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Marineria nell'Adriatico - Facoltà di lettere e filosofia

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Convegno <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> "Adriatico mare <strong>di</strong> molte genti incontro <strong>di</strong><br />

civiltà" Ravenna 25-26 febbraio - Cesenatico 45 marzo 1995<br />

Casa Matha 26 febbraio 1995 ore 9.30<br />

ANTONIO CARILE<br />

La marineria bizantina in Adriatico nei secoli VI-XII<br />

Fra VI e VII secolo il mare e il suo dominio, la<br />

thalassokratia, rappresentano nella mentalità bizantina colta la<br />

fonte della ricchezza e del potere politico-militare: Cosma<br />

In<strong>di</strong>copleusta, che evidenzia in un trattato geografico dell'età<br />

giustinianea la rotta del Mar Rosso per giungere alla fonte delle<br />

spezie e della seta aggirando il nemico impero sasanide,<br />

nell'elogiare la supremazia dell'impero romano, - quelli che noi<br />

chiamiamo bizantini denominavano se stessi "romani", ovvero in<br />

greco "romei", cioè ere<strong>di</strong> storici <strong>di</strong> un impero che era niente <strong>di</strong><br />

meno del progetto terreno <strong>di</strong> salvezza del genere umano voluto da<br />

Dio e destinato al mondo intero - Cosma ne vede il fondamento<br />

in due ragioni: 1) la fede cristiana che Costantinopoli Nuova<br />

Roma per prima ebbe ad abbracciare 2)"il fatto che tutte le<br />

nazioni commerciano nella sua moneta, il nomisma, che circola<br />

da un capo all'altro della terra e che è ammirato da tutti gli uomini<br />

e da tutti gli stati nel mondo" (top. christ. II, 75,77). Questa<br />

riprova economico-finanziaria e commerciale della dynasteia<br />

(dominazine) dei bizantini, romano-orientali, mostra che nel VI<br />

secolo giustinianeo l'impero è concepito come quadro <strong>di</strong> centri<br />

urbani e portuali collegati da assi marittimi che, nel caso <strong>di</strong><br />

Cosma, uniscono il Me<strong>di</strong>terraneo al mar Rosso e all'In<strong>di</strong>a, prima<br />

che la conquista araba tagliasse fuori dal controllo bizantino<br />

1


l'Africa e le rotte per il Me<strong>di</strong>o Oriente, in cui commercio,<br />

navigazione, finanza e potere concorrono nella verifica<br />

ideologica della centralità dell'impero.<br />

Procopio, il segretario <strong>di</strong> Belisario testimone in prima<br />

persona della guerra per la riconquista dell'Occidente<br />

me<strong>di</strong>terraneo ad opera <strong>di</strong> Giustiniano, membro del ceto senatorio<br />

e insignito del titolo aulico <strong>di</strong> patrizio, personaggio a tutti gli<br />

effetti "ufficiale" in grado <strong>di</strong> esprimere le valutazioni del ceto <strong>di</strong><br />

governo nel suo livello più elevato a Costantinopoli, esalta la<br />

thalassokratia bizantina e il suo peso sull'esito della guerra<br />

vandalica e della guerra gotica, cioè sulla riconquista <strong>di</strong> Africa e<br />

Italia. Questa stessa valutazione della importanza delle flotte<br />

troviamo nel regno gotico d'Italia.<br />

Nel 525 Teoderico aveva deciso la costruzione <strong>di</strong> mille<br />

dromoni, navi veloci da guerra che le fonti latine chiamano oltre<br />

che con il termine greco con la voce cursoriae. Le navi servono a<br />

contrastare i Vandali <strong>di</strong> Africa e i Bizantini all'atto del<br />

deterioramento delle relazioni con re Trasimondo e con<br />

l'imperatore Giustino: segno che le contese <strong>di</strong> potere con l'Africa<br />

e l'Oriente romano si <strong>di</strong>sputano sui mari. Nel 526 Cassiodoro<br />

stesso <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> aver assunto - morto il re gotico - il comando<br />

della flotta per contrastare un assalto bizantino.<br />

Ma già a metà del VII secolo, quando il processo politico ed<br />

economico è saldamente orientato verso un restringimento degli<br />

orizzonti marittimi dell'impero, ormai privo <strong>di</strong> Siria, Palestina,<br />

Egitto ed Africa settentrionale, il monaco africano <strong>di</strong> cultura<br />

bizantina Giacomo vede il declino dell'impero nel fatto che esso<br />

ha perso il controllo "degli oceani, cioè della Scozia,<br />

dell'Inghilterra, della Spagna, dell'Egitto e dell'Africa e anche al<br />

<strong>di</strong> là dell'Africa dei luoghi in cui si vedono ancora in pie<strong>di</strong> le steli<br />

<strong>di</strong> bronzo e <strong>di</strong> marmo degli imperatori romani, segni in<strong>di</strong>scutibili<br />

2


della dominazione che i Romani esercitarono un tempo, secondo<br />

l'or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Dio, su tutto il mondo" (BONWETSCH, Doctrina<br />

Jacobi nuper baptizati, GUILLOU, p. 11). Questa fase <strong>di</strong><br />

dominazione bizantina dei mari ha lasciato tracce toponomastiche<br />

siginificative nelle strutture della vita portuale del Me<strong>di</strong>terraneo<br />

intero anche al <strong>di</strong> fuori dell'area grecofona, allora estesa al basso<br />

Egitto, cioè l'Egitto del Delta, alla Anatolia costiera e alle coste<br />

del Mar Nero: la fase tardoantica e alto- me<strong>di</strong>evale <strong>di</strong> porti <strong>di</strong><br />

rilievo reca ancora una onomastica greca, segno della superiorità<br />

tecnica e del prestigio della marineria espressa da grecofoni: a<br />

Cartagine vandalica il porto si chiama mendracium (nom dont<br />

l'origine est mystérieuse, secondo ROUGE' 1977 p. 97), a<br />

Genova alto-me<strong>di</strong>evale lo specchio portuale già usato in età<br />

arcaica, romana e altome<strong>di</strong>evale si chiama Mandraccio<br />

(SCHMITT 1977, p. 135) come pure ancor oggi ad Ancona una<br />

antica installazione portuale reca il nome <strong>di</strong> Mandrachio,<br />

toponimo largamente ricorrente nei porti del Me<strong>di</strong>terraneo,<br />

certamente risalente ad una fase anteriore al VII secolo, al pari <strong>di</strong><br />

katavolos catavolo, Gattòlo (Pesaro), acation (pennone, nave che<br />

ancora veleggia nella più comune parolaccia italiana), naulon<br />

(nolo), naupegio (fabbrica navale) e altri consimili termini<br />

tecnici, allora <strong>di</strong> origine greca allo stesso modo in cui ora<br />

possono essere <strong>di</strong> origine anglosassone.<br />

Al <strong>di</strong> là della thalassocratia bizantina, legata anche alla<br />

superiorità tecnica che conferiva il monopolio del "fuoco greco",<br />

un liquido incen<strong>di</strong>ario che le navi da guerra bizantine lanciavano<br />

con sifoni sulle navi nemiche; in attesa del predominio <strong>di</strong> altre<br />

marinerie, quella africana, quella spagnola, quelle italiane;<br />

l'attenzione degli stu<strong>di</strong>osi si è tra<strong>di</strong>zionalmente accentrata sul<br />

quadro delle rotte marittime e sul problema della <strong>di</strong>scontinuità fra<br />

3


sistema commerciale e navale tardo-antico e sistema alto-<br />

me<strong>di</strong>evale.<br />

Due tesi opposte si sono affrontate per delineare il quadro del<br />

passaggio dal tardo-antico all'alto me<strong>di</strong>oevo nei commerci e nella<br />

navigazione me<strong>di</strong>terranea: si prende atto del fenomeno della<br />

riduzione del tonnellaggio dei bastimenti e della semplificazione<br />

nelle tecniche <strong>di</strong> costruzione, per cui mentre ancora nel IV-V<br />

secolo troviamo menzione <strong>di</strong> navi mercantili <strong>di</strong> 20.000 moggi<br />

(340 m2) e <strong>di</strong> 70.000 moggi (1193 m2) appartenenti al patriarca<br />

<strong>di</strong> Alessandria d'Egitto ed effettuanti il viaggio Alessandria - Mar<br />

Nero (Vita <strong>di</strong> san Giovanni il Misericor<strong>di</strong>oso BHG 886 e Vita <strong>di</strong><br />

san Focas <strong>di</strong> Sinope BHG 1525 AHRWEILER 1977, p. 272)<br />

bisognerà poi attendere il secolo XI per trovare imbarcazioni che<br />

superano i mille moggi. Viene anche accettato il principio della<br />

riduzione del volume degli scambi anche se le tecniche <strong>di</strong><br />

stivaggio hanno consentito un risparmio <strong>di</strong> tonnellaggio a parità<br />

del peso della merce. Ma nell'ambito del lungo e importante<br />

<strong>di</strong>battito sul libro del PIRENNE, Maometto e Carlomagno<br />

comparso postumo nel 1937, <strong>di</strong>battito riassunto nel 1969 da Von<br />

Werveke, nel 1972 da Bryce Lyon e nel 1985 da Dietrich Claude<br />

(Der Handel im Westlichen Mittelmeer waehrend des<br />

Fruehmittelalter, Goettingen 1985) emerge dauna parte il nome <strong>di</strong><br />

Lopez che ancora fra 1977 e 1984, scettico circa la possibilità <strong>di</strong><br />

una soluzione del <strong>di</strong>battito, ha fatto sua la opinione <strong>di</strong> una<br />

depressione generale del commercio occidentale dall'epoca<br />

merovingia a quella carolingia; all'opposto Maurice Lombard fra<br />

il 1947 e il 1974 ha sviluppato una visione contrapposta a quella<br />

del Pirenne e del Lopez e cioè che l'impero arabo in espansione<br />

nel bacino occidentale del Me<strong>di</strong>terraneo avrebbe fornito<br />

all'Europa occidentale dalla seconda metà del VII secolo un<br />

impulso alla espansione (VERHULST 1983). Secondo Dietrich<br />

4


Claude nel 1985 invece il commercio marittimo delle coste<br />

me<strong>di</strong>terranee dei regni visigotico e franco avrebbe conosciuto -<br />

contro la tesi del Pirenne - una regressione che aveva già<br />

cominciato a farsi sentire nel IV secolo e che avrebbe raggiunto il<br />

suo culmine tra la fine del VII e l'inizio dell'VIII secolo. Questa<br />

crisi ha comportato la fine <strong>di</strong> porti me<strong>di</strong>terranei come Marsiglia e<br />

Fos verso il 670/690. L'asse principale del commercio<br />

internazionale fra Me<strong>di</strong>terraneo ed Europa del nord-ovest si<br />

sarebbe allora spostato progressivamente dalla strada del Rodano<br />

verso quella che traversando le Alpi legava l'Europa<br />

settentrionale alla valle del Po e all'Adriatico, assicurando al<br />

porto nascente <strong>di</strong> Venezia i legami con il bacino orientale del<br />

Me<strong>di</strong>terraneo.<br />

Ma lo spostamento degli assi preminenti dei rapporti<br />

commerciali e navali fra nord e sud del Me<strong>di</strong>terraneo significa in<br />

primo luogo una linea <strong>di</strong> preminenza che potrebbe essere limitata<br />

alla sola navigazione <strong>di</strong> alto mare, meno importante della<br />

navigazione <strong>di</strong> cabotaggio.<br />

La realtà delle rotte e del sistema navale tardoantico e altome<strong>di</strong>evale<br />

è molto più profondamente articolata secondo quanto<br />

risulta dagli autori arabi.<br />

Si tratta <strong>di</strong> Ibn Hordabdeh dell'847 (Libro delle vie dei regni)<br />

che ha utilizzato il trattato oggi perduto <strong>di</strong> al-Garmi sulla<br />

organizzazione e sui costumi dei Bizantini e dei popoli vicini<br />

scritto fra l'842 e l'847; al-Yaqubi (Libro dei paesi) dell'889-890;<br />

Ibn Rosteh (Gli ornamenti preziosi) del 903: descrivono un<br />

sistema complesso <strong>di</strong> navigazione me<strong>di</strong>terranea fondato su rotte<br />

<strong>di</strong> cabotaggio e su rotte <strong>di</strong> alto mare.<br />

Innanzi tutto la linea marittima che univa le coste dell'Africa<br />

settentrionale da Tangeri ad al-Mahdìya in Tunisia ad<br />

Alessandria: secondo al-Bakri, geografo arabo <strong>di</strong> Spagna morto<br />

5


nel 1094 (Libro delle vie e dei regni composto nel 1068) si tratta<br />

<strong>di</strong> 90 scali e porti. Questa rotta era stata parzialmente descritta<br />

anche da al-Yaqubi (889-890) e da Ibn-Hawqal nel suo libro<br />

Della figurazione della terra del 988. Al-Mahdìya era frequentata<br />

anche da navi della Sicilia, della Spagna e del Tirreno e<br />

comunque navi cristiane sono segnalate in tutti i porti <strong>di</strong> questa<br />

rotta costiera. Ma nell'alto Me<strong>di</strong>oevo si era sviluppata una rotta<br />

parallela lungo le coste meri<strong>di</strong>onali dell'Europa, dalla Spagna<br />

musulmana fino a Costantinopoli. Questa rotta <strong>di</strong> cabotaggio ci è<br />

nota da fonti occidentali, bizantine, ebraiche e arabe e lungo <strong>di</strong><br />

essa, verso la metà del X secolo, una missione <strong>di</strong>plomatica del<br />

califfo <strong>di</strong> Cordova Abd ar-Rahman III andò a Costantinopoli<br />

seguita nel tragitto inverso da una missione bizantina che si recò<br />

a Cordova. Secondo Harun ben Yahya dell'889/890 occorrevano<br />

tre mesi <strong>di</strong> navigazione da Ostia al regno <strong>di</strong> Borgogna (egli<br />

intende lo stato del cognato <strong>di</strong> Carlo il Calvo, Bosone conte <strong>di</strong><br />

Vienne, duca <strong>di</strong> Provenza e <strong>di</strong> Lombar<strong>di</strong>a nell'879). Da Porto<br />

Venere nell'801 l'ebreo Isacco mandato da Carlomagno ad Harun<br />

ar- Rashid rientra in Francia. Ibn Hawqal che visitò Sicilia e<br />

Spagna nella metà del X secolo fa rientrare il tratto Salerno<br />

Amalfi Napoli Gaeta nella rotta fino a Tortosa, che si prolunga<br />

verso lo Jonio fino a Otranto e <strong>di</strong> là verso le coste occidentali,<br />

meri<strong>di</strong>onali e orientali della Grecia, costeggiando il Peloponneso.<br />

