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La miastenia grave è una malattia caratterizzata da debolezza ...

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Back MIASTENIA GRAVIS<br />

<strong>La</strong> <strong>miastenia</strong> <strong>grave</strong> <strong>è</strong> <strong>una</strong> <strong>malattia</strong> <strong>caratterizzata</strong> <strong>da</strong> <strong>debolezza</strong> muscolare. È causata <strong>da</strong> <strong>una</strong> reazione<br />

abnorme del sistema immunitario che avviene per motivi sconosciuti e in parte geneticamente<br />

determinati (reazione auto-immune), ed <strong>è</strong> diretta contro le sinapsi neuromuscolari. Le sinapsi<br />

neuromuscolari sono il punto di contatto tra le terminazioni nervose e la fibra muscolare e regolano<br />

la contrazione muscolare mediante l'acetilcolina liberata <strong>da</strong>lla cellula nervosa. Quando l'acetilcolina<br />

si lega al suo recettore sulla membrana muscolare causa <strong>una</strong> scarica elettrica e la contrazione del<br />

muscolo. <strong>La</strong> reazione autoimmune riduce il numero di recettori e così il numero di fibre muscolari<br />

che possono essere attivate durante uno sforzo.<br />

Anche se la <strong>miastenia</strong> <strong>grave</strong> <strong>è</strong> più rara di altre malattie neurologiche (colpisce <strong>una</strong> persona su<br />

10.000 con <strong>una</strong> preferenza di donne tra i 15 e 30 anni e uomini sopra i 45), <strong>è</strong> ben trattabile ed <strong>è</strong><br />

sempre <strong>da</strong> considerare in caso di visione sdoppiata o <strong>debolezza</strong> e affaticamento muscolare<br />

patologico. Possono essere colpiti isolatamente i muscoli extraoculari con il sintomo di <strong>una</strong> visione<br />

sdoppiata (diplopia) o un abbassamento anomalo della palpebra superiore (ptosi) (<strong>miastenia</strong> oculare,<br />

15% dei casi). In altri casi sono coinvolti anche altri muscoli della testa, con difficoltà ad articolare<br />

le parole, a masticare o ad inghiottire. Nella maggior parte dei casi si tratta di forme generalizzate,<br />

che possono coinvolgere anche i muscoli della respirazione e possono peggiorare improvvisamente<br />

(crisi miastenica) con l'assunzione di certi farmaci, durante stati febbrili di causa diversa o con<br />

l'anestesia chirurgica. Perciò, la <strong>miastenia</strong> <strong>grave</strong> <strong>è</strong> <strong>una</strong> <strong>malattia</strong> potenzialmente letale, se non<br />

diagnosticata e trattata in maniera appropriata.<br />

Classificazione delle forme cliniche di <strong>miastenia</strong><br />

Osserman (1958) Modificato MGFA<br />

I Miastenia oculare<br />

II Miastenia generalizzata lieve<br />

IIA Miastenia generalizzata lieve senza interessamento “bulbare”<br />

IIB Miastenia generalizzata lieve che colpisce la muscolatura orofaringea<br />

III Miastenia generalizzata moderata<br />

IIIA Miastenia generalizzata moderata senza interessamento “bulbare”<br />

IIIB Miastenia generalizzata moderata che colpisce la muscolatura orofaringea<br />

IV Miastenia severa<br />

IVA Miastenia generalizzata <strong>grave</strong> con poco coinvolgimento della muscolatura “bulbare”<br />

IVB Miastenia generalizzata <strong>grave</strong> che colpisce prevalentemente la muscolatura orofaringea<br />

V Miastenia con intubazione con o senza ventilazione assistita.


TERAPIA<br />

Presidi generali<br />

Evitare quei farmaci che possono provocare <strong>debolezza</strong> miastenica o aumentarla (segue elenco)<br />

Ricor<strong>da</strong>ndo comunque che la controindicazione <strong>è</strong> nella maggior parte dei casi solamente relativa.<br />

Istruire il paziente e/o i famigliari sia sugli effetti collaterali dei farmaci anti<strong>miastenia</strong> sia su quei<br />

sintomi o segni miastenici che richiedono almeno un consulto con lo specialista ed a questo<br />

proposito fornire un recapito dove poter fare riferimento.<br />

Ricor<strong>da</strong>re al paziente che la <strong>malattia</strong> se ben seguita ha <strong>una</strong> prospettiva di vita normale, che le donne<br />

possono avere figli ( l’indebolimento in genere si presenta un mese dopo il parto) che vi può essere<br />

peggioramento della sintomatologia nella fase premestruale.<br />

Insomma informare che <strong>è</strong> <strong>una</strong> <strong>malattia</strong> che deve essere ben conosciuta anche <strong>da</strong>l paziente stesso.<br />

