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vite consacrate. gli archivi delle organizzazioni religiose femminili

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sezione<br />

anai<br />

emilia romagna<br />

Comune di Fiorano Modenese<br />

assessorato alle<br />

Politiche Culturali<br />

Centro studi interregionale su<strong>gli</strong> arChivi eCClesiastiCi<br />

<strong>vite</strong> <strong>consacrate</strong>. <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong><br />

<strong>delle</strong> <strong>organizzazioni</strong><br />

<strong>religiose</strong> <strong>femminili</strong><br />

atti dei convegni<br />

di spezzano (20 settembre 2006)<br />

e di ravenna (28 settembre 2006)<br />

a cura di enrico angiolini<br />

mucchi editore<br />

soprintendenza<br />

<strong>archivi</strong>stica<br />

per l’emilia romagna


ISBN 978-88-7000-479-3<br />

Centro studi interregionale su<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> ecclesiastici<br />

Fiorano modenese<br />

Comitato scientifico:<br />

Enrico Angiolini, Gianna Dotti Messori, Euride Fregni, Nina Maria Liverani,<br />

Maria Parente, Giuseppe Rabotti, Gilberto Zacchè<br />

Segreteria:<br />

Alessandra Alberici<br />

Fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nel limite del 15% di ciascun volume o fascicolo di periodico dietro<br />

pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, comma 4, della legge 22 aprile 1941 n. 633 ovvero dall’accordo stipulato tra<br />

SIAE, AIE, SNS e CNA, CONFARTIGIANATO, CASA, CLAAI, CONFCOMMERCIO, CONFESERCENTI il 18 dicembre 2000.<br />

Le riproduzioni per uso differente da quello personale potranno avvenire solo a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da<strong>gli</strong><br />

aventi diritto o dall’editore.<br />

© Enrico Mucchi Editore s.r.l.<br />

Via Emilia Est, 1527 - 41100 Modena<br />

WWW.MUCCHIEDITORE.IT<br />

info@mucchieditore.it<br />

iscritta all’AIE e all’USPI<br />

Pubblicato in Modena nel Settembre 2007


Presentazione<br />

Con la presente pubblicazione, che riunisce <strong>gli</strong> atti dei convegni del<br />

2006, inizia l’undicesimo anno di attività del Centro studi interregionale su<strong>gli</strong><br />

<strong>archivi</strong> ecclesiastici. Le giornate di studio, tenutesi a Fiorano (al Castello<br />

di Spezzano il 20 settembre) e a Ravenna (presso il Dipartimento di Archeologia<br />

dell’Università di Bologna - Sede di Ravenna il 28 settembre) sono state<br />

accompagnate dai «festeggiamenti» per un evento di singolare importanza:<br />

il decennale di attività del Centro studi, con la presentazione del decimo<br />

volume della collana. L’aver raggiunto tale traguardo è stato, per tutti quanti<br />

hanno dedicato tempo e risorse a questa iniziativa culturale, motivo di indubbia<br />

soddisfazione.<br />

E il mio ricordo, ancora molto ben vivo e nitido, è corso a quel ormai<br />

lontano settembre 1996, allorché con Euride Fregni, allora presidente della<br />

Sezione ANAI Emilia Romagna, e Maria Parente, ambedue funzionarie della<br />

Soprintendenza Archivistica per l’Emilia Romagna, insieme alla sottoscritta,<br />

allora assessore ai Servizi e Beni Culturali del Comune di Fiorano Modenese,<br />

si pensò di costituire questo centro. «Altro grande risultato, di cui come<br />

presidente sono molto orgo<strong>gli</strong>osa», scriveva Euride Fregni nell’introduzione<br />

al primo volume della collana, uscito nel settembre 1997, «è stato l’aver dato<br />

vita insieme all’Assessorato alla cultura del Comune di Fiorano ad un Centro<br />

Studi su<strong>gli</strong> Archivi Parrocchiali, che ha tra le sue finalità quella di organizzare<br />

un incontro annuale su tematiche specifiche, di volta in volta individuate, ma<br />

che sia soprattutto occasione di incontro e di scambio informativo per <strong>gli</strong> studiosi<br />

e <strong>gli</strong> operatori del settore. Questo volume, che racco<strong>gli</strong>e i contributi dei<br />

due incontri in cui è maturata l’idea dell’istituzione del Centro, e che esce appunto<br />

sotto l’intestazione del nuovo Centro, dovrebbe essere, nelle nostre intenzioni,<br />

solo il primo di una lunga collana in cui racco<strong>gli</strong>ere anno dopo anno<br />

i frutti dei prossimi incontri».<br />

E così è stato. Il Centro studi si è evoluto e nel 2002, in considerazione<br />

dei notevoli risultati scientifici conseguiti, veniva resa ufficiale anche la variazione<br />

dell’intitolazione quale Centro studi interregionale su<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> ecclesiastici,<br />

che già ne<strong>gli</strong> anni precedenti aveva ampliato il proprio campo<br />

d’indagine da<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> parrocchiali a tutte le varie tipologie di <strong>archivi</strong> ecclesiastici,<br />

con conseguente arricchimento dei programmi di studio e con prospettive<br />

di sviluppo dell’attività ben oltre le iniziali aspettative. E per questo<br />

è doveroso ringraziare, in primis, l’Amministrazione comunale di Fiorano<br />

Modenese, nella persona dell’attuale assessore Maria Paola Bonilauri, che<br />

ha messo a disposizione del Centro studi risorse finanziarie e umane, e l’Ufficio<br />

Cultura, nella persona di Alessandra Alberici, per la sempre puntuale ed<br />

esemplare organizzazione dei convegni; un ringraziamento particolare si ri-


volge alla Soprintendente Archivistica per l’Emilia Romagna, Euride Fregni,<br />

per il costante appoggio e supporto culturale e organizzativo offerto a tutti <strong>gli</strong><br />

studiosi, ricercatori e soci ANAI che hanno collaborato con noi, ma soprattutto<br />

al gruppo di studio, o me<strong>gli</strong>o, alla Commissione che, in seno all’ANAI e di<br />

concerto con la Soprintendenza Archivistica, opera per la valorizzazione (nel<br />

senso più lato del termine) de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> ecclesiastici e questo in modo del tutto<br />

disinteressato (puro e semplice «volontariato»). Quindi vorrei ringraziare<br />

Gilberto Zacchè, Presidente della Sezione regionale dell’ANAI, Maria Parente,<br />

Enrico Angiolini, che per undici anni ha curato la pubblicazione de<strong>gli</strong> atti,<br />

Nina Liverani, Giuseppe Rabotti e, con lui, tutta la Società di Studi Ravennati,<br />

che da diversi anni lavora con noi per l’attività del Centro studi. Ma un caloroso<br />

e sentito ringraziamento va anche a tutte le diocesi ed arcidiocesi dell’Emilia<br />

Romagna che, con il loro patrocinio e il loro avvallo, sono state un<br />

indispensabile ausilio nella prosecuzione della nostra attività. Rivolgo infine,<br />

un ringraziamento all’Arcivescovo di Ravenna-Cervia Monsignor Giuseppe<br />

Verrucchi e a Monsignor Adriano Tollari, delegato arcivescovile per i beni<br />

culturali dell’arcidiocesi di Modena-Nonantola, sempre disponibili e presenti<br />

ad ogni nostro convegno.<br />

Le giornate di studio del convegno del 2006, <strong>delle</strong> quali vengono ora editi<br />

<strong>gli</strong> atti, sono state dedicate alle <strong>organizzazioni</strong> <strong>religiose</strong> <strong>femminili</strong>, proseguendo<br />

il tema avviato l’anno scorso su<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> de<strong>gli</strong> enti monastici e conventuali.<br />

Fin dall’inizio eravamo coscienti che ci stavamo addentrando in un<br />

argomento non facile, trattandosi di un mondo innanzitutto estremamente variegato,<br />

il più <strong>delle</strong> volte quasi inesplorato dal punto di vista <strong>archivi</strong>stico, e<br />

del quale non si aveva un’esatta fotografia di quanto si avrebbe potuto rilevare;<br />

ma si trattava anche di un mondo non sempre aperto a siffatto tipo di richieste,<br />

e non sempre sensibile o cosciente del proprio patrimonio documentario.<br />

Le «sorprese», comunque, nei due anni di lavoro su questa tipologia <strong>archivi</strong>stica,<br />

sono state notevoli, se pensiamo che, allorché si parla di ordini e<br />

corporazioni <strong>religiose</strong>, il pensiero corre alle famose soppressioni napoleoniche<br />

e del 1866 e al conseguente incameramento di que<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> ne<strong>gli</strong> Archivi<br />

di Stato. Si riteneva, quindi, che la documentazione esistente e conservata<br />

nei monasteri o conventi sopravvissuti datasse a partire solo dalla fine dell’Ottocento;<br />

invece tantissimi e preziosi, per le ricerche non solo sulla storia<br />

della vita e del pensiero religioso ma sui tanti aspetti della società del tempo,<br />

sono <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> conservati presso questi enti, che datano il più <strong>delle</strong> volte a<br />

partire dalla loro antica fondazione.<br />

È stato veramente difficile, ma alla fine i risultati sperati si sono avuti,<br />

anche se siamo coscienti che il panorama offerto non è certamente esaustivo.<br />

«I contributi presentati», come ha sottolineato Giuseppe Rabotti, «hanno rivelato<br />

una realtà varia e frasta<strong>gli</strong>ata, relativa ora ad <strong>archivi</strong> importanti ora ad


altri minori e sin qui sconosciuti, spesso frammentari, la cui illustrazione storica<br />

e l’inventariazione <strong>archivi</strong>stica presentano difficoltà non sempre risolte<br />

sotto un esauriente profilo tecnico. Ma questo fa parte de<strong>gli</strong> ostacoli emergenti<br />

nel lavoro di reperimento di fonti complesse come <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>, ricchi di forme<br />

e di aspetti sempre nuovi ed inediti, la cui conoscenza è conseguita solo<br />

tramite un processo di avvicendamento, che ha tempi e modi di appropriazione<br />

graduali».<br />

Il tema proposto dal Centro studi ha inoltre sollecitato il confronto con<br />

altre realtà in Italia che stanno operando in questa direzione e che ci hanno<br />

contattato: dall’Archivio Storico Diocesano di Ca<strong>gli</strong>ari in Sardegna, alla Biblioteca<br />

Apostolica Vaticana, all’Istituto Teologico di Assisi, alla suore francescane<br />

di questa famosa città, all’Istituto Storico Lucchese. Dall’Associazione<br />

Archivistica Ecclesiastica, poi, nella persona del suo Presidente, Monsignor<br />

Salvatore Palese, ci sono pervenuti <strong>gli</strong> incoraggiamenti a continuare<br />

su questa strada: «Appena ricevuta la notizia dell’XI Convegno di studi su<strong>gli</strong><br />

<strong>archivi</strong> <strong>delle</strong> <strong>organizzazioni</strong> <strong>religiose</strong> <strong>femminili</strong> del prossimo settembre», ha<br />

scritto al Centro monsignor Palese nell’agosto 2006, «mi preme esprimerLe<br />

le più vive congratulazioni per l’iniziativa e i più fervidi auguri per il suo mi<strong>gli</strong>ore<br />

risultato. È davvero ammirevole la continuità dell’impegno nella riscoperta<br />

di tanti <strong>archivi</strong> ecclesiastici. La memoria ravvivata di tante <strong>vite</strong> <strong>consacrate</strong><br />

a<strong>gli</strong> ideali evangelici illuminerà sulle radici cristiane della gente di codeste<br />

province e contribuirà a definire storicamente la loro identità culturale<br />

e religiosa».<br />

La sessione fioranese del convegno si è poi conclusa con la visita al Monastero<br />

della Visitazione di Santa Maria di Modena, grazie alla squisita disponibilità<br />

e acco<strong>gli</strong>enza della madre superiora suor Maria Daniela Campanale,<br />

che colgo l’occasione per ringraziare. Infine vo<strong>gli</strong>o rivolgere ancora un ringraziamento<br />

a Gino Badini, Direttore dell’Archivio di Stato di Reggio Emilia,<br />

a Gilberto Zacchè, a Giuseppe Rabotti, quale Presidente della Società di<br />

Studi Ravennati e a Mario Fanti, Soprintendente dell’Archivio arcivescovile<br />

di Bologna, per aver presieduto le varie sessioni del convegno.<br />

Gianna Dotti Messori<br />

Responsabile della Commissione su<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> ecclesiastici<br />

della Sezione ANAI Emilia Romagna


sezione<br />

anai<br />

emilia romagna<br />

Comune di Fiorano Modenese<br />

assessorato alle<br />

Politiche Culturali<br />

Centro studi interregionale su<strong>gli</strong> arChivi eCClesiastiCi<br />

<strong>vite</strong> <strong>consacrate</strong>. <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong><br />

<strong>delle</strong> <strong>organizzazioni</strong><br />

<strong>religiose</strong> <strong>femminili</strong><br />

atti della giornata di studi<br />

di spezzano (20 settembre 2006)<br />

e di ravenna (28 settembre 2006)<br />

a cura di enrico angiolini<br />

mucchi editore<br />

soprintendenza<br />

<strong>archivi</strong>stica<br />

per l’emilia romagna


Gian Paolo Bustreo<br />

Gli <strong>archivi</strong> de<strong>gli</strong> Ordini mendicanti fra Medioevo ed età moderna.<br />

Considerazioni d’insieme e spunti comparativi<br />

Premessa 1<br />

Prima di tutto, vo<strong>gli</strong>o ringraziare <strong>gli</strong> organizzatori del convegno per<br />

l’onore che mi è stato assegnato di inaugurare il convegno su Gli <strong>archivi</strong> <strong>delle</strong><br />

<strong>organizzazioni</strong> <strong>religiose</strong> <strong>femminili</strong>, convegno che porta a compimento il<br />

progetto – iniziato lo scorso anno – di indagare lo svolgimento complessivo<br />

della pratica <strong>archivi</strong>stica così come la concepì e la mise in pratica il clero regolare<br />

in Italia fra Medioevo e età contemporanea. Non si tratta, a ben vedere,<br />

di un onore trascurabile, considerati il rilievo e la portata di tale scelta, sia<br />

in assoluto, sia, come fra poco si approfondirà, in relazione allo studio dell’<strong>archivi</strong>stica<br />

de<strong>gli</strong> Ordini monastici e mendicanti.<br />

Ci sono anche altri motivi per soffermarsi a celebrare l’evento e l’anniversario,<br />

visto che il Centro studi interregionale su<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> ecclesiastici<br />

– formato dal comune di Fiorano Modenese, dalla Soprintendenza Archivistica<br />

emiliano-romagnola e dall’Associazione nazionale <strong>archivi</strong>stica italiana<br />

nella sua articolazione pure emiliano-romagnola –, organizzatore di questo<br />

convegno, ha celebrato i suoi primi dieci anni di attività con un’iniziativa<br />

di grande rilievo di cui abbiamo tra le mani, fresco di stampa, proprio il primo<br />

dei due volumi che ne costituiscono l’esito editoriale e che racco<strong>gli</strong>e de<strong>gli</strong><br />

atti del decimo convegno dello scorso anno 2 . L’una e l’altra evenienza meritano,<br />

allora, qualche considerazione. Beninteso, non è certo mio compito od<br />

obiettivo tracciare bilanci; questo va ben al di là <strong>delle</strong> mie competenze e dei<br />

miei compiti: tuttavia, sia lecito esprimere la mia considerazione per proposte<br />

come questa che coniugano capacità di continuità, organizzazione di un progetto<br />

culturale rilevante, abilità nel suscitare un progressivo e allargato inte-<br />

1 Il testo riproduce quasi del tutto fedelmente la relazione letta in occasione del convegno.<br />

L’apparato <strong>delle</strong> note è stato volutamente contenuto per non appesantire il testo. Desidero<br />

ringraziare Francesca Cavazzana Romanelli per i preziosi consi<strong>gli</strong> e per il materiale che mi<br />

ha messo a disposizione con pronta e prolungata gentilezza.<br />

2 Cum tamquam veri. Gli <strong>archivi</strong> conventuali de<strong>gli</strong> Ordini maschili, Atti dei convegni di<br />

Spezzano (16 settembre 2005) e di Ravenna (30 settembre 2005), a cura di E. anGiolini, Modena<br />

2006 (Atti dei convegni del Centro studi interregionale su<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> ecclesiastici, 10).


esse calamitando risorse e «pubblico», sensibilità nell’intessere fecondi rapporti<br />

con il territorio e le sue rappresentanze, curiosità verso esperienze storiche<br />

e di ricerca originali e di primaria rilevanza.<br />

1. Gli <strong>archivi</strong> dei mendicanti, un tema recente<br />

Entro adesso nel merito del mio discorso, consapevole che il titolo della<br />

relazione necessita di qualche chiarimento preliminare. Credo sia indispensabile<br />

innanzitutto delineare un inquadramento storiografico e quindi spiegare<br />

la specificazione «mendicanti» che ho usato a proposito di <strong>archivi</strong>.<br />

La ricostruzione del passato scrittorio de<strong>gli</strong> Ordini religiosi, perlomeno<br />

fino a questi ultimi anni, ha considerato solo <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> dei benedettini, per<br />

motivi che peraltro sono comprensibilissimi. I monaci e le monache infatti<br />

nascono con il Medioevo e ne contrassegnano un periodo molto ricco di trasformazioni<br />

che in parte contribuirono ad innescare. Due fra tutte: la salvaguardia,<br />

la riproduzione e la diffusione del patrimonio culturale che ora chiamiamo<br />

classico e l’impulso decisivo all’agrarizzazione del suolo tramite un<br />

lungo e articolato sforzo che culminò nell’organizzazione di grandiose proprietà<br />

fondiarie ben condotte di cui i loro <strong>archivi</strong>, per restare in tema, raccontano<br />

adeguatamente.<br />

E i Mendicanti, invece? Gli <strong>archivi</strong> dei frati pauperes sono viceversa un<br />

tema molto più recente e meno conosciuto ma che, con tutto ciò, non offre<br />

grandi elementi di novità rispetto all’<strong>archivi</strong>stica monastica; anzi, si potrebbe<br />

dire che <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> mendicanti mostrano le stesse caratteristiche de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong><br />

monastici, solo con meno ricchezza e sistematicità, ovvero con meno varietà<br />

e organicità. Mi si obietterà che così viene meno il motivo fondamentale<br />

della mia scelta. Io credo tuttavia che valga la pena di saggiare la possibilità<br />

di approfondire un tema che non esiterei a definire indispensabile per la piena<br />

comprensione della vicenda storica complessiva dei Mendicanti, vicenda<br />

entro la quale la loro attitudine documentaria va collocata. Non si tratta solo<br />

di questo, però: la ritrosia all’indagine dei giacimenti <strong>archivi</strong>stici de<strong>gli</strong> Ordini<br />

apparsi nel Duecento ha sofferto in passato anche di pastoie di natura teorica<br />

che si sono riflesse poi in determinate impostazioni storiografiche. La potenza<br />

del carisma iniziale dei fondatori e la dirompente energia <strong>delle</strong> opzioni dei<br />

loro successori, infatti, hanno messo in sordina tutti <strong>gli</strong> altri temi. Di conseguenza,<br />

in una prospettiva non acco<strong>gli</strong>ente la dimensione documentata del fenomeno,<br />

la storiografia dei e sui Mendicanti si è sforzata per lo più nel tempo<br />

di misurare il grado di adesione de<strong>gli</strong> Ordini e dei conventi, perlomeno quelli<br />

analizzati, a quel carisma originario e a quelle opzioni fondanti che tanta presa<br />

ebbero sul mondo urbano e finanche ecclesiastico, tanto da condizionarne<br />

10


in parte la fisionomia. È certo, questa, una lettura molto schematica; ciò nondimeno,<br />

non occorre certo essere de<strong>gli</strong> specialisti di storia dei Mendicanti per<br />

sapere che i temi estranei alla spiritualità e allo sviluppo <strong>delle</strong> idealità originali<br />

hanno avuto fino ad ora attenzione molto marginale. Non sarà difficile<br />

comprendere allora come siano stati finora trascurati aspetti altrettanto importanti<br />

per la storicizzazione de<strong>gli</strong> Ordini; ad esempio e senza pretese di completezza,<br />

ma con un occhio rivolto al focus del mio intervento, le conseguenze<br />

del loro insediamento in termini di economia di scambio – spirituale non<br />

meno che materiale –, <strong>gli</strong> effetti della loro presenza patrimoniale sul mercato<br />

locale e altre varie questioni, non ultima quella dei loro <strong>archivi</strong> che di questi<br />

aspetti economici sono, appunto, diretta e funzionale derivazione. Un’ultima<br />

precisazione: ho dato alla parte iniziale del mio discorso una collocazione<br />

temporale alle spalle, per così dire, del periodo scelto dal convegno dello<br />

scorso anno e di quello odierno, una collocazione che mi permette di leggere<br />

la vicenda complessiva de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> mendicanti su un piano diacronico, evolutivo.<br />

Se, da una parte, questa scelta vincola a un procedimento espositivo<br />

piuttosto rigido, per un altro verso offre alcuni vantaggi nella definizione della<br />

storia e della geografia del fenomeno qui preso in considerazione.<br />

Vengo ora a definire con maggiore precisione qual è l’obiettivo della mia<br />

relazione. Il traguardo massimo sarebbe di stabilire un’<strong>archivi</strong>stica mendicante,<br />

ovvero di mettere a fuoco le principali caratteristiche storiche de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong><br />

de<strong>gli</strong> Ordini mendicanti dai loro inizi e sino all’età moderna. L’obiettivo<br />

minimo, cercare di identificare alcuni dei tratti distintivi della cultura <strong>archivi</strong>stica<br />

mendicante nell’età considerata. Ho detto Mendicanti e quindi intendo<br />

i cinque Ordini che superarono il va<strong>gli</strong>o del secondo Concilio di Lione<br />

del 1274, i Predicatori, i Minori, <strong>gli</strong> Eremiti di sant’Agostino, i Servi di Maria<br />

e i frati del Carmelo e i loro secondi rami <strong>femminili</strong>. Peraltro, le precisazioni<br />

non finiscono qui: credo infatti sia importante dire che quando si dice <strong>archivi</strong><br />

dei Mendicanti non è possibile parlare di un fenomeno organico, bensì si deve<br />

fare attenzione alle specificità di ciascuno di essi, anche se per forza di cose<br />

bisognerà quasi unicamente soffermarsi sull’accostamento fra Predicatori e<br />

Minori, le istituzioni più importanti, che produssero di più a livello di documentazione<br />

organizzata e che di conseguenza sono stati i più esaminati dall’esile<br />

storiografia disponibile, come si rileverà anche dalle esemplificazioni<br />

che ho incentrato soprattutto sulla situazione trevigiana, ricca di documentazione,<br />

di studi e di strumenti di consultazione e che, in ragione di questo profilo,<br />

può essere assunta anche come termine di confronto per altre realtà.<br />

Per iniziare, bisogna comprendersi su che cosa si intenda per <strong>archivi</strong> de<strong>gli</strong><br />

Ordini mendicanti. Si tratta dell’organizzazione, variabile nel corso del<br />

tempo, compiuta da parte di frati o esterni, in luoghi deputati al bisogno oppure<br />

no, di tutta la documentazione a qualsiasi titolo ricevuta ossia autonoma-<br />

11


mente prodotta, redatta su qualsiasi tipo di supporto materiale, relativa a tutti<br />

<strong>gli</strong> aspetti della vita del convento ovvero ad esso del tutto estranea, ma in ogni<br />

caso materialmente conservata nel deposito <strong>delle</strong> sue carte. Si tratta, in un’ottica<br />

più storica, <strong>delle</strong> scritture nate nell’incontro fra i conventi e i loro interlocutori<br />

(o rivali) e di tutto ciò che la presenza dei mendicanti nella società medievale<br />

ha generato in termini di produzione documentaria.<br />

2. La formazione de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong><br />

Gli <strong>archivi</strong>, dunque. Che cosa sappiamo de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> dei Mendicanti,<br />

siano essi maschili, <strong>femminili</strong> o del terz’ordine? Non molto in realtà. Il baga<strong>gli</strong>o<br />

storiografico, fatto di iniziative delimitate, sparpa<strong>gli</strong>ate, di valore assai<br />

diverso, non consente una prospettiva comparativa 3 . Nella quasi generalità,<br />

<strong>gli</strong> studi su<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> sono in realtà quasi sempre <strong>delle</strong> cornici costruite<br />

attorno al contenuto scrittorio – soprattutto quando si tratta di ricchi corpora<br />

di pergamene risalenti ai primi secoli della storia mendicante e perciò bullae e<br />

privilegia – piuttosto che strumenti per studiare in modo più completo la storia<br />

di una comunità nella misura in cui è stata ente produttore di documentazione.<br />

Queste operazioni, che talvolta hanno preceduto o seguito vere e proprie<br />

eversioni da<strong>gli</strong> esiti irreparabili, sono state legittimate da una particolare<br />

concezione storica che trattava l’<strong>archivi</strong>o alla stregua di un thesaurum e che<br />

vedeva in primo luogo nella pergamena il supporto materiale da valorizzare e<br />

conservare, un supporto che trascendeva perciò il significato storico del contenuto.<br />

Come si comprenderà, dunque, questo pensiero astorico non permette<br />

di comprendere le ragioni pratiche che indussero le comunità <strong>religiose</strong> a pensare<br />

un’attività scrittoria e ad organizzare una sistemazione per i prodotti.<br />

Torniamo così al focus del mio intervento. Perché i Mendicanti organizzarono<br />

de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> all’interno dei loro conventi? E quando?<br />

Cominciamo con il rispondere alla seconda domanda. Bisogna dire subito<br />

che non ci sono molte notizie a riguardo: prima della metà del Trecento<br />

4 mancano del tutto notizie di un luogo specificamente destinato alla con-<br />

3 A dire il vero, in Italia soprattutto, qualche passo in avanti è stato fatto, sia in termini di singoli<br />

<strong>archivi</strong> che di quadro generale. Qualche esempio trascelto dalla bibliografia disponibile:<br />

a. Piazza, I frati e il convento di San Francesco di Pinerolo (1248-1400), Pinerolo 1 3, pp.<br />

46-51; su un piano più generale: a. Bartoli lanGeli, n. D’acunto, I documenti de<strong>gli</strong> Ordini<br />

mendicanti, in Libro, scrittura, documento della civiltà monastica e conventuale nel basso<br />

medioevo (secoli xiii-xv), a cura di G. avarucci, r. M. Borraccini verDucci e G. Borri,<br />

Spoleto 1 , pp. 381-415.<br />

4 A Vicenza, i privilegi e le indulgenze organizzate in codice ne<strong>gli</strong> «ultimi decenni del xiv<br />

secolo», erano conservati in deposito del convento, come stabilisce: F. loMastro toGnato, I<br />

12


centrazione <strong>delle</strong> chartae. Fino a quel momento, il sito deputato era di solito<br />

la sacrestia 5 . Con l’andare del tempo e il moltiplicarsi <strong>delle</strong> necessità e<br />

<strong>delle</strong> relazioni le comunità si videro costrette ad approntare dei loci chartarum<br />

6 ove ordinare le scritture che andavano accumulando e che si riferivano<br />

in modo pressoché unico, è opportuno anticiparlo, all’ambito economico 7 ,<br />

precisazione che ci porta a rispondere alla prima domanda. Le fraterne <strong>religiose</strong><br />

organizzarono i propri <strong>archivi</strong> quando divennero anche produttori e non<br />

solo ricettori di documentazione. Quando avvenne questo? I frati iniziarono a<br />

produrre documentazione a partire dal secondo o terzo decennio del Trecento.<br />

In precedenza, si limitavano a ricevere documentazione prodotta da altri<br />

od ospitavano le registrazioni dei notai locali 8 . Queste ultime, in particolare,<br />

erano l’originario esito materiale dei contatti fra pauperes e le società cittadine<br />

e sono alla base della successiva produzione interna al convento. Gli<br />

instrumenta notarili, in primis i testamenti , infatti, permettono di conoscere<br />

le primissime mosse <strong>delle</strong> fraterne <strong>religiose</strong> mentre si accostavano al dinamico<br />

mondo <strong>delle</strong> città 10 , ovvero rendono chiaro i legami che si venivano intessendo,<br />

donazioni e lasciti che obbligarono i frati e le monache a gestire pa-<br />

Monumenta reliquiarum di S. Corona di Vicenza, Padova 1 2 (Fonti per la storia della terraferma<br />

veneta, 6), pp. XVI e 44.<br />

5 Silvestro Nessi, introducendo l’Inventario e regesti dell’<strong>archivi</strong>o del sacro convento d’Assisi,<br />

Padova 1 1 (Fonti e studi francescani, 3), traccia alle pp. X-XI una sommaria storia<br />

dell’<strong>archivi</strong>o conventuale datandone l’inizio al 1335 (p. X) e collocandolo nella sacrestia.<br />

6 Francesco d’Assisi. Documenti e <strong>archivi</strong> – Codici e biblioteche – Miniature, Catalogo della<br />

mostra di Perugia per l’VIII centenario della nascita di Francesco d’Assisi, a cura di A. Bartoli<br />

lanGeli e c. cutini, Milano 1 82, pp. 47-58.<br />

7 a. Bartoli lanGeli, G. P. Bustreo, I documenti di contenuto economico ne<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> conventuali<br />

dei Minori e dei Predicatori nel XIII e XIV secolo, in L’economia dei conventi dei<br />

frati Minori e Predicatori fino alla metà del Trecento, Atti del XXXI convegno internazionale<br />

della Società internazionale di studi francescani (Assisi, -11 ottobre 2003), Spoleto 2004,<br />

pp. 126-12 .<br />

8 a. Bartoli lanGeli, Le carte duecentesche del sacro convento di Assisi (Istrumenti, 1168-<br />

1300), in collaborazione con M. i. Bossa e l. FuMi, Padova 1 7 (Fonti e studi francescani,<br />

5), pp. XXXIII-XXXVII. Inoltre, Francesco d’Assisi..., cit., pp. 15-18 e 25-30.<br />

a. Bartoli lanGeli, Nota introduttiva, in Nolens intestatus decedere. Il testamento come<br />

fonte della storia religiosa e sociale, Atti dell’incontro di studio (Perugia, 3 maggio 1 83),<br />

Perugia 1 85, pp. ix-xvii; c. cenci, Le Costituzioni come fonti per studiare l’evoluzione<br />

della storia dei frati Minori. I francescani esecutori di testamenti nei secoli xiii-xiv, «Antonianum»,<br />

75 (2000), pp. 365-372.<br />

10 D. ranDo, Minori e minoritismo nella società e nelle istituzioni, in eaD., Religione e politica<br />

nella Marca. Studi su Treviso e il suo territorio nei secoli xi-xv, i, Verona 1 6, p. 137;<br />

13


trimoni fondiari e immobiliari che proprio nel Trecento conobbero i maggiori<br />

e spesso spettacolari incrementi. Questi sviluppi, di conseguenza, vincolarono<br />

i religiosi a conservare la certificazione dei possessi non meno che la documentazione<br />

che testimoniava lo sfruttamento del patrimonio.<br />

Prima di giungere a <strong>delle</strong> prime, provvisorie, conclusioni, proviamo a ricapitolare<br />

quanto si è finora esposto: verso la metà del Trecento, non dovunque<br />

e non nello stesso tempo – non sembri un’ovvietà ricordare che si propone<br />

un «modello» –, le comunità <strong>religiose</strong> che si rifacevano all’universo della<br />

mendicanza erano stabilmente insediate nelle città, nelle quasi città e nei borghi<br />

più importanti del territorio della penisola, e però con una maggiore predilezione<br />

verso il centro nord. Avevano instaurato con le società cittadine e soprattutto<br />

con la parte economicamente più vivace di esse profondi legami di<br />

natura spirituale che producevano ciò nondimeno frutti materiali tali da rendere<br />

i frati e le monache dei proprietari, dei proprietari che però si dimostrarono<br />

tutt’altro che impreparati. A questo proposito, dobbiamo tenere conto che<br />

buona parte dei frati e <strong>delle</strong> monache provenivano dalle fila dello strato più<br />

dinamico e colto che animava le città e che di conseguenza essi non dovevano<br />

essere a digiuno di documentazione e di economia, di scritture e di scambi.<br />

Le comunità <strong>religiose</strong> risultarono infatti del tutto a loro agio nel contatto<br />

con le forme codificate dell’instrumentum notarile. Ben presto, in aggiunta,<br />

esse non si limitarono a restare destinatarie dei prodotti scrittori provenienti<br />

dall’esterno ma cominciarono a divenire committenti e, contestualmente, produttrici<br />

di scritture. Finiva così l’<strong>archivi</strong>o di relazione, cioè l’<strong>archivi</strong>o che accatastava<br />

le cose ricevute in un ordine indefinito e in un luogo non specifico<br />

e cominciava l’<strong>archivi</strong>o di produzione, le cui destinazione e disposizione divennero<br />

oggetti di riflessione e di progressivi assetti 11 .<br />

Questo è, a mio parere, un passaggio fondamentale, sia dal punto di vista<br />

<strong>archivi</strong>stico sia tout court dal punto di vista della storia dei Mendicanti. Provo<br />

ad azzardare una definizione che renda la portata del cambiamento: la radice<br />

storica de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> dei pauperes italiani nel Medioevo è nel rapporto simbiotico<br />

che si era creato fra singole comunità e società urbane. I frati divennero<br />

proprietari e dovettero pertanto gestire i cespiti della loro sussistenza; dovettero<br />

inoltre dimostrare al laicato devoto che utilizzavano effettivamente<br />

terre, case e soldi avuti in beneficenza per la salvezza dell’anima dei donatori<br />

A. riGon, Frati Minori e società locali, in Francesco d’Assisi e il primo secolo di storia francescana,<br />

Torino 1 7, pp. 260-262.<br />

11 Qualche riflessione su<strong>gli</strong> attuali orientamenti in: F. cavazzana roManelli, Sistemi informatici<br />

<strong>archivi</strong>stici. Quale messa in forma della memoria documentaria?, «Scrinia. Rivista di<br />

<strong>archivi</strong>stica, paleografia, diplomatica e scienze storiche», ii, 2/3 (2005), pp. 1 -34.<br />

14


con messe e preghiere e, si tratta di un elemento non trascurabile 12 , dovettero<br />

inoltre dare prova alle autorità laiche e <strong>religiose</strong> di come amministrare proficuamente<br />

beni e denari. Apro a questo proposito una breve parentesi: il nesso<br />

così creatosi fra religiosi e laici, rafforzato per di più da annuali contribuzioni<br />

e appoggi di origine istituzionale, produsse i suoi effetti, nel senso che<br />

i conventi cittadini divennero fra l’altro anche fattori di coagulo dell’identità<br />

civica, quasi incapsulati nel repertorio costituente l’honor e il decus urbani 13 ,<br />

tanto che le magistrature si sentivano in dovere di vigilare sulla sufficienza<br />

dei mezzi di sussistenza e sulla correttezza <strong>delle</strong> pratiche gestionali, una reciprocità<br />

che generò a sua volta documentazione.<br />

Riprendiamo però il filo principale del nostro ragionamento. Se è vero<br />

cioè che <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> nacquero e si svilupparono quando le comunità divennero<br />

proprietarie in conseguenza di un pronunciato o meno radicamento nell’ambiente<br />

cittadino, ne deriva allora che le comunità più ricche diedero vita a<strong>gli</strong><br />

<strong>archivi</strong> maggiori – fatta eccezione forse per <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> «fondativi», Assisi per<br />

i Minori e Bologna per i Predicatori, che fanno storia a sé – quanto a quantità<br />

e qualità dell’<strong>archivi</strong>o. Seconda conseguenza: sia per il primo periodo de<strong>gli</strong><br />

accumuli di chartae, sia dalla metà del XIV secolo in poi, le scelte dei frati 14<br />

in ordine alla conservazione di materiale da destinare all’<strong>archivi</strong>o si indirizzarono<br />

soprattutto verso il materiale di natura eminentemente giuridica costi-<br />

12 Anche dalle autorità centrali de<strong>gli</strong> Ordini provenivano indicazioni che andavano nel senso<br />

del controllo e della gestione documentale: la provincia domenicana di Lombardia previde<br />

sin dal 1259 la scrittura di documenti atti a certificare i movimenti patrimoniali dei conventi,<br />

in: t. KaePPeli, Acta capitulorum provinciae Lombardiae (1254-1293) et Lombardiae<br />

inferioris (1309-1312), «Archivum fratrum Praedicatorum», xi (1 41), p. 141.<br />

13 Certo, non tutte le preoccupazioni dei comuni nei confronti dei conventi erano di questo<br />

segno, ma è indubbio che la maggioranza dei casi vide i poteri urbani schierati a fianco dei<br />

frati. Alcuni esempi: loMastro toGnato, I Monumenta reliquiarum di S. Corona di Vicenza...,<br />

cit., pp. vii-ix; a. riGon, Vescovi e Ordini religiosi a Padova nel primo Duecento, in<br />

Storia e cultura a Padova nell’età di S. Antonio, Padova 1 85, pp. 144-145; v. KouDelKa,<br />

La fondazione del convento domenicano di Como (1233-1240), «Archivum fratrum Praedicatorum»,<br />

xxxvi (1 66), pp. 3 5-427. Per la particolare situazione veneziana: F. sorelli,<br />

Gli Ordini mendicanti, in Storia di Venezia. L’età del comune, vol. ii, a cura di G. cracco e<br />

G. ortalli, Roma 1995, pp. 915-922. Quasi superfluo ribadire che l’altro grande pilastro che<br />

sostenne l’espansione <strong>delle</strong> religiones novae fu il cosiddetto «ceto mercantile», come provano<br />

ad esempio per Lucca: V. tirelli e M. tirelli carli, Le pergamene del convento di S.<br />

Francesco in Lucca (secc. xii-xix), Roma 1 3 (Pubblicazioni de<strong>gli</strong> Archivi di Stato, Fonti,<br />

xv), pp. xxiv-xxxv.<br />

14 Per un piccolo catalogo <strong>delle</strong> tipologie documentarie conservate in pergamene si vedano<br />

le schede in: Francesco d’Assisi. Documenti e <strong>archivi</strong>..., cit., p. 73.<br />

15


tuente il basamento spirituale e materiale della loro esistenza 15 e quindi verso<br />

i prodotti originati dalla gestione e dallo sfruttamento dei patrimoni. Ma la<br />

realtà de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> risponde a questi profili? In effetti la ricerca <strong>archivi</strong>stica<br />

conforta queste supposizioni e permette una scansione del contenuto de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong><br />

che proverò ad organizzare in un elenco cronologico al fine di fornire in<br />

modo tridimensionale l’involucro storico de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> mendicanti.<br />

3. La struttura de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong><br />

Quali furono i risultati della prima stagione di produzione documentaria<br />

dei Mendicanti? Senza pretese di accuratezza, propongo ora una classificazione<br />

piuttosto larga <strong>delle</strong> categorie documentarie stratificate in successione nel<br />

corso dei secoli che vanno dal Trecento al Settecento.<br />

In un primo momento i conventi riversarono le carte sciolte de<strong>gli</strong> instrumenta<br />

in codici pergamenacei che la storiografia ci ha insegnato a chiamare<br />

cartulari, mutuandone forme e modelli dai precedenti esempi di produzione<br />

comunale che in modo altrettanto convenzionale vengono definiti libri iurium<br />

16 , ovvero la raccolta de<strong>gli</strong> atti concernenti la sfera dei diritti patrimoniali<br />

ed economici del comune medievale. All’interno dei cartulari conventuali,<br />

il primato apparteneva ai pezzi provenienti dalle gerarchie ecclesiastiche<br />

17 . Di seguito si collazionarono e si raccolsero <strong>gli</strong> atti recanti i diritti di<br />

proprietà e quei diritti che col passare del tempo correvano il rischio di essere<br />

messi in discussione 18 : testamenti contenenti trasferimenti di possesso, donazioni,<br />

acquisti, permute, atti di volontà recanti lasciti perpetui e altro ancora.<br />

In questo settore i cenobi <strong>femminili</strong> – e qui entro en passant nell’aspetto<br />

più specifico del convegno – si dimostrarono, in modo simile ai loro predecessori<br />

benedettini, molto più precoci e accorti dei confratelli dai quali rice-<br />

15 Ibidem, pp. 36-37 e 47-58.<br />

16 D. Puncuh, Cartulari monastici e conventuali: confronti e osservazioni per un censimento,<br />

in Libro, scrittura, documento..., cit., pp. 347-348.<br />

17 E destinate a costituire il Bullarium del convento; per un caso ben delineato si veda: c.<br />

carBonetti venDittelli, Le carte del convento domenicano di Tivoli conservate nell’<strong>archivi</strong>o<br />

della provincia romana dell’Ordine (secoli xiii-xviii), «Archivum fratrum Praedicatorum»,<br />

lviii (1 88), pp. 87-103 e: Piazza, I frati e il convento di San Francesco di Pinerolo...,<br />

cit., pp. 46-51.<br />

18 Le rimanenti erano conservate sciolte e conobbero nel prosieguo del tempo la più spettacolare<br />

pluralità di vicende e di tregende, tuttavia sufficientemente note; per l’analisi di un’area<br />

specifica si veda: F. cavazzana roManelli, Archivi monastici e illuminismo: catastici e ordinamenti<br />

settecenteschi in area veneziana, «Studi veneziani», n. s., xx (1 0), pp. 133-162.<br />

16


vevano peraltro sostegno finanziario e gestionale, del resto in modo analogo<br />

a quanto faceva il laicato urbano. Tali precocità ed accortezza derivavano da<br />

una maggiore instabilità economica e giurisdizionale che rendeva i monasteri<br />

<strong>femminili</strong> più permeabili di fronte alle pretese dei poteri cittadini 1 , ma nondimeno<br />

di fronte ai potentes laici. Questa tendenza fu comune e diffusa, come<br />

la veloce disamina che mi accingo a proporre permetterà di co<strong>gli</strong>ere. Il monastero<br />

domenicano milanese di Santa Maria della Vittoria 20 e quello salernitano<br />

di Sant’Anna di Nocera 21 , del medesimo ordine, già nel corso del XIII<br />

secolo provvidero a travasare in un cartulario pratico e funzionale tutti i titoli<br />

che garantivano loro la proprietà dei beni provenienti dai laici sensibili al<br />

messaggio <strong>delle</strong> monache. Ancora più lampante l’esempio <strong>delle</strong> domenicane<br />

di San Paolo di Treviso 22 . Su commissione della badessa Beatrice da Castelbarco,<br />

un notaio ricopiò nell’ultimo decennio del Duecento in un registro 23<br />

tutti i documenti recanti notizie dei beni del monastero. In realtà dire «ricopiò»<br />

non è esatto. Si trattava dell’audace rielaborazione dei documenti notarili<br />

al fine di creare una scheda per ciascun bene, organizzata per la gestione<br />

e quasi senza legami con <strong>gli</strong> instrumenta di origine. Spicca clamorosamente,<br />

ad esempio, l’assenza dell’autentica del notaio che era l’unico segno incontestabile<br />

ai fini della determinazione della proprietà in caso di controversie legali.<br />

Le monache organizzarono il registro mettendo in successione i loro fondi<br />

con le estensioni, le costruzioni, i nomi dei lavoratori e quanto dovevano di<br />

canone annuale. Quello che sembra rilevante in questa singolare operazione<br />

è la libertà di fronte all’instrumentum, la volontà di saggiare le opportunità di<br />

1 Si veda ad esempio il caso <strong>delle</strong> monache clarisse, già benedettine, di Sant’Angelo Magno<br />

nel Piceno e <strong>delle</strong> persecuzioni che ebbero a soffrire da parte del comune di Ascoli in:<br />

A. riGon, Conflitti tra comuni e Ordini mendicanti sulle realtà economiche, in L’economia<br />

dei conventi..., cit., pp. 347-348; per un altro caso, sempre riguardante un monastero femminile<br />

anche se non mendicante: G. caGnin, Storie di mulini, storia della città. Per una conoscenza<br />

della società trevigiana nel Medioevo, «Atti e memorie dell’Ateneo di Treviso», n. 16<br />

(1 8-1 ), pp. 115-123.<br />

20 c. anFossi, Una tradizione di imprenditrici. Umiliate e domenicane a S. Maria della Vittoria<br />

(secoli xiii-xix), «Archivio storico lombardo», cxxi (1 5), pp. 103-104 e 106-116.<br />

21 G. ruGGiero, Il monastero di Sant’Anna di Nocera, «Memorie domenicane», 20 (1 8 ),<br />

pp. 67-76.<br />

22<br />

Bartoli lanGeli, Bustreo, I documenti di contenuto economico..., cit., p. 131; G. P. Bustreo,<br />

Scritture di conventi, scritture di città. La documentazione economica dei mendicanti<br />

trevigiani fra Tre e Quattrocento (in corso di pubblicazione).<br />

23<br />

BiBlioteca coMunale Di treviso, manoscritto 1128. Presenti inoltre copie di contratti di<br />

locazione di beni fondiari del convento dal 1312 al 1327; infine, un inventario aggiornato dei<br />

beni del 1354 col quale si conclude la prima parte del codice composito.<br />

17


una gestione del patrimonio più attenta e ad un tempo più efficace, la consapevolezza<br />

del ruolo di proprietarie esibito dalle monache mendicanti.<br />

La seconda ondata di documentazione prodotta nei conventi a partire<br />

dalla seconda metà del XIV secolo consiste in registri pensati e prodotti per<br />

servire ruoli particolari dell’organigramma conventuale, ma comunque pertinenti<br />

la sfera economica 24 . Queste cariche, le declino al maschile, sono il<br />

procuratore, il sindaco o sindico, il bursario, il sacrista (le cui funzioni possono<br />

essere facilmente intuite dai nomi); questi frati avevano il compito di gestire<br />

la sfera economica e finanziaria del convento e perciò producevano documentazione<br />

che serviva come base per la rendicontazione nei confronti della<br />

comunità così come di appoggio per i frati che avrebbero rivestito la carica<br />

in seguito. Si trattava, a ben vedere, e questa è un’altra novità, di registri<br />

pensati per essere continuati, senza limiti di tempo. Ad ogni carica corrispondeva,<br />

insomma, una nuova scrittura che collegava le entrate e le uscite – organizzate<br />

in ordine quotidiano – relative ad una <strong>delle</strong> dimensioni economiche<br />

del convento o, nel caso di conventi con una organizzazione di gestione più limitata,<br />

a quasi tutto il volume economico e finanziario <strong>delle</strong> comunità.<br />

In questo settore i conventi maschili ebbero il predominio sia in termini<br />

cronologici sia in termini quantitativi. Il motivo risiede essenzialmente nel<br />

fatto che le comunità <strong>femminili</strong>, oltre ad avere patrimoni minori già definiti e<br />

quindi gestiti per tempo, non avevano ancora sufficiente peso specifico per affrancarsi<br />

del tutto dall’aiuto o dalla tutela dei confratelli o dei laici.<br />

Verso la fine del Trecento e con una diffusione evidente in tutta la Penisola<br />

all’aprirsi del Quattrocento, fanno la loro apparizione altri tipi di fascicoli,<br />

quelli che sono stati chiamati «registri di gestione e contabilità» 25 . Di<br />

che si tratta? Al pari <strong>delle</strong> scritture adesso considerate alle quali si affiancarono,<br />

erano serie documentarie, del pari distribuite fra collettività maschili e<br />

<strong>femminili</strong>, predisposte per il controllo minuzioso e tendenzialmente totale dei<br />

flussi monetari in entrata e uscita. Nel corso del tempo, inoltre, si moltiplicarono,<br />

vista la complessità crescente dell’economia dei conventi, secondo una<br />

progressione che teneva conto <strong>delle</strong> necessità <strong>delle</strong> numerose comunità, <strong>delle</strong><br />

spese relative all’inizio e alla continuazione di grandiosi cantieri edilizi, <strong>delle</strong><br />

richieste da parte del fisco, della gestione di patrimoni fondiari estesi anche<br />

un mi<strong>gli</strong>aio di ettari, dell’ospitalità verso i forestieri, dei contributi all’Ordine<br />

di appartenenza 26 . In che cosa invece si differenziavano rispetto alla pro-<br />

24<br />

Bartoli lanGeli, Bustreo, I documenti di contenuto economico..., cit., pp. 137-13 .<br />

25 Ibidem, pp. 137 e 13 -142.<br />

26 Per l’analisi di una situazione cittadina. e. orlanDo, Civiltà monastica e <strong>archivi</strong>: la documentazione<br />

a registro dei monasteri e conventi trevigiani fra Tre e Quattrocento, «Rassegna<br />

de<strong>gli</strong> Archivi di Stato», lxi (2001), 1-2-3, pp. 12 -164.<br />

18


duzione precedente? Come si sarà intuito, queste serie non erano legate ad<br />

incarichi personali quanto invece a settori o ad aspetti <strong>delle</strong> attività materiali<br />

o spirituali del convento che avevano rilevanza economica e monetaria e, di<br />

conseguenza, <strong>archivi</strong>stica. Ecco quindi, in un breve elenco che non tiene conto<br />

della fioritura, anche terminologica, <strong>delle</strong> apparizioni: i libri del granaio, i<br />

registri della caneva (magazzino, cantina) o del frumento ricevuto, <strong>delle</strong> spese<br />

edilizie, i campioni, le vacchette dei prestiti piuttosto che <strong>delle</strong> messe celebrate,<br />

<strong>gli</strong> inventari de<strong>gli</strong> ex-voto depositati presso le tante chiese dei conventi<br />

che richiamavano fedeli pur non rivestendo funzioni di parrocchia, quanto invece<br />

un ruolo che adesso definiremmo di santuario urbano 27 .<br />

All’aprirsi del Cinquecento si osserva un rinnovato attivismo de<strong>gli</strong> Ordini<br />

mendicanti, a causa del diminuito favore dei laici che appuntano altrove – leggasi<br />

le comunità de<strong>gli</strong> Osservanti nate dai medesimi Ordini mendicanti con intenti<br />

restauratori e le «nuove» congregazioni fondate da preti secolari che me<strong>gli</strong>o<br />

intercettavano i bisogni della società di allora – la loro attenzione benefica,<br />

con la conseguenza del lento ma inesorabile inaridirsi <strong>delle</strong> fonti che avevano<br />

permesso loro di fiorire. A questo quadro bisogna aggiungere l’aumento<br />

dei controlli esterni e una difficoltà propria dei Mendicanti, ovvero la fatica<br />

ad interpretare e assecondare le trasformazioni del settore agrario – soprattutto<br />

in termini di concentrazione della proprietà e di razionalizzazione della gestione<br />

– che determinò scarsi investimenti e che per un altro verso li rese deboli<br />

di fronte al mercato della terra. Le conseguenze documentarie ed <strong>archivi</strong>stiche<br />

furono di natura diversa ma in gran parte riconducibili alla volontà di<br />

affidare ai vincula scripturae una volta di più la tutela di diritti e proprietà ora<br />

maggiormente in pericolo 28 . È questa che fiorisce poi nel Seicento la stagione<br />

dei Libri aurei, spesso iniziative splendide e sfarzose dal punto di vista «editoriale»,<br />

oltre che molto complesse dal punto di vista della struttura, visto che<br />

non di rado si proponevano addirittura la collazione e la trascrizione di tutte le<br />

pergamene possedute dal convento. Sintetizzando, si può dire che si trattò di<br />

imprese fondamentali, non sembri ovvio sottolinearlo, poiché presupponevano<br />

da parte dei frati una coscienza <strong>archivi</strong>stica non solo selettiva, ma anche organica<br />

e congrua al loro ruolo economico. In ragione di questo, tali iniziative ci<br />

permettono di avere una panoramica completa del profilo economico dei conventi<br />

e, infine, ci consentono più banalmente di renderci conto della consisten-<br />

27 Per un’analisi incentrata su un solo convento, quello dei Predicatori di Treviso, si rinvia a:<br />

G. P. Bustreo, L’<strong>archivi</strong>o di San Nicolò: note in margine, in I frati Predicatori nel Duecento,<br />

«Quaderni di storia religiosa», iii (1 6), pp. 135-158.<br />

28 Per un quadro d’insieme cittadino ben delineato anche nelle sue premesse cinque-secentesche:<br />

cavazzana roManelli, Archivi monastici e illuminismo..., cit., pp. 133-162.<br />

1


za del giacimento documentario conventuale all’epoca della redazione <strong>delle</strong><br />

sillogi, <strong>delle</strong> acquisizioni posteriori e dell’ammontare <strong>delle</strong> perdite.<br />

Il Settecento porta novità fondamentali per i ricoveri <strong>delle</strong> carte di frati e<br />

monache pauperes. Scende in campo una nuova generazione di priori, guardiani<br />

e superiori che formati in una temperie culturale affatto nuova e vivace<br />

– quella, per capirci, che riconduciamo all’influenza illuminista ed erudita – e<br />

sensibili alla legislazione dei propri Ordini 2 , nonché incalzati da una recente<br />

e finalmente efficace serie di disposizioni pontificie 30 , mettono le mani su<strong>gli</strong><br />

<strong>archivi</strong> e ne sconvolgono <strong>gli</strong> apparati creando allo scopo anche nuovi strumenti<br />

di repertoriazione e di consultazione. È anche l’epoca dei colti notai<br />

che dietro mandato di questi personaggi redigono imponenti inventari di documenti,<br />

danno vita a smisurate e talora sontuose epitomi di documenti, scrivono<br />

enormi cronache storiche de<strong>gli</strong> enti, compilano sintesi de<strong>gli</strong> innumerevoli<br />

scontri che le comunità dovettero sostenere nel corso dei secoli per difendere<br />

i loro diritti – puntellate da estratti documentali –, censiscono e «cartografano»<br />

i beni dei religiosi e così via 31 . Al di là della denominazione di tali<br />

prodotti, che però assumono quasi sempre carattere compilativo e riepilogativo<br />

ovvero di palinsesto o ancora ordinatorio quando sono Catastici e di controllo<br />

economico globale quando invece assumono il nome di Campione, ciò<br />

che vorrei rilevare adesso è che si trattò anche della più imponente e diffusa<br />

opera di riconfigurazione de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>, una conformazione per la prima volta<br />

pensata in base a criteri <strong>archivi</strong>stici provenienti anche dall’esterno e non più<br />

solo da<strong>gli</strong> «edificatori» originari dell’<strong>archivi</strong>o. Era, insomma, l’inizio dell’<strong>archivi</strong>o<br />

per così dire «astratto» e la fine dell’<strong>archivi</strong>o aderente all’ente organizzatore,<br />

specchio esatto dell’organigramma conventuale e <strong>delle</strong> sue attività.<br />

4. Conclusioni<br />

È opportuno mettere fine a queste breve disamina all’altezza di questo<br />

secolo, giacché nel prosieguo di tempo, come è ben noto, intervennero altre<br />

2 Tale legislazione, per la verità, era presente e puntuale sin da<strong>gli</strong> esordi duecenteschi; sul<br />

versante storiografico manca una disamina della legislazione de<strong>gli</strong> Ordini mendicanti in riferimento<br />

ai temi della produzione documentaria e della conservazione <strong>archivi</strong>stica; accenni sparsi<br />

in: Bartoli lanGeli, Bustreo, I documenti di contenuto economico..., cit., pp. 11 -150.<br />

30 Si veda la raccolta: Enchiridion archivorum ecclesiasticorum. Documenta potiora de <strong>archivi</strong>is<br />

ecclesiasticis a concilio Tridentino usque ad nostros dies, Città del Vaticano 1 66.<br />

31 F. cavazzana roManelli, «Distribuire le scritture e metterle a nicchio». Controversie <strong>archivi</strong>stiche<br />

ed erudizione ecclesiastica a Treviso nel secolo xviii, in Amicitiae causae. Scritti<br />

in memoria di mons. Luigi Pesce, a cura di P. Pecorari, Treviso 2001, pp. 257-284.<br />

20


e ben più eversive evoluzioni, quelle napoleoniche per intenderci. Passo ora<br />

alle riflessioni conclusive che mi sembrano sortire da quanto ho detto finora.<br />

Dal punto di vista documentario e <strong>archivi</strong>stico, richiamandomi all’obiettivo<br />

iniziale e come avevo anticipato, credo di poter affermare che i Mendicanti<br />

nel corso della loro storia medievale e moderna non abbiano espresso<br />

una cultura documentaria e <strong>archivi</strong>stica peculiare e originale: tutt’altro. Essi<br />

furono soprattutto grandi debitori della cultura scrittoria del ceto mercantile<br />

urbano medievale. Quali furono, allora, le caratteristiche dell’<strong>archivi</strong>stica<br />

mendicante? Procedo con un elenco:<br />

1. in primo luogo una concezione puramente strumentale della produzione<br />

scrittoria e della sua organizzazione;<br />

2. la completa adesione ai modelli produttivi e organizzativi del mondo urbano<br />

di riferimento e, in particolare, al gruppo sociale dei mercanti, dei<br />

commercianti e de<strong>gli</strong> artigiani;<br />

3. una notevole capacità di rielaborare l’insieme documentario e <strong>archivi</strong>stico<br />

di partenza per necessità di adattamento ambientale, economico ed<br />

<strong>archivi</strong>stico;<br />

4.<br />

una disposizione fisica del materiale che prevedeva il primato per l’<strong>archivi</strong>o<br />

di relazione (documenti <strong>delle</strong> gerarchie ecclesiastiche e dell’Ordine,<br />

instrumenta notarili) e quindi per i prodotti dei redattori interni (cartulari,<br />

registri...).<br />

Sul versante dell’<strong>archivi</strong>stica compresa nella storia de<strong>gli</strong> Ordini, invece,<br />

storia alla quale ho tentato di rifarmi continuamente per dimostrare la necessità<br />

di una visione «olistica» <strong>delle</strong> loro vicende, non c’è dubbio che la propensione<br />

alla scrittura da parte de<strong>gli</strong> Mendicanti fu indotta dall’insorgente onere<br />

di proprietari e di elementi attivi nell’economia urbana e non solo. Credo,<br />

insomma, che la parabola storica – anche, ovviamente, nelle sue declinazioni<br />

economiche e quindi <strong>archivi</strong>stiche – dei Mendicanti dal Medioevo sino al<br />

Settecento sia la storia di una funzione sociale, ovvero quella di «fornitori» di<br />

servizi spirituali in cambio dei mezzi di sussistenza, una simbiosi che fu decisiva<br />

per il successo dei Mendicanti stessi, almeno fino all’avvento <strong>delle</strong> Osservanze.<br />

Si trattò, insomma, per il periodo preso in considerazione, della per<br />

così dire remunerazione della virtù, una remunerazione sempre me<strong>gli</strong>o certificata<br />

che fu stornata altrove quando cambiarono i punti di riferimento <strong>delle</strong><br />

società locali, sancendo così l’inizio di quel lunghissimo crepuscolo sociale,<br />

economico, <strong>archivi</strong>stico, dei conventi e de<strong>gli</strong> Ordini che si completerà fra<br />

Sette e Ottocento e culminerà con le soppressioni napoleoniche. Ma questa è<br />

un’altra storia e alcune parti di essa, alcune premesse ed alcuni esiti, sono nei<br />

titoli <strong>delle</strong> prossime relazioni che ora ci accingiamo a leggere.<br />

21


Giuseppe Rabotti<br />

Gli <strong>archivi</strong> ecclesiastici nei convegni di studio annuali di<br />

Fiorano Modenese e di Ravenna. Dopo un decennio 1<br />

Sembra utile co<strong>gli</strong>ere l’occasione della dilazione della stampa del volume<br />

di «Ravenna Studi e Ricerche» del 2005 per delineare l’attività nel concluso<br />

decennio del «Centro studi interregionale su<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> ecclesiastici» costituito<br />

a Fiorano Modenese nel 1996, al quale la Società di Studi Ravennati ha<br />

contribuito assiduamente, cooperando con l’organizzazione a Ravenna, ogni<br />

anno (salva la parentesi del 1997 e 1998), di una giornata di studi <strong>archivi</strong>stici<br />

del Centro medesimo dedicati specificamente a<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> ecclesiastici.<br />

I convegni avevano avuto origine a Fiorano Modenese in concomitanza<br />

all’effettuato censimento de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> parrocchiali della provincia di Modena<br />

e alla pubblicazione dei dati del rilevamento 2 . Il convegno del 1996 ebbe subito<br />

una doppia sede di svolgimento e di verifica, Fiorano Modenese appunto<br />

e Ravenna, qui con la collaborazione anche della Curia diocesana, prestata<br />

dall’arcivescovo monsignor Luigi Amaducci.<br />

Il Centro, promosso dall’Associazione Nazionale Archivistica Italiana<br />

(ANAI) - Sezione Emilia Romagna, organizzato dall’Assessorato ai Servizi<br />

e Beni Culturali del Comune di Fiorano Modenese – e con il patrocinio della<br />

Soprintendenza Archivistica dell’Emilia Romagna –, con base territoriale<br />

regionale e con la denominazione «Centro studi su<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> parrocchiali»,<br />

oltre ad articolarsi in due sedi, site in due ben definite regioni storiche,<br />

nel giro di pochi anni ha attirato l’attenzione e la collaborazione di studiosi<br />

di altre regioni e ha quindi assunto, anche nella sua intitolazione, l’assetto di<br />

un «Centro studi interregionale su<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> ecclesiastici», per corrispondere<br />

alle istanze rapidamente affermatesi di ampliare l’indagine a un settore di <strong>archivi</strong><br />

che in Italia corrisponde ad una gamma di istituzioni regolari, secolari e<br />

laiche quanto mai variata.<br />

Ogni convegno ha trovato una sollecita forma di pubblicità nel volume<br />

dei suoi atti che sono sempre stati stampati entro l’anno successivo. Così è<br />

stato del 10° volume della serie, ultimo frutto di un percorso decennale che si<br />

* Si ripropone qui il testo edito anche in: «Ravenna Studi e Ricerche», XII (2005), pp. 299-<br />

304.<br />

2 Gli <strong>archivi</strong> parrocchiali della provincia di Modena. Censimento, a cura di F. baldelli, Modena<br />

1994 (Centro di documentazione per la storia contemporanea, Fonti e documenti, 1).<br />

23


è via via espanso per quanto riguarda le tipologie istituzionali [<strong>archivi</strong> parrocchiali<br />

(nn. 1-3); dei santuari (n. 4); dei capitoli cattedrali (n. 5); <strong>delle</strong> chiese<br />

collegiate (n. 6); <strong>delle</strong> diocesi aggregate, decentrate e soppresse (n. 7); dei Seminari<br />

(n. 8)]; e che ha visto ad ogni convegno l’aggregazione di collaboratori<br />

di altre regioni. Sono stati anche affrontati argomenti al di fuori della tematica<br />

consueta, ma che sono risultati parimenti conseguenti, come nel convegno<br />

del 2004 dedicato ai nuovi problemi derivanti dalla digitalizzazione dei documenti<br />

d’<strong>archivi</strong>o e massimamente <strong>delle</strong> pergamene (n. 9).<br />

Così, sempre nell’ambito de<strong>gli</strong> interventi straordinari, nel volume de<strong>gli</strong><br />

atti del 2005 compare la relazione di Francesca D’Agnelli e di Assunta di<br />

Sante, dell’Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici, sul progetto<br />

elaborato presso la Conferenza Episcopale Italiana per <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> ecclesiastici,<br />

intorno ad un importantissimo programma informatico per il censimento<br />

de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> diocesani (siglato CEIAr). Il programma ha obbiettivi di valorizzazione<br />

non solo culturale, ma di approfondimento pastorale e tematico.<br />

Nell’intervento, ricco di contenuti e di novità, è altresì configurato il progetto<br />

ECUMENE, in corso di studio, che si prefigge di realizzare i mezzi tecnologici<br />

per la fruizione integrata dei contributi conoscitivi su uno stesso soggetto<br />

provenienti dai diversi settori disciplinari – e quindi dai relativi programmi<br />

informatici per Archivi, Biblioteche, Beni storici e artistici, Beni architettonici.<br />

Il tema del convegno del 2005 è stato diverso, com’è consuetudine, da<br />

quello de<strong>gli</strong> anni precedenti 3 , e reca elementi di novità perché <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong><br />

presi in esame sono tuttora conservati presso <strong>gli</strong> enti che li hanno prodotti o,<br />

comunque, non si annoverano tra quelli concentrati ne<strong>gli</strong> Archivi di Stato a<br />

seguito <strong>delle</strong> soppressioni del 1798 e del 1866: sono quindi in gran parte poco<br />

o nulla conosciuti, essendo spesso i loro riferimenti contenuti in pubblicazioni<br />

specializzate non facilmente accessibili.<br />

Senza ripercorrere minutamente questo 10° volume (così come potrà farlo<br />

il lettore secondo le sue proprie curiosità culturali), va notato che la totalità<br />

dei contributi pubblicati concerne <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> dell’ordine francescano, salva<br />

l’eccezione dell’<strong>archivi</strong>o dell’abbazia benedettina imolese di Santa Maria<br />

in Regola. Di questa ha trattato Andrea Ferri, ponendo in evidenza la non comune<br />

recente vicenda della sua valorizzazione. L’<strong>archivi</strong>o, trasferito in due<br />

riprese nel 1927 e nel 1945 a Roma presso la Congregazione di Propaganda<br />

Fide, ne<strong>gli</strong> anni dal 1974 al 1981 è stato microfilmato integralmente e quindi,<br />

grazie alle copie fotografiche raccolte in Imola, riordinato e ne è stato redatto<br />

3 Cum tamquam veri. Gli <strong>archivi</strong> conventuali de<strong>gli</strong> ordini maschili, Atti dei convegni di<br />

Spezzano (16 settembre 2005) e di Ravenna (30 settembre 2005), a cura di E. anGiolini, Modena<br />

2006 (Centro studi interregionale su<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> ecclesiastici, 10).<br />

24


l’inventario, che Ferri riporta e che segue lo schema elaborato prima del 1927<br />

su<strong>gli</strong> originali dal padre Serafino Gaddoni. Siamo di fronte ad un importante<br />

recupero: è stato infatti restituito a<strong>gli</strong> studiosi, sul luogo di produzione, questo<br />

importante <strong>archivi</strong>o, nel quale si trovano, tra l’altro, pergamene dal secolo<br />

XI; è stato riordinato ed inventariato; sono stati onorati la memoria e i meriti<br />

di quell’insigne studioso che fu padre Gaddoni.<br />

Per <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> dell’Ordine Francescano sono da segnalare i lavori su due<br />

fondamentali fondi <strong>archivi</strong>stici per la storia dell’ordine, di Andrea Maiarelli e<br />

Cristina Roccaforte. Il professor Maiarelli espone (con una appendice di Tiziana<br />

Nandesi) i complessi problemi sorti nell’ambito del riordinamento de<strong>gli</strong><br />

<strong>archivi</strong> della Provincia Serafica di San Francesco d’Assisi e della basilica<br />

di Santa Maria de<strong>gli</strong> Angeli (o della Porziuncola). Di Cristina Roccaforte<br />

possiamo gustare un elaborato intervento sull’<strong>archivi</strong>o del Sacro Convento<br />

di Assisi, studiato sia sotto l’aspetto storico-istituzionale sia sotto il profilo<br />

storico-<strong>archivi</strong>stico, bene documentati con un ricco apparato di fonti e bibliografico.<br />

La Roccaforte opportunamente riprende la definizione di Bartoli<br />

Langeli dell’<strong>archivi</strong>o di Assisi quale «<strong>archivi</strong>o di città», in quanto nella sacrestia<br />

del Sacro Convento di Assisi nel Medio Evo erano depositati atti del<br />

Comune. Era infatti prassi diffusa da parte <strong>delle</strong> Comunità il deposito di salvaguardia<br />

presso i Frati Minori dei documenti più importanti, come si trova<br />

ad esempio, attestato in Romagna per Faenza, e come risulta stabilito in vari<br />

statuti cittadini.<br />

Su<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> dei conventi emiliano-romagnoli, va posto in evidenza il<br />

cospicuo fenomeno della loro concentrazione effettuato in epoca moderna a<br />

Bologna, nell’<strong>archivi</strong>o della Provincia di Cristo Re dei Frati Minori Osservanti<br />

e Riformati (contributo di Riccardo Pedrini), e a Bologna e a Parma<br />

per <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> provinciali dei Frati Minori Cappuccini (contributo di Andrea<br />

