante annue (Thero-Brachypodietea) (habitat e<br />

specie definiti prioritari ai sensi della Direttiva 92/43/CEE: habitat e specie in pericolo<br />

di estinsione sul territorio degli stati membri, per la cui conservazione l’Unione Europea<br />

si assume una particolare responsibalità);<br />

• Versanti calcarei della Grecia mediterranea;<br />

• Pinete mediterranee;<br />

• Grotte non sfruttate a livello turistico;<br />

• Foreste di quercus ilex;<br />

• Formazioni di Euphorbia dendroides;<br />

Dal punto di vista faunistico l’Area delle Gravine comprende una elevata diversità di specie<br />

tra cui le più significative, elencate nelle direttive comunitarie 79/409/CEE e 92/43/CEE,<br />

sono:<br />

• Uccelli: Anthus campestris, Bubo bubo, Burhinus oedicnemus, Calandrella<br />

brachydactyla, Caprimulgus europaeus, Circaetus galicus, Circus<br />

aeruginosus, Circus pygargus, Coacias garrulus, Falco biarmicus, Falco<br />

naumanni, Falco eleonorae, Pluvialis apricaria, Lanius minor, Lullula<br />

arborea, Melanocorypha calandra, Milvus migrans, Milvus milvus, Neophron<br />

percnopterus, Pernis apivorus, Ficedula albicollis.<br />

• Rettili: Testudo hermanni, Bombina variegata, Elaphe quatuorlineata, Elaphe<br />

situla.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 110


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

L’area ospita la più importante popolazione italiana della specie prioritaria Grillaio (Falco<br />

naumanni) ed è una delle più numerose della Unione europea.<br />

In Italia il grillaio nidifica soltanto in Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna.<br />

Come gia illustrato al Capitolo 2 la popolazione presente nella zona di Laterza, conta meno<br />

di 200 esemplari.<br />

Con le popolazioni della vicina “Murgia Alta”, stimate in 1.500-1.600 coppie,<br />

costituiscono circa il 60% della popolazione italiana e la quasi totalità di quella<br />

peninsulare.<br />

A livello comunitario questa popolazione rappresenta il 15-20% del totale.<br />

Questa popolazione costituisce una frazione importante non solo a livello nazionale ma<br />

anche comunitario e presenta, inoltra, una notevole importanza scientifica sia dal punto di<br />

vista etologico (utilizzo dormitori notturni – “roost” – urbani durante la stagione<br />

riproduttiva) che ecologico (marcato sinantropismo con assenza di colonie extraurbane),<br />

con una diretta ricaduta socioculturale in quanto la specie è nota alla popolazione locale.<br />

La popolazione pugliese e lucana presenta caratteristiche spiccatamente sinantropiche,<br />

molto più evidenti rispetto alla popolazione spagnola, dove sono presenti situazioni miste<br />

con coppie nidificanti sia su pareti naturali che in contesti urbani.<br />

Le popolazioni presenti nidificano unicamente nei centri urbani, utilizzando in modo<br />

particolare i centri storici dei comuni.<br />

Vengono attivamente selezionate cavità presenti sui muri perimetrali di vecchie costruzioni<br />

e sottotetti non sottoposti ad interventi di recente manutenzione. L’insieme di questi<br />

elementi hanno portato alla inclusione della intera sub-regione murgiana nella lista delle<br />

aree del progetto comunitario “Natura 2000”.<br />

La scheda relativa al sito pSIC e ZPS “Area delle Gravine” in riferimento alla vulnerabilità<br />

riporta testualmente quanto segue: “Il fattore distruttivo di maggiore entità è rappresentato<br />

dallo spietramento del substrato calcareo che viene poi sfarinato con mezzi meccanici.<br />

In armonia al nuovo Regolamento Regionale del 23 giugno 2006 n. 9, il Campo Eolico di<br />

progetto non interessa il vicino pSIC, ZPS “Area delle Gravine”.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 111


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

3.12.2 IL PARCO REGIONALE “TERRA DELLE GRAVINE”<br />

Con la LEGGE REGIONALE 20 dicembre 2005, n. 18 “Istituzione del Parco naturale<br />

regionale “Terra delle gravine”, in applicazione dell’articolo 6 della legge regionale 24<br />

luglio 1997, n. 19 “Norme per l’istituzione e la gestione delle aree naturali protette nella<br />

Regione Puglia”, è stato istituito il Parco Naturale Regionale “Terra delle Gravine”, la cui<br />

perimetrazione ricade sui territori dei comuni di: Castellaneta, Crispiano, Ginosa, Grotta-<br />

glie, Laterza, Martina Franca, Massafra, Montemesola, Mottola, Palagianello, Palagiano, S.<br />

Marzano di S. Giuseppe, Statte e Villa Castelli.<br />

Il Parco nel suo insieme interessa un territorio molto più esteso del pSIC ZPS – Area delle<br />

Gravine.<br />

In armonia al nuovo Regolamento Regionale del 23 giugno 2006 n. 9, il Campo Eolico di<br />

progetto non interessa il vicino Parco Regionale “Terra delle Gravine”.<br />

3.12.3 Il Piano Urbanistico Territoriale Tematico del Paesaggio e Beni Ambientali - PUTT/PBA<br />

Le aree interessate dalla realizzazione del Campo Eolico di progetto non interferisce con<br />

alcuna delle emergenze segnalate dal PUTT/PBA, né con le relative aree di rispetto e di<br />

pertinenza, come ampiamente analizzato al paragrafo 5.<br />

3.12.4 Il Parco dei Tratturi.<br />

Le aree interessate dalla realizzazione del Campo Eolico di progetto non interferisce con<br />

quanto normato dalla legge di istituzione del Parco dei Tratturi.<br />

3.12.5 Piano di Assetto Idrogeologico - PAI<br />

Sulle aree interessate dal Campo Eolico non vi sono segnalazioni di alcun tipo di Rischio,<br />

Idrogeologico, di Frana e di inondazione da parte dell’Autorità di Bacino della Puglia.<br />

3.12.6 Conclusioni.<br />

Non riscontrando particolari problemi di interferenze, per una più chiara visione di insieme<br />

di quanto illustrato nel presente paragrafo, si rimanda agli specifici elaborati ,<br />

TAVV. A4-1 – A4-6<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 112


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

CAPITOLO IV<br />

QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 113


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

PARAGRAFO I<br />

GENERALITA’<br />

Un Campo Eolico è una vera e propria centrale che trasforma l’energia cinetica posseduta<br />

dal vento in energia elettrica da immettere in Rete.<br />

La denominazione “Campo Eolico” presuppone l’istallazione di un certo numero di<br />

aerogeneratori per definizione maggiore di 1.<br />

Tali aerogeneratori fondamentalmente sono costituiti da 3 elementi strutturali:<br />

1. Torre di sostegno<br />

2. Navicella<br />

3. Rotore<br />

In particolare il rotore, formato dalle pale e dal mozzo, viene sorretto dalla navicella che a<br />

sua vola poggia sulla torre.<br />

A rigore le torri potrebbero essere costruite con un materiale qualsiasi normalmente<br />

utilizzato in Opere di Ingegneria Civile, ma per consentire la realizzazione di strutture più<br />

snelle che meglio possono inserirsi nel paesaggio, generalmente esse sono realizzate in<br />

acciaio.<br />

Ciascuna torre viene ancorata al terreno mediante mediante opere di fondazione dirette o<br />

indirette, in virtù delle caratteristiche meccaniche dei terreni di fondazione.<br />

Il numero degli aerogeneratori da installare e la loro posizione all’interno di un Campo<br />

Eolico viene determinato a valle di uno specifico studio anemometrico a larga scala che<br />

tiene conto, attraverso complesse elaborazioni, principalmente della orografia e della<br />

morfologia del territorio, delle caratteristiche del vento e della tipologia delle torri,<br />

applicando un’analisi multicriteri finalizzata alla conciliazione tra due opposte esigenze:<br />

1. produttività economica dell’impianto<br />

2. salvaguardia dell’ambiente<br />

La produttività economica dell’impianto presuppone il funzionamento ottimale a pieno<br />

regime degli aerogeneratori, mentre la salvaguardia dell’ambiente nel quale si inseriscono<br />

implicano la riduzione e/o l’eliminazione, per quanto possibile, delle le interferenze<br />

ambientali a carico:<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 114


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

• del paesaggio,<br />

• delle interferenze sulle telecomunicazioni,<br />

• degli effetti elettromagnetici,<br />

• dei livelli indotti di pressione sonora,<br />

• dell’impatto visivo,<br />

• dell’impatto sulle emergenze architettoniche ed archeologiche.<br />

Gli aerogeneratori rappresentano il cuore vero e proprio dell’impianto eolico: essi sono<br />

demandati alla trasformazione dell’energia eolica del vento in energia elettrica utilizzabile.<br />

Tale energia elettrica generalmente prodotta a BT a circa 650 V, viene trasformata in MT a<br />

20 kV da un trasformatore istallato al piede di ciascuna torre all’interno della torre stessa, e<br />

quindi convogliata alla Cabina di Trasformazione tramite una rete di elettrodotti interrati in<br />

MT.<br />

Nalla Cabina di Trasformazione la tensione viene elevata in AT a 200 kV e convogliata<br />

nella adiacente Stazione di Consegna dove avviene l’immissione in Rete GRTN.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 115


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

PARAGRAFO II<br />

UBICAZIONE<br />

La Società in epigrafe, committente del Campo Eolico di progetto, ha in corso di stipula<br />

specifici contratti di convenzione con i proprietari dei suoli su cui ricade l’area di sedime<br />

della fondazione di ciascuna turbina.<br />

I terreni complessivamente convenzionati sono censiti al Catasto dei Terreni del comune di<br />

Laterza (TA).<br />

Tutti i suoli sono interessati da coltivazioni cerealicole estensive, e da diffuse attività<br />

zootecniche.<br />

La superficie di ingombro complessiva del Campo Eolico è pari a 131.22 ettari: in realtà<br />

tale area è fruibile quasi per intero, per usi precedenti, ad eccezione delle aree di effettivo<br />

sedime delle basi delle torri pari a circa 360mq e dell’area occupata dalla Cabina di<br />

