FORM-Orchestra Filarmonica Marchigiana ... - Pesaro Cultura
FORM-Orchestra Filarmonica Marchigiana ... - Pesaro Cultura
FORM-Orchestra Filarmonica Marchigiana ... - Pesaro Cultura
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
Comune di <strong>Pesaro</strong><br />
Ente Concerti di <strong>Pesaro</strong><br />
Ministero per<br />
i Beni e le Attività <strong>Cultura</strong>li<br />
Regione Marche, Giunta Regionale,<br />
Assessorato alla <strong>Cultura</strong><br />
Fondazione<br />
Cassa di Risparmio<br />
Banca Marche<br />
53ª STAGIONE<br />
CONCERTISTICA<br />
2012/13<br />
Teatro Rossini<br />
<strong>Pesaro</strong><br />
3
“Noi suoniamo e suscitiamo sentimenti” recita una celebre canzone di Paolo Conte.<br />
Risvegliare genuini sentimenti in un periodo in cui la sublimazione dell’ignoranza<br />
li ha narcotizzati, per sostituirli con puri istinti, è la sommessa intenzione dell’Ente<br />
Concerti nel proporre questa 53ª Stagione concertistica.<br />
La preziosa lacrima che appare anche nel manifesto di quest’anno rappresenta la<br />
sempre più intensa commozione che solo la musica può evocare. Una Stagione<br />
ad ampio spettro che off re una straordinaria molteplicità di proposte artistiche<br />
ognuna delle quali in grado di soddisfare le più diverse esigenze. Volutamente non<br />
menziono i protagonisti ed i contenuti di questa Stagione, i loro nomi ed i brani<br />
da essi eseguiti parlano da soli. Non vorrei che la lacrima che scorre languidamente<br />
su quel volto smarrito -altra mirabile opera del nostro Leonardo Cemak-, esprimesse<br />
la disperazione di una Città senza la musica, desertifi cata dai tagli sempre<br />
più feroci alla <strong>Cultura</strong>; ci troveremmo allora a vivere in un mondo che altro non<br />
sarebbe che una landa irrimediabilmente desolata.<br />
Guidumberto Chiocci Presidente Ente Concerti<br />
Senza la sentita partecipazione dell’Amministrazione Comunale - Assessorato alla<br />
<strong>Cultura</strong> e della Direzione dei Teatri, il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio,<br />
Banca delle Marche, Carifano, Banca dell’Adriatico, e degli altri sponsor,<br />
questa stagione non avrebbe potuto essere allestita.<br />
L’Ente Concerti, interpretando anche la gratitudine dei quasi 10.000 spettatori<br />
della scorsa Stagione invernale e di quella estiva, sente il dovere di ringraziare tutti<br />
profondamente. *Un particolare ringraziamento alla “Fondazione Pescheria” per<br />
la preziosa collaborazione prestata per il concerto di Ramin Baharami.<br />
Ente Concerti di <strong>Pesaro</strong>
Indice<br />
Pag. 9 Katya e Marielle Labèque<br />
13 Gino Paoli &<br />
<strong>FORM</strong>-<strong>Orchestra</strong> <strong>Filarmonica</strong> <strong>Marchigiana</strong><br />
15 I Virtuosi Italiani<br />
21 Ramin Baharami<br />
25 Daniil Trifonov<br />
29 Balletto Russo Di Anna Ivanova<br />
33 <strong>FORM</strong>-<strong>Orchestra</strong> <strong>Filarmonica</strong> <strong>Marchigiana</strong><br />
Hubert Soudant<br />
Gabriella Sborgi<br />
37 André Mehmari<br />
Gabriele Mirabassi<br />
41 <strong>FORM</strong>-<strong>Orchestra</strong> <strong>Filarmonica</strong> <strong>Marchigiana</strong><br />
Giampaolo Maria Bisanti<br />
Stefan Milenkovich<br />
45 <strong>FORM</strong>-<strong>Orchestra</strong> <strong>Filarmonica</strong> <strong>Marchigiana</strong><br />
Donato Renzetti<br />
Roberto Cominati<br />
49 <strong>FORM</strong>-<strong>Orchestra</strong> <strong>Filarmonica</strong> <strong>Marchigiana</strong><br />
Igudesman & Joo<br />
53 I Solisti di Perugia<br />
Jin Ju<br />
57 Mountain Men<br />
59 Quartetto di Venezia<br />
63 Francesca Dego<br />
Francesca Leonardi<br />
67 <strong>FORM</strong>-<strong>Orchestra</strong> <strong>Filarmonica</strong> <strong>Marchigiana</strong><br />
Federico Mondelci<br />
Giuseppe Albanese<br />
71 Krystian Zimerman<br />
73 Gazzè / Marcotulli / Gatto
Giovedì 8 novembre 2012 ore 21.00<br />
KATYA E MARIELLE LABÈQUE pianoforte<br />
George Gershwin (1898-1937)<br />
3 Préludes (arrangiamento per due pianoforti di Irwin Kostal)<br />
Allegro ben ritmato e deciso<br />
Andante con moto e poco rubato<br />
Allegro ben ritmato e deciso<br />
Philip Glass (1937)<br />
Four Movements for two pianos<br />
Maurice Ravel (1875-1937)<br />
Ma Mère l’Oye<br />
Pavane de la Belle au bois dormant<br />
Les entretiens de la Belle et de la Bête<br />
Petit Poucet<br />
Laideronnette, Impératrice des Pagodes<br />
Le Jardin féerique<br />
Rhapsodie Espagnole<br />
Prélude à la nuit<br />
Malagueña<br />
Habanera<br />
Feria<br />
In un itinerario novecentesco che va dagli Stati Uniti alla Francia, la Stagione<br />
si apre con il più celebre e osannato duo pianistico del nostro<br />
tempo, che pur nella sua carriera ormai leggendaria, ha saputo continuamente<br />
aggiornare il repertorio fi no a ‘sollecitare’ i compositori di oggi<br />
ad arricchirlo ulteriormente. Le Labèque partono col loro concerto dagli<br />
Stati Uniti, con due lavori che mostrano la capacità dei compositori appartenenti<br />
a quella cultura di mescolare stimoli e generi diversi nella ricerca<br />
di un linguaggio defi nitivamente determinato e caratteristico. Il primo,<br />
Gershwin, rivisita a suo modo il principio dell’utilizzazione della musica<br />
popolare all’interno delle forme della tradizione colta, e scrive Preludi come<br />
questi (pubblicati nel 1927) nei quali però la scrittura fa aperto riferimento<br />
alle armonie blues e alle ritmiche jazz. Il secondo, Glass, ottant’anni dopo<br />
9
10<br />
prepara questi Four Movements for Two Pianos per il Festival pianistico della<br />
Ruhr (dove sono stati eseguiti da Dennis Russell Davies & Maki Namekawa<br />
nel 2008), un ampio aff resco nel quale tutti gli stimoli stilistici che caratterizzano<br />
l’arte dell’autore vengono come ordinati dalla struttura e dalla tecnica<br />
minimalista.<br />
Torniamo poi nella vecchia Europa, e più indietro nel tempo: a quel Ravel<br />
che in Ma Mère l’Oye, (1910) nella sua ricerca di chiarezza razionalizzante<br />
ed estetizzata, costruisce una delle più interessanti alternative all’impressionismo<br />
descrittivistico. Fu proprio l’autore a scrivere: “Il proposito di evocare<br />
in questi pezzi la poesia dell’infanzia mi portò naturalmente a semplifi care il<br />
mio stile e a raffi nare i miei mezzi espressivi”, ma su questa ‘semplifi cazione’,<br />
utile a narrare musicalmente le favole della tradizione, si stratifi ca anche una<br />
commovente e nostalgica rievocazione del mondo dell’infanzia, e i preziosismi<br />
timbrici ed armonici si mescolano ai toni quasi angosciati di un adulto che rilegge<br />
con consapevolezza gli antichi racconti. Alla stessa epoca (1908) appartiene<br />
anche la Rhapsodie Espagnole, nella quale l’autore attinge ispirazione<br />
dal proprio retroterra culturale (Ravel era di origine basca). Tuttavia, come nel<br />
brano precedente, lontanissimo anche qui è l’intento puramente descrittivo e,<br />
in particolare, lo ‘spagnolismo’ di maniera tanto di moda in Francia. I suoni,<br />
i colori e il mondo variegato e ‘primitivo’ della musica popolare spagnola servono<br />
al compositore infatti per approdare a un nuovo linguaggio musicale che<br />
raggiungerà i suoi esiti più splendidi negli anni successivi (con Bolero) e sarà<br />
persino la base della ricerca degli stessi autori spagnoli del Novecento.<br />
KATIA E MARIELLE LABÈQUE<br />
Figlie di Ada Cecchi (allieva di Marguerite Long), Katia e Marielle Labèque<br />
hanno iniziato la loro carriera musicale in giovanissima età raggiungendo<br />
fama internazionale con la Rapsodia in blu di Gershwin, che ha ottenuto<br />
uno dei primi Dischi d’oro della musica classica. Protagoniste di una carriera<br />
straordinaria con concerti in tutto il mondo a fi anco delle orchestre più prestigiose<br />
(fra cui Berliner Philharmoniker, Bayerische Rundfunk, Sinfoniche<br />
di Boston, Chicago e Cleveland, Gewandhausorchester di Lipsia, orchestre<br />
londinesi, Los Angeles Philharmonic, Philadelphia <strong>Orchestra</strong>, Staatskapelle<br />
di Dresda, Wiener Philharmoniker e <strong>Filarmonica</strong> della Scala) e coi direttori<br />
più celebri (Dutoit, Gardiner, Jarvi, Mehta, Ozawa, Pappano, Rattle, Salonen<br />
ecc.). Suonano nelle più importanti sale da concerto e festivals (Musikverein<br />
di Vienna, Musikhalle di Amburgo, Carnegie Hall, Royal Festival Hall, La<br />
Scala, Lucerna, Ludwigsburg, Proms di Londra, Ravinia, Ruhr, Tanglewood,<br />
Salisburgo ecc.) e, tra tutti, ricordiamo il clamoroso successo davanti ad un<br />
pubblico di 33.000 spettatori in un concerto gala con i Berliner Philharmoniker<br />
e Simon Rattle, alla Waldbuhne di Berlino.
Si affi ancano anche a complessi di musica barocca (Th e English Baroque Soloists,<br />
Giardino Armonico, Musica Antica e Venice Baroque e Age of Enlightenment)<br />
ma hanno avuto anche un costante rapporto con i maggiori<br />
compositori del nostro tempo, fra cui Andriessen, Berio, Boulez, Noesmans,<br />
Golijov, Ligeti e Messiaen.<br />
Hanno una propria casa discografi ca, KML Recordings, fondata per creare un<br />
ponte fra tutti gli stili di musica in epoca contemporanea, che ha pubblicato<br />
recentemente una nuova versione della Rapsodia in blu di Gershwin e di West<br />
Side Story di Bernstein; hanno anche una Fondazione (KML) il cui scopo è<br />
la ricerca e lo sviluppo del repertorio per duo pianistico, attraverso l’incontro<br />
di artisti di tutti i campi.<br />
Stanno lavorando al progetto Th e minimalist Dream House ispirato ai concerti<br />
del 1961 curati da La Monte Young nel loft di Yoko Ono: con altri<br />
interpreti provenienti sia dal rock che dalla classica si ritrovano per celebrare<br />
questo rivoluzionario nuovo movimento e le sue molteplici infl uenze.<br />
11
Venerdì 30 novembre 2012 ore 21.00 * Concerto straordinario fuori abbonamento<br />
GINO PAOLI<br />
& <strong>FORM</strong>-<strong>Orchestra</strong> <strong>Filarmonica</strong> <strong>Marchigiana</strong><br />
MUSICA SENZA FINE<br />
In collaborazione con Marche Jazz Network<br />
ed il contributo di Banca dell’Adriatico<br />
Con la partecipazione di Rosario Bonaccorso contrabbasso,<br />
Roberto Tarenzi pianoforte, Pasquale Angelini batteria<br />
Stefano Fonzi Arrangiamenti e Direzione<br />
Riconosciuto come uno dei più grandi rappresentanti della musica leggera<br />
italiana, Gino Paoli ha scritto e interpretato brani indimenticabili, quali<br />
Il cielo in una stanza, La gatta, Che cosa c’è, Senza fi ne, Sapore di sale,<br />
Una lunga storia d’amore, Quattro amici, Ti lascio una canzone, Averti addosso,<br />
Vivere ancora e tanti altri che ci verranno riproposti in questo concerto.<br />
Sempre pronto a nuove sfi de, oggi interpreta le sue canzoni accompagnato<br />
dall’<strong>Orchestra</strong> <strong>Filarmonica</strong> <strong>Marchigiana</strong> e da un trio jazz in una serata di grande<br />
musica che ripercorre le tappe più signifi cative di una lunga carriera.<br />
Le versioni dei brani, arrangiate dal M° Stefano Fonzi, innovative e piene di lirismo,<br />
lasciano spazio alle emozioni, che già negli anni ‘60 il “Gino nazionale” ci<br />
regalava, tornando indietro nel tempo, ma con un linguaggio sempre più attuale.<br />
GINO PAOLI<br />
Gino Paoli (nato a Monfalcone, in provincia di Gorizia, ma presto trasferito a<br />
Genova con la famiglia) è considerato uno dei padri della Canzone d’autore italiana:<br />
tra primi che, attenti alla lezione degli chansonnier francesi, iniziarono a<br />
scrivere proprie canzoni e a cantarsele, in un universo musicale all’epoca (fi ne<br />
degli anni ‘50) dominato da autori o interpreti ‘puri’.<br />
Dopo alcuni singoli di nessun successo incisi per la neonata etichetta Ricordi,<br />
Paoli scrive e canta “La gatta”, uno dei suoi classici. Il singolo vende in un mese<br />
appena un centinaio di copie, ma, inaspettatamente, alcune settimane dopo fi -<br />
nisce in classifi ca ed inizia a vendere benissimo. Siamo nel 1960. In quel periodo<br />
conosce Ornella Vanoni, attrice che desidererebbe cantare, per la quale scrive<br />
“Senza fi ne” che la lancia e che diviene un hit anche negli Stati Uniti, grazie a<br />
13
14<br />
Dean Martin e Ertha Kitt. Quindi è Mina, già cantante di un certo successo, convinta<br />
dal paroliere Mogol e sconsigliata da tutti gli altri, a incidere un’altra canzone<br />
dell’introverso autore, “Il cielo in una stanza”, ed è un vero trionfo. Nel 1961, Paoli<br />
pubblica senza successo il primo album, ma anche se la carriera da autore funziona<br />
molto più di quella di cantante, nel 1963 fa centro con uno dei grandi classici<br />
della canzone italiana, quella “Sapore di sale” direttamente ispirata dalla storia con<br />
Stefania Sandrelli. Dopo alcuni anni (ma siamo dopo il ’68) di inevitabile declino,<br />
Paoli ritorna al successo a metà degli anni ‘80 grazie a una tournèe (e un disco,<br />
“Insieme”) con Ornella Vanoni e ad album come “Averti addosso”, “Cosa farò da<br />
grande” e “L’uffi cio delle cose perdute”. Del 1991 sono le vendite record di “Matto<br />
come un gatto” e del singolo “Quattro amici al bar” mentre negli ultimi anni ha<br />
allargato i suoi orizzonti con le incursioni jazz, sul palco e in studio (con l’album<br />
“Milestones” del 2007) e le nuove canzoni dell’album “Storie” del 2009.<br />
<strong>FORM</strong>-ORCHESTRA FILARMONICA MARCHIGIANA<br />
L’<strong>Orchestra</strong> <strong>Filarmonica</strong> <strong>Marchigiana</strong>, fondata nel 1985 (dal febbraio del 2000, insieme<br />
alla Regione Marche e all’Università degli Studi di Ancona, Fondazione <strong>Orchestra</strong><br />
Regionale delle Marche, <strong>FORM</strong>), è dal 1987 una delle dodici Istituzioni Concertistiche<br />
<strong>Orchestra</strong>li Italiane. Opera in regione con stagioni liriche e sinfoniche, rassegne<br />
cameristiche e concerti per le scuole ed è partner dei concorsi musicali internazionali<br />
regionali. Attenta alla valorizzazione dei compositori marchigiani, ha ideato “Le Marche<br />
Parco Europeo della Musica”. Dal 1998 è orchestra principale del Festival Snow<br />
& Symphony di St. Moritz, assieme a grandi solisti e giovani talenti. Numerose le<br />
apparizioni televisive e le incisioni discografi che: tra esse fi gurano pagine di Pergolesi,<br />
Strauss, Rossini, Mozart, Verdi, tutte guidate dal suo direttore artistico Gustav Kuhn.