Maggioli). Il primo racco<strong>gli</strong>e ben 42 <strong>archivi</strong> storici di conventi soppressi di<br />

tutta l’Emilia-Romagna, nel secondo si è operato nello stesso senso, anche se<br />

è da lamentare la scomparsa dell’<strong>archivi</strong>o storico provinciale di Bologna nel<br />

corso del secolo XIX a seguito <strong>delle</strong> soppressioni.<br />

Su <strong>archivi</strong> di singoli conventi vertono invece le comunicazioni di Bruno<br />

Monfardini (Villa Verrucchio, Cesena e Imola), di Gianna Dotti Messori (San<br />

Cataldo di Modena, e della Santissima Annunziata di Parma), e di Alfonso<br />

Garuti (San Nicolò di Carpi). Da questo contesto emergono alcune considerazioni<br />

che meritano di essere prese in esame.<br />

La prima è l’ampiezza <strong>delle</strong> notizie storico-istituzionali sui conventi contenute<br />

nelle relazioni, e sulla storia dei singoli <strong>archivi</strong> attraverso i secoli (con<br />

dati su riordinamenti, inventari, disposizioni di carattere normativo).<br />

Eccezionale è poi l’interesse che suscita il fenomeno <strong>delle</strong> concentrazioni,<br />

sulle quali riferiscono Pedrini e Maggioli, che ha determinato il salvatag-<br />

25


gio di gran numero di <strong>archivi</strong>, altrimenti destinati alla dispersione, specie nel<br />

caso dei conventi soppressi. Risulta peraltro che non sempre tali <strong>archivi</strong> ci<br />

siano pervenuti nella loro unità, ché molti sono stati <strong>gli</strong> smembramenti: talora<br />

uno stesso <strong>archivi</strong>o è finito in parte nei superfondi <strong>delle</strong> Corporazioni Religiose<br />

Soppresse formatisi ne<strong>gli</strong> Archivi di Stato, in parte è stato concentrato<br />

a Bologna o a Parma, in parte è rimasto in loco.<br />

Altri fatti significativi sono la commistione che si riscontra tra <strong>archivi</strong> e<br />

biblioteche, tra documenti tout court e manoscritti di carattere dottrinario, religioso,<br />

letterario etc., e la diversa cura che è stata spesa nel tempo per le due<br />

entità, geneticamente ben separate: si veda, ad esempio, l’imbarazzante inventario<br />

del materiale giacente presso la Biblioteca Comunale di Carpi. È un<br />

fenomeno noto e diffuso che si manifesta in modi diversi: dal semplice «appoggio»<br />

dell’<strong>archivi</strong>o ad una istituzione bibliotecaria, per assicurarne la conservazione,<br />

all’incuria cronica della quale troppo spesso nel corso dei secoli<br />

XVIII-XIX le vecchie carte d’<strong>archivi</strong>o sono state oggetto, e che ancora oggi<br />

è palese nella presenza di fondi non ordinati e/o privi di inventario; alla sussistenza<br />

di solide raccolte bibliotecarie sorte e sviluppatesi accanto a<strong>gli</strong> Studi<br />

di Teologia e Filosofia presso i conventi maggiori (ancora Bologna e Parma)<br />

con forti motivazioni di carattere pedagogico-religioso.<br />

Nel contributo di padre Berardo Rossi, Gli <strong>archivi</strong> conventuali dei Frati<br />

Minori nell’Emilia-Romagna, è messa in evidenza l’importanza della formazione<br />

dei complessi librari per la diffusione dell’istruzione e della cultura<br />

nella lotta contro l’eresia, per la predicazione, per la stessa diffusione dell’Ordine<br />

e per la condotta <strong>delle</strong> scuole per i giovani novizi. È ricordata la normativa<br />

<strong>delle</strong> Costituzioni generali per le biblioteche (1827) e per <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong><br />

(1897), attenzione che in seguito, nelle più recenti Costituzioni, è rimasta disattesa,<br />

con gravi conseguenze per <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>, specialmente i periferici, più<br />

soggetti a dispersioni.<br />

Un ulteriore fenomeno che appare rilevante è la presenza in molti <strong>archivi</strong>,<br />

e in biblioteche, di documenti provenienti da altri conventi: possono essere<br />

solo pezzi estravaganti, ma si tratta talora di veri <strong>archivi</strong> aggregati. Presenze<br />

fin qui sconosciute per lo più, che rappresentano per l’<strong>archivi</strong>sta e per lo<br />

studioso inattese scoperte e recuperi culturali e istituzionali.<br />

Ci troviamo di fronte a nuove conoscenze di aspetto problematico, in<br />

quanto segnali di quanto ancora lo stato materiale e la storia de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> debbano<br />

essere indagati, per accertarne lo stato <strong>delle</strong> sistemazioni, <strong>delle</strong> consistenze,<br />

della possibilità sopravveniente di conoscere le loro strutture. In questa<br />

prospettiva si pone lo studio di padre Maggioli. Nell’esaminare <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong><br />

dei Cappuccini, e<strong>gli</strong> concentra dapprima la sua attenzione sulla serie dei<br />

cosiddetti Campioni, veri libri <strong>delle</strong> memorie di ogni convento, fonti primarie<br />

<strong>delle</strong> vicende storiche e de<strong>gli</strong> stati patrimoniali, e sulla prassi consolidata<br />

26


della presenza di questa tipologia documentaria in tutti <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> dell’Ordine,<br />

redatta secondo un uniforme schema in «capitoli». Passa quindi a descrivere<br />

lo schema di ordinamento dei vecchi <strong>archivi</strong> dei Cappuccini, e dei titolari<br />

de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> provinciali di Bologna e Parma. Un ampio paragrafo è infine<br />

dedicato a esporre il contenuto di quanto ci è pervenuto dell’<strong>archivi</strong>o dei padri<br />

Cappuccini di Ravenna, conservato anche questo a Bologna.<br />

L’11° convegno svoltosi al castello di Spezzano (MO) e a Ravenna il 16<br />

e il 30 settembre 2006 ha presentato una serie di studi su<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> <strong>delle</strong> comunità<br />

<strong>religiose</strong> <strong>femminili</strong>. Per il 12° convegno del 2007 il tema previsto sarà<br />

quello de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> diocesani: non sono stati sin qui trattati nell’ambito del<br />

Centro e, a circa un decennio dalla pubblicazione della Guida de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong><br />

diocesani d’Italia, curata dalla Associazione Archivistica Ecclesiastica, è apparso<br />

interessante proporli.<br />

27


AnnA RivA – ElEnA StEndARdi<br />

Per un censimento de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> <strong>delle</strong> congregazioni<br />

<strong>religiose</strong> <strong>femminili</strong> di Piacenza. Primi risultati 1<br />

Quando all’inizio della primavera del 2006, nel corso di un incontro<br />

presso l’Archivio di Stato di Piacenza, Gilberto Zacché ha presentato il tema<br />

scelto per il convegno, è sembrato naturale individuare come punto di partenza<br />

l’esame dell’<strong>archivi</strong>o <strong>delle</strong> Dame Orsoline di Piacenza, uno fra <strong>gli</strong> enti religiosi<br />

di maggior prestigio della città.<br />

Fin dai primi passi, però, è andata emergendo in modo evidente la presenza<br />

di altri enti ugualmente radicati nel territorio e significativi per la vita<br />

non solo religiosa di Piacenza; l’indagine è stata così estesa e si è dato avvio<br />

ad un primo censimento de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> <strong>delle</strong> congregazioni <strong>femminili</strong> attive,<br />

con lo scopo di dar conto di una realtà ancora poco studiata.<br />

Nella città di Piacenza sono stati, dunque, individuati otto monasteri tuttora<br />

presenti, comprendenti sia istituti di antica fondazione sia comunità di<br />

più recente istituzione. Non si sono, invece, presi in esame i monasteri soppressi<br />

o non più esistenti, la cui documentazione è perlopiù conservata nell’Archivio<br />

di Stato di Parma e in alcuni fondi dell’Archivio di Stato di Piacenza,<br />

che comprendono però materiale in gran parte non riordinato e di difficile<br />

consultazione 2 .<br />

I monasteri contattati sono stati i seguenti:<br />

Un sentito ringraziamento va a tutte le suore che con entusiasmo hanno collaborato con<br />

noi: madre Elisabetta Simoni, <strong>delle</strong> Suore Orsoline di Maria Immacolata, suor Bruna Bidollo<br />

e suor Giuliana Bosini <strong>delle</strong> Suore Scalabriniane di San Carlo Borromeo, suor Prisca Maria<br />

<strong>delle</strong> Suore Carmelitane di Santa Teresa. Grazie alla disponibilità della superiora generale<br />

è stato possibile effettuare un sopralluogo presso l’<strong>archivi</strong>o della casa generale dell’ordine<br />

a Roma di cui si dà conto nell’Appendice II.<br />

2 Si tratta, in particolare, della documentazione raccolta nella serie Culto dell’Archivio Storico<br />

del Comune di Piacenza, e nell’Archivio Storico de<strong>gli</strong> Ospizi Civili; anche l’esame dei<br />

numerosi fondi familiari conservati in Archivio di Stato potrebbe offrire interessanti spunti<br />

di ricerca. Si pensi, a questo proposito, ai documenti di tipo amministrativo relativi alla costituzione<br />

<strong>delle</strong> doti per l’entrata in convento o alle raccolte poetiche dedicate alle monacazioni<br />

<strong>delle</strong> giovani appartenenti alle mi<strong>gli</strong>ori fami<strong>gli</strong>e cittadine.<br />

29


-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

Fi<strong>gli</strong>e di Gesù Buon Pastore: l’istituto del Buon Pastore viene fondato a<br />

Piacenza nel 869 su progetto di Giulia Colbert marchesa di Barolo, per<br />

l’assistenza e l’attività di prevenzione nei confronti <strong>delle</strong> giovani pericolanti<br />

e per il recupero di quelle pericolate; non si tratta solo di offrire un<br />

sussidio economico o un lavoro alle giovani in difficoltà, ma si mira alla<br />

loro completa riabilitazione tentando fra l’altro una forma più efficace di<br />

convivenza familiare. A Piacenza infatti le suore e le «fi<strong>gli</strong>e», come vengono<br />

chiamate le ragazze, vivono sotto lo stesso tetto formando una comunità.<br />

La prima sede è in via San Nazzaro, poi in una casa in via Campagna<br />

e dal 952 nel palazzo in via Mazzini.<br />

Suore orsoline di Maria Immacolata: il monastero è fondato dalla beata<br />

Brigida Morello nel 649 e ha sede in via Roma, in Palazzo Landi. Vi<br />

sono annessi anche la scuola elementare, la scuola media e il liceo linguistico<br />

parificati.<br />

Suore missionarie scalabriniane: ordine istituito dal beato Giovanni Battista<br />

Scalabrini; il monastero piacentino è aperto nel 936 e trova sede<br />

nell’ex convento di San Savino. Oggi è casa madre della Provincia italiana.<br />

Monache benedettine di San Raimondo: monastero di antica tradizione<br />

a Piacenza; nel 1414 chiesa e monastero sono affidati alle monache cistercensi,<br />

fino alle soppressioni napoleoniche, quando le monache sono<br />

costrette a rifugiarsi nelle proprie fami<strong>gli</strong>e o in case di privati. Nel 827<br />

madre Teresa Maruffi, monaca benedettina del convento di Santa Maria<br />

della Neve di Piacenza, compra <strong>gli</strong> edifici, li restaura e li riapre, affiancando<br />

anche una casa di educazione per ragazze e postulanti. Nel 835<br />

la comunità viene eretta e aggregata alla congregazione benedettina cassinese.<br />

Oggi è monastero di clausura e centro liturgico diocesano.<br />

Fi<strong>gli</strong>e di Maria Santissima dell’Orto (Gianelline): congregazione fondata<br />

nel 829 a Chiavari allo scopo di provvedere valide maestre ed educatrici<br />

per le orfanelle della città; fondatore è sant’Antonio Maria Gianelli<br />

insieme a madre Caterina Podestà, co-fondatrice e prima superiora generale<br />

dell’Istituto. Nel giro di pochi anni le Gianelline assumono molti<br />

impegni, come la direzione de<strong>gli</strong> ospedali di Chiavari, La Spezia e Ventimi<strong>gli</strong>a,<br />

l’apertura di un educandato per le ragazze povere, la rieducazione<br />

di ragazze di malcostume e alcuni asili in diverse città, anche all’estero.<br />

La casa piacentina è aperta nel 90 ; oggi le Gianelline gestiscono la<br />

scuola materna e un servizio di acco<strong>gli</strong>enza per minori in difficoltà, con<br />

doposcuola e mensa 3 .<br />

3 Si tratta <strong>delle</strong> Comunità educative «il Gabbiano» e «L’Arcobaleno».<br />

30


- Fi<strong>gli</strong>e di Sant’Anna: congregazione fondata a Piacenza nel 866 da Rosa<br />

Gattorno e dal co-fondatore padre Giovanni Battista Tornatore, per l’assistenza<br />

gratuita de<strong>gli</strong> infermi a domicilio giorno e notte e la cura <strong>delle</strong><br />

giovani pericolanti. Già sul finire del 1867 molte giovani chiedono di entrare<br />

nel nuovo Istituto e arrivano richieste per l’apertura di nuove case,<br />

che nel 872 sono già sei. Oggi le Fi<strong>gli</strong>e di Sant’Anna sono presenti anche<br />

in America Latina, Africa, Asia e Australia. La fondatrice è stata proclamata<br />

beata il 9 aprile del 2000.<br />

- Suore della provvidenza per l’Infanzia abbandonata (Monsignor Torta):<br />

congregazione fondata da monsignor Francesco Torta nel 92 sotto<br />

il patrocinio di san Giuseppe per offrire assistenza specializzata presso i<br />

vari enti caritativi da lui fondati e, in particolare, per la cura dell’infanzia<br />

abbandonata. Le costituzioni della congregazione sono approvate nel<br />

927, mentre nel 934 vicino al sacello di Santa Maria della Bomba, fatto<br />

erigere dallo stesso monsignor Torta, si dà avvio alla costruzione della<br />

Casa madre per le suore e dell’Istituto per le bambine.<br />

-<br />

Suore carmelitane di Santa Teresa: monastero di clausura fondato nel<br />

673; il primissimo monastero è posto nella parrocchia di Santo Stefano<br />

e intitolato al Santissimo Nome di Maria, ma si rivela quasi subito troppo<br />

piccolo e insano, per cui si avviano i lavori per una nuova sede. Il nuovo<br />

convento, intitolato a San Giuseppe e Santa Teresa in parrocchia di Sant’Anna,<br />

si trova sullo Stradone Farnese e le monache vi si trasferiscono<br />

nel 690. I danni subiti durante la seconda Guerra mondiale, a seguito<br />

della caduta di un aereo nel 943, portano alla perdita di buona parte della<br />

documentazione e, soprattutto, rendono necessaria la costruzione di una<br />

nuova sede, quella attuale, dove le monache si trasferiscono nel 964.<br />

Per quanto concerne le modalità di approccio ai diversi enti, ad una prima<br />

lettera informativa sono seguite alcune telefonate; alla fine, hanno aderito all’iniziativa<br />

tre istituti, mentre i restanti sono stati successivamente sollecitati a<br />

compilare la scheda in vista de<strong>gli</strong> atti, purtroppo senza riscontro. Resta, infatti,<br />

da superare una sorta di diffidenza rilevata nei confronti dell’iniziativa, sentita,<br />

forse, più come un’ispezione che come una semplice ricognizione.<br />

La scheda elaborata per il rilevamento dei dati, molto semplice e, probabilmente,<br />

suscettibile di perfezionamenti, si presenta divisa in tre aree; nella<br />

prima area, dedicata all’ente, si raccolgono i dati generali dell’istituto, il<br />

nome del referente per l’<strong>archivi</strong>o e alcune indicazioni sommarie sulla storia<br />

dell’Ordine e del monastero, con particolare riferimento alle vicende che potrebbero<br />

aver riguardato anche la documentazione, come ad esempio trasferimenti<br />

o eventi calamitosi.<br />

La seconda area riguarda in modo più detta<strong>gli</strong>ato l’<strong>archivi</strong>o di cui si rilevano<br />

l’esatta ubicazione, la consistenza in metri lineari e <strong>gli</strong> estremi cronologi-<br />

3


ci della documentazione. In questa parte della scheda si raccolgono anche notizie<br />

sulla organizzazione <strong>delle</strong> carte, con osservazioni sulla partizione della documentazione<br />

e sull’individuazione di eventuali serie originali, ma anche sulla<br />

presenza di <strong>archivi</strong> aggregati, relativi ad esempio alle carte della fondatrice o<br />

di altri personaggi importanti per l’ente in esame; si rileva infine l’esistenza o<br />

meno di strumenti di corredo, quali inventari, repertori o anche semplici elenchi<br />

della documentazione e si segnalano le condizioni di consultabilità.<br />

L’ultima area permette di racco<strong>gli</strong>ere nelle note i dati relativi alla presenza<br />

o meno all’interno del convento di biblioteche, centri di documentazione<br />

o piccole raccolte di oggetti appartenuti al fondatore o a personaggi importanti<br />

per la storia dell’ordine o del monastero. Completano infine questa area<br />

l’eventuale bibliografia relativa all’ente, alla sua storia e ai personaggi più rilevanti,<br />

la data di compilazione e i nomi de<strong>gli</strong> schedatori.<br />

Da un primo bilancio dei dati raccolti emergono con molta chiarezza alcune<br />

considerazioni. La prima riguarda le figure, nello specifico le suore, che<br />

nei diversi enti gestiscono con cura e passione il patrimonio documentario<br />

loro affidato e che hanno collaborato con noi con grande entusiasmo e disponibilità;<br />

si tratta di persone con solida formazione e molto competenti, che<br />

non solo mostrano un profondo interesse per la storia dell’Ordine cui appartengono<br />

o per le vicende del loro monastero, ma che sono anche propense ad<br />

utilizzare strumenti informatici che consentano una gestione più funzionale<br />

dell’<strong>archivi</strong>o corrente o ad affrontare in modo corretto i difficili problemi relativi<br />

allo scarto della documentazione 4 .<br />

Una seconda osservazione riguarda la ricchezza del patrimonio documentario,<br />

che può ben essere intuita anche solo scorrendo le indicazioni sul<br />

dorso dei faldoni. I monasteri di più antica fondazione, così come quelli più<br />

recenti, intrecciano le loro vicende con la storia di Piacenza e operano in<br />

modo attivo in città. Si può solo immaginare il contributo che, a titolo di<br />

esempio, la documentazione di questi enti potrebbe offrire in merito alla storia<br />

della beneficenza e dell’assistenza in città, ma anche, più in generale, alla<br />

storia della società piacentina.<br />

Infine un’ultima considerazione riguarda le biblioteche presenti nei monasteri;<br />

sono piccole biblioteche, destinate alle suore e alla loro formazione,<br />

ordinate e spesso catalogate. Esse raccolgono fondi bibliografici interessanti,<br />

in cui a volte sono confluite donazioni di biblioteche private, come nel caso<br />

4 In occasione del sopralluogo presso il monastero di clausura <strong>delle</strong> Suore Carmelitane si<br />

è, a questo proposito, instaurata una collaborazione «professionale»: in particolare ci è stato<br />

chiesto di fornire materiali per la tenuta dell’<strong>archivi</strong>o e una tabella con <strong>gli</strong> obblighi di legge<br />

per la tenuta di alcune tipologie documentarie (fatture fornitori, bollette <strong>delle</strong> utenze, dichiarazioni<br />

dei redditi, ecc.).<br />

32


della biblioteca dell’ingegnere Ettore Martini donata alle Suore Scalabriniane.<br />

All’interesse dei libri, in rapporto anche alla loro destinazione, si aggiunge<br />

in questi casi la stimolante possibilità di disporre di uno spaccato su<strong>gli</strong> interessi<br />

e i gusti culturali di una persona e, in parte, di un’epoca.<br />

Alla luce di quanto esposto in queste poche righe, non si può concludere<br />

se non augurandosi che l’indagine avviata possa essere al più presto completata;<br />

nella prima appendice diamo conto dei dati raccolti con le schede per i<br />

tre monasteri che hanno aderito, mentre nella seconda proponiamo il titolario<br />

dell’<strong>archivi</strong>o della Casa generale romana <strong>delle</strong> Suore missionarie di San Carlo<br />

Borromeo Scalabriniane. La speranza è che il rilevamento si possa estendere<br />

a tutte le realtà individuate a Piacenza.<br />

Scheda n. 1<br />

Appendice I<br />

Schede<br />

1. Denominazione ente Suore Orsoline di Maria Immacolata<br />

Indirizzo Via Roma 42, Piacenza<br />

Telefono 0523 338020<br />

Referente <strong>archivi</strong>o Suor Elisabetta Maria Simoni, <strong>archivi</strong>sta<br />

diplomata alla Scuola Vaticana di paleografia,<br />

diplomatica e <strong>archivi</strong>stica<br />

Storia dell’ente<br />

Il 7 febbraio del 649, per volere della duchessa Margherita de’ Medici<br />

Farnese, vedova di Odoardo Farnese, apre a Piacenza una Casa di Orsoline<br />

per l’educazione <strong>delle</strong> giovani. L’attenzione della nobildonna per queste <strong>religiose</strong><br />

è motivata dalla preoccupazione del suo casato per l’educazione <strong>delle</strong><br />

ragazze della nobiltà e della borghesia benestante, completamente trascurate<br />

dalle fami<strong>gli</strong>e e dalla società.<br />

La nuova Congregazione nasce sotto la direzione di Brigida Morello, poi<br />

Brigida di Gesù, beatificata da papa Giovanni Paolo II il 13 marzo 1998. Inizialmente<br />

la fondatrice non vuole essere eletta priora, ma accetta di ricoprire<br />

il ruolo di economa e di soprintendente <strong>delle</strong> cose spirituali; straordinaria<br />

la sua dedizione all’educazione e alla formazione <strong>delle</strong> giovani, come emerge<br />

dalla lettura di diciotto lettere indirizzate ad una ex educanda, Maria Cristiana<br />

Malaspina, rinvenute nella Biblioteca dell’Università di Genova, che<br />

documentano la capacità della Morello di essere guida anche nei più delicati<br />

problemi familiari.<br />

33


Fra le prime suore della comunità piacentina si ricordano Laura Masi,<br />

Brigida Veronica Arcelli Chiapponi, Laura Medici, Lucia Morando, Barbara<br />

Maria Anguissola 5 . A differenza <strong>delle</strong> Orsoline di Parma, le suore di Piacenza,<br />

nate solo settant’anni dopo nel medesimo contesto storico, ammettono<br />

tra di loro non solo fanciulle patrizie, ma anche ragazze di fami<strong>gli</strong>e distinte,<br />

dette «cittadine» nel linguaggio dell’epoca. Piacenza del resto è vivace centro<br />

di scambi commerciali e punto di incontro di gente di provenienza diversa,<br />

come conferma anche il fatto che la stessa Brigida Morello appartiene a<br />

una nutrita colonia di genovesi, presente da tempo in città.<br />

Fra i momenti più difficili vissuti dalla comunità vi è il maggio 1866,<br />

quando per un ordine di sgombro le monache sono costrette a lasciare il convento<br />

e sono ospitate presso le madri del Sacro Cuore in San Girolamo, oggi<br />

Buon Pastore. L’allontanamento ha fortunatamente durata breve; già l’anno<br />

successivo infatti le monache possono tornare nel «Casone», come viene affettuosamente<br />

chiamato il convento, grazie all’interessamento di persone influenti<br />

che si rivolgono direttamente a Bettino Ricasoli a favore della Congregazione.<br />

Nel 879 le celebrazioni per il secondo centenario della morte sono tenute<br />

a Piacenza dal vescovo Scalabrini, che nel 883 porterà a Roma la vita<br />

di Brigida di Gesù per poter procedere ai processi canonici in ordine alla beatificazione.<br />

Fino al 882 l’Istituto è tutto nella sola Casa di Sant’Orsola di Piacenza;<br />

poi viene aperta la prima Casa «filiale» in Borgo San Donnino, oggi Fidenza.<br />

Nel 9 0, in occasione del terzo centenario della nascita della Morello, viene<br />

inaugurata la sede di Rapallo, città natale della Beata. Venti anni più tardi è la<br />

volta di Roma, poi, nel 934, della prima casa in India, nello stato del Kerala,<br />

missione oggi fiorente nel Nord, Centro e Sud dell’India e aperta alle molteplici<br />

necessità della gente in campo educativo, socio-pastorale e medico-sanitario.<br />

Nel 957 le Orsoline arrivano nel Veneto, poi in Sardegna. È il 967<br />

quando aprono a Borno, nella diocesi bresciana, una casa per le vacanze estive<br />

e invernali. Attualmente le Orsoline operano in Italia, in Brasile e soprattutto<br />

in India, dove hanno avviato importanti attività nel settore sanitario ed in<br />

quello socio-educativo; a Piacenza hanno la casa madre, che è anche casa provinciale,<br />

in via Roma e gestiscono una scuola elementare e media e, ad esaurimento,<br />

un liceo linguistico.<br />

2. Sede dell’<strong>archivi</strong>o L’<strong>archivi</strong>o storico amministrativo del monastero è conservato<br />

in locale al primo piano del convento in un armadio, e la documentazione<br />

è raccolta in cartelle numerate progressivamente che riportano sul dor-<br />

5 Fra il 649 e il 679 sono registrate in convento 9 educande e 42 orsoline.<br />

34


so indicazione del contenuto e de<strong>gli</strong> anni. La documentazione relativa alla<br />

fondatrice è invece conservata presso l’ufficio di madre Elisabetta Simoni,<br />

che si occupa della pubblicazione <strong>delle</strong> carte della beata Brigida.<br />

Consistenza 32 metri lineari complessivi<br />

Estremi cronologici<br />

della documentazione 649-...; con atti dal 565<br />

Storia della documentazione<br />

Fin dalla fondazione la documentazione comprende oltre all’<strong>archivi</strong>o<br />

amministrativo del monastero, <strong>gli</strong> atti che riguardano la vita e le opere della<br />

fondatrice Brigida Morello. Nel 866, quando la casa viene requisita e assegnata<br />

ad uso militare, l’<strong>archivi</strong>o viene messo in salvo presso persone amiche<br />

e solo l’anno successivo, con la restituzione dell’edificio alle suore, la documentazione<br />

torna nella propria sede.<br />

Gli atti della fondatrice vengono sistemati da madre Teresa Filomena Casati<br />

in occasione del secondo anniversario della morte della Morello ( 879);<br />

vengono organizzati i diari spirituali, le lettere, la regola e sono raccolte in fascicoli<br />

le carte sciolte; Brigida infatti scriveva su fo<strong>gli</strong>etti volanti che chiamava<br />

«cartucce» e che, poi, affidava al padre. Successivamente questa documentazione<br />

è stata custodita e studiata da madre Imelda Bianchedi e, in tempi più<br />

recenti, da madre Elisabetta Maria Simoni.<br />

L’<strong>archivi</strong>o del monastero è stato diviso da quello della fondatrice solo a<br />

partire dalla metà del secolo scorso, quando la priora in carica ha raccolto tutte<br />

le carte antiche riguardanti la vita e l’amministrazione dell’Istituto e ne ha<br />

iniziato il riordino.<br />

Serie originarie<br />

Sulla base <strong>delle</strong> indicazioni riportate sul dorso dei faldoni, si possono individuare<br />

alcune serie come quella dei mandati, <strong>delle</strong> eredità e de<strong>gli</strong> affitti.<br />

Molto interessante è anche la serie relativa ai possedimenti che riguarda numerosi<br />

poderi del territorio piacentino come si può rilevare dai titoli dei faldoni:<br />

«Albiano e luoghi annessi. S. Savino. Cà bosco»; «Possessioni in S. Giorgio»;<br />

«Permute e acquisti»; «Carte diverse riguardanti Maria Luigia e i beni restituiti.<br />

1818»; «Occupazione del collegio e restituzione 1866-1867»; «Tempio<br />

grande e Tempio piccolo». Altre serie sono: liste saldate, giornali <strong>delle</strong> spese,<br />

vacchette <strong>delle</strong> messe e documenti relativi alla scuola professionale.<br />

Accanto poi all’<strong>archivi</strong>o della fondatrice beata Brigida Morello vi è anche<br />

un altro <strong>archivi</strong>o aggregato, relativo ai diversi istituti scolastici amministrati<br />

e gestiti dalle Suore orsoline; fin dall’inizio è prevista l’istruzione <strong>delle</strong><br />

monache, che devono imparare a leggere e scrivere, oltre che ricevere qualche<br />

nozione di musica e ricamo. Viene istituito anche un educandato per le<br />

35


fanciulle a partire dai sei anni fino ai venticinque; nel 1808 è aperta anche<br />

una scuola esterna gratuita per fami<strong>gli</strong>e povere o fami<strong>gli</strong>e nobili decadute,<br />

che, dopo la soppressione, sarà riaperta nel 878 sotto l’amministrazione dell’Opera<br />

della Santa Infanzia. In seguito, la scuola sarà organizzata secondo le<br />

direttive ministeriali, prevedendo l’insegnamento elementare e complementare,<br />

poi l’avviamento professionale. Dal 930 viene trasformato in istituto<br />

magistrale e successivamente liceo magistrale e liceo linguistico. Attualmente<br />

la documentazione è stata depositata presso le scuole statali di pertinenza.<br />

Strumenti di corredo<br />

Repertorio de<strong>gli</strong> strumenti esistenti nell’<strong>archivi</strong>o del collegio di S. Orsola,<br />

redatto nel 724 e rilegato nell’Ottocento da madre Teresa Filomena Casati<br />

Inventario, redatto intorno al 960 da suor Giuseppa Luisa Sozzi che ha<br />

così completato il lavoro di riordino <strong>delle</strong> consorelle precedenti; l’inventario<br />

riguarda la documentazione dell’<strong>archivi</strong>o storico e riporta anche indicazioni<br />

topografiche sulla collocazione del materiale sui ripiani dell’armadio della<br />

stanza dell’<strong>archivi</strong>o.<br />

Consultabilità L’<strong>archivi</strong>o non è consultabile<br />

3. Note È presente una biblioteca con testi antichi, in alcuni dei quali sono<br />

presenti annotazioni autografe della fondatrice; sono presenti cataloghi antichi<br />

a registro, mentre in tempi più recenti i libri sono stati raccolti per formato.<br />

Nei locali del convento è allestita una significativa esposizione di oggetti<br />

appartenuti alla beata Brigida Morello, beatificata da Giovanni Paolo II il<br />

5 marzo 998.<br />

Bibliografia<br />

I. BiAnchEdi, Un’anima sposa all’amor crocifisso: vita della Madre Brigida<br />

di Gesù fondatrice <strong>delle</strong> dame orsoline di Piacenza: 1610-1679, Piacenza<br />

925<br />

I. BiAnchEdi, La serva di Dio Madre Brigida di Gesù: fondatrice <strong>delle</strong> <strong>religiose</strong><br />

Orsoline di Maria Immacolata di Piacenza, Piacenza 955<br />

E. M. Simoni, Storia breve di Brigida Morello detta Brigida di Gesù, Piacenza<br />

976<br />

E. M. Simoni Breve sintesi della storia dell’istituto fondato dalla venerabile<br />

Brigida Morello, Piacenza 979<br />

E. M. Simoni, Una bimba fatta così. Brigida Morello, Piacenza 983<br />

36


E. M. Simoni, Quando missione è stile di vita: profilo della venerabile madre<br />

Brigida Morello Brigida di Gesù donna di preghiera educatrice missionaria<br />

e dell’Istituto da lei fondato le Orsoline di Maria immacolata di<br />

Piacenza attraverso i secoli, Piacenza 984<br />

Brigida Morello (1610-1679), del Capitanato di Rapallo (Genova), Madre e<br />

fondatrice del Collegio di Sant’Orsola di Piacenza (Orsoline di Maria<br />

Immacolata) 1649: storia in stampe, immagini e breve racconto, a cura<br />

del Comune di Rapallo, Piacenza 989<br />

G. PAPA, Imelda Bianchedi: orsolina di Piacenza a cento anni dalla nascita,<br />

Piacenza, ottobre 1990, S. n. t. 99<br />

Brigida Morello di Gesù (1610-1679) beata: miscellanea, a cura della Congregazione<br />

<strong>delle</strong> Suore Orsoline di Maria Immacolata di Piacenza, Postulazione,<br />

Roma 997<br />

A. moRAndo, Vita della Venerabile Serva di Dio, La Madre Brigida di Gesù,<br />

Eletta con singolare Provvidenza di Dio, per Fondatrice Madre e Maestra<br />

della Casa di S. Orsola, eretta in Piacenza l’anno 1649, trasposizione<br />

in lingua corrente e annotazioni al testo di E. M. Simoni, Roma 2000<br />

B. moREllo, Diario spirituale 1642-1648, a cura di G. mongini, trascrizione<br />

del manoscritto di M. cAtto, trasposizione in italiano corrente di suor E.<br />

M. Simoni, Piacenza 2005<br />

Schedatore A. Riva - E. Stendardi<br />

Data compilazione Lu<strong>gli</strong>o 2006<br />

Scheda n. 2<br />

1. Denominazione ente Suore carmelitane di Santa Teresa<br />

Indirizzo Via Spinazzi 36, Piacenza<br />

Telefono 0523 6 4832 Fax 0523 57 746<br />

Referente <strong>archivi</strong>o Sorelle bibliotecarie (suor Prisca)<br />

Storia dell’ente<br />

Nella seconda metà del Seicento l’iniziativa di far sorgere un Carmelo a<br />

Piacenza trova i suoi promotori nel ceto aristocratico piacentino, frutto della<br />

fioritura spirituale alimentata dal Concilio di Trento. La contessa Vittoria Marocca<br />

Anguissola Scotti, e in modo particolare Caterina Tedeschi Landi, destinano<br />

parte dei loro beni per la costruzione del monastero <strong>delle</strong> Carmelitane.<br />

Sostenitrice della fondazione è la Duchessa Margherita de’ Medici, la cui<br />

fi<strong>gli</strong>a Maria Caterina, monaca a Parma con il nome di suor Teresa Margherita<br />

dell’Incarnazione, era morta nel 689 in concetto di santità. Margherita ot-<br />

37


tiene da papa Clemente X un Breve in data 0 dicembre 670 con cui si autorizza<br />

il vescovo di Piacenza, monsignor Giuseppe Zandemaria, ad erigere<br />

il nuovo Carmelo sotto la Regola di Santa Teresa e la direzione dei frati dell’Ordine,<br />

che sono in città dal 627.<br />

Lo storico Cristoforo Poggiali ricorda con queste parole la fondazione<br />

del primo monastero nel Tomo XII <strong>delle</strong> sue Memorie storiche della città di<br />

Piacenza: «Appartiene all’anno 673 l’introduzione e lo stabilimento <strong>delle</strong><br />

Carmelitane Scalze in Piacenza, la fondazione cioè di un chiostro di sacre<br />

vergini, che, dello spirito eredi, del fervore, e della pietà dell’immortal loro<br />

Istitutrice Santa Teresa di Gesù, sono tuttavia lo specchio, il decoro, e dirà anche<br />

la tutela e il sostegno della nostra città» 6 .<br />

La mattina del 9 marzo 673, infatti, partono dal Carmelo di Parma per<br />

giungere in serata a Piacenza tre Carmelitane Scalze del monastero di Modena;<br />

si tratta di madre Anna dell’Ascensione, madre Vittoria di Santa Teresa della<br />

fami<strong>gli</strong>a Bottigella di Pavia e madre Francesca del Santissimo Sacramento<br />

de<strong>gli</strong> Scotti di Piacenza. Al loro arrivo, dato che la sede stabilita non è ancora<br />

pronta, le monache sono ospitate per alcuni giorni presso le Dame Orsoline, accolte<br />

con grande cordialità dalla fondatrice, Madre Brigida di Gesù,. Da qui, lei<br />

in persona e con gran pompa di dame, cavalieri ed ecclesiastici, il giorno 23 le<br />

accompagnò al monastero, posto nell’allora parrocchia di Santo Stefano 7 .<br />

La fondatrice e prima priora del monastero è madre Anna dell’Ascensione,<br />

al secolo contessa Ippolita Francesca Chiozzi, cremonese, entrata nel<br />

maggio 627 nel monastero di Cremona e ne<strong>gli</strong> anni successivi molto attiva<br />

come maestra <strong>delle</strong> novizie e priora a Parma, a Modena e infine a Piacenza<br />

dove muore il 8 lu<strong>gli</strong>o 680; le sue ceneri si trovano dal 974 nella sala del<br />

capitolo del monastero di via Spinazzi.<br />

Il primo monastero, intitolato al Santissimo Nome di Maria, comprende<br />

una piccola chiesa e due piccole casette, secondo le caratteristiche tipiche dei<br />

primi carmeli teresiani; ben presto però si rivela insufficiente ad acco<strong>gli</strong>ere le<br />

numerose fanciulle che chiedono di entrare. Si rende dunque necessaria la costruzione<br />

di un secondo monastero sullo Stradone Farnese, i cui lavori sono<br />

avviati il 2 lu<strong>gli</strong>o 684, sotto la direzione del capomastro e ingegnere piacentino<br />

Paolo Cerri, e proseguono per circa due decenni, finché l’11 settembre<br />

690 la comunità può trasferirsi nel nuovo convento. La chiesa sarà invece<br />

terminata nel 70 e dedicata ai santi Giuseppe e Teresa.<br />

Nella sede dello Stradone Farnese la comunità vive per circa 270 anni;<br />

nel 8 0 il governo napoleonico sopprime tutti i monasteri <strong>femminili</strong> della<br />

6 C. PoggiAli, Memorie storiche della città di Piacenza, Piacenza, 757- 766, 2 voll. (rist.<br />

anast.: Piacenza 980), vol. XII, pp. 90 e segg.<br />

7 Ibidem.<br />

38


città e, quindi, anche la clausura, mantenendo aperti solo due monasteri a Parma<br />

e due a Piacenza, tra i quali il monastero teresiano. Vengono qui accolte<br />

le monache Agostiniane e Benedettine, mentre le Teresiane devono lasciare<br />

l’abito di carmelitane e sono secolarizzate. Nel 822 Maria Luigia permette<br />

alle monache di riprendere l’abito e di acco<strong>gli</strong>ere nel monastero altre giovani,<br />

ma impone l’apertura di una scuola esterna nei locali della foresteria a favore<br />

di ragazze povere, che verrà chiusa nel 868. Le due grandi guerre non risparmiano<br />

prove di ogni genere alle suore, dal dover ospitare le truppe, adibendo<br />

la chiesa a magazzino, durante la prima guerra mondiale, fino alla distruzione<br />

di una parte del monastero il 28 aprile 943, quando un aereo tedesco partito<br />

dalla base di San Damiano si schianta proprio sullo Stradone Farnese.<br />

Nel 962 iniziano i lavori per la costruzione dell’attuale monastero in<br />

zona San Lazzaro Alberoni, su progetto dell’ingegnere Cesare Schiaffonati<br />

e indicazioni della priora madre Maria Metilde della Croce. La nuova sede è<br />

inaugurata il 22 aprile 964.<br />

2. Sede dell’<strong>archivi</strong>o L’<strong>archivi</strong>o ha sede in un locale al primo piano<br />

del convento e la documentazione è collocata<br />

in due armadi<br />

Consistenza 20 metri lineari<br />

Estremi cronologici<br />

della documentazione 673-...<br />

Storia della documentazione<br />

Una parte consistente della documentazione è andata distrutta nell’aprile<br />

del 943 per l’incendio avvenuto in seguito alla caduta di un aereo sullo<br />

stradone Farnese, dove aveva sede il convento prima del trasferimento in via<br />

Spinazzi.<br />

Serie originarie<br />

La documentazione, che non è stato naturalmente possibile vedere perché<br />

conservata nella zona di clausura, è organizzata rispecchiando la vita del<br />

monastero e <strong>delle</strong> suore; sono presenti quindi alcune serie che riguardano proprio<br />

l’ingresso <strong>delle</strong> monache e la loro vita nella comunità:<br />

- Cronistoria giornaliera tenuta dalle consorelle: è annuale e il primo volume,<br />

che riguarda <strong>gli</strong> anni dal 673 al 980, è stato ricostruito, per la<br />

parte che riguarda le vicende più antiche, sulla base dell’opera del Poggiali;<br />

- Atti capitolari;<br />

-<br />

Libro <strong>delle</strong> professioni: ad esempio si conserva un «Libro dove si notano<br />

le professioni <strong>delle</strong> <strong>religiose</strong>», relativo a<strong>gli</strong> anni dal 1674 al 1918;<br />

39


-<br />

-<br />

-<br />

Libri <strong>delle</strong> messe;<br />

Libro dei necrologi: dal 1680 fino ad oggi viene registrata la storia <strong>delle</strong><br />

singole monache in forma di racconto (ad esempio «Libro <strong>delle</strong> defunte<br />

e dell’ordine della nostra provincia», 1841-1950);<br />

«Mappe e disegni»: contiene mappe e disegni anche del vecchio monastero<br />

sullo Stradone.<br />

Vengono anche conservate alcune fotografie relative al monastero sullo<br />

Stradone Farnese.<br />

Strumenti di corredo<br />

Repertorio generale di tutti i documenti che si trovano in <strong>archivi</strong>o del<br />

Monastero dei santi Giuseppe e Teresa. 1791, libro indice dove sono registrati<br />

per cartelle tutti i documenti (cartelle, volume, numero); contiene anche<br />

l’elenco <strong>delle</strong> proprietà costituite dalle doti e dalle donazioni.<br />

Istruzioni per l’<strong>archivi</strong>o, tabella ottocentesca con indicazioni sulla tenuta<br />

dell’<strong>archivi</strong>o.<br />

Elenco <strong>delle</strong> scritture, libri e registri di amministrazione [...], sorta di inventario<br />

dei beni mobili e dei documenti redatto nella seconda metà dell’Ottocento.<br />

Elenco documenti ( 949), elenco redatto dopo l’incendio in cui sono registrati<br />

i documenti superstiti, diviso in «documenti storico religiosi» e «documenti<br />

amministrativi»; è vistato durante le visite canoniche ogni tre anni<br />

dal padre provinciale.<br />

Consultabilità Non è consultabile<br />

3. Note È presente una biblioteca con qualche testo antico, che comprende testi<br />

di spiritualità e carmelitani; il materiale bibliografico è in fase di catalogazione<br />

informatica.<br />

Bibliografia<br />

Culla di mistici e di vescovi, «La Madonna di Concesa», periodico a cura dei<br />

Padri Carmelitani di Concesa, Trezzo d’Adda, giugno-agosto 968, pp.<br />

2- 3.<br />

La munificenza dei duchi Farnese, «La Madonna di Concesa», periodico a<br />

cura dei Padri Carmelitani di Concesa, Trezzo d’Adda, giugno-agosto<br />

968, pp. 32-33.<br />

Schedatore A. Riva - E. Stendardi<br />

Data della compilazione Lu<strong>gli</strong>o 2006<br />

40


Scheda n. 3<br />

1. Denominazione ente Provincia italiana <strong>delle</strong> suore missionarie di<br />

San Carlo Borromeo scalabriniane<br />

Indirizzo Piazzetta San Savino 29, Piacenza<br />

Telefono 0523 3 7426<br />

Referente <strong>archivi</strong>o Suor Giuliana Bosini<br />

E-mail: gmbosini@scalabriniane.piacenza.it<br />

Storia dell’ente<br />

Il 25 ottobre 895 monsignor Giovanni Battista Scalabrini acco<strong>gli</strong>e nel<br />

palazzo vescovile di Piacenza le prime quattro suore missionarie di San Carlo<br />

scalabriniane, che inizialmente prendono il nome di «Ancelle de<strong>gli</strong> orfani e<br />

dei derelitti all’estero». Ne<strong>gli</strong> intenti del fondatore, coadiuvato da padre Giuseppe<br />

Marchetti, la missione dell’Ordine consiste nell’assistenza a<strong>gli</strong> emigranti<br />

dal momento della partenza dai maggiori porti d’Italia, fino alle destinazioni<br />

finali.<br />

Dopo l’iniziale aggregazione alle Suore Apostole del Sacro Cuore di San<br />

Paolo del Brasile, nel 907 la Congregazione fondata da Scalabrini diventa<br />

autonoma e prende il definitivo nome di Congregazione <strong>delle</strong> Suore missionarie<br />

di San Carlo Borromeo Scalabriniane. È a partire da<strong>gli</strong> anni Trenta che<br />

inizia a delinearsi il progetto di riportare le suore in Italia, secondo le parole<br />

dello stesso Scalabrini: «Andate fiduciose, fi<strong>gli</strong>ole, vi manderò poi altre consorelle,<br />

e voi ritornerete per formarvi e consolidarvi nello spirito religioso».<br />

L’8 dicembre 936 madre Lucia Gorlin giunge dal Brasile con altre due<br />

sorelle per aprire il Noviziato a Piacenza e le suore si stabiliscono nella sede<br />

dell’ex convento di San Savino di proprietà dell’ingegnere piacentino Ettore<br />

Martini, figura destinata a svolgere un importante ruolo a sostegno della Congregazione,<br />

mettendo largamente a servizio dell’ordine le sue capacità professionali.<br />

Ne<strong>gli</strong> anni immediatamente successivi vengono aperte case in Italia -<br />

Roma nel 938, Bassano del Grappa (VI) nel 939, Ponte dell’Olio (PC) nel<br />

945, Presina (PD) nel 950 - ma anche all’estero, come: Hayange (Francia)<br />

nel 947, Lucerna (Svizzera) nel 950, Maastricht (Paesi Bassi) nel 95 ,<br />

fino all’Albania nel 1994. La casa madre di Piacenza coordina la Provincia di<br />

San Giuseppe, che comprende tutta l’Europa.<br />

Attualmente il servizio evangelico e missionario <strong>delle</strong> Suore scalabriniane<br />

evidenzia la crescente vitalità dell’Istituto e la presenza femminile del carisma<br />

scalabriniano fra i migranti e i rifugiati, concretizzandosi soprattutto nell’educazione<br />

cristiana, nella pastorale della salute e nella pastorale sociale, in<br />

25 paesi di quattro continenti.<br />

4


2. Sede dell’<strong>archivi</strong>o L’<strong>archivi</strong>o è situato in due locali al primo<br />

piano del convento<br />

Consistenza 50,5 metri lineari + due schedari<br />

Si rileva la presenza di stampe e rilievi del<br />

convento e dell’abbazia di San Savino ( 903,<br />

996), appesi sulle pareti<br />

Estremi cronologici<br />

della documentazione 936-...<br />

Organizzazione della documentazione<br />

La documentazione è raccolta in cartelle collocate in un armadio e viene<br />

divisa in <strong>archivi</strong>o morto e <strong>archivi</strong>o corrente. Le cartelle <strong>delle</strong> suore della<br />

Provincia di San Giuseppe (viventi, defunte, che non hanno preso i voti) sono<br />

raccolte ne<strong>gli</strong> schedari e costantemente aggiornate; è in corso l’informatizzazione<br />

dei dati attraverso il data base ALBA.<br />

Serie originarie<br />

La documentazione è organizzata per materie, in base alla tipologia de<strong>gli</strong><br />

atti e le diverse serie sono individuate tramite lettere alfabetiche latine: A,<br />

B, C e D.<br />

A - Atti relativi alla fondazione, documentazione storica della Provincia<br />

di San Giuseppe (III provincia dell’Ordine comprendente Piacenza, l’Italia<br />

e l’Europa);<br />

B - Rapporti con i superiori e le istituzioni, con le altre province dell’Ordine,<br />

con le novizie; contiene anche materiale relativo alla formazione e <strong>gli</strong><br />

atti relativi ai capitoli (ad esempio la busta B2 contiene la corrispondenza<br />

della superiora provinciale con i governi <strong>delle</strong> altre province);<br />

C - Corrispondenza con le case dell’Ordine sparse nel mondo (ad esempio:<br />

C.I. contiene la corrispondenza con le comunità della Provincia di San<br />

Giuseppe e ad ogni comunità è assegnato un numero progressivo; C.I.57 è<br />

la busta dedicata alla comunità di Hayange-Serenange, comunità aperta nel<br />

947 in Francia fra le fami<strong>gli</strong>e dei minatori; C.I.83 è dedicata alla comunità<br />

di Fontenay-Tresigny nella banlieue di Parigi, aperta nel 954 e chiusa nel<br />

994, come ospizio per le emigranti italiane senza fami<strong>gli</strong>a; C.III. contiene la<br />

documentazione di convegni e corsi; C.IX. contiene documentazione relativa<br />

all’attività del Centro congressi);<br />

D - Corrispondenza con le autorità ecclesiastiche (Santa Sede, vescovi),<br />

memorie e testimonianze <strong>delle</strong> consorelle, iniziative diverse (centenario della<br />

Congregazione).<br />

Si può individuare poi la serie <strong>delle</strong> cronache della Casa di Piacenza (dal<br />

936) che comprende i diari stilati giornalmente dalla Madre Superiora, oltre<br />

42


alle serie riguardanti i registri di protocollo e la contabilità, quest’ultima conservata<br />

a parte.<br />

Sono raccolte in <strong>archivi</strong>o anche le pubblicazioni e le relazioni su capitoli,<br />

incontri di formazione e incontri di studio, le tesi <strong>delle</strong> suore, mentre nel Centro<br />

di studi e documenti <strong>delle</strong> migrazioni (cEdomiS) sono depositate le tesi<br />

dedicate all’Ordine. Infine si conservano anche <strong>gli</strong> importanti documenti relativi<br />

alla causa di beatificazione di Giovanni Battista Scalabrini e al riconoscimento<br />

del miracolo di guarigione di una suora ( 987- 997).<br />

Strumenti di corredo Nessuno; è probabile che esista una tabella<br />

di classificazione<br />

Consultabilità L’<strong>archivi</strong>o non è organizzato per la<br />

consultazione<br />

3. Note Il convento conserva la biblioteca e alcuni oggetti personali donati<br />

dalla fami<strong>gli</strong>a dell’ingegnor Ettore Martini (divisa ufficiale, libreria, poltrona);<br />

è allestita anche una piccola esposizione di oggetti appartenuti al vescovo<br />

Giovanni Battista Scalabrini, raccolti e donati dal suo assistente personale.<br />

È in fase di allestimento anche una piccola esposizione di oggetti e fotografie<br />

riguardanti madre Lucia Gorlin, fondatrice della casa piacentina.<br />

Inoltre il CEDOMIS, Centro di documentazione missionaria, dispone di<br />

una biblioteca di oltre 2.000 volumi sulle migrazioni moderne e contemporanee<br />

e sulla storia e la cultura dei diversi paesi del mondo con accesso ai materiali<br />

attraverso un programma di ricerca per parole chiave e possibilità di consultazione<br />

on line sul sito: .<br />

Bibliografia<br />

Costituzioni <strong>delle</strong> suore missionarie di San Carlo Borromeo (scalabriniane),<br />

Roma [ 948?]<br />

F. molinARi, Sulla strada della fede e della speranza, Borgonovo Val Tidone<br />

978<br />

Costituzioni <strong>delle</strong> suore missionarie di San Carlo Borromeo (scalabriniane),<br />

Roma 977<br />

FRAncESconi m., G. B. Scalabrini vescovo di Piacenza e de<strong>gli</strong> immigrati,<br />

Roma 985<br />

L’ingegnere Ettore Martini (1870-1960): un galantuomo fra due secoli, a<br />

cura di don F. molinARi e <strong>delle</strong> Suore Scalabriniane, Piacenza 986<br />

A. BiAnchin, Una vita che non muore: Madre Lucia Gorlin 1879-1958, Borgonovo<br />

Val Tidone 992<br />

A. BiAnchin, Per le vie del mondo: il carisma scalabriniano sulla strada della<br />

fede e della speranza, Borgonovo Val Tidone 995<br />

43


Un finese nel mondo: nel centenario della Suore Scalabriniane, a cura di F.<br />

monti e E. oRSEnigo, Borgonovo Val Tidone 995<br />

Giovanni Battista Scalabrini 1839-1905, Roma 2005<br />

Suore missionarie di San Carlo Borromeo scalabriniane: centodieci anni a<br />

servizio dei migranti e dei rifugiati 1895-2005, Roma 2006<br />

G. coRRAo, Lucia Gorlin, Piacenza 2006<br />

Schedatore A. Riva - E. Stendardi<br />

Data compilazione Lu<strong>gli</strong>o 2006<br />

Appendice II<br />

L’<strong>archivi</strong>o generale della Congregazione <strong>delle</strong> Suore Missionarie<br />

di San Carlo Borromeo Scalabriniane 8<br />

Nel 96 l’<strong>archivi</strong>o generale della congregazione arrivò dal Brasile, dove<br />

era conservato presso l’orfanotrofio Cristoforo Colombo a San Paolo. In quell’anno,<br />

infatti, la casa generalizia venne trasferita da San Paolo del Brasile ad<br />

Acilia nei pressi di Roma. Poco più di dieci anni dopo <strong>gli</strong> spazi si rivelarono<br />

già insufficienti per la documentazione.<br />

Un nuovo trasferimento venne effettuato nel 982 con l’apertura della<br />

casa generalizia in via Monte del Gallo, 68 a Roma, dove si trova tuttora. Originariamente<br />

l’<strong>archivi</strong>o era sistemato al III piano, dal 997 la documentazione<br />

si trova nella sede attuale, al piano terra della casa generalizia, in locali ristrutturati<br />

ad hoc. Fino al 975 la responsabile dell’<strong>archivi</strong>o era la segretaria<br />

generale che cambiava ogni sei anni; in seguito venne nominata una <strong>archivi</strong>sta,<br />

una suora diplomata alla Scuola Vaticana. Nel 2000 suor Ivone Scopel,<br />

<strong>archivi</strong>sta generale, ha redatto una guida all’<strong>archivi</strong>o 9 dalla quale si pubblica<br />

di seguito il titolario dell’<strong>archivi</strong>o storico 0 :<br />

8 Grazie alla disponibilità della madre generale, suor Maria de Rosário Onzi, il 24 e 25 agosto<br />

2006 è stato possibile visitare l’<strong>archivi</strong>o generale della congregazione. Un sentito ringraziamento<br />

va anche a suor Ivone Scopel, <strong>archivi</strong>sta generale, che si occupa tuttora della gestione<br />

dell’<strong>archivi</strong>o.<br />

9 Edizione orientativa ed organizzativa dell’<strong>archivi</strong>o generale della Congregazione <strong>delle</strong><br />

suore missionarie di San Carlo Borromeo scalabriniane, Roma 2000.<br />

0 La documentazione passa in <strong>archivi</strong>o storico ogni sei anni, quando termina il governo del-<br />

la madre generale.<br />

44


1. gEnERAlE<br />

. . Fondatore<br />

.2. Co-Fondatore<br />

.3. Co-Fondatrice<br />

.4. Storia dell’istituto<br />

.5. Governi generali<br />

.6. Capitoli generali<br />

.7. Assemblee generali<br />

.8. Animazione generale: formazione e apostolato<br />

(Incontri e progetti congregazionali)<br />

.9. Centri congregazionali di studi e di pastorale dei migranti<br />

. 0. Comunicazione<br />

. . Documentazione riservata<br />

. 2. Libri de<strong>gli</strong> atti<br />

. 3. Scritti e pubblicazioni <strong>delle</strong> sorelle<br />

. 4. Celebrazioni del Giubileo della Congregazione:<br />

Cinquantenario e Centenario<br />

. 5. Album e messaggi<br />

. 6. Fototeca<br />

. 7. Audiovisivi<br />

. 8. Amministrazione e economia<br />

2. PRovinciAlE<br />

2. . Governi provinciali<br />

2.2. Capitoli provinciali<br />

2.3. Assemblee provinciali<br />

2.4. Formazione<br />

2.5. Apostolato<br />

2.6. Centri di studi e di pastorale dei migranti<br />

2.7. Storia <strong>delle</strong> province<br />

2.8. Celebrazioni del Giubileo <strong>delle</strong> province<br />

3. Comunità<br />

3. . Storia <strong>delle</strong> singole comunità<br />

3.2. Comunità aperte<br />

3.3. Comunità chiuse<br />

3.4. Celebrazioni del Giubileo <strong>delle</strong> comunità<br />

4. PERSonAlE<br />

4. . Sorelle della congregazione<br />

4.2. Sorelle attive<br />

4.3. Sorelle defunte<br />

4.4. Sorelle uscite<br />

45


Premessa<br />

Monsignor Guido AGosti<br />

Monasteri <strong>femminili</strong> nella Diocesi di Reggio Emilia<br />

L’argomento di questo studio è assai vasto; per questo mi limiterò ad<br />

esporre una sintesi <strong>delle</strong> ricerche fatte sui molti monasteri che esistevano in<br />

Diocesi prima del periodo napoleonico, come attestano le 96 grosse filze di<br />

documenti religiosi, discretamente ordinate ne<strong>gli</strong> anni Settanta del secolo<br />

XIX, conservate nell’Archivio Vescovile.<br />

Nel 1783 vi erano a Reggio-città 3 monasteri di Benedettine, 4 di Francescane,<br />

2 di Domenicane, 2 di Carmelitane, 2 di Agostiniane, 3 di altre comunità<br />

ed un’altra ventina nel resto della Diocesi. A causa <strong>delle</strong> soppressioni, sia<br />

ducali che napoleoniche, molta documentazione di tipo patrimoniale ed economico<br />

è custodita ne<strong>gli</strong> Archivi di Stato di Reggio Emilia, Modena e Milano.<br />

Una relazione più ampia, ma priva <strong>delle</strong> note <strong>archivi</strong>stiche, è stata pubblicata<br />

sul «Bollettino Storico Reggiano», n. 133.<br />

A - I monasteri benedettini<br />

Le monache benedettine avevano in città i monasteri di San Tommaso,<br />

San Raffaele e Santa Maria Maddalena. Solo per il terzo si conosce l’origine,<br />

per <strong>gli</strong> altri due si hanno solo pochissimi documenti risalenti ai secoli bui<br />

dell’Alto Medio Evo.<br />

Monastero di San Tommaso<br />

Il primo documento in cui si fa menzione di questo cenobio è il lascito<br />

della regina Cunegonda, vedova di Bernardo, re d’Italia – o me<strong>gli</strong>o di Longobardia<br />

–, nipote di Carlo Magno. Nell’anno 835 la regina fondò a Parma un<br />

monastero dedicato a sant’Alessandro, dotandolo con i beni di altri due cenobi<br />

preesistenti: San Bartolomeo di Parma e San Tommaso di Reggio. La preesistenza<br />

di questi due conventi è stata oggetto di varie ricerche sulla loro origine<br />

e dotazione patrimoniale. Anzitutto dovevano essere pervenuti alla regina<br />

dall’eredità del marito, morto nell’818, ed è opinione di vari studiosi<br />

47


che fossero sorti già da vari decenni. Infatti <strong>gli</strong> inventari <strong>delle</strong> proprietà che<br />

ci sono giunti potrebbero essere copie di documenti dell’VIII secolo, quindi<br />

l’origine dei due monasteri risalirebbe al periodo precarolingio. Dal testo della<br />

donazione risulta che la regina ne conservava la proprietà anche per i suoi<br />

eredi e ciò giustificava l’azione del tardo pronipote Maginfredo, il quale nel<br />

948 pretendeva di rientrare in possesso di San Tommaso per poterne sfruttare<br />

i beni di cui era dotato.<br />

La dipendenza del nostro monastero dal Sant’Alessandro di Parma ebbe<br />

breve durata, poiché le scorrerie de<strong>gli</strong> Ungari dell’899 distrussero, insieme<br />

con la cattedrale, anche il cenobio, arrivando persino ad uccidere il vescovo<br />

Azzo. Forse alcune monache riuscirono a salvarsi rifugiandosi in una proprietà<br />

presso la «basilica» dei Santi Vito e Modesto (ora Buco del Signore) ove<br />

più di cent’anni dopo nel 1015, per impulso del vescovo Tenzone, si ricostituì<br />

provvisoriamente la comunità monacale. Dodici anni dopo la badessa Liuza<br />

ottenne dallo stesso vescovo il permesso di riutilizzare la chiesa di San Tommaso,<br />

già in fase di restauro, e ricostruire il monastero, ciò avvenne nel triennio<br />

1028-1030. Alla primitiva dotazione vescovile di quattro «mansi» nella<br />

zona di Scanzano, ora Buco del Signore, si aggiunsero varie donazioni di privati<br />

e dei vescovi Sigifredo II, Conone, Gandolfo ed Alberio, formando un<br />

patrimonio assai vistoso come risulta dall’inventario prediale del 1295.<br />

La storia di questo istituto si concluse nel «secolo dei lumi» con la soppressione<br />

voluta dal duca Rinaldo III il 3 maggio 1783. Il 21 maggio le 44<br />

monache furono trasferite a Santa Eufemia di Modena, i beni aggregati alle<br />

opere pie e con essi anche l’<strong>archivi</strong>o che custodiva più di 600 pergamene. Disgraziatamente<br />

verso il 1875 un disonesto impiegato ne sottrasse una ottantina<br />

tra quelle anteriori al 1200 e le vendette ad un antiquario di Firenze. Solo<br />

una quarantina sono state ricuperate e con le altre si trovano all’Archivio di<br />

Stato di Reggio Emilia. Il vasto fabbricato fu aggregato al convento del Corpus<br />

Domini, poi dal 1798 adibito a carcere, tribunale, stazione della posta fino<br />

ai nostri giorni 1 .<br />

Monastero di San Raffaele<br />

Assai incerta è l’origine del monastero di San Raffaele. Se nel 1030<br />

c’era già in città un monastero benedettino, come mai all’inizio del XII seco-<br />

1 Dall’Inventario in Archivio Vescovile: «San Tommaso, monastero di monache in Reggio.<br />

Copia dei privilegi concessi alla Abbadessa e alle monache nel 1225, vestizioni, professioni<br />

e cariche dal 1541 al 1635 filza n. 66, dal 1636 al 1668 f. n. 67, dal 1669 al 1702 f. n. 68 con<br />

mappe della nuova fabbrica, dal 1703 al 1740 f. n. 69, dal 1741 al 1783 con le costituzioni a<br />

stampa del 1770 f. n. 70».<br />

48


lo (anno 1100) ne sorse un altro a 200 metri o poco più di distanza? Non può<br />

trattarsi di una fi<strong>gli</strong>azione perché alla ricchezza del primo si oppone la povertà<br />

del secondo. Il Saccani nel suo Schedario ha registrato il nome <strong>delle</strong> prime<br />

badesse: Ermengarda dal 1100 al 1124, Agnesia dal 1126 al 1159, Matilda<br />

dal 1161 al 1165.<br />

La prima dotazione fu fatta probabilmente dal vescovo Bonseniore<br />

(1098-1118) con beni dell’eredità di Everardo di Antisica e di altri ricevuti<br />

dall’episcopio nel 1058, poiché a tale data risale la prima pergamena del suo<br />

<strong>archivi</strong>o (ora presso l’Archivio di Stato di Reggio Emilia). Come a San Tommaso,<br />

anche a San Raffaele fu assegnata in gestione una parrocchia, quella di<br />

San Vitale, la cui chiesa nel 1443 fu venduta alla Confraternita di San Girolamo.<br />

Nel secolo XV il numero <strong>delle</strong> monache era molto scarso e per interessamento<br />

del vescovo Bonfrancesco Arlotti (1477-1508) vi furono trasferite altre<br />

benedettine distaccate dal monastero di Sant’Antonio di Ferrara.<br />

La cosa non diede buoni frutti: vent’anni dopo scoppiò una lite furibonda<br />

tra la badessa ferrarese Eufrosia Signorelli, parente dei Bebbi di Leguigno, e<br />

la ricca fi<strong>gli</strong>a de<strong>gli</strong> Scaioli. Le due fami<strong>gli</strong>e, invece di calmare le parenti presero<br />

parte, e ne nacque una faida che insanguinò la città per oltre vent’anni.<br />

Fin dall’inizio (1505) il Senato reggiano cercò di separare le contendenti: trasferendo<br />

la ferrarese e le sue seguaci, sostenute dai Benedettini di San Prospero,<br />

prima in un locale presso Santo Stefano, poi costruendo un nuovo monastero<br />

nella canonica di Santa Maria Maddalena. Rimasero a San Raffaele le<br />

partigiane della Scaioli, sostenute dai Domenicani.<br />

Passarono quasi tre secoli poi il 3 aprile 1783 il duca Ercole III obbligò<br />

le monache della Maddalena a tornare al San Raffaele e ne demolì il convento<br />

per adibire quello spazio a piazza del Mercato, ora Piazza Fontanesi. Quindici<br />

anni dopo i giacobini reggiani soppressero anche il San Raffaele e rimandarono<br />

le monache alle loro fami<strong>gli</strong>e; furono demoliti chiesa e parte del monastero<br />

e il rimanente adattato a case popolari.<br />

Nel 1776, prima della riunione con le Maddalene, al San Raffaele vi erano<br />

31 professe e 15 converse, badessa era Vittoria Coronata dei conti Gabrietti<br />

2 .<br />

2 Dall’Inventario c. s.: «San Raffaele, monastero di monache in Reggio. Esami, vestizioni,<br />

professioni e atti diversi dal 1500 al 1630 f. n. 59, dal 1631 al 1650 f. n. 60, dal 1651 al 1680<br />

f. n. 61, dal 1681 al 1720 f. n. 62, dal 1721 al 1757 con processo manoscritto per causa civile<br />

col Consorzio della vicinia (parrocchia) di San Raffaele f. n. 63, dal 1758 al 1797 e stampati<br />

sulla causa di cui sopra f. n. 64, Inoltre vedi San Raffaele, chiesa già parrocchiale in Reggio,<br />

ora soppressa (nel 1769) e demolita (dopo il 1798). Atti diversi relativi alla medesima ed<br />

al monastero che ne aveva la cura e giurisdizione vedi nella sezione “Parrocchie” f. n. 43, ivi<br />

sono anche <strong>gli</strong> Stati <strong>delle</strong> Anime, libri dei Morti e Matrimoni».<br />

49


Monastero di Santa Maria Maddalena<br />

Questo terzo monastero benedettino si è formato, come si è detto, dalla<br />

scissione del San Raffaele e cominciò a funzionare nella nuova sede dal<br />

1515: così risulta da<strong>gli</strong> atti della Curia vescovile. La chiesa a cui si appoggiò<br />

era della più antiche del centro cittadino, risaliva forse al XII secolo poiché se<br />

ne conosce il rettore dal 1207. Era stata ricostruita dal 1445 al 1458, e dopo il<br />

1505 la casa canonica fu ampliata e adattata a monastero da Pietro Ancini. Il<br />

patrimonio del monastero fu arricchito nel 1598 da Dionisio e Alfonso Bonzagni<br />

che eressero un beneficio legato alla cappella della Samtissima Trinità<br />

della chiesa conventuale.<br />

I rapporti del monastero con i superiori ecclesiastici non furono sempre<br />

esemplari: nel 1530 i benedettini dovettero rinunciare alla direzione spirituale,<br />

nel 1535 il vescovo Ugo Rangone diede un nuovo assetto alle regole della<br />

comunità. Ritornati i Benedettini si stabilì una eccessiva familiarità, pertanto<br />

il 22 settembre del 1607 il vescovo Claudio Rangone fece un’improvvisa<br />

ispezione e ne mandò il rapporto a Roma. Nel 1620 una bolla del papa Paolo<br />

V sottrasse di nuovo la direzione ai Benedettini e l’affidò al vescovo. Ancora<br />

nel 1721 le monache si ribellarono al vescovo ed ai superiori e furono sospese<br />

dai sacramenti per ben due mesi!<br />

Nell’anno 1779, quattro anni prima della soppressione, alla Maddalena<br />

vi erano 35 monache che il 23 marzo 1783 furono inviate al San Raffaele 3 .<br />