TERAPIA FARMACOLOGICA<br />

<strong>La</strong> farmacoterapia impiega sostanze che bloccano la degra<strong>da</strong>zione dell'acetilcolina a livello delle<br />

sinapsi neuromuscolari. Sono gli inibitori dell'acetilcolinesterasi<br />

ANTICOLINESTERASICI<br />

I primi ad essere impiegati, essi hanno drasticamente ridotto la mortalità per MG, la più usata <strong>è</strong> la<br />

piridostigmina (Mestinon®), spesso risultano inefficaci nella diplopia delle forme puramente<br />

oculari di MG. <strong>La</strong> formulazione pronta ha <strong>una</strong> durata di circa 4 ore. Gli effetti collaterali sono quelli<br />

muscarinici. Attenzione il sovradosaggio <strong>da</strong> anticolinesterasici somiglia alla crisi <strong>miastenia</strong>, <strong>è</strong><br />

ancora <strong>una</strong> volta la presenza degli effetti muscarinici (nausea, vomito, salivazione, pallore,<br />

sudorazione, coliche, bradicardia e miosi pupillare) che aiuta nella diagnosi differenziale.<br />

Immunoterapie a breve termine<br />

Hanno il pregio di agire sui sintomi e segni miastenici in breve tempo. Si tratta della Plasmaferesi e<br />

delle Immunoglobuline ad alte dosi. L’efficacia dei due trattamenti <strong>è</strong> risultata simile e si rivelano<br />

particolarmente utili nel trattare le “crisi miasteniche”, le esacerbazioni con segni “bulbari” della<br />

<strong>malattia</strong>. Il limite di tali trattamenti <strong>è</strong> la limitata durata nel tempo del beneficio clinico (durata<br />

media circa 20 giorni) motivo per il quale devono essere supportate <strong>da</strong> altri farmaci, in particolare<br />

lo steroide in grado di essere efficace in pochi giorni sul controllo dei sintomi e segni.<br />

PIRIDOSTIGMINA(Mestinon®)<br />

USI CLINICI<br />

Può essere utilizzata anche nel trattamento della <strong>miastenia</strong> <strong>grave</strong><br />

MECCANISMO D’AZIONE<br />

Possiede proprietà colinergiche e appartiene alla classe degli inibitori delle colinesterasi; <strong>è</strong> quindi<br />

uno stimolante delle terminazioni nervose colinergiche e della placca motrice.<br />

Presenta <strong>una</strong> buona tollerabilità, maneggevolezza, stabile e duraturo mantenimento dell´efficacia, e<br />

per la riduzione graduale dell´effetto terapeutico.<br />

<strong>La</strong> riduzione della frequenza della somministrazione del farmaco facilita il trattamento della<br />

<strong>miastenia</strong> <strong>grave</strong>.<br />

CONTROINDICAZIONI<br />

Il preparato non deve essere somministrato in caso di occlusioni meccaniche dell´apparato<br />

gastrointestinale e delle vie urinarie ed in tutte le patologie riconducibili ad ipertonia della<br />

muscolatura bronchiale come ad esempio bronchite spastica, asma bronchiale ed ipersensibilità nota<br />

agli anticolinesterasici, ai bromuri o verso uno qualsiasi dei componenti del prodotto. Nel caso di<br />

ulcera gastrica, tireotossicosi, insufficienza cardiaca, infarto miocardico bisogna considerare<br />

scrupolosamente i rischi dovuti al trattamento con piridostigmina. Nei pazienti con funzione epatica


compromessa sono necessari controlli periodici delle prove di funzionalità epatica. Il preparato non<br />

deve essere somministrato in associazione con miorilassanti depolarizzanti come il suxametonio. E´<br />

necessario prestare particolare attenzione per l´impiego di piridostigmina nei pazienti con<br />

bradicardia, diabete mellito o che abbiano subito interventi chirurgici all´apparato gastrointestinale.<br />

EFFETTI INDESIDERATI<br />

Gli effetti indesiderati più frequenti sono: ipersudorazione, scialorrea, lacrimazione, ipersecrezione<br />

bronchiale, nausea, vomito, diarrea, crampi addominali (aumentata peristalsi), urgenza della<br />

minzione, fascicolazione, tremori e crampi o ipotonia muscolare, disturbi dell´accomo<strong>da</strong>zione, dopo<br />

dosi elevate, bradicardia.<br />

In casi rari <strong>è</strong> stata riferita la comparsa di eruzioni cutanee che scompaiono spontaneamente<br />

sospendendo la somministrazione del farmaco.<br />

In soggetti predisposti possono manifestarsi reazioni di ipersensibilità.<br />

GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO<br />

Bisogna valutare scrupolosamente il rischio connesso al mancato trattamento della <strong>malattia</strong> in<br />

confronto a quello dell´assunzione del preparato in gravi<strong>da</strong>nza. <strong>La</strong> piridostigmina può essere secreta<br />

<strong>da</strong>lle ghiandole mammarie ed essere contenuta nel latte materno.<br />