Venerdì 7 dicembre 2012 ore 21.00<br />
I VIRTUOSI ITALIANI<br />
Alberto Martini maestro di concerto al violino<br />
Mario Folena fl auto solista<br />
Roberto Loreggian clavicembalo solista<br />
Antonio Vivaldi (1678-1741)<br />
Arsilda Regina di Ponto RV 700<br />
Sinfonia avanti l’opera<br />
La Verità in Cimento RV 739<br />
Sinfonia avanti l’opera<br />
Concerto op. X n. 2 in sol minore RV 439 “La notte” per fl auto, archi e<br />
basso continuo<br />
Largo<br />
Presto (Fantasmi)<br />
Largo<br />
Presto<br />
Largo (Il sonno)<br />
Allegro<br />
Concerto op. IV “La Stravaganza” n. 1 in si bemolle maggiore RV 383a per<br />
violino, archi e basso continuo<br />
Allegro<br />
Largo e cantabile<br />
Allegro<br />
Conc erto op. III “L’Estro Armonico” n. 8 in la maggiore per due violini,<br />
archi e basso continuo RV 522<br />
Allegro<br />
Larghetto e spirituoso<br />
Allegro<br />
15
16<br />
Georg Philipp Telemann (1681-1767)<br />
Don Quixotte TWV 55:G10<br />
Ouverture<br />
Johann Sebastian Bach (1685-1750)<br />
Concerto n. 3 in re maggiore BWV 1054 per clavicembalo e archi<br />
Senza indicazione di tempo<br />
Adagio<br />
Allegro<br />
Concerto Brandeburghese n. 5 in re maggiore BWV 1050 per fl auto,<br />
violino, clavicembalo e archi<br />
Allegro<br />
Aff ettuoso<br />
Allegro<br />
C’è una forma musicale che da fi ne Seicento si propaga in tutta Europa,<br />
una forma che aff onda le radici nel passato e che conoscerà un grande futuro:<br />
il concerto solistico. La contrapposizione di due gruppi nell’ambito<br />
della stessa esecuzione non era nuova, ma ora sono cambiate le cose, e al posto<br />
di due gruppi di ampiezza simile ora si confrontano un gruppo strumentale e un<br />
virtuoso, che si distingue da tutti gli altri per la sua bravura stabilendo una cesura<br />
tecnica tra sé e il resto degli esecutori e un rapporto diretto col pubblico stupefatto.<br />
Il concerto si struttura poi a inizio Settecento quando, complice anche il<br />
perfezionamento degli strumenti e il potenziamento delle loro possibilità tecniche<br />
si diff ondono, innanzitutto, i concerti per violino e poi, via via, quelli per fl auto e<br />
per altri strumenti. Diff usione questa che avviene dapprima in ambito veneziano,<br />
dove l’indagine più straordinaria in questo senso si produce nell’opera di Vivaldi<br />
(nelle splendide raccolte dell’Estro Armonico e della Stravaganza per violino, e<br />
dell’op. X per fl auto) e poi anche negli autori coevi del resto d’Europa, grazie alle<br />
stampe dei più celebri di questi lavori diff use in tutto il continente.<br />
Questo schema generale viene indagato a fondo in particolare da Bach che,<br />
prima di aff rontare questo genere in un gruppo di proprie composizioni, studia<br />
e trascrive proprio i capolavori italiani attraverso un lavoro intenso di revisione<br />
e di elaborazione. Pur accettando il modello egli non è però disposto a rinunciare<br />
alla propria visione del mondo, cioè alla fusione sotto il comune denominatore<br />
del contrappunto degli stimoli culturali che gli venivano dalle diverse
civiltà musicali del presente e del passato. Così la forma ‘all’italiana’, utilizzata<br />
nei concerti per violino e per clavicembalo, diviene un scheletro su cui innestare<br />
la forza della sua sapienza compositiva ed artistica e le sue esperienze musicali,<br />
dando vita a forme del tutto nuove che, come accade nei Concerti per cembalo<br />
e soprattutto nei Brandeburghesi, combinano variamente i modelli e danno<br />
all’orchestra un ruolo sinfonico che, se nel periodo di Bach poteva apparire un<br />
retaggio di un passato gotico e contrappuntistico, a noi, che conosciamo il successivo<br />
sviluppo del genere, si mostra come un profetico balzo in avanti verso<br />
una la concezione moderna.<br />
Il programma si completa con l’Ouverture da un lavoro per orchestra di Telemann<br />
che costruisce una sorta di ‘raccontino musicale’ divertente e originalissimo<br />
sulle avventure del “cavaliere dalla triste fi gura”.<br />
ALBERTO MARTINI<br />
Nato a Verona, diplomato presso il Conservatorio della sua città, si è poi perfezionato<br />
al Conservatorio di Ginevra. Si è esibito in Italia e all’estero nei festival<br />
più prestigiosi nella veste di concertatore, primo violino e direttore oltre<br />
che come solista, ed è stato primo violino di spalla con molte orchestre e con<br />
i più grandi direttori (da Muti a Chailly, da Chung a Sinopoli a Temirkanov).<br />
Nel 2009 ha esordito come solista alla Carnagie Hall di New York. Ha oltre<br />
50 Cd registrati come direttore e concertatore. Dal 1999 al 2006 è stato Direttore<br />
Artistico dell’Accademia I Filarmonici di Verona e dal 2006 è direttore<br />
artistico de I Virtuosi Italiani e delle loro stagioni veronesi. Ha collaborato<br />
come responsabile artistico dell’orchestra del Teatro Comunale di Treviso, ed<br />
è tutt’ora consulente esterno del Festival I Suoni delle Dolomiti. Dal 2007 al<br />
2010 è stato Direttore Artistico dell’<strong>Orchestra</strong> Sinfonica del Friuli Venezia<br />
Giulia. L’interesse verso il repertorio di confi ne lo ha portato alla realizzazione<br />
di importanti progetti con artisti di oggi (da Corea a Nyman, da Battiato<br />
a Glass tra gli altri). Insegna violino al Conservatorio di Verona, tiene masterclass<br />
in Italia e all’estero e fa parte delle commissioni dei più importanti<br />
concorsi internazionali di violino e di musica da Camera. Suona un prezioso<br />
violino C. F. Landolfi del 1751 gentilmente concesso dalla Fondazione Pro<br />
Canale di Milano.<br />
17
18<br />
ROBERTO LOREGGIAN<br />
Diplomato col massimo dei voti in organo e in clavicembalo, si è perfezionato<br />
al Conservatorio di L’Aja con Ton Koopman e ha suonato nelle più importanti<br />
sale italiane, in Europa e all’estero e per festival prestigiosi quali MITO,<br />
Sagra Malatestiana, Festival Pergolesi Spontini sia in veste di solista che di accompagnatore<br />
con numerosi solisti ed orchestre barocche. Ha registrato CD<br />
per Chandos, Tactus, Arts ecc. e sta registrando l’integrale di Frescobaldi. Ha<br />
vinto con le registrazioni delle musiche per cembalo di B. Pasquini (Chandos-<br />
Chaconne) e di G.B. Ferrini (Tactus) il Preis der deutschen Schallplattenkritik.<br />
Insegna presso il Conservatorio di Padova.<br />
MARIO FOLENA<br />
Diplomato in fl auto traverso e in traversiere con il massimo dei voti e la lode,<br />
si è perfezionato in corsi con Donington, Clemencic, Melkus e Rampal, collaborando<br />
poi con prestigiose orchestre (tra esse <strong>Orchestra</strong> da camera di Parigi,<br />
I Filarmonici di Verona, Accademia de li Musici, <strong>Orchestra</strong> da camera<br />
di Mantova ecc.). È stato inoltre primo fl auto di Novecento e oltre, gruppo<br />
fondato da Antonio Ballista. Dal 1982 è primo fl auto dell’<strong>Orchestra</strong> di Padova<br />
e del Veneto, con la quale svolge un’intensa attività concertistica e solistica<br />
in tutto il mondo e, come solista, collabora con le più importanti società da<br />
concerto italiane. Ha insegnato fl auto traverso barocco ai corsi estivi di musica<br />
antica della Fondazione Cini di Venezia, al Conservatorio di Padova e in<br />
quello di Parma. Tra le sue numerose registrazioni discografi che, quella delle<br />
Sonate ed Arie Geminiani per TACTUS assieme a Loreggian, ha vinto nel<br />
1997 il Referendum di Musica e Dischi come miglior disco di musica classica<br />
dell’anno. Mario Folena è vincitore, assieme a Roberto Loreggian, del Premio<br />
speciale Civiltà Veneta 2007 della Fondazione Masi.<br />
I VIRTUOSI ITALIANI<br />
Questo complesso, considerato un dei più attivi e qualifi cati del musicale internazionale,<br />
si è formato nel 1989 e da quel momento si esibisce con ottimi<br />
consensi di critica e di pubblico per i più importanti teatri e per i principali<br />
enti musicali. Ricordiamo, tra tutti, il Concerto per il Senato, quello “per la<br />
Vita e per la Pace” eseguito a Roma, Betlemme e Gerusalemme e trasmesso in<br />
Mondovisione, il Concerto in Sala Nervi alla presenza del Papa, la tournée in<br />
Sud America nei più importanti Teatri, il debutto alla prestigiosa Royal Albert<br />
Hall di Londra. L’ensemble collabora con solisti e direttori internazionali e ha<br />
una vasta attività discografi ca con oltre 100 CD registrati e 400.000 dischi<br />
venduti. Nel 2004 per l’integrale in prima assoluta dell’opera di Bonporti con<br />
Alberto Martini il gruppo ha conseguito i premi Choc de la Musique, Cinque
stelle –Premio Goldberg e Diapason d’ôr. Con grande attenzione riservata al<br />
coinvolgimento del pubblico e con una particolare attenzione ai giovani, i<br />
Virtuosi italiani mostrano da sempre interesse anche per il repertorio di confi<br />
ne e hanno collaborato con artisti quali Corea, Bregovic, Nyman, Einaudi,<br />
Battiato, Caine, Fresu. I Virtuosi sono ideatori e interpreti a Verona, città di<br />
residenza, di una Stagione giunta alla XIII edizione e di una Stagione di Musica<br />
Sacra. Dal 2011 il gruppo è complesso residente per la stagione concertistica<br />
nella Chiesa dell’Ospedale della Pietà a Venezia. L’impostazione artistica<br />
vede cardine il Konzertmeister primo violino Alberto Martini. Da ottobre<br />
2011 Pavel Barman ricopre il ruolo di direttore principale ospite.<br />
Credits: Maki Galimberti<br />
19
Domenica 16 dicembre 2012 ore 18.00 ** Concerto fuori abbonamento<br />
RAMIN BAHARAMI pianoforte<br />
Recupero concerto Krystian Zimerman<br />
Concerto in collaborazione con la “Fondazione Pescheria”<br />
Domenico Scarlatti (1685-1757)<br />
Sonata in re maggiore K 282<br />
Johann Sebastian Bach (1685-1750)<br />
Suite inglese n. 2 in la minore BWV 807<br />
Preludio<br />
Allemanda<br />
Corrente<br />
Sarabanda<br />
Bourées I e II<br />
Giga<br />
Domenico Scarlatti<br />
Sonata in fa diesis maggiore K 319<br />
Sonata in re maggiore K 278<br />
Sonata in do maggiore K 159<br />
Johann Sebastian Bach<br />
Aria variata (alla maniera italiana) in la minore BWV 989<br />
Concerto nach italienischen Gusto BWV 971<br />
Vivo<br />
Andante<br />
Presto<br />
I<br />
due autori protagonisti qui non sono solo genericamente coevi, ma proprio<br />
coetanei (entrambi nati nel 1685) e, insieme, rappresentano due<br />
esempi splendidi della ricchezza e della varietà fornita dalle forme della<br />
musica per tastiera nel periodo più ricco e splendido del barocco. Il primo<br />
a presentarsi è un italiano, Domenico Scarlatti, che partito dall’esperienza<br />
operistica abbandona tutto per divenire maestro di musica dell’infanta<br />
Maria Barbara di Portogallo, con la quale si trasferisce in Spagna quando la<br />
fanciulla diventa regina in quel Paese, e che con le sue oltre 600 sonate non<br />
21
22<br />
solo compie un lavoro straordinario di sintesi estetica ed espressiva, ma sposta<br />
in alto l’asticella della tecnica cembalistica, là dove in pochi sapranno raggiungerlo<br />
in seguito. Ma davvero incredibile è il fatto che, mantenendo sempre<br />
uguale la forma utilizzata (un tempo solo, diviso a metà da un ritornello)<br />
Scarlatti riesce a variarne con abilità straordinaria i contenuti, affi dandosi a<br />
tutti gli spunti musicali possibili, dalla musica popolare spagnola alla fuga<br />
severa, dalle danze della suite alla dolce melodia quasi belcantistica.<br />
Ma alternato alla varietà sonatistica scarliattiana, dall’altro lato del palcoscenico,<br />
sta Bach, il quale invece esplora con la tastiera tutte le forme che erano<br />
state utilizzate fi no a quel momento, proponendo un incredibile e forse<br />
esempio di rilettura e risistemazione, ma anche in questo caso spingendosi<br />
in territori dove nessuno sarà in grado di seguirlo. Da un lato egli porta al<br />
massimo grado di stilizzazione, e quasi conclude, la vicenda secolare della<br />
suite per cembalo: con le Suites ‘Francesi’ le Partite e le Suites ‘Inglesi’, nelle<br />
quali la rigida successione di danze si arricchisce e si addensa grazie non solo<br />
all’aggiunta di brani ‘esterni’ alla suite (come, ad esempio, i preludi) e all’uso<br />
di una tecnica di grande diffi coltà, ma anche, e soprattutto, grazie all’uso del<br />
contrappunto che fi no a quel momento era stato accuratamente evitato da un<br />
genere considerato come disimpegnato.<br />
E se nel catalogo bachiano per tastiera non mancano le opere ‘didattiche’,<br />
quelle ‘teorico-dimostrative’ o quelle legate alle forme ‘libere’, negli ultimi<br />
anni di Lipsia egli recupera ancora forme ormai sfruttatissime, come il tema<br />
con variazioni e il concerto italiano per le quali egli riesce, grazie alla trama<br />
inesorabile del contrappunto e alla sua straordinaria apertura culturale, a trovare<br />
un nuovo futuro.<br />
RAMIN BAHARAMI<br />
Nato a Teheran nel 1976 ha studiato con Piero Rattalino al conservatorio<br />
di Milano e all’Accademia Pianistica di Imola, e con Wolfgang Bloser alla<br />
Hochschule für Musik di Stoccarda. Si è poi perfezionato con Alexis Weissenberg,<br />
András Schiff , Robert Levin and Rosalyn Tureck, grazie alla quale<br />
ha potuto approfondire l’interpretazione bachiana nel Novecento. Nel<br />
1998 ha debuttato al Teatro Bellini di Catania con tale successo da ricevere<br />
la cittadinanza onoraria; da quel momento si sono susseguite esibizioni<br />
presso le maggiori istituzioni musicali d’Italia, teatri, stagioni e prestigiosi<br />
festival internazionali (La Roque d’Anthéron”, Tallin Baroque Music Festival,<br />
Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano Beijing Piano Festival,<br />
Strings Lucern, Festival di Bergamo e Brescia ecc.). Dal 1999, dopo le ‘Goldberg’<br />
alla Sala Verdi di Milano ha presentato Partite, Concerti per tastiera<br />
e Variazioni in molte sale in Italia (Roma, Milano Firenze, Messina, Salerno,<br />
Pisa) e in Germania. In particolare le Variazioni sono state eseguite al
Quirinale e trasmesse in diretta su Radiotre. È anche a fi anco di prestigiose<br />
orchestre (<strong>Orchestra</strong> Verdi di Milano, Latvian Philharmonic Chamber <strong>Orchestra</strong>,<br />
European Chamber <strong>Orchestra</strong>, Janacek Philharmonic <strong>Orchestra</strong>,<br />
Kammerphilharmonie Stuttgart ecc.). Nel gennaio 2009 è stato insignito<br />
del Premio “Città di Piacenza-Giuseppe Verdi” dedicato ai grandi protagonisti<br />
della scena musicale, riconoscimento assegnato prima di lui a Riccardo<br />
Muti, Josè Cura, Leo Nucci e Pier Luigi Pizzi. Ramin Bahrami è considerato<br />
uno tra i più interessanti interpreti bachiani viventi a livello internazionale.<br />
Dopo l’esecuzione dei Concerti di J.S. Bach a Lipsia nel 2010 con la Gewandhausorchester<br />
e Chailly, la critica tedesca lo considera: “un mago del suono,<br />
un poeta della tastiera; artista straordinario che ha il coraggio di aff rontare<br />
Bach su una via veramente personale”. Incide esclusivamente per Decca-<br />
Universal e la sua discografi a è molto vasta: ricordiamo le Variazioni Goldberg<br />
(2004), le 7 Partite (2005), l’Arte della Fuga (2007), la raccolta “Ramin<br />
Bahrami plays Bach” (2009), le Suite Francesi (2010). Il disco con i cinque<br />
concerti per tastiera di Bach, con la Gewandhausorchester e Riccardo Chailly<br />
registrato a Lipsia (2011), ha avuto 5 stelle da Amadeus e le Suite Inglesi<br />
(2012) sono entrate nella classifi ca Nielsen della musica pop. Dal 2012 ha assunto<br />
la direzione artistica della Summer School of Musical Perfomance ideato<br />
insieme al produttore RAI Casimiro Lieto nel borgo dell’antica Caserta.<br />
23
Domenica 6 gennaio 2013 ore 18.00<br />
DANIIL TRIFONOV pianoforte<br />
Franz Liszt (1811-1886)<br />
Frühlingsglaube (dai Dodici Lieder di Schubert)<br />
Die Stadt (da Schwanengesang di Schubert)<br />
Franz Schubert (1797-1828)<br />
Sonata in si bemolle maggiore D. 960<br />
Molto moderato<br />
Andante sostenuto<br />
Scherzo (Allegro vivace)<br />
Allegro, ma non troppo<br />
Fryderyk Chopin (1810-1849)<br />
Barcarola in fa diesis maggiore op. 60<br />
Studi op. 10<br />
n. 1 in do maggiore<br />
n. 2 in la minore<br />
n. 3 in mi maggiore<br />
n. 4 in do diesis minore<br />
n. 5 in sol bem. maggiore<br />
n. 6 in mi bem. minore<br />
n. 7 in do maggiore<br />
n. 8 in fa maggiore<br />
n. 9 in fa minore<br />
n. 10 in la bem. maggiore<br />
n. 11 in mi bem. maggiore<br />
n. 12 in do minore<br />
Schubert, Chopin e Liszt: tre autori che più lontani non potrebbero<br />
essere per concezione di scrittura e per ideali estetici. Eppure in questo<br />
programma si danno, e non casualmente, la mano.<br />
Liszt, per cominciare, il titano della tastiera che si avvicina all’intimismo<br />