Trasformazione.<br />

I collegamenti di viabilità interna e le piazzole per la costruzione della torre aerogeneratrice<br />

costituiscono delle opere necessarie per la sola fase di cantiere, che verranno rimosse a<br />

realizzazione avvenuta.<br />

Per una più chiara visione di insieme si rimanda agli elaborati grafici di progetto, ed al<br />

successivo paragrafo 5.7.3.<br />

Le stradine interne, esclusivamente di carattere provvisorio, presentano una larghezza di<br />

circa 4m, opportunamente allargate in curva, con il fondo sistemato con massicciata di<br />

pietra calcarea.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 116


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

I territori interessati dal Campo Eolico di progetto sono caratterizzati dai segni di una<br />

diffusa e rilevante antropizzazione determinata dai seguenti fattori:<br />

- relativa vicinanza al centro abitato di Laterza;<br />

- presenza di una rete stradale capillare: SS n.7, SP n.17, SP n.19, SP n.20 ed SP n.22, ed<br />

altre strade di tipo locale per raggiungere le località del territorio ed anche di livello<br />

intercomunale;<br />

- abbondanza di terreni a copertura della piattaforma carbonatica ;<br />

- maggiore fertilità dei terreni, pertanto, utilizzati per scopi agricoli.<br />

L’antropizzazione rilevabile è caratterizzata dall’uso agricolo a carattere estensivo di<br />

quansi tutto il territorio, zona fertili e facilmente coltivabile.<br />

Tuttavia, nelle vicinanze del sito non mancano anche testimonianze di interventi più<br />

pesanti operati dall’uomo sul territorio essendo possibile rilevare la presenza di:<br />

• una rete capillare di strade principali, secondarie e vicinali;<br />

• effetti dello spietramento allo scopo di ottenere terreni più fertili;<br />

• cave di calcare abbandonate;<br />

• altri impianti tecnologici (ripetitori, ponti radio e tv, ecc.) che occupano i promontori<br />

quali postazioni delle antenne e dei ripetitori;c. ecc. convivono con la steppa<br />

mediterranea.<br />

La utilizzazione da parte dell’uomo del territorio circostante il sito della Centrale Eolica,<br />

sebbene posto in contiguità con gli ambienti steppici e con i residui boschi cedui secondo<br />

una alternanza casuale tipica e caratteristica del paesaggio della Murgia Tarantina, ha tolto<br />

ad esso le caratteristiche di naturalità originarie e lo ha reso di fatto incapace di ospitare gli<br />

habitat naturali e seminaturali oggetto della tutela operata con la perimetrazione del pSIC e<br />

della ZPS “Area delle Gravine” di cui si è parlato nel precedente capitolo 3.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 117


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

PARAGRAFO III<br />

LE CARATTERISTICHE AMBIENTALI DEL SITO<br />

Le caratteristiche ambientali delle aree interessate dalla realizzazione del Campo Eolico di<br />

progetto, di quelle immediatamente limitrofe, sono state attentamente studiate nel corso di<br />

numerosi specifici sopralluoghi, successivi allo studio preliminare della bibliografia<br />

esistente in merito e della cartografia disponibile,<br />

• Carta Tecnica della Regione Puglia in scala 1:5.000,<br />

• Ortofoto I.G.M. eseguite con Apparecchiatura WILD 15/14 UAGA/F N.13128<br />

152,82,<br />

si precisa che il rilievo aerofotogrammetrico analizzato è quello di più recente<br />

pubblicazione.<br />

Il territorio interessato si presenta pressocchè uniforme e privo di emergenze ambientali di<br />

rilievo, né di particolari caratterizzazioni geomorfologiche ed attualmente è in gran parte a<br />

vocazione agricolo – zootecnica.<br />

Nella zona infatti sono presenti numerose aziende zootecniche per l’allevamento del<br />

bestiame in forma intensiva, con annessi vasti appezzamenti per la produzione di foraggio.<br />

Come già detto in precedenza, il territorio all’intorno del Campo Eolico ha perso ormai da<br />

tempo le originali caratteristiche di naturalità e si presenta attualmente trasformato in un<br />

Ecosistema Artificiale specificamente agricolo – zootecnico.<br />

Il territorio interessato dal Campo Eolico è infatti esterno alle aree non idonee<br />

• del pSIC-ZPS “Area delle Gravine”,<br />

• del Parco Naturale Regionale “Terra delle Gravine”,<br />

ed alle relative aree buffer, pur essendo ad esse limitrofo.<br />

Il territorio ricade sotto la competenza della:<br />

• Autorità di Bacino della Puglia<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 118


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Tutto il territorio interessato dal Campo Eolico di progetto risulta risultano pressocchè<br />

totalmente interessate dalla attività agricola zootecnica.<br />

Tutta l’area interessata dal Campo eolico, dal PUTT/PBA, non è sottoposta ad alcun<br />

vincolo.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 119


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

PARAGRAFO IV<br />

CARATTERISTICHE GEOMORFOLOGICHE<br />

Per la trattazzione di questo Argomento si rimanda allo studio specifico:<br />

RELAZIONE GEOLOGICA, TAV. M1<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 120


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

PARAGRAFO V<br />

LINEAMENTI GEOTECNICI<br />

Per la trattazzione di questo Argomento si rimanda allo studio specifico:<br />

RELAZIONE GEOLOGICA, TAV. M1<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 121


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

PARAGRAFO VI<br />

DESCRIZIONE GENERALE DEL PROGETTO<br />

La conoscenza dei luoghi e lo studio anemologico p<strong>rev</strong>entivo hanno determinato<br />

l’individuazione di alcuni siti ricadenti sulle colline del Comune di LATERZA poste nella<br />

porzione Nord, Nord-Est del Territorio comunale al confine con Santeramo in Colle e<br />

Castellaneta, a monte della SS n.7 Appia, in provincia di Taranto, zone a verde agricolo dal<br />

vigente PRG, ritenuti idonei per la posa dell’impianto eolico in progetto, a ridosso delle<br />

contrade:<br />

• Lamie Cacoscia,<br />

• Masseria Pietro Tucci.<br />

L'area complessiva di progetto interessa una zona collinare di altitudine media di 370 mt<br />

circa.<br />

Con riferimento alla cartografia dell’Istituto Geografico Militare (IGM) a scala 1:50.000,<br />

il Campo risulta compreso nella tavoletta:<br />

• Foglio n. 473 “Gioia del Colle”<br />

E più in dettaglio alla Carta Tecnica Regionale (CTR) in scala 1:5000<br />

SEZIONE TAVOLE<br />

473 104 101<br />

103 102<br />

L’area di interesse per il Campo Eolico si sviluppa lungo la SP n. 19 nel tratto a monte della<br />

SS n.7 Appia: è delimitata a Nord dal Confine con il Comune di Santeramo in Colle ed ad<br />

Est dala Confine con Castellaneta, a Sud dalla SS n.7 Appia ed ad Ovest dalla SP n.22.<br />

Nell’area di interesse ricadono alcune “Masserie”, quali insediamenti abitativi stabili, per il<br />

resto si rilevano solo rade case rurali a b<strong>rev</strong>e insediamento o magazzini a servizio<br />

dell’attività agricolo-pastorale.<br />

Gli studi effettuati, mediante modelli matematici, sull’area di interesse ha evidenziato un<br />

potenziale energetico pienamente idoneo alla realizzazione di un Campo Eolico composto<br />

da<br />

• numero 18 aerogeneratori<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 122


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Tali aerogeneratori saranno scelti tra quelli elencati al paragrafo 9 che presentano una<br />

potenza P = 2.3 – 3 MW, diametro D = 90 – 94 m, e H = 80-100m.<br />

L’effettiva scelta verrà effettuata in fase esecutiva.<br />

Nella presente fase progettuale per le turbine le verifiche verranno effettuate considerando<br />

le condizioni più gravose in ciascuna ipotesi di lavoro:<br />

Impatto acustico rumorosità maggiore,<br />

Impatto elettromagnetico potenza maggiore,<br />

Impatto visivo Ingombri maggiori,<br />

• numero 18 aerogeneratori Vestas V90 da 3.0MW<br />

Tale configurazione è da intendersi preliminare e propositiva, finalizzata a massimizzare la<br />

producibilità energetica, e suscettibile di eventuali variazioni in fase di espletamento<br />

dell’iter autorizzativo.<br />

L'energia prodotta da tutti gli aerogeneratori verrà convogliata alla Cabina di<br />

Trasformazione – Consegna, mediante una rete di elettrodotti interrati in MT, e quindi<br />

allacciata direttamente alla linea GRTN che sovrasta la Stazione Elettrica.<br />

Tale cabina è costituita da due aree:<br />

• Area utente 20 / 150 kV<br />

• Area Gestore 150 / 380 kV e consegna<br />

Tra l’area utenete e l’area gestore viene realizzato un elettrodotto interrato a 150 kV.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 123


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

PARAGRAFO VII<br />

ACCESSIBILITÀ<br />

Le aree interessate dal Campo Eolico sono facilmente raggiungibili:<br />

Dal porto di Taranto, a circa 45 km, percorrendo le locali Strade Statali, Provinciali e<br />

Comunali esistenti.<br />

Dall’autostrada A16, uscita Mottola-Castellaneta, e proseguendo per la SS7-Appia.<br />

