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Il profeta Elia - L'Oasi di Engaddi

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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />

<strong>Il</strong> <strong>profeta</strong> <strong>Elia</strong><br />

<strong>Elia</strong> il Profeta - <strong>Elia</strong> il tisbita - Currus Israel et auriga eius (Carro d'Israele e suo<br />

cocchiere) - El Khader (<strong>Il</strong> Verdeggiante) - Padre e Guida dei Carmelitani<br />

Sorse il <strong>profeta</strong> <strong>Elia</strong> come un fuoco, la sua parola bruciava come fiaccola. (...)<br />

Come ti rendesti famoso, <strong>Elia</strong>, con i pro<strong>di</strong>gi! E chi può vantarsi <strong>di</strong> esserti uguale?<br />

(...) Fosti assunto in un turbine <strong>di</strong> fuoco su un carro <strong>di</strong> cavalli <strong>di</strong> fuoco designato a<br />

rimproverare i tempi futuri. (Sir 48, 1)<br />

1


Scheda anagrafica : <strong>Elia</strong><br />

Nome:<br />

וּהָיִּלֱא (ebraico) = Eliyyáhu (<strong>Elia</strong>).<br />

Significato del nome:<br />

"<strong>Il</strong> mio signore è Jahvè".<br />

Luogo <strong>di</strong> nascita:<br />

<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />

Tisbe, a sud <strong>di</strong> Kades, nel Galaad, oggi in Giordania anche se il suo villaggio non si può<br />

localizzare sulla carta geografica.<br />

Data <strong>di</strong> nascita:<br />

Figlio <strong>di</strong>:<br />

secolo IX della storia <strong>di</strong> Israele prima <strong>di</strong> Cristo.<br />

<strong>Elia</strong> appare senza genealogia.<br />

Dati personali:<br />

<strong>profeta</strong> non scrittore. La sua epopea ha inizio con il I Libro dei Re dal capitolo 17, sino<br />

al II Libro dei Re capitolo 2, in cui <strong>Elia</strong> viene rapito dal carro <strong>di</strong> fuoco; nel II Libro dei Re<br />

capitolo 9 trasmette ad Eliseo il suo spirito, simbolizzato dalla consegna del proprio<br />

mantello.<br />

Titoli particolari:<br />

viene detto il Tisbita dal suo villaggio natale; Condottiero e auriga <strong>di</strong> Israele; El khader,<br />

il Verdeggiante, nel Corano; il Carmelo lo considera "Padre" e "Fondatore" dell'Or<strong>di</strong>ne.<br />

Entra nella vita:<br />

verso l' 850 a.C., rapito in cielo da Dio mentre era ancora in vita da un carro <strong>di</strong> fuoco sul<br />

Monte Carmelo nell'Alta Galilea, una regione dello Stato <strong>di</strong> Israele. <strong>Il</strong> Monte Carmelo è<br />

infatti conosciuto come luogo dell'Ascensione del <strong>profeta</strong> <strong>Elia</strong>. Eliseo fu l'unico<br />

testimone della misteriosa fine <strong>di</strong> <strong>Elia</strong>.<br />

Memoria liturgica:<br />

20 luglio.<br />

2


<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />

<strong>Elia</strong> è il <strong>profeta</strong> del Dio vivente: il suo nome stesso, che significa: "Jhwh è Dio", è il vero<br />

programma della sua vita. È davvero uno dei più gran<strong>di</strong> uomini dell'Antico Testamento:<br />

l'uomo che sta alla Presenza del suo Dio. Lo zelo (cioè l'ardore) è il tratto essenziale della sua<br />

fisionomia e il suo simbolo il fuoco (Sir 48, 1).<br />

Porta un messaggio molto rivoluzionario e originale, che si comprenderà meglio però alla<br />

conclusione della sua stessa vicenda.<br />

<strong>Il</strong> racconto biblico lo fa apparire, più <strong>di</strong> una volta, quasi all'improvviso, come una folgore, per<br />

trasmettere la parola <strong>di</strong> Dio.<br />

L'empietà <strong>di</strong> Acab e Gezabele<br />

Nativo <strong>di</strong> Tisbe, Dio lo aveva mandato al Re <strong>di</strong> Samaria, Acab, che si era reso gravemente<br />

colpevole, istigato dalla perversa moglie Gezabele, per aver servito l'idolo Baal, e per essersi<br />

prostrato <strong>di</strong>nanzi a lui.<br />

Gli aveva eretto anche un altare e un palo sacro, irritando così il Signore Dio d'Israele, più <strong>di</strong><br />

tutti i suoi predecessori. Per questo l'ira del Signore si era scatenata su <strong>di</strong> lui facendo<br />

3


<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />

risuonare la parola punitrice del <strong>profeta</strong>: "Per la vita <strong>di</strong> Jhwh, Dio d'Israele, alla cui presenza io<br />

sto: in questi anni non ci sarà né rugiada, né pioggia, fino a quando io lo <strong>di</strong>rò" (I Re, 17, 1ss).<br />

Perseguitato per questo da Acab, <strong>Elia</strong>, sempre per volere <strong>di</strong> Dio, rimane nascosto presso il<br />

torrente Cherit, nel folto verdeggiante e nelle grotte che si trovavano sul pen<strong>di</strong>o, mentre i<br />

corvi gli portavano da mangiare. Egli beveva al torrente, che presto però si prosciugò;<br />

seguendo sempre la voce del Signore <strong>Elia</strong> cercò rifugio a Sarepta, a sud <strong>di</strong> Sidone, recandosi da<br />

una vedova, per avere un po' <strong>di</strong> cibo. Così questa donna, che praticava la grande virtù<br />

orientale dell'ospitalità, gli offrì il poco cibo che le rimaneva, vedendo con gioia la<br />

moltiplicazione della farina e dell'olio nella giara; vide anche con stupore che il suo unico<br />

figlioletto morto, per la preghiera <strong>di</strong> intercessione del <strong>profeta</strong>, era ritornato in vita.<br />

Gezabele, la malvagia moglie <strong>di</strong> Acab, aveva me<strong>di</strong>tato la sua vendetta contro <strong>Elia</strong>.<br />

Ella che era figlia del Re <strong>di</strong> Tiro e sacerdote <strong>di</strong> Astarte, vedeva nella sua religione un mezzo per<br />

civilizzare tutta la Samaria. Or<strong>di</strong>nò dunque un giorno un massacro generale dei profeti <strong>di</strong><br />

Jhwh, a cui poterono sfuggire solo un centinaio <strong>di</strong> persone, per la protezione <strong>di</strong> Ab<strong>di</strong>a, maestro<br />

<strong>di</strong> palazzo, che seguiva il vero Dio, Jhwh. <strong>Elia</strong> trascorse a Sarepta tre lunghi anni, quando Dio<br />

stesso gli si rivolse ancora, per mandarlo ad Acab e far cessare la tremenda siccità.<br />

<strong>Il</strong> monte Carmelo: luogo della sfida<br />

Lo scontro fra i due personaggi è forte e tagliente. <strong>Elia</strong> or<strong>di</strong>na allora ad Acab <strong>di</strong> convocare sul<br />

Carmelo il popolo d'Israele e la comunità dei 450 profeti <strong>di</strong> Baal, sostenuti dalla regina<br />

Gezabele. Vengono così a confronto due visioni religiose: quella del Dio vivente e quella <strong>di</strong><br />

Baal <strong>di</strong> Tiro.<br />

La scena è davvero drammatica. <strong>Elia</strong>, che si proclama l'unico <strong>profeta</strong> rimasto fedele a Jhwh,<br />

lancia la sfida inesorabile, rimproverando il popolo per la sua incoerenza: si tratta <strong>di</strong> decidere<br />

chi è Dio. Se lo è Jhwh, Baal non solo è superato, ma neppure esiste.<br />

L'evento è pieno <strong>di</strong> umorismo, nelle parole <strong>di</strong> <strong>Elia</strong> ai profeti e nei suoi stessi gesti (I Re 18, 19).<br />

Ed ecco che la voce dei profeti <strong>di</strong> Baal, che gridano e danzano, ebbri fino al delirio, intorno<br />

all'altare posto al centro, invocando il loro Dio, rimane inascoltata: <strong>Elia</strong>, dopo averli<br />

espressamente derisi, "prese do<strong>di</strong>ci pietre, secondo il numero delle tribù dei <strong>di</strong>scendenti <strong>di</strong><br />

Giacobbe. Con le pietre eresse un altare al Signore; scavò intorno un canaletto... <strong>di</strong>spose la<br />

legna, squartò il giovenco e lo pose sulla legna. Quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>sse: "Riempite quattro brocche<br />

d'acqua e versatele sull'olocausto e sulle pietre"". Lo fece fare per tre volte. La risposta <strong>di</strong> Dio<br />

alla voce <strong>di</strong> <strong>Elia</strong> che gli si era rivolto per essere esau<strong>di</strong>to nella sua richiesta è bellissima e<br />

quanto mai incisiva: "Cadde il fuoco del Signore e consumò l'olocausto, la legna, le pietre e la<br />

cenere, prosciugando l'acqua del canaletto. A tale vista tutti, prostrandosi a terra <strong>di</strong>ssero: "<strong>Il</strong><br />

Signore è Dio, il Signore è Dio!"". Imme<strong>di</strong>atamente <strong>Elia</strong> or<strong>di</strong>na alla folla <strong>di</strong> afferrare i profeti <strong>di</strong><br />

Baal per ucciderli.<br />

L'idolatria è vinta! <strong>Il</strong> quadro è veramente suggestivo e impressionante.<br />

4


Scroscia la pioggia<br />

<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />

<strong>Elia</strong>, secondo la parola <strong>di</strong> Dio, deve ancora <strong>di</strong>re ad Acab che presto ritornerà a piovere nel<br />

paese: lo fa dopo essersi portato con il giovane che lo serviva a scrutare il cielo e a pregare per<br />

questo. <strong>Il</strong> giovane, invitato a guardare il cielo sette volte, alla fine vede una piccola nuvola,<br />

in<strong>di</strong>ce che la pioggia è prossima. <strong>Elia</strong> va ad avvisare Acab <strong>di</strong> attaccare subito i cavalli per<br />

tornare ad Izreel: la pioggia infatti cade subito a <strong>di</strong>rotto.<br />

La prova <strong>di</strong> <strong>Elia</strong><br />

Eppure in questo <strong>profeta</strong> dalla linea ferrea è vivo anche un senso <strong>di</strong> umanità e <strong>di</strong> povertà<br />

quando è colto dallo scoraggiamento; è vivo anche il senso della misericor<strong>di</strong>a verso coloro che<br />

sono sopraffatti dall'ingiustizia o dalla sofferenza.<br />

<strong>Elia</strong> infatti, fino a questo momento, è stato un uomo molto sicuro <strong>di</strong> sé, desideroso <strong>di</strong> mostrare<br />

la sua potenza e la sua forza e <strong>di</strong> essere vittorioso sugli altri, anche al <strong>di</strong> là della Parola <strong>di</strong> Dio:<br />

ha ricercato insomma più se stesso, facendosi vedere uomo coraggioso e capace <strong>di</strong> farsi valere.<br />

Per trovare veramente Dio deve percorrere ancora un lungo cammino <strong>di</strong> prova, che lo renderà<br />

più umile, meno sicuro <strong>di</strong> sé: egli dovrà nascondersi per dare a Dio il suo vero posto.<br />

Gezabele manda messaggeri ad intimi<strong>di</strong>rlo e a minacciarlo <strong>di</strong> morte. <strong>Elia</strong> allora, prima così<br />

pieno <strong>di</strong> sé e dell'aiuto del suo Dio, è stranamente preso da una forte crisi e fugge,<br />

profondamente intimi<strong>di</strong>to da questa minaccia.<br />

La nuova esperienza <strong>di</strong> Dio<br />

Deve tornare, per riprendere l'antica fiducia, all'Oreb, alle sorgenti della pura fede. Non si<br />

sente migliore dei suoi Padri e chiede al suo Dio <strong>di</strong> farlo morire.<br />

Si addormenta sotto un ginepro. Un angelo lo sveglia e gli or<strong>di</strong>na <strong>di</strong> alzarsi e <strong>di</strong> mangiare. <strong>Elia</strong>,<br />

con il pane offertogli e con l'acqua dell'orcio che gli è posto <strong>di</strong>nanzi, riesce a riprendere forza e<br />

a rimettersi in cammino. Andrà così fino all'Oreb, attraversando per quaranta giorni e<br />

quaranta notti il deserto, misteriosamente incoraggiato e nutrito.<br />

Se prima <strong>Elia</strong> si era mostrato come l'eroe che combatte per Dio, da questo momento egli,<br />

ritraendosi nel deserto, si immedesima con la Parola <strong>di</strong> Dio. Vuole attendere che Dio gli si<br />

manifesti, prima che egli stesso parli. Lo stile letterario esprime a questo punto la nuova<br />

esperienza <strong>di</strong> Dio: è essenziale, sobrio, scarno.<br />

<strong>Elia</strong> si rifugia in una caverna, sulla cima del monte. Probabilmente pensa, come Mosè, <strong>di</strong><br />

incontrarsi con Dio. Ma Dio non gli si mostra né nel vento forte, né nella tempesta, né nel<br />

fuoco, con tutti i suoi fenomeni impressionanti. Egli allora si copre col mantello ed esce,<br />

fermandosi all'ingresso della caverna.<br />

Siamo in un clima che sottolinea la trascendenza: l'ebraico esprime la forte esperienza che<br />