Per questo motivo non si può allattare durante il trattamento.<br />

INTERAZIONI<br />

L´azione di derivati della morfina e barbiturici può essere potenziata durante il trattamento con<br />

piridostigmina.<br />

Il concomitante uso di alcuni antibiotici in genere aminoglicosidici o di alcuni anestetici, in<br />

particolare l'etere, può contrastare l'azione antagonista della piridostigmina nei confronti dei farmaci<br />

curarizzanti non depolarizzanti.<br />

CORTISONICI<br />

Come già indicato <strong>è</strong> efficace in pochi giorni ma per motivi non ancora ben chiariti può <strong>da</strong>re un<br />

peggioramento clinico nei primi giorni di trattamento. Il dosaggio <strong>è</strong> quello immunosoppressivo cio<strong>è</strong><br />

relativamente elevato, alcuni autori iniziano con bassi dosaggi per ridurre l’incidenza del<br />

deterioramento <strong>da</strong> inizio terapia ma non vi sono prove certe di questo ed altri autori iniziano subito<br />

con i dosaggi immunosoppressivi.<br />

Il problema dello steroide sono gli effetti collaterali: aumento della P.A., della glicemia,<br />

depauperazione di potassio, rischio di miopatia <strong>da</strong> steroide, aumento del tono oculare e comparsa di<br />

cataratta, specie nelle donne dopo la menopausa osteoporosi, in più irsutismo acne e faccia a l<strong>una</strong><br />

,piena. Per tali motivi <strong>è</strong> buona regola passare a giorni alterni l’assunzione del farmaco ed arrivare<br />

alla dose minima efficace per tenere sotto controllo la sintomatologia.<br />

PREDNISONE(Deltacortene®)<br />

USI CLINICI<br />

Viene utilizzata contro la <strong>miastenia</strong> <strong>grave</strong>.<br />

MECCANISMO D’AZIONE<br />

Il prednisolone <strong>è</strong> un glicocorticoide sintetico che differisce strutturalmente <strong>da</strong>ll´idrocortisone. <strong>La</strong><br />

sua struttura aumenta l´attività antinfiammatoria di circa 4 ore in confronto con l´idrocortisone.<br />

Rispetto a quest´ultimo ed al cortisone, il prednisolone ha il vantaggio di indurre minore ritenzione<br />

di sodio cloruro e acqua e quindi di determinare minori perdite urinarie di potassio.<br />

CONTROINDICAZIONI<br />

Ipersensibilità ai componenti del prodotto, tubercolosi, ulcera peptica, psicosi, herpes oculare<br />

simplex, infezioni micotiche sistemiche.<br />

EFFETTI INDESIDERATI


In corso di terapia cortisonica, specie per trattamenti intensi e prolungati, possono manifestarsi<br />

alcuni tra i seguenti effetti:alterazioni del bilancio idro-elettrolitico, alterazioni muscoloscheletriche,<br />

quali osteoporosi, fragilità ossea, miopatie, complicazioni a carico dell´apparato gastro-intestinale,<br />

alterazioni cutanee, quali ritardi nei processi di cicatrizzazione, assottigliamento e fragilità della<br />

cute, vertigini, cefalea e aumento della pressione endocranica, alterazioni della funzionalità<br />

endocrina, quali irregolarità mestruali, modificazioni della fisionomia, disturbi della crescita nei<br />

bambini, diminuita tolleranza agli zuccheri e possibile manifestazione di diabete mellito latente,<br />

aumentata necessità di farmaci antidiabetici, aumentata pressione endoculare, negativizzazione del<br />

bilancio dell´azoto.<br />

E´ opportuno comunicare al medico curante qualsiasi altro effetto indesiderato, non compreso nel<br />

presente foglio illustrativo, che si dovesse verificare durante il trattamento.<br />

GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO<br />

Nelle donne in stato di gravi<strong>da</strong>nza, durante l´allattamento e nella primissima infanzia il prodotto va<br />

somministrato esclusivamente nei casi di effettiva necessità e sotto il diretto controllo del medico.<br />

INTERAZIONI<br />

Sebbene non siano note interazioni medicamentose e incompatibilità con prednisone, tuttavia in<br />

corso di trattamento contemporaneo con: anticonvulsivanti (fenobarbitale, difenili<strong>da</strong>ntoina), alcuni<br />

antibiotici (rifampicina), anticoagulanti (warfarin), broncodilatatori (efedrina) si suggerisce di<br />

aumentare la dose di mantenimento del glucocorticoide.<br />

In corso di trattamento contemporaneo con altri antibiotici (eritromicina, troleandomicina),<br />

estrogeni o preparazioni contenenti estrogeni, si raccoman<strong>da</strong> di ridurre la dose di glucocorticoide.<br />

Nei pazienti con ipoprotrombinemia si consiglia prudenza nell´associare l´acido acetilsalicilico ai<br />

corticosteroidi.<br />

AZATIOPRINA<br />

E’ un farmaco che se ben tollerato può in alcuni casi sostituire completamente lo steroide, mentre<br />

più spesso <strong>è</strong> usato in associazione per ridurne il dosaggio. Tra gli immunosoppressori dopo il<br />

Prednisone <strong>è</strong> considerato di prima scelta. Entra in funzione nel controllo clinico non prima di 5-6<br />

mesi <strong>è</strong> in genere ben tollerato. Bisogna monitorare la funzionalità epatica e l’emocromo. Va<br />

interrotto per breve periodo in caso di infezione e se la conta dei G.B. arriva ad essere inferiore a<br />