Premesso che la viabilità nell’area è p<strong>rev</strong>alentemente esistente, nella definizione del layout<br />

d'impianto si è cercato di sfruttare, per quanto possibile, la viabilità e i tracciati esistenti dai<br />

quali è possibile raggiungere i luoghi di progetto, onde ridurre al minimo gli interventi di<br />

urbanizzazione primaria dei siti.Tav A2<br />

In fase di costruzione verrà realizzata una viabilità di cantiere sterrata di natura<br />

essenzialmente provvisoria, necessaria per poter installare i principali componenti<br />

dell’impianto, aerogeneratori, cabina di consegna, torri anemometriche, e per poter<br />

realizzare i necessari cavidotti. Tav. C1<br />

Ad intervento di progetto realizzato la viabilità di cantiere verrà rimossa ed il terreno di<br />

impianto verrà riportato alle condizioni originarie.<br />

E’ fondamentale che la viabilità sia caratterizzata da una modesta pendenza, che non<br />

possegga curve a stretto raggio, che gli incroci siano privi di spazi di manovra e che il<br />

fondo stradale sia privo di buche e sconnessioni e che possegga una adeguata resistenza ai<br />

carichi. Per i valori minimi dei raggi di curvatura si rimanda alla Tav E2, in cui tra l’altro<br />

vengono riportati i disciplinari Nordex per le specifiche sulla viabilità.<br />

Si sottolinea che la viabilità esistente è idonea al transito degli autoarticolati per il trasporto<br />

eccezionale e che, pertanto, gli interventi di sistemazione stradale siano limitati e di<br />

modesta entità.<br />

Per gli interventi di adeguamento sulla viabilità si rimanda alla Tav. C1.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 124


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

PARAGRAFO VIII<br />

CRITERI PROGETTUALI<br />

Il campo Eolico LATERZA ricade nel territorio del Comune di LATERZA al confine con<br />

Castellaneta e Santeramo in Colle, ed interessa un unico altopiano di natura collinare.<br />

La disposizione planimetrica delle macchine sul territorio occupato, cioè la configurazione<br />

finale del Campo Eolico, lay-out di impianto, nel pieno rispetto del Regolamento Regionale<br />

n. 9 è stata effettuata in considerazione di numerosi fattori tra i quali:<br />

• anemologia,<br />

• orografia, morfologia del sito,<br />

• aspetti geologici ed idrogeologici,<br />

• aspetti vincolistici,<br />

• distanze di rispetto in genere,<br />

• viabilità esistente, piste, sentieri,<br />

• criteri di massimo rendimento energetico dei singoli aerogeneratori.<br />

Gli aerogeneratori, infatti, al fine di minimizzare le mutue interazioni che possono<br />

ingenerarsi fra di loro per effetto scia, distacco di vortici ecc., ottimizzarne il rendimento e<br />

la producibilità, in situazioni ottimali di orografia, assenza di ostacoli ecc., in genere<br />

vengono disposti ad interasse reciproco pari a:<br />

• 3-5 D circa in direzione perpendicolare ai venti p<strong>rev</strong>alenti,<br />

• 5-7 D circa in direzione parallela ai venti p<strong>rev</strong>alenti,<br />

dove D è il diametro esterno delle pale.<br />

Nell’elaborazione del lay-out dell’impianto si è dovuto tener conto della presenza di zone<br />

territoriali vincolate che di fatto hanno determinato il Lay-Out finale del Campo Eolico,<br />

onde meglio tutelare gli aspetti paesaggistici e l’habitat naturale.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 125


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Il progetto, subordinatamente al rispetto degli aspetti vincolistici, è stato poi configurato<br />

sviluppando la disposizione delle macchine sul sito in esame (lay-out di impianto) in<br />

relazione a vari fattori, i principali di essi riguardano innanzitutto:<br />

- la anemologia, fondamentale per stabilire la redditività dell’iniziativa e la conseguente<br />

validità del progetto;<br />

- la conformazione orografica del sito;<br />

- la accessibilità dei siti di progetto con esame della viabilità esistente al fine della<br />

minimizzazione degli interventi di urbanizzazione;<br />

- gli elettrodotti esistenti al fine della minimizzazione degli interventi per l’allacciamento e<br />

cessione in rete della e.e. prodotta;<br />

- la presenza di insediamenti;<br />

La possibilità di scegliere tra aerogeneratori di potenza diversa risponde alla esigenza di<br />

ottimizzazione dei parametri di efficienza energetica (curva di produzione) riferiti alle<br />

risultanze della configurazione sviluppata con riferimento alla anemologia, all’orografia ed<br />

all’accessibilità dei siti di progetto.<br />

Linee guida della progettazione gli schemi di “pine-tree array” (a), della Wind Farm di<br />

Zeebrugge (b) , della Wind Farm di Vindeby (c), Wind Farm di Masnedø (d).<br />

Dalla relazione tra i vari schemi, anche in relazione alle mutue interazioni che possono<br />

ingenerarsi per gli effetti scia, distacco di vortici ecc., si è ricavata la progettualità finale.<br />

“pine-tree array” (a) Wind Farm di Zeebrugge (b)<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 126


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Wind Farm di Vindeby (c) Wind Farm di Masnedø (d)<br />

Ovviamente tali configurazioni base hanno subito modeste variazioni onde adattare i valori<br />

teorici, in gran parte rispettati, alla morfologia del sito.<br />

Si ribadisce che la progettazione è stata effettuata seguendo minuziosamente le disposizioni<br />

del nuovo Regolamento Regionale 04 Ottobre 2006, n. 16 ed in particolare dell’art. 14<br />

”Disposizioni Transitorie”:<br />

• Esclusione delle aree considerate non “idonee” e delle relative aree buffer,<br />

• Opere di allacciamento alla rete di distanza minima,<br />

• Il Parametro di Controllo, di cui all’art. 13, non supera i valore di 0,25;<br />

• Il campo eolico non crea barriere paesaggistica,<br />

• Rispetto delle distanze dalle strade provinciali e nazionali,<br />

• Indice di ventosità superiore a 1600 ore equivalenti all’anno,<br />

• Minimizzazione delle Opere di accesso in fase di cantiere e di esercizio.<br />

- la distanza tra due aerogeneratori contigui non è inferiore a 3 D in senso longitudinale e non<br />

inferiore a 5 D in senso trasversale;<br />

- la distanza dal perimetro del centro urbano è maggiore di 1000m;<br />

- il lay-out assicura il rispetto della normativa in materia di inquinamento acustico<br />

- il lay-out assicura il rispetto della normativa in materia di inquinamento elettromagnetico<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 127


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

- il lay-out, è stato redatto in maniera tale da non costituire effetto barriera aerodinamica né<br />

paesaggistica, e con una dislocazione degli aerogeneratori geometricamente regolare.<br />

- la configurazione del campo eolico, come già evidenziato, è stata progettualmente<br />

subordinata alla minimizzazione dell’impatto p<strong>rev</strong>ia accurata valutazione della viabilità<br />

esistente al fine della minimizzazione degli interventi di urbanizzazione; p<strong>rev</strong>ia accurata<br />

valutazione delle linee elettriche esistenti al fine della minimizzazione degli interventi per<br />

l’allacciamento e cessione in rete della E.E. Tanto ha contribuito alla formulazione di un<br />

piano di cantiere che per effetto delle scelte progettuali rassegnate ( es. gli interventi sulla<br />

viabilità hanno tutti carattere provvisorio, es. la soluzione di allacciamento in AT, riduce le<br />

esecuzioni dei cavidotti e le aree interessate da dette esecuzioni, etc..) necessita di<br />

pochissime misure di mitigazione.<br />

Sulla base dei criteri sopra descritti sono state ipotizzate diverse configurazioni<br />

dell'impianto raggiungendo, nella presente soluzione progettuale, l'ottimizzazione<br />

dell'iniziativa.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 128


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

PARAGRAFO IX<br />

CARATTERISTICHE DEGLI AEROGENERATORI<br />

Nel Campo Eolico di progetto, viene p<strong>rev</strong>ista la possibilità di installare diverse tipologie di<br />

aerogeneratori, scelte a valle di una Analisi Multicriteri in funzione tra l’altro del diametro<br />

delle pale, delle caratteristiche anemometriche del sito, dell’accessibilità dei luoghi, delle<br />

caratteristiche morfologiche del territorio circostante, e della percorribilità della viabilità<br />

esistente.<br />

L’analisi multicriteri effettuata ha ridotto la possibilità di scelta alle seguenti 9 tipologie di<br />

Aerogeneratori:<br />

DITTA Turbina Diametro Potenza<br />

M MW<br />

VESTAS V-90 90 3.00<br />

VESTAS V-100 100 2.75<br />

Ecotècnia 100 100 3.00<br />

ZxÇxÜtÄ XÄxààÜ|v GE-3.0 90 – 94 2.5 -3.0<br />

Win Wind D-3 90 – 94 3.0<br />

Nordex N90 90 2.3 – 2.5<br />

Mitsubishi MWT 92 / 2.4 92 2.4<br />

Repower MM92 92.5 2.0<br />

FuhrLänder FL 2500 90 2.5<br />

L’effettiva scelta aziendale della tipologia di aerogeneratore da installare verrà effettuata<br />

insindacabilmente all’Atto della realizzazione in relazione alla effettiva disponibilità sul<br />

mercato ed opportune valutazione tecnico-economiche.<br />

L’aerogeneratore consente la trasformazione dell’energia cinetica posseduta dal vento<br />

direttamente in energia elettrica da utilizzare; è una macchina composita costituita<br />

essenzialmente dai seguenti elementi strutturali:<br />

• pale con controllo di pitch<br />

• rotore<br />

• navicella con controllo di imbardata<br />

• moltiplicatore di giri<br />

• generatore elettrico<br />

• freno meccanico ed aerodinamico<br />

• torre<br />

• cabina di macchina<br />

• fondazione<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 129


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Per il Campo Eolico di progetto è p<strong>rev</strong>isto l'utilizzo di aerogeneratori con le seguenti<br />

caratteristiche principali:<br />

- P = 2.0-3.0 MW - potenza installata;<br />

- D = 90m diametro del rotore tripala; posto sopravvento alla torre di sostegno, realizzato<br />

con resina epossidica rinforzata con fibra di vetro e con mozzo in acciaio;<br />