dei Lieder di Schubert quasi in punta di piedi e riesce, nei suo adattamenti<br />
pianistici, a scovarne come pochi altri il senso vero e profondo.<br />
E poi, Schubert, con la Sonata D. 960, ultimo di quei capolavori che, con-<br />
25
26<br />
temporanei alle ultime sonate di Beethoven, costituiscono a quelle l’unica<br />
valida alternativa. “Questa composizione è diversa dalle altre - scrive Schumann<br />
- perché qui Schubert volontariamente rinuncia ad ogni novità brillante.<br />
La composizione scorre mormorando di pagina in pagina, sempre lirica,<br />
senza mai pensiero per ciò che verrà, come se non dovesse mai arrivare alla<br />
fi ne, interrotta solo qua e là da fremiti più violenti che tuttavia si spengono<br />
rapidamente”. E infatti questa Sonata in si bemolle è fi glia del clima culturale<br />
ed artistico della Restaurazione, specchio di un ambiente intimistico, lontana<br />
sia dagli ideali eroici e volitivi che dalla superfi ciale brillantezza del pianismo<br />
Biedermeier, pagina dove ogni pensiero viene interiorizzato in un messaggio<br />
personale, fatto di magia e di emozione, che l’autore rivolge ai pochi amici di<br />
casa o addirittura solo a se stesso.<br />
Infi ne Chopin, che torna a Liszt nella dedica degli Studi op. 10, vera e propria<br />
‘dichiarazione d’intenti’ del Polacco al mondo musicale. Accortosi dei limiti<br />
della tecnica tradizionale, a 23 anni, pubblica questi brani dove supera i metodi<br />
per pianoforte coevi e propone un compendio del suo stile: complice uno strumento<br />
sempre più disponibile presenta infatti le caratteristiche della sua estetica<br />
in una serie di composizioni che propongono ciascuno un elemento diff erente<br />
della tecnica pianistica, risolto comunque sempre nell’ambito dell’arte (il valore<br />
del suono, l’armonia allo stato puro, la polifonia, la ricerca della qualità timbrica…).<br />
Ma nonostante ciascuno di questi brani presenti una singola problematica,<br />
la raccolta si propone anche come ‘composizione’ unitaria, come un polittico<br />
fatto di tasselli strettamente collegati tra di loro in un crescendo di tensione e di<br />
emozioni che parte dalla pura armonia del primo studio per giungere alla carica<br />
eroica e rivoluzionaria dell’ultimo che, per concezione ed intensità di espressione,<br />
chiude il sipario come un vero e proprio aff resco pianistico.<br />
DANIIL TRIFONOV<br />
“L’altra notte l’ho riascoltato: possiede tutto e anche di più. Ciò che fa con le<br />
sue mani è tecnicamente incredibile. E anche il suo tocco! Tenero e demonico<br />
insieme. Non ho mai sentito nulla di simile”.<br />
(Martha Argerich al Financial Times, 8 luglio 2011)<br />
Nato in Russia, a Nizhny Novgorod, nel 1991 ha studiato dapprima alla Scuola<br />
Gnessin di Mosca nella classe di Tatiana Zelikman, già insegnante di altri nuovi<br />
talenti della scuola russa come Aleksej Volodin,. Dopo numerosi riconoscimenti<br />
in patria (tra cui quello al Concorso Skrjabin di Mosca), vince nel 2008 il concorso<br />
di San Marino col Terzo Concerto di Prokof’ev, a seguito del quale decide<br />
di perfezionarsi al Cleveland Institute of Music sotto la guida di Sergej Babajan.<br />
Nell’ottobre dello stesso anno si classifi ca terzo al Concorso Chopin di Varsavia<br />
(premio anche per la migliore esecuzione di una mazurca) ottenendo l’apprezza-
mento di Martha Argerich. Dal 2006 al 2009 ha studiato anche composizione<br />
e tuttora scrive musica per pianoforte, da camera e orchestrale. Nel maggio del<br />
2011 vince il Concorso Arthur Rubinstein di Tel Aviv, dove ottiene anche il<br />
premio per la migliore esecuzione di un brano di Chopin, il premio per la miglior<br />
prova di musica da camera e il premio del pubblico e, un mese dopo, vince<br />
il Concorso Čajkovskij di Mosca. Di grande impatto il suo CD per la Decca<br />
interamente dedicato a Chopin e quello pubblicato recentemente col Concerto<br />
di Čajkovskij con Valery Gergiev e l’<strong>Orchestra</strong> del Mariinsky.<br />
Ha all’attivo una splendida carriera concertistica che lo ha portato nei principali<br />
festival europei (Verbier, Montreux, Tivoli, Edinburgh, Lockenhaus,<br />
Klavier Festival Ruhr ecc.) e negli USA (nei festival di Blossom, Ravinia e<br />
Chautauqua) collaborando con grandi orchestre (Wiener Philharmoniker,<br />
London Symphony, BBC Philharmonic, <strong>Orchestra</strong> del Mariinsky, Concertgebouw<br />
ecc.) con grandi direttori quali Gergiev, Fedoseyev, Marriner, Mehta,<br />
Pletnev. Ha tenuto e tiene concerti presso sale prestigiosissime quali Barbican<br />
di Londra, Musikverein di Vienna, Salle Pleyel di Parigi, Carnegie Hall di<br />
New York, Suntory Hall di Tokyo, in Europa, Nord e Sud America, Medio ed<br />
Estremo Oriente. La stagione 2012-13 vedrà i debutti di Trifonov con molte<br />
tra le massime orchestre al mondo, tra cui Santa Cecilia (Battistoni) New<br />
York Philharmonic (Gilbert), Chicago Symphony (Dutoit), Boston Symphony<br />
(Guerrero), Cleveland (Gaffi gan), National Arts Centre (Zuckerman),<br />
Philharmonia (Maazel), Royal Philharmonic (Dutoit), Radio France (Znaider),<br />
Budapest Festival <strong>Orchestra</strong> (Takács-Nagy), e i ritorni con London Symphony<br />
e Mariinsky (Gergiev), Russian National (Summers, Pletnev), Warsaw<br />
Philharmonic (Wit).<br />
27
Giovedì 10 gennaio 2013 ore 21.00 * Spettacolo straordinario fuori abbonamento<br />
BALLETTO RUSSO DI ANNA IVANOVA<br />
Sergej Sergeevič Prokof ’ev (1891-1953)<br />
ROMEO E GIULIETTA<br />
Coreografi e di Anna Ivanova<br />
Solisti: Anna Ivanova e Aleksander Alikin<br />
esecuzione su CD del Moscow Th eatre Festival <strong>Orchestra</strong>, direttore Yuri<br />
Emelianov Poliankovich<br />
La vicenda compositiva di Romeo e Giulietta si inquadra nella più ampia<br />
vicenda dello sviluppo del balletto in Unione Sovietica, in particolare<br />
tra gli anni Trenta e Quaranta del Novecento, epoca nella<br />
quale videro la luce proprio i grandi capolavori di Prokof’ev. Rivoluzionario<br />
nel modo in cui egli stravolge la struttura tradizionale attraverso uno stile<br />
defi nito “realismo romantico”, il compositore riesce con la sua musica angolosa<br />
e ritmica, ma spesso intensamente lirica, a ridurre all’essenzialità la<br />
rappresentazione. Secondo questa idealità Romeo e Giulietta, rappresentato<br />
per la prima volta a Brno nel dicembre 1938, costituisce un momento di<br />
equilibrio ideale tra le esigenze di un pubblico ancora aff ezionato alla tradizione<br />
del balletto ‘alla Čajkovskij’ e quella del compositore, appena tornato<br />
dall’Europa occidentale e quindi ormai in possesso di un linguaggio defi nitivamente<br />
lontano da quello del tardoromanticismo. Il dramma di Shakespeare<br />
è seguito fedelmente e ogni personalità, perfi no quelle dei personaggi<br />
di contorno, è sbalzata a tutto tondo nei suoi lineamenti psicologici da una<br />
musica che si piega e si adatta all’espressione di tutti gli aff etti, sempre attenta<br />
a mettere in luce la violenza del contrasto ideale della romantica vicenda<br />
dei due innamorati veronesi.<br />
I Atto. Piazza del mercato a Verona. Le nobili famiglie dei Capuleti e dei<br />
Montecchi sono rivali tra loro. Romeo (Montecchi) corteggia non corrisposto<br />
la cugina di Giulietta (Capuleti), e gli amici Mercuzio e Benvolio<br />
lo confortano. All’alba nasce un diverbio fra Tebaldo (Capuleti) e Romeo:<br />
inizia un cruento scontro tra le due fazioni fermato dall’intervento del Principe<br />
di Verona. Intanto, a casa Capuleti, a Giulietta viene presentato Paride<br />
cui è stata destinata in moglie. Giungono gli ospiti per il ballo che festeggia<br />
il compleanno della fanciulla, ballo al quale, mascherati, partecipano anche<br />
29
30<br />
Romeo, Mercuzio e Benvolio. Romeo è rapito da Giulietta ma è riconosciuto<br />
da Tebaldo che lo caccia. Alla fi ne della festa la fanciulla esce sul balcone e<br />
Romeo compare nel giardino: i due giovani si confessano il reciproco amore.<br />
II Atto. La nutrice di Giulietta consegna a Romeo un biglietto della giovane<br />
in cui lei accetta di sposarlo: il matrimonio viene celebrato da Frate Lorenzo<br />
nella speranza che l’unione faccia cessare le contese familiari. Sulla piazza del<br />
mercato però Tebaldo, provocato, uccide Mercuzio e Romeo, vendicando la<br />
morte dell’amico, viene esiliato. III Atto. All’alba i due sposi devono separarsi,<br />
Romeo si allontana, Giulietta rifi uta di sposare Paride e chiede consiglio a<br />
frate Lorenzo. Il frate le consegna una pozione che la farà sprofondare in un<br />
sonno simile alla morte, i genitori la seppelliranno nella tomba di famiglia<br />
e Romeo, avvisato dal frate tornerà e porterà Giulietta lontano da Verona.<br />
Giulietta acconsente, ma al mattino i genitori la trovano apparentemente senza<br />
vita. Nella tomba dei Capuleti arriva Romeo che, non avendo ricevuto il<br />
messaggio del frate, ritorna a Verona credendo l’amata morta. Nella cripta<br />
trova Paride e lo uccide, poi si avvelena. Giulietta si risveglia e trovando morto<br />
l’amato, si uccide a sua volta.<br />
BALLETTO RUSSO DI ANNA IVANOVA<br />
Il Teatro del Balletto Russo si basa sulle tradizioni della scuola del balletto<br />
classico russo. Il repertorio comprende i migliori balletti classici (Il lago dei<br />
cigni, La Bella Addormentata, Lo Schiaccianoci, Giselle, Romeo e Giulietta,<br />
Don Chisciotte ecc.) e un insieme di concerti di gala, la cui realizzazione riscuote<br />
da tempo un grande successo sia in Russia che all’estero.<br />
Formato da artisti che si distinguono per elevata professionalità, genio artistico,<br />
arte ed espressività (molti hanno vinto concorsi internazionali e premi<br />
prestigiosi in Russia e all’estero), il Balletto Russo partecipa frequentemente a<br />
prestigiosi festival di danza ottenendo sempre un grande successo di pubblico.<br />
I costumi e le scenografi e sono state create appositamente per il tour italiano<br />
sulla base dei canoni artistici del Grande Teatro Imperiale Russo e rispettano<br />
le regole tecniche e grafi che della classiche produzioni di Petipa. I coreografi<br />
e gli artisti del Balletto Russo si ispirano inoltre ai migliori maestri russi quali<br />
Semenova, Jacobson e Semenyaka e i loro successi sono il frutto dell’impegno<br />
minuzioso e artistico delle migliori tradizioni della Scuola di Ballo a Mosca.<br />
ANNA IVANOVA<br />
Laureata con la lode all’Accademia di coreografi a di Mosca nel 2000, fi no al<br />
2009 ha fatto parte del corpo di ballo del Bol’šoj. Ha inoltre lavorato con il<br />
Teatro d’opera e balletto di Odessa, con l’Opera Nazionale di Sofi a, con il<br />
Balletto classico russo di Gordeev, con il Teatro d’opera e balletto di Izhevsk,
con il Balletto del Teatro di San Pietroburgo, con il Teatro d’opera e balletto<br />
di Syktyvkar, con La Corona del Balletto Russo, con il Russian Imperial Ballet<br />
di Taranda e con il Teatro d’opera e balletto di Saratov. Ha partecipato a numerosi<br />
festival in Russia, Giappone, Grecia, Messico, Libano, Bulgaria, Croazia,<br />
Sud Africa, Brasile, Germania, Francia, Romania, Ungheria e Ucraina.<br />
Nel corso della sua carriera ha conseguito i numerosi riconoscimenti tra cui<br />
Premio speciale Grishko (1997) e Gran premio del Concorso Internazionale<br />
di Balletto in Lussemburgo (2003). Il repertorio di Anna Ivanova comprende<br />
tutti i classici del balletto russo ed europeo (da Il lago dei cigni a La bella addormentata,<br />
da Lo Schiaccianoci a Giselle) e celebri pas de deux (La Esmeralda,<br />
Don Chisciotte, La Sylphide, L’età d’oro del tango). Nel 2011 ha fondato<br />
grazie all’aiuto di sostenitori privati il Balletto Russo di Anna Ivanova, di cui<br />
è direttrice e solista principale.<br />
31
Domenica 20 gennaio 2013 ore 18.00<br />
<strong>FORM</strong>-<strong>Orchestra</strong> <strong>Filarmonica</strong> <strong>Marchigiana</strong><br />
HUBERT SOUDANT direttore<br />
GABRIELLA SBORGI mezzosoprano<br />
Richard Wagner (1813-1883)<br />
Wesendonck Lieder<br />
Engel<br />
Stehe Still!<br />
Im Treibhaus<br />
Schmerzen<br />
Träume<br />
Franz Schubert (1797-1828)<br />
Sinfonia n.9 in do maggiore “La Grande”<br />
Andante-Allegro ma non troppo<br />
Andante con moto<br />
Scherzo (Allegro vivace)<br />
Finale (Allegro vivace)<br />
Nell’anno di Wagner, l’Ente Concerti sceglie di celebrare il grande<br />
drammaturgo tedesco con una pagina come i Wesendonck-Lieder<br />
sicuramente inconsueta ma importantissima per capirne a fondo<br />
il pensiero, preparata proprio negli anni in cui il musicista era dedito alla<br />
composizione di Tristan und Isolde.<br />
Mathilde Wesendonck aveva avuto a Zurigo col compositore un intenso<br />
contatto spirituale, una relazione profonda al punto da indurre Wagner a<br />
musicarne i versi in pochi mesi, tra il dicembre 1857 e il maggio 1858,<br />
cimentandosi in un genere che egli aveva trattato saltuariamente solo nella<br />
prima fase della sua attività artistica. Se lo stile più tipico di Wagner si rivela<br />
nell’andamento di melodia e armonia, spesso arditamente cromatica, la<br />
prassi compositiva del ciclo non sfugge alla tradizione tedesca negli accompagnamenti,<br />
che legano strettamente testo e musica (come le veloci sestine<br />
ascendenti di semicrome sfondo alla prima parte di ‘Stehe Still’ o i bicordi<br />
staccati in ‘In Treibhaus’, per imitare la pioggia), rivelando un aspetto inedito<br />
e ‘riservato’ di un artista noto come architetto di enormi amalgami<br />
orchestrali e di composizioni monumentali e grandiose.<br />
33
34<br />
Dall’altro lato del programma sta invece una pagina di un autore che, come<br />
Schubert, ha fatto proprio del Lied la sua forma preferenziale di espressione.<br />
“Chi non conosce questa sinfonia conosce poco Schubert” scrive Schumann,<br />
che aveva scoperto il capolavoro abbandonato in un cassetto quando nel<br />
1838, trasferitosi a Vienna, si era recato in pellegrinaggio a casa del compositore.<br />
“Egli - prosegue - mostratosi già sicuro nelle forme, ricco di fantasia e<br />
vario, aff errò anche la sinfonia. La sua divina lunghezza è come un romanzo<br />
di Jean Paul che non fi nisce mai, per non lasciar creare il seguito al lettore.”<br />
Gli ideali eroici e universali, che avevano contraddistinto il sinfonismo di<br />
Beethoven sono infatti coraggiosamente dimenticati da Schubert, che non<br />
sintetizza il passato né anticipa quella che sarà la strada della musica sinfonica<br />
successiva, ma esprime con la sua grandissima sensibilità tutta la stanchezza<br />
dell’epoca della Restaurazione, di un mondo desideroso per un poco di pensare<br />
solamente a se stesso. Per questa ragione il manoscritto rimase abbandonato<br />
nella casa del fratello del compositore che, alla sua morte, aveva raccolto le sue<br />
poche cose. Fu proprio Schumann a inviare la partitura a Mendelsshon che la<br />
propose con grande successo per la prima volta, fi nalmente, al Gewandhaus<br />
di Lipsia il 21 marzo 1840.<br />
HUBERT SOUDANT<br />
Nato a Maastricht (Olanda), dove ha studiato con Jean Fournet, dopo aver<br />
vinto premi in importanti concorsi internazionali (tra cui il Von Karajan a<br />
Berlino e il Cantelli a Milano), è diventato direttore principale della Nouvelle<br />
Orchestre Philharmonique de Radio France e dell’<strong>Orchestra</strong> Sinfonica<br />
di Utrecht. Ha iniziato così una brillante carriera internazionale col debutto<br />
nella lirica con l’<strong>Orchestra</strong> di Parma nel 1985. Nel periodo 1985-1988 è stato<br />
primo direttore ospite della Melbourne Symphony <strong>Orchestra</strong> e, dal 1994 al<br />
2004, direttore principale dell’Orchestre National des Pays de la Loire, dirigendo<br />
nello stesso periodo le più prestigiose orchestre europee e partecipando<br />
a festival internazionali quali Primavera di Praga, Festival di Vienna, Mostly<br />
Mozart Festival di New York, Festival Bruckner di Linz e Festival di Spoleto<br />
e Ravenna. Nel 1994 è stato nominato direttore principale dell’<strong>Orchestra</strong> del<br />
Salzburg Mozarteum dove è stato per quasi dieci anni primo direttore divenendone<br />
poi primo direttore ospite dal 2004, anno nel quale è stato nominato<br />
direttore principale della Tokyo Symphony <strong>Orchestra</strong>. Di grande successo<br />
è sia la sua interpretazione dei capolavori del classicismo viennese sia la sua<br />
versione del repertorio francese sia quella delle grandi Sinfonie di Bruckner e<br />
Mahler, mentre come direttore lirico il suo repertorio va da Mozart a Richard<br />
Strauss a Honnegger.