<strong>Elia</strong> fa <strong>di</strong> Dio con queste parole: "qol demamah daqqa", ossia una "voce <strong>di</strong> silenzio svuotato";<br />

sono parole <strong>di</strong>fficili da interpretare che in<strong>di</strong>cano la sua profonda estasi. Parlano <strong>di</strong> un silenzio,<br />

che non è il silenzio che si ha perché mancano i suoni, ma <strong>di</strong> un silenzio cercato, che parla <strong>di</strong><br />

ricerca, che non viene da sé. Di un silenzio perciò "procurato".<br />

5


<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />

<strong>Elia</strong> arriva così ad una conoscenza più reale <strong>di</strong> quel Dio, alla cui presenza vive, che è tale da<br />

cambiare la sua persona, da renderlo <strong>di</strong>verso, veramente "uomo <strong>di</strong> Dio".<br />

Egli, dopo la crisi e la dura prova, si rivela d'ora in poi il vero contemplativo, il primo monaco,<br />

padre dei futuri monaci, che conosce in questa "voce <strong>di</strong> silenzio svuotato" qualcosa <strong>di</strong> più<br />

profondo e vero della realtà <strong>di</strong>vina. E ne rimane letteralmente trasformato.<br />

<strong>Il</strong> suo incontro è portatore <strong>di</strong> intimità, <strong>di</strong> profondo silenzio, <strong>di</strong> forza: <strong>Elia</strong> <strong>di</strong>venterà l'uomo<br />

umile, che si nasconde <strong>di</strong>etro la Parola <strong>di</strong> Dio.<br />

Questo fatto è il segno evidente dell'importanza che l'esperienza dell'Oreb ha avuto per la sua<br />

vita. C'è qui una rivelazione nuova del volto <strong>di</strong> Dio, inattesa. <strong>Elia</strong>, mettendosi nelle mani <strong>di</strong><br />

questo Dio, da ora in poi dovrà cambiare vita: non agirà più come prima in virtù della sua<br />

volontà, ma aspetterà che veramente il Signore gli parli, facendo solo così la Sua volontà.<br />

Un angelo gli affida una triplice investitura: <strong>di</strong> Hazael come Re <strong>di</strong> Damasco, <strong>di</strong> Jehu come Re<br />

d'Israele, <strong>di</strong> Eliseo come <strong>profeta</strong>. Così ha termine il grande incontro.<br />

Le ultime vicende<br />

Le ultime vicende, dopo la <strong>di</strong>scesa dal monte, sono più sfumate; dopo aver rimproverato<br />

aspramente Acab, secondo la Parola <strong>di</strong> Dio, per l'assassinio <strong>di</strong> Nabot (I Re 21, 1), <strong>Elia</strong> riappare<br />

alla morte <strong>di</strong> Acazia, ove per due volte fa scendere il fuoco dal cielo sui soldati mandati a lui<br />

dal Re. Una terza volta consente <strong>di</strong> andare presso Acazia, confermando l'annuncio della sua<br />

morte, a causa della sua infedeltà.<br />

<strong>Il</strong> carro <strong>di</strong> fuoco<br />

L'itinerario <strong>di</strong> <strong>Elia</strong> si svolge in due tempi fondamentali: da una parte l'esperienza dell'Oreb che<br />

cambia la sua vita e dall'altra l'apoteosi finale, il suo rapimento mistico.<br />

<strong>Elia</strong> scompare in circostanze dense <strong>di</strong> chiarezza e ancor più <strong>di</strong> mistero.<br />

Parte da Galgala per Betel e poi per Gerico con Eliseo, che presago della sua fine, vuole<br />

seguirlo, nonostante le sue insistenze <strong>di</strong> rimanere solo.<br />

6


<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />

Sulle rive del Giordano le acque, percosse dal mantello <strong>di</strong> <strong>Elia</strong>, si aprono. Egli si decide<br />

finalmente a riconoscere che sta per essere rapito in cielo e chiede ad Eliseo che cosa debba<br />

fare per lui. "Due terzi del tuo spirito <strong>di</strong>ventino miei" <strong>di</strong>ce Eliseo (II Re 2, 7ss). I due terzi, nella<br />

mentalità ebraica, rappresentano la parte <strong>di</strong> ere<strong>di</strong>tà spettante al primogenito. Eliseo vuole<br />

essere riconosciuto quale primogenito del <strong>profeta</strong> <strong>Elia</strong>. Al che <strong>Elia</strong> risponde: "Se mi vedrai, ciò<br />

ti sarà concesso".<br />

Eliseo vedrà <strong>Elia</strong>, in una specie <strong>di</strong> estasi profetica, con l'apparire del carro <strong>di</strong> fuoco e dei cavalli<br />

<strong>di</strong> fuoco e con l'improvviso suo elevarsi nel turbine, inseguito dal suo grido <strong>di</strong> figlio, cui il<br />

padre è strappato: Eliseo soffre per la <strong>di</strong>partita del suo maestro, ma pur essendo "il suo<br />

<strong>di</strong>scepolo" non riesce a comprendere bene cosa sia successo.<br />

Egli si strappa le vesti e raccoglie il mantello <strong>di</strong> <strong>Elia</strong>: non capisce che il <strong>profeta</strong>, in una grande<br />

estasi, è salito al cielo, quasi in una ascensione, anticipatrice <strong>di</strong> quella che sarà poi l'ascensione<br />

<strong>di</strong> Gesù stesso.<br />

<strong>Elia</strong> primo monaco<br />

Nella figura del <strong>profeta</strong> <strong>Elia</strong> si sente il fascino dell'archetipo, dell'esemplare, pronto ad<br />

obbe<strong>di</strong>re al suo Dio: Egli è fuoco e acqua, zelo e misericor<strong>di</strong>a, azione e contemplazione. "Unico<br />

nel tuo coraggio, possente nella tua audacia, tu corresti impavido in soccorso della verità",<br />

<strong>di</strong>ce l'Ecclesiastico.<br />

C'è in <strong>Elia</strong> qualcosa <strong>di</strong> ricco e profondo: egli, dopo la crisi del deserto, <strong>di</strong>viene l'uomo del<br />

<strong>di</strong>stacco, dell'obbe<strong>di</strong>enza, della purezza interiore e della preghiera.<br />

Forte è in lui il desiderio e la speranza <strong>di</strong> vedere il suo Dio, <strong>di</strong> essere in comunione con lui,<br />

quando è afferrato dalla Carità; Carità che trabocca nello sforzo <strong>di</strong> poterla comunicare ad altri,<br />

allontanandoli dal male.<br />

È <strong>di</strong>ventato così, in un certo modo, Padre <strong>di</strong> tutto il monachesimo.<br />

<strong>Il</strong> luogo sacro per <strong>Elia</strong> non è più al <strong>di</strong> fuori, come il tempio <strong>di</strong> Gerusalemme: il suo santuario è<br />

dentro e viene percorso interiormente; è un pellegrinaggio interiore per incontrare il Dio vivo<br />

e vero. Leggendo il testo, illuminati dall'esperienza cristiana, ci si trova bene in sintonia con la<br />

parola stessa <strong>di</strong> Gesù: "Né sul Garizim né a Gerusalemme adorerete Dio, ma il Padre si adora in<br />

spirito e verità" (Gv 4, 20-24).<br />

Questa esperienza storica <strong>di</strong> <strong>Elia</strong>, davvero originale, per molto tempo non è stata compresa,<br />

nel secondo secolo avanti Cristo è stata ripresa in parte dagli Esseni, i membri del popolo <strong>di</strong><br />

Israele che si ritiravano nel deserto per una vita rigorosa per aderire a Dio secondo la Torah,<br />

praticata nella comunità <strong>di</strong> Qumran. Ma è un tesoro nascosto, che va tuttora ripenetrato e<br />

riscoperto. L'esperienza monastica lo farà risorgere, <strong>di</strong> generazione in generazione. È<br />

consegnata in ere<strong>di</strong>tà come un mantello: il Carmelo lo ha indossato e ne ha fatto il suo<br />

baluardo, considerando <strong>Elia</strong> come capostipite <strong>di</strong> tutti i suoi figli <strong>di</strong> ogni generazione.<br />

7


<strong>Il</strong> mantello <strong>di</strong> <strong>Elia</strong><br />

<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />

<strong>Il</strong> segno del mantello<br />

"Poi, volendo Dio rapire in cielo in un turbine <strong>Elia</strong>, questi partì da Galgala con Eliseo. <strong>Elia</strong> <strong>di</strong>sse<br />

a Eliseo: "Rimani qui perché il Signore mi manda fino a Betel". Eliseo rispose: "Per la vita del<br />

Signore e per la tua stessa vita, non ti lascerò". Scesero fino a Betel. I figli dei profeti che erano<br />

a Betel andarono incontro a Eliseo e gli <strong>di</strong>ssero: "Non sai tu che oggi il Signore ti toglierà il tuo<br />

padrone?". Ed egli rispose: "Lo so anch'io, ma non lo <strong>di</strong>te". <strong>Elia</strong> gli <strong>di</strong>sse: "Eliseo, rimani qui,<br />

perché il Signore mi manda a Gerico". Quegli rispose: "Per la vita del Signore e per la tua<br />

stessa vita, non ti lascerò". Andarono a Gerico. I figli dei profeti che erano in Gerico si<br />

avvicinarono a Eliseo e gli <strong>di</strong>ssero: "Non sai tu che oggi il Signore ti toglierà il tuo padrone?".<br />

Ed egli rispose: "Lo so anch'io, ma non lo <strong>di</strong>te". <strong>Elia</strong> gli <strong>di</strong>sse: "Rimani qui, perché il Signore mi<br />

manda al Giordano". Quegli rispose: "Per la vita del Signore e per la tua stessa vita, non ti<br />

lascerò". E tutt'e due si incamminarono. Cinquanta uomini tra i figli dei profeti li seguirono e si<br />

fermarono a <strong>di</strong>stanza. Loro due si fermarono sul Giordano" (2 Re 2, 1-7).<br />

In questa pagina abbiamo la chiamata <strong>di</strong> Eliseo, il cui nome significa "Dio è la mia salvezza", al<br />

ministero profetico e la paternità spirituale <strong>di</strong> <strong>Elia</strong> come ere<strong>di</strong>tà.<br />

Eliseo era figlio <strong>di</strong> Safat, faceva il conta<strong>di</strong>no e viveva con i genitori ad Abel-Mecola, una località<br />

<strong>di</strong> identificazione incerta. Molti sono i simboli che accompagnano questa chiamata.<br />

"Arava con do<strong>di</strong>ci paia <strong>di</strong> buoi". Basterebbe soltanto questa citazione del v. 19, per descrivere<br />

la nostra riflessione sulla chiamata <strong>di</strong> Eliseo.<br />

<strong>Il</strong> termine "Arare" nella Bibbia viene usato sia letterale che metaforico. Metaforicamente, il<br />

termine in<strong>di</strong>ca la situazione <strong>di</strong> una persona, <strong>di</strong> uno stato o il giogo dei nemici (Sal 129,3);<br />

oppure anche la consacrazione <strong>di</strong>retta, come <strong>di</strong>rà Gesù: "Nessuno che ha messo mano<br />

all'aratro e poi si volta in<strong>di</strong>etro, è adatto per il regno <strong>di</strong> Dio" (Lc 9, 62).<br />

8


<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />

<strong>Il</strong> numero do<strong>di</strong>ci è molto importante per vari aspetti. Fra questi ricor<strong>di</strong>amo la pienezza<br />

numerica del popolo <strong>di</strong> Dio evidenziandone i do<strong>di</strong>ci figli <strong>di</strong> Giacobbe (Gen 35, 22-26), dai quali<br />

derivano le do<strong>di</strong>ci tribù <strong>di</strong> Israele. <strong>Il</strong> numero do<strong>di</strong>ci simboleggia la restaurazione <strong>di</strong> Israele.<br />

Gesù istituisce i do<strong>di</strong>ci come garanzia dell'autenticità degli insegnamenti <strong>di</strong> Gesù, che dopo la<br />

sua resurrezione formeranno la Chiesa.<br />

Ma ciò che caratterizza <strong>di</strong> più in questo versetto 19 è il simbolo del mantello, tipico indumento<br />

del <strong>profeta</strong> (cfr Zac 13, 4; Mt 3, 4). Esso in<strong>di</strong>ca la vita e la personalità <strong>di</strong> chi lo indossa (cfr 1<br />

Sam 28, 14; 2 Re 1, 18).<br />

Eliseo è stato attratto dalla personalità <strong>di</strong> <strong>Elia</strong>, è stato attratto proprio dall'uomo che vive alla<br />

presenza <strong>di</strong> Dio. Poco prima <strong>Elia</strong> aveva sperimentato il suo vivere alla presenza <strong>di</strong> Dio in modo<br />

"silenzioso", "come un lieve sussurro" (v. 13).<br />

È interessante notare la <strong>di</strong>fferenza della vocazione <strong>di</strong> Eliseo dalle altre. Dio lo chiama<br />

inaspettatamente: non in un contesto <strong>di</strong> preghiera, ritiro spirituale o in modo straor<strong>di</strong>nario<br />

come Mosè (Es 3, 1). Non è chiamato attraverso la me<strong>di</strong>azione della Parola come accadde a<br />