- navicella in carpenteria metallica con carenatura in vetroresina e lamiera, al cui interno<br />

sono presenti il moltiplicatore di giri, il freno, il generatore elettrico asincrono e le<br />

apparecchiature idrauliche ed elettriche di comando e controllo;<br />

- H = 80÷100m altezza del mozzo (centro del rotore) dal suolo torre di sostegno, La torre<br />

tubolare tronco conica in acciaio su cui poggia direttamente la navicella presenterà un<br />

diametro alla base Ø = 4,20÷5,00 m, ed in sommità Ø = 2,0÷3,00 m.<br />

- regolazione della potenza per velocità del vento superiori al valore nominale mediante<br />

controllo del passo delle pale.<br />

- opportuni cavi convogliano al suolo l’energia elettrica prodotta in un box (cabina di<br />

macchina), posto all’interno della torre dell’aerogeneratore, in cui avviene la<br />

trasformazione da bassa a media tensione, e trasmettono i segnali necessari per il<br />

funzionamento.<br />

Con riferimento alla taglia di progetto P = 2.00÷3.0 MW che ottimizza i parametri di<br />

rendimento energetico della ventosità verificata in sito, nella TAV E2 si riportano le<br />

specifiche tecniche degli aerogeneratori proposti per il Campo Eolico di progetto.<br />

Il progetto in narrativa viene sviluppato p<strong>rev</strong>edendo l’istallazione di aerogeneratori Vestas<br />

V90 da 3.0 MW di potenza e d=90m di diametro.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 130


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

PARAGRAFO X<br />

LAY – OUT CAMPO EOLICO<br />

Il Campo Eolico “LATERZA” sarà costituito da<br />

o 18 aerogeneratori Vestas V90, D = 90m e P = 3.0 MW con generazione in BT<br />

o 1 rete di cavidotti interrati per il convogliamento dell'energia in MT.<br />

o 1 Stazione Elettrica di Trasformazione MT/AT 20 kV / 150 kV – Area Utente:<br />

controllo dell'impianto, raccolta dell'energia elettrica prodotta, elevazione della<br />

tensione a 150 kV (stazione di trasformazione), collegamento elettrico alla Area<br />

Gestore TERNA;<br />

o 1 Stazione Elettrica di Trasformazione AT/AT 150 kV / 380 kV ed<br />

Allacciamento alla Rete – Area Gestore: controllo dell'impianto, convogliamento<br />

della energia elettrica prodotta, elevazione della tensione a 380 kV (stazione di<br />

trasformazione), collegamento elettrico alla Rete Ettrica Nazionale (interruttori,<br />

sezionatori, apparecchiature di misura e protezione). Tale stazione verrà realizzata da<br />

altro operatore di iniziative eoliche nel vicino comune di Castellaneta.<br />

o 1 elettrodotto a 150kV di collegamento tra le due aree;<br />

o 1 torre anemometrica, per la misura del vento;<br />

La scelta degli aerogeneratori di un unico diametro pari a 90m è stata dettata dal rispetto<br />

delle aree di ingombro del Campo eolico nel suo insieme:<br />

Da cui<br />

• D = 90m ( 3 D ) 2 = ( 3 x 90 ) 2 = 7,29 ha<br />

• 18 x 7.29 = 131.22 ha<br />

• Superficie totale Campo Eolico = 131.22 ha<br />

• Superficie Comunale = 15’969 ha<br />

All’art. 13 del Regolamento Regionale 04 ottobre 2006, n. 16 viene così definito il<br />

Parametro di controllo P : ”Il parametro P è il rapporto tra la somma delle lunghezze dei<br />

diametri di tutti gli aerogeneratori installati ed autorizzati in un Comune ed il lato del<br />

quadrato di area uguale alla superficie comunale come da dato ISTAT”.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 131


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

P ∑<br />

=<br />

L<br />

D<br />

i i<br />

Qsc<br />

Il Campo Eolico di progetto p<strong>rev</strong>ede l’installazione di 18 Aerogeneratori con rotore di<br />

diametro pari a 90 m, eventualmente intercambiabili con quelli elencati al paragrafo 2.<br />

Il territorio comunale di Laterza presenta una superficie totale pari a:<br />

SSC = 15969 Ha<br />

Il Parametro di Controllo Può così essere calcolato:<br />

L Qsc<br />

P =<br />

=<br />

159690000 = 12636.<br />

85m<br />

1620<br />

12636.<br />

85<br />

=<br />

0.<br />

128<br />

<<br />

0.<br />

25<br />

Il Parametro di controllo risulta dunque verificato secondo quanto p<strong>rev</strong>isto all’art. 14<br />

comma 7.<br />

4.10.1 Cabina di Macchina<br />

La cabina di macchina, con annesso trasformatore BT / AT verrà realizzato all’interno di<br />

ciascuna Torre, in armonia al comma 1, voce i, dell’ Art. 10 del Regolamento Regionale<br />

con indiscutibile ulteriore profilo di minimizzazione degli interventi di utilizzazione del<br />

suolo.<br />

La cabina contiene tutte le apparecchiature di media tensione,( trasformatore MT-BT,<br />

quadro MT di sezionamento e protezione) e di bassa tensione ( quadro di comando e<br />

controllo aerogeneratore).<br />

All’interno la cabina è divisa in due sezioni opportunamente isolate tra loro.<br />

Nella prima arrivano i cavi dall’aerogeneratore, conduttori elettrici a 690V dai quali<br />

l’energia viene convogliata fino ad un trasformatore di potenza 2,5 – 3.5 MVA e portata ad<br />

una tensione di 20.000 V.<br />

Di qui l’energia viene immessa nei cavi interrati.<br />

Nella seconda, unità di controllo, un computer misura e controlla in ogni istante i parametri<br />

del vento, direzione e velocità, e determina la posizione ottimale delle pale nel piano<br />

verticale e della navicella nel piano orizzontale; misura la potenza ed i vari parametri<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 132


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

elettrici e regola il rifasamento provvedendo in automatico a segnalare l’emergenza ed ad<br />

arrestare il funzionamento in caso di necessità.<br />

In definitiva il computer è dotato di specifico software gestionale e costituisce un vero e<br />

proprio sistema di controllo che assolve principalmente a due importanti funzioni:<br />

• gestione dell’aerogeneratore nelle diverse condizioni di lavoro;<br />

• azionamento del dispositivo di sicurezza di bloccaggio dell’aerogeneratore in caso<br />

di cattivo funzionamento e/o di sovraccarico dovuto ad eccessiva velocità del<br />

vento.<br />

Tutti i trasformatori di tensione installati all'interno delle cabine di macchina (trasformatori<br />

BT/MT) saranno del tipo a resina e pertanto privi di olio.<br />

4.10.2 - Rete di cavidotti interrati<br />

L’energia elettrica prodotta da ciascun Aerogeneratore verrà convogliata alla Cabina<br />

Elettrica di Trasformazione mediante una “rete” di cavidotti interrati in MT a 20 kV<br />

esclusivamente a servizio di estremità.<br />

Tali cavidotti interrati seguono principalmente il tracciato della viabilità esistente al fine<br />

della posa in opera ciglio-strada.<br />

I cavi saranno posati in opera su letto di sabbia secondo quanto descritto dalla modalità M<br />

delle norme CEI 11-17, Tav C2, il percorso è invece individuato nella Tav. D1.<br />

In corrispondenza degli attraversamenti stradali, lo strato di sabbia viene chiuso in<br />

superficie, a contatto con il manto stradale, da un getto di cls magro di altezza 30 cm.<br />

Nei percorsi lontani dalla sede stradale la presenza della via cavo interrata sarà<br />

adeguatamente segnalata in superficie, mediante coppi in cemento o ghisa, nei tratti<br />

rettilinei ed in corrispondenza di ogni deviazione di tracciato.<br />

La realizzazione delle opere non determinerà variazione alla morfologia dei siti e ciò in<br />

quanto la movimentazione di terra per la posa dei cavidotti sarà di modesta entità.<br />

Il percorso dei cavidotti, tutti interrati, non interessa aree vincolate.<br />

4.10.3.1 - Stazione Elettrica di Trasformazione ed Allacciamento.<br />

La Stazione Elettrica, nel suo complesso formata da Area Utente ed Area Gestore,<br />

provvede quindi alla trasformazione, MT/AT dell’ Energia Elettrica prodotta dal Campo<br />

Eolico, ed all’immissione in Rete, mediante allacciamento in entra-esce.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 133


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Per tale stazione TERNA ha stabilito una soluzione di allacciamento diversa da quelle<br />

proposte nel progetto originale, così sinteticamente descritta:<br />

• Allacciamento in entra-esce sulla linea AT a 380 kV Matera-Taranto;<br />

• Stazione Elettrica realizzata in prossimità della Masseria Gobetto nel vicino Comune<br />

di Castellaneta, quasi a ridosso del confine con Laterza, proprio al di sotto del<br />

tracciato dell’elettrodotto a doppia terna a 380 kV ivi esistente.<br />

Si evidenzia che seppure tale soluzione p<strong>rev</strong>ede l’allacciamento in RETE a 380 kV, la<br />

tensione di immisione nell’area Gestore TERNA è pari a 150 kV.<br />

4.10.3.2 - Stazione Elettrica di Trasformazione Area Utente.<br />

L’Area Utente, stazione elettrica di trasformazione MT/AT 20 kV/150 kV, occuperà una<br />

area pari a complessivi 5500 mq, opportunamente sistemata e delimitata da una recinzione<br />

di altezza h=2.50 m, costituita da un cordolo in calcestruzzo sormontato da pannelli in<br />

grigliato metallico verniciato, su tutto il perimetro.<br />

In pianta l’area Utente è formata da due rettangoli adiacenti:<br />

• Area 4 Trafo e Locali 115.00 x 42.50<br />

• Area Connessione AT 25.00 x 16.00<br />

Complessivamente la superficie recintata è pari a ST = 5500 mq di cui solo 180-280 mq<br />

interessati dalla cabina vera e propria a cui si sommano circa 600 mq di viabilità interna.<br />

Nell’Area Utente saranno alloggiati:<br />

• Edificio Quadri 39.20 x 4.40 x 2.50 m<br />

• Misuratori - Contatori<br />

• Trasformatori<br />

• Collegamenti<br />

• sezionatori<br />

• Viabilità interna<br />

Il tutto come meglio evidenziato in Tavv. E2-E4 cui si rimanda.<br />

Le pareti esterne della cabina hanno un rivestimento murale plastico idrorepellente a base<br />

di resine sintetiche, polvere di quarzo e ossidi coloranti.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 134