GABRIELLA SBORGI<br />
Attiva sia nel teatro d’opera che in ambito concertistico, Gabriella Sbrogi ha<br />
studiato a Milano, Londra Lugano, Nizza e Parigi e ha vinto poi il Concorso<br />
Th e Actor Singer Competition della William Walton Foundation, rappresentando<br />
l’Italia al Cardiff Singer of the World Competition. Con grande eclettismo<br />
passa dal teatro mozartiano a quello del Novecento, dal repertorio lirico<br />
e belcantistico alla musica da camera e sinfonica, ospite di enti concertistici<br />
quali Maggio Musicale Fiorentino, Accademia Chigiana, Biennale di Venezia,<br />
Festival di Brescia e Bergamo, Unione Musicale di Torino, <strong>Orchestra</strong> della<br />
Radio Svizzera Italiana, <strong>Orchestra</strong> da Camera di Mantova, <strong>Orchestra</strong> della<br />
Rai, Amici della Musica di Vicenza e Firenze, <strong>Orchestra</strong> Verdi di Milano, Sky<br />
Classica. Ha inciso Stabat Mater di Haydn, La Riconoscenza, Stabat Mater<br />
e Petite Messe Solennelle di Rossini, Dies Irae di Ferdinando Galimberti, Il<br />
Ciclo del Tempo di Giorgio Gaslini e Canti della Terra e del Mare di Sicilia<br />
di A. Favara.<br />
<strong>FORM</strong>-ORCHESTRA FILARMONICA MARCHIGIANA<br />
L’<strong>Orchestra</strong> <strong>Filarmonica</strong> <strong>Marchigiana</strong>, fondata nel 1985 (dal febbraio del<br />
2000, insieme alla Regione Marche e all’Università degli Studi di Ancona,<br />
Fondazione <strong>Orchestra</strong> Regionale delle Marche, <strong>FORM</strong>), è dal 1987 una delle<br />
dodici Istituzioni Concertistiche <strong>Orchestra</strong>li Italiane. Opera in regione con<br />
stagioni liriche e sinfoniche, rassegne cameristiche e concerti per le scuole ed<br />
è partner dei concorsi musicali internazionali regionali. Attenta alla valorizzazione<br />
dei compositori marchigiani, ha ideato “Le Marche Parco Europeo della<br />
Musica”. Dal 1998 è orchestra principale del Festival Snow & Symphony di<br />
St. Moritz, assieme a grandi solisti e giovani talenti. Numerose le apparizioni<br />
televisive e le incisioni discografi che: tra esse fi gurano pagine di Pergolesi,<br />
Strauss, Rossini, Mozart, Verdi, tutte guidate dal suo direttore artistico Gustav<br />
Kuhn.<br />
35
Mercoledì 6 febbraio 2013 ore 19.00<br />
Concerto in Jeans<br />
ANDRÉ MEHMARI pianoforte<br />
GABRIELE MIRABASSI clarinetto<br />
MIRAMARI<br />
un progetto di Gabriele Mirabassi e André Mehmari<br />
Un incontro tra due grandi musicisti virtuosi del proprio strumento,<br />
due artisti che condividono una medesima visione eclettica della<br />
musica tale da conciliare un approccio rigoroso all’universo musicale<br />
erudito e una fertile immaginazione di improvvisazione propria della<br />
musica popolare. Un riscoprire e riscoprirsi insieme in una musica popolare<br />
cameristica del più alto livello, nella quale l’esplorazione estrema e il ricorso<br />
a un’erudita tecnica, li porta a scoprire nel clarinetto e nel pianoforte, sonorità<br />
nuove che si traducono in un discorso sonoro intelligente e sensibile.<br />
L’incontro tra Gabriele Mirabassi e André Mehmari nasce da un’affi nità musicale<br />
ma non solo. Tutto ebbe inizio nella bella Perugia, dove André venne<br />
per la prima volta come turista un paio di anni or sono. È qui che è nata<br />
l’idea di Miramari: Perugia e anche la visita a Venezia, un pellegrinaggio<br />
nelle terre e nella musica di Monteverdi hanno infatti portato alla composizione<br />
di brani quali Perugia Notturna, Um Dia em Assis, Quando em Gubbio.<br />
Città “invisibili” che prendono corpo, navigando attraverso melodie,<br />
armonie, oceani, mari, luci, ombre, pianto, cuore: tutto questo, unito ad<br />
una strabiliante tecnica nelle mani di due grandi musicisti. Il mare -racconta<br />
Mirabassi- educa al sentire e, come conseguenza, ai sentimenti. Anche<br />
nel cuore delle colline umbre lui è riuscito a trovare la sua “spiaggia”, il suo<br />
mare; la musica si “sente” e infatti possiamo usare la stessa parola per descrivere<br />
le azioni compiute dal cuore e dall’udito, per sentire e per udire …..<br />
sarà perché la Fisica ci dice che la musica in realtà è un’immensa estensione<br />
delle onde?<br />
André presenta così il lavoro: “Gabriele mi ha raccontato che è arrivato per<br />
la prima volta in Brasile “attraverso” Minas Gerais. È arrivato dall’Umbria,<br />
una Regione dell’Italia centrale che, come Minas Gerais, non è bagnata<br />
dal mare. Era profondamente emozionato mentre vagava per la terra<br />
di Drummond e Ana Beatriz Barros. Sono rimasto aff ascinato ascoltando<br />
il suo racconto: invitato da Gabriele e dall’Egea in Italia, ho avuto l’op-<br />
37
38<br />
portunità magica di passare due settimane a Perugia. Dopo aver constatato<br />
la somiglianza di topografi a ed altri aspetti tra Umbria e Minas Gerais, ho<br />
pensato di proporre questo disco, nel quale abbiamo potuto esplorare questa<br />
affi nità e costruire un ponte ideale, con la musica, tra un paese e l’altro.<br />
Abbiamo registrato la maggior parte dei brani contenuti in questo CD durante<br />
la settimana di prove per l’uscita del mio Divertimento per clarinetto,<br />
pianoforte e fi ati , nel 2008, in Brasile. Nelle ore libere, da San Paolo ci spostavamo,<br />
in collina nel mio studio-casa, a registrare; “Vaidoso” e “Primeiro<br />
Choro de Lucas”, sono stati invece incisi successivamente, nel 2009, quando<br />
Gabriele è tornato in Brasile. Il disco è uscito a febbraio 2010 anche in Italia<br />
con l’etichetta Egea Records.<br />
ANDRÉ MEHMARI<br />
Pianista, compositore, arrangiatore e poliedrico strumentista brasiliano, lavora<br />
sia nella musica classica che in quella popolare. Le sue composizioni e i suoi<br />
arrangiamenti sono stati eseguiti da importanti orchestre brasiliane (OSESP)<br />
e da formazioni cameristiche quali la São Paulo String Quartet. Dopo gli<br />
studi in conservatorio e all’università, nel 1997 inizia a scrivere arrangiamenti<br />
per i più importanti eventi musicali a Sao Paulo vincendo l’anno successivo<br />
la Brazilian Popular Music Competition, il più importante premio nazionale<br />
per la musica popolare. Apprezzato dalla critica e dal pubblico, si esibisce in<br />
vari contesti live nelle più prestigiose sale da concerto brasiliane e alterna l’attività<br />
di polistrumentista a quella di compositore (al National Composition<br />
Competition Award vince il primo premio con il brano “Sinfonia Elegíaca”,<br />
nel 2004 ottiene un grande successo col CD “Lachrimae” che propone due<br />
“piano trio” con Mônica Salmaso, Dimos Goudaroulis e Luca Raele). La<br />
combinazione della tecnica di pianista classico e la fertilità creativa come arrangiatore<br />
fanno di Mehmari un musicista unico nel linguaggio, apprezzato<br />
anche in importanti festival ed eventi internazionali dove si esibisce anche<br />
alla guida della São Paulo State Wind Band di cui è nominato compositore.<br />
La sua carriera nell’ambito jazz e della musica popolare brasiliana continua<br />
a riscuotere grande attenzione ed unanimi riconoscimenti nei festival e nei<br />
concerti in tutto il mondo.<br />
GABRIELE MIRABASSI<br />
Diplomato al conservatorio di Perugia, ha inizialmente aff rontato la musica<br />
contemporanea collaborando con artisti come Cage o Andriessen per poi<br />
dedicarsi inizialmente al jazz tenendo concerti per i festival più importanti<br />
incidendo numerosi CD. Ha collaborato e collabora con artisti appartenenti<br />
agli ambiti più diversi ed eterogenei per stile e linguaggio (Rabih Abou Khalil,
Mina, John Cage, Ivano Fossati, Battista Lena, Riccardo Zegna, Enrico Pieranunzi,<br />
Roberto Gatto, Cristina Zavalloni, Trio madeira-brasil, Istituzione<br />
Sinfonica Abruzzese, Marco Paolini, Mario Brunello, <strong>Orchestra</strong> d’archi italiana<br />
solo per citarne alcuni)..<br />
Negli ultimi anni Mirabassi ha ampliato notevolmente il suo panorama di collaborazioni<br />
anche in altri ambiti di spettacolo: con Gianmaria Testa, con lo scrittore Erri<br />
De Luca (insieme al quale ha dato vita allo spettacolo Chisciotte e gli invincibili),<br />
quella con la cantante Barbara Casini e Monica Demuru (con lo spettacolo/concerto,<br />
a metà tra musica e teatro, Costruzione, dedicato alla fi gura di Chico Buarque).<br />
Nel 2008 ha pubblicato Canto di ebano, omaggio allo straordinario legno africano e<br />
alle appassionate mani (italiane) che lo trasformano in clarinetto e ha vinto il TopJazz<br />
come miglior disco dell’anno.<br />
Credits: Patricia Travassos<br />
39
Venerdì 15 febbraio 2013 ore 21.00<br />
<strong>FORM</strong>-<strong>Orchestra</strong> <strong>Filarmonica</strong> <strong>Marchigiana</strong><br />
GIAMPAOLO MARIA BISANTI direttore<br />
STEFAN MILENKOVICH violino<br />
MILENKOVICH SUONA ČAJKOVSKIJ<br />
Pëtr Il’ič Čajkovskij (1840-1893)<br />
Concerto in re maggiore op. 35 per violino e orchestra<br />
Allegro moderato<br />
Canzonetta (Andante)<br />
Finale (Allegro vivacissimo)<br />
Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791)<br />
Sinfonia n. 39 in mi bemolle maggiore K. 543<br />
Adagio-Allegro<br />
Andante con moto<br />
Minuetto (Allegretto)<br />
Allegro assai<br />
Vissuto fra Mosca e Pietroburgo negli anni delle grandi dispute tra fi looccidentali<br />
e nazionalisti, Čajkovskij evitò di prendere posizione per l’una<br />
o l’altra parte, scegliendo una terza via che, senza sbandierare ideologie,<br />
coltivava i classici alla luce della propria particolare sensibilità. Proprio il Concerto<br />
per violino dimostra il valore d’arte di questa strana ambiguità poiché, pur riconducibile<br />
esternamente alla forma storica, è invece dominato da un senso della<br />
melodia carezzevole e sensuale che aff ascina immediatamente l’ascoltatore, superando<br />
gli scogli della rigida costruzione formale. Dolcissimi sono i temi del primo<br />
tempo, più volte proposti ed elaborati con grande libertà rapsodica; e anche il secondo<br />
tempo, con la sua semplice ‘canzonetta’, è dominato da una tenera nostalgia<br />
e da un magistrale uso delle ‘mezze tinte’. Il Finale, poi, dopo alcuni gesti di<br />
forza, rientra nei ranghi della poesia all’ingresso del solista, che subito si presenta<br />
con un melodismo piacevole e popolareggiante. Inutile dire che il tono elegiaco e<br />
la predominanza assoluta del violino obbligano l’orchestra a una presenza sempre<br />
discreta, pur con interessanti spunti solistici e buoni eff etti di colore.<br />
Contraltare al fascino del tardo Ottocento è la meraviglia degli ultimi capolavori<br />
sinfonici mozartiani, vertici di un percorso che, dallo stile galante di metà<br />
41
42<br />
Settecento, attraverso le prime istanze dello ‘Sturm und Drang’ e il recupero delle<br />
severità contrappuntisiche, giunge nelle tre ultime sinfonie del 1788 a applicare i<br />
principi di un nuovo senso costruttivo e tematico, fondamentale sia nell’itinerario<br />
estetico mozartiano che come punto di partenza per lo sviluppo della sensibilità<br />
sinfonica successiva. La prima delle tre, la Sinfonia K.543 costituisce la ‘dichiarazione<br />
di intenti’ di questo ultimo tratto di cammino, sia dal punto di vista timbrico<br />
che sotto il profi lo formale. Ad un solenne Adagio introduttivo, che sembra quasi<br />
l’apertura di un sipario, segue un Allegro che non presenta contrasti di rilievo e in<br />
cui la contrapposizione di caratteri voluta dalla forma tradizionale viene stemperata<br />
in una cantabilità serena. Il senso di gioco calibrato permane anche nel quieto Andante<br />
con moto successivo, che è costruito sull’alternanza tra i motivi esposti dai<br />
fi ati e quelli enunciati dagli archi. Ad un Menuetto di carattere paesano, in cui il<br />
Trio si distingue per il gioco di botta e risposta tra fl auto e clarinetto, segue poi il<br />
brillantissimo e luminoso Finale, monotematico ma ricchissimo nella sua cangiante<br />
vitalità tonale.<br />
GIAMPAOLO MARIA BISANTI<br />
Milanese, si è diplomato con il massimo dei voti nel 1997 e nel 1998 ha vinto lo<br />
Stage per Direttori d’<strong>Orchestra</strong> ai Pomeriggi Musicali di Milano. Ha debuttato<br />
oltre trenta titoli operistici (da Gluck a Mozart, da Verdi a Puccini) e diretto più di<br />
300 concerti con musica di repertorio e di avanguardia.<br />
Ha vinto numerosi concorsi internazionali tra i quali spicca il Dimitri Mitropoulos,<br />
grazie al quale ha potuto iniziare una carriera internazionale che lo ha portato<br />
sui principali palcoscenici italiani (Ravenna, Padova, Milano, Bologna, Venezia,<br />
Firenze, Napoli, Genova) e internazionali, in Europa, Giappone e Stati Uniti, in<br />
stagioni concertistiche ed operistiche e in importanti festival internazionali, sempre<br />
con grande successo di critica e pubblico.<br />
STEFAN MILENKOVICH<br />
Talento precoce, ha vinto il primo premio alla Jaroslav Kozian International Violin<br />
Competition all’età di sette anni. All’anno successivo risale il suo debutto discografi<br />
co, cui fanno seguito concerti in tutta Europa, Israele, Estremo Oriente, Sudamerica,<br />
Cina e Australia.<br />
Ha vinto diversi concorsi internazionali, quali Lipizer in Italia e Ludwig Spohr<br />
Competition in Germania; ha poi ottenuto la medaglia d’argento al Paganini di<br />
Genova, al Concorso di Indianapolis, al Tibor Varga in Svizzera e la medaglia di<br />
bronzo al Queen Elizabeth e alla Yehudi Menuhin Competition.<br />
Ha suonato come solista con prestigiose orchestre quali la Sinfonica di Berlino,<br />
Radio-France, la Nazionale del Belgio, quella del Teatro Bol’šoj, quella di Stato del<br />
Messico e di San Paolo (Brasile), la Orpheus Chamber <strong>Orchestra</strong> e l’Orchestre di
Melbourne sotto direttori quali Maazel, Oren e Fedoseyev.<br />
È stato protagonista di diverse trasmissioni televisive e radiofoniche in America e<br />
in Giappone e ha realizzato numerosi dischi col repertorio più celebre, da Paganini<br />
alle Sonate e Partite di Bach ai concerti di Mendelssohn e Kabalevsky. Nell’ ambito<br />
della musica da camera è invitato regolarmente alle Jupiter Chamber Music Series<br />
ed è fondatore e membro del Corinthian Piano Trio e, più recentemente, del Formosa<br />
Quartet.<br />
Impegnato nella didattica, nel 2002 è stato assistente di Itzhak Perlman alla Juilliard<br />
e al De Lay Institute, di New York, prima di accettare l’attuale incarico di<br />
Professore di violino all’Università dell’Illinois Urbana-Champaign (USA).<br />
È impegnato anche in cause umanitarie e nel 2003 gli è stato attribuito a Belgrado<br />
il riconoscimento Most Human Person. Ha inoltre partecipato a numerosi concerti<br />
patrocinati dall’UNESCO a Parigi, esibendosi al fi anco di Placido Domingo,<br />
Lorin Maazel, Alexis Weissenberg e Sir Yehudi Menuhin.<br />
<strong>FORM</strong>-ORCHESTRA FILARMONICA MARCHIGIANA<br />
L’<strong>Orchestra</strong> <strong>Filarmonica</strong> <strong>Marchigiana</strong>, fondata nel 1985 (dal febbraio del 2000,<br />
insieme alla Regione Marche e all’Università degli Studi di Ancona, Fondazione<br />
<strong>Orchestra</strong> Regionale delle Marche, <strong>FORM</strong>), è dal 1987 una delle dodici Istituzioni<br />