Samuele (1 Sam 3, 1) o attraverso l'animatore vocazionale; ma in tutt'altre faccende: la vita <strong>di</strong><br />

ogni giorno, il lavoro. Questo perché la vocazione non è solamente il progetto generale della<br />

propria vita, pensato da Dio e faticosamente scoperto dal credente, ma soprattutto le singole<br />

chiamate giornaliere, sempre nuove e provenienti dalla stessa fonte, dalla medesima volontà<br />

d'amore che Dio ha nei nostri confronti e sempre orientate verso la piena realizzazione e<br />

felicità del nostro essere. È nell'esperienza della vita che incontriamo Dio, è nell'arco<br />

dell'esistenza che avvengono le continue chiamate. L'importante è essere vigili, saper "arare<br />

globalmente" (il numero do<strong>di</strong>ci vuole in<strong>di</strong>care anche questa globalità), in pienezza per essere<br />

capaci <strong>di</strong> riconoscere la sua voce e pronti a rispondergli ogni giorno e tutto il giorno: "Ogni<br />

vocazione... è "mattutina", è la risposta <strong>di</strong> ciascun mattino a un appello nuovo ogni giorno"<br />

(NVNE, 26°).<br />

Nel brano proposto non troviamo né il tempo né il luogo, perché non ha bisogno <strong>di</strong> citare<br />

quando la Vita (il mantello) ci passa accanto, "sopra", perché quell'Eliseo può essere chiunque:<br />

ogni uomo e ogni donna, appartenenti ad ogni luogo e ad ogni parte del tempo: questi possono<br />

partecipare al carisma profetico <strong>di</strong> <strong>Elia</strong> (cfr Mc 1, 16-20; Mt 9, 9; Lc 9, 61-62). Tuttavia vi è un<br />

passaggio obbligato nella scoperta d'ogni progetto vocazionale che è legato all'identificazione<br />

del senso fondamentale dell'esistenza umana. In pratica Eliseo ha capito che la sua vita, la sua<br />

esistenza è un bene ricevuto che tende, per natura sua, a <strong>di</strong>venire bene donato. Infatti, questa<br />

sua logica lo accompagna a salutare, a congedarsi dai genitori che l'hanno portato alla vita<br />

come un dono (cfr 19, 20).<br />

Simbolo <strong>di</strong> questa donazione della propria esistenza sono i buoi uccisi, il giogo che li teneva<br />

per l'aratura usato per il fuoco e la tavola imban<strong>di</strong>ta per la gente (cfr 19, 21). È un gesto<br />

iniziale ma che segna il cammino <strong>di</strong> una scelta responsabile. <strong>Il</strong> cammino è luminoso per Eliseo<br />

(cfr Sal 119, 105; 132, 17), perché il Padre veglia su <strong>di</strong> lui, sorgendo prima del sole. Ed è<br />

proprio in questo viaggio che Eliseo viene confermato nel suo ministero che raccoglie l'ere<strong>di</strong>tà<br />

<strong>di</strong> <strong>Elia</strong>. È il viaggio della fedeltà. <strong>Elia</strong> parte per il suo ultimo viaggio ed Eliseo non desiste dal<br />

seguirlo manifestandogli la sua fedeltà e comunione <strong>di</strong> vita. Non è facile quello che la vita da<br />

<strong>profeta</strong> richiede: costanza, fedeltà, impegno e sarà più <strong>di</strong>fficile, quando non abbiamo modelli,<br />

punti <strong>di</strong> riferimento. Eliseo decide <strong>di</strong> impegnarsi in questo cammino <strong>di</strong> fedeltà che segnerà il<br />

passaggio (il Giordano) del carisma profetico <strong>di</strong> <strong>Elia</strong> ad Eliseo.<br />

9


<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />

I "due terzi dello Spirito" (2, 9) richiede Eliseo ad <strong>Elia</strong>, evoca il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> primogenitura:<br />

"Dovrà riconoscere come primogenito il figlio della donna meno amata, e, fra tutto quel che<br />

possiede, gli darà il doppio rispetto all'altro. Questo infatti è il suo primo figlio e ha il <strong>di</strong>ritto<br />

del primogenito" (Dt 21, 17). Eliseo vuol essere riconosciuto <strong>di</strong>scepolo primogenito <strong>di</strong> <strong>Elia</strong>. È<br />

una richiesta esigente! (cfr 2, 10).<br />

La con<strong>di</strong>zione per <strong>di</strong>ventare <strong>profeta</strong> simile ad <strong>Elia</strong> è un'intensa esperienza <strong>di</strong> Dio, per parlare<br />

<strong>di</strong> Dio al popolo, bisogna fare prima un'intensa esperienza <strong>di</strong> Lui, un'intensa esperienza<br />

contemplativa: <strong>di</strong>ce infatti <strong>Elia</strong> "se mi vedrai" (2, 10). Eliseo deve fare questa esperienza, deve<br />

vedere.<br />

<strong>Elia</strong> viene rapito, assunto in Dio, nella passione <strong>di</strong> Dio (il carro <strong>di</strong> fuoco). Egli è l'uomo vivente<br />

in Dio.<br />

Eliseo vive questo <strong>di</strong>stacco dal suo padre spirituale: "non lo vide più", ma gli rimane il<br />

mantello, la vita <strong>di</strong> <strong>Elia</strong>, il suo stile <strong>di</strong> vita da imitare come un <strong>di</strong>scepolo fedele.<br />

Questa è l'esperienza <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> Eliseo che in <strong>Elia</strong> "è stato generato", ha raccolto la sua<br />

paternità spirituale per poter iniziare una vita nuova. Simbolo <strong>di</strong> questo inizio sono le vesti<br />

che Eliseo lacera (2, 12), per indossare le vesti <strong>di</strong> <strong>Elia</strong> che lo ha generato al ministero<br />

profetico. Lo assume come modello, si ispira a lui. Tanto è vero che il seguito del brano<br />

racconta il viaggio <strong>di</strong> ritorno <strong>di</strong> Eliseo, passando dalle stesse <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> <strong>Elia</strong> fino al Carmelo e<br />

vivendo come <strong>Elia</strong> (cfr 2 Re 4, 5; 6-8; 13, 14-21).<br />

La vocazione <strong>di</strong> Eliseo ci ricorda ancora oggi che siamo stati voluti "ad immagine e<br />

somiglianza <strong>di</strong> Dio" (Dt 1, 26-27) e inoltre, chiamati a <strong>di</strong>ventare immagine <strong>di</strong> Dio attraverso la<br />

comunione con Cristo, conformandosi sempre più a Cristo che è la vera immagine <strong>di</strong> Dio,<br />

associandoci sempre più a Cristo <strong>di</strong>ventiamo immagine <strong>di</strong> Dio. <strong>Il</strong> conformarsi a Cristo è un<br />

dono ed un impegno che ci accompagnano nella vita. Leggiamo in 2 Cor 3, 18: "E noi tutti a<br />

viso scoperto... veniamo trasformati in quella medesima immagine".<br />

Paolo ci fa capire che non abbiamo bisogno <strong>di</strong> aspettare la fine dei tempi per essere conformi<br />

all'immagine <strong>di</strong> Cristo risuscitato. È vero che la sua conformazione piena e definitiva avverrà<br />

solo alla fine. Giovanni <strong>di</strong>ce "Noi fin d'ora siamo figli <strong>di</strong> Dio... Sappiamo perciò che... noi saremo<br />

simili a Lui, perché lo vedremo così come egli è" (1 Gv 3, 2), ma è anche vero che già sulla<br />

terra, attraverso la propria esperienza <strong>di</strong> fede, l'uomo viene progressivamente trasformato dal<br />

<strong>di</strong> dentro e reso capace <strong>di</strong> contemplare in Gesù la presenza della gloria <strong>di</strong>vina.<br />

Questo ci deve far corrispondere sempre più al nostro battesimo, impegnandoci<br />

responsabilmente, perché tutti chiamati ad accettare e approfon<strong>di</strong>re - come ha fatto Eliseo -<br />

quello che veramente siamo.<br />

<strong>Elia</strong> nella tra<strong>di</strong>zione ebraica<br />

<strong>Elia</strong> nella liturgia ebraica è presente nel rito <strong>di</strong> Pesach: un posto è lasciato vuoto proprio per<br />

richiamare la sua presenza. Racconta Chouraqui: "il mondo in cui noi vivevamo era popolato<br />

da presenze ineffabili <strong>di</strong> cui eravamo i soli a conoscere il segreto. <strong>Il</strong> <strong>profeta</strong> <strong>Elia</strong> quin<strong>di</strong> era<br />

seriamente atteso in ogni pasto <strong>di</strong> Pasqua, in ogni famiglia. Gli si preparava se<strong>di</strong>a e coperto".<br />

10


<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />

Narrano le leggende ebraiche che la pelle del capro sacrificato da Abramo servì ad <strong>Elia</strong> come<br />

cintura. <strong>Elia</strong> è considerato il patrono degli studenti della Torah e interviene nelle <strong>di</strong>fficoltà<br />

legate allo stu<strong>di</strong>o "Si conserverà tutto questo così fino alla venuta del <strong>profeta</strong> <strong>Elia</strong>" afferma il<br />

trattato talmu<strong>di</strong>co delle Bene<strong>di</strong>zioni (24a). Ruolo <strong>di</strong> maestro e guida che anche i carmelitani<br />

sottolineeranno.<br />

Nel rito della circoncisione <strong>Elia</strong> è considerato presente. E<strong>di</strong>th proprio nel giorno in cui la<br />

Chiesa fa memoria della circoncisione <strong>di</strong> Gesù, ricevette il Battesimo.<br />

Negli ultimi giorni sarà ancora <strong>Elia</strong> che raccoglierà il popolo sparso sulla terra: "Se i vostri<br />

sono ai quattro angoli del cielo, da là le parole del Signore, vostro Dio, vi riuniranno alla voce<br />

<strong>di</strong> <strong>Elia</strong>, il grande prete e da là <strong>Elia</strong> vi condurrà per le mani del Messia Re".<br />

<strong>Elia</strong> nella tra<strong>di</strong>zione mussulmana<br />

I mussulmani chiamano <strong>Elia</strong> el khader, il Verdeggiante nel Corano alla Sura XXXVII si <strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />

<strong>Elia</strong>:<br />

"In verità <strong>Elia</strong> era uno degli Inviati. Disse al suo popolo: "Non sarete timorati <strong>di</strong> Allah?<br />

Invocherete Baal e trascurerete il Migliore dei creatori: Allah, il vostro Signore e il Signore dei<br />

vostri avi più antichi?" Lo trattarono da bugiardo. Infine saranno condotti al castigo, eccetto i<br />

servi devoti <strong>di</strong> Allah. Perpetuammo il ricordo <strong>di</strong> lui nei posteri. Pace su <strong>Elia</strong>! Così<br />

ricompensiamo coloro che fanno il bene. In verità era uno dei nostri servi credenti".<br />

Transito <strong>di</strong> <strong>Elia</strong><br />

Rapito in cielo mentre era ancora in vita<br />

<strong>Elia</strong>, il Profeta rapito in Cielo<br />

11


<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />

L'ascensione <strong>di</strong> Cristo al cielo ha un'anticipazione nella vicenda finale <strong>di</strong> un personaggio<br />

celebre dell'Antico Testamento, il <strong>profeta</strong> <strong>Elia</strong>. Egli era entrato in scena all'improvviso, solo<br />

con la sua parola, l'arma che egli impugnerà. Infatti quella sorta <strong>di</strong> libretto che racconta la sua<br />

storia, e che è presente a partire dal capitolo 17 del primo Libro dei Re fino al capitolo 2 del<br />

secondo Libro dei Re, si apre semplicemente così: "<strong>Elia</strong>, il Tisbita, uno degli abitanti <strong>di</strong> Galaad,<br />

<strong>di</strong>sse ad Acab: Per la vita del Signore Dio <strong>di</strong> Israele, alla cui presenza io sto, in questi anni non<br />

ci sarà né rugiada né pioggia, se non quando lo <strong>di</strong>rò io" (1 Re 17, 1).<br />

Contro il potere corrotto e violento <strong>di</strong> questo re, <strong>Elia</strong>, originario della Transgiordania, si ergerà<br />

armato della sola parola <strong>di</strong>vina e per lui inizierà una vita <strong>di</strong> scontri, <strong>di</strong> incubi e persino <strong>di</strong> fuga.<br />

Ma egli non tacerà mai. Sfiderà sul monte Carmelo i sacerdoti del culto pagano introdotto dal<br />

re su sollecitazione dell'influente moglie fenicia Gezabele, un culto legato a Baal, il <strong>di</strong>o della<br />

fecon<strong>di</strong>tà (capitolo 18). Sfiderà la stessa coppia reale che aveva usurpato il terreno <strong>di</strong> un<br />

conta<strong>di</strong>no, Nabot, facendolo condannare a morte con un processo-farsa (capitolo 21). Sfiderà i<br />

falsi profeti, succubi del regime, ma sarà pronto a venir incontro alla sofferenza e alla miseria<br />

<strong>di</strong> una povera vedova, con una serie <strong>di</strong> miracoli clamorosi (17, 7-24).<br />