Ibn Hawqal conosce il porto <strong>di</strong> Butrinto, la rotta <strong>di</strong> cabotaggio del<br />

Peloponneso, l'Istmo <strong>di</strong> Corinto, Atene e i <strong>di</strong>stretti della<br />

Macedonia sulla rotta costiera che porta a Costantinopoli. D'altra<br />

parte le iscrizioni cufiche <strong>di</strong> Atene mostrano che nel IX-X secolo<br />

la città è frequentata dagli Arabi. Questa è la rotta seguita dai<br />

mercanti ebrei detti Radaniti che secondo Ibn Hordabdeh, a metà<br />

del IX secolo, si imbarcavano nei porti me<strong>di</strong>terranei dello stato<br />

carolingio (Firanga) per andare a commerciare con l'Oriente<br />

6


musulmano, le In<strong>di</strong>e e la Cina. Secondo Ibn Hordabdeh essi si<br />

<strong>di</strong>rigevano o verso Pelusio in Egitto o verso Antiochia. Quin<strong>di</strong> si<br />

può pensare che seguissero le rotte <strong>di</strong> cabotaggio fino al<br />

Peloponneso per poi prendere una delle due rotte <strong>di</strong> alto mare,<br />

lasciando a sinistra Creta, allora nido <strong>di</strong> corsari arabi che<br />

menavano razzie dall'arcipelago dell'Egeo. Questo sistema<br />

costiero era poi completato dalla rotta <strong>di</strong> cabotaggio che legava<br />

Siria e Anatolia a Costantinopoli: secondo al-Bakri da<br />

Alessandria all'Arcipelgao greco corre una rotta costiera che<br />

annovera <strong>di</strong>ciassette porti.<br />

Questo sistema <strong>di</strong> navigazione costiera è intersecato da rotte <strong>di</strong><br />

altomare che uniscono Europa ed Asia Minore all'Africa<br />

settentrionale. Una rotta legava con quattro giorni <strong>di</strong> navigazione<br />

Alessandria ad una località ad ovest <strong>di</strong> Tarso, secondo la<br />

testimonianza <strong>di</strong> Ibn Hawqal. Una seconda rotta legava Pelusio a<br />

Costantinopoli secondo la testimonianza <strong>di</strong> Ibn Hordabdeh (IX<br />

secolo) e al Muqaddasi (fine X secolo). E' la rotta seguita dagli<br />

ambasciatori bizantini che nel 948 portano ad al Fustat la notizia<br />

della morte <strong>di</strong> Romano I Lecapeno (Al Masu<strong>di</strong> abitatne del Cairo<br />

ne è la fonte). Le fonti arabe parlano delle spe<strong>di</strong>zioni navali<br />

bizantine contro Damietta in Egitto nell'852. La rotta Egitto -<br />

Costantinopoli traversava le acque <strong>di</strong> Creta dominata dagli Arabi<br />

<strong>di</strong> Andalusia fra l'825 e il 961. Un'altra rotta <strong>di</strong> alto mare univa<br />

Costantinopoli a Tripoli <strong>di</strong> Barberia secondo la testimonianza <strong>di</strong><br />

Ibn Hawqal e l'opera geografica anonima <strong>di</strong> Hudud al-Alam<br />

(982). Mercanti bizantini frequentano Tripoli nel X secolo.<br />

Una delle rotte principali d'alto mare è quella che unisce le<br />

coste orientali della Tunisia a Genova, traversando le acque <strong>di</strong><br />

Sicilia, della Sardegna e della Corsica. Christian Courtois chiama<br />

questa rotta "via delle isole". E' per questa rotta che la flotta da<br />

guerra degli emiri aglabiti attaccò nel primo quarto del IX secolo<br />

7


dopo la conquista della Sicilia, l'isola della Sardegna che però gli<br />

arabi non riuscirono a conquistare, come risulta dalla biografia<br />

del qa<strong>di</strong> Asad b. al- Furat (morto nell'827 e nell'832). Il califfo<br />

fatimide al-Qaim nel 934-935 o nel 935-936 inviò una grande<br />

flotta araba ad attaccare Genova. Dopo aver preso la città operò<br />

uno sbarco in Sardegna e quin<strong>di</strong> rientrò in Africa non senza aver<br />

prima incen<strong>di</strong>ato navi cristiane in Calabria. Bisognerà attendere<br />

l'XI secolo quando Genovesi e Pisani dopo aver preso piede in<br />

Sardegna (circa 1020) ed in Corsica (fra 1020 e 1029) tentarono<br />

nel 1087 una impresa contro al-Mahdìya per prendere il<br />

controllo <strong>di</strong> questa medesima rotta. I rapporti commerciali e gli<br />

scontri navali fra arabi e cristiani lungo la rotta che collega<br />

l'Africa settentrionale (Ifriqiya) all'Italia coinvolgono appunto le<br />

coste del Tirreno e della Sardegna e Sicilia. Anche da Marsa'l<br />

Haraz e da Bona secondo al-Bakri partivano navi per razzie nei<br />

paesi cristiani lungo la rotta Tunisia, Sardegna, Corsica<br />

(LEWICKI 1977).<br />

Sono stati tentati anche calcoli <strong>di</strong> durata della traversata:<br />

secondo i calcoli <strong>di</strong> Goithein e <strong>di</strong> Udovich (1977, p. 512) la rotta<br />

<strong>di</strong> alto mare Alessandria-Marsiglia lungo la nostra "via delle<br />

isole" era <strong>di</strong> circa 1.500 miglia marine e comportava trenta giorni<br />

<strong>di</strong> navigazione a 2.1 no<strong>di</strong>; Marsiglia-Damietta era <strong>di</strong> 1.550 miglia<br />

marine e comportava 22 giorni <strong>di</strong> navigazione a 2.9 no<strong>di</strong>;<br />

Genova-Alessandria per un viaggio <strong>di</strong> 1.320 miglia marine<br />

poteva comportare 47 giorni <strong>di</strong> navigazione a 1.2 no<strong>di</strong> <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a.<br />

Cioè lo stesso viaggio poteva essere compiuto con variazioni<br />

temporali da 1 a 5, era cioè molto incerto sia per le circostanze<br />

naturali sia per i fattori umani: incertezza ed irregolarità del<br />

viaggio per mare è la realtà del navigante me<strong>di</strong>evale.<br />

Accentriamo ora la attenzione alla rotta <strong>di</strong> alto mare della "via<br />

delle isole". Il generale Schmiedt (1977) comparando la Tabula<br />

8


peutingeriana con la Cosmographia dell'Anonimo Ravennate e<br />

con la Geographia <strong>di</strong> Guidone; confrontando i risultati con gli<br />

esiti dei primi documenti nautici me<strong>di</strong>evali come il Compasso del<br />

Navigare, portolano della metà del XIII secolo, e la Carta del<br />

Me<strong>di</strong>terraneo detta pisana, carta del 1275, riesce a determinare la<br />

variazione degli scali italiani fra Tardo-antico ed Alto-<br />

Me<strong>di</strong>oevo; fa anche ricorso alla fotografia aerea integrata con i<br />

dati archeologici al fine <strong>di</strong> interpretare le varie facies dei porti in<br />

questione. Per quanto riguarda la Liguria nella seconda metà del<br />

secolo VI, quando i bizantini si opposero alla penetrazione<br />

longobarda, l'elemento principale <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa fu il dominio del<br />

mare. Sul litorale della Liguria, che l'Anonimo ravennate del VII<br />

secolo chiama Provincia Maritima Italorum, compresa fra i porti<br />

<strong>di</strong> Ventimiglia e <strong>di</strong> Luni, i Bizantini riorganizzarono antichi scali<br />

e costruirono nuovi appro<strong>di</strong> rafforzati da castra in relazione con<br />

le strade militari del loro limes. Si tratta <strong>di</strong> quin<strong>di</strong>ci porti da<br />

Albintimilium (Ventimiglia) a Portus Mauricii (Porto Maurizio),<br />

Albingaunum (Albenga), Varatelia (Toirano), Varicottis<br />

(Varigotti), Vada Sabatia (Vado Ligure), Savo (Savona), Genua,<br />

Portus Delphini (Portofino), Segesta Tigulliorum (Sestri<br />

Levante), ad Monilia (Moneglia), Antium (Framura), Portus<br />

Veneris (Portovenere), Eryx (Golfo <strong>di</strong> Lerici), Luna (Luni).<br />

Questi scali erano appoggiati da navi della flotta imperiale<br />

romano-orientale che stazionavano in Sardegna, sede <strong>di</strong><br />

contingenti navali a carattere militare come mostra ad esempio la<br />

epigrafe funebre del VI secolo della chiesa <strong>di</strong> S. Saturnino <strong>di</strong><br />

Cagliari pubblicata dalla Pani Ermini. Si tratta <strong>di</strong> un Gau<strong>di</strong>osus<br />

b(ir) d(devotus) optio draconarius n(umer)o dr(omonariorum)<br />

s(ecundo). Dal 533, anno dello sbarco in Sardegna del duca<br />

Cirillo e della fine del dominio vandalico, la Sardegna era<br />

rientrata nella prefettura poi esarcato d'Africa, sotto il governo <strong>di</strong><br />

9


un dux per gli affari militari e <strong>di</strong> un praeses per gli affari civili.<br />

Nel 697/698 Cartagine fu presa dagli Arabi e la Sardegna si trovò<br />

<strong>di</strong>rettamente sottoposta a Costantinopoli secondo il regime<br />

proprio alla circoscrizione già parte dell'Esarcato <strong>di</strong> Africa, prima<br />

il ducato e poi, dal X secolo, l'arcontato <strong>di</strong> Sardegna. Secondo il<br />

Guillou la istituzione dell'arcontato, inferiore al tema cioè alla<br />

comune provincia, per risorse ed estensione ma non per<br />

autonomia amministrativa, era stata da Costantinopoli<br />

sperimentata in regioni periferiche <strong>di</strong> grande rilievo strategico e<br />

commerciale come la Dalmazia, sulla cui storia siamo meglio<br />

informati grazie agli stu<strong>di</strong> del Ferluga. Una serie <strong>di</strong><br />

testimonianze ci restituisce alcuni tratti del ceto <strong>di</strong>rigente militare<br />

dell'isola, grecofono, inserito nella gerarchia aulica<br />

costantinopoltana a livelli me<strong>di</strong>o-alti e parte della<br />

amministrazione militare <strong>di</strong> cui ricopre funzioni ben note<br />

nell'amministrazione orientale. Un co<strong>di</strong>ce bilingue greco-latino<br />

del VI-VII secolo riporta la mezione <strong>di</strong> un "Flavios Pankratios<br />

apo eparchon dux Sar<strong>di</strong>nias" e un altro Costantino "console e<br />

duca" è ricordato nella epigrafe <strong>di</strong> Porto Torres nella seconda<br />

metà del secolo VII; fra VII e VIII secolo compare un sigillo <strong>di</strong><br />

Teodoto "console e duca" <strong>di</strong> Sardegna mentre in iscrizioni del X<br />

secolo compaiono personaggi con la funzione <strong>di</strong> arconte:<br />

Torchitorio "protospatario e arconte" <strong>di</strong> Sardegna, Salusio<br />

arconte. Il cursus honorum dei duchi <strong>di</strong> Sardegna è parallelo a<br />

quello dei duchi della Venezia a giu<strong>di</strong>care dai titoli aulici: apo<br />

eparchon hypatos, protospatario. La Sardegna all'inizio del IX<br />

secolo era amministrata da un hypatos kai doux mentre Ibn<br />

Hordabdeh afferma a metà del IX secolo che a capo vi si trovava<br />

un batriq cioè un patrizio che governava su tutte le isole del mare.<br />

Non conosciamo nessun duca <strong>di</strong> Sardegna con il titolo aulico <strong>di</strong><br />

patrizio, superiore allo stesso titolo <strong>di</strong> protospatario e si può<br />

10


pensare che fosse il titolo aulico spettante agli arconti <strong>di</strong><br />

Sardegna. E' il caso <strong>di</strong> notare che la denominazione dei funzionari<br />

attraverso il titolo aulico che precede il titolo <strong>di</strong> funzione rientra<br />

nella prassi bizantina e che l'abbinamento del titolo aulico con il<br />

titolo <strong>di</strong> funzione è in or<strong>di</strong>ne con le precedenze e gli usi che ci<br />

testimonia il Cletorologio <strong>di</strong> Filoteo "protospatario imperiale e<br />

atriclinis" nella sua opera dell'anno 899. Del resto già il Pertusi<br />

aveva rilevato il parallelismo delle titolature dei dogi veneziani<br />

con quelle dei duchi <strong>di</strong> Sardegna: entrambi i duchi passano dal<br />

titolo aulico <strong>di</strong> hypatos= console a quello <strong>di</strong> protospatario; i dogi<br />

<strong>di</strong> Venezia non ebbero invece mai il titolo aulico <strong>di</strong> patrizio, che<br />

sarebbe invece spettato all'arconte <strong>di</strong> Sardegna nella seconda<br />

metà del IX secolo. Secondo Ferluga e anche secondo Boscolo si<br />

può ipotizzare una corrispondenza fra archon delle fonti greche<br />

per la Sardegna e iudex delle fonti latine, certamente la Sardegna<br />

è amministrativamente al centro della <strong>di</strong>fesa delle isole e delle<br />

rotte dal punto <strong>di</strong> vista bizantino. Nel X secolo quando<br />

l'imperatore si rivolge all'arconte <strong>di</strong> Sardegna, secondo<br />

Costantino VII Porfirogenito, l'imperatore poligrafo che ci dà<br />

informazioni sul cerimoniale <strong>di</strong> corte e sulla amministrazione<br />

imperiale, gli spe<strong>di</strong>sce una keleusis, cioè una iussio in un<br />

documento bollato in oro, una crisobolla con bollo d'oro pari a<br />

due nomismata, cioè del peso <strong>di</strong> 9 grammi <strong>di</strong> oro puro. Dal<br />

ducato (in sé ripartizione della provincia bizantina, sia tema sia<br />

esarcato) <strong>di</strong> Sardegna come parte dell'esarcato <strong>di</strong> Africa si passa<br />

forse dalla seconda metà del IX secolo all'arcontato come nucleo<br />

periferico <strong>di</strong> rilievo: siamo <strong>di</strong> fronte alla verifica amministrativa<br />

della importanza che Costantinopoli annette alla rotta delle isole e<br />

al ruolo della Sardegna nel controllo della navigazione del<br />

Tirreno e altresì <strong>di</strong> fronte alla continuità <strong>di</strong> ceti <strong>di</strong>rigenti militari e<br />

fon<strong>di</strong>ari legati all'impero sia pure nel contesto del decentramento<br />

11


proprio del sistema tematico: fenomeno amministrativo e sociale<br />

che ho in più se<strong>di</strong> illustrato per la Italia bizantina e postbizantina.<br />