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Le porte di accesso e le finestre di aerazione saranno in lamiera zincata verniciata (o<br />

similari).<br />

La fondazione sarà del tipo a platea, anch'essa prefabbricata.<br />

I trasformatori MT/AT saranno del tipo con isolamento in olio minerale (privo di PCB e/o<br />

PCT), e sarà equipaggiato con tutte le apparecchiature di sicurezza e controllo normalmente<br />

p<strong>rev</strong>iste per questo tipo di macchine. Al di sotto del trasformatore verrà realizzata una<br />

vasca di contenimento in grado di ricevere l’intero volume di olio contenuto nella stessa<br />

qualora si dovesse verificare, per motivi accidentali, uno sversamento dello stesso.<br />

Lo scarico della vasca sarà dotato di "trappola" per olio, in modo da garantirne il<br />

contenimento anche in presenza di parziale o totale allagamento della vasca da parte di<br />

acqua meteorica.<br />

La Stazione Elettrica provvede alla trasformazione, MT/AT dell’ Energia Elettrica prodotta<br />

dal Campo Eolico, ed al convogliamento all’Area Gestore TERNA.<br />

L’ubicazione di tale Area Utente è fortemente condizionata dal costo dell’elettrodotto di<br />

collegamento tra il Campo Eolico e la Stazione Elettrica a Castellaneta:<br />

• In adiacenza Area Gestore a Castellaneta, con elettrodotto a 20 kV;<br />

• In prossimità del Campo Eolico con elettrodotto a 150 kV.<br />

Nella seconda ipotesi l’ubicazione può essere ricondotta alle precedenti soluzioni<br />

progettuali.<br />

4.10.3.3 - Stazione Elettrica di Trasformazione ed Allacciamento Area Gestore TERNA.<br />

L‘ Area Gestrore TERNA che costituisce la Stazione Elettrica vera e propria, sarà realizzata<br />

quale infrastruttura primaria presente sul Territorio da altro operatore nel settore eolico per<br />

conto di TERNA nel Comune di Castellaneta.<br />

4.10.3.4 – Elettrodotto di collegamento Area Utente - Area Gestore TERNA.<br />

L’elettrodotto sarà di tipo interrato e presenterà tensione di esercizio pari a 20 kV o a 150<br />

kV in virtù di determinazione strettamente di carattere economico.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 135


4.10.4 – Collegamento “entra-esce”<br />

Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Il collegamento alla Rete Elettrica Nazionale in AT a 380 kV esistente sarà realizzato in<br />

entra-esci sul tratto di linea aerea a 380 kV Matera-Taranto che ivi sovrapassa la Stazione<br />

Elettrica. Tav A2<br />

4.10.5 - Torre Anemometrica<br />

In fase d'esercizio dell'impianto, allo scopo di monitorare la producibilità complessiva, è<br />

p<strong>rev</strong>ista l'installazione di 1 torre anemometrica, con altezza di circa 40 - 60 m, in posizione<br />

idonea. Al fine di limitare gli ingombri in pianta, la torre sarà di tipo autoportante a<br />

struttura metallica, ancorata ad un opportuno blocco di fondazione interrato in calcestruzzo.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 136


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

PARAGRAFO XI<br />

INFRASTRUTTURE ED OPERE CIVILI<br />

Per l’aerogeneratore gli elementi strutturali di competenza del progettista si riducono alle<br />

sole opere in fondazione mentre le torri, la navicella, il rotore e le pale sono di competenza<br />

del produttore: tali elementi infatti sono spesso coperti da b<strong>rev</strong>etti.<br />

Tutte le infrastrutture del Campo Eolico rientrano invece nelle competenze progettuali e<br />

consistono:<br />

- esecuzione dei basamenti di fondazione, interrati, degli aerogeneratori e delle torri<br />

anemometriche;<br />

- realizzazione dei basamenti e dei cunicoli per la cabina di impianto;<br />

- realizzazione dei cavidotti interrati di collegamento tra gli aerogeneratori, le torri<br />

anemometriche e la cabina di impianto;<br />

- posa in opera della cabina di impianto e delle opere accessorie;<br />

- adeguamento delle strade carrabili esistenti per la sistemazione della viabilità di accesso<br />

al sito;<br />

- viabilità interna all'area dell'impianto, per i collegamenti tra gli aerogeneratori, le torri<br />

anemometriche e la cabina di impianto, essenzialmente di carattere provvisorio: verrà<br />

rimossa ad intervento ultimato.<br />

Le infrastrutture e le opere civili rispettano le esigenze del produttore degli aerogeneratori,<br />

qualunque sia la scelta tra quelli proposti, rispettando altresì i contenuti degli appositi<br />

disciplinari di fornitura, realizzazione e collaudo, ed i relativi controlli di Qualità.<br />

Il controllo della viabilità esistente e provvisoria da realizzare, per il trasporto dei<br />

macchinari e delle apparecchiature, è stato eseguito mediante analisi delle tavole di<br />

progetto seguito da opportuno sopralluogo congiunto ai tecnici all’uopo abilitati.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 137


4.11.2 Fondazioni Aerogeneratori<br />

Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

In virtù delle caratteristiche dei terreni di fondazione, Calcari di Altamura presenti su tutta<br />

l’estensione del Campo Eolico, in linea generale si p<strong>rev</strong>edono fondazioni in C.A. di tipo<br />

diretto, platea di fondazione a tronco di piramide:<br />

Area di base 18.00 x 18.00 m<br />

Area in sommità 6.00 x 6.00m<br />

Profondità H = 4.00 – 6.00 m<br />

Attese le caratteristiche degli aerogeneratori, pressocchè similari, tali fondazioni non<br />

subiranno variazioni in funzione della scelta degli aerogeneratori in elevazione: gli unici<br />

cambiamenti si riducono alla zona di ancoraggio torre fondazione che invece segue le<br />

specifiche della ditta costruttrice e variano in genere da turbina a turbina.<br />

Le fondazioni dirette saranno formate da un basamento inferiore, impostato ad una<br />

profondità indicativa di 4.0-6.0 mt dal piano medio di campagna, e da un dado di<br />

collegamento superiore nel quale sarà annegato il cestello della torre di sostegno.<br />

Il tutto in cls RcK300.<br />

Tale p<strong>rev</strong>isione è di carattere provvisorio e relativa alla presente fase preliminare di<br />

progettazione, in fase esecutiva, verrà eseguita una dettagliata indagine geognostica<br />

corredata, tra l’altro, di almeno una prova geognostica per ciascuna area di sedime, onde<br />

determinare le effettive capacità portanti del sottosuolo, e verificare la presenza di eventuali<br />

fenomeni Carsici.<br />

Eventualmente dunque le fondazioni indirette saranno dimensionate all’acquisizione dei<br />

dati geotecnici provenienti dai campioni indisturbati prelevati durante la campagna<br />

geognostica.<br />

Nella fondazione, oltre al cestello p<strong>rev</strong>isto per l'ancoraggio della torre, saranno ospitate le<br />

tubazioni passacavo in PVC corrugato, nonché gli opportuni collegamenti alla rete di terra.<br />

La base della torre di sostegno verrà affogata nel dado di fondazione superiore.<br />

Il dimensionamento finale delle fondazioni sarà effettuato in funzione dei risultati ottenuti<br />

dalle indagini geologiche-geotecniche eseguite in sito, in armonia con le prescrizioni che<br />

saranno richieste dalla ditta fornitrice degli aerogeneratori.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 138


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

La realizzazione delle opere non determinerà variazione alla morfologia dei siti, in quanto<br />

la movimentazione di terra derivante dallo scavo per la posa in opera delle fondazioni degli<br />

aerogeneratori sarà regolarmente conferita presso la più vicina discarica regolarmente<br />

autorizzata.<br />

4.11.3 Piazzole Aerogeneratori<br />

4.11.4 Viabilità<br />

In Fase di cantiere verranno predisposte in corrispondenza della ubicazione di progetto di<br />

ogni aerogeneratore opportune piazzole atte ad accogliere le relative fondazioni, i dispersori<br />

di terra, le necessarie vie cavo interrate ed i mezzi di sollevamento durante la fase di<br />

installazione della torre di sostegno dell’aerogeneratore.<br />

Si procederà allo scotico superficiale, spianatura con riporto di materiale vagliato e la<br />

compattazione di una superficie di circa 500m 2 .<br />

A montaggio ultimato l’intera superficie della piazzola, eccettuata la sola area occupata dal<br />

dado di ancoraggio della torre dell’aerogeneratore, D = 6 m, verrà ripristinata come “ante<br />

operam” con riporto di terreno vegetale, posa in opera ove necessario di geostuoia, semina<br />

delle essenze tipiche della vegetazione spontanea locale.<br />

Come evidenziato l'accesso al sito avverrà sfruttando la viabilità esistente.<br />

La viabilità esistente esterna all’area di progetto si presenta pressocchè idonea e non<br />

necessita di interventi particolari.<br />

Nell’eventualità in fase di cantiere necessitassero interventi per la migliore fruibilità della<br />

viabilità esistente ( es. risagomatura planimetrica, rifacimento del manto stradale<br />

dissestato….) gli interventi delineati si profilerebbero interventi di miglioria a vantaggio<br />

dell’Amministrazione comunale o dell’Ente di competenza.<br />

La viabilità di cantiere si concreterà nella apertura di piste carrabili in sterrato<br />

opportunamente stabilizzato.<br />

La viabilità di cantiere ha carattere provvisorio, ad ultimazione dei lavori verrà rimosso lo<br />

strato di stabilizzante al fine di consentire il normale utilizzo del suolo ante operam.<br />