La lettura delle pagine bibliche sopra citate - simili spesso a un libro <strong>di</strong> "Fioretti" del primo dei<br />

gran<strong>di</strong> profeti - potrà rendere più vivo e colorito il volto <strong>di</strong> <strong>Elia</strong>, peraltro tanto amato dalla<br />

storia dell'arte, della musica (l'<strong>Elia</strong>s <strong>di</strong> Felix Mendelssohn-Bartholdy, 1847) e della letteratura<br />

(il dramma Elija <strong>di</strong> Martin Buber, 1963). Noi ci accontentiamo ora <strong>di</strong> evocare due momenti<br />

della sua vita. <strong>Il</strong> primo è da collocare in una delle fasi più tragiche, quando l'implacabile regina<br />

Gezabele cerca a tutti i costi <strong>di</strong> eliminarlo.<br />

<strong>Il</strong> <strong>profeta</strong> si rifugia al sud, nelle aspre solitu<strong>di</strong>ni del deserto sinaitico, e la sua fuga <strong>di</strong>sperata<br />

(cerca persino <strong>di</strong> lasciarsi morire sotto un ginepro, mentre il sole incandescente lo consuma)<br />

si trasforma in un pellegrinaggio alle sorgenti della fede biblica.<br />

Infatti egli sale sull'Horeb-Sinai e là riceve una nuova vocazione attraverso un'epifania <strong>di</strong>vina<br />

sorprendente.<br />

Dio non gli appare né nel vento gagliardo che spacca le rocce, né nel terremoto che sommuove<br />

il deserto e neppure nelle folgori <strong>di</strong> una tempesta. <strong>Il</strong> Signore si presenta, invece, come <strong>di</strong>ce il<br />

testo ebraico, in una qòl demamah daqqah, che letteralmente significa "una voce <strong>di</strong> silenzio<br />

sottile" (19, 12). Ella, che aveva pensato sempre a un Dio potente e battagliero, deve imparare<br />

che il mistero <strong>di</strong>vino si annida anche nella quiete, nel silenzio, nella pace.<br />

Ritornerà, dopo questo incontro, per continuare la sua missione solitaria in Israele. Ma quel<br />

Dio che l'aveva lanciato in un'avventura così drammatica non lo abbandonerà più, neppure<br />

nell'istante estremo della morte. Attraversato il Giordano, le cui acque si aprono davanti a lui<br />

come era accaduto a Israele al tempo dell'ingresso nella terra promessa, <strong>Elia</strong> è catturato da un<br />

cocchio <strong>di</strong> fuoco, tirato da cavalli <strong>di</strong> fuoco, e, davanti al <strong>di</strong>scepolo Eliseo, entra nell'infinito <strong>di</strong><br />

quel Dio che aveva servito con passione, scomparendo nella fiamma e nel cielo. Sulla terra<br />

resterà il suo mantello, destinato a Eliseo in segno d'investitura.<br />

Sei secoli dopo, nel II secolo a.C., un sapiente biblico, il Siracide, lo canterà così: "Sorse <strong>Elia</strong><br />

<strong>profeta</strong>, simile al fuoco; la sua parola bruciava come fiaccola..." (48, 1). Di Mons. Francesco<br />

Ravasi<br />

12


Come invocarlo<br />

Che cos'è una novena?<br />

<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />

<strong>Il</strong> Carmelo prega con <strong>Elia</strong><br />

Dal Vangelo <strong>di</strong> Luca appare chiaro che la forza che animava gli apostoli era certamente lo<br />

Spirito Santo e ciò che dobbiamo considerare attentamente è come Egli sia sceso sopra <strong>di</strong> loro<br />

mentre erano riuniti insieme in una preghiera comunitaria seguendo l'insegnamento dato da<br />

Gesù "Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Mt 18, 20).<br />

Una Novena <strong>di</strong> preghiera e d'intercessione è dunque un'antica tra<strong>di</strong>zione della Chiesa. Si<br />

ispira alla preghiera fatta con un cuore solo dagli apostoli, riuniti attorno a Maria nel<br />

Cenacolo, durante i nove giorni che separano l'Ascensione del Signore dalla <strong>di</strong>scesa dello<br />

Spirito Santo il giorno <strong>di</strong> Pentecoste (At 2, 1-4).<br />

Questa perseveranza nella preghiera fu suggerita anche da San Paolo "Pregate<br />

continuamente..." consigliava ai Tessalonicesi ben sapendo come una richiesta continua, e<br />

fiduciosa, sia il mezzo migliore per ottenere quanto desiderato. Si ricorda, a proposito, anche<br />

la parabola dell'amico importuno (Lc 11, 5-8) che, sorpreso dall'arrivo notturno <strong>di</strong> un amico,<br />

si rivolse ad un altro amico che si era già coricato richiedendo del pane; pane che gli venne<br />

concesso soltanto dopo una insistente preghiera.<br />

Ogni Novena persegue un fine spirituale o materiale. Nessun aspetto della nostra vita è<br />

in<strong>di</strong>fferente, e meno ancora straniero, al Padre Nostro che è nei Cieli. Egli ci accorda ogni<br />

grazia, ogni dono che favorisce la nostra crescita spirituale, a con<strong>di</strong>zione che noi glielo<br />

chie<strong>di</strong>amo: "Chiedete e vi sarà dato" (Mt 7, 7; Gv 14, 13-14; Lc 11, 9-13).<br />

<strong>Il</strong> nostro Padre celeste ama ricolmare i suoi figli <strong>di</strong> cose buone. Esau<strong>di</strong>sce le nostre preghiere a<br />

suo tempo, il che, naturalmente, non corrisponde sempre alle nostre attese. A modo suo non<br />

lascia alcuna preghiera inascoltata: anche se le risposte non sono le nostre, possiamo essere<br />

certi che "tutto concorre al bene <strong>di</strong> coloro che amano Dio" (Rm 8, 28). Una novena produce<br />

buoni frutti quando è fatta con fervore e nel totale abbandono alla volontà <strong>di</strong> Dio.<br />

La Novena per la festa del <strong>profeta</strong> <strong>Elia</strong> ha inizio l'11 luglio essendo la sua memoria liturgica il<br />

20, ma la preghiera può essere fatta anche in ogni periodo dell'anno.<br />

13


PRIMO GIORNO<br />

<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />

NOVENA A SANT'ELIA PROFETA<br />

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.<br />

O Dio, vieni a salvarmi. Signore, vieni presto in mio aiuto.<br />

Gloria al Padre, Credo.<br />

Devotamente vi supplichiamo, o Patriarca e nostra Guida Sant'<strong>Elia</strong>, per lo zelo che aveste<br />

dell'onor <strong>di</strong> Dio quando vi opponeste all'idolatra Acab ed ai suoi falsi profeti, i quali<br />

pretendevano ad ogni costo farvi adoratore <strong>di</strong> falsi Numi, vogliate ottenerci da Dio il vero zelo<br />

del suo onore, onorandolo e temendolo, e che sia da tutti onorato e temuto il suo Santissimo<br />

Nome.<br />

Pater, Ave e Gloria.<br />

PREGHIERA - Dio onnipotente ed eterno, che hai concesso al <strong>profeta</strong> <strong>Elia</strong> <strong>di</strong> vivere alla tua<br />

presenza e <strong>di</strong> consumarsi per lo zelo della tua gloria, dona ai tuoi servi <strong>di</strong> cercare sempre il tuo<br />

volto, per essere nel mondo testimoni del tuo amore.<br />

SECONDO GIORNO<br />

Devotamente vi supplichiamo, o zelante campione dell'onor <strong>di</strong> Dio, per quel gran merito, per<br />

cui otteneste che per tre anni e sei mesi non piovesse né cadesse rugiada sulla terra per<br />

ricondurre i figli d'Israele alla fede del vero Dio, vogliate ottenerci da Dio <strong>di</strong> vivere e morire<br />

nell'osservanza della sua Santa Legge, e che vogliamo convertirci ai suoi dettami.<br />

Pater, Ave e Gloria.<br />

PREGHIERA - Dio onnipotente ed eterno, che hai concesso al <strong>profeta</strong> <strong>Elia</strong> <strong>di</strong> vivere alla tua<br />

presenza e <strong>di</strong> consumarsi per lo zelo della tua gloria, dona ai tuoi servi <strong>di</strong> cercare sempre il tuo<br />

volto, per essere nel mondo testimoni del tuo amore.<br />

14


TERZO GIORNO<br />

<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />

Devotamente vi supplichiamo, o pro<strong>di</strong>gioso Tesbita, per la grande fiducia che aveste in Dio<br />

grazie alla quale otteneste che scendesse il fuoco <strong>di</strong>voratore dal cielo a consumar le vittime da<br />

voi designate per scre<strong>di</strong>tare le offerte dei sacerdoti <strong>di</strong> Baal, vogliate ottenerci da Dio viva<br />

confidenza nel suo aiuto nelle nostre necessità spirituali e temporali, e che vogliamo<br />

finalmente <strong>di</strong>singannarci dalle apparenti lusinghe <strong>di</strong> questo mondo.<br />

Pater, Ave e Gloria.<br />

PREGHIERA - Dio onnipotente ed eterno, che hai concesso al <strong>profeta</strong> <strong>Elia</strong> <strong>di</strong> vivere alla tua<br />

presenza e <strong>di</strong> consumarsi per lo zelo della tua gloria, dona ai tuoi servi <strong>di</strong> cercare sempre il tuo<br />

volto, per essere nel mondo testimoni del tuo amore.<br />

QUARTO GIORNO<br />

Devotamente vi supplichiamo, o grande operatore <strong>di</strong> miracoli, per quella carità che ardeva nel<br />

vostro cuore e verso Dio e verso il prossimo allorché vi esponeste a mille patimenti e <strong>di</strong>sagi,<br />

peregrinando dall'empia Corte <strong>di</strong> Samaria per le solitu<strong>di</strong>ni della Siria e manifestando<br />

dappertutto la Santa Legge, vogliate ottenerci da Dio che noi per amor suo e del nostro<br />

prossimo non temiamo alcun pericolo, neanche quello <strong>di</strong> perdere la propria vita.<br />

Pater, Ave e Gloria.<br />

PREGHIERA - Dio onnipotente ed eterno, che hai concesso al <strong>profeta</strong> <strong>Elia</strong> <strong>di</strong> vivere alla tua<br />

presenza e <strong>di</strong> consumarsi per lo zelo della tua gloria, dona ai tuoi servi <strong>di</strong> cercare sempre il tuo<br />

volto, per essere nel mondo testimoni del tuo amore.<br />

QUINTO GIORNO<br />

Devotamente vi supplichiamo, voi che siete stato favorito della <strong>di</strong>vina con<strong>di</strong>scendenza, per<br />

quella gratitu<strong>di</strong>ne affettuosa verso la povera vedova <strong>di</strong> Sidone, a cui voi, avendovi dato vitto e<br />

ricovero nel misterioso viaggio, impetraste non mancarle né farina né olio nei suoi vasi<br />

durante la carestia, vogliate ottenerci da Dio <strong>di</strong> essere anche noi sempre grati a Lui come a<br />

nostro, affettuosissimo Padre provvidente, che ci dà vitto e sostegno nel faticoso viaggio <strong>di</strong><br />

questa misera vita.<br />

Pater, Ave e Gloria.<br />

PREGHIERA - Dio onnipotente ed eterno, che hai concesso al <strong>profeta</strong> <strong>Elia</strong> <strong>di</strong> vivere alla tua<br />

presenza e <strong>di</strong> consumarsi per lo zelo della tua gloria, dona ai tuoi servi <strong>di</strong> cercare sempre il tuo<br />

volto, per essere nel mondo testimoni del tuo amore.<br />

SESTO GIORNO<br />

Devotamente vi supplichiamo, o <strong>di</strong>spensatore segnalato dei tesori della natura, per quella<br />

grande potenza che vi comunicò il Signore, allorché risuscitaste il figlio morto della vedova <strong>di</strong><br />

Sidone, <strong>di</strong>stendendovi sul suo cadavere, vogliate ottenerci da Dio <strong>di</strong> risorgere dai nostri vizi,<br />

sottomettendoci <strong>di</strong> buona voglia alla croce della salutare penitenza.<br />