Le vicende del Tirreno e della navigazione commerciale e da<br />

guerra bizantina in quel mare si iscrivono nel problema generale<br />

del controllo del Me<strong>di</strong>terraneo ad opera della marineria bizantina,<br />

una realtà riaffermata con vigore all'atto della riconquista<br />

giustinianea, che venne sostanzialmente dal mare e grazie al<br />

controllo del mare, ma una realtà frantumatasi nel corso del VII<br />

secolo. La importanza delle rotte occidentali e dell'Italia<br />

attorno alla metà del VII secolo è testimoniata dal progetto <strong>di</strong><br />

Costante II <strong>di</strong> trasferire la capitale a Siracusa: il Me<strong>di</strong>terraneo<br />

malgrado le scorrerie musulmane era ancora un elemento<br />

unificante dei domini bizantini e della Sicilia. Costante II<br />

intendeva resistere alla espansione araba riorganizzando<br />

l'Esarcato <strong>di</strong> Africa: il suo fallimento significò l'invasione<br />

dell'Africa settentrionale e della Spagna. L'unificazione araba<br />

dei paesi del crescente fertile e dell'Africa settentrionale è un<br />

pericolo <strong>di</strong>retto per la supremazia navale bizantina perché mentre<br />

i beduini arabi non hanno alcuna esperienza del mare, al pari dei<br />

barbari occidentali, le società siriache, egiziana e africane sono<br />

invece da tempo esperte <strong>di</strong> commerci e <strong>di</strong> navigazione marittima<br />

e anzi sono nel tardo-antico all'avanguar<strong>di</strong>a del sistema cre<strong>di</strong>tizio<br />

e della colonizzazione demografica dell'Occidente, spopolato sia<br />

per il crollo demico connesso con la pandemia della peste che<br />

torna ad infierire in Occidente dopo il III secolo, sia per le<br />

vicende connesse con la formazione dei regni germanici. Alcune<br />

delle marinerie <strong>di</strong> maggior prestigio, come quella siriana, passano<br />

sotto il controllo arabo e sono in grado <strong>di</strong> contendere il controllo<br />

dei mari a Bisanzio, come mostrano i quattro anni <strong>di</strong> asse<strong>di</strong>o<br />

navale a Costantinopoli fra il 674 e il 678.<br />

12


Fra VII e VIII secolo le razzie arabe e la resistenza locale<br />

costituiscono il tema <strong>di</strong> polarizzazione fra le due frontiere, quella<br />

islamica e quella della cristianità, che nel corso del IX secolo<br />

cede posizioni chiave agli Arabi nel Me<strong>di</strong>terraneo, cioè Creta e la<br />

Sicilia meno funzionali alla conquista araba del Me<strong>di</strong>terraneo e<br />

della Europa meri<strong>di</strong>onale a causa delle <strong>di</strong>visioni politiche e<br />

religiose dell'Islam e della resistenza e poi controffensiva<br />

bizantina a Costantinopoli, a Creta e in Sicilia stessa, sarà<br />

peraltro opera dei Normanni la completa liberazione della Sicilia<br />

dagli Arabi - espressione per noi piuttosto ambigua, perché in<br />

senso proprio si attaglia solo alla minoranza dei beduini <strong>di</strong><br />

Arabia, mentre in senso improprioed estensivo dobbiamo<br />

intendere come unificazine politico-religiosa delle società del<br />

crescente fertile, molto più antiche e civili degli Arabi come<br />

beduini <strong>di</strong> Arabia che forniscono solo il ceto <strong>di</strong>rigente politico e<br />

la comune confessione religiosa. Il Tirreno, sia nella sua<br />

funzionalità <strong>di</strong> traffici e scambi via mare, sia nella continuità<br />

della vita portuale sia nelle crisi militari della tentata espansione<br />

araba, un programma che dura peraltro oltre due secoli,<br />

rappresenta un settore in sintonia con la comune vicenda<br />

me<strong>di</strong>terranea, cioè lo scontro fra Sud e Nord del Me<strong>di</strong>terraneo, in<br />

vista <strong>di</strong> una unificazione ed un controllo, politico, economico,<br />

religioso che da sempre costituisce la <strong>di</strong>alettica delle due sponde<br />

contrapposte e complementari del Me<strong>di</strong>terraneo.<br />

Il dominio del Tirreno rimane saldamente bizantino dal<br />

punto <strong>di</strong> vista navale dal 533 fino alle prime incursioni arabe<br />

attorno al 703, incursioni che nel corso dell'VIII e del IX secolo<br />

provengono dall'Africa e dalla Spagna, cioè dalle due basi della<br />

espansione musulmana verso la Europa meri<strong>di</strong>onale la cui<br />

premessa era appunto costituito dal dominio della rotta del<br />

Tirreno.<br />

13


Nel 669 all'atto del tentativo <strong>di</strong> usurpazione imperiale <strong>di</strong><br />

Mizizio, come lo chiamano le fonti greche, cioè dell'armeno<br />

Mzez Gnouni un generale, conte del tema dell'Opsikion che si<br />

trovava in Sicilia al seguito <strong>di</strong> Costante II assassinato il 15<br />

settembre 668, l'imperatore Costantino IV raccoglie forze navali<br />

in Campania, Esarcato e Sardegna per contrastarlo. Del resto <strong>di</strong><br />

un exercitus de Sar<strong>di</strong>nia e <strong>di</strong> un exercitus de Africa è fatta<br />

menzione nella iussio <strong>di</strong> Giustiniano II al papa nel 687 a<br />

conferma degli atti del VI concilio ecumenico del 680.<br />

La rovina della dominazione bizantina in Africa segnò<br />

l'inizio delle scorrerie arabe in Sicilia e in Sardegna a partire dal<br />

703 ad opera dell'emiro <strong>di</strong> Tunisi. Le incursioni si susseguirono<br />

nel 720, 727, 730, 733, 735, 740: su questo sfondo <strong>di</strong> molestie<br />

militari continue, che corrispondevano territorialmente alle<br />

incursioni in Anatolia <strong>di</strong> questi stessi anni contro il settore<br />

orientale dell'impero bizantino, si collocano gli sforzi <strong>di</strong><br />

resistenza del Tirreno nel suo complesso a partire dalle forze<br />

locali, ostinatamente ancorate alle rispettive tra<strong>di</strong>zioni politiche e<br />

religiose, come mostrano gli esempi delle società locali, bizantina<br />

in Sardegna e nel Tirreno meri<strong>di</strong>onale, del regno italico postlongobardo<br />

e carolingio nel Tirreno settentrionale e in Provenza.<br />

L'Adriatico è noto agli Arabi fin dai primi tempi delle loro<br />

incursioni. I cronisti occidentali segnalano lapresenza <strong>di</strong> flotte<br />

militari arabe <strong>di</strong> provenienza africana o siciliana a Bari (dall'840<br />

o 841) ad Ancona e Adria negli stessi anni. Nell'867 la flotta da<br />

guerra araba appare in Dalmazia e nell'875 a Grado. Molti<br />

geografi arabi dell'alto me<strong>di</strong>eovo danno la descrizione<br />

dell'Adriatico che chiamano Adriya ovvero <strong>di</strong>ra Banagiya cioè<br />

"braccio <strong>di</strong> mare <strong>di</strong> Venezia" ovvero "golfo <strong>di</strong> Venezia". In<strong>di</strong>cano<br />

anche le due città <strong>di</strong> Venezia (Fana<strong>di</strong>ya) e Aquileia. Basti vedere<br />

Ibn Rosteh nel IX secolo (Kitab al-Alaq an-nafisaB); Ibrahin ibn<br />

14


Yaqub (965) e Ibn Hawqal. Al Masu<strong>di</strong> parla <strong>di</strong> una spe<strong>di</strong>zione<br />

musulmana da Tarco in Cilicia fino a Venezia nel 924. La flotta<br />

musulmana era comandata da ad-Dulai. Nel 971 navi veneziane<br />

sono presenti ad al-Mah<strong>di</strong>ya e a Tripoli <strong>di</strong> Barberia.<br />

La portata del dramma militare contro l'Islam è<br />

me<strong>di</strong>terranea e investe soprattutto le isole, utilizzate come basi<br />

preliminari alla espansione territoriale realizzata attraverso la<br />

Spagna e attraverso Costantinopoli: oggetto della conquista<br />

araba, preceduta da razzie annuali volte a destrutturare la società<br />

bizantina nella sua capacità <strong>di</strong> reazione, sono in primo luogo le<br />

isole gran<strong>di</strong> e piccole dell'Egeo: Ro<strong>di</strong> (incursioni e occupazioni<br />

principali 654, 807, 823), Cipro (649, 756, 790, 806, 823)<br />

riconquistata dai bizantini nell'874-878 e soprattutto Creta (675,<br />

688, 786-809), conquistata dagli Arabi nell'824-831 e<br />

riguadagnata all'impero soltanto nel 961. Malgrado le <strong>di</strong>fficoltà<br />

dell'impero <strong>di</strong> fronte ad una invasione dai molteplici punti <strong>di</strong><br />

attrito e sfondamento: le isole dell'Egeo e del Tirreno, l'Anatolia,<br />

le coste della Italia; il mito della potenza navale bizantina si fa<br />

sentire ancora in una lettera <strong>di</strong> papa Paolo I al re Pipino nel 760<br />

in cui preannuncia un fantomatico stolum siciliense <strong>di</strong> trecento<br />

navi <strong>di</strong>rette contro Roma e contro la Francia. D'altra parte nel 778<br />

si verifica uno scontro a Centocelle contro navi greche che<br />

operano il commercio degli schiavi mentre nel 779 napoletani e<br />

bizantini avevano occupato Terracina per terra e per mare. La<br />

<strong>di</strong>fesa contro gli Arabi <strong>di</strong> Africa viene assunta nell'VIII-IX secolo<br />

dai carolingi con l'appoggio <strong>di</strong> flotte italiane. Nell'806 il re<br />

d'Italia Pipino inviò in Corsica la classis de Italia mentre nell'812<br />

papa Leone III si mette d'accordo con Pipino re d'Italia per<br />

<strong>di</strong>fendere le coste italiane da un'armata araba - africana o<br />

spagnola - per cui vennero <strong>di</strong>sposti punti <strong>di</strong> vigilanza lungo le<br />

15


coste: stationes et excubias le famose torri saracene elemento<br />

monumentale caratteristico del panorama delle nostre coste.<br />

La sostanziale reazione delle popolazioni lungo la via delle isole<br />

ai tentativi <strong>di</strong> occupazione araba e il ruolo giocato dalla Sardegna<br />

ducato/arcontato bizantino nel mantenere sgombra la rotta <strong>di</strong><br />

altomare che collega Liguria ed Africa, forniscono la premessa<br />

per il ruolo che Pisa e Genova avranno in seguito, dopo il declino<br />

dell'impero bizantino come potenza navale attorno al XII secolo,<br />

a favore però della marineria occidentale non <strong>di</strong> quella islamica.<br />

Capitolo IX<br />

Una periferia bizantina cerniera fra Bisanzio e l'Occidente: l'area<br />

adriatica<br />

1 - L'area adriatica nella politica bizantina<br />

L'Adriatico è stato caratterizzato nel passaggio dal tardo<br />

antico all'alto me<strong>di</strong>oevo da una corrente <strong>di</strong> traffico internazionale<br />

che da Alessandria giungeva ad Aquileia atta a stimolare lo<br />

sviluppo del fenomeno urbano sulle coste. Il processo delle<br />

migrazioni barbariche, Avari, Slavi e Longobar<strong>di</strong>, provocò su<br />

archi <strong>di</strong> tempo abbastanza lunghi, addensamenti nelle fasce<br />

marittime delle popolazioni romane dell'interno, spesso nella<br />

composizione degli strati superiori, <strong>di</strong>gnitari ecclesiastici e<br />

militari, ufficiali, armatori e commercianti. Si tratta <strong>di</strong> un ceto<br />

<strong>di</strong>rigente citta<strong>di</strong>no che la posteriore cronachistica veneziana am|<br />

rappresentarsi come "nobile", volentieri collegato da genealogie<br />

fittizie alle vecchie famiglie della "nobilitas" romana. La cultura e<br />

le abitu<strong>di</strong>ni economiche del ceto <strong>di</strong>rigente, emigrato più che<br />

profugo, alimentò la continuità <strong>di</strong> una cultura marinara volta alla<br />

interme<strong>di</strong>azione economica e culturale fra i due mon<strong>di</strong>, una<br />

16


vocazione orientale delle società adriatiche al <strong>di</strong> là delle vicende<br />

politiche e militari.<br />

Il processo <strong>di</strong> migrazione dei popoli slavi nei Balcani portò<br />

alla per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> controllo bizantino dell'interno della penisola<br />

balcanica e anche <strong>di</strong> qualche tratto delle coste. Città e fortezze<br />

costiere, in genere sotto il dominio bizantino, erano dotate <strong>di</strong> un<br />

retroterra più o meno ampio e profondo ma erano in grado <strong>di</strong><br />

fungere al tempo stesso da basi militari (Ahrweiler), da centri<br />

commerciali in cui confluiva la produzione a basso costo delle<br />

popolazioni dell'interno e da poli <strong>di</strong> irra<strong>di</strong>azione della<br />

"civilitas/asteiotes" tra<strong>di</strong>zionale.<br />

I romani della Dalmazia, che dopo il crollo del potere<br />

bizantino si erano rifugiati in alcune città costiere e nelle isole,<br />

secondo la prospettiva storica <strong>di</strong> Tomaso arci<strong>di</strong>acono determinata<br />

dal prevalere della istanza urbana e mercantile nel XIII secolo,<br />

"ceperunt alii alia negotia exercere: alii terram incolunt, alii<br />

navibus per mare negotiantes <strong>di</strong>scurrunt". Già nel mio stu<strong>di</strong>o<br />

sulla formazione del ducato venetico, come nello stu<strong>di</strong>o del<br />

Ferluga sul commercio adriatico, risulta dal VI-VII alla metà del<br />

IX secolo l'importanza del commercio marittimo locale fra la<br />

Dalmazia e l'Italia, le Venezie e l'Istria, un commercio marittimo<br />

al tempo stesso sia a carattere locale sia a carattere internazionale,<br />

fenomeno accertato dalle presenze <strong>di</strong> orientali, greci, siriani e<br />

armeni in tutta la costa dell'Esarcato.<br />

Il ducato delle Venezie prima, Venezia poi sostanziò la<br />

propria storia su tale linea evolutiva che dal VI secolo si <strong>di</strong>pana<br />

ininterrottamente fino alla caduta dell'impero bizantino. La<br />

sollecitazione rivolta ai Venetici nel 550 da Narsete, generale in<br />

capo dell'esercito bizantino residente a Ravenna, a trasportare via<br />

mare i mercenari Longobar<strong>di</strong> trattenuti ad Aquileia da una marea,<br />