2500/mm^3.<br />

AZATIOPRINA(Azatioprina®)<br />

USI CLINICI<br />

E’ utilizzata come agente immunosoppressivo ed antimetabolita sia <strong>da</strong> sola che, più comunemente,<br />

in associazione ad altri farmaci (solitamente cortisonici) e tecniche che influenzano la risposta<br />

immunitaria. L'effetto terapeutico può essere evidente solo dopo settimane o mesi e può comportare<br />

<strong>una</strong> riduzione della posologia degli steroidi, così riducendo la tossicità associata agli alti dosaggi e<br />

all'uso prolungato dei cortisonici. L’azatioprina, in associazione con i cortisonici <strong>è</strong> indicata nei<br />

pazienti affetti <strong>da</strong> <strong>miastenia</strong> <strong>grave</strong>.<br />

MECCANISMO D’AZIONE<br />

Ha azione immunosoppressiva, <strong>è</strong> un derivato imi<strong>da</strong>zolico della 6.mercaptopurina (6.MP).<br />

<strong>La</strong> 6.MP attraversa prontamente la membrana cellulare e si converte intracellularmente in un certo<br />

numero di tioanaloghi purinici, comprendenti il principale nucleotide attivo, l'acido tioinosinico.<br />

<strong>La</strong> percentuale di conversione varia <strong>da</strong> soggetto a soggetto.<br />

I nucleotidi non attraversano la membrana cellulare e pertanto non circolano nei fluidi corporei.<br />

<strong>La</strong> 6.MP, indipendentemente se sia somministrata direttamente o sia derivata in vivo <strong>da</strong>lla<br />

azatioprina, viene eliminata principalmente come metabolita ossi<strong>da</strong>to inattivo, l'acido tiourico. Tale<br />

ossi<strong>da</strong>zione <strong>è</strong> causata <strong>da</strong>lla xantina ossi<strong>da</strong>si, un enzima che viene inibito <strong>da</strong>ll'allopurinolo.


L'attività della parte metilnitroimi<strong>da</strong>zolica non <strong>è</strong> stata definita chiaramente.<br />

Tuttavia, in molti sistemi sembra modificare l'attività della azatioprina in confronto a quella della<br />

6.MP. Si pensa che agisca tramite:il rilascio di 6.MP che agisce come un antimetabolita purinico, il<br />

possibile blocco dei gruppi -SH per alchilazione, l'inibizione di molte vie della biosintesi degli acidi<br />

nucleici, che previene la proliferazione delle cellule coinvolte nella determinazione e nella<br />

amplificazione della risposta immune.<br />

Il <strong>da</strong>nno all'acido desossiribonucleico (DNA) per mezzo della incorporazione dei tioanaloghi<br />

purinici. A causa di tali meccanismi, l'effetto terapeutico dell’azatioprina può essere evidente solo<br />

dopo diverse settimane o mesi di trattamento.<br />

CONTROINDICAZIONI<br />

E’controindicata nei pazienti con ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli<br />

eccipienti. Anche l'ipersensibilità alla 6.mercaptopurina può essere causa di ipersensibilità al<br />

farmaco.<br />

EFFETTI INDESIDERATI<br />

Molto rari Rari Non comuni Comuni Molto comuni<br />

Polmoniti<br />

reversibili<br />

Disturbi<br />

gastrointestinali<br />

Perforazione<br />

dell´intestino<br />

Ridotta<br />

funzionalità<br />

epatica<br />

Agranulocitosi Reazioni di<br />

ipersensibilità<br />

Danno epatico Pancreatiti<br />

pericoloso<br />

Anemie Infezioni virali<br />

Diverticolite Colestasi<br />

Pancitopenia Anemia<br />

Neoplasie<br />

Alopecia<br />

Trombocitopenia Depressione della<br />

funzione del<br />

midollo osseo<br />

Nausea<br />

GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO<br />

Gravi<strong>da</strong>nza <strong>La</strong> decisione di continuare o interrompere la terapia con azatioprina durante la<br />

gravi<strong>da</strong>nza, o di interrompere la gravi<strong>da</strong>nza stessa, dipende <strong>da</strong>lla patologia in trattamento, per cui<br />

occorre valutare lo stato di salute della madre e la conseguente necessità di terapia adeguata rispetto<br />

ai rischi che può correre il feto. Come regola generale questa terapia non dovrebbe essere intrapresa<br />

nelle donne in gravi<strong>da</strong>nza.<br />

Nel colostro e nel latte di donne in trattamento con azatioprina <strong>è</strong> stata identificata 6.mercaptopurina.<br />

INTERAZIONI<br />

-Allopurinolo<br />

Allopurinolo/oxipurinolo/tiopurinolo L'attività della xantino-ossi<strong>da</strong>si <strong>è</strong> inibita <strong>da</strong>ll'allopurinolo,<br />

<strong>da</strong>ll'oxipurinolo e <strong>da</strong>l tiopurinolo con la conseguenza di <strong>una</strong> ridotta conversione dell'acido<br />

6.tioinosinico biologicamente attivo in acido 6.tiourico biologicamente inattivo.<br />

Quando l'allopurinolo, l'oxipurinolo e/o il tiopurinolo sono somministrati in associazione con la<br />

6.mercaptopurina o con l'azatioprina, la dose di questi ultimi deve essere ridotta ad un quarto della<br />

dose originale.<br />

-Aminosalicilati<br />

Poich<strong>è</strong> esistono evidenze in vitro che derivati aminosalicilici (per esempio olsalazina, mesalazina o<br />

sulfasalazina) inibiscono l'enzima TPMP, questi devono essere somministrati con cautela nei<br />

pazienti ai quali venga somministrata contemporaneamente azatioprina.