15


Pater, Ave e Gloria.<br />

<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />

PREGHIERA - Dio onnipotente ed eterno, che hai concesso al <strong>profeta</strong> <strong>Elia</strong> <strong>di</strong> vivere alla tua<br />

presenza e <strong>di</strong> consumarsi per lo zelo della tua gloria, dona ai tuoi servi <strong>di</strong> cercare sempre il tuo<br />

volto, per essere nel mondo testimoni del tuo amore.<br />

SETTIMO GIORNO<br />

Devotamente vi supplichiamo, o Beniamino del Sacro Amore, per la vostra somma umiltà<br />

allorché, perseguitato a morte dalla regina Gezabele, viveste solitario e men<strong>di</strong>co lungo le<br />

riviere <strong>di</strong> Cherit col sostegno <strong>di</strong> un corvo che vi nutriva, vogliate ottenerci da Dio il suo santo<br />

timore, col quale, allontanandoci sempre più da ogni occasione <strong>di</strong> peccato, ci sian cibo <strong>di</strong><br />

eternità le stesse suggestioni del nemico infernale.<br />

Pater, Ave e Gloria.<br />

PREGHIERA - Dio onnipotente ed eterno, che hai concesso al <strong>profeta</strong> <strong>Elia</strong> <strong>di</strong> vivere alla tua<br />

presenza e <strong>di</strong> consumarsi per lo zelo della tua gloria, dona ai tuoi servi <strong>di</strong> cercare sempre il tuo<br />

volto, per essere nel mondo testimoni del tuo amore.<br />

OTTAVO GIORNO<br />

Devotamente vi supplichiamo, o depositario fedele delle <strong>di</strong>vine con<strong>di</strong>scendenze, per quella<br />

grazia che riceveste <strong>di</strong> esser cibato col pane, figura della Santa Eucaristia, svegliandovi<br />

l'Angelo dal sonno sotto il ginepro col quale cibo confortato camminaste per il deserto<br />

quaranta giorni fino al monte Oreb, vogliate ottenerci da Dio un vivo desiderio <strong>di</strong> degnamente<br />

ricevere la Santa Eucaristia, vero e sicuro viatico a camminare pel deserto <strong>di</strong> questo mondo,<br />

finché giungeremo in salvezza nel Santo Para<strong>di</strong>so.<br />

Pater, Ave e Gloria.<br />

PREGHIERA - Dio onnipotente ed eterno, che hai concesso al <strong>profeta</strong> <strong>Elia</strong> <strong>di</strong> vivere alla tua<br />

presenza e <strong>di</strong> consumarsi per lo zelo della tua gloria, dona ai tuoi servi <strong>di</strong> cercare sempre il tuo<br />

volto, per essere nel mondo testimoni del tuo amore.<br />

NONO GIORNO<br />

Devotamente vi supplichiamo, o potente nostro Protettore, per quel favore speciale<br />

concessovi da Dio <strong>di</strong> farsi da Voi vedere a faccia a faccia il Salvatore Gesù sul monte Tabor<br />

nella sua gloriosa trasfigurazione, <strong>di</strong> volerci ottenere da Dio la grazia <strong>di</strong> vivere sempre con la<br />

considerazione che Id<strong>di</strong>o ci vede, affinché, serbandoci sempre degni dei suoi purissimi occhi,<br />

possiamo svelatamente vederlo nel Santo Para<strong>di</strong>so.<br />

Pater, Ave e Gloria.<br />

PREGHIERA - Dio onnipotente ed eterno, che hai concesso al <strong>profeta</strong> <strong>Elia</strong> <strong>di</strong> vivere alla tua<br />

presenza e <strong>di</strong> consumarsi per lo zelo della tua gloria, dona ai tuoi servi <strong>di</strong> cercare sempre il tuo<br />

volto, per essere nel mondo testimoni del tuo amore.<br />

16


<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />

Teresa Benedetta della Croce (E<strong>di</strong>th Stein)<br />

e il <strong>profeta</strong> <strong>Elia</strong><br />

Teresa Benedetta della Croce (E<strong>di</strong>th Stein) ha molto amato il <strong>profeta</strong> <strong>Elia</strong>. Citiamo alcuni passi<br />

delle sue opere che ne mettono in risalto la figura:<br />

Commentando un passo della Regola del Carmelo ella scrive:<br />

"Me<strong>di</strong>tare nella legge del Signore può essere una forma <strong>di</strong> preghiera quando assumiamo la<br />

preghiera nel suo ampio senso abituale. Ma noi pensiamo al vigilare nella preghiera come<br />

all'inabissarci in Dio, come è proprio della contemplazione, allora la me<strong>di</strong>tazione ne è solo una<br />

via.<br />

Vegliando in preghiera, esprime lo stesso che <strong>Elia</strong> <strong>di</strong>sse con le parole: Stare davanti al Volto<br />

del Signore... La preghiera è guardare in alto al Volto dell'Eterno. Lo possiamo solo quando lo<br />

Spirito veglia nelle ultime profon<strong>di</strong>tà, sciolti da ogni attività e go<strong>di</strong>mento terreno, che lo<br />

attutiscono. Essere vigilanti con il corpo non garantisce quest'essere vigilanti e la quiete,<br />

desiderata secondo la natura, non lo impe<strong>di</strong>sce.<br />

17


<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />

Non abbiamo il Salvatore solo nelle narrazioni dei testimoni sulla sua vita. Egli è presente a<br />

noi nel Santissimo Sacramento, e le ore <strong>di</strong> adorazione <strong>di</strong>nanzi al Massimo Bene, l'ascolto della<br />

voce del Dio eucaristico sono: me<strong>di</strong>tare la Legge del Signore e vigilare nella preghiera nel<br />

contempo.<br />

<strong>Elia</strong> ritornerà come testimone della rivelazione segreta, quando si avvicinerà la fine del<br />

mondo, nella lotta contro l'Anticristo per patire la morte dei martiri per il suo Signore".<br />

Ella parla del popolo ebraico:<br />

La Chiesa era fiorita, ma lontano rimaneva<br />

la massa del popolo, lontano dal Signore<br />

e da sua Madre, nemico della Croce.<br />

Esso erra qua e là e non può trovare riposo,<br />

oggetto <strong>di</strong> scherno e <strong>di</strong> <strong>di</strong>sprezzo:<br />

Tale rimarrà fino all'ultima battaglia.<br />

allora prima che la Croce nel cielo appaia,<br />

prima ancora che <strong>Elia</strong> venga a radunare i suoi,<br />

il Buon Pastore in silenzio percorrerà le nazioni.<br />

"Nella sua festa che celebriamo al 20 luglio, il sacerdote va all'altare con i paramenti rossi... In<br />

questo giorno il convento dei nostri padri sul monte Carmelo, che racchiude la grotta <strong>di</strong> <strong>Elia</strong>, è<br />

meta <strong>di</strong> folte schiere <strong>di</strong> pellegrini: ebrei, musulmani e cristiani <strong>di</strong> tutte le confessioni<br />

gareggiano nell'onorare il grande <strong>profeta</strong>".<br />

I legami tra il Carmelo e l'ebraismo<br />

<strong>di</strong> Bruno Secon<strong>di</strong>n<br />

Succede, a volte, che un'intuizione carismatica - nella regola <strong>di</strong> un Or<strong>di</strong>ne, nell'idea <strong>di</strong> un<br />

fondatore, all'interno <strong>di</strong> un gruppo religioso, ecc... - debba aspettare a lungo, anche secoli, per<br />

trovare persone e ambiente adatto per il suo sviluppo. Un segno e un esempio abbastanza<br />

chiaro ce lo offre la Chiesa stessa: son dovuti passare quasi duemila anni prima <strong>di</strong> riscoprire,<br />

con il Concilio Vaticano II, la sua più vera identità, il suo messaggio, la sua missione nel<br />

mondo, il modo più autentico <strong>di</strong> trasmettere il vangelo <strong>di</strong> Gesù. Tutto questo era nelle sue<br />

viscere, non ha inventato nulla, ha dovuto solo attendere il tempo propizio per ascoltare "ciò<br />

18


<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />

che lo Spirito <strong>di</strong>ce alle Chiese" (Ap 2, 7), tornare alle fonti e rileggere con umiltà e in maniera<br />

più genuina il compito affidatole da Cristo e dagli Apostoli.<br />

Anche il Carmelo ha, nella sua spiritualità, delle intuizioni carismatiche non del tutto<br />

riscoperte. Ad esempio, nella nostra Regola c'è un chiaro, preciso, in<strong>di</strong>scusso punto <strong>di</strong><br />

riferimento proposto come guida: san Paolo apostolo. Eppure, la tra<strong>di</strong>zione carmelitana non<br />

l'ha percepito e son dovuti trascorrere ben settecento anni prima <strong>di</strong> trovare risposta nella vita<br />

e negli scritti della beata Elisabetta della Trinità!<br />

La coscienza dei legami tra il Carmelo e l'ebraismo è una riscoperta <strong>di</strong> un carisma che<br />

richiederà ancora più grave; tempo, benché qua e là qualcuno abbia cominciato ad accorgersi<br />

dello stretto rapporto che intercorre tra la spiritualità dell'Or<strong>di</strong>ne Carmelitano e quella<br />

ebraica. <strong>Il</strong> fatto è che la novità del <strong>di</strong>alogo ebraico-cristiano del dopo Concilio, si fa strada<br />

tutt'oggi con molte <strong>di</strong>fficoltà poiché è necessario un vero cambiamento <strong>di</strong> mentalità, e non<br />

solo da parte degli stu<strong>di</strong>osi in materia, <strong>di</strong> qualche teologo o <strong>di</strong> esperti <strong>di</strong> ecumenismo, ma <strong>di</strong><br />

tutta la massa della cristianità, della grande porzione del popolo. In questo arduo cammino<br />

fatto <strong>di</strong> timi<strong>di</strong> passi <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo e riconciliazione tra Chiesa e Israele, il Carmelo rilegge le sue<br />

origini e vi trova qualcosa <strong>di</strong> insospettato, un filo d'oro che, anteriore alla stessa fondazione<br />

dell'Or<strong>di</strong>ne, ne attraversa tutta la storia, la spiritualità, la Regola, i santi... un filo d'oro che oggi<br />

chiede <strong>di</strong> essere riconosciuto, <strong>di</strong> risplendere: è l'affinità con l'ebraismo.<br />

L'esame <strong>di</strong> questa affinità viene, qui, concentrato in <strong>di</strong>versi punti unicamente per<br />

schematizzare il <strong>di</strong>scorso e andare con un certo or<strong>di</strong>ne, ma in realtà si tratta <strong>di</strong> relazioni e<br />

somiglianze strettissime, capillari, <strong>di</strong>ffuse, allo stesso modo <strong>di</strong> come un figlio può somigliare al<br />

padre per il colore degli occhi o la forma della bocca o per la statura ecc... ma non si potrà mai<br />

<strong>di</strong>re quanto gli assomigli nell'intensità dello sguardo, o nella maniera <strong>di</strong> fare, o<br />

nell'espressione del linguaggio, ciò rimane indefinibile, un qualcosa che non si può precisare e<br />

che tuttavia è ben presente e reale.<br />

<strong>Il</strong> monte Carmelo<br />

<strong>Il</strong> sorgere dell'Or<strong>di</strong>ne Carmelitano si riallaccia a un gruppo <strong>di</strong> fedeli cristiani (penitenti,<br />

pellegrini) che, provenendo dall'Europa - e quin<strong>di</strong> latini - in linea con la "peregrinatio<br />

hierosolymitana" allora in voga, si stabilirono al Monte Carmelo più o meno nel periodo della<br />

terza crociata, 1189-1192. Essendo in atto l'occupazione dei Saraceni, che tra l'altro avevano<br />

conquistato Gerusalemme, i pellegrini che giungevano in Terra Santa dovevano trovare dei<br />

luoghi sicuri. È questo uno dei motivi per la scelta <strong>di</strong> <strong>di</strong>morare sul monte Carmelo,<br />

appartenente al Regno Latino e protetto da fortilizi militari. <strong>Il</strong> monte Carmelo è l'ultima parte<br />

<strong>di</strong> una catena montuosa in Terra Santa, oggi Israele. <strong>Il</strong> suo nome in ebraico significa: giar<strong>di</strong>no,<br />

frutteto, in riferimento alla sua rinomata fertilità e vegetazione spontanea. È un monte caro<br />

alla tra<strong>di</strong>zione biblica: cfr Is 35, 2; Ger 50, 19; Ct 7, 6. In esso si vede anche il luogo del rinnovo<br />

dell'alleanza con Dio attraverso il <strong>profeta</strong> <strong>Elia</strong> (1 Re 18, 20-46).<br />

Giovanni Paolo II, durante un'u<strong>di</strong>enza ai Carmelitani, affermava: "<strong>Il</strong> Carmelo vanta una lunga<br />

storia, che affonda le proprie ra<strong>di</strong>ci nella tra<strong>di</strong>zione e nella spiritualità biblica. Esso infatti si<br />

ricollega col monte sul quale gli antichi "figli dei profeti" stabilirono il centro <strong>di</strong> attrazione e <strong>di</strong><br />

ispirazione per quella parte <strong>di</strong> popolo ebraico che desiderava rimanere fedele al Dio <strong>di</strong> Israele<br />

e alla sua rivelazione. In tali propositi gli israeliti erano spronati e sostenuti dagli esempi e<br />

dalla pre<strong>di</strong>cazione del <strong>profeta</strong> <strong>Elia</strong>...". I primi carmelitani erano pienamente consapevoli <strong>di</strong><br />

19


<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />

tutto ciò. Sapevano <strong>di</strong> abitare in un luogo in cui, ai tempi <strong>di</strong> <strong>Elia</strong>, pii israeliti vivevano un puro e<br />

autentico culto al Signore ed erano fedelissimi allo javhismo.<br />

<strong>Il</strong> Targum al Cantico dei Cantici del versetto suin<strong>di</strong>cato dove si accenna al Carmelo, ha questa<br />

interpretazione: "E il re, costituito capo sopra <strong>di</strong> te, è giusto come il <strong>profeta</strong> <strong>Elia</strong> che arse <strong>di</strong><br />

zelo per il Sovrano del cielo e uccise i profeti <strong>di</strong> menzogna sul monte Carmelo e riportò il<br />

popolo della casa <strong>di</strong> Israele al timore del Signore Id<strong>di</strong>o"; il Cantico Rabba ha quest'altra<br />

interpretazione: "Disse il Santo - benedetto Egli sia - a Israele: il capo che è su <strong>di</strong> te è come il<br />