Concertistiche <strong>Orchestra</strong>li Italiane. Opera in regione con stagioni liriche e<br />
sinfoniche, rassegne cameristiche e concerti per le scuole ed è partner dei concorsi<br />
musicali internazionali regionali. Attenta alla valorizzazione dei compositori marchigiani,<br />
ha ideato “Le Marche Parco Europeo della Musica”. Dal 1998 è orchestra<br />
principale del Festival Snow & Symphony di St. Moritz, assieme a grandi solisti e<br />
giovani talenti. Numerose le apparizioni televisive e le incisioni discografi che: tra<br />
esse fi gurano pagine di Pergolesi, Strauss, Rossini, Mozart, Verdi, tutte guidate dal<br />
suo direttore artistico Gustav Kuhn.<br />
43
Venerdì 1 marzo 2013 ore 21.00<br />
<strong>FORM</strong>-<strong>Orchestra</strong> <strong>Filarmonica</strong> <strong>Marchigiana</strong><br />
DONATO RENZETTI direttore<br />
ROBERTO COMINATI pianoforte<br />
Maurice Ravel (1875-1937)<br />
Concerto in sol maggiore per pianoforte e orchestra<br />
Allegramente,<br />
Adagio assai<br />
Presto<br />
Igor’ Fëdorovič Stravinskij (1882-1971)<br />
L’oiseau de feu suite dal balletto op. 20 (1945)<br />
I.Introduzione - Preludio e danza dell’Uccello di fuoco – Variazione dell’Uccello<br />
di fuoco<br />
II. Pantomima prima<br />
III. Pas de deux. L’Uccello di fuoco e Ivan Zarevič<br />
IV. Pantomima seconda<br />
V. Scherzo. Danza delle principesse<br />
VI. Pantomima terza<br />
VII. Rondò (Khorovod)<br />
VIII. Danza infernale<br />
IX. Ninnananna<br />
X. Inno fi nale<br />
Due maestri della ricerca timbrica sono affi ancati in un programma<br />
che ci conduce in un viaggio a Parigi, dentro il Novecento più affascinante.<br />
All’inizio è Ravel, che proprio grazie ai colori di una<br />
mobilissima orchestra si cimenta con una forma storica e prepara questo<br />
Concerto (pensato all’inizio come Rapsodia Basca) che rappresenta il suo<br />
defi nitivo passaggio al neoclassicismo razionalistico. Il primo movimento<br />
si contraddistingue per la vivacità ritmica, l’allegria e lo splendido gioco<br />
coloristico, mentre l’abbandono desolato del secondo movimento ci ricorda,<br />
nel ritmo ostinato e sempre scandito nel basso, una sorta di Passacaglia che<br />
ha riferimenti nel Concerto Italiano di Bach e nella Sonata di Stravinskij.<br />
Infi ne, il brevissimo e vorticoso fi nale ci riporta nel clima della ‘ronda basca’<br />
da cui tutto il brano deriva. Il Concerto fu eseguito per la prima volta da<br />
45
46<br />
Marguerite Long, che lo presentò nel 1932 alla Sala Pleyel a Parigi riscuotendo<br />
l’enorme successo che ancora oggi l’accompagna.<br />
Anche la seconda parte del concerto ruota intorno a Parigi, dove nei primi<br />
anni del Novecento era esplosa la passione per la musica russa, e dove gli<br />
impresari avevano cominciato a commissionare lavori originali a compositori<br />
che incarnavano i nuovi gusti. Tra questi Sergej Diaghilev, fondatore dei Balletts<br />
Russes, artefi ce della nascita dei più celebri balletti creati in Europa in<br />
quegli anni, il quale era rimasto impressionato da alcuni lavori di Stravinskij<br />
e gli aveva chiesto le musiche per le coreografi e di Fokine sulla favola russa<br />
dell’Uccello di Fuoco.<br />
Nasce un brano miracoloso dove l’autore, per dare voce a tutte le magie del<br />
racconto fantastico, sviluppa le possibilità di un’orchestra gigantesca grazie<br />
alla quale egli può segnare un punto di ‘non ritorno’ nel suo percorso stilistico:<br />
da un lato infatti Uccello di Fuoco è il punto di arrivo del sinfonismo<br />
tardo-romantico, che sembra qui chiudere la sua storia, dall’altro è il punto di<br />
partenza per un nuovo mondo musicale di cui lo stesso Stravinskij sarà interprete<br />
negli anni immediatamente successivi.<br />
Il grande successo del lavoro, rappresentato nel 1910 all’Opéra, spinse l’autore<br />
a trarne tre Suites tra le quali questa, preparata a Los Angeles, la più lunga<br />
e completa, dove si ripropone tutto lo spirito misterioso, magico e irreale di<br />
questa fi aba di mondi lontani.<br />
DONATO RENZETTI<br />
Dopo aver studiato composizione e direzione d’orchestra a Milano, ha ottenuto riconoscimenti<br />
in importanti concorsi internazionali: Diapason d’Argento (1975 e<br />
1976), Gino Marinuzzi e Ottorino Respighi della Chigiana di Siena (1976), Ernest<br />
Ansermet di Ginevra (1978), Guido Cantelli della Scala di Milano (1980). Da allora<br />
la sua carriera ha alternato attività sinfonica, opera lirica e registrazioni discografi che.<br />
Ha collaborato con orchestre prestigiose tra le quali London Philharmonic, London<br />
Sinfonietta, English Chamber <strong>Orchestra</strong> e Philharmonia di Londra, Capitole<br />
de Toulouse, <strong>Filarmonica</strong> di Tokyo, <strong>Filarmonica</strong> di Buenos Aires, <strong>Orchestra</strong> di Stato<br />
Ungherese e le Orchestre RAI, Accademia Nazionale di Santa Cecilia e <strong>Orchestra</strong><br />
della Scala. È stato invitato nei maggiori teatri lirici del mondo: tra essi Covent Garden<br />
di Londra, Opéra di Montpellier, Opera di Monaco di Baviera, Colon di Buenos<br />
Aires, Lyric Opera di Chicago, Opera di San Francisco, Metropolitan e Carnegie<br />
Hall di New York e in tutti i teatri italiani. È stato ospite dei festival internazionali<br />
di Glyndebourne, Spoleto e <strong>Pesaro</strong>. Nel 1987 con i complessi artistici dell’Arena di<br />
Verona ha tenuto una tournèe in Egitto dove per la prima volta a Luxor è stata rappresentata<br />
Aida di Verdi. È stato Direttore Principale dell’<strong>Orchestra</strong> Internazionale<br />
d’Italia, dell’<strong>Orchestra</strong> della Toscana e dell’<strong>Orchestra</strong> stabile di Bergamo e, per nove<br />
anni consecutivi, di Macerata Opera. Nel 1994 è stato nominato direttore principale
dell’<strong>Orchestra</strong> Stabile di Bergamo e della <strong>Filarmonica</strong> Veneta, nonché consulente artistico<br />
del Teatro Comunale di Treviso. La sua discografi a (per etichette quali Philips,<br />
Frequence, Fonit Cetra, Ricordi, Nuova Era e Dynamic) comprende opere di Mozart,<br />
Rossini, Donizetti, Verdi, Pergolesi, Čajkovskij, Schubert, Cherubini e Mayr.<br />
Manfred di Schumann, con l’<strong>Orchestra</strong> e il Coro della Scala (voce recitante Carmelo<br />
Bene), ha vinto il XIX Premio della Critica Italiana del disco. Ha registrato anche<br />
alcuni DVD tra i quali La fi glia del reggimento alla Scala e Cenerentola al Festival di<br />
Glyndebourne. Dal 2005 è direttore principale dell’<strong>Orchestra</strong> Sinfonica Portoghese<br />
del Teatro S. Carlo di Lisbona.<br />
ROBERTO COMINATI<br />
Nato a Napoli nel 1969, ha iniziato giovanissimo lo studio del pianoforte,<br />
ottenendo già dal 1976 riconoscimenti nei più importanti concorsi pianistici<br />
italiani. Dal 1984 ha studiato con Aldo Ciccolini all’Accademia Superiore di<br />
Musica Lorenzo Perosi di Biella e dal 1989 con Franco Scala all’Accademia<br />
Pianistica Incontri col Maestro di Imola. Vincitore del Concorso Internazionale<br />
Alfredo Casella di Napoli nel 1991, nel 1993 si è poi defi nitivamente<br />
imposto all’attenzione della critica e delle maggiori istituzioni concertistiche<br />
europee vincendo il Concorso Internazionale Ferruccio Busoni di Bolzano.<br />
Nel 1999 ha ottenuto il Prix Jacques Stehman del pubblico della RTFB e della<br />
TV5 France, nell’ambito del<br />
Concours Reine Elisabeth di Bruxelles. È stato ospite delle più importanti<br />
società concertistiche italiane e di istituzioni quali Teatro alla Scala, Comunale<br />
di Bologna, Fenice di Venezia, Maggio Musicale Fiorentino, San Carlo di<br />
Napoli, Accademia di Santa Cecilia di Roma, <strong>Orchestra</strong> Sinfonica Nazionale<br />
della Rai (partecipando anche alla tournée in Sudamerica diretta da Eliahu Inbal),<br />
Accademia Chigiana di Siena e Festival dei Due Mondi di Spoleto, e poi<br />
in Francia, negli Stati Uniti, al Festival di Salisburgo, a Berlino, in Inghilterra,<br />
Belgio, Olanda, Finlandia, Australia e Giappone.<br />
Ha collaborato con molti celebri direttori d’orchestra, fra i quali Rattle, Boreyko,<br />
Fleisher, Harding, Ahronovitch, Robertson, Lazarev. Ha inciso per<br />
Amadeus l’integrale pianistica di Ravel.<br />
<strong>FORM</strong>-ORCHESTRA FILARMONICA MARCHIGIANA<br />
L’<strong>Orchestra</strong> <strong>Filarmonica</strong> <strong>Marchigiana</strong>, fondata nel 1985 (dal febbraio del<br />
2000, insieme alla Regione Marche e all’Università degli Studi di Ancona,<br />
Fondazione <strong>Orchestra</strong> Regionale delle Marche, <strong>FORM</strong>), è dal 1987 una delle<br />
dodici Istituzioni Concertistiche <strong>Orchestra</strong>li Italiane. Opera in regione con<br />
stagioni liriche e sinfoniche, rassegne cameristiche e concerti per le scuole ed<br />
è partner dei concorsi musicali internazionali regionali. Attenta alla valorizza-<br />
47
Credits: Luigi Angelucci<br />
48<br />
zione dei compositori marchigiani, ha ideato “Le Marche Parco Europeo della<br />
Musica”. Dal 1998 è orchestra principale del Festival Snow & Symphony di<br />
St. Moritz, assieme a grandi solisti e giovani talenti. Numerose le apparizioni<br />
televisive e le incisioni discografi che: tra esse fi gurano pagine di Pergolesi,<br />
Strauss, Rossini, Mozart, Verdi, tutte guidate dal suo direttore artistico Gustav<br />
Kuhn.
Sabato 16 marzo 2013 ore 21.00<br />
<strong>FORM</strong>-<strong>Orchestra</strong> <strong>Filarmonica</strong> <strong>Marchigiana</strong><br />
IGUDESMAN & JOO<br />
Aleksey Igudesmann violino<br />
Richard Hyung-Ki Joo pianoforte<br />
A BIG NIGHTMARE MUSIC<br />
Musiche di<br />
W.A . Mozart, S. Rachmaninov, J. Strauss, A. Vivaldi, J.S. Bach, L. van<br />
Beethoven, E. Morricone<br />
I<br />
musicisti Aleksey Igudesman e Hyung-ki Joo hanno travolto il mondo<br />
con i loro spettacoli che sono un’esilarante miscela di musica classica,<br />
commedia e cultura popolare. La coppia buca con naturalezza gli schermi<br />
televisivi dei Paesi più diversi ed è diventata un ‘caso musicale’ per gli<br />
oltre 15 milioni di contatti dei loro video su YouTube. Nel 2004, sulle tracce<br />
di maestri come Victor Borge e Dudley Moore, hanno creato la piccola rivoluzione<br />
chiamata A Little Nightmare Music e da allora, hanno suonato con<br />
le maggiori orchestre sinfoniche del mondo e in alcuni dei più importanti<br />
festival. Non solo i grandi nomi della musica classica (Ax, Kremer, Maisky,<br />
Mullova…) hanno fatto irruzione nei loro pazzi sketch musicali, ma<br />
anche leggende pop come Robin Gibb (Bee Gees), Midge Ure (Ultravox),<br />
Simple Minds. Hanno collaborato diverse volte con l’ex-James Bond Roger<br />
Moore per eventi dell’Unicef e di recente hanno calcato la scena con John<br />
Malkovich in “Th e Music Critic”. Nel 2010 la televisione pubblica ZDF ha<br />
trasmesso il loro documentario-show “Tutto quello che avete sempre voluto<br />
sapere sulla musica classica”. A loro agio tanto in una sala da concerto che in<br />
uno stadio gremito, Aleksey e Hyung-ki insieme coltivano il sogno di rendere<br />
la musica classica accessibile a un pubblico sempre più giovane e ampio.<br />
ALEKSEY IGUDESMAN<br />
Nato a Leningrado quando era molto piccolo, non ha vinto nessuna gara<br />
musicale, soprattutto perché non ha mai pensato di gareggiare. Durante gli<br />
anni di formazione alla prestigiosa Yehudi Menuhin School, Aleksey legge<br />
le opere complete di Bernard Shaw, Oscar Wilde e Anton Chehov, cosa che<br />
49
50<br />
non migliora la sua capacità di suonare il violino ma lo fa sentire stupidamente<br />
superiore ai suoi colleghi, meno intellettualmente dotati ma molto più disciplinati.<br />
Dopo aver studiato con Boris Kuschnir al Conservatorio di Vienna<br />
e aver sentito dire tante volte da tante persone che erano tanto preoccupati<br />
per il suo futuro, Aleksey inizia una carriera di successo come compositore,<br />
arrangiatore e violinista per il trio d’archi Triology. Registra diversi CD per<br />
la BMG; lavora a Hollywood con l’Oscar Hans Zimmer, suona con Bobby<br />
McFerrin, Julian Rachlin, Janine Jansen, Roger Moore e altri musicisti, meno<br />
famosi ma altrettanto bravi.<br />
Aleksey Igudesman scrive un sacco di musica. Spesso va a letto scrivendo e si<br />
alza scrivendo. A volte però si sente un po’ insicuro riguardo alla sua musica,<br />
anche se è pubblicata dalla Universal Edition, e prova a compensare con un<br />
comportamento assai estroverso. A dire il vero il suo psicologo gli dice che<br />
è insicuro su un sacco di cose. Ma Aleksey non ne è poi così sicuro. Aleksey<br />
Igudesman incontra sui banchi di scuola il suo partner musicale Richard<br />
Hyung-ki Joo. Dopo alcuni lievi dissapori, che costringono diverse persone a<br />
intervenire per impedire loro di spaccarsi sulla testa sedie e podi, Joo off re a<br />
Igudesman un piatto di “fi sh&chips”, off erta che Aleksey non può rifi utare.<br />
Nasce così una collaborazione pluriennale che culmina nella creazione di A<br />
Little Nightmare Music, spettacolo che portano in giro per il mondo accompagnati<br />
da una scia di risate. Dopo averli sentiti diverse volte, a Gidon Kremer<br />
viene voglia di unirsi al divertimento. E dopo un po’ anche Viktoria Mullova,<br />
Emanuel Ax, Martin Fröst, Felicity Lott e tanti altri musicisti irrompono sulla<br />
scena per farsi una risata, ma questa è un’altra storia …<br />
Aleksey Igudesman suona un violino Santo Seraphin del 1717, per gentile<br />
concessione della ERSTE BANK.<br />
HYUNG-KI JOO<br />
Hyung-ki Joo è nato. È britannico ma sembra coreano, o il contrario,<br />
o entrambe le cose. Lascia intuire per la prima volta il suo talento per la<br />
commedia mentre gli cambiano il pannolino. E il suo amore della musica<br />
poco dopo, quando i genitori lo trovano in un negozio di dischi dove ascolta<br />
per ore qualsiasi cosa, da Mozart ai Bee Gees. (Sebbene il compositore<br />
austriaco e il gruppo britannico non andrebbero mai confusi, capita spesso<br />
di sentire Hyung-ki cantare il “Don Giovanni” con lo stile di Barry Gibb).<br />
Hyung-ki prende le prime lezioni di pianoforte a otto anni e mezzo. Due<br />
anni dopo viene accettato alla scuola Yehudi Menuhin. Si ritrova tra genietti<br />
e bambini-prodigio ed è convinto che prima o poi lo cacceranno a pedate. In<br />
realtà non viene cacciato ‘fuori’ a calci, ma preso a calci ‘in giro’ per la scuola<br />
da insegnanti e compagni di studi, incluso Aleksey Igudesman. Dopo questa<br />
dolorosa esperienza, Joo inventa un nuovo modo di suonare il piano noto
come il Piano Karate. Per quanto diffi cili, gli anni della scuola raff orzano il suo<br />
amore per la musica. Presto si rende conto che il mondo della musica classica<br />
ha poco da spartire con lo spirito con il quale quella musica è stata composta.<br />
Inizia a sognare di poter trovare una strada per portare la grande musica a un<br />
pubblico diverso e più ampio. Un sogno che è diventato fi nalmente realtà con<br />
lo spettacolo “A Little Nightmare Music”. Hyung-ki - si scrive R-I-C-H-A-<br />