-Bloccanti neuromuscolari<br />

L’azatioprina può potenziare il blocco neuromuscolare prodotto <strong>da</strong>gli agenti depolarizzanti come la<br />

succinilcolina e può ridurre il blocco promosso <strong>da</strong>i farmaci non depolarizzanti come la<br />

tubocurarina. <strong>La</strong> potenza di tale interazione <strong>è</strong> notevolmente variabile.<br />

-Captopril<br />

E' stato riportato un caso che suggerisce che la comparsa di anomalie ematologiche può essere<br />

dovuta alla concomitante somministrazione di azatioprina e captopril.<br />

-Cimetidina<br />

Vi sono indicazioni che cimetidina possa avere effetto mielosoppressivo, che può essere<br />

incrementato <strong>da</strong>lla somministrazione concomitante di azatioprina.<br />

-Cotrimossazolo<br />

Esistono segnalazioni contrastanti di interazioni cliniche, che comportano anomalie ematologiche<br />

gravi, tra azatioprina e co-trimossazolo.<br />

-Indometacina<br />

Vi sono indicazioni che l’indometacina possa avere effetto mielosoppressivo, che può essere<br />

incrementato <strong>da</strong>lla somministrazione concomitante di azatioprina.<br />

-Furosemide<br />

la furosemide ha mostrato di ridurre il metabolismo di azatioprina..<br />

-Penicillamina<br />

Agenti citostatici/mielosoppressivi <strong>La</strong> somministrazione concomitante di farmaci citostatici, o<br />

farmaci che possono avere effetto mielosoppressivo, come la penicillamina, deve essere, ove<br />

possibile, evitata.<br />

-Warfarin<br />

E' stata riportata inibizione dell'effetto anticoagulante di warfarin, quando somministrato con<br />

azatioprina.<br />

ACIDO MECLOFENAMICO<br />

E’ attualmente considerato di secon<strong>da</strong> scelta in caso di non controllo od intolleranza ad azatioprina<br />

non vi sono ancora su di esso studi randomizzati in doppio cieco ma studi anedottici hanno<br />

evidenziato <strong>una</strong> efficacia simile all’azatioprina di cui condivide tempi di entrata in funzione ed<br />

effetti collaterali. Dosaggio 2 gr/die E’ un farmaco molto costoso e distribuito solo <strong>da</strong> alcuni centri.<br />

ACIDO MECLOFENAMICO(Lenidolor®, Movens®)<br />

USI CLINICI<br />

Miastenia <strong>grave</strong>.<br />

MECCANISMO D’AZIONE<br />

L'acido meclofenamico <strong>è</strong> un composto dotato di notevole attività analgesica, antiinfiammatoria ed<br />

antipiretica.Come per gli altri farmaci antiinfiammatori, non si conosce esattamente il suo<br />

meccanismo d'azione. L'acido meclofenamico inibisce la sintesi delle prostaglandine e dei<br />

leucotrieni e compete a livello recettoriale con le stesse prostaglandine.<br />

Pertanto tali proprietà possono essere responsabili della sua spiccata attività antalgica e<br />

antiinfiammatoria.<br />

CONTROINDICAZIONI<br />

Ipersensibilità verso i componenti del prodotto, ulcera gastroduodenale.<br />

Per il rischio di sensibilità crociata all'acido acetilsalicilico e ad altri antiinfiammatori non steroidei,<br />

il prodotto non deve essere somministrato a pazienti nei quali tali farmaci inducano sintomi di<br />

broncospasmo, rinite allergica od orticaria. Si sconsiglia la prescrizione dell’acido maclofenamico a<br />

pazienti di età inferiore ai 14 anni.


EFFETTI INDESIDERATI<br />

I più frequenti effetti indesiderati sono: nausea, vomito, bruciori di stomaco, gastralgia, flatulenza,<br />

diarrea.<br />

Più raramente possono verificarsi: anoressia, costipazione, stomatite, ulcera peptica, sanguinamento<br />

o perforazione della mucosa gastrica, colite, ittero colestatico. Sebbene raramente, <strong>è</strong> possibile la<br />

comparsa di eruzioni cutanee, prurito, cefalea, vertigini, edemi periferici, tinnitus, insufficienza<br />

renale. Molto scarsa <strong>è</strong> la possibilità di <strong>una</strong> diminuzione dei valori dell'emoglobina e dell'ematocrito<br />

o la comparsa di leucopenia, eritema multiforme, sindrome di Stevens Johnson, dermatiti<br />

esfoliative, alterazioni della funzionalità epatica e sindrome lupus eritematoso-simile.<br />

GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO<br />

Non somministrare durante la gravi<strong>da</strong>nza, particolarmente nel 1° e nel 3° trimestre, né durante<br />

l'allattamento.<br />

INTERAZIONI<br />

-Warfarin<br />

L'acido meclofenamico, come altri antiinfiammatori non steroidei, potenzia l'effetto degli<br />

anticoagulanti cumarinici come la warfarina e pertanto il dosaggio di quest'ultima dovrà essere<br />

ridotto per prevenire un eccessivo allungamento del tempo di protrombina.<br />

Si dovrà escludere l'impiego contemporaneo di acido acetilsalicilico o altro antiinfiammatorio non<br />

steroideo per evitare sia la riduzione dei livelli ematici di acido meclofenamico sia il maggior<br />

rischio di disturbi gastrointestinali..<br />

CICLOSPORINA<br />

Meno pazienti rispondono a questo farmaco che comunque nei responder si dimostra efficace già<br />

nel giro di qualche settimana. Dosaggio 6mg/Kg/die. Controindicazioni <strong>grave</strong> ipertensione<br />

arteriosa, nefropatia<br />

CICLOSPORINA(Sandimmun®)<br />

USI CLINICI<br />

Indicata contro la <strong>miastenia</strong> <strong>grave</strong><br />

MECCANISMO D’AZIONE<br />

E’ un immunosoppressore, inibitore della calcineurina.<br />

<strong>La</strong> ciclosporina (nota anche come ciclosporina A) <strong>è</strong> un polipeptide ciclico composto <strong>da</strong> 11<br />

aminoacidi. <strong>La</strong> ciclosporina inibisce sia la produzione che il rilascio di linfochine, tra cui<br />

l’interleuchina 2 o fattore di crescita dei linfociti T.<br />

Dai <strong>da</strong>ti sperimentali risulta che la ciclosporina blocca i linfociti quiescenti nella fase G0 o all’inizio<br />

della fase G1 del ciclo cellulare.<br />

CONTROINDICAZIONI<br />

Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti. Preparazioni a base di<br />

Hypericum perforatum non devono essere assunte in contemporanea con medicinali contenenti<br />

ciclosporina, a causa del rischio di decremento dei livelli plasmatici e di diminuzione dell’efficacia<br />

terapeutica di ciclosporina


EFFETTI INDESIDERATI<br />

Molto rari Rari Non comuni Comuni Molto comuni<br />

Papilloedema Anemia emolitica Anemia Anoressia Iperlipidemia<br />

Ipertensione Sindrome Disturbi della Iperplasia Disfunzione<br />

intracranica uremica- visione<br />

gengivale renale<br />

benigna emolitica<br />

Edema della Polineuropatia Paresi e atassia Dolore<br />

Tremore<br />

papilla ottica motoria<br />

cerebellare addominale<br />

Pancreatite Convulsioni Iperkaliemia Cefalea<br />

Ginecomastia Confusione Ipomagnesemia Ipertensione<br />

Disturbi Iporeattività agli Disfunzione<br />

mestruali stimoli<br />

epatica<br />

Debolezza<br />

muscolare<br />

Trombocitopenia Iperuricemia<br />

Miopatia Disorientamento Parestesia<br />

Iperglicemia Cecità corticale Ipertricosi<br />

Eritemi allergici Crampi muscolari<br />

Edema Affaticamento<br />

GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO<br />

<strong>La</strong> ciclosporina non deve essere utilizzata in gravi<strong>da</strong>nza a meno che il potenziale beneficio per la<br />

madre giustifichi il potenziale rischio fetale. <strong>La</strong> ciclosporina passa nel latte materno. I bambini di<br />

madri in trattamento non devono quindi essere allattati al seno.<br />

INTERAZIONI<br />

- Hypericum perforatum<br />

Le concentrazioni plasmatiche e nel sangue in toto di ciclosporina possono essere ridotte <strong>da</strong>lla<br />

somministrazione contemporanea di preparazioni a base di Hypericum perforatum. Ciò a seguito<br />

dell’induzione degli enzimi responsabili del metabolismo dei farmaci <strong>da</strong> parte di tali preparazioni<br />

che pertanto non devono essere somministrate in concomitanza con ciclosporina. L’effetto di<br />

induzione può persistere per almeno 2 settimane dopo l’interruzione del trattamento con prodotti a<br />

base di.<br />

Se un paziente sta assumendo in contemporanea prodotti a base di Hypericum perforatum i livelli<br />

ematici di ciclosporina devono essere controllati e la terapia con prodotti a base di Hypericum<br />

perforatum deve essere interrotta.<br />

I livelli ematici di ciclosporina potrebbero aumentare con l’interruzione dell’assunzione di<br />

Hypericum perforatum. Il dosaggio di ciclosporina potrebbe richiedere un aggiustamento.<br />

-Cibo<br />

E’ stato riportato che la contemporanea assunzione di un pasto ricco di grassi o di succo di<br />

pompelmo aumenta la biodisponibilità della ciclosporina.<br />

-Barbiturici, carbamazepina, oxcarbazepina, fenitoina, nafcillina, sulfadimidina e.v., rifampicina,<br />

octreotide, probucolo, orlistat, hypericum perforatum (erba di San Giovanni), ticlopidina,<br />

sulfinpirazone, terbinafina, bosentan.<br />

Questi farmaci sono in grado di diminuire le concentrazioni plasmatiche o ematiche di ciclosporina,<br />

agendo per induzione degli enzimi epatici coinvolti nel suo metabolismo, in particolare il CYP3A4.<br />