Nella fase di gestione le operazioni di piccola manutenzione potranno essere assolte<br />

mediante impiego di mezzi fuoristrada sui suoli oggetto di convenzione ed utilizzo delle<br />

carrarecce esistenti.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 139


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Per le operazioni di grande manutenzione di volta in volta si procederà con idonei interventi<br />

a carattere provvisorio dimensionati alle esigenze di esecuzione.<br />

I tratti delle carrarecce esistenti che dovessero necessitare di migliorie vedrebbero la<br />

realizzazione dell’intervento in massicciata tipo "Mac Adam" compatibile con la realtà<br />

paesaggistica del luogo.<br />

La massicciata sarà composta da uno strato di fondazione in stabilizzato di 40 cm;<br />

superiormente sarà p<strong>rev</strong>isto uno strato di finitura/usura in ghiaietto stabilizzato, dello<br />

spessore di 10 cm.<br />

L'area di impianto ricade in zone adibite ad attività di tipo agricolo, che pertanto presentano<br />

un traffico veicolare estremamente ridotto.<br />

Poichè non è p<strong>rev</strong>ista la presenza di personale per la conduzione dell'impianto, che verrà<br />

gestito tramite ispezioni a cadenza bi-trisettimanale, sarà praticamente nulla l'incidenza sul<br />

traffico veicolare conseguente all'esercizio dell'impianto.<br />

In fase progettuale tutti gli interventi sulla viabilità vengono eseguiti, tra l’altro, in<br />

conformità ai Disciplinari Nordex, e/o similari, riportati in Tav. E2.<br />

4.11.4.1 Sistemazione viabilità esistente<br />

Le strade esistenti devono consentire il transito automezzi per trasporti eccezionali, con<br />

bilici lunghi anche 55-60 metri il cui peso, a pieno carico, potrà raggiungere le 100<br />

tonnellate per il trasporto delle pale, della navicella, dei conci della torre tubolare, della<br />

gru, etc.<br />

Gli interventi sulla rete stradale esistente sono molto limitati ed interessano esclusivamente<br />

le strade comunali ed interpoderali interne al Campo Eolico di Progetto e di collegamento<br />

alla Strada Statale n. 7 APPIA, la quale non necessita di alcun intervento semprecchè i<br />

lavori attualmente in corso tra lo svincolo di Mottola sulla A14 e la variante intorno a<br />

Laterza siano conclusi all’atto della realizzazione dell’impianto.<br />

Gli interventi di adeguamento riguardano:<br />

• incroci a raso di innesto con la SS7<br />

• curve strette<br />

• larghezza sezione stradale in rettilineo 4m ed in curva 6-8m<br />

• pavimentazione con misto stabilizzato di 40 cm + ghiaietto superiore di 10 cm<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 140


4.11.4.2 Viabilità provvisoria<br />

Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

La viabilità provvisoria verrà realizzata ex novo per consentire i collegamenti interni al<br />

Campo Eolico.<br />

Le fasi esecutive possono così essere sintetizzate:<br />

Rimozione del terreno agrario lungo il tracciato della strada interna e stoccaggio<br />

provvisorio all’interno del Campo Eolico per la sua riutilizzazione;<br />

Sbancamento superficiale con mezzi meccanici, limitatamente alla superficie di<br />

intervento;<br />

Realizzazione di fondazione stradale con misto stabilizzato di 40 cm;<br />

Realizzazione di pavimentazione stradale a macadam costituita da stesura,<br />

innaffiamento e rullatura di un primo strato di 15cm circa (10cm compresso) di<br />

pietrisco calcareo di 4-7 cm nonché stesura, innaffiamento e rullatura di un secondo<br />

strato di 12-15 cm circa (10 cm compresso) di pietrisco calcareo di 2-4 cm.<br />

Erette le torri e installate su ciascuna delle loro sommità la navicella, si potrebbe decidere<br />

di smantellare i collegamenti di servizio interni, ripristinando il loro luogo lo stato quo ante<br />

ossia riconfigurando il terreno agrario precedentemente rimosso.<br />

Le opere da eseguire per ciò saranno le seguenti:<br />

Sbancamento superficiale con ruspa o escavatore, limitatamente alla superficie di<br />

intervento;<br />

Trasporto a rifiuto degli inerti calcarei di risulta;<br />

Riconfigurazione del piano di campagna adoperando il terreno agrario<br />

precedentemente rimosso e messo a dimora.<br />

4.11.5 Conferimento e posa in opera degli Aerogeneratori.<br />

Le fasi di trasporto, montaggio ed installazione degli Aerogeneratori saranno effettuate e<br />

coordinate direttamente dalla ditta produttrice che dispone di mezzi meccanici adeguati allo<br />

scopo, personale altamente specializzato e con un notevole bagaglio di esperienza maturato<br />

nel corso degli anni nei punti più disparati della terra.<br />

Infatti molto spesso le ditte produttrici effettuano finanche la realizzazione dell’intero<br />

Campo Eolico “chiavi in mano”.<br />

Si ribadisce che il presente progetto rispetta tutte le esigenze esecutive peculiari di ognuna<br />

delle ditte produttrici degli aerogeneratori proposti: l’esperienza progettuale maturata da<br />

anni nel settore e gli incontri con i tecnici abilitati hanno consentito di effettuare un<br />

“inviluppo” tra tutte le esigenze specifiche.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 141


4.11.6 Cavidotti<br />

Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

L’energia prodotta dagli aerogeneratori in BT (690 V) viene trasformata in MT (20 kV) e<br />

trasportata fino alla cabina di impianto – cabina MT dove viene trasformata in AT (150 kV)<br />

prima di essere collegata alla Cabina Primaria di Enel Distribuzione.<br />

Quanto ai tracciati di progetto per cavidotti interrati, i cavi saranno posati in opera su letto<br />

di sabbia secondo quanto descritto dalla modalità M delle norme CEI 11-17 il cui percorso<br />

è individuato nella D1.<br />

In corrispondenza degli attraversamenti stradali, lo strato di sabbia viene chiuso in<br />

superficie, a contatto con il manto stradale, da un getto di cls magro di altezza 30 cm.<br />

La Sezione tipo del cavidotto è in TAV. C2.<br />

Nei percorsi lontani dalla sede stradale la presenza della via cavo interrata sarà<br />

adeguatamente segnalata in superficie, mediante cippi in cemento o ghisa, nei tratti<br />

rettilinei ed in corrispondenza di ogni deviazione di tracciato.<br />

La realizzazione delle opere non determinerà variazione alla morfologia dei siti e ciò in<br />

quanto la movimentazione di terra per la posa dei cavidotti sarà di modesta entità.<br />

4.11.7 Conclusioni<br />

Si rappresenta che la progettazione è stata eseguita in modo da ridurre al minimo i<br />

movimenti di terra, e che tale possibilità è stata consensentita anche dalla “dolce”orografia<br />

del territorio di sedime.<br />

Il ripristino dello stato dei luoghi verrà eseguito prediligendo tecniche di ingegneria<br />

naturalistica.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 142


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

PARAGRAFO XII<br />

OPERE ELETTROMECCANICHE ED IMPIANTISTICHE<br />

4.12.1 Quadro generale<br />

Quanto alle opere elettromeccaniche ed impiantistiche, gli interventi si possono così<br />

riassumere:<br />

- l'installazione degli aerogeneratori e dei relativi impianti;<br />

- l'installazione della torre anemometrica;<br />

- realizzazione dei collegamenti elettrici, in cavidotti interrati, tra gli aerogeneratori, le<br />

torri anemometriche;<br />

- realizzazione dei collegamenti elettrici della rete di impianto alla rete di linea;<br />

- realizzazione del sistema di monitoraggio, controllo e misura (MCM).<br />

La centrale eolica sarà composta da18 aerogeneratori dotati di generatori asincroni trifasi in<br />

BT (690 V).<br />

La tensione verrà elevata localmente in corrispondenza della cabina di macchina, posta<br />

all'interno di ciascuna torre di aerogeneratore, tramite un trasformatore BT/MT ad un<br />

livello di tensione di 20 kV.<br />

Gli aerogeneratori collegati fra loro si connetteranno alla cabina di sottocampo mediante<br />

quadri a media tensione MT. Nella stessa cabina di impianto sarà ubicato il sistema di<br />

monitoraggio, comando, misura e supervisione (MCM) dell'impianto che consentirà di<br />

valutare in modo complessivo il funzionamento e le prestazioni dell'impianto ai fini della<br />

sua gestione.<br />

Ogni aerogeneratore risulterà elettricamente indipendente dagli altri anche dal punto di<br />

vista delle funzioni di controllo e protezione.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 143


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Per quanto riguarda le opere elettromeccaniche, l'impianto può essere scomposto nelle<br />

seguenti parti principali:<br />

N.18 cabine di macchina interne<br />

N.1 cabina di impianto – stazione MT/AT<br />

Impianto di terra e di protezione contro i fulmini<br />

Impianto per la trasmissione dell'energia prodotta (cavi di potenza in MT)<br />

Impianto per l'alimentazione delle torri anemometriche (cavi in BT)<br />

collegamento diretto alla Cabina primaria Enel<br />

Impianto per la trasmissione di segnali e comandi (fibre ottiche)<br />

4.12.2 Cabina di macchina<br />

Ne sarà sistemata una all'interno di ogni un aerogeneratore, racchiuderà al suo interno:<br />

- il trasformatore BT (400 V) di alimentazione dei servizi ausiliari della cabina;<br />

- armadio batterie 110 V cc per l'alimentazione di emergenza;<br />

- il sistema di monitoraggio, comando, misura e supervisione (MCM)<br />

dell'impianto.<br />

4.12.3 Stazione di Trasformazione e Allacciamento alla Rete<br />

La cabina di impianto sarà composta dal modulo MT e dal modulo AT.<br />

Complessivamente nei due moduli saranno contenuti:<br />

- cella MT di ricezione linea (IMS) con misure e protezioni; cella MT di interfaccia<br />

(pannello di interfaccia);<br />

- cella MT per misure fiscali di energia, contatori UTF (Ufficio Tecnico delle Finanze);<br />

- quadro BT di alimentazione dei servizi ausiliari di cabina;<br />

- sistema MCM di supervisione dell'intera centrale eolica.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 144