B - I conventi <strong>femminili</strong> dei Francescani<br />

All’inizio del XIII secolo, provenienti da Bologna, vennero a predicare<br />

nella nostra città sia i Francescani che i Domenicani. Sembra che i primi a<br />

raggiungere Reggio siano stati i Frati Minori, poiché nel 1218 Guido da Canossa,<br />

assunto come pretore a Bologna, offrì ai frati il colle boscoso di Montefalcone<br />

(Quattro Castella) per stabilirvi un eremitaggio. Il nostro storico<br />

Saccani ipotizza una chiamata a Reggio intorno al 1220 voluta dal padovano<br />

Nicolò Maltraversi, vescovo dal 1211 al 1243. Infatti già nel 1222, prima del<br />

grande terremoto, un frate Giovanni da Carpineti era entrato nell’ordine dei<br />

Minori (come riporta Salimbene). Quasi coetanea, ma un po’ più documenta-<br />

3 Dall’Inventario c. s.: «Santa Maria Maddalena, monastero di monache in Reggio. Libro di<br />

memorie, cartolario di entrate e spese, permessi di vestizioni e professioni dal 1515 al 1660<br />

f. n. 42, dal 1661 al 1700 f. n. 43, dal 1701 al 1750 con libro di accettazioni dal 1720 al 1770<br />

f. n. 44, dal 1751 al 1787 con libro di messe celebrate dal 1766 al 1781 e giornale di entrate<br />

e spese 1783-1784 con soppressione del 1783 f. n. 45».<br />

50


ta, è la venuta dei Frati Predicatori, i quali furono visitati in Reggio dal loro<br />

fondatore san Domenico alla metà di lu<strong>gli</strong>o del 1221, poche settimane prima<br />

della sua morte, avvenuta a Bologna il successivo 6 agosto.<br />

Lo stabilirsi in città de<strong>gli</strong> uni e de<strong>gli</strong> altri determinò la formazione di<br />

gruppi di «devote» che poi si raccolsero nei conventi di Santa Chiara nel 1256<br />

e del Corpus Domini dopo il 1264 4 .<br />

Convento di Santa Chiara, detto poi di Sant’Antonio<br />

Dalle cronache modenesi risulta come primo convento emiliano quello<br />

di Parma, sorto certamente fra il 1225 e il 1227. Qui si rifugiò alla vigilia <strong>delle</strong><br />

nozze, la «nobile donzella» Giovanna de<strong>gli</strong> Adelardi, «mossa dalle prediche<br />

di fra Gherardo Boccabadati». Anche il convento di Reggio è una filiazione<br />

di quello di Parma.<br />

4 Per studi e ricerche sui conventi <strong>femminili</strong> francescani si consi<strong>gli</strong>a la Guida alla documentazione<br />

francescana in Emilia-Romagna, a cura di G. BAdini, Padova 1999 (Fonti e Studi<br />

Francescani, IX). Nell’Introduzione di tale opera, a pag. XVII, viene ricordata l’origine dei<br />

conventi di Clarisse di Reggio Emilia: Santa Chiara prima del 1256, Santa Maria della Misericordia<br />

dal 1519, Santa Chiara di Correggio dal 1711 e il Santissimo Crocifisso di Guastalla<br />

dal 1643.<br />

Qui si segnalano alcune collocazioni e i fondi <strong>archivi</strong>stici elencati nella suddetta Guida. Nelle<br />

pp. 217-221 sono presentati i documenti <strong>delle</strong> Clarisse ed altre monache di Reggio:<br />

1°: Archivio di stAto di MilAno, Sezione Culto, Conventi, Comuni, cass. 1970, n. 2, Fascicolo:<br />

Soppressione dei conventi <strong>femminili</strong> nel territorio di Reggio Emilia; cc. non numm.,<br />

1798 dicembre 17.<br />

2°: Archivio di stAto di ModenA, Sezione Carte <strong>delle</strong> Soppressioni, n. 2275; Mazzo: Miscellanea,<br />

Inserti: fascc. 6 non numm., dal 1594 lu<strong>gli</strong>o 10 al 1798 giugno 8: Rapporti con il governo<br />

di Modena e Reggio, Elenchi di monache.<br />

3°: Archivio di stAto di ModenA, Sezione Carte <strong>delle</strong> Soppressioni, n. 2276; Mazzo: Rogiti,<br />

Inserti: fascc. e cc. non numm. dal 1605 febbraio 16 al 1793 dicembre 17.<br />

Poi, sempre in Archivio di stAto di ModenA, Sezione Carte <strong>delle</strong> Soppressioni: mazzi, libri, registri<br />

amministrativi numerati dal 4° al 16°; in Sezione Giurisdizione Sovrana ed Ecclesiastica<br />

per soppressioni e traslocazioni: mazzi 17°, 18°, 19°; in Sezione napoleonica: I.G.B.C.A.E:<br />

serie 64, nn. 2462, 2504, 2523, 2530 corrispondenti ai mazzi: 20°, 21°, 22°, 23°.<br />

In Archivio di stAto di reGGio eMiliA, Sezione Carte <strong>delle</strong> Soppressioni e Opere pie, Mazzi<br />

e fascc. 24°, 25°, 26°, 27°, 28°; Sezione Turri, fascc. 29°, 30°; Sezione Bocconi, fasc. 31°.<br />

Seguono nella p. 221 le carte di Santa Chiara di Sassuolo, e nelle pp. 301-307 carte de<strong>gli</strong> altri<br />

conventi francescani di Reggio Emilia (Da gentile comunicazione dei Professori F. Anceschi<br />

e A. Fresta).<br />

51


Prima badessa fu suor Caracosa de Adam, già vedova e sorella del noto<br />

cronista fra Salimbene da Parma, la quale nel 1256 ottenne dai Francescani il<br />

loro convento, quando essi si trasferirono nel palazzo «imperiale», ora sede<br />

dei Civici Musei. Il primo locale francescano era al margine della città, stretto<br />

fra le mura e la Cittadella; per questo in tempo di guerra e di lotte civili spesso<br />

le suore dovettero abbandonare il convento e rifugiarsi in locali provvisoriamente<br />

concessi da altre monache. Così nel 1320 erano ospitate dalle Benedettine<br />

di San Tommaso, e nel 1453 dalle Domenicane di San Pietro Martire.<br />

Il cardinal Cervini, vescovo di Reggio (1540-1544), inviò il gesuita padre<br />

Pascasio Broet a Santa Chiara perché riformasse e riconducesse le monache<br />

all’osservanza <strong>delle</strong> regole. Esse però rifiutarono, specialmente il voto<br />

di povertà poiché «tutte tenevano in proprio denari, possessioni o bestiame»,<br />

e pertanto il riformatore negò loro la Comunione finché non si persuasero a<br />

porre ogni cosa in comune.<br />

Frattanto <strong>gli</strong> Anziani della città procurarono un locale nuovo per la comunità,<br />

ottenendo il priorato di Sant’Antonio Abate nel 1545, che, opportunamente<br />

adattato, fu occupato dalle Clarisse il 30 ottobre 1548 (ora è caserma<br />

dei Finanzieri). Neppure il trasloco persuase le monache a cambiar vita, perciò<br />

il cardinal protettore Rodolfo dei Pio di Carpi chiese ai Gesuiti un nuovo<br />

intervento per la riforma. Uno de<strong>gli</strong> scandali più evidenti era la «visita» non<br />

autorizzata ai conventi, nonostante che già da<strong>gli</strong> anni Quaranta fosse comminata<br />

la scomunica ai visitatori non autorizzati. Un altro tentativo di riforma<br />

di Santa Chiara fu compiuto da san Carlo Borromeo nel periodo 1563-1572,<br />

quando assunse l’incarico di Protettore dei Frati Minori.<br />

Dopo il Concilio di Trento i vescovi ebbero maggiore autorità anche sui<br />

conventi, che diressero coi mi<strong>gli</strong>ori sacerdoti secolari. Il 1° maggio 1783,<br />

per ordine ducale, Santa Chiara dovette ospitare le Terziarie Francescane del<br />

convento dell’Ascensione (dette le Convertite) a cause della soppressione del<br />

loro cenobio. Il 20 giugno 1798, per ordine dei giacobini, dovettero ospitare<br />

anche le Cappuccine, finché nel 1810 si ebbe la soppressione napoleonica 5 .<br />

5 Dall’Inventario in Archivio Vescovile c. s.: «Santa Chiara, convento <strong>delle</strong> Clarisse di Sant’Antonio<br />

Abate di Reggio. Atti di vestizione, professione, esami, nomine e cariche dal 1532<br />

al 1660 f. n. 13, dal 1661 al 1720 f. n. 14, dal 1721 al 1796 e convenzione col priorato di Sant’Antonio<br />

Abate f. n. 15». Vi erano poi conventi di Clarisse anche a Correggio, a Sassuolo<br />

e a Mirandola (San Lodovico).<br />

Dall’Inventario c. s.: «Convento di Santa Chiara di Sassuolo. Regole, licenze di vestizioni<br />

e di professioni, nomine di superiore dal 1601 al 1650 f. n. l6, dal 1651 al 1720 f. n. 17, dal<br />

1721 al 1760 f. n. 18, dal 1761 al 1797 f. n. 19. Altri atti relativi ad esso monastero sono nella<br />

filza della parrocchia di San Giorgio di Sassuolo, con rogiti di censi f. n. 158».<br />

52


Terziarie francescane o suore del «guasto»<br />

Il 10 gennaio 1290 i Reggiani, stanchi di lotte civili, si diedero a Obizzo<br />

d’Este, già signore di Ferrara e di Modena. A questo tiranno, venuto come<br />

pacificatore, succedette nel 1292 il fi<strong>gli</strong>o Azzo, ancor più malvagio del padre,<br />

il quale per assicurarsi il dominio della città costruì nel 1298, vicino alla porta<br />

di San Pietro, un castello munito di torri e fossati. Ciò nonostante Reggio<br />

si ribellò, il 27 gennaio 1307 riuscì a cacciare dalla città Azzo e i suoi seguaci<br />

e, in poco più di cinque giorni, i cittadini distrussero il castello e alla spianata<br />

rimase il nome di «Guasto», che perdura tuttora in una stradetta trasversale<br />

di Via San Martino (si cfr. il Balletti).<br />

In quel luogo viveva una comunità di pie donne, che seguivano la regola<br />

del Terzo Ordine francescano, ma senza clausura. Avevano assunto come<br />

protettrice santa Elisabetta d’Ungheria, ma volgarmente venivano chiamate<br />

«beghine» come nelle Fiandre o, come dal 1244 in Toscana, «pinzochere» dal<br />

colore bruno dell’abito, nomi che assunsero poi un significato dispregiativo<br />

come anche quello dei Terziari detti «frati del parolo» (paiolo), da cui esse dipendevano.<br />

Nel 1516 queste <strong>religiose</strong> erano rimaste solo in otto e il convento fu sciolto:<br />

quattro accettarono la regola <strong>delle</strong> Clarisse Osservanti (dette Zoccolanti)<br />

e le altre ricevettero una dote dal Comune per rientrare in fami<strong>gli</strong>a 6 .<br />

Santa Maria della Misericordia<br />

L’ordine francescano ha subito nei secoli passati una serie di divisioni tra<br />

rigoristi e moderati: la più incisiva fu quella fra i Conventuali e <strong>gli</strong> Osservanti.<br />

La divisione si verificò anche a Reggio e forse fu dovuta a san Bernardino<br />

da Siena, venuto a predicare nel 1427 per quaranta giorni consecutivi (!),<br />

come è documentato nel libro <strong>delle</strong> Provvigioni del Comune.<br />

Lo storiografo Gaetano Rocca ricorda fra Bernardino Sassi, che nel 1518<br />

fece una grande predicazione e questua per la ricostruzione della basilica di<br />

Dall’Inventario c. s.: «Convento di Santa Chiara di Correggio. Atti sulla erezione del monastero<br />

e sulle Terziarie di San Francesco, esami, permessi di vestizioni e di professioni dall’anno<br />

1712 al 1760 f. n. 11, dal 1761 a1 1797 f. n.12».<br />

Dall’Inventario c. s.: «Convento di San Lodovico di Mirandola. Monastero di monache Clarisse,<br />

esami, vestizioni, professioni e cariche dal 1657 al 1685 f. n. 37, dal 1686 al 1705 f. n.<br />

38, dal 1706 al 1740 f. n.39,dal 1741 a1 1770 f. n. 40, dal 1771 al 1796 f. n. 41».<br />

6 Dall’Inventario c. s.: «Convento <strong>delle</strong> Terziarie di San Francesco di Reggio. Regole ed al-<br />

cune carte senza data esterna f. n. 71»<br />

53


San Pietro di Roma: «avendo esso raccolto una somma ingente, ottenne dal<br />

papa Leone X di trattenerne una parte per costruire la chiesa della Misericordia<br />

nel luogo ove avevano una casa le Terziarie francescane, dette come in<br />

Toscana Pinzochere». Lo scopo era di erigere un convento del loro ordine.<br />

Liquidarono quattro <strong>delle</strong> Terziarie con cento scudi del Pubblico e convinsero<br />

le altre a farsi Clarisse Osservanti. In breve chiesa e convento furono adattati<br />

e il 19 marzo 1519 fecero venire undici suore dal convento del Corpus Domini<br />

di Cremona. Per parecchi anni vissero di lavoretti e di questua, poiché non<br />

avevano clausura, finché nel 1662 Gerolamo Resti le dotò e poi le fece eredi<br />

di tutto il suo patrimonio.<br />

Nel 1779 nel convento vi erano 35 suore e 15 converse, ma anche questo<br />

fu soppresso il 21 maggio 1783. Le <strong>religiose</strong> avrebbero dovuto andare a Mirandola,<br />

esse però chiesero ed ottennero di unirsi alle Clarisse di Carpi, ove<br />

restarono fino al 1797 7 .<br />

Convento della Ascensione o del Rifugio<br />

Fu istituito dalla Comunità come casa per le «convertite», dopo un quaresimale<br />

del 1549. Queste si raccolsero in una casa privata il 26 dicembre<br />

1557 nella vicinia di San Raffaele e adottarono come regola quella <strong>delle</strong> Terziarie<br />

francescane. Nel 1604 ampliarono la casa e costruirono una chiesetta<br />

dedicata alla Ascensione di Nostro Signore, nell’angolo di Via Fontanelli (ex<br />

Via di Pontelevone) e Via San Martino. Nel 1760 ampliarono il loro locale acquistando<br />

dal Pubblico la Pia Casa de<strong>gli</strong> Orfani presso la chiesa di San Martino<br />

adiacente alla loro. Erano 36 le suore (24 professe e 12 converse) quando il<br />

1° maggio 1783 ricevettero l’ordine di sgombero e il 18 lu<strong>gli</strong>o si trasferirono<br />

nel convento vuoto della Misericordia, già <strong>delle</strong> Clarisse Osservanti. Un altro<br />

trasloco dovettero subire nell’ottobre del 1786: ridotte di numero, vennero<br />

concentrate nell’Ospitale de<strong>gli</strong> Esposti. Il Balletti afferma che questo convento<br />

era privo di opere d’arte e fu ridotto a case private 8 .<br />

7 Dall’Inventario c. s.: «Convento di Santa Maria della Misericordia di Reggio, monastero<br />

di Clarisse Osservanti (dette Zoccolanti). Atti diversi, licenze di vestizioni, esami, professioni<br />

e nomine dall’anno 1519 al 1680 f. n. 46, dal 1681 al 1730 f. n. 47, dal 1731 al 1797 f.<br />

n. 48».<br />

8 Dall’Inventario c. s.: «Convento dell’Ascensione di Reggio, monache francescane dette “le<br />

convertite”. Atti diversi, nomine, licenze, esami, accettazioni dall’anno 1549 al 1670 f. n. l,<br />

dal 1671 al 1720 f. n. 2, dal 1721 al 1782 f. n. 3, poi furono soppresse dal governo estense».<br />

54


Convento <strong>delle</strong> Cappuccine di Reggio<br />

L’ordine dei Frati Minori Cappuccini ebbe principio nell’anno 1528 per<br />

opera del marchigiano padre Matteo da Bascio, già Minore Osservante, per<br />

la evangelizzazione dei più poveri. I Cappuccini vennero a Reggio dopo una<br />

supplica fatta al Comune il 28 novembre 1571; ottenuto un orto da Orazio<br />

Malaguzzi presso Porta Santa Croce, vi costruirono chiesa e convento, ove<br />

entrarono il 6 gennaio 1574. L’esempio fu contagioso e, quasi spontaneamente,<br />

sorse la comunità femminile. Animatrice ne fu Lucia Ferrari, che poi<br />

fondò conventi anche a Guastalla e a Parma. Si è conservata una preziosa lettera<br />

del 16 dicembre 1636 di padre Giovanni Battista d’Este (già duca Alfonso<br />

III) al vicario vescovile per ringraziarlo di aver<strong>gli</strong> comunicato il permesso<br />

di vestire madre Lucia Ferrari, «della quale ha sentito molto gusto». La comunità<br />

come prima abitazione ebbe una casa vicina al convento dei Cappuccini,<br />

poi nel 1704 acquistò un locale in fondo alla Via dell’Abate, adiacente alla<br />

chiesa della Misericordia. Solo nel 1772 le Cappuccine poterono erigere una<br />

chiesa propria dedicandola alla Beata Vergine della Consolazione.<br />

Nel 1789, dopo la soppressione dei Canonici Lateranensi del 13 giugno<br />

1783 per decreto del Sovrano, traslocarono nel convento <strong>delle</strong> Grazie con<br />

l’ordine di far scuola alle ragazze povere ed ospitare vedove e malmaritate.<br />

La loro odissea non era finita: il 20 giugno 1798 il governo rivoluzionario le<br />

obbligò a sloggiare e ad unirsi alle Clarisse nel monastero di Sant’Antonio,<br />

finché nel 1810 il governo napoleonico soppresse tutti i conventi 9 .<br />

C - Le monache Domenicane: origine e sviluppo<br />

Convento del Corpus Domini<br />

Secondo un antico cronista domenicano, riportato dall’Affarosi e seguito<br />

dallo storico Balletti, i Frati Predicatori si stabilirono a Reggio verso il 1220 e<br />

furono così bene accolti che tutti i cittadini si impegnarono nella costruzione<br />

della loro chiesa dedicata dapprima a Gesù, poi a san Domenico. Stessa dedi-<br />

9 Dall’Inventario c. s.: «Convento <strong>delle</strong> Cappuccine di Reggio. Costituzioni, rogiti, domande<br />

per vestizioni e professioni, carteggio ed atti diversi dall’anno 1640 al 1796 f. n. 5, atti relativi<br />

a fabbriche, conteggi e ricevute mazzo senza data esterna f. n. 6. Nello stesso inventario<br />

nell’Aggiunta alla lettera M f. n. 96».<br />

Dall’Inventario c. s.: «Convento <strong>delle</strong> Cappuccine di Correggio. Atti sull’erezione del nuovo<br />

convento, inventari, vestizioni, professioni dall’anno 1824 in avanti f. n. 4. Tuttora esistente».<br />

55


cazione ebbe anche il loro convento, mentre quello femminile, sorto qualche<br />

tempo dopo, venne intitolato al «Corpus Domini». Poiché la festa del Corpus<br />

Domini fu istituita da Urbano IV nel 1264, è a tale data o a pochi anni prima<br />

che si costituì in Reggio la confraternita <strong>delle</strong> suore domenicane che edificò<br />

la chiesa di San Pietro Martire, ora inglobata nel Palazzo della Prefettura. La<br />

trasformazione <strong>delle</strong> confraternite <strong>femminili</strong> in Secondo Ordine Domenicano<br />

avvenne dopo il 1285, con la regola redatta dal Maestro Generale dei Predicatori<br />

Muñoz di Zamora.<br />

Nel secolo XIV si perdettero tante memorie, tuttavia è documentata la<br />

presenza di suore domenicane di San Pietro Martire nel 1430, le quali, essendo<br />

ridotte a poche, cedettero il convento alle agostiniane Canonichesse Lateranensi,<br />

trasferendosi nel vicino ambiente di San Lorenzo. Successivamente<br />

si spostarono a San Cosmo finché l’abate Filippo Zoboli, nel 1466, volle dar<br />

loro una dignitosa residenza più vicina alla chiesa di San Domenico. Ottenuto<br />

– a fatica – parte dell’orto ed alcune casette del monastero di San Tommaso,<br />

nel 1476 fece costruire dall’architetto Casotti il nuovo convento del Corpus<br />

Domini, ove le Domenicane si stabilirono nel 1489. Dell’edificio, poi ridotto<br />

a carcere, resta il muro di cinta ornato da un fregio in cotto con una bella fila<br />

di calici.<br />

Le cronache non registrano fatti particolari riguardanti questo convento<br />

fino al 1779 quando il Governo estense, in previsione <strong>delle</strong> soppressioni,<br />

volle conoscere il numero e i nomi <strong>delle</strong> suore residenti sia al Corpus Domini<br />

di Reggio che nei conventi domenicani dello stesso nome: quello di Correggio,<br />

esistente già da prima del 1549, e l’altro di Castelnovo di Sotto, con<br />

documenti dal 1657. A Reggio, secondo il Fantuzzi che ne trascrisse anche<br />

i nomi, vi erano 32 monache e 17 converse nel 1780, con madre priora suor<br />

Teresa Maioli.<br />

Avvenuta la soppressione del monastero benedettino di San Tommaso, il<br />

7 giugno 1783 il priore di San Domenico fu autorizzato a prendere possesso<br />

del locale per unirlo al Corpus Domini. Ivi furono sistemate le domenicane di<br />

Correggio, trasferite a Reggio dal 12 aprile, e quelle del Santa Caterina, qui<br />

traslocate dopo il 7 giugno dello stesso anno. Più tardi, in data imprecisata<br />

del 1797, si aggiunsero anche quelle di Castelnovo di Sotto. Nel 1798 si ebbe<br />

poi la soppressione finale per opera del governo repubblicano giacobino, che<br />

adibì i locali a tribunale, carcere e stazione con alloggio della posta 10 .<br />

10 Dall’Inventario c. s.: «Convento del Corpus Domini di Reggio. Esami, licenze di vestizione<br />

e di professione, cariche ed altri atti dal 1563 al 1650 f. n. 26, dal 1651 al 1690 f. n. 27, dal<br />

1691 al 1740 f. n. 28, dal 1741 a1 1796 f. n., 29».<br />

Dall’Inventario c. s.: «Convento del Corpus Domini di Correggio. Licenze di vestizione e di<br />

professione, cariche, educande ed altri atti dal 1549 al 1650 f. n. 21, dal 1651 al 1680 f. n. 22,<br />

56


Convento di Santa Caterina da Siena<br />

Fu eretto dalla nobildonna Giulia Corradi, vedova del conte Claudio<br />

Fontanelli. Nel 1611, dopo la morte del fi<strong>gli</strong>o Vincenzo, prese l’abito del<br />

Terz’Ordine di san Domenico ed indusse alcune giovani nobili sue parenti<br />

ad unirsi a lei trasformando la propria casa in convento. Questa casa, posta<br />

nell’angolo di Via San Filippo con Via Zeffirino Jodi, fu poi donata dalla Corradi<br />

ai Padri dell’Oratorio, o Filippini. Il nuovo convento fu benedetto il 26<br />

settembre 1626 dal vescovo Paolo Coccapani (1624-1650), che ne approvò la<br />

regola stabilendo la clausura; la direzione spirituale fu affidata ai Domenicani<br />

e la amministrazione sottoposta a due canonici e a due laici, scelti dal vescovo<br />

pro tempore.<br />

Nel 1778 la comunità comprendeva 39 suore: 27 professe e 12 converse,<br />

ma il 15 maggio 1783 il governo ducale decretò la soppressione del convento,<br />

e le suore dopo il 7 giugno dovettero trasferirsi al Corpus Domini - San Tommaso.<br />

Convento e chiesa furono parzialmente demoliti nel 1807 e trasformati<br />

in case civili 11 .<br />

D - Gli Agostiniani a Reggio Emilia<br />

Dopo i «frati mendicanti» approdarono in Diocesi anche <strong>gli</strong> Agostiniani,<br />

con due ordini: Canonici ed Eremiti. Avevano regole diverse, ma ambedue<br />

ispirate alle norme di vita prescritte nel V secolo da sant’Agostino ai suoi<br />

chierici di Ippona.<br />

Canonichesse Agostiniane Lateranensi<br />

I cronisti reggiani non hanno registrato l’origine della comunità agostiniana<br />

femminile che, probabilmente, ebbe inizio nel secolo XIV per ispirazione<br />

dei Canonici Regolari di Santo Spirito, poi trasferitisi a San Marco nel 1440.<br />

dal 1681 al 1705 f. n. 23, dal 1706 al 1746 f. n. 24, dal 1747 al 1782 f. n. 25. Dal 1783 aggregate<br />

al Corpus Domini di Reggio».<br />

Dall’Inventario c. s.: «Convento del Corpus Domini di Castelnovo di Sotto. Libro per le educande,<br />

vestizioni, professioni e funerali, ed un altro per le congregazioni, atti diversi e carteggio<br />

dal 1657 al 1797 f. n. 20».<br />

11 Dall’Inventario c. s.: «Convento di Santa Caterina da Siena di Reggio. Recapiti sull’erezione<br />

del monastero, esami, licenze di vestire l’abito, professioni e cariche dal 1617 al 1700<br />

f. n. 9, dal 1701 al 1782 f. n. 10».<br />

57


Solamente il Panciroli ricorda che nel 1453 «le suore Agostiniane, le<br />

quali, atteso la loro moltitudine, abitavano angustamente presso il portico di<br />

San Lorenzo, mutarono il convento con le monache di San Pietro Martire,<br />

ch’erano poche». Da questa comunità in seguito sciamarono due gruppi di<br />

suore per dare origine ad altri conventi. Nel 1491 un gruppo si ritirò nella canonica<br />

di Sant’Ilario, adiacente al convento de<strong>gli</strong> Eremitani, e diede origine<br />

al monastero agostiniano osservante, ossia di stretta clausura.<br />

Per molto tempo le Canonichesse vissero sotto la direzione spirituale dei<br />

vescovi reggiani, passarono poi sotto l’abate pro tempore dei Canonici Lateranensi<br />

di Santa Maria <strong>delle</strong> Grazie: da qui furono dette «Lateranensi». Nel<br />

1783, un mese prima della soppressione dei Lateranensi, il Duca obbligò il<br />

13 maggio le Canonichesse a sgomberare il convento e ad unirsi alle Agostiniane<br />

di Sant’Ilario. Le differenze di regole ed usanze resero impossibile la<br />

convivenza <strong>delle</strong> due comunità, per cui dopo cinque anni di suppliche le Canonichesse<br />

ottennero di trasferirsi nel 1789 nel locale della Misericordia da<br />

cui erano state espulse le Clarisse osservanti (le Zoccolantesse) e mandate a<br />

Carpi. Nel 1773 al San Pietro Martire risiedevano 22 suore e 15 converse: non<br />

sappiamo quante si sistemarono alla Misericordia, ma anche da questo convento<br />

furono cacciate dai giacobini il 28 giugno 1798 e costrette a tornare alle<br />

loro fami<strong>gli</strong>e. L’ampio locale di San Pietro martire fu subito adattato dal 1784<br />

a Palazzo del Governatore, ora serve alla Prefettura e all’Amministrazione<br />

Provinciale 12 .<br />

Monastero di Sant’Ilario<br />

Nel 1491 il vescovo Bonfrancesco Arlotti, dietro istanza del rettore Paolo<br />

Caselli, eresse nella canonica di Sant’Ilario un monastero per le suore agostiniane<br />

che provenivano dal convento di San Pietro Martire. Erano chiamate<br />

«Suore di San Paolo», probabilmente perché, staccatesi dalle Canonichesse,<br />

avevano trovato una prima acco<strong>gli</strong>enza presso la chiesa di San Paolo. Il possesso<br />

della chiesa e del convento di Sant’Ilario alle suore venne confermato<br />

dalla bolla di papa Innocenzo VIII del 1492. Con un breve di papa Giulio II<br />

nel 1507 le monache furono sottoposte per la direzione spirituale ai Frati Eremitani<br />

del vicino convento di Sant’Agostino.<br />

12 Dall’Inventario c. s.: «Monastero di San Pietro Martire <strong>delle</strong> Canonichesse Lateranensi.<br />

Accettazioni, vestizioni, professioni ed altri atti dal 1539 al 1650 f. n. 55, dal 1651 al 1680<br />

f. n. 56, dal 1681 al 1730 f. n. 57, dal 1731 al 1783 f. n. 58. Nota: soppresse nel 1783 passarono<br />

nel monastero di Sant’Ilario e nel 1789 a quello della Misericordia, vedi dopo tali epoche<br />

i monasteri suddetti».<br />

58


All’inizio del XVIII secolo il Sant’Ilario ospitava 50 suore professe e 18<br />

converse, le quali per ampliare il convento acquistarono la chiesa ed i fabbricati<br />

di San Leonardo, presso Porta Castello. Nel 1783, per ordine ducale, le<br />

Agostiniane dovettero ospitare le 36 Canonichesse qui traslate dal San Pietro<br />

Martire, poi, partite quelle per sistemarsi nel locale della Misericordia, il 20<br />

giugno 1798 ricoverarono le Carmelitane «Bianche» espulse dal loro convento<br />

di Via Campomarzio per l’improvviso arrivo di tremila (!) soldati francesi.<br />

Infine il 3 novembre dello stesso anno 1798 i giacobini reggiani soppressero<br />

anche il Sant’Ilario, che restò chiuso fino alla fine del periodo napoleonico.<br />

Solamente nell’agosto del 1816 le suore rientrarono in possesso del loro convento<br />

che riprese a vivere ospitando anche un educandato femminile.<br />

Nel 1885 trovarono ospitalità al Sant’Ilario anche le Suore Mantellate dei<br />

Servi di Maria, che poi si trasferirono a Montecchio al Santuario della Madonna<br />

dell’Olmo. Oppresse dalle leggi eversive del 1866 e dall’amministrazione<br />

anticlericale del Comune, le suore Agostiniane, rimaste solo in dieci, abbandonarono<br />

il monastero nel 1901 e si ritirarono come ospiti a Montecchio ove<br />

la comunità si spense 13 .<br />

E - Suore dell’ordine Carmelitano<br />

Le Carmelitane Bianche della beata Giovanna Scopelli<br />

Il primo convento di Carmelitane è sorto in Reggio per iniziativa d’una<br />

giovane devota, Giovanna Scopelli, nata in città nel 1439 da una fami<strong>gli</strong>a<br />

modesta ma benestante. Decima fra dodici fratelli, di cui solo sei raggiunsero<br />

la maturità, la Scopelli fin dall’infanzia sentì una forte vocazione per la vita<br />

religiosa. Il padre Simone e vari parenti esercitavano il mestiere di macellai<br />

(beccai), e ciò consentiva loro una discreta agiatezza, come risulta da rogiti<br />

per acquisti di case e dal testamento col quale il genitore fece lasciti di cento<br />

13 Dall’Inventario c. s.: «Monastero di Sant’Ilario in Reggio, <strong>delle</strong> monache Agostiniane Osservanti.<br />

Esami, licenze di vestizione, di professione, cariche ed atti diversi dal 1544 al 1650<br />

f. n. 30, dal 1651 al 1680 f. n. 31, dal 1681 al 1730 f. n. 32, dal 1731 al 1760 contiene due registri<br />

di capitoli per le educande, vestizioni, professioni e morti (dal 1641 al 1779) f. n. 33,<br />

lo stesso dal 1761 al 1770 con copia manoscritta e varie copie a stampa <strong>delle</strong> costituzioni del<br />

1769 f. n. 34, lo stesso dal 1771 al 1796 con memoria sulla soppressione del convento nella<br />

sera del 27 ottobre 1798 f. n. 35, Costituzioni del 1816 dopo la riapertura del monastero,<br />

atti sulla contestazione del Mei, certificati diversi, esami, permessi di vestizioni, professione<br />

e cariche f. n. 36, Soppressione italica (1866?). Per i rapporti fra le Agostiniane e le Mantellate<br />

(Serve di Maria) nel 1826 vedi f. n. 89».<br />

59


lire, cifra allora notevole, per ciascuna <strong>delle</strong> quattro fi<strong>gli</strong>e. L’essere cresciuta<br />

in una casa di commercianti diede alla giovane una notevole esperienza di<br />

vita economica, che l’aiutò nella fondazione del convento, senza però distrarla<br />

dalla sua vocazione. Aveva scelto come direttori spirituali i Carmelitani<br />

«Mantovani»: essi la sostennero nel suo proposito acco<strong>gli</strong>endola nel loro ordine<br />

dapprima come terziaria, ossia «mantellata» con voti semplici, continuando<br />

però a vivere in fami<strong>gli</strong>a. Alla morte dei genitori rinunciò all’eredità in<br />

favore <strong>delle</strong> sue sorelle e si ritirò in preghiera e penitenza presso un’amica che<br />

condivideva il suo ideale. Successivamente, tra il 1480 e il 1484, fu accolta<br />

dalla vedova Isabetta de’ Castelli, che desiderava farsi monaca insieme con le<br />

sue due fi<strong>gli</strong>e. Nel 1485, con l’aiuto dell’abate e vescovo Filippo Zoboli, acquistò<br />

da<strong>gli</strong> Umiliati la chiesetta di San Bernardo con canonica e orto posta in<br />

Via Campomarzio (area ora occupata dalla Palazzina Terrachini). Qui si stabilirono<br />

le cinque monache, le quali, portando un mantello bianco sul saio e<br />

scapolare marrone, vennero chiamate le «Bianche», o «Albe».<br />

La chiesetta venne ricostruita e fu intitolata a Santa Maria del Popolo.<br />

Ben presto la comunità raggiunse il numero di 22 <strong>religiose</strong>, a cui nel 1487<br />

il capitolo della congregazione assegnò come confessore padre Giacomo da<br />

Palazzolo, e nel 1490 padre Angelo da Chiavari. Cinque anni dopo l’erezione<br />

del convento, la priora e fondatrice morì in odore di santità il 9 lu<strong>gli</strong>o 1491,<br />

assistita dal vescovo Bonfrancesco Arlotti. Il fiorire di grazie e prodigi, dopo<br />

la morte della Scopelli, indussero il vescovo ad intraprendere il processo per<br />

la sua beatificazione e il 1° dicembre 1492 ne autorizzò il culto, dichiarandola<br />

beata. Dopo il decreto di papa Urbano VIII del 1625 circa il culto dei santi<br />

e beati non confermati dalla Santa Sede, l’ordine carmelitano iniziò un nuovo<br />

processo che si concluse favorevolmente il 29 settembre 1771.<br />

Il governo giacobino cacciò le suore Bianche dal loro convento il 20 giugno<br />

1798 per accasermarvi truppe francesi, poi vendette il complesso ai Bolognini<br />

che demolirono la chiesa e adattarono il resto ad abitazioni private. La<br />

spo<strong>gli</strong>a della beata fu portata in Cattedrale, ove si venera tuttora nella Cappella<br />

Rangone. Le monache Bianche furono ospitate dalle Agostiniane di Sant’<br />

Ilario fino alla totale soppressione de<strong>gli</strong> istituti religiosi del 1810 14 .<br />

14 Dall’Inventario c. s.: «Convento <strong>delle</strong> Monache di Santa Maria del Popolo (conosciute<br />

come «le Bianche»), già esistenti in Reggio. Carte <strong>delle</strong> accettazioni, vestizioni, professioni e<br />

cariche dal 1553 al 1630 f. n. 49, dal 1631 al 1690 f. n. 50, Libro <strong>delle</strong> congregazioni dal 1619<br />

al 1679 f. n. 51, carte dal 1691 al 1720 f. n. 52, dal 1761 al 1796 con libro di entrate e spese<br />

dal 1652 al 1693 con altro portante acquisti, censi, fabbriche dal 1657 al 1729 f. n. 54».<br />

60


Le Carmelitane Scalze<br />

Dopo l’insediamento a Reggio dei Carmelitani Scalzi nel 1685 la duchessa<br />

Laura Martinozzi volle fondare anche un monastero femminile dello stesso<br />

ordine, che venne costruito nei pressi della Cittadella con una chiesa dedicata<br />

allo Sposalizio della Beata Vergine. Fu dotato dalla fondatrice con beni che<br />

davano una rendita di 4.000 scudi romani, come prescritto dalla Sacra Congregazione<br />

dei Religiosi. Il 26 maggio 1689 due cortei di carrozze ducali partirono<br />

da Modena e da Piacenza portando dai conventi <strong>delle</strong> due città alcune<br />

suore «professe» e quattro «novizie» di nobili fami<strong>gli</strong>e per dar vita alla nuova<br />

comunità. Questo monastero fu favorito anche dalla duchessa Carlotta Aglae,<br />

mo<strong>gli</strong>e di Francesco III, che morì a Parigi il 19 gennaio 1761. Per sua volontà<br />

dalla salma furono estratti i precordi e portati a Reggio nella chiesa <strong>delle</strong><br />

«Scalze», da qui nel 1783 trasferiti al monastero del Corpus Domini.<br />

Il 15 marzo 1783 anche le Scalze furono costrette a lasciare il loro convento<br />

e si unirono al Carmelo di Modena. Il loro locale fu assegnato al «Conservatorio<br />

<strong>delle</strong> putte», o Zitelle della Immacolata Concezione. Queste <strong>religiose</strong><br />

insegnavano gratuitamente alle ragazze povere e la loro scuola nel<br />

1910 fu resa comunale per le Scuole Elementari. Queste scuole per decenni<br />

vennero chiamate «della Concezione». Ora l’antico edificio, di cui rimane<br />

uno scalone settecentesco, è sede dell’Istituto d’Arte «Gaetano Chierici» 15 .<br />

Bibliografia<br />

Per il carattere divulgativo di questo lavoro si indicano le pubblicazioni<br />

e <strong>gli</strong> scritti più utilizzati nella compilazione.<br />

AGosti G. e BorziAni BondAvAlli G., Beata Giovanna Scopelli, Reggio Emilia<br />

2006.<br />

BAlletti A., Storia di Reggio nell’Emilia, Reggio Emilia 1925 (rist. anast.,<br />

Roma 1968).<br />

d’AMAto A., L’Ordine dei Predicatori, Roma 1983.<br />

id., I Domenicani a Bologna, Bologna 1988.<br />

Enciclopedia Cattolica, voll. 1-12, Città del Vaticano 1949, alle voci.<br />

iriArte L., Storia del francescanesimo, Napoli 1982.<br />

lindner C., La riforma del Monastero di Santa Chiara in Reggio Emilia da<br />

S. Ignazio a S. Carlo Borromeo, «Atti e memorie della Deputazione di<br />

15 Dall’Inventario c. s.: «Monastero di Santa Teresa <strong>delle</strong> Carmelitane Scalze in Reggio. Licenze<br />

per vestizioni, professioni, facoltà, nomine <strong>delle</strong> priore dal 1689 al 1783 f. n. 7».<br />

61


storia patria per le antiche provincie modenesi», s. IX, vol. II (1962), pp.<br />

96-114.<br />

Monducci E. e nironi V., Arte e storia nelle chiese reggiane scomparse, Reggio<br />

Emilia 1976.<br />

PiGnAGnoli W. e zAGni A., San Bernardino da Siena a Reggio, Carpi e<br />

Guastalla, Brescia 1980.<br />

roccA G., Storie di Reggio, estratto di P. FontAnesi, ms. presso la Biblioteca<br />

Municipale «A. Panizzi».<br />

id., Diari Sacri, Reggio 1825-1829.<br />

roMBAldi O., Hospitale Sanctae Mariae Novae, Reggio Emilia 1965.<br />

id., Saggi sui monasteri di San Prospero, San Tommaso, San Raffaele.<br />

sAccAni G., I vescovi di Reggio: cronotassi, Reggio Emilia 1902.<br />

id., Opuscoli francescani, Reggio Emilia, 1921 e 1927.<br />

id., Schedario, ms.: Sezioni Franciscalia, Monasteri e Conventi.<br />

sAliMBene dA PArMA, Cronaca, traduzione di B. Rossi, Bologna 1987.<br />

scurAni P., Le chiese di Reggio Emilia, voll. 1-5, ms. presso l’Archivio Vescovile<br />

di Reggio Emilia.<br />

id., La chiesa di Sant’Agostino di Reggio Emilia, Reggio Emilia 1922.<br />

tincAni A., Il monastero di San Tommaso di Reggio, Reggio Emilia 2002.<br />

Ringrazio la signora professoressa Ester Ficarelli Agosti e l’amico Arnaldo<br />

Tincani per l’aiuto e i consi<strong>gli</strong> dati.<br />

62


Enrico Angiolini<br />

L’<strong>archivi</strong>o del monastero di Santa Chiara di Carpi<br />

La storia spirituale, culturale e materiale del monastero <strong>delle</strong> Clarisse di<br />

Santa Chiara di Carpi, fondato da Camilla Pio († 1504), è stata oggetto, nei<br />

tempi più recenti, di un ampio venta<strong>gli</strong>o di studi, con la biografia della fondatrice<br />

curata da Mariafiamma Faberi, Camilla Pio contemplativa in azione 1 , e con<br />

i due fondamentali volumi di Saggi 2 e di Fonti 3 su Le Clarisse in Carpi, editi<br />

a cura di Gabriella Zarri e di Anna Maria Ori. Qui si ricorderà soltanto come,<br />

dopo che Camilla Pio, esponente di rilievo della fami<strong>gli</strong>a principesca di Carpi,<br />

ne promosse la costruzione dal 1490-1491, vi entrò come professa a sessanta<br />

anni di età nel 1500 e ne costituì il patrimonio con i suoi cospicui beni, questo<br />

monastero diventò un importante centro spirituale e caritativo come pure una<br />

<strong>delle</strong> sedi predilette dalle fami<strong>gli</strong>e nobili modenesi – compresi <strong>gli</strong> Estensi – per<br />

avviare alla monacazione le loro fi<strong>gli</strong>e. Pur avendo subito ben due soppressioni,<br />

quella rivoluzionaria del 1798 e quella postunitaria del 1866, le Clarisse di<br />

Carpi riuscirono sempre tenacemente a rifondare il loro monastero e a salvaguardare<br />

la maggior parte del loro patrimonio librario e documentario.<br />

Infatti l’<strong>archivi</strong>o <strong>delle</strong> Clarisse di Carpi è un esempio manifesto di come<br />

non ci si debba appiattire sull’opinione che le soppressioni giurisdizionaliste,<br />

rivoluzionario-napoleoniche ed eversive postunitarie de<strong>gli</strong> enti religiosi abbiano<br />

condotto senza eccezioni all’indemaniazione di tutte le carte e le pergamene<br />

possedute dalle confraternite e dalle case di regolari: le lacune nell’azione<br />

dei nuovi governi e la possibilità di trovare ospitalità e connivenza<br />

all’occultamento <strong>delle</strong> documentazioni presso il clero secolare e i privati hanno<br />

consentito che molto rimanesse in mani ecclesiastiche e potesse ritornare<br />

alle case regolari quando, in seguito, vennero ripristinate.<br />

Se sicuramente anche presso il monastero di Santa Chiara di Carpi la sedimentazione<br />

della documentazione fu interrotta dall’indemaniazione di una<br />

parte della carte, che ora si conservano presso l’Archivio di Stato di Modena<br />

4 , ciò non di meno l’<strong>archivi</strong>o nel suo complesso è rimasto un cospicuo in-<br />

1 M. FAbEri, Camilla Pio contemplativa in azione, Perugia 2001.<br />

2 Le Clarisse in Carpi. Cinque secoli di storia (XVI-XX). Volume primo. Saggi, a cura di G.<br />

ZArri, Reggio Emilia 2003.<br />

3 Le Clarisse in Carpi. Cinque secoli di storia (XVI-XX). Volume secondo. Fonti, a cura di<br />

A. M. ori, Reggio Emilia 2003.<br />

4 Cfr. Guida generale de<strong>gli</strong> Archivi di Stato italiani, II, Roma 1983, p. 1071.<br />

63


sieme che nel corso dell’anno 2006, grazie al finanziamento riconosciuto dal<br />

Ministero per i Beni e le Attività Culturali alla Soprintendenza Archivistica<br />

per l’Emilia Romagna, è stato oggetto – ad opera di chi scrive – di inventariazione<br />

analitica condotta sulla base dei correnti standard internazionali di descrizione<br />

<strong>archivi</strong>stica 5 . Va da sé che in tale occasione l’intervento si è limitato<br />

all’<strong>archivi</strong>o propriamente storico, con esclusione della documentazione<br />

costituente l’<strong>archivi</strong>o «corrente» del monastero nel termine cronologico più<br />

esteso, cioè del settantennio dall’oggi. Grazie poi all’impegno scientifico dell’Istituto<br />

per i Beni Artistici, Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna,<br />

che ha promosso la catalogazione della ricca biblioteca posseduta dal<br />

monastero affidandola all’esperta cura di Zita Zanardi, è stato possibile giungere<br />

alla pubblicazione congiunta del catalogo della biblioteca e dell’inventario<br />

dell’<strong>archivi</strong>o conservati pressi il monastero, corredata anche di saggi storici<br />

di Anna Maria Ori e di Gabriella Zarri, nonché dell’edizione dei documenti<br />

più rilevanti a cura di Simona Busani 6 .<br />

La consistenza e la struttura dell’<strong>archivi</strong>o, descritta analiticamente nell’inventario<br />

in questione, è risultata essere la seguente 7 :<br />

Archivio storico del monastero di Santa Chiara di Carpi<br />

1443 ottobre 11 - 2005 aprile 16...<br />

bb. 5 (con pergg. 29), vol. 1, regg. 15, fascc. 8, pari a 2 m. l.<br />

Costituzioni e regolamenti, 1637 - 1954 e s. d., vol. 1, reg. 1, fascc. 2<br />

Documenti membranacei, 1443 ottobre 11 - 1579 dicembre 19, pergg. 27 in bb. 2<br />

Documenti cartacei, 1460 novembre 28 - 1866 agosto 5, fascc. 90, con pergg. 2, in b. 1<br />

Miscellanea d’amministrazione, 1748 - 1868, b. 1<br />

Lettere <strong>delle</strong> monache, 1609 novembre 27 - 1840 e s. d., b. 1<br />

Indulgenze, privilegi e facoltà, 1612 ottobre 21 - 1874 marzo 12, fasc. 1<br />

Cataloghi <strong>delle</strong> reliquie, S. d. [ma post 1798 novembre 12], fasc. 1<br />

Vestizioni, professioni e morti, 1684 febbraio 13 - 2005 aprile 16..., regg. 6<br />

Approvazioni di vestizioni e professioni, 1819 dicembre 9 - 1966 agosto 12, regg. 2<br />

Memoriali, 1546 dicembre 28 - 2000, b. 1, regg. 6, fascc. 4<br />

5 Per cui cfr. ora: ISAD(G): General International Standard Archival Description. Second<br />

Edition, «Rassegna de<strong>gli</strong> Archivi di Stato», a. LXIII - n. 1 (gen./apr. 2003), pp. 59-190.<br />

6 Il monastero di Santa Chiara in Carpi. Le carte e i libri, a cura di E. Angiolini e Z. ZAnArdi,<br />

Bologna 2007 (Istituto per i Beni Artisti Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna,<br />

Soprintendenza per i beni librari e documentari, Emilia Romagna Biblioteche Archivi,<br />

64).<br />

7 E. Angiolini, L’<strong>archivi</strong>o storico e il suo inventario, in Il monastero di Santa Chiara in Car-<br />

pi..., cit., pp. 21-47.<br />

64


Particolare rilevanza hanno qui naturalmente le serie <strong>delle</strong> Costituzioni<br />

e regolamenti, contenenti le fonti normative generali e particolari definite nel<br />

corso del tempo per regolare la vita comune <strong>delle</strong> monache, come anche i Documenti<br />

membranacei e i Documenti cartacei, il caratteristico thesaurus dei<br />

documenti di memoria e di garanzia per i diritti ed i privilegi del monastero,<br />

per la gestione dei suoi beni immobili e per le donazioni testamentarie ed i lasciti<br />

pii compiuti a suo favore; ma soprattutto i Memoriali, già definiti il vero<br />

«cuore» spirituale dell’<strong>archivi</strong>o 8 , in cui si trovano i «Campioni» che tramandano<br />

<strong>gli</strong> eventi più significativi della vita della comunità monastica <strong>delle</strong> Clarisse<br />

carpigiane.<br />

Dopo di ciò, rimaneva da dar conto di quella «quota» dell’<strong>archivi</strong>o di<br />

Santa Chiara di Carpi che, indemaniato insieme ai beni mobili e immobili del<br />

monastero all’atto della prima soppressione, quella rivoluzionaria compiuta<br />

nel 1798, è poi appunto confluito a far parte dell’odierno fondo <strong>delle</strong> Soppressioni<br />

napoleoniche presso l’Archivio di Stato di Modena 9 ; l’inventario<br />

analitico di questi documenti sarà oggetto a breve termine di pubblicazione in<br />

separata sede sempre ad opera di chi scrive 10 . Tali carte, che sono una manifesta<br />

espressione dei criteri di «selezione» della documentazione propri dei<br />

funzionari del Demanio del nuovo potere statale, interessati a tenere in vista<br />

soprattutto la delimitazione e la gestione del patrimonio immobiliare dei beni<br />

che venivamo indemaniati, sono perciò principalmente costituite da rogiti ancora<br />

riconoscibili come estratti dalle «Filze di istrumenti» con segnature alfabetiche<br />

di cui tanta parte si reperisce ancora nell’<strong>archivi</strong>o tuttora conservato a<br />

Carpi, e a cui si possono riconnettere attraverso affascinanti – per quanto forzatamente<br />

virtuali – riordini.<br />

L’<strong>archivi</strong>o del monastero di Santa Chiara di Carpi, nelle sue diverse sedi<br />

e consistenze, è quindi tuttora una <strong>delle</strong> più alte testimonianze della continuità<br />

di fede e di devozione <strong>delle</strong> monache di Santa Chiara di Carpi, che con piena<br />

consapevolezza si applicano alla difesa e alla valorizzazione di questo patrimonio:<br />

a tutte le Sorelle Clarisse carpigiane vanno perciò i più sentiti ringraziamenti.<br />

8 Ibidem, p. 41.<br />

9 Archivio di StAto di ModEnA, Corporazioni <strong>religiose</strong>, Soppressioni napoleoniche, Santa<br />

Chiara di Carpi, 2111-2126 (filze 7 - con regg. 9 e fascc. 308, contenenti pergg. 21 -, regg.<br />

9). Cfr.: Guida generale de<strong>gli</strong> Archivi di Stato italiani..., cit., p. 1071.<br />

10 E. Angiolini, Le carte del monastero di Santa Chiara di Carpi nel fondo <strong>delle</strong> Soppressioni<br />

napoleoniche presso l’Archivio di Stato di Modena, «Pagani e Cristiani. Forme ed attestazioni<br />

di religiosità del mondo antico in Emilia», vol. VI (2007), in corso di stampa.<br />

65


Mariagiulia Sandonà<br />

Gli inventari di soppressione dei beni mobili di Santa Chiara in Carpi<br />

in epoche napoleonica e sabauda 1<br />

Le soppressioni de<strong>gli</strong> ordini religiosi<br />

Nel lungo excursus storico della vita del monastero di Santa Chiara in<br />

Carpi si apre un capitolo doloroso: quello <strong>delle</strong> soppressioni de<strong>gli</strong> ordini religiosi.<br />

È stato possibile esaminare attraverso i documenti alcune <strong>delle</strong> conseguenze<br />

di tale fenomeno repressivo sul piano <strong>delle</strong> trasformazioni e della riorganizzazione<br />

della comunità monastica. In particolare, sono stati studiati <strong>gli</strong><br />

Inventari dei beni mobili <strong>delle</strong> soppressioni napoleonica e sabauda conservati<br />

nell’<strong>archivi</strong>o del monastero.<br />

È noto che nel corso di tutto il Settecento <strong>gli</strong> interventi a danno della<br />

Chiesa cattolica furono più di uno ad opera dei sovrani e dei loro governi, intenzionati<br />

a smantellare i secolari privilegi di cui ancora godeva: dal diritto di<br />

asilo, al foro ecclesiastico, alle esenzioni fiscali. Il colpo più duro venne inflitto<br />

dal governo napoleonico, con il quale si arrivò alla generale soppressione<br />

de<strong>gli</strong> ordini religiosi, <strong>delle</strong> parrocchie, <strong>delle</strong> confraternite in genere.<br />

Nei domini estensi, i provvedimenti antimonastici furono adottati già da<br />

Francesco III (1737-1780), tra i quali il divieto imposto alla costruzione di<br />

edifici di culto, cappelle e oratori, con l’ordine di rimozione <strong>delle</strong> immagini<br />

sacre e votive dalle pubbliche strade, affidati all’azione di controllo della<br />

Giunta di Giurisdizione Sovrana, già «Congregazione de<strong>gli</strong> affari ecclesiastici<br />

e misti». Volta alla difesa della potestà sovrana contro le invadenze ecclesiastiche,<br />

la Giunta di Giurisdizione sovrana agiva in qualità di organo di controllo<br />

con pieni poteri sul clero regolare e secolare (Tabella 1).<br />

Questo atteggiamento di chiaro spessore anticlericale viene ripreso da<br />

Ercole III (1780-1796), con la regolamentazione <strong>delle</strong> processioni e <strong>delle</strong> rogazioni,<br />

il divieto del suono <strong>delle</strong> campane, la soppressione di alcune festività<br />

solenni. Le conseguenze di queste misure repressive non tardarono a manifestarsi<br />

in tutto lo Stato estense. Tragici furono <strong>gli</strong> esiti a danno di numerose<br />

* Relativamente alla tematica del presente intervento, rimando alla pubblicazione che in alcuni<br />

passaggi citerò quasi integralmente: M. Sandonà, Dalle soppressioni alla ricostituzione<br />

dell’ordine (secc. XVIII-XIX), in Le Clarisse in Carpi. Cinque secoli di storia XVI-XX. Volume<br />

primo. Saggi, a cura di G. Zarri, Reggio Emilia 2003, pp. 393-430.<br />

67


comunità monastiche il cui destino fu generalmente quello di passare al clero<br />

secolare e dedicarsi alla cura pastorale o all’insegnamento. Non mancarono<br />

casi di abbandono e altrettanto gravi furono le conseguenze per l’intera comunità<br />

civile, che dovette affrontare l’emergenza dei frequenti affollamenti di<br />

poveri e assistiti a seguito della chiusura de<strong>gli</strong> istituiti religiosi.<br />

Nell’Ottocento, la Restaurazione estense dimostrò grande disponibilità<br />

nei confronti de<strong>gli</strong> enti ecclesiastici. Francesco IV fautore della ripristinazione<br />

del monastero di Santa Chiara viene celebrato come «sagace nocchiero<br />

che dopo la procella rimette sollecito le antenne spezzate, le vele infrante<br />

e tutto ricompone il percosso navi<strong>gli</strong>o» 2 . Spinto, probabilmente, più dalla<br />

volontà di riconquistarsi la benevolenza dei sudditi che da dichiarati intenti<br />

religiosi, il duca dà prova della sua generosità anche nei confronti del monastero<br />

carpigiano.<br />

Successive nuove leggi di soppressione del 1855 nel Regno Sardo, estese<br />

a tutta la penisola tra il 1866 e il 1873, inflissero un colpo durissimo a<strong>gli</strong> istituti,<br />

monasteri e congregazioni (25.000 enti ecclesiastici distribuiti sul suolo<br />

nazionale), che subirono così la terza o la quarta soppressione in meno di<br />

un secolo.<br />

Le conseguenze sul piano <strong>delle</strong> trasformazioni e della riorganizzazione<br />

del monastero di Santa Chiara, unitamente alle numerose spoliazioni de<strong>gli</strong><br />

edifici sacri e dei patrimoni ecclesiastici cittadini all’arrivo dei francesi a Carpi<br />

nel maggio del 1796, sono narrate dallo storico carpigiano Giuseppe Saltini.<br />

La legge napoleonica concedeva ai consacrati di restare nei conventi pagando<br />

un regolare affitto. Nel capoluogo di ogni Dipartimento saranno destinati<br />

uno o due conventi rimasti vuoti, dove le monache secolarizzate poterono<br />

trovare alloggio a condizione che non avessero alcuna forma di corporazione,<br />

«né clausura, parlatori, rote o grate e vi vivano come una fami<strong>gli</strong>a» 3 .<br />

Il 2 novembre 1798 fu soppressa la comunità religiosa di Santa Chiara<br />

che annoverava 18 monache dell’Ordine dei «Servi di Maria» provenienti<br />

dal locale monastero di San Sebastiano avvenuta il 30 giugno 1798 e altre<br />

provenienti dal monastero della «Misericordia» di Reggio Emilia, soppresso<br />

il 12 giugno 1783. Oltre alla perdita di un enorme patrimonio fondiario e immobiliare,<br />

ve ne era uno mobiliare rappresentato dalle opere d’arte, da<strong>gli</strong> arredi<br />

sacri, dal patrimonio librario, come risulta da<strong>gli</strong> Inventari di soppressione,<br />

la fonte principale per comprendere il mutamento de<strong>gli</strong> aspetti della vita<br />

comunitaria (Tabella 2).<br />

2 <strong>archivi</strong>o Storico coMunale di carpi (= ASCC), Archivio Guaitoli, b. 1 9/6, cc. 23-27. Allocuzione<br />

recitata da Monsignore Canonico Bonaventura Bernardi, Carpi, 4 ottobre 1817.<br />

3 ASCC, Stampe, 1797, Estratto de’ Registri del Direttorio Esecutivo. Seduta del 27 Prati-<br />

le Anno VI.<br />

68


Al momento della ricostituzione dell’ordine, nel 1817, sono presenti 22<br />

monache provenienti da ben 8 ordini religiosi e fu prioritaria l’accettazione<br />

della Regola, primo fra tutti il capitolo dell’osservanza della clausura, che assicurava<br />

un ruolo protettivo e garantiva una funzione cautelativa, seguita dalla<br />

regolamentazione della vita comunitaria documentata nelle serie dei «Regolamenti»,<br />

«Capitoli», «Ufficiature» conservati nell’<strong>archivi</strong>o del monastero.<br />

Francesco Benincasa, primo vescovo della diocesi di Carpi, trovò conveniente<br />

imporre la Regola e l’abito di Santa Chiara a tutte le monache, «pur<br />

concedendo a ciascuna nell’interno del proprio cuore, anche sotto l’abito di<br />

santa Chiara di venerare la loro particolare Fondatrice e Madre. Poverette,<br />

ciascuna ama la propria madre e i consi<strong>gli</strong> di quella, piuttosto che quella e<br />

quelli di un’altra!» 4 .<br />

Quello che seguì alla ripristinazione dell’ordine fu un lungo periodo di<br />

assestamento, caratterizzato dall’impegno della chiesa nel contrastare il progressivo<br />

processo di secolarizzazione della società, rappresentato dal ruolo<br />

educativo tradizionalmente vantato e dalle manifestazioni della devozione<br />

popolare. È noto che le leggi di soppressione napoleoniche esentavano le istituzioni<br />

<strong>religiose</strong> che svolgevano un servizio utile alla società, esercitando una<br />

spinta a favore dell’impegno sociale esterno <strong>delle</strong> <strong>religiose</strong>.<br />

Si è riflettuto sul probabile ruolo educativo svolto dalle Clarisse a Carpi.<br />

Ad oggi, manca una documentazione attestante l’istituzione e la conduzione<br />

di un educandato nel monastero di Santa Chiara, inteso come luogo separato<br />

dalla clausura. All’esame della Sacra Congregazione è pervenuta la richiesta<br />

avanzata dal monastero di Santa Chiara di Carpi nel 1742 di accettare capitolarmene<br />

con votazione segreta le educande, nel pieno rispetto della Regola.<br />

Tra <strong>gli</strong> spazi censiti nel 1797 si menziona una «prima camera dell’Educandato»<br />

e nel successivo Inventario del 1866 si attesta la presenza di un teatro,<br />

che fu ad uso <strong>delle</strong> educande all’interno del monastero. È documentata la<br />

permanenza <strong>delle</strong> contessine Maria e Maddalena Bonasi in qualità di educande<br />

nel monastero carpigiano, dal 1784 al 1796. Resta difficile, tuttavia, distinguere<br />

nella fattispecie tra educanda e professa «senza voto di castità, obbligo<br />

4 <strong>archivi</strong>o del MonaStero di Santa chiara carpi (= AMSCC), b. 8, fasc. 1/3 (vecchia segnatura;<br />

ora: AMSCC, Memoriali, 10, per cui cfr.: E. angiolini, L’<strong>archivi</strong>o storico e il suo<br />

inventario, in Il monastero di Santa Chiara in Carpi. Le carte e i libri, a cura di E. angiolini<br />

e Z. Zanardi, Bologna 2007 (Istituto per i Beni Artisti Culturali e Naturali della Regione<br />

Emilia-Romagna, Soprintendenza per i beni librari e documentari, Emilia Romagna Biblioteche<br />

Archivi, 64), pp. 21-47, a p. 43): E. MuZZioli, Brevi notizie storiche riguardanti la comunità<br />

<strong>delle</strong> Monache Clarisse di Carpi, 17 gennaio 1952 (ds. dall’originale di suor Ancilla<br />

D’Altan).<br />

69


di clausura, e perfetta obbedienza, né distinzione di vestito». È probabile che<br />

alcune di queste giovani educande fossero piuttosto serventi accettanda gratis,<br />

come imponeva l’autorità civile in un decreto del 3 ottobre 1782 5 .<br />

Gli inventari di soppressione<br />

L’Inventario del Mobilare del Convento di Santa Chiara di Carpi del<br />

1797 fu redatto nell’arco di otto giornate, dal 19 al 27 ottobre, circa un anno<br />

prima della soppressione del monastero avvenuta il 12 novembre 1798. Il documento<br />

manoscritto si presenta rilegato a registro cartaceo, di carte 45 scritte<br />

recto e verso, senza indicazioni di pagine, vergato da un’unica mano a inchiostro<br />

nero, in una grafia nitida molto accurata, armoniosa e regolare 6 .<br />

Rispondente a ragioni prevalentemente patrimoniali ed amministrative,<br />

l’Inventario riporta tutte le registrazioni accompagnate dalla nota di apertura<br />

e chiusura de<strong>gli</strong> estensori, il notaio Giulio Cesare Ferrari, assistito da Giuseppe<br />

Meloni e dal canonico Bernardino Papotti.<br />

È ipotizzabile che il documento fungesse da atto preparatorio alla compilazione<br />

dell’Inventario Generale del soppresso Monastero di Santa Chiara<br />

in Carpi del 1798 e registra, unitamente ai beni mobili presenti nel monastero<br />

prima <strong>delle</strong> spoliazioni francesi, l’elenco dei documenti conservati nell’<strong>archivi</strong>o<br />

del monastero al momento della sua compilazione (dal n. 1638 al n. 1757,<br />

pp. 130-189); alla carta 191v, Epilogo de’ Beni Stabili di sta soppressa corporazione,<br />

un elenco <strong>delle</strong> possessioni escluse le rendite de<strong>gli</strong> immobili 7 .<br />

5<br />

<strong>archivi</strong>o di Stato di Modena (= aSMo), Archivio napoleonico, Corporazioni soppresse, n.<br />

2118: Santa Chiara di Carpi, Dozena per le educande (1782-1798).<br />

6 Per una trascrizione de<strong>gli</strong> inventari si rimanda alla citata pubblicazione: Inventari di soppressione,<br />

Trascrizione di M. Sandonà, in Le Clarisse in Carpi. Cinque secoli di storia XVI-<br />

XX. Volume secondo. Fonti, a cura di A. M. ori, Reggio Emilia 2003, pp. 169-236. aMScc,<br />

b. 3, fasc. 3, n. 30 (vecchia segnatura; ora: AMSCC, Documenti cartacei, 77, per cui cfr.: angiolini,<br />

L’<strong>archivi</strong>o storico e il suo inventario..., cit., p. 37): Copia dell’Inventario del Mobilare<br />

rag[ion]e del Convento di S. Chiara di Carpi, ms., s. i. pp., 19 ottobre 1797.<br />

7 aSMo, Archivio napoleonico, Corporazioni soppresse, n. 2126: Inventario Generale del<br />

soppresso Monastero di Santa Chiara in Carpi, 1798. «Questo giorno 27 Frimale anno VII<br />

Repubblicano [...] si è dato principio all’Inventario di S. Chiara di Carpi coll’incominciare<br />

dalla descrizione dei fondi stabili per poscia passare a quella dei Mobili allorché sarà evacuato<br />

il Monastero». Il documento ha la consistenza di pp. 1-191, scritte su recto e verso, di cui<br />

3 bianche, per un totale di 1757 voci, suddivise in XXV paragrafi; si presenta nel formato registro<br />

rilegato in cartone, ed è vergato dalla stessa mano in inchiostro chiaro leggibile.<br />

70


Non compaiono descritti i beni privati <strong>delle</strong> monache, i generi alimentari<br />

ed i capi di bestiame. Sulle possessioni del monastero così come sono state<br />

descritte nelle Stime Nuove dell’estimo de<strong>gli</strong> ecclesiastici del 1751, rimando<br />

al saggio di Dora Anna Barelli pubblicato all’interno della già ricordata opera<br />

su Le Clarisse in Carpi 8 .<br />

Di particolare interesse sono le descrizioni de<strong>gli</strong> arredi sacri e de<strong>gli</strong> oggetti<br />

di culto, per i quali si indicano le rappresentazioni e dedicazioni, la fattura,<br />

i materiali, la stima ed il valore, accompagnati dalla voce «antico» 9 . Il<br />

censimento del vasto patrimonio mobiliare, unitamente a quello documentario<br />

e librario, 122 titoli di libri di argomento sacro e agiografico presenti in<br />

più tomi per un totale di 186 unità, testimonia la ricchezza e il prestigio che<br />

ha ricevuto nei secoli il monastero di Santa Chiara di Carpi, e rende ancor più<br />

evidenti le perdite subite. Molti lavori di arricchimento dell’arredamento, della<br />

chiesa esterna e del monastero risultano corrisposti direttamente da alcune<br />

monache benefattrici, che vi fanno fronte con denari propri (Tabella 3).<br />

Il documento funziona, anche, da inventario topografico dell’intero complesso<br />

monastico, utile per la ricostruzione storico-urbanistica, oltre che conoscitiva,<br />

del monastero prima <strong>delle</strong> trasformazioni. La mancanza di precisi<br />

elementi documentari non permette, ad oggi, di recuperare con certezza la<br />

consistenza originaria del monastero al momento della sua costruzione, che<br />

pur è identificabile nelle parti strutturali, ma che porta i segni di vistosi ampliamenti,<br />

adattamenti, demolizioni succedutesi nel tempo, fino ai più recenti<br />

interventi.<br />

L’aumento della popolazione monastica, a partire da<strong>gli</strong> inizi del secolo<br />

XVII, determinò la necessità di provvedere alle prime definitive trasformazioni<br />

al nucleo originario, con la chiesa interna dotata di un nuovo coro, struttura<br />

di primaria importanza per le liturgie comunitarie, tuttora conservato nella<br />

sua originaria integrità, e le trasformazioni dell’area adibita ad appartamento<br />

della principessa suor Angela Caterina d’Este. Sono ancora oggi visibili i<br />

segni dell’abbellimento dell’edificio, oltre all’ampliamento, verso Nord, dei<br />

giardini e orti di pertinenza della clausura 10 .<br />

8 Una fonte indiretta: le possessioni <strong>delle</strong> monache di Santa Chiara di Carpi nelle Stime<br />

Nuove dei beni Ecclesiastici del 1751, a cura di D. A. Barelli, in Le Clarisse in Carpi. Cinque<br />

secoli di storia XVI-XX. Volume secondo..., cit., pp. 129-167.<br />

9 aScc, 1798. Dal 1° maggio al 9 giugno, n. 383. l’Inventario de<strong>gli</strong> Argenti di ragione del<br />