Carmelo, e i poveri che sono fra voi mi sono cari come <strong>Elia</strong> che salì al monte Carmelo".<br />

Probabilmente i nostri eremiti carmelitani non erano a conoscenza <strong>di</strong> questi testi <strong>di</strong> matrice<br />

ebraica (i tempi non lo consentivano), ma certamente furono pronti a recepirne tutta la<br />

ricchezza simbolico/spirituale. Lo vedremo meglio più avanti.<br />

<strong>Elia</strong><br />

<strong>Il</strong> monte Carmelo richiama alla memoria le gesta e la vita del grande <strong>profeta</strong> <strong>Elia</strong>: egli rimane il<br />

massimo punto d'incontro e parentela tra i carmelitani e gli ebrei. L'haggadah elianica nella<br />

tra<strong>di</strong>zione rabbinica-ebraica, sviluppatasi soprattutto in Oriente, ha talmente influenzato il<br />

patrimonio culturale e spirituale dei carmelitani da farne i più autorevoli portavoce su <strong>Elia</strong> in<br />

Occidente. I primi eremiti sul monte Carmelo, là dove si sentiva la presenza quasi fisica del<br />

grande <strong>profeta</strong>, là dove presero <strong>di</strong>mora "presso la fonte <strong>di</strong> <strong>Elia</strong>", lo considerarono subito, come<br />

una cosa molto naturale e spontanea, loro padre e guida, modello ispiratore. Da chi appresero<br />

questa profonda venerazione nei confronti <strong>di</strong> <strong>Elia</strong>? È ormai documentato ampiamente come i<br />

primi eremiti carmelitani attingessero abbondantemente alle tra<strong>di</strong>zioni giudaiche sul <strong>profeta</strong><br />

<strong>Elia</strong>. Porto solo qualche esempio. Quando i carmelitani furono costretti dai Saraceni ad<br />

abbandonare la montagna del <strong>profeta</strong> e ad emigrare in Europa, portarono con sé le loro<br />

tra<strong>di</strong>zioni eliane. Allorché venivano interrogati circa la loro origine, <strong>di</strong>chiaravano <strong>di</strong> essere i<br />

successori <strong>di</strong> <strong>Elia</strong> e <strong>di</strong> Eliseo. Per confermare tale pretesa si rifacevano alla tra<strong>di</strong>zione, vecchia<br />

<strong>di</strong> secoli, secondo cui il primo <strong>di</strong>scepolo <strong>di</strong> <strong>Elia</strong> fu Giona, il figlio della vedova <strong>di</strong> Sarepta. Essa<br />

l'aveva affidato alle cure <strong>di</strong> <strong>Elia</strong> dopo che il <strong>profeta</strong> l'aveva riportato in vita. Questo Giona<br />

<strong>di</strong>ventò il celebre <strong>profeta</strong> <strong>di</strong> Ninive. Affermazioni del genere oggi ci lasciano perplessi, ma non<br />

20


<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />

sono un'invenzione dei carmelitani; si possono trovare nelle prime fonti cristiane. Per<br />

esempio Severo <strong>di</strong> Antiochia, patriarca monofisita santo e martire, afferma che quella<br />

tra<strong>di</strong>zione aveva fonti ebraiche. Che il popolo giudaico fosse convinto <strong>di</strong> una certa relazione<br />

fra <strong>Elia</strong> e Giona è fuori <strong>di</strong> ogni dubbio. Lo riporta anche Elie Wiesel, un sopravvissuto<br />

dell'olocausto <strong>di</strong> Auschwitz, nella sua incantevole storia <strong>di</strong> <strong>Elia</strong>: "Una fonte colloca Giona dopo<br />

Davide e Samuele. Ci si chiede perfino <strong>di</strong> credere che era uguale ad <strong>Elia</strong> che lo aveva or<strong>di</strong>nato".<br />

Tale tra<strong>di</strong>zione venne ripresa dai carmelitani del me<strong>di</strong>oevo che l'usarono al massimo.<br />

Molto prima che l'Or<strong>di</strong>ne del Carmelo fosse costituito me<strong>di</strong>ante la Regola Albertina, un'antica<br />

tra<strong>di</strong>zione giudaica affermava che <strong>Elia</strong> era celibe. Con riferimento a fonti bibliche o talmu<strong>di</strong>che<br />

Elie Wiesel <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> <strong>Elia</strong>: "Non ha una professione particolare; <strong>di</strong> fatto è <strong>di</strong>soccupato, senza casa<br />

e celibe". I primi scrittori cristiani fecero propria la tra<strong>di</strong>zione giudaica. Non deve<br />

sorprenderci allora che, ricchi <strong>di</strong> questa conoscenza della tra<strong>di</strong>zione giudaica e cristiana, i<br />

carmelitani abbiano visto in <strong>Elia</strong> il celibe ideale.<br />

<strong>Elia</strong> assunto nel turbine lascia senza risposta una domanda: è morto <strong>Elia</strong>? E se no, ritornerà?<br />

Secondo pie tra<strong>di</strong>zioni giudaiche <strong>Elia</strong> vive ancora. Egli compare spesso in questo mondo, per<br />

lo più come un angelo, per accompagnare il popolo ebraico nel suo lungo e doloroso<br />

pellegrinaggio. Nel rito della circoncisione viene lasciata libera una se<strong>di</strong>a: è la se<strong>di</strong>a <strong>di</strong> <strong>Elia</strong>.<br />

Forse il <strong>profeta</strong> potrebbe apparire durante la cerimonia. E nella cena pasquale - il seder -<br />

viene posto sulla tavola un bicchiere <strong>di</strong> vino in più: è per <strong>Elia</strong>, qualora dovesse arrivare<br />

durante la celebrazione. Elie Wiesel, basandosi su tra<strong>di</strong>zioni ebraiche, scrive: "Ma un giorno<br />

egli [<strong>Elia</strong>] verrà e si fermerà. In quel giorno accompagnerà il Messia al cui destino è legato.<br />

L'uno non può portare a termine la propria missione senza l'altro. Perché giunga il Messia,<br />

deve essere preceduto e annunciato da <strong>Elia</strong>. Nel frattempo, egli consola e occasionalmente<br />

cura i malati. Incoraggia i deboli. Corre dei rischi e sfida i nemici per salvaguardare la<br />

sopravvivenza ebraica: non abbiamo miglior <strong>di</strong>fensore in cielo <strong>di</strong> <strong>Elia</strong>. Egli è legato al dolore<br />

ebraico e parla <strong>di</strong> esso a Dio".<br />

Un nostro storico carmelitano, padre Emanuele Boaga, in una sua conferenza sul <strong>profeta</strong> <strong>Elia</strong><br />

ha detto: "Nell'esegesi rabbinica talmu<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> <strong>Elia</strong> si sottolinea l'essere plasmato e guidato<br />

solo dalla parola <strong>di</strong> Dio e il suo cuore in<strong>di</strong>viso, tutto davanti a Dio, e tutto de<strong>di</strong>to al servizio dei<br />

piani <strong>di</strong>vini. <strong>Elia</strong> prepara i tempi messianici come artefice <strong>di</strong> pace. Nella tra<strong>di</strong>zione popolare<br />

ebraica <strong>Elia</strong> è considerato grande maestro e ritenuto l'autorità capace <strong>di</strong> rispondere a tutte le<br />

questioni irrisolte del tempo messianico. Egli appare come il precursore del Messia e gli si<br />

attribuisce una partecipazione sempre più attiva alla redenzione dell'umanità [...] <strong>Elia</strong> è la<br />

figura più amata nel folklore giudaico, forse anche per il fatto che egli risulta sempre molto<br />

attento alle necessità <strong>di</strong> esso. Per gli ebrei <strong>Elia</strong> è un personaggio vivente, che non appartiene<br />

solo al passato e che accompagna Israele nel suo continuo pellegrinaggio nel mondo. Nei<br />

pericoli è avvocato e soccorritore del popolo giudaico".<br />

Gerusalemme<br />

Nella norma <strong>di</strong> vita che i primi eremiti sul monte Carmelo chiesero e ottennero da<br />

sant'Alberto, patriarca <strong>di</strong> Gerusalemme, vi è un costante riferimento alla prima comunità<br />

gerosolimitana, cioè quella prima chiesa <strong>di</strong> giudei che <strong>di</strong>venne la Chiesa madre <strong>di</strong> tutte le<br />

chiese. Chi conosce anche solo vagamente la storia della Chiesa e soprattutto la storia dei<br />

momenti critici <strong>di</strong> essa, sa <strong>di</strong> sicuro come la memoria della chiesa primitiva e soprattutto lo<br />

stile <strong>di</strong> vita dei credenti <strong>di</strong> Gerusalemme (At 2 e 4) sempre hanno costituito un modello, un<br />

esempio, un'ispirazione stimolante. Quando poi si pensa a quanto i crociati sognassero <strong>di</strong><br />

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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />

raggiungere Gerusalemme, <strong>di</strong> contemplare "le sue mura", <strong>di</strong> salutarla da lontano e <strong>di</strong> venerare<br />

i luoghi che ricordavano episo<strong>di</strong> della vita <strong>di</strong> Cristo, allora si capirà come Gerusalemme fosse<br />

davvero il centro <strong>di</strong> tutti i sospiri e i progetti <strong>di</strong> coloro che andavano verso la Terra Santa. Se<br />

questo era il clima generale <strong>di</strong> tutto l'Occidente, bisogna sospettare che anche i carmelitani ne<br />

dovevano essere pervasi, arrivando al punto da in<strong>di</strong>viduare nell'ideale <strong>di</strong> Gerusalemme il<br />

nucleo centrale e intenzionale della Regola.<br />

Ma quale Gerusalemme i pellegrini andavano a contemplare? O quale Gerusalemme i crociati<br />

volevano conquistare? Gerusalemme appartiene a Israele per vocazione <strong>di</strong>vina. C'è una<br />

visione cristiana <strong>di</strong> Gerusalemme, c'è un affetto cristiano per Gerusalemme, c'è un legame<br />

forte dei cristiani con la città santa, ma questo non può significare appartenenza, o possesso<br />

da parte <strong>di</strong> quelli la cui vocazione è <strong>di</strong> essere, secondo l'autore Diogneto, "senza una patria" (V,<br />

1 ss). La Chiesa per vocazione è paroikìa (esilio) e i cristiani sono pàroikoi (1 Pt 2, 11) perché<br />

la loro patria è nei cieli. I cristiani, indubbiamente, hanno un legame con la terra d'Israele e<br />

con Gerusalemme, ma il legame più manifesto oggi è quello con i cosiddetti luoghi santi, il<br />

legame dei pellegrini cristiani che visitano il paese fin dal IV secolo, legame che è vissuto come<br />

un <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> proprietà dei luoghi dei "passi <strong>di</strong> Gesù", come un memoriale dell'incarnazione. Io<br />

credo che questo legame con il luogo della tomba vuota, con il cenacolo o con il monte degli<br />

Ulivi è sacrosanto, ma è un legame che non deve mai essere isolato dalla visione <strong>di</strong> tutta la<br />

terra, <strong>di</strong> tutta Gerusalemme nella storia da Abramo fino al muro occidentale del Tempio, storia<br />

che è quella del popolo delle promesse e delle bene<strong>di</strong>zioni, <strong>di</strong> tutto il popolo d'Israele che<br />

ancora oggi è una realtà vivente in alleanza con il suo Dio.<br />

Ci viene quasi spontaneo il dedurre che i primi eremiti del Carmelo non avessero affatto<br />

questa "visione" della Terra Santa, la prospettiva ecumenica nel me<strong>di</strong>oevo era davvero tanto<br />

lontana... Ma ci sono alcuni in<strong>di</strong>zi che fanno pensare ad una certa consapevolezza "ebraica" dei<br />

carmelitani nel loro rapporto con Gerusalemme.<br />

La Sacra Scrittura, ad esempio. Nella Regola del Carmelo è forte l'insistenza <strong>di</strong> nutrirsi della<br />

Parola <strong>di</strong> Dio, <strong>di</strong> me<strong>di</strong>tare giorno e notte la legge del Signore (cfr cc. 10 e 1916). La stessa<br />

Regola è inzuppata <strong>di</strong> passi biblici, dell'Antico e del Nuovo Testamento: "per i cristiani che<br />

leggono, pregano, credono, aderiscono alle Scritture, Gerusalemme è innanzitutto una realtà<br />

precisa, localizzabile, storica, non trasportabile e non scambiabile. <strong>Il</strong> cristiano [o il<br />

carmelitano] che legge la Bibbia deve fare molta attenzione: il carattere teologico <strong>di</strong><br />

Gerusalemme è inseparabile dal suo esistere reale <strong>di</strong> comunità <strong>di</strong> credenti nella storia, quale<br />

città. "<strong>Il</strong> Signore è là!" (Ez 48, 35), precisamente là, localizzabile là, in Gerusalemme". Risulta<br />

<strong>di</strong>fficile pensare che i primi carmelitani, sprofondando nella pagine della Bibbia, non abbiano<br />

percepito lo spessore <strong>di</strong> carne e <strong>di</strong> pietre <strong>di</strong> tutta l'intera storia della salvezza! Cantando "le<br />

mura <strong>di</strong> Gerusalemme e i suoi baluar<strong>di</strong>" (sal 121), come credere che non abbiano avuto<br />

presente la città reale, umana, geografica, biblica e storica, città con la polvere delle sue case?<br />