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4.12.4 Impianto di terra e protezione contro i fulmini<br />

L'efficienza della rete di terra di un'officina elettrica, centrali, sottostazioni, cabine ecc., e<br />

quindi anche di un impianto eolico, si può ritenere raggiunta quando, alla presenza delle<br />

massime correnti di corto circuito legate al sistema elettrico d'alimentazione dell'impianto<br />

stesso, non si determinino tensioni di contatto e di passo pericolose per persone all'interno<br />

ed alla periferia dell'area interessata. L'efficienza della rete di terra è quindi legata ad una<br />

sufficiente capacità di disperdere la corrente di guasto (basso valore di resistenza totale) in<br />

misura maggiore, ed ad un'uniformità del potenziale su tutta l'area dell'impianto utilizzatore<br />

(tensioni di passo e di contatto, gradienti periferici e differenze di potenziale fra diverse<br />

masse metalliche di valore limitato).<br />

L'impianto di terra sarà pertanto costituito dalle seguenti parti:<br />

- n. 1 dispersore lineare di collegamento equipotenziale di tutte le macchine e le relative<br />

cabine di macchina;<br />

- rete di terra per la cabina di impianto e la stazione di consegna.<br />

Per integrare e quindi migliorare le capacità disperdenti, il dispersore dovrà essere<br />

interconnesso in più punti anche con le armature dei plinti di fondazione degli<br />

aerogeneratori.<br />

Il conduttore di terra avrà una sezione adeguata con un valore minimo pari a 50 rnmq,<br />

ricavato avendo assunto in via cautelativa un valore di resistività del terreno pari a 400 Ώm<br />

e condizioni di interfaccia tipiche con la rete elettrica (Valore della corrente di corto<br />

circuito monofase a terra Ig; Tempo di eliminazione del guasto t).<br />

Per quanto riguarda la protezione contro i fulmini di impianti eolici, i problemi principali<br />

riguardano l' 1% del possibile irraggiamento degli aerogeneratori eolici per fulminazione<br />

diretta ed il possibile deterioramento del sistema di monitoraggio e di controllo per<br />

fulminazioni generalmente indirette che interessano, non solo gli aerogeneratori installati<br />

ma l'impianto eolico nel suo complesso.<br />

Infatti, le fulminazioni dirette sugli aerogeneratori possono danneggiare in modo particolare<br />

le pale, mentre i fulmini nell'impianto generano tensioni transitorie che interessano i circuiti<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 145


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

degli aerogeneratori, le cabine di macchina, la cabina di impianto e possono danneggiare i<br />

loro sistemi elettronici (che sono particolarmente vulnerabili).<br />

Si preferisce usare il solo dispersore di terra, poiché gli aerogeneratori risultano essere già<br />

predisposti con idoneo sistema di protezione, collegato al dispersore di terra in due punti.<br />

Con riferimento alla normativa e alla tipologia d'impianto, il progetto del dispersore fa<br />

riferimento al dispersore di tipo B (dispersore ad anello esterno alla struttura in contatto con<br />

il suolo per almeno l' 80% della lunghezza totale e dispersore di fondazione).<br />

Il cerchio equivalente all'area racchiusa dal dispersore ad anello non deve essere inferiore al<br />

valore = 1 rilevato dal grafico riportato nella norma CEI 81-1, in corrispondenza del valore<br />

di resistività del suolo ipotizzata ρ = 400 Ώm.<br />

La settorializzazione del campo garantisce il funzionamento degli impianti, almeno<br />

parziale, anche in caso di eventi naturali imp<strong>rev</strong>isti.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 146


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PARAGRAFO XIII<br />

GEOREFERENZAZIONE<br />

In armonia a quanto disposto al comma 4 dell’art. 11 del Regolamento Regionale n.16, nel<br />

seguito si riportano le coordinate degli aerogeneratori georiferiti nel sistema di riferimento<br />

cartografico ufficiale italiano Gauss-Goaga fuso Est.<br />

Tali parametri verranno forniti anche in supporto digitale.<br />

Per la lettura dei Valori delle coordinate si rimanda allo specifico elaborato TAV. V –<br />

Georeferenzazione.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 147


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PARAGRAFO XIV<br />

GITTATA MASSIMA DEGLI ELEMENTI ROTANTI<br />

Il comma 1, dell’art. 10 lettera g) Dati di progetto e sicurezza, richede la “dimostrazione<br />

della gittata massima deli elementi rotanti in caso di rottura accidentale.”<br />

La tecnologia costruttiva degli aerogeneratori è molto sofisticata e di chiara derivazione<br />

aeronautica, per cui la valutazione della gittata massima degli elementi rotanti di un<br />

aerogeneratore, in caso di rottura accidentale, presuppone specifiche conoscenze di<br />

derivaazione aeronautica spesso coperte anche da b<strong>rev</strong>etti.<br />

I modelli teorici che meglio possono caratterizzare il moto nello spazio dei frammenti di<br />

pala o dell’intera pala possono essere ricondotti ai casi seguenti:<br />

1. Primo caso - traiettoria a giavellotto con minore resistenza aerodinamica;<br />

Case 1: Non Rotational Motion, Calcolo della gittata massima del generico frammento<br />

di ala, in assenza di moto rotazionale intorno ad un asse qualsiasi, con traiettoria e<br />

dimensione media del frammento complanari al rotore.<br />

2. Secondo caso - traiettoria a giavellotto con maggiore resistenza aerodinamica; Case 2:<br />

Non Rotational Motion, Calcolo della gittata massima del generico frammento di ala,<br />

sempre in assenza di moto rotazionale intorno ad un asse qualsiasi, con traiettoria<br />

complanare al rotore e dimensione media del frammento ortogonale al piano del<br />

rotore.<br />

3. Terzo caso - Case 3: Complex Rotational Motion, più vicino alla realtà. Calcolo della<br />

gittata massima in presenza di moti di rotazione intorno a ciascuno dei tre assi<br />

principali del frammento stesso.<br />

In caso di rottura, infatti, per il principio di conservazione del momento angolare, il<br />

generico spezzone di pala tende a ruotare intorno all’asse ortogonale al proprio piano;<br />

inoltre, a causa delle diverse pressioni cinetiche esercitate dal vento, lo spezzone di<br />

pala tende anche a ruotare intorno a ciascuno dei due assi principali appartenenti al<br />

proprio piano.<br />

Il calcolo matematico di p<strong>rev</strong>isione della gittata massima può essere effettuato solo nel<br />

primo caso, di minore resistenza aerodinamica con resistenza dell’aria trascurabile: la<br />

gittata così calcolata viene dunque riferita alla “traiettoria nel vuoto”.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 148


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Tale traiettoria è dunque in assoluto quella più lunga, in quanto al primo caso competono le<br />

minori resistenze aerodinamiche al moto, al secondo caso compete una maggiore resistenza<br />

aerodinamica, nel terzo caso infine gli elementi ruotano su se stessi mentre cadono:<br />

l’energia cinetica globale si dissipa nel secondo caso per attrito contro l’aria, nel terzo caso<br />

con i moti di rotazione.<br />

Quindi facendo riferimento al Caso 1, il calcolo della gittata può essere fatto con semplici<br />

calcoli matematici applicando le formule valide per il calcolo della traiettoria nel vuoto,<br />

valide nelle seguenti ipotesi:<br />

1. corpo pesante;<br />

2. bassa velocità iniziale;<br />

3. resistenza dell'aria trascurabile.<br />

Nel vuoto, infatti, il frammento di pala subirebbe l’azione di due sole forze tra loro<br />

indipendenti:<br />

1. Impulso iniziale impresso al momento della rottura;<br />

2. Peso proprio.<br />

L'impulso iniziale tende ad imprimere al frammento della pala un moto uniforme e<br />

rettilineo, mentre la forza peso tende a far cadere il frammento verso il suolo con moto<br />

uniformemente accelerato con a = 9,81 m/sec 2 , la combinazione dei due moti fanno<br />

descrivere al frammento una traiettoria parabolica, dalle seguenti caratteristiche:<br />

• la traiettoria è determinata solo dalla velocità iniziale ed è indipendente dalla<br />

forma e dal peso del corpo lanciato;<br />

• l'asse della parabola è verticale e divide la curva in due rami, ascendente e<br />

discendente, simmetrici;<br />

• l'angolo di partenza è eguale all'angolo di caduta;<br />

• la velocità iniziale è eguale alla velocità di caduta;<br />

• la gittata massima si ha per un angolo di partenza di 45°.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 149


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Valori al vertice della traiettoria<br />

Valori nel punto di caduta<br />

Y<br />

L<br />

max<br />

max =<br />

V<br />

=<br />

V<br />

2<br />

o<br />

2<br />

o<br />

2<br />

sen α<br />

2g<br />

sen2α<br />

Tale trattazione è fisicamente valida per descrivere la traiettoria di un giavellotto.<br />

In realtà la traiettoria atmosferica tanto più si avvicina a quella nel vuoto quanto più pesante<br />

è il corpo lanciato e quanto più bassa è la velocità iniziale.<br />

In tali ipotesi la pala al momento della rottura si discosta dalla traiettoria di moto circolare<br />

uniforme seguita fino ad allora e continua il suo moto lungo la tangente alla circonferenza<br />

nel punto di rottura.<br />

La gittata massima viene dunque calcolata:<br />

1. concentrando tutta la massa nel baricentro;<br />

2. ubicando inferiormente il baricentro ad 1/3 della lunghezza della pala;<br />

3. calcolando la velocità iniziale relativa al baricentro nel punto di rottura;<br />