Monastero di S. Chiara.<br />

10 aSMo, Mappario Estense, Fabbriche, nn. 17-18. 17: Pianta del convento <strong>delle</strong> monache<br />

(di S. Chiara) di Carpi. Pianta del piano terreno e del primo piano, e pianta del terzo e quarto<br />

piano di una parte del fabbricato. S. a, s. d. (ma sec. XVII); 18: Fabrica per la signora prin-<br />

71


Il piano terra risulta quasi tutto destinato alle necessità della vita quotidiana,<br />

e il lungo elenco dei beni censiti all’interno <strong>delle</strong> singole pertinenze<br />

conferma un utilizzo de<strong>gli</strong> spazi estremamente articolato: Orto grande,<br />

Ufficio <strong>delle</strong> Portinare, Camera dei Serventi, Camera della Rota, Noviziato,<br />

Claustro superiore, Scaldatorio, Fienile, Stalla, Torre. Sono descritti <strong>gli</strong> arredi<br />

relativi ai luoghi adibiti alle mansioni d’uso quotidiano, come: Lavatoio,<br />

Camera del Pane, Camera del Forno, Camera della Dispensa, Cantine, Cucina<br />

della Canevara, Tinazzara, Fassinara, Distilatojo, Bugadara, Granaio,<br />

Spezieria, Magazzeno dei Legnami; così come i beni necessari allo svolgimento<br />

della vita spirituale, <strong>gli</strong> arredi sacri e le suppellettili presenti in: Sagristie,<br />

Camerino del Confessionario, Camera detta della Madonna, Cappella<br />

dell’Orto detta della Beata Vergine di San Luca, Oratorio detto della Croce,<br />

Altare di Santa Chiara, Altare della Madonna del Rosario, dove si annovera<br />

la presenza di numerose opere d’arte descritte da Alfonso Garuti 11 .<br />

Sul chiostro originario, fulcro e centro della vita comunitaria, insistono<br />

<strong>gli</strong> spazi utilizzati per la vita collettiva: Chiesa interna o coro, Refettorio,<br />

Parlatori, Sala capitolare, Prima camera dell’Educandato; sul piano del loggiato<br />

superiore sono i Dormitori, l’Infermeria, i Laboratori.<br />

Unitamente alle singole partizioni presenti nel monastero, sono censite<br />

le proprietà adiacenti: l’Appartamento dell’Abbadessa, la Casa annessa al<br />

Convento, la Casa del Servente, la Casa dell’Ortolano e la lontana possessione<br />

detta la Cassina 12 .<br />

Analogamente alla varietà dei luoghi, compaiono descritte tipologie di<br />

oggetti rappresentativi dei vari momenti della vita all’interno del monastero;<br />

dalle masserizie a<strong>gli</strong> attrezzi da lavoro, da<strong>gli</strong> arredi sacri e oggetti di culto ai<br />

libri di devozione. Alcuni esempi dell’attrezzatura, in dotazione al monastero,<br />

oggi scomparsa, colpiscono il lettore per la loro curiosità: una cassetta per<br />

le vipere, censita nella Spezieria, numerosi vetri e boccaline di terra cotta ad<br />

uso di distillare, una macchina [...] con ruota che serve per radere il pane,<br />

cipessa Monica in S. Chiara de Carppe. Pianta del pian terreno, del primo, del secondo piano.<br />

S. a, s. d. (sec. XVI, ma XVII).<br />

11 a. garuti, Lo sviluppo architettonico e le vicende artistiche del monastero, in Le Clarisse<br />

in Carpi. Cinque secoli di storia XVI-XX. Volume primo..., cit., pp. 95-149.<br />

12 Sulla proprietà della Cassina si veda il saggio di D. A. Barelli, I beni immobili e la proprietà<br />

fondiaria fino alla soppressione, in Le Clarisse in Carpi. Cinque secoli di storia XVI-<br />

XX. Volume primo..., cit., pp. 355-389. A testimonianza dell’enorme patrimonio fondiario di<br />

proprietà del monastero, si veda: Epilogo de’ beni stabili di q[ues]ta sopressa Corporazione,<br />

in: ASMo, Archivio napoleonico, Corporazioni soppresse, n. 2126; Inventario Generale del<br />

soppresso Monastero di Santa Chiara in Carpi, 1798, p. 191.<br />

72


una mulinella da filar la lana, una macchina con grande ruota per tirar su i<br />

sacchi nel granaio, il crivello da passare la China.<br />

Le leggi di soppressione de<strong>gli</strong> ordini religiosi del 1866 imposero un nuovo<br />

Inventario di tutti i beni mobili e de<strong>gli</strong> oggetti diversi di ragione e proprietà<br />

<strong>delle</strong> Monache Clarisse di Carpi al fine del loro incameramento statale<br />

13 . Non più rispondenti ad un criterio topografico, i beni e <strong>gli</strong> oggetti sono<br />

raggruppati e descritti per tipologie e l’Inventario manoscritto fotografa ciò<br />

che rimane di un patrimonio mobiliare molto esiguo, la maggior parte in precario<br />

stato di conservazione. Sono elencate 338 registrazioni, con l’aggiunta<br />

di 34 voci relative a «Ciò che trovasi attualmente nella Chiesa esterna, Sagrestia,<br />

e Camere attigue», contro le 1757 presenti nel censimento napoleonico<br />

del 1798 14 .<br />

Il monastero ripristinato nel 1817 non rientrò in possesso né dei suoi beni<br />

immobili, né dell’intera area precedentemente di pertinenza, che subì pesanti<br />

trasformazioni nel corso del secolo XIX: ricovero per indigenti, locali scolastici,<br />

alloggi militari, con la cessione infine dell’immobile al Municipio di<br />

Carpi 15 .<br />

L’Avvertenza conclusiva all’Inventario descrive le condizioni di vita in<br />

cui versa la comunità ridotta nel numero e costituita, prevalentemente, da una<br />

popolazione anziana, non più in grado di garantire l’integrità <strong>delle</strong> doti monastiche,<br />

tanto da rendere necessaria da parte de<strong>gli</strong> estensori una giustificazione<br />

relativa alla scarsità dei beni riscontrati nel documento.<br />

L’indice <strong>delle</strong> sostanze mobili pertinenti al Monastero registra numerosi<br />

pezzi di biancheria da letto, da cucina, e da tavola, mobili di ogni genere<br />

e qualità, utensili di Cantina, Bucataja, Cucina, suddivisi per materiale di<br />

fabbricazione, in genere povero, al quale si aggiunge la quantità, la stima o il<br />

valore. Colpiscono, ad una prima lettura, le frequenti annotazioni sullo stato<br />

complessivo dei beni: pessimo, cattivo, mediocre, logoro, privo di valore, in-<br />

13 aMScc, b. 3, fasc. 3, n. 42 (vecchia segnatura; ora: AMSCC, Documenti cartacei, 90, per<br />

cui cfr.: angiolini, L’<strong>archivi</strong>o storico e il suo inventario..., cit., p. 39).<br />

14 ASMo, Archivio napoleonico, Corporazioni soppresse, n. 2126. Inventario Generale del<br />

soppresso Monastero di Santa Chiara in Carpi, 1798.<br />

15 aScc, Monastero di S. Chiara, Filza in Evidenza n. 33: «Copia autentica del notaio Rossi<br />

Giuseppe 20 marzo 1907». L’Amministrazione del fondo per il culto a senso della Legge<br />

del 7 lu<strong>gli</strong>o 1866 cede al Comune di Carpi il fabbricato del soppresso Monastero <strong>delle</strong> Clarisse<br />

in Carpi e le adiacenze redditizie annesse. Cfr. aMScc, b. 7, n. 4 (vecchia segnatura;<br />

ora: AMSCC, Memoriali, 9, per cui cfr.: angiolini, L’<strong>archivi</strong>o storico e il suo inventario...,<br />

cit., p. 43): Brevi notizie storiche riguardanti la Comunità <strong>delle</strong> Monache Clarisse di Carpi,<br />

di A. d’altan, Seconda parte storica di questa nostra Comunità di Clarisse dell’anno 1935,<br />

ds., cit., pp. 1-23.<br />

73


servibile, relative non solo ai capi di biancheria da cucina, da letto e da tavola,<br />

ma anche al mobilio e a<strong>gli</strong> arredi sacri.<br />

Il documento prosegue con l’elenco de<strong>gli</strong> Oggetti di Culto, Paramenti<br />

da Chiesa, Argenteria di Chiesa presenti nel coro, nella chiesa esterna e nella<br />

sagrestia, all’interno della quale compare l’indicazione di diversi quadri in<br />

tela, in carta, in legno quasi tutti senza cornice e vetro, in gran parte logori<br />

ed anche irriconoscibili perché affumicati. Il riferimento è relativo ad un incendio<br />

avvenuto il 3 settembre 1790 nella casa del fattore, attigua alla chiesa<br />

e alla sagrestia e annotato nel Libro e Memoriale dell’ingresso, professione e<br />

morte <strong>delle</strong> Monache di Santa Chiara.<br />

Unitamente alla descrizione dei beni mobili, ci è pervenuta l’indicazione<br />

generica di «Vari Libri ascetici, <strong>vite</strong> di Santi, e Libri di devozione usatissimi»,<br />

purtroppo senza elementi descrittivi e quantitativi utili.<br />

L’Inventario procede con la Distinta del Corredo che ciascheduna Corista<br />

e Conversa ha portato, dopo aver esplicitato il diritto incontestabile a ciascuna<br />

monaca corista o conversa di riprendersi il corredo qualora dovesse abbandonare<br />

il chiostro. Ad una lettura comparativa <strong>delle</strong> singole distinte, non<br />

compaiono differenze sostanziali, fatta eccezione per le quantità, dimezzate,<br />

e per l’esclusione della dotazione dei libri sacri dal corredo della conversa:<br />

Breviario, Diurno Francescano e Ufficio della Settimana Santa. È implicito<br />

il riferimento alla diversità dei ruoli e <strong>delle</strong> mansioni che le converse, suore<br />

di vita attiva, ricoprivano all’interno della vita comunitaria.<br />

In entrambe le distinte sono riportare le indicazioni della biancheria e<br />

de<strong>gli</strong> arredi: un Comò, un Genuflessorio, un piccolo tavolino e quattro sedie,<br />

un bacile con relativo porta bacile, un calderino di rame, uno spergolo d’ottone,<br />

scaldapiedi e lanternino, che ritroviamo descritti nella sezione Mobili<br />

d’ogni genere e qualità. Alle monache, sia coriste che converse, era richiesto<br />

l’occorrente per consumare i pasti: posata, d’osso ordinario, bicchiere, botti<strong>gli</strong>a,<br />

sottobotti<strong>gli</strong>a.<br />

Dalla trascrizione dei Mobili d’ogni genere e qualità, si ha la conferma<br />

dell’impoverimento dello stato patrimoniale del monastero, a seguito <strong>delle</strong><br />

numerose e ripetute spoliazioni, comune a molte <strong>delle</strong> realtà monastiche e<br />

conventuali oggi sopravvissute sul territorio.<br />

74


Tabella n. 1<br />

Distinta <strong>delle</strong> Immagini stata levate dalla vista del Popolo<br />

ed esistenti nelle Contrade di questa Città<br />

Descrizione <strong>delle</strong> immagini sacre e votive coperte o divelte da<strong>gli</strong> edifici<br />

e dalle pubbliche strade della città di Carpi per disposizioni emanate dal Ministro<br />

di Polizia 16 .<br />

N. Descrizione del bene Ubicazione Proprietà Intervento<br />

1 Effige della B. V. del Angolo della mura<strong>gli</strong>a Galasso Rossi - Turata<br />

Carmine dipinta nel<br />

muro<br />

dell’orto<br />

Conti<br />

2 Effige della B. V. di Lo- Sotto il portico di S. Bertacchini Turata<br />

reto dipinta nel muro Francesco<br />

3 Effige della B. V. di S. Al capo di Borgonuovo Domenica Mazzi Turata<br />

Luca con altri Santi dipinti<br />

nel muro<br />

[C.so M. Fanti] vedova Ferrari<br />

4 Effige del SS. Crocefis- In Canteranna [V. Bren- Vellani Sebastiano Asportato<br />

so dipinto in tavola nero]<br />

in S. Chiara<br />

5 Diverse pitture signifi- Sotto il portico detto de’ Gualdi Bernardino Levati<br />

canti Santi<br />

Borghi di S. Antonio e<br />

nelle pareti dell’Oratorio<br />

di detto Santo<br />

6 Effige della B. V. Della<br />

Rosa ed altri Santi<br />

Michelangelo Poli Levati<br />

7 Immagine della B. V. Contrada Cavallina [V. Antonio Lu<strong>gli</strong> Levata<br />

Assunta in Cielo A. Manuzio] e sopra la<br />

porta d’ingresso dell’abitazione<br />

8 Immagine della B. V. In vicinanza della por- Giovanni Palazzini, Levata<br />

9 Effige della B. V. di S.<br />

ta maggiore dell’Albergo Custode<br />

de Mendicanti<br />

Contrada <strong>delle</strong> Grazie [V. Giuseppe Carnevali Turata<br />

Luca dipinta in muro G. Bruno], sotto l’abitazione<br />

10 Effige della B. V. detta In faccia alla contrada di Monastero di S. Turata<br />

di Reggio<br />

Belvedere [V. C. Battisti]<br />

e nel muro <strong>delle</strong> Monache<br />

di S. Chiara sopra<br />

il canale<br />

Chiara<br />

16 ASCC, 1798. Dal 10 giugno all’11 agosto, c. 549.<br />

75


11 Statuetta di S. Antonio In vicinanza della porta<br />

da Padova in un nicchio maggiore dell’abitazione<br />

12 Immagine della B.V. Cappella in faccia al por-<br />

Addolorata appesa al<br />

muro<br />

S. Pasquale dipinto<br />

tico di S. Nicolò<br />

Parete<br />

13 Effige del Crocifis- In faccia alla «Carcere<br />

so e Santi Bernardino e<br />

Paolo<br />

comune»<br />

14 Immagine della B. V. In faccia al portico dello<br />

dell’Annunziata «Spedale»<br />

15 Immagine di S. Barto- Fuori di «Porta Mantolomeo<br />

di marmo bianco va»<br />

16 Immagine di S. Ago- Fuori di «Porta Modena»<br />

stino Busto di marmo precisamente nella fac-<br />

bianco<br />

ciata verso la strada del<br />

Baluardo di<br />

S. Agostino [V. Aldrovandi]<br />

Tabella n. 2<br />

76<br />

Domenico Saltini Levata<br />

Turata<br />

Dipinto con<br />

bianco<br />

Dipinto con<br />

bianco<br />

Fratelli Ta<strong>gli</strong>ani Dipinto con<br />

bianco<br />

Levata<br />

Levato<br />

Inventario de<strong>gli</strong> argenti di ragione del Monastero di Santa Chiara<br />

Il documento descrive il patrimonio sacro in dotazione al monastero di<br />

Santa Chiara di Carpi, prima <strong>delle</strong> spoliazioni subite.<br />

N. Descrizione del bene con indicazione del possessore* Peso Once<br />

1 Un Calice con Patena 20<br />

2 Altro parimenti con Patena 6.1/2<br />

3 Altro pur con Patena 17<br />

4 Turibolo con navicella 51<br />

5 Ostensorio con anima di legno al piede fermata da una <strong>vite</strong> di ferro, e<br />

due cristalli<br />

67<br />

6 Il cosiddetto Razionale lavorato 5.1/5<br />

7 Una Pisside piccola 10<br />

8 Altra grande con picciolo diamante, ed una perla 39.1/8<br />

9 Una Tazza dorata nel didentro<br />

Due Corone in capo all’immagine della Madonna di S. Luca, ed al<br />

Bambino; asserite di ragione della * Cittadina M. Angela Teresa Tassi<br />

5.6/8


10 Un Ornato di sottile lamina traforato, e sovrapposto ad altra lamina di<br />

rame dorato, il quale serve di contorno all’Ancora portante l’Immagine<br />

suddetta. Si riconosce esso di leggerissimo peso, e viene annunziato<br />

di proprietà di diverse * Monache viventi<br />

11 Altro Ornato lavorato in Lamina, ed apposto al davanti d’un ostensorio<br />

di Legno a custodia di Reliquie<br />

12 Uno Spillone in petto dell’Immagine della Madonna di S. Luca con<br />

piccioli diamanti, e rubini del valore di lire cento Modenesi a Sentimento<br />

del già Orefice Cittadino Sebastiano Vellani, come da sua unita<br />

dichiarazione 16<br />

Tabella n. 3<br />

Elenco <strong>delle</strong> Monache Benefattrici di questo<br />

Convento dopo la Ripristinazione 17<br />

77<br />

16.5/8, 10/[2]<br />

Elenco <strong>delle</strong> 22 monache benefattrici del monastero di Santa Chiara<br />

compilato in occasione della vestizione avvenuta il 4 ottobre 1817 e successiva<br />

ratifica dei voti il 24 marzo 1818 alla presenza di monsignor vicario generale<br />

Bonaventura Bernardi e Pietro Ori confessore.<br />

Le monache sono ordinate in base all’ordine monastico professato in origine<br />

e sono annotate la provenienza e l’età anagrafica.<br />

Monaca<br />

benefattrice<br />

Madre Maria<br />

Marianna<br />

Chiapelli<br />

Descrizione della donazione<br />

Apparato di damasco bianco guernito di cappetta d’oro<br />

fino, che consisteva in una pianeta, due tonicelle, e piviale.<br />

Offerse ancora una piccola pisside di argento che<br />

serve per dare il Santo viatico alle inferme, come può vedersi<br />

nel fondo del piede della medesima, che è marcato<br />

colle Lettere iniziali del suo nome, e cognome, cioè M.<br />

M. C. Poi un Presepio col suo telaro, e finalmente una<br />

Madonna di gesso, o pietra rappresentante la Concezione;<br />

offerse ancora una scatola d’argento per consacrare<br />

l’Ostia.<br />

Ordine monastico<br />

e località<br />

Ex cappuccina<br />

di Carpi già<br />

ex agostiniana<br />

di «S. Paolo»<br />

di Modena<br />

16 Ibidem. Dal 1° maggio al 9 giugno, dal n° 379 al n° 425. Inventario. De<strong>gli</strong> Argenti [...] n°<br />

383.<br />

17 Tratto da AMSCC, b. 11, fasc. 4 (vecchia segnatura; ora: AMSCC, Vestizioni, professioni e<br />

morti, 2, per cui cfr.: angiolini, L’<strong>archivi</strong>o storico e il suo inventario, cit., p. 40): Elenco <strong>delle</strong><br />

Monache Benefattrici di questo Convento dopo la Ripristinazione, cc. 178-179.


Madre Maria<br />

Costanza<br />

Moreali<br />

Suor Maria<br />

Lucia Cattini<br />

Madre Suor<br />

Maria Luigia<br />

Fortunata<br />

Varini<br />

Età 80<br />

Madre<br />

Francesca<br />

Fedele<br />

Serri<br />

Età 81<br />

Suor<br />

Giuseppa<br />

Teresa<br />

Malagoli<br />

Pa<strong>gli</strong>o giallo di seta, un pa<strong>gli</strong>o piccolo pel finestrino della<br />

Comunione col fondo bianco ricamato in seta a varj<br />

colori con alcuni simboli della Passione del Signore, un<br />

Bambino di stucco in piedi col suo nicchio, ed un quadretto,<br />

che rappresenta la Madonna del Buon Consi<strong>gli</strong>o.<br />

Fece anche riattare, e salciare per metà il Dormitorio<br />

grande 18 .<br />

Legato di tremila lire di Modena, perché fosse celebrata<br />

coi frutti annui con decoro la Festa della Madre Santa<br />

Chiara, come dal suo testamento si rileva. Poi sborsò<br />

trenta zecchini per compimento di una dote monasti-<br />

ca ad una conversa povera.<br />

Legato di tremila lire di Modena, perché col frutto si celebrasse<br />

la Festa del Cuor di Gesù, nonché i primi venerdì<br />

d’ogni mese come costa da Rogito del Signor Avvocato<br />

Giulio Franciosi del 1819. Fece l’offerta di varie<br />

pianete di Damasco, e ricamate, fornite di guernizione<br />

buona, come pure di tre pa<strong>gli</strong>, il primo col fondo rosso<br />

ricamato in argento, il secondo bianco ricamato in<br />

seta, ed oro, il terzo violaceo parimente ricamato in oro,<br />

come pur anche una cornice di legno inargentata, che<br />

serve d’ornamento ai pa<strong>gli</strong> suddetti. Un Calice d’argento<br />

che col piede del medesimo, col frapporvi una raggiata<br />

di argento, serve d’Ostensorio, e finalmente una Pisside<br />

pur anche d’argento, con una Chiave da Tabernacolo<br />

pure di Argento, con altri Arredi Sacri, e specialmente<br />

un apparato nero in terzo Amoardo guarnito di spinone<br />

di seta giallo. Queste ultime offerte erano comuni ad altre<br />

due Compagne, cioè la Madre Francesca Fedele Serri<br />

e Suor Giuseppa Teresa Malagoli. In seguito offerse<br />

varie Portiere fatte a punto Francese.<br />

Depositò 100 Zecchini per la dotazione di due Converse,<br />

come pure altri 16 Zecchini, e 20 Lire a compimento<br />

d’una terza Dote, come pure un Canopico giallo ricamato<br />

con altri Arredi Sacri, che offerse unitamente alla Madre<br />

Verrini, e Suor Giuseppa Malagoli. Finalmente fece<br />

la spesa di un bucato nuovo, una Tavola lunga per fare il<br />

pane, ed altre cose simili, e poco dopo due Lampade di<br />

legno inargentate. [Finalmente Instituì Erede il Conven-<br />

to di £.30.000 Modenesi]<br />

Fece rifabbricare l’infermeria, offerse molti Arredi Sacri<br />

unitamente alla Madre Verrini, e Suor Francesca<br />

Fedele Serri, e specialmente un Toribolo d’argento con<br />

sua Navicella, si distinse ancora per altre spese di riattamento,<br />

come pure in molte Elemosine alle Monache<br />

più povere.<br />

78<br />

Ex clarissa di<br />

Sassuolo, poi<br />

di Fanano<br />

Ex clarissa<br />

di Correggio<br />

Ex clarissa della<br />

«Misericordia»<br />

di Reggio<br />

Ex clarissa della<br />

«Misericordia»<br />

di Reggio<br />

Ex clarissa di<br />

S. Chiara di<br />

Carpi<br />

18 Si noti che oltre alle donazioni si provvede ai necessari lavori di ristrutturazione del mo-<br />

nastero.


Suor<br />

Cherubina<br />

Lotti e<br />

Suor Veronica<br />

Pietrolini<br />

Madre<br />

Giuseppa<br />

Teresa<br />

Aldrovandi<br />

Suor Adeodata<br />

Marchi 19<br />

Suor Maria<br />

Angiola<br />

Giovannini 20<br />

Madre Maria<br />

Maddalena<br />

Ghiacci<br />

Suor Maria<br />

Teresa Ratti<br />

Età 70<br />

Suor Maria<br />

Teresa<br />

Margherita<br />

Raffaeli<br />

e Suor Maria<br />

Domenica<br />

Zeni<br />

Madre Suor<br />

Maria<br />

Gaetana<br />

Fontanesi<br />

Madre Suor<br />

Maria<br />

Scolastica<br />

Lomeni<br />

Madre Suor<br />

Maria Rosa<br />

Mazzacani<br />

Madre Suor<br />

Maria Metilde<br />

Timolini<br />

Pianete due violacee guarnite di spigone di seta giallo,<br />

una bianca, il mezzo della quale ricamata in oro, e le<br />

parti laterali ricamate di fiori di seta, e offersero ancora<br />

un Piviale di seta rigato, un Missale Francescano, vari<br />

capi di biancheria per la Chiesa, ed altre cose simili.<br />

Offerse 40 Zecchini circa per la Dote Monastica di una<br />

Conversa<br />

Fece fare la Scatola dell’Olio Santo di argento coll’interno<br />

dorato, e si rileva anche dal suo nome, e cognome<br />

di sotto colle Lettere S. M. A. M.<br />

Offerse un Pa<strong>gli</strong>o nuovo fatto colle proprie mani, di seta<br />

a fiamma fatto col punto francese, uno Stratto da morto,<br />

e altre cose per la Sagristia.<br />

Fece fare sei Candellieri nuovi inargentati colla sua<br />

Croce, Vasetti, e Palme, e benché la spesa <strong>delle</strong> suddette<br />

cose non fosse tutta sua, corrispose però in gran parte.<br />

Offerse altre 6 Palme nuove, come pure due fiocchi di<br />

Lampade composti di tanti fiori.<br />

Offerse un Canopeo bianco di Damasco simile all’apparato<br />

bianco guarnito di Cappetta d’oro bono, ed altre<br />

cose alla comunità.<br />

Offersero alla occasione della Represtinazione varie<br />

Botti, molti capi di rame, con sei piatti di peltro, con un<br />

Cassone pieno di farina, ed altre cose. La Zeni Suor Domenica<br />

fece del suo una Tenda fiorata, che gira d’intorno<br />

alla Cassa della Beata Camilla.<br />

Offerse un Canopeo fiorato guarnito di Cappetta d’oro,<br />

una Lampada di ottone, che serve nella Chiesa interiore,<br />

e fece fare la Cornice alla Madre Santa Chiara , che<br />

trovasi in coro.<br />

Offerse un Messale nuovo, della Cappetta d’oro per ornare<br />

una Continenza ricamata, come pure varj Pizzi per<br />

la Chiesa, oltre la spesa per il riattamento di una Camera,<br />

ed altre cose.<br />

Lasciò un Fondo di mille, e cinquecento lire incirca di<br />

Modena.<br />

Offerse 70 Zecchini per una Dote Monastica d’una Conversa,<br />

come pure un Fondo di circa 50 Zecchini riserbandosi<br />

l’usufrutto sua vita naturale durante.<br />

79<br />

Ex terziarie di<br />

«S. Francesco»<br />

di Palagano<br />

Ex agostiniana<br />

di S. Paolo<br />

di Modena<br />

Ex clarissa di<br />

Sassuolo<br />

Ex clarissa di<br />

S. Chiara<br />

di Carpi<br />

Ex clarissa di<br />

S. Chiara<br />

di Carpi<br />

Ex clarisse di<br />

S. Chiara<br />

Ex clarissa del<br />

Monastero di<br />

S. Chiara di<br />

Reggio<br />

Ex benedettina<br />

di Santa<br />

Conegonda di<br />

S. Prassede di<br />

Milano<br />

Ex cappuccina<br />

di Carpi<br />

Ex clarissa di<br />

S. Chiara di<br />

Correggio 21<br />

19 Ritiratasi dal Rettore di San Martino di Correggio vivendo come in Monastero.<br />

20 [Angela Serrafina Caritosa].<br />

21 Soppresso nel giugno del 1799.


Suor Maria<br />

Maddalena<br />

Mezzani<br />

Età 65<br />

Suor Maria<br />

Illuminata<br />

Moruzzi<br />

Età 59<br />

Suor Maria<br />

Eufrosia<br />

Feretti<br />

Età 66<br />

Suor Maria<br />

Catterina<br />

Chiesi<br />

Madre Suor<br />

Maria<br />

Serafina<br />

Sarzenti<br />

Suor Maria<br />

Colomba<br />

Celeste Bassi.<br />

Età 86 e<br />

Suor<br />

Giovanna<br />

Pozzi. Età 74<br />

Offerse un Credito di mille lire di Modena, perché con i<br />

frutti si facesse la novena del Santo Natale.<br />

Ricamò una Continenza, un piccolo Baldacchino, ed un<br />

piccolo Pa<strong>gli</strong>no pel finestrino della Comunione, come<br />

pure ricamò l’usciolino del Tabernacolo, e nel 1838 ricamò<br />

un Pa<strong>gli</strong>o in Seta, ed oro coll’Effiggie della San-<br />

ta Madre.<br />

Lascia un Credito di tremila Lire di Modena riserbandosi<br />

l’usufrutto vita naturale durante. Fece fare i Vasi di<br />

pietra a proprie spese nella Camera del Bucato.<br />

80<br />

Ex terziaria<br />

di Palagano<br />

Ex mantellata<br />

di Reggio<br />

Fece a sue spese il giuoco dell’acque per il Bucato Ex cappuccina<br />

di Spilamberto<br />

Offerse un Credito di 40 Zecchini, che tiene contro il<br />

Rettore di Rovereto il Signor Don Clemente Bassetti, col<br />

frutto del qual Credito ogni Anno si facesse la Festa della<br />

Madonna della Presentazione esponendo una Statua<br />

nel Coro col suo Baldacchino, Piedestallo, e Manto, e in<br />

tal giorno fossero celebrate sei Messe [a £. 3], e vi fossero<br />

accesi varj lumi d’intorno.<br />

[Il credito dei 30 Zecchini fu lasciato non dalla Madre<br />

Sarzenti, ma dalla fu Madre Gaetana Frigieri]<br />

Un altro fondo di Zecchini 30 perché siano celebrate col<br />

frutto in Santa Chiara ogni anno 18 Messe.<br />

I suddetti Fondi, o Capitali intende di lasciarli al Nostro<br />

Convento semprecchè non si represtinasse il Convento<br />

di San Lodovico della Mirandola, che intende, e vuole,<br />

che siano retrodatati al suddetto Convento di San Lodovico.<br />

Inoltre offerse un Calice d’argento colla sua Patena,<br />

un Ostensorio parimenti d’argento colla sua custodia<br />

di legno, ed un Ioritolo di rame inargentato, e molti<br />

Capi di Biancherie per uso della Chiesa; ma questi Vasi<br />

sacri, e Biancherie, intende di farne una vera offerta al<br />

nostro Convento senza obbligazione di retrodarli al Monistero<br />

di San Lodovico della Mirandola, ancorché ritornasse<br />

in piedi. Come pure i sei Cande<strong>gli</strong>eri nuovi di legno<br />

inargentati, e quattro vasetti simili per uso di questa<br />

Nostra Infermeria.<br />

Hanno offerto un Piviale di drappo rigato, e fiorito con<br />

una Pianeta, e un piccol Pa<strong>gli</strong>o simile ma con guernizione<br />

falsa. Inoltre 6 palme nuove, 4 per l’Altare dell’Infermeria,<br />

e due per la Madonna del Carmine in Chiesa<br />

fuori.<br />

Ex clarissa di<br />

San Lodovico<br />

di Mirandola<br />

Ex carmelitane<br />

di Novellara


Premessa<br />

Suor Maria EugEnia gi<strong>gli</strong>oli 1<br />

L’<strong>archivi</strong>o dell’Istituto <strong>delle</strong> Fi<strong>gli</strong>e della Provvidenza per le<br />

Sordomute, tra memoria e profezia<br />

«L’uomo è frutto della storia<br />

e contemporaneamente l’uomo fa storia»<br />

(Dario FriDEl, La cultura: valore o pericolo?<br />

Inscindibilmente consumatori, costruttori e interpreti)<br />

Attualmente, per vicende storiche, l’Istituto e la Congregazione sono due<br />

enti con personalità giuridica distinta, con la stessa denominazione e finalità,<br />

per cui l’<strong>archivi</strong>o è unico per quanto riguarda la conservazione dei documenti<br />

relativi alle origini e al percorso storico de<strong>gli</strong> anni precedenti al 1976.<br />

In tale anno la Congregazione ha esteso il suo Carisma e servizio a tanti altri<br />

sordi, prima nell’America Latina poi in Asia e Africa, dando vita ad una raccolta<br />

di altri documenti, di recente datazione, che ci permettono di ben coniugare<br />

memoria e profezia.<br />

Ci presentiamo<br />

Siamo una Congregazione religiosa di fondazione e fondatore modenese,<br />

Don Severino Fabriani, che ha le sue origini nel 1828, con il sostegno del<br />

Sovrano modenese dell’epoca, il duca Francesco IV. La Congregazione, che<br />

gode dell’approvazione ecclesiastica ed è di Diritto Pontificio, conserva nel<br />

tempo il suo Carisma fondazionale: l’Educazione, l’Istruzione e il Servizio ai<br />

Sordi, sancito da un quarto voto, che ogni giovane, che intenda far parte della<br />

nostra fami<strong>gli</strong>a religiosa, emette al momento della Professione dei tre Consi<strong>gli</strong><br />

Evangelici. La Congregazione, nata a Modena, come già detto, nel 1828,<br />

continua, come scelta missionaria, per le strade del mondo e precisamente: in<br />

Brasile con due comunità e scuole, una alla periferia di San Paolo, l’altra a<br />

Palmas in Tocantins; in Sri Lanka con due comunità e relative scuole, una in<br />

1 Segretaria generale e Archivista della Congregazione <strong>delle</strong> Fi<strong>gli</strong>e della Provvidenza per le<br />

Sordomute: Corso Cavour, 54 - 41100 Modena. E -mail: .<br />

81


Diocesi di Colombo, l’altra in Diocesi di Chilaw; in Nigeria con una comunità<br />

e due scuole nell’ex Biafra - Obodo Ahiara, Diocesi di Mater Ecclesiae.<br />

Questa scelta missionaria determina la presenza di notevole materiale <strong>archivi</strong>stico<br />

e pertanto si è costituito un altro <strong>archivi</strong>o in rapporto a questa novità,<br />

che reca in tutte le <strong>religiose</strong> gioia e speranza per un Carisma che rinverdisce<br />

e si espande in altri continenti, per acco<strong>gli</strong>ere, educare e istruire tanti sordi<br />

e donare loro la parola per inserirsi nella società, ma ancor più per comprendere<br />

e vivere la Parola di Dio.<br />

Sede dell’<strong>archivi</strong>o<br />

Il nostro <strong>archivi</strong>o si trova presso la Casa Madre, sede di Modena, in Corso<br />

Cavour 54, al secondo piano della casa religiosa.<br />

Condizioni attuali dell’<strong>archivi</strong>o<br />

Tutto il materiale <strong>archivi</strong>stico venne riordinato e correttamente inventariato<br />

dal Reverendo Monsignor Guido Vigarani, <strong>archivi</strong>sta del Capitolo della<br />

Cattedrale, del Seminario metropolitano nonché della Curia arcivescovile<br />

di Modena.<br />

Le varie sezioni sono distinte fra loro e il materiale in filze e faldoni è debitamente<br />

collocato dentro a contenitori, numerati e ordinati secondo le più<br />

recenti norme, per cui tutto il materiale risulta facilmente consultabile anche<br />

con la guida dell’inventario e <strong>delle</strong> etichette, poste sul frontespizio di ogni<br />

contenitore-cassetta.<br />

Documenti conservati in <strong>archivi</strong>o<br />

In <strong>archivi</strong>o si conserva tutta la documentazione relativa alla storia della<br />

Congregazione, ma vi si trovano anche documenti precedenti i primordi dell’Istituzione,<br />

quando nella parte più antica dell’Istituto avevano sede i Carmelitani<br />

e i Teatini.<br />

Elenco sommario del principale materiale documentario (dal 1828 ad oggi<br />

con precedenti dal secolo XVII)<br />

a)<br />

b)<br />

Documenti religiosi e civili della Congregazione;<br />

Documenti riguardanti le fanciulle sordomute, accolte per l’Educazione<br />

e Istruzione;<br />

82


c)<br />

d)<br />

e)<br />

f)<br />

g)<br />

h)<br />

i)<br />

j)<br />

k)<br />

l)<br />

m)<br />

n)<br />

o)<br />

Documenti relativi ai Direttori e ai Sacerdoti nominati dall’Autorità diocesana<br />

e civile con precisi incarichi;<br />

Certificati di varia natura;<br />

Cronistoria dell’Istituzione;<br />

Lettere di diversi argomenti e destinatari;<br />

Materiale fotografico;<br />

Mappe;<br />

Trattati;<br />

Discorsi;<br />

Disegni;<br />

Corrispondenza;<br />

Elenchi;<br />

Prontuari per rappresentazioni specialmente di Storia Sacra, tanto cari al<br />

Fabriani;<br />

Miscellanea: legati, rogiti, conti, registri-protocollo, inventari e altri carteggi.<br />

Una sezione importante dell’<strong>archivi</strong>o è dedicata alla vita, opera e numerosi<br />

scritti del nostro Fondatore, Don Severino Fabriani, fonte ricchissima,<br />

che a coronamento di un convegno di studi e relativi Atti, in occasione<br />

del Bicentenario della sua nascita, il 16 e 17 ottobre 1992, ha fornito prezioso<br />

materiale per la pubblicazione di un epistolario, che porta il titolo: Severino<br />

Fabriani - Un ecclesiastico ed educatore nella Modena della restaurazione,<br />

una raccolta di eccezionale interesse, curata dal Professor Roberto Sani e<br />

dalla Dottoressa Paola Saladini, che hanno consultato vari <strong>archivi</strong>, fornendo<br />

così anche la possibilità di rinvenimento di altri originali.<br />

Il volume di 888 pagine, edito da Città Nuova, oltre all’epistolario di 401<br />

lettere datate e 49 non datate, presenta il Fabriani nella Chiesa e nella società<br />

modenese della restaurazione, dove viene messa in dovuta luce la sua formazione<br />

culturale e spirituale, la nascita dell’Istituto e la bibliografia de<strong>gli</strong> scritti<br />

editi e inediti e de<strong>gli</strong> studi e ricerche sulla biografia e sull’opera educativa.<br />

Il volume si chiude con un interessante catalogo della biblioteca, consultato<br />

dai curatori dell’epistolario.<br />

Come nota riassuntiva possiamo dire che la raccolta del materiale, ordinata<br />

e selezionata, parte dai documenti <strong>delle</strong> origini della fondazione, estendendosi<br />

alla biografia e a<strong>gli</strong> scritti del Fondatore, alla presenza e storia di <strong>religiose</strong><br />

e alunne, ai rapporti con le autorità civili e <strong>religiose</strong>, alle valutazioni<br />

scolastiche, al personale laico che collabora nelle strutture scolastiche e non,<br />

e alle missioni.<br />

83


E così la memoria continua con la profezia, che trova la sua origine «nella<br />

polvere d’<strong>archivi</strong>o», ma che ogni giorno si arricchisce di una documentazione<br />

giovane, che conserva fedeltà alla memoria, ma si riveste di tanti colori,<br />

lingue, culture e tradizioni.<br />

Una fondazione che cresce e si espande, parla di passato, presente e futuro,<br />

quindi di memoria e profezia.<br />

Un’immagine dell’<strong>archivi</strong>o dell’Istituto <strong>delle</strong> Fi<strong>gli</strong>e della Provvidenza per le Sordomute<br />

presso la Casa Madre di Modena.<br />

84


1. Cenno storico<br />

Suor Maria Cristina Marani o.s.a.<br />

Il monastero del «Corpus Domini» di Cento<br />

Il monastero del «Corpus Domini» nasce in via Saragozza a Modena nel<br />

1537, costituito grazie al lascito di 10.000 lire modenesi di Lodovico Colombi<br />

e al concorso di altri cittadini modenesi. Non sappiamo chi e quante furono<br />

le prime monache che vi entrarono il 3 gennaio 1538 1 , ma fin dall’inizio<br />

il cenobio viene indicato di Regola Agostiniana.<br />

Crescendo il numero <strong>delle</strong> monache, anche lo spazio occupato fu progressivamente<br />

ampliato giungendo a confinare con i monasteri, anch’essi<br />

agostiniani, di San Geminiano e di San Paolo. La vita scorre tranquilla per la<br />

comunità, che apre anche un educandato per signorine. Non sappiamo quando<br />

esattamente ciò sia avvenuto, ma così deve essere stato se in un promemoria<br />

del 29 agosto 1794 il vescovo di Modena, monsignor Tiburzio Cortese,<br />

comunicava al ministro estense Giambattista Munarini che praticamente tutti<br />

i monasteri della diocesi avevano aperto un proprio educandato, pur ammettendo<br />

che spesso i programmi educativi erano ancora poco organici, o, addirittura,<br />

assai confusi e lacunosi 2 .<br />

La fine del 1700 vede lo scoppio della bomba napoleonica che fa sentire<br />

i suoi effetti su tutta l’Europa. Anche Modena viene investita dall’onda<br />

d’urto e le monache partecipano, con tutti i loro oggetti d’argento, alla colletta<br />

cittadina per pagare il pesante riscatto imposto da Napoleone. Infatti, se<br />

non vuole vedere distrutta la città, Federico Benedetto, fratello del duca Ercole<br />

III fuggito a Venezia dopo averlo nominato reggente, deve sborsare dieci<br />

milioni di tornesi 3 .<br />

Vengono inoltre attuati i decreti soppressivi <strong>delle</strong> comunità <strong>religiose</strong>. Il<br />

«Corpus Domini» viene chiuso ufficialmente il 21 gennaio 1799 e le mona-<br />

1 Le notizie riguardanti <strong>gli</strong> inizi del monastero del «Corpus Domini» fino alla soppressione<br />

napoleonica sono tratte, dove non indicato diversamente, da: G. soli, Le chiese di Modena,<br />

I, Modena 1974, pp. 331-343.<br />

2 a. BarBieri, a. leonelli, G. Montanari, Storia dell’Arcidiocesi di Modena - Nonantola,<br />

II, Modena 1997, p. 72.<br />

3 Ibidem, p. 60. Il tornese era una moneta d’argento coniata a Tours in Francia da Luigi iX<br />

nel 1266 e molto imitata in Italia e altrove.<br />

85


che, ridotte allo stato laicale, ricevono una pensione dallo Stato che incamera<br />

tutti i beni.<br />

È a questo punto che la storia del «Corpus Domini» si intreccia indissolubilmente<br />

con quella del San Geminiano. Fondato nel 1448, incorporando<br />

forse anche le monache di un romitorio esistente in Modena fin dal 1320 4 ,<br />

aveva dato vita nel 1534 al monastero di San Lorenzo. Non sappiamo per<br />

quale motivo, nel 1777 le 24 <strong>religiose</strong> del San Lorenzo furono nuovamente<br />

riunite al San Geminiano.<br />

Soppresso anch’esso nel dicembre 1798, sei monache ricevono dal governo<br />

imperiale il permesso di abitare in una parte dei suoi locali, pagandone<br />

l’affitto e figurando come secolari. Guidate da Madre Giovanna Francesca<br />

Morgani (1757-1835), vicaria del monastero di San Geminiano, sono tre<br />

Agostiniane e tre Clarisse. Queste ultime provenivano dal monastero di Santa<br />

Chiara di Modena, la cui comunità era stata unita a quella <strong>delle</strong> Agostiniane<br />

nel giugno 1798. Pur con tutti i disagi immaginabili della nuova situazione,<br />

esse continuano la loro vita di <strong>consacrate</strong> sostenute dall’aiuto materiale<br />

dei familiari e da quello spirituale del vescovo, monsignor Cortese, del vicario<br />

vescovile e del canonico della Cattedrale don Edoardo Cavani. A quest’ultimo<br />

il vescovo, che nel frattempo viene nominato dall’autorità civile responsabile<br />

dell’edificio monastico 5 , affida la cura anche amministrativa dello stabile<br />

come suo referente.<br />

Intanto la notizia della presenza <strong>delle</strong> monache si diffonde e numerose<br />

<strong>religiose</strong> di diverse provenienze chiedono di poter far parte di questa comunità<br />

clandestina. Per mantenersi economicamente ed evitare di essere allontanate,<br />

il vicario vescovile, monsignor Zerbini consi<strong>gli</strong>a alla comunità di aprire<br />

un educandato. Al parere favorevole del vescovo corrisponde l’accettazione<br />

dello Stato. Il 18 febbraio 1803 monsignor Cortese riceve il permesso scritto<br />

e le monache possono occupare per questa loro attività tutto lo stabile del<br />

«Corpus Domini» e parte del San Geminiano. L’educandato rimarrà in funzione<br />

fino al 1888.<br />

Sconfitto definitivamente Napoleone a Waterloo, a Modena tornano <strong>gli</strong><br />

Estensi e la città ritrova il suo volto. Il 6 ottobre 1815 il duca Francesco IV<br />

emana un decreto con il quale costituisce ufficialmente in una sola comunità<br />

i monasteri del «Corpus Domini» e di San Geminiano. Il 19 novembre le <strong>religiose</strong><br />

riprendono l’abito monastico e riaprono la chiesa al pubblico, e l’8 di-<br />

4 arChivio del Monastero del «Corpus doMini» di Cento (Fe) (d’ora in poi: AM), Notizie<br />

storiche concernenti il principio e progressi dell’odierno monastero di San Geminiano di<br />

Modena estese dal signor canonico Giuseppe Antonio Lotti l’anno 1752.<br />

5 AM, Lettera indirizzata al vescovo dal Consi<strong>gli</strong>ere Amministrativo di Economia, del 25 no-<br />

vembre 1799.<br />

86


cembre rinnovano i voti nelle mani del vescovo. Madre Morgani, eletta Superiora,<br />

stila le costituzioni per la comunità, approvate da monsignor Cortese 6 .<br />

La vita della comunità riprende il proprio ritmo nell’offerta a Dio della<br />

quotidianità fatta di preghiera, lavoro, vita comune. Ma un’altra prova è all’orizzonte.<br />

Nel 1866, infatti, il nuovo Regno d’Italia emana la legge di soppressione<br />

de<strong>gli</strong> ordini religiosi presenti sul territorio. Anche le monache del<br />

«Corpus Domini» vengono colpite ma, data l’età avanzata di molte, viene<br />

loro concesso l’uso di una parte del monastero, anche se sempre più ristretta<br />

e malsana. Possono comunque ospitare altre Sorelle meno fortunate: le Cappuccine<br />

di Guastalla (RE), dal 26 aprile 1866 al 28 novembre 1872, quando si<br />

trasferiscono a Carpi (MO), e le suore Terziarie Francescane di Modena, dal<br />

14 ottobre 1892 al 4 novembre 1899.<br />

Intanto il Comune, avendo ottenuto i locali monastici dal Demanio regio,<br />

cerca di strappare alle monache uno spazio sempre maggiore per la scuola che<br />

ha impiantato nell’edificio, ancora oggi sede dell’Istituto Magistrale «Carlo<br />

Sigonio», finché il 28 novembre 1901 le tredici <strong>religiose</strong> del «Corpus Domini»<br />

lasciano per sempre via Saragozza, ospitate dalle Domenicane di corso<br />

Belle Arti, sempre in Modena, che mettono gratuitamente a loro disposizione<br />

una parte della propria casa. Nonostante la situazione precaria i membri della<br />

comunità agostiniana aumentano e si cerca di trovare una soluzione più soddisfacente.<br />

La Provvidenza viene in aiuto tramite un padre gesuita. E<strong>gli</strong> riferisce<br />

alla superiora, Madre Fedele Molinari (1857-1919), che le Serve di Maria<br />

di Galeazza stanno lasciando la casa che occupavano a Cento (FE). In breve<br />

l’affare riceve l’approvazione del vescovo e viene concluso. Il 2 agosto 1905<br />

le Agostiniane lasciano Modena alla volta di Cento e si sistemano nell’edificio<br />

al n. 60 di via Ugo Bassi.<br />

La storia dell’ultimo secolo è costellata di vari episodi importanti. Ricordiamo<br />

qui:<br />

le visite alla comunità del cardinale Giacomo Della Chiesa, futuro Benedetto<br />

XV, allora arcivescovo di Bologna, sotto la cui giurisdizione si trovava<br />

il monastero. Si narra che nell’ultimo incontro Madre Fedele <strong>gli</strong> abbia<br />

predetto il pontificato 7 -<br />

;<br />

6 AM. Il testo <strong>delle</strong> costituzioni fu presentato al Vescovo e da lui approvato il 30 novembre<br />

1815, con registrazione presso la Cancelleria vescovile modenese il 10 febbraio seguente. Il<br />

volume si articola in 47 capitoli e reca in fondo l’elenco dei nomi <strong>delle</strong> monache che sottoscrissero<br />

l’originale: sono presenti le 17 monache coriste che rinnovarono i voti l’8 dicembre<br />

1815 e le altre cinque che lo fecero entro quell’anno. Queste costituzioni sono state seguite<br />

dalla comunità fino al 1948.<br />

7 Nell’Archivio del Monastero si conserva una lettera autografa di papa Benedetto Xv dell’8<br />

dicembre 1915 alla Madre Fedele Molinari con la quale concede l’Indulgenza Plenaria in occasione<br />

del I centenario della ricostituzione del monastero modenese.<br />

87


-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

il passaggio dall’autorità del vescovo diocesano a quella del priore generale<br />

dell’Ordine Agostiniano, avvenuto nel maggio 1948;<br />

la nascita nel 1953 della Federazione dei monasteri Agostiniani d’Italia<br />

«Madre del Buon Consi<strong>gli</strong>o», a cui la comunità del «Corpus Domini»<br />

aderisce subito;<br />

l’Adorazione Eucaristica diurna quotidiana, solennemente iniziata il 1°<br />

ottobre 1955 e che ormai caratterizza la comunità centese;<br />

l’unione con le sei Sorelle del monastero di Sant’Agostino di Vicopelago<br />

(LU), avvenuta il 24 giugno 1999.<br />

2. L’Archivio<br />

L’<strong>archivi</strong>o del monastero del «Corpus Domini» di Cento ha indubbiamente<br />

risentito <strong>delle</strong> traversie storiche vissute dalla comunità monastica, e<br />

non poteva essere altrimenti. Così quasi tutti i documenti precedenti la soppressione<br />

napoleonica (1799) sono assenti. Felici eccezioni sono i registri<br />

<strong>delle</strong> Vestizioni e professioni dei monasteri di San Geminiano e di San Lorenzo,<br />

alcuni libri corali del monastero di Santa Chiara, due fascicoli a carattere<br />

storico del monastero di San Geminiano del 1752 e 1778, alcune lettere e<br />

contratti di affitto.<br />

Il materiale <strong>archivi</strong>stico è custodito in 22 cartelle, ciascuna contrassegnata<br />

da una lettera dell’alfabeto (A-F; H-Z; la lettera L è doppia; mancano G,<br />

K, W, Y); una sola cartella non ha contrassegno. I documenti più recenti sono<br />

conservati in 7 nuove cartelle divise per argomento: ad es.: Federazione, Curia<br />

Arcivescovile, e così via.<br />

Inoltre nell’<strong>archivi</strong>o del «Corpus Domini» è confluito, dal 1999, l’<strong>archivi</strong>o<br />

del monastero di Sant’Agostino di Vicopelago, sorto nella città di Lucca<br />

nel 1330 sotto il titolo di San Nicolao e trasferito a Vicopelago con il nuovo<br />

nome nel 1887 in seguito alla legge di soppressione emanata dal Regno d’Italia.<br />

Attualmente il materiale è ancora da riordinare; comprende documenti<br />

che vanno dal XVII al XX secolo.<br />

inventario<br />

reGola (1818)<br />

Regola di Sant’Agostino, coll’esposizione del canonico regolare don Ugo<br />

da San Vittore, destinato alle Novizie del monastero «Corpus Domini», fatta<br />

stampare dalla Madre Giovanna Francesca Morgani, 1818<br />

88


Costituzioni (1617-1946)<br />

Monastero di Santa Cristina di Bologna, 1826<br />

Monastero di Santa Maria Maddalena di Cento, 1769 (ms. originale, e stampa)<br />

Monastero del «Corpus Domini» e San Geminiano, 1815<br />

Costituzioni dell’Ordine de<strong>gli</strong> Eremitani di Sant’Agostino, adattate alle monache,<br />

1946<br />

Costituzioni del monastero della Beata Vergine di Modena, 1723<br />

Costituzioni del monastero di Santa Monica di Cremona, 1617<br />

liBri liturGiCi (1751-1967)<br />

Corale della Messa per la festa di Santa Chiara, del monastero di Santa Chiara,<br />

ms., Modena 1792<br />

Corale della Messa del Sabato Santo, del monastero di Santa Chiara, ms.,<br />

Modena 1790<br />

Antifonario corale, del monastero di San Geminiano, ms. 1786<br />

Antifonario corale per annum, del monastero di San Geminiano, ms. 1751<br />

Messale Romano, 1841 e ss.<br />

Messale, con orazioni diverse, 1887<br />

Messale proprio della diocesi di Bologna, 1917<br />

Canone Romano, Bologna, 1941<br />

Messale proprio per la Settimana Santa, 1956<br />

Messale proprio Agostiniano, 1967<br />

rituali (s. d. - ma anteriori al 1800, in quanto provenienti dal monastero di<br />

San Geminiano soppresso nel 1799 - e 1930)<br />

Inizio del noviziato del monastero di San Geminiano, s. d.<br />

Per la professione religiosa, s. d.<br />

Preghiere recitate dal vescovo alla consegna della Regola e <strong>delle</strong> chiavi del<br />

monastero alla Superiora eletta da parte del vescovo, del monastero di San<br />

Geminiano, in latino e in italiano, s. d., voll. 2<br />

Formula di obbedienza al Vescovo, sia presente che assente, s. d.<br />

Della visita pastorale al monastero di San Geminiano, s. d.<br />

Rituale dell’Ordine Agostiniano, 1930 e ss.<br />

Capitoli (1901-1959)<br />

Verbali dei Capitoli della Comunità, 1901-1905 e dal 1959<br />

Verbali del Consi<strong>gli</strong>o della Comunità, dal 1948<br />

vita di CoMunità (1606-1969)<br />

Distribuzione de<strong>gli</strong> uffici comunitari, 1790-1798; 1804-1902; 1908-1969<br />

89


Promemoria per la rinuncia alla carica di Superiora al termine del triennio di<br />

governo, s. d.<br />

Lista con il necessario per l’elezione della Superiora, s. d.<br />

Lista del mobilio e vestiario occorrente per entrare in monastero per le educande,<br />

le postulanti e le professe, 1606 e s. d.<br />

Note di spese per le Quarantore, 1835-1861<br />

Orario durante <strong>gli</strong> esercizi spirituali, 1869<br />

assoCiazioni (1914)<br />

Associazione del Santissimo Sacramento, istituita il 4 dicembre 1914 con<br />

l’autorizzazione rilasciata nel lu<strong>gli</strong>o dall’arcivescovo di Bologna cardinal<br />

Della Chiesa<br />

vestizioni e proFessioni (1534-1999)<br />

Registro <strong>delle</strong> vestizioni e professioni del «Corpus Domini», 1815-1999, reg. 1<br />

Copia del decreto ducale inviato al vescovo di Modena con le prescrizioni per<br />

le vestizioni e professioni, 16 novembre 1821<br />

Licenze del vescovo di Modena per ingressi e vestizioni, 1818-1903<br />

Licenze per professioni <strong>religiose</strong> del vescovo di Modena, 1822-1904<br />

Licenze per ingressi, vestizioni e professioni dell’arcivescovo di Bologna,<br />

1906-1935<br />

Circolare del Tribunale di giurisdizione di Modena per lo stabile regolamento<br />

da osservarsi nelle vestizioni e professioni di monache del monastero di San<br />

Geminiano, 1794 (in copia)<br />

Registro <strong>delle</strong> novizie, 1815-1933<br />

Registro <strong>delle</strong> vestizioni e professioni del monastero di San Lorenzo di Modena,<br />

1534-1775, reg. 1<br />

Registro de<strong>gli</strong> ingressi, vestizioni e professioni in San Geminiano, 1590-<br />

1798, reg. 1<br />

Lettere inviate al duca per ottenere permesso di vestizione, 1789-1793<br />

doti - eredità - testaMenti (1590-1883)<br />

Impegni dei genitori per doti monastiche, 1790-1844<br />

Doti monastiche, 1590 e 1773-1883<br />

Eredità ricevute, 1836 e ss.<br />

Testamenti, 1838-1882<br />

MeMorie <strong>delle</strong> Consorelle (1769-1979)<br />

Registro <strong>delle</strong> defunte, 1817-1949<br />

Registro <strong>delle</strong> sepolte, 1840-1903<br />

Memorie storiche <strong>delle</strong> defunte, 1817-1843; 1949-1979<br />

90


Profilo biografico ed elogio funebre di Madre Giovanna Francesca Morgani,<br />

15 dicembre 1835; di suor Maria Elisabetta Forni del monastero di Santa<br />

Chiara di Modena, 1769-1800; di suor Maria Giuseppa Lucchi; di suor Teresa<br />

Margherita Gandolfi e suor Maria Monica Gotti, 1946<br />

eduCandato e sCuola di Carità (1803-1888)<br />

Copia <strong>delle</strong> autorizzazioni del ministro de<strong>gli</strong> Affari Interni e del prefetto al<br />

vescovo per aprire un educandato nei locali del monastero di San Geminiano<br />

e «Corpus Domini», 11 gennaio-18 febbraio 1803<br />

Lettere di incoraggiamento del vescovo e assegnazione de<strong>gli</strong> uffici nella comunità,<br />

16 maggio-18 lu<strong>gli</strong>o 1803<br />

Lettere del prefetto e del podestà riguardanti l’educandato, 1804-1884<br />

Estratto dell’esenzione dell’affitto annuo allo Stato per l’opera dell’educandato,<br />

7 novembre 1809<br />

Indice e rubrica <strong>delle</strong> educande, s. d.<br />

Licenze arcivescovili per ingresso ed uscita <strong>delle</strong> educande, 1860-1888<br />

Stampati per il necessario all’ammissione <strong>delle</strong> educande, s. d.<br />

Regolamento della Scuola di Carità, con elenco e certificati di nascita e battesimo<br />

<strong>delle</strong> iscritte, 1864-1868<br />

devozioni (1732-1907)<br />

Via Crucis di Girolamo Baruffaldi, arciprete di Cento, 1732<br />

Permesso del vescovo di erigere le stazioni della Via Crucis in varie zone del<br />

monastero, 1799-1894; 1907<br />

Turni di adorazione per le Quarantore, 1820-1850<br />

Messe (1835-1967)<br />

Sacerdoti che hanno celebrato durante le Quarantore, 1835-1846<br />

Registri <strong>delle</strong> Messe celebrate in suffragio <strong>delle</strong> monache defunte, 1839-<br />

1967, regg. 2<br />

Messe celebrate nella chiesa della Comunità, dal 1961, regg. 9<br />

MeMorie storiChe (1646-1969)<br />

«Promemoria del ritrovamento <strong>delle</strong> reliquie del beato Giacomo da Modena<br />

ad opera <strong>delle</strong> <strong>religiose</strong> del monastero di San Geminiano il 25 febbraio 1663<br />

e visita del vescovo che le ripone il 5 marzo successivo. Libretto in cui si trascrive<br />

un libro della metà del 1400 presente nell’<strong>archivi</strong>o del monastero con<br />

la biografia del Beato citato e alcune note biografiche di santa Chiara da Montefalco»,<br />

6 giugno 1758<br />

«Notizie storiche concernenti il principio e progressi dell’odierno monastero<br />

di San Geminiano di Modena estese dal signor canonico Giuseppe Antonio<br />

Lotti l’anno 1752»<br />

91


«Stato del monastero di San Geminiano presentato con le notizie della fondazione<br />

del medesimo ed altre all’illustrissima Deputazione sopra li monasteri»,<br />

1778<br />

Storia del monastero del «Corpus Domini» di Modena e trasferimento a Cento,<br />

di suor Maria Giuseppa Lucchi, sec. XIX ex.<br />

Diari di suor Maria Giuseppa Lucchi, 1883-1903<br />

Due piccoli diari di anonimo, 1904-1928<br />

Iscrizioni <strong>delle</strong> tombe della chiesa esterna ed elenco de<strong>gli</strong> Estensi sepolti nel<br />

monastero del «Corpus Domini», 1646 e 1656<br />

Copia del decreto ducale riguardo l’unione dei monasteri del «Corpus Domini»<br />

e di San Geminiano, 6 ottobre 1815<br />

Memorie storiche del monastero del «Corpus Domini», 1817-1867 e 1945-<br />

1969<br />

Memorie storiche della soppressione del monastero della Visitazione «Santa<br />

Maria» di Soresina (Cremona) e biografie di alcune Sorelle defunte nel 1867-<br />

1868<br />

CarteGGi (1700-2005)<br />

Sommo Pontefice<br />

Concessione di Benedetto Xiv per la celebrazione dell’ottava del Corpus Domini,<br />

1752<br />

Indulgenze pontificie di Clemente Xiii, Pio vi, Pio vii, Leone Xii, Gregorio<br />

Xvi, Pio iX, 1762-1893<br />

Permesso di Clemente Xiv di celebrare l’ufficio <strong>delle</strong> Cinque Piaghe di nostro<br />

Signore alle monache di San Geminiano, 2 aprile 1774<br />

Richieste della dispensa per poter acco<strong>gli</strong>ere in monastero <strong>religiose</strong> di altri<br />

Ordini, accordate dal Santo Padre, 1815-1818<br />

Concessione del privilegio da parte del Papa di poter ricevere la Santa Comunione<br />

la notte di Natale, 1816<br />

Lettera autografa del cardinal Mariano Rampolla che trasmette un assegno<br />

del Santo Padre alle monache che <strong>gli</strong> si erano rivolte per avere un aiuto tramite<br />

il cardinale stesso, 1° lu<strong>gli</strong>o 1884<br />

Lettera autografa del papa Benedetto Xv alla Madre Fedele Molinari, per<br />

concessione dell’indulgenza plenaria in occasione del I centenario della ricostituzione<br />

del monastero, 8 dicembre 1915<br />

Lettera di papa Benedetto Xv a un monsignore non identificato, con la quale<br />

comunica di voler acquistare per la Biblioteca Vaticana un manoscritto della<br />

Regola agostiniana inviato<strong>gli</strong> dalle monache di Cento, 25 marzo 1916<br />

92


Santa Sede<br />

Prescrizione della Sacra Congregazione dei Riti di usare il lino o canapa per<br />

la confezione de<strong>gli</strong> arredi sacri, 15 maggio 1819<br />

Circolare della Pia Opera di Propagazione della Fede di Modena, 27 settembre<br />

1849<br />

Decreto della Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari circa il divieto ai<br />

Superiori dei monasteri di indurre i sudditi alla manifestazione della coscienza<br />

e la riserva ai soli confessori di vietare di accostarsi alla Santa Comunione,<br />

17 dicembre 1890; comunicazione del vescovo di Modena, 17 marzo 1891<br />

Vescovo<br />

Indulgenze vescovili, 1799-1844<br />

Lettera del vescovo per comunicare il divieto del Governo di mendicare nelle<br />

chiese, 17 gennaio-6 maggio 1817 e 26 lu<strong>gli</strong>o 1836<br />

Il vescovo alle sorelle converse del monastero di San Geminiano, 1796<br />

Permesso del vescovo di ricevere la Santa Comunione tutti i giorni durante<br />

l’ottava del Corpus Domini, 11 giugno 1816<br />

Concessione del vescovo di ricevere la Santa Comunione quotidiana per turno<br />

(3 <strong>religiose</strong> estratte a sorte oppure designate dalla Superiora), 22 dicembre<br />

1816<br />

Lettera del vescovo per la costruzione di un cimitero interno, 13 agosto 1830<br />

Lettera del vescovo che definisce papale e non episcopale la clausura del<br />

«Corpus Domini», riportando anche un decreto del 23 febbraio 1829 della Sacra<br />

Congregazione dei Vescovi e Regolari, 26 lu<strong>gli</strong>o 1850<br />

Decreto del vescovo in applicazione della legge civile che impedisce la sepoltura<br />

nei monasteri, 10 ottobre 1866<br />

Nomine confessori e medici, 1821-1842<br />

Nomine confessori ordinari e straordinari, 1906-1915<br />

Conferme <strong>delle</strong> elezioni <strong>delle</strong> Superiore, 1822-1836 e 1852<br />

Lettera pastorale alla diocesi di Modena, 1838<br />

Visite pastorali e quesiti, 1891-1927<br />

Richieste al vescovo di Modena, 1901-1904<br />

Comunicazioni dell’arcivescovo di Bologna, 1912-1958<br />

Richieste di autorizzazioni all’arcivescovo, 10 dicembre 1937<br />

Lettere e licenze della Curia arcivescovile di Bologna, dal 1950<br />

Federazione dei monasteri Agostiniani d’Italia<br />

Lettere circolari e assemblee federali, dal 1971<br />

Ordine Agostiniano e Provincia<br />

Concessione dei privilegi e indulgenze dell’Ordine di Sant’Agostino, 19 maggio<br />

1856<br />

93


Permesso del priore generale dell’Ordine al confessore della comunità di dare<br />

l’assoluzione generale, 13 lu<strong>gli</strong>o 1867<br />

Privilegio concesso dal priore generale dell’assoluzione generale nei giorni<br />

prescritti dal calendario dell’Ordine, 13 novembre 1909<br />

Passaggio sotto la giurisdizione del priore generale dell’Ordine Agostiniano,<br />

1945-1948<br />

Lettera del priore generale per il I centenario del monastero a Cento, 2005<br />

Soppressione del 1866<br />

Carteggio relativo alla presa di possesso del monastero da parte del governo<br />

del Regno d’Italia e successiva cessione dello stabile al Comune di Modena,<br />

3 dicembre 1866-1900<br />

Carteggio col Demanio su cessione di locali e rapporti con la pubblica amministrazione,<br />

1867 e ss.<br />

Lettera del Demanio sulla soppressione del monastero <strong>delle</strong> Salesiane di Modena<br />

che vengono mandate al «Corpus Domini», copia del decreto di soppressione<br />

e accettazione <strong>delle</strong> Agostiniane, 26 febbraio 1873<br />

Estratto riassuntivo <strong>delle</strong> cose trovate nel monastero alla presa di possesso<br />

e contratto di vendita <strong>delle</strong> stesse dal Demanio alle monache, 14 febbraio<br />

1898<br />

Verbale del riscontro dei mobili del monastero, 8 aprile 1897<br />

Carteggio relativo alle Cappuccine di Guastalla, ospitate al «Corpus Domini»<br />

dal 1866 al 1872, ed elenco <strong>delle</strong> medesime<br />

Certificati di esistenza della Direzione generale del Fondo per il Culto, 1890-<br />

1897<br />

Certificati di assegnazione di pensione vitalizia, marzo 1867<br />

Dichiarazioni della Superiora dell’esistenza in vita <strong>delle</strong> pensionate, 1891,<br />

1892, 1898<br />

Relazione dell’ingegnere Bernabei su possibili acquisti di case: «San Rocco»<br />

di Carpi e Campogalliano, 6 ottobre 1900<br />

Avviso d’asta per «San Rocco», 7 maggio 1904<br />

Trasferimento presso le monache Domenicane di Modena: accordo del 23 novembre<br />

1901, elenco <strong>delle</strong> Domenicane, lettere della Madre Fedele al vescovo<br />

per permessi, note di spese varie per trasloco e lavori, 1901-1902<br />

Richieste del Comune di Modena di sgombero dei locali monastici, 1901-<br />

1903<br />

Lettere di suor Giulia Enrichetta Puccini, superiora del monastero di Vicopelago<br />

(LU), 25 gennaio 1904 e 20 febbraio 1905<br />

94


Miscellanea<br />

Attestato di partecipazione ai benefici spirituali dell’Ordine francescano firmato<br />

da Luca De Carlo, ministro provinciale di Bologna, 13 gennaio 1700<br />

Lettera del duca che non concede autorizzazione a tumulare in monastero le<br />

Educande decedute durante la loro permanenza, 14 marzo 1825<br />

Lettera del podestà con la quale si ribadisce che la sepoltura nei monasteri è<br />

soltanto per coloro che hanno professato i voti religiosi, 14 maggio 1830<br />

Richieste di permessi per tumulazioni al sindaco di Modena, 3 ottobre 1864,<br />

e al podestà, 26 settembre 1856. Richiesta al vescovo di autorizzazione per la<br />

tumulazione di ossa trovate durante lavori in monastero, 23 febbraio 1858<br />

Autorizzazioni alla tumulazione, dal 1839<br />

Lettere del podestà per autorizzazione a curare in monastero una monaca e<br />

una educanda colpite da vaiolo, 25 settembre e 16 ottobre 1809<br />

Comunicazioni ai sindaci e presidenti del monastero da parte del Governo<br />

estense e viceversa, 1817-1833<br />

Decreto del ministro Munarini sulle concessioni livellarie, 15 settembre<br />

1788<br />

Richiesta di consegna di locali e affido del fabbricato al vescovo, 1799-1800<br />