è l'emblema storico della funzione venetica nella politica<br />

17


izantina: sostegno militare in campo navale da parte dei sud<strong>di</strong>ti<br />

venetici in cambio <strong>di</strong> ricompense che in prosieguo <strong>di</strong> tempo<br />

saranno sotto forma <strong>di</strong> privilegi commerciali. La visita dell'esarco<br />

Longino alla laguna della Venetia nel 568 <strong>di</strong>chiara l'interesse<br />

militare della zona, che nel 735 fornir{ all'esarco Eutichio in fuga<br />

da Ravenna, conquistata da re Liutprando, la base militare da cui<br />

i bizantini poterono recuperare la capitale dell'Esarcato, con<br />

l'aiuto navale dei venetici guidati dal doge Orso, che pose il<br />

blocco a Classe.<br />

Il vescovo greco <strong>di</strong> Olivolo, Cristoforo, alla fine dell'VIII<br />

secolo, al pari dei ss. Cirillo e Meto<strong>di</strong>o che nell'867 <strong>di</strong>battono a<br />

Rialto la questione dell'uso delle tre lingue liturgiche, la lettera in<br />

greco <strong>di</strong> Domenico Marango al patriarca <strong>di</strong> Antiochia Pietro nel<br />

1073, ci mostrano un alto clero venetico, in sintonia con la<br />

società mercantile, aperto alle <strong>di</strong>alettiche influenze della chiesa<br />

orientale, anche in virtù delle sue competenze linguistiche, e con<br />

una peculiare funzione <strong>di</strong> raccordo fra le due chiese; negli anni<br />

fra 1054 e 1073 il patriarcato <strong>di</strong> Grado assume un ruolo <strong>di</strong><br />

me<strong>di</strong>azione nel tentativo <strong>di</strong> comporre lo scisma.<br />

Nel 992 Basilio II concede ai duloi venetici un crisobollo in<br />

cui si contemplano esenzioni fiscali per il commercio venetico da<br />

e per Costantinopoli e nel X secolo prende a formarsi la colonia<br />

venetica <strong>di</strong> Costantinopoli.<br />

2 - I Normanni <strong>nell'Adriatico</strong> ai tempi <strong>di</strong> Alessio I Comneno<br />

Nel maggio 1081 i Normanni guidati da Boemondo<br />

occupano Avlona e Roberto il Guiscardo sottrae Corfù all'impero.<br />

L'impero bizantino deve fronteggiare non tanto una occupazione<br />

militare del suo territorio quanto la minaccia <strong>di</strong> una occupazione<br />

del trono costantinopolitano, sotto pretesto <strong>di</strong>nastico: verso il<br />

18


1078 Costantino Porfirogenito, figlio <strong>di</strong> Michele VII Ducas,<br />

aveva sposato una figlia del Guiscardo, giunta a Costantinopoli<br />

in tempo per assistere alla caduta del suocero Michele VII e per<br />

essere rinchiusa in convento. Si trattava insomma dell'insegna<br />

legittimistica sotto cui ammantare l'esigenza <strong>di</strong> controllo politico<br />

dell' impero: una minaccia <strong>di</strong>retta al ceto <strong>di</strong>rigente dell'impero nel<br />

suo complesso e non limitata ad arrotondamenti territoriali<br />

periferici.<br />

Di fronte all'asse<strong>di</strong>o normanno <strong>di</strong> Durazzo, Alessio I<br />

Comneno, al culmine <strong>di</strong> una crisi territoriale catastrofica, privo <strong>di</strong><br />

risorse, si rivolge per aiuto militare ai turchi e anche<br />

all'imperatore occidentale Enrico IV; trova soprattutto il sostegno<br />

dei veneziani. L'8 ottobre 1081 Alessio I viene sconfitto davanti<br />

a Durazzo che il 21 febbraio 1082 Roberto il Guiscardo pu|<br />

espugnare. La ribellione dei suoi vassalli lo richiama in Italia nel<br />

1082 ma Boemondo continua la marcia per la via Egnatia verso<br />

Tessalonica, compiendo anche una <strong>di</strong>versione contro Gianina<br />

sottoposta ad asse<strong>di</strong>o. Alessio I Comneno viene ulteriormente<br />

sconfitto nel maggio 1082.<br />

Di fronte alla catastrofe incombente nessun prezzo sembra<br />

troppo alto all'imperatore, deluso anche dal mancato aiuto<br />

finanziario prestato dai ceti bizantini, in particolare le borghesie<br />

mercantili dagli incipienti appetiti politici, pronte a giostrare<br />

contro l'aristocrazia fon<strong>di</strong>aria alleandosi a turchi e latini, secondo<br />

l'esempio <strong>di</strong> Antiochia e <strong>di</strong> Amaseia, hoi prokoptein arxantes,<br />

giusta l'aristocratica sufficienza del cesare Niceforo Briennio, il<br />

genero <strong>di</strong> Alessio I. Si rivolge dunque a Venezia e nel maggio<br />

1082 ottiene un pieno sostegno veneziano nella lotta dell'impero<br />

bizantino contro i normanni. I veneziani prestano all'imperatore<br />

Alessio Comneno la flotta necessaria per evitare uno sbarco<br />

normanno <strong>di</strong> rincalzo a Boemondo.<br />

19


Ottengono in cambio un crisobollo in cui sono ripagati del<br />

loro servizio militare con l'esenzione fiscale completa dei<br />

commercianti venetici nel settore siriaco dell'impero ad<br />

eccezione <strong>di</strong> Cipro, Can<strong>di</strong>a e Afro<strong>di</strong>sia (Megalopoli). Il Mar Nero<br />

resta monopolio bizantino. La possibilit{ <strong>di</strong> commerciare al<br />

riparo <strong>di</strong> privilegi immunitari rende le merci veneziane pi`<br />

competitive rispetto ai mercanti bizantini anche se non si<br />

produsse imme<strong>di</strong>atamente un monopolio venetico del commercio<br />

<strong>di</strong> transito nell'impero. Il prezzo pagato dall'imperatore era molto<br />

alto; come alta era la posta in gioco, cio} l'espansione normanna<br />

sulla costa orientale dell'Adriatico dal punto <strong>di</strong> vista veneziano; la<br />

fine della funzione <strong>di</strong>rigente della gerarchia dei Comneni dal<br />

punto <strong>di</strong> vista dell'imperatore Alessio I. Il costo dell'operazione,<br />

nell'ottica aristocratica <strong>di</strong> Alessio I, era a carico delle borghesie<br />

mercantili bizantine, soprattutto siriache, la cui umiliazione<br />

politica non poteva spiacere ad un aristocratico fon<strong>di</strong>ario,<br />

abituato a vedere nei mercanti stranieri dei veicoli <strong>di</strong><br />

commercializzazione a prezzi pi` vantaggiosi, rispetto alle<br />

possibilit{ <strong>di</strong> spesa e <strong>di</strong> assorbimento del mercato interno, <strong>di</strong> una<br />

produzione agricola al massimo della capacit{ produttiva<br />

signorile. Questa tesi tra<strong>di</strong>zionale nella storiografia bizantinistica<br />

} stata <strong>di</strong> recente messa in <strong>di</strong>scussione dallo Hendy per cui la<br />

commercializzazione veneziana ovviava alla grande richiesta <strong>di</strong><br />

mercato <strong>di</strong> Costantinopoli: olio, formaggio, legname, rame,<br />

tessuti <strong>di</strong> lino; mentre i magnati non si servivano affatto delle<br />

navi veneziane per vendere i loro prodotti che essi tendevano al<br />

contrario ad accumulare; mentre le merci importate dai veneziani<br />

erano <strong>di</strong> valore inferiore a quelle esportate per cui la bilancia dei<br />

pagamenti era a favore dei bizantini, compensati attraverso il<br />

fisco con rimesse in metalli preziosi. Pi` convincenti non<br />

sembrano le argomentazioni dello Hendy circa l'importanza<br />

20


elativa del commercio veneziano: nel crisobollo del 992 si<br />

ricorda che il funzionario fiscale dei Dardanelli (kommerkiarios)<br />

esigeva plus de triginta soli<strong>di</strong> per ogni nave veneziana mentre la<br />

riduzione concessa port| a <strong>di</strong>ciassette soli<strong>di</strong> il totale della esazione<br />

che il trattato del 1082 abol~ del tutto: misura ritenuta non<br />

ra<strong>di</strong>cale (1).<br />

(1) M. HENDY, Stu<strong>di</strong>es in the byzantine Monetary Economy c.<br />

300- 1450, Cambridge 1985, pp.591-592.<br />

Fra il giugno e l'ottobre 1082 Boemondo conquista la<br />

Macedonia occidentale e la Tessaglia. Pone l'asse<strong>di</strong>o a Larissa.<br />

21


Lo sposalizio <strong>di</strong> Anna Comnena, figlia primogenita <strong>di</strong> Alessio I,<br />

con Costantino Ducas Porfirogenito nel 1083 mira a far rientrare<br />

nella famiglia dei Comneni i <strong>di</strong>ritti dei Ducas; mentre nella<br />

primavera del 1083 Alessio I riesce con uno stratagemma a<br />

<strong>di</strong>struggere l'accampamento <strong>di</strong> Boemondo, da cui la ritirata <strong>di</strong><br />

Boemondo a Castoria e il suo rientro in Italia alla ricerca <strong>di</strong><br />

rinforzi. Alessio I riesce pertanto a rioccupare Castoria.<br />

Nell'autunno-inverno 1084 la flotta bizantina subisce una <strong>di</strong>sfatta<br />

nei pressi dell'isola <strong>di</strong> Corf`. Roberto il Guiscardo entra nel golfo<br />

<strong>di</strong> Arta e viene fermato da una pestilenza che scoppia nell'armata<br />

normanna. Nel 1085 Ruggero, fratello <strong>di</strong> Roberto il Guiscardo,<br />

occupa l'isola <strong>di</strong> Cefalonia dove } raggiunto dal fratello Roberto<br />

che il 17 luglio 1083 decede.<br />

Il passaggio della I crociata fra il 20 luglio 1096 e la<br />

primavera del 1097, mentre favorisce una ripresa <strong>di</strong> controllo<br />

bizantino in Anatolia, apre il grave problema della conversione<br />

dell'impero bizantino all'idea <strong>di</strong> crociata, che la presenza dei<br />

normanni rendeva sospetta agli occhi della corte<br />

costantinopolitana. La lotta fra Boemondo e Raimondo <strong>di</strong> Tolosa<br />

nel 1099-1104 per il possesso <strong>di</strong> Antiochia si scontra con la<br />

riven<strong>di</strong>cazione bizantina che Alessio I intendeva far valere sulle<br />

citt{ conquistate dai crociati. Nel 1100 Boemondo, prigioniero<br />

dei turchi, viene riscattato ma i crociati subiscono una grave<br />

sconfitta ad Harran per opera dei turchi. I bizantini ne<br />

approfittano per riconquistare altre citt{ oltre Antiochia, sia sulla<br />

costa sia nell'interno: Tarso, Adana, Mamistra, Lao<strong>di</strong>cea, Tripoli<br />

<strong>di</strong> Siria (1104).<br />

Boemondo lascia ad Antiochia il contingente normanno con<br />

alla testa Tancre<strong>di</strong>; torna in Italia, <strong>di</strong> nascosto dei bizantini che lo<br />

credono morto e raduna un esercito con cui aggre<strong>di</strong>re Alessio I.<br />

Nel 1105-1107 Boemondo in Italia organizza le operazioni <strong>di</strong><br />

22


guerra e il 9 ottobre 1107 sbarca ad Avlona ponendo l'asse<strong>di</strong>o a<br />

Durazzo. Alessio I pone il blocco all'armata <strong>di</strong> Boemondo e<br />

finisce per costringere Boemondo alla capitolazione. Nel trattato<br />

<strong>di</strong> Deabolis, nel 1108, Boemondo riconosce la autorit{ <strong>di</strong><br />

Bisanzio e riceve il principato <strong>di</strong> Antiochia in feudo<br />

dall'imperatore, con l'obbligo <strong>di</strong> prestare il suo aiuto<br />

all'imperatore in qualità <strong>di</strong> vassallo.<br />

Alla morte <strong>di</strong> Boemondo in Italia il 6 marzo 1111 il figlio<br />

Tancre<strong>di</strong> non riconosce il trattato <strong>di</strong> Deabolis e riven<strong>di</strong>ca il titolo<br />

<strong>di</strong> Antiochia. Il 18 aprile 1111 viene stipulato il trattato<br />

commerciale fra Bisanzio e Pisa in funzione <strong>di</strong> contenimento dei<br />

veneziani troppo strettamente legati agli interessi dei crociati in<br />

Levante.<br />

Gli interessi veneziani non si confondono con quelli bizantini<br />

se nel 1099 a Venezia viene or<strong>di</strong>nata la organizzazione <strong>di</strong> un<br />

contingente dalmatico e <strong>di</strong> una spe<strong>di</strong>zione navale in soccorso <strong>di</strong><br />

Goffredo <strong>di</strong> Buglione, spe<strong>di</strong>zione che partì dall'Adriatco alla<br />

volta <strong>di</strong> Ro<strong>di</strong> al comando <strong>di</strong> Giovanni Michiel, figlio del doge, e<br />

<strong>di</strong> Arrigo Contarini, vescovo <strong>di</strong> Castello. A Ro<strong>di</strong> avvenne uno<br />

scontro con le truppe bizantine che tentavano <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>re il<br />

soccorso veneziano ai crociati. Nel giugno 1100 la flotta<br />

veneziana entra nella baia <strong>di</strong> Giaffa e, dopo la morte del Buglione<br />

il 18 luglio 1100 e la partecipazione all'asse<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Giaffa e <strong>di</strong><br />

Caifa, i veneziani rientrano, arrivando a Castello il 6 <strong>di</strong>cembre<br />

1100. Ma già nel 1101 i veneziani si alleano con gli ungheresi per<br />

reprimere le imprese piratesche dei normanni sulla costa<br />

dalmatica mentre il conflitto territoriale con Bisanzio si apre<br />

anche formalmente con il riconoscimento dell'imperatore<br />

occidentale Enrico IV, il 20 maggio 1111, della sovranità<br />

veneziana su parti dell'Istria, della Dalmazia e della Croazia,<br />

23


egioni <strong>di</strong> influenza storica dell'arcontato e poi del tema <strong>di</strong><br />

Dalmazia.<br />

Verso la fine del 1111 il doge allestisce una flotta in<br />

soccorso <strong>di</strong> Baldovino I <strong>di</strong> Gerusalemme che giunge per quando<br />

il re <strong>di</strong> Gerusalemme, aiutato dal principe <strong>di</strong> Norvegia, ha già<br />

avuto ragione dei musulmani asserragliati in Sidone. Baldovino I<br />

cede ai veneziani una parte della città <strong>di</strong> san Giovanni d'Acri e<br />

concede il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> avere un magistrato locale, una chiesa, una<br />

strada, un forno, un bagno veneziano; consente anche l'uso <strong>di</strong> pesi<br />

e misure veneziani in tutti i posse<strong>di</strong>menti orientali della<br />

Cristianità. La conversione veneziana all'idea <strong>di</strong> crociata si<br />

traduce pertanto in un potenziamento degli stabilimenti<br />

commerciali in Levante, che acquisiscono quei margini <strong>di</strong><br />

autogoverno e quasi <strong>di</strong> extraterritorialità che furono determinanti<br />

per il maturare <strong>di</strong> una mentalità politica volta alla occupazione<br />

militare e al controllo politico del territorio in cui si esercita il<br />

commercio.<br />

Nel 1115-1116 la ribellione dei domini veneziani in<br />

Dalmazia induce i veneziani al recupero <strong>di</strong> Zara me<strong>di</strong>ante una<br />

spe<strong>di</strong>zione militare.<br />

3 - Lo scacchiere adriatico ai tempi <strong>di</strong> Giovanni II Comneno<br />

Assieme alla politica <strong>di</strong> espansionismo dalmatico Venezia<br />

persegue la sua <strong>di</strong>fesa militare della Crociata e nel 1122,<br />

ottemperando agli appelli del papa e della corte latina <strong>di</strong><br />

Gerusalemme, Venezia prepara un flotta che nel 1123 approdò a<br />

Cipro e alla fine del maggio 1123 ad Accon. Il 30 maggio gli<br />

24


egiziani <strong>di</strong> Ascalona furono <strong>di</strong>sfatti. Il 7 luglio 1124 avviene la<br />

conquista <strong>di</strong> Tiro <strong>di</strong> cui un terzo fu ceduto ai veneziani. Venezia<br />

si crea dunque una solida testa <strong>di</strong> ponte per la propria espansione<br />

commerciale in Oriente, anche ai danni <strong>di</strong> Genova e <strong>di</strong> Pisa.<br />

Di fronte alla aggressività veneziana e al coinvolgimento<br />

nella prassi della crociata, che preoccupa l'impero bizantino,<br />

nell'ottobre 1124 nell'isola <strong>di</strong> Ro<strong>di</strong> si aprono le ostilità fra i<br />

bizantini e i veneziani. L'imperatore Giovanni Comneno è in<br />

posizione <strong>di</strong> forza per i suoi successi in Serbia nel 1123, quando<br />

alla morte <strong>di</strong> Costantino Bo<strong>di</strong>n l'imperatore interviene riuscendo<br />

a sottomettere il paese; l'imperatore non è costretto ad occuparsi<br />

dei Selgiuchi<strong>di</strong> concentrati nelle contese intestine per il<br />

predominio fra i capi turchi in Anatolia, il sultano <strong>di</strong> Iconio<br />

Masud, l'emiro danismen<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> Sebaste Malik Ghazi e l'emiro <strong>di</strong><br />

Melitene Togrul Arslan. Sembra pertanto a Giovanni comneno il<br />

momento per liberarsi della invadenza veneziana; rifiuta <strong>di</strong><br />

rinnovare i privilegi concessi nel 1082 da Alessio I; ma le<br />

spe<strong>di</strong>zioni militari veneziane contro le isole del'Egeo e le coste<br />

25


della Dalmazia fra il 1124 e il 1126 e gli interessi prevalenti della<br />

politica antinormanna inducono nell'agosto 1126 Giovanni<br />

Comneno a rinnovare i privilegi commerciali. Nell'agosto<br />

1137-primi mesi del 1138 Giovanni II riven<strong>di</strong>ca i <strong>di</strong>ritti sul<br />

principato normanno <strong>di</strong> Antiochia e compie una spe<strong>di</strong>zione<br />

contro Raimondo <strong>di</strong> Poitiers, genero <strong>di</strong> Boemondo II<br />

impossessandosi della città; al tempo stesso aderisce alla alleanza<br />

<strong>di</strong> Lotario, <strong>di</strong> papa Innocenzo II e <strong>di</strong> Venezia contro Ruggero II.<br />

La spe<strong>di</strong>zione in Italia Meri<strong>di</strong>onale <strong>di</strong> Lotario II non riesce;<br />

Ruggero II riconquista la Puglia e giunge anche a catturare il 22<br />

luglio 1139 papa Innocenzo II, sconfitto sul Garigliano.<br />

Prigioniero del re <strong>di</strong> Sicilia, il papa deve riguadagnarsi la libert{ a<br />

prezzo del riconoscimento il 27 luglio 1139 <strong>di</strong> Ruggero II come<br />

re <strong>di</strong> Sicilia, duca <strong>di</strong> Puglia e principe <strong>di</strong> Capua.<br />

Nel 1140-1142 si rinnovano le trattative <strong>di</strong> Giovanni II per<br />

una alleanza con Corrado III <strong>di</strong> Hohenstaufen contro Ruggero II,<br />

alleanza sancita dalle nozze <strong>di</strong> Manuele con Berta <strong>di</strong> Sulzbach,<br />

effettivamente avvenute nel 1146.<br />

4 - La politica <strong>di</strong> Manuele I Comneno<br />

Nel 1143-1144 Manuele I Comneno fa scorrerie nel territorio<br />

<strong>di</strong> Antiochia e quando il governatore turco Zengi <strong>di</strong> Mossul si<br />

impadronisce <strong>di</strong> Edessa, il 23 <strong>di</strong>cembre 1144, non porta aiuto a<br />

Raimondo <strong>di</strong> Poitiers principe <strong>di</strong> Antiochia. L'adesione <strong>di</strong><br />

Corrado III alla II crociata, decisa alla <strong>di</strong>eta <strong>di</strong> Spira il 25<br />

<strong>di</strong>cembre 1147, vanifica i progetti <strong>di</strong> Manuele I <strong>di</strong> una<br />

convergenza <strong>di</strong> alleati occidentali contro Ruggero II <strong>di</strong> Sicilia.<br />

Nell'autunno del 1147 Ruggero II <strong>di</strong> Sicilia intraprende una<br />

spe<strong>di</strong>zione navale con equipaggi arabo-normanni contro i<br />

possessi bizantini. Egli riesce a conquistare Corf` e Nauplia,<br />

26


sbarca a Corinto, saccheggia il territorio tebano e rientra in Sicilia<br />

con un grande bottino.<br />

Nel ll47-1148 Manuele I Comneno, <strong>di</strong> fronte alla <strong>di</strong>sastrosa<br />

invasione normanna, ricorre all'aiuto della flotta veneziana e apre<br />

in cambio al commercio veneziano i porti non inclusi nel<br />

crisobollo del 1082: Cipro, Can<strong>di</strong>a e Afro<strong>di</strong>sia-Megalopoli. Nel<br />

1148 i veneziani riconquistano Corf` per conto dell'imperatore.<br />

Nel 1149 Manuele I riesce anche nell'intento <strong>di</strong> rinnovare la<br />

alleanza con Corrado III contro il re Ruggero II <strong>di</strong> Sicilia.<br />

Corrado III nel corso dell'inverno porta la guerra in Italia<br />

meri<strong>di</strong>onale contro i normanni. Nel 1151 Corrado III occupa<br />

Ancona e si allea con i vassalli normanni della Puglia. Intanto<br />

Manuele I nel 1151-1156 costringe la Serbia, ribellatasi con<br />

l'appoggio <strong>di</strong> re Geiza d'Ungheria, a riconoscere l'autorit{ <strong>di</strong><br />

Bisanzio. All'atto della successione <strong>di</strong> Guglielmo I in Sicilia il 4<br />

aprile 1154 Manuele I respinge la richiesta <strong>di</strong> pace del normanno.<br />

5 - Ancona e le citt{ dell'Adriatico nella politica italiana <strong>di</strong><br />

Manuele I<br />

L'importanza economica e politica degli interessi mercantili<br />

all'interno del ceto aristocratico anconetano risulta non per<br />

applicazione <strong>di</strong> modelli esterni alla citt{, come sostiene Abulafia,<br />

ma proprio dall'esame della politica <strong>di</strong> Ancona nei confronti <strong>di</strong><br />

Venezia e <strong>di</strong> Costantinopoli. Nel corso del XII secolo si<br />

determinarono frequenti crisi belliche fra le due citt{ marinare:<br />

nel 1151, 1173, 1180, 1185-1186, 1196. Venezia cominci| per<br />

tempo ad interessarsi da vicino delle cose della Marca<br />

anconetana; si intromise nei contrasti fra le minori città marinare<br />

marchigiane, quali Pesaro e Fano, assumendo il ruolo <strong>di</strong> garante e<br />

protettrice: i patti del l marzo e del l6 febbraio 1141 mostrano<br />

27


Venezia porre la premessa per un intervento militare contro<br />

Ancona anche attraverso la garanzia dell'autonomia delle forze<br />

locali. La guerra tra veneziani e anconetani nel 1151 era stata<br />

seguita da una pace e da un privilegio commerciale del doge<br />

Domenico Morosini e del popolo <strong>di</strong> Venezia nel giugno e agosto<br />

1152. Ma la concorrenza commerciale, sostenuta da una vera e<br />

propria guerra <strong>di</strong> corsa, condotta privatamente dai patroni delle<br />

navi, doveva riaprire rapidamente il conflitto fra le due citt{: il<br />

doge cronista del XIV secolo Andrea Dandolo nella sua Chronica<br />

brevis parla <strong>di</strong> Anchonitanorum arrogancia in riferimento ai<br />

contrasti veneto-anconetani della metà del XII secolo.<br />

Ancona sfidava Venezia appoggiandosi alla potenza<br />

bizantina proprio negli anni in cui questa consolidava ed<br />

estendeva il proprio dominio in Dalmazia. Ancona aveva trovato<br />

conveniente <strong>di</strong>venire "la base dell'azione <strong>di</strong>plomatica e militare<br />

bizantina in Italia" (Borsari) durante tutto l'arco della politica<br />

italiana <strong>di</strong> Manuele Comneno, cio} dal 1149 al 1176 circa.<br />

Giovanni Cinnamo afferma: epineion de Italias estin o Ancon e la<br />

mostra in azione come hormeterion cioè "base" bizantina in Italia.<br />

Manuele Comneno attorno al 1149 aveva mirato a restaurare il<br />

dominio bizantino nell'Italia meri<strong>di</strong>onale, per risolvere l'annoso<br />

problema del contenimento dell'espansionismo normanno. Di<br />

fronte ai gravi contrasti che si erano aperti fra Adriano IV prima,<br />

Alessandro III poi e l'imperatore occidentale Federico I, aveva<br />

successivamente accarezzato il progetto <strong>di</strong> ristabilire l'unità<br />

imperiale; con le parole <strong>di</strong> Classen "voleva cio} essere<br />

riconosciuto dal papa e da tutti i sovrani dell'occidente come<br />

unico imperatore romano al posto dello svevo scismatico",<br />

progetto che perseguì negoziando con Alessandro III l'unità delle<br />

chiese, ma soprattutto esplicando una intensa attività <strong>di</strong>plomatica<br />

presso signori e città italiane e occidentali. Manuele in questa<br />

28


fase della sua politica sostenne finanziariamente lo sforzo bellico<br />

dei comuni italiani contro il Barbarossa, fece <strong>di</strong> Ancona il centro<br />

della attività dei suoi inviati. Una prima flotta bizantina era scesa<br />

alla fonda ad Ancona nel 1149, al comando del megas<br />

domestikos Giovanni Axuch, un turco antico favorito <strong>di</strong> Giovanni<br />

Comneno. Nel 1155 una seconda flotta bizantina, guidata da<br />

Giovanni Ducas, probabilmente figlio minore <strong>di</strong> Anna Comnena<br />

e quin<strong>di</strong> cugino <strong>di</strong> Manuele, e Michele Paleologo era nel porto <strong>di</strong><br />

Ancona, in vista <strong>di</strong> una spe<strong>di</strong>zione antinormanna, cui avrebbe<br />

dovuto partecipare anche il Barbarossa; ma che poi non ebbe<br />

luogo. Nel 1155-1158 i romei sbarcano ad Ancona e il loro<br />

comandante Michele Paleologo si accorda con i vassalli<br />

normanni che gli consentono <strong>di</strong> invadere la Puglia; si verificano<br />

pertanto le riconquiste bizantine <strong>di</strong> Bari, Trani, Barletta. Il papa<br />

Adriano IV si affianca militarmente ai bizantini. Giovanni Ducas,<br />

successore del Paleologo nel comando italiano, continua le<br />

operazioni militari fino a Taranto e a Brin<strong>di</strong>si. Nel 1157 Alessio<br />

Axuch, Andrea <strong>di</strong> Rupecanina e Costantino Opos cercarono <strong>di</strong><br />

promuovere una spe<strong>di</strong>zone antinormanna dei signori locali<br />

italiani. Ma nel 1158 Manuele I è costretto a trattare la pace con<br />

Guglielmo I poiché la flotta romea viene sconfitta dai Normanni<br />

nei pressi dell'Eubea e al tempo stesso l'esercito bizantino viene<br />

sconfitto a Brin<strong>di</strong>si.<br />

Nel 1157-1158 Ancona stipul| un trattato con Manuele<br />

Comneno in cui, pur <strong>di</strong>chiarando <strong>di</strong> non voler aprire le ostilità<br />

contro il rex ton Alamanon, si impegnava ad ospitare i<br />

rappresentanti <strong>di</strong>plomatici dell'imperatore orientale e a custo<strong>di</strong>rne<br />

gli ingenti mezzi finanziari che il basileus poneva a <strong>di</strong>sposizione<br />

della sua politica italiana. I legati bizantini avevano dovuto<br />

lasciare la città in seguito alla seconda <strong>di</strong>scesa in Italia <strong>di</strong><br />

Federico Barbarossa. Nel 1167 il Barbarossa, perfettamente<br />

29


consapevole del pericolo rappresentato dalla influenza greca sulla<br />

città marittime, dove i legati bizantini si adoperavano "ut civitates<br />

maritimas, quod saepius antehac attemptatum novimus, seu vi seu<br />

dolo sub Graecorum re<strong>di</strong>gerent <strong>di</strong>tionem" (1) cerc| <strong>di</strong> risolvere il<br />

problema <strong>di</strong> Ancona, ormai manifestamente entrata nella sfera <strong>di</strong><br />

influenza bizantina, ponendo un primo asse<strong>di</strong>o alla città, che<br />

dovette essere tolto dopo tre settimane.<br />

L'arrogancia <strong>di</strong> cui parla il Dandolo era fatta anche <strong>di</strong><br />

protezione politica e assistenza economica bizantina; proprio nel<br />

periodo cruciale in cui il basileus Manuele Comneno tenta <strong>di</strong><br />

infliggere un colpo decisivo agli interessi commerciali veneziani<br />

in Romania, con il sequestro dei capitali e l'arresto dei veneziani<br />

nel 1171. L'aristocrazia consolare anconetana, legata agli interessi<br />

dei gran<strong>di</strong> mercanti, non mancò <strong>di</strong> percepire nel quadro dei<br />

traffici orientali la possibilità <strong>di</strong> rapida espansione e penetrazione<br />

commerciale nel vuoto lasciato dai veneziani. La partecipazione<br />

veneziana all'asse<strong>di</strong>o del 1173 sembrerebbe anzi determinata<br />

dall'atteggiamento assunto dagli anconetani che, in seguito<br />

all'episo<strong>di</strong>o del 1171, avrebbero aperto la guerra <strong>di</strong> corsa contro i<br />

veneziani.<br />

Boncompagno da Signa registra puntualmente l'insanabile<br />

contrasto fra anconetani e veneziani "qui semper quodam speciali<br />

o<strong>di</strong>o Anchonam oderunt" con un termine che ricorre anche<br />

nell'Historia Ducum Veneticorum. N] gli sfuggono i termini della<br />

politica italiana <strong>di</strong> Manuele Comneno: Imperabat enim tunc in<br />

urbe Constantinopolitana serenissimus Hemanuel, qui miserat<br />

istum (cioè il legato greco) in Italiam, ut compararet quasdam<br />

civitates et bona civium, et eisdem postmodum suo nomine<br />

redderet in feudum". L'interpretazione in chiave occidentale del<br />

donativo <strong>di</strong> Manuele, per cui ci troveremmo <strong>di</strong> fronte ad una<br />

30


oblazione dei signori locali in cambio <strong>di</strong> un premio in denaro, è<br />

forse da ricondursi all'uso bizantino della roga, biennale o<br />

(1) cfr. qui p. 00 n.0.<br />

quadriennale che fosse il versamento. (1) Questa volontà <strong>di</strong><br />

Manuele <strong>di</strong> legare a sé, al riconoscimento della propria<br />

monarchia universale, gli esponenti dell'occidente latino<br />

attraverso le forme <strong>di</strong> soggezione tipiche del mondo feudale, ci è<br />

confermata da Niceta Coniata, secondo il quale i legati imperiali<br />

in Italia condussero a termine le loro missioni "sia che fosse tirare<br />

nella sua amicizia (philia) alcuni, che denominano lizioi, sia che<br />

fosse qualcos'altro utile ai Romei".<br />

Il concetto <strong>di</strong> philia-amicitia era, secondo il pensiero politico<br />

bizantino, il nucleo ideale <strong>di</strong> un effettivo e spontaneo<br />

riconoscimento <strong>di</strong> superiore sovranità dell'autocrate bizantino;<br />

atto formale cui le città italiane o singoli personaggi del mondo<br />

feudale si piegavano in cambio <strong>di</strong> concreti vantaggi economici<br />

sotto forma <strong>di</strong> privilegi commerciali e sovvenzioni ed anche per<br />

ottenere una sorta <strong>di</strong> legalizzazione della propria autonomia<br />

politica, nel momento in cui l'imperatore tedesco attenta più<br />

duramente alle autonomie comunali ed esige pesanti tributi. I<br />

capitali che il ceto consolare anconetano ottenne dall'impero<br />

orientale si tradussero certamente in un potenziamento degli<br />

investimenti mercantili e in una tonificazione della circolazione<br />

monetaria, cioè in lavoro e in espansione economica: in questo<br />

sfondo va colta la solenne celebrazione che nel Liber de<br />

obsi<strong>di</strong>one Ancone, opera che riflette gli umori e gli orientamenti<br />

dei notabili citta<strong>di</strong>ni legati al vecchio ceto consolare,<br />

Boncompagno da Signa assume larghezza imperiale a movente <strong>di</strong><br />

lievitazione sociale nella marca anconetana all'insegna della<br />

filantropia imperiale.<br />

31


L'importanza <strong>di</strong> Ancona nello scacchiere politico <strong>di</strong> Manuele<br />

è <strong>di</strong>mostrata anche dalla qualità dei personaggi cui è confidata la<br />

politica imperiale verso la città. L'asse<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Ancona del 1173<br />

venne sostenuto dalla presenza del sebastos Costantino Ducas,<br />

marito <strong>di</strong> una figlia del sebastocratore Isacco, fratello <strong>di</strong> Manuele<br />

Comneno e duca dei posse<strong>di</strong>menti bizantini dell'altra costa<br />

dell'Adriatico, dalla Dalmazia all'Albania.<br />

La pace <strong>di</strong> Venezia nel 1177 riavvicinando imperatore e papa<br />

permise al Barbarossa e al suo successore <strong>di</strong> riprendere "il<br />

vigoroso esercizio dell'autorità imperiale" (Fasoli) nella Marca <strong>di</strong><br />

Ancona attraverso i marchesi imperiali, quali Corrado <strong>di</strong><br />

Luetzlhard e in seguito il famigerato Marcovaldo <strong>di</strong> Anweiler. Il<br />

vantaggio più consistente per Ancona furono una serie <strong>di</strong><br />

privilegi <strong>di</strong> carattere commerciale riassunti nella isopolitia<br />

concessa da Manuele Comneno agli anconetani, da intendersi<br />

forse come adeguazione degli obblighi fiscali dei mercanti<br />

anconetani alla misura comune ai sud<strong>di</strong>ti bizantini e come facoltà<br />

<strong>di</strong> residenza nei centri bizantini. Il quartiere e la chiesa <strong>di</strong> Santo<br />

Stefano degli Anconetani a Costantinopoli, alla fine del XII<br />

secolo, restavano realizzazioni importanti e durature nello<br />

sviluppo della città adriatica.<br />

Nel corso del XII secolo anche le città dalmatiche conoscono<br />

una estensione della loro rete commerciale sotto la protezione<br />

bizantina. Ragusa, che secondo Krekic sembra ancora riconoscere<br />

una forma <strong>di</strong> sovranità bizantina, entra in rapporto con molte citt{<br />

italiane, dalmatiche e istriane: con Molfetta nel 1148, con Pisa<br />

nel 1169, con Ravenna ed Ancona nel 1188, con Fano nel 1199,<br />

con Bari e Monopoli nel 1201, con Termoli nel 1203, con<br />

Rovigno in Istria nel 1190 ma anche con Almissa e Cattaro in<br />

Dalmazia. D'altra parte inizia la penetrazione commerciale<br />

32


(1) Cfr. HENDY, op. cit., pp.187-191.<br />

balcanica come mostrano i trattati con la Serbia del 1186, con la<br />

Zaclumia nel 1186 e 1190 e con la Bosnia nel 1199. Sospetto è<br />

invece il documento <strong>di</strong> accordo commerciale con Isacco II<br />

Angelo del 1192.<br />

Ragusa assume una funzione me<strong>di</strong>atrice fra l'interno della<br />

penisola balcanica e alcune città adriatiche, ma senza entrare in<br />

conflitto con gli interessi veneziani. Mentre fra XI e XII secolo il<br />

movimento delle crociate produsse anche un rafforzamento del<br />

commercio balcanico, nel corso del XII secolo le altre città<br />

dalmatiche che per un breve periodo riconobbero la sovranità<br />

bizantina furono in grado <strong>di</strong> estendere la loro partecipazione al<br />

segmento del commercio internazionale nel settore adriatico e<br />

balcanico, nella Croazia e nella Serbia. Spalato verso la fine del<br />

secolo ottenne da Stefano Nemanja gran zupano <strong>di</strong> Serbia<br />

privilegi e facilitazioni commerciali. Il grande cambiamento ebbe<br />

luogo nell'XI secolo allorché tutta la penisola venne a trovarsi<br />

sotto il controllo politico dell'impero bizantino. Le strade verso<br />

l'Europa centrale <strong>di</strong>vennero pi` sicure e Venezia prese ad<br />

occupare nel commercio internazionale un ruolo <strong>di</strong> grande<br />

importanza, contribuendo ad accentuare la funzione delle vie<br />

commerciali minori lungo i bor<strong>di</strong> della penisola balcanica.<br />

L'Adriatico era la rotta veneziana per eccellenza che portava<br />

verso il Peloponneso e attraverso l'Egeo a Costantinopoli o lungo<br />

l'isola <strong>di</strong> Creta, ma talvolta anche Cipro, in Siria, Palestina ed<br />

Egitto. La grande poltica continentale dei Comneni nei Balcani si<br />

tradusse anche in una ripresa <strong>di</strong> circolazione <strong>di</strong> merci e <strong>di</strong> uomini<br />

e in un potenziamento del fenomeno urbano sulle coste<br />

dell'Adriatico, al <strong>di</strong> là dei conflitti interni fra le varie città, segno<br />

inquietante ma certo <strong>di</strong> espansione economica.<br />

33


6 - La politica <strong>di</strong> Manuele I Comneno verso i Veneziani<br />

Nel 1150 Venezia ottiene me<strong>di</strong>ante l'invio <strong>di</strong> una flotta il<br />

rinnovo del giuramento <strong>di</strong> sud<strong>di</strong>tanza a Venezia dei posse<strong>di</strong>menti<br />

dalmatici.<br />

La politica antinormanna cementa la unione fra bizantini e<br />

veneziani. Ancona rientra in un progetto <strong>di</strong> cooperazione fra<br />

Manuele Comneno e Federico Barbarossa subito dopo il 1152,<br />

quando si sperava <strong>di</strong> rinnovare il trattato stipulato a<br />

Costantinopoli da Corrado III al passaggio della seconda crociata:<br />

si prevedeva un attacco contro il regno normanno in una alleanza<br />

che comprendeva anche un legame matrimoniale che comportava<br />

la Italia come dote della porfirogenita Maria. Forse si prevedeva<br />

una spartizione del regno <strong>di</strong> Sicilia con la restituzione della<br />

Puglia ai bizantini sotto forma <strong>di</strong> un tema <strong>di</strong> Italia. I veneziani<br />

sono spinti ad entrare in questo progetto <strong>di</strong> invasione della Puglia<br />

a causa della politica normanna verso orfù e la Grecia, cio} <strong>di</strong><br />

fronte al timonre <strong>di</strong> una conquista normanna volta al controllo<br />

dello stretto. La riconquista bizantina <strong>di</strong> Corf`, con l'aiuto<br />

veneziano, rese pi` lontano il pericolo del controllo normanno<br />

dello stretto e quin<strong>di</strong> l'interesse veneziano ad una impresa<br />

antinortmanna tendeva a venir meno, <strong>di</strong> fronte alla prospettiva <strong>di</strong><br />

un controllo bizantino della Puglia. La morte <strong>di</strong> Ruggero II nel<br />

1154 favorì l'irrequietezza dei baroni insod<strong>di</strong>sfatti del centralismo<br />

regio mentre le città <strong>di</strong> Puglia vedevano possibilità <strong>di</strong><br />

consolidamento delle loro autonomie nel senso <strong>di</strong> altre città<br />

adriatiche sotto influenza bizantina.<br />

In tale contesto le città della costa adriatica <strong>di</strong>vennero per i<br />

bizantini significative controparti politiche anche nel ruolo <strong>di</strong> basi<br />

militari per le truppe da inviare in Puglia; la notizia dello<br />

Chalandon sul ruolo <strong>di</strong> Fano nella politica <strong>di</strong> Manuele ha un<br />

34


significato nel quadro adriatico dell'imperatore e trova riscontro<br />

nel ruolo assunto da Ancona dopo il 1157, quando la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />

rapporto fra Venezia e Manuele Comneno <strong>di</strong>viene secondo il<br />

Cinnamo il motivo per cui l'imperatore "pens essere<br />

fondamentale avanzare pretese su Ancona donde potesse umiliare<br />

l'orogoglio veneziano e da dove condurre facilissimamanete<br />

guerre in Italia. Per questo motivo invi Alessio (Axuchos) con<br />

molto denaro ad Ancona". Questo denaro suscitava il sospetto<br />

della corte occidentale che non credeva tali somme finalizzate<br />

alla sola campagna contro i Normanni, se Rahewino <strong>di</strong>chiara che<br />

"in realt{ (tale denaro doveva servire) a ricondurre sotto la<br />

signoria dei Greci le città della costa, cosa che più volte prima<br />

sappiamo essere stato attentato, sia con la forza sia con il dolo"<br />

(1). Nel 1167 l'influenza balcanica <strong>di</strong> Manuele si riafferma con la<br />

spe<strong>di</strong>zione contro l'Ungheria sotto il comando <strong>di</strong> Andronico<br />

Kontostefano: Stefano III <strong>di</strong> Ungheria viene sconfitto a Semlin e i<br />

bizantini rimangono in saldo possesso della Dalmazia, della<br />

Bosnia e <strong>di</strong> parte della Croazia. E' il momento questo fra il 1167-<br />

1170 dei ripetuti tentativi <strong>di</strong> Manuele I <strong>di</strong> suscitare una guerra<br />

contro Federico I Barbarossa. Nel 1171 Manuele me<strong>di</strong>ta<br />

ad<strong>di</strong>rittura un rovesciamento <strong>di</strong> alleanze negoziando il<br />

matrimonio della propria figlia, Maria Porfirogenita vedova <strong>di</strong><br />

Bela <strong>di</strong> Ungheria, con Guglielmo II. Il ritiro della proposta<br />

provoca per| lo sdegno della corte normanna. Il 12 marzo 1171<br />

Manuele I Comneno or<strong>di</strong>na la confisca delle navi e delle<br />

proprietà veneziane nonché l'arresto dei mercanti veneziani a<br />

Costantinopoli e in tutto l'impero. Il danno fu <strong>di</strong> quin<strong>di</strong>ci<br />

kentenaria mentre gli arrestati sarebbero stati10.000. Il capitale <strong>di</strong><br />

traffico, cioè navi e merci, per lo Hendy ècalcolabile in 345.000<br />

iperperi <strong>di</strong> cui il capitale <strong>di</strong> traffico 230.000 iperperi, (400.000<br />

per Borsari) per un complesso <strong>di</strong> 50 navi e un red<strong>di</strong>to del fisco, al<br />

35


tasso del patto del 992, <strong>di</strong> 850 iperperi annui. (1) Le rappresaglie<br />

veneziane non si fanno attendere: incursioni nelle città<br />

dalmatiche e sbarco in Eubea, occupazioni delle isole <strong>di</strong> Chio e <strong>di</strong><br />

Lesbo. Lo scoppio della pestilenza negli equipaggi veneziani<br />

costringe i veneziani a ritornare in laguna. I rapporti venetobizantini<br />

risultano <strong>di</strong> fatto sospesi per una decina d'anni e non<br />

furono formalmente ripresi fino ai trattati del 1187/9.<br />

Le città adriatiche, egemonizzate dal monopolio veneziano<br />

sostenuto con una vigorosa politica <strong>di</strong> deterrenza militare,<br />

rialzano il capo e nel 1171 scoppia la ribellione delle città<br />

dalmatiche, che però rientra in seguito alla spe<strong>di</strong>zione veneziana<br />

contro Zara. Come ritorsione contro l'impero bizantino Venezia<br />

invia alla fine <strong>di</strong> maggio del 1172 una spe<strong>di</strong>zione navale contro le<br />

isole ionie che per| fallisce a causa della peste e <strong>di</strong> una tempesta a<br />

sud <strong>di</strong> Sciro.<br />

Nel 1173 il Barbarossa muove guerra ai bizantini ponendo<br />

l'asse<strong>di</strong>o ad Ancona e spinge contemporaneamente il sultano <strong>di</strong><br />

Iconio ad attaccare i territori bizantini d'Asia Minore.<br />

Il 5 settembre 1175 si assiste ad un rovesciamento decisivo <strong>di</strong><br />

fronti, con la alleanza veneziana con i normanni ai danni<br />

del'impero bizantino. Nel 1176 Manuele I Comneno ristabilisce i<br />

privilegi commerciali veneziani e assicura il pagamento <strong>di</strong> 1.400<br />

libbre d'oro in riparazione dei danni del 1171.<br />

Gli eventi del 1198-1204, con la adesione <strong>di</strong> Venezia alla IV<br />

crociata, segnano il coronamento della politica adriatica <strong>di</strong><br />

Venezia nei suoi rapporti con l'impero orientale. Il <strong>di</strong>rottamento<br />

su Zara, ribelle ancora una volta al dominio veneziano, e la<br />

decisione presa nel marzo 1204 <strong>di</strong> dar vita all'impero latino <strong>di</strong><br />

Costantinopoli realizzano il controllo commerciale e militare<br />

dell'Adriatico in funzione veneziana saldando ad esso<br />

strettamente il controllo politico del mercato orientale, vero e<br />

36


proprio centro <strong>di</strong> sbocco commerciale e <strong>di</strong> approvvigionamento<br />

mercantile dell'area adriatica.<br />

7 - Da Manuele I a Andronico I Comneno<br />

Serrato nella morsa dell'espansionismo occidentale e<br />

dell'invasione turca, fin dall'ormai lontano l071; l'impero romeo<br />

aveva fronteggiato con fortuna i due avversari e grazie all'opera<br />

(1) M.G.H. in usum scholarum, Hannover 1876, II, 190. Cfr. qui<br />

p. 000.<br />

(2) HENDY, op. cit., pp. 593-595, ma non utilizza S. BORSARI,<br />

Il commercio veneziano nell'Impero bizantino nel XII secolo, in<br />

"Rivista Storica Italiana", 76(1964), pp.982-987 e ID., Il<br />

crisobullo <strong>di</strong> Alessio I per Venezia, in "Annali dell'Istituto<br />

Italiano per gli stu<strong>di</strong> storici", 2(1970), pp. 111-131; ID., Per la<br />

storia del commercio veneziano col mondo bizantino nel XII<br />

secolo, in "Rivista Storica Italiana", 88 (1976), pp. 104-126. Le<br />

due valutazioni complessive <strong>di</strong>fferiscono sulla quota destinata<br />

al commercio (il totale per il Borsari).<br />

<strong>di</strong> Alessio I Comneno e del figlio Giovanni, lo stato aveva<br />

riguadagnato un suo spazio nella penisola balcanica e nella<br />

Turchia occidentale, lasciando in ere<strong>di</strong>tà a Manuele I il compito<br />

<strong>di</strong> proseguire in questa opera <strong>di</strong> riconquista, che tanto bene si<br />

accordava, da un punto <strong>di</strong> vista ideale, con il programma<br />

ecumenico implicito nella funzione <strong>di</strong> basileus. In tal senso la<br />

critica della epistola del prete Gianni alle pretese universalistiche<br />

dell'impero orientale rientra nel quadro dello scontro fra i due<br />

imperi.<br />

37


Non a caso l'indagine del Brand è delimitata fra il 1180, che<br />

con la morte dell'ambizioso Manuele segnava la fine <strong>di</strong> ogni<br />

possibile programma bizantino <strong>di</strong> impero universale, in cui si<br />

esprimeva la esigenza della riconquista dello spazio anteriore al<br />

1071, e il 1204, anno della conquista latina <strong>di</strong> Costantinopoli, che<br />

framment| la ecumene romea in un instabile aggregato <strong>di</strong> stati<br />

latini e greci, da cui non potè più emergere una grande potenza<br />

me<strong>di</strong>terranea romea. Quando il Brand <strong>di</strong>chiara l'assoluta<br />

preminenza della classe magnatizia dei latifon<strong>di</strong>sti e il<br />

contraccolpo terribile che per essa rappresent| la per<strong>di</strong>ta dell'Asia<br />

Minore alla fine dell'XI secolo, tema che ora lo Hendy tende a<br />

vanificare me<strong>di</strong>ante il suo <strong>di</strong>scorso geografico sulla zone<br />

economicamente significative dell'Anatolia, restate in mano<br />

bizantina, il Brand pone l'accento su <strong>di</strong> un problema sociale già<br />

proposto dal Levtchenko nel 1949 e che ebbe certo riflessi<br />

politici notevoli nella crisi dello stato quale si rivelò alla fine<br />

dell'XI secolo; crisi messa a fuoco nell'attenzione degli storici<br />

maggiori da Neumann ad Ostrogorsky nel più appariscente<br />

contrasto fra aristocrazia civile e aristocrazia militare, la abile tesi<br />

<strong>di</strong> Psello, aspetto culminante delle convulsioni <strong>di</strong> un intero<br />

mondo aristocratico, cui, sottratta la terra, non restava che la<br />

eliminazione <strong>di</strong> parte dei suoi membri: non esiste, per Bisanzio,<br />

una storia della nobiltà povera, la cui funzione è per converso<br />

meglio indagata per l'Occidente latino. Se il problema è <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>fficile accertamento storiografico, forse, legato com'è alla<br />

possibilità <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> una prosopografia esaustiva dell'impero<br />

romeo, può però valere come in<strong>di</strong>ce dei concreti problemi <strong>di</strong><br />

sopravvivenza <strong>di</strong> un clan aristocratico proprio la vicenda della<br />

famiglia fra le più attive alla fine dell'XI secolo inizi del XII<br />

secolo, quei Comneni i cui latifon<strong>di</strong> si accentravano attorno a<br />

Castamone (Kastamuni); l'episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Alessio, il futuro Alessio I<br />

38


Comneno, che plutarchescamente piange sulle rovine non <strong>di</strong><br />

Cartagine ma della villa <strong>di</strong> suo nonno a Castamone, devastata dai<br />

Turchi, ci chiarisce bene lo stato d'animo <strong>di</strong> un aristocratico<br />

spodestato del suo dominio fon<strong>di</strong>ario, che è potere politico ancor<br />

prima che <strong>di</strong>sponibilità economica. I conta<strong>di</strong>ni che, scortolo <strong>di</strong><br />

lungi, chiamano i turchi dei <strong>di</strong>ntorni contro <strong>di</strong> lui, la <strong>di</strong>cono lunga<br />

sui rapporti sociali fra signori e servi (1). Già il Lamma <strong>di</strong> La fine<br />

dei Comneni e l'ere<strong>di</strong>tà storica <strong>di</strong> Manuele aveva sottolineato la<br />

ambiziosa politica universalistica <strong>di</strong> Manuele, in contrasto con<br />

l'universalismo occidentale espresso con uguale fierezza e<br />

pertinacia propagan<strong>di</strong>stica dal Barbarossa.<br />

Manuele nel 1189-1190 era sembrato vicino alla<br />

realizzazione dei suoi gran<strong>di</strong>osi progetti: per l'impero bizantino si<br />

trattava <strong>di</strong> un programma universalistico non casuale e<br />

<strong>di</strong>fficilmente elu<strong>di</strong>bile in questo momento, come ben rileva<br />

l'Ostrogorsky, programma in cui si inquadra il problema della<br />

soluzione che l'imperatore voleva dare alla questione<br />

dell'espansionismo normanno.<br />

8 - I problemi insoluti dell'impero bizantino<br />

I problemi più gravi che la morte <strong>di</strong> Manuele riproponeva<br />

avevano acquistato la loro fisionomia definitiva proprio negli<br />

ultimi anni del suo lungo regno, dal 1171 al 1177; il primo e, in<br />

prospettiva, più grave era quello della politica latina<br />

dell'imperatore, con le sue apparenti contrad<strong>di</strong>zioni. Manuele, che<br />

potrà essere accusato da Niceta Coniata <strong>di</strong> essere stato filolatino,<br />

aveva tentato <strong>di</strong> sbarazzare l'impero dell'ipoteca venziana con il<br />

colpo <strong>di</strong> mano del 12 marzo 1171. Questo aspetto della politica<br />

latina <strong>di</strong> Manuele dovette essere concepito in termini <strong>di</strong> squisito<br />

opportunismo, a breve scadenza, e al tempo stesso <strong>di</strong> più larga e<br />

39


consapevole prospettiva storica. L'operazione quale fu eseguita,<br />

cioè con l'"ingannevole" invito <strong>di</strong>ramato verso il 1170 ai mercanti<br />

veneziani <strong>di</strong> portare liberamente i loro capitali <strong>di</strong> traffico in<br />

Romania, come vogliono le fonti veneziane, per il significativo<br />

riscontro che trova nel patto dell'ottobre 1169 e nella convenzione<br />

del luglio-agosto 1170 con Genova, che port| al ristabilimento del<br />

quartiere genovese <strong>di</strong> Coparion a Costantinopoli, fece pensare<br />

agli storici moderni, sulle orme degli autori veneziani più antichi,<br />

a una frode del basileus, giocata ai danni <strong>di</strong> veneziani come<br />

genovesi. I fatti sono noti: la colonia veneziana <strong>di</strong><br />

Costantinopoli, astiosa contro i genovesi che l'impero bizantino<br />

usava come contrappeso al prepotere commerciale veneziano,<br />

assaltò e saccheggiò il quartiere genovese <strong>di</strong> Coparion, fornendo<br />

al basileus un plausibile pretesto <strong>di</strong> intervento. Con una<br />

concertatissima azione <strong>di</strong> polizia, svolta simultaneamente in tutto<br />

il territorio dell'impero oltre che a Costantinopoli,<br />

Manuele faceva arrestare tutti i mercanti veneziani e faceva loro<br />

confiscare i beni. Si realizza così un ottimo profitto finanziario,<br />

contro il parere del Cessi per il quale "non è il caso <strong>di</strong> pensare a<br />

gravi <strong>di</strong>ssi<strong>di</strong> fra Veneziani e impero d'oriente, a profonde antitesi<br />

politiche, oppure a meschino espe<strong>di</strong>ente per (1) NIC. BRYEN.<br />

hyle hist., II, 26.<br />

sopperire a necessità finanziarie contingenti"; profitto ai danni dei<br />

mercanti, soprattutto veneziani, forse in<strong>di</strong>rettamente anche dei<br />

genovesi, i cui capitali <strong>di</strong> traffico erano finiti in mano veneziana.<br />

Ma <strong>di</strong> certo il basileus avrà prima fatto il calcolo delle<br />

conseguenze politiche dell'operazione che, assumendo come<br />

punto fisso la presenza <strong>di</strong> uno stato bizantino forte militarmente,<br />

quale era appunto lo stato del 1171, dopo la fortunata conclusione<br />

delle campagne balcaniche, avrebbe alla lunga imposto un<br />

40


<strong>di</strong>rottamento del colonialismo veneziano verso i paesi orientali<br />

non romei dalla Siria all'Egitto, il che <strong>di</strong> fatto si verific.<br />

Contrariamente a quanto <strong>di</strong>chiara nella prima metà del XIII<br />

secolo l'estensore della Historia Ducum Veneticorum, non pare<br />

che Manuele si preoccupasse troppo neppure del riavvicinamento<br />

veneto-normanno, che ebbe poi a prodursi nel 1175, segno che<br />

<strong>di</strong>sponeva <strong>di</strong> una flotta, come del resto <strong>di</strong>mostrò la sfortunata<br />

campagna del 1176, un'azione navale concertata con i Franchi <strong>di</strong><br />

Siria contro l'Egitto. Manuele contava <strong>di</strong> non aver più bisogno dei<br />

veneziani per contenere l'espansionismo normanno,<br />

contrariamente a quanto aveva dovuto fare nel 1148 per la<br />

riconquista <strong>di</strong> Corfù, quei veneziani che avevano sostanzialmente<br />

contribuito al fallimento della politica italiana <strong>di</strong> Manuele negli<br />

anni '50 e che ne avevano del pari contrastata la fortunata<br />

affermazione in Dalmazia.<br />

Manuele operò una <strong>di</strong>stinzione fra bourghesioi cioè<br />

veneziani residenti, socialmente inquadrati nell'impero me<strong>di</strong>ante<br />

un regime <strong>di</strong> prestazioni soprattutto militari e mercanti, che<br />

commerciavano al riparo <strong>di</strong> privilegi immunitari. Verso i primi<br />

Manuele dovette venire ad una forma <strong>di</strong> accomodamento che<br />

potrebbe essere rispecchiata nelle affermazioni <strong>di</strong> alcuni cronisti<br />

veneziani, fra cui Marco del 1292, secondo cui Manuele ancor<br />

prima del 1175, cioè dell'accordo fra veneziani e normanni <strong>di</strong><br />

Sicilia fece rilasciare i prigionieri e fece la pace con Venezia. Il<br />

succedersi <strong>di</strong> ambascerie interlocutorie fra il 1171 e il 1174 da<br />

Venezia a Costantinopoli, l'ambasceria del ll84 non fu la prima,<br />

come crede il Brand, l'inutile tentativo <strong>di</strong> ritorsione bellicistica <strong>di</strong><br />

Vitale Michiel - che anzi con il suo fallimento aprì una complessa<br />

crisi costituzionale nell'ambito del ducato - sono fatti che<br />

<strong>di</strong>mostrano quanto bene Manuele avesse calcolato il momento <strong>di</strong><br />

scrollarsi <strong>di</strong> dosso il colonialismo veneziano.<br />

41


L'impero bizantino del 1171-1175 poteva guardare senza timore<br />

all'o<strong>di</strong>o e allo spirito <strong>di</strong> rivalsa che covava in una parte<br />

dell'aristocrazia mercantile lagunare, isolata fra i due imperi, in<br />

cerca <strong>di</strong> nuovi sbocchi, in Sicilia e in Africa, contrastata nello<br />

stesso Adriatico da pisani e anconetani, o<strong>di</strong>o e spirito <strong>di</strong> rivalsa<br />

simboleggiati nella leggenda <strong>di</strong> Enrico Dandolo, futuro<br />

conquistatore <strong>di</strong> Costantinopoli, fatto pro<strong>di</strong>toriamente accecare da<br />

Manuele durante una delle inconcludenti ambascerie veneziane <strong>di</strong><br />

quegli anni.<br />

9 - Il fallimento della politica antiturca <strong>di</strong> Manuele<br />

I successori <strong>di</strong> Manuele, da Andronico ad Alessio III,<br />

dovettero tornare a negoziare l'alleanza navale veneziana, perché,<br />

dopo il 1176, venne meno il presupposto <strong>di</strong> Manuele: uno stato<br />

romeo forte.<br />

Questo fu l'esito della politica <strong>di</strong> Manuele nei confronti del<br />

sultanato <strong>di</strong> Iconio. Durante gli anni dei suoi pressanti impegni<br />

balcanici Manuele aveva assistito alla spietata opera <strong>di</strong><br />

riunificazione del sultanato <strong>di</strong> ar-Rum, efficacemente condotta a<br />

termine dal secondo Kilig Arslan (1155-1192). Nel 1161<br />

Manuele aveva dovuto concludere una pace con il sultano, che fra<br />

il 1168 -anno <strong>di</strong> morte <strong>di</strong> Yakub Arslan, ultimo emiro<br />

danismen<strong>di</strong>ta - e il 1174 - anno <strong>di</strong> morte dell'atabek <strong>di</strong> Mossul<br />

Nur ed-Din - era riuscito ad unificare gli emirati <strong>di</strong> ar-Rum, da<br />

Ancara a Sivas. La sconfitta del 17 settembre 1176, che ferm|<br />

nella clisure <strong>di</strong> Tzibystra presso Myriocephalon il poderoso<br />

esercito che avrebbe dovuto porre l'asse<strong>di</strong>o a Iconio (Konya), con<br />

la mira <strong>di</strong> chiudere il problema dell'inse<strong>di</strong>amento turco in<br />

Anatolia, ebbe conseguenze notevoli, non tanto forse sul piano<br />

militare, malgrado quanto si sostenga a volte sulle orme<br />

42


dell'apocalittico giu<strong>di</strong>zio del Vasiliev, vero solo in più ampia<br />

prospettiva: bisogna infatti tener presente che il prezzo maggiore<br />

in uomini fu pagato probabilmente dagli Ungheresi e dai Serbi.<br />

"Sembra davvero che la politica balcanica dell'imperatore stia<br />

dando i suoi frutti" ebbe a scrivere il Lamma; mentre il trattato<br />

con cui si risolse la sconfitta, cioè lo smantellamento <strong>di</strong> Dorileo<br />

(circa Eskisehir) e <strong>di</strong> Subleo (Homa), vale a <strong>di</strong>re il ritorno alla<br />

situazione della fraontiera romeo-turca anteriormente al 1174,<br />

significa che la vittoria turca, pur così sanguinosa, non fu<br />

materialmente schiacciante. L'effettivo svolgimento della<br />

battaglia nel Coniata e nella ricostruzione dello Chalandon,<br />

mostra che è vero, su un piano storico a posteriori, il giu<strong>di</strong>zio del<br />

Brand per cui "potere e reputazione bizantini erano in rovina e<br />

l'intero sforzo dei Comneni per riconquistare l'Anatolia era<br />

ridotto a zero"; in realtà il prosieguo delle operazioni militari<br />

<strong>di</strong>mostra che la potenza militare bizantina era in grado <strong>di</strong><br />

respingere e contenere l'invasione turca, o meglio le scorrerie<br />

razziatorie e puntive, succedute a Myriocephalon. Meglio<br />

calibrato sembra il giu<strong>di</strong>zio del Lamma: "Può anche essere che il<br />

risultato militare, e soprattutto quello politico, non fossero<br />

imme<strong>di</strong>atamente <strong>di</strong>sastrosi, ma non aver vinto la battaglia che<br />

doveva essere il coronamento <strong>di</strong> tutta una vita, finisce per<br />

testimoniare il fallimento <strong>di</strong> una <strong>di</strong>rettiva" cioè <strong>di</strong>rei la fine della<br />

riconquista comnena dell'Asia Minore, tema che lo Hendy va<br />

però ora sostanzialmente circoscrivendo alla luce <strong>di</strong><br />

considerazioni sulle qualità del territorio anatolico in rapporto<br />

alle con<strong>di</strong>zioni climatiche. Si persero insomma territori non molto<br />

significativi sul piano economico e si conservarono i centri<br />

demici ed economici più significativi.<br />

Foriera <strong>di</strong> ancora più gravi preoccupazioni per l'impero<br />

orientale fu la pace del 1177 fra Alessandro III e Federico<br />

43


Barbarossa, che riavvicinando papato e impero, produsse un<br />

pericoloso schieramento tendenzialmente antibizantino, in cui<br />

universalismo occidentale ed espansionismo normanno si<br />

trovavano perigliosamente alleati con la sensibilità per la<br />

riunificazione "latina" delle due chiese, propria della gerarchia<br />

ecclesiastica del tempo. Una crociata antibizantina, la paura<br />

costante <strong>di</strong> Bisanzio fin dai tempi della I crociata, vivente Alessio<br />

I, e della seconda, che era passata proprio nei primi anni <strong>di</strong> regno<br />

<strong>di</strong> Manuele, <strong>di</strong>veniva una prospettiva concreta, che fu prossima a<br />

realizzarsi nel corso della III crociata e al momento<br />

dell'assunzione della ere<strong>di</strong>tà normanna da parte <strong>di</strong> Enrico VI.<br />

L'attività <strong>di</strong>plomatica a largo raggio con cui Manuele cerc| dei<br />

contrappesi al nuovo fronte occidentale, promosse un<br />

avvicinamento bizantino ad Alfonso <strong>di</strong> Aragona, al papa, ai<br />

pisani, ai genovesi, al re <strong>di</strong> Francia me<strong>di</strong>ante le risorse proprie<br />

della <strong>di</strong>plomazia aristocratica, cioè la politica delle alleanze<br />

matrimoniali. Le nozze <strong>di</strong> Agnese <strong>di</strong> Francia con Alessio II e <strong>di</strong><br />

Maria Comnena, la porfirogenita figlia <strong>di</strong> Berta <strong>di</strong> Sulzbach, con<br />

Raniero <strong>di</strong> Monferrato, celebrate quasi contemporaneamente nel<br />

febbraio o marzo ll80, segnarono il coronamento <strong>di</strong> questa<br />

politica <strong>di</strong> frazionamento dello scacchiere occidentale me<strong>di</strong>ante<br />

il coinvolgimento orientale della aristocrazia guelfa: il documento<br />

del 12 giugno 1178 da cui risultano Ottone Frangipane, sua<br />

moglie Eudochia, nipote <strong>di</strong> Manuele sposata nel 1170 a Veroli<br />

alla presenza <strong>di</strong> Alessandro III, fatto che aveva "sigillato<br />

l'alleanza dei bizantini e dei guelfi" (Lamma) e del loro figlio<br />

Manuele, fornisce nel singolare gruppo <strong>di</strong> famiglia l'emblema <strong>di</strong><br />

questa trama <strong>di</strong> collusioni e parentele, che doveva dare uno dei<br />

frutti più clamorosi nel settembre 1179 presso Camerino con la<br />

cattura <strong>di</strong> Cristiano <strong>di</strong> Magonza da parte <strong>di</strong> Corrado <strong>di</strong><br />

Monferrato, alleato del basileus contro l'imperatore germanico.<br />

44


L'orientalismo della aristocrazia occidentale non è solo un fatto <strong>di</strong><br />

gusto legato alla importazione <strong>di</strong> opere d'arte e d'artigianato che<br />

hanno sollecitato la fantasia del Baltrusaitis, è piuttosto un<br />

orientamento politico legato allo slancio orientale della cristinaità<br />

in questo periodo.<br />

10 - Andronico Comneno e gli Angeli<br />

La politica latina <strong>di</strong> Andronico fu variamente articolata dal<br />

massacro della colonia latina <strong>di</strong> Costantinopoli nell'aprile 1182<br />

all'accordo con i veneziani fra il 1183 e il 1184, accordo dettato<br />

da esigenze <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa navale contro l'invasione normanna: il<br />

movente consueto da Alessio I in poi. Dopo il fidanzamento <strong>di</strong><br />

Enrico (VI) figlio <strong>di</strong> Federico Barbarossa il 29 ottobre 1184 con<br />

Costanza l'erede al trono <strong>di</strong> Sicilia, Guglielmo II può de<strong>di</strong>carsi<br />

alle sue mire contro l'impero bizantino e l'11 giugno 1185 parte<br />

da Messina per una spe<strong>di</strong>zione contro Bisanzio, procedendo alla<br />

conquista <strong>di</strong> Durazzo il 24 giugno, <strong>di</strong> Corf`, <strong>di</strong> Cefalonia e <strong>di</strong><br />

Zacinto. L'armata normanna giunge fino a Tessalonica il 6 agosto<br />

e il 24 agosto assalta e saccheggia la città, proseguendo la sua<br />

marcia verso Costantinopoli, gettata nel panico. Sull'onda della<br />

emozione popolare, la aristocrazia latifon<strong>di</strong>sta riesce a<br />

sbarazzarsi <strong>di</strong> Andronico Comneno - che aveva ferocemente<br />

perseguito un <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> potenziamento autocratico a danno<br />

dell'aristocrazia fon<strong>di</strong>aria - e punta su Isacco Angelo, erede dei<br />

Comneni per via <strong>di</strong> madre, proclamato imperatore nei giorni 11-<br />

12 settembre 1185. Alessio Branas riesce per a sconfiggere la<br />

spe<strong>di</strong>zione normanna a Mosinopoli e a Dimitritsa il 7 novembre<br />

1185, inducendo i conquistatori ad evacuare Tessalonica.<br />

Nel corso dei regni <strong>di</strong> Isacco II Angelo e <strong>di</strong> Alessio III<br />

Angelo si consolidano le linee <strong>di</strong> tendenza ormai consuete circa<br />

la politica adriatica, strettamente legata alla presenza<br />

45


commerciale occidentale nell'Egeo e al tentativo bizantino <strong>di</strong><br />

controllo della penisola balcanica: sotto la minacciosa persistenza<br />

dell'espansionismo normanno, i malintesi e i contrasti sorti<br />

durante il passaggio della III crociata (1189- 1190) culminano<br />

nell'inizio dello smembramento dell'impero bizantino, con la<br />

sottrazione <strong>di</strong> Cipro nel 1191 ad opera <strong>di</strong> Riccardo Cuor <strong>di</strong> Leone<br />

che prima vende l'isola ai Templari e poi a Guido <strong>di</strong> Lusignano<br />

gi{ re <strong>di</strong> Gerusalemme (1192) potenziando l'inserimento politico<br />

degli occidentali nel tessuto delle forze locali bizantine; l'ere<strong>di</strong>tà<br />

normanna assunta dall'impero d'Occidente si traduce in precise<br />

mire sull'impero bizantino da parte <strong>di</strong> Enrico VI, sposato a<br />

Costanza <strong>di</strong> Altavilla il 27 gennaio 1186 e proclamato re <strong>di</strong><br />

Sicilia il 25 <strong>di</strong>cembre 1194: il 31 maggio 1195 Enrico VI, in<br />

nome del legittimismo <strong>di</strong>nastico consentito dal matrimonio <strong>di</strong><br />

suo fratello con Irene figlia <strong>di</strong> Isacco II, riven<strong>di</strong>ca il trono<br />

costantinopolitano sottratto ad Isacco II. Alessio III è costretto a<br />

fronteggiare la minaccia versando un grave tributo annuale<br />

raccolto con la tassa speciale detta alamanikòn - solo la morte<br />

impedì ad Enrico VI <strong>di</strong> menare in porto una crociata<br />

antibizantina; la massiccia presenza <strong>di</strong> mercanti veneziani, il cui<br />

monopolio mercantile si tentò invano <strong>di</strong> infrangere, spesso<br />

inettamente, come occorse ad Alessio III, ricorrendo al palliativo<br />

<strong>di</strong> creare dei concorrenti in genovesi e pisani: già nel 1185<br />

Andronico I aveva esperito tentativi <strong>di</strong> accordo con Roma, per la<br />

questione dello scisma, e con Venezia, cui aveva accordato nuovi<br />

privilegi, mentre nel ll91 Isacco II Angelo aveva rinnovato i<br />

privilegi commerciali <strong>di</strong> Genova e nel 1192 <strong>di</strong> Ragusa, giuntici<br />

forse in una forma ampliata ad arte dagli interessati. In seguito si<br />

giunge all'attacco della flotta bizantina ad Abido nel 1194 ad<br />

opera dei pisani; mentre nel 1198 Alessio III stipula nuovi<br />

accor<strong>di</strong> con i veneziani - secondo il crisobollo e<strong>di</strong>to dello<br />

46


Zakythenos che ci tramanda l'in<strong>di</strong>ce geografico dei centri <strong>di</strong><br />

inse<strong>di</strong>amento veneziano in Romania -.<br />

Ma presto tali patti sono violati, nello stesso 1198 il genovese<br />

Gafforio devasta Adramittio e cattura parte della flotta bizantina a<br />

Sesto, provocando ritorsioni bizantine contro la colonia genovese<br />

<strong>di</strong> Costantinopoli cui fanno seguito risposte bellicistiche <strong>di</strong><br />

Genova contro Creta e Corfù fra il 1199 e il 1201. Il 12 ottobre<br />

1201 seguì un trattato <strong>di</strong> pace fra Genova e l'impero: politica<br />

ondeggiante quella bizantina fra la aspirazione a sbarazzarsi della<br />

tutela commerciale occidentale, in una ipotesi <strong>di</strong> alleanza fra<br />

autocrazia e borghesia bizantina, e la necessità <strong>di</strong> negoziare<br />

l'aiuto militare e politico- <strong>di</strong>plomatico degli occidentali anche <strong>di</strong><br />

fronte ai minacciosi interventi papali fra il 1198 e il 1201 in<br />

<strong>di</strong>fesa della riunione delle chiese e a richiesta della conversione<br />

dell'impero bizantino all'idea <strong>di</strong> crociata. L'atteggiamento politico<br />

e la prassi <strong>di</strong>plomatica dell'impero bizantino fra il 1180 e il 1200<br />

doveva confermare l'aristocrazia lagunare della necessità <strong>di</strong> una<br />

<strong>di</strong>fesa "ra<strong>di</strong>cale" dei propri interessi commerciali in Romania.<br />

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