Inoltre la ciclosporina <strong>è</strong> anche un inibitore del CYP3A4 e della glicoproteina - P, trasportatore di<br />

efflusso multifarmaco e può aumentare i livelli plasmatici di farmaci concomitanti che sono<br />

substrati dell’enzima CYP3A4 e/o del trasportatore.<br />

-Antibiotici macrolidici (eritromicina, azitromicina e claritromicina), ketoconazolo, fluconazolo,<br />

itraconazolo, voriconazolo, diltiazem, nicardipina, verapamil, metoclopramide, contraccettivi orali,


<strong>da</strong>nazolo, metilprednisolone (dosi elevate), allopurinolo, amio<strong>da</strong>rone, acido colico e derivati,<br />

inibitori delle proteasi, imatinib, colchicina, nefazodone .<br />

Questi farmaci sono in grado di aumentare le concentrazioni plasmatiche o ematiche di<br />

ciclosporina, agendo per inibizione competitiva degli enzimi epatici coinvolti nel suo metabolismo,<br />

in particolare il CYP3A4. <strong>La</strong> ciclosporina <strong>è</strong> anche un inibitore del CYP3A4 e della glicoproteina -<br />

P, trasportatore di efflusso multifarmaco e può aumentare i livelli plasmatici di farmaci<br />

concomitanti che sono substrati dell’enzima CYP3A4 e/o del trasportatore.<br />

-Diclofenac<br />

<strong>La</strong> contemporanea somministrazione di diclofenac e ciclosporina può alterare reversibilmente la<br />

funzionalità renale in seguito ad un notevole aumento della biodisponibilità del diclofenac, dovuta<br />

molto probabilmente alla riduzione dell’effetto di primo passaggio al quale <strong>è</strong> sottoposta la molecola.<br />

<strong>La</strong> somministrazione contemporanea di ciclosporina e farmaci antiinfiammatori non steroidei con<br />

effetto di primo passaggio ridotto (p. es. l’acido salicilico) non dovrebbe produrre un aumento della<br />

biodisponibilità.<br />

-Digitale<br />

In numerosi pazienti in trattamento con digitale <strong>è</strong> stata osservata severa tossicità <strong>da</strong> digitale nei<br />

primi giorni di trattamento con ciclosporina. Ci sono anche segnalazioni in merito alla potenzialità<br />

della ciclosporina di amplificare gli effetti tossici della colchicina come miopatia e neuropatia, in<br />

particolare in pazienti con disfunzione renale. In caso di somministrazione concomitante della<br />

digossina o della colchicina con ciclosporina, <strong>è</strong> necessario uno stretto monitoraggio clinico al fine<br />

di rilevare precocemente qualunque manifestazione di tossicità <strong>da</strong> digossina o colchicina, seguite <strong>da</strong><br />

<strong>una</strong> riduzione del dosaggio o <strong>da</strong>lla sospensione del farmaco stesso.<br />

-Lecarnidipina<br />

A seguito della somministrazione contemporanea di ciclosporina e lercanidipina, si <strong>è</strong> osservato un<br />

aumento nell’AUC di lercanidipina di tre volte e nell’AUC di ciclosporina del 21%. Pertanto si<br />

raccoman<strong>da</strong> cautela quando la ciclosporina <strong>è</strong> somministrata contemporaneamente a lercanidipina.<br />

.-Nifedipina<br />

<strong>La</strong> contemporanea somministrazione di nifedipina e ciclosporina può determinare un aumento<br />

dell’incidenza di iperplasia gengivale rispetto a quanto si verifica somministrando ciclosporina in<br />

monoterapia.<br />

-Repaglinide<br />

<strong>La</strong> ciclosporina può aumentare le concentrazioni plasmatiche di repaglinide e pertanto aumentare il<br />

rischio di ipoglicemia.<br />

-Tacrolimus<br />

<strong>La</strong> contemporanea somministrazione di tacrolimus deve essere evitata a causa di un aumento<br />

potenziale della nefrotossicità.<br />

Deve essere posta particolare attenzione nel somministrare ciclosporina in associazione a farmaci<br />

con effetti nefrotossici noti, come ad esempio aminoglicosidi (comprese gentamicina e<br />

tobramicina), amfotericina B, ciprofloxacina, vancomicina, trimetoprim (+ sulfametossazolo),<br />

farmaci antiinfiammatori non steroidei (compresi diclofenac, naproxene, sulin<strong>da</strong>c), melfalan,<br />

antagonisti dei recettori H2 (cimetidina, ranitidina), metotrexate (vedere paragrafo 4.4).<br />

CICLOFOSFAMIDE<br />

Usato solo nelle gravi Miastenie che non rispondono agli altri immunosoppressori. Dosaggio 2,5-3<br />

mg/Kg/die aggiustato per mantenere la conta dei G.B. tra 2500 e 4000 mm^3 e la percentuale dei<br />

linfociti sotto al 10%.