Lettere del podestà e del Comune per censimenti, 1811-1881<br />

Manifesto anticolera del prefetto, 24 agosto 1884<br />

Licenze edilizie e richieste di forniture pubbliche, dal 1932<br />

Dichiarazione di personalità giuridica del monastero, dal 1964<br />

aMMinistrazione (1833-1890)<br />

Contratti d’affitto di appartamenti e locali, 1833-1888<br />

Contratti di mezzadria su fondi rustici, 1843-1895<br />

Contratto con l’ortolano e altri dipendenti, dal 1858<br />

Relazioni di ingegneri su fondi rustici e locali, 1844-1890<br />

liBri di aMMinistrazione (dal 1815)<br />

Conti Consuntivi annuali su fo<strong>gli</strong> singoli (non consecutivi), dal 1859<br />

Conti Consuntivi triennali, 1863-1871<br />

Registri di cassa (non consecutivi), dal 1897<br />

Recapiti di spesa, 1815-1878<br />

inventari (1817-1860)<br />

Inventari tra cui: Sacrestia 1855-1856; Biancheria consegnata da coriste e<br />

converse, 1817-1860; di vari uffici, 1840-1842<br />

95


Gianna Dotti Messori<br />

Il Monastero della Visitazione di Santa Maria di Modena<br />

e il suo <strong>archivi</strong>o: quattro secoli di storia 1<br />

Premessa: l’Ordine della Visitazione<br />

Il Monastero di Santa Maria di Modena appartiene all’Ordine della Visitazione,<br />

fondato da san Francesco di Sales e da santa Giovanna Francesca<br />

Chantal nel XVII secolo 2 . Infatti il 24 maggio 1610 san Francesco di Sales<br />

scriveva al padre Pollien: «sapendo quante giovani desiderano ritirarsi dal<br />

mondo e non possono realizzare questo loro ideale nelle fami<strong>gli</strong>e <strong>religiose</strong> già<br />

fondate, [...] io apro la porta di una piccola congregazione». Il successivo 6<br />

giugno, festa della Santissima Trinità, la madre Giovanna Francesca di Chantal<br />

e le sue due prime fi<strong>gli</strong>e entravano nella piccola casa della Galleria ad Annecy<br />

(una città della Francia sud-orientale): la Visitazione era così fondata.<br />

Dal 1° lu<strong>gli</strong>o 1610 san Francesco di Sales volle che la sua piccola congregazione<br />

si chiamasse «Visitazione di Santa Maria» perché, e<strong>gli</strong> diceva,<br />

«trovava in questo mistero mille caratteristiche spirituali, che <strong>gli</strong> offrivano<br />

una cognizione singolare dello spirito che desiderava stabilire nel suo Istituto»<br />

e, inoltre, «perché era un mistero nascosto: nella Chiesa non era celebrato<br />

così solennemente come <strong>gli</strong> altri, lo fosse almeno nella nostra congregazione».<br />

Lione fu la prima città di Francia che accolse le fi<strong>gli</strong>e di san Francesco<br />

di Sales; l’arcivescovo di quella diocesi le ricevette con gioia e ne ammirò lo<br />

1 Colgo l’occasione per ringraziare la madre superiora del Monastero della Visitazione di<br />

Modena, suor Maria Daniela Campanale, per la squisita disponibilità e la preziosa collaborazione.<br />

2 La storia dell’Ordine della Visitazione e del monastero di Modena, di cui si riportano in<br />

queste pagine solo alcuni cenni orientativi, è stata tratta dalle carte dell’<strong>archivi</strong>o del monastero<br />

modenese e dalla seguente bibliografia essenziale, a cui si rimanda: suor F. Marchi, Il<br />

monastero della Visitazione di S. Maria in Modena, Modena 1981; G. soli, La Chiesa della<br />

Visitazione ed il Monastero <strong>delle</strong> Salesiane, in Chiese di Modena, riedizione a cura di G.<br />

Bertuzzi, Modena 1974, vol. III, pp. 381-393; c. Giovannini, L’organo di Domenico Traeri<br />

del Monastero della Visitazione di Maria a Baggiovara, Modena 2004; sito internet: ; per la storia dell’Ordine, si veda anche: P. Fernan-<br />

Dez roDriGuez, Il Cuore di San Francesco di Sales nel monastero della Visitazione di Treviso,<br />

Treviso 2002.<br />

97


stile di vita, ma la stima che ne provava lo convinse che quella congregazione<br />

meritasse di essere innalzata alla dignità di ordine religioso. E così il 2 febbraio<br />

1616 il santo fondatore accondiscese che la sua congregazione venisse<br />

eretta in «religione formale» sotto la Regola di sant’Agostino, con i voti solenni<br />

e la clausura perpetua.<br />

Il papa Paolo V, poi, il 23 aprile 1618 approvò, con il breve Sacri Apostolatus,<br />

la fondazione dell’Istituto della Visitazione come Ordine religioso formale,<br />

retto dalla Regola di sant’Agostino e dalle Costituzioni nuovamente redatte<br />

ed adattate da san Francesco di Sales quello stesso anno. Detta legislazione<br />

entrò in vigore con l’autorità del santo fondatore ad Annecy il 16 ottobre<br />

1618.<br />

L’Ordine mantenne, quindi, il nome di Visitazione, l’appellativo tratto<br />

dal mistero della Visitazione della vergine Maria a santa Elisabetta. Il titolo<br />

si rifaceva alla scena evangelica di Maria «in visita alla cugina Elisabetta»:<br />

portando in sé il Fi<strong>gli</strong>o di Dio, Maria si era fatta portatrice di salvezza; quindi<br />

come Maria, animate dal suo spirito di grazia e di lode gioiosa, le monache<br />

erano esortate dal loro Fondatore a portare spiritualmente ai fratelli il Cristo<br />

Salvatore e lasciar trasparire la gioia e la soavità di cuore che Dio dona a<br />

quanti camminano con Lui.<br />

L’Ordine della Visitazione di Santa Maria dalla Savoia iniziò così il suo<br />

cammino nel resto della Francia seguendo il corso del Rodano, per estendersi<br />

poi dalla Francia in Europa e nel mondo. E così ritroviamo, quasi sessant’anni<br />

dopo, le Visitandine anche a Modena, a partire dal 1669, anno della fondazione<br />

del monastero. La storia di questo monastero fu, nei secoli, strettamente<br />

legata alla casa estense, la quale operò per ottenere la presenza di queste<br />

monache in Modena e ne fu costante protettrice, dando sempre prove di particolarissima<br />

benevolenza.<br />

La fondazione del monastero<br />

L’istituzione di questa comunità monastica si deve soprattutto alla duchessa<br />

Laura Martinozzi, mo<strong>gli</strong>e del duca Alfonso IV d’Este, la quale usò<br />

ogni mezzo a sua disposizione per estendere la devozione a san Francesco di<br />

Sales e fondare un monastero della Visitazione nella capitale del suo ducato.<br />

Laura aveva avuto modo di conoscere le Visitandine durante il suo viaggio<br />

in Francia, chiamata, insieme alla madre e alla sorella, nel 1652 (aveva allora<br />

solo 16 anni) dallo zio materno, il cardinale Mazzarino, a Parigi. Proprio<br />

durante quel viaggio, aveva sostato per ben sei mesi ad Aix in Provenza, ottenendo<br />

dal Papa il permesso di entrare nel monastero della Visitazione di quella<br />

città. A soli 26 anni, ormai vedova e reggente per il fi<strong>gli</strong>o Francesco II, no-<br />

98


nostante il peso del governo dei suoi stati, ella si adoperò per vedere attuato il<br />

suo grande desiderio, quello di portare le Visitandine di Aix a Modena.<br />

Ottenuti dal papa Clemente IX i brevi necessari alla fondazione del monastero,<br />

la duchessa scrisse all’arcivescovo di Aix per ottenere <strong>delle</strong> Visitandine<br />

di quella città, in particolare la madre superiora, che aveva conosciuto a<br />

suo tempo e a cui era rimasta profondamente legata, Francesca de Monceau.<br />

Tutte le sue richieste vennero esaudite, la Madre, seppure di età avanzata ed<br />

inferma, venne a Modena nell’aprile 1669, in qualità di supranumeraria, insieme<br />

ad altre otto <strong>religiose</strong>, tra le quali madre Maria Margherita de Balland,<br />

che fu la prima madre superiora del monastero di Modena. Nata nel 1612, era<br />

entrata nel 1622 nel monastero di Chambery, capitale della Savoia, fondato<br />

da soli tre anni da Santa Giovanna Francesca de Chantal, per divenire, dopo<br />

molteplici esperienze in altri monasteri, nel 1663 madre superiora del monastero<br />

di Aix. La madre morirà nel 1707 alla veneranda età di 95 anni, e le sue<br />

spo<strong>gli</strong>e tuttora riposano nel monastero modenese.<br />

Le suore, al loro arrivo a Modena (quasi trionfale, come ci raccontano le<br />

cronache conservate nell’<strong>archivi</strong>o del monastero), vennero accolte in un primo<br />

tempo presso la chiesa di San Giovanni del Cantone, per poi trasferirsi (la<br />

comunità contava allora già 20 <strong>religiose</strong>) nel settembre 1672 nel nuovo monastero<br />

eretto accanto al palazzo ducale (tra <strong>gli</strong> odierni Corso Cavour e Corso<br />

Vittorio Emanuele, su parte dei giardini ducali 3 ) e a questo collegato mediante<br />

un cavalcavia (che è tuttora esistente).<br />

La vita nel monastero<br />

Non solo un cavalcavia univa il monastero <strong>delle</strong> Salesiane, come furono<br />

anche denominate le suore della Visitazione, alla casa estense. Le Visitandine<br />

furono sempre molto legate alla corte estense e questa in ogni tempo predilesse<br />

le Salesiane sulle altre conventuali, come ci attestano le carte dell’epoca;<br />

tante furono le giovanette provenienti dalle fami<strong>gli</strong>e nobili modenesi che vestirono<br />

l’abito <strong>delle</strong> Visitandine; di esse si hanno nell’<strong>archivi</strong>o del monastero<br />

diverse memorie e carteggio (solo per citare alcune <strong>delle</strong> casate più importanti,<br />

ricordiamo Molza, Carandini, Levizzani, Calori, Rangoni, etc.).<br />

Nel cuore della loro capitale, congiunto, come si diceva, con il palazzo<br />

ducale da un cavalcavia costruito dalla duchessa Laura allo scopo di potervi<br />

accedere direttamente dai suoi appartamenti, il monastero visse, con la casa<br />

estense, tutte le vicende di quel piccolo ducato e spesso anche quelle più stret-<br />

3 Ancora oggi è ben distinguibile la facciata della chiesa del monastero, con le tre arcate del<br />

porticato (murato nella seconda metà dell’Ottocento) antistante l’accesso alla chiesa stessa.<br />

99


tamente familiari e personali dei suoi principi. E la storia proprio del ducato<br />

estense, della vita economica e sociale della Modena di quel tempo vengono<br />

alla ribalta attraverso le carte del monastero.<br />

I rapporti stretti tra la casa estense e le Salesiane furono ancora più evidenti<br />

allorché il duca Ercole III, apprezzando l’opera educativa che già da<br />

tempo veniva svolta verso le giovanette dalle monache della Visitazione, decise<br />

di costruire per l’Educandato un nuovo edificio, che sorse tra il 1787 e il<br />

1790. «Lo ammobilia con larghezza», si evince dalle cronache e dalle circolari<br />

conservate nell’<strong>archivi</strong>o del monastero, «lo fornisce di tutto il necessario<br />

e stabilisce una pensione annua per il mantenimento <strong>delle</strong> persone di servizio,<br />

per le spese di manutenzione e per le eventuali riparazioni». Non solo, ma il<br />

duca stesso fece sì che da tre monasteri della Francia fossero inviate, una per<br />

ciascuno, le <strong>religiose</strong> educatrici. Conforme al volere ducale, l’educandato divenne<br />

il centro di formazione <strong>delle</strong> fi<strong>gli</strong>e <strong>delle</strong> mi<strong>gli</strong>ori fami<strong>gli</strong>e della città e<br />

raggiunse nel 1814 un massimo di 34 allieve. Infatti, fin dall’origine dell’Ordine,<br />

i fondatori avevano ammesso qualche fanciulla accanto alle <strong>religiose</strong>;<br />

erano nate così le «Sorelline del piccolo abito» (si conservano ancora in <strong>archivi</strong>o<br />

immagini di queste bimbette vestite da suore visitandine), sorelline che<br />

però dovevano limitarsi al numero di tre, quattro o cinque al massimo, non<br />

essendo mai stata intenzione dei fondatori fare <strong>delle</strong> Visitandine <strong>delle</strong> suore<br />

educatrici. Su trenta o quaranta <strong>religiose</strong>, erano state solo tre o quattro quelle<br />

che si erano dedicate alle bimbe, mentre tutta la comunità aveva continuato<br />

a seguire lo stile monastico di vita. I duchi di Modena, però, avevano capito<br />

l’importanza e il vantaggio dell’educazione salesiana <strong>delle</strong> fanciulle nobili e<br />

l’educandato raggiunse, in tal modo, il suo apice proprio con Ercole III.<br />

Il nuovo edificio, considerato per l’epoca un «educandato-modello», divenne<br />

meta di sopralluoghi e visite da parte di duchi e duchesse, le quali accompagnavano<br />

nobili dame provenienti anche da altri stati; l’Educandato,<br />

quindi, accolse giovanette di varie città italiane oltre che del ducato di Modena.<br />

Oltre alle normali materie, comuni ai programmi scolastici, nell’istituto<br />

si insegnava, ovviamente, il francese e, a richiesta <strong>delle</strong> fami<strong>gli</strong>e, la musica,<br />

il disegno e il ricamo.<br />

L’epoca <strong>delle</strong> soppressioni<br />

Con la creazione dell’Educandato (il quale venne chiuso definitivamente<br />

nel 1898), il monastero visse realmente l’apice della sua esistenza; infatti si<br />

avvicinavano <strong>gli</strong> anni difficili, per tutti <strong>gli</strong> ordini religiosi, <strong>delle</strong> soppressioni,<br />

dalle quali neppure la Visitazione di Modena andò indenne.<br />

100


Nell’ottobre 1797 giunse l’ordine del «Direttorio» di Milano che fossero<br />

inventariati i mobili di tutti i monasteri di Modena e nell’anno seguente il<br />

governo fece sapere alla Visitazione, con fo<strong>gli</strong>o stampato, che tutti i beni <strong>delle</strong><br />

«Corporazioni» erano stati riconosciuti di legittimo diritto della Nazione.<br />

«Cinque mesi dopo tutto era fuori di casa», come si legge nelle carte dell’<strong>archivi</strong>o,<br />

«dai sacri arredi e quadri di valore, al frumento e perfino a<strong>gli</strong> animali<br />

domestici: tutto era sequestrato e venduto, comprese le terre appartenenti<br />

al monastero». La madre superiora era riuscita comunque a mettere in salvo<br />

quanto non era inventariato (e quindi anche l’<strong>archivi</strong>o) e quanto fu permesso<br />

tenere come necessario per l’Educandato.<br />

Nonostante l’ufficiale soppressione avvenuta il 31 ottobre 1798, le Visitandine<br />

(giunte nel 1796 al numero di 49), vestite di abiti semi-secolari, ottennero<br />

di rimanere nel loro monastero e di acco<strong>gli</strong>ervi altre <strong>religiose</strong> soppresse<br />

(pochissimi infatti erano stati <strong>gli</strong> istituti che erano riusciti a sopravvivere e<br />

molte le <strong>religiose</strong> disperse che cercavano asilo), e neppure l’Educandato venne<br />

loro tolto. Poterono in tal modo rimanere unite con le loro 33 educande,<br />

svestendo l’abito religioso e trasformando totalmente il monastero in Educatorio,<br />

che permise a loro quindi la sopravvivenza. Nonostante le vicissitudini<br />

del periodo, le monache, dopo quindici anni, nel 1814 riuscirono a rivestire<br />

l’abito religioso e a riaprire al culto la loro chiesa esterna. Solo dopo otto<br />

giorni dal suo ritorno in Modena, il duca Francesco IV volle recarsi in visita<br />

al monastero, accompagnato dall’arciduchessa sua sposa e dal fratello l’arciduca<br />

Massimiliano, e in quell’occasione e<strong>gli</strong> assicurò, come si legge nella<br />

cronaca del convento, alle <strong>religiose</strong> il suo interessamento e la sua protezione;<br />

infatti l’11 gennaio 1815 le Visitandine ricevettero il chirografo ducale di ripristino<br />

e l’assegnazione della pensione, accordata per l’Educandato a condizione<br />

che fossero accolte dalle <strong>religiose</strong> almeno 28-30 giovanette, affidate<br />

alle loro cure.<br />

Nel 1866 4 , però, ritornarono le difficoltà, come per <strong>gli</strong> altri ordini religiosi,<br />

anche per le monache Salesiane di Modena. Prima della nuova soppressione,<br />

tra <strong>religiose</strong> ed educande alla Visitazione vivevano ben una settantina<br />

4 Regio Decreto «per la soppressione de<strong>gli</strong> Ordini e Corporazioni <strong>religiose</strong>», n. 3036 del 7<br />

lu<strong>gli</strong>o 1866. All’art. 1: «Non sono più riconosciuti nello Stato <strong>gli</strong> Ordini, le Corporazioni e le<br />

Congregazioni <strong>religiose</strong> regolari e secolari, ed i Conservatorii e Ritiri, i quali importino vita<br />

comune ed abbiano carattere ecclesiastico. Le case e <strong>gli</strong> stabilimenti appartenenti a<strong>gli</strong> Ordini,<br />

alle Corporazioni, alle Congregazioni ed ai Conservatorii e Ritiri anzidetti sono soppressi».<br />

All’art. 24: «I libri e manoscritti, i documenti scientifici, <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>, i monumenti, <strong>gli</strong> oggetti<br />

d’arte o preziosi per antichità che si troveranno ne<strong>gli</strong> edifici appartenenti alle Case <strong>religiose</strong> e<br />

a<strong>gli</strong> altri enti morali colpiti da questa o da precedenti Leggi di soppressione, si devolveranno<br />

a pubbliche biblioteche od a musei nelle rispettive Provincie, mediante decreto del Ministro<br />

101


di persone! Nel maggio 1866 avvenne la prima requisizione del monastero<br />

che doveva essere destinato per le truppe militari; l’ordine di sgombero prevedeva<br />

che i locali fossero resi liberi nell’arco di sole 24 ore. E qui le cronache<br />

manoscritte, conservate in <strong>archivi</strong>o, ci narrano con dovizia di particolari<br />

quei momenti estremamente convulsi, l’affrettato trasloco e infine il trasferimento<br />

temporaneo <strong>delle</strong> suore nei locali del Seminario. Pur potendo rientrare<br />

dopo pochi mesi nel loro monastero, il decreto di soppressione, reso ufficiale<br />

alle Visitandine il 12 settembre 1866, le obbligava a lasciare il convento<br />

nuovamente, ma la presenza dell’Educandato, che veniva considerato per la<br />

collettività «un’utilità sociale», ancora una volta, rallentò la chiusura del convento.<br />

Venne, però, alfine il temuto decreto del 16 febbraio 1873, con il quale<br />

veniva ordinato alla comunità religiosa lo sgombero completo del monastero<br />

entro 30 giorni. La scuola militare, stabilita nel Palazzo Ducale, era stata<br />

dichiarata scuola centrale del Regno, ed avendo quest’ultima assoluta necessità<br />

di ampliare i locali aveva ottenuto dal Ministero della guerra il monastero<br />

<strong>delle</strong> Visitandine. Lo sgombero in pratica iniziò solo il 16 lu<strong>gli</strong>o e durò<br />

quindici giorni. Le Sorelle furono ricoverate intanto nella villa dei conti Forni<br />

a Cognento e le più anziane ed inferme, con alcune Sorelle adatte a servirle,<br />

in Seminario. Subito, incominciarono le ricerche e le trattative per una nuova<br />

sede. Questa, acquistata all’asta per la somma di 25.000 franchi, era allora<br />

situata fuori città, nell’attuale Via Carlo Sigonio: era un semplice fabbricato,<br />

un tempo «ricovero di mendicità» e certamente non aveva nulla a che vedere<br />

con il monastero costruito e perfettamente arredato dalla liberalità della<br />

duchessa Laura.<br />

Mediante la caritatevole operosità del padre spirituale don Giovanni<br />

Biondini, la cui bontà per la provata fami<strong>gli</strong>a religiosa superava ogni espressione,<br />

le Visitandine poterono occupare, alla fine dell’ottobre 1873, il nuovo<br />

locale, che si stava ampliando ed adattando a monastero. Nel 1874 fu completata<br />

la costruzione <strong>delle</strong> ali del fabbricato, fu riaperta la chiesa al pubblico<br />

e venne ristabilita finalmente la clausura. Nel 1885 si iniziarono i lavori per la<br />

costruzione del nuovo altare, opere che furono completamente terminate solo<br />

nel 1890. Nel 1909, grazie al generoso contributo di più benefattori, fu collocata<br />

nel centro del giardino, con solenne cerimonia, la bella statua dell’Immacolata:<br />

tutta bianca, le mani giunte, <strong>gli</strong> occhi al cielo (poi trasferita nel giardino<br />

del nuovo convento).<br />

dei culti, previi <strong>gli</strong> accordi col Ministro della pubblica istruzione. I quadri, le statue, <strong>gli</strong> arredi<br />

e mobili inservienti al culto saranno conservati all’uso <strong>delle</strong> chiese ove si trovano».<br />

Per le leggi di soppressione, si veda anche: Regio Decreto «che approva il Regolamento sulla<br />

soppressione <strong>delle</strong> Corporazioni <strong>religiose</strong> e sull’asse ecclesiastico», n. 3070 del 21 lu<strong>gli</strong>o<br />

1866, e la «Legge per la liquidazione dell’asse ecclesiastico», n. 3848 del 15 agosto 1867.<br />

102


La storia recente<br />

La Prima Guerra Mondiale, tra 1915 e 1918, portò anche alle Visitandine<br />

i comuni disagi, tenendole in continua apprensione nel timore di dover<br />

nuovamente cedere il monastero per le necessità belliche. Fiorì però in que<strong>gli</strong><br />

anni la carità fraterna: il monastero offerse il suo asilo alle Madri Canossiane<br />

di Venezia e ad un istituto di orfanelle che vennero ad occupare i locali<br />

del già chiuso Educandato.<br />

Ne<strong>gli</strong> anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale le difficoltà economiche<br />

costrinsero a riprendere la politica <strong>delle</strong> vendite: vennero alienati <strong>gli</strong><br />

ultimi appezzamenti di terreno adiacenti al monastero, oggetti di antiquariato<br />

e suppellettili varie. Con il ricavato vennero costruiti appartamenti in luogo<br />

della vecchia casa colonica: il loro affitto dava ossigeno all’economia della<br />

comunità religiosa.<br />

Tuttavia i superiori (in que<strong>gli</strong> anni anche la Visitazione si era federata)<br />

decisero che era giunto il momento di trasferire la comunità in un luogo mi<strong>gli</strong>ore.<br />

Incominciarono <strong>gli</strong> incontri e le trattative. Il dottor Pietro Marazzi,<br />

grande benefattore <strong>delle</strong> Salesiane, donò 18.000 metri quadrati di terreno in<br />

Baggiovara con la precisa condizione di fabbricarvi sopra il monastero. Nell’estate<br />

del 1959 le Visitandine iniziarono a vuotare il vecchio convento da<br />

mobili, statue, quadri, libri e documenti, che trovarono collocazione temporanea<br />

in sedi diverse, mentre le Salesiane furono ospitate nella casa detta Villa<br />

Santa Maria, messa loro a disposizione da Pietro Marazzi.<br />

Il 1° settembre 1963 le monache presero possesso del nuovo monastero<br />

per continuare, in ambiente più salubre e funzionale, la loro vita contemplativa.<br />

La comunità religiosa conta oggi undici suore stabili, che trascorrono<br />

le giornate in meditazione e preghiera, sotto la guida della madre superiora<br />

suor Maria Daniela Campanale. Dal 1° dicembre 2006, presso il monastero<br />

(in un’ala non più ad uso <strong>delle</strong> <strong>religiose</strong> e, quindi, completamente separata<br />

dalla clausura) è stata istituita dalle Visitandine, la Casa d’Acco<strong>gli</strong>enza;<br />

infatti essendo il monastero situato in prossimità del nuovo polo ospedaliero<br />

di Modena, la Casa d’Acco<strong>gli</strong>enza è stata progettata per ospitare familiari<br />

e parenti di persone degenti, ma anche chiunque desideri fermarsi per<br />

esercizi spirituali.<br />

Le Visitandine di Modena fondatrici di altri monasteri<br />

Dal monastero di Modena, nel corso dei secoli, partirono diverse suore<br />

che andarono a fondare altri cenobi dello stesso Ordine. Primo, fra <strong>gli</strong> altri,<br />

103


fu il monastero della Visitazione di Massa di Valdinievole 5 : il primo di quell’Ordine<br />

in Toscana. Costituito nel 1693, con la vestizione <strong>delle</strong> prime quattro<br />

ragazze, solo nel 1714, in ottemperanza alla norma in base alla quale una<br />

casa salesiana doveva ricevere due suore provenienti da altro monastero visitandino<br />

(dette perciò «suore fondatrici»), avvenne la fondazione ufficiale<br />

con l’arrivo a Massa di due <strong>religiose</strong> del monastero di Modena: madre Maria<br />

Vittoria Tarini e madre Maria Margherita dei marchesi Livizzani di Modena,<br />

alla quale venne affidata, in un primo momento, l’amministrazione della<br />

casa e poi, alla morte di madre Maria Vittoria Tarini, il compito di madre superiora<br />

di quel convento e maestra <strong>delle</strong> novizie. Nel 1736, poi, madre Maria<br />

Margherita venne chiamata a fondare il monastero della Visitazione di Pistoia,<br />

di cui rimase madre superiora per diversi anni e in cui morì nel 1757,<br />

all’età di 78 anni.<br />

La madre superiora Maria Geltrude Bassoli, invece, con sei sorelle tutte<br />

del monastero della Visitazione di Modena, venne chiamata nel 1819 dall’arcivescovo<br />

di Bologna cardinale Oppizzoni a fondare una nuova comunità religiosa<br />

in quella città; il monastero bolognese venne arricchito, come già per<br />

quello modenese, dell’Educandato (il decreto di istituzione come pure il carteggio<br />

si conservano nell’<strong>archivi</strong>o della Visitazione di Modena).<br />

Ancora il monastero di Modena fu origine di un altro a Padova; fondatrice<br />

fu madre Maria Ludovica dei conti Boschetti di Modena. Eletta madre superiora<br />

a Modena nel 1832, iniziò il lavoro preparatorio per la fondazione patavina<br />

e nel 1839 venne chiamata in quella città a dar vita al monastero della<br />

Visitazione, insieme ad altre tre consorelle del monastero modenese, suor<br />

Maria Francesca Bianchi, suor Maria Rosa Monsignani e suor Maria Eleonora<br />

Gollini. Per sei anni suor Maria Ludovica rivestì il ruolo di madre superiora<br />

nel monastero di Padova, quindi fu eletta «maestra <strong>delle</strong> novizie». Morì a<br />

Padova nel 1855, all’età di 78 anni.<br />

La «mobilità» <strong>delle</strong> suore visitandine favorì tra l’altro, oltre al diffondersi<br />

della cultura e dello spirito religioso, anche la conoscenza e lo scambio culturale<br />

fra diverse entità territoriali e, a livello storico, permette oggi, seguendo i percorsi<br />

di vita religiosa <strong>delle</strong> Salesiane, di ricostruire aspetti inediti della storia locale<br />

attraverso le fonti documentarie conservate in altri monasteri dell’Ordine.<br />

5 I. CorraDi, Il Monastero della Visitazione di Massa. Origine e sviluppo della comunità salesiana<br />

e del complesso architettonico, in Memorie del chiostro. Vita monastica femminile in<br />

Valdinievole in età moderna e contemporanea, Lucca 2006, pp. 107-108 e 155-161. Si ringrazia<br />

per questa segnalazione Vincenza Papini Franchi, direttrice della sezione «Storia e storie<br />

al femminile» dell’Istituto Storico Lucchese di Buggiano Castello, la quale ha permesso<br />

il contatto e lo scambio culturale tra il centro di studi lucchese e il nostro Centro studi interregionale<br />

su<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> ecclesiastici.<br />

104


L’<strong>archivi</strong>o del monastero modenese<br />

Questa in sintesi la storia plurisecolare della Visitazione modenese, che<br />

è riuscita a sopravvivere nei secoli nonostante le soppressioni e le vicissitudini<br />

dei tempi. E con le Visitandine è potuto «sopravvivere» anche il loro <strong>archivi</strong>o<br />

6 , per mezzo del quale è possibile oggi ripercorrere la storia di queste<br />

Salesiane.<br />

La ricchezza della documentazione conservata ha permesso di realizzare<br />

nel 1981, a cura di suor Maria Francesca Marchi (morta nel 1989), un volume<br />

dedicato non solo alla storia del monastero in quanto tale, ma alla vita<br />

<strong>delle</strong> suore che lo abitarono e del contesto storico-sociale in cui svolsero la<br />

loro azione. Ad esempio, nell’<strong>archivi</strong>o del monastero, si conserva, tra le altre,<br />

una relazione minuziosa sulle vicende de<strong>gli</strong> otto giorni che tennero in stato di<br />

guerra la città di Modena, assediata da<strong>gli</strong> austriaci dall’8 al 16 maggio 1849:<br />

«Per otto giorni rimbomba, a intervalli, il cannone; la comunità si rifugia nei<br />

sotterranei; palle di cannone arrivano anche contro il fabbricato, sui tetti, nell’orto,<br />

ma non recano alcun danno alle persone [...]. Si susseguono trattative<br />

e inviti ad arrendersi, si barricano le porte usando i banchi <strong>delle</strong> chiese, anche<br />

quelli <strong>delle</strong> Salesiane. Finalmente l’interposizione del vescovo Luigi Ferrari<br />

fa concludere la resa». O ancora è possibile ricostruire la personalità, ma anche<br />

le vicende di Maria Beatrice d’Este, la tanto eroica e provata regina d’Inghilterra,<br />

la quale, educata proprio dalle Visitandine di Modena, continuerà a<br />

tenere con la madre superiora Balland una fitta corrispondenza anche nel momento<br />

in cui salirà sul trono d’Inghilterra: le lettere si conservano nell’<strong>archivi</strong>o<br />

del monastero. E una fonte storica inestimabile è, come viene definito, Il<br />

libro del convento, una cronaca manoscritta che prosegue, ininterrotta, dalla<br />

fondazione ad oggi.<br />

L’<strong>archivi</strong>o data a partire dal 1613, quindi è precedente all’effettiva fondazione<br />

del monastero modenese; si tratta di documentazione (decreti, brevi<br />

pontifici, etc.) portati dalle suore francesi al momento del loro trasferimento<br />

da Aix in Provenza a Modena. L’<strong>archivi</strong>o, che da una prima ricognizione effettuata,<br />

appare costituito da circa 250 unità <strong>archivi</strong>stiche (tra cartelle e registri),<br />

è parzialmente ordinato, dotato di un inventario sommario (sono tre quaderni<br />

manoscritti) e articolato sostanzialmente in cinque serie.<br />

La prima è costituita da<strong>gli</strong> atti istitutivi e dal carteggio relativo al monastero;<br />

sono 24 buste, ordinate con un sistema alfanumerico, e datano dal 1613<br />

al 1974. In questa serie si trovano i decreti di clausura e sui voti (con la dichiarazione<br />

del 1672 di clausura del nuovo monastero da parte del vescovo<br />

6 In <strong>archivi</strong>o Di stato Di MoDena, Corporazioni <strong>religiose</strong> soppresse, dell’<strong>archivi</strong>o della Vi-<br />

sitazione di Modena si conservano solo 3 filze e 3 registri (1611-1797).<br />

105


Ettore Molza), i riconoscimenti giuridici, i brevi pontifici (con il breve in pergamena<br />

del 1668 di papa Clemente IX per la fondazione del monastero) e i<br />

decreti vescovili, le nomine dei padri spirituali e confessori, le visite e <strong>gli</strong> esami<br />

canonici, le indulgenze, <strong>gli</strong> accordi con i vari ordini e istituti, le memorie<br />

<strong>delle</strong> visite dei papi Pio VII e Pio IX, i documenti sulle sorelle defunte e tutto<br />

il carteggio inerente alle soppressioni, alle varie sedi del monastero (di cui<br />

appunto si è detto), all’educandato e alle eredità Rossi Verratti (con documenti<br />

e alberi genealogici della fami<strong>gli</strong>a dal XVII secolo e con anche una splendida<br />

laurea dottorale miniata del 1686) e Pignatti Morano.<br />

Una seconda serie, che data dal 1665 fino al 1990, è costituita da 11 buste,<br />

ordinate cronologicamente; in particolare nella prima busta, si conserva,<br />

all’anno 1665, la Memoria di un altare fatto erigere dalla duchessa [Laura<br />

Martinozzi] ad Aix e, al 1669, la Storia del viaggio [durato quaranta giorni]<br />

<strong>delle</strong> fondatrici da Aix a Modena e la Storia della fondazione del Monastero<br />

di Modena.<br />

La terza serie riunisce materiale vario, accorpato per argomento in circa<br />

10 cartelle, relativo alla Devozione al sacro Cuore di Gesù (dal 1804), all’Immagine<br />

della Maria Vergine Madre di Provvidenza e di Consolazione, venerata<br />

nella chiesa del monastero modenese (dal 1682), alle memorie relative a<br />

san Francesco di Sales (con bolle, relazioni, pastorali e circolari, dal 1665), a<br />

suor Giovanna Francesca Carandini (con decreti per la causa di beatificazione,<br />

circolari, etc., dal 1717), a santa Margherita Maria Alacoque (con lettere,<br />

atti di beatificazione, canonizzazione, decreti, dal 1689) e di altre madri dell’Ordine<br />

(dal 1669), alla casa estense (con lettere autografe, memorie, relazioni<br />

manoscritte e a stampa, dal 1646).<br />

A questa documentazione, segue la serie <strong>delle</strong> Circolari, rilegate in volume,<br />

dal 1669 per un totale approssimativo di 170 unità <strong>archivi</strong>stiche e 15 volumi<br />

<strong>delle</strong> circolari di Elezioni (dal 1878).<br />

L’ultima serie riunisce, dal 1669, i Libri dei voti, le cronache manoscritte<br />

del convento, i verbali <strong>delle</strong> elezioni, professioni e vestizioni, l’inventario<br />

generale della casa, i Verbali del Consi<strong>gli</strong>o, il Libro del Capitolo e un libro di<br />

conti (dal 1782). Quindi si conservano oltre 300 documenti (inventariati) relativi<br />

alle autentiche <strong>delle</strong> sacre reliquie (dal 1665).<br />

Presso l’<strong>archivi</strong>o si trova pure una splendida raccolta di immagini su pergamena,<br />

su cartolina, a stampa e in meda<strong>gli</strong>ette e una raccolta di circa 66 libri<br />

manoscritti, con preziose incisioni.<br />

L’<strong>archivi</strong>o è collocato in clausura, ma è possibile la consultazione, dietro<br />

richiesta alla madre superiora, nel locale destinato a parlatorio.<br />

106


1. <strong>archivi</strong>o Del Monastero Della visitazione Di MoDena,<br />

serie Circolari dell’Ordine (dal 1669).<br />

2. <strong>archivi</strong>o Del Monastero Della visitazione Di MoDena,<br />

registro della serie Cronache del Monastero (dal 1669).<br />

107


3. <strong>archivi</strong>o Del Monastero Della visitazione Di MoDena, particolare di uno de<strong>gli</strong> armadi.<br />

4. <strong>archivi</strong>o Del Monastero Della visitazione Di MoDena,<br />

registro della serie Cronache del Monastero (dal 1669).<br />

108


5. <strong>archivi</strong>o Del Monastero Della visitazione Di MoDena,<br />

due registri della serie Libri del Convento (manoscritti riccamente rilegati, dal 1669).<br />

6. <strong>archivi</strong>o Del Monastero Della visitazione Di MoDena,<br />

laurea dottorale di Filippo Nicelli (1688, in Carteggio Eredità Rossi Verratti).<br />

109


7. <strong>archivi</strong>o Del Monastero Della visitazione Di MoDena,<br />

copertina della laurea dottorale di Filippo Nicelli (1688, Ibidem).<br />

110


8. <strong>archivi</strong>o Del Monastero Della visitazione Di MoDena,<br />

registro della serie Libri del Convento (manoscritti riccamente rilegati, dal 1669).<br />

9. Monastero della Visitazione di Modena, La Vergine Santissima con le educande<br />

della Visitazione di Modena (miniatura della prima metà dell’Ottocento).<br />

111


Paulo Frederico BeBiano alunni Serra<br />

L’<strong>archivi</strong>o del monastero <strong>delle</strong> Clarisse di Santa Rosa di Viterbo<br />

Cenni storici<br />

L’attuale monastero di Santa Rosa dalla sua fondazione è rimasto nel suo<br />

luogo di origine. Il complesso monastico si è sviluppato lungo i secoli e il suo<br />

ampliamento è terminato nel secolo XII. La sua origine risale all’inizio del<br />

secolo XII, quando una pia signora radunò <strong>delle</strong> giovinette e gradualmente le<br />

educò alla vita monastica. Alla venuta in città dei primi compagni di san Francesco<br />

le sorelle <strong>vite</strong>rbesi si rivolsero a loro per avere una forma di vita, cosi<br />

adottarono quella di Chiara di Assisi, tanto da assumerne il nome dello stesso<br />

monastero, Santa Maria in San Damiano: infatti le sorelle vennero chiamate<br />

damianite.<br />

Nel 1235 Gregorio IX visitò il monastero e le esentò dalla giurisdizione<br />

vescovile e dal pagamento <strong>delle</strong> decime: in quest’epoca le suore erano già<br />

una ventina. Nel 1258 papa Alessandro IV, dopo una solenne liturgia in onore<br />

della piccola Rosa terziaria francescana, consegnò loro il suo corpo incorrotto<br />

perché lo custodissero lungo i secoli, e ne stabili la festa da celebrarsi ogni<br />

anno il 4 settembre.<br />

Alla sua ombra sbocciarono fiori dì santità e di opere caritative ma anche<br />

di fede, come l’Azione Cattolica Italiana per opera di Mario Fani; il culto della<br />

piccola santa si è esteso nel mondo intero e la presenza <strong>delle</strong> fi<strong>gli</strong>e di Chiara<br />

è stata continua lungo i secoli, fino ad oggi. Ben ventisette sommi pontefici<br />

lo hanno visitato e hanno avuto speciale cura, compreso Paolo VI che tanto<br />

fece per il riscatto del monastero e del santuario avvenuto nel 1971.<br />

L’inventario dell’<strong>archivi</strong>o del monastero <strong>delle</strong> Clarisse di Santa Rosa da Viterbo<br />

Fondo Antico<br />

Il Fondo Antico, oltre ai registri cartacei, è anche costituito da circa 320<br />

pergamene che vanno dal 1235 al 1288 - <strong>delle</strong> quali è in corso l’inventariazione.<br />

Nel 1873, con la soppressione nel Lazio <strong>delle</strong> corporazioni <strong>religiose</strong>, le<br />

pergamene più antiche, risalenti al 1204 e oltre, furono sottratte al monastero<br />

113


dal Demanio e consegnate all’Archivio di Stato di Roma: esse recentemente<br />

hanno fatto ritorno a Viterbo, presso l’Archivio di Stato. Attualmente sono in<br />

corso trattative per far sì che tornino a far un corpo unico con le restanti presenti<br />

presso il monastero.<br />

Sono presenti bolle pontificie, lettere graziose, testamenti, atti notarili,<br />

cause, esenzioni del monastero dalla giurisdizione vescovile e dalle gabelle.<br />

Le pergamene che sono presso l’Archivio di Stato di Viterbo sono 48. Fra di<br />

esse la più importante è la seconda parte della bolla di papa Alessandro IV, la<br />

prima parte è conservata presso l’<strong>archivi</strong>o del monastero. Delle origini si conservano<br />

tre pergamene del papa Gregorio IX, che è il primo pontefice a visitare<br />

il monastero; ne seguono altre di Alessandro IV, di Innocenzo IV fino ad<br />

arrivare all’ultima di Giovanni Paolo II del 1984, bolla con la quale dichiarava<br />

santa Rosa patrona dei fiorai del Lazio.<br />

Lungo i secoli si sono susseguite lettere e bolle pontificie che riguardano<br />

non solo il monastero, ma tutto l’Ordine <strong>delle</strong> Clarisse, del Terzo Ordine Regolare<br />

e <strong>delle</strong> altre istituzioni Francescane. Sono conservate anche lettere di<br />

porporati illustri della Chiesa e di altri personaggi.<br />

Dopo questa breve premessa, che vuole colmare in parte un inventario<br />

particolareggiato di tutto il Fondo Antico, segue l’elenco dei registri cartacei<br />

e <strong>delle</strong> buste.<br />

Numero del registro o della busta:<br />

1 - Badessato di suor Teresa Rosa Trifo<strong>gli</strong>, 1829-1832<br />

2 - Badessato di suor Vittoria Felice Ceciliani, 1677-1679<br />

3 - Badessato di suor Maria Lilia Savini, 1826-1829<br />

4 - Badessato di suor Rosa Margherita Polidori, 1835-1838<br />

5 - Badessato di suor Maria Maddalena Calabresi, 1713-1725<br />

6 - Badessato di suor Innocenza Stagnari, 1790-1793<br />

7 - Badessato di suor Rosa Margherita Polidori, 1841-1844<br />

8 - Badessato di suor Anna Maria Caterina Veltri, 1793-1795<br />

9 - Badessato di suor Felice Orsetti, 1738-1741<br />

10 - Badessato di suor Efigenia Cavicchioni, 1705-1707<br />

11 - Badessato di suor Giacinta Vittoria Romanelli, 1700-1712<br />

12 - Badessato di suor Maria Lucida Benedetti, l644-1675<br />

13 - Badessato di suor Chiara Isabella De Vecchis, 1817-1820<br />

14 - Badessato di suor Maria Rosa Margherita Polidori, 1769-1771<br />

15 - Badessato di suor Giacinta Vittoria Romanelli, 1709-1722<br />

16 - Badessato di suor Felice Celeste Felici, 1690-1694<br />

17 - Badessato di suor Rosa Margherita Polidori, 1775-1777<br />

18 - Badessato di suor Eugenia Rosa Cecilia Bussi, 1737-1738<br />

114


19 - Badessato di suor Anna Maria Nuti, 1663-1665<br />

20 - Badessato di suor Maria Rosa Margherita Polidori, l760-1763<br />

21 - Badessato di suor Maria Maddalena Polione, 1647-1649<br />

22 - Badessato di suor Maria Maddalena Polione, 1638-1640<br />

23 - Badessato di suor Maria Angela Innocenti, 1654-1656<br />

24 - Badessato di suor Maria Vittoria Mussi, 1671-1673<br />

25 - Instrumentum C del Monastero di Santa Rosa, 1705<br />

26 - Badessato di suor Maria Maddalena Polioni, 1651-1653<br />

27 - Badessato di suor Teresa Costante Trifo<strong>gli</strong>, 1832-1835<br />

28 - Badessato di suor Aura Celeste Lozzi, 1685-1688<br />

29 - Badessato di suor Maria Felice Giosin, 1649-1650<br />

30 - Badessato di suor Maria Ifigenia Filagia Cavicchioni, l710-1712<br />

31 - Badessato di suor Maria Vittoria Mussi, 1668-1670<br />

32 - Badessato di suor Maria Dianora Vanni, 1641-1642<br />

33 - Badessato di suor Maria Maddalena Polioni, 1630-1631<br />

34 - Badessato di suor Maria Giulia Bussi, 1776-1778<br />

35 - Badessato di suor Maria Aura Celeste Lozzi, 1695-1699<br />

36 - Badessato di suor Maria Lilia Savini, 1823-1826<br />

37 - Badessato di suor Teresa Marianna Capalti, 1787-1789<br />

38 - Badessato di suor Giacinta Teresa Polidori, 1796-1798<br />

39 - Badessato di suor Maria Innocenza Stagnari, 1784-1786<br />

40 - Badessato di suor Anna Maria Caterina Veltri, 1781-1783<br />

41 - Badessato di suor Maria Angelica Innocenti, 1666-1668<br />

42 - Badessato di suor Maria Rosa, 1657-1659<br />

43 - Badessato di suor Maria Orsola Rosolini, 1636-1637<br />

44 - Badessato di suor Maria Maddalena Polioni, 1643-1644<br />

45 - Badessato di suor Anna Caterina Angelica Bussi, 1683-1685<br />

46 - Badessato di suor Maria Margherita Polidori, 1763-1765<br />

47 - Camerlengato di suor Maria Lilia Savini, 1805-1807<br />

48 - Badessato di suor Anna Maria Caterina Veltri, 1772-1774<br />

49 - Badessato di suor Maria Vittoria Mussi, 1680-1684<br />

50 - Badessato di suor Rosa, 1808-1810<br />

51 - Badessato di suor Efigenia Filagia Cavicchioni, 1731-1733<br />

52 - Badessato di suor Chiara Isabella De Vecchis, 1820-1823<br />

53 - Badessato di suor Chiara Isabella De Vecchis, 1802-1804<br />

54 - Badessato di suor Maria Maddalenna Polioni, 1634-1635<br />

55 - Badessato di suor Maria Lucida Benedetti, 1674-1676<br />

56 - Badessato di suor Maria Rosa Polidori, 1838-1841<br />

57 - Badessato di suor Maria Rosa Margherita Polidori, 1838-1841<br />

58 - Badessato di suor Maria Vittoria Mussi, 1695-1697<br />

59 - Badessato di suor Brigida Celeste Scarinci, 1706-1708<br />

115


60 - Badessato di suor Chiara Francesca Rosa Nuti, 1680-1695<br />

61 - Badessato di suor Caterina Guicciardi, 1645-1646<br />

62 - Badessato di suor Giacinta Vittoria Romanelli, 1703-1705<br />

63 - Badessato di suor Giulia Bussi, 1748-1750<br />

64 - Badessato di suor Maria Innocenza Stagnari, 1778-1780<br />

65 - Badessato di suor Felice Maria Orsetti, 1719-1721<br />

66 - Badessato di suor Efigenia Cavicchioni, 1715-1718<br />

67 - Libro dei depositi <strong>delle</strong> monache di Santa Rosa, 1612<br />

68 - Camerlengato di suor Rosa Angela Moltoni, 1759-1763<br />

69 - Libro <strong>delle</strong> licenze per l’ingresso al monastero de<strong>gli</strong> estranei, 1701<br />

70 - Instrumentum del venerabile monastero di Santa Rosa, 1784<br />

71 - Spartiti di musica [all’interno anche l’Inno al papa Pio IX], 1861<br />

72 - Libro del legato Canori, 1867<br />

73 - Libro del ristretto dei conti e sentenze analoghe all’esercizio di ciascuna<br />

badessa del venerabile monastero di Santa Rosa, 1862-1890<br />

74 - Giornale <strong>delle</strong> spese del venerabile monastero di Santa Rosa di Viterbo,<br />

1867-1870<br />

75 - Giornale <strong>delle</strong> spese del venerabile monastero di Santa Rosa, 1851-<br />

1857<br />

76 - Giornale <strong>delle</strong> riscossioni del venerabile monastero di Santa Rosa, 1852<br />

77 - Libro <strong>delle</strong> riscossioni del venerabile monastero di Santa Rosa nel badessato<br />

III di suor Marianna Geltrude Savini, 1852-1862<br />

78 - Libro de<strong>gli</strong> eredi di messer Giuliano Giuliani, 1622-1628<br />

79 - Libro dell’educandato, 1844-1889<br />

80 - Libro <strong>delle</strong> riscossioni del venerabile monastero di Santa Rosa, 1857-<br />

1862<br />

81 - Giornale <strong>delle</strong> spese del monastero di Santa Rosa, 1857-1862<br />

82 - Libro del ristretto dei conti e decreti di uscite del venerabile monastero<br />

di Santa Rosa di Viterbo, 1891-1906<br />

83 - Giornale <strong>delle</strong> spese del venerabile monastero di Santa Rosa, 1844-<br />

1851<br />

84 - Libro <strong>delle</strong> riscossioni del monastero, 1862-1870<br />

85 - Libro de<strong>gli</strong> eredi di Pietro Ma<strong>gli</strong>olini, 1624-1654<br />

86 - Libro di compra dei luoghi dei monti, 1624-1654<br />

87 - Cabreo [con planimetrie a colori], 1839<br />

88 - Libro di deposito e rinvestimenti del monastero, 1844-1858<br />

89 - Libro di amministrazione del monastero, 1848-1858<br />

90 - Giornale di spese del venerabile monastero di Santa Rosa, 1861-1867<br />

91 - Libro di amministrazione del monastero di Santa Rosa, 1865<br />

92 - Libro <strong>delle</strong> pensioni vitalizie <strong>delle</strong> suore dopo la soppressione del monastero,<br />

1873<br />

116


93 - Sommario <strong>delle</strong> rendite del monastero di Santa Rosa di Viterbo, 1847-<br />

1848<br />

94 - Sommario <strong>delle</strong> rendite del monastero di Santa Rosa di Viterbo, 1846<br />

95 - Sommario <strong>delle</strong> rendite del venerabile monastero di Santa Rosa, 1845<br />

96 - Sommario <strong>delle</strong> rendite del venerabile monastero di Santa Rosa, 1841-<br />

1851<br />

97 - Sommario <strong>delle</strong> rendite del venerabile monastero di Santa Rosa, 1848-<br />

1849<br />

98 - Libro di amministrazione del venerabile monastero di Santa Rosa,<br />

1901-1911<br />

99 - Sommario <strong>delle</strong> rendite del monastero di Santa Rosa, 1846-1870<br />

100 - Sommario <strong>delle</strong> rendite del monastero di Santa Rosa, 1847<br />

101 - Sommario <strong>delle</strong> rendite del monastero di Santa Rosa, 1874<br />

102 - Libro di acquisto e <strong>delle</strong> entrate e uscite della campagna e della vigna,<br />

1876-1904<br />

103 - Registro mastro del venerabile monastero di Santa Rosa, 1899-1900<br />

104 - Libro <strong>delle</strong> entrate del dottor Francesco Soldati, 1700<br />

105 - Libro <strong>delle</strong> ricevute del medico del monastero, 1824<br />

106 - Inventari dei beni del monastero [con miniature], 1727<br />

107 - Memorie antiche del monastero, 1403<br />

108 - Memorie segrete del monastero [frontespizio con grande miniatura],<br />

1612<br />

109 - Memorie della badessa suor Rosa Margherita Polidori, 1700<br />

110 - Esazioni dei beni del monastero, 1796<br />

111 - Inventario della sacrestia del monastero e santuario (chiesa monastica),<br />

1862<br />

112 - Preparazione alla Santa Messa, 1800<br />

113 - Libro <strong>delle</strong> orazioni, 1890<br />

114 - Libro de<strong>gli</strong> uffici del monastero, 1745<br />

115 - Libro <strong>delle</strong> entrate della sacrestia, 1746-1796<br />

116 - Libro dei capitoli conventuali per l’accettazione <strong>delle</strong> educande, 1853<br />

117 - Catasto del monastero, 1758<br />

118 - Libro dei capitoli conventuali, 1670<br />

119 - Libro <strong>delle</strong> entrate ed uscite, 1805-1807<br />

120 - Registro dove si annotano la professione religiosa <strong>delle</strong> suore e la loro<br />

morte, sec. XVIII<br />

121 - Registro <strong>delle</strong> indulgenze, 1390<br />

122 - Registro dell’Instrumentum e atti notarili, 1400-1500<br />

123 - Registro <strong>delle</strong> ricevute dei professori dell’educandato, 1859<br />

124 - Registro <strong>delle</strong> ricevute dei confessori e cappellani del monastero, 1850<br />

125 - Registro della visita del cardinal Tiberio Muti, 1612<br />

117


126 - Registro <strong>delle</strong> ricevute del macellaro, 1861<br />

127 - Registro <strong>delle</strong> ricevute, 1880<br />

128 - Registro dello stato attivo di Giacomo Croce, 1804-1817<br />

129 - Particelle del Cabreo, 1786<br />

130 - Registro <strong>delle</strong> ricevute del monastero, 1869<br />

131 - Registro de<strong>gli</strong> oneri <strong>delle</strong> Sante Messe, 1862-1873<br />

132 - Registro di amministrazione del monastero, 1799-1801<br />

133 - Catasto del venerabile monastero di Santa Rosa, 1780<br />

134 - Registro di amministrazione del monastero, 1800<br />

135 - Registro di amministrazione del monastero, 1799-1800<br />

136 - Catasto del venerabile monastero di Santa Rosa, 1780<br />

138 - Registro di amministrazione del monastero, 1800<br />

139 - Registro Instrumentum del monastero, 1551<br />

140 - Registro del badessato camerlengato di suor Maddalena Spinedi, 1557<br />

141 - Registro di amministrazione del fondo per il culto per il monastero di<br />

Santa Rosa, 1873<br />

142 - Catasto del monastero di Santa Rosa, 1672<br />

143 - Registro di amministrazione del monastero, 1748-1752<br />

144 - Badessato di suor Barbara Rosalba Costante Pettirossi, 1734-1736<br />

145 - Badessato di suor Angela Caterina Renzoli, 1751-1753<br />

146 - Badessato di suor Chiara Maria Maddalena Calabresi, 1722-1724<br />

147 - Badessato di suor Maria Agnese Celeste Delfini, 1739-1742<br />

148 - Badessato di suor Maria Giulia Bussi, 1754-1756<br />

149 - Badessato di suor Maria Giulia Bussi, 1745-1747<br />

150 - Camerlengato di suor Gomesinda Maria Lancetta e suor Chiara Colomba<br />

Polidori, 1744-1776<br />

151 - Camerlengato di suor Maria Vincenza Nelli durante il badessato di<br />

suor Rosa Margherita Polidori, 1769-1773<br />

152 - Registro di amministrazione dell’educandato, 1752-1759<br />

153 - Registro di atti notarili e istrumenti del monastero, 1257-1400<br />

154 - Lettere e trattazioni di atti notarili del monastero, 1785-1809<br />

155 - Registro di amministrazione del Patrimonio di suor Maria Teresa Croce<br />

del fu Giacomo Croce, 1825<br />

156 - Messa miniata di santa Rosa, 1510<br />

157 - Registro <strong>delle</strong> spese per il restauro della chiesa del monastero, 1632<br />

158 - Registro del processo di santa Rosa sotto il papa Callisto III, 1457<br />

159 - Registro di atti notarili e di ricordi del notaio Honorato Ser Mattia<br />

1598<br />

160 - Registro di amministrazione della sacrestia del monastero, 1825-1847<br />

161 - Catasto e ricordi del monastero, 1672<br />

162 - Registro <strong>delle</strong> entrate e uscite del monastero, 1624-1640<br />

118


163 - Registro <strong>delle</strong> procurazioni della campagna del monastero, 1630-<br />

1670<br />

164 - Registro <strong>delle</strong> entrate e <strong>delle</strong> uscite del monastero, 1891-1901<br />

165 - Progetto per l’ampliamento della chiesa: architetto Federici, 1845<br />

166 - Registro Instrumentum del monastero, 1550-1560<br />

167 - Registro <strong>delle</strong> entrate e uscite del Comitato per l’ampliamento della<br />

chiesa, 1895<br />

168 - Registro <strong>delle</strong> lettere riguardanti il processo di santa Rosa indetto dal<br />

papa Callisto III, sec. XV<br />

169 - Registro dei ricordi dei procuratori del monastero, 1457<br />

170 - Registro de<strong>gli</strong> atti notarili, sec. XIII<br />

171 - Libro dei luoghi dei monti, sec. XVII<br />

172 - Registro <strong>delle</strong> polizze di carte antiche raccolte dalla badessa suor Rosa<br />

Vittoria, 1762<br />

173 - Registro cartaceo del processo di canonizzazione di santa Rosa ordinato<br />

dal papa Callisto III, 1457<br />

174 - Registro riguardante Santa Maria dell’Edera, 1588<br />

175 - Registro <strong>delle</strong> memorie storiche <strong>delle</strong> visite al monastero dei sommi<br />

pontefici e dei personaggi regali, 1798-1804<br />

176 - Registro dei miracoli operati da santa Rosa nella città di Fabriano sotto<br />

il pontificato del papa Clemente XII, 1730<br />

177 - Piccolo officium liturgico in onore di santa Rosa, 1520<br />

178 - Orazioni per il triduo di santa Chiara e in preparazione alla festa del<br />

transito di santa Rosa che si celebra ogni anno il 6 di Marzo 1800<br />

179 - Triduo in preparazione alla festa del transito di santa Rosa, 1890<br />

180 - Novena in preparazione del Santo Natale propria del monastero di<br />

Santa Rosa, 1800<br />

181 - Triduo in preparazione alla festa del padre san Francesco, 1800<br />

182 - Officium Sanctae Rosae Virginis Viterbiensis, 1530<br />

183 - Officium Beate Rosae Virginis di suor Chiara Bencivenni [con miniature],<br />

sec. XVI<br />

184 - Inventario A e B - Atti notarili di acquisto e donazioni fatte al Monastero<br />

- Pergamene, fine sec. XIV<br />

185 - Officium Sanctae Rosae Virginis Viterbiensis ad uso di suor Ursula<br />

Russolino, 1590<br />

186 - Orazioni per ben disporsi a ricevere l’olio santo, 1799<br />

187 - Vita di santa Rosa di Girolamo Vittori, 1612<br />

188 - Cabreo dei beni del monastero redatto con tutte le piante dal perito<br />

agrimensore, sec. XVII<br />

189 - Inventario redatto al tempo della Repubblica Romana, 1810<br />

190 - Libro <strong>delle</strong> probande, 1890<br />

119


191 - Libro <strong>delle</strong> monache del monastero di Santa Rosa di Viterbo - Il loro<br />

monacato, professione e morte, 1843-1899<br />

192 - Libro dei capitoli per le vestizione e professione, 1844-1906<br />

193 - Busta 1<br />

Delegazione dei cardinali e vescovi per il processo di canonizzazione<br />

di santa Rosa - Bolle pontificie, 1457<br />

194 - Busta 2<br />

Lettere di amministrazione e polizze, sec. XVIII<br />

195 - Busta 3<br />

Ricette della spezieria del monastero, sec. XVIII<br />

196 - Busta 4<br />

Lettere di amministrazione di Giuliano Bindi, sec. XVIII<br />

Lettere di Alessandro principe Orsini e del conte Cioffi, secc. XVII-XIX<br />

Lettere di Scarinci per il signor Anselmo Orsini, 1806<br />

Lettere del fratello della badessa suor Anna Maria Caterina Veltri alla<br />

medesima, 1783<br />

Lettere di Giovanni Battista Bussi al monastero, 1748, 1765, 1806<br />

197 - Busta 5<br />

Corrispondenza con il monastero di Giuseppe Serafini, sec. XIX<br />

Lettere del padre Raffaele Salini con il monastero e la sorella suora del<br />

monastero, sec. XIX<br />

Corrispondenza di suor Maria Teresa Croce riguardo al suo patrimonio<br />

lasciatele da suo padre Giacomo Croce e del suo passaggio al nostro<br />

monastero dopo la soppressione della Repubblica Romana, sec. XIX<br />

Dichiarazione della badessa suor Chiara Isabella De Vecchis, sec. XIX<br />

Miscellanea di lettere, secc. XVII-XIX<br />

198 - Busta 6<br />

Miscellanea di lettere, secc. XVI-XVIII<br />

199 - Busta 7<br />

Miscellanea di lettere, secc. XVI-XVII e XIX<br />

200 - Busta 8<br />

Lettere di amministrazione, secc. XVII-XVIII<br />

201 - Busta 9<br />

Miscellanea di lettere, secc. XVI-XVIII<br />

202 - Busta 10<br />

Spartiti di musica proprie del monastero, sec. XIX<br />

203 - Busta 11<br />

Testamenti - Quietanze, secc. XVI - XVIII<br />

204 - Busta 12<br />

Atti notarili rogati sotto i badessati di suor Ricci, suor Capalti, suor<br />

Pettirossi, suor Savini, secc. XVII-XIX<br />

120


Istrumenti, 1600<br />

Ricevute della badessa contessa suor Maria Innocenza Gentili, 1870<br />

Scritti di suor Maria Teresa Croce<br />

Visita dell’abate Damiano Stella<br />

Atto pubblico del signor Bertarelli<br />

Ricevute del medico Di Marco, sec. XIX<br />

Lettere del signor Pinieri, sec. XVII<br />

Lettere del signor Sante Starnini, sec. XVII<br />

Polizze, sec. XVII<br />

205 - Busta 13<br />

Lettere di amministrazione, secc. XVI-XIX<br />

206 - Busta 14<br />

Lettere di amministrazione sec. XVII<br />

207 - Busta 15<br />

Atti notarili, secc. XVI-XVIII<br />

Lavori della cucina, 1870<br />

Lavori eseguiti nella chiesa e nel monastero, 1800<br />

Atti notarili rogati durante la Repubblica Romana, 1810<br />

Ricordi dei benefìci concessi al monastero dai sommi pontefici, cardinali<br />

e vescovi, secc. XIII-XV<br />

Cappellania Filippo Canori, 1867<br />

Lettere, testamenti, ricognizioni dei legati <strong>delle</strong> Sante Messe, post 1870<br />

Lettera e relazione del vescovo di Sulmona Francesco Sanlazzaro e<br />

dei vescovi presenti al Concilio di Trento, 1546<br />

Legati <strong>delle</strong> Sante Messe, post 1870<br />

Lavori eseguiti nel monastero, secc. XVIII-XIX<br />

208 - Busta 16<br />

Particelle del catasto del monastero di Santa Rosa, 1787-1828<br />

Particelle dell’inventario dei beni del monastero di Santa Rosa, 1653<br />

Particelle di note sull’indulgenze, benefici e altre cose particolari concesse<br />

al monastero di Santa Rosa dai sommi pontefici<br />

Ricordi del monastero di Santa Rosa 1500<br />

209 - Contenitore 17<br />

Lettere riguardanti l’educandato del monastero, 1783<br />

Lettere del signor Raffaele Giovanni di Montalto della Marca, 1858<br />

Corrispondenza del monastero di Santa Rosa con il monastero di<br />

Roma e con le suore della Congregazione <strong>delle</strong> Filippine, 1863<br />

Corrispondenza del monastero con la signora Francesca Verdesi, 1862<br />

Corrispondenza del monastero con il signor Pietro Castori, 1873<br />

Corrispondenza del monastero con la madre suor Agnese della Nascita<br />

di Gesù, 1636<br />

121


Supplica del monastero di Santa Rosa a sua santità il papa Benedetto<br />

XIII perché concedesse loro l’acqua della Mazzetta, s. d. ma 1725-<br />

1730 ca.<br />

Lettere di Filippo Fantungheri di Orbetello al monastero di Santa<br />

Rosa, 1786<br />

Corrispondenza del monastero di Santa Rosa con la signora Francesca<br />

Viti, 1865<br />

Corrispondenza del monastero con il signor Pietro Dumas<br />

Corrispondenza con il monastero del signor Pietro Pietrigi, 1786<br />

Corrispondenza con il monastero del signor Giuseppe Polidori, 1806<br />

Supplica di suor Maria Diomira della Santa Croce superiora del monastero<br />

di Santa Maria Egiziaca di Viterbo, sec. XIX<br />

Certificati rilasciati dai parroci al monastero di Santa Rosa e da esso<br />

richiesti <strong>delle</strong> aspiranti monache, 1764-1854<br />

Corrispondenza varia, secc. XVIII-XIX<br />

Licenza rilasciata dal vescovo di Viterbo per l’ingresso al monastero<br />

di Santa Rosa per visitare il corpo incorrotto della santa, alla signora<br />

Bancadori Geltrude e suo seguito<br />

Lettere di amministrazione, sec. XVIII<br />

Corrispondenza del signor Vannuzzi con il monastero di Santa Rosa,<br />

1581-1593<br />

Corrispondenza con il monastero di Santa Rosa del signor De Sanctis,<br />

1763-1798<br />

Corrispondenza tra il monastero di Santa Rosa e il signor Filippo Martellacci,<br />

1806<br />

Corrispondenza tra il Frate Pietro Donini di Senigallia e il monastero<br />

di Santa Rosa, 1827<br />

Corrispondenza del canonico Benedetto Rampiccia con il monastero<br />

di Santa Rosa, 1673<br />

Corrispondenza con il canonico Filippo Ambrosi di Ascoli e con suor<br />

Maria Chiara Isabella De Vecchis, 1802-1821<br />

Corrispondenza del vescovo Filippo di Montalto della Marca con suor<br />

Maria Lilia Savini<br />

Corrispondenza tra le monache del monastero di Santa Caterina di Viterbo<br />

e il monastero di Santa Rosa<br />

122


Fondo Moderno<br />

Il Fondo Moderno racco<strong>gli</strong>e in maggioranza documentazione e materiale<br />

d’<strong>archivi</strong>o di vario genere che copre soprattutto i secoli XX e XXI e, in alcuni<br />

casi, i secoli precedenti. È ancora in corso l’ordinamento del Fondo Moderno:<br />

segue comunque un inventario sommario della documentazione <strong>archivi</strong>stica<br />

relativa al monastero e al santuario, nell’intento di dare uno sguardo il più<br />

ampio possibile sulla vita <strong>delle</strong> monache all’interno dello stesso monastero.<br />

1<br />

2<br />

Numero dell’unità <strong>archivi</strong>stica:<br />

Carteggio da e per suor Primetta - Padre D’Ostilio - Monsignor Luigi<br />

Boccadoro - Paolo Cenci - Carteggio per retrocessione monastero e santuario<br />

- Casa della fattora<br />

Rapporti con le suore Sacra Fami<strong>gli</strong>a - Convenzioni e locazioni - Riconsegna<br />

della rettoria - Abitazione del cappellano - Planimetria della parte più<br />

antica del monastero e abitata un tempo dalle suore della Sacra Fami<strong>gli</strong>a -<br />

Retrocessione e consegna della rettoria da parte dello Stato Italiano<br />

3 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Acqua della Mazzetta - Codice fiscale monastero - Fognatura monastero<br />

e tubazione fontana - Passo carrabile - Casa di Santa Rosa - Tombe <strong>delle</strong><br />

suore presso il cimitero di San Lazzaro - Barbacane - Telegrammi -<br />

Case di Santa Rosa (Viterbo - Vitorchiano - Soriano) - Ostie - Tipografìe<br />

e case editrici - Riapertura antica porta San Marco - Pozzo romano e pozzo<br />

artesiano - Riscaldamento - Nulla osta celebrazione matrimoni nella<br />

casa di Santa Rosa<br />

4<br />

A - Casa del Pellegrino<br />

B - Convenzione per l’uso pastorale del santuario - Opuscolo per la costruzione<br />

della chiesa 1845 con uno studio di Padre D’Ostilio<br />

C - Acquisto della casa della fattora<br />

D - Sala del Pellegrino<br />

5 - Fatture:<br />

Tipografia Agnesotti - Acquisto detersivi - Lavastovi<strong>gli</strong>e Zanussi - Forno<br />

Sala del Pellegrino - Casa di acco<strong>gli</strong>enza - Autotrasportatori - Istitu-<br />

123


to di Vigilanza Privata - Telefoni e citofoni monastero - Falegname - La<br />

Nuova Tecnica - Lux Votiva<br />

6 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Cartelle personali suore - Contributi erogati alle suore<br />