R-D e si pronuncia “Dick”- non si butta mai giù (scrivi J-O-O), anche se ha<br />
piccole mani (ma solo le mani sono piccole), e trova quindi diffi cile eseguire<br />
alcune parti del repertorio pianistico, come la musica di Rachmaninov, che<br />
aveva Grandi Mani. Malgrado questo piccolo ostacolo Hyung-Ki suona felicemente<br />
musica da camera, recital, concerti, le sue composizioni e qualsiasi<br />
alta cosa che abbia una parte per pianoforte.Oltre a suonare, comporre, ridere<br />
e lavarsi i denti a pazza velocità - e a scrivere commedie con il suo amico e<br />
complice di lunga data Aleksey Igudesman - la passione per l’insegnamento<br />
ha portato Joo a sviluppare un personalissimo seminario intitolato “Th e Inner<br />
and Outer ***** for a Musician”, che incoraggia i giovani musicisti ad aff rontare<br />
la vita e la musica con un approccio diverso.<br />
51
Domenica 24 marzo 2013 ore 18.00<br />
I SOLISTI DI PERUGIA<br />
JIN JU pianoforte<br />
Concerto realizzato con il contributo di Carifano<br />
Benjamin Britten (1913 - 1976)<br />
Simple Symphony op.4<br />
Boisterous Bourée<br />
Playful Pizzicato<br />
Sentimental Saraband<br />
Frolicsome Finale<br />
Bela Bartók (1881-1945)<br />
Divertimento per orchestra d’archi<br />
Allegro non troppo<br />
Molto adagio<br />
Allegro assai<br />
Fryderyk Chopin (1810-1849)<br />
Concerto n. 1 in mi minore per pianoforte e orchestra op. 11<br />
Allegro maestoso<br />
Romanza<br />
Rondò<br />
L’amore verso il passato, utilizzato tuttavia in due modi e per due ragioni<br />
diff erenti caratterizza le due composizioni novecentesche della<br />
prima parte del concerto.<br />
Amore e ammirazione verso la lezione musicale rinascimentale e barocca (gli<br />
stessi che muovono Britten a istituire festival di musica antica), ma anche<br />
serenità e facilità mediata dall’ironia e dall’abilità costruttiva sono caratteristiche<br />
della Simple Symphony, abbozzata attorno alla metà degli anni Trenta.<br />
Scritta a poco più di vent’anni, essa utilizza temi abbozzati già nell’adolescenza,<br />
(da qui il titolo del brano e quelli, fantasiosi, dei singoli movimenti)<br />
ma mostra già perfettamente le caratteristiche dello stile di Britten, e in<br />
particolare l’eclettismo che mescola gli infl ussi più disparati, dal mondo antico<br />
fi no alle più moderne esperienze, il tutto grazie al recupero della forma<br />
della suite, nella quale però ogni movimento di danza viene ‘arricchito’ da<br />
53
54<br />
un aggettivo che ne sottolinea la fresca immediatezza e lo spirito giocoso.<br />
Sono ben altre, invece, le motivazioni per le quali Bartók recupera l’antica<br />
forma del ‘divertimento’ per archi: nel 1936 Paul Sacher, direttore di Basliea<br />
specializzato nella musica contemporanea, aveva richiesto all’autore un brano<br />
per la sua orchestra d’archi ed egli, in un terribile momento della sua vita,<br />
nel quale si apprestava a lasciare per sempre l’Europa, compone questa pagina<br />
modellata sulla forma e nello spirito degli antichi divertimenti preclassici<br />
dove, attraverso la fuga nel passato cerca la serenità e anziché esprimere nella<br />
musica la sua disperazione sembra volersene per un attimo distaccare.<br />
Perfettamente collocato nel suo tempo è invece il Concerto n. 1 di Chopin<br />
che nel 1830, nel pieno della carriera di concertista, compone questo brano<br />
solisticamente appariscente dove anziché proseguire sulla strada beethoveniana<br />
dell’integrazione tra pianoforte e orchestra, fa della tastiera la protagonista<br />
assoluta trasformando l’orchestra in una ‘spalla’ che cita i temi e sottolinea i<br />
cambi d’armonia. Se nel primo tempo Chopin aggira la rigida struttura della<br />
tradizione con una scrittura pianistica continuamente ornata e variata, nell’affascinante<br />
secondo sembra quasi scrivere per il pianoforte un’aria di belcanto<br />
mentre nell’ultimo costruisce un brillante ed appariscente Rondò che si rifà<br />
direttamente a quei temi ‘alla polacca’ (in questo caso un Krakowiak), che<br />
godevano di grandissimo favore presso gli ascoltatori.<br />
JIN JU<br />
Da quando, nel 2002, ha vinto il 3°Premio al Concorso Pianistico Internazionale<br />
Cajkovskij di Mosca, Jin Ju ha suscitato grandi consensi di pubblico e di<br />
critica (Twa Jackson ha scritto nel 2005 sul “Th e UKMetro” che Jin Ju è tra i<br />
più emozionanti giovani pianisti della scena concertistica internazionale). Prima<br />
e dopo si è comunque aff ermata in altre importanti competizioni: tra esse ricordiamo<br />
il Concorso Internazionale Rumeno di Bucarest e il China National Piano<br />
Competition (1996); l’UNISA International Piano Competition e il primo<br />
Concorso Pianistico Internazionale Th eodor Leschetizky (2000); il Beethoven<br />
Society Competition di Londra (2001), il Cajkovskij di Mosca (2002) e il Concorso<br />
Reine Elisabeth di Bruxelles (2003). Ha suonato nei cinque continenti in<br />
prestigiose sale da concerto come la Konzerthaus di Berlino e quella di Vienna,<br />
la Bridgewater Hall di Manchester, la Sala Grande del Conservatorio di Mosca<br />
e il Palais de Beaux Arts di Bruxelles e ha collaborato con varie orchestre fra cui<br />
la BBC <strong>Orchestra</strong>, la Belgian National <strong>Orchestra</strong>, l’<strong>Orchestra</strong> Philarmonique<br />
de Liege (Belgio). Dal 2010 ha un contratto di esclusiva con l’etichetta tedesca<br />
MDG: il primo CD dedicato a Schumann ha ricevuto importanti recensioni<br />
dalla critica internazionale, il secondo dedicato a Beethoven, Schubert e Czerny<br />
è già stato defi nito “una delle migliori incisioni se quest’anno”e ha ottenuto il<br />
premio per la registrazione solistica di autori dell’Ottocento.
I SOLISTI DI PERUGIA<br />
Dalla loro formazione, nel 2000, i Solisti di Perugia si sono caratterizzati per<br />
un repertorio che spazia dal Barocco fi no ad oggi. In cartellone per le più importanti<br />
società concertistiche italiane, il gruppo ha partecipato ad importanti<br />
festival in Italia e all’estero: Serate Musicali di Milano, Emilia-Romagna Festival<br />
Le Nuits de Suquet di Cannes, Scarlatti di Napoli, Sagra musicale Umbra,<br />
Festival delle Nazioni, Festival dei 2Mondi) collaborando con artisti come<br />
Amoyal, Canino, Dindo, Gasdia, Leister, Lethiec, ecc. Da qualche tempo il<br />
gruppo si confronta anche con la musica jazz collaborando a vari pogetti, tra<br />
i quali ricordiamo Omaggio a Charlie Parker con Francesco Cafi so, Italian<br />
lessons con Stefano Bollani, Tributo a Piazzolla con Juan Pablo Jofre, Puccini<br />
Jazz con Riccardo Arrighini e Nat King Cole Tribute con George Benson<br />
tutti per Umbria Jazz. La loro discografi a vanta oltre una ventina di titoli, per<br />
Camerata Tokyo, LaMaggiore, Umbria Jazz, Tactus sia in collaborazione con<br />
importanti solisti che con musicisti dell’ensemble stesso impegnati in ruoli<br />
solistici. Tra tutte ricordiamo il repertorio strumentale degli operisti italiani e<br />
Der tod und das Madchen di Schubert.<br />
Credits: Luigi Angelucci<br />
55
Venerdì 5 aprile 2013 ore 19.00<br />
Concerto in Jeans<br />
MOUNTAIN MEN<br />
HOPE<br />
Mathieu Guillou chitarra<br />
Ian Giddey armonica<br />
Mathieu Guillou è un chitarrista francese, Ian Giddey un armonicista<br />
australiano. Insieme formano i Mountain Men, duo di base a<br />
Grenoble, dedito al blues.<br />
Al blues dei primordi, recuperando di questa musica il carattere rurale ed<br />
essenziale delle origini.<br />
“Spring time coming” del 2009 (15.000 copie vendute solo in Francia, e<br />
vendere di più di 15.000 album al giorno d’oggi è già uno spettacolo, ma<br />
quando non si è supportati dai media è davvero una conquista) è ad oggi<br />
il loro unico album, un album che ha loro procurato una nomination agli<br />
Awards della Blues foundation of Memphis e, soprattutto li ha fatti conoscere<br />
ed esibire in tutto il mondo, dagli USA alla Turchia, dal Canada alla<br />
Croazia, dalla Svezia al Burkina Faso, frequentando manifestazioni come il<br />
Festiblues di Montréal, Nancy Jazz Pulsations, o l’International Blues Challenge<br />
di Memphis, raccogliendo ovunque un successo straordinario sia – e<br />
questo è assolutamente scontato – da parte del grande pubblico che da parte<br />
dei più rigorosi ‘puristi’.<br />
Questo primo album ha imposto il loro stile asciutto e senza compromessi,<br />
basato sul suono graffi ante dell’armonica, sugli intricati arpeggi della chitarra<br />
e sull’emozione della voce. Ma con il recente, secondo lavoro “Hope”, i<br />
due hanno ampliato il loro spettro musicale: migliorate ulteriormente composizione<br />
ed esecuzione, pur mantenendo ben salde le fondamenta della<br />
loro musica nel blues delle origini, ora sfi orano i territori del rock e del<br />
pop, arrivando anche ad affi ancarsi ad un quartetto d’archi per ampliare la<br />
57
58<br />
gamma di colori e suggestioni che le loro canzoni, e in particolare quelle più<br />
romantiche, possono off rire.<br />
E in “Imidouane” il duo incontra il musicista del Burkina Faso Victor Demè<br />
per un incredibile viaggio verso nuove frontiere.<br />
Credits: Damien Luáon
Domenica 7 aprile 2013 ore 18.00<br />
QUARTETTO DI VENEZIA<br />
Andrea Vio violino<br />
Alberto Battiston violino<br />
Giancarlo di Vacri viola<br />
Angelo Zanin violoncello<br />
Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791)<br />
Quartetto in si bemolle maggiore K. 458 “La caccia”<br />
Allegro assai vivace<br />
Menuetto (Moderato)<br />
Adagio<br />
Allegro assai<br />
Paolo Marzocchi (1971)<br />
Il reticolo di Bravais<br />
Franz Schubert (1797 - 1828)<br />
Quartetto n. 14 in re minore D. 810 “La morte e la fanciulla”<br />
Allegro<br />
Andante con moto<br />
Scherzo (Allegro molto)<br />
Presto<br />
Tra Sette e Ottocento, con gli ultimi capolavori di Haydn e con quelli<br />
che Mozart presenta come suoi fi gli all’ “uomo celebre e carissimo”,<br />
il quartetto raggiunge la sua sistemazione e la connotazione defi nitiva.<br />
Sono infatti i quartetti di Haydn che spingono Mozart a tornare al<br />
genere dopo quasi dieci anni con sei brani (tra cui il K. 458, il cui sottotitolo<br />
è dovuto all’incipit iniziale) pubblicati a Vienna nel 1785 e accolti<br />
non troppo benevolmente dalla critica, abituata a tutt’altro stile. “Ci sono<br />
troppe belle cose in questi Quartetti, troppe perché l’ascoltatore possa respirare<br />
liberamente. Troppo piccanti. Quale palazzo potrebbe sopportarli?<br />
L’autore ha una eccessiva e accentuata inclinazione per il raro e l’inconsueto”<br />
scrive la critica, ancora abituata a un quartetto basato sulla piacevolezza e<br />
sulla semplicità. Ma Mozart aveva cambiato le prospettive, costruendo un<br />
intreccio di quattro parti collocate sullo stesso piano al fi ne di rappresentare<br />
59
60<br />
un pensiero astratto ed esteticamente elevato e facendone un campo di sperimentazione<br />
con potenzialità che sarebbero state pienamente sfruttate nei<br />
grandi capolavori di Beethoven. E mentre a Vienna, negli anni Venti, proprio<br />
Beethoven costruisce i suoi ultimi, trascendentali esempi nel genere, Schubert<br />
percorre una strada diversa trasformando il genere, divenuto da concerto, in<br />
una composizione lirico-intimistica, sostenuta sempre da una base costruttiva<br />
solida ma abilmente mascherata. In questo quadro si colloca il Quartetto<br />
D. 810 “La morte e la fanciulla”, del 1824 ma pubblicato solo nel 1831 da<br />
C. Czerny. Come in altri casi la composizione è una germinazione da un<br />
Lied con lo stesso titolo, il cui tema viene utilizzato per le variazioni centrali<br />
ma anche come ‘programma’ sinistro, contribuendo all’angoscia incombente<br />
che aleggia sull’intero lavoro, grazie alla scansione ritmica dattilico-spondaica<br />
(una lunga, due brevi / due lunghe) che è cellula base del primo tempo e, trasformata<br />
nello Scherzo, diventa come detto tema per le Variazioni e impulso<br />
parossistico nel fi nale, defi nito da alcuni una ‘Tarantella della morte’.<br />
Quasi a ricongiungere questi due mondi musicali così lontani e così vicini sta<br />
Reticolo di Bravais ispirato al principio geometrico (una struttura elementare<br />
denominata ‘cella primitiva’ determina lo sviluppo d’ogni sistema cristallino)<br />
escogitato nel 1845 dal cristallografo Auguste Bravais. Il brano, presentato in<br />
prima assoluta nel maggio 2011, realizzato musicalmente questo principio di<br />
reticoli con un canone a quattro voci attraverso il quale tutto pezzo consegue<br />
un suo interno equilibrio.<br />
QUARTETTO DI VENEZIA<br />
Rigore analitico e passione sono i caratteri distintivi del Quartetto di Venezia,<br />
ereditati da due scuole fondamentali dell’interpretazione quartettistica: quella<br />
del Quartetto Italiano sotto la guida di Piero Farulli e quella mitteleuropea<br />
del Quartetto Vegh, tramite i numerosi incontri avuti con Sandor Vegh e Paul<br />
Szabo. Della loro vocazione ai vertici più ardui del camerismo è testimone<br />
Bruno Giuranna che aff erma: “È un complesso che spicca con risalto nel pur<br />
vario e vasto panorama musicale europeo. La perfetta padronanza tecnica e la<br />
forza delle interpretazioni, caratterizzate dalla spinta verso un valore assoluto<br />
propria dei veri interpreti, lo pongono ai vertici della categoria e fra i pochissimi<br />
degni di coprire il ruolo dei grandi Quartetti del passato”. Sfogliando il<br />
volume delle testimonianze critiche, l’elogio più bello sembra quello formulato<br />
sul “Los Angeles Times” da Daniel Cariaga:”questo quartetto è più che<br />
aff ascinante,è sincero e concreto”.<br />
Il Quartetto di Venezia ha suonato nelle sale più importanti e per i maggiori<br />
festival internazionali in Italia e nel mondo: tra questi National Gallery a Washington,<br />
Palazzo delle Nazioni Unite a New York, Sala Unesco a Parigi, IUC<br />
a Roma, Serate Musicali di Milano, Kissinger Sommer, Klangbogen Vienna,
Palau de la Musica Barcellona, Tivoli Copenhagen, Societè Philharmonique<br />
a Bruxelles. È reduce da una lunga tournée in Sud America per il CIDIM<br />
che ha compreso Argentina, Brasile e Uruguay e ha avuto l’onore di suonare<br />
per Sua Santità Papa Giovanni Paolo II e per il Presidente della Repubblica<br />
Italiana.<br />
Il repertorio del complesso include, oltre a tutte le opere più celebri, lavori<br />
raramente eseguiti come i quartetti di Malipiero (premio della critica italiana<br />
come migliore incisione cameristica). La vasta produzione discografi ca<br />
include CD per Dynamic, Fonit Cetra, Unicef, Aura, Koch e recentissima è<br />
l’integrale dei quartetti di Cherubini per la DECCA. Numerose sono le registrazioni<br />
radiofoniche e televisive per emittenti nazionali in Europa, USA ed<br />
Estremo Oriente.<br />
L’ensemble collabora anche con artisti di fama mondiale tra i quali Bruno<br />
Giuranna, Quartetto Borodin, Quartetto Prazak, Piero Farulli, Paul Szabo,<br />
Oscar Ghiglia, Danilo Rossi, Dieter Flury, Pietro De Maria, Alberto Nosè.<br />
In occasione del venticinquesimo anniversario, il Quartetto di Venezia ha ottenuto<br />