CICLOFOSFAMIDE(Endoxan®)<br />

USI CLINICI<br />

Usato solo nelle gravi Miastenie che non rispondono agli altri immunosoppressori.<br />

MECCANISMO D’AZIONE<br />

<strong>La</strong> ciclofosfamide, come tutte le ossazafosforine, esplica previa attivazione metabolica, attività<br />

citotossica ed antitumorale come dimostrato su un vasto spettro di tumori sperimentali.<br />

CONTROINDICAZIONI<br />

<strong>La</strong> ciclofosfamide non va impiegata in caso di <strong>grave</strong> depressione midollare.<br />

EFFETTI INDESIDERATI<br />

<strong>La</strong> tollerabilità generale e locale della ciclofosfamide <strong>è</strong> buona.<br />

Solo occasionalmente specialmente usando dosi piuttosto elevate si riscontrano malessere, nausea o<br />

cefalea. Talvolta si può manifestare caduta dei capelli.<br />

Con la fine del trattamento, spesso già durante la terapia di mantenimento, i capelli ricrescono.<br />

Con alte dosi e a seguito di trattamenti prolungati possono manifestarsi colite emorragica, cistite<br />

emorragica talora gravissima, cistite non emorragica, fibrosi della vescica, fibrosi delle ovaie,<br />

fibrosi polmonare interstiziale, segni di nefrotossicità, soppressione dell'attività delle gonadi con<br />

conseguente amenorrea o azospermia talora irreversibile e, occasionalmente, ittero.<br />

Un calo spiccato dei leucociti può verificarsi soprattutto in seguito alla somministrazione di dosi<br />

elevate.<br />

GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO<br />

Non impiegare durante il primo trimestre di gravi<strong>da</strong>nza. Durante la secon<strong>da</strong> metà della gravi<strong>da</strong>nza e<br />

nell'allattamento il prodotto va somministrato soltanto nei casi di assoluta necessità.<br />

INTERAZIONI<br />

<strong>La</strong> somministrazione concomitante di antidiabetici può potenziare il loro effetto.<br />

TRATTAMENTO CHIRURGICO<br />

Poiché il timo svolge un ruolo importante nella reazione auto-immune che causa la <strong>miastenia</strong>, la<br />

timectomia chirurgica migliora notevolmente l'evoluzione della <strong>malattia</strong> e porta in molti casi a <strong>una</strong><br />

stabilizzazione clinica con dosaggi modesti dei farmaci. <strong>La</strong> timectomia <strong>è</strong> perciò indicata in tutti i<br />

pazienti tra l'età adolescente fino a circa 60 anni. Si tratta di un intervento elettivo, che viene<br />

programmato quando la farmacoterapia ha raggiunto <strong>una</strong> buona stabilizzazione clinica dei sintomi.<br />

Infine, per casi di <strong>miastenia</strong> acuti e gravi esistono la terapia di plasmaferesi (eliminazione di<br />

anticorpi <strong>da</strong>l sangue) e la somministrazione di immunoglobuline ad alto dosaggio. Sono terapie<br />

molto efficaci, ma riservate a pazienti ricoverati in unità specializzate.<br />

FARMACI CONTROINDICATI<br />

Questo <strong>è</strong> l'elenco dei farmaci che, stando alle conoscenze attuali, risultano assolutamente o<br />

parzialmente controindicati in caso di <strong>miastenia</strong>. Vi preghiamo di segnalarci le vostre osservazioni<br />

ed esperienze sull'argomento.<br />

FARMACI DA EVITARE NELLA MIASTENIA<br />

• D-Penicillamina<br />

• Clorochina


• Alfa-Interferone<br />

• Tossina Botulinica<br />

FARMACI POTENZIALMENTE PERICOLOSI<br />

• Succinilcolina, vecuronio (usati nel corso di anestesia)<br />

• Lidocaina, procaina (se usati per via endovenosa; non ci sono problemi al loro uso odontoiatrico)<br />

• Chinina, chinidina, procainamide<br />

• Antibiotici<br />

• Aminoglicosidici<br />

• Tobramicina<br />

• Netilmicina<br />

• Streptomicina<br />

• Ciprofloxacina<br />

• Tetracicline<br />

• Penicilline<br />

• Clin<strong>da</strong>micina<br />

• Lincomicina<br />

• Beta bloccanti<br />

• Calcio antagonisti<br />

• Antiepilettici<br />

• Dintoina<br />

• Barbiturici<br />

• Etosuccimide<br />

• Carbamazepina<br />

• Gabapentina<br />

• Analgesici<br />

• Morfina<br />

• Codeina<br />

• Alcaloidi dell’oppio<br />

• Antipsicotici<br />

• Fenotiazine<br />

• Litio


BIBLIOGRAFIA<br />

Michael W et al. Myasthenia gravis, The Neurologist, 2002, 8:2-21.<br />

Wittbrot ET, Drugs and Myasthenia gravis, an up<strong>da</strong>te, Arch Intern Med, 1998, 157:339-408.

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