7 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Registri dei verbali elezioni badessa e relative relazioni<br />

8 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Registri del Consi<strong>gli</strong>o del monastero - Capitoli conventuali - Registro<br />

dei permessi - Registro uffici<br />

9 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Registri dei capitoli, <strong>delle</strong> vestizioni e <strong>delle</strong> professioni monastiche<br />

10 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Corrispondenza: Sorelle Minori - Mofra - O.F.S. - T.O.R. - Conferenza<br />

Francescana<br />

11 - Album foto:<br />

Celebrazioni solenni - Liturgie - Festa di santa Rosa - Signori cardinali<br />

La Fontaine, Bracci, Micara, Piovanelli, Pompedda, Saraiva Martins<br />

12 - Album fotografico della visita al monastero e santuario di Giovanni Paolo<br />

II - Incontro con i religiosi [1984]<br />

13 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Album di foto: convegni della Federazione di Santa Chiara d’Assisi<br />

14 - Santuario di Santa Rosa:<br />

Album di foto: celebrazione liturgiche dei vescovi diocesani<br />

15 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Album di foto: ricognizioni del corpo di santa Rosa<br />

16 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Album di foto: ambienti del monastero<br />

17 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Album di foto: Azione Cattolica Italiana e incontri vari<br />

124


18 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Album di foto: corteo storico di santa Rosa e boccioli di santa Rosa<br />

19 - Album di foto: visite personaggi illustri e presidenti della Repubblica Italiana.<br />

20 - Santuario di Santa Rosa:<br />

Album di foto: matrimoni celebrati nella nostra chiesa<br />

21 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Società artigiane di sartoria e ma<strong>gli</strong>eria: Scontrini e fatture - Ricevute di<br />

acquisto - Vidimazione bolla - Registri di carico e scarico <strong>delle</strong> fatture<br />

dei corrispettivi<br />

22 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Società Artigiane di ma<strong>gli</strong>eria e sartoria: Dichiarazione dei redditi -<br />

I.V.A. - I.N.P.S. - Numeri di codice fiscale e di partita I.V.A.<br />

23 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Personale del monastero<br />

24 - Copie di documenti relativi al monastero e santuario [1926-1972] - I<br />

25 - Copie di documenti relativi al monastero e santuario [1973-2002] - II<br />

26 - Bollette:<br />

Telecom Italia - Sicea - Enel<br />

27 - Bollette:<br />

Camuzzi<br />

28 - Contratti:<br />

Telecom Italia - Camuzzi - Sicea - Enel<br />

29 - Caldaie a metano - Parafulmini - Assicurazioni - Campioni cartoline della<br />

chiesa e del monastero - Impronta timbri monastero - Fiat 127 - Ape<br />

50<br />

30 - Abbonamenti a periodici e associazioni<br />

31 - Fatture:<br />

Ricordini - Cera - Beni e prodotti in omaggio<br />

125


32 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Fatture alimentari<br />

32 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Lavori urna contenente il corpo di santa Rosa<br />

34 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Provincia Romana dei Frati Minori Conventuali: Circolari del ministro<br />

provinciale - Cartelle frati / clarisse - Necrologi - Servo di Dio Padre<br />

Quirico Pignalberi - Varie<br />

35 - Decreti Liturgici - Messa - Antifone - Inni in onore di santa Rosa - Facoltà<br />

messa votiva - Altare e coro - Organo e Concerti<br />

36 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Suor Dolores: Documenti personali - I.V.A. - Redditi<br />

37 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Suore: Dichiarazione dei redditi - I.N.P.S. - Cassa Mutua Malattia Artigiani,<br />

pensioni artigiani<br />

38 - Santuario di Santa Rosa:<br />

Riscaldamento - Campane - Confessori - Cappellani - Scalinata - Loculo<br />

del vescovo Adelchi Albanesi - Via Crucis - Organo - Scala aerea Svelt<br />

- Vetri istoriati<br />

39 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Federazione di Santa Chiara <strong>delle</strong> monache Clarisse d’Italia: Circolari -<br />

Decreti Santa Sede<br />

40<br />

A.<br />

B.<br />

C.<br />

D.<br />

E.<br />

F.<br />

G.<br />

H.<br />

I.<br />

Dichiarazione del monastero di Santa Rosa a Monumento Nazionale<br />

Legali rappresentanti<br />

Carteggio da e con il generale signor Giuseppe Grispigni<br />

Riconoscimento della personalità giuridica al monastero<br />

Riconoscimento della personalità giuridica al santuario<br />

Iscrizione dell’ente monastero nel registro <strong>delle</strong> persone giuridiche del<br />

Tribunale di Viterbo<br />

Iscrizione dell’ente santuario nel registro <strong>delle</strong> persone giuridiche del<br />

Tribunale di Viterbo<br />

Creazione dell’ente monastero ed estinzione dell’ente santuario<br />

Prefettura di Viterbo: rilevazione de<strong>gli</strong> enti cattolici<br />

126


41 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Federazione di Santa Chiara <strong>delle</strong> monache Clarisse d’Italia: Corsi -<br />

Convegni - Circolari presidente federale<br />

42 - Santuario di Santa Rosa:<br />

Lavori di consolidamento della chiesa di Santa Rosa - Rinnovamento<br />

della copertura della cupola con lastre di piombo [1931-1935]<br />

43 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Legati: Palmira Maria Francesca Giannasi - Bianca Maria Pollini - Fidalma<br />

Taurchini - Cardinale Francesco Bracci - Luciano Corati - Maria<br />

Armani Vedova Oberziner - Anna Rosetto - Angela Guerci - Rosa Grossi<br />

- Maria Gargana - Cesare Giustini - Angela Maria Carletti Duri - Suor<br />

Maria Gabriella Grispigni - Valtieri Duri - Anna Mognetti - Maria Luisa<br />

Mercanti Vedova Gentili - Marsilia Gatti Vizzardelli<br />

Rinunce a legati: Rosa Zanobbi Vedova Viale - Suor Rosa Giacinta Di<br />

Francesco<br />

44 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Beni Immobili - Via San Marco, Via Chiusa, Via Casa di Santa Rosa: Acquisti<br />

- Sfratti - Alienazioni [con visure e planimetrie]<br />

45 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Planimetrie varie monastero - Planimetrie catastali Visure catastali<br />

46 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Corrispondenza del monastero con monasteri situati nelle varie parti del<br />

mondo e con vescovi, laici e religiosi all’estero<br />

47 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Leggende e storia del monastero - Cronistoria<br />

48 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Cronistoria del monastero<br />

49 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Beati, Venerabili, Servi di Dio, scritti e testimonianze: Venerabile suor<br />

Maria Lilia del Santissimo Crocefisso, Venerabile Armida Barelli, Giandomenico<br />

Lucchesi, Olga Biesta, Beata Elisabetta Canori Mora<br />

50 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Campi-scuola vocazionali: Programmi - Nominativi - Foto - Collaboratori<br />

127


51 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Noviziato: Cartelle postulanti - Novizie - Professe temporanee - Relazioni<br />

madre maestra<br />

52 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Album immagini sacre antiche<br />

53 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Album immagine sacre antiche<br />

54 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Album immagini sacre secolo scorso<br />

55 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Album foto riguardanti il monastero<br />

56 - Album foto circostanze varie<br />

57 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Album immagini di Santa Rosa del passato e del presente<br />

58 - Album foto varie<br />

59 - Album foto varie celebrazioni e avvenimenti<br />

60 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Album foto processione del cuore di santa Rosa in città<br />

61 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Album di cartoline e bi<strong>gli</strong>etti antichi<br />

62 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Album foto aspiranti<br />

63 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Album foto ambienti interni del monastero<br />

64 - Album foto dei lavori eseguiti nel santuario e nel monastero<br />

65 - Santuario di Santa Rosa:<br />

Foto incontro <strong>delle</strong> <strong>religiose</strong> con Giovanni Paolo II nel santuario di Santa<br />

Rosa [1984]<br />

128


66 - Foto manifestazione varie nel santuario e nel monastero<br />

67 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Articoli di giornali: Pro Orantibus - Gemellaggio Suore Serve di Maria<br />

Riparatrice - Osservatore Romano - Concordato tra Stato Italiano e Chiesa<br />

Cattolica<br />

68 - Santuario di Santa Rosa:<br />

Matrimoni celebrati nel santuario - Nulla osta per la celebrazione dei<br />

matrimoni nel santuario - Nulla osta per la celebrazione dei battesimi nel<br />

santuario - Convenzione con il Comune di Viterbo per la custodia e la<br />

pulizia dei bagni del santuario<br />

69<br />

A.<br />

B.<br />

C.<br />

D.<br />

E.<br />

Inventario fotografico santuario e monastero elaborato dalla Regia Sovrintendenza<br />

(con nota del 1983)<br />

Inventario fotografico descrittivo del santuario e della casa di Santa Rosa<br />

elaborato dalla Regia Sovrintendenza<br />

Inventario fotografico descrittivo del santuario e della casa di Santa Rosa<br />

elaborato dalla Regia Sovrintendenza<br />

Inventario fotografico dipinti su tela e suppellettili liturgiche<br />

Inventari cartacei e fotografici ex-voto e arredi chiesa<br />

70 - Azione Cattolica Italiana:<br />

Mario Fani - Relazioni del monastero con l’Azione Cattolica Italiana e<br />

i suoi presidenti e assistenti ecclesiastici - Tomba di Mario Fani nel santuario<br />

71 - Santuario di Santa Rosa:<br />

Area presbiterale - Altare - Riscaldamento - Beni mobili - Altare ligneo<br />

coro - Confessionali - Ostensorio grande d’argento - Tabernacolo con 2<br />

porticine - Ostensorio mariano - Statua lignea Madonna di Loreto - Quadro<br />

da riscattare - Pulpito in legno - Incisione presso urna - Banchi chiesa<br />

72 - Anno Santo:<br />

Celebrazioni nel santuario dei pellegrini di passaggio e sua nomina a<br />

chiesa giubilare - Anno Santo 1933, 1950, 1975, 1983, 2000<br />

73 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Beato Giovanni XXIII: Benedizione autografa - Il Concilio Vaticano II<br />

e i suoi discorsi<br />

129


74 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Documenti e stampati pontifici e vescovili: Encicliche - Messaggi -<br />

Istruzioni - Criteri direttivi - Costituzioni Apostoliche - Discorsi - Lettere<br />

apostoliche - Indulgenze plenarie - Esortazioni apostoliche - Orientamenti<br />

- Lettere pastorali - Testamenti spirituali<br />

75 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Corrispondenza varia: Carteggio con i sommi pontefici - Carteggio con<br />

vescovi, arcivescovi, cardinali - Carteggio con Anna Maria Vacca - Ufficio<br />

Diocesano per la Vita Consacrata - Congregazione per <strong>gli</strong> Istituti di<br />

Vita Consacrata - Questionario della Segreteria di Stato Vaticano - Conferenza<br />

Episcopale Italiana<br />

76 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Articoli di giornali, fotografie, cartoline: Papa San Pio X - Papa Paolo<br />

VI - Papa Giovanni Paolo I - Papa Giovanni Paolo II - Arcivescovo Luigi<br />

Bentivo<strong>gli</strong>o - Cardinale Francesco Bracci<br />

77 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Don Alceste Grandori - Mario Fani - Cardinale Pietro La Fontaine - Madonna<br />

della Quercia - San Crispino da Viterbo - Azione Cattolica Italiana<br />

78 - Monastero di Santa Rosa:<br />

750 o anniversario della morte di Santa Chiara - VIII centenario della nascita<br />

di Santa Chiara - Iniziative varie per il pellegrinaggio della reliquia<br />

della Santa nella nostra città<br />

79 - A - 750 o anniversario della nascita di santa Rosa [1983] - 750 o anniversario<br />

della morte di santa Rosa - Bolla pontificia della proclamazione di<br />

santa Rosa a patrona dei fiorai del Lazio - Manifestazioni e celebrazioni<br />

nella città e diocesi - Processione per la città con il corpo di santa Rosa e<br />

sua ostensione nel santuario di santa Rosa<br />

80 - B - 750 o anniversario della nascita di santa Rosa [1983] - 750 o anniversario<br />

della morte di santa Rosa - Bolla pontificia della proclamazione di<br />

santa Rosa a patrona dei fiorai del Lazio - Manifestazioni e celebrazioni<br />

nella città e diocesi - Processione per la città con il corpo di santa Rosa e<br />

sua ostensione nel santuario di santa Rosa.<br />

81 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Badessato [1988-1994, 1997-2000]<br />

130


82 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Badessato [1994, 1997-2000]<br />

83 - Documenti a stampa:<br />

Visita Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro [13 dicembre<br />

1994]<br />

84 - Santuario di Santa Rosa:<br />

Registri di celebrazione <strong>delle</strong> Sante Messe - Registro <strong>delle</strong> firme dei celebranti<br />

85 - Monastero di Santa Rosa [I]:<br />

Documentazione retrocessione monastero<br />

86 - Monastero di Santa Rosa [II]:<br />

Documentazione retrocessione monastero<br />

87 - Archivio del monastero e santuario di Santa Rosa - Rapporti con l’Archivio<br />

di Stato di Viterbo e Ministero dei Beni Culturali<br />

88 - Registro <strong>delle</strong> firme dei visitatori dei vescovi e padri conciliari al tempo<br />

del Concilio Ecumenico Vaticano II<br />

89 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Registro <strong>delle</strong> firme dei visitatori della casa di Santa Rosa<br />

90 - Santuario di Santa Rosa:<br />

Registri <strong>delle</strong> firme dei visitatori del santuario<br />

91 - Santuario di Santa Rosa:<br />

Registri <strong>delle</strong> firme dei visitatori del santuario<br />

92 - Santuario di Santa Rosa:<br />

Registri <strong>delle</strong> firme dei visitatori del santuario<br />

93 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Registri <strong>delle</strong> firme dei visitatori della casa di Santa Rosa<br />

94 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Cliché su Santa Rosa<br />

131


95 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Autentiche dei vescovi Adelchi Albanesi, Luigi Boccadoro, Fiorino Ta<strong>gli</strong>aferri<br />

per le reliquie di santa Rosa<br />

96 - Stampo in metallo del particolare del volto di santa Rosa dello scultore<br />

Francesco Messina e sua documentazione - Donazione della fi<strong>gli</strong>a dello<br />

scultore della statua marmorea della santa al monastero<br />

97 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Foto di Santa Rosa - Campionario immagini e cartoline<br />

98 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Campioni immagini piccole di Santa Rosa - Vecchie cartoline<br />

99 - Monastero di Santa Rosa:<br />

Teline stampate della fine del sec. XIX con l’immagine di santa Rosa<br />

100-Monastero di Santa Rosa:<br />

Meda<strong>gli</strong>e grandi e piccole in cera con immagini in bassorilievo di vario<br />

tipo - i cosiddetti Agnus Dei<br />

101-Monastero di Santa Rosa:<br />

Velo, soggolo, cuffia e misura del corpo di santa Rosa<br />

102-Monastero di Santa Rosa:<br />

Misura della mano e dei piedi di santa Rosa con autentiche antiche in uso<br />

<strong>delle</strong> badesse dell’epoca [1770-1890]<br />

103-Monastero di Santa Rosa:<br />

Diapositive della vita di santa Rosa e di alcune opere pittoriche nel mondo<br />

104-Monastero di Santa Rosa:<br />

Autentiche per reliquie ex-abito, ex-velo di santa Rosa ad uso <strong>delle</strong> badesse<br />

105-Monastero di Santa Rosa:<br />

Antiche autentiche per i cuscinetti e l’abito di santa Rosa<br />

106-Monastero di Santa Rosa:<br />

Zucchetti dei sommi pontefici Pio XII e Giovanni Paolo II<br />

132


107-Monastero di Santa Rosa:<br />

Misura in rame <strong>delle</strong> mani e dei piedi di santa Rosa<br />

108-Monastero di Santa Rosa:<br />

Cuscinetti e rose di santa Rosa<br />

109-Santuario di Santa Rosa:<br />

Registri <strong>delle</strong> firme dei visitatori del santuario<br />

110-Materiale documentario relativo alla visita di Giovanni Paolo II al monastero<br />

e al santuario [1984]<br />

111-Fotocopie riguardanti documenti vari sulla chiesa e il monastero dopo il<br />

1870 - Traduzione dal latino <strong>delle</strong> pergamene del Consi<strong>gli</strong>o dei Ventiquattro<br />

e dei Quaranta fatto dal Comune di Viterbo con giuramento per<br />

la luminaria e la festa religiosa di santa Rosa [1512] - Offerta della cera<br />

al monastero in detta festa<br />

112-Monastero di Santa Rosa:<br />

Articoli di giornali riguardanti la festa di santa Rosa, patrona della città<br />

di Viterbo<br />

113-Monastero di Santa Rosa:<br />

Vari spartiti di musica in uso nel monastero<br />

114-Lavori effettuati nel santuario e nel monastero.<br />

115-Monastero di Santa Rosa:<br />

Amministrazione - Registri entrate e uscite - Matrici libretti assegni Poste<br />

Italiane, Ca.Ri.Vit., Banco di Brescia - Consi<strong>gli</strong> sull’amministrazione<br />

dei beni ecclesiastici<br />

116-Monastero di Santa Rosa:<br />

Immagini e foto al laser su santa Rosa<br />

117-Monastero di Santa Rosa:<br />

Autorizzazioni varie e stampati riguardanti santa Rosa<br />

118-Monastero di Santa Rosa:<br />

Articoli di giornali e stampati relativi alla festa di santa Rosa<br />

133


119-Monastero di Santa Rosa:<br />

Festa di santa Rosa 4 Settembre: Lettere varie - Attività da svolgersi in<br />

tale circostanza - Audio cassette per la processione - Inni di santa Rosa<br />

per banda musicale<br />

120-A - Monastero di Santa Rosa:<br />

Ricognizione del corpo di santa Rosa [1998]<br />

120-B - Monastero di Santa Rosa:<br />

Studio effettuato sul corpo di santa Rosa durante la ricognizione del 1998<br />

- Diapositive dell’endoscopia e radiografie - Foto e documenti vari<br />

121-Monastero di Santa Rosa:<br />

Festa del 6 Marzo: Lettere da redigersi in tale circostanza - Festa dei boccioli<br />

e di tutti i bambini<br />

122-Monastero di Santa Rosa:<br />

Attività varie ricreative e non in uso nel monastero<br />

123-Monastero di Santa Rosa:<br />

Monografia di santa Rosa del professor Mario Signorelli [1962] - Lettera<br />

autografa del professor Mario Signorelli - Fotocopie di biografie antiche<br />

della santa - Pergamene e partiture del Mistero di Santa Rosa di Albino<br />

Varotti<br />

124-Monastero di Santa Rosa:<br />

Biografie di santa Rosa (in fotocopia)<br />

125-Monastero di Santa Rosa:<br />

Biografie di santa Rosa e panegirici antichi (in fotocopia)<br />

126-Monastero di Santa Rosa:<br />

Biografie antiche di Santa Rosa (in fotocopia)<br />

127-Monastero di Santa Rosa:<br />

Liturgia <strong>delle</strong> ore in onore di santa Rosa - Articoli di giornale e opuscoli<br />

vari riguardanti santa Rosa - Dischi sulla vita di Santa Rosa<br />

128-Monastero di Santa Rosa:<br />

Tavole sulla vita di santa Rosa dei signori Soffiantini, Cenci e Conti<br />

134


129-Monastero di Santa Rosa:<br />

Registri <strong>delle</strong> ricognizioni fatte sul corpo di santa Rosa [1921, 1962,<br />

1983, 1991, 1998]<br />

130-Monastero di Santa Rosa:<br />

Biografie antiche di santa Rosa (in fotocopia)<br />

131-Monastero di Santa Rosa:<br />

Stralcio del diario della fondatrice <strong>delle</strong> Suore Serve di Maria Riparatrice<br />

- Lettera sulla visita alla santa di Silvio Pellico e della contessa di Barolo<br />

132-Monastero di Santa Rosa:<br />

Biografie antiche di santa Rosa (in fotocopia)<br />

133-Monastero di Santa Rosa:<br />

Libro dei miracoli di santa Rosa di padre Ernesto Piacentini - Discorsi<br />

della presentazione del libro - Foto, veline e testo<br />

134-Monastero di Santa Rosa:<br />

Minifacchini: Opuscoli e articoli di giornale<br />

135-A - Monastero di Santa Rosa:<br />

Facchini di santa Rosa e macchina di santa Rosa: Foto, libri e francobolli<br />

sulla macchina e sui facchini<br />

136-Monastero di Santa Rosa:<br />

Santa Rosa patrona dei fiorai del Lazio - Documenti vari - Lettere dei floricultori<br />

e fiorai<br />

137-B - Monastero di Santa Rosa:<br />

Facchini di santa Rosa e macchina di santa Rosa: Disegno originale Volo<br />

d’Angeli di Giuseppe Zucchi - Riviste, foto e libri<br />

138-A - Monastero di Santa Rosa:<br />

Corteo storico di santa Rosa: Registro di amministrazione - Lettere varie<br />

139-A- Monastero di Santa Rosa:<br />

Boccioli di santa Rosa: Concorso - Disegni e temi<br />

135


140-B - Monastero di Santa Rosa:<br />

Boccioli di santa Rosa: Articoli di giornale - Disegni - Varie - Biografie<br />

della santa per bambini<br />

141-C - Monastero di Santa Rosa:<br />

Boccioli di santa Rosa: Concorso scolastico - Temi, disegni e poesie<br />

[1988]<br />

142-B - Monastero di Santa Rosa:<br />

Corteo storico: Domande contributi - Parte artistica, storica e religiosa<br />

143-C - Monastero di Santa Rosa:<br />

Corteo storico di santa Rosa: Tavole e disegni originali dei figuranti del<br />

corto storico - Architetto Alberto Stramaccioni<br />

144-Monastero di Santa Rosa:<br />

Origine del monastero - Relazioni - Statistiche - Cronistoria del riscatto<br />

del monastero - Decreti - Adesione alla Federazione - Corrispondenza<br />

con vari monasteri<br />

145-Monastero di Santa Rosa:<br />

Regolamento interno - Registro dei verbali dei Consi<strong>gli</strong> del monastero<br />

anno [1967-1978]<br />

146-Monastero di Santa Rosa:<br />

Regola - Costituzioni - Direttorio - Statuti dell’Ordine di santa Chiara<br />

147-Monastero di Santa Rosa:<br />

Noviziato - Regolamento - Rituali liturgici<br />

148-Monastero di Santa Rosa:<br />

Frati Minori Conventuali: Missioni - Corrispondenza con i frati di Malta<br />

- Missione Indiana - Missioni italiane all’estero<br />

149-Monastero di Santa Rosa:<br />

Registro dei Consi<strong>gli</strong> del monastero - Capitoli Conventuali - Orario del<br />

monastero<br />

150-Monastero di Santa Rosa:<br />

Federazione Italiana Santa Chiara d’Assisi: Necrologi - Federazione<br />

136


151-Monastero di Santa Rosa:<br />

Legati - Lasciti<br />

152-Monastero di Santa Rosa:<br />

Ordine <strong>delle</strong> Clarisse: Statistica Generale - Album Clarisse - Manuale di<br />

preghiere - Stampa<br />

153-Monastero di Santa Rosa:<br />

San Massimiliano Kolbe: Materiale riguardante il santo - Padri Conventuali<br />

- Basilica di San Francesco alla Rocca in Viterbo<br />

154-Santuario di Santa Rosa:<br />

Restauri eseguiti nel santuario - Foto dei lavori e de<strong>gli</strong> affreschi - Restauro<br />

della cupola del santuario e di tutti <strong>gli</strong> affreschi [1996-1997]<br />

155-Monastero di Santa Rosa:<br />

Federazione di Santa Chiara d’Assisi: Circolari con breve biografia <strong>delle</strong><br />

sorelle defunte della Federazione<br />

156-Monastero di Santa Rosa:<br />

Federazione di Santa Chiara d’Assisi: Foto <strong>delle</strong> suore in varie manifestazioni<br />

157-Monastero di Santa Rosa:<br />

Federazione di Santa Chiara d’Assisi: Statistica Generale - Statuti Federali<br />

- Atti e convegni - Cenni storici dei monasteri - Direttorio [1969-<br />

1971]<br />

158-A - Monastero di Santa Rosa:<br />

Cartelle <strong>delle</strong> sorelle defunte del monastero - Circolari - Cenni biografici<br />

158-B - Monastero di Santa Rosa:<br />

Cartelle <strong>delle</strong> sorelle defunte del monastero - Circolari - Cenni biografici<br />

- Piccoli scritti personali<br />

159-Monastero di Santa Rosa:<br />

Assistente religioso e delegato della Federazione e dell’Ordine - Corrispondenza<br />

- Circolari<br />

137


160-Monastero di Santa Rosa:<br />

Frati Minori Conventuali: Corrispondenza - Circolari della Curia Generale<br />

- Curia Provinciale - Convento di Viterbo - Stampa francescana<br />

161-Monastero di Santa Rosa:<br />

Federazione di Santa Chiara d’Assisi: Noviziato - Cartelle personali <strong>delle</strong><br />

novizie - Orari - Programmi formativi e giornalieri - Rituali - Vestizione<br />

- Professione religiosa - Corrispondenza con i superiori e con i monasteri<br />

di origine <strong>delle</strong> Novizie - Relazioni madre maestra<br />

162-Monastero di Santa Rosa:<br />

Federazione di Santa Chiara d’Assisi: Corsi di Formazioni - Convegni -<br />

Assemblea Federale<br />

163-A - Monastero di Santa Rosa:<br />

Suor Maria Immacolata Virdis - Diario<br />

163-B - Monastero di Santa Rosa:<br />

Suor Maria Immacolata Virdis - Lettere - Altri scritti - Piccola biografia<br />

164-Monastero di Santa Rosa:<br />

Progetto e lavoro nuova cucina [2002]<br />

165-Monastero di Santa Rosa:<br />

Registro <strong>delle</strong> entrate e <strong>delle</strong> uscite del monastero [1998-2000]<br />

166-Monastero di Santa Rosa:<br />

Progetto e lavori casa di acco<strong>gli</strong>enza [1995]<br />

167-Monastero di Santa Rosa:<br />

Registro <strong>delle</strong> entrate ed uscite del monastero [1957-1958]<br />

168-Monastero di Santa Rosa:<br />

Amministrazione - Registro del badessato di suor Maria Innocenza Ferri<br />

[1923]<br />

169-Monastero di Santa Rosa:<br />

Registro di amministrazione del monastero, entrate e uscite [1962]<br />

170-Santuario di Santa Rosa:<br />

Registro <strong>delle</strong> celebrazioni <strong>delle</strong> Sante Messe [1954]<br />

138


171-Monastero di Santa Rosa:<br />

Registro di amministrazione del monastero, entrate e uscite [1956-<br />

1957]<br />

172-Monastero di Santa Rosa:<br />

Registro di amministrazione del monastero entrate e uscite [1960-1962]<br />

173-Monastero di Santa Rosa:<br />

Registro di amministrazione del monastero, entrate e uscite [l974-1978]<br />

174-Monastero di Santa Rosa:<br />

Registro di amministrazione del monastero, entrate e uscite [1958-<br />

1960]<br />

175-Monastero di Santa Rosa:<br />

Registro di amministrazione del monastero, entrate e uscite [1978-<br />

1986]<br />

176-Monastero di Santa Rosa:<br />

Registro di amministrazione del monastero, entrate e uscite [1970-<br />

1974]<br />

177-Monastero di Santa Rosa:<br />

Registro di amministrazione del monastero, entrate e uscite [1966-<br />

1970]<br />

178-Monastero di Santa Rosa:<br />

Registro di amministrazione del monastero, entrate e uscite [1962-<br />

1966]<br />

179-Monastero di Santa Rosa:<br />

Registro di amministrazione del monastero, entrate e uscite [1984-<br />

1994]<br />

180-Monastero di Santa Rosa:<br />

Registro di amministrazione del monastero, entrate e uscite [1995-<br />

1997]<br />

139


Appendice<br />

Inventario <strong>delle</strong> pergamene del monastero <strong>delle</strong> Clarisse di Santa Rosa<br />

di Viterbo, attualmente ospitate presso l’Archivio di Stato di Viterbo<br />

Pergamene n. 52 (1204 agosto 21 - 1452 marzo 12)<br />

Numero della pergamena:<br />

1 - 1204 agosto 21, Viterbo - mm. 133 x 349<br />

Alcune donne vendono due pezzi di terra al prete di Sant’Angelo in Spatha,<br />

in località Mura Materna, per 42 libbre di denari senesi.<br />

2 - 1255 agosto 11, Anagni - mm. 647 x 744<br />

Papa Alessandro IV prende sotto la sua protezione il monastero di Santa Maria<br />

(Santa Rosa).<br />

3 - 1259 marzo 27, Viterbo - mm. 203 x 327<br />

Letizia e Pisana, e altri, cedono alla madre, a titolo di restituzione della di lei<br />

dote, la metà di un campo in località Valle di Casti<strong>gli</strong>one.<br />

4 - 1278 gennaio 9, Viterbo - mm. 185 x 508<br />

Giordano vende a Pietro un pezzo di terra in località Celleno.<br />

5/A - 1285 marzo 21, Viterbo - mm. 197 x 376<br />

Pietro di Vico, d’intesa con fra’ Angelo da Rieti OFM, vende a Mattarozzo di<br />

Giovanni da Viterbo terreni confiscati a Burgundione eretico.<br />

5/B - 1289 ottobre 17, Viterbo - mm. 167 x 435<br />

Mattarozzo di Giovanni da Viterbo vende a Gerardo di Giovanni di Oriente<br />

terreni confiscati a Burgundione.<br />

6/A - 1287 giugno 11, Viterbo - mm. 260 x 574<br />

Ponzardo de’ Pulci, podestà di Viterbo, d’intesa con altri (due frati minori inquisitori),<br />

vende beni di Guldetto di Pietro.<br />

6/B - 1288 maggio 27, Viterbo - mm. 300 x 360<br />

Pietro del fu Angelo della Valle vende ad altri i beni dell’eretico Guldetto.<br />

7 - 1295 aprile 6, Viterbo - mm. 375 x 667<br />

Vendita di un campo in Pian del Salice (Rivo Merlo). Nomina di un procuratore<br />

e di un nuntius.<br />

140


8 - 1295 giugno 16, Viterbo - mm. 96 x 319<br />

Protesta per la mancata vendita di un fondo in località Riona.<br />

9 - 1296 febbraio 21, Viterbo - mm. 249 x 531<br />

Vendita di una casa in località San Biagio.<br />

10 /A - 1296 marzo 6, Viterbo - mm. 287 x 611<br />

Vendita di beni immobili ereditali posseduti in comunione pro indiviso.<br />

10/B - (s. d., ma post 1296 marzo 6), Viterbo - mm. 192 x 541<br />

Vendita di beni immobili in comunione pro indiviso con il precedente.<br />

11 - 1296 ottobre 6, Viterbo - mm. 143 x 484<br />

Due fratelli e un terzo costituiscono proprietario di immobili fra’ Simone [Offreducci],<br />

già vescovo di Assisi.<br />

12 - [1296] dicembre 11, Viterbo - mm. 162 x 240<br />

Un affittuario deposita il rispettivo canone di una vigna presso il notaio, perché<br />

il proprietario rifiuta di riceverlo.<br />

13 - 1298 ottobre 9, Viterbo - mm. 293 x 420<br />

Si riceve denaro per dote.<br />

14 - 1299 febbraio 18, Viterbo - mm. 357 x 524<br />

Vendita di un terreno.<br />

15 - 1299 marzo 23, Viterbo - mm. 209 x 549<br />

Vendita di una vigna.<br />

16 - 1307 agosto 1, Viterbo - mm. 189 x 283<br />

Conferimento di una casa in località Orto Sant’Angelo.<br />

17 - 1316 settembre 20, Viterbo - mm. 313 x 818<br />

Testamento di Benencasa, detto anche Casella (con lasciti in denari paparini,<br />

suppellettili, immobili).<br />

18/A - 1317 maggio 2 - 1317 maggio 25, Viterbo - mm. 170 x 865<br />

Istanza contro terzi per ricevere pagamento di affitto e restituzione di casa.<br />

Procedimento penale relativo.<br />

18/B - 1317 maggio 4, Viterbo - mm. 170 x 560<br />

Contestazione di un’istanza per il possesso di una casa.<br />

141


18/C - 1317 maggio 30, Viterbo - mm. 160 x 281<br />

Esposizione dei fatti dell’istanza precedente.<br />

19 - 1319 lu<strong>gli</strong>o 14, Viterbo - mm. 331 x 700<br />

Vendita di una vigna.<br />

20 - 1328 febbraio 19, Viterbo - mm. 276 x 614<br />

Vendita di un pezzo di terra in località Montegiberto.<br />

21 - 1328 maggio 4, Viterbo - mm. 215 x 495<br />

Ricevuta di dote.<br />

22 - 1329 dicembre 24, Viterbo - mm. 202 x 287<br />

Divisione di beni immobili fra tre fratelli.<br />

23 - 1333 aprile 25, Viterbo - mm. 267 x 527<br />

Vendita di un terreno in località Campolungo.<br />

24 - 1334 giugno 1 - 1334 giugno 7, Viterbo - mm. 135 x 556<br />

Ingiunzione del console di Viterbo di restituire quattro sco<strong>delle</strong> di grano (misura<br />

di Montefiascone), dieci mediali e mezzo (misura di Viterbo) e otto soldi<br />

in denari paparini.<br />

Autorizzazione per atti esecutivi e su beni per mancato pagamento.<br />

25 - 1339 marzo 13, Viterbo - mm. 414 x 627<br />

Divisione di beni fra eredi.<br />

26/I - 1344 maggio 14, Viterbo - mm. 157 x 667<br />

Ingiunzione di tre giorni per presentare ragioni in causa per beni di un minore.<br />

26/II - 1344 maggio 21, Viterbo - mm. 160 x 556<br />

Presentazione di eccezioni.<br />

26/III - 1344 maggio 26, Viterbo - mm. 170 x 655<br />

Sono respinte.<br />

27 - 1344 giugno 23, Viterbo - mm. 400 x 625<br />

Vendita di una casa in Viterbo.<br />

142


28 - 1345 novembre 22, Avignone - mm. 435 x 317<br />

Il cardinale Bertrando de Deaux, per ordine di Clemente VI, dispensa le Clarisse<br />

di Santa Rosa dal pagamento <strong>delle</strong> decime e <strong>delle</strong> contribuzioni per i legati<br />

e nunzi apostolici, fino a quando non avrà esaminato i privilegi in base ai<br />

quali esse hanno fatto tale richiesta.<br />

29 - 1346 marzo 12, Viterbo - mm. 193 x 528<br />

Concessione in soccida di un bovino per tre anni (dietro pagamento).<br />

30 - 1348 agosto 6, Viterbo - mm. 180 x 319<br />

Testamento contenente lascito al vescovo di Viterbo e ad altro erede.<br />

31 - 1360 dicembre 19, Viterbo - mm. 160 x 767<br />

Vendita di un terreno con nomina di un procuratore.<br />

32 - 1369 giugno 12, Viterbo - mm. 175 x 493<br />

Ricorso in appello alla Santa Sede contro sentenza del vescovo di Viterbo.<br />

33 - 1378 febbraio 24, Viterbo - mm. 174 x 757<br />

Dote al futuro marito.<br />

34/A - 1388 gennaio 28 - 1388 gennaio 29 - 1388 gennaio 31, Viterbo - mm.<br />

218 x 700<br />

Autorizzazione ad una vedova di vendita all’asta per conto di minore.<br />

Acquisto di un terreno.<br />

Riferimento sempre allo stesso acquisto.<br />

34/B - 1388 febbraio 1, Viterbo - mm. 233 x 660<br />

La stessa vende un terreno del minore.<br />

35 - 1388 novembre 4, Viterbo - mm. 234 x 698<br />

Vendita per conto di parenti di un pezzo di terra in Pian <strong>delle</strong> Sterpa<strong>gli</strong>e.<br />

36 - 1392 gennaio 5, Viterbo - mm. 212 x 491<br />

Testamento di una vedova con lasciti vari (in fiorini, denari, paparini, beni immobili).<br />

37 - 1403 novembre 19 - mm. 249 x 606<br />

Vendita di casa in San Luca.<br />

143


38 - 1406 ottobre 15, Roma - mm. 395 x 436<br />

Inhibitio extra curiam emessa in causa tra un prete da una parte e priore e capitolo<br />

di Sant’Angelo in Spatha dall’altra.<br />

39 - 1429 agosto 17, Viterbo - mm. 260 x 434<br />

Testamento di vedova con lascito ad altra donna e al vescovo di Viterbo.<br />

40 - 1452 marzo 12, Viterbo - mm. 396 x 490<br />

Vendita di casa in Santa Maria in Poggio e suo trasferimento ad altro da parte<br />

del nuovo proprietario.<br />

144


sezione<br />

anai<br />

emilia romagna<br />

Comune di Fiorano Modenese<br />

assessorato alle<br />

Politiche Culturali<br />

Centro studi interregionale su<strong>gli</strong> arChivi eCClesiastiCi<br />

<strong>vite</strong> <strong>consacrate</strong>. <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong><br />

<strong>delle</strong> <strong>organizzazioni</strong><br />

<strong>religiose</strong> <strong>femminili</strong><br />

atti della giornata di studi<br />

di ravenna (28 settembre 2006)<br />

e di ravenna (28 settembre 2006)<br />

a cura di enrico angiolini<br />

mucchi editore<br />

soprintendenza<br />

<strong>archivi</strong>stica<br />

per l’emilia romagna


Claudia Baldini<br />

Gli <strong>archivi</strong> <strong>delle</strong> comunità <strong>religiose</strong> <strong>femminili</strong> <strong>delle</strong><br />

Diocesi di Ravenna e Faenza-Modi<strong>gli</strong>ana<br />

Ringrazio per l’invito rivoltomi a parlare in questa sede di un argomento<br />

tanto interessante qual è il contenuto de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> <strong>delle</strong> comunità <strong>religiose</strong><br />

<strong>femminili</strong>: si tratta infatti di un mondo di storia, di curiosità anche tenere, di<br />

drammi, di santità il più <strong>delle</strong> volte nascosta.<br />

Dico subito che su<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> di molti monasteri regnerà ancora il silenzio,<br />

il mistero, dal momento che le monache hanno timore che notizie riservate<br />

vengano portate all’esterno della loro comunità. Chiamate ed educate al silenzio<br />

e alla separazione dal mondo, esse ritengono che il più assoluto riserbo<br />

sia doveroso, indipendentemente dall’interesse storico del loro patrimonio.<br />

Di fatto, in molti <strong>archivi</strong>, non c’è separazione fra le notizie storiche, per<br />

così dire istituzionali, del singolo monastero e le notizie riguardanti le persone<br />

<strong>delle</strong> monache e le loro vicende personali, per cui si vo<strong>gli</strong>ono tutelare dall’esposizione<br />

al pubblico le vicende interne. Ne<strong>gli</strong> stessi necrologi che normalmente<br />

vengono diffusi nell’Ordine alla morte <strong>delle</strong> <strong>religiose</strong>, la loro storia<br />

viene epurata e ridotta ai dati fondamentali, a meno che non si tratti di persone<br />

morte in concetto di santità, per le quali possa ritenersi possibile l’apertura<br />

di un processo canonico.<br />

Poiché in genere le monache non sono in grado di ordinare i loro <strong>archivi</strong>,<br />

e non desiderano affidarli a mani esterne, il problema resta spesso insoluto.<br />

Alcuni <strong>archivi</strong> sono stati esaminati e parzialmente ordinati da un religioso<br />

del medesimo ordine che, con autorità, se ne è assunto il compito.<br />

Ricordiamo che gran parte del materiale è andato disperso nelle varie<br />

soppressioni de<strong>gli</strong> Ordini Religiosi, e, nel mi<strong>gli</strong>ore dei casi, si ritrova, mutilo,<br />

presso <strong>gli</strong> Archivi di Stato.<br />

Archivio del monastero <strong>delle</strong> Monache Clarisse Cappuccine di Ravenna<br />

È un <strong>archivi</strong>o di tutto rispetto, ma non accessibile. Per ammissione <strong>delle</strong><br />

stesse monache, esso contiene documenti manoscritti dalla fondazione (secolo<br />

XVII) in poi, salvati dalle dispersioni; essi rivestono una particolare importanza:<br />

nelle notizie del monastero che si attingono dalle carte giacenti presso<br />

l’Archivio di Stato e l’Archivio Storico Arcivescovile di Ravenna non si tro-<br />

147


vano i cognomi <strong>delle</strong> monache ma solo i nomi religiosi, per cui non si risale<br />

alle fami<strong>gli</strong>e d’origine.<br />

I documenti conservati in monastero concernono la fondazione, avvenuta<br />

nel 1675, per opera di Giulia Pascoli, professa con il nome di suor Chiara,<br />

nella casa materna di via Cattaneo (allora detta De<strong>gli</strong> Stregoni, e poi Delle<br />

Cappuccine Vecchie). Il chiostro, soppresso nel 1810, venne poi ricostituito<br />

nel 1823 presso la chiesa di Sant’Apollinare in Veclo, per il lavoro di suor<br />

Teresa Miani.<br />

Archivio del monastero di Santo Stefano <strong>delle</strong> Monache Carmelitane di Ravenna<br />

Le monache possiedono documenti risalenti all’erezione del convento<br />

(intitolato a santa Maria Maddalena de’ Pazzi), fondato nel secolo XVII, a<br />

monastero di clausura papale, avvenuta nel secolo XIX: le Carmelitane si trovavano<br />

allora nel monastero di Santo Stefano de<strong>gli</strong> Ulivi, già appartenuto alle<br />

Domenicane, sito in Piazza Mameli. In seguito alle successive traversie legislative,<br />

le Carmelitane vennero sloggiate e, nel ricostituire la comunità in via<br />

Guaccimanni, portarono seco il titolo di Santo Stefano. L’<strong>archivi</strong>o non è ordinato<br />

e contiene documenti che la comunità considera strettamente privati,<br />

per cui non è accessibile.<br />

Archivio dell’Istituto Tavelli, convento di Ravenna della Congregazione <strong>delle</strong><br />

Vergini di san Giuseppe<br />

Anche questo convento ha subito le conseguenze <strong>delle</strong> soppressioni, per<br />

cui molti documenti sono andati dispersi. Sorto in via Mazzini, angolo via<br />

Cerchio, nella casa della fondatrice, suor Andreana Tavella, l’Istituto venne<br />

trasferito nei Chiostri Francescani e successivamente nel Palazzo Lovatelli,<br />

sua odierna sede. Sorto come istituto di preghiera e ritiro, il convento fu configurato<br />

come Congregazione dalla madre Serafina Cardoni, che, dopo le vicende<br />

napoleoniche, accettò l’Educandato e ricevette dall’Arcivescovo monsignor<br />

Codronchi, nel 1821, il convento «già francescano nella Parrocchia<br />

di S. Maria Maddalena in S. Francesco, in prima s. Pietro Maggiore» (cfr.<br />

arChivio StoriCo arCiveSCovile di ravenna, Sacra Visita n. 34, carpetta 3).<br />

Pare che il convento sia in possesso solo di una brevissima storia dell’Istituto,<br />

scritta da un sacerdote alla fine del secolo XIX.<br />

148


Archivio dell’Istituto <strong>delle</strong> Suore Serve di Maria Addolorata «G. Ghiselli»<br />

Monsignor Giorgio Ghiselli, insieme a Margherita Zamara e ad alcune<br />

giovani, volle fondare un’istituzione per l’istruzione religiosa <strong>delle</strong> ragazze<br />

povere; le giovani si fecero <strong>religiose</strong> assumendo il nome di Fi<strong>gli</strong>e dell’Addolorata.<br />

Sorto nel 1852 come Educandato per fanciulle non agiate, ed elevato a<br />

scuola privata esterna femminile per l’istruzione elementare e l’insegnamento<br />

dei lavori muliebri nel 1860, Margherita Zamara di Domenico, nata nel 1823<br />

e morta nel 1880, ne fu superiora a vita. Pochi i documenti conservati.<br />

Archivio del monastero di San Giovanni Battista <strong>delle</strong> Clarisse Cappuccine<br />

in Bagnacavallo<br />

Il monastero, sorto nel secolo XVIII, ebbe presto notorietà come luogo di<br />

educazione (termine con cui si indicava uno stato di incertezza sulla destinazione<br />

<strong>delle</strong> giovani che vi erano messe, con possibilità di monacazione); lì fu<br />

posta «in educazione» a soli quattro anni Allegra, fi<strong>gli</strong>a del poeta Byron, che<br />

presto vi morì senza più rivedere alcun parente.<br />

Nato con il titolo di San Gerolamo, il monastero ebbe varie vicissitudini<br />

con le soppressioni napoleoniche e con le leggi Siccardi: nel tentativo di farlo<br />

sopravvivere, le monache si diedero sia a compiti educativi e di istruzione,<br />

sia a servizi ospedalieri. Infine, la comunità si sdoppiò, e si ebbero così il monastero<br />

di San Girolamo e il monastero di San Giovanni Battista, eretto ne<strong>gli</strong><br />

edifici del soppresso monastero Camaldolese maschile. Il monastero di San<br />

Girolamo, contando un numero esiguo di monache venne accorpato al monastero<br />

dell’Immacolata Concezione di Brescia, che conserva alcuni importanti<br />

documenti. Del monastero di San Giovanni Battista si conoscono le vicende<br />

della fondazione, a opera di suor Marianna del Sacro Cuore (al secolo Francesca<br />

Cavalli) e della rifondazione, dopo le soppressioni, a opera di suor Marianna<br />

Fabbri.<br />

L’<strong>archivi</strong>o è una miniera, esplorata nel 1935 dal frate minore cappuccino<br />

padre Luigi da Gatteo, che ha riassunto le notizie essenziali in una pubblicazione<br />

dal titolo: Un’oasi nel deserto (Faenza 1935).<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

L’<strong>archivi</strong>o del monastero contiene:<br />

12 buste di documenti manoscritti;<br />

Libri di vestizioni e monacazioni;<br />

Biografie <strong>delle</strong> monache defunte;<br />

Registri di capitoli.<br />

149


Archivio del monastero di Santa Chiara <strong>delle</strong> Clarisse Francescane in Faenza<br />

L’<strong>archivi</strong>o conteneva in passato 8 pergamene, citate dal Tonduzzi nel secolo<br />

XVII, e libri di memorie, citati dall’agiografo faentino Magnani; erano<br />

anche presenti bolle e brevi pontifici importanti, citati dal padre Minore conventuale<br />

Sbara<strong>gli</strong>a nella seconda metà del secolo XVIII (cfr. Bullarium Franciscanum,<br />

1149; II 9). Le preziose carte andarono perdute, dopo che furono<br />

consegnate all’abate G. B. Tondini.<br />

-<br />

-<br />

-<br />

L’<strong>archivi</strong>o contiene:<br />

Libri <strong>delle</strong> vestizioni, professioni e morti <strong>delle</strong> <strong>religiose</strong>;<br />

Libri d’amministrazione, dal secolo XVII;<br />

Applausi poetici per monacazioni, del secolo XVIII.<br />

Le pergamene date all’abate Tondini vennero da lui elencate, ma non fu-<br />

rono restituite: parte di quelle copiate dallo stesso, pare con diverse inesattezze,<br />

sono alla Biblioteca Comunale di Faenza; alcune si trovano all’Archivio<br />

di Stato di Roma. Libri sequestrati nel 1805 sono consultabili presso l’Archivio<br />

di Stato di Faenza.<br />

Le notizie più rilevanti della storia del monastero sono raccolte nel libro:<br />

Memorie storiche del Convento e del Collegio di S. Chiara di Faenza (Francesco<br />

Lanzoni, a cura di Carlo Mazzotti, Bologna 1939).<br />

Archivio del monastero di Santa Umiltà <strong>delle</strong> Monache Benedettine Vallombrosane<br />

in Faenza<br />

Questo antico monastero, fondato da santa Umiltà nel medioevo, ha un<br />

<strong>archivi</strong>o esiguo, a motivo <strong>delle</strong> tante traversie subite dal secolo XVI in poi,<br />

con relativi trasferimenti. Non ci sono i documenti relativi ai secoli XIV e<br />

XV. Altre perdite si ebbero con le soppressioni.<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

Restano:<br />

2 libri di Ricordanze («A», dal 1562 al 1695; «C» dal 1756 al 1797);<br />

Vari libri di Memorie relative al secolo XIX;<br />

10 volumi di Miscellanea;<br />

Il Libro <strong>delle</strong> Educande;<br />

Il libro <strong>delle</strong> monache defunte.<br />

L’<strong>archivi</strong>o è stato esaminato nel 1937-1938 da Piero Zama e da Bruno<br />

Nediani, come si vede dal volume: Il monastero e l’educandato di S. Umiltà<br />

di Faenza (1266-1938) (Faenza 1938). Otto libri dell’amministrazione del<br />

monastero si trovano presso la Sezione di Archivio di Stato di Faenza.<br />

150


Archivio del monastero di San Maglorio <strong>delle</strong> Monache Benedettine Camaldolesi<br />

in Faenza<br />

È presente nell’<strong>archivi</strong>o di questo antico monastero, la cui sede originaria<br />

nel centro della città è stata abbandonata e distrutta, qualche antica pergamena<br />

in parte non decifrata e vi sono anche pregiate cinquecentine. Diversi<br />

fondi relativi a San Maglorio si trovano alla Sezione di Archivio di Stato di<br />

Faenza; i Regesti sono raccolti nelle «Carte Rossini» della Biblioteca Comunale<br />

di Faenza, e sono citati da B. Calati e A. Savioli in: Il Monastero camaldolese<br />

di S. Maglorio in Faenza (Faenza 1989).<br />

Archivio del monastero di Santa Caterina <strong>delle</strong> Monache Camaldolesi in<br />

Faenza<br />

L’<strong>archivi</strong>o è completo, dalla fondazione, avvenuta in Forlì nel secolo<br />

XVI, al trasferimento forzato a Faenza nel 1862, prima in via Cavour, poi in<br />

San Maglorio. In seguito ai provvedimenti governativi de<strong>gli</strong> anni 1881 e 1888,<br />

la comunità attraversò pesanti difficoltà e si stabilì poi in via Bondiolo.<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

Risultano presenti:<br />

5 buste di documenti con centinaia di fascicoli;<br />

Libri <strong>delle</strong> Vestizioni;<br />

Libri <strong>delle</strong> monache defunte;<br />

Memorie.<br />

L’<strong>archivi</strong>o è stato visto da Carlo Mazzotti nel 1960, che ha citato alcuni<br />

documenti nel volume: Il Monastero di S. Caterina a Forlì e a Faenza - Memorie<br />

storiche (Faenza 1963).<br />

Archivio del monastero della Santissima Trinità <strong>delle</strong> Monache Domenicane<br />

in Castelbolognese<br />

L’<strong>archivi</strong>o non è accessibile: contiene carte relative alla fondazione e alla<br />

vita della comunità dall’anno 1613.<br />

Archivio del monastero di Santa Maria Maddalena <strong>delle</strong> Monache Agostiniane<br />

in Modi<strong>gli</strong>ana<br />

L’<strong>archivi</strong>o contiene un’interessante documentazione dalla fondazione,<br />

avvenuta nel 1548, ai nostri giorni, in cui notizie riservate sono mescolate a<br />

151


quelle più generali della storia del monastero. Le carte originali non sono state<br />

ordinate.<br />

Purtroppo, ho potuto comunicarvi dei contenitori con scarse indicazioni<br />

dei contenuti, per i motivi che ho esposto all’inizio, per cui la brevità era<br />

inevitabile.<br />

152


MariafiaMMa faberi o.s.c. – M. Giovanna cereti o.s.c.<br />

L’<strong>archivi</strong>o del monastero <strong>delle</strong> Clarisse in San Biagio di Forlì<br />

1. Le Clarisse a Forlì<br />

In questo fazzoletto di terra, compreso tra la piazzetta San Biagio, ora<br />

denominata Don Pietro Garbin, e la rumorosa circonvallazione, vivono da<br />

centoquindici anni le Sorelle Povere di santa Chiara: più di un secolo di vita<br />

clariana incastonato nella plurisecolare e molteplice presenza francescana a<br />

Forlì. Il monastero infatti è costituito dall’accorpamento, non poco disagevole<br />

e forzato, dei resti del distrutto convento di San Girolamo, dove per secoli<br />

hanno vissuto i Frati Minori. Qui le Clarisse approdarono nel 1892, dopo<br />

instabili soggiorni in altri luoghi e dopo che, in nome della libertà, i governi<br />

napoleonico prima e sabaudo poi le avevano cacciate dai loro antichi monasteri<br />

di Santa Chiara e della Ripa, occupati militarmente. Romanticamente,<br />

le chiamavano le «sepolte vive», ma la loro presenza orante e discreta ha seguito<br />

lo sviluppo della città e <strong>delle</strong> generazioni forlivesi fin dai tempi di santa<br />

Chiara cioè fin dall’inizio dello sviluppo dell’Ordine Francescano nella Chiesa<br />

nel secolo XIII. La nascita <strong>delle</strong> Clarisse a Forlì avviene mentre è ancora<br />

in vita santa Chiara, non molti anni dopo il loro sorgere in Assisi, presso San<br />

Damiano.<br />

Il primo monastero clariano a Forlì è il monastero di Santa Chiara<br />

Le memorie più antiche <strong>delle</strong> Clarisse di Forlì sono in alcune pergamene<br />

dell’<strong>archivi</strong>o della Cattedrale. La prima è del 26 dicembre 1256: le suore di<br />

San Damiano, capitolarmente unite in numero di 40, vendono alcuni beni all’ospedale<br />

di Santa Croce. L’altra è del 27 giugno 1257: il papa Alessandro IV<br />

esorta il Capitolo di Forlì a non impedire che le suore di San Damiano passino<br />

da Paderno (nel rione di San Pietro) al luogo detto Gualdo (presso San Biagio)<br />

dove rimase per molti secoli il Monastero di Santa Chiara.<br />

Santa Chiara compatrona della città di Forlì<br />

Del periodo successivo si ha una notizia importante: Il Novacula, nella<br />

sua cronaca, narra che<br />

153


«nell’anno 1483 alli 11 di agosto, vigilia di S. Chiara, la città, ad un’ora<br />

di notte venne scossa orribilmente dal terremoto [...]. Siccome le scosse<br />

continuarono per un mese circa, i cittadini, considerando che il terremoto<br />

era cominciato la vigilia di S. Chiara, invocarono la santa per essere<br />

liberati dal flagello, e risolsero di andare ogni anno in processione<br />

il dì della festa nella chiesa del monastero, dove si sarebbe cantata solennemente<br />

la Messa» 1 .<br />

Da quel momento, santa Chiara fu eletta compatrona della città di Forlì<br />

insieme a san Mercuriale.<br />

Il monastero presso San Biagio fu soppresso nel 1810 e non fu più ripristinato.<br />

Nel 1484 era sorto a Forlì un altro monastero, di Santa Maria della<br />

Ripa o della Torre, in cui erano riuniti tre gruppi di suore del Terz’Ordine:<br />

«Dovette tal monastero la sua erezione alla serva di Dio suor Margherita<br />

Tramorti Aliotti, che impiegò in quel grandioso lavoro il suo ricco patrimonio,<br />

e a Pino Ordelaffi, che con munificenza adoperò le pingui eredità<br />

della madre e della sua seconda mo<strong>gli</strong>e, lasciate<strong>gli</strong> appositamente<br />

per la fabbrica di un monastero» 2 .<br />

Poiché queste suore desideravano passare al Secondo Ordine, chiesero di<br />

fare venire alcune Clarisse dal monastero di Ferrara, che le aiutassero a seguire<br />

la regola di santa Chiara:<br />

«La grazia fu ottenuta probabilmente anche perché era ancora in vita o<br />

era morta da poco tempo donna Leonarda dei principi Ordelaffi, signori<br />

di Forlì (la quale era abbadessa nel monastero del Corpo di Cristo nel<br />

1456 quando S. Caterina di Bologna fu ricercata dai magistrati di quella<br />

città...). Dieci furono le <strong>religiose</strong> inviate a Forlì e giuntevi circa il 22<br />

marzo 1484» 3 .<br />

1 <strong>archivi</strong>o del Monastero <strong>delle</strong> clarisse in san biaGio di forlì, Un secolo di vita della Comunità<br />

<strong>delle</strong> Religiose Clarisse di Forlì, p. 6. Altre notizie per <strong>gli</strong> anni 1348, 1390, 1401,<br />

1412, 1427, 1460, 1472 e 1709 sono reperibili tramite lo Schedario Zaccaria, conservato<br />

presso l’Archivio di Stato di Forlì, ai nn.: 6176, 6261, 6313-6315, 6345-6346.<br />

2 <strong>archivi</strong>o del Monastero <strong>delle</strong> clarisse in san biaGio di forlì, Un secolo di vita della Co-<br />

munità <strong>delle</strong> Religiose Clarisse di Forlì, p. 9.<br />

3 Ibidem, p. 10.<br />

154


Suor Serafina Scanelli, clarissa di rilievo<br />

Dopo alcuni secoli molto fiorenti, come in tutti <strong>gli</strong> altri monasteri, la<br />

situazione cominciò a diventare critica, in seguito alle monacazioni forzate.<br />

Una nuova svolta fu data dalla serva di Dio suor Angela Serafina Scanelli<br />

(1712-1730):<br />

«Anima ardente di zelo per la gloria di Dio, si adoperò per la riforma<br />

del monastero, e l’avrebbe compiuta se il demonio, permettendo Iddio<br />

per santificarla nelle contrarietà, non le avesse mosso le più aspre guerre.<br />

Ma quello che non poté fare con l’azione lo fece con la virtù; poiché<br />

dopo la sua morte immatura, commosso dalla sua ammirabile vita,<br />

il monastero cambiò molto d’aspetto» 4 .<br />

Con la soppressione napoleonica anche queste monache, che avevano<br />

mantenuto il nome di Francescane della Ripa per distinguersi dal già esistente<br />

monastero di Clarisse, dovettero lasciare il monastero e quasi tutte si riunirono<br />

in San Domenico, con altre monache di Ordini diversi, nel 1824:<br />

«questa importante notizia ce la fornisce mons. Bratti il quale, pochi<br />

mesi dopo la riapertura di S. Domenico, nella relazione della sua visita<br />

a Roma, fatta il 19 lu<strong>gli</strong>o 1824, ecco come si esprime riguardo alle nostre<br />

suore: “Esiste poi un terzo che appena può dirsi monastero, poiché<br />

solo da 3 mesi - compiuti i restauri - le monache hanno cominciato ad<br />

entrarvi. Sono poi queste pervenute da diversi istituti e anche da diverse<br />

diocesi. Tuttavia fra loro vivono in pace e la maggior parte sono per<br />

abbracciare la stessa regola [...] e la regola da professarsi sarà quella di<br />

S. Chiara, a norma <strong>delle</strong> Costituzioni di Urbano IV”» 5 .<br />

Papa Pio IX visita il monastero<br />

Le difficoltà che le monache dovettero sostenere ne<strong>gli</strong> anni successivi, a<br />

causa di questa promiscuità, non furono poche, ma furono superate anche e<br />

sopratutto con l’aiuto dei superiori. Un avvenimento degno di nota, nel 1857,<br />

fu la visita del papa Pio IX. Ecco come una monaca, suor Matilde Mengozzi,<br />

descrive la visita:<br />

4 Ibidem, p. 13.<br />

5 Ibidem, pp. 26-27.<br />

155


«Sua Santità si prese da Palazzo per venire da noi appositamente, a suono<br />

di banda. Degnossi dunque la Sua Beatitudine entrare in questo nostro<br />

convento <strong>delle</strong> Clarisse in S. Domenico, e sull’ingresso trovò la porta<br />

della clausura spalancata e le suore tutte inginocchiate a due ali [...]» 6 .<br />

Cacciate dal monastero di San Domenico in ventiquattro ore<br />

Dopo questo avvenimento lieto, nel 1860 se ne registra uno molto più<br />

doloroso: la cacciata dal monastero di San Domenico. Le forze militari del<br />

Regno d’Italia, appena costituitosi con l’annessione dei territori dello Stato<br />

pontificio, requisirono l’edificio per trasformarlo in caserma:<br />

«l’improvvisa disgrazia, il dolore della partenza, la preoccupazione di<br />

dover sgombrare in ventiquattro ore il vastissimo locale, erano cause<br />

più che sufficienti a produrre nelle monache il più grande smarrimento,<br />

eppure, con la forza che viene dall’alto, quelle deboli creature dettero<br />

prova di coraggio e sangue freddo. Invece di perdersi in lamenti,<br />

accettarono il colpo dalle mani di Dio, si misero attivamente al lavoro<br />

dello sgombero con l’aiuto di operai e facchini chiamati in fretta; ma se<br />

il loro dolore fu coraggioso non fu, per questo, meno intenso. Ignoriamo<br />

l’ora della partenza: con certezza sappiamo solamente che partirono<br />

il 18 marzo 1860, nelle vetture inviate dai nobili della città che compassionavano<br />

il caso pietoso. La sera erano tutte nel conventino dei Romiti,<br />

ristretto in pochi ambienti [...], lontano per sempre dal loro amato<br />

monastero» 7 .<br />

Pellegrine accompagnate dalla «Madonna della Ripa»<br />

Da questo momento iniziarono una vera e propria peregrinazione per la<br />

città. Una nota importante in questo triste momento è l’avere sperimentato<br />

quanto era forte il legame che le univa alla Madonna, rappresentata su un affresco<br />

murale proveniente dal già citato Monastero della Ripa:<br />

«in questo affrettato sgombero non riuscirono a far to<strong>gli</strong>ere l’affresco<br />

della Madonna della Ripa, e quando più tardi cercarono di riaverlo, non<br />

c’era più, e nessuno sapeva o voleva dire chi l’avesse tolto» 8 .<br />

6 Ibidem, p. 57.<br />

7 Ibidem, p. 66.<br />

8 Ibidem, p. 83.<br />

156


Ma per singolare prodigio attribuito dalle Clarisse alla Vergine l’affresco<br />

fu fortunosamente ritrovato e ridonato alle Sorelle:<br />

«le suore ne aspettavano piene di consolazione l’arrivo, genuflesse presso<br />

il portone del monastero, e l’accolsero con lacrime di tenerezza, benedicendo<br />

e ringraziando Maria del suo pegno d’amore e di protezione<br />

[...]. L’immagine della Vergine rimase a custodia <strong>delle</strong> sue fi<strong>gli</strong>e e fu il<br />

loro rifugio e il loro conforto in que<strong>gli</strong> anni di prova» 9 .<br />

Ospitate dalle suore del Buon Pastore...<br />

Cacciate da San Domenico, dapprima le Clarisse furono ospitate per volontà<br />

del vescovo monsignor Pier Paolo Trucchi nell’edificio in via Monsignani,<br />

già sede da qualche anno <strong>delle</strong> suore del Buon Pastore, accanto alle<br />

quali dimorarono; l’edificio era ristretto e malsano, la sistemazione precaria<br />

e poco idonea, quasi certamente anche la convivenza con una congregazione<br />

di vita attiva non facile:<br />

«il repentino passaggio da S. Domenico a questo tetro luogo, dovette<br />

parere in principio, alle nostre suore, un brutto sogno, fu invece l’inizio<br />

di quella dolorosa Via Crucis che doveva terminare solo nel 1892.<br />

Esse rimasero la prima volta, quasi diciannove anni, e furono tutti anni<br />

di dolore. Quanto patissero così ristrette e sacrificate in un luogo tanto<br />

malsano, lo dimostra il fatto che in questo periodo morirono circa trenta<br />

suore, nella maggior parte giovanissime» 10 .<br />

...poi a Faliceto<br />

Poi esse trovarono posto nel locale demaniale presso Faliceto, un tempo<br />

occupato dalle suore Terziarie Francescane e intitolato a santa Elisabetta:<br />

«il nuovo monastero, posto in via Camaldolesi, era un piccolo locale<br />

senza alcuna bellezza, ma il suo aspetto quieto ed umile dette alle pie<br />

<strong>religiose</strong> l’idea di Nazareth, e perciò lo dedicarono alla Sacra Fami<strong>gli</strong>a<br />

[...]. In questo piccolo convento le Clarisse rimasero appena otto anni,<br />

e neppure questi furono privi di pene. Le suore continuavano a mori-<br />

9 Ibidem, p. 84.<br />

10 Ibidem, p. 82.<br />

157


e con frequenza, sebbene un po’ meno che al Buon Pastore; le giovani<br />

che entravano erano poche» 11 .<br />

Quindi esse furono di nuovo costrette a tornare al Buon Pastore:<br />

«Sembrava che la Comunità dovesse disfarsi, e tutti lo pensavano: nelle<br />

medesime proposte del Vescovo (che naturalmente agiva in buona fede,<br />

secondo il concetto che s’era formato), esse comprendevano le sue intenzioni<br />

di dividerle per sempre [...] oppure unirle alla comunità del<br />

Buon Pastore [...]. Se avessero voluto seguire la natura, parecchie suore<br />

avrebbero preferito la prima proposta, ma per l’amore che si portavano<br />

tra loro, sacrificarono i particolari sentimenti al bene comune» 12 .<br />

Nell’attuale convento di San Girolamo in San Biagio<br />

Finalmente, dopo molta sofferenza, per interessamento del vescovo Domenico<br />

Svampa, nel 1892 esse poterono trovare stabile dimora presso l’antico<br />

convento di San Girolamo dei Frati Minori Osservanti, ora detto di San<br />

Biagio. Qui aveva tenuto una <strong>delle</strong> sue prediche san Bernardino da Siena, qui<br />

avevano predicato pure fra Giacomo da Bologna e san Giovanni da Capestrano,<br />

e queste memorie parlavano al cuore <strong>delle</strong> Clarisse:<br />

«se il monastero non è bello, se è povero, se bisogna assoggettarsi a<br />

qualche mortificazione abitandolo, le Clarisse sono contente per la sicurezza<br />

che così com’è esso piace di più al loro Padre poverello del regale<br />

convento della Ripa e di quello sontuoso di San Domenico. Lo amano<br />

molto poi, perché è stato amorosamente preparato per loro dalla Provvidenza<br />

del buon Dio ed è stato acquistato a prezzo di dolore da tante<br />

loro virtuose consorelle» 13 .<br />

La bomba del 10 dicembre 1944<br />

Da questo momento cominciò per la Comunità un cammino sereno, interrotto<br />

però dai momenti tragici <strong>delle</strong> due guerre mondiali; la prima non portò<br />

disagi molto forti, mentre la seconda ebbe <strong>delle</strong> conseguenze piuttosto gra-<br />

11 Ibidem, p. 94.<br />

12 Ibidem, p. 97.<br />

13 Ibidem, p. 101.<br />

158


vi, in quanto il monastero subì pesanti danni a conseguenza dello spostamento<br />

d’aria causato dalla bomba caduta sulla chiesa di San Biagio completamente<br />

devastata:<br />

«questa sera, 10 dicembre 1944, alle 4,30, dopo qualche secondo di segnale<br />

della contro-aerea, tre apparecchi nemici, sorvolando la città a<br />

bassissima quota, hanno lanciato in diversi punti della città tre bombe<br />

ad aria compressa. Una è caduta sulla chiesa di S. Girolamo in S. Biagio,<br />

distruggendola completamente e trascinando nella rovina la canonica,<br />

il loggiato e locali annessi e tutta l’ala del convento rivolta ad est<br />

ed adiacente alla chiesa che per lo spostamento ha ricevuto il peso della<br />

chiesa in rovina [...]. Quanta desolazione e quanto spavento! La nostra<br />

casa è tutto uno squarcio e una ferita» 14 .<br />

Successivamente vennero ricostruite, nell’arco di parecchi anni e a prezzo<br />

di grandi sacrifici, le parti del monastero andate distrutte, Anche la chiesa<br />

di San Biagio fu ricostruita, con una struttura diversa, ne<strong>gli</strong> anni del dopoguerra.<br />