l’alto riconoscimento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano<br />
e nel 2013 festeggerà i primi 30 anni di attività artistica. Dall’agosto<br />
2010 Giancarlo di Vacri è la nuova viola del quartetto e sostituisce, dopo più<br />
di 25 anni di attività, Luca Morassutti.<br />
61
Domenica 21 Aprile 2013 ore 18.00<br />
FRANCESCA DEGO violino<br />
FRANCESCA LEONARDI pianoforte<br />
Claude Debussy (1862-1918)<br />
Sonata per violino e pianoforte<br />
Allegro vivo<br />
Intermède (Fantasque et léger)<br />
Finale (Très animé)<br />
Francis Poulenc (1899-1963)<br />
Sonata per violino e pianoforte<br />
Allegro con fuoco<br />
Intermède (Très lent et calm)<br />
Presto tragico<br />
Ludwig van Beethoven (1770-1827)<br />
Sonata op. 47 in la maggiore per violino e pianoforte “À Kreutzer”<br />
Adagio sostenuto - Presto<br />
Andante con variazioni<br />
Presto<br />
Il concerto compie un viaggio all’indietro e da due tra le più interessanti<br />
sonate del Novecento arriva dove la storia di questo duo è, in fondo, cominciata.<br />
Ad inizio Ottocento la sonata di moda era quella dove il violino<br />
era subordinato al pianoforte, e il suo ambito era quello dei salotti di cultura<br />
e non delle sale da concerto. Ma nel 1805 Beethoven appone alla Kreutzer<br />
questa dedica: “Sonata per pianoforte e violino obbligato, scritta in stile molto<br />
concertante, quasi come un concerto, composta e dedicata al suo amico<br />
R. Kreutzer da L. B., op. 47… La Sonata è scritta per un violinista valente”.<br />
Destinata “ad un violinista valente” (non a uno dei dilettanti che si trastullavano<br />
nei salotti) questa sonata costituisce quindi il punto di partenza per la<br />
nuova vita di questo storico ensemble, tale da divenire modello per tutti coloro<br />
che, nel Romanticismo in poi, avrebbero voluto dedicarsi al genere. Fino<br />
al Novecento, quando la ricerca stilistica porterà i compositori ad esplorare<br />
nuovi territori oppure a rivisitare il passato preclassico. È questo il caso della<br />
Sonata di Debussy (presentata 5 maggio 1917 a Parigi nell’ultima apparizione<br />
pubblica dell’autore), punto di arrivo di un compositore che qui associa la<br />
63
64<br />
sua ricerca sonora ad una nuova linearità di scrittura. “Ho scritto questa sonata<br />
solo per potermene sbarazzare: vi troverete le tracce di questo Demone della<br />
Perversità che ci spinge a cercare le idee che bisognerebbe abbandonare. È un<br />
interessante esempio di come si può scrivere in tempo di guerra”, scrive Debussy<br />
all’amico Godet che rispose: “In essa si trova tutto il tuo linguaggio, ma amichevolmente,<br />
con accenti semplici e diretti che rivelano la buona volontà di parlare<br />
con i propri fratelli qualunque sia la loro età. È una musica molto opportuna in<br />
un epoca in cui tutto chiama all’azione.”. Passano 25 anni, e nel 1942, in un clima<br />
storico e culturale mutato, anche Poulenc compone la sua Sonata, dedicata<br />
alla memoria di Federico Garcia Lorca; ed è lo stesso autore a parlarcene: “Trovo<br />
questa mia composizione non troppo malvagia: essa dimentica completamente<br />
l’onnipresente ed ‘eterna’ linea di violino-melodia tipica delle sonate francesi<br />
dell’Ottocento. Non si può ottenere un buon equilibrio sonoro tra i due strumenti<br />
così diversi se non li si tratta in maniera equilibrata, alla pari. Il violino<br />
‘prima donna’ che domina sopra gli arpeggi del pianoforte è terribile.” Così, in<br />
base a questi principi di equilibrio e moderazione Poulenc ci lascia questo piccolo<br />
gioiello, ulteriore esempio delle infi nite possibilità di questo ensemble così<br />
antico e così moderno.<br />
FRANCESCA DEGO<br />
Nata a Lecco e diplomata con lode e menzione speciale a Milano, si è già<br />
esibita da solista e in formazioni cameristiche in numerosi concerti sia in<br />
Italia che all’estero (Stati Uniti, Cina, Messico, Argentina, Uruguay, Israele,<br />
Inghilterra, Irlanda, Germania, Svizzera). Vincitrice di numerosi concorsi<br />
nazionali e internazionali, nel 2008 è stata la prima violinista italiana ad<br />
entrare in fi nale al Premio Paganini di Genova dal 1961 aggiudicandosi<br />
inoltre il premio speciale “Enrico Costa” riservato al più giovane fi nalista.<br />
Ha suonato da solista con importanti orchestre (Sinfonica di Milano,<br />
<strong>Orchestra</strong> di Sofi a, Arturo Toscanini, I Solisti di Rostov, Israel Sinfonietta<br />
ecc.) ed è molto attiva anche in ambito cameristico con grandi musicisti<br />
quali Accardo, Giuranna, Filippini, Petracchi e Meneses. Con Giuranna e<br />
Meneses ha inoltre recentemente partecipato a una tournée in Sud America<br />
suonando in sale prestigiose tra cui il Teatro Solis di Montevideo e il<br />
Teatro Coliseo di Buenos Aires. I suoi due CD, pubblicati nel 2005 e nel<br />
2006 dalla Sipario Dischi, hanno incontrato subito il favore della critica.<br />
Estratti di suoi concerti e registrazioni sono stati trasmessi in programmi televisivi<br />
in Italia, Germania, Stati Uniti e Israele, su RAI 3, Radio Classica,<br />
Radio Popolare e alla Radio della Svizzera Italiana.<br />
Nei prossimi mesi sarà impegnata in concerti e tournée in Italia, USA, Argentina,<br />
Perù, Libano, Austria, Belgio, Francia, Israele, Svizzera e Gran Bretagna.<br />
Francesca suona un prezioso violino Francesco Ruggeri (Cremona 1697) e il
Giuseppe Guarneri del Gesu’ ex-Ricci (Cremona 1734) per gentile concessione<br />
della “Florian Leonhard Fine Violins” di Londra.<br />
FRANCESCA LEONARDI<br />
Diplomata al Conservatorio di Milano con il massimo dei voti, lode e menzione<br />
d’onore, ha studiato composizione e si è diplomata in musica vocale<br />
da camera. Ha partecipato a master class e corsi di perfezionamento in Italia<br />
(Siena, Pescara) e a Londra (Master in Performance e Artist Diploma in Piano<br />
Accompaniment) e nel settembre 2011 le è stata assegnata dal Royal College<br />
of Music la borsa di studio Phoebe Benham come pianista accompagnatrice<br />
(Junior Fellow in Piano Accompaniment. Ha vinto concorsi pianistici nazionali<br />
ed internazionali, si è esibita come solista con diverse orchestre e ha tenuto<br />
recital in Italia, Europa e Giappone e inciso CD con Debussy e Chopin.<br />
È stata ospite di programmi radiofonici e ha tenuto recital in Italia (Ravello<br />
Festival, Amici della Musica di Padova e di Palermo, Unione Musicale di<br />
Torino), a Lugano e al Britten Th eatre di Londra. È stata di recente in tournée<br />
in Giappone (Hiroshima, Kyoto e Tokyo) dove è stata inoltre invitata a tenere<br />
una masterclass, e ha debuttato negli Stati Uniti (California) e in Sud America.<br />
Intensa è anche l’attività in ambito cameristico: collabora con strumentisti e<br />
cantanti e, con Francesca Dego, ha inciso tre CD (tra cui la prima incisione<br />
assoluta della musica per violino e pianoforte di Nicola Campogrande) accolti<br />
favorevolmente dalla critica. È docente di pianoforte presso la Trinity School<br />
di Londra.<br />
65
Domenica 28 aprile 2013 ore 18.00<br />
<strong>FORM</strong>-<strong>Orchestra</strong> <strong>Filarmonica</strong> <strong>Marchigiana</strong><br />
FEDERICO MONDELCI direttore e sassofono solista<br />
GIUSEPPE ALBANESE pianoforte<br />
BLUE RHAPSODY<br />
Michael Nyman (1944)<br />
Where the Bee Dances per sassofono e orchestra<br />
Darius Milhaud (1892-1974)<br />
La Creation du Monde op. 81a<br />
Ouverture<br />
Le chaos avant la création<br />
La naissance de la fl ore et de la faune<br />
La naissance de l’homme et de la femme<br />
Le désir<br />
Le printemps ou l’apaisement<br />
George Gershwin (1898-1937)<br />
Rhapsody in Blue per pianoforte e orchestra<br />
Il viaggio nel Novecento proposto dal programma mette insieme un francese<br />
che scrive un balletto ‘primitivo’ nel quale utilizza i modelli della<br />
musica nera, un inglese che si serve della ‘mimal music’ per trasformare<br />
la danza delle api in un concerto per sax e un americano che mescola il jazz<br />
con la musica da concerto: tutto per far crollare in uno strepitoso gioco di<br />
specchi e di rimandi le barriere costruite tra generi musicali diff erenti.<br />
Si parte dalla Francia, perché francesi sono Milhaud e il luogo della ‘prima’<br />
di Création du monde, proposta dai Balletti Svedesi a Parigi nel 1923.<br />
Tuttavia l’autore, reduce da un soggiorno al di là dell’Atlantico, utilizza in<br />
modo consapevole e programmatico i ritmi e melodie jazz e blues per abbattere<br />
l’eleganza della ‘musica colta’ e il perbenismo di ‘certi’ ascoltatori<br />
e, con un’orchestra “come quelle di Harlem”, descrive i diversi momenti<br />
della trama, dal caos iniziale all’apparizione di piante ed animali, dall’arrivo<br />
dell’uomo alla danza orgiastica fi no alla conclusione quasi sospesa.<br />
67
68<br />
Da Parigi a Londra, dal blues al minimalismo per Where the Bee Dances, una<br />
sorta di concerto per sassofono, in un solo movimento ma di straordinaria<br />
mutevolezza, che Nyman dedica all’abilità di John Harle, uno dei componenti<br />
della sua band. Il brano non manca di un originario intento descrittivo (il<br />
titolo fa riferimento al canto di Ariel nella Tempesta di Shakespeare “Where<br />
the bee sueks” e alla danza circolare delle api per indicare il luogo del nettare)<br />
che ne determina, anche aiutato dalla tecnica minimalistica, la struttura basata<br />
su una successione di quattro accordi.<br />
Infi ne, torniamo negli Stati Uniti, con una delle pagine più celebri di uno dei<br />
più celebri compositori americani, Gershwin, che, raggiunta la notorietà con le<br />
canzoni, utilizzò quel linguaggio in lavori di più ampio respiro come Rhapsody in<br />
blue, portando il jazz dalle sale da ballo alle sale da concerto. Anche in questo caso<br />
il brano ha una motivazione esterna: l’impresario Paul Withemann aveva infatti<br />
organizzato a New York “an experiment in modern music” per trasformare il jazz<br />
da musica di sottofondo a musica ‘da ascoltare’. Chiese al compositore un brano<br />
in stile jazz ma fatto come un brano classico, dove cioè l’orchestra eseguisse le note<br />
scritte senza improvvisare, ed egli preparò questa pagina col pianoforte ‘concertante’<br />
la cui struttura, dopo l’iniziale celeberrimo glissato del clarinetto, procede<br />
per blocchi nell’alternanza di passi solistici e sezioni nelle quali la piena sonorità<br />
dell’orchestra ci avvolge in un caleidoscopio di colori e di ritmi vorticosi.<br />
FEDERICO MONDELCI<br />
Solista, camerista, direttore d’orchestra, docente e organizzatore, Federico<br />
Mondelci è da oltre trent’anni uno dei più apprezzati interpreti della scena<br />
internazionale.<br />
La sua carriera, iniziata dopo gli studi a <strong>Pesaro</strong> e a Bordeaux, lo ha portato<br />
anche a fi anco di prestigiose orchestre (Scala, <strong>Filarmonica</strong> di San Pietroburgo,<br />
BBC Philharmonic ecc.) in tutto il mondo, dove propone sia le pagine ‘storiche’<br />
per il suo strumento che il repertorio contemporaneo, ambito nel quale<br />
esegue brani spesso a lui dedicati, di grandi autori del Novecento (da Nono a<br />
Kancheli, da Glass a Sciarrino, da Gentilucci a Fitkin).<br />
Fondatore dell’Italian Saxophone Quartet e dell’Italian Saxophone <strong>Orchestra</strong>,<br />
coi quali gira il mondo da oltre vent’anni, ha registrato per Delos, Chandos,<br />
RCA e INA i più importanti brani solistici, con orchestra e per ensemble.<br />
Sempre più rilevante è l’attività di direttore con orchestre e solisti di fama<br />
mondiale: tra i numerosi impegni per le prossime Stagioni ricordiamo, in<br />
Italia, il Festival delle Dolomiti e il Festival delle Nazioni e gli appuntamenti<br />
con le orchestre Toscanini, Tito Schipa, Sinfonica Siciliana e di Sanremo e<br />
all’estero, quelli con la Bangkok Symphony, la National Symphony <strong>Orchestra</strong><br />
of Georgia e la Sinfonica di San Pietroburgo, dove è dal 2009 ospite regolare<br />
nella stagione diretta da Yuri Temirkanov.
GIUSEPPE ALBANESE<br />
Diplomato nel 1996 col massimo dei voti, la lode e la menzione d’onore presso<br />
il Conservatorio di <strong>Pesaro</strong> e nel 2003 diploma master all’Accademia Pianistica<br />
Internazionale di Imola, ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti in concorsi<br />
internazionali (Premio Venezia, Busoni, Vendome). Unico pianista italiano<br />
della sua generazione ad essere invitato a suonare già in ben dieci Fondazioni<br />
Liriche italiane (Petruzzelli di Bari, Comunale di Bologna, Maggio Musicale<br />
Fiorentino, Carlo Felice di Genova, San Carlo di Napoli, Massimo di Palermo,<br />
Opera di Roma, Verdi di Trieste, Fenice di Venezia, Arena di Verona) ha<br />
suonato anche nelle sale più importanti del mondo (tra cui Konzerthaus di<br />
Berlino, Gulbenkian di Lisbona, St.-Martin-in-the-Fields e Steinway Hall di<br />
Londra, Metropolitan Museum e Rockefeller University di New York, Salle<br />
Cortot di Parigi, Mozarteum di Salisburgo) sia in recitals sia con direttori<br />
quali Conlon, Jurowski, Lombard, Pehlivanian, Soudant, Steinberg, Tabachnik,<br />
Tate, Valcuha, Webb. Di particolare rilievo i recenti inviti dell’Accademia<br />
di S.Cecilia, della RAI di Torino, del Festival MITO - SettembreMusica, di<br />
Yuri Temirkanov al Winter Arts Square Festival di San Pietroburgo, del Teatro<br />
Real di Madrid, dell’ Operahouse di San Francisco.<br />
Numerose le registrazioni discografi che con Schubert, Chopin, Schumann,<br />
Skrjabin, Szymanowski, MacDowell e Bartók. Singolare successo ha riscos-<br />
69
70<br />
so il CD monografi co con musiche di Debussy pubblicato a gennaio 2012 per<br />
il mensile Amadeus in occasione dell’anniversario dei 150 anni della nascita<br />
del compositore francese. Laureato con lode in Filosofi a, è stato docente di<br />
Metodologia della Comunicazione Musicale presso la Facoltà di Scienze della<br />
Formazione dell’Università degli Studi di Messina e, attualmente, è docente<br />
di pianoforte al Conservatorio di <strong>Pesaro</strong>.<br />
<strong>FORM</strong>-ORCHESTRA FILARMONICA MARCHIGIANA<br />
L’<strong>Orchestra</strong> <strong>Filarmonica</strong> <strong>Marchigiana</strong>, fondata nel 1985 (dal febbraio del<br />
2000, insieme alla Regione Marche e all’Università degli Studi di Ancona,<br />
Fondazione <strong>Orchestra</strong> Regionale delle Marche, <strong>FORM</strong>), è dal 1987 una delle<br />
dodici Istituzioni Concertistiche <strong>Orchestra</strong>li Italiane. Opera in regione con<br />
stagioni liriche e sinfoniche, rassegne cameristiche e concerti per le scuole ed<br />
è partner dei concorsi musicali internazionali regionali. Attenta alla valorizzazione<br />
dei compositori marchigiani, ha ideato “Le Marche Parco Europeo della<br />
Musica”. Dal 1998 è orchestra principale del Festival Snow & Symphony di<br />
St. Moritz, assieme a grandi solisti e giovani talenti. Numerose le apparizioni<br />
televisive e le incisioni discografi che: tra esse fi gurano pagine di Pergolesi,<br />
Strauss, Rossini, Mozart, Verdi, tutte guidate dal suo direttore artistico Gustav<br />
Kuhn.
