Espressionismo, olismo, deflazionismo in Simon ... - OpenstarTs
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PIERPAOLO MARRONE<br />
forse, ma al fondo sempre equivoca; nel secondo caso, <strong>in</strong>vece, noi non possiamo<br />
fare a meno di concordare s<strong>in</strong>cronicamente sull’esecrabilità di un atto,<br />
perché non possiamo fare a meno di parlare di proprietà di quell’atto e<br />
dell’agente che lo ha compiuto, presumendo che siano state effettivamente<br />
esistenti.<br />
Quando Blackburn osserva che la plausibilità di requisiti che sopravvengono<br />
<strong>in</strong> etica deve essere dist<strong>in</strong>ta dal fatto che oggetti riconosciuti simili a<br />
questo livello dovrebbero essere dist<strong>in</strong>ti da ciò che viene riconosciuto come<br />
riconoscibile a un livello sottostante, <strong>in</strong>dividua effettivamente la questione,<br />
ma non prosegue <strong>in</strong> maniera altrettanto persuasiva quando osserva che questo<br />
non ci consente di affermare che gli elementi di una classe sono membri di<br />
uno specifico <strong>in</strong>sieme di elementi del mondo anziché attitud<strong>in</strong>i oppure sentimenti<br />
oppure gusti ancora maggiormente transeunti 29 . Ma allora perché un<br />
dittatore crudele ha agito crudelmente? Che cosa rende l’autore di un’azione<br />
crudele una persona crudele? Semplicemente il fatto che sia giudicato così da<br />
qualcuno? Se noi tutti ci opponiamo ad atti di crudeltà, si tratta però di una<br />
storia che può essere raccontata piuttosto diversamente dal cognitivista e dal<br />
non-cognitivista. Per il cognitivista da una classe relativamente <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ata<br />
di atti è possibile <strong>in</strong>dividuare ed estrarre una proprietà. Questa proprietà<br />
può essere riconosciuta, ossia percepita, da agenti che possiedono le opportune<br />
disposizioni e che, qu<strong>in</strong>di, possono agire o giudicare <strong>in</strong> risposta a quanto<br />
hanno appresso. Per il non-cognitivista da una classe relativamente <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ata<br />
di atti coloro che possiedono disposizioni emotive adeguate traggono<br />
una disposizione per l’azione e per il giudizio. Mentre, Blackburn ha tutte le<br />
ragioni a sostenere che <strong>in</strong>dividuare un particolare capo di abbigliamento come<br />
trendy o elegante o, forse anche, sexy non ci fornisce nessuna ragione esplicativa<br />
per poter cont<strong>in</strong>uare a parlare di percezione, ha <strong>in</strong>vece torto a pensare<br />
che questo sia il caso anche nei casi che co<strong>in</strong>volgono chiaramente problematiche<br />
etiche. Nel primo caso ha ragione, perché siamo <strong>in</strong> grado di r<strong>in</strong>tracciare<br />
spiegazioni piuttosto dirette sul perché esprimersi <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di percezione<br />
non sia esplicativamente rilevante. Nel secondo caso ha <strong>in</strong>vece torto,<br />
perché concetti e comportamenti moralmente rilevanti sono concetti e comportamenti<br />
thick ossia che <strong>in</strong>trecciano descrizione e valutazione. Dovrebbe<br />
qu<strong>in</strong>di spettare all’espressivista dimostrare che parlare e giudicare di determ<strong>in</strong>ati<br />
comportamenti sulla base dell’assunzione di certe proprietà <strong>in</strong> re non<br />
<strong>in</strong>dividua effettivamente quelle proprietà e che, <strong>in</strong>oltre, non se ne ricava nulla<br />
di realmente rilevante sul piano delle conoscenze.<br />
29 RP, p. 210.<br />
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