Gesù, il Signore del luogo che i carmelitani avevano scelto <strong>di</strong> servire, nella preghiera e in santa<br />

penitenza, non è il Messia che realizza la Legge e i Profeti? È impossibile che la pagina<br />

genealogica <strong>di</strong> Gesù, nei vangeli <strong>di</strong> Mt e Lc, non abbia evocato in loro profonde risonanze sul<br />

vissuto religioso del popolo giudaico: si veda, per esempio, la seconda strofa dell'inno "Flos<br />

Carmeli" che chiama Maria Ra<strong>di</strong>x Jesse.<br />

Ma c'è un'altra traccia che lascia intravedere quanto attingessero dall'ebraismo, una traccia<br />

trascurata quanto palese:<br />

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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />

Le leggende. Oggi, a noi, la leggenda non <strong>di</strong>ce nulla, ci sembra pura fantasia, un'invenzione da<br />

scre<strong>di</strong>tare. Per l'uomo del me<strong>di</strong>oevo non era così: egli era attento e sensibile al simbolismo, ai<br />

significati spirituali, e non narrava la storia così come facciamo noi, troppo preoccupati a<br />

documentarla e a definirla. La leggenda era una sorta <strong>di</strong> letteratura nel me<strong>di</strong>oevo, e<br />

rispondeva al bisogno <strong>di</strong> assimilare valori vitali attraverso un linguaggio simbolico. Abbiamo<br />

già visto come i primi carmelitani facessero proprie leggende eliane <strong>di</strong> origine rabbinicatalmu<strong>di</strong>ca;<br />

ma tante altre leggende hanno questa origine ebraica come se questa fosse un<br />

canovaccio, un filo conduttore.<br />

Ad esempio una leggenda <strong>di</strong>ceva che la famiglia <strong>di</strong> Gesù <strong>di</strong>morava a Nazareth ed usava<br />

visitare, <strong>di</strong> quando in quando, i pii eremiti carmelitani che vivevano sul monte Carmelo. Questi<br />

conoscevano l'eccelsa <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> Maria Santissima attraverso la visione del loro fondatore, il<br />

<strong>profeta</strong> <strong>Elia</strong>, che la vide prefigurata nella nuvoletta apportatrice <strong>di</strong> pioggia copiosa e benefica,<br />

dopo tre anni <strong>di</strong> siccità. E in suo onore avevano e<strong>di</strong>ficato un tempio. In occasione delle<br />

ricordate visite essi andavano incontro alle persone sacre, conducendole poi in processione<br />

alla cappella, per prestare ad esse gli omaggi della loro profonda venerazione. Sant'Anna,<br />

Maria Santissima e il Divino Infante prendevano posto sull'altare e veniva acceso un<br />

candelabro a sette braccia. <strong>Il</strong> candelabro a sette braccia è la menorah. Un'altra leggenda parla<br />

dell'incontro <strong>di</strong> Maria con le vergini sue compagne sul Carmelo, affermando che le donne<br />

ebree <strong>di</strong> Nazareth sono le più belle <strong>di</strong> tutta la regione e questo era stato loro concesso da santa<br />

Maria che affermavano essere loro parente. Qui si parla <strong>di</strong> "donne ebree", parenti della<br />

Madonna, e i carmelitani si designano come Fratelli della Beata Vergine Maria.<br />

Ancora un'altra leggenda che si riferisce alla nascita <strong>di</strong> <strong>Elia</strong>: "fu un uomo <strong>di</strong> Dio della tribù <strong>di</strong><br />

Aronne, della quale tribù nacque la vergine Maria, Sobach. Fu della città Tisbe, che è della<br />

provincia <strong>di</strong> Galaad. E questo Sobach ebbe un figliolo: si chiamava <strong>Elia</strong> <strong>di</strong> Tisbe. Dice lo<br />

scrittore Pietro Mangiante sopra i quattro libri dei Re: leggesi che Sobach, padre <strong>di</strong> <strong>Elia</strong><br />

<strong>profeta</strong>, innanzi che nascesse <strong>Elia</strong> vide in sogno l'angelo che gli <strong>di</strong>mostrava uomini vestiti <strong>di</strong><br />

bianco, i quali salutavano Sobach. Dopo tale visione andò in Gerusalemme e lo <strong>di</strong>sse ai saggi: e<br />

gli fu risposto dagli uomini sapienti queste parole: il fanciullo, il quale nascerà dalla tua donna,<br />

giu<strong>di</strong>cherà il popolo <strong>di</strong> Israele con la spada <strong>di</strong> fuoco". Alla leggenda si aggiunse anche il<br />

particolare che gli uomini vestiti <strong>di</strong> bianco veduti nel sogno dal padre <strong>di</strong> <strong>Elia</strong>, Sobach, altri non<br />

fossero che i carmelitani che il fanciullo avrebbe fondato. Da notare che tale leggenda, oltre a<br />

contenere nomi e luoghi tipicamente giudaici, fu rappresentata in una tavola dal pittore Pietro<br />

Lorenzetti (oggi conservata nella pinacoteca <strong>di</strong> Siena e che risale al 1329) e in questo <strong>di</strong>pinto<br />

ad<strong>di</strong>rittura viene raffigurato un tallit, lo scialle che gli ebrei tuttora usano per la loro<br />

preghiera. Che cosa spingeva i carmelitani ad usare simboli e midrashim ebraici? Forse<br />

inconsapevolmente cercavano le ra<strong>di</strong>ci della fede cristiana?<br />

Sono veramente tanti gli in<strong>di</strong>zi che ci inducono a pensare quanto la prima generazione dei<br />

carmelitani formasse la sua storia e spiritualità su una base <strong>di</strong> letteratura e liturgia giudaica e<br />

come ciò abbia influito sulla loro visione "israelitica" della città <strong>di</strong> Gerusalemme. "Da tutti<br />

questi elementi possiamo <strong>di</strong>re che - anche se non esistono prove assolute del legame fra<br />

progetto <strong>di</strong> vita e ispirazione gerosolimitana - tuttavia ci sono moltissimi spunti del testo e<br />

dell'ambiente, che sembrano condurre verso questa linea. Così appare significativo che coloro<br />

che erano partiti dall'Europa per arrivare a contemplare i luoghi dove si era "manifestata la<br />

bontà <strong>di</strong> Dio nostro Salvatore, e il suo amore per gli uomini" (1 Tito 3, 4), non potendo<br />

arrivare fino alla città santa, occupata dai Saraceni, abbiano cercato <strong>di</strong> ricostruirne i simboli e i<br />

valori nel luogo dove si erano ritirati. Così si manteneva viva la speranza <strong>di</strong> vedere<br />

Gerusalemme terrena..." la città <strong>di</strong> Davide, il luogo santo che era ed è una sola realtà, un luogo<br />

23


<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />

preciso, una entità storica legata in modo inscin<strong>di</strong>bile alla storia <strong>di</strong> Israele, il popolo <strong>di</strong> Dio.<br />

Solo in questo senso può capirsi l'invito <strong>di</strong> un noto autore carmelitano: per legittima<br />

<strong>di</strong>latazione <strong>di</strong> significato delle origini, i carmelitani possono avere un ruolo più attivo nel<br />

<strong>di</strong>alogo con gli ere<strong>di</strong> della Terra Promessa (arabi, palestinesi e israeliti); avere maggiore<br />

attenzione ai legami spirituali e culturali con la loro esperienza; sentirsi responsabili<br />

dell'incontro fra Oriente e Occidente, fra le rispettive saggezze spirituali (mistiche, simboliche,<br />

iniziatiche). Le antiche vicinanze geografiche potrebbero stimolare un recupero vitale<br />

espresso in termini nuovi. È come fare ancora la "peregrinatio hierosolymitana" ma in<br />

prospettive innovative.<br />

È una sfida e una nuova profezia rivolta a tutti i carmelitani <strong>di</strong> prendere coscienza della nostra<br />

tra<strong>di</strong>zione ed ere<strong>di</strong>tà e farne la nostra missione oggi, in risposta agli auspici dei documenti<br />

magisteriali della Chiesa (cfr <strong>di</strong>chiarazione Nostra Aetate, i Documenti ufficiali della Pontificia<br />

Commissione per i Rapporti con l'Ebraismo, i Discorsi e i gesti significativi <strong>di</strong> Giovanni Paolo II<br />

durante il suo viaggio in Israele nell'anno giubilare del 2000).<br />

Nella Regola<br />

Al capitolo 9 la Regola <strong>di</strong>ce: la cella del Priore sia presso l'entrata del luogo <strong>di</strong> abitazione, così<br />

che egli possa essere il primo ad accogliere coloro che vi giungano da fuori... È forse un<br />

accenno all'ospitalità abramitica (cfr Gen 18, 1-5)?<br />

Al capitolo 10 si raccomanda <strong>di</strong> me<strong>di</strong>tare giorno e notte la "legge del Signore" (cfr Salmo 1).<br />

Quest'ultima espressione è tipicamente veterotestamentaria e nel linguaggio ebraico designa<br />

la Torah. Anche i rabbini raccomandano insistentemente ai loro <strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong> me<strong>di</strong>tare la<br />

Torah: "l'ebraismo è chiamato civiltà del commento. "La Torah non è in cielo" (Dt 30, 12), ma<br />

nel commento: l'uomo cerca con ansia la Parola autentica <strong>di</strong> Dio, e Dio gli viene incontro: "la<br />

Parola è vicinissima a te, è sulla tua bocca, nel tuo cuore" (Dt 30, 14): nel cuore umano è<br />

presente lo Spirito che permette percezione e adeguamento della Parola ai tempi: così il<br />

commento è una progressiva teofania <strong>di</strong> Dio".<br />

Quasi tutto il capitolo 12 si ispira al modello della primitiva comunità giudeo-cristiana <strong>di</strong><br />

Gerusalemme: "nessuno dei fratelli <strong>di</strong>ca che qualche cosa è <strong>di</strong> sua proprietà, ma tutto sia in<br />

comune tra <strong>di</strong> voi e si <strong>di</strong>stribuisca a ciascuno quello <strong>di</strong> cui ha necessità, per mano del Priore<br />

[...], tenendo conto dell'età e dei bisogni <strong>di</strong> ciascuno".<br />

<strong>Il</strong> progetto <strong>di</strong> collocare la cappella in mezzo alle celle del capitolo 14 ("l'oratorio costruitelo in<br />

mezzo alle celle, se si può fare con una certa como<strong>di</strong>tà...") richiama perfino alla lettera<br />

l'e<strong>di</strong>ficazione del nuovo tempio descritta da Ez 48, 8 "in mezzo alle tribù il santuario".<br />

<strong>Il</strong> capitolo 19, proprio al centro, contiene una parte dello Shema Israel: "rivestitevi della<br />

corazza della giustizia per poter amare il Signore vostro Dio con tutto il cuore e con tutta la<br />

mente e con tutte le forze...". Con tutta probabilità, in questo versetto della Regola, l'autore si<br />

ricollega a Lc 10, 27 ma la citazione evangelica è desunta da Dt 6, 4-9, lo Shema, il credo per<br />

eccellenza dell'ebraismo, il cui uso liturgico e l'obbligo <strong>di</strong> recitarlo mattina e sera è attestato<br />

storicamente già un secolo prima dell'era cristiana e <strong>di</strong> esso si sono nutriti giorno dopo giorno<br />

Gesù, la Vergine Maria, gli Apostoli e le prime comunità cristiane.<br />

Anche il riferimento nei capitoli 20-21 all'apostolo Paolo, a colui che superava nel giudaismo<br />

la maggior parte dei suoi coetanei e connazionali (Gal 1, 13-14), in quanto, come fariseo, era<br />

24


<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />

vissuto nella setta più rigida della religione ebraica (At 26, 4-5), può leggersi entro questa<br />

tematica. Certamente sarebbe troppo riduttivo prendere l'esempio <strong>di</strong> san Paolo solo per quel<br />

che riguarda il lavoro e il silenzio, come sembra dalla stringatezza letterale dei suin<strong>di</strong>cati<br />

capitoli. I primi carmelitani, abituati alla lettura e alla me<strong>di</strong>tazione della Parola, e spronati<br />

dalla stessa Regola a imitare le gloriose gesta dell'Apostolo ("seguendo lui non potete<br />

sbagliare") non avranno certo ignorato quelle pagine mirabili dove l'ebreo Paolo <strong>di</strong> Tarso,<br />

beniaminita, parla del "resto d'Israele" (Rom 9 e 11) e della irrevocabilità dell'elezione <strong>di</strong>vina.<br />

Negli Scritti<br />

Nei primi testi me<strong>di</strong>evali degli autori dell'Or<strong>di</strong>ne si trova il tentativo <strong>di</strong> spiegare in modo<br />

spirituale il nome "Carmelitano", e in questi testi ricorre frequentemente la definizione<br />

"scienza della circoncisione". Fra gli altri, riportiamo un passo <strong>di</strong> Tommaso Bradlhey: "e<br />

giustamente i Fratelli della circoncisione sono chiamati Fratelli della Beata Maria Vergine:<br />

infatti il Carmelo, per comune interpretazione, è ciò, cioè che conosce la circoncisione". Come<br />

non trovarvi un'eco della circoncisione prescritta da Dio nella sua alleanza con Abramo (Gen<br />

17, 10-11) e della "circoncisione del cuore" <strong>di</strong> cui parla Geremia (4, 4) e san Paolo (Rom 2, 25-<br />

29)? Sempre a proposito <strong>di</strong> circoncisione, riferiamo una credenza <strong>di</strong>ffusa nell'ebraismo,<br />

ripresa e commentata da autori carmelitani. Così Daniele della Vergine Maria nel suo Phoenix<br />

saeculorum la ricorda: "è tra<strong>di</strong>zione presso gli ebrei che a <strong>Elia</strong> sia stata donata questa grazia<br />

"<strong>di</strong> conoscere le cose che avvengono nel mondo e <strong>di</strong> curarsi <strong>di</strong> queste", in modo che non vi sia<br />

nessuna circoncisione alla quale <strong>Elia</strong> non sia invisibilmente presente".<br />

Altri scritti dei primi autori carmelitani si riallacciano in qualche modo al giudaismo. Giovanni<br />

<strong>di</strong> Hildesheim, nel suo "Dialogus inter <strong>di</strong>rectorem et detractorem" parla <strong>di</strong> un ricco giudeo,<br />

presso il quale si riunivano gli altri poiché era il più ragguardevole, che viveva a Tolosa in<br />

Francia, e lì fu favorito da una visione della Vergine che gli appariva sopra un albero del suo<br />

frutteto. Consigliatosi con un sacerdote da lui stimato, donò la campagna dove gli appariva la<br />

Vergine ai carmelitani, che non avevano ancora un convento in quella città, e dopo si fece<br />

battezzare con tutta la sua famiglia.<br />

Un altro autore carmelitano, Giovanni Hornby, nella sua <strong>di</strong>fesa del titolo mariano dell'Or<strong>di</strong>ne<br />

adduce tra le sue argomentazioni il rapporto <strong>di</strong> stirpe dei "fondatori" del Carmelo (<strong>Elia</strong> e<br />

Maria provenienti entrambi dalla stirpe <strong>di</strong> Aronne), ed anche il fatto che il primo convento a<br />

Gerusalemme venne fondato presso la Porta d'Oro, luogo dell'incontro tra Gioacchino ed<br />

Anna, con concepimento <strong>di</strong> Maria.<br />

Anche autori carmelitani contemporanei, che descrivono la mistica del Carmelo, sentono come<br />

la "necessità" <strong>di</strong> rifarsi a scrittori e filosofi ebrei.<br />

Nella vita<br />

C'è un elemento particolarissimo che conferma quanto il Carmelo sia legato all'ebraismo: gli<br />

ebrei che, passati al cristianesimo cattolico, sono entrati nell'Or<strong>di</strong>ne Carmelitano. Come mai<br />

l'ebreo cristiano, che non fa mai una scelta che rinnega le sue ra<strong>di</strong>ci, si sente a proprio agio nel<br />

Carmelo? Cosa vi sente <strong>di</strong> familiare, <strong>di</strong> "conosciuto"?<br />

Proponiamo adesso quattro figure <strong>di</strong> ebrei che, con vocazioni <strong>di</strong>verse, hanno vissuto la<br />

spiritualità carmelitana. Volutamente tralascio la leggendaria pseudo biografia <strong>di</strong> Sant'Angelo<br />

martire, scritta da un certo Enoch, secondo il quale Angelo sarebbe figlio <strong>di</strong> ebrei, ma tale<br />

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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />

racconto biografico, secondo gli storici, non merita alcuna fiducia, anche se verrebbe da<br />

chiedersi come mai i primi carmelitani vollero il loro primo santo martire proveniente dalla<br />

razza ebraica... Comunque, lasciando da parte l'intento parenetico del racconto, iniziamo con<br />

la figura più conosciuta e più luminosa, un vero astro del firmamento della santità: santa<br />

Teresa Benedetta della Croce, più famosa con il suo nome <strong>di</strong> E<strong>di</strong>th Stein. Nata a Breslavia<br />

(città tedesca al tempo <strong>di</strong> E<strong>di</strong>th, oggi appartenente alla Polonia) il 12 ottobre 1891,<br />

apparteneva a una famiglia <strong>di</strong> razza e <strong>di</strong> fede ebraica, ciò nonostante a vent'anni circa si definì<br />

atea. Filosofa, conferenziera e appassionata ricercatrice della verità, incontrò Cristo attraverso<br />

la lettura delle Opere <strong>di</strong> santa Teresa d'Avila, nell'estate del 1921. Con la conversione sentì<br />

imme<strong>di</strong>atamente la vocazione al Carmelo, ma dovette attendere do<strong>di</strong>ci anni prima <strong>di</strong> entrare<br />

nel monastero delle carmelitane <strong>di</strong> Colonia. La persecuzione nazista non la risparmiò: morì ad<br />

Auschwitz il 9 agosto 1942, assieme alla sorella Rosa, anch'ella passata al cattolicesimo e<br />

<strong>di</strong>venuta terziaria carmelitana.<br />

Quando cominciò a capire - in un progressivo processo <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento e conoscenza<br />

della fede - che Gesù <strong>di</strong> Nazareth, Maria vergine e i primi apostoli erano ebrei, da questa<br />

consanguineità sentirà un santo orgoglio. Scriveva: "Lei non sa che cosa significhi per me<br />

essere figlia del popolo eletto, e appartenere a Cristo non soltanto spiritualmente, ma anche<br />

nella parentela <strong>di</strong> sangue". Giovanni Paolo II, durante la canonizzazione <strong>di</strong> E<strong>di</strong>th Stein,<br />

auspicava che la sua testimonianza "valga a rendere sempre più saldo il ponte della reciproca<br />

comprensione tra ebrei e cristiani".<br />

Un'altra figura, stavolta maschile, è quella <strong>di</strong> P. Daniele Oswaldo Rufeisen, nato in Polonia da<br />

famiglia ebrea nel 1922. Durante la bufera della seconda guerra mon<strong>di</strong>ale, nella quale perse i<br />

genitori ad Auschwitz, visse nascosto dalle suore risurrezioniste, ricevette il battesimo e poi<br />

entrò al Carmelo. Essendo ebreo, desiderava andare in Israele per annunciare Cristo. E infatti,<br />

nel maggio del 1959, lasciata la Polonia, si stabilì nel monastero "Stella Maris" sul monte<br />

Carmelo, culla dell'Or<strong>di</strong>ne Carmelitano. All'inizio si occupò soprattutto delle coppie miste<br />

cristiano-ebree, provenienti anzitutto dall'Europa orientale. In seguito creò, presso la<br />

parrocchia carmelitana <strong>di</strong> rito latino in Haifa, la comunità cristiana profondamente inserita<br />

nella tra<strong>di</strong>zione e cultura ebraica e <strong>di</strong> conseguenza si servì della lingua ebraica nella liturgia.<br />

Era convinto che soltanto in questo modo si possono ottenere copiosi frutti nel lavoro <strong>di</strong><br />

evangelizzazione fra gli ebrei. Morì il 30 luglio 1998, all'indomani del suo ricovero in ospedale<br />

ad Haifa (Israele) e la sua <strong>di</strong>partita fu ricordata anche dai mass me<strong>di</strong>a israeliani e dalle<br />

comunità ebraiche che tanto lo stimavano.<br />

Quasi contemporanea <strong>di</strong> padre Daniele è la figura <strong>di</strong> Odette Fleischmann, nata a Parigi nel<br />

1928. Ella stessa si racconta: "Sono nata in una famiglia ebrea praticante, i miei genitori<br />

frequentavano regolarmente la sinagoga. Sono figlia unica... i miei genitori erano molto buoni<br />

con me, ma allo stesso tempo io dovevo comportarmi bene. Eravamo felici, ma ecco che<br />

scoppia la guerra! In questi frangenti ho vissuto con i miei genitori dei momenti tragici. A<br />

quell'epoca dovevamo portare la stella <strong>di</strong> David, <strong>di</strong> colore giallo, con la scritta in nero "ebreo".<br />

Mamma ed io la portavamo sui risvolti dei nostri cappotti. Mamma, non volendo che soffrissi<br />

per gli orrori della guerra, accetta che mi prepari al battesimo. <strong>Il</strong> 20 <strong>di</strong>cembre 1942 <strong>di</strong>vento<br />

cattolica. Avevo allora 14 anni... <strong>Il</strong> pomeriggio ricevo il sacramento della Cresima dalle mani<br />

del Card. Suhard. Sono felice e se ben ricordo, quel giorno ho detto al buon Dio: io sono tutta<br />

per te". Persi entrambi i genitori durante la guerra, Odette matura le esigenze del suo<br />

battesimo e nel 1950 entra nella Famiglia Missionaria Donum Dei, affiliata all'Or<strong>di</strong>ne<br />

Carmelitano, consacrandosi totalmente a Dio e al servizio dei fratelli. Lavora a Parigi, in<br />

Argentina, in Perù donandosi con tutte le sue forze: "è veramente una povera ragazza che hai<br />

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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />

scelto come sposa del tuo Gesù, [o Maria], una povera ragazza <strong>di</strong> origine ebrea, che la sua<br />

mamma, prima <strong>di</strong> morire deportata, ha fatto battezzare all'età <strong>di</strong> 14 anni. Questa povera<br />

ragazza, fragile <strong>di</strong> salute, con sette costole in meno, dal giorno in cui ha accettato <strong>di</strong> <strong>di</strong>re sì e <strong>di</strong><br />

conformare la sua volontà a quella <strong>di</strong> Gesù si è offerta con tutto l'amore...". Morì in una data<br />

assai significativa, il 9 agosto del 2000, festa <strong>di</strong> santa Teresa Benedetta della Croce: anche<br />

Odette, infatti, come E<strong>di</strong>th Stein, era ebrea e carmelitana.<br />

È del XIX secolo la testimonianza <strong>di</strong> un altro ebreo carmelitano, Hermann Cohen. Nato ad<br />

Amburgo il 10 novembre 1821, figlio <strong>di</strong> Israele, ragazzo pro<strong>di</strong>gio della tastiera, pianista<br />

applau<strong>di</strong>to in mezza Europa, giovane uomo <strong>di</strong>ssoluto e libertino, entra infine al Carmelo nel<br />

1849 <strong>di</strong>venendovi padre Agostino Maria del Santissimo Sacramento. Figlio spirituale <strong>di</strong><br />

Teodoro Ratisbonne (altro ebreo convertito al cristianesimo, gesuita, fondatore, assieme al<br />

fratello Alfonso, della Congregazione delle Suore <strong>di</strong> Sion), lavora per la ricostruzione del<br />

Carmelo in Francia e in Inghilterra e, dopo la <strong>di</strong>sfatta francese del 1870, parte come<br />

cappellano dei prigionieri e muore a Spandau, presso Berlino, nel 1871.<br />

Da quanto si è detto, il Carmelo ha avuto, ed ha ancora oggi fra i suoi membri, ebrei che hanno<br />

vissuto la loro conversione ed esperienza cristiana con una consapevolezza profonda ed<br />

irrinunciabile <strong>di</strong> quel vincolo <strong>di</strong> carne e <strong>di</strong> sangue che li univa da sempre e per sempre al<br />

popolo eletto. Perché gli ebrei cristiani si sentono attratti dal Carmelo? Vi trovano qualcosa<br />

della loro tra<strong>di</strong>zione religiosa?<br />

Don Giuseppe Sorani, religioso della Congregazione <strong>di</strong> don Orione, ebreo, sacerdote ed<br />

esegeta, la prima volta che visitò il nostro Carmelo <strong>di</strong>sse, appena entrato: "Sapete qual è la mia<br />

prima impressione quando entro in un Carmelo? Di trovarmi in terra d'Israele... e quin<strong>di</strong> a<br />

casa". Lo stesso, durante una conversazione con la nostra comunità, associò la vocazione del<br />

popolo ebraico a quella del Carmelo: "Non è forse vero che il vostro Or<strong>di</strong>ne si riallaccia al<br />

<strong>profeta</strong> <strong>Elia</strong>, il quale <strong>di</strong>fese sul Carmelo l'alleanza e la santità del Dio vivente? E che da <strong>Elia</strong><br />

avete ricevuto in ere<strong>di</strong>tà lo zelo ardente nell'amare il Signore e nel proclamarlo unico Dio?<br />

Questa è anche la vocazione <strong>di</strong> Israele. Pensate quale grande dono: il Signore vi ha fatto<br />

partecipi - e l'ha fatto solo a voi - della chiamata unica e irripetibile che ha rivolto al suo<br />

popolo. Da quel momento Israele e il Carmelo sono uniti da un'unica vocazione".<br />

Probabilmente ci troviamo davanti ad un'ispirazione profetica che invita il Carmelo a<br />

rileggere le sue origini e l'aspetto carismatico proveniente dal fatto che sia nato in Terra<br />

Santa. E se fosse davvero un'intuizione che mette in luce il nostro filo d'oro?...<br />

fonte : http://www.carmelovocazioni.it/elia/biografia.html<br />

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<strong>L'Oasi</strong> <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />

A cura de L’ Oasi <strong>di</strong> Engad<strong>di</strong><br />

Per la Vigna del Signore<br />

2011<br />

Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date (Mt. 10,8)<br />

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