L’aiuto della Federazione<br />

Ne<strong>gli</strong> anni Settanta la Comunità dovette affrontare una nuova prova: in<br />

pochi anni vide morire parecchie Sorelle, senza un adeguato incremento di<br />

nuove vocazioni. Si rivolse perciò per chiedere aiuto alla Federazione dei<br />

Monasteri <strong>delle</strong> Clarisse (le Federazioni fra i monasteri di clausura erano da<br />

poco istituite per esprimere una piena comunione tra i monasteri); ed essa, stimolata<br />

anche dall’intervento premuroso del vescovo di Forlì, monsignor Giovanni<br />

Proni, chiese la disponibilità di almeno due Sorelle de<strong>gli</strong> altri monasteri<br />

federati. Così il 29 giugno 1980 madre Assunta Mauri, presidente della Federazione<br />

Veneto-Emilia Romagna, proveniente dal monastero di Fanano, e<br />

suor Alessandra Tolomio, del monastero di Contarina - Porto Viro, si unirono<br />

alle Sorelle. Contestualmente giunsero a maturazione due forti desideri della<br />

comunità:<br />

1. il passaggio dalla giurisdizione del Vescovo a quella dei Frati Minori,<br />

per poter esprimere con più autenticità il carisma francescano. La Sacra<br />

Congregazione, in data 24 maggio 1980, approvava tale passaggio.<br />

2.<br />

la comunità, che dalla fondazione aveva sempre professato la regola di<br />

Urbano IV, chiese alla Santa Sede di poter professare la regola di santa<br />

14 Dal libro <strong>delle</strong> Cronache del monastero, anno 1944, 10 dicembre.<br />

159


Chiara, approvata da Innocenzo IV, che concede di non possedere nulla<br />

nemmeno in comune. La Santa Sede, con documento datato il 28 aprile<br />

1981, accettò la richiesta.<br />

Di grande impulso e beneficio per una rinnovata vitalità di tutta la comunità<br />

si è rivelata anche l’esecuzione di numerosi lavori di ristrutturazione dello<br />

stabile, che tuttora stanno proseguendo, con lentezza per la mancanza di<br />

fondi, ma con fiduciosa speranza.<br />

2. L’<strong>archivi</strong>o storico del monastero<br />

Come si evince da questi cenni storici, il monastero <strong>delle</strong> Clarisse in San<br />

Biagio di Forlì ha, nel suo assetto e nella sua sede attuale, una storia relativamente<br />

recente, e questo non manca di riflettersi sulla consistenza del suo <strong>archivi</strong>o.<br />

Non è in possesso del monastero alcuna documentazione diretta relativa<br />

ai secoli precedenti la soppressione napoleonica: né per quanto riguarda<br />

il monastero <strong>delle</strong> Clarisse «nel luogo detto Gualdo presso S. Biagio», né<br />

per quanto riguarda il monastero di Santa Maria della Ripa <strong>delle</strong> Francescane,<br />

e neppure per il convento di San Girolamo in San Biagio, dei frati Minori<br />

Osservanti. Si ipotizza la possibilità di intraprendere ricerche in proposito<br />

presso l’Archivio di Stato e presso l’Archivio Vescovile, per integrare le informazioni<br />

esistenti desunte dalla documentazione della Provincia Minoritica<br />

e dalle cronache de<strong>gli</strong> storici forlivesi Novacula, Calletti, Baccarini, Bratti,<br />

Bagattoni.<br />

I documenti cominciano con il secondo decennio del 1800. La dispersione<br />

vissuta nel corso del XIX secolo e soprattutto i diversi traslochi - di cui almeno<br />

due forzati e realizzati in tempi assai rapidi - rendono certamente ragione<br />

della frammentarietà della documentazione conservata. Lo stimolo del<br />

presente convegno ha fornito l’occasione di intraprendere un lavoro di ricognizione<br />

e di riordino che era da lungo tempo auspicato ma, come facilmente<br />

accade in comunità piccole, era stato finora procrastinato.<br />

L’<strong>archivi</strong>o si presentava in discrete condizioni di conservazione: i documenti,<br />

contenuti in nove racco<strong>gli</strong>tori (quasi certamente della metà del 1800),<br />

erano custoditi nell’armadio dell’<strong>archivi</strong>o, al riparo dall’umidità e dalla polvere.<br />

La sovrapposizione di etichette e scritte sul dorso dei medesimi già lasciava<br />

intuire, tuttavia, una situazione di notevole disordine. L’indice esistente<br />

non permetteva più di conoscere il contenuto, per la non corrispondenza del<br />

materiale elencato nei fascicoli con i fascicoli esistenti, il che rendeva praticamente<br />

impossibile la fruizione dei documenti. Non c’era ormai più distinzione<br />

tra <strong>archivi</strong>o storico e <strong>archivi</strong>o corrente.<br />

160


Alcuni faldoni erano fermi ad una opera di inventariazione risalente probabilmente<br />

a<strong>gli</strong> anni Cinquanta del secolo scorso, testimoniata dall’uso, al<br />

loro interno, di fascicoli con titolo manoscritto e contenuto omogeneo, che<br />

aveva però escluso gran parte dei documenti relativi al periodo precedente<br />

l’arrivo nella sede attuale (1892), relegandoli nel primo faldone sotto il titolo<br />

generico di «Memorie storiche», senza ordine apparente. Aveva inoltre privilegiato<br />

la documentazione istituzionale (rescritti, relazioni di visita, etc.) rispetto<br />

a quella amministrativa e contabile, e alle testimonianze interne della<br />

vita della comunità, conservate in numero decisamente scarso.<br />

Diversi fascicoli avevano poi continuato a ricevere documenti fino alla<br />

so<strong>gli</strong>a de<strong>gli</strong> anni Ottanta, senza tuttavia che il materiale aggiunto fosse sempre<br />

omogeneo con la denominazione originaria del fascicolo. Gli ultimi faldoni<br />

contenevano materiale assai vario, de<strong>gli</strong> anni Cinquanta - Settanta, accumulato<br />

in modo confuso, spesso presente in numerose copie e scarsamente<br />

significativo.<br />

Data l’esiguità del tempo a disposizione si è pertanto deciso in primo<br />

luogo di operare la distinzione fra «<strong>archivi</strong>o storico», comprendente la documentazione<br />

fino all’anno 1940 incluso, di cui si è avviata la ricognizione, e<br />

«<strong>archivi</strong>o di deposito-corrente», al cui riordino si provvederà in un momento<br />

successivo.<br />

All’interno dell’<strong>archivi</strong>o storico si è poi scelto di operare una ulteriore<br />

distinzione in due sezioni, corrispondenti a due periodi ben identificabili e distinti<br />

nella storia del monastero:<br />

- la Sezione I, per la quale si è mantenuto il titolo «Memorie Storiche»<br />

presente sul primo faldone del vecchio <strong>archivi</strong>o, che racco<strong>gli</strong>e il materiale<br />

relativo al periodo precedente l’arrivo <strong>delle</strong> Clarisse nella sede attuale<br />

nel 1892;<br />

- la Sezione II, che sotto la denominazione «Il monastero <strong>delle</strong> Clarisse in<br />

San Biagio» racco<strong>gli</strong>e il materiale relativo a<strong>gli</strong> anni 1892-1940.<br />

Per quanto concerne l’<strong>archivi</strong>o di deposito-corrente, alla cui organizzazione<br />

e inventariazione - come si è detto - si potrà provvedere solo in un secondo<br />

tempo, si può forse già ipotizzare la possibile ulteriore periodizzazione:<br />

- 1941-1980, anno del passaggio dalla giurisdizione dell’Ordinario a quella<br />

del Ministro Provinciale dei Frati Minori, data che ha segnato una nuova<br />

significativa svolta nella vita della fraternità clariana portandola alla<br />

sua attuale configurazione giuridica;<br />

-<br />

dal 1981 ad oggi.<br />

Si fornisce di seguito una breve rassegna del tipo di documenti presenti<br />

in ciascuna <strong>delle</strong> sezioni già esaminate e <strong>delle</strong> scelte fatte in ordine alla sua<br />

catalogazione, insieme ad alcuni spunti di riflessione che ne sono scaturiti.<br />

161


3. Sezione I: «Memorie Storiche»<br />

L’esame dei documenti «miscellanei» relativi al XIX secolo è stata l’operazione<br />

che ha suscitato maggiore interesse, pur essendo quella che ha richiesto<br />

un tempo più lungo.<br />

La discontinuità che le soppressioni ottocentesche hanno portato nella<br />

storia e nella vita quotidiana di congregazioni <strong>religiose</strong>, conventi e monasteri,<br />

rende a tutt’oggi poco accessibile la storia di quei decenni, a meno che qualcuno<br />

dall’interno ne abbia curato la ricostruzione nei primi decenni del XX<br />

secolo. Questo è avvenuto nel nostro caso solo parzialmente, con il decisivo<br />

contributo di monsignor Bagattoni e di monsignor Adamo Pasini, Vicario della<br />

diocesi, che hanno sollecitato e sostenuto la conservazione della memoria<br />

<strong>delle</strong> «peripezie» del secolo precedente, anche attraverso la parallela consultazione<br />

dell’Archivio Vescovile e la trascrizione-traduzione di numerosi atti.<br />

Importante è la cronaca Un secolo di vita della Comunità <strong>delle</strong> Religiose<br />

Clarisse di Forlì. Si tratta di un testo di circa 150 pagine dattiloscritte rilegate<br />

in quaderno, presente in copia unica nell’<strong>archivi</strong>o del monastero. Non<br />

è datato né reca l’indicazione dell’autore, ma il fatto che la narrazione giunga<br />

fino alle celebrazioni centenarie del 1924 fa ragionevolmente supporre che<br />

sia stato compilato in quell’occasione, utilizzando materiale preso dalle Cronache<br />

del Monastero, con la collaborazione del Vicario della diocesi monsignor<br />

Adamo Pasini e di altri storici dei Frati Minori e del clero diocesano.<br />

Le annotazioni sul margine alto di numerosi documenti, nonché il tentativo<br />

di racco<strong>gli</strong>erne alcuni puntandoli insieme, rivelavano inequivocabilmente<br />

che era stata anche realizzata una qualche forma di riordinamento. Purtroppo<br />

i successivi numerosi (e forse talora maldestri) rimaneggiamenti hanno<br />

reso impossibile ricostruirlo, anche solo in modo congetturale.<br />

I documenti di questa prima sezione sono pertanto stati schedati fo<strong>gli</strong>o<br />

per fo<strong>gli</strong>o. Dopo aver provveduto alla schedatura dei documenti si è optato<br />

per un ordinamento differenziato. Le prime sei posizioni, indicate con le lettere<br />

da A ad F, riuniscono documenti eterogenei, del tipo più vario, e costituiscono<br />

una Miscellanea ordinata cronologicamente:<br />

- nella posizione A sono stati raccolti alcuni appunti sulla presenza <strong>delle</strong><br />

Clarisse e dei Minori Osservanti a Forlì: sono presumibilmente testi compilati<br />

all’inizio del XX secolo, ma sono stati collocati qui perché riguardano<br />

la storia dei secoli che hanno preceduto la soppressione napoleonica;<br />

-<br />

nella posizione B e C sono raccolti i documenti relativi alla comunità che<br />

si riunì nel 1824 nel monastero di San Francesco in Santa Maria già <strong>delle</strong><br />

Domenicane (detto comunemente «di S. Domenico»), rimanendovi per<br />

36 anni, fino al 1860 (rispettivamente: in B le carte dal 1823 al 1840; in<br />

C le carte dal 1841 allo «sfratto» del 1860). La varietà <strong>delle</strong> denomina-<br />

162


-<br />

-<br />

-<br />

zioni con cui il monastero e le monache in esso accolte vengono indicati<br />

testimonia - in modo più eloquente di tante parole - la faticosa ricerca di<br />

una fisionomia precisa per questa comunità che era derivata dalla riunione<br />

di suore provenienti da vari monasteri e osservanze diverse. Tuttavia<br />

esistono de<strong>gli</strong> indicatori che il periodo del San Domenico fu anche epoca<br />

di assestamento in un luogo preciso, che via via veniva plasmandosi<br />

in modo più funzionale alle esigenze della vita che in esso si svolgeva (si<br />

vedano le note di spese di vari artigiani per lavori di ristrutturazione eseguiti<br />

anche in muratura). E fu pure epoca di incremento della comunità<br />

con l’ingresso di numerose vocazioni (si vedano i moduli stampati indicanti<br />

la composizione del corredo e l’ammontare della dote richiesta per<br />

educande, coriste e converse). Stretti appaiono i rapporti con l’Ordinario<br />

e la Curia Vescovile, regolari le visite pastorali;<br />

nella posizione D sono stati collocati i documenti relativi al primo periodo<br />

trascorso al Buon Pastore, dopo la requisizione dell’edificio del San<br />

Domenico per scopi militari operata dal Governo nel 1860. La documentazione<br />

è scarsa e, da un certo punto in poi, rivela la situazione venutasi a<br />

creare a seguito della soppressione del 1866: le monache non sono più indicate<br />

come tali, ma con il loro nome civile; le ricevute dell’affitto pagato<br />

per i locali occupati alludono alla situazione logistica precaria; le ricevute<br />

di «pensione» dicono quale fosse la fonte di sostentamento della comunità,<br />

che conobbe in questi anni una cospicua riduzione di numero;<br />

nella posizione E sono riunite le carte relative al periodo 1878-1886, in<br />

cui le monache restanti si trasferirono nel locale demaniale di Faliceto,<br />

già monastero di Santa Elisabetta, e poi al periodo 1886-1891, in cui fecero<br />

ritorno al Buon Pastore. Non occorre altro indicatore che l’assenza<br />

pressoché totale di documenti e la tipologia dei pochissimi esistenti (ad<br />

esempio: nota di spese per trasloco, richiesta di proroga per lo sfratto da<br />

Faliceto, elenco de<strong>gli</strong> oggetti lasciati in consegna al parroco di Ravaldino,<br />

etc.) per comprendere quanto debba essere stata ridotta al minimo e<br />

vicina ad interrompersi per sempre la vita della comunità;<br />

nella posizione F sono riunite alcune carte de<strong>gli</strong> anni 1891-1892 che testimoniano<br />

i preliminari, le trattative e la realizzazione dell’acquisto del<br />

complesso di San Girolamo, già convento dei Minori Osservanti, che da<br />

circa mezzo secolo era stato venduto dal Demanio e adibito a privata abitazione.<br />

Seguono poi tre serie di documenti omogenei relativi a tutto il periodo<br />

1824-1891:<br />

-<br />

-<br />

-<br />

le relazioni <strong>delle</strong> visite pastorali realizzate dai vescovi;<br />

i rescritti di dispense chieste e ottenute per diverse circostanze;<br />

alcune carte relative a pratiche di pietà e indulgenze.<br />

163


4. Sezione II: Il monastero <strong>delle</strong> Clarisse in San Biagio, 1892-1940<br />

Per questa sezione si è scelto di mantenere almeno nelle sue grandi linee<br />

la catalogazione realizzata ne<strong>gli</strong> anni Cinquanta. Pertanto non si è proceduto<br />

alla schedatura fo<strong>gli</strong>o per fo<strong>gli</strong>o (che potrà forse realizzarsi in seguito, qualora<br />

si decidesse di procedere alla informatizzazione dell’<strong>archivi</strong>o) ma solo fascicolo<br />

per fascicolo, con l’indicazione del numero di carte contenute; l’ordine<br />

cronologico è stato conservato o, in molti casi, ripristinato all’interno <strong>delle</strong><br />

singole posizioni:<br />

- nella posizione «Abbadesse» sono conservati due tipi di carte: le conferme<br />

<strong>delle</strong> nomine ad opera dell’Ordinario, con le eventuali dispense per<br />

età o numero di anni di professione da parte della Sacra Congregazione;<br />

e i resoconti di gestione, annuali o triennali di tutte le abbadesse del periodo<br />

in oggetto. Una lettura attenta di queste ultime darebbe interessanti<br />

informazioni su<strong>gli</strong> orientamenti e <strong>gli</strong> intenti perseguiti da chi aveva in<br />

que<strong>gli</strong> anni la responsabilità del governo del monastero e anche di quella<br />

che, con termine certo più recente, potrebbe essere definita «animazione<br />

della fraternità»;<br />

- nella posizione «Clausura» sono conservati i permessi e le autorizzazioni<br />

in merito, rilevanti soprattutto trattandosi di un edificio non pensato<br />

come monastero, cosa che ha richiesto continui adattamenti;<br />

- nella posizione «Confessori» sono riunite le nomine dei confessori ordinari<br />

e straordinari, funzione che ha visto avvicendarsi in queste funzioni,<br />

nel periodo considerato, i rappresentanti più significativi del clero<br />

forlivese;<br />

- la posizione «Dispense» ha contenuto omogeneo con l’analoga serie presente<br />

nella sezione I; lo stesso vale per le posizioni «Opere di pietà e Indulgenze»<br />

e «Relazioni S. Visita», per le quali è stata mantenuta la stessa<br />

denominazione;<br />

- la posizione «Liturgia e culto divino» racco<strong>gli</strong>e materiali eterogenei riguardanti<br />

la celebrazione dell’Ufficio e permessi relativi alla custodia<br />

del Santissimo Sacramento;<br />

- la posizione «Rapporti con il parroco di S. Biagio» racco<strong>gli</strong>e un carteggio<br />

relativo ad un contenzioso sorto ne<strong>gli</strong> anni 1908-1909 per la tutela<br />

della separazione e la sicurezza sul lungo confine che il monastero ha in<br />

comune con l’adiacente chiesa parrocchiale;<br />

- la posizione «Amministrazione» racco<strong>gli</strong>e la peraltro esigua documentazione<br />

di tipo contabile, in particolare quella relativa alla vendita di alcune<br />

proprietà e all’acquisizione dell’orto attiguo;<br />

-<br />

la posizione «Lavori» riunisce in alcuni fascicoli le carte riguardanti lavori<br />

di ristrutturazione e ammodernamento di alcuni locali del monastero,<br />

particolarmente l’infermeria e il noviziato;<br />

164


- la posizione «Legati e vitalizi» contiene fascicoli relativi ad alcuni legati<br />

e alle loro modificazioni successive;<br />

- la posizione «Corrispondenza» racco<strong>gli</strong>e corrispondenza varia; di particolare<br />

interesse quella con alcuni missionari dei Frati Minori, che testimonia<br />

una apertura alla dimensione missionaria, alla quale si partecipava<br />

anche con un supporto concreto;<br />

-<br />

la posizione «Elenchi» racco<strong>gli</strong>e una serie abbastanza completa de<strong>gli</strong><br />

elenchi <strong>delle</strong> Ufficiali (indicanti <strong>gli</strong> incarichi assegnati a ciascuna sorella<br />

in sede di capitolo) e alcuni elenchi dei membri della comunità in anni<br />

diversi.<br />

Il periodo 1892-1940 si rivela, attraverso le carte che ha prodotto, portatore<br />

di una sostanziale (e chissà quanto sospirata!) stabilità nella vita <strong>delle</strong><br />

Clarisse del monastero in San Biagio; e se a tratti non mancarono difficoltà di<br />

ordine economico (testimoniate ad esempio dalla richiesta di autorizzazione a<br />

vendere qualche oggetto di valore), tuttavia si può dire che i documenti rivelano<br />

una comunità costituita e stabile, retta per periodi significativi da alcune<br />

abbadesse, in dialogo costante e fecondo con il Vescovo e la Chiesa forlivese<br />

(si veda per esempio il contenuto e soprattutto il tono de<strong>gli</strong> scambi epistolari<br />

con monsignor Raimondo Jaffei per tutto il corso del suo lungo episcopato,<br />

1895-1932). Una comunità capace di intraprendere la ristrutturazione di parti<br />

significative dello stabile (si pensi alla fabbrica del noviziato), in risposta all’aumento<br />

del numero <strong>delle</strong> sorelle.<br />

Di lì a poco, con il coinvolgimento del monastero nel bombardamento<br />

della chiesa di San Biagio, si sarebbe inaugurato un nuovo periodo di trava<strong>gli</strong>o<br />

e dolorosa precarietà di cui ancora sentiamo le conseguenze.<br />

Indice dell’Archivio storico<br />

Sezione I. «Memorie Storiche»<br />

Faldone 1:<br />

A. Notizie storiche<br />

B. Il monastero in San Domenico, 1823-1840<br />

C. Il monastero in San Domenico, 1841-1860<br />

Faldone 2:<br />

D. Al Buon Pastore, 1860-1878<br />

E. A Faliceto, 1878-1886, e ritorno al Buon Pastore, 1886-1891<br />

F. Acquisto del San Girolamo, 1891-1892<br />

165


Serie:<br />

Relazioni di S. Visita fino al 1891<br />

Dispense fino al 1891<br />

Opere di pietà e indulgenze fino al 1891<br />

Sezione II. Il monastero <strong>delle</strong> Clarisse in San Biagio, 1892-1940<br />

Faldone 3:<br />

Abbadesse<br />

Conferme e dispensa per età<br />

Resoconti di gestione<br />

Clausura<br />

Confessori<br />

Dispense<br />

Sulla dote ed età<br />

Per digiuno d’Avvento<br />

Per la Messa della notte di Natale<br />

Liturgia e Culto divino<br />

Custodia del Santissimo Sacramento<br />

Ufficio<br />

Messa dello Spirito Santo nell’elezione dell’Abbadessa<br />

Opere di pietà e indulgenze<br />

Rapporti col parroco di San Biagio<br />

Relazioni S. Visita<br />

Faldone 4:<br />

Amministrazione<br />

Lavori<br />

Legati e Vitalizi<br />

Corrispondenza<br />

Elenchi<br />

166


Claudio Riva<br />

Gli <strong>archivi</strong> dei monasteri <strong>femminili</strong> cesenati<br />

Al momento <strong>delle</strong> soppressioni francesi, a Cesena vi erano sei comunità<br />

<strong>religiose</strong> <strong>femminili</strong>: due benedettine (Spirito Santo e San Biagio), una benedettina<br />

camaldolese (Santa Caterina), una di clarisse (Santa Chiara), una<br />

di clarisse collettine (Santa Maria <strong>delle</strong> Grazie) e una di clarisse cappuccine<br />

(Corpus Domini) 1 .<br />

1 Sui monasteri e conventi <strong>femminili</strong> cesenati si vedano i seguenti manoscritti: C. A. andReini,<br />

Cesena sacra dove trattasi dell’origine di tutte le sue chiese di città, che della diocesi.<br />

Opera ricavata da manoscritti dell’illustrissimo e reverendissimo monsignore vescovo di Cesena<br />

Francesco de conti Aguselli così anche da altri monumenti antichi, ms., inizi sec. XIX<br />

(BiBlioteCa Comunale di Cesena, ms. 164.33), IV, pp. 3-4 e 17-74 (Spirito Santo), pp. 79-115<br />

(San Biagio), pp. 123-166 (Santa Caterina), pp. 170-203 (Santa Chiara), pp. 204-258 (Corpus<br />

Domini), pp. 259-290 (Santa Maria <strong>delle</strong> Grazie); D. noRi, Descrizione di tutte le parrocchie<br />

della diocesi di Cesena, delli monasteri, de’ conventi, delli conservatori, de<strong>gli</strong> ospitali, e de’<br />

luoghi pii, ms., 1814 (BiBlioteCa Comunale di Cesena, ms. 164.68.A), pp. 417-420 (Spirito<br />

Santo), pp. 421-422 (San Biagio), pp. 423-424 (Santa Caterina), pp. 425-426 (Santa Chiara),<br />

pp. 427-428 (Corpus Domini), pp. 429-431 (Santa Maria <strong>delle</strong> Grazie); G. uRtolleR, Memorie<br />

su<strong>gli</strong> antichi monasteri di Cesena, supplemento a Storia <strong>delle</strong> parrocchie di Cesena, ms.,<br />

sec. XIX (aRChivio dioCesano di Cesena, Cancelleria contemporanea, b. 318), pp. 26-28<br />

(San Biagio), pp. 28-32 (Spirito Santo), pp. 8-12 e 32-33 (Santa Caterina), pp. 34-35 (Santa<br />

Chiara), pp. 35-35bis (Santa Maria <strong>delle</strong> Grazie), pp. 35bis-37 (Corpus Domini); F. ZaRletti,<br />

Monumenti cesenati in cui si parla dei conventi di questa città, ms., sec. XIX (BiBlioteCa<br />

Comunale di FoRlì, ms. IV/24), cc. 607r-620v (Spirito Santo), cc. 621r-632r (San Biagio),<br />

cc. 633r-641r (Santa Caterina), cc. 648r-658v (Santa Chiara), cc. 659r-668v (Corpus<br />

Domini), cc. 669r-674v (Santa Maria <strong>delle</strong> Grazie); G. sassi, Ecclesiografia cesenate, ovvero<br />

descrizione <strong>delle</strong> chiese della città e diocesi di Cesena con documenti, e molte altre notizie<br />

particolari risguardanti la cattedrale, il suo capitolo, i suoi privilegi ed altro, le parrocchie<br />

con la serie dei parrochi ed altro ad esse risguardante, ms., sec. XIX (BiBlioteCa Comunale<br />

di Cesena, ms. 164.70.8), pp. 136-137 (Corpus Domini), pp. 199-204 (Spirito Santo);<br />

nonché, con indicazioni di pagine successivamente e opportunamente citate all’occorrenza,<br />

la seguente bibliografia: Non del mondo ma per il mondo. Gli istituti di vita consacrata nella<br />

Chiesa di Cesena-Sarsina, a cura di F. Bassi e B. monFaRdini, Cesena 1992; G. L. masetti<br />

Zannini, Gli ordini religiosi <strong>femminili</strong> (secc. XIII-XX), in Storia della Chiesa di Cesena, a<br />

cura di M. mengoZZi, I/1, Cesena 1998, pp. 309-377; C. Riva, Malatesta Novello e i monaste-<br />

167


Di tutte queste 2 solo due sono state ricostituite: una di benedettine (Spirito<br />

Santo) e una di clarisse cappuccine (Corpus Domini). Nuovamente soppresse<br />

dallo Stato liberale, sono sopravvissute e rifiorite alla fine dell’Ottocento.<br />

Vediamone in breve le vicende.<br />

Monastero dello Spirito Santo<br />

Le origini del monastero dello Spirito Santo risalgono alla fine del Trecento.<br />

Ubicato in contrada Talamello (oggi via Strinati e via Dandini, dove<br />

nel muro è ancora visibile la traccia d’una monofora dell’antica chiesa), gradualmente<br />

si allarga fino a estendersi alla contrada San Severo (oggi via Isei<br />

e via Tiberti), grazie all’acquisto di edifici confinanti e al lascito di Romolo<br />

Gennari. Dal 1692 al 1695 è costruita, su progetto dell’architetto Pier Mattia<br />

Angeloni, oblato filippino, la nuova chiesa dalla parte della contrada San Severo<br />

(oggi via Isei).<br />

Spo<strong>gli</strong>ata dei suoi beni dai rivoluzionari francesi (1797), la comunità religiosa<br />

è dapprima forzatamente accorpata a quella dell’altro monastero benedettino<br />

di San Biagio e poi soppressa. Disperse in case private, le singole<br />

monache sono ridotte a vivere con modeste pensioni e con la carità dei fedeli.<br />

Nel contempo la chiesa è profanata a magazzino di fieno e grana<strong>gli</strong>a prima<br />

e a fabbrica di nitro poi, mentre il monastero viene adibito a caserma e ad<br />

abitazioni private.<br />

Caduto Napoleone, don Giuliano Mami, vicario capitolare di Cesena,<br />

supplica il Segretario di Stato, cardinale Enrico Consalvi (5 novembre 1815)<br />

di restituire il monastero al suo primitivo stato dal momento che il complesso<br />

era rimasto di proprietà pubblica e che il ripristino, pur comportando spese,<br />

non sarebbe costato una follia.<br />

Nel monastero, riaperto nel 1823 grazie anche ad un sostanzioso contributo<br />

del papa cesenate Pio VII, vanno ad abitare 49 monache superstiti dei<br />

monasteri cesenati (13 dello Spirito Santo, 16 di San Biagio, 20 di Santa Cate-<br />

ri <strong>femminili</strong> cesenati, in Malatesta Novello nell’Italia <strong>delle</strong> Signorie. Fonti e interpretazioni,<br />

a cura di M. mengoZZi e C. Riva, Cesena 2005 (Società di Studi Romagnoli, Saggi e repertori,<br />

32), pp. 249-267.<br />

2 Si fa presente che si conservano presso la seZione di aRChivio di stato di Cesena (= asCe),<br />

Fondo Corporazioni Religiose Soppresse (= CRS), <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> prenapoleonici di: Spirito Santo<br />

(bb. 988-1173), San Biagio (bb. 1363-1440), Santa Caterina (bb. 1174-1362), Santa Chiara<br />

(bb. 899-987), Santa Maria <strong>delle</strong> Grazie (bb. 1441-1506). L’<strong>archivi</strong>o prenapoleonico del<br />

Corpus Domini è conservato presso il monastero stesso, ad eccezione di un registro depositato<br />

presso asCe, CRS, b. 1507, Legati (1809-1810).<br />

168


ina) e 5 del monastero <strong>delle</strong> Sante Barbara e Caterina di Santarcangelo. Oltre<br />

all’attività contemplativa, le monache, sebbene di clausura, aprono pure un<br />

educandato femminile, «dove buon numero di giovanette profittano assaissimo<br />

sotto ogni rispetto». Nel 1839-1840 si procede alla ristrutturazione e all’ampliamento<br />

dell’edificio su progetto dell’architetto Mauro Pasini.<br />

Nel 1865 il monastero viene nuovamente soppresso. Mentre il sottoprefetto<br />

ne reclama i locali per adibirli a ricovero di mendicità (come poi avverrà),<br />

le autorità civili propongono il trasferimento <strong>delle</strong> suore in Toscana, in un<br />

altro monastero dello stesso ordine. Dal canto loro le suore, per guadagnare<br />

tempo, impugnano il decreto, anche se contro ogni speranza, davanti al Tribunale<br />

di Forlì.<br />

Requisiti i locali e nuovamente profanata a granaio la chiesa, le monache<br />

riparano in alcune abitazioni private fino a quando, verso il 1870, un pio<br />

sacerdote, don Pacifico Casanova, e alcuni benefattori vengono in loro aiuto<br />

con la donazione di alcune case, site in via Isei e prontamente adattate per<br />

un minimo di vita comune. Sebbene propri, i nuovi locali non sono però sufficienti<br />

per le occorrenze d’una comunità religiosa. Anche se molto lentamente,<br />

le monache riescono tuttavia ad acquisire, nel corso de<strong>gli</strong> anni successivi<br />

grazie alla generosità del marchese monsignor Ghino Ghini, altri fabbricati<br />

confinanti fino ad edificare nel 1916-1917 una nuova, anche se piccola, chiesa<br />

sempre in onore dello Spirito Santo.<br />

Reso quasi inabitabile, e costosissimo il suo adeguamento alle nuove<br />

norme abitative, le monache intraprendono nel 1989 la costruzione di un nuovo<br />

monastero, fuori del centro urbano, in via Celincordia 185, dove poi si trasferiscono<br />

il 28 settembre 1992 3 .<br />

3 Ibidem, b. 1076, Monastero dello Spirito Santo, Fondazione del nostro monastero dello<br />

Spirito Santo della città di Cesena, ms., secc. XVII-XVIII; Apertura di una nuova chiesa,<br />

«Il Corriere Cesenate», 27 ottobre 1917; Non del mondo..., cit., pp. 45-48; G. L. masetti<br />

Zannini, Soppressioni e sopravvivenza di Benedettine in Romagna, in Il monachesimo italiano<br />

dalle riforme illuministiche all’Unità nazionale (1768-1870), Cesena 1992 (Italia Benedettina,<br />

n. XI), pp. 77-117, alle pp. 101-104; G. Conti, Una storia perduta. Il monastero dello<br />

Spirito Santo a Cesena, «La Piê», LXI (1992), pp. 12-16; Le Benedettine nel nuovo monastero,<br />

«Corriere Cesenate», 3 ottobre 1992; Le monache benedettine sono liete di annunciare<br />

la solenne dedicazione della chiesa del loro monastero in onore dello Spirito Santo, Ibidem,<br />

21 novembre 1992; masetti Zannini, Gli ordini religiosi..., cit., passim; Riva, Malatesta<br />

Novello..., cit., pp. 253-254.<br />

169


L’<strong>archivi</strong>o data dalla riapertura del monastero dopo la soppressione napoleonica.<br />

Costituito da registri e cartelle è privo di inventario. Si prospetta<br />

di farlo a breve. Da una prima ricognizione si segnalano:<br />

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Discorsi sopra la regola di San Benedetto fatti alle monache benedettine<br />

di Cesena dall’Eminentissimo e Reverendissimo Signor Cardinale Denof<br />

loro vescovo l’anno 1696, ms., 1736<br />

Forma induendi et velandi novitias moniales ordinis Sancti Benedicti,<br />

Cesena, Eredi Biasini, 1790<br />

Memorie tratte dai documenti esistenti nella cancelleria vescovile e da<br />

alcuni cronisti di Cesena sulla esistenza <strong>delle</strong> monache benedettine di<br />

Cesena ab antico e loro monastero, ms. senza data [ma sec. XIX]<br />

Dotazione pontificia (1824), 1 fascicolo<br />

Decreti pontifici e vescovili (secc. XIX-XX), fo<strong>gli</strong> sciolti<br />

Rescritti vescovili per la vestizione <strong>delle</strong> probande (1825-1863), fo<strong>gli</strong><br />

sciolti<br />

Vestizione, professione e morte (1825-1966), 2 regg.<br />

Sedute capitolari (1839-1959), 1 reg.<br />

Distribuzione de<strong>gli</strong> uffizi (1851-1971), 1 reg.<br />

Regolamento per la vita perfetta comune, ms., 1853<br />

Spese e esatti (1823-1833), 4 regg.<br />

Rendiconto (1833-1865), 12 regg.<br />

Coloni e stalle (1850-1863), 1 reg.<br />

Regolamento per l’educandato di Santa Scolastica diretto dalle RR. MM.<br />

Benedettine del venerabile monastero dello Spirito Santo in Cesena, ms.,<br />

senza data<br />

Rescritti vescovili per l’ammissione <strong>delle</strong> educande (1826-1865), fo<strong>gli</strong><br />

sciolti<br />

Elenco <strong>delle</strong> zitelle educande o probande (1827-1863), 1 mazzo<br />

Giornale <strong>delle</strong> signore educande (1850-1854), 1 reg.<br />

Conto <strong>delle</strong> signore educande (1861-1865), 1 reg.<br />

Documenti che riguardano la soppressione del monastero anno 1865,<br />

fo<strong>gli</strong> sciolti<br />

Resoconto classificato (1880-1890), 1 reg.<br />

Resoconto mensile (1880-1890), 1 reg.<br />

Resoconto (1895-1905), 1 reg.<br />

Eredità Vagnoni (1895-1936), 2 regg.<br />

Carteggio (sec. XX), fo<strong>gli</strong> sciolti<br />

Posizione <strong>delle</strong> monache (sec. XX), fo<strong>gli</strong> sciolti<br />

Professioni semplici, solenni e ricorrenze giubilari (1924-2004), fo<strong>gli</strong> e<br />

pergamene sciolte<br />

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Necrologi (1933-2003), 1 reg.<br />

Verbali del consi<strong>gli</strong>o (1960-1978), 1 reg.<br />

Libro <strong>delle</strong> cronache (1961-1977), 2 regg.<br />

Carteggio amministrativo (sec. XX), fo<strong>gli</strong> sciolti<br />

Posizione patrimoniale <strong>delle</strong> monache (1900-1936), 1 reg.<br />

Stato patrimoniale <strong>delle</strong> monache (1909-1928), 1 reg.<br />

Spesi e incassi (1905-1912), 1 reg.<br />

Podere San Giorgio (1915-1917), 1 reg.<br />

Podere San Vittore (1937-1945), 1 reg.<br />

Mastri (1932-1941), 10 regg.<br />

Patrimonio del monastero (1938-1939), 1 reg.<br />

Patrimonio dotale <strong>delle</strong> monache (1938-1939), 1 reg.<br />

Giornale (1958-1983), 9 regg.<br />

Stato economico (1973-1981), 2 regg.<br />

Monastero del Corpus Domini<br />

Con bolla del 23 novembre 1615 papa Paolo V autorizza la costruzione<br />

d’un monastero per clarisse cappuccine in Cesena, sotto l’intitolazione del<br />

Corpus Domini. Il 29 settembre 1616, alla presenza di popolo, clero e religiosi,<br />

viene dal vescovo di Cesena, cardinale Michelangelo Tonti, piantata la<br />

croce di legno e benedetta la prima pietra in contrada Strada Fuori (oggi corso<br />

Comandini). Per tale opera aveva fatto dono di casa, terreno e denaro il nobile<br />

Lelio Locatelli «piissimo cavaliere».<br />

A lavori ultimati le cappuccine fanno il loro ingresso solenne il 13 dicembre<br />

1620. Per l’avvio e la formazione della comunità religiosa vengono<br />

a Cesena quattro cappuccine di Perugia. Nel 1675 due <strong>religiose</strong> di Cesena<br />

si portano a Ravenna per l’apertura di un nuovo monastero di cappuccine<br />

in quella città.<br />

Il 13 aprile 1681 è consacrata la chiesa dal vescovo di Cesena, cardinale<br />

Vincenzo Maria Orsini. Nel 1728 un incendio distrugge parte del monastero.<br />

Durante la permanenza <strong>delle</strong> truppe spagnole in Cesena (1742) le suore cappuccine<br />

vengono beneficate dai generali Pacheco e Silva, che sostengono notevoli<br />

spese per il monastero e per la chiesa.<br />

Dopo la confisca dei beni (1797), viene decisa dai rivoluzionari francesi<br />

anche la soppressione del monastero: «Nella mattina delli 10 lu<strong>gli</strong>o 1810<br />

giorno di martedì tre ore dopo la mezzanotte per il decreto dell’imperatore<br />

francese, per aver soppresso il convento, abbandonarono le cappuccine il<br />

loro chiostro e vestite da secolare andarono ogn’una di esse alla casa de’ loro<br />

parenti». Alla pari de<strong>gli</strong> altri casi, alle monache viene concessa una pensio-<br />

171


ne con il divieto di vivere in più di tre nello stesso luogo. Lo stabile passa alla<br />

Congregazione di Carità che adibisce il monastero a ospizio per orfane e pericolanti<br />

e la chiesa a cappella interna.<br />

Con il ripristino dello Stato Pontificio (1814) il vescovo di Cesena, cardinale<br />

Francesco Saverio Casti<strong>gli</strong>oni, si adopera per la riapertura del monastero,<br />

che avviene però solo nel 1824 con il suo successore, monsignor Antonio<br />

Maria Cadolini, che scorpora dal patrimonio della Congregazione di Carità<br />

il vecchio stabile.<br />

Con la nuova soppressione del 1866 avviene ancora una volta la dispersione<br />

della comunità religiosa. Nel 1885 le suore cappuccine vengono ospitate<br />

da una pia signora fino al maggio 1891 quando, «con tutta allegrezza loro e<br />

consolazione», possono ritornare alla loro antica sede grazie all’acquisto fattone<br />

da alcuni benefattori.<br />

Divenuto il vecchio monastero ormai fatiscente e non più consono alle<br />

nuove esigenze abitative, ne viene costruito, fra il 1965 e il 1966, uno nuovo<br />

in via Clarisse 205, davanti al Cimitero urbano, dove le cappuccine si trasferiscono<br />

il 22 dicembre 1966 4 .<br />

L’<strong>archivi</strong>o data dalla fondazione del monastero. Costituito da registri, fascicoli<br />

e mazzi, è conservato e raccolto in cassetti numerati da 1 a 30 5 . Dopo<br />

la seconda guerra mondiale è stata intrapreso il lavoro di ricognizione, inventariazione<br />

e catalogazione 6 , rimasto purtroppo interrotto verso il 1975. Il lavoro<br />

è stato ripreso nel 2006.<br />

In questa sede ci si limita a riportare i titoli dei principali cassetti con la<br />

segnalazione <strong>delle</strong> fonti più antiche e più significative.<br />

Cassetto 1 - MEMORIE STORICHE<br />

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Paolo v, Bolla di erezione di un monastero di Cappuccine in Cesena, 23<br />

novembre 1615<br />

Registro senza titolo, ms., sec. XVII, contenente: Bolla di erezione, 23<br />

novembre 1615 (cc. 1r-7v); Impegno dell’Ospedale del Santissimo Crocifisso<br />

per il mantenimento <strong>delle</strong> monache cappuccine, 26 giugno 1615<br />

4 Terminato il primo lotto del nuovo monastero <strong>delle</strong> Cappuccine, «La Voce. Corriere Cesenate»,<br />

25 dicembre 1966; Nuovo convento <strong>delle</strong> Cappuccine, Ibidem, 8 gennaio 1967; Non<br />

del mondo..., cit., pp. 49-52; masetti Zannini, Gli ordini religiosi..., cit., passim.<br />

5 I registri e i principali documenti sono censiti in: Guida alla documentazione francescana<br />

in Emilia Romagna, I, Romagna, Padova 1989 (Fonti e Studi Francescani, II), pp. 282-285.<br />

6 Archivio. Indice cassetti, dattiloscritto, senza data.<br />

172


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(cc. 8r-10r); Impegno del cav. Lelio Locatelli per il mantenimento <strong>delle</strong><br />

monache cappuccine, 26 giugno 1615 (cc. 10r-11r)<br />

M. A. veRoli, Memoria della fondazione del monastero <strong>delle</strong> reverende<br />

monache cappuccine della città di Cesena et dell’ingresso <strong>delle</strong> prime<br />

fatto in esso et di tutto quello che in esso è successo dal anno 1616 sino<br />

all’anno 1624, ms., sec. XVII<br />

Memorie del monastero <strong>delle</strong> cappuccine di Cesena (1620-1810), ms.,<br />

secc. XVII-XIX<br />

C. Casali, Fabbrica <strong>delle</strong> celle fatta da<strong>gli</strong> ufficiali spagnoli (1744), ms.,<br />

1744<br />

F. M. toni da lugo, Libro <strong>delle</strong> memorie spettanti al convento <strong>delle</strong> cappuccine<br />

di Cesena (1620-1793), ms., sec. XIX (pp. 1-51), aggiunte 1838,<br />

1857 (pp. 52-55)<br />

id., Libro della morte, e sepoltura di persone secolari, massime della<br />

nobil casa Fantaguzzi sepolte in questa chiesa <strong>delle</strong> reverende monache<br />

cappuccine di Cesena (1698-1801), ms., sec. XIX (pp. 1-14), aggiunte<br />

1808, 1809, 1825, 1843 (pp. 15-20)<br />

id., Libro dei donativi fatti sì dalle <strong>religiose</strong> come da benefattori al convento<br />

<strong>delle</strong> cappuccine di Cesena (1646-1792), ms., sec. XIX (pp. 1-15),<br />

aggiunte 1808, 1824, 1826, 1853, 1857 (pp. 16-17)<br />

Dotazione pontificia, 28 lu<strong>gli</strong>o 1824<br />

Raccolta di notizie storiche desunte da vari cronisti, 7 fascc. ms., sec.<br />

XIX<br />

Raccolta di contributi apparsi in più pubblicazioni, 3 opuscoli a stampa,<br />

1 opuscolo dattiloscritto, sec. XX<br />

Cronistoria del monastero <strong>delle</strong> cappuccine di Cesena (1614-1890), dattiloscritto,<br />

1952-1956<br />

Cronistoria del monastero <strong>delle</strong> cappuccine di Cesena (1890-1956), dattiloscritto,<br />

1952-1956<br />

Lettera da Montecampo (1944), ms., 1944<br />

Promemoria Montecampo (1944), ms., 1972, aggiunta dattiloscritta,<br />

1974<br />

Memoria periodo bellico (19 lu<strong>gli</strong>o - 4 novembre 1944), dattiloscritto,<br />

1974<br />

Cronaca del noviziato (1957-1958), 1 reg.<br />

Cronaca (1957-....), 4 regg.<br />

A. daltRi, Breve storia del Monastero <strong>delle</strong> Cappuccine di Cesena<br />

(1614-1890), dattiloscritto, 1962<br />

id., Breve storia del Monastero <strong>delle</strong> Cappuccine di Cesena (1890-1971),<br />

dattiloscritto, 1971<br />

[Fonti per la storia del monastero], dattiloscritto, 1971, contenente: M.<br />

A. veRoli, Memoria della fondazione del monastero <strong>delle</strong> reverende mo-<br />

173


-<br />

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nache cappuccine della città di Cesena et dell’ingresso <strong>delle</strong> prime fatto<br />

in esso et di tutto quello che in esso è successo dal anno 1616 sino all’anno<br />

1624 (pp. 1-31); C. Casali, Fabbrica <strong>delle</strong> celle fatta da<strong>gli</strong> ufficiali<br />

spagnoli (1744) (pp. 1-31); Memoria istorica sull’immagine di Maria<br />

Santissima del Santo Amore che si venera nella chiesa <strong>delle</strong> reverende<br />

madri cappuccine di Cesena (pp. 1-24)<br />

Indice analitico de<strong>gli</strong> avvenimenti più salienti del monastero <strong>delle</strong> monache<br />

clarisse cappuccine di Cesena dall’anno 1614 al 1984, dattiloscritto,<br />

sec. XX<br />

A. daltRi, Notizie <strong>delle</strong> Clarisse Cappuccine di Cesena estratte dalla<br />

cronaca del Monastero (1890-1971), dattiloscritto, 1971<br />

Cassetto 2 - SANTA SEDE, CURIA DELL’ORDINE , VESCOVO, AUTORI-<br />

TÀ CIVILI, ecc.<br />

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-<br />

-<br />

Decreti e rescritti della Sacra Congregazione dei Religiosi (1741-sec.<br />

XX), 23 fascc.<br />

Sacre visite pastorali (1694-sec. XX), 7 fascc.<br />

Atti vescovili: confessore ordinario e straordinario, sindaco apostolico,<br />

delegato vescovile, ecc. (1880-....), carte sciolte<br />

Disposizioni vescovili (1924-....), carte sciolte<br />

Carteggio Curia generale, Curia provinciale, Assistente generale (1934-<br />

....), carte sciolte<br />

Altare privilegiato (1742-1851), 7 carte<br />

Erezione della Via Crucis (1745-sec. XX), 11 carte<br />

Indulgenze e privilegi (1634-sec. XX), 27 carte<br />

Iscrizioni e adesioni a confraternite e compagnie devozionali (1754-sec.<br />

XX), carte sciolte<br />

Autentiche di reliquie (1865-sec. XX), 12 carte<br />

Autentica di Maria Bambina di Mercatello (1953,1956), 2 carte<br />

Licenze vescovili (secc. XIX-XX), carte sciolte<br />

Cassetto 3 - INGRESSO, VESTIZIONE, PROFESSIONE, ecc.<br />

-<br />

-<br />

-<br />

F. M. toni da Lugo, Libro dell’ingresso e vestizione <strong>delle</strong> <strong>religiose</strong> cappuccine<br />

di Cesena (1620-1826), ms., sec. XIX (pp. 1-23), aggiunte 1828-<br />

1977 (pp. 23-78)<br />

id., Professioni <strong>delle</strong> <strong>religiose</strong> (1622-1827), ms., secc. XIX (pp. 1-20),<br />

aggiunte 1829-1982 (pp. 21-68)<br />

id., Libro dell’elezione della badessa (1649-1802), ms., sec. XIX (pp. 1-<br />

25), aggiunte 1805-1990 (pp. 25-71)<br />

174


-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

Ingresso in postulato e noviziato (1890-....), 1 reg.<br />

Professione semplice e professione solenne (1902-....), con allegato: Professione<br />

semplice di diverse monache fatta a Ferrara nella casa sede<br />

della Federazione (1958-1962), 1 reg.<br />

Capitoli: ingresso in religione, ammissione al postulato, noviziato, professione<br />

semplice e solenne (1953-....), 1 reg.<br />

Esame canonico novizie cappuccine (1957-1967), 1 reg.<br />

Nuovi uffici (1809-1937), carte sciolte<br />

Elezione badessa e consi<strong>gli</strong>o, nuovi uffici (1939-....), carte sciolte<br />

Discretorio (1954-....), 8 fascc.<br />

Delibere capitolari (1954-....), 1 reg.<br />

Pratiche per incardinare le sei sorelle di Mondaino nella comunità di<br />

Cesena (9 marzo 1970), carte sciolte<br />

Capitoli (1986-....), 5 fascc.<br />

Anagrafe monache clarisse cappuccine dalla fondazione, dattiloscritto,<br />

secc. XX-XXI<br />

Cassetto 4 - DOCUMENTI CIVILI<br />

-<br />

Carteggio (sec. XX), carte sciolte<br />

Cassetto 5 - STATO FINANZIARIO, BENEFATTORI, INVENTARI<br />

-<br />

-<br />

Donativi di benefattori e lavori <strong>delle</strong> monache (1882-2004), ms., secc.<br />

XX-XXI<br />

Inventari:<br />

Reliquie (1865), ms., 1865<br />

Oggetti esistenti nel monastero (1954, 1964), 2 dattiloscritti<br />

Corredo di qualche monaca (1955-1963), ms., 1963<br />

Quadri (1964), dattiloscritto, 1964; allegato: Carteggio (1964-....),<br />

carte sciolte<br />

Mobili (1969, 1986, 2007), 3 dattiloscritti<br />

Reliquie (2006), dattiloscritto, allegato apparato fotografico<br />

Cassetto 6 - BEATA VERGINE DEL SANTO AMORE<br />

-<br />

-<br />

Memoria istorica sull’immagine di Maria Santissima, che si venera nel<br />

monastero <strong>delle</strong> reverende madri cappuccine di Cesena: intitolata da<br />

prima la Mamma Santa della Fondazione, ed oggi detta - Madre del<br />

Santo Amore, ms., sec. XIX<br />

Carteggio (secc. XVIII-XX), carte sciolte<br />

175


-<br />

-<br />

Iconografie (secc. XIX-XX), stampe sciolte con allegati (cliché, negativi,<br />

ecc.)<br />

Inventario ex voto (1958), ms., 1958<br />

Cassetto 7 - NECROLOGI<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

F. M. toni da Lugo, Morte e sepoltura <strong>delle</strong> <strong>religiose</strong> (1625-1800), ms.,<br />

sec. XIX (pp. 1-55), aggiunte 1803-1984 (pp. 55-179)<br />

Necrologio (1986-....), 1 reg.<br />

Necrologi <strong>delle</strong> sorelle defunte nei singoli mesi, 12 dattiloscritti, secc.<br />

XX-XXI<br />

Indice <strong>delle</strong> monache defunte nei singoli semestri, 2 dattiloscritti, secc.<br />

XX-XXI<br />

Necrologi <strong>delle</strong> ultime sorelle di Mondaino (1940-1967), ms., 1967<br />

Indice alfabetico per cognome, dattiloscritto, secc. XX-XXI<br />

Indice alfabetico per nome, dattiloscritto, secc. XX-XXI<br />

Indice analitico, dattiloscritto, secc. XX-XXI<br />

Cassetto 8 - MISCELLANEA DI MEMORIE STORICHE<br />

-<br />

Carteggio (1616-....), bb. 8<br />

Cassetto 9 - DOCUMENTI PERSONALI, CERTIFICATI, TESTIMONIALI,<br />

TESTAMENTI, ecc.<br />

-<br />

-<br />

Monache defunte o dimesse, b. 1<br />

Monache viventi, b. 1<br />

Cassetto 11 - FEDERAZIONE MONASTERI CAPPUCCINE<br />

-<br />

Carteggio (1955-....), bb. 9<br />

Cassetto 12 - SUOR VERONICA FARNÉ<br />

-<br />

-<br />

-<br />

Corrispondenza e documenti raccolti dalla comunità (sec. XIX), carte<br />

sciolte<br />

Memorie di suor Veronica Farné di Castel San Pietro dell’Emilia, morta<br />

in concetto di santità nel monastero <strong>delle</strong> monache cappuccine di Cesena<br />

(copiate da un manoscritto dell’Archivio dei padri cappuccini di Bologna,<br />

scritto forse nel 1895), ms., senza data<br />

Memorie di suor Veronica e fami<strong>gli</strong>a Farné e pratiche fatte per scrivere<br />

brevi cenni biografici, dattiloscritto, 1958<br />

176


-<br />

[A. daltRi], Brevi cenni biografici di suor Veronica Farné morta in concetto<br />

di santità nel monastero del Corpus Domini <strong>delle</strong> clarisse cappuccine<br />

di Cesena l’anno 1884, dattiloscritto, 1958<br />

Cartella 13 - REGOLA, COSTITUZIONI, COSTUMANZE<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

Constitutioni <strong>delle</strong> monache del secondo ordine di S. Francesco e della<br />

prima regola di S. Chiara sotto l’institutione, et reformatione della beata<br />

Colletta […] ad uso <strong>delle</strong> monache cappuccine di Ravenna, Roma 1693,<br />

allegato [Aggiunte per le cappuccine di Cesena], ms., fine sec. XVIII<br />

Costituzioni da osservarsi inviolabilmente dalle reverende madri cappuccine<br />

di Cesena, ordinate nella nuova fondazione <strong>delle</strong> celle (1744),<br />

ms., sec. XVIII<br />

Forma vestiendi et velandi novitias moniales ac eligendi abbatissas, ms.,<br />

sec. XVIII<br />

Decreti sinodali per le monache, ms., sec, XVIII<br />

Aggiunte fatte ai decreti […] dal vescovo Aguselli, ms., 1780<br />

Orazioni che si dicono in coro e in chiesa, ms., 1831<br />

Orazioni che si dicono in coro e in chiesa, ms., 1862<br />

Cassetto 14 - LEGATI<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

Ricevute di legati a favore del monastero (1733-1858), 4 regg.<br />

Legati a favore del monastero (1749-1808), 1 reg.<br />

Legati di messe (1824-1884), 2 regg.<br />

Cappellania Buccioli (1825-1899), 1 reg. (con allegati)<br />

Legato Baronio (1880-1932), 1 reg. (con allegati)<br />

Legato Gobbi (1881-1924), 2 regg.<br />

Legati messe (1924-....), 4 regg.<br />

Legato Bisarnesi (1957-1960), 1 reg.<br />

Legato Montanari (1961-1973), 1 reg.<br />

Legato Baracchini (1963-1967),1 reg.<br />

Legato Tesei (1966-1979), 1 reg.<br />

Carteggio amministrazione legati (secc. XIX-XX), carte e fascc. sciolti<br />

Cassetto 15 - AMMINISTRAZIONE<br />

-<br />

-<br />

-<br />

Chirografo del cardinale Ippolito Aldobrandini per il sale da assegnarsi<br />

alle cappuccine (1626), ms., sec. XVIII<br />

Introito ed esito (1824-1836), 1 reg.<br />

Entrate (1837-1888), 1 reg.<br />

177


-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

Spese (1837-1888), 1 reg.<br />

Amministrazione (1852-1914), 3 regg.<br />

Beni madre Sassi: conti colonici, inventario, amministrazione (1911-<br />

1932), 2 regg.<br />

Beni madre Fesani: amministrazione (1941-1950), 1 reg.<br />

Amministrazione (1942-....), 8 regg.<br />

Amministrazione prima nota (1975-....), 3 regg.<br />

Cassetto 16 - FABBRICA VECCHIO MONASTERO<br />

-<br />

Carteggio (1887-1965), carte e fascc. sciolti<br />

Cassetto 17 - FOTOGRAFIE<br />

-<br />

-<br />

-<br />

Fotografie vecchio monastero (1882-1965), bb. n. n.<br />

Fotografie nuovo monastero (1965-....), bb. n. n.<br />

Fotografie comunità (sec. XX), bb. n. n.<br />

Cassetto 18 - CENTENARI DI SANTA CHIARA<br />

-<br />

-<br />

-<br />

Carteggio (1953), carte e fascc. sciolti<br />

Carteggio (1993), carte e fascc. sciolti<br />

Carteggio (2003), carte e fascc. sciolti<br />

Cassetto 19 - DEVOZIONE, CULTO<br />

-<br />

Carteggio (sec. XX), carte e fascc. sciolti<br />

Cassetto 20 - PIANTE, DISEGNI, PLANIMETRIE<br />

-<br />

-<br />

Vecchio monastero (1773-1953), b. 1<br />

Nuovo monastero (1965-....), b. 1<br />

Cassetto 21 - FABBRICA NUOVO MONASTERO<br />

-<br />

Carteggio (1965-....), carte e fascc. sciolti<br />

Cassetto 22 - CARTEGGIO VARIO, MISCELLANEA<br />

-<br />

Carteggio (sec. XX), bb. n. n.<br />

178


Gian Lodovico Masetti Zannini<br />

Archivi di monasteri <strong>femminili</strong> di Rimini<br />

A Rimini più che in altre città di Romagna le soppressioni di monasteri<br />

<strong>femminili</strong> tra la fine del Settecento ed il primo decennio del secolo seguente<br />

ebbero conseguenze assai gravi 1 . Si pensi che di tali comunità <strong>religiose</strong> esistenti<br />

ormai da secoli nessuna venne ripristinata né durante la Restaurazione,<br />

ed anche in seguito, fino ai giorni nostri quando, nell’antica chiesa di San<br />

Bernardino e nel convento già dei Frati Minori Francescani, le Clarisse rinnovarono<br />

con quello stesso spirito l’antica tradizione claustrale 2 . Nemmeno <strong>gli</strong><br />

edifici, escluso quello di Santa Chiara, sono rimasti in piedi; <strong>gli</strong> altri durante<br />

la dominazione francese, o dopo l’annessione del 1859, furono abbattuti oppure<br />

convertiti in altri usi, come caserme, o finalmente distrutti dai bombardamenti<br />

nella Seconda Guerra Mondiale.<br />

Ben poco di quanto riguarda la vita claustrale si è conservato ne<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong><br />

e, salvo alcuni documenti, la maggior parte di quel che rimane riguarda <strong>gli</strong><br />

ultimi decenni del Settecento ed il primo dell’Ottocento, non peraltro che, per<br />

ragioni amministrative, i funzionari del regime occupante ne dovevano tener<br />

conto al fine di provvedere alle pensioni <strong>delle</strong> ex claustrate ed alla liquidazione<br />

del patrimonio monastico. Alcune ricerche tuttavia dimostrano come sia<br />

possibile indagare con qualche frutto tra quanto rimane della documentazione<br />

conservata presso l’Archivio di Stato di Rimini nella serie AB, dove affio-<br />

1 Sulla situazione de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> riminesi confluiti, compresi quelli dei monasteri <strong>femminili</strong>,<br />

nella Civica Biblioteca Alessandro Gambalunga di Rimini e, dopo l’istituzione <strong>delle</strong> Sezione<br />

di Archivio di Stato di Rimini con decreto ministeriale 27 marzo 1972, ma aperta al pubblico<br />

il 1° giugno 1978, cfr.: Guida generale de<strong>gli</strong> Archivi di Stato italiani, II, Roma 1983,<br />

pp. 266-278. Quanto riguarda Rimini vi fu curato da Giordano Pedrazzini. Trattarono sia de<strong>gli</strong><br />

<strong>archivi</strong> riminesi che della biblioteca Gambalunga: L. tonini, Storia civile e sacra riminese,<br />

voll. I-V, Rimini 1848-1888 (Ibidem, II, pp. 435, 622; III, pp. 379-723, passim); C. tonini,<br />

Storia civile e sacra riminese, vol. VI, 2, Rimini 1888, pp. 767-979; F. Bonaini, Gli <strong>archivi</strong><br />

<strong>delle</strong> provincie dell’Emilia e le loro condizioni alla fine del 1860, Firenze 1861, pp. 162-<br />

165; G. MaZZatinti, Gli <strong>archivi</strong> della storia d’Italia, Rocca San Casciano 1897-1915, I, pp.<br />

67-74; A. caMpana, Biblioteche della provincia di Forlì, in Tesori <strong>delle</strong> biblioteche d’Italia,<br />

a cura di D. Fava, Milano 1932, pp. 111-123.<br />

2 Il monastero venne fondato nel 1986 e perciò l’<strong>archivi</strong>o, come ci ha gentilmente comunicato<br />

la responsabile, suor Nella Letizia, contiene soltanto documentazione molto recente.<br />

179


ano, per i secoli precedenti al Settecento, relitti di <strong>archivi</strong> diligentemente formati<br />

e, con le soppressioni, vandalicamente scomposti.<br />

Con queste premesse, tenendo presente quanto rimane soprattutto dei<br />

monasteri <strong>femminili</strong> riminesi, non possiamo ripetere quanto per altri fondi<br />

me<strong>gli</strong>o conservati aveva scritto un valente <strong>archivi</strong>sta, Marcello Del Piazzo,<br />

nel presentare la Guida generale de<strong>gli</strong> Archivi di Stato italiani, nei quali<br />

appunto confluirono tali memorie storiche ed ecclesiastiche, con «immense<br />

quantità di serie di <strong>archivi</strong>o che compongono il quadro del ricchissimo sedimento<br />

documentario della storia del nostro paese» 3 .<br />

Del fondo antico <strong>delle</strong> Corporazioni <strong>religiose</strong> soppresse, per la diocesi di<br />

Rimini, rimangono nell’Archivio di Stato locale volumi e mazzi dei seguenti<br />

monasteri: San Sebastiano <strong>delle</strong> Canonichesse di Sant’Agostino, n° 208 dal<br />

1417 e, con varie lacune, fino al 1799; Santa Maria de<strong>gli</strong> Angeli <strong>delle</strong> Clarisse,<br />

n° 51 dal 1515 (con la stessa avvertenza) fino al 1805; Santa Chiara dello<br />

stesso ordine, n° 21 dal 1659 (come sopra) al 1805; San Matteo <strong>delle</strong> Serve di<br />

Maria, n° 48 dal 1552 (come sopra) al 1809; Sacro Cuore di Gesù, n° 20 dal<br />

1640 (come sopra) al 1797.<br />

Dei due monasteri che sopravvissero in diocesi e vennero abbandonati<br />

in questi ultimi anni (le loro carte seguirono in altre sedi le ultime monache),<br />

si trovano all’Archivio di Stato di Rimini n° 54 volumi e mazzi dei Santi<br />

Bernardino e Chiara di Mondaino, dalla fondazione, nel 1565, ed ancora con<br />

molte lacune fino al 1809, mentre l’altro monastero, quello di Santa Chiara<br />

di Verucchio, continuò ad esistere, solo che essendovisi concentrate le monache<br />

di Saludecio, abbandonò la regola di santa Chiara per seguire quella di<br />

san Benedetto. Perciò distinguiamo i due fondi <strong>archivi</strong>stici: San Bartolomeo<br />

di Saludecio, con 26 volumi e mazzi dal 1668 (come sopra) al 1805, e Santa<br />

Chiara di Verucchio, con 27 volumi e mazzi dal 1586, come sopra, al 1809.<br />

Ne<strong>gli</strong> ultimi decenni del secolo scorso si chiusero i monasteri di Mondaino e<br />

di Verucchio, dove si conservava un libro di necrologi <strong>delle</strong> benedettine di Saludecio,<br />

emigrato con le monache nel Veneto.<br />

Se in città non rimase alcun monastero di clausura, nonostante il tentativo<br />

che fallì per ragioni logistiche di fondarvi quello della Visitazione poi trasferito<br />

in Liguria 4 , vari istituti sorsero o stabilirono dimora in Rimini. Tra<br />

essi le Maestre Pie dell’Addolorata fondate dalla beata Elisabetta Renzi di Ri-<br />

3 M. deL piaZZo, [Presentazione], in Guida generale de<strong>gli</strong> Archivi di Stato italiani, I, Roma<br />

1981, pp. XI-XII, a p. XI.<br />

4 Vedi il nostro: G. L. Masetti Zannini, «Monaca quasi per miracolo». Un carteggio di suor<br />

Maria Filippina Facchinetti visitandina in Rimini ed in Liguria, (1832-1880), «Ravennatensia»,<br />

XVIII (2001) pp. 51-73.<br />

180


mini e le fi<strong>gli</strong>e della Immacolata Concezione della serva di Dio Angela Molari,<br />

di cui è in corso il processo di beatificazione.<br />

Alla nostra indagine sulla consistenza de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> <strong>delle</strong> varie comunità<br />

risposero soltanto i due suddetti istituti, il primo dei quali ha trasferito il suo<br />

<strong>archivi</strong>o nella Casa generalizia a Roma 5 , il secondo, che ha sede nel monastero<br />

di Sant’Arcangelo (già <strong>delle</strong> Camaldolesi con poche carte antiche), possiede<br />

un <strong>archivi</strong>o di cui la maggior parte riguarda la fondatrice, nata a Rimini il 24<br />

agosto 1821 e morta ivi il 21 novembre 1887. L’<strong>archivi</strong>o storico comprende 5<br />

cassette con 31 fascicoli. Altre cassette riguardano la amministrazione, l’educandato<br />

ed altre opere <strong>delle</strong> Fi<strong>gli</strong>e della Immacolata Concezione 6 . Altre carte<br />

e pergamene di monasteri di Rimini vennero estrapolate dai fondi originari<br />

e trasportate a Forlì nell’Archivio ora di Stato. Si tratta di n° 85 pergamene di<br />

San Sebastiano datate tra il 1383 ed il 1549 7 . Altre pergamene provenienti da<br />

monasteri <strong>femminili</strong> si possono rintracciare tra quelle, in numero di 5.316 (dal<br />

1015 al 1839), possedute dall’Archivio di Stato di Rimini 8 .<br />

Di provenienza monastica riminese sono i documenti che servirono al<br />

cardinale Giuseppe Garampi per la monumentale opera sulla beata Chiara de<strong>gli</strong><br />

Agolanti 9 . La Biblioteca Gambalunga ne possiede una serie di documenti<br />

utilizzati per la conferma del culto, nonché una Vita della medesima, adespota,<br />

del secolo XVI 10 . Nel Fondo Gambetti della stessa biblioteca trovia-<br />

5 Mentre l’<strong>archivi</strong>o della Congregazione, come ci venne comunicato dalla reverenda suor<br />

Zaira Buda, fu trasferito nella Casa generalizia in Roma, la documentazione relativa alla<br />

fondatrice fu pubblicata in: Ariminensis Beatificationis et Canonizationis Servae Dei Elisabethae<br />

Renzi fundatricis Magistrarum Piarum a Maria Virgine Perdolente († 1859) positivo<br />

super virtutibus ex officio concinnata, Roma 1985.<br />

6 L’<strong>archivi</strong>o <strong>delle</strong> Fi<strong>gli</strong>e della Immacolata Concezione è composto in gran parte della documentazione<br />

presentata alla Sacra Congregazione <strong>delle</strong> Cause dei Santi per la causa di beatificazione<br />

tuttora in corso, riordinato e regestato dal dottor Andrea Donati. Alla intercessione<br />

della serva di Dio, nota come «la Santa di Rimini», stigmatizzata e riconosciuta tale dal beato<br />

Pio IX, si attribuiscono molte grazie. Ne abbiamo trattato in: G. L. Masetti Zannini, La prova<br />

della perfezione in Angela Molari, fondatrice <strong>delle</strong> Fi<strong>gli</strong>e dell’Immacolata Concezione di<br />

Sant’Arcangelo - Rimini, Verucchio 1991.<br />

7 Guida generale de<strong>gli</strong> Archivi di Stato italiani..., cit., II, p. 254.<br />

8 Ibidem, pp. 274-275.<br />

9 G. GaraMpi, Memorie ecclesiastiche appartenenti all’istoria e al culto della Beata Chiara<br />

di Rimini, Roma 1755; cfr. anche: Gli Agolanti e il castello di Riccione, a cura di R. copioLi,<br />

