bresciaMUSICA 132 Febbraio 2013 ( PDF 2,5 Mb) - Isidoro Capitanio
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IN QUESTO NUMERO:<br />
•RICORDO DI<br />
REMO CROSATTI<br />
•ANNIVERSARI:<br />
GESUALDO DA<br />
VENOSA,VERDI,<br />
WAGNER, BETTINELLI<br />
•IL FESTIVAL DI SANREMO<br />
•SPAZIO AMATORIALE:<br />
IL CONCERTO AL GRANDE<br />
DELLA “I. CAPITANIO”<br />
•UN CORSO DI<br />
PERCUSSIONE NEL<br />
CARCERE DI VERZIANO<br />
SPEDIZIONE IN A.P. 70% - FILIALE DI BRESCIA<br />
Già si vedono iniziative<br />
di rilievo in<br />
questo <strong>2013</strong> verdiano<br />
e wagneriano,<br />
bicentenario della<br />
nascita dei due giganti<br />
dell’opera. Alla fine di<br />
gennaio si segnalava a<br />
livello nazionale un convegno<br />
sul duplice anniversario<br />
organizzato dall’Istituto<br />
Lombardo Accademia<br />
di Scienze e<br />
Lettere presso il Ridotto<br />
dei palchi della Scala di<br />
Milano con la partecipazione<br />
di autorevoli studiosi<br />
italiani, mentre nel<br />
Bresciano venivano tenute<br />
al Teatro Sociale di<br />
via Cavallotti due conferenze<br />
rispettivamente da<br />
Roberto Gazich (Wagner<br />
e la nascita della tragedia)<br />
ed Ermanno Paccagnini<br />
(Verdi e i suoi librettisti)<br />
nell’ambito della<br />
rassegna Gli incontri del<br />
Foyer curati dallo stesso<br />
Roberto Gazich che a loro<br />
volta rientrano nella<br />
Stagione di prosa del<br />
Teatro.<br />
Il buon giorno si vede<br />
dal mattino. È lecito attendersi<br />
ulteriori celebrazioni<br />
e momenti di studio<br />
di alto livello sia nel panorama<br />
nazionale sia locale<br />
(per quanto questa<br />
distinzione sia appropriata)<br />
ed è probabile che<br />
<strong>132</strong><br />
FEBBRAIO <strong>2013</strong><br />
brescia<br />
MUSICA<br />
BIMESTRALE DI INFORMAZIONE E CULTURA MUSICALE<br />
DELL’ASSOCIAZIONE FILARMONICA “ISIDORO CAPITANIO”<br />
A PROPOSITO DI ANNIVERSARI<br />
OLTRE WAGNER E VERDI<br />
sentiremo parlare solo di<br />
loro, o quasi. Tuttavia, il<br />
<strong>2013</strong> non coincide solo<br />
con i numeri di Verdi e<br />
Wagner bensì, guardando<br />
al passato, anche di<br />
di CARLO BIANCHI<br />
Gesualdo da Venosa e<br />
Arcangelo Corelli, nonché<br />
di alcuni caposaldi<br />
del Novecento come<br />
Britten, Poulenc, Hindemith.<br />
Un piede nell’Otto-<br />
cento e uno nel Novecento<br />
per Mascagni, altro<br />
nome importante dell’opera.<br />
Classe 1913 era<br />
Bruno Bettinelli, che ha<br />
lasciato a suo modo<br />
un’impronta indelebile<br />
nella vita musicale italiana<br />
soprattutto tramite la<br />
sua attività di insegnamento<br />
al Conservatorio<br />
di Milano. I nomi di certi<br />
suoi allievi si commentano<br />
da soli, anche se solo<br />
pochi sono diventati<br />
compositori, e pazienteranno<br />
gli esperti se li citiamo<br />
ancora una volta: da<br />
Claudio Abbado ad Aldo<br />
Ceccato, da Riccardo<br />
Muti a Maurizio Pollini,<br />
e poi Uto Ughi, Gary Bertini,<br />
fino ai nostri Giancarlo<br />
Facchinetti e Umberto<br />
Benedetti Michelangeli.<br />
Milano sta rendendo<br />
onore alla figura di Bettinelli<br />
con varie iniziative,<br />
conferenze, tavole ro-<br />
Il 5 per mille per la “<strong>Isidoro</strong> <strong>Capitanio</strong>”<br />
L’associazione Amici della Banda cittadina di Brescia per lo sviluppo<br />
sociale e sostenibile si impegna a sostenere tutte le attività<br />
della Banda cittadina di Brescia.<br />
Nell’apposita casella della dichiarazione dei redditi scrivete il codice fiscale<br />
9 8 1 5 2 3 9 0 1 7 9<br />
ANNO XXVII N° <strong>132</strong> - FEBBRAIO <strong>2013</strong><br />
tonde, concerti, all’interno<br />
delle “Cinque giornate”<br />
della musica in programma<br />
a partire dal 18<br />
marzo, e con un concorso<br />
pianistico intitolato al<br />
compositore nella città<br />
di Treviglio. Iniziative perfino<br />
all’università di Boston.<br />
BresciaMusica ritiene<br />
di dare ai lettori un<br />
contributo originale raccogliendo<br />
in questo numero<br />
la testimonianza di<br />
Silvia Bianchera, moglie<br />
di Bettinelli e parte attiva<br />
delle “Giornate” milanesi,<br />
che evidenzia alcuni<br />
dettagli poco noti riguardo<br />
all’attività del marito<br />
– senza tralasciare l’aggancio<br />
“bresciano” che<br />
ella rappresenta.<br />
A proposito di anniversari<br />
“bresciani”, sono trascorsi<br />
giusto vent’anni<br />
dalla scomparsa di Camillo<br />
Togni. Su una delle<br />
più importanti riviste<br />
musicologiche italiane, Il<br />
saggiatore musicale, è<br />
stato pubblicato recentemente<br />
un ampio articolo<br />
di uno studioso bresciano,<br />
Alessandro Venzi.<br />
BresciaMusica da parte<br />
sua non passerà la ricorrenza<br />
sotto silenzio. Altro<br />
anniversario bresciano,<br />
rivolto però al repertorio<br />
classico, quello di Ferdinando<br />
Gasparo Bertoni.
2 -<br />
<strong>bresciaMUSICA</strong><br />
I<br />
o e Remo siamo stati<br />
compagni di studio, fin<br />
da piccoli, nella classe di<br />
organo dell’allora neonato<br />
Conservatorio di Brescia.<br />
All’inizio con Eva Frick, la nostra<br />
prima e giovane maestra, poi<br />
un anno con Walter Zaramella,<br />
infine con Luigi Benedetti che<br />
ci ha portati al diploma, a Milano.<br />
Remo si è diplomato un anno<br />
prima di me. Lui era nato<br />
musicista: si sedeva davanti alla<br />
consolle con la disinvoltura<br />
che è propria di chi “deve” fare<br />
musica, e lì suonava, improvvisava,<br />
leggeva a prima<br />
vista, cantava. Era molto più<br />
bravo di me, davvero, ma<br />
questa cosa non mi ha mai fatto<br />
ingelosire perché già fin da<br />
allora intuivo che ci sono predisposizioni<br />
naturali che neanche<br />
con anni di studio matto e<br />
disperatissimo avrei potuto<br />
sperare di sfiorare.<br />
Abbiamo quindi passato insieme<br />
gli anni della giovinezza,<br />
dei quali ho ricordi anche molto<br />
divertenti. Ma non ci siamo<br />
abbandonati dopo il diploma.<br />
Ci si trovava di frequente, si sapeva<br />
l’uno dell’altra, ci si voleva<br />
bene. Difficile, del resto,<br />
non voler bene a Remo, sempre<br />
gentile e disponibile.<br />
Nella vita, Remo aveva scelto<br />
di fare – oltre che l’insegnante<br />
alle scuole medie dopo<br />
un anno di docenza in un<br />
IN RICORDO DI REMO CROSATTI<br />
NATO MUSICISTA<br />
SOMMARIO DEL N° <strong>132</strong><br />
di MARIELLA SALA<br />
Conservatorio – il musicista di<br />
chiesa: ruolo sconosciuto ai<br />
più, ma importante anche se,<br />
ormai, fuori moda, almeno qui<br />
in Italia. Per fare il musicista di<br />
chiesa ci vogliono molte doti:<br />
bisogna essere disponibili non<br />
solo nel tempo, ma anche nella<br />
testa; sapere rimediare quello<br />
che occorre, spesso al momento;<br />
superare gli ostacoli imprevisti<br />
che, sempre, arrivano<br />
in una funzione (specie se importante).<br />
E, poi, ci vuole molta<br />
pazienza, virtù – questa –<br />
che (come dice il parroco della<br />
chiesa dove anche io suono<br />
l’organo) non è una noiosa<br />
virtù da vecchi.<br />
Siamo anche stati vicini, molte<br />
volte, in occasione di alcune<br />
sue idee concertistiche: lui<br />
era un vulcano, aveva idee in<br />
continuazione e riusciva sorprendentemente<br />
ad arrivare in<br />
fondo a tutte le proposte inconsuete<br />
che elaborava. Pietro<br />
Gnocchi, per esempio, l’ha<br />
scoperto lui, molti anni fa, in un<br />
concerto in Duomo con vari<br />
cori; anni dopo ha organizzato<br />
una tournée per le Ancelle della<br />
Carità riscoprendo musiche<br />
sconosciute depositate nel loro<br />
archivio; altre volte, numerose,<br />
ha organizzato i concerti<br />
per San Filippo Neri, alla Pace,<br />
presentando spesso opere<br />
nuove appositamente scritte<br />
per l’occasione. Negli ultimi<br />
anni, poi, si era dato alla ricer-<br />
pag. 1 Oltre Wagner e Verdi di Carlo Bianchi<br />
pag. 2 Ricordo di Remo Crosatti di Mariella Sala e c.b.<br />
pag. 3 Biscrome di al.m.<br />
pag. 4 Anniversari:<br />
Giuseppe Verdi e Richard Wagner<br />
di Andrea Faini<br />
Gesualdo da Venosa di Alessandra Moreni<br />
Bruno Bettinelli a cura di Carlo Bianchi<br />
pag. 8 Jazz:<br />
La recente scomparsa di Dave Brubeck<br />
di Giuseppe Gioacchini<br />
pag. 9 Rock e dintorni:<br />
Il festival di Sanremo di Piero Tarantola<br />
Isaia & l’Orchestra di Radio Clochard<br />
a cura di Olmo Chittò<br />
pag. 11 Le 4 Stagioni della musica<br />
pag. 12 Se la musica muore:<br />
Si va verso la fine del genere colto?<br />
di Augusto Mazzoni<br />
pag. 13 ... con mordente di gus.tro.<br />
pag. 14 La nuova “Officina” di Filippo Fasser<br />
a cura di Giacomo Baroni<br />
pag. 16 Spazio amatoriale:<br />
Il concerto al Teatro Grande della<br />
“<strong>Isidoro</strong> <strong>Capitanio</strong>” di Marisa Viviani<br />
e Luigi Fertonani<br />
Il Coro “Calliope” a cura di Paola Donati<br />
pag. 19 Il concorso per studenti nell’ambito<br />
del Festival pianistico <strong>2013</strong><br />
pag. 20 Il corso di percussioni nella Casa circondariale<br />
di Verziano a cura di Paolo Tesi e Olmo Chittò<br />
pag. 22 Gli organi delle chiese di Gargnano<br />
di Umberto Perini<br />
pag. 23 La musica nella letteratura:<br />
Sospiri al pianoforte di Antonio Fogazzaro<br />
pag. 24 Canti della tradizione popolare bresciana<br />
Illustrazioni fuori testo:<br />
immagini del Concerto al Teatro Grande<br />
della Banda cittadina di Brescia<br />
[Fotografie di Gianpietro Mazzelli, Prisca Pezzagno e Luciano Saia ]<br />
ca musicologica, pubblicando<br />
numerosi (e consistenti) volumi:<br />
il catalogo dell’archivio musicale<br />
della Pace, per esempio,<br />
o l’ancora più voluminoso catalogo<br />
del Fondo musicale delle<br />
Ancelle della Carità.<br />
Per non dimenticare poi il<br />
lungo impegno con il suo Insieme<br />
Vocale Gregoriano che ha<br />
fatto sentire, per molti anni,<br />
quel canto durante le Messe<br />
nel nostro Duomo.<br />
Qualche mese fa, era estate,<br />
ha regalato molti dei suoi libri<br />
alla Biblioteca del Conservatorio<br />
(se guardate, nel catalogo<br />
di SBN, talvolta si trova<br />
scritto, in nota, “Dono di Remo<br />
Crosatti”). E io, intanto che insieme<br />
guardavamo i libri, gli facevo<br />
presente con amarezza<br />
che non mi pareva un bel gesto<br />
disfarsi di una biblioteca,<br />
cosa preziosa in sé e che poteva<br />
ancora essergli molto utile.<br />
C<br />
redo che fosse un Siheko,<br />
uno di quei mezzacoda<br />
coreani che<br />
forse non suonano come<br />
gli Yamaha ma vanno benissimo<br />
per chi come me preparava<br />
l’ottavo e poi il diploma.<br />
Si trovava al terzo o quarto<br />
piano dell’oratorio di S. Agata,<br />
dove Remo aveva il suo stu-<br />
Ma lui diceva che doveva fare<br />
un trasloco (proprio così: un<br />
trasloco) e che nella nuova casa<br />
i libri non ci potevano stare.<br />
È stata l’ultima volta che ci<br />
siamo visti. Era ammalato. Senza<br />
troppo clamore, perché era<br />
una persona molto riservata<br />
SULLA PUNTA DELLE DITA<br />
dio, in un mare di libri, spartiti e<br />
strumenti d’epoca. Lui era stato<br />
di una disponibilità rara,<br />
quasi inaspettata, per me, che<br />
non lo conoscevo, quando gli<br />
chiesi se potevo esercitarmi su<br />
quel pianoforte onde svincolarmi<br />
un po’ dal mio verticale e<br />
non tartassare sempre i miei familiari<br />
con il maledetto Gradus<br />
nel suo privato. E poi se ne è<br />
andato, troppo presto, una<br />
mattina di gennaio. Il giorno<br />
del suo funerale nevicava.<br />
La città ha perso un grande<br />
musico (definizione da lui scelta<br />
per il suo ex-libris), io anche<br />
un caro amico.<br />
di Clementi (passi per Bach,<br />
che è sempre musica). “Vieni<br />
pure. A me non dai fastidio,<br />
anzi mi fa piacere”. Ma non immaginavo<br />
che i pomeriggi passati<br />
su quel pianoforte erano<br />
parte di un mondo musicale<br />
che mi si stava schiudendo.<br />
segue alla pagina 3
segue dalla pagina 2<br />
Eravamo entrati in contatto<br />
tramite due membri del gruppo<br />
di canto gregoriano che lui<br />
aveva fondato e dirigeva, Bruno<br />
Angoscini e Giambattista<br />
Tura (anni dopo avrebbero dato<br />
vita per conto loro a un coro<br />
di canti popolari molto apprezzato,<br />
“Le Rocce Roche”,<br />
testimoniando secondo me il<br />
valore dell’esperienza con Remo).<br />
Già che ero lì a studiare,<br />
mi invitò a un concerto in cui<br />
dovevano eseguire pagine del<br />
lliber vermell.<br />
Sapendo che avevo fatto<br />
un buon liceo, mi chiese di tradurre<br />
un testo dal latino all’italiano<br />
per le letture, lo ricordo<br />
benissimo, Stella splendens.<br />
“Ma visto che la musica la sai,<br />
perché non vieni anche a girarmi<br />
le pagine all’organo?”.<br />
Tra un canto e l’altro aveva infatti<br />
l’abitudine di suonare dei<br />
pezzi organistici a sé stanti, per<br />
dare varietà al concerto.<br />
E fu lì, voltandogli le pagine<br />
di una qualche Toccata, che<br />
mi resi conto che dietro quei<br />
modi cortesi e quel volto sempre<br />
sorridente si annidava, in<br />
verità, un gran musicista.<br />
Forse quella Toccata non la<br />
leggeva per la prima volta, ma<br />
la sua facilità esecutiva era<br />
sconcertante, specie se rapportata<br />
alla difficoltà del pezzo.<br />
Ero più in difficoltà io a seguire<br />
il rigo. “Aspetta che abbia<br />
finito di leggere, prima di<br />
girare” si preoccupò di avvertirmi,<br />
e mentre scandiva questa<br />
frase suonava in totale indipendenza<br />
una specie di contrappunto<br />
doppio in sovrapposizione<br />
al bordone dei pedali.<br />
Era quella rara capacità di<br />
Opinioni<br />
Recentemente, nel corso di una<br />
intervista, un illustre concertista<br />
ha affermato che<br />
per capire Chopin è sufficiente<br />
ascoltare alcuni suoi Preludi, come,<br />
per capire Beethoven, ascoltare le sue<br />
Bagattelle per pianoforte. Forse intendeva<br />
dire che nei Preludi e nelle Bagattelle<br />
c’è, per così dire, un particolarissimo<br />
concentrato di energia musicale,<br />
chopiniana e beethoveniana. Opinione<br />
condivisibile. Ci si consenta però<br />
di osservare che affermazioni siffatte,<br />
nella loro perentorietà, si prestano facilmente<br />
a generare equivoci, come<br />
quello di credere che, una volta individuate<br />
quelle che ci sembrano le pagine<br />
più salienti di un compositore, il resto<br />
sia di secondario rilievo, addirittura<br />
trascurabile, una specie di “aggiunta”<br />
non proprio necessaria. Vengono in<br />
mente, a proposito, i pronunciamenti<br />
tipo: “La Traviata è un’opera meravigliosa,<br />
e così verdiana, che, per capire<br />
Verdi, non c’è bisogno d’altro”<br />
(l’abbiamo letta su un settimanale).<br />
Affermazioni dettate certo dall’entusiasmo<br />
di chi scopre qualcosa di entusiasmante,<br />
ma forse anche dalla inclinazione<br />
a concedere spazio al gusto<br />
dell’esprimersi per paradossi, e forse<br />
anche dalla tendenza che giace<br />
nel nostro inconscio a voler dare valore<br />
assoluto a una nostra più o meno<br />
estemporanea opinione (le opinioni, si<br />
“avere la musica sulla punta<br />
delle dita” come diceva Mendelssohn<br />
a proposito dei grandi<br />
pianisti, che però nell’organo<br />
si unisce a quella dei piedi.<br />
Questo volevo ribadire per<br />
evitare che andasse dimenticato<br />
nel caso non si cogliesse<br />
dalle sue incisioni e dato che<br />
non sono cose scritte. A differenza<br />
di altre: perché poi Crosatti<br />
ha curato alcuni lavori<br />
editoriali significativi per la storia<br />
della vita musicale a Brescia,<br />
su fondi, istituzioni, congregazioni<br />
e compositori, e fra<br />
le varie cose ha anche scritto<br />
parecchia musica – mi pare<br />
addirittura qualche oratorio –<br />
che saranno i segni più evidenti<br />
del suo ricordo.<br />
Lo avevo incontrato ancora<br />
negli ultimi tempi, affabile come<br />
al solito. “E un po’ che non<br />
vieni a suonare ma ti vedo<br />
sempre volentieri, e poi ti leggo<br />
sempre su BresciaMusica”.<br />
Ti sia lieve la terra, Remo.<br />
Quelli che ti hanno conosciuto<br />
davvero sapevano che la tua<br />
religiosità non era solo nella<br />
musica.<br />
c.b.<br />
SOSTENETE<br />
BRESCIAMUSICA<br />
ASSOCIANDOVI<br />
ALLA<br />
FILARMONICA<br />
“ISIDORO<br />
CAPITANIO”<br />
sa, si muovono nella soggettività, ma è<br />
irresistibile il bisogno di pensarle, direbbero<br />
i filosofi, come epistéme, vale a<br />
dire come certezza incontrovertibile).<br />
Diversamente opinando, e concedendoci<br />
a una lapalissiana ovvietà,<br />
potremmo però anche essere dell’opinione<br />
che per capire Chopin, o<br />
Beethoven, o etc. etc. quant’altri potremmo<br />
elencare, sarebbe bene<br />
ascoltarli con qualche apprezzabile<br />
attenzione alla ampiezza di quel che<br />
ci hanno lasciato in eredità. Certo siamo<br />
tutti indaffarati in mille impegni e<br />
quotidiane quisquilie, e non si può<br />
concedere molto tempo all’“ozio”<br />
dell’ascolto. Però visto che quell’eredità<br />
è lì, disponibile per chi la voglia<br />
godere, forse è il caso di concederle<br />
qualcosa del nostro tempo. Se è vero<br />
come pare sia vero, che la musica<br />
“favorisce la crescita del nostro esserci<br />
come uomini” cerchiamo di conoscerla.<br />
Non accontentiamoci di un<br />
Preludio di Chopin o di una Bagattella<br />
di Beethoven, e nemmeno, per capolavoro<br />
che sia, de La Traviata. C’è<br />
qualcos’altro; molto altro.<br />
Le due facce della musica<br />
Abbiamo già avuto l’occasio<br />
ne di accennare, in questa<br />
rubrica, alla opinione che<br />
attribuisce alla musica le<br />
<br />
BISCROME<br />
caratteristiche e le qualità di una<br />
“droga”. Una droga che consente<br />
l’oblio della realtà. Come tale, straordinario<br />
conforto, ma anche preoccupante<br />
strumento di “allontanamento”<br />
da qualunque assunzione di responsabilità.<br />
Obliosa indifferenza. Perfino<br />
Daniel Barenboim, che di musica abbondantemente<br />
si intende e si nutre<br />
(pianista più che eccellente, direttore<br />
d’orchestra impegnatissimo, convinto<br />
assertore della utilità “sociale” della<br />
musica) in un suo libretto-intervista da<br />
poco dato alle stampe afferma: “Se<br />
vuoi dimenticare tutto e scappare dai<br />
problemi e dalle difficoltà, o semplicemente<br />
dall’esistenza, la musica è il<br />
modo perfetto”.<br />
Inquietante concessione a una diffusa<br />
convinzione? Probabilmente no.<br />
Poco più oltre, infatti, nello stesso testo,<br />
si legge: la musica è “uno dei modi<br />
migliori di apprendere qualcosa<br />
della vita umana”. Siamo di fronte a<br />
una contraddizione? Insomma: è una<br />
droga che ci permette di sottrarci alla<br />
realtà o è uno strumento di conoscenza<br />
della realtà?<br />
Può sembrare un comodo stratagemma<br />
– di quelli che servono per salvare<br />
capra e cavoli – se diciamo che<br />
la musica è l’una e l’altra cosa? Forse<br />
no. Possiamo infatti tranquillamente<br />
osservare che questa è la “ambi-<br />
<strong>bresciaMUSICA</strong> - 3<br />
guità” della musica: ambiguità inquietante,<br />
ma affascinante. E altamente<br />
produttiva. Si tratta, del resto, di una<br />
ambiguità che è propria anche di tutte<br />
le altre arti, ma che certo nella musica<br />
è di più evidente e corposa evidenza.<br />
Non per niente gli antichi greci<br />
avevano inventato il mito delle Sirene<br />
(la musica che affascina e “distrae”,<br />
perfino può “uccidere”) e al<br />
tempo stesso attribuito alla musica origine<br />
divina: un dono degli dei. Si creda<br />
o no negli dei e nei loro possibili doni,<br />
certamente la musica ci dà conoscenza<br />
della realtà nella molteplicità<br />
della sua fenomenicità (ogni pagina<br />
musicale dà voce a qualcosa di umano)<br />
e, contemporaneamente, proprio<br />
in forza di questa conquista di “conoscenza”,<br />
ci appaga, ci “affascina”. E<br />
anche Barenboim, infatti, poco più oltre<br />
dice: la musica “da un lato offre la<br />
possibilità di evadere dalla vita e dall’altro<br />
di capirla molto meglio”. In questa<br />
compresenza di “evasione” e di<br />
strumento di conoscenza sta indubbiamente<br />
la forza (“il dono divino”)<br />
della musica. Ognuno può sperimentarlo,<br />
e riuscire a vivere di entrambi di<br />
questi suoi due risvolti, di queste sue<br />
due facce. Anche se, certamente (va<br />
proprio detto) in alcuni momenti, nei<br />
quali la realtà è insopportabile, il risvolto<br />
“conforto”, o “evasione” che sia, si<br />
fa preponderante. E non è il caso di<br />
rimproverarcelo.<br />
al.m.<br />
Forse non tutti sanno che... la Banda cittadina di Brescia è la più antica istituzione musicale della provincia
4 -<br />
<strong>bresciaMUSICA</strong><br />
T<br />
ripla V o Volkswagen?<br />
Scegliete il gioco di parole<br />
che preferite, ma<br />
rassegnatevi: nel <strong>2013</strong><br />
sentiremo parlare solo di loro,<br />
Verdi e Wagner. Sono passati<br />
duecento anni dalla nascita<br />
dei due giganti del teatro musicale<br />
dell’Ottocento e l’occasione<br />
è troppo ghiotta per non<br />
riaccendere la miccia di un<br />
mai sopito confronto tra il principe<br />
del melodramma e il demiurgo<br />
dell’opera d’arte totale.<br />
Concerti, incisioni discografiche,<br />
saggi, dibattiti, tavole rotonde<br />
su Verdi e Wagner ci terranno<br />
compagnia per i prossimi<br />
dodici mesi e, pur setacciando<br />
un terreno crivellato da<br />
infinite esplorazioni, promettono<br />
di svelarci nuovi segreti della<br />
strana coppia e magari di<br />
dichiarare infine il vincitore della<br />
secolare contesa per la corona<br />
di re dell’opera musicale.<br />
Naturalmente, non ci riusciranno:<br />
gli anniversari sono come<br />
le elezioni, decisivi... fino alla<br />
prossima volta. Ma per non<br />
lasciarsi sorprendere e orientarsi<br />
nel mondo della tripla V, ecco<br />
un breve vademecum che<br />
raccoglie (quasi) tutto quello<br />
che dovremmo sapere di loro.<br />
Dalla A alla Z.<br />
A come Antisemitismo<br />
È la macchia indelebile che<br />
sfregia l’arte dell’autore del<br />
Lohengrin. Nel feroce libello del<br />
1850 Il giudaismo nella musica<br />
Wagner semina parole di pietra,<br />
che sembrano non lasciare<br />
spazio a dubbi: “Diventare uomo<br />
nello stesso tempo di noi,<br />
ciò significa per l’Ebreo cessare<br />
di essere Ebreo [...] c’è un solo<br />
modo per scongiurare la maledizione<br />
che pesa su di voi: la redenzione<br />
di Assuero, l’annientamento”.<br />
E a molti è parso di<br />
riconoscere tratti più o meno<br />
velatamente antisemiti anche<br />
nei drammi musicali di Wagner.<br />
Eppure, tra i fedelissimi della<br />
cerchia del compositore, non<br />
mancavano gli ebrei, come il<br />
suo direttore d’orchestra favorito,<br />
Hermann Levi. E molti direttori<br />
ebrei hanno alzato la bacchetta<br />
per dirigere Wagner,<br />
compreso Daniel Barenboim,<br />
che nel 2001 ruppe l’incantesimo<br />
di pregiudizi che teneva<br />
lontana la musica wagneriana<br />
da Israele. Come spesso accade<br />
– si pensi anche a Nietzsche<br />
– la storia successiva – il nazismo,<br />
lo sterminio – distorce la<br />
visione del passato: se indubbiamente<br />
Wagner fu antisemita,<br />
ebbe a cuore assai più la<br />
sua arte, vero spartiacque tra<br />
amici e nemici. Il critico musicale<br />
Hanslick viene messo alla<br />
berlina nei panni del Beckmesser<br />
dei Maestri Cantori assai più<br />
perché fiero anti-wagneriano<br />
che perché ebreo.<br />
B come Bayreuth<br />
Insieme apoteosi e tramonto<br />
del Romanticismo, la musica di<br />
Wagner aspirò più di ogni altra<br />
a diventare religione, culto per<br />
iniziati, porta d’accesso all’Assoluto.<br />
E come ogni religione<br />
che si rispetti, richiese la costruzione<br />
di un tempio per la propria<br />
adorazione e questo tempio<br />
è il teatro di Bayreuth. Edificato<br />
con il denaro di Ludovico<br />
II di Baviera – ultimo e più munifico<br />
di una lunga lista di benefattori<br />
dell’arte wagneriana –<br />
le idee di Wagner e il braccio<br />
dell’architetto Gottfried Semper,<br />
fu inaugurato nel 1873. Tra<br />
le innovazioni che lo caratterizzano,<br />
spicca la “scomparsa”<br />
dell’orchestra, occultata nel<br />
cosiddetto “golfo mistico”,<br />
commentatore invisibile delle<br />
vicende rappresentate sulla<br />
scena. Ancora oggi, Bayreuth<br />
è meta di pellegrinaggio obbligatoria<br />
per i wagneriani osservanti.<br />
C come Colonialismo<br />
È l’accusa che alcuni, tra cui<br />
Edward Said, hanno mosso ad<br />
ANNIVERSARI<br />
GIUSEPPE VERDI (1813-1901) E RICHARD WAGNER (1813-1883)<br />
VADEMECUM PER DUE GRANDI<br />
di ANDREA FAINI<br />
Aida, opera che Verdi compose<br />
nel 1870 per l’inaugurazione<br />
del Canale di Suez; troppi finti<br />
esotismi tradirebbero l’appropriazione<br />
mistificante dell’Oriente<br />
da parte dell’Occidente.<br />
Se Verdi in effetti si compiacque<br />
di qualche effetto retorico,<br />
la musica pare tuttavia<br />
parteggiare più per gli Etiopi<br />
oppressi che per gli Egizi imperialisti.<br />
E più che un saggio antropologico,<br />
l’Aida rimane uno<br />
spettacolo sfarzoso e monumentale.<br />
D come Donne<br />
Nella vita di entrambi i compositori<br />
ci furono un primo matrimonio<br />
nel 1836 e due mogli,<br />
ma le similitudini – in fatto di<br />
rapporti con l’universo femminile<br />
– finiscono qui. Verdi, infatti,<br />
si sposò due volte con convinzione<br />
e due volte rimase dolorosamente<br />
vedovo: prima<br />
con Margherita Barezzi, figlia<br />
del primo benefattore e mecenate<br />
di Verdi, spentasi nel 1840<br />
dopo aver sepolto due figli, e<br />
poi con la cantante Giuseppina<br />
Strepponi, con cui condivise<br />
per lunghi anni amore e musica.<br />
Wagner, invece, si sposò<br />
prima con la mediocre cantante<br />
Minna Planner, senza<br />
amarla – almeno a suo dire –<br />
ma solo cercando un antidoto<br />
alla propria mancanza di senso<br />
pratico. La tradì in innumerevoli<br />
occasioni, a volte per amore<br />
– come con Mathilde Wesendonck,<br />
musa ispiratrice del Tristano<br />
– a volte per interesse,<br />
circuendo dame e fanciulle<br />
per puntellare la sua sempre<br />
catastrofica situazione finanziaria.<br />
Infine, abbandonata<br />
Minna, si risposò con Cosima Liszt,<br />
figlia del compositore e moglie<br />
di Hans von Bülow, direttore<br />
d’orchestra e suo grande<br />
ammiratore, che gradì assai<br />
poco lo scippo. Cosima darà<br />
alla luce tre figli e, alla morte<br />
del marito, prenderà le redini di<br />
Bayreuth come depositaria<br />
della sua memoria artistica.<br />
E come Educazione musicale<br />
Sia V. che W. non ebbero<br />
certo la strada spianata nel<br />
coltivare le proprie attitudini<br />
musicali. Verdi, che aveva ricevuto<br />
nella natia Busseto i rudimenti<br />
della composizione, non<br />
fu ammesso al Conservatorio<br />
di Milano – che oggi porta il<br />
suo nome! – per aver superato<br />
i limiti d’età, e si dovette accontentare<br />
delle lezioni di contrappunto<br />
di Vincenzo Lavigna<br />
e di frequentare i teatri musicali<br />
per carpirne i segreti. A<br />
Wagner andò anche peggio.<br />
A cinque anni venne avviato<br />
allo studio del pianoforte, presto<br />
interrotto perché il suo insegnante<br />
lo giudicò del tutto privo<br />
di talento; l’anno seguente<br />
si riprovò col violino, con analoghi<br />
risultati. Così Wagner dovette<br />
aspettare i sedici anni – e<br />
un ascolto rivelatore del Fidelio<br />
di Beethoven – per decidere di<br />
diventare un compositore, formandosi<br />
prodigiosamente come<br />
autodidatta.<br />
F come Falstaff<br />
All’ultima opera, dopo decenni<br />
di fortune costruite sulla<br />
tragedia, Verdi firma un capolavoro<br />
di musica e umorismo.<br />
Nel raccontare in pentagramma<br />
le vicende shakespeariane<br />
del ridicolo Sir Falstaff, il compositore<br />
di Busseto dimostra di<br />
aver compreso la lezione del rivale<br />
Wagner, morto dieci anni<br />
prima, trovando nuove formule<br />
per coniugare parole e note,<br />
in un irresistibile addio al<br />
melodramma, in bilico tra sorriso<br />
e malinconia.<br />
G come Gesamtkunstwerk<br />
Nella lingua di Dante: opera<br />
d’arte totale. È il concetto su<br />
cui poggia l’intera estetica di<br />
Wagner: rifacendosi alla tragedia<br />
greca, nella sua opera il<br />
compositore mirava a recuperare<br />
la perduta unità di parola,<br />
musica e danza (con quest’ultima<br />
un po’ defilata, per la verità).<br />
Per questo divenne anche<br />
librettista dei suoi drammi<br />
musicali, riassumendo così in<br />
una sola, titanica visione l’atto<br />
della creazione artistica.<br />
H come Habanera<br />
No, questa in Verdi e Wagner<br />
proprio non c’è. Però, ricordandoci<br />
Carmen, ci ricorda<br />
che l’opera dell’Ottocento<br />
non è tutta nel segno della tripla<br />
V.<br />
I come Isotta (e Tristano)<br />
Il capolavoro di Wagner.<br />
Una macchina drammatica<br />
perfetta e una musica sublime,<br />
inquieta e sensuale, bruciata<br />
da una tensione armonica mai<br />
consumata, sono le architravi<br />
di un dramma che esprime<br />
segue alla pagina 5
segue dalla pagina 4<br />
nella maniera più alta la battaglia<br />
di Amore e Morte. Apoteosi<br />
del Romanticismo – le<br />
emozioni soverchiano la ragione,<br />
l’assoluto afferrato nella<br />
notte che sfugge al sorgere<br />
del giorno – ne rappresenta<br />
anche il tramonto, facendo<br />
esplodere nella figura di Tristano<br />
fragilità e incongruenze<br />
che anticipano le angosce<br />
dell’uomo del Novecento.<br />
L come Leitmotive<br />
Sopprimendo la poco realistica<br />
distinzione tra recitativi<br />
(che sospingono la narrazione)<br />
e arie (che esprimono gli “affetti”<br />
dei personaggi sulla scena)<br />
tipica dell’opera italiana,<br />
Wagner ha bisogno di trovare<br />
nuovi perni a cui ancorare la<br />
struttura fluida della sua melodia<br />
infinita. Li trova in quelli che<br />
battezza Grundthemen e poi<br />
saranno chiamati Leitmotive,<br />
cioè motivi conduttori: ogni<br />
personaggio o situazione drammatica<br />
viene associato a un<br />
inciso musicale, che ricorre<br />
ogni qual volta questi si presentano<br />
o sono evocati sulla scena.<br />
Per l’opera musicale, è la<br />
conquista della terza dimensione:<br />
parole e musica non solo<br />
sono portatrici di autonomi<br />
significati, ma realizzano una<br />
polifonia delle idee in cui ogni<br />
parte rimanda al tutto e viceversa.<br />
Una rivoluzione dal successo<br />
duraturo, basti osservare<br />
come il principio dei Leitmotive<br />
sia massicciamente impiegato<br />
nelle colonne sonore dei film.<br />
M come Messa di Requiem<br />
Verdi ci aveva già provato<br />
nel 1869 per celebrare la morte<br />
di Rossini, ma era riuscito a<br />
completare solo un brano, Libera<br />
me. Nel 1873, per la morte<br />
di Alessandro Manzoni, come<br />
lui padre nobile della giovanissima<br />
Italia indipendente,<br />
al compositore riuscì infine di<br />
scrivere un’intera Messa di Requiem.<br />
Ateo dichiarato, Verdi<br />
donò alla pagina sacra il fuoco<br />
del melodramma, trasformando<br />
l’invocazione al cielo<br />
in un conflitto tra l’uomo e il<br />
destino che a volte esplode<br />
con violenza – come nel celebre<br />
Dies Irae – altre si inabissa<br />
in un oscuro scrutare oltre l’ultimo<br />
orizzonte, reso con una tavolozza<br />
armonica di spiazzante<br />
modernità.<br />
N come Nabucco<br />
Il primo grande successo<br />
verdiano, accolto con tripudio<br />
alla prima al Teatro della Scala<br />
1842. Un trionfo che si vuole legato<br />
agli afflati risorgimentali<br />
che attraversano l’opera – in<br />
realtà quasi esclusivamente<br />
circoscritti al Va’ pensiero cantato<br />
su melodia felicissima intonata<br />
dal coro degli ebrei prigionieri<br />
a Babilonia – ma deriva<br />
anche dalla schiettezza<br />
che da lì in poi caratterizzerà il<br />
linguaggio musicale verdiano,<br />
capace di esprimere una leggerezza<br />
popolare anche descrivendo<br />
aspre tragedie.<br />
O come Otello<br />
Penultima opera verdiana,<br />
sbocciata dopo vent’anni di silenzio,<br />
è la prova che: 1) Tra<br />
Verdi e Shakespeare c’è una<br />
consonanza profonda, nel segno<br />
di un affine senso del tea-<br />
tro. 2) Verdi ha ascoltato Wagner:<br />
le forme chiuse si aprono,<br />
le transizioni orchestrali fanno<br />
lievitare le melodie vocali, il<br />
flusso sonoro scorre riflettendo<br />
il tempo della vita. 3) Verdi non<br />
si arrende a Wagner: nell’opera<br />
riaffiorano come relitti fecondi<br />
forme antiche, echi della<br />
storia del melodramma, occhiate<br />
al passato dagli sviluppi<br />
imprevedibili. Conservazione e<br />
innovazione: per non scontentare<br />
il pubblico, ma anche per<br />
disegnare una via personale<br />
verso la modernità.<br />
P come Parsifal<br />
L’ultimo dramma musicale di<br />
Wagner e il compimento del<br />
suo sogno d’artista. Se tutta la<br />
poetica wagneriana si fonda<br />
sul recupero di un’unità perduta,<br />
rappresentata dalla metafora<br />
dell’androginia come<br />
superamento della distinzione<br />
tra i sessi – non è un caso che<br />
in tutti i drammi wagneriani, su<br />
tutti il Tristano, attraverso il sacrificio<br />
d’amore della protagonista<br />
femminile si celebri<br />
un’ideale fusione con la controparte<br />
maschile – Parsifal,<br />
eroe-redentore senza macchia,<br />
ne rappresenta l’incarnazione.<br />
Rappresentazione sacra<br />
ANNIVERSARI<br />
concepita per il teatro-tempio<br />
di Bayreuth, è il vertice della<br />
concezione romantica dell’arte<br />
come religione, capace di<br />
offrire agli uomini una via di salvezza<br />
attraverso la bellezza. E<br />
non pare azzardato ritenere,<br />
considerato l’ego del personaggio,<br />
che sotto i panni del<br />
suo medievale salvatore Wagner<br />
immaginasse se stesso.<br />
Q come Quartetto<br />
Verdi non è solo opera: ha<br />
scritto un solo quartetto, ma è<br />
un capolavoro.<br />
R come Ring<br />
L’Anello del Nibelungo, la Tetralogia,<br />
è uno dei progetti<br />
creativi più monumentali mai<br />
concepiti da mente umana.<br />
Quattro drammi musicali – dall’Oro<br />
del Reno al Crepuscolo<br />
degli Dei – e quindici ore di<br />
musica, per raccontare la nascita<br />
e la fine di un mondo, un<br />
mitologico eterno ritorno in cui<br />
si dibattono ambizione, sacrificio,<br />
amore e vendetta. È quasi<br />
una trasposizione drammatica<br />
dell’estetica wagneriana: tre<br />
figlie del Reno come le tre arti<br />
sorelle, il malefico “ebreo” Alberich<br />
che rinunciando all’amore<br />
per conquistare il potere<br />
rompe l’equilibrio naturale per<br />
imporre la supremazia della<br />
tecnica, l’eroina Brunhilde che<br />
sacrificando la vita per l’amato<br />
Sigfrido rompe la maledizione<br />
e ripristina l’unità perduta.<br />
Più che un’avventura teatrale,<br />
un’esperienza estetica che è<br />
come la musica: non si può<br />
raccontare, ma soltanto vivere.<br />
S come Successo<br />
In vita arrise più a Verdi che<br />
a Wagner. Salvo rare eccezioni,<br />
l’autore di Rigoletto fu presto<br />
riconosciuto come il più illustre<br />
operista italiano e celebrato<br />
come gloria nazionale da<br />
un pubblico che non cessò<br />
mai di coltivare, seminando innovazione<br />
nel solco delle convenzioni.<br />
Wagner, invece, faticò<br />
non poco a far apprezzare<br />
i suoi lavori e divise sempre<br />
gli spettatori in tifosi pro e contro.<br />
Oggi, dopo che tutti i divi<br />
del palcoscenico e della regia<br />
li hanno celebrati, V. e W. sono<br />
due marchi di sicuro successo,<br />
l’usato garantito che non passa<br />
mai di moda.<br />
T come Trilogia popolare<br />
A differenza che la tetralogia<br />
wagneriana – monumento<br />
<strong>bresciaMUSICA</strong> - 5<br />
musicale concepito come un<br />
unico blocco creativo – “trilogia<br />
popolare” è più che altro<br />
un’etichetta di comodo che<br />
associa tre successi verdiani –<br />
Rigoletto, Trovatore e Traviata<br />
– perché i protagonisti sono<br />
personaggi del popolo – un<br />
buffone, il figlio di una zingara<br />
e una cortigiana – e non nobili,<br />
anticipando così una tendenza<br />
che caratterizzerà il cosiddetto<br />
“verismo musicale” di<br />
Mascagni, Leoncavallo e Puccini.<br />
Tra le tre opere, scritte tra<br />
il 1851 e il 1853, la continuità è<br />
però assicurata soprattutto<br />
dalla capacità della musica<br />
verdiana di aderire al testo<br />
drammatico, affiancando alla<br />
sempre felice vena melodica<br />
un uso più accorto delle potenzialità<br />
orchestrali e un arricchimento<br />
del vocabolario armonico.<br />
Non manca qualche<br />
effetto facile di pronto consumo<br />
per il pubblico – la trilogia è<br />
popolare anche in questo senso<br />
– ma altrimenti non sarebbe<br />
stato melodramma.<br />
U come Un giorno di regno<br />
Il grande fiasco verdiano.<br />
Seconda opera del compositore,<br />
è un lavoro buffo scritto<br />
mentre il compositore piangeva<br />
la perdita della prima moglie,<br />
su un libretto vecchio e<br />
scadente. Un cocktail perdente<br />
e la Scala non perdonò.<br />
V come Viva Verdi<br />
Viva Vittorio Emanuele Re<br />
D’Italia. Grazie all’acrostico, il<br />
cognome del compositore divenne<br />
un motto dello spirito risorgimentale<br />
italiano, ma non<br />
si tratta solo di una fortunata<br />
coincidenza: Verdi, in maniera<br />
più o meno esplicita, nelle sue<br />
opere lasciò trasparire alti sentimenti<br />
patriottici, solleticando<br />
anche per questo l’entusiasmo<br />
del pubblico. E non è quindi un<br />
caso neppure che, nel 1874,<br />
Verdi diventi Senatore del Regno<br />
d’Italia; peccato che, da<br />
allora, i compositori abbiano<br />
perso la buona abitudine di sedersi<br />
nella stanza dei bottoni<br />
(con le conseguenze che sappiamo<br />
per la musica del nostro<br />
Paese).<br />
W come Wagneriani e Wagnerismi<br />
Wagner fece di tutto per diventare<br />
una religione e in gran<br />
parte ci riuscì già in vita. Tra i<br />
wagneriani di stretta osservanza,<br />
vanno ricordati Franz Liszt e<br />
Anton Bruckner, oltre ad una<br />
lunga schiera di per lo più trascurabili<br />
epigoni. Ma il “fenomeno<br />
Wagner” – ed è un fatto<br />
unico nella storia della musica<br />
– fu soprattutto una febbre culturale<br />
che contagiò poeti come<br />
Baudelaire, scrittori come<br />
Thomas Mann e D’Annunzio, filosofi<br />
come Nietzsche e tanti<br />
altri, influenzando persino i detrattori.<br />
Simbolismo, decadenza,<br />
tragedia: nel wagnerismo si<br />
indovinano le tracce che conducono<br />
al ventesimo secolo.<br />
Z come Zum - pa - pa<br />
Per i detrattori, la musica di<br />
Verdi si accartoccia sempre lì,<br />
sull’aria belcantistica appoggiata<br />
su un trito zum-pa-pa<br />
buono per tutte le stagioni. E<br />
da wagneriano convinto, almeno<br />
in chiusura di articolo, lasciatemi<br />
dire che qualcosa di<br />
vero c’è.
6 - <strong>bresciaMUSICA</strong><br />
ANNIVERSARI<br />
Sono trascorsi quattrocento<br />
anni da quando<br />
Carlo Gesualdo, principe<br />
di Venosa, si spense<br />
nel suo castello. Sembra il<br />
protagonista di un’oscura leggenda<br />
d’altri tempi, ma la sua<br />
musica ci rammenta come<br />
questo incredibile personaggio<br />
sia realmente esistito.<br />
Gesualdo nasce a Venosa,<br />
piccolo scorcio partenopeo,<br />
intorno al 1560. È il capo di<br />
un’antica casata aristocratica<br />
e nipote di S. Carlo Borromeo,<br />
e la sua privilegiata condizione<br />
gli consente di dedicarsi in piena<br />
libertà allo studio della musica,<br />
avvalendosi dei maggiori<br />
maestri presenti sul territorio, e<br />
componendo per il solo piacere<br />
di scrivere musica, senza la<br />
necessità di compiacere i gusti<br />
di una superiore committenza.<br />
Gesualdo è lui stesso illustre liutista<br />
e mecenate, oltre che<br />
compositore.<br />
Carlo Gesualdo è “Principe<br />
dei musici”, libero di inventare<br />
un personale linguaggio musicale.<br />
E così fece, dando una<br />
brusca virata alla tradizione<br />
del madrigale, il genere vocale<br />
profano simbolo dell’epoca.<br />
Compone anche musica sacra:<br />
due libri di mottetti a 5 e 6<br />
voci e un libro di responsori a 6<br />
voci, ma è nel genere del madrigale<br />
che Gesualdo lascia la<br />
sua indelebile impronta nella<br />
storia della musica. Del compositore<br />
ci sono pervenuti circa<br />
centodieci madrigali a cinque<br />
voci, raccolti in sei libri.<br />
Il madrigale del Cinquecento<br />
ha poco a che vedere con<br />
quello del Trecento: la forma<br />
musicale si libera dalla costrizione<br />
delle ripetizioni strofiche, per<br />
seguire passo a passo il testo<br />
poetico nel suo svolgersi. Le voci<br />
da tre diventano cinque, le<br />
sonorità si fanno più piene, i giochi<br />
polifonici più audaci e stupefacenti.<br />
Verso la metà del XVI<br />
secolo compositori fiamminghi<br />
come Orlando di Lasso e Cipriano<br />
de Rore e italiani, tra i quali<br />
Andrea Gabrieli e Pierluigi da<br />
Palestrina, compongono madrigali<br />
sempre più sperimentali,<br />
che abbandonano l’omoritmia<br />
per introdurre giochi di “cromatismo”,<br />
ossia valori sempre più<br />
piccoli che in alternanza alle<br />
note lunghe creano varietà nella<br />
resa musicale del testo poetico<br />
(ecco che in corrispondenza<br />
di parole come “fuggire” o “volar<br />
via” la musica evapora in un<br />
guizzo ascendente).<br />
Dalla seconda metà del XVI<br />
secolo la necessità di andare<br />
oltre le regole della teoria musicale<br />
per esprimere al meglio il<br />
contenuto della poesia da musicare<br />
conducono a un progressivo<br />
superamento della<br />
tradizione. Già il bresciano Luca<br />
Marenzio, nato a Coccaglio<br />
nel 1553, fa sentire l’esigenza<br />
di cambiamento facendo<br />
abbondante uso di “madrigalismi”,<br />
ossia soffermandosi a<br />
descrivere con pennellate sonore<br />
singole parole, come<br />
“morte”, espressa con armonie<br />
dissonanti o “salir” con una linea<br />
ascendente della melodia.<br />
Marenzio utilizza anche gli<br />
artificiosi espedienti della cosiddetta<br />
“Augenmusik”, ossia<br />
“musica da vedere”, in cui le<br />
note nere appaiono in corrispondenza<br />
di parole relative<br />
all’oscurità. Nonostante queste<br />
licenze sonore, i madrigali di<br />
GESUALDO DA VENOSA (1560 CA.-1613)<br />
IL PRINCIPE IRREQUIETO<br />
Marenzio mantengono generalmente<br />
un certo equilibrio<br />
strutturale e un saldo legame<br />
alla tradizione polifonica.<br />
Gesualdo, suo contemporaneo,<br />
arriva invece a spezzare i<br />
vincoli con il passato e parla<br />
con un linguaggio proprio,<br />
creando sonorità rivoluzionarie,<br />
accostamenti prima mai<br />
sentiti e utilizzati perché ritenuti<br />
troppo violenti, insopportabili<br />
per l’orecchio umano e troppo<br />
vicini all’idea di peccato. Nel<br />
madrigale Baci soavi e cari,<br />
tratto dal I libro, Gesualdo ricrea<br />
un intreccio virtuoso delle<br />
voci, che quasi stordisce l’ascoltatore<br />
in un gioco di stretti<br />
dall’effetto ipnotico. L’uso delle<br />
dissonanze è sprezzante, di<br />
una modernità che trafigge e<br />
spiazza l’ascoltatore.<br />
È curioso notare come lo<br />
stesso testo, musicato da un<br />
primo Monteverdi (nel 1587),<br />
colui che sarà poi considerato<br />
l’apoteosi del madrigale, risulti<br />
più tradizionalista, dal canto<br />
spianato e comprensibile in<br />
ogni parola.<br />
Nei madrigali di Gesualdo<br />
di ALESSANDRA MORENI<br />
c’è tutta la doppiezza della<br />
sua anima e l’irrequietezza del<br />
suo spirito. “Non t’amo, o voce<br />
ingrata, la mia donna mi disse;<br />
e con pungente strale di duol<br />
e di martir, l’alma trafisse(...)”,<br />
così recita uno dei più interessanti<br />
madrigali del III libro.<br />
Le parole, di un certo Ridolfo<br />
Arlotti, sembrano aprire un<br />
nuovo scenario. Gesualdo fa<br />
risaltare nella musica il contrasto<br />
della serrata dichiarazione<br />
di non amore, con una dolcissima<br />
e lenta discesa melodica<br />
che si dissolve nella parola<br />
martir, come in un’amara presa<br />
di consapevolezza.<br />
***<br />
A partire dal III libro di madrigali<br />
notiamo in Gesualdo una<br />
frattura rispetto alle musiche<br />
pubblicate precedentemente:<br />
la parola morte inizia a insinuarsi<br />
quasi ossessivamente in<br />
ogni nuovo madrigale.<br />
Le tinte diventano violente,<br />
come feroce è la morte della<br />
sua sposa Maria d’Avalos, sorpresa<br />
da Gesualdo nell’atto di<br />
tradirlo. Gesualdo, per vendi-<br />
Del compositore<br />
sono<br />
pervenuti<br />
circa<br />
centodieci<br />
madrigali<br />
care l’onore ferito, la uccide<br />
barbaramente.<br />
La legge partenopea gli dà<br />
ragione, ma il compositore inizia<br />
a fuggire: prima da Napoli,<br />
per non essere a sua volta vendicato<br />
dalla famiglia d’Avalos,<br />
rifugiandosi a Ferrara e sposando<br />
Eleonora d’Este, e poi dal<br />
mondo, ritanandosi gli ultimi<br />
anni della sua vita in un’isolata<br />
e inquietante fortezza nella sua<br />
terra d’origine.<br />
La sua musica emancipata<br />
dalla tradizione, scaturisce da<br />
un modo di accostarsi troppo<br />
individuale perché potesse generare<br />
una scuola durevole.<br />
Ma i suoi madrigali dovettero<br />
comunque colpire l’attenzio-<br />
ne, se già nel 1613 venne pubblicato<br />
un volume che conteneva<br />
in partitura tutti i sei libri.<br />
Questo aspetto è interessante,<br />
se si pensa che a quel tempo<br />
venivano pubblicati in partitura<br />
quasi solo le musiche destinate<br />
agli studenti di composizione.<br />
Nel IV libro compare un raffinatissimo<br />
madrigale a carattere<br />
spirituale, dalla scrittura musicale<br />
accordale e il solenne<br />
incedere: “Sparge la morte al<br />
mio Signor nel viso tra squallidi<br />
pallori e pietosissimi horrori, poi<br />
lo rimira e ne divien pietosa;<br />
geme, sospira, e più ferir non<br />
osa. Ei, che temer la mira, inchina<br />
il capo, asconde il viso, e<br />
spira”. Il soggetto del testo che<br />
Gesualdo sceglie di musicare<br />
è la morte ingiusta, che non risparmia<br />
neppure Cristo. Dalla<br />
scelta di questo testo emerge il<br />
tormento interiore di Gesualdo,<br />
che da testi che trattano<br />
di rifiuti amorosi, passa a temi<br />
di espiazione.<br />
La modernità della sua scrittura<br />
è palese nel madrigale O<br />
dolorosa gioia, dal V libro: “O<br />
dolorosa gioia, o soave dolore,<br />
per cui quest’alma è mesta e<br />
lieta more! O miei cari sospiri,<br />
miei graditi martiri, del vostro<br />
duol non mi lasciate privo poiché<br />
sì dolce mi fa morto e vivo”.<br />
L’invocazione, che con un<br />
ossimoro esprime la natura allo<br />
stesso tempo dolce e amara<br />
dell’amore, è ben resa musicalmente<br />
da un forte cromatismo<br />
melodico che nella sovrapposizione<br />
delle voci origina giochi<br />
armonici fortemente dissonanti<br />
e all’avanguardia per i tempi. Il<br />
testo è di Guarini: assieme a<br />
Tasso rappresenta la scelta<br />
poetica preferita da Gesualdo,<br />
che però dedica anche la sua<br />
attenzione a testi di autori minori.<br />
Per cromatismo non s’intende<br />
più un accorciamento di<br />
valori, ma una melodia fatta di<br />
piccoli intervalli che intonati<br />
contemporaneamente da più<br />
voci generano sonorità aspre.<br />
Questi cromatismi armonici si<br />
infittiscono sempre di più nel VI<br />
libro. Nel madrigale Io pur respiro<br />
in così gran dolore, la sua<br />
musica “dolcemente aspra”<br />
rende al meglio il senso di sconfitta<br />
e di morte racchiuso nel<br />
testo: “E tu pur vivi, o dispietato<br />
core? Ahi, che non vi è più<br />
speme di riveder il nostro amato<br />
bene! Deh, morte, danne aita,<br />
uccidi questa vita! Pietosa<br />
ne ferisci, a la vita dia fin ed al<br />
gran duolo”.<br />
Gesualdo, a partire dalla<br />
metà del XIX secolo, per l’unicità<br />
della sua scrittura e la sua<br />
capacità di precorrere i tempi<br />
ha affascinato e ispirato molti<br />
artisti, come Richard Wagner o<br />
Igor Stravinskij, che negli anni<br />
Sessanta gli dedicò Monumentum<br />
pro Gesualdo, composto a<br />
partire dall’arrangiamento di<br />
alcuni suoi madrigali. Numerose<br />
anche le opere liriche nate intorno<br />
alla sua tormentata biografia,<br />
come Tenebrae Super<br />
Gesualdo (1972) del compositore<br />
inglese postmoderno Peter<br />
Maxwell Davies.<br />
Ancora oggi la figura di Gesualdo<br />
non smette d’incuriosire,<br />
disorientare, ispirare: da<br />
Franco Battiato al regista Werner<br />
Herzog la sua attualità è<br />
tangibile, e l’inquietante doppiezza<br />
del suo animo e della<br />
sua musica un richiamo diabolicamente<br />
irresistibile.