Data da defi nire * Concerto straordinario fuori abbonamento<br />
KRYSTIAN ZIMERMAN pianoforte<br />
Auditorium Pedrotti, per espresso desiderio del Maestro<br />
PROGRAMMA DA DEFINIRE<br />
È<br />
un’occasione unica per ascoltare uno dei più grandi interpreti del<br />
mondo in un concerto nel quale la sua ricerca timbrica, la sua cultura<br />
musicale e la sua ineff abile bravura di artista trovano meravigliosa<br />
realizzazione.<br />
71
Venerdì 24 maggio 2013 ore 21.00 ** Concerto fuori abbonamento<br />
GAZZÈ / MARCOTULLI / GATTO<br />
OVER TOUR<br />
Un viaggio di pura musica oltre i confi ni del pop e del jazz<br />
Concerto in collaborazione con<br />
Fano Jazz Network<br />
Concerto inserito in Jazz’in provincia<br />
Questo progetto nasce dalla curiosità reciproca di tre artisti di sperimentarsi<br />
in un concerto dove si abbattono i confi ni della musica,<br />
dove la contaminazione tra il pop e le sonorità jazz si fondono fi no<br />
a trovare un terreno comune. I brani più famosi di Max Gazzè diventano<br />
un motivo e un pretesto su cui improvvisare, standard jazz che appartengono<br />
all’immaginario collettivo vengono reinterpretati dalla voce di Gazzè,<br />
dal pianismo libero di Rita Marcotulli e dall’energica batteria di Roberto<br />
Gatto. Brani strumentali composti dalla stessa Marcotulli e Roberto Gatto<br />
completano un programma inedito e accattivante, dove il rock diluito nel<br />
jazz ancora una volta ci ricorda che la musica non esige barriere e può fl uire<br />
libera senza confi ni.<br />
MAX GAZZÈ<br />
Romano, dopo gli studi a Bruxelles, dove suona come professionista in vari<br />
gruppi, al rientro in Italia si dedica alla sperimentazione e alla composizione<br />
di colonne sonore. Dopo il primo CD (1996) Contro un’onda del mare<br />
(presentato nel tour di Franco Battiato) e il secondo album, La favola di<br />
Adamo ed Eva (1998) la sua popolarità si estende grazie alla partecipazione<br />
nel 1998 al Premio Tenco e, nel 1999, al Festival di Sanremo, dove presenta<br />
Una musica può fare. Del 2000 è il terzo album (Gadzilla) e nel 2001<br />
il quarto, Ognuno fa quello che gli pare, con grande varietà di soluzioni<br />
sonore e numerose collaborazioni: Paola Turci, Carmen Consoli, Francesco<br />
Magnelli dei CSI, Stephan Eicher. Tra 2001 e 2003 intensa è l’attività live<br />
(nei teatri, nei maggiori festival italiani e nei club) e dopo l’uscita di altri<br />
album ritorna ai tour live anche con progetti da solista. Nel 2008, Max Gaz-<br />
73
74<br />
zè torna al Festival di Sanremo con Il solito sesso cui fa seguito l’album Tra<br />
l’aratro e la radio e nell’ultimo anno ha presentato il suo album Quindi? in un<br />
tour proposto in numerosi teatri italiani. La curiosità verso linguaggi nuovi<br />
lo ha portato a vincere il Premio David di Donatello per la miglior canzone<br />
originale con Mentre dormi, inserito nella colonna sonora del fi lm campione<br />
d’incassi Basilicata Coast to Coast, produzione cinematografi ca di Rocco Papaleo,<br />
che ha visto il debutto di Max nei panni dell’attore.<br />
RITA MARCOTULLI<br />
Dopo gli studi al Conservatorio di Roma attorno ai vent’anni si avvicina alla<br />
musica brasiliana per poi approdare al jazz. Dai primi anni ’80 è presente sulla<br />
scena dei locali di jazz romani dove i giovani musicisti italiani si potevano<br />
esibire al fi anco di grandi stranieri di passaggio. Rita suona così con musicisti<br />
quali Chet Baker, Steve Grossman, Joe Lovano, Charlie Mariano, Tony<br />
Oxley, Michel Portal, Richard Galliano, Enrico Rava, Michel Benita, Kenny<br />
Wheeler, Bob Moses, Andy Sheppard. Votata come Miglior nuovo talento<br />
italiano dell’anno nel referendum della rivista Musica Jazz, l’anno seguente<br />
viene chiamata da Billy Cobham e da quel momento alterna propri progetti<br />
nel jazz (ad esempio con la cantante Maria Pia De Vito) a collaborazioni nella<br />
canzone (con Pino Daniele e Pat Metheny). La sua vasta discografi a comprende,<br />
tra l’altro, l’incisione in duo con Andy Sheppard (On Th e Edge Of A<br />
Perfect Moment), il piano solo Th e Light Side Of Th e Moon e il trio con Palle<br />
Danielsson e Peter Erskine. Nel 2008 ha pubblicato per Jazz Italiano Live,<br />
Us and them, Noi e Loro, omaggio ai Pink Floyd con Raiz, Fausto Mesolella<br />
cui è seguito un tour di grande successo. Nel 2011 ha pubblicato Variazioni<br />
sul Tema (S’ardmusic) con Luciano Biondini e Javier Girotto. Ha composto<br />
la colonna sonora del fi lm Basilicata Coast to Coast di Rocco Papaleo con la<br />
quale ha vinto, per la miglior colonna sonora, il Ciak d’Oro (2010), il premio<br />
della stampa cinematografi ca, il Nastro d’Argento (2011) e il David di<br />
Donatello.<br />
Rita Marcotulli collabora con scrittori, attori ed attrici tra cui Stefano Benni,<br />
Alessandro Benvenuti, Chiara Caselli, Lella Costa e Franca Valeri. Nel gennaio<br />
2012 ha vinto il Top Jazz, il più importante premio nel mondo del jazz<br />
italiano promosso dalla rivista Musica Jazz come Miglior Artista 2011.<br />
ROBERTO GATTO<br />
Roberto Gatto è un ‘esploratore’, che ha trasformato il suo strumento in una<br />
macchina in grado di muoversi nel tempo e nello spazio. Partendo dalla batteria,<br />
dal ritmo, dal battito, è riuscito a superare le gabbie di generi e stili, ha<br />
scritto, raccontato, sperimentato, visto, vissuto la musica in prima persona.
Dopo il jazz, ha scoperto poi tutta la musica, quella più raffi nata e intransigente,<br />
quella più leggera e cantabile e non ha avuto timore di mescolare<br />
le sue bacchette e la sua testa pensante a quella di molti musicisti e molto<br />
diversi tra loro tra i quali ricordiamo solo qualche nome: Bob Berg, Steve<br />
Lacy, Johnny Griffi n, George Coleman, Phil Woods, James Moody, Barney<br />
Wilen, Ronnie Cuber, Tony Scott, Paul Jeff rey, Joe Lovano, Curtis Fuller,<br />
Albert Mangelsdorff , Cedar Walton, Tommy Flanagan, Kenny Kirkland, Ben<br />
Sidran, Enrico Pieranunzi, Franco D’Andrea, John Scofi eld, Billy Cobham,<br />
Didier Lockwood, Richard Galliano, Joe Zawinul, Bireli Lagrene, Pat Metheny.<br />
Roberto Gatto è allo stesso tempo sideman e bandleader, sa insegnare e<br />
ascoltare, non si confonde con quelli che trasformano la musica in circo, ma<br />
allo stesso tempo sa divertire e divertirsi con grande entusiasmo. Celebrare la<br />
sua arte e il suo ingegno, raccontare, attraverso la musica la sua storia.<br />
75
Ente Concerti di <strong>Pesaro</strong><br />
Anno di costituzione 1961<br />
Consiglio Direttivo<br />
Presidente<br />
Guidumberto Chiocci<br />
Direttore artistico<br />
Federico Mondelci<br />
Vicepresidente<br />
Marta Mancini<br />
Consiglieri<br />
Maria Luisa Biscuola<br />
Gilberto Calcagnini<br />
Bruno Consani<br />
Gigliola Gori<br />
Fulvio La Rosa<br />
Marina Salvi<br />
Segreteria<br />
Debora Gentiletti<br />
Uffi cio Stampa<br />
Elisa Delsignore<br />
Note ai programmi<br />
Maria Chiara Mazzi<br />
Comunicazione<br />
Leonardo Cemak<br />
Foto<br />
Luigi Angelucci<br />
Sito web: Angelucci Consulting<br />
Soci Ente Concerti<br />
Agostinelli Federico<br />
Albanesi Angela<br />
Albertoni Luigi<br />
Alessandrini Bruno<br />
Alessandroni Mirella<br />
Alessandroni Stefania<br />
Angelini Flavio<br />
Anselmi Alberto<br />
Anselmi Patrizia<br />
Antelmy Erica<br />
Arduini Germana<br />
Arghittu Mariella<br />
Babbucci Ornella<br />
Baldini Riccardo<br />
Baledelli Lucia<br />
Bargnesi M. Teresa<br />
Bartolomeoli Roberto<br />
Bartoloni Giuliano<br />
Bartoloni Spadoni Giusi<br />
Bartolucci Ebe<br />
Basili Roberto<br />
Battistoni Francesca<br />
Belli Lea<br />
Benelli Giovanna<br />
Benetti Barbara<br />
Bertani M. Cristina<br />
Bertozzini Ada<br />
Bertozzini Marcella<br />
Bettini Alessandro<br />
Bianchi Angela<br />
Bianchi Temellini Anna Maria<br />
Bianco Giovanni<br />
Bigazzi Maria Luisa<br />
Bischi Alessandro<br />
Bisetti Terenzi Maria Luisa<br />
Bisping Dorothea<br />
Blandini Alessandra<br />
Bocci Romeo<br />
Bogliolo Giovanni<br />
Bonaparte Andrea<br />
Bonazzoli Bianca<br />
Bonazzoli Remo<br />
Bontempi Giuliana<br />
Borghi Maria Clotilde<br />
Bruscoli Gabriella<br />
77
78<br />
Bruscoli Letizia<br />
Busacca Graziella<br />
Caracciolo Gabriella<br />
Carbone Annamaria<br />
Catella Vera<br />
Cavallini Armida<br />
Carloni Esposito Renza<br />
Ceccolini Anna Maria<br />
Ceripa Lorena<br />
Chietera Giovanni<br />
Cinti Estella<br />
Coli Paolo<br />
Comandini Paolo Emilio<br />
Congiu Luigi<br />
Corsini Diottalevi Vittoria<br />
Cortesi Dovilia<br />
D’Agnillo Carla<br />
De Benedittis Agostino<br />
De Biagi Francesca<br />
De Feo Liliana<br />
De Negri Renata<br />
De Nicolò Maria Pia<br />
De Poda Enrica<br />
De Sabbata Giorgio<br />
Dell’Aquila Ardone Cosima<br />
Duchi Silvia<br />
Durazzi Emanuela<br />
Dopolavoro Banca Popolare<br />
dell’Adriatico<br />
Elia Luigi<br />
Emiliani Paola<br />
Ercolessi Silvana<br />
Falanga Eugenio<br />
Farina Ercole<br />
Fastigi Gabriella<br />
Fastigi Rosa<br />
Ferretti Fernanda<br />
Ferri Pio<br />
Filippone Erminia<br />
Fiocco Virginio<br />
Fioretti Annamaria<br />
Forlani Luca<br />
Fortini Maria Luisa<br />
Franca Fabrizio<br />
Francini Luciano<br />
Frezza Maria Grazia<br />
Frulli Elvira<br />
Galeazzi Ermes<br />
Gasperini Stefania<br />
Gaudenzi Massimo<br />
Gennari Annarita<br />
Gentilucci Anna<br />
Gessaroli Enrica<br />
Gevorgyan Narex<br />
Giamprini Simonetta<br />
Gorgoni Vittorio<br />
Gori Isabella<br />
Grazioli Manuela<br />
Graziosi Franco<br />
Gualandri Massimo<br />
Guglielmi Beatrice<br />
Guidelli Rita<br />
Iacchini Gabriella<br />
Iovino Luciano<br />
Lamaro Paolo<br />
Lanfernini Caterina<br />
Leonardi Maria Grazia<br />
Liguori M. Laura<br />
Lippolis Graziana<br />
Maestri Franca<br />
Magi Claudio<br />
Malpassi Fiammetta<br />
Marcucci Agla<br />
Mari Dino<br />
Mariani Alberta<br />
Mariotti Jacopo<br />
Masetti Marisa<br />
Masini Alessandro<br />
Missiroli Gino<br />
Montebarocci Angelo<br />
Muretto Franca<br />
Muretto Pietro<br />
Neri Ennio<br />
Nesci Emanuela<br />
Nesci Liana<br />
Nocitra Elisabetta<br />
Olmeda Giuseppe<br />
Ottaviani Gabriella<br />
Pagano Giuliana<br />
Pandin Irene<br />
Paolini Marco<br />
Paolini Mirella<br />
Patrignani Paola<br />
Perrotti M. Gabriella<br />
Picchi Roberto<br />
Pierantoni Marta<br />
Prestianni Biagio<br />
Raff aelli Maria Teresa<br />
Renzi Susanna<br />
Ridolfi Franco<br />
Rinaldi Gianluigi<br />
Ritossa Giovanni<br />
Rondina Paola<br />
Rosati Loretta<br />
Rossi Mancini Cristina<br />
Rossini Gordiano<br />
Russo Davide<br />
Salvaterra Meuccia<br />
Sassi Wanda<br />
Sbano Wanda<br />
Scardacchi Mauro<br />
Scilla Cristina<br />
Secchiaroli Maria Grazia<br />
Senigagliesi Michela<br />
Siepi Maria Letizia<br />
Solforati Patrizia<br />
Sorbini C. Augusto<br />
Sorbini Paola<br />
Sormani Elena<br />
Sormani Farina Paolo<br />
Spighi Cristina<br />
Staff olani Raff aella<br />
Surian Elvidio<br />
Surian Laura<br />
Taras Antonella<br />
Tecchi Danila<br />
Temellini Maria Letizia<br />
Tenella-Sillani Francesco<br />
Tondi Fiori Maria Antonietta<br />
Torre Maria Cristina<br />
Trelani Lidia<br />
Urbinati Paola<br />
Vaina Raff aella<br />
Valazzi Maria Eugenia<br />
Venturini Brunella<br />
Vitali Antonella<br />
Zini Annalisa<br />
Zoff oli Atos<br />
Zollia Carlo
Rinnovo abbonamenti<br />
Per abbonati alla precedente Stagione<br />
concertistica nei giorni 3 e 4 novembre<br />
presso il botteghino del teatro Rossini con<br />
orario 10-13 / 17-20<br />
Nuovi abbonamenti<br />
La vendita dei nuovi abbonamenti verrà<br />
eff ettuata, nei giorni 5, 6 e 7 novembre<br />
con orario 10-13 / 17-20<br />
Prezzi Posto di platea e posto di palco I<br />
e II ordine € 160, posto di palco di III<br />
ordine intero € 130, ridotto € 90 (palchi<br />
laterali), posto di palco di IV ordine intero<br />
€ 70, ridotto € 55 Le riduzioni sono<br />
riservate agli studenti fi no a 29 anni e agli<br />
spettatori oltre i 65 anni<br />
Vendita biglietti<br />
I biglietti disponibili saranno messi in<br />
vendita il giorno del concerto presso il<br />
botteghino del teatro Rossini con orario<br />
10-13 / 17 fi no all’inizio del concerto<br />
(concerti pomeridiani 10-13 / 16 fi no<br />
all’inizio del concerto). Dal secondo<br />
concerto in cartellone si potranno<br />
acquistare tutti i biglietti della stagione<br />
Prezzi Posto di platea e posto di palco di<br />
I e II ordine € 20, posto di palco di III<br />
ordine € 15 ridotto € 12, posto di palco di<br />
IV ordine € 12, ridotto € 10, loggione € 7<br />
Family ticket 3 ingressi, posti di platea, I<br />
e II ordine di palco € 40<br />
*Spettacoli straordinari<br />
Posto di platea e posto di palco di I e II<br />
ordine € 30, posto di palco di III ordine<br />
€ 25, posto di palco di IV ordine € 15,<br />
loggione € 10<br />
**Spettacoli fuori abbonamento<br />
Stessi prezzi della stagione<br />
Vendita online<br />
Una parte dei posti disponibili viene messa<br />
in vendita on line; l’acquisto si può eff ettuare<br />
visitando il sito www.vivaticket.it.<br />
L’acquisto on line comporta un aggravio del<br />
costo del biglietto in favore del gestore del<br />
servizio.<br />
Informazioni Ente Concerti<br />
Palazzo Gradari, Via Rossini<br />
0721 32482<br />
info@enteconcerti.it<br />
www.enteconcerti.it<br />
Informazioni Teatro Rossini<br />
Piazzale Lazzarini, <strong>Pesaro</strong><br />
0721 387620<br />
(Biglietteria 0721 387621)<br />
La Direzione si riserva di apportare<br />
al programma le variazioni imposte<br />
da ragioni tecniche o da cause di forza<br />
maggiore<br />
L’Ente Concerti ringrazia<br />
Banca Marche<br />
Assindustria Consulting<br />
Banca dell’Adriatico<br />
Carifano Cassa di Risparmio<br />
di Fano<br />
Galleria di Franca Mancini<br />
Ristorante Bristolino<br />
Azienda Agricola Fiorini Strada<br />
dei Campioli<br />
Foresteria Agrituristica Fiorini<br />
79