4. ipotizzando che la rottura avvenga quando la pala si trova in anticipo di 45°<br />

rispetto al punto morto superiore, con azimut di 135°;<br />

5. trascurando l’azione delle forze aerodinamiche viscose.<br />

Applicando le formule illustrate precedentemente si può disegnare la parabola descritta<br />

dalla pala dopo la rottura, fissando l’origine degli assi nel baricentro al momento della<br />

rottura: la gittata massima viene poi calcolata al suolo sulla prosecuzione del ramo<br />

discendente della traiettoria, considerando anche il valore dell’altezza della torre e della<br />

lunghezza della pala stessa.<br />

In condizioni ordinarie la frequenza di rotazione delle pale gli aerogeneratori intorno al<br />

mozzo è pari a 9.0 ÷ 16.0 giri al minuto, in relazione alle condizioni ottimali di<br />

funzionamento dei generatori elettrici collegati al mozzo tramite il moltiplicatore di giri.<br />

g<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 150


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

1.- Funzionamento in condizioni ordinarie f = 16 giri /min.<br />

GITTATA ROTORE<br />

CARATTERISTICHE AEROGENERATORE<br />

altezza mozzo H = 100 m<br />

ROTTURA PALA<br />

angolo gittata α = 45 ° 0,785398 rad<br />

CARATTERISTICHE DEL MOTO<br />

frequenza f = 16 giri / min<br />

ω = 2πf = 1,675515 rad / s velocità angolare<br />

Vo = ωR m / s velocità tangenziale<br />

a = v 2 /R m / s 2<br />

accelerazione centrifuga<br />

elemento Ri V0 A L gittata hmax Hmax Lmax<br />

m m / s m / s 2<br />

m m m M<br />

0 18 30,2 50,5 92,7 23,2 112,7 145,9<br />

2.- Funzionamento in condizioni strordinarie f = 20 giri /min.<br />

CARATTERISTICHE DEL MOTO<br />

Frequenza f = 20 giri / min<br />

ω = 2πf = 2,094393 rad / s velocità angolare<br />

Elemento Ri V0 a L gittata hmax Hmax Lmax<br />

m m / s m / s 2<br />

m m m M<br />

0 18 37,7 79,0 144,9 36,2 112,7 206,6<br />

Dove Ri indica la distanza del baricentro della pala dal mozzo.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 151


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Si sottolinea che la frequenza di rotazione, in condizioni ordinarie, in base alla quale si<br />

calcola la velocità di rotazione delle pale e quindi si determina il valore della gittata<br />

massima dei frammenti in caso di rottura in genere varia con il modello di aerogeneratore<br />

da istallare nel campo eolico di progetto, come si può evincere dalla seguente tabella, in cui<br />

sono elencati 4 diversi aerogeneratori di grossa potenza:<br />

TURBINA POTENZA FREQUENZA<br />

Ditta/Modello MW giri / min giri / min<br />

VESTAS V90 3.00 9.00 ÷ 19.00<br />

ZxÇxÜtÄ XÄxààÜ|v GE-3.0 2.5 ÷ 3.0 8.80 ÷ 14.90<br />

Win Wind D-3 3.0 7.20 ÷ 15.30<br />

NORDEX N90 2.50 9.60 ÷ 14.85<br />

Mitsubishi MWT 92 2.40 9.00 ÷ 16.90<br />

REpOWER MM92 2.00 7.80 ÷ 15.00<br />

Usare nei calcoli frequenze di rotazione maggiori a quelle di regime per valori di velocità<br />

del vento inferiori a 25 m/s, come ad esempio f = 20 giri/min, porta alla sovrastima delle<br />

traiettorie, ma può tener conto di eventuali transitori dovuti allo slittamento del generatore<br />

ed agli effetti del sistema di pendenza.<br />

Si ricorda che la traiettoria prededentemente calcolate è quella che comporta la traiettoria<br />

più lunga:<br />

• assenza di attrito dell’aria,<br />

• trascurando le caratteristiche aerodinamiche della pala,<br />

• distacco della pala quando la stessa è a 45 gradi dalla verticale.<br />

La presenza dell’aria, però, genera comunque delle forze di resistenza viscose che agendo<br />

sulla superficie del frammento ne riducono tempo di volo e distanza.<br />

A questa azione vanno aggiunte le forze aerodinamiche di portanza che possono innescarsi<br />

sul frammento di pala in virtù del profilo aerodinamico secondo il quale vengono modellate<br />

le sezioni trasversali della pala stessa, tale portanza potrebbe addirittura prolungare il volo<br />

e allungare la distanza percorsa. Tale possibilità è correlata, tra l’altro, al rollio,<br />

all’imbardata ed all’impennarsi della pala durante il volo. L’azione della portanza può<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 152


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

essere ricondotta e schematizzata nei calcoli con un riduzione % della Forza peso.<br />

E’ doveroso però sottolineare che affinchè si inneschino azioni di portanza è necessario che<br />

la pala venga investita costantemente da una corrente d’aria proveniente da una direzione<br />

ben precisa, quindi tale eventualità è da considerarsi una pura astrazione teorica, che in<br />

pratica non può verificarsi.<br />

La gittata massima della pala in caso di rottura, calcoltata secondo le ipotesi di traiettoria a<br />

giavellotto precedentemente illustrate, è pari a 207 m e risulta la massima gittata per la pala<br />

stessa.<br />

Per completezza di trattazione è doveroso citare lo studio eseguito dalla PB Power Ltd. per<br />

conto della società Vestas Wind System AS :“VESTAS V80 – Blade throw calculation<br />

under normal operating conditions” (2001) riportato nel <strong>Document</strong>o del 30/03/2004 “V80<br />

blade thrownaway study Rev2.doc”, nel quale si analizza la gittata di tre tipi di spezzoni di<br />

pala in caso di rottura accidentale, seguendo le 3 ipotesi di moto precedentemente descritte.<br />

Alla luce dei valori di gittata precedentemente calcolati ed estrapolando al Campo Eolico di<br />

progetto le risultanze di tale studio, riferito ad un aerogeneratore Vestas V80 con pale più<br />

corte e più leggere di quelle del Vestas V90, ed anche degli altri aerogeneratori alternativi<br />

proposti nel presente progetto, si può affermare che:<br />

in caso di rottura accidentale, il valore di gittata massima degli elementi rotanti di un<br />

aerogeneratore risulta sempre inferiore ai 300 metri definiti dal vigente Regolamento<br />

Regionale quale area buffer minima da Strade Provinciali e Statali.<br />

Infine per completazza di trattazione si fa presente che finora al mondo si sono verificati<br />

solo due casi di rottura di pale:<br />

• il primo si è verificato a causa di un fulmine,<br />

• il secondo per un errore di montaggio,<br />

e comunque mai in condizioni di esercizio né per l’azione dinamica del vento.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 153


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

PARAGRAFO XIV<br />

CERTIFICAZIONE DEGLI AEROGENERATORI<br />

ALLE CONDIZIONI ESTREME<br />

Il comma 1, dell’art. 10 lettera g) Dati di progetto e sicurezza, richede la “documentazione<br />

attestante la certificazione degli aerogeneratori ad opera di soggetti abilitati, tenedo conto<br />

delle condizioni metereologiche estreme del sito: si consiglia di considerare una velocità<br />

massima del vento avente periodo di ritorno pari a 100 anni e durata pari a 1 secondo.”<br />

In linea generale bisogna premettere che le verifice di resistenza dell’aerogeneratore nel suo<br />

insieme, pale, rotore, torre e fondazione, verranno esaurientemente trattate in fase di<br />

deposito dei Calcoli Statici, laddove insieme ai problemi di resistenza statica all’evento<br />

estremo , saranno anche analizzate le sollecitazioni dinamiche.<br />

Si rappresenta infatti che durante la rotazione gli elementi strutturali sono sollecitati<br />

ciclicamente richiedendo quindi verifiche di resistenza a fatica e misure atte a scongiurare<br />

eventuali gravi pericoli di fenomeni di risonanza.<br />

La Normativa Italiana, con il D.M. del 16/1/96, “Norme tecniche relative ai criteri generali<br />

per la verifica di sicurezza delle costruzioni e dei carichi e sovraccarichi”, e s.m.i., per il<br />

calcolo della pressione cinetica del vento qref fa riferimento ad un periodo di ritorno T=50<br />

anni.<br />

Eventi estremi come quello consigliato dal Regolamento Regionale n.9, in narrativa, sono<br />

invece p<strong>rev</strong>isti dai costruttori degli aerogeneratori per progettare e verificare gli elementi<br />

strutturali nelle condizioni di esercizio più proibitive per istallazioni in ogni parte del<br />

mondo.<br />

Basta pensare ai siti realizzati nei Paesi del Nord, ai siti off-shore sul mar del Nord ed alle<br />

istallazioni nei Paesi Tropicali, tutti luoghi dove le sollecitazioni del vento sono ben più<br />

grandi che sul nostro territorio nazionale e nel bacino del Mediterraneo in genere.<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 154


Ditta De Biasi Giuseppe – CAMPO EOLICO “ENRICO” - LATERZA<br />

Per convenzione internazionale l’Organismo IEC ha classificato tutti i luoghi della terra in<br />

4 classi in funzione del regime anemometrica della zona, tale suddivisione viene riportata<br />

nella tabella seguente:<br />

Il territorio in cui viene istallato un campo Eolico appartiene ad una delle 4 classi, il<br />

produttore fornisce allora aerogeneratori certificati per tale classe di appartenza, di<br />

conseguenza tutti gli elementi strutturali sono verificati alle relative sollecitazioni.<br />

In particolare la NORDEX nella tabella “Daten und Fakten, um die sich alles dreht”, di cui<br />

alla Tav. E2, riporta come valore estremo in calsse 1 IEC<br />

“Uberlebenswind-geschwindigkeit”<br />

V = 70 m/s<br />

Secondo tali norme a questo valore estremo viene associato ad una durata di 3 s.<br />

Eventuali ulteriori documentazioni e cerificazioni relative al comportamento statico<br />

dell’aerogeneratore sotto l’azione di un evento estremo relativo ad un periodo di ritorno<br />

T=100 anni per la durata di 1 seconso, di chiara competenza della ditta costruttrice, qualora<br />

ritenute necessarie, verranno prodotte in sede di deposito del Calcoli Strutturali, in fase<br />

esecutrice.<br />

Il Progettista<br />

Ing Francesco La Marca<br />

Studio di Impatto Ambientale, p. 155

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