Negli anni scorsi, BresciaMusica<br />
ha dato spazio alla figura<br />
di Bruno Bettinelli in vari modi,<br />
ospitando un suo intervento a<br />
proposito della “questione filologica”,<br />
recensendo il volume<br />
di Giulio Mercati e realizzando<br />
un’ampia intervista al compositore.<br />
Ora in occasione del<br />
centanario della nascita, la rivista<br />
porta un ulteriore contributo<br />
con questa intervista alla<br />
moglie di Bettinelli, Silvia Bianchera.<br />
Bresciana di origine,<br />
completata la sua formazione<br />
al Conservatorio di Milano con<br />
lo stesso Bettinelli, attualmente<br />
insegna canto presso la Scuola<br />
diocesana “S. Cecilia” del Seminario<br />
Vescovile di Brescia.<br />
***<br />
Lei si pone certo in una<br />
prospettiva del tutto particolare<br />
nel restituirci la<br />
figura del maestro, per<br />
certi versi privilegiata. Anche<br />
la sua provenienza bresciana<br />
costituisce per noi un motivo di<br />
interesse.<br />
“Sono nata a Roma ma da<br />
genitori bresciani. A Brescia ho<br />
avuto le mie prime basi musicali.<br />
Ho studiato all’Istituto<br />
‘Venturi’ teoria, solfeggio e pianoforte<br />
con Ada <strong>Capitanio</strong>, armonia<br />
e composizione con Luigi<br />
Manenti. Il nome di Bettinelli<br />
ricorreva moltissimo a Brescia,<br />
tanto che io conobbi la musica<br />
di mio marito nel salone Da<br />
Cemmo in un concerto diretto<br />
da Mario Conter. Poi venni a<br />
sapere che Conter era anche<br />
suo allievo. Nella mia classe<br />
con il maestro Manenti si parlava<br />
spesso di Bettinelli, perché<br />
Manenti lo stimava molto. Del<br />
resto la stima fra i due era reciproca.<br />
Quando diedi il quarto<br />
di composizione a Milano e<br />
venni ammessa nella sua classe<br />
– era il ‘64 – lui alla prima lezione<br />
mi disse: ‘Hai studiato<br />
con Manenti? Bene, allora sei a<br />
posto, le basi le hai’”.<br />
Da cosa scaturì la decisione<br />
di spostarsi da Brescia a Milano?<br />
“All’epoca il ‘Venturi’ non<br />
era pareggiato. Quando tentai<br />
l’ammissione a Milano per<br />
composizione, già vi studiavo<br />
canto da tre anni. Fu proprio<br />
Manenti a incoraggiarmi a venire<br />
via da Brescia. Testualmente:<br />
‘Te che ta pödet va a<br />
Milà. Sta mia che en mes a<br />
chei paesà!’. Entrai nella classe<br />
di Bettinelli perché gli altri<br />
docenti tranne Maggioni portavano<br />
solo fino al settimo, invece<br />
Bettinelli e Maggioni portavano<br />
fino al diploma. Mi ritrovai<br />
con Bettinelli perché la<br />
classe di Maggioni era piena.<br />
Nella classe di Bettinelli il nome<br />
di Brescia ricorreva spesso. Già<br />
in quella prima lezione mi disse:<br />
‘Tu sei quella di Brescia? Sai<br />
che sono un po’ bresciano anch’io?’.<br />
All’inizio cercava sempre<br />
qualche frase per mettere<br />
a loro agio gli allievi. La sua<br />
nonna paterna in effetti era di<br />
Brescia. Poi era molto affezionato<br />
a Margola e a Togni. Erano<br />
tre personaggi molto legati,<br />
sempre con tante cose da dirsi,<br />
accomunati da una grande<br />
solidità musicale generale, non<br />
solo compositiva. E poi erano<br />
grandi docenti”.<br />
Ci può dire qualcosa sulle<br />
sue concezioni didattiche?<br />
“Bruno diceva sempre: ‘Quando<br />
dò lezione, rivivo ciò che ho<br />
vissuto quando ero allievo io.<br />
Non mi permetto mai di trattare<br />
male un allievo perché la fatica<br />
che vedo in loro è la stessa fatica<br />
che ho fatto io’. Era molto<br />
legato al suo maestro, Giulio<br />
Cesare Paribeni, lo considerava<br />
un secondo padre. Per quanto<br />
riguarda le sue idee in fatto di<br />
didattica, negli ultimi tempi se<br />
ne era parlato pubblicamente<br />
sulle pagine della Rivista Musicale<br />
Italiana perché Paolo Fragapane,<br />
noto docente e musicologo<br />
toscano, aveva mandato<br />
una lettera in cui asseriva<br />
di sentirsi impotente nei confronti<br />
dei suoi allievi di composizione<br />
perché non sapeva bene<br />
cosa insegnare loro. E mio marito<br />
a sua volta rispose affermando<br />
che un insegnante di composizione<br />
non deve insegnare<br />
uno stile in cui scrivere, ma de-<br />
ANNIVERSARI<br />
BRUNO BETTINELLI (1913-2004): INTERVISTA A SILVIA BIANCHERA<br />
NON SOLO MAESTRO DEI MAESTRI<br />
a cura di CARLO BIANCHI<br />
Bruno Bettinelli con la moglie<br />
Silvia Bianchera e, in mezzo,<br />
Riccardo Allorto<br />
ve fornire il materiale per farlo,<br />
come è sempre avvenuto anche<br />
per le botteghe di pittura e<br />
di scultura. Non credo che – cito<br />
a caso – il maestro di Matisse<br />
gli abbia insegnato a fare il fauvista.<br />
Gli avrà dato tutte le conoscenze<br />
che servono ad un<br />
pittore. Così, l’insegnante di<br />
composizione deve dunque<br />
dare all’allievo tutte le conoscenze<br />
che gli servono per diventare<br />
un musicista, dal gregoriano<br />
alla scrittura di Machaut,<br />
il contrappunto antico e<br />
quello più vicino a noi, il contrappunto<br />
ai tempi di Bach e di<br />
Hindemith, la strumentazione ai<br />
tempi di Vivaldi e ai tempi di<br />
Beethoven, la dodecafonia…<br />
Quando l’allievo si sarà impadronito<br />
di tutto questo, allora<br />
troverà il suo cammino musicale<br />
e la sua personalità, se ha talento.<br />
Questo era il credo di<br />
Bruno”.<br />
Si sentiva più insegnante o<br />
più compositore?<br />
“Più compositore, senza<br />
dubbio. Certo amava essere<br />
apprezzato come insegnante<br />
e che tanti ragazzi sparsi in tutto<br />
il mondo gli dimostrassero<br />
gratitudine, anche quelli che<br />
sono diventati maestri famosi,<br />
come Riccardo Muti, Claudio<br />
Abbado o Aldo Ceccato, ma<br />
l’essere riconosciuto solo come<br />
insegnante gli dava un po’ fastidio”.<br />
C’era qualche sua opera a<br />
cui teneva in modo particolare?<br />
“In generale i lavori con la<br />
voce. Del resto amava moltissimo<br />
le composizioni con la voce<br />
di Mahler. Certo andava fiero<br />
anche delle sue opere strumentali,<br />
le sinfonie. In particolare il<br />
suo quarto concerto e le Strutture.<br />
Poi certo la Sinfonia breve<br />
che all’inizio fece la sua fortuna<br />
perché fu il brano con cui vinse<br />
il concorso ‘I littoriali’ nel 1938.<br />
A questo proposito ci fu un episodio<br />
che lui mi ha sempre<br />
chiesto di non menzionare, perché<br />
chiama in causa direttamente<br />
Mussolini e Bruno sosteneva<br />
che ci sono troppi ricordi<br />
spiacevoli per gli italiani legati a<br />
quel nome. ‘I littoriali’ erano un<br />
premio importante internazionale<br />
e per Bruno fu una fortuna<br />
anche perché la Sinfonia venne<br />
diretta da Bernardino Molinari<br />
uno dei più importanti direttori<br />
dell’epoca. Bruno seppe<br />
della vittoria al concorso quando<br />
era via militare, si recò a Roma<br />
grazie ad un permesso per<br />
assistere all’esecuzione. Mussolini<br />
era nel palco e alla fine dell’esecuzione<br />
lo invitò personalmente<br />
in quel palco per conferirgli<br />
una medaglia, che io conservo<br />
tuttora, e si congratulò<br />
con lui: ‘Molto interessante<br />
questo suo lavoro, soprattutto<br />
quel finale’, che è il Corale ostinato,<br />
tuttora uno dei suoi pezzi<br />
più eseguiti. Fu anche in quella<br />
occasione che conobbe Petrassi.<br />
Era seduto fra il pubblico,<br />
gli andò vicino e gli fece molti<br />
complimenti. Da quel momento<br />
diventarono inseparabili, si<br />
telefonavano spessissimo”.<br />
Quel concorso lo agevolò<br />
anche nel trovare il posto al<br />
Conservatorio a Milano?<br />
“Mah non credo, poi vinse<br />
anche altri concorsi, il premio<br />
<strong>bresciaMUSICA</strong> - 7<br />
‘Bolzani’, vinse ai concorsi della<br />
Gioventù Universitaria Fascista,<br />
ci fu la guerra… ma va detto<br />
che era anche un compositore<br />
molto eseguito e poi aveva<br />
tantissime attività, faceva il<br />
maestro sostituto al teatro ‘Dal<br />
Verme’ di Milano, che sostituiva<br />
la Scala nel periodo estivo. Incoraggiava<br />
anche i suoi allievi<br />
a praticare ogni tipo di attività<br />
musicale, ci stimolava ad andare<br />
nelle altre classi di composizione,<br />
ad ascoltare anche gli<br />
strumentisti. Poi, per converso,<br />
secondo lui lo studio della composizione<br />
era necessario per<br />
occuparsi di musica in generale.<br />
‘Vuoi diventare critico musicale<br />
giornalista, o il ricercatore<br />
di musica? Devi conoscere la<br />
composizione. Vuoi fare il direttore,<br />
il pianista o il violinista?<br />
Idem. Se non conosci a fondo<br />
come si costruisce un brano,<br />
come si combinano i suoi elementi<br />
sarai sempre un dilettante,<br />
un impotente della musica,<br />
in qualsiasi campo’. Ha avuto<br />
anche allievi che hanno fatto<br />
carriera nella musica leggera”.<br />
Qualche nome?<br />
“Gianna Nannini. Veniva da<br />
lui a lezioni private di armonia e<br />
composizione. Bruno diceva<br />
che era anche brava e infatti<br />
quasi la rimproverava: ‘Ma cosa<br />
ti metti a fare questa musica<br />
di serie B, con il talento che hai,<br />
perché non provi a fare qualcos’altro?’.<br />
Ma lei, facendo<br />
una bella risata rispondeva: ‘No<br />
guardi, io mi sento portata per<br />
la musica leggera, voglio fare<br />
questo’. Con Bruno faceva armonia<br />
contrappunto e un primo<br />
livello di composizione. Aveva<br />
anche il quinto di pianoforte.<br />
Voleva fare anche l’ottavo<br />
e allora mio marito l’ha affidata<br />
da una sua allieva, la Soffritti,<br />
ma ha fatto solo qualche lezione<br />
perché non aveva mai tempo,<br />
era sempre in giro per il<br />
mondo, ha preso qualche lezione<br />
da Eli Perrotta che abitava<br />
vicino a noi. Poi non ha più continuato,<br />
perché ha intrapreso la<br />
carriera che tutti sanno. Ma era<br />
seria e impegnata, molto coscienziosa.<br />
Basti pensare ai sacrifici<br />
che faceva per venire da<br />
Siena, passare tutta la giornata<br />
a Milano, prima di passare dall’editore<br />
Ricordi per le sue cose.<br />
E non era nemmeno una che<br />
pensava solo a strimpellare, conosceva<br />
il repertorio: Chopin,<br />
Beethoven, Bach. In generale,<br />
la musica la conosceva benissimo.<br />
Mi ricordo sempre di questa<br />
ragazza così carina e cordiale,<br />
quando andavo ad<br />
aprirle la porta. Secondo Bruno,<br />
ripeto, la scuola di composizione<br />
non era solo per diventare<br />
compositori ma in generale per<br />
conoscere la musica, al di là<br />
delle note”.<br />
Ricorda qualche altro noto<br />
cantante “leggero” che si era<br />
presentato da suo marito?<br />
“Ne ricordo due, Johnny Dorelli<br />
e Umberto Bindi. Ma Bruno<br />
non volle intervenire con loro<br />
perché diceva che erano delle<br />
personalità già formate”.
8 -<br />
<strong>bresciaMUSICA</strong><br />
S<br />
Se chiedi ad un cinquantenne<br />
americano quale<br />
musicista per primo<br />
lo ha portato sulla via<br />
del jazz, in molti risponderanno<br />
Miles, Trane, Duke, Monk, ma la<br />
maggior parte vi dirà Dave<br />
Brubeck. Non così in Italia, dove<br />
è noto principalmente per il<br />
mega-hit Take Five, ma dove<br />
non ha mai trovato altrettanti<br />
ammiratori. A questo proposito<br />
ricordo una definizione piuttosto<br />
tranchant che ne diede Arrigo<br />
Polillo (cito a memoria con<br />
possibile approssimazione): “Il<br />
più dozzinale dei pianisti raffinati,<br />
ed il più raffinato dei pianisti<br />
dozzinali”. Forse anche per<br />
la enorme popolarità che Brubeck<br />
si costruì con il suo storico<br />
Quartetto.<br />
Dave Brubeck nacque a<br />
Concord, California, il 6 dicembre<br />
1920, da padre allevatore<br />
di bestiame e da madre insegnante<br />
di pianoforte. Di famiglia<br />
con ascendenze svizzere<br />
(cognome originario Broadbeck),<br />
ma anche tedesche e<br />
inglesi, lo stesso Brubeck rivelò<br />
nel ‘91 al critico Gene Lees di<br />
avere forse anche un quarto di<br />
sangue nativo americano, dato<br />
che uno dei tre matrimoni<br />
del nonno paterno era stato<br />
con una donna Modoc, della<br />
riserva indiana di Pyramid Lake<br />
nel Nevada, nei pressi della<br />
quale la famiglia Brubeck aveva<br />
il suo ranch.<br />
Diplomatosi al Pacific College,<br />
e dopo avere prestato il<br />
servizio militare durante la II<br />
Guerra mondiale, alla smobilitazione<br />
il giovane Dave ritornò<br />
al college, questa volta il Mills<br />
College, per studiare sotto l’ala<br />
del compositore francese<br />
Darius Milhaud. Lì formò il suo<br />
primo gruppo professionale, il<br />
Dave Brubeck Octet, con un<br />
nucleo di studenti del Mills. Tra<br />
di essi alcuni musicisti che collaboreranno<br />
in seguito in numerosi<br />
album, come Paul Desmond,<br />
Bill Smith, Cal Tjader<br />
ecc. Nonostante il duro lavoro,<br />
l’Ottetto giunse a una sua naturale<br />
conclusione, riformandosi<br />
come trio. Nel 1951 un incidente<br />
di surf a Honolulu<br />
sconvolse i piani del pianista e<br />
quasi mise fine alla sua carriera,<br />
ma dopo una lunga convalescenza<br />
Dave scrisse una lettera<br />
a Paul Desmond, lettera<br />
che quest’ultimo conservò fino<br />
alla sua morte, nella quale diceva:<br />
“Forse ora possiamo dare<br />
il via ad un quartetto”.<br />
Brubeck firmò il suo primo<br />
contratto discografico nel ‘49<br />
con la Coronet Records, ma la<br />
sua carriera cominciò a prendere<br />
il largo solo con l’inizio del<br />
contratto con la nascente etichetta<br />
californiana Fantasy<br />
Records. Invece di cercare<br />
scritture nel circuito dei jazz<br />
clubs, con acume e lungimiranza<br />
si rivolse invece al circuito<br />
dei college, con la moglie<br />
Iola come manager, riuscendo<br />
ad arrivare a una media di circa<br />
250 concerti all’anno. Ciò<br />
gli permise di essere conosciu-<br />
to da un pubblico giovanile e<br />
costituì la base del suo futuro<br />
successo negli anni a venire.<br />
I primi album come Jazz at<br />
Oberlin, Jazz at the College of<br />
the Pacific e Jazz goes to College<br />
(quest’ultimo per la Columbia),<br />
risultarono molto popolari<br />
presso gli acquirenti di<br />
dischi americani. Il passaggio<br />
alla potente Columbia sancì il<br />
definitivo successo del Quartetto.<br />
Fu un altro disco per la<br />
Columbia, Dave Brubeck at<br />
Storyville (1954), registrato nell’omonimo<br />
club di Boston, che<br />
portò il Quartetto in classifica<br />
per la prima volta, raggiungendo<br />
l’ottavo posto di Billboard<br />
all’inizio del ‘55.<br />
***<br />
Il personaggio Brubeck ricevette<br />
un’ulteriore spinta quando<br />
la rivista Time lo mise in copertina<br />
nel numero dell’8 novembre<br />
del ‘54. Prima di lui solamente<br />
Louis Armstrong, tra i<br />
jazzmen, era riuscito a tanto.<br />
Ormai una istituzione alla Columbia,<br />
il Quartetto (con Paul<br />
Desmond, Gene Wright e Joe<br />
Morello) piazzò nel solo ‘55 ben<br />
due album nella Top 10: Bru-<br />
JAZZ<br />
LA RECENTE SCOMPARSA DI DAVE BRUBECK<br />
UNA RAFFINATEZZA ACCESSIBILE<br />
di GIUSEPPE GIOACCHINI<br />
Il pianista<br />
ottenne<br />
ampia<br />
popolarità<br />
e successo<br />
discografico<br />
beck Time e Jazz: Red, Hot and<br />
Cool. Ma alla popolarità di<br />
massa mancavano solo pochi<br />
anni, fino alla pubblicazione di<br />
Time Out, registrato e uscito nel<br />
‘59, che trasformò Brubeck in<br />
una superstar internazionale.<br />
Costruendo gradatamente la<br />
sua reputazione, l’album entrò<br />
nella classifica di Billboard verso<br />
la fine del 1960, fino ad arrivare<br />
alla posizione n° 2, diventando<br />
il primo album di jazz da un milione<br />
di copie vendute. La Columbia<br />
pubblicò Take Five anche<br />
come singolo un anno e<br />
mezzo dopo, e si accorse con<br />
una certa sorpresa che anche i<br />
singoli jazz avevano un mercato<br />
quando Take Five, con sul lato<br />
B Blue Rondo à la Turk, raggiunse<br />
il n° 25 della classifica<br />
dei singoli (o se preferite 45 giri).<br />
La metrica dispari delle due<br />
composizioni (Take Five, scritta<br />
da Desmond, è in 5/4, Blue<br />
Rondo in 9/8) era stata ispirata<br />
dalle musiche ascoltate durante<br />
un tour nel Medio Oriente e<br />
India, sponsorizzato dal Dipartimento<br />
di Stato americano. Brubeck<br />
più di una volta approfittò<br />
della sua posizione per intervenire<br />
e prendere posizione<br />
su questioni sociali. Nel 1958 rifiutò<br />
un’offerta di esibirsi in Sud<br />
Africa quando i funzionari insistettero<br />
perché suonasse con<br />
un gruppo composto da soli<br />
bianchi (Gene Wright era afroamericano).<br />
L’incidente ispirò<br />
Dave e la moglie Iola a scrivere<br />
insieme un musical per i diritti<br />
civili, The Real Ambassadors.<br />
L’album della colonna sonora<br />
aveva tra i protagonisti Louis<br />
Armstrong, il Trio Lambert, Hendricks<br />
& Ross e Carmen McRae,<br />
e venne eseguito al Festival di<br />
Monterey nel 1962. Un altro album<br />
conquistò la Top Ten, Time<br />
Further Out (1962), e diversi altri<br />
piazzamenti in classifica negli<br />
anni seguenti (Bossa Nova<br />
U.S.A. e At Carnegie Hall vendettero<br />
piuttosto bene), ma<br />
anche quando le vendite non<br />
furono più così importanti<br />
quantitativamente, Brubeck rimase<br />
un’importante attrazione<br />
a concerti e festival.<br />
Anche se la critica non sosteneva<br />
lui o il Quartetto, il<br />
pubblico non si stancò mai di<br />
lui. Per tutto il tempo dopo lo<br />
scioglimento del Quartetto nel<br />
1967 (Desmond morì nel 1977,<br />
Morello nel 2011, Wright ha attualmente<br />
89 anni), Brubeck<br />
ha continuato a tenere concerti<br />
da tutto esaurito in ogni<br />
parte del mondo. Nel 1968<br />
formò un nuovo gruppo con il<br />
baritonista Gerry Mulligan, e in<br />
seguito, quando i suoi figli divennero<br />
musicisti professionisti,<br />
Brubeck lavorò spesso con loro<br />
nel progetto “Two Generations<br />
of Brubecks”. Negli anni ‘70 costituì<br />
un nuovo Quartetto col<br />
quale ha continuato a esibirsi<br />
fino alla fine della carriera. Al<br />
posto di Desmond, negli ultimi<br />
anni il saxofono era affidato a<br />
Bobby Militello. Da non dimenticare<br />
le sue composizioni più<br />
ambiziose, per orchestre, cori e<br />
piccoli gruppi, come The Light<br />
in the Wilderness (Cincinnati<br />
Symphony Orchestra, 1968), o<br />
The Gates of Justice, ispirata a<br />
Martin Luther King. Il Quartetto<br />
storico si riunì una sola volta nel<br />
1976 per il tour del venticinquennale.<br />
Brubeck verrà ricordato per<br />
aver riportato il jazz a un’ampia<br />
popolarità in un periodo in<br />
cui le prospettive commerciali<br />
del genere erano ormai in vistoso<br />
calo, usando una musica<br />
accessibile che combinava<br />
melodie efficaci, innovazione<br />
metrica e il frizzante e anche<br />
un po’ erudito temperamento<br />
del West Coast jazz. Anche nelle<br />
sue opere più classicheggianti,<br />
non perse mai di vista le<br />
sue radici jazzistiche, come<br />
nelle improvvisazioni “stride”.<br />
Da un punto di vista squisitamente<br />
jazzistico, Brubeck fa<br />
parte della categoria dei pianisti-compositori,<br />
come Ellington,<br />
Bill Evans o Erroll Garner. Le sue<br />
più famose composizioni, The<br />
Duke e In Your Own Sweet Way,<br />
sono diventati degli standards.<br />
Tipico del suo pianismo era il<br />
suo stile martellato sui tasti del<br />
pianoforte, come pure la ricerca<br />
di armonie complesse, che<br />
lo portava a improvvisazioni anche<br />
imprevedibili, specialmente<br />
nel dialogo privilegiato con<br />
Desmond, saxofonista che contribuì<br />
in maniera determinante<br />
al successo del Quartetto.<br />
“Come Bach, Dave Brubeck<br />
alterna periodi di tensione e relax.<br />
I diversi temi sono sezionati<br />
e modulati. Dall’alto di tutto<br />
ciò Brubeck sfoggia il suo swing<br />
impressionante accostato a un<br />
tempo perfetto. Nelle sue improvvisazioni<br />
egli usa tutta la<br />
sua erudizione musicale acquisita<br />
nel corso degli anni”. (Juul<br />
Anthonessen)<br />
Il cuore di Dave Brubeck ha<br />
ceduto il 5 dicembre del 2012,<br />
un giorno prima del suo 92°<br />
compleanno.
T<br />
utto inizia mesi prima<br />
quando bisogna scegliere<br />
le canzoni. È<br />
chiaro che gli esclusi<br />
ci rimangono male: una comparsata<br />
a Sanremo vale molte<br />
serate in locali e piazze e magari<br />
si riesce anche a vendere<br />
qualche disco. Quindi c’è chi<br />
ha protestato. Ma come si sono<br />
permessi di lasciare fuori<br />
Anna Oxa? Con tutto il suo palmares<br />
(addirittura una conduzione<br />
del festival, mica bruscolini).<br />
Eppure è successo. Sono<br />
mancate in effetti le vecchie<br />
glorie. Abbiamo rivisto Albano,<br />
ma solo come ospite (perché<br />
lui sì e altri no non è dato sapere<br />
comunque...) e poco altro.<br />
Come sempre le vere star si<br />
astengono e se ne stanno alla<br />
larga. Si guarda quello c’è che<br />
sulla piazza e quindi il cast è<br />
quello che è.<br />
Una volta selezionati i partecipanti<br />
bisogna decidere come<br />
votare il vincitore. Ne abbiamo<br />
viste di tutti i colori e soprattutto<br />
ne abbiamo sentite<br />
di tutti i colori. Molti, in passato,<br />
hanno espresso dubbi sulle votazioni,<br />
si è ipotizzato l’uso massiccio<br />
dei call center per il televoto,<br />
le giurie sparse per l’Italia<br />
non le ha mai viste nessuno e<br />
così via. E quest’anno? Quest’anno<br />
viene rispolverata la<br />
“giuria di qualità” già comparsa<br />
in altre edizioni, in special<br />
modo nelle precedenti condotte<br />
da Fazio (qualcuno ricorderà<br />
la vittoria degli Avion Travel).<br />
Cerchiamo di capirci: i giurati<br />
(quelli della giuria di qualità)<br />
hanno a disposizione venti<br />
gettoni e devono indicare almeno<br />
tre interpreti con un tetto<br />
massimo di dieci voti. Il loro<br />
verdetto pesa al 50% e viene<br />
combinato con quello del televoto<br />
del giovedì (25%) e della<br />
serata finale (altro 25%). I primi<br />
tre artisti vengono nuovamente<br />
sottoposti al voto della giuria<br />
di qualità (6 gettoni a cranio:<br />
tre per il primo, due per il secondo,<br />
uno per il terzo) che<br />
conta al 50%, alla pari del televoto,<br />
sul verdetto finale. Avete<br />
capito naturalmente. Meccanismo<br />
chiarissimo e soprattutto<br />
limpido. Così limpido che mentre<br />
andava in onda il festival<br />
scorrevano sullo schermo scritte<br />
che ricordavano come la<br />
RAI non potesse controllare i<br />
call center e invitavano a un<br />
uso corretto del televoto.<br />
La giuria di qualità è composta<br />
da personaggi del mondo<br />
della musica, dello spettacolo<br />
e della cultura. Il presidente<br />
della giuria di qualità è Nicola<br />
Piovani e poi Eleonora Abbagnato,<br />
Stefano Bartezzaghi,<br />
Cecilia Chailly, Claudio Coccoluto,<br />
Serena Dandini, Paolo<br />
Giordano, Nicoletta Mantovani<br />
e Rita Marcotulli. Era previsto<br />
anche Carlo Verdone che<br />
però si è dato malato ed è stato<br />
sostituito da Neri Marcorè.<br />
Conosciamo meglio i membri<br />
della giuria. Nicola Piovani:<br />
compositore celebre per le sue<br />
colonne sonore, è anche autore<br />
di teatro musicale e di musica<br />
da concerto. Ha ricevuto<br />
l’Oscar per la miglior colonna<br />
sonora nel ‘99 per “La vita è<br />
bella” di Benigni. È il presidente<br />
di giuria. Eleonora Abbagnato:<br />
ballerina e attrice, è la prima<br />
italiana a essere ammessa alla<br />
prestigiosa scuola dell’Opéra<br />
di Parigi. Nel 2009 ha affiancato<br />
Paolo Bonolis alla conduzione<br />
di una serata del Festival di<br />
Sanremo. Stefano Bartezzaghi:<br />
enigmista, giornalista, e scrittore,<br />
ha pubblicato il primo rebus<br />
nel 1971 per La Settimana Enigmistica.<br />
Cecilia Chailly: arpista,<br />
compositrice, cantante, ha<br />
collaborato, fra gli altri, con<br />
John Cage, Ludovico Einaudi,<br />
Mina, Fabrizio De André e Lucio<br />
Dalla. Claudio Coccoluto:<br />
deejay e produttore. Serena<br />
Dandini: nota conduttrice e<br />
autrice televisiva. Ha pubblicato<br />
due romanzi e tra il 2012 e il<br />
<strong>2013</strong> ha messo in scena il suo<br />
primo testo teatrale sul femminicidio<br />
dal titolo “Ferite a morte”.<br />
Paolo Giordano: scrittore e<br />
autore del romanzo “La solitudine<br />
dei numeri primi” che ha<br />
vinto nello stesso anno il Premio<br />
Campiello Opera prima e il<br />
Premio Strega. Nicoletta Mantovani:<br />
produttrice e manager<br />
italiana. Vedova del celebre<br />
tenore Luciano Pavarotti, è stata<br />
direttore artistico e deus ex<br />
machina del concerto di beneficenza<br />
Pavarotti & Friends<br />
(dal 1995 al 2003). Rita Marcotulli:<br />
pianista e musicista jazz<br />
molto apprezzata in Europa; è<br />
stata premiata con un David di<br />
ROCK E DINTORNI<br />
Donatello per il miglior musicista<br />
nel 2011.<br />
Quindi di tutto un po’: sicuramente<br />
musicisti competenti<br />
ma anche attori di varia estrazione<br />
.<br />
***<br />
Partiamo dall’inizio. Marco<br />
Mengoni, nella terza serata del<br />
14 febbraio, ha ottenuto la<br />
percentuale più alta di televoto<br />
tra tutti i concorrenti: il<br />
25,28% su 14 artisti, guadagnando<br />
così la prima posizione<br />
nella classifica provvisoria. Dietro<br />
abbiamo trovato i Modà<br />
(20,32%) e Annalisa terza con<br />
meno della metà dei voti<br />
(8,97%), cifra che già si stacca<br />
completamente dai primi due<br />
concorrenti.<br />
Questo dato, come da re-<br />
golamento, ha determinato il<br />
25% del voto complessivo. L’altro<br />
25% spettava al televoto di<br />
sabato e il restante 50% al voto<br />
della giuria di qualità di cui abbiamo<br />
già parlato.<br />
Nell’ultima serata del 16 febbraio<br />
è stato quindi determinante<br />
il voto della giuria di<br />
qualità, che ha ridefinito in<br />
parte il podio votando nella<br />
prima fase quasi all’unanimità<br />
Elio e le Storie Tese e poi a seguire<br />
Malika Ayane, Raphael<br />
Gualazzi e Daniele Silvestri. Tra<br />
gli ultimi Mengoni e ancora<br />
peggio i Modà, con il solo 4<br />
per cento delle votazioni di<br />
qualità.<br />
Il primo televoto (sui 14 concorrenti)<br />
di sabato ha visto invece<br />
la vittoria dei Modà (con<br />
il 25,04%), invertendo la situazione<br />
della prima votazione<br />
popolare di giovedì, con Marco<br />
Mengoni secondo (con il<br />
20,72% dei voti) e terza Annalisa,<br />
lei sempre con una percentuale<br />
drasticamente più bassa<br />
di votazioni. È quindi solo grazie<br />
alla giuria che Elio e le storie<br />
tese hanno guadagnato il podio.<br />
E Chiara Galiazzo? Quarta<br />
alla fine della prima serata,<br />
grande successo di vendite,<br />
<strong>bresciaMUSICA</strong> - 9<br />
IL FESTIVAL DI SANREMO<br />
NIENTE TRASH, MA POCA MUSICA<br />
Alla<br />
giuria<br />
di<br />
qualità<br />
si aggiungeva<br />
il televoto<br />
di PIERO TARANTOLA<br />
nelle radio e Itunes, è lentamente<br />
scivolata fino all’ottavo<br />
posto. Evidentemente la “vis a<br />
tergo” è venuta a mancare<br />
proprio nello sprint finale.<br />
I primi tre si sono riaffrontati<br />
nel finale e, a questo punto il<br />
voto verso Mengoni da parte<br />
della giuria è arrivato nel momento<br />
in cui i dieci giurati hanno<br />
lasciato il 48% dei voti complessivi<br />
agli Elio e le Storie Tese<br />
e gli altri due a pari merito.<br />
Quindi il televoto sul trio finale<br />
diventa decisivo: Mengoni<br />
prende il 44% staccando i<br />
Modà, che ricevono il 33,90%<br />
delle preferenze ed Elio che<br />
raccoglie il 21% circa.<br />
Chiaro?<br />
Comunque ha vinto Mengoni,<br />
lanciato da X factor che<br />
però ha un discreto riscontro in<br />
giro, si vede su MTV, ha delle<br />
ottime qualità vocali. Alzi la<br />
mano chi ricorda come fa la<br />
sua canzone. Nessuno naturalmente,<br />
come nessuno ricorda i<br />
brani di Emma, Marco Carta,<br />
Valerio Scanu, i precedenti vincitori.<br />
Quando va in onda Sanremo<br />
si parla solo dei conduttori,<br />
degli ospiti, di eventuali<br />
gaffes e di tutto quello che gira<br />
intorno.<br />
Crozza interrotto da quattro<br />
scalmanati ha fatto più audience<br />
di Mengoni, il duetto<br />
tra Stefano Bollani e Caetano<br />
Veloso è stato straordinario e<br />
ha avuto un grandissimo impatto<br />
anche la serata di venerdì<br />
nel corso della quale sono<br />
stati eseguiti vecchi pezzi<br />
del festival (più o meno noti).<br />
Le grandi star della canzone<br />
italiana (Vasco, Ligabue, Jovanotti)<br />
se ne stanno alla larga e<br />
fanno capire che il loro target<br />
è ben diverso.<br />
Il festival è stato inoltre molto<br />
apprezzato per la sua conduzione<br />
e per essere rimasto lontano<br />
dal trash di precedenti<br />
edizioni e di questo va dato<br />
merito a Fazio e alla Littizzetto:<br />
garbati, simpatici, spiritosi mai<br />
volgari come in generale è stato<br />
tutto lo spettacolo.<br />
Ultime ruote del carro naturalmente<br />
le canzoni, ma questa<br />
non è una novità.
10 -<br />
<strong>bresciaMUSICA</strong><br />
Isaia Mori, vuoi parlarci di<br />
questo tuo progetto?<br />
“Isaia & l’Orchestra di Radio<br />
Clochard è il terzo<br />
grosso progetto negli ultimi dodici<br />
anni della mia vita. Gli altri<br />
sono stati i Nunc Bibendum Est<br />
e gli 00Talpa. Quando si sono<br />
sciolti i Nunc tantissima gente<br />
mi chiedeva perché cantassi<br />
ancora le loro canzoni con gli<br />
00Talpa [ndr. tuttora in attività]<br />
non sapendo che le canzoni<br />
erano mie, non del gruppo. Intendo<br />
dire che l’unico ragionamento<br />
che non funzionava<br />
era quello che attribuiva ai<br />
Nunc la paternità di canzoni<br />
che invece avevo scritte io in<br />
prima persona. Così quando<br />
anche gli 00Talpa hanno iniziato<br />
a calare la loro attività ho<br />
deciso di riproporre tutte le mie<br />
canzoni – e anche inediti – con<br />
una nuova formazione, indipendentemente<br />
dal fatto che<br />
fossero già state suonate dall’uno<br />
o dall’altro gruppo”.<br />
Una ragione commerciale<br />
dunque?<br />
“Diciamo piuttosto che ho<br />
tagliato la testa al toro. Non ti<br />
immagini nemmeno quanta<br />
gente mi fermava nei locali iniziando<br />
discussioni più finite sul<br />
fatto che suonassi con gli 00Talpa<br />
canzoni considerate dei<br />
Nunc... La gente si affeziona<br />
molto alle band che ascolta.”.<br />
Perché Radio? Perché Clochard?<br />
“Clochard perché il progetto<br />
nasce per strada. All’inizio<br />
solo io, poi in tre, infine tutti sei<br />
abbiamo iniziato a suonare per<br />
le piazze d’Italia, a cappello.<br />
Era il 2006. Avevo appena<br />
comprato un piccolo amplificatore<br />
economico e ho pensato:<br />
‘Perché non provarlo a<br />
Bergamo in Piazza Vecchia?’.<br />
In un’ora ho fatto sessanta euro.<br />
È stato lì che ho iniziato a interrogarmi<br />
sul perché mai debba<br />
andare a suonare nei locali<br />
che piangono miseria quando<br />
per strada oltre che alla<br />
soddisfazione si ottiene la gratificazione<br />
economica. Questa<br />
cosa è durata circa un anno,<br />
anno in cui abbiamo partorito<br />
tutte le canzoni del primo disco,<br />
Spacciatori di serenate. A<br />
questo disco è legata la storia<br />
della nostra etichetta, Diffusionearte.<br />
Tutti gli editori che abbiamo<br />
contattato infatti avevano<br />
delle mire monetarie<br />
molto grosse sugli artisti. Così<br />
abbiamo fatto due conti ed<br />
abbiamo deciso di aprire la<br />
nostra etichetta, con cui tra<br />
l’altro abbiamo pubblicato, oltre<br />
che tutti i Cd di Isaia & l’Orchestra<br />
di Radio Clochard<br />
[ndr. Lo spacciatore di Serenate,<br />
Diffusionearte 2010, ...Barcollo<br />
ma non Crollo... - Live,<br />
2011, sempre per Diffusionearte]<br />
anche tre edizioni della<br />
compilation di musica dialettale<br />
bresciana Gòi de cöntàla.<br />
Ci tengo molto a dire che l’etichetta<br />
Diffusionearte nasce<br />
con uno statuto Arci per promuovere<br />
senza scopo di lucro<br />
le situazioni musicali locali e<br />
ISAIA & L’ORCHESTRA DI RADIO CLOCHARD<br />
UN’IDEA CHE NASCE PER STRADA<br />
non. Per tornare alla domanda,<br />
ho optato per Radio perché<br />
è un qualcosa di legato al<br />
concetto di diffusione: mi piace<br />
pensare che quando sei in<br />
una piazza e c’è un musicista<br />
che suona dal vivo ci si sintonizzi<br />
sulla sua radio... su Radio Clochard”.<br />
Quali sono i tuoi autori di riferimento?<br />
“Da piccolo ho iniziato con<br />
Branduardi, che mi piaceva<br />
tantissimo e che tra l’altro so-<br />
a cura di OLMO CHITTÒ<br />
miglia non poco al nostro violinista<br />
Stefano Zeni. Ho seguito<br />
per poco Vasco e Ligabue, fino<br />
ai tredici anni, ossia fino all’incontro<br />
con De André, di cui<br />
ho assistito nel ‘97 al concerto<br />
a Brescia nel tour ‘Anime salve’.<br />
Lo ricordo ancora benissimo<br />
perché era il 7 aprile, il giorno<br />
del mio compleanno. Per<br />
parecchio tempo De André ha<br />
messo la bandierina al mio cervello,<br />
come nel Risiko. Sempre<br />
di musica italiana Guccini<br />
ma, parallelamente, anche Dire<br />
Straits, Alan Parson Project,<br />
qualcosina dei Pink Floyd a cui<br />
più tardi si aggiungono Bob<br />
Marley e Manu Chao. Comunque<br />
tutti gli artisti che mi hanno<br />
maggiormente influenzato li<br />
ho anche visti dal vivo qui a<br />
Brescia: De André, Mark Knopfler<br />
e Manu Chao”.<br />
Che percorso di studi hai fatto?<br />
“Dopo il Copernico nel 2004<br />
mi sono laureato in lettere e filosofia<br />
indirizzo discipline arte<br />
musica spettacolo, presso l’Università<br />
Cattolica del Sacro<br />
Cuore di Brescia. Per quanto riguarda<br />
la musica ho iniziato<br />
come chitarrista classico a undici<br />
anni, prima con la M° Elena<br />
Baronio, poi col M° Giulio<br />
Tampalini. Negli ultimi anni ho<br />
dato in Conservatorio tutti gli<br />
esami fino all’ottavo anno di<br />
corso ma non ho potuto proseguire<br />
a causa della recente<br />
riforma che impedisce ai non<br />
iscritti di diplomarsi”.<br />
Ritieni che questo tipo di studi<br />
sia stato d’aiuto o di ostacolo<br />
alla tua preparazione?<br />
“Mah, ho sempre vissuto lo<br />
studio della classica focalizzato<br />
ai grandi classici, coltivando<br />
solo parallelamente l’interesse<br />
per la musica leggera. Forse<br />
avendo una conoscenza appena<br />
più approfondita dello<br />
strumento sono riuscito ad arrivare<br />
dove volevo, sempre con<br />
lo scopo di divertirmi però, cosa<br />
che a volte i ragazzi del<br />
Conservatorio sembrano perdere<br />
di vista. A conti fatti lo studio<br />
tecnico è stato di aiuto più<br />
che di ostacolo”.<br />
E con la musica leggera?<br />
Come sei arrivato al sound<br />
odierno?<br />
“La svolta è arrivata attorno<br />
al ‘98. Personalmente non mi ritenevo<br />
un buon chitarrista leggero:<br />
ce ne erano tanti molto<br />
meglio di me. La mia fortuna è<br />
stato un tape che per caso trovai<br />
tra la roba vecchia di casa<br />
mia, una cassettina di un genere<br />
di musica molto poco noto<br />
nell’ambiente musicale bresciano<br />
di allora: lo ska. Nella<br />
zona gli unici che iniziarono a<br />
riproporre quel genere furono i<br />
Nunc Bibendum Est e i Lemon<br />
Squeezer. Nonostante riconosca<br />
tutti i limiti di questa musica<br />
devo dire che è stata una vera<br />
ventata di freschezza nell’ambiente:<br />
siamo iniziati a piacere<br />
alla gente ed i Nunc poco alla<br />
volta sono riusciti a distinguersi.<br />
A dire il vero penso che i Lemon<br />
fossero molto più bravi di<br />
noi, tecnicissimi... Noi eravamo<br />
quelli musicalmente un po’ più<br />
sporchi ma che tiravano di<br />
brutto. Ci divertivamo un sacco<br />
e penso che questo sia passato<br />
al pubblico.”.<br />
Qual è la formazione attuale<br />
di Isaia & l’Orchestra di Radio<br />
Clochard?<br />
“Al momento siamo io, chitarra<br />
e voce, Stefano Caprini,<br />
mio fedelissimo collaboratore<br />
fin dal primo progetto, fisarmonica<br />
e voce, Stefano Zeni, violino,<br />
Federico de Maria, contrabbasso<br />
e basso elettrico,<br />
Antonio d’Alessandro, banjo,<br />
chitarra, cori e logistica, Paolo<br />
Decca Rodriguez, batteria,<br />
Max Pietta, tromba ed infine<br />
Maurizio de Virgilis, trombone.<br />
Questo è il nostro zoccolo duro,<br />
ma con noi hanno suonato<br />
nel disco e anche dal vivo Carlo<br />
Poddighe, chitarria solista<br />
già nel progetto 00talpa nonché<br />
eccellente polistrumentista,<br />
Gabriele Mitelli, tromba e<br />
percussioni, Giovanni ‘Lenny’<br />
Scalvini, bassi vari. Non posso<br />
non citare anche Giorgio Signorile,<br />
che ha arrangiato un<br />
mio minuetto – 3/4 d’ora – per<br />
4 chitarre poi suonato oltre che<br />
da me anche da Antonio D’Alessandro<br />
e Jacopo Dutti – miei<br />
colleghi presso l’Accademia<br />
della Chitarra di Brescia – e Michele<br />
de Vincenti, giovane<br />
promessa bresciana della chitarra<br />
classica. Infine l’avv. Flaminio<br />
Valseriati, eclettico musicista<br />
e collezionista di strumenti.<br />
Nonostante i molti take ci ha<br />
molto aiutati con la registrazione<br />
del theremin”.<br />
Come lavorate col vostro<br />
gruppo?<br />
“Io scrivo più o meno il testo,<br />
butto già gli accordi e la melodia,<br />
che poi propongo al gruppo,<br />
poi dipende. Nei nostri dischi<br />
ci sono due generi di canzoni:<br />
quelle diciamo ‘festaiole’<br />
e quelle un po’ più intime. Nel<br />
primo caso si va tutti in studio e<br />
poco a poco ognuno mette<br />
del suo, democraticamente. Si<br />
cerca di andare d’accordo, è<br />
un compromesso. Nei brani più<br />
tranquilli invece ci si trova con<br />
una formazione ridotta e si cerca<br />
di lavorare massimo in tre o<br />
in quattro. Solo in un secondo<br />
momento si integra il materiale<br />
ottenuto nell’organico completo”.<br />
Conflitti?<br />
“Beh certo, facciamo delle<br />
belle litigate. Ad esempio la sezione<br />
ritmica è importantissima<br />
nei pezzi in cui si deve ballare,<br />
ma il batterista e il bassista a<br />
volte si scazzano a fare sempre<br />
segue alla pagina 11
segue dalla pagina 10<br />
primo, quinto, primo [ndr. i gradi<br />
dell’armonia], allora si sta<br />
delle ore a cambiare il giro di<br />
basso e la parte ritmica affinché<br />
siano semplici ed efficaci<br />
ma non banali, interessanti anche<br />
per i musicisti stessi. Penso<br />
infatti che se facessi sempre<br />
come voglio tutto si appiattirebbe<br />
sui miei ascolti. Il conflitto<br />
crea interesse perché abbiamo<br />
background molto diversi,<br />
ci sprona ad integrare i<br />
nostri punti di vista particolari al<br />
fine di ottenere sempre qualcosa<br />
di nuovo”.<br />
Ho notato che in alcuni testi<br />
c’é una certa appartenenza a<br />
uno spirito “politico” un insieme<br />
di idee e valori in cui credi e<br />
che traduci in musica. Questa<br />
cosa ti ha mai dato problemi?<br />
“Ovviamente se sei schierato<br />
perdi una parte di pubblico ma<br />
sinceramente non mi sembra di<br />
esserlo. Secondo noi la cosa<br />
che fa veramente male all’uomo<br />
sono le ingiustizie e noi siamo<br />
contro chi le ingiustizie le fa,<br />
sotto qualsiasi bandiera. Le ingiustizie<br />
abbruttiscono l’uomo e<br />
noi nella nostra musica cerchiamo<br />
di denunciarle: non abbiamo<br />
ancora imparato a subirle e<br />
non restiamo zitti, indipendentemente<br />
dalla loro origine”.<br />
Sembra quindi che la musica<br />
abbia un valore in buona<br />
parte etico. È così?<br />
“La prendo un po’ alla larga:<br />
per quanto mi riguarda la fase<br />
creativa musicale è abbastanza<br />
indipendente da quella di<br />
creazione del testo. Pertanto le<br />
canzoni che vengono con un<br />
testo più leggero non determi-<br />
nano necessariamente una<br />
musica più leggera né nelle<br />
canzoni più impegnate ho inseguito<br />
degli stratagemmi armonici<br />
per sottolinearne la tensione<br />
drammatica. Nulla è fatto in<br />
funzione del testo e la genesi<br />
musicale dei pezzi non è mai<br />
programmata per raggiungere<br />
un dato fine. Che poi questo fine<br />
a posteriori ci sia è tutt’altra<br />
faccenda. Ovviamente sta solo<br />
all’artista e alla sua personalità<br />
decidere se essere veicolo<br />
di messaggi più o meno importanti,<br />
ma quello che è importante<br />
per me non lo è necessariamente<br />
anche per un altro”.<br />
Cosa pensi della scena musicale<br />
bresciana?<br />
“A Brescia la scena underground<br />
fermenta, brulica, ribolle<br />
di creatività, ci sono tantissimi<br />
musicisti eccezionali, a partire<br />
dai fratelli Poddighe, poi Felice<br />
Cosmo, e ancora forse un gradino<br />
sopra Carmelo Leotta e<br />
Mirko Dettori, anche loro di S.<br />
Eufemia come me. Purtroppo<br />
gli spazi musicali dove esprimersi<br />
sono molto limitati. Io vorrei<br />
musica dal vivo ovunque”.<br />
C’è secondo te in questo una<br />
qualche responsabilità dell’Amministrazione<br />
comunale?<br />
“Guarda, magari si fanno iniziative<br />
molto belle ma molto<br />
costose, che tagliano fuori un<br />
sacco di gente che potrebbe<br />
esprimersi, così come buona<br />
parte del pubblico. D’altro<br />
canto i soldi sono quello che<br />
sono e anche se fossi io ad amministrarli<br />
so che sarei soggetto<br />
ad un sacco di critiche...”.<br />
Che consigli daresti ai giovani<br />
gruppi?<br />
“Tirerò acqua al mio mulino<br />
Giovedì 21 Marzo ore 20:45 - Associazione GIA - XLIV Stagione Concertistica<br />
Omaggio a Paul Wittgenstein - Massimiliano Motterle pianoforte - Auditorium San Barnaba<br />
Venerdì 22 Marzo ore 18:00 - Associazione Danzarte - Brescia Festival di Danza<br />
Danzarte / Danza. Autori - Luigi Fertonani, Luisa Cuttini - Rudolf von Laban - Foyer del Teatro Sociale<br />
Domenica 24 Marzo ore 16:00 - Parrocchia di Sant’Agata - Concerti Quaresima Pasqua <strong>2013</strong><br />
Passio Domini Nostri Iesu Christi - Corale Polifonica Ars Nova<br />
Michela Tononi direttore - Mario Tononi direttore - Chiesa di Sant’Agata<br />
Domenica 24 Marzo ore 17:00 - Associazione Oltre la musica - Musica e oltre …<br />
Le emozioni: il dolore e la gioia - Conferenza con Nedo Brunelli e Federico Nicoli<br />
Intermezzo musicale - Pianoforte a 4 mani - Daniela Piovani e Claudia Giacopini pianoforte<br />
Museo Diocesano<br />
Domenica 24 Marzo ore 17:00 - Apindustria Associazione per le imprese<br />
Festa dei Santi Patroni - Concerto della Banda Cittadina di Brescia - Auditorium San Barnaba<br />
Martedì 26 Marzo ore 18:00 - Associazione Cieli Vibranti<br />
Duecento anni con Giuseppe Verdi e Richard Wagner - Corso di introduzione alla lirica<br />
Centro Clinico Brescia<br />
Mercoledì 27 Marzo ore 20:30 - Conservatorio Luca Marenzio - Le Stagioni del Conservatorio<br />
Omaggio a Richard Wagner - Orchestra “Luca Marenzio” di Brescia e Darfo<br />
Michele Tagliaferri violoncello - Roberto Tolomelli direttore - Chiesa di S. Giuseppe<br />
Sabato 30 Marzo ore 15:30 - Associazione Elea in collaborazione con Arte con noi<br />
Dipingere la Passione - Visita teatralizzata - Ermanno Nardi attore - Museo Diocesano<br />
Martedì 2 Aprile ore 21:00 - Jazz in Eden - Barbara Casini presenta il libro<br />
Se tutto è musica. Pensieri e Parole di alcuni tra i più importanti compositori brasiliani<br />
Nuovo Eden<br />
Venerdì 5 Aprile ore 20:45 - Associazione Oltre la musica - Musica e oltre …<br />
Strumenti a pizzico nel repertorio classico tradizionale<br />
Antonio D’Alessandro chitarra - Orchestra a Plettro Giovanni Paolo Maggini<br />
Stefano Ghisleri direttore - Chiesa di San Giorgio<br />
Sabato 6 Aprile ore 17:30 - Coro Filarmonico di Brescia - Concerto in favore di APB<br />
Associazione Parkinson Brescia - Fabio Piazzalunga direttore - Auditorium San Barnaba<br />
Sabato 6 Aprile ore 21:00 - Associazione Danzarte - Brescia Festival di Danza<br />
Il Tavoliere delle Alpi - Compagnia della Vocata - Pizziche e Tarante - Spazio Danzarte<br />
Domenica 7 Aprile ore 11:00 - Fondazione del Teatro Grande<br />
Il solista: l’oboe e il corno inglese - Ensemble del Teatro Grande - Ridotto del Teatro Grande<br />
Domenica 7 Aprile ore 15:30 - Associazione Elea in collaborazione con Arte con noi<br />
La Domenica a teatro - Percorsi teatralizzati nel centro storico: Via Moretto<br />
Serena Facchini - e Ermanno Nardi attori - Partenza da Caffè della Stampa<br />
ROCK E DINTORNI<br />
ma sappi che con Diffusionearte<br />
stiamo cercando di<br />
creare degli appositi spazi. Col<br />
nostro ultimo bando di concorso<br />
per gruppi emergenti italiani<br />
siamo riusciti a pubblicare una<br />
raccolta che contiene brani di<br />
14 gruppi giovanili inediti, per<br />
la maggior parte bresciani. Tenere<br />
d’occhio queste situazioni<br />
è importante. Che dire poi?<br />
Non fare cover, cercare di dire<br />
qualcosa di proprio”.<br />
Sono ormai diversi anni che<br />
sei in attività: dopo tutto questo<br />
tempo non c’è il rischio di perdere<br />
un po’ di entusiasmo?<br />
“Inevitabilmente la routine<br />
può portare a questo, a volte sei<br />
molto stanco ed è sabato, potresti<br />
andare a fare un giro, conoscere<br />
gente nuova... e invece<br />
devi andare a suonare a<br />
Ponte di Legno. Ma quando inizi<br />
a montare e bevi una birra inizi<br />
a ricordarti perché sei lì. È come<br />
in ogni lavoro: anche chi deve<br />
fare i film porno probabilmente<br />
ha questi problemi. Bisogna infatti<br />
partire dal presupposto che<br />
la vita del musicista è una vita di<br />
stenti e patimenti: per soldi nessuno<br />
lo farebbe. Parti alle 4 e<br />
torni alle 4 per un centinaio di<br />
euro. Devi farlo perché ti diverti:<br />
questa è la chiave”.<br />
Cosa pensi di avere ancora<br />
da raccontare?<br />
“Mah, penso di aver detto<br />
talmente tante cavolate finora<br />
che le cose serie sono ancora<br />
tutte da dire”.<br />
Progetti futuri?<br />
“Siamo un attimo fermi fino<br />
ad aprile, perché ho in cantiere<br />
una decina di canzoni nuove<br />
<strong>bresciaMUSICA</strong> - 11<br />
che sto cercando di sistemare.<br />
Il 17 marzo però con Diffusionearte<br />
abbiamo lanciato una<br />
grande iniziativa: vogliamo portare<br />
mille chitarre in Piazza Loggia.<br />
Una grande nota di merito<br />
per questo progetto va ad Antonio<br />
D’Alessandro, che ha fatto<br />
valere tutte le sue raffinate<br />
doti organizzative per rendere<br />
possibile questa mia folle idea.<br />
Sarà il nostro primo progetto di<br />
diffusione nella socialità. Non<br />
c’entrano i Clochard in prima<br />
persona ma saremo tutti lì a<br />
suonare La canzone del sole e<br />
Gianna. Spero che la partecipazione<br />
sia numerosa”.<br />
Sono invitato?<br />
“Assolutamente”.<br />
Sito ufficiale di Isaia & lìOrchestra<br />
di Radio Cloachard:<br />
www.isaia.tv.<br />
Lunedì 8 Aprile ore 18:30 - Fondazione del Teatro Grande - Serata Dannunziana<br />
Renato Borsoni relatore - Ridotto del Teatro Grande<br />
Martedì 9 Aprile ore 18:00 - Associazione Cieli Vibranti<br />
Duecento anni con Giuseppe Verdi e Richard Wagner - Corso di introduzione alla lirica<br />
Centro Clinico Brescia<br />
Venerdì 12 Aprile ore 21:00 - Associazione Danzarte - Brescia Festival di Danza<br />
La scatola dei sogni - Soggetti Smarriti/Elea - Danza e musica - Auditorium San Barnaba<br />
Domenica 14 Aprile ore 15:30 - Associazione Elea - in collaborazione con Arte con noi<br />
La Domenica a teatro - Percorsi teatralizzati nel centro storico: Corso Zanardelli<br />
Serena Facchini - e Ermanno Nardi attori - Partenza da Caffè della Stampa<br />
Domenica 14 Aprile ore 18:00 - Associazione Aref - Aref in musica - Aura Ensemble - Spazio Aref<br />
Martedì 16 Aprile ore 20:45 - Conservatorio Luca Marenzio - Le stagioni del Conservatorio<br />
Premio Luca Marenzio - In collaborazione con Lions Club Brescia Cidneo<br />
Alberto Chiari clavicembalo - Matteo Benedetti flauto - Auditorium S. Barnaba<br />
Martedì 16 Aprile ore 21:00 - Fondazione del Teatro Grande<br />
Metamorfosi. La musica di Philip Glass - Sentieri Selvaggi - Ridotto del Teatro Grande<br />
Martedì 16 Aprile ore 21:00 - Jazz in Eden - Joyce & Band - Joyce voce e chitarra<br />
Helio Alves pianoforte - Rodolfo Stroeter contrabbasso - Tutty Moreno batteria - Nuovo Eden<br />
Venerdì 19 Aprile ore 18:00 - Associazione Danzarte - Brescia Festival di Danza<br />
Danzarte / Danza. Autori - Luigi Fertonani, Luisa Cuttini - Mats Ek - Foyer del Teatro Sociale<br />
Venerdì 19 Aprile ore 20:30 - Associazione Oltre la musica e Lions Club Clisis Brixia<br />
Musica e oltre … - Concerto di beneficenza - Juan Lorenzo<br />
Flamenco Libre company - Juan Lorenzo guitarra flamenca - Auditorium San Barnaba<br />
Venerdì 19 Aprile ore 21:00 - Associazione Danzarte - Brescia Festival di Danza<br />
Serata eXpLo - Galli, Tanzi, Calvaresi - Giovani danz’autori - Spazio Teatro Idra<br />
Sabato 20 Aprile ore 16:00 - Fondazione del Teatro Grande - Brimborium! Favola per musica<br />
Carlo Boccadoro maestro concertatore e direttore - Teatro Grande<br />
Sabato 20 Aprile ore 16:30 - Associazione Usci - Dodici mesi di coralità - Concerto corale<br />
Ensemble femminile Sifnos - Gloria Busi direttore - Chiesa di San Giorgio<br />
Sabato 20 Aprile ore 20:45 - Conservatorio Luca Marenzio - Le stagioni del Conservatorio<br />
Omaggio a Poulenc e Britten - Claudio Marini violoncello - Gabriele Prodi pianoforte - Teatro S. Carlino<br />
Domenica 21 Aprile ore 15:30 - Associazione Elea in collaborazione con Arte con noi<br />
La Domenica a teatro - Percorsi teatralizzati nel centro storico: Corso Cavour<br />
Serena Facchini - e Ermanno Nardi attori - Partenza da Caffè della Stampa<br />
Giovedì 25 Aprile ore 16:00 - Comune di Brescia - Festa della Liberazione<br />
Concerto della Banda Cittadina - Porticato Palazzo Loggia
12 -<br />
<strong>bresciaMUSICA</strong><br />
La musica sta morendo?<br />
Molti, forse tutti, scorgono<br />
i gravi sintomi che la<br />
tormentano, ormai da<br />
qualche tempo. Diagnosi concorde:<br />
l’arte musicale, in particolare<br />
per quel che concerne<br />
il genere colto, versa in condizioni<br />
serie, affetta da un morbo<br />
pericoloso. Più incerta la prognosi:<br />
tra pessimismo e ottimismo,<br />
tra previsioni infauste e<br />
speranza fiduciosa, ognuno<br />
esprime il suo giudizio personale.<br />
A chi evoca già la fine della<br />
musica e si prepara al suo imminente<br />
decesso, chi ritiene invece<br />
che la malattia, per quanto<br />
nient’affatto trascurabile, sia<br />
tuttavia solo transitoria, obietta<br />
che nel corso della storia musicale<br />
si sono presentati altri frangenti<br />
difficili, eppure sono stati<br />
sempre brillantemente superati.<br />
Altri periodi della produzione<br />
compositiva sono stati caratterizzati<br />
da un forte ristagno creativo,<br />
eppure hanno fatto soltanto<br />
da preludio a nuove fasi di<br />
fioritura artistica: parentesi di<br />
quiescenza in preparazione di<br />
ulteriori vividi slanci.<br />
Certo, guardando retrospettivamente<br />
alla storia della musica,<br />
si possono rintracciare diversi<br />
momenti, durati talvolta<br />
anche parecchi decenni, in<br />
cui prevalse un senso di ripetitività<br />
o addirittura di stanchezza<br />
sul piano della produzione<br />
compositiva. Quando si denuncia<br />
l’attuale mancanza di<br />
novità creativa e il ricorso alla<br />
citazione e al rimescolamento<br />
continuo di stili del passato<br />
(anche recentissimo), perché<br />
si dovrebbe pensare che, questa<br />
volta, la benamata arte<br />
musicale sia giunta al termine<br />
dei suoi giorni? Perché non<br />
pensare viceversa alla preparazione<br />
di chissà quali fervidi<br />
impulsi vitali pronti a sbocciare<br />
rigogliosamente magari solo<br />
tra qualche anno, appena terminato<br />
questo periodo di pausa?<br />
Per l’appunto, perché privarsi<br />
della speranza di una possibile<br />
ripresa, con l’apertura di felici<br />
futuri orizzonti? Il problema è<br />
che ciò a cui si assiste oggi<br />
sembra avere tratti del tutto<br />
eccezionali. Per la musica colta<br />
non è in atto una banale<br />
standardizzazione o un impoverimento<br />
di ordine epigonale<br />
e nemmeno quella brutale<br />
semplificazione stilistica che<br />
talvolta ha davvero aiutato a<br />
voltare pagina nel libro della<br />
storia musicale. Al contrario,<br />
pure in questo ambito ciò che<br />
si dispiega è uno scenario postmoderno<br />
complessissimo, dove<br />
è impossibile rintracciare<br />
una chiara tendenza dominante,<br />
sebbene improntata a<br />
un infiacchimento generale<br />
dell’ispirazione.<br />
Più che di ristagno creativo,<br />
di un flusso che perde forza<br />
perché prossimo a fermarsi,<br />
forse sarebbe meglio parlare di<br />
un vortice disordinato di correnti<br />
e controcorrenti. O forse si<br />
potrebbe dire che il fiume millenario<br />
della musica colta è<br />
giunto ormai al suo delta e, prima<br />
di gettarsi definitivamente<br />
nel mare, si sta dividendo in rami<br />
dalle direzioni diverse, ciascuno<br />
dei quali segue la sua incerta<br />
estrema via.<br />
Ci sarà ancora un compositore<br />
capace di riassumere in<br />
una sintesi originale gli aspetti<br />
migliori di quanto è emerso da<br />
ultimo o un genio in grado di<br />
valide invenzioni musicali tali<br />
da fornire un’altra grande spinta<br />
alla storia della musica? L’esame<br />
della situazione induce a<br />
credere di no. La confusione<br />
babelica a cui si è arrivati con<br />
la composizione contemporanea<br />
probabilmente resisterà a<br />
ogni tentativo sintetico, sconfiggendo<br />
le forze di qualsiasi<br />
musicista, per quanto dotato. E<br />
non è nemmeno escluso che,<br />
dopo le audaci esplorazioni<br />
delle avanguardie novecentesche,<br />
non rimangano più territori<br />
vergini da scoprire, privando<br />
pertanto chiunque di uno<br />
spazio sufficientemente ampio<br />
per autentiche innovazioni.<br />
***<br />
Anche concedendo che la<br />
storia musicale di genere colto<br />
sia davvero pervenuta al termine,<br />
entrata nel suo delta fi-<br />
SE LA MUSICA MUORE<br />
SI VA VERSO LA FINE DEL GENERE COLTO?<br />
ESTINZIONE E TRASMUTAZIONE<br />
Il passaggio<br />
definitivo della<br />
musica<br />
dal sacro<br />
alla<br />
merce-spettacolo<br />
nale, restano tuttavia dei buoni<br />
argomenti in favore di chi si<br />
oppone all’idea di una morte<br />
della musica. Se è vero che<br />
quel corso fluviale millenario si<br />
è ormai disperso in molti rivoli,<br />
avviene però che le sue acque<br />
gloriose stiano comunque<br />
per alimentare l’enorme oceano<br />
della musica. Detto altrimenti:<br />
se il genere “alto” della<br />
musica è destinato a smarrire<br />
la sua identità, è pur vero che<br />
la musica in generale continuerà<br />
a esistere anche grazie<br />
a una fusione del genere “al-<br />
di AUGUSTO MAZZONI<br />
to” con i generi più “bassi”. Ciò<br />
forse non è affatto un male,<br />
anzi prefigura il superamento<br />
di certi pregiudizi di valore, con<br />
lo scardinamento di ogni chiusura<br />
elitaria e aristocratica della<br />
musica colta.<br />
Mai come adesso la musica<br />
riempie ogni angolo del mondo.<br />
Suoni musicali riecheggiano<br />
ovunque e di continuo, diffusi<br />
dai più moderni mezzi tecnici<br />
di riproduzione. Si deve far<br />
fronte ormai all’insorgere di<br />
una sorta di inquinamento<br />
acustico, provocato non solo<br />
dai rumori di una società sempre<br />
in azione ma anche da<br />
un’invasione di musica amplificata.<br />
Ma allora, in una tal circostanza,<br />
quando pure la musica<br />
colta dovesse agonizzare<br />
ed estinguersi, come si potrebbe<br />
nutrire il pensiero di una<br />
morte della musica? Non certo<br />
intendendola quale morte della<br />
musica nella sua totalità.<br />
Sì è vero. L’eventuale estin-<br />
zione della musica colta non<br />
sembra portare con sé la<br />
scomparsa di tutta la musica:<br />
per nulla! Ma è importante sottolineare<br />
che, se il genere musicale<br />
colto dovesse effettivamente<br />
estinguersi, si manifesterebbero<br />
le più acute conseguenze<br />
di quella che appare<br />
come una vera trasmutazione,<br />
i cui segnali del resto si presentano<br />
già da parecchio tempo<br />
e non soltanto in riferimento all’ambito<br />
musicale e artistico.<br />
La questione principale riguarda<br />
la definitiva perdita di<br />
sacralità che si impone nel<br />
mondo attuale. In relazione alla<br />
musica ciò significa non solo<br />
che la musica sacra (religiosa)<br />
ha da secoli ormai ceduto la<br />
sua posizione eminente in favore<br />
della musica profana<br />
(non religiosa), ma altresì che si<br />
è smarrito quel senso di sacralità<br />
“laica” quale si è espresso<br />
segue alla pagina 13
segue dalla pagina 12<br />
allorquando la musica rivestiva<br />
un profondo valore culturale e<br />
civile.<br />
Nel destino della musica che<br />
si profila d’ora in avanti sembra<br />
esserci l’assenza più assoluta<br />
di ogni senso del sacro:<br />
qualcosa che oltrepassa gli effetti<br />
di un semplice processo di<br />
secolarizzazione. Al posto della<br />
sacralità, religiosa o civile, che<br />
ha caratterizzato, pur se in modo<br />
e in misura diversi, la musica<br />
colta (ma non solo essa) nel<br />
corso della sua storia, si sostituiscono<br />
soprattutto due aspetti<br />
radicalmente differenti: il carattere<br />
di merce e quello di<br />
spettacolo.<br />
Non che la musica colta non<br />
sia stata essa pure talvolta<br />
merce o spettacolo: anzi, fin<br />
da epoche lontane, è stata innervata<br />
da fenomeni di mercificazione<br />
e di spettacolarizzazione,<br />
forse anche più della<br />
stessa musica etnico-popolare.<br />
Si consideri però, quale caso<br />
esemplare, l’opera lirica nel<br />
suo sviluppo storico e si vedrà<br />
come in essa si siano intrecciati<br />
e fusi tutti questi aspetti, con<br />
la messa in scena di spettacoli<br />
impresariali che tuttavia assunsero<br />
significati civili (oltre che<br />
sociali, strettamente politici)<br />
della massima importanza.<br />
***<br />
Al di fuori della musica colta<br />
è lecito aspettarsi qualcosa di<br />
simile? No, non almeno nel futuro<br />
immediato. L’impegno sociale,<br />
che pure qualche decennio<br />
fa aveva contagiato<br />
certi settori della musica extracolta,<br />
sembra già da un pezzo<br />
svanito. Del resto, l’impiego<br />
funzionale della musica quale<br />
può presentarsi ancor oggi all’interno<br />
della sfera religiosa (a<br />
contorno della concreta pratica<br />
liturgica) o all’interno di<br />
quella socio-politica (a rinforzo<br />
di una campagna propagandistica),<br />
è da intendersi più<br />
che altro come un uso meramente<br />
strumentale, piuttosto<br />
che un tentativo riuscito di recupero<br />
di senso.<br />
Bisogna constatare che la<br />
musica, una volta che sia privata<br />
delle possibilità del sacro,<br />
possiede solo quelle della merce-spettacolo.<br />
Essa tende a<br />
essere fagocitata, nella sua interezza,<br />
dal sistema economico<br />
che la produce e la riproduce<br />
puntando esclusivamente<br />
su tali caratteristiche. Anche<br />
la musica colta, se dovesse<br />
mai sopravvivere, rischierebbe<br />
d’ora in poi di essere quasi<br />
esclusivamente merce-spettacolo<br />
e non più autentico fenomeno<br />
culturale.<br />
Come affrontare la scomparsa<br />
della musica colta, ove<br />
effettivamente si verificasse nei<br />
termini qui descritti? Nell’animo<br />
di chi l’ama sinceramente,<br />
l’evento esiziale, anche solo<br />
nel momento in cui lo si presagisce<br />
come imminente, non<br />
può che provocare un grave<br />
lutto. L’esaurimento di una così<br />
grande tradizione non può<br />
che gettare nello scoramento<br />
chi l’ha coltivata e ha contribuito<br />
finora a tenerla in essere,<br />
magari facendone una propria<br />
ragione di vita.<br />
C’è un risvolto consolatorio<br />
in tutto questo, che lenisce tuttavia<br />
il dolore. Se pure va estinguendosi<br />
il vigore di una produzione<br />
compositiva su cui la<br />
tradizione musicale nel corso<br />
dei secoli si fondava, si tratta<br />
però, almeno per adesso, solo<br />
di un’estinzione parziale. Sussiste<br />
infatti tuttora la possibilità di<br />
riportare in essere, di volta in<br />
volta, la musica del passato<br />
continuando a eseguirla e ad<br />
ascoltarla. In tal modo, nella<br />
trasmutazione radicale della<br />
musica dal sacro alla mercespettacolo,<br />
il genere colto permane,<br />
ma divenendo paradossalmente<br />
ciò che torna a<br />
esistere nel suo non esserci più:<br />
ciò che non viene più creativamente<br />
prodotto, ma pure è<br />
ancora possible riprodurre.<br />
Proseguire la tradizione della<br />
musica colta con rinnovate<br />
esecuzioni e rinnovati ascolti, in<br />
generale con ulteriori nuove interpretazioni<br />
(anche mediante<br />
gli studi musicologici) forse può<br />
essere un atto dovuto di<br />
omaggio e di testimonianza,<br />
un atto di nostalgica celebrazione;<br />
o forse è qualcosa di<br />
meno solenne, un atto mosso<br />
dalla semplice volontà di trattenere<br />
l’eco di ciò che è stato<br />
importante, per quanto caduco,<br />
con l’opportunità di farne<br />
partecipi in qualche maniera<br />
le future generazioni.<br />
CAMPAGNA<br />
ASSOCIATIVA <strong>2013</strong><br />
Quota minima € 20,00<br />
(Socio ordinario)<br />
€ 100,00 (Socio benemerito)<br />
Il versamento può essere effettuato<br />
tramite il c/c postale n. 10580256<br />
intestato a: Associazione Filarmonica<br />
“<strong>Isidoro</strong> <strong>Capitanio</strong>”<br />
Banda cittadina di Brescia<br />
Via delle Battaglie 61/1 - 25122 Brescia<br />
o con bonifico bancario Iban:<br />
IT72Q0350011210000000018860<br />
<br />
A proposito della Siae<br />
N<br />
ell’autunno del 2010 si scopre un<br />
buco di bilancio di ottocento milioni<br />
di euro. I vertici della Siae<br />
danno il ben servito al presidente<br />
Giorgio Assumma e si riuniscono per nominare<br />
i nuovi membri del consiglio di amministrazione.<br />
Per mancanza del numero legale in<br />
più di un incontro e per varie irregolarità formali<br />
di fatto sfuma la nomina di una nuovo<br />
organo dirigenziale. Per necessità il Governo<br />
decide il commissariamento, affidato all’anziano<br />
Gian Luigi Rondi, noto critico cinematografico.<br />
Fin qui una breve cronistoria delle ultime vicende<br />
che hanno colpito l’ultracentenaria<br />
Società italiana autori ed editori – nacque a<br />
Milano nell’aprile del 1882 e si pensi che del<br />
primo Consiglio direttivo fecero parte eminenti<br />
figure del mondo della musica, della<br />
letteratura e del teatro quali Giuseppe Verdi,<br />
Giosuè Carducci, Francesco De Sanctis, Edmondo<br />
De Amicis; tra i promotori della Società<br />
vanno inoltre ricordati Roberto Ardigò,<br />
Arrigo Boito, Ulrico Hoepli, Edoardo Sonzogno,<br />
Giovanni Verga, Pasquale Villari, Giuseppe<br />
Zanardelli – che ora si trova a fare i<br />
conti con le acuite tensioni fra i suoi associati<br />
a causa del nuovo statuto, approvato il 9<br />
novembre scorso dal Presidente del Consiglio<br />
dei ministri su proposta del Ministero per i<br />
beni e le attività culturali in accordo con il<br />
Ministro dell’economia, che sancisce l’adozione<br />
di regole fortemente inique se non addirittura<br />
illegittime che affidano la Siae alle<br />
mani dei più ricchi, trascurando i numerosissimi<br />
altri associati meno facoltosi a un ruolo assolutamente<br />
marginale e irrilevante.<br />
In sostanza secondo il nuovo Statuto ogni<br />
associato ha diritto, in assemblea, a un voto<br />
più un voto per ogni euro incassato: così facendo,<br />
le delibere delle assemblee relative<br />
essenzialmente alla nomina del Consiglio di<br />
sorveglianza al quale lo Statuto affida, di fatto,<br />
attraverso la nomina di un Consiglio di gestione,<br />
tutte le decisioni inerenti l’attività e la<br />
vita della società, dipendono esclusivamente<br />
dagli associati più ricchi vale a dire i grandi<br />
editori collegati a poche multinazionali<br />
straniere e i più importanti cantautori della<br />
musica leggera italiana. Quindi, grazie alle<br />
nuove norme, pochi associati (circa una<br />
ventina) potranno decidere delle sorti della<br />
società infischiandosene altamente del volere<br />
e delle indicazioni delle decine di migliaia<br />
di iscritti. Bell’esempio di democrazia.<br />
La Siae che si dovrebbe soprattutto occupare<br />
di tutelare il diritto d’autore, raggranellando<br />
ed erogarando i proventi che ne derivano,<br />
ha attraversato in questi ultimi anni un<br />
evidente crisi palesando uno stato di ineffi-<br />
... CON MORDENTE <br />
<strong>bresciaMUSICA</strong> - 13<br />
cienza veramente imbarazzante. Quella che<br />
dovrebbe essere una società con una forte<br />
incidenza nel sostegno della creatività artistica,<br />
proprio per la sua natura redistributiva, è<br />
in realtà un carrozzone che risponde a vecchie<br />
logiche di potere che tendono a favorire<br />
pochi referenziati a scapito di tantissimi<br />
onesti intelletuali e artisti.<br />
Questa situazione non viene sicuramente<br />
superata dal nuovo statuto che sancisce la<br />
trasformazione della Siae in Spa e permette,<br />
come si diceva in precedenza, a un importante<br />
autore o a una grossa casa editrice di<br />
avere in sede di voto un potere incontrastabile<br />
che rende pressoché impossibile opporsi<br />
alle scelte decise dai pochi ricchi e potenti<br />
soci. Si verifica così l’attuazione di un sistema<br />
che si basa assolutamente su principi economico-finanziari<br />
– le finalità della SIAE dovrebbero<br />
essere ben altre – ove il voto che vale è<br />
quello di coloro che dispongono di maggiore<br />
ricchezza così come capita, per esempio,<br />
nella governance degli istituti di credito e dei<br />
grandi gruppi finanziari: contano solo i soldi.<br />
La nostra senzazione è che così facendo si<br />
vada a impoverire il sistema culturale, già di<br />
per sé ampiamente trascurato dalle istituzioni<br />
nazionali in questi utimi anni, con una visione<br />
di stupefacente ottusità sotto il profilo<br />
strategico, politico e ideologico.<br />
Con la trasformazione in atto, che sancisce<br />
in concreto la fine del monopolio della<br />
Siae – unico caso in Europa –, probabilmente<br />
si possono aprire le porte alla possibile nascita<br />
di nuovi enti analoghi in regime di concorrenza.<br />
In questo modo la Siae potrebbe rischiare<br />
un forte ridimensionamento e un inevitabile<br />
cambiamento della propria natura<br />
operativa, creando una situazione difficilmente<br />
controllabile ove le mani nella marmellata<br />
le metterebbero solo e sempre i soliti<br />
noti e potenti.<br />
Qualche settimana fa Acep (Associazione<br />
autori compositori e piccoli editori), Arci, AudioCoop<br />
(associazione delle etichette discografiche)<br />
hanno presentato un ricorso al TAR<br />
del Lazio per verificare e dichiarare l’illegittimità<br />
del nuovo statuto della Siae.<br />
Ci auguriamo che la notifica venga accolta<br />
positivamente dal TAR del Lazio e che il futuro<br />
Governo manifesti la volontà di riportare<br />
la Siae a svolgere in assoluta trasparenza, salvaguardando<br />
l’interesse di tutti gli oltre centomila<br />
iscritti, quel ruolo di promozione e tutela<br />
del sistema culturale italiano non riducendo<br />
l’attività e la creatività artistica e l’impegno<br />
intelletuale di un compositore, di un autore o<br />
editore a un fatto puramente economico. Si<br />
ritorni quindi ai nobili intenti per i quali Giuseppe<br />
Verdi e gli altri contribuirono alla nascita<br />
della Siae nel lontano 1882.<br />
gus.tro.
14 -<br />
<strong>bresciaMUSICA</strong><br />
Un involucro concettuale<br />
e accattivante, che<br />
nasconde un’anima<br />
più concreta e artigianale.<br />
Un salotto confortevole<br />
e accogliente, un ambiente<br />
raccolto, che unisce design e<br />
tradizione. Il prodotto ideale<br />
del connubio di due figure professionali<br />
che nell’immaginario<br />
comune rappresentano l’innovazione<br />
e il patrimonio culturale:<br />
l’architetto-designer, e il liutaio.<br />
“Da un lato può essere così,<br />
sì. Almeno in linea di massima<br />
la ricerca del liutaio è una ricerca<br />
nel passato, che quindi<br />
tenta di mettere in luce il più<br />
possibile quello che è stato fatto,<br />
mentre il designer cerca il<br />
futuro. Questo però non è necessariamente<br />
vero, anzi. Lo<br />
sguardo a ciò che è stato realizzato<br />
in precedenza e a ciò<br />
che è bello e funziona è comune.<br />
Comunque la nostra non è<br />
stata una scelta fatta a tavolino,<br />
pensando a quali fossero<br />
gli ingredienti migliori, ma il<br />
prodotto di un’amicizia che<br />
dura da anni”.<br />
È Filippo Fasser che da buon<br />
padrone di casa ci mostra la<br />
nuova sede del suo laboratorio,<br />
e il salotto che è diventato<br />
il cuore del nuovo progetto da<br />
lui creato insieme all’architetto<br />
Antonio Gardoni, inaugurato<br />
l’8 dicembre in via Fratelli Ugoni<br />
16 a Brescia.<br />
“È da quando ho traslocato,<br />
che Officina Musicale, già attiva<br />
in città fin dal 2001, si è arricchita<br />
di un nuovo spazio,<br />
che è appunto Officina da<br />
Camera. Una difficoltà non<br />
trascurabile, quando si vogliono<br />
proporre eventi e iniziative,<br />
è quella di riuscire a farsi riconoscere,<br />
distinguersi per ottenere<br />
un luogo, dei contributi o<br />
dei finanziamenti, che consentano<br />
di guadagnare una determinata<br />
sala o chiamare determinati<br />
artisti. L’idea di avere<br />
un ambiente proprio significa<br />
invece non appartenere a<br />
nessuno, non dover chiedere<br />
A COLLOQUIO CON FILIPPO FASSER<br />
UNA NUOVA “OFFICINA”<br />
nulla. Ciò che mi piace lo faccio,<br />
se l’artista mi piace lo invito:<br />
può sembrare una maniera<br />
un po’ brutale per descrivere il<br />
cambiamento a cui sono andato<br />
incontro, ma è un ostacolo<br />
che abbiamo dovuto affrontare<br />
per anni. Soprattutto<br />
quando abbiamo cominciato<br />
con Officina Musicale, quando<br />
ci siamo presentati all’Amministrazione<br />
e a chi si occupava<br />
di cultura a Brescia. Credo che<br />
non sia un problema solamente<br />
della nostra città, ma una<br />
difficoltà comune a tutte le<br />
realtà: la presenza di blocchi,<br />
gruppi ai quali non solo bisogna<br />
appartenere, ma anche<br />
rendere conto. Iniziative, come<br />
la mostra che abbiamo allestito<br />
sui liutai bresciani dal Cinquecento<br />
al Settecento, diventano<br />
così possibili solo a<br />
patto di coinvolgere altre<br />
realtà più o meno vicine o affini.<br />
Insomma, si sentiva un bisogno<br />
d’indipendenza, anche<br />
perché questi passaggi rischiano<br />
molto spesso di appesantire<br />
il lavoro, non necessariamente<br />
lo rendono più facile. È vero<br />
tuttavia che uno spazio come<br />
a cura di GIACOMO BARONI<br />
il nostro non permette certamente<br />
di fare qualsiasi cosa”.<br />
Il mondo che si è creato intorno<br />
alle vostre iniziative è già<br />
attivo, pieno di partecipazioni<br />
e collaborazioni anche con artisti<br />
noti. Sembra che il fine sia<br />
un coinvolgimento totale di<br />
tutte le parti in causa, anche<br />
del pubblico. L’Officina è il<br />
mezzo con il quale l’artista può<br />
porsi alla stessa altezza dell’uditorio?<br />
“Sono da poco tornato da<br />
Mosca, dove ho partecipato<br />
alla giuria del concorso per<br />
viola ‘Yuri Bashmet’. Qui, ancora<br />
una volta, ho avuto modo di<br />
notare come la vera ricchezza<br />
del vivere, in generale, sia<br />
quella della relazione, dello<br />
scambio, della capacità di<br />
ospitare e di farsi ospitare. È<br />
dove si creano connessioni,<br />
scambi ed energia nuova che<br />
tutto funziona al meglio. Più si<br />
viene presi da questo mulinello<br />
e intersecarsi di vite, e più la<br />
propria esperienza diventa ricca.<br />
Si perdono i fronzoli inutili e<br />
rimane un nucleo di vero interesse.<br />
L’idea sulla quale poggia<br />
l’Officina da Camera, forse<br />
proprio perché l’ambiente di<br />
cui disponiamo è piccolo, è un<br />
po’ quella di allargare casa<br />
propria, e invitare le persone<br />
con cui di fatto ci si trova bene<br />
o che provano un interesse<br />
reale per ciò che facciamo, e<br />
da qui fare nascere relazioni,<br />
connessioni, insomma una vera<br />
e propria rete. Il mio lavoro,<br />
come anche quello di Antonio<br />
Gardoni, non può essere rivolto<br />
al locale, non certo per una<br />
avversione al localismo o al<br />
provincialismo, ma per sua<br />
stessa natura. Ad esempio la<br />
professione di liutaio nasce nel<br />
Cinque-Seicento già globalizzata,<br />
gli artigiani tanto amati<br />
come Gasparo da Salò lavoravano<br />
per le corti di tutta Europa,<br />
vale a dire tutto il mondo<br />
allora conosciuto. È sempre<br />
stato un mercato globale, e a<br />
maggior ragione oggi se non<br />
sei nella rete – al di là di Internet<br />
– non esisti. L’Officina da<br />
Camera è una cosa che va<br />
molto oltre il semplice evento<br />
proposto, è un progetto per<br />
creare connessioni”.<br />
Quali sono le iniziative che<br />
avete già realizzato?<br />
“È solo da due mesi che abbiamo<br />
aperto Officina da Camera,<br />
quindi gli eventi che<br />
possiamo citare sono ancora<br />
pochi. Abbiamo concentrato<br />
nel periodo inaugurale, cioè<br />
da sabato 8 dicembre a sabato<br />
2 febbraio, quattro concerti.<br />
Il primo è stato la performance<br />
jazz di un pianista bresciano,<br />
nato però come batterista,<br />
che è Emanuele Maniscalco,<br />
attualmente residente a Copenaghen.<br />
Da notare ancora<br />
l’idea dell’essere in comunicazione<br />
con l’esterno, parte integrante<br />
del disegno di Officina<br />
da Camera. Nella giornata del<br />
9 dicembre abbiamo proposto<br />
due incontri. Durante la mattina<br />
Ugo Orlandi, che è secondo<br />
me il maggior appassionato,<br />
esperto, ricercatore e conoscitore<br />
di tutto quello che riguarda<br />
il mandolino nel mondo,<br />
e Luisella Conter, ci hanno<br />
intrattenuto con un concerto<br />
di mandolino e chitarra; tra<br />
l’altro dovremmo iniziare in<br />
febbraio proprio con Orlandi<br />
una serie di appuntamenti per<br />
celebrare l’anniversario della<br />
nascita di Raffaele Calace,<br />
uno dei più grandi costruttori e<br />
compositori di musica per<br />
mandolino. Durante la serata<br />
invece abbiamo ospitato due<br />
musicisti più noti nel giro bresciano,<br />
che sono Daniele Richiedei<br />
e Andrea Bettini, con<br />
un percorso fuori dal classico,<br />
dal sapore vario, che ha spaziato<br />
dal Sud americano al balcanico.<br />
Infine il concerto di<br />
Giovanni Sollima e Luca Ranieri,<br />
quello un po’ più ‘classico’,<br />
nelle intenzioni. In contemporanea<br />
si è tenuta una mostra<br />
dei lavori di Livio Scarpella e<br />
Fausto Salvi. Riapriremo con<br />
una nuova mostra dal 14 febbraio<br />
al 30 marzo, ‘Life Before<br />
Death’, l’unione delle opere di<br />
un bresciano, nome d’arte Valvola,<br />
proveniente dalla cultura<br />
del graffito e di Dan Hillier, un<br />
londinese che fa grafica. Abbiamo<br />
poi proposto ‘prova<br />
aperta’ con i Birdcage, e il<br />
concerto di fine anno con Giulio<br />
Plotino, Gianpaolo Peloso,<br />
Marco Misciagna e Paolo Bonomini.<br />
Una cosa molto interessante<br />
è stato l’incontro avvenuto<br />
il 17 gennaio sempre<br />
con Scarpella e Salvi, una sorta<br />
di sfida di idee cronometrata<br />
tra i due artisti. E la risposta è<br />
stata sempre soddisfacente,<br />
tenendo comunque conto<br />
che la disponibilità è di solamente<br />
quaranta posti a sedere,<br />
per cui non è difficile riempire<br />
la sala”.<br />
Qual è il supporto degli enti<br />
pubblici?<br />
“È chiaro che con maggiori<br />
risorse sarebbe più facile proporre<br />
un maggior numero di<br />
persone interessanti, tuttavia<br />
non riceviamo alcun aiuto, ma<br />
nemmeno lo abbiamo cercato.<br />
Ritorniamo al discorso sul bisogno<br />
d’indipendenza: per le<br />
iniziative che ho organizzato fi-<br />
segue alla pagina 15
segue dalla pagina 14<br />
no a oggi, ho notato che è<br />
sempre stata un pochino limitante<br />
la richiesta, da parte dell’ente<br />
pubblico in particolare,<br />
di coinvolgere altre realtà. Non<br />
è certo la voglia di collaborare<br />
che manca, anzi, però non è<br />
sempre facile far squadra con<br />
tutti”.<br />
Via Fratelli Ugoni, oltre a<br />
ospitare la sala di Officina da<br />
Camera, è anche la nuova sede<br />
del suo laboratorio. Qual è<br />
stato il valore della sua esperienza<br />
nel centro della città?<br />
Quali nuove prospettive offre il<br />
cambiamento?<br />
“Io sono nato musicalmente<br />
al Carmine, in Vicolo dell’Anguilla<br />
con il Centro giovanile di<br />
educazione musicale di Giovanni<br />
Ligasacchi, è seguita Via<br />
Odorici, dove si trova la sede<br />
della Banda cittadina. Man<br />
mano mi sono allontanato dalla<br />
musica ‘praticata’: mi sono<br />
spostato per un breve tempo<br />
in corso Matteotti, dopo di che<br />
nel ‘91 mi sono trasferito in Rua<br />
Confettora, che non è Carmine<br />
ma la zona è comunque la<br />
stessa. Dal ‘94 al 2012 infine sono<br />
stato in Via Paitone. Credo<br />
che il Carmine sia un quartiere<br />
magnifico della città, e che<br />
fornisca l’evidenza di come<br />
qualsiasi cultura, e quella occidentale<br />
maggiormente, possa<br />
raggiungere un livello d’eccellenza<br />
solo grazie alla sua mescolanza<br />
con tante altre diverse.<br />
Molti stupidamente non si<br />
rendono conto che solo grazie<br />
al continuo incontro di civiltà si<br />
possono raggiungere risultati<br />
davvero interessanti. Il nostro rinascimento<br />
ad esempio, dei<br />
cui strascichi viviamo ancora<br />
oggi, è stato possibile soltanto<br />
perché in Italia si incontravano<br />
e si fondevano le culture di tutta<br />
Europa e del Mediterraneo.<br />
È lo stesso spirito del Carmine.<br />
Purtroppo il quartiere è stato<br />
trasformato negli ultimi anni: l’idea<br />
di ristrutturarlo dal punto di<br />
vista architettonico, un’operazione<br />
tutto sommato interessante,<br />
ha fatto sì che i locali raso<br />
strada, un tempo magazzini,<br />
botteghe e laboratori, siano diventati<br />
tutti posti macchina.<br />
Oggi la gente si lamenta che il<br />
quartiere sia abitato solamente<br />
dagli stranieri – perché quelli<br />
vivono ancora la strada, a<br />
differenza nostra – oppure della<br />
presenza dei locali aperti<br />
perché c’è l’università. Questo<br />
è il frutto di una politica che<br />
non aveva magari l’intenzione<br />
di far chiudere le attività, ma di<br />
fatto ha incentivato la creazione<br />
di autorimesse. Quindi il mio<br />
spostamento, a parte l’opportunità<br />
offerta dall’avere trovato<br />
dei locali che mi piacevano,<br />
mi ha anche dato la possibilità<br />
di allargare ulteriormente lo<br />
sguardo. Brescia ha un po’ la<br />
difficoltà di voler costruire<br />
qualsiasi iniziativa intorno a<br />
piazza della Loggia, mentre<br />
tutto sommato è anche una<br />
città più grande, con altri luoghi.<br />
Sono queste le nuove prospettive:<br />
una visione un po’ più<br />
ampia, e la possibilità di ospitare<br />
in uno spazio mio”.<br />
La vostra proposta spazia<br />
dal classico al contemporaneo.<br />
Lei è un liutaio, esercita<br />
un mestiere antico, basato sulla<br />
costruzione di strumenti che<br />
contano ormai centinaia d’anni.<br />
La musica colta e non del<br />
futuro, può passare attraverso<br />
gli strumenti della tradizione?<br />
Se è necessaria, da dove passa<br />
l’innovazione?<br />
“Il violino, la viola e il violoncello<br />
sono ancora gli stessi, è<br />
nel modo di suonare piuttosto,<br />
che c’è stata la vera evoluzione.<br />
Certamente, il futuro può<br />
passare da qui, e io credo che<br />
con questi stessi strumenti si<br />
possano fare cose molto nuove.<br />
Secondo me uno dei maggiori<br />
musicisti, solisti, esecutori<br />
di strumenti ad arco, proiettato<br />
molto in avanti, è Giovanni Sollima.<br />
Lui è la dimostrazione che<br />
con un violoncello del Seicento,<br />
un Ruggeri realizzato a Cremona,<br />
si possono eseguire cose<br />
nuovissime, che nemmeno<br />
si pensava fossero possibili,<br />
però sempre con quello stesso<br />
strumento”.<br />
Progetti per il futuro?<br />
“Un’idea che ha già preso<br />
forma è quella di una serie di<br />
concerti vietati ai maggiori di<br />
venticinque anni, il primo dei<br />
quali si è tenuto il 18 febbraio, il<br />
concerto per pianoforte di<br />
Margherita Gulino. L’intenzione<br />
è che questa diventi un’iniziativa<br />
fissa. Resta il fatto che la<br />
base del progetto è la creazione<br />
di incontri, connessioni e relazioni.<br />
Di conseguenza le iniziative,<br />
i pensieri e le idee nascono<br />
mano a mano. Non<br />
avere una programmazione,<br />
può permettere di cogliere al<br />
meglio tutte le occasioni che si<br />
presenteranno”.<br />
<strong>bresciaMUSICA</strong> - 15<br />
L’Associazione Amici della Banda<br />
cittadina di Brescia per lo sviluppo<br />
sociale e sostenibile contribuisce<br />
concretamente alla realizzazione<br />
di tutte le attività della “<strong>Isidoro</strong> <strong>Capitanio</strong>”.<br />
Con la prossima dichiarazione dei<br />
redditi (CUD, 730, UNICO) puoi destinare<br />
il tuo 5 per mille alle Associazioni<br />
di volontariato: dai il tuo 5<br />
per mille per le attività della Banda<br />
cittadina di Brescia.<br />
Sul tuo modulo di dichiarazione dei<br />
redditi:<br />
• metti la tua firma nel primo riquadro<br />
(associazione di volontariato,<br />
ecc.)<br />
• scrivi il codice fiscale della Associazione<br />
Amici della Banda cittadina<br />
9 8 1 5 2 3 9 0 1 7 9<br />
A te non costa nulla! Non è alternativo<br />
all’8 per mille (per la Chiesa,<br />
lo Stato, ecc.).<br />
FIRMA PER IL<br />
TUO 5 x mille<br />
ALLA BANDA<br />
CITTADINA DI<br />
BRESCIA<br />
I contributi raccolti con il tuo 5 per mille andranno<br />
a sostenere le attività della Associazione<br />
Filarmonica “<strong>Isidoro</strong> <strong>Capitanio</strong>” - Banda<br />
cittadina di Brescia: • Stagione concertistica<br />
e Rassegna bandistica; • Pubblicazione<br />
della rivista BresciaMusica; • Scuola popolare<br />
di musica; • Progetto “Conoscere la<br />
Banda” nelle scuole; • Progetto “Facciamo<br />
la Banda” nelle scuole; • Altri interventi didattici<br />
nelle scuole primarie e secondarie di<br />
primo grado; • Campo estivo musicale per<br />
giovani; • Seminari di aggiornamento e di<br />
studio per gli strumentisti della Banda cittadina<br />
e per i docenti; • Concorsi nazionali di<br />
composizione ed esecuzione bandistici,<br />
scambi culturali con altre realtà bandistiche<br />
e rassegne musicali; • Allestimento e messinscena<br />
di favole musicali didattiche; •<br />
Coinvolgimento di affermati compositori<br />
nella realizzazione di brani per organico<br />
bandistico; • Incisioni discografiche; • Implementazione<br />
dell’archivio musicale.
16 -<br />
<strong>bresciaMUSICA</strong><br />
L’ESECUZIONE AL GRANDE DELLA “ISIDORO CAPITANIO”<br />
CRONACA BUFFA DI UN CONCERTO SERIO<br />
La Rassegna Bandistica<br />
“Giovanni Ligasacchi”<br />
si conclude a fine anno<br />
al Teatro Grande con il<br />
Concerto della Banda cittadina<br />
di Brescia; questo concerto<br />
è offerto ai soci della Associazione<br />
“<strong>Isidoro</strong> <strong>Capitanio</strong>” e alla<br />
cittadinanza, è molto apprezzato<br />
ed è atteso con interesse<br />
dal pubblico degli aficionados,<br />
molto attenti a non perdersi<br />
il posto a teatro: posti che<br />
sono numerati, quindi non illimitati.<br />
Ecco perché il giorno della<br />
distribuzione dei biglietti scatta<br />
l’assalto alla diligenza. Dove la<br />
diligenza è rappresentata dall’ufficio<br />
del povero Enio Esti,<br />
che per due giorni deve armarsi<br />
di santa pazienza per accontentare<br />
tutti. Quasi tutti,<br />
perché quando i 900 biglietti<br />
sono finiti, come si fa a far capire<br />
al 901esimo pretendente<br />
che non può andare a sedersi<br />
sul palco, tra le quinte o in terra<br />
tra le due file di poltrone della<br />
platea per seguire il concerto,<br />
ovvero che doveva arrivare<br />
prima per accaparrarsi l’agognato<br />
biglietto?<br />
Infatti qualcuno capisce e si<br />
rassegna senza far storie – sarà<br />
per l’anno prossimo, si organizzerà<br />
meglio, si alzerà alle sei<br />
per mettersi in fila, manderà la<br />
madre che conosce le tattiche<br />
di accerchiamento della<br />
clientela ai saldi di fine stagione<br />
e saprà come battere sul<br />
tempo i temibili contendenti;<br />
ma qualcuno non accetta ragione<br />
e storie ne fa, pretendendo<br />
da Enio una riedizione<br />
aggiornata del miracolo dei<br />
pani e dei pesci, nello specifico<br />
la moltiplicazione dei palchetti<br />
e delle poltrone, e si offende<br />
molto se il nostro non ci<br />
riesce: non si fanno miracoli<br />
nemmeno su ordinazione, varrà<br />
la pena di specificare d’ora<br />
innanzi quando si dovranno assegnare<br />
i biglietti per il Concerto<br />
di Natale (e anche quando<br />
la cassa piange, cioè quasi<br />
sempre).<br />
Per l’appuntamento bandistico<br />
del 2012 avevo la responsabilità<br />
di prendere i biglietti<br />
anche per degli amici, vale a<br />
dire che dovevo alzarmi io all’alba,<br />
affrontare il caos dell’ora<br />
di punta, attraversare tutta<br />
la città, trovare un parcheggio,<br />
per arrivare davanti al<br />
cancello dell’Associazione al<br />
momento dell’apertura e poter<br />
anche prendere i posti migliori;<br />
e conoscendo l’antifona,<br />
ecco che la strategia dell’attacco<br />
preventivo funziona e<br />
SPAZIO AMATORIALE<br />
di MARISA VIVIANI<br />
quando mi trovo a scegliere i<br />
posti c’è ancora tutto il teatro<br />
a mia disposizione, una meraviglia,<br />
e posso trovare le postazioni<br />
più adatte anche per fotografare,<br />
alla redazione di<br />
BresciaMusica qualche foto<br />
può sempre tornare utile. Così<br />
sono riuscita ad avere dei bei<br />
posti, ancora migliori di quelli<br />
dell’anno precedente, per la<br />
gioia mia e di tutti quelli che<br />
sono rimasti a dormire intanto<br />
che io facevo la fila.<br />
***<br />
Il giorno del concerto, il 23<br />
dicembre, sempre conoscendo<br />
l’antifona del caso, lasciamo<br />
l’auto in tanta malora e ci<br />
facciamo una bella sgambata<br />
per raggiungere il teatro, perché<br />
oltre che antivigilia di Natale<br />
è anche domenica, po-<br />
In<br />
galleria<br />
tra<br />
disagi<br />
e delizie<br />
sonore<br />
meriggio, e il centro della città<br />
è un putiferio (ma quando mai<br />
non lo è, ora è solo peggiore<br />
del solito); pregustiamo però la<br />
tranquillità del teatro, quando<br />
salendo la scalinata del Grande<br />
ci si lascia alle spalle il molesto<br />
frastuono della vita urbana<br />
e ci si immerge nella calma<br />
ovattata del teatro, dove i rumori<br />
sembrano assorbiti dai<br />
velluti degli arredi e delle passatoie<br />
e dove la musica, al<br />
contrario, si amplifica senza<br />
mai divenire strepito, schiamazzo,<br />
fastidio.<br />
Rinfrancati andiamo a sederci<br />
ed ecco la sorpresa sotto<br />
l’albero, i bei posti centrali dove<br />
si sente bene e si fotografa<br />
meglio, esattamente sopra il<br />
palco reale, hanno proprio il<br />
baldacchino ligneo che sporge<br />
davanti alla balaustra della<br />
galleria e per dirla tutta, stando<br />
comodamente seduti, non<br />
si vede un tubo; per vedere il<br />
palco bisogna sporgersi completamente<br />
in avanti, allungare<br />
il collo che pare di essere<br />
come quel pollo a cui fanno la<br />
festa, flettendosi chi a sinistra<br />
chi a destra secondo il posto;<br />
altro che godersi lo spettacolo,<br />
che è sì di musica, ma anche<br />
di scena, di colore, di rappresentazione,<br />
e un concerto a<br />
teatro lo si gode con tutti i sensi,<br />
non solo con l’udito.<br />
Così mi attendo da tutti una<br />
strigliata con sfottimenti vari,<br />
“Brava, bella scelta”, mio marito,<br />
il fotografo sacrificato, me<br />
ne ha già cantate alcune, e le<br />
altre le incasserò dagli amici,<br />
che però sono in ritardo, che si<br />
siano persi nel gorgo dell’antivigilia,<br />
chissà. Infatti arrivano<br />
trafelati dopo aver battuto tutta<br />
la città per trovare un parcheggio,<br />
gratis o a pagamento<br />
che fosse, costretti a lasciare<br />
l’auto in periferia e a precipitarsi<br />
al galoppo verso il centro,<br />
incerti di ritrovare quella<br />
strada, che venendo da fuori<br />
non si raccapezzano più tra<br />
sensi unici, divieti, ZTL, nuove<br />
costruzioni, ristrutturazioni, e<br />
punti di riferimento spariti; salvo<br />
il Teatro Grande che fortunatamente<br />
è ancora lì: con il suo<br />
baldacchino reale che impedisce<br />
la vista. Sorvoliamo per<br />
pudore i commenti intercorsi e<br />
attendiamo l’inizio del concerto<br />
con le sue delizie musicali e<br />
con l’inevitabile mal di schiena<br />
che ci starà addosso per tutto<br />
il tempo; beh, al secondo tempo<br />
ci scambieremo di poltrona<br />
in modo da compensare i do-<br />
segue alla pagina 17
segue dalla pagina 16<br />
lori dal lato opposto: così avremo<br />
mal di schiena un po’ a<br />
destra e un po’ a sinistra, cioè<br />
dappertutto. Ma bando alle<br />
lagnanze, inizia il concerto.<br />
***<br />
Entrano i musicisti, in bell’ordine,<br />
con gli strumenti luccicanti,<br />
la divisa impeccabile,<br />
l’atteggiamento sicuro e calmo<br />
di chi è avvezzo a presentarsi<br />
al pubblico e a dar prova<br />
della sua preparazione musicale.<br />
Io che ho già le vertebre<br />
un po’ girate e cerco un’occasione<br />
per rilassarmi e compensare<br />
gli sfottò ricevuti, guardo<br />
l’ineccepibile sfilata dei<br />
bandisti, ma vedo scorrere le<br />
immagini dell’Orchestra del<br />
Bolshoi nel film “Il Concerto” (1) ,<br />
e cinicamente mi attendo che<br />
qualcuno inciampi in una sedia,<br />
o si lasci sfuggire di mano<br />
lo spartito, o si precipiti sul palco<br />
in ritardo e con la divisa<br />
sbagliata (se suoni in cinque<br />
bande diverse può capitare di<br />
confondersi: al mio amico Stefano<br />
più di una volta), spero in<br />
sostanza che l’atmosfera di<br />
compostezza si attenui, e magari<br />
irrompa sulla scena un M°<br />
Biscroma (2) ad allietarci inaspettatamente<br />
con le sue trovate<br />
divertenti; insomma a me<br />
è venuta voglia di ridere, invece<br />
il programma che ci attende<br />
è serissimo e molto impegnativo.<br />
Sul palco si alterneranno infatti<br />
i tre direttori, Sergio Negretti,<br />
Giuliano Mariotti, Arturo<br />
Andreoli con un programma di<br />
tutto rilievo all’insegna di brani<br />
originali per banda, scritti da<br />
importanti compositori passati<br />
e contemporanei, tra cui l’affermato<br />
musicista bresciano e<br />
collaboratore di BresciaMusica,<br />
Rossano Pinelli, autore di<br />
Játék Bandára, un pezzo recentissimo<br />
già presentato in<br />
anteprima dalla Banda cittadina<br />
nel giugno 2012, che evoca<br />
la fanfara con ritmi rapidi di<br />
grande effetto sonoro. Sì, il programma<br />
proposto è decisamente<br />
ragguardevole e prevede<br />
pezzi di grande interesse<br />
musicale, a cominciare da Lincolnshire<br />
Posy, del 1937, il capolavoro<br />
del compositore australiano<br />
Percy Grainger, costituito<br />
da sei brani distinti su temi<br />
popolari frutto di una ricerca<br />
etnologica musicale. Aprirà la<br />
rassegna Bridges over the River<br />
Cam del compositore inglese<br />
contemporaneo Derek Bourgeois,<br />
le cui opere costituiscono<br />
testi guida per gare tra<br />
band; a dirigere i preparatissimi<br />
strumentisti nell’esecuzione<br />
di questi brani sarà il M° Sergio<br />
Negretti, direttore titolare dal<br />
2000 della Banda cittadina di<br />
Brescia.<br />
Seguirà, per la direzione del<br />
M° Arturo Andreoli, già direttore<br />
della Banda cittadina per oltre<br />
dieci anni e ospite sul palco<br />
in questa occasione, l’apprezzatissima<br />
Piccola Sinfonia per<br />
Banda del poliedrico compositore<br />
marchigiano Giancarlo<br />
Aquilanti, opera del 2012 in tre<br />
movimenti, raffinata e di grande<br />
personalità.<br />
L’ultima parte del concerto<br />
sarà diretta dal M° Giuliano<br />
Mariotti, condirettore della<br />
Banda cittadina, con un brano<br />
dell’inglese Gustav Holst, la Se-<br />
cond Suite for Military Band,<br />
opera del 1911 che rappresenta<br />
una delle maggiori composizioni<br />
per banda sinfonica della<br />
storia della musica; e a conclusione<br />
la Suite Française del<br />
francese Darius Milhaud, considerata<br />
il capolavoro della musica<br />
originale per banda, di<br />
grande difficoltà esecutiva,<br />
scritta nel 1944, e composta<br />
da sei brani dedicati alle regioni<br />
francesi dove gli Alleati combatterono<br />
contro i nazifascisti<br />
durante la seconda guerra<br />
mondiale.<br />
***<br />
E a ben guardare, questo<br />
programma pare tutto improntato<br />
alla scelta di autori che<br />
per origini, per formazione culturale,<br />
per carattere e personalità,<br />
si distinguono oggi, o si<br />
distinsero in passato, per scelte<br />
di vita, di studio e di lavoro all’insegna<br />
della libertà di pensiero<br />
e di espressione, valori<br />
che la Banda cittadina di Brescia<br />
persegue oggi con convinzione,<br />
in coerente continuità<br />
con il grande insegnamento<br />
del M° Giovanni Ligasacchi.<br />
Non c’è che dire, la Banda<br />
cittadina di Brescia per capacità<br />
esecutiva, per repertorio,<br />
per storia passata, per impegno<br />
e presenza nel panorama<br />
musicale bresciano fa onore<br />
alla musica e alla comunità,<br />
come del resto ben sintetizza il<br />
progetto “10 Anni di... musica,<br />
cultura, didattica, editoria, volontariato”,<br />
realizzata nell’ambito<br />
del Bando “10 Anni di...<br />
con Fondazione Comunità Bresciana”,<br />
che ha coinvolto l’Associazione<br />
“<strong>Isidoro</strong> <strong>Capitanio</strong>”<br />
dal 14 settembre al 23 dicembre<br />
2012 con iniziative mirate<br />
alla diffusione della cultura<br />
musicale a Brescia. Tra cui il<br />
concorso rivolto agli studenti<br />
universitari e delle scuole superiori<br />
per la creazione di un nuovo<br />
logo della Associazione “<strong>Isidoro</strong><br />
<strong>Capitanio</strong>” - Banda Cittadina<br />
di Brescia, premiati nel<br />
contesto del concerto (3) .<br />
E così con il consueto impeccabile<br />
aplomb (alla faccia dei<br />
miei riprovevoli pensieri), la<br />
Banda cittadina di Brescia sotto<br />
la guida dei tre direttori conclude<br />
in gloria la sua ennesima<br />
fatica; io e la mia compagnia<br />
lasciamo il teatro soddisfatti<br />
ma un po’ sghembi, ripromettendoci<br />
di indicare nel libro nero<br />
i posti n° 13-14-15-16 della<br />
prima galleria, ovvero di consigliarli<br />
in futuro a qualche arrogante<br />
conoscente con cui abbiamo<br />
conti in sospeso.<br />
***<br />
NOTE:<br />
1) Il Concerto, regia di Radu<br />
Mihaileanu, 2009 – film commedia<br />
con momenti drammatici<br />
– da vedere.<br />
2) Eugenio, ovvero il M° Biscroma,<br />
opera buffa in un atto,<br />
ispirata a Il maestro di cappella<br />
di Domenico Cimarosa; musica<br />
di Marco Tamanini, libretto<br />
di Luigino Bertuetti; presentata<br />
al Concerto di Natale nell’edizione<br />
del 2011.<br />
3) Il logo vincitore del concorso,<br />
già divenuto ufficiale<br />
per l’Associazione “<strong>Isidoro</strong> <strong>Capitanio</strong>”<br />
- Banda Cittadina di<br />
Brescia, è stato ideato da Alessandra<br />
Vecchi di Romanengo<br />
(Cr).<br />
SPAZIO AMATORIALE<br />
Il giudizio critico<br />
Successo completo<br />
di LUIGI FERTONANI<br />
Rientrava nel progetto realizzato per<br />
il “10 anni di… 10 anni con Fondazione<br />
Comunità Bresciana” il concerto<br />
che la Banda cittadina ha tenuto<br />
nel pomeriggio di domenica 23 dicembre,<br />
offerto a una cittadinanza che come<br />
sempre ha risposto numerosa al richiamo<br />
della musica e della “storia” del complesso<br />
bandistico bresciano: in quest’ottica è stata<br />
anche un’ottima occasione per ospitare, per<br />
una parte del programma, un direttore come<br />
Arturo Andreoli che ha guidato per oltre<br />
un decennio la “<strong>Isidoro</strong> <strong>Capitanio</strong>”.<br />
Presentato da Renato Krug e da Rossella<br />
Pluda il programma è iniziato col direttore<br />
principale della Cittadina, Sergio Negretti,<br />
che ha proposto Bridges over the River Cam<br />
di Derek Bourgeois, compositore inglese molto<br />
prolifico (basti pensare alle sue ben quindici<br />
Sinfonie e ai quattordici Concerti) e del<br />
quale è stato scelto invece un brano meno<br />
“importante” ma non privo di fascino, nel<br />
quale l’autore racconta l’atmosfera spensierata<br />
del periodo universitario a Cambridge<br />
che, come del resto in tutto il mondo accademico,<br />
è fatta non solo di studio a volte accanito,<br />
ma anche di giovanili e indimenticabili<br />
momenti.<br />
Nel clima di nostalgia di questo brano d’esordio<br />
siamo comunque rimasti anche per il<br />
brano successivo, Lincolnshire Posy di Percy<br />
Aldrige Grainger. Si tratta di una serie di sei<br />
brani, un mazzo di fiori musicali (da “posy”,<br />
appunto) di temi popolari del Lincolnshire nei<br />
quali l’autore ha descritto, o meglio evocato<br />
paesaggi e personaggi, dalla Baia di Dublino<br />
al solenne “Harkstow Grange” col suo finale<br />
a tratti dissonante e solenne, quasi wagneriano<br />
nella trattazione dei fiati; senza contare<br />
la danzante “The Lost Lady Found” che ha<br />
concluso la serie intrecciando più temi musicali.<br />
Nella prima parte del concerto una gradita<br />
sorpresa, con quella Játék Bandára del<br />
compositore bresciano Rossano Pinelli, una<br />
commissione di Mauro Montalbetti che avevamo<br />
già avuto l’occasione di ascoltare all’aperto,<br />
l’estate scorsa sotto i portici di Palazzo<br />
Loggia e che ci aveva profondamente<br />
<strong>bresciaMUSICA</strong> - 17<br />
colpito grazie al suo impatto estremamente<br />
aggressivo. Anche in teatro il risultato è stato<br />
lo stesso, se non ancora più efficace grazie<br />
alla sua timbrica che unisce quella della fanfara<br />
ad altre sezioni della banda in un gioco<br />
breve – in fondo si tratta “solo” di quattro minuti<br />
– ma incessante, oseremmo dire implacabile.<br />
Coniugando le polifonie africane (il riferimento<br />
all’etnia Bambara è dichiarato) alle<br />
irregolarità ritmiche tipiche di Béla Bartók, il<br />
risultato è stato anche stavolta raggiunto in<br />
pieno, il pezzo di Pinelli diretto da Sergio Negretti<br />
è stato uno dei più applauditi dell’intero<br />
concerto.<br />
Poi, come dicevamo all’inizio, Arturo Andreoli<br />
è arrivato sul podio per dirigere i tre<br />
movimenti della Piccola Sinfonia per Banda<br />
di Giancarlo Aquilanti, omaggio alla bellezza<br />
straordinaria della famosa isola siciliana di<br />
Favignana che, oltre alle sue meraviglie naturali<br />
ospita anche un complesso, la Njcabanda,<br />
che Andreoli ha diretto e per la quale<br />
Giancarlo Aquilanti ha scritto questa breve<br />
ma intensa, lirica composizione divisa in Poco<br />
mosso, Adagio, Valzer.<br />
Dopo questo gradito ritorno in scena di Arturo<br />
Andreoli, il terzo direttore del pomeriggio<br />
in musica con Giuliano Mariotti per la Second<br />
Suite for Military Band di Gustav Holst e<br />
soprattutto la Suite Française di Darius<br />
Milhaud. Quest’ultimo è un brano molto bello,<br />
che avevamo già avuto modo d’ascoltare<br />
nel marzo scorso al Palabrescia con l’Orchestra<br />
di fiati della Northern University dello<br />
Iowa diretta da Ronald Johnson, ospite della<br />
nostra città. Un omaggio alla Francia e ai<br />
suoi eroi, a quelle regioni dove combatterono<br />
le truppe americane nel corso della Seconda<br />
guerra mondiale, dalla Normandia<br />
alla Bretagna, dall’Île de France all’Alsazia-<br />
Lorena e alla Provenza; un’ottima esecuzione<br />
da parte della Banda Cittadina.<br />
Successo completo dunque per il concerto<br />
che ha concluso la Rassegna bandistica<br />
del 2012 intitolata a Giovanni Ligasacchi, col<br />
patrocinio dell’Assessorato alla Cultura della<br />
Provincia di Brescia, del Comune di Brescia,<br />
della Circoscrizione Centro e dell’Associazione<br />
Bande Musicali Bresciane.
18 -<br />
<strong>bresciaMUSICA</strong><br />
Abbiamo ricordato la recente<br />
scomparsa di<br />
Antonella Landucci<br />
sul numero di dicembre<br />
della nostra rivista. Ci piace<br />
dare un ulteriore spazio alla<br />
sua memoria parlando del coro<br />
che ha diretto per molti anni<br />
con un’intervista al presidente<br />
Elio Caccagni, compagno di<br />
Antonella in questa avventura<br />
artistica ma anche nella vita.<br />
Proprio alle porte della città,<br />
a Gussago, lavora il coro Calliope,<br />
che raggiunge quest’anno<br />
il traguardo della maggiore<br />
età, poiché fu fondato<br />
nel marzo 1995 dal maestro<br />
Antonella Landucci. Grazie alla<br />
propria pazienza ma anche<br />
alla propria tenacia Antonella<br />
ha messo in campo numerose<br />
attività e ha saputo creare e<br />
far crescere tra le tante anche<br />
questa realtà amatoriale.<br />
A cosa si deve il nome del<br />
coro? Come e quando è nato?<br />
“All’inizio avevamo chiamato<br />
il coro ‘La Santissima’. Trovandoci<br />
a Gussago ci sembrava<br />
un bel tributo al vecchio castello<br />
che sovrasta il paese. Ci<br />
siamo poi accorti che nelle<br />
promozioni dei primi concerti<br />
‘La Santissima Corale’ o ‘Corale<br />
Santissima’ suonava molto<br />
male! Così decidemmo di trovare<br />
un nome più carino, che<br />
suonasse bene. Calliope fu una<br />
scelta azzeccata: nella mitologia<br />
greca Calliope (in Greco significa<br />
‘dalla bella voce’) era<br />
la musa della poesia epica”.<br />
Quale scopo ha spinto Antonella<br />
Landucci a fondare un<br />
gruppo di canto corale?<br />
“All’inizio degli anni Novanta<br />
Antonella da 15 anni dirigeva il<br />
coro parrocchiale del Villaggio<br />
Sereno. Quando le maestranze<br />
di Gussago proposero di istituire<br />
un coro nel paese Antonella<br />
ne fu entusiasta. Le adesioni furono<br />
di circa 60 persone e così<br />
iniziammo questa nuova avventura”.<br />
Quale è il repertorio inizialmente<br />
proposto? Ci sono state<br />
poi evoluzioni (es. maggiore<br />
difficoltà del repertorio affrontato,<br />
collaborazioni con altri<br />
organici, etc) nelle scelte dei<br />
programmi da concertare?<br />
“Forte delle esperienze legate<br />
al mondo della lirica, Antonella<br />
già da subito aveva idee<br />
molto chiare su quello che si<br />
doveva fare. All’inizio il repertorio<br />
fu lirico, ma crebbe nell’arco<br />
degli anni, arricchendosi con<br />
brani polifonici, popolari e natalizi,<br />
tanto che a oggi il nostro<br />
curriculum vanta circa 150 brani,<br />
anche di compositori bresciani<br />
contemporanei. Abbiamo<br />
tenuto numerosi concerti in<br />
Brescia e provincia ottenendo<br />
lusinghieri consensi. Negli anni<br />
ci sono state anche esperienze<br />
teatrali, come Caffè Chantant,<br />
spettacolo indimenticabile rappresentato<br />
nel giugno del 2003,<br />
nel quale un cameriere tra i tavoli<br />
di un bar ricorda i bei tempi<br />
di quando gli avventori seduti<br />
ascoltavano della bella musica.<br />
In questo spettacolo eravamo<br />
riusciti a ottenere la collaborazione<br />
di Luca Madalin al<br />
flauto di Pan: una chicca. Potemmo<br />
così proporre brani che<br />
hanno accompagnato un secolo<br />
della nostra storia da Funiculì<br />
Funiculà a C’era una volta<br />
l’America passando da Vecchio<br />
Frack e tante altre. Abbiamo<br />
cantato con la Skenderbeg<br />
Chamber Orchestra e L’Orchestra<br />
Camerata, dirette sempre<br />
da Antonella, abbiamo collaborato<br />
con il soprano Paola<br />
Moroni in Brescia e provincia<br />
proponendo La storia di Violetta.<br />
In occasione dei 150 anni<br />
dell’unita d’Italia riuscimmo a<br />
creare uno spettacolo veramente<br />
bello e apprezzato, con<br />
proiezioni di diapositive che riguardavano<br />
l’unità d’Italia e<br />
brani che spaziavano dal repertorio<br />
classico, a brani leggeri<br />
(Volare, Grazie dei fior, ecc)”.<br />
Considerato il suo variegato<br />
impegno in campo artistico e<br />
SPAZIO AMATORIALE<br />
IL GRUPPO CALLIOPE FONDATO DA ANTONELLA LANDUCCI<br />
LA “BELLA VOCE” DEL CORO<br />
didattico, qual era la dote musicale<br />
precipua di Antonella?<br />
“La dote principale di Antonella<br />
era di avere il cosiddetto<br />
‘orecchio assoluto’, a detta<br />
degli intenditori cosa molto rara.<br />
Comunque Antonella riusciva<br />
a far cantare tutti, anche<br />
i più stonati”.<br />
In un ambito amatoriale è<br />
fondamentale per il raggiungimento<br />
degli obiettivi che ci si<br />
propone un clima di stima e fiducia<br />
reciproca tra tutti i componenti.<br />
Come era il rapporto<br />
umano tra Antonella e i “suoi”<br />
coristi?<br />
a cura di PAOLA DONATI<br />
“Bellissimo, era un clima molto<br />
famigliare; Antonella metteva<br />
la casa a disposizione di tutti,<br />
soprattutto di chi si sentiva<br />
non preparato rispetto ad altri.<br />
In occasione dei concerti lei<br />
cominciava ad agitarsi almeno<br />
una settimana prima. A volte<br />
diventava anche intrattabile,<br />
non voleva sfigurare davanti<br />
al pubblico, e allora le prove<br />
per la preparazione ai concerti<br />
a volte diventavano estenuanti,<br />
e non tutti riuscivano a<br />
condividere il ripetersi di certi<br />
brani in continuazione per trovare<br />
la perfezione. Per fortuna<br />
alla fine dei concerti gli applausi<br />
del pubblico gratificavano<br />
il lavoro fatto, e anche Antonella<br />
rientrava nella normalità”.<br />
Quali sono state le maggiori<br />
soddisfazioni che hanno gratificato<br />
il coro in questi quasi<br />
venti anni di attività?<br />
“Le soddisfazioni sono state<br />
molteplici. Il coro Calliope ha<br />
incisio un Cd amatoriale, registrato<br />
presso il Salone Da Cemmo<br />
a Brescia nel febbraio<br />
2005, dal titolo Verdi e dintorni<br />
in cui gran parte del repertorio<br />
era dedicata a Giuseppe Verdi.<br />
Ci sono poi tutti i concerti di<br />
solidarietà con associazioni<br />
con scopi umanitari, come<br />
Ant, Amnesty International,<br />
Note per il mondo, Sichar Onlus,<br />
Il Granello di sabbia, Avis di<br />
Brescia e tante altre. C’è stata<br />
inoltre la partecipazione a<br />
Opera Fondo in Trentino con la<br />
rappresentazione di tre opere<br />
complete, con tanto di orchestra<br />
e costumi di scena: Lucia<br />
di Lammermoor, Un ballo in<br />
maschera, Manon Lescaut, insomma<br />
una tournée”.<br />
Lei è il presidente del coro.<br />
Come intende dare seguito all’impegno<br />
di Antonella e dare<br />
così un futuro all’attività del<br />
coro Calliope?<br />
“Antonella mi ha lasciato un<br />
compito difficile, un vuoto incolmabile:<br />
trent’anni vissuti assieme<br />
non si dimenticano in<br />
breve tempo. Spero di continuare<br />
degnamente quanto lei<br />
era riuscita a fare. Fortunatamente<br />
tutti i coristi vogliono<br />
continuare a proporre tutto<br />
quello che ci aveva insegnato,<br />
ma rimane il problema di riuscire<br />
a trovare un sostituto che<br />
riesca ad adeguarsi a noi: la<br />
maggior parte dei coristi non<br />
conosce la musica, riuscivamo<br />
a cantare grazie alla magia di<br />
Antonella”.
CHE BELLO IL BOMBARDINO!<br />
(TEMA N° 2 - SCUOLA SECONDARIA DI 1° GRADO)<br />
Lo strumento più simpatico<br />
in assoluto, secondo<br />
me, è il flicorno baritono<br />
o euphonium o, come<br />
viene chiamato in Italia,<br />
bombardino.<br />
L’euphonium nasce intorno<br />
al 1830 per mano di Adolph<br />
Sax che in quegli anni perfezionò<br />
la tipologia dei flicorni;<br />
successivamente ne presentò il<br />
brevetto a Parigi che, nonostante<br />
le proteste di altri costruttori<br />
di strumenti musicali<br />
che non consideravano i flicorni<br />
una vera e propria classe<br />
strumentale, venne approvato<br />
e registrato nel 1845.<br />
Il flicorno baritono è composto<br />
da un tubo di ottone ripiegato<br />
su se stesso in modo circolare<br />
e il suo diametro aumenta<br />
progressivamente dai<br />
pistoni fino alla campana; è<br />
costituito dall’imboccatura su<br />
cui si fissa il bocchino e circa a<br />
metà del canneggio si trovano<br />
quattro pistoni che quando<br />
vengono premuti deviano l’aria<br />
attraverso altri tubi di ottone<br />
abbassando il suono rispettivamente<br />
all’ordine di un tono,<br />
mezzo tono, un tono e mezzo e<br />
due toni e mezzo. Alla fine si<br />
trova la campana, rivolta verso<br />
l’alto, da dove esce il suono.<br />
Uno strumento musicale fatto<br />
da quattro pistoni e da un<br />
tubo di ottone però non è nulla<br />
senza colui che lo suona, infatti<br />
la bellezza del suono non<br />
è data solo dalla qualità dello<br />
strumento, ma soprattutto dall’abilità<br />
del musicista di creare<br />
la vibrazione perfetta.<br />
Chi vuole suonare questo<br />
strumento deve prima di tutto<br />
Da sempre, i giovani di<br />
ogni città o paese si<br />
incontrano, si riuniscono<br />
e trascorrono la<br />
giornata insieme cantando o<br />
suonando. La musica è infatti<br />
un elemento centrale che permette<br />
la socializzazione delle<br />
persone, diventando un punto<br />
di riferimento essenziale per la<br />
loro vita. A volte si ha l’esigenza<br />
di far nascere un qualcosa<br />
di più importante e impegnativo<br />
come piccoli gruppi, quali<br />
bande, cori o complessi musicali,<br />
in genere formati soprattutto<br />
da giovani oltre che da<br />
maestri professionisti.<br />
Oggi ci sono bande di paese<br />
che di solito hanno numerosi<br />
strumentisti e suonano nelle occasioni<br />
importanti o nelle feste.<br />
Oltre a queste, esistono anche<br />
delle realtà più piccole, come,<br />
ad esempio, i cori o i gruppi di<br />
musicisti che suonano in chiesa<br />
oppure i semplici amici che si ritrovano<br />
a suonare nei garage<br />
o nelle cantine. Ci sono anche<br />
dei gruppi più o meno grandi,<br />
formati o da professionisti o da<br />
NELL’AMBITO DEL FESTIVAL PIANISTICO 2012<br />
IL CONCORSO PER STUDENTI<br />
saper leggere gli spartiti in<br />
chiave di basso o di fa, perché<br />
è quella su cui suona il bombardino;<br />
dopo di che deve<br />
possedere una grande capacità<br />
polmonare per riuscire a<br />
produrre un bel suono ampio e<br />
pulito.<br />
Nei concerti organizzati dalla<br />
banda del mio paese mi ha<br />
colpito questo suono che sa<br />
essere forte e deciso, ma anche<br />
leggero, e mi piacerebbe<br />
diventare un buon “flicornista”<br />
per trasmettere agli altri le emozioni<br />
che provo quando suono.<br />
Quattro anni fa, infatti, accostandomi<br />
alla Banda “Santa<br />
Cecilia” di Manerbio l’ho scelto<br />
come strumento tra i molti che<br />
mi sono stati proposti. Dalla prima<br />
volta che l’ho visto ha suscitato<br />
in me molto interesse<br />
AMICIZIA E DIVERTIMENTO<br />
(TEMA N° 3 - BIENNIO)<br />
semplici amatori che suonano<br />
su commissione a matrimoni o<br />
altre cerimonie. La consuetudine<br />
di trovarsi a suonare insieme<br />
è piuttosto diffusa tra i giovani:<br />
infatti, conosco ragazzi e ragazze<br />
che fanno parte di piccoli<br />
complessi fondati da loro e<br />
che si divertono a suonare le<br />
loro musiche preferite. Molto<br />
spesso eseguono motivi famosi,<br />
più raramente interpretano dei<br />
pezzi scritti da loro.<br />
Personalmente, non faccio<br />
parte di un gruppo musicale,<br />
ma nella mia parrocchia c’è<br />
un bellissimo coro formato da<br />
giovani e meno giovani, a cui<br />
appartiene anche mia mamma.<br />
Ciò che ha reso possibile il<br />
formarsi del gruppo è stata sicuramente<br />
la passione per la<br />
musica, oltre alla necessità di<br />
avere un coro parrocchiale<br />
che cantasse durante le messe<br />
più importanti. Inoltre, il coro<br />
“Sant’Antonio da Padova” è<br />
anche una risposta alle esigenze<br />
che alcune persone hanno,<br />
come la voglia di stare insieme,<br />
l’amicizia, l’entusiasmo di co-<br />
con quella forma e quelle dimensioni<br />
e, quando poi l’ho<br />
sentito suonare, ho capito subito<br />
che era fatto per me, perché<br />
quando lo ascolti ti dà<br />
quel senso di sicurezza e di forza<br />
che secondo me non si prova<br />
con altri strumenti. Ne è un<br />
esempio emozionante la colonna<br />
sonora del film “Pirati dei<br />
Caraibi”, creata da Klaus Badelt.<br />
È suddivisa in cinque parti,<br />
ma la mia preferita è l’ultima:<br />
“He’s a Pirate”. Nel film fa<br />
da sfondo all’entrata e all’uscita<br />
di scena del capitano Jack<br />
Sparrow, introdotta dai flicorni,<br />
che, forti e decisi, sembrano<br />
dare al protagonista la spinta<br />
nei suoi movimenti.<br />
Grazie alla mia esperienza<br />
nella minibanda ho capito che<br />
il flicorno ha quasi sempre una<br />
parte da controcanto, cioè seconda<br />
voce di un brano, ma<br />
questo non mi ha scoraggiato,<br />
perché anche se la parte è se-<br />
noscere gente nuova e anche<br />
l’orgoglio di creare qualcosa<br />
che prima non c’era. Far parte<br />
del coro significa anche coltivare<br />
nuove amicizie e nuove<br />
conoscenze; vuol dire ritrovarsi<br />
spesso con gli altri per le prove<br />
e anche avere un’occasione e<br />
un modo diverso di uscire e divertirsi.<br />
Essere nel gruppo significa<br />
anche condividere interessi<br />
in comune con gli altri. Spesso,<br />
infatti, si partecipa a concerti<br />
oppure si trascorre del tempo<br />
insieme, parlando e scherzando,<br />
oltre a far musica.<br />
La nascita di questi gruppi<br />
che si ritrovano a fare musica insieme<br />
è un aspetto molto importante<br />
soprattutto nella società<br />
di oggi, dove le persone<br />
sono spesso sole. Per i singoli<br />
componenti del gruppo c’è<br />
una motivazione particolarmente<br />
positiva che è quella di<br />
voler andare avanti insieme e di<br />
essere stimolati dagli altri a proseguire.<br />
Molti di questi gruppi<br />
nascono dal nulla e solo alcuni<br />
crescono a tal punto da diventare<br />
più o meno famosi, ma ciò<br />
che unisce tutti i gruppi, famosi<br />
e non, è l’amore per la musica<br />
e la voglia di coltivare questo<br />
interesse insieme ad altri.<br />
Secondo me, la musica è<br />
condaria, il ruolo dell’euphonium<br />
è comunque quello di sostenere<br />
l’intera banda. Inaspettatamente,<br />
dopo quattro<br />
anni di studio individuale e di<br />
gruppo, ho avuto l’opportunità<br />
e la fortuna di poter entrare<br />
nella banda ufficiale grazie<br />
al maestro Arturo Andreoli che<br />
ha ideato un nuovo programma:<br />
il progetto permette ai<br />
giovani musicisti come me di<br />
far parte di un’organizzazione<br />
musicale di un certo livello:<br />
uno stimolo a impegnarmi per<br />
riuscire a tenere il passo con<br />
persone molto più brave e con<br />
più esperienza di me.<br />
Le parti che ci hanno assegnato<br />
in banda sono equilibrate:<br />
ci sono dei punti in cui i tre<br />
flicorni devono fare delle note<br />
lunghe per sostenere la parte<br />
principale e altri in cui noi dobbiamo<br />
fare da solisti per spezzare<br />
la monotonia dei flauti e<br />
dei clarinetti.<br />
una disciplina molto importante<br />
ed è necessario che venga<br />
sviluppata anche nell’ambito<br />
scolastico. Infatti, ciò permetterebbe<br />
alle persone di avere<br />
non solo la possibilità di approfondire<br />
un interesse culturale,<br />
ma anche di interpretare<br />
ed esprimere alcuni sentimenti<br />
ed emozioni che senza di essa<br />
resterebbero nascosti. Io non<br />
faccio parte di un vero e proprio<br />
gruppo musicale, ma grazie<br />
all’ambiente scolastico sono<br />
riuscita a creare forti legami<br />
d’amicizia durante le prove<br />
per i saggi di metà e fine anno,<br />
con i ragazzi del mio stesso corso<br />
e strumento. Nei periodi di<br />
prove musicali o esibizioni, passo<br />
molto tempo a scuola; spesso<br />
mi sembra che il “Gambara”<br />
sia la mia seconda casa.<br />
Tutto ciò non mi pesa minimamente,<br />
anzi per me è un vero<br />
divertimento e il tempo scorre<br />
via in un baleno. Questi anni<br />
trascorsi al liceo sono stati i più<br />
belli della mia vita; saranno per<br />
me sempre un magnifico ricordo<br />
e l’indirizzo musicale è stata<br />
una scelta azzeccata, in quanto<br />
la musica è fantastica!<br />
Elena Martina Prandelli<br />
Classe 5 M - Liceo “Gambara”<br />
<strong>bresciaMUSICA</strong> - 19<br />
Tra i brani che ho avuto modo<br />
di suonare, il mio preferito è<br />
Highlights from Ratatouille, presa<br />
dalla colonna sonora del<br />
film “Ratatouille”, perché alterna<br />
pezzi costituiti da note costanti<br />
di sottofondo, presenti<br />
nel primo tema, con la parte<br />
dominante avente note energiche<br />
e vigorose.<br />
Il più grande strumentista<br />
contemporaneo di flicorno baritono<br />
è sicuramente Steven<br />
Mead, un uomo capace di<br />
deliziare il pubblico con ogni<br />
singola nota e in grado di suonare<br />
nelle migliori orchestre<br />
d’Europa. Ho solo tredici anni e<br />
ancora poca esperienza musicale,<br />
ma mi trovo a volte a sognare<br />
di poter ripercorrere le<br />
sue tappe e suonare in tutto il<br />
mondo.<br />
Stefano Baldini<br />
Classe 3 F<br />
Scuola media<br />
“A. Zammarchi” - Manerbio<br />
Forse non tutti<br />
sanno che…<br />
… l’Associazione<br />
Filarmonica<br />
“<strong>Isidoro</strong><br />
<strong>Capitanio</strong>”<br />
promuove<br />
numerose<br />
iniziative<br />
musicali,<br />
didattiche e<br />
culturali.<br />
Il tuo contributo<br />
può essere<br />
fattore vitale<br />
per la loro<br />
realizzazione.<br />
Associati<br />
alla Banda<br />
cittadina<br />
di Brescia!
20 -<br />
<strong>bresciaMUSICA</strong><br />
INTERVISTA A FRANCESCA PAOLA LUCREZI, DIRETTRICE DEL CARCERE DI VERZIANO<br />
UN PROGETTO DI “EVASIONE COSTRUTTIVA”<br />
Promosso dall’Associazione<br />
Amici della Banda<br />
cittadina di Brescia<br />
per lo sviluppo sociale<br />
e sostenibile, ha preso avvio<br />
nel novembre scorso il progetto<br />
“Sentirsi liberi con la musica<br />
- L’arte per la cooperazione<br />
sociale: corsi di musica per i<br />
detenuti della Casa circondariale<br />
di Verziano”.<br />
L’Associazione Amici della<br />
Banda cittadina di Brescia si è<br />
costituita nel 2009 allo scopo di<br />
utilizzare e valorizzare le attività<br />
dell’Associazione Filarmonica<br />
“<strong>Isidoro</strong> <strong>Capitanio</strong>”, per promuovere<br />
e sostenere iniziative<br />
di carattere sociale, oltre ad<br />
attività culturali, educative, ricreative<br />
nel rispetto dei principi<br />
di pari opportunità tra uomini e<br />
donne. Propone iniziative per<br />
favorire lo sviluppo della cooperazione<br />
internazionale, contribuisce<br />
alla diffusione dei valori<br />
di solidarietà, di rispetto delle<br />
persone e dell’ambiente, all’adozione<br />
di stili di vita corretti.<br />
Partendo dal presupposto<br />
che la divulgazione della cultura<br />
musicale fra i soggetti che<br />
vivono situazioni di disagio risulta<br />
essere sovente lacunosa, si<br />
è pensato di realizzare un intervento<br />
che coinvolgesse direttamente<br />
i detenuti in un’esperienza<br />
musicale concreta, con<br />
l’intento di far vivere loro un<br />
percorso in grado di stimolare<br />
lo sviluppo della personalità<br />
artistico-musicale individuale,<br />
puntando in modo particolare<br />
sul lavoro di gruppo per far sì<br />
che i soggetti coinvolti siano<br />
messi nella condizione di esprimere<br />
al meglio le loro sensibilità<br />
e le loro abilità.<br />
Il progetto è sostenuto finanziariamente<br />
in parte dall’Associazione<br />
Amici della Banda cittadina<br />
di Brescia e in parte dall’Assessorato<br />
gestione albi dell’associazionismo<br />
e del volontariato<br />
della Provincia di Brescia<br />
che ha erogato un contributo<br />
sulla base di un bando a<br />
favore delle associazioni senza<br />
fini di lucro iscritte al registro<br />
provinciale.<br />
È questo un intervento che<br />
ha anche risvolti di notevole rilevanza<br />
sociale e umana e<br />
che si realizza in un contesto<br />
dove più forte si palesa il bisogno<br />
di introdurre aiuto e solidirietà.<br />
Ne parliamo con la direttrice<br />
della Casa di reclusione di<br />
Verziano, dott.ssa Francesca<br />
Paola Lucrezi.<br />
Come è nata l’idea di questo<br />
progetto?<br />
“Da un incontro fortuito, da<br />
una sensibilità particolare di<br />
Enio Esti e dell’Associazione<br />
‘Amici della Banda’. Da sempre<br />
ritengo che la musica sia<br />
medicina per l’anima, metodologia<br />
di comunicazione interculturale,<br />
e per tali ragioni<br />
da anni cercavo di realizzare<br />
un corso di musica per i detenuti<br />
ristretti presso la Casa di reclusione<br />
di Verziano; l’opportunità<br />
è arrivata iniziando a frequentare,<br />
per il tramite di mia<br />
figlia, l’associazione e di lì si è<br />
iniziato a costruire questo bellissimo<br />
progetto”.<br />
Quali strumenti vengono insegnati<br />
ai partecipanti al corso<br />
e come è stato possibile dotarsi<br />
delle attrezzature musicali<br />
necessarie?<br />
“Al momento il corso è incentrato<br />
sulle percussioni. Ritengo<br />
che tali strumenti, particolarmente<br />
‘fisici’ come il<br />
sound che esprimono, possano<br />
essere assolutamente ‘terapeutici’<br />
in un ambiente qual è il<br />
carcere, istituzione assoluta,<br />
dove la giornata è scandita da<br />
regole preordinate e assai poco<br />
è lasciato al libero arbitrio.<br />
In questo contesto la possibilità<br />
di esprimere se stessi, attraverso<br />
il ritmo, fornisce uno strumento<br />
diverso di lettura della<br />
realtà che si sta vivendo. Contiamo,<br />
comunque, nell’ambito<br />
a cura di PAOLO TESI<br />
Francesca<br />
Paola<br />
Lucrezi<br />
delle disponibilità dell’Associazione<br />
‘Amici della Banda’ e dei<br />
maestri di musica, di poter implementare<br />
l’esperienza con<br />
l’aggiunta di nuovi insegnamenti.<br />
Tutte le percussioni utilizzate<br />
nel corso sono state messe<br />
a disposizione gratuitamente<br />
dall’Associazione stessa”.<br />
Il corso è aperto a tutti i detenuti<br />
che desiderano parteciparvi<br />
senza limitazioni?<br />
“Sì, come per tutte le attività<br />
trattamentali che vengono<br />
svolte presso la Casa di reclusione<br />
di Verziano. Affinché il<br />
tempo della detenzione non<br />
sia solo tempo di ozio cerchiamo<br />
di presentare una variegata<br />
gamma di attività a cui i detenuti<br />
possono aderire liberamente,<br />
secondo i bisogni individuati<br />
preventivamente dall’équipe<br />
formata anche dagli<br />
educatori e dalla Polizia penitenziaria.<br />
L’adesione del condannato<br />
al così detto ‘patto<br />
trattamentale’ consente di verificare,<br />
a posteriori, l’impegno<br />
e la capacità di tenuta del<br />
soggetto, e ciò è indice di valutazione<br />
anche per la possibilità<br />
di ammissione ai benefici<br />
esterni. La cooptazione rispetto<br />
a quanto suddetto oltre a<br />
essere improduttiva, sarebbe<br />
sicuramente fuorviante”.<br />
Un intervento come il corso<br />
di musica in quale misura può<br />
influire sul recupero del detenuto?<br />
E la presenza di operatori<br />
esterni alla struttura carceraria<br />
quali benefici comporta?<br />
“Ogni intervento della comunità<br />
esterna influisce sul recupero<br />
del detenuto, senza<br />
l’apporto del volontariato, del<br />
terzo settore, del privato socia-<br />
le, il carcere rimarrebbe monade<br />
isolata, braccio monco, un<br />
‘non luogo’ fisicamente presente<br />
ma inaccessibile e, quindi,<br />
inesistente; un ‘non tempo’<br />
all’interno del quale la vita del<br />
condannato si sospende, ma<br />
non si cancella, e in qualche<br />
maniera occorrerà ricostruirne<br />
le fila allorquando il detenuto<br />
smetterà di essere tale e ritornerà<br />
a essere semplicemente<br />
cittadino. In quest’ottica il carcere<br />
deve essere ‘ponte’ e<br />
‘passaggio’, paradossalmente<br />
il contrario di quello che sino a<br />
qualche anno fa si percepiva.<br />
Non possiamo pensare di essere<br />
autosufficienti e autoreferenziali,<br />
c’è bisogno dell’apporto<br />
di una rete di cooperazione<br />
con cui collaborare per<br />
la durata della detenzione, e<br />
che accompagni il detenuto<br />
nel delicato passaggio di riacquisizione<br />
della propria libertà<br />
personale”.<br />
Possiamo quindi affermare<br />
che il progetto è un contributo<br />
importante al recupero della<br />
dignità della persona?<br />
“Il progetto ‘Sentirsi liberi con<br />
la musica’ risponde pienamente<br />
a quanto detto, in quanto<br />
costituisce momento educativo<br />
individuale, attraverso l’acquisizione<br />
di competenze in<br />
campo musicale, ma soprattutto<br />
momento di insegnamento<br />
del rispetto delle regole e<br />
della capacità di gestione della<br />
vita all’interno di un gruppo.<br />
Da non ultimo la capacità di<br />
espressione offerta dalla musica<br />
e dagli strumenti a percussione,<br />
in particolare, costituisce<br />
una grande opportunità di riflessione<br />
introspettiva e di ‘evasione<br />
costruttiva’ per misurare<br />
le proprie capacità e mettere<br />
a frutto l’impegno profuso”.<br />
È ipotizzabile il proseguimento<br />
dell’esperienza musicale<br />
per i detenuti che avranno<br />
ultimato il periodo di detenzio-<br />
segue alla pagina 21
segue dalla pagina 20<br />
ne? Magari continuando a frequentare<br />
i corsi della Banda<br />
cittadina di Brescia?<br />
“L’intento è proprio quello di<br />
creare contatti positivi e opportunità<br />
di cambiamento che<br />
inizino all’interno del carcere e<br />
possano continuare anche oltre<br />
la detenzione, e speriamo<br />
che quanto seminato possa<br />
poi trovare piena realizzazione.<br />
L’integrazione e l’abbattimento<br />
del pregiudizio sono obiettivi<br />
di difficile realizzazione, ma è<br />
sicuramente il fine ultimo a cui<br />
mirare. La prosecuzione dei<br />
rapporti positivi dopo la scarcerazione<br />
costituisce il concretizzarsi<br />
della teorica ‘seconda<br />
possibilità’. È importante che il<br />
detenuto sappia che, scontata<br />
la condanna inflitta dall’autorità<br />
giudiziaria, non debba<br />
scontare un ulteriore condanna<br />
costituita dal pregiudizio<br />
della società, perché allora si<br />
rischierebbe il così detto fine<br />
pena mai”.<br />
È previsto al termine del percorso<br />
di quest’anno scolastico<br />
uno spettacolo pubblico?<br />
“Stiamo progettando uno<br />
spettacolo aperto al pubblico<br />
all’interno del carcere di Verziano,<br />
probabilmente nel mese<br />
di giugno, a cui si dovrebbe<br />
aggiungere una performance<br />
esterna, magari con la presenza<br />
concomitante dei detenuti<br />
che seguono il corso di percussioni<br />
e dei maestri della Banda<br />
cittadina”.<br />
Oltre a questo progetto quali<br />
altre attività educative e didattiche<br />
svolgono abitualmente<br />
i detenuti di Verziano?<br />
“A Verziano sono presenti le<br />
scuole di ogni grado: dall’alfabetizzazione<br />
per gli stranieri, al<br />
corso di scuola media, alla<br />
scuola superiore (ITG ‘Tartaglia’<br />
e IPSIA ‘Fortuny’). Abbiamo<br />
attivato una convenzione<br />
con l’Università Statale di Brescia,<br />
con le Facoltà di Giurisprudenza,<br />
Economia e commercio<br />
ed equivalenti; vi è la<br />
convenzione con l’Accademia<br />
di Belle Arti “S. Giulia”, il cui<br />
Corso di scultura e arti visive è<br />
arrivato all’ottavo anno, e ha<br />
originato numerose mostre e<br />
collaborazione con enti locali<br />
che hanno commissionato alcune<br />
opere. Abbiamo un rapporto<br />
continuativo con l’Università<br />
Cattolica di Brescia che<br />
organizza un laboratorio di<br />
Teatro sociale, con la partecipazione<br />
anche di alcuni studenti<br />
dell’Università. Ormai da<br />
due anni la Compagnia Lyria<br />
organizza un corso di danza,<br />
con diverse performance anche<br />
esterne, in particolare nell’ambito<br />
della rassegna ‘Danza<br />
al parco’, e quest’anno il<br />
progetto prevede anche la<br />
possibilità di contatti con le<br />
scuole per effettuare opera di<br />
prevenzione ed educazione<br />
alla legalità. All’interno vi è la<br />
possibilità di partecipare a<br />
gruppi di sostegno psicologico,<br />
gruppi per detenuti tossicodipendenti,<br />
corsi di integrazione<br />
per stranieri, corsi di educazione<br />
alla legalità. Storica è la<br />
collaborazione con l’UISP per<br />
le attività sportive: il ‘Vivicittà’<br />
all’interno del carcere aperto<br />
agli studenti delle scuole cittadine,<br />
il torneo di calcio aperto<br />
alla cittadinanza esterna, il torneo<br />
di pallavolo. Positiva, infine,<br />
è l’esperienza del Corso di<br />
yoga. A ciò aggiungasi, quest’anno,<br />
la collaborazione con<br />
il FAI, che vede il coinvolgimento<br />
del carcere durante ‘le<br />
giornate di primavera’, e la<br />
realizzazione all’interno del<br />
carcere di alcune conferenze<br />
divulgative, aperte anche alla<br />
cittadinanza”.<br />
È da considerare la prosecuzione<br />
del corso di percussioni<br />
anche per il prossimo anno<br />
scolastico?<br />
“Spero proprio di sì, considerata<br />
l’affluenza e le richieste<br />
da parte dei detenuti. Questo<br />
è sicuramente indice di riuscita<br />
e di gradimento, grazie anche<br />
al maestro Chittò, che si è dimostrato,<br />
al di là dell’indubbia<br />
professionalità, persona molto<br />
sensibile, duttile e disposta a<br />
entrare a far parte di questa<br />
‘strana realtà’, dalla quale si<br />
può ricavare, anche inaspettatamente,<br />
un bagaglio di<br />
esperienza umana non comune”.<br />
Tutti i nomi degli iscritti al corso sono stati<br />
sostituiti con nomi di fantasia per diritto di privacy.<br />
Mercoledì 17 ottobre<br />
V<br />
isita della Casa circondariale e di<br />
reclusione di Verziano e incontro<br />
con la direttrice Francesca Paola<br />
Lucrezi per stabilire le modalità<br />
d’intervento e di attivazione del corso di strumenti<br />
a percussione. Difficoltà di incastro<br />
con l’articolato calendario di attività già presenti.<br />
Sarà venerdì, dalle dieci a mezzogiorno.<br />
Attesa.<br />
Venerdì 16 novembre - I incontro<br />
Con anticipo rispetto all’arrivo degli studenti<br />
tolgo dall’imballaggio gli strumenti e il<br />
resto del materiale acquistato, poi allestisco<br />
lo spazio dedicato al corso: la cappella del<br />
carcere. Musica celeste. Al momento il numero<br />
degli iscritti è nove, sei donne e tre uomini.<br />
La prima mezzora trascorre ottimamente.<br />
Clapping Music poi gestualità, battito,<br />
pulsazione, che cos’è uno strumento, che<br />
cos’è un suono. Prima pratica, fare, poi teoria,<br />
parole.<br />
Cerco di vincere la loro diffidenza iniziale, la<br />
naturale resistenza verso chi è nuovo a questo<br />
complicato sistema di relazioni. I frequentanti<br />
sono ricettivi, hanno bisogno di ridere, talvolta<br />
parlano tra loro e nel complesso sono attenti<br />
e disponibili a mettersi in gioco.<br />
Venerdì 23 novembre - II incontro<br />
L’inizio della lezione tarda. Difficoltà nello<br />
spostamento dei detenuti dalle varie sezioni<br />
alla cappella. Bene i primi venti minuti in cui ricorro<br />
al medesimo espediente della prima lezione:<br />
solo gesti, no parole. Assisto a un superficiale<br />
episodio di attrito tra i corsisti e l’agente<br />
assistente che li ha richiamati all’attenzione.<br />
Rilevazione empirica: sembrerebbe che<br />
chi insegna possa migliorare la qualità dell’apprendimento<br />
non tanto grazie alla preparazione<br />
ricevuta o all’esperienza maturata,<br />
ma grazie a una qualità non meglio definita<br />
di “presenza”. Puro e semplice esserci. Naïf?<br />
Essere nel tempo e nello spazio in cui si è –<br />
pensare e soprattutto fare ogni istante della<br />
relazione – ha un valore terapeutico oltre<br />
che didattico: lenisce la mancanza di senso,<br />
colma il vuoto dell’attimo. Come si coniuga<br />
questa presenza con l’indispensabile programmazione<br />
dell’intervento didattico? Riflessione<br />
da sviluppare. Obiettivi a breve termine:<br />
abbattere le interferenze, materiali e<br />
non. Far sì che i partecipanti si sentano parte<br />
di qualcosa.<br />
Venerdì 30 novembre - III incontro<br />
- Chiara: interessata, si mostra predisposta<br />
e cerca la comunicazione diretta, faccia a<br />
faccia.<br />
- Lidia: il lavoro musicale risulta molto difficile<br />
ma grande è la forza. Cerca conforto?<br />
- Giulia: scettica, poco a poco si lascia<br />
coinvolgere. Grandi potenzialità, prende appunti,<br />
lavora anche tra un incontro e l’altro.<br />
- Ester: sorridente, richiama all’attenzione i<br />
compagni che spesso chiacchierano. Segnale<br />
di appartenenza?<br />
- Paolo: dopo la prima lezione un po’ sottotono,<br />
segnali di apertura ma anche di sfida.<br />
Ancora non si espone abbastanza.<br />
- Rebecca: molto precisa nella percezione<br />
della pulsazione, davvero promettente. Segue<br />
ed esegue molto bene.<br />
- Anna: ricettiva, ma si lascia facilmente distrarre<br />
da Pietro, appunta l’indispensabile<br />
ma lavora molto bene. Meglio quando non si<br />
fa distrarre.<br />
<strong>bresciaMUSICA</strong> - 21<br />
I primi mesi del corso di percussione<br />
Report dalla casa circondariale<br />
di OLMO CHITTÒ<br />
- Pietro: dopo l’iniziale diffidenza, buone<br />
potenzialità. Il fatto che parli con Anna non<br />
costituisce per il momento un grande problema.<br />
Valutare in seguito.<br />
- Matteo: poco presente, iniziali difficoltà di<br />
inserimento nel gruppo causa assenza alle<br />
prime lezioni.<br />
Rilevo la maggiore solerzia della controparte<br />
femminile nel prendere appunti e nel<br />
seguire con precisione le mie consegne.<br />
Buona anche la partecipazione maschile,<br />
qualitativamente da migliorare. Proposito.<br />
Venerdì 7 dicembre - IV incontro<br />
La lezione inizia con più di trenta minuti di<br />
ritardo causa controlli in entrata. Telefonino,<br />
computer, siamo sicuri che sia stato segnalato?<br />
Mentre aspetto che venga aperta la porta<br />
di accesso alla cappella i detenuti che<br />
dalla palestra stanno tornando in cella mostrano<br />
segni di insofferenza: battono contro il<br />
vetro al di là delle inferiate.<br />
Poco distante un ragazzo che deve andare<br />
a prendere la felpa lasciata in palestra si<br />
lamenta di non poter ancora entrare. Arrivano<br />
Paolo e Pietro. Attesa. Dicono che il carcere<br />
rovina le persone, che chi commette il<br />
delitto deve pagare i suoi debiti ma che così<br />
non ci sono prospettive di recupero. Presenza<br />
vuol dire mostrare il contrario. Ecco le<br />
chiavi.<br />
Ore undici e quaranta: arrivo delle detenute<br />
e inizio del quarto incontro. Canone a<br />
due, tre, quattro voci, formalizzazione scritta<br />
di una sequenza ritmica e sua esecuzione<br />
strumentale. Poco tempo ma sufficiente. Lavoro<br />
a coppie, imitazione. Primi feedback: la<br />
lezione di percussioni è percepita prima di<br />
tutto come un ottimo momento aggregativo.<br />
Poi il divertimento, ancora poi la musica.<br />
Missed ascolti sul canone – Bach, Ligeti – e il<br />
lavoro sugli ostinati. Venerdì prossimo.<br />
Venerdì 11 gennaio - VI incontro<br />
Per rendere più efficiente il lavoro ho pensato<br />
di dividere il gruppo in due sottogruppi<br />
fino a metà marzo. Per questo motivo ricevo<br />
alcune lamentele da Paolo. La divisione del<br />
gruppo comporta una iniziale instabilità. Ricreare<br />
clima di fiducia. Il secondo gruppo risente<br />
di una certa eterogeneità di abilità e<br />
predisposizioni. Spero che il piccolo numero<br />
mi consenta di lavorare con maggiore attenzione<br />
sui singoli.<br />
Fine lezione: ricevo una busta chiusa da un<br />
detenuto. Senza aprirla lo prendo in disparte<br />
e gli spiego che ho delle direttive rigidissime<br />
in merito alla comunicazione con l’esterno e<br />
al materiale che posso portare dentro e fuori<br />
dal carcere. Mi dice che sono solo auguri di<br />
Natale. Grande imbarazzo, poi scuse. Vilissimo<br />
pregiudizio.<br />
Venerdì 1 febbraio - IX Incontro<br />
Dieci nuove domande di iscrizione. Attivazione<br />
di un secondo corso e ridefinizione degli<br />
orari: il venerdì dalle 9.00 alle 11.00 inserimento<br />
dei nuovi iscritti, slittamento di un’ora<br />
dei veterani (11.00 - 13.00) che vengono riaccorpati<br />
in un unico gruppo viste le difficoltà<br />
di gestione dei numerosi spostamenti (troppi<br />
tempi morti).<br />
Si prendono accordi per i saggi di fine corso,<br />
uno interno e uno esterno alla Casa. Forte<br />
scetticismo dei corsisti in merito alla possibilità<br />
di essere portati all’esterno.<br />
La musica aiuta ad evadere?<br />
***<br />
Approfondimenti: http://www.osservatorioantigone.it/,<br />
osservatorio sulle condizioni delle<br />
carceri italiane; http://www.ristretti.it/, testimonianze.
22 -<br />
<strong>bresciaMUSICA</strong><br />
SUL LAGO DI GARDA<br />
GLI ORGANI DELLE CHIESE DI GARGNANO<br />
Il vasto territorio del Comune<br />
di Gargnano, ubicato<br />
nel Parco dell’Alto Garda<br />
Bresciano, comprende numerose<br />
frazioni: il capoluogo,<br />
Villa e Bogliaco sono posti in riva<br />
al lago; Villavetro, Fornìco e<br />
Zuino, nell’immediato entroterra<br />
collinare; Liano, Formaga,<br />
Sasso, Musaga e Navazzo, costituiscono<br />
le cinque borgate<br />
di Montegargnano; Muslone è<br />
appartato su un dosso a picco<br />
sul lago; Costa, all’interno nei<br />
monti, si trova a circa diciotto<br />
chilometri dal capoluogo e<br />
detiene il primato nazionale di<br />
frazione più distante dalla sede<br />
comunale.<br />
Innumerevoli sono le chiese<br />
sparse nelle varie borgate che<br />
inizialmente tutte dipendevano<br />
dalla pieve di Gargnano e<br />
che nel tempo si costituirono<br />
nelle parrocchie autonome di<br />
Bogliaco, Navazzo, Sasso, Costa<br />
e Muslone, contrade nelle<br />
quali, le principali chiese, quelle<br />
parrocchiali, vennero sempre<br />
dotate di un organo musicale.<br />
Dalle carte degli archivi e<br />
dalla accuratezza delle registrazioni<br />
a noi pervenute, appare<br />
come l’organo venne<br />
sempre considerato un prezioso<br />
irrinunciabile arredo, tenuto<br />
nella massima considerazione<br />
quale sostegno della liturgia e<br />
delle celebrazioni religiose, per<br />
il decoro dell’edificio sacro e<br />
per l’accompagnamento del<br />
canto dei fedeli, per suscitare<br />
sentimenti di fede e per richiamare<br />
alla meditazione, a maggior<br />
gloria di Dio.<br />
Traspaiono da questi scritti i<br />
pluriennali sacrifici economici<br />
sostenuti dalle Fabbricerie, dalle<br />
Confraternite e dalle intere<br />
povere comunità nel sostenere<br />
le rilevanti spese per tenere in<br />
dotazione nel tempo strumenti<br />
aggiornati e di prestigio e per<br />
seguire le incessanti riparazioni<br />
necessarie.<br />
Sulla scorta della documentazione<br />
esaminata presentiamo<br />
qui di seguito brevi note<br />
storiche di sintesi che riguardano<br />
i sei organi ancor oggi visibili<br />
nelle parrocchie di Gargnano<br />
e i due non più esistenti.<br />
***<br />
Il 7 ottobre 1810 il Municipio<br />
di Gargnano, la Congregazione<br />
di Carità e la Fabriceria promuovevano<br />
l’erezione del<br />
nuovo organo “a gloria del Signore<br />
e a maggior lustro del<br />
paese” nella chiesa parrocchiale<br />
di San Martino Vescovo<br />
e invitavano i sottoscrittori a<br />
versare per tre anni le carità e<br />
le dispense nelle mani del cassiere<br />
per l’organo, il dottor<br />
Francesco Pederzani.<br />
Già era installato nella chiesa<br />
più importante del paese un<br />
vecchio organo non più funzionante,<br />
ma non sappiamo<br />
chi l’avesse costruito. Da molto<br />
tempo gli abitanti desideravano<br />
un nuovo strumento musicale<br />
e si dichiaravano disposti<br />
a sostenerne la spesa. Così il 29<br />
maggio 1811, regnando Napo-<br />
L’organo Montesanti<br />
leone I, si stipula un contratto<br />
con Luigi Montesanti di Mantova<br />
per la costruzione del nuovo<br />
organo da allestire per la<br />
Pentecoste dell’anno seguente,<br />
con un costo previsto di<br />
5.760 lire italiane, da versare in<br />
tre rate uguali: la prima in acconto,<br />
la seconda alla consegna,<br />
e la terza dopo la revisione,<br />
trascorso un anno dal collaudo.<br />
Interviene il nobile Carlo<br />
Becelli della Zuana q. Gian An-<br />
di UMBERTO PERINI<br />
drea di Villa, a garantire col<br />
proprio patrimonio i puntuali<br />
adempimenti del pagamento.<br />
Il professore di musica Domenico<br />
Cerutti q. Andrea di Gargnano<br />
fungeva da mediatore<br />
nella trattativa e il contratto<br />
era firmato anche dai tre fabbricieri:<br />
Francesco Zangherle,<br />
Angelo Silvestri e Francesco<br />
Giorgi.<br />
Al nobile Becelli, per ricompensa<br />
del suo impegno di ga-<br />
rante, veniva lasciato il legname<br />
usato nei ponteggi e il ricavato<br />
dalla vendita dell’esistente<br />
organo. Le clausole contrattuali<br />
prevedevano la fornitura<br />
di un primo organo e di un secondo<br />
di risposta, con la descrizione<br />
dei registri di ripieno e<br />
di concerto e della pedaliera.<br />
Erano previste due tastiere da<br />
cinquantaquattro tasti, con indicazione<br />
delle canne di stagno,<br />
legno, piombo e miste,<br />
nonché sei grandiosi mantici.<br />
Montesanti chiede anche il<br />
rimborso delle spese viaggio, le<br />
cibarie, l’alloggio, un levamantici<br />
a disposizione e alla fine gli<br />
venne offerto anche “un decente<br />
regalo” che si concretizzerà<br />
in un certo numero di limoni,<br />
essendo Gargnano in<br />
quel tempo, molto famoso per<br />
la coltivazione e il commercio<br />
degli agrumi.<br />
Montesanti fu puntuale alla<br />
consegna e il 28 giugno 1812<br />
venne eseguito il collaudo dal<br />
prof. Fernando Turini di Salò, insigne<br />
musicista, il quale non<br />
potendo scrivere per la sua cecità<br />
incaricò Giacomo Pederzoli<br />
(nota personalità locale<br />
del tempo napoleonico) di redigere<br />
il verbale. Una porzione<br />
dell’ultima rata del prezzo venne<br />
dilazionata e i pagamenti<br />
che terminarono nel 1817, assommarono<br />
a un totale di L.<br />
6.130,23.<br />
L’organo rimase attivo fin<br />
verso la fine dell’Ottocento<br />
quando troviamo traccia di un<br />
intervento di rinnovo eseguito<br />
dall’organaro don Cesare Sora<br />
di Pontevico il quale presentò<br />
dei progetti di sistemazione<br />
con la sostituzione di molte<br />
canne logorate. Sul somiere interno<br />
appare ancora la scritta<br />
del suo operato nell’anno<br />
1904.<br />
La parrocchia non approvò<br />
poi, per carenza di mezzi finanziari,<br />
un preventivo dei Fratelli<br />
Pedrini di Cremona per applicare<br />
un motore elettrico (1941)<br />
e venne pure rinviata la proposta<br />
di intervento di Armando<br />
Maccarinelli di Brescia a causa<br />
della forte spesa prevista<br />
(1944-1945). Lo stesso Maccarinelli<br />
poserà un elettroventilatore<br />
nel giugno 1952, pur rimanendo<br />
la manticeria ancora<br />
funzionante anche a mano.<br />
Di recente, nel 2009, Federico<br />
Lorenzani, organista di<br />
Guastalla e studioso dei Montesanti,<br />
ha osservato che la<br />
chiesa è veramente grandiosa<br />
e bellissima e degna di un siffatto<br />
apparato organario. La<br />
cassa e la controcassa sono<br />
proprio della tipica fattura<br />
Montesanti, ma dell’opera di<br />
costui non rimane forse che<br />
l’imponente facciata e alcune<br />
centinaia di canne interne. È<br />
un organo del 1904 quello attuale,<br />
costruito dall’autore cremonese,<br />
di buona fattura, realizzato<br />
in modo solido e razionale.<br />
Essendo ancora utilizzabili<br />
molte delle canne Montesanti,<br />
egli decise di tenerle. L’organo<br />
comunque è in buono stato<br />
anche se scordato a causa<br />
della polvere sedimentata; necessiterebbe<br />
di una pulitura e<br />
manutenzione non troppo<br />
onerosa.<br />
È da segnalare che anche<br />
nella chiesa di San Francesco<br />
di Gargnano, ubicata nel centro<br />
del paese, vi era un organo,<br />
ora non più esistente, costruito<br />
dai celebri Antegnati,<br />
ubicato sopra la porta laterale<br />
di destra, e così pure a Bogliaco,<br />
nella chiesa santuario del<br />
Crocifisso vi era un organo in<br />
controfacciata costruito nel<br />
1794 da Giulio q. Giovanni Doria<br />
(rinomata famiglia di organari<br />
locali), strumento che<br />
andò perduto a seguito del<br />
crollo del campanile sulla chiesa<br />
avvenuto nel 1831.<br />
***<br />
A Bogliaco, nella parrocchiale<br />
di San Pier d’Agrino, esisteva<br />
un vecchio organo seicentesco<br />
(deciso nel 1662, iniziato nel<br />
1668, inaugurato nel 1672, costato<br />
380 ducati da 6 lire cadauno),<br />
di cui non si conosce<br />
l’autore. Dopo essere stato trasportato<br />
nel coro verso il 1704,<br />
subì successivi intervenienti manutentivi<br />
da parte dei Doria per<br />
tutto il Settecento, finché questo<br />
strumento andò perduto nel<br />
1892 quando venne commissionato<br />
quello attualmente esistente,<br />
opera di Facchetti-Bianchetti,<br />
eseguito nel 1902. Notevole<br />
l’apparato seicentesco<br />
d’intarso ligneo in cui è collocato,<br />
con ornati e figure di angeli,<br />
su cui domina una grande<br />
statua di San Pietro.<br />
La chiesa parrocchiale di<br />
Santa Maria Assunta in Navaz-<br />
segue alla pagina 23
segue dalla pagina 22<br />
zo ebbe il privilegio di possedere<br />
un organo dei Callido fin dal<br />
1770, poi sostituito da un Bianchetti<br />
nei primi anni Venti del<br />
Novecento. Nel 1986 è stato ripulito<br />
e nuovamente accordato<br />
da Ezechiele Podavini, professore<br />
d’organo al Conservatorio<br />
musicale di Merano.<br />
La chiesa di Sant’Antonio<br />
Abate, parrocchiale di Sasso e<br />
Musaga, possiede un gioiello<br />
di arte organaria, uno splendido<br />
esempio dell’arte di fra’<br />
Damiano Damiani, costruito<br />
nel 1826 con ventun registri. La<br />
facciata è di venticinque canne<br />
a cuspide e meriterebbe<br />
adeguato restauro.<br />
L’iniziativa di dotare di organo<br />
la chiesa di San Matteo<br />
Apostolo di Muslone risale ai<br />
primi dell’Ottocento, quando<br />
venne affidato l’incarico probabilmente<br />
a fra’ Damiano<br />
Damiani, al quale nel 1834 era<br />
ancora dovuta parte di un pagamento.<br />
Pochi anni più tardi<br />
lo strumento veniva ricostruito<br />
dal tignalese Giovanni Tonoli,<br />
ma l’organo era spesso bisognoso<br />
di interventi di cui rimane<br />
traccia già nel 1845. Altra<br />
costosa manutenzione è del<br />
1888, affidata a Giuseppe Leali<br />
di Salò, ma nel 1894 durante<br />
un furioso temporale un fulmine<br />
si abbatté sul campanile<br />
con terribile fragore e scese in<br />
chiesa distruggendo l’organo<br />
quasi completamente. I tenaci<br />
muslonesi non si diedero per<br />
vinti e il nuovo organo, quello<br />
attuale, venne sùbito costruito<br />
da Angelo Ghidinelli, Facchetti<br />
e Bianchetti, come reca la<br />
targa sopra la tastiera. Per le<br />
estreme difficoltà economiche,<br />
i pagamenti si protrassero<br />
fino al 1911. Lo strumento cadde<br />
poi in abbandono finché<br />
venne risistemato in anni recenti<br />
dal parroco di Gargnano<br />
don Valerio Scolari.<br />
Infine la chiesa di San Bartolomeo,<br />
parrocchiale di Costa,<br />
aveva originariamente un organo<br />
di Fra’ Damiano Damiani,<br />
all’origine eseguito per la<br />
parrocchiale di Tremosine e<br />
poi acquistato da quei montanari<br />
nel 1834. Ebbe poi manutenzioni<br />
da Giovanni Tonoli di<br />
Tignale nella prima metà dell’Ottocento,<br />
e in seguito da un<br />
certo Giacomini di Vestone nel<br />
1864. Nel 1882 venne sostituito<br />
dal costruttore Prospero Foglia<br />
di Palazzolo sull’Oglio, come risulta<br />
dal cartiglio sopra la tastiera<br />
di cinquantasei tasti. Già<br />
sottoposto a restauro nel 1924,<br />
l’organo è stato ultimamente<br />
sistemato nel 1993 per interessamento<br />
del parroco don Luigi<br />
Bontempi coi fondi raccolti tra<br />
i residenti e i simpatizzanti.<br />
Gli strumenti musicali brevemente<br />
presentati fanno parte<br />
del patrimonio storico artistico<br />
del paese e come beni culturali<br />
meritano grande attenzione<br />
per la loro salvaguardia, la<br />
riattivazione e il mantenimento,<br />
poiché sono espressione viva<br />
di valori collettivi di cui tramandare<br />
la memoria. Si auspica<br />
che con le loro vive note<br />
possano continuare a essere<br />
stimolo di crescita culturale e<br />
spirituale, testimoniando la nobilissima<br />
tradizione che attraverso<br />
le generazioni passate<br />
affonda le proprie origini in secoli<br />
ormai lontani.<br />
Il brano che pubblichiamo di<br />
Antonio Fogazzaro è tratto da<br />
Un’idea di Ermes Torranza in Il<br />
fiasco del maestro Chieco<br />
(Racconti musicali), Passigli<br />
Editore, Firenze, 1992.<br />
***<br />
Bianca rispose di non aver<br />
sonno. Sarebbe andata<br />
volentieri nella<br />
saletta del piano a fare<br />
un po’ di musica. La mamma<br />
voleva tenerle compagnia,<br />
ma ella protestò tanto<br />
nervosamente che la signora<br />
Giovanna le chiese scusa, e,<br />
accesale una candela, salì le<br />
scale con la sua cerea faccia<br />
curva sul lumicino a petrolio.<br />
Bianca si avviò invece per il<br />
corridoio che mette alle camere<br />
deserte nell’angolo nordovest<br />
della casa. Entrò in una<br />
sala non grande, ma molto alta,<br />
tutta istoriata di affreschi mitologici,<br />
vuota; e accese con<br />
la mano ferma le candele del<br />
suo piano attraversato a un<br />
canto. La lenta luce si allargò,<br />
a destra, sopra un tavolino zeppo<br />
di musica; a sinistra, sopra<br />
una giardiniera; in alto, su per<br />
le membra enormi di non so<br />
quali divinità. Non vi erano altri<br />
mobili in tutta la sala; i passi<br />
della giovine signora vi pigliavano<br />
un suono lungo, vibrante.<br />
Ella guardò l’orologio: le dieci<br />
erano imminenti. Cercò un<br />
pezzo di musica e lo posò sul<br />
leggìo del piano. Poi si trasse<br />
dal petto il ritratto di Torranza,<br />
guardò a lungo la calva testa<br />
scultoria, del poeta. Oh, voleva<br />
bene accontentarne l’ultimo<br />
desiderio quando anche<br />
fosse una follia, voleva fedelmente<br />
comporgli la scena<br />
poetica, cui egli aveva forse<br />
pensato con qualche compiacimento<br />
prima di morire!<br />
Si giustificava così, con se<br />
stessa, dei suoi preparativi e<br />
della sua emozione, senza confessarsi<br />
che aspettava davvero,<br />
con un oscuro istinto del<br />
cuore, qualche cosa di straordinario.<br />
Posò il ritratto sul leggìo<br />
LA MUSICA NELLA LETTERATURA<br />
Sospiri al pianoforte<br />
di ANTONIO FOGAZZARO<br />
e stette un momento, involontariamente,<br />
in ascolto. Che cosa<br />
si muoveva dietro a lei?<br />
Niente, un foglio scivolava dalla<br />
catasta della musica. Bianca<br />
si ripiegò a leggere i versi riprodotti<br />
sulla copertina del<br />
pezzo che aveva davanti. Erano<br />
stati composti, lo sapeva,<br />
fra il contrasto della passione<br />
con il sentimento religioso, da<br />
un giovane amico di Torranza,<br />
morto pochi mesi dopo, presso<br />
la donna non sua che amava<br />
malgrado se stesso, in silenzio;<br />
e dicevano così: Ultimo pensiero<br />
poetico / Le finestre spalanca<br />
a la luna; / T’inginocchia, mi<br />
sento morir. / Da i terror de la<br />
cieca fortuna, / Da la guerra<br />
de i folli desir, / Esco e salgo ne’<br />
placidi rai / Lo splendente universo<br />
a veder, / A bruciar ne<br />
l’amor che bramai, / Che non<br />
volli qui impuro goder. / Ma se<br />
orribile un ciel senza Dio / Tra le<br />
stelle funeree mi appar, / Ricadrò<br />
su quel cor ch’era mio, / Disperato<br />
m’udrai singhiozzar.<br />
Bianca si coperse il viso con<br />
le mani, si rivide dentro alla<br />
fronte le sinistre parole: Ma se<br />
orribile un ciel senza Dio / Tra le<br />
stelle funeree mi appar.<br />
Immaginava con un brivido<br />
quel che proverebbe se udisse<br />
piangere vicino a sé nel vuoto.<br />
Aperse la romanza per dar una<br />
passata alla introduzione non<br />
troppo facile, che aveva letto<br />
una volta sola. Ma le pagine<br />
non volevano stare aperte, si<br />
chiudevano tutti i momenti fastidiosamente.<br />
Le fermò col ritrattino<br />
di Torranza, e suonò, sotto<br />
voce, le quindici o venti battute<br />
di introduzione che ricordano<br />
molto, in principio, la Dernière<br />
pensée musicale di Weber.<br />
Dio, come parlava quella<br />
musica! Che amore, che dolore,<br />
che sfiduciato pianto! Entrava<br />
nel petto come un irresistibile<br />
fiume, lo gonfiava, vi metteva<br />
il tormento di sentire la passione<br />
sovrumana senza poterla<br />
comprendere. Bianca si alzò<br />
con gli occhi bagnati di lagrime,<br />
andò ad aprir le imposte<br />
della porta che mette in giardino.<br />
“Le ombre della notte”<br />
aveva scritto Torranza “devono<br />
poter entrare nella camera”.<br />
La notte era chiara. Gli alberi<br />
del giardino si vedevano sfumati<br />
nella nebbia lattea. Non<br />
un sussurro, non un soffio; la<br />
nebbia, muta e sorda, era immobile.<br />
Bianca tornò con un leggero<br />
tremito al piano. Guardò ancora<br />
l’orologio; erano le dieci<br />
e un quarto.<br />
Allora si decise, si raccolse<br />
nella musica che aveva davanti,<br />
bandì ogni altro pensie-<br />
<strong>bresciaMUSICA</strong> - 23<br />
ro, ogni trepidazione come se<br />
vi fosse dietro a lei una attenta<br />
folla severa e strappò dal piano<br />
con la sua grazia nervosa il<br />
primo accordo.<br />
Ella suonava ansando, per lo<br />
sforzo di mettere tutta l’anima<br />
nella musica, di non pensare a<br />
quel che forse verrebbe dopo.<br />
Le fu impossibile seguire le ultime<br />
note smorzate della introduzione;<br />
il cuore le batteva<br />
troppo forte. Passarono dieci,<br />
venti, trenta secondi eterni. Silenzio.<br />
Bianca alzò un poco la testa.<br />
In quel momento due colpi<br />
sommessi, affrettati, suonarono<br />
vicino a lei, che balzò in<br />
piedi con un subito ritorno di<br />
energia calma, e stette in<br />
ascolto.<br />
Altri due colpi affrettati, più<br />
forti dei primi; poi un tocco leggero<br />
sulla soglia della porta<br />
aperta alle ombre della notte.<br />
Bianca guardò. Era entrata<br />
una ombra, una figura umana.<br />
La giovine signora gittò un grido:<br />
“Emilio!” disse ella. Era suo<br />
marito.<br />
[…] Ma, improvvisamente,<br />
un lieve suono blando la scosse.<br />
“Zitto!” diss’ella rialzando il viso.<br />
Puntò le mani al petto di<br />
suo marito e guardò là ond’era<br />
venuto il suono.<br />
Al leggìo del piano la romanza<br />
Ultimo pensiero poetico<br />
si era chiusa sul ritrattino<br />
che Bianca, poco prima, vi<br />
aveva posato a trattenere le<br />
pagine; Ermes Torranza non si<br />
vedeva più. Parve all’amica<br />
sua che quello fosse il promesso<br />
segno sensibile, l’addio del<br />
poeta il quale, compiuta l’opera<br />
propria, si ritraesse chetamente,<br />
si dileguasse nell’ombra,<br />
o per le condizioni misteriose<br />
della sua esistenza superiore,<br />
o, fors’anche, per effetto<br />
di un malinconico sentimento<br />
che si poteva comprendere.<br />
“Cosa è stato?” disse Emilio.<br />
“Cos’hai che sospiri?”.<br />
Bianca tornò a piegargli il viso<br />
sul petto. “Niente” diss’ella.
24 -<br />
<strong>bresciaMUSICA</strong><br />
CANTI DELLA TRADIZIONE POPOLARE BRESCIANA<br />
Fai finta di dormire<br />
Il canto Fai finta di dormire compare al n° 26 della<br />
raccolta di Vittorio Brunelli e al n° 41 della raccolta<br />
di Giovanni Bignami, in Brescia e il suo territorio,<br />
secondo volume de Il mondo popolare in Lombardia.<br />
L’arrangiamento è di Marco Ruzzenenti.<br />
Arr. Marco Ruzzenenti<br />
brescia<br />
Musica<br />
Bimestrale di cultura musicale<br />
della Associazione Filarmonica “<strong>Isidoro</strong> <strong>Capitanio</strong>”<br />
Direttore responsabile MATTEO VANETTI<br />
Direttore editoriale AUGUSTO MAZZONI<br />
Vice-direttore editoriale CARLO BIANCHI<br />
Comitato di redazione<br />
ORIETTA DANIELI, PAOLA DONATI, VASCO FRATI,<br />
RENATO KRUG, GIANFRANCO PORTA, RUGGERO RUOCCO, DINO SANTINA,<br />
ENIO ESTI (segreteria e pubblicità)<br />
Direzione redazione Via delle Battaglie, 61/1 - Brescia<br />
Tel. 030.3756449 - Fax 030.3771752<br />
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Autorizzazione del Tribunale di Brescia con Reg. al n. 37/1985 il 28/10/1985<br />
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