Rimini 2003, p. 555 (indice).<br />

10 G. MaZZatinti, Inventari dei manoscritti <strong>delle</strong> biblioteche d’Italia, II, Forlì 1892, p. 148,<br />

n° 67. L’inventario della Biblioteca Gambalunga fu redatto dal professor Attilio Tambellini.<br />

Si vedano anche: Documenti della Beatificazione di Chiara da Rimini, Ibidem, n° 63.<br />

181


mo la Vita di suor Ercola Rinalducci (secolo XVII) 11 , mentre è rimasto ne<strong>gli</strong><br />

scaffali manoscritti della biblioteca stessa il Cabreo di tutte le possessioni del<br />

monastero di San Sebastiano, ricco di notizie e di illustrazioni 12 . Ma anche in<br />

collezioni librarie private non mancano documenti già appartenuti ad <strong>archivi</strong><br />

monastici <strong>femminili</strong> di Rimini. A titolo di esempio citiamo quanto si conserva<br />

presso di noi, ossia due manoscritti devozionali già appartenuti al monastero<br />

di San Matteo di Rimini e, come sembra, passati poi con le ultime <strong>religiose</strong><br />

nel monastero di So<strong>gli</strong>ano, dove molto più tardi vi furono come educande<br />

le sorelle di Pascoli. Il poeta dedicò, nelle Myricae una poesia a Le monache<br />

di So<strong>gli</strong>ano, che così inizia:<br />

«Dal profondo geme l’organo<br />

tra ’l fumar de’ cerei lento<br />

c’è un brusio cupo di femmine<br />

nella chiesa del convento» 13 .<br />

Si tratta della Novena in onore di San Pellegrino Laziosi 14 e di un altro<br />

adespota, che inizia con le parole «Imitari non pigeat quod celebrare delectat»,<br />

di sant’Agostino, per analogo esercizio in onore di san Filippo Benizi<br />

15 . Entrambi risalgono al secolo XVIII.<br />

11 Ibidem, p. 160, n° 10; forse di provenienza monastica riminese è il manoscritto della Vita<br />

di suor Cecilia Nobili di Nocera Umbra: Ibidem, n° 91.<br />

12 Cabreo di tutte le possidenze del venerabile monastero <strong>delle</strong> signore Canonichesse Lateranensi<br />

di San Sebastiano di questa città di Rimino, 1793, opera di Simone Antonio Fabbri<br />

perito geometra e agrimensore di Gatteo; cfr. R. paGaneLLi, Tendenze della produzione agricola<br />

nel Riminese: i poderi del monastero di San Sebastiano nel secolo XVIII, tesi di laurea,<br />

Università de<strong>gli</strong> Studi di Bologna, Facoltà di Economia e Commercio, a. a. 1988-1989, rel.<br />

prof. F. caZZoLa. La tesi è conservata nella Biblioteca dell’Archivio di Stato di Rimini. Abbiamo<br />

riprodotto il frontespizio del Cabreo in: G. L. Masetti Zannini, Quel che passava il<br />

convento, «Romagna arte e storia», a. XI, n. 32 (maggio - agosto 1991), p. 35.<br />

13 G. pascoLi, Poesie, con avvertimento di A. BaLdini, Milano 1943, pp. 29-30.<br />

14 Novena in onore di San Pellegrino Laziosi dell’Ordine de’ Servi di Maria Vergine, manoscritto<br />

di ff. 70, in BiBLioteca Masetti Zannini, BoLoGna, M. 248, acquistato a Ravenna presso<br />

la libreria antiquaria «Incipit nemo» il 17 lu<strong>gli</strong>o 1989. La segnatura del monastero di San<br />

Matteo con il n° 40 è applicata al dorso del manoscritto. Vi sono riferimenti alla vita monastica<br />

femminile a ff. 13, 25, 42. Attualmente il monastero di So<strong>gli</strong>ano è sprovvisto di documenti<br />

anteriori all’ingresso <strong>delle</strong> Carmelitane (1988), come ci viene da esse comunicato.<br />

15 Il manoscritto inizia con il titolo: «Imitari non pigeat quod celebrare delectat». L’attuale<br />

segnatura della nostra biblioteca è: M. 249, quella antica: 41; esso venne acquistato con il<br />

182


Il primo di questi manoscritti, dopo l’introduzione, propone così nove<br />

considerazioni per altrettanti giorni del pio esercizio, al fine di esercitare le<br />

coscienze alla imitazione di san Pellegrino, e di contrapporre alla virtù del<br />

Santo quei difetti che più notabilmente vi si oppongono; «onde dalla considerazione<br />

dell’una e de<strong>gli</strong> altri ad ognuno s’apra il campo di trarne il profitto»<br />

16 .<br />

Nel secondo manoscritto viene meditata in otto «considerazioni» ed altrettanti<br />

«colloqui» la vita di san Filippo Benizi e si esortano le <strong>religiose</strong> «a<br />

non sgomentarsi per essere copie troppo difformi ad un originale sì perfetto»,<br />

ma invece a comportarsi come «un principiante di pittura» che, non riuscendo<br />

a copiare perfettamente l’originale proposto<strong>gli</strong>, si ingegna «di trarne al vivo<br />

qualche lineamento» 17 .<br />

Entrambi i manoscritti terminano con l’esortazione a pregare per quell’autore<br />

«acciò insegnando a<strong>gli</strong> altri impari [...] ad emendare e riformare se<br />

stesso, di cui si protesta all’estremo bisognoso» 18 .<br />

precedente e proviene dall’antico monastero di San Matteo di Rimini, e quindi da quello di<br />

So<strong>gli</strong>ano.<br />

16 Novena..., cit., f. 4r-v.<br />

17 Imitari non pigeat..., cit., f. 3r-v. Riferimento alla vita monastica femminile: Ibidem, f.<br />

33r-v.<br />

18 Novena..., cit., f. 70r-v. Nell’Imitari non pigeat..., cit., si legge a f. 56r: «Un Pater e un Ave<br />

al Santo per chi ha scritto, acciò insegnando a<strong>gli</strong> altri impari una volta ad emendare e riformare<br />

se stesso, di cui si protesta all’estremo bisognoso».<br />

183


Suor AnnA ChiArA SAnulli o.S.A.<br />

Archivio <strong>delle</strong> monache agostiniane del monastero di<br />

San Giovanni Battista in Forlimpopoli. Inventario<br />

Curioso è stato constatare, nel corso di questo studio, come svariati e<br />

molteplici siano stati <strong>gli</strong> spostamenti <strong>delle</strong> <strong>religiose</strong> del monastero di San<br />

Giovanni Battista nel corso dei secoli. Svariati e molteplici, sì, e probabilmente<br />

anche trava<strong>gli</strong>ati se si pensa che la comunità fu costretta a tre spostamenti<br />

significativi in poco più di un secolo!<br />

Le prime fonti 1 che ne attestano la presenza nel territorio forlimpopolese<br />

risalgono alla fine del secolo XIII (1292-1298). Conosciute con il titolo di<br />

«monache di San Giovanni Battista della Strada» 2 , a causa della collocazione<br />

geografica del monastero, nel 1330 vivono il primo spostamento entro le<br />

mura della città nel territorio della parrocchia di San Rufillo 3 , cui segue nel<br />

1360-1370 un ulteriore trasferimento a Forlì 4 nel convento di San Giovanni<br />

Battista dei maceri 5 , a causa dell’invasione e della distruzione della città da<br />

parte dell’Albornoz.<br />

1 ArChivio di StAto di Forlì (d’ora in poi: ASFo), Notaio Giovanni Bussolini di Forlì, 10 dicembre<br />

1298. È il primo documento che ci attesta l’esistenza <strong>delle</strong> monache di San Giovanni<br />

Battista in Forlimpopoli della fine del secolo XIII; si può ritenere che il monastero sia sorto<br />

nel periodo di tempo che va dal 1292 al 1298.<br />

2 ASFo, Notaio Ruffino Vainoli di Forlì, 2 dicembre 1306. Questo documento ci fa notare<br />

che il monastero non era situato dentro, ma «presso» Forlimpopoli e viene chiamato «monastero<br />

di San Giovanni Battista della strada» di Forlimpopoli. Lo Schedario Zaccaria alla medesima<br />

data e con il medesimo notaio porta il nome di monache di San Giovanni Battista di<br />

Forlì dette «della Torre».<br />

3 ASFo, Notaio Giovanni Alberti di Forlimpopoli, 13 agosto 1330. Dichiara che le monache<br />

si sono trasferite dentro la città nella parrocchia di San Rufillo ove hanno anche la loro chiesa<br />

(attuale edificio <strong>delle</strong> scuole elementari).<br />

4 ASFo, Notaio Nicolò De Ta<strong>gli</strong>aferri di Forlì, 18 aprile 1375. Attesta che le monache si<br />

sono trasferite a Forlì, ma continuano a chiamarsi di San Giovanni Battista in Forlimpopoli.<br />

5 Dai documenti dell’Archivio di Stato di Forlì pare che il trasferimento sia avvenuto nel<br />

1370 e che l’allora abate di San Mercuriale concesse alla Comunità una casa in Forlì per fabbricarvi<br />

una chiesa in onore di San Giovanni Battista. A tal proposito così scrive lo storico<br />

Emilio Rosetti: «Questa volta l’Albornoz entrato in Forlimpopoli, non si contentò di presidiarla,<br />

come aveva fatto prima con Cesena e con Forlì, ma venne all’inaudita decisione di<br />

185


Dopo questi primi balzi di 30 anni in 30 anni, la comunità vive un secolo<br />

e qualche decennio di tregua per poi rientrare nella sede di Forlimpopoli<br />

nel 1518, ma è solo nel 1525 che le Monache ottengono il riconoscimento<br />

dell’appartenenza all’Ordine sotto la Regola di Sant’Agostino. A tale riguardo<br />

abbiamo una conferma, anche se di cinque anni più tardi, nei regesti dell’Archivio<br />

di Stato di Forlì:<br />

«Breve di Clemente VII alle suore che vivono nel luogo dedicato a San<br />

Giovanni Battista di Forlimpopoli col quale conferma le grazie, i privilegi,<br />

<strong>gli</strong> indulti ecc. concessi precedentemente dall’ordinario o dai legati<br />

della Sede Apostolica, il loro modo di vivere e di vestire, ma anzi che<br />

siano considerate monache dell’Ordine di Sant’Agostino e partecipino<br />

quindi “priorissa seu magistra ac moniales et persone omnibus et singulis<br />

privilegiis immunitatibus concessionibus gratis favoribus indulgentiis<br />

et indultis aliis monasteriis et domibus eiusdem ordinis Sancti Augustini<br />

ecc.”» 6 .<br />

Da questo momento la comunità assume una precisa fisionomia, arrivando<br />

nel 1640 ad essere costituita da 59 monache coriste e 8 monache converse.<br />

Presenza significativa nel territorio locale sia come espressione spirituale<br />

che economica, dato che le norme ecclesiastiche del tempo prevedevano che<br />

ciascun monastero potesse acco<strong>gli</strong>ere nuovi membri solo in relazione alla sua<br />

possibilità di mantenimento e alle proprie rendite. Prosperità espressa anche<br />

dal fatto che tra il 1703 e il 1741 la Comunità acco<strong>gli</strong>e ben 49 educande molte<br />

<strong>delle</strong> quali sono poi entrate a far parte della comunità.<br />

Questa situazione di stabilità e prosperità comincia a sgretolarsi nel<br />

1798 7 , quando il Monastero viene soppresso in parte. Sette anni più tardi,<br />

precisamente il 19 agosto 1805 8 , la Comunità è costretta a lasciare il proprio<br />

spianarla. Infatti pubblicato un ordine ai cittadini di abbandonare al più presto possibile le<br />

loro case, queste nel lu<strong>gli</strong>o del 1360 vennero barbaramente saccheggiate, incendiate ed egua<strong>gli</strong>ate<br />

al suolo. Né fra tanta rovina furono rispettate le chiese o altro edifizio, chè tutto venne<br />

distrutto, seminandosi poi fra le rovine il sale, secondo il costume dei tempi» (E. roSEtti,<br />

Forlimpopoli e dintorni. Storia e descrizione, Milano 1890).<br />

6 ASFo, Schedario Zaccaria, n° 7997, 11 febbraio 1530.<br />

7 ArChivio StoriCo ComunAlE di Forlimpopoli, Carteggio Amministrativo, 1807, VI, 21,<br />

prot. 456, ago. 28.<br />

8 Lo storico agostiniano Gavigan nel suo studio riporta la data dell’8 lu<strong>gli</strong>o riferendosi al<br />

trasferimento della Comunità a Roncofreddo e così si esprime: «Questo monastero trecentesco<br />

fu soppresso nel 1805 per - concentramento -, cioè le monache furono unite, l’8 lu<strong>gli</strong>o<br />

di quell’anno, alla Comunità agostiniana di San Bartolomeo in Roncofreddo» (J. GAviGAn<br />

186


Monastero per trasferirsi nella Comunità Agostiniana di San Bartolomeo in<br />

Roncofreddo:<br />

«[...] Il capo dei sgheri, destinato alla vigilanza di tale traslocamento,<br />

intimò alle <strong>religiose</strong> nella sera del 18 agosto di esser pronte all’albeggiar<br />

del giorno seguente alla intimata partenza. Abbassarono esse riverentemente<br />

il Capo alle divine disposizioni, e passando la notte nelle<br />

giuste loro amarezze, ben presto videro spuntata l’aurora della ferale<br />

giornata dei diecinove agosto dell’anno più volte citato 1805» 9 .<br />

Sistemazione che durò ben poco, dato che nel 1810 anche la comunità<br />

<strong>delle</strong> monache di Roncofreddo venne soppressa 10 e alle <strong>religiose</strong> non rimase<br />

altra possibilità che essere riaccolte dalle proprie fami<strong>gli</strong>e d’origine. Questa<br />

situazione di «esilio forzato» dall’amato chiostro e dalla vita fraterna si protrasse<br />

per 18 lunghi anni, e solo il 24 giugno 1828 le <strong>religiose</strong> poterono rientrare<br />

nel monastero 11 e riprendere il velo, ma già nel 1862 il decreto di «Soppressione<br />

de<strong>gli</strong> Ordini Religiosi nel regno d’Italia» privò le monache della<br />

proprietà del monastero, che dovettero nuovamente abbandonare nel 1910.<br />

La sorte volle che tramite l’interessamento del signor Cristoforo Fabbri,<br />

fattore della comunità, e del signor Giuseppe Mammìni, padre dell’allora Madre<br />

Clementina, il trasferimento si sia configurato in un «attraversamento di<br />

strada» 12 . Con estremo coraggio, forza e affidamento alla divina provviden-<br />

o.s.a., Le Monache Agostiniane Italiane dell’Ottocento, in Miscellanea Ordinis Sancti Augustini<br />

historica in honorem David Gutierrez o.s.a., II, Studia Moderna, p. 386).<br />

9 ArChivio dEl monAStEro (citato AM), F. ZAnotti, Acta Monialium S. Joannis Baptiste Fo-<br />

rumpopili, 1829, p. 24.<br />

10 GAviGAn o.s.a., Le Monache Agostiniane Italiane..., cit., II, p. 386: «Le <strong>religiose</strong> vissero<br />

qui unanimi e concordi, fino al 25 aprile 1810, allorché anche il monastero di Roncofreddo<br />

fu soppresso».<br />

11 Ibidem: «Dopo anni di attesa, le monache di Forlimpopoli poterono rientrare nel loro monastero<br />

devastato, ove ripresero il velo il 24 giugno 1828. La Comunità era composta da<br />

7 monache e 12 educande. Sotto il governo della badessa Madre Maria Nazarena Bozzoli<br />

(1849-1855) fu abbracciata la vita comune e furono scritte e approvate le costituzioni».<br />

12 Notizie più detta<strong>gli</strong>ate circa le circostanze del trasferimento si trovano in una Cronaca monastica<br />

(AM, dal 15 giugno 1909 al 14 febbraio 1929 e dal 5 ottobre 1940 al 13 maggio 1971,<br />

p. 1 e ss.): «In base all’art. 20 della legge del 7 lu<strong>gli</strong>o 1866 n° 3066, soppressione de<strong>gli</strong> Ordini<br />

Religiosi nel regno d’Italia, fu confiscato anche il nostro convento insieme a tutti i beni<br />

e i valori ivi esistenti. Alle <strong>religiose</strong> venne concessa una tenue pensione, con l’obbligo di lasciare<br />

il convento non appena fosse deceduta l’ultima religiosa pensionata, cosa che avvenne<br />

il 15 giugno del 1909 data del transito dell’allora Madre vicaria suor Francesca Bregoli. Su-<br />

187


za le monache cominciarono il restauro del nuovo stabile, una casa fatiscente<br />

e abbandonata che nulla aveva a che fare con un monastero. Da subito, prolungando<br />

il lavoro anche nelle ore notturne, cercarono di racco<strong>gli</strong>ere la somma<br />

necessaria per iniziare i lavori di costruzione della chiesa vero, solo e unico<br />

cuore pulsante e fonte di vita di ogni Comunità monastica e destinarono <strong>gli</strong><br />

ambienti più belli e ariosi all’educandato. I lavori di costruzione della chiesa<br />

iniziarono nel 1918 e terminarono il 24 giugno 1923, festa di San Giovanni<br />

Battista. Ancora oggi le due sedi, quella attuale e quella originale, sono l’una<br />

di fronte all’altra nel cuore della città.<br />

bito dopo i funerali i consi<strong>gli</strong>eri comunali fecero irruzione nel convento, ispezionarono tutti<br />

i locali inventariando ogni cosa: mobili, quadri, oggetti di valore minacciando pene severe<br />

per eventuali sottrazioni, e ordinarono di liberare il convento entro 15 giorni. In attesa della<br />

nuova sistemazione alle <strong>religiose</strong> fu assegnato un limite di locali circoscritto a quelli più<br />

indispensabili e il resto del monastero venne adibito a scuola comunale. Vista la gravità e la<br />

precarietà della situazione in cui la Comunità era venuta a trovarsi, l’allora superiora Madre<br />

Celeste Bernardi incaricò il fattore della Comunità, il signor Cristoforo Fabbri, affinché trovasse<br />

un luogo in cui la Comunità potesse rifugiarsi. Il fattore chiese aiuto al signor Raffaele<br />

Righi, sindaco della città, che per timore di una reazione popolare (dato che le monache erano<br />

molto ben volute) concesse una proroga secondo la quale la Comunità avrebbe dovuto lasciare<br />

i locali solo dopo aver trovato un’altra sede in cui vivere. Tramite il signor Cristoforo<br />

Fabbri e il signor Giuseppe Mammìni, padre della Madre Clementina, che fece compra fittizia<br />

a suo nome, le monache poterono avere l’attuale stabile. I consi<strong>gli</strong>eri comunali continuarono<br />

a fare visite insistenti e minacciose alla Comunità e il 24 dicembre 1909 alle h. 15.00 entrarono<br />

di prepotenza nel monastero e misero i sigilli alla Chiesa. Tutto quello che fu trovato<br />

dentro il monastero fu venduto all’asta pubblica a basso prezzo con l’esplicita proibizione di<br />

non vendere alle monache Agostiniane. Il 12 ottobre 1910, alle h. 3.00 di notte, l’allora parroco<br />

di San Rufillo celebrò la Santa Messa in coro, comunicò tutte le monache, poi in devota<br />

e mesta processione le monache lasciarono le mura del loro monastero per entrare nella loro<br />

nuova casa restaurata e modificata per quanto possibile. Il giorno seguente il vescovo di Bertinoro<br />

monsignor Federico Polloni celebrò la Santa Messa nella cappella interna e incontrò<br />

le <strong>religiose</strong>. Da subito le <strong>religiose</strong> cercarono di racco<strong>gli</strong>ere la somma necessaria per iniziare i<br />

lavori di costruzione della chiesa. Prolungarono il lavoro anche nelle ore notturne e destinarono<br />

<strong>gli</strong> ambienti più belli e ariosi per l’educandato. I lavori iniziarono nel 1918 e terminarono<br />

il 24 giugno 1923, festa di San Giovanni Battista».<br />

188


Sommario dell’<strong>archivi</strong>o<br />

Costituzioni e regole, 1671-1895 p. 189 Devozioni, 1739-1930 p. 199<br />

Regolamenti, 1829-1875 p. 191 Autentiche di reliquie, 1714-1967 p. 202<br />

Rituali, 1671-1959 p. 193 Messe, 1854-1999 p. 205<br />

Capitoli, 1828-1998 p. 194 Memorie storiche, 1640-1952 p. 205<br />

Approvazioni, 1914-1968 p. 195<br />

Aggregazioni, 1840-1898 p. 212<br />

Associazioni, 1825-1964 p. 196<br />

Vestizioni, 1897-1904 p. 196 Carteggi, 1772-1929 p. 212<br />

Memorie consorelle, 1826-1990 p. 197<br />

Amministrazione, 1631-1941 p. 214<br />

Sussidi liturgici, 1619-1886 p. 197<br />

coStituzioni e regole (1671-1895)<br />

a. In uso nel monastero di San Giovanni Battista in Forlimpopoli<br />

«Costituzioni per le Monache Agostiniane di S. Giovanni Battista in Forlimpopoli»,<br />

1854, ms. rilegato, pp. 37, suddiviso in paragrafi:<br />

1.<br />

2.<br />

3.<br />

4.<br />

5.<br />

6.<br />

7.<br />

8.<br />

9.<br />

10.<br />

11.<br />

12.<br />

13.<br />

14.<br />

15.<br />

16.<br />

17.<br />

18.<br />

19.<br />

20.<br />

21.<br />

22.<br />

Proemio<br />

Dell’Ufficio Divino<br />

Del coro<br />

Delle processioni<br />

Dell’orazione mentale e verbale<br />

Della frequenza de SS. Sacramenti della<br />

Confessione e Comunione<br />

Dei suffragi pei morti<br />

Della obbedienza<br />

Della povertà<br />

Della castità<br />

Della rinnovazione dei voti<br />

Del silenzio e modo di parlare<br />

Del digiuno ed astinenza<br />

Della disciplina e della colpa<br />

Dell’amore del prossimo<br />

Delle inferme e convalescenti<br />

Della clausura<br />

Del parlatorio<br />

Del refettorio<br />

Del dormitorio<br />

Dell’abito e del vestire<br />

Delle entrate<br />

189<br />

23.<br />

24.<br />

25.<br />

26.<br />

27.<br />

28.<br />

29.<br />

30.<br />

31.<br />

32.<br />

33.<br />

34.<br />

35.<br />

36.<br />

37.<br />

38.<br />

39.<br />

40.<br />

41.<br />

42.<br />

43.<br />

Dell’elezione dell’Abbadessa e della<br />

Vicaria<br />

Dell’ufficio dell’Abbadessa<br />

Della Vicaria<br />

Delle Discrete<br />

Della Camerlenga<br />

Della Maestra <strong>delle</strong> novizie<br />

Della portinara o ruotara<br />

Della sacrestana<br />

Della corista<br />

Delle panetiere<br />

Della canevara<br />

Delle dispensiere<br />

Delle cucinere<br />

Dell’ingresso <strong>delle</strong> novizie<br />

Della professione<br />

Delle educande<br />

Dei Ministri della chiesa<br />

Del Sindaco del monastero<br />

Delle persone del secolo<br />

Delle penitenze e castighi<br />

Conclusione


«Comincia la Regola del gran Patriarca S. Agostino Vescovo d’Ippona e<br />

Padre Nostro», 1861, ms., rilegato, pp. 46, suddiviso in 9 capitoli non titolati.<br />

«Regola del Patriarca S. Agostino Vescovo d’Ippona Padre e Maestro<br />

<strong>delle</strong> Religiose Claustrali che compongono il Venerabile Monastero <strong>delle</strong><br />

Monache Agostiniane di Forlimpopoli», 1861, libretto ms., pp. 22. Il contenuto<br />

pare il medesimo del ms. precedente, mentre il formato si presenta più<br />

ridotto.<br />

b. In uso in altri monasteri<br />

Regole di S. Agostino et Costitutiones per le Sorelle Monache della Visitatione:<br />

e direttorio <strong>delle</strong> cose spirituali per le medesime, Torino et Forlì, per<br />

Gioseffo Selva all’Insegna di S. Antonio Abbate, 1671, pp. 284.<br />

Regola data dal P. S. Agostino alle Monache e qui per la loro maggiore<br />

istruzione, e profitto spirituale, dal P. Maestro F. Paolo Richiedei de’ Predicatori<br />

volgarizzata ed esposta, Brescia, per li Rizzardi, 1675, pp. 405.<br />

Regola di Santo Agostino Vescovo e Dottore di Santa Chiesa ad uso <strong>delle</strong><br />

Monache, Modena, per Francesco Torri, 1745, pp. 86.<br />

«Regula a Sancto Augustino Episcopo et Ecclesiae Doctore»; sulla copertina:<br />

«Rilegata per la seconda volta 15 Agosto 1799», testo bilingue latino-volgare,<br />

pp. 24.<br />

Regola di Sant’Agostino ed analoghe Costituzioni ad uso <strong>delle</strong> Religiose<br />

del Ven. Monast. Della Beata Chiara di Monte Falco, con l’aggiunta del<br />

regolamento sulla vita comune approvato dall’Emo. E Rev.mo. Mons Mario<br />

De Baroni Ancajani Arcivescovo di Spoleto, Spoleto, nella tipografia Baffoni,<br />

1824, pp. 22.<br />

Costituzioni per le Monache del Monastero di S. Cristina Vergine e Martire<br />

che professano la vita comune sotto la Regola del S. P. Agostino, Bologna,<br />

Tipografia Gamberini e Parmeggiani, 1826, pp. 116.<br />

Costituzioni date alle sorelle Agostiniane in Milano sotto il titolo della<br />

Presentazione di Maria Vergine, Milano, coi tipi di Luigi di Giacomo Pirola,<br />

1837, pp. 224.<br />

Regola del Santissimo Padre Agostino con le Costituzioni de’ Superiori<br />

apposti sotto i Capitoli conforme alla materia che in essa si tratta tradotta<br />

190


in lingua volgare al beneficio <strong>delle</strong> Monache di detto Ordine, Perugia 1614 e<br />

Fermo 1843, pp. 36.<br />

Regola del S. Padre Agostino volgarizzata col testo originale a fronte,<br />

Roma, Tipografia Salviucci, 1845, pp. 79.<br />

Regole e Costituzioni date da Sua Ecc. Reverendiss. Mons. Fr. Giulio Arrigoni<br />

Arcivescovo di Lucca alle Monache Agostiniane in S. Nicola Novello,<br />

Lucca, Tipografia Ferrara e Landi, 1851, pp. 251.<br />

Costituzioni per le Monache Cappuccine di S. Antonio di Padova di Forlimpopoli,<br />

Imola, Faenza, Siena e Lucca, Tipi dell’Immacolata Concezione<br />

della stamperia di Monsignore, 1859, pp. 16. In appendice oltre alla suddivisione<br />

nominativa dei capitoli, anche l’elenco di nomi <strong>delle</strong> dieci suore Cappuccine<br />

che avevano in uso queste Costituzioni.<br />

Regole di S. Agostino per le Monache di S. Flavia Domitilla della città<br />

di Frascati, Roma, Tipi di Bernardo Morini, 1866, pp. 105.<br />

Compendium Costitutionum Fratrum Ordinis Predicatorum, Parisiis,<br />

apud Poussielgue Fratres Bibliopolas, 1873, pp. 253.<br />

Regola e Costituzioni dell’Ordine Eremitano di S. Agostino adattate alle<br />

Monache dello Stesso Ordine, Roma, Tipografia della Pace di F. Cuggiani,<br />

1895, pp. 127.<br />

a. Probande, Novizie, Professe<br />

regolamenti (1829-1875)<br />

«Manuale per le Sig.re Probande e Novizie del Monastero di S. Giovanni<br />

Battista di Forlimpopoli, 1829». Collezione dei buoni usi e <strong>delle</strong> sante costumanze<br />

che si osservavano prima della soppressione e che nella maggior<br />

parte si osservano tutt’ora dalle <strong>religiose</strong> Agostiniane di Forlimpopoli dopo<br />

la loro ripristinazione accaduta il 29 giugno 1826, presentata a S. E. R.ma.<br />

mons. Chiarissimo Falconieri arcivescovo di Ravenna […] l’anno 1829, ms.,<br />

pp. 52. Indice dei paragrafi:<br />

1.<br />

2.<br />

3.<br />

Del Divino Uffizio<br />

Della S. Comunione e pratica nell’amministrazione<br />

Dei vari esercizi di pietà che praticavansi e si praticano da questa religiosa comunità<br />

191


4.<br />

5.<br />

6.<br />

7.<br />

8.<br />

9.<br />

10.<br />

11.<br />

12.<br />

13.<br />

14.<br />

15.<br />

16.<br />

17.<br />

18.<br />

Della orazione mentale e serotina<br />

Dei digiuni, della disciplina e della colpa<br />

Del silenzio<br />

Di altri usi santi che si praticano in questo monastero<br />

Delle processioni<br />

Dei funerali<br />

Doveri <strong>delle</strong> <strong>religiose</strong> Converse<br />

Doveri <strong>delle</strong> Novizie<br />

Doveri <strong>delle</strong> sig.ne Educande<br />

Della elezione <strong>delle</strong> Superiori<br />

Della Camera del convento<br />

Dell’Erario e del parlatorio<br />

De<strong>gli</strong> uffici o impieghi della Comunità<br />

Metodo che osservansi in refettorio<br />

Ministri della Chiesa<br />

b. Educande<br />

14:<br />

1.<br />

2.<br />

3.<br />

4.<br />

«Regolamento per le educande di Forlimpopoli», ms., non datato, pp.<br />

Doveri religiosi<br />

Doveri di scuola e di studio<br />

Doveri comuni<br />

Orari<br />

«Regolamento per le Signore Educande del Ven. Monastero <strong>delle</strong> Agostiniane<br />

di S. Giovanni Battista a Forlimpopoli», ms., non datato, pp. 50, suddiviso<br />

in quattro parti:<br />

1.<br />

2.<br />

3.<br />

4.<br />

5.<br />

Prefazione<br />

Parte I, Avvertimenti e regole generali in due capitoli<br />

Parte II, Disciplina in sei capitoli<br />

Parte III, Studi:<br />

a. Classe infima<br />

b. Classe media<br />

c. Classe suprema<br />

Parte IV, Lavori<br />

«Regole Direttive per l’Educandato di Forlimpopoli». Direttorio da seguire<br />

di norma per la Direttrice e le Maestre dell’Educandato di San Giovanni<br />

Battista in Forlimpopoli, ms. pp. 6, suddiviso in 10 articoli approvato dal vescovo<br />

di Bertinoro Sua Ecc.za mons. Camillo Ruggeri il 20 maggio 1875.<br />

192


ituali (1671-1959)<br />

Ordine e modo di dar l’Habito, e Professare per le Monache che si vestono<br />

nel Monastero di S. Giovanni Battista della città di Forlimpopoli, Forlì,<br />

Gioseffo Selva, 1671, pp. 20, in lingua latina.<br />

«Ordine da tenersi nella Vestizione <strong>delle</strong> Monache Converse nel Ven.<br />

Monastero di S. Giambattista in Forlimpopoli», 1828, ms., pp. 26.<br />

«Ordine da tenersi nella Professione <strong>delle</strong> Religiose Converse del Ven.<br />

Monastero di S. Giovanni Battista in Forlimpopoli» ms., non datato, in lingua<br />

latina, pp. 10.<br />

«Interrogazioni e risposte per la Vestizione <strong>delle</strong> Novizze Agostiniane di<br />

Forlimpopoli», ms., [sec. xix/1 a metà], pp. 4.<br />

«Vestizione e professione di una conversa», ms., [sec. xix/1 a metà], pp.<br />

8, in quattro capitoli:<br />

1.<br />

2.<br />

3.<br />

4.<br />

Vestizione <strong>delle</strong> converse<br />

Professione di una conversa<br />

Vestizione di una corista<br />

Per accettare alla professione una novizza<br />

«Forma di vestire le Novizze dell’abito monacale ad uso <strong>delle</strong> Suore<br />

Agostiniane di Forlimpopoli», ms., [sec. xix/1 a metà], in latino e in volgare,<br />

in due parti:<br />

1.<br />

2.<br />

Forma di vestire le novizze dell’abito monacale<br />

Forma di accettare le novizze alla professione<br />

«Forma di vestire dell’abito monacale e di accettare alla Professione le<br />

Novizze nel Monastero di S. Giovanni Battista nella città di Forlimpopoli»,<br />

ms., [sec. xix/1 a metà], pp. 40, presenta numerose correzioni e aggiunta di pagine.<br />

«Forma di vestire le Novizze dell’abito Monacale», ms., [sec. xix/1 a<br />

metà], pp. 18.<br />

«Ordine da tenersi nella Vestizione <strong>delle</strong> Monache Converse nel Venerabile<br />

Monastero di S. Giovanbattista in Forlimpopoli», Forlì 1903, ms. scritto<br />

da Raffaele Turchetti, in due parti:<br />

193


1.<br />

2.<br />

Ordine da tenersi nella vestizione, p. 1<br />

Ordine per la professione, pp. 8<br />

«Preparazione alla Vestizione» Forlimpopoli 26 novembre 1913, Teresa<br />

Leontini, pp. 4.<br />

«Monastero di S. G. Battista <strong>delle</strong> Monache Agostiniane di Forlimpopoli.<br />

Rituale per la Vestizione. 1959», pp. 8.<br />

«Monastero di S. G. Battista <strong>delle</strong> Monache Agostiniane di Forlimpopoli.<br />

Ritus admissionis postulantium ad abitum, 1959», in latino, pp. 9.<br />

«Sacre Preci per la elezione e benedizione dell’Abbadessa <strong>delle</strong> Monache<br />

Agostiniane dell’Ordine di Sant’Agostino nel Venerabile Monastero di<br />

San Giovanni Battista in Forlimpopoli», ms., [sec. xix/1 a metà], pp. 16<br />

«Atti dei Capitoli», carteggi:<br />

capitoli (1828-1998)<br />

a. Relazioni di Capitoli dal 24 giugno 1828 al 22 settembre 1865<br />

b. Per l’ammissione all’ingresso, postulandato, noviziato, professione:<br />

sotto la Madre Abbadessa suor Adeodata Ghinozzi dal 30 aprile 1829 al 4<br />

ottobre 1844, cc. 18<br />

sotto la Madre Abbadessa suor Teresa Casini dal 15 giugno 1833 al 9 agosto 1839,<br />

cc. 9<br />

sotto la Madre Abbadessa suor Crocifissa Montebugnoli dal 9 giugno 1847, c. 1<br />

c. Ammissione alla Vestizione e alla Professione solenne dal 10 giugno 1830 al 29<br />

giugno 1834, cc. 12<br />

d. Presentazione <strong>delle</strong> candidate da parte della Madre Maestra:<br />

suor Teresa Casini dal 31 agosto 1829 al 5 ottobre 1844, cc. 11<br />

suor Adeodata Ghinozzi dal 2 dicembre 1831 al 12 settembre 1839, cc. 7<br />

e. Dichiarazioni <strong>delle</strong> candidate che venivano presentate alla comunità riunita in capitolo,<br />

cc. 5, senza data<br />

f. Questioni Amministrative dal 9 giugno 1837 al 25 marzo 1840, cc. 2<br />

g. Relazioni di fine mandato per i Capitoli elettivi e relative rielezioni dei superiori dal 6<br />

lu<strong>gli</strong>o 1852 al 29 ottobre 1877<br />

h. Atto della Solenne Professione della Conversa suor Marianna Crocifissa Gioseppa<br />

Laghi del 24 giugno 1854, e atto della solenne vestizione dell’11 giugno 1855<br />

i. Capitoli <strong>delle</strong> colpe, b.1: 1879-1895, 10 quaderni mss.:<br />

1.<br />

2.<br />

3.<br />

Venerdì santo 1879 al Venerdì santo 1880<br />

Dall’Ascensione 1880 alla Vigilia dell’Epifania 1881<br />

Primo venerdì di quaresima 1880 all’Epifania 1882<br />

194


4. Venerdì <strong>delle</strong> ceneri - Epifania 1882<br />

5. Vigilia dell’Assunzione 1887 - Vigilia Pentecoste 1887<br />

6. Dal principio del 1892 a tutta la Quaresima 1893<br />

7. Vigilia dell’Ascensione del 1894 al Venerdì santo 1894<br />

8. Dall’Epifania del 1895 all’Ascensione<br />

9. Avvertimenti generali per la vestizione<br />

10.<br />

Meditazioni per la Madonna del Buon Consi<strong>gli</strong>o, non datato<br />

b. 2: 1880-1930, cc. 45<br />

«Libro dei Capitoli <strong>delle</strong> RR.e Madri Agostiniane di San Giovanni Battista<br />

di Forlimpopoli dall’8 ottobre 1840 al 15 giugno 1841», vol. 1<br />

«Libro dei Capitoli <strong>delle</strong> Probande e Novizie e di altre cose dal 1951 al<br />

1967», reg. 1<br />

«Registro Relazioni dei Capitoli dal 24 giugno 1968 al 4 giugno 1998»,<br />

reg. 1<br />

«Registro Relazioni del Consi<strong>gli</strong>o dal 29 settembre 1969 al 2 gennaio<br />

1992», reg. 1<br />

approvazioni (1914-1968)<br />

Si intende la normale assegnazione dei compiti o lavori all’interno della<br />

comunità che un tempo necessitava dell’approvazione del vescovo, ma che<br />

oggi è puramente vita interna della comunità.<br />

Distribuzione de<strong>gli</strong> uffici <strong>delle</strong> monache (solitamente venivano assegnati<br />

in occasione del capitolo elettivo dell’Abbadessa)<br />

17 lu<strong>gli</strong>o 1914 [visto di approvazione del vescovo Federico Polloni, 19 lu<strong>gli</strong>o 1914]<br />

20 lu<strong>gli</strong>o 1917 [visto di approvazione del vescovo Federico Polloni, 28 lu<strong>gli</strong>o 1917]<br />

20 lu<strong>gli</strong>o 1923 [visto di approvazione del vescovo Federico Polloni, 26 lu<strong>gli</strong>o 1923]<br />

1926 [visto di approvazione del vescovo Antonio Scarante]<br />

1929 [visto di approvazione del vescovo Antonio Scarante, 3 ottobre 1929]<br />

1° gennaio 1936 [visto di approvazione del vescovo Francesco Gardini, 3 gennaio 1936]<br />

3 agosto 1937 [visto di approvazione del vescovo Francesco Gardini, 12 agosto 1937]<br />

20 maggio 1944 [visto di approvazione del vescovo Francesco Gardini, 21 maggio 1944]<br />

1° giugno 1947 [visto di approvazione del vescovo Francesco Gardini, 3 giugno 1947]<br />

16 giugno 1951 [visto di approvazione del vescovo Mario Bondini, 18 giugno 1951]<br />

24 lu<strong>gli</strong>o 1953 [visto di approvazione del vescovo Mario Bondini, 7 agosto 1953]<br />

21 settembre 1956 [visto di approvazione del vescovo Mario Bondini, 2 ottobre 1956]<br />

195


10 marzo 1960 [visto di approvazione del vescovo Giuseppe Bonacini, 19 marzo 1960]<br />

28 ottobre1961 [visto di approvazione del vescovo Giuseppe Bonacini, 7 novembre 1961]<br />

28 dicembre 1964 [visto di approvazione del vescovo Giuseppe Bonacini, 6 gennaio 1965]<br />

1968 [visto di approvazione del vescovo Giuseppe Bonacini, 24 giugno 1968]<br />

aSSociazioni (1825-1964)<br />

Si indicano le tappe del cammino di un’aspirante monaca (dunque non<br />

sono associazioni esterne del tipo di un terzo ordine).<br />

«Libro primo <strong>delle</strong> sig.ne Probande, Educande e Superiore dal 1825 all’anno<br />

1903», con elenchi riguardanti:<br />

1.<br />

2.<br />

3.<br />

4.<br />

5.<br />

Probande Coriste<br />

Probande Converse<br />

Sig.ne Educande<br />

Madri Abbadesse e Vicarie<br />

Servienti<br />

«Libro secondo <strong>delle</strong> Signore Probande e Superiori dal 1947 fino al<br />

1964»<br />

veStizioni (1897-1904)<br />

«Documenti di vestizioni e professioni di varie <strong>religiose</strong>», 1897-1904,<br />

carteggi:<br />

25 giugno 1897, prende l’abito <strong>delle</strong> corali Anna Casoli, nata a Tolentino il 26 Lu<strong>gli</strong>o 1865.<br />

26 lu<strong>gli</strong>o 1898, ammissione alla professione religiosa, Enrichetta Gaiba, nata a Bologna e<br />

suor Chiara del Sacro Cuore.<br />

10 dicembre 1901, ammissione alla vestizione religiosa, Maria Piolanti, nata a Predappio,<br />

battezzata il 20 settembre 1883.<br />

18 dicembre 1902, ammissione alla professione religiosa, suor Maria Rita Luisa Teresa Piolanti,<br />

al secolo Maria.<br />

17 lu<strong>gli</strong>o 1903, ammissione tra le monache corali per Luisa, e tra le monache converse per<br />

Giovanna Luisa Rossi, nata il 4 gennaio 1880, e Giovanna Osioli, nata il 17 lu<strong>gli</strong>o 1882,<br />

entrambe di Forlì.<br />

12 ottobre 1904, ammissione alla professione religiosa, Innocenza Liverani, nata a Forlimpopoli<br />

il 27 marzo 1881, e Concetta Mamini, nata al Ronco il 7 dicembre 1884.<br />

196


memorie conSorelle (1826-1990)<br />

«Libro terzo Narrazioni funebri ossia libro <strong>delle</strong> Religiose Defonte»,<br />

elenchi dei decessi dal 1826 al 1956:<br />

1.<br />

2.<br />

3.<br />

Religiose Professe<br />

Religiose Converse<br />

Sig.re Educande<br />

«Memorie <strong>delle</strong> Consorelle defunte»<br />

1838-1841, vol 1<br />

1940-1990, vol. 1<br />

«Monache defunte»,1851-1925, carteggi riguardanti alcune monache<br />

vissute nel monastero:<br />

suor Giuseppa De Contarini, al secolo Elvira, nata a Milano il 31 marzo 1851<br />

suor Giuseppa Concas, al secolo Antonietta, nata ad Arbus in Sardegna il 16 febbraio 1902 e<br />

morta il 1° agosto 1939<br />

suor Imelde Bandini, al secolo Maria, nata a Marradi il 4 lu<strong>gli</strong>o 1905<br />

suor Maria Francesca Piras, al secolo Elisabetta, nata a Guspini il 15 marzo 1906<br />

suor Margherita Lotti, al secolo Palma, nata a Pennabilli il 16 marzo 1913<br />

suor Michelina Concas, al secolo Doloretta, nata a Nuragus in Sardegna, il 18 novembre<br />

1920<br />

suor Paola Portolani, al secolo Mafalda, nata a Montevecchio, il 12 giugno 1925<br />

SuSSidi liturgici (1619-1886)<br />

1. Salteri:<br />

Psalterium Romanum dispositum per hebdomadam ad normam Breviarii, ex<br />

decreto Sacr. Concilij Tridentini restituti, 1619, scritto in due colori: rosso per<br />

i titoli, la lettera maiuscola dei capoversi e <strong>delle</strong> antifone, le didascalie e i tetragrammi,<br />

e nero per i neumi e i testi <strong>delle</strong> antifone, dei salmi, dei canoni e<br />

<strong>delle</strong> orazioni. In latino con <strong>gli</strong> accenti tonali per facilitare il canto e la lettura,<br />

vol. 1<br />

Psalterium Romanum, dispositum per hebdomadam ad formam Breviarii Romani,<br />

1627, vol. 1<br />

Psalterium, Breviarii Romani, cum ordinario Divini Officii, 1912, vol. 1<br />

2. Messali:<br />

Missale Romanum ex decreto Sacrosancti Concilii Tridentini, Venetiis 1765,<br />

vol. 1<br />

197


Messale Romano, latino-italiano, Torino 1936, pp. 2089<br />

Oratio Dominicalis, Padova 1942, pp. 440<br />

Messale festivo, Vicenza 1955, pp. 446<br />

Messale Romano quotidiano, latino-italiano, Roma 1962, pp. 552<br />

3. Breviari:<br />

Breviarium Augustinianum ad usum Fratrum & Monialium Ordinis Eremitarum<br />

Sancti Augustini, quattro tomi:<br />

1. 1751<br />

2. manca la copertina, ma nella catalogazione è scritto: anno 1963<br />

3. manca la copertina, ma nella catalogazione è scritto: anno 1241 (?)<br />

4. 1732<br />

Breviarium Augustinianum ad usum Fratrum & Monialium Ordinis Eremitarum<br />

Sancti Augustini, quattro tomi:<br />

1. Pars Hiemalis, manca la copertina, ma nella catalogazione è scritto: anno<br />

1762<br />

2. Pars Aestiva, 1762<br />

3. Pars Hiemalis, 1762<br />

4. Pars Aestiva, 1762<br />

Breviarium Augustinianum ad usum Fratrum & Monialium Ordinis Eremitarum<br />

Sancti Augustini, due tomi:<br />

1. Pars Hiemalis, 1744<br />

2. Pars Aestiva, 1744<br />

Breviarium ad usum Fratrum & Monialium Ordinis Eremitarum Sancti Augustini,<br />

tre volumi:<br />

1. Pars Aestiva, 1777<br />

2. Pars Autumnalis, 1777<br />

3. Pars Verna, 1777<br />

Breviarium ad usum Fratrum et Monialium Ordinis Eremitarum Sancti Augustini,<br />

quattro volumi:<br />

1. Hiemalis, 1828<br />

2. Aestiva, 1828<br />

3. Autumnalis, 1828<br />

4. Verna, 1828<br />

Breviarium ad usum Fratrum et Monialium Ordinis Eremitarum Sancti Augustini,<br />

quattro volumi:<br />

1. Hiemalis, 1849<br />

2. Aestiva, 1849<br />

3. Autumnalis, 1849<br />

4. Verna, 1849<br />

198


Breviarium ad usum Fratrum et Monialium Ordinis Eremitarum Sancti Augustini,<br />

quattro volumi:<br />

1. Hiemalis, 1886<br />

2. Aestiva, 1886<br />

3. Autumnalis, 1886<br />

4. Verna, 1886<br />

4. Officia Hebdomadae:<br />

Officium Hebdomadae Sanctae, secundum missale et Breviarium Romanum,<br />

1766, vol. 1<br />

Officium Hebdomadae Sanctae, secundum missale et Breviarium Romanum,<br />

1777, vol. 1<br />

Officium Hebdomadae Sanctae, 1888, vol. 1<br />

5. Officia propria et variationes:<br />

Officia propria Sanctorum Canonicorum Regularium, 1751 vol. 1<br />

Officia propria Sanctorum Foroliviensium, 1785, vol. 1<br />

Officia Sanctorum Ecclesiae Anconitanae propria, 1861, vol. 1<br />

6. Officia Propria Ordinis Eremitarum S. Augustini:<br />

Officia Propria Sanctorum ad usum totius Ordinis PP. Eremitarum, S. Augustini,<br />

1805, vol. 1<br />

7. Officium Beatae Mariae Virginis et fidelium defunctorum:<br />

Officium Beatae Mariae Virginis S. PII V. Pont. Max. iussu editum, Clementiis<br />

VIII et Urbani VIII, 1869, vol. 1<br />

8. Ufficio della Settimana Santa<br />

Uffizio della Settimana Santa, 1797<br />

Uffizio della Settimana Santa e della Ottava di Pasqua, 1858<br />

Uffizio della Settimana Santa e della Ottava di Pasqua, 1862<br />

Uffizio della Settimana Santa e della Ottava di Pasqua, 1872<br />

Ufficio della Settimana Santa e della Ottava di Pasqua, 1876<br />

Uffizio della Settimana Santa e della Ottava di Pasqua, 1892<br />

1. A Sant’Agostino<br />

devozioni (1739-1930)<br />

Novena in preparazione alla festa di sant’Agostino Vescovo d’Ippona e<br />

Dottore Massimo di Santa Chiesa, Faenza, Benedetti Stampatore, 1768, pp.<br />

55<br />

199


Novena Sacra per apparecchio alla festa del gran Dottore della Chiesa<br />

Sant’Agostino Vescovo d’Ippona dedicata alle molto reverende Madri Canonichesse<br />

Lateranensi, Verona, nella stamperia Morini, 1776, pp. 96<br />

Sacra novena da premettersi alla festa del glorioso Padre Agostino offerta<strong>gli</strong><br />

da un suo divoto, Lugo, presso Giovanni Melandri, 1807, pp. 37<br />

Novene e meditazioni che contengono in ristretto e con ordine la vita del<br />

gran Dottore Santo Agostino con alcuni esercizi di divozione per la sua novena,<br />

Parma, Tipografia Rossetti, 1853, pp. 168<br />

«Litanie Sancti Patris Nostri Augustini», ms., [sec. xix/1 a metà], pp. 4<br />

«Litanie del N. S. P. Agostino», [sec. xx in.], pp. 4<br />

Novena ad onore del nostro Santo Padre Agostino, ristampa di una edizione<br />

del 1746, in Curia Archiep. Mediolani, 1911, pp. 35<br />

Triduo in onore di S. Agostino Vescovo d’Ippona e Dottore massimo di S.<br />

Chiesa, [Firenze], Libreria Editrice Fiorentina, 1930, pp. 23<br />

2. A Santi dell’Ordine Agostiniano<br />

Novo settenario in onore di S. Niccola da Tolentino dell’Ordine Agostiniano,<br />

Forlì, 1739, pp. 72<br />

Il sacro settenario del glorioso S. Nicola da Tolentino protettore di S.<br />

Chiesa del sacro Ordine Agostiniano, Rimino, 1792, pp. 50<br />

Esercizio di divozione in onore della beata Chiara Vergine di Montefalco<br />

dell’Ordine Eremitano di Sant’Agostino, Fuligno, Tipografia Campitelli,<br />

1835, pp. 29<br />

3. Alla Beata Vergine Maria<br />

Novena in preparazione alla festa della B.V. del popolo protettrice della<br />

città di Forlimpopoli, Forlì, presso Luigi Bordandini, 1839, pp. 40<br />

«Novene in onore della Beata Vergine del Buon Consi<strong>gli</strong>o la di cui festa<br />

si celebra il 26 aprile per uso <strong>delle</strong> RR. Madri Agostiniane del ven. monastero<br />

di S. Giovanni Battista di Forlimpopoli, 1861», ms., pp. 36<br />

200


«Novena in preparazione alla Festa dell’Assunzione di Maria Vergine<br />

del P. Giuseppe Navarra della canzone dell’Oratorio di San Filippo Neri»,<br />

ms., pp. 6<br />

Corona di Dodici Novene per prepararsi divotamente alle feste della B.<br />

Vergine Maria disposte secondo l’ordine ecclesiastico, Milano, da Giocondo<br />

Messaggi Tipografo-Librajo, [sec. xix ex.], pp. 80<br />

4. A San Giovanni Battista<br />

Apparecchio di nove giorni alla festa della natività del gloriosissimo S.<br />

Giovanni Battista protettore principale della città e diocesi di Cesena, Cesena<br />

1828, pp. 101<br />

«Pro Sancto Ioanne Baptista», fo<strong>gli</strong>etto ms. non datato<br />

5. A San Rufillo<br />

Esercizio divoto da praticarsi in apparecchio alla festa del glorioso S.<br />

Rufillo primo vescovo e protettore di Forlimpopoli, Forlì, dalla stamperia Casali,<br />

1821, pp. 24<br />

Esercizio divoto in apparecchio alla festa del glorioso S. Rufillo primo<br />

vescovo e protettore di Forlimpopoli da praticarsi nella Chiesa Abbaziale e<br />

Collegiata Insigne a detto Santo, Forlì, per Antonio Barbiani, non datato, sulla<br />

prima pagina si legge «Sr Alma Regina della Torre, 1856», ma sia per il<br />

tipo di carta che per il modo della stampa sembrerebbe più antico<br />

Novena in preparazione alla festa del glorioso San Rofillo primo vescovo<br />

e protettore di Forlimpopoli, Forlì, dai tipi Bordandini, 1857, pp. 26<br />

6. Varie<br />

Novena del Santo Natale colle meditazioni per tutti i giorni dell’Avvento<br />

fino all’ottava dell’Epifania, Bassano 1769, pp. 344<br />

Divote preci che si recitano nella chiesa di San Giovanni Battista dalle<br />

RR. Monache Agostiniane di Forlimpopoli, ms., non datato, con la notazione<br />

musicale gregoriana per le parti del canto, pp. 66. Tali devozioni riguardano:<br />

201


1.<br />

2.<br />

3.<br />

4.<br />

5.<br />

6.<br />

7.<br />

8.<br />

Il SS. Sacramento<br />

Litanie Lauretane alla B. V. Maria<br />

Orazioni varie a:<br />

Vergine Maria<br />

San Giovanni Battista<br />

Santo Padre Agostino<br />

Alla Santa Madre Monica<br />

San Nicola da Tolentino<br />

San Tommaso da Villanova<br />

Per i defonti<br />

Per la pace<br />

Per la Chiesa<br />

Per il Papa<br />

Contro le tempeste<br />

Orazioni alla B. V. del Buon Consi<strong>gli</strong>o nel dì della sua festa<br />

Novena del Santo Natale<br />

Oratio de SS. Sacramento<br />

Lodi contro le bestemmie<br />

Formulario per il rinnovo dei voti<br />

«Sermoni per il Santo Natale composti dal padre Pellegrino Pazza<strong>gli</strong>a<br />

servita nel 1863», ms., pp. 42<br />

«Oratione pro una, et pro pluribus defunctis Ordinis nostri, in anniversario<br />

recitanda», fo<strong>gli</strong>etto ms., non datato<br />

«Novena di meditazioni del Sacro Cuore di Gesù», quaderno ms., [sec.<br />

xx in.], pp. 62<br />

b. 1. 1714-1799<br />

autentiche di reliquie (1714-1967)<br />

14 Agosto 1714 (?): B. Veronica de Binasco (agostiniana)<br />

17 Giugno 1733: (?)<br />

16 Gennaio 1749: Ignatium a Parma ordinis minorum, S. Francisci Capucinorum Lectorem<br />

30 Giugno 1751: S. Bonaventura<br />

22 Gennaio 1757: S. Josephi sponsi B.me Virginis Marie<br />

20 Marzo 1758: S. Augustini<br />

1° Marzo 1759: S. Francisci confessoris<br />

20 Settembre 1759: Ss. Stephani, Lini martiris, Marceli pape martiris<br />

6 Settembre 1761: Sancti Nicolai a Tolentino (agostiniano)<br />

8 Febbraio 1766: S. Nicolai de Tolentino<br />

202


19 Giugno 1766: S. Therese Virginis Carmelitanae<br />

17 Marzo 1771: S. Catharine virginis et martiris<br />

18 Marzo 1772: S. Nicolai de Tolentino confessoris<br />

15 Gennaio 1773: sacram reliquiam ex sacratissimo Ligno Crucis N.S.J.<br />

18 Giugno 1779: S. Emidii e S. Seraphini<br />

18 Ottobre 1780: S. Francisci Salesij Episcopi, S. Francisci de Paula ordinis Minorum fundatoris,<br />

S. Francisco Maria Brittinorij<br />

9 Ottobre 1783: ex sacratissimo Ligno SS.me Crucis domini nostri Jesu Christi, S. Anne matris<br />

B. Virginis Marie, S. Francisci de Paula<br />

10 Agosto 1785: B. Clarae Agolantis fundatricis monasterii S. Mariae Angelorum<br />

3 Dicembre 1787: S. Peregrini Latiosi<br />

10 Agosto 1787: S. Antonii Patavii<br />

10 Marzo 1788: S. Mariae Maddalenae de Pazzi virginis<br />

13 Aprile 1790: (?)<br />

4 Giugno 1792: particulam ex sacro Ligno Crucis N.S. Jesu Christi<br />

9 Febbraio 1793: S. Mariae Magdalenae Penitentis, S. Francisci Xaverii, S. Leonardi,<br />

S.Catharinae Virginis<br />

20 Giugno 1793: Sanctae Margaritae Cortonensis penitentis<br />

9 Lu<strong>gli</strong>o 1793: Sancti Augustini episcopi et doctoris<br />

11 Settembre 1794: Sancti Francisci da Paula, S. Vincenti Ferrerii, S. Mariae Magdalenae de<br />

Pazzi, S. Francisci Assisiatis, S. Camilli de Lellis<br />

26 Settembre 1795: B. Gregorii Celli confessorum Ord. Eremitarum S. Augustini<br />

18 Agosto 1796: S. Andree Avellini, S. Ignatii Lojole confessoris, S. Clara a Monte Falco<br />

30 Giugno 1799: S. Francisci de Paula confessoris<br />

b. 2. 1804-1967<br />

15 Settembre 1804: S. Augustini episcopi Ecclesie doctoris, S. Aloysii Gonzagae, S. Ignatii<br />

Loyola, S. Francisci Xaverii, S. Francisci Assisis, S. Andrea Avellini, S. Paschali<br />

Baylon, B. Clarae a Monte Falco Ord. S. Augustini<br />

16 Settembre 1804: S. Thome a Villanova episcopi confessoris (Ord. S. Augustini)<br />

1° Febbraio 1807: B. Francisci de Hieronyme<br />

13 Giugno 1807: B. Veronica Juliani Ord. Min. Cappuccinorum<br />

15 Novembre 1807: SS. Apostolorum Petri et Pauli, S. Ioannis Ap. et Evang., SS. Apostolorum<br />

Andrea, Iacobi Maioris, Iacobi minoris, Philippi, Bartholomei, Simonis, Thaddei,<br />

Thome, ac Matthei.<br />

1° Febbraio 1808: S. Joseph Sp. B.M.V.<br />

16 Novembre 1808: S. Luca Evangelista<br />

30 Aprile 1814 : S. Andreae Apostoli, S. Francisci Salesii episcopi, S. Francisci Assisinatis,<br />

S. Francisci de Paula, S. Francisci Xaveri, S. Ioannis a Capistrano, S. Aloysii Gonzaga,<br />

SS. Mariae Magdalenae penitentis, Valeriani martiris Forolivi patroni, Luci v. martiris,<br />

Appollonia v.m., Barbara v.m., S. Mariae Magdalenae de Pazzis, S. Nicolai a Tolentino,<br />

B. Gregorii Celli a Verucchio Ord. Er. S. Aug., B. Ioannis Bono Ord. Er. S. Aug., b.<br />

Ritae a Cassiae Ord. S. Augustini, b. Clarae a Monte Falco Ord. S. Augustini, S. Caroli<br />

Borromei Card., S. Ubaldi episcopi, S. Margarita a Cortona.<br />

13 Aprile 1815: S. Ioannis Baptista precursoris Dei, S. Francisci Assisis, beati Iacobi Salontonii<br />

confessoris Ord. Predicatorum<br />

203


12 Aprile 1818: S. Alessi confessoris<br />

13 Marzo 1818: particulas ligno Crucis N.S.J.C., B.mae Virginis Mariae, S. Joseph sponsi<br />

B.V. Mariae, Petri ap., Paoli ap., Thome, Ruphilli [...], S. Philippi Neri, b. Francisci de<br />

Hieronymo<br />

16 Febbraio 1824: B.mae Virg. Mariae, S. Aghatae virg. mart., S. Antonii Patavini conf.<br />

O.Min.<br />

13 Febbraio1827: (?)<br />

13 Dicembre 1828: SS.um martyrum Pii, Probae, Agapitae, Niconis<br />

13 Dicembre 1828: SS.um martyrum Tranquillae, Crescentii, Valentini, Abani et Vincentii<br />

13 Dicembre 1828: S. Thome de Villanova<br />

13 Dicembre 1828: SS.um martyrum Luciani, Celestini, Alexandri, Iustini, et Clarae<br />

13 Dicembre 1828: SS.um martyrum Desiderii, Liberatae, Maximi, Emerentiane, Innocentii,<br />

Natalis<br />

29 Maggio 1830: B.mae Virginis Mariae, S. Joseph sponsi eiusdem, S. Aloysi Gonzagae<br />

22 Agosto 1831: Beatae Veronicae de Julianis<br />

29 Novembre 1831: S. Ioannis Baptista precursoris Domini<br />

27 Marzo 1833: S. Theresiae virg.<br />

5 Maggio 1833: S. Deodati martyris, S. Aloysii Gonzagae confessoris<br />

3 Febbraio 1838: Sancti Patris Francisci Assisiensis<br />

27 Aprile 1839: S. Aloysii Gonzagae<br />

27 Aprile 1839: S. Luciae virg. mart.<br />

23 Gennaio 1843: Beatae Clarae a Monte Falco<br />

30 Maggio 1846: B.mae Virginis Mariae, S. Joannis ap. et Evang., Ss. Petri Damiani, Pascali<br />

Baylon e Pacifici Semptedan., S. Francisci Assisien, S. Margarita da Cortona<br />

10 Aprile 1849: ?<br />

25 Maggio 1849: S. Ignatii Loyole, S. Francisci Xaverii<br />

7 Agosto 1856: SS.mae Crucis Domini Nostri Jesu Christi<br />

8 Agosto 1856: S. Antonii, S. Augustini ep., S. Ruffilli ep., S. Vicini ep., S. Aloysii Gonz.,<br />

S. Hylarioni<br />

12 Giugno 1857: Virg. Mariae, S. Aloysii Gonzaga, S. Veronica de Juliani, S. Rosae Viterbiensi<br />

virg.<br />

30 Marzo 1862: B Josephi Lobia (?) confessoris<br />

22 Maggio 1863: particulam ex ligno Ss.me Crucis in qua mortuus est dominus noster Jesu<br />

Christus<br />

30 Giugno 1865: B.mae Virginis Mariae, Sancti Joseph ejus purissimi sponsi, S.tae Theresiae<br />

virg. Carm., S.ti Augustini ep. et Eccl. doctoris, S.tae Monicae<br />

13 Ottobre 1865: B.mae Virginis Mariae, Sancti Joseph ejus purissimi Sponsi, Sancti Nicolai<br />

a Tolentino confessoris, Sancti Aloysii Gonzaga, Sancti Rochi confessori, Sancti Thomae<br />

a Villanova confessoris<br />

8 Giugno 1924: B. Teresiae a Jesu Infante virginis<br />

19 Marzo 1934: Sancti Josephi Benedicti Cottolengo<br />

5 Ottobre 1939: S. Imeldae Virginis ord. Predicatorum<br />

12 Maggio1950: Sancti Joannis Bosco sacerdotis confessoris<br />

1° Maggio 1967: S. Ruphilli<br />

204


meSSe (1854-1999)<br />

1854-1865<br />

1857-1930, «Vacchetta per i giorni di Festa»<br />

1858-1974, «Vacchetta per le Messe dei Defunti»<br />

1931-1961, «Vacchetta per i giorni di Festa e di esposizione del SS.mo Sacramento»<br />

1952-1976, «Vacchetta per segnare le Messe del defunto don Biagio»<br />

1961-1966<br />

1967-1972<br />

1973-1978<br />

1975-1990, «Vacchetta per i giorni di Festa»<br />

1978-1989<br />

1989-1999<br />

memorie Storiche (1640-1952)<br />

«Memorie del Venerabile Monastero <strong>delle</strong> molto RR. Monache di S. Giovanni<br />

Battista di questa città di Forlimpopoli, sotto la Regola di Sant’Agostino,<br />

fatte d’ordine della molto reverenda Madre Ippolita Genevra Salvolini<br />

nel terzo suo abbatissato: 1699 da me Gioseppe Focchi sindico», tomo manoscritto,<br />

contiene:<br />

1. Catalogo <strong>delle</strong> Monache: elenco <strong>delle</strong> monache presenti nel monastero<br />

nell’anno 1640, 49 coriste e 8 converse per un totale di 57 <strong>religiose</strong>:<br />

Monache Coriste:<br />

Briganti Lucia da Forlimpopoli, abbadessa<br />

Mastri Monica da Meldola, vicaria<br />

Agnoletti Genevra da Monte Vecchio<br />

Amici Angela Cristina da Forlimpopoli<br />

Amici Maria Colomba, sorella di Angela Cristina<br />

Amiconi Caterina da Meldola<br />

Avventurati Camilla Francesca da Meldola<br />

Avventurati Olimpia da Meldola<br />

Bandi Eufemia da Forlimpopoli<br />

Bandi Marta da Forlimpopoli<br />

Candolfi Maria Cecilia da Imola<br />

Ceroni Alba da Casola<br />

Ceroni Maria Chiara, sorella di Alba<br />

Cornioli Felice da Forlimpopoli<br />

Cornioli Maria Maddalena da Forlimpopoli<br />

Cresci Elena da Meldola<br />

Fantini Paola Innocentia da Budrio<br />

205


Focchi Elisabetta da Forlimpopoli<br />

Franchini Anna da Forlimpopoli<br />

Franchini Gio. Battista da Forlimpopoli<br />

Frassoni Stella Maria da Forlimpopoli<br />

Gaddi Maria Celeste da Forlì<br />

Gardini Laura Corona da Forlimpopoli<br />

Gardini Veronica Francesca, sorella di Laura Corona<br />

Guazzarini Francesca da Cervia<br />

Guerdi Serafina da Forlimpopoli<br />

Maioli Maria Cassandra da Ravenna<br />

Maioli Maria Croce sorella di Maria Cassandra<br />

Maioli Maria Regina da Ravenna<br />

Mastri Maria Caterina da Meldola<br />

Mattarelli Beatrice da Ravenna<br />

Mattarelli Minerva sorella di Beatrice<br />

Merighi Massima da Ravenna<br />

Merlini Giustina Innocentia da Forlì<br />

Nicoli Pulcheria da Dovadola<br />

Pasini Antonia Eufrosina da Bologna<br />

Pignatti Giovanna da Ravenna<br />

Pignatti Innocentia sorella di Giovanna<br />

Portinari Anna Lucia da Dovadola<br />

Rasponi Eugenia da Ravenna<br />

Salaghi Barbara Camilla da Forlimpopoli<br />

Salaghi Maria Novella da Forlimpopoli<br />

Salvolini Ippolita Genevra da Meldola<br />

Santori Maria Vittoria da Roma<br />

Santori Ortensia, sorella di Maria Vittoria<br />

Spazzoli Girolima da Forlimpopoli<br />

Speroni Cherubina da Bertinoro<br />

Speroni Frebronia, sorella di Cherubina<br />

Veroli Bartolomea da Forlimpopoli<br />

Monache Converse:<br />

Battistini Antonia da Forlimpopoli<br />

Benassi Maria da Dovadola<br />

Donati Orsola da Bologna<br />

Franchini Dorotea da Forlimpopoli<br />

Gaudenzi Maria Francesca da Faenza<br />

Maldini Benedetta da Forlimpopoli<br />

Ossi Bonaventura da Forlimpopoli<br />

Pedri Agata di Forlimpopoli<br />

206


2. Catalogo <strong>delle</strong> tredici Abbadesse dal 1640 al 1757:<br />

Briganti Lucia da Forlimpopoli 1640<br />

Salvolini Ippolita Genevra da Meldola 1699<br />

Veroli Ortensia Teresa 1700; 1701<br />

Veroli Clementia Felice da Forlimpopoli 1703; 1715<br />

Golfarelli Anna Francesca Lodovica da Forlimpopoli 1706<br />

Mazzolini Giulia Caterina Rosalinda da Forlimpopoli 1709 (rinuncia)<br />

Tantardini Maria Celeste da Ravenna 1709; 1712; 1721<br />

Tarta<strong>gli</strong> Gesualda Candida Aurora da Dovadola 1724; 1730<br />

Riceputi Olimpia da Casalbuono 1733<br />

Golfarelli Antonia Caterina 1736<br />

Selvi Lavinia Veneranda da Teodorano 1739; 1741<br />

Botoli Vereconda Antonia Dorotea da Forlimpopoli 1754; 1757<br />

Mambelli Fidalma da Meldola 1757<br />

3. Catalogo <strong>delle</strong> quarantanove Educande che sono state accