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FORM-Orchestra Filarmonica Marchigiana ... - Pesaro Cultura

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22<br />

solo compie un lavoro straordinario di sintesi estetica ed espressiva, ma sposta<br />

in alto l’asticella della tecnica cembalistica, là dove in pochi sapranno raggiungerlo<br />

in seguito. Ma davvero incredibile è il fatto che, mantenendo sempre<br />

uguale la forma utilizzata (un tempo solo, diviso a metà da un ritornello)<br />

Scarlatti riesce a variarne con abilità straordinaria i contenuti, affi dandosi a<br />

tutti gli spunti musicali possibili, dalla musica popolare spagnola alla fuga<br />

severa, dalle danze della suite alla dolce melodia quasi belcantistica.<br />

Ma alternato alla varietà sonatistica scarliattiana, dall’altro lato del palcoscenico,<br />

sta Bach, il quale invece esplora con la tastiera tutte le forme che erano<br />

state utilizzate fi no a quel momento, proponendo un incredibile e forse<br />

esempio di rilettura e risistemazione, ma anche in questo caso spingendosi<br />

in territori dove nessuno sarà in grado di seguirlo. Da un lato egli porta al<br />

massimo grado di stilizzazione, e quasi conclude, la vicenda secolare della<br />

suite per cembalo: con le Suites ‘Francesi’ le Partite e le Suites ‘Inglesi’, nelle<br />

quali la rigida successione di danze si arricchisce e si addensa grazie non solo<br />

all’aggiunta di brani ‘esterni’ alla suite (come, ad esempio, i preludi) e all’uso<br />

di una tecnica di grande diffi coltà, ma anche, e soprattutto, grazie all’uso del<br />

contrappunto che fi no a quel momento era stato accuratamente evitato da un<br />

genere considerato come disimpegnato.<br />

E se nel catalogo bachiano per tastiera non mancano le opere ‘didattiche’,<br />

quelle ‘teorico-dimostrative’ o quelle legate alle forme ‘libere’, negli ultimi<br />

anni di Lipsia egli recupera ancora forme ormai sfruttatissime, come il tema<br />

con variazioni e il concerto italiano per le quali egli riesce, grazie alla trama<br />

inesorabile del contrappunto e alla sua straordinaria apertura culturale, a trovare<br />

un nuovo futuro.<br />

RAMIN BAHARAMI<br />

Nato a Teheran nel 1976 ha studiato con Piero Rattalino al conservatorio<br />

di Milano e all’Accademia Pianistica di Imola, e con Wolfgang Bloser alla<br />

Hochschule für Musik di Stoccarda. Si è poi perfezionato con Alexis Weissenberg,<br />

András Schiff , Robert Levin and Rosalyn Tureck, grazie alla quale<br />

ha potuto approfondire l’interpretazione bachiana nel Novecento. Nel<br />

1998 ha debuttato al Teatro Bellini di Catania con tale successo da ricevere<br />

la cittadinanza onoraria; da quel momento si sono susseguite esibizioni<br />

presso le maggiori istituzioni musicali d’Italia, teatri, stagioni e prestigiosi<br />

festival internazionali (La Roque d’Anthéron”, Tallin Baroque Music Festival,<br />

Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano Beijing Piano Festival,<br />

Strings Lucern, Festival di Bergamo e Brescia ecc.). Dal 1999, dopo le ‘Goldberg’<br />

alla Sala Verdi di Milano ha presentato Partite, Concerti per tastiera<br />

e Variazioni in molte sale in Italia (Roma, Milano Firenze, Messina, Salerno,<br />

Pisa) e in Germania. In particolare le Variazioni sono state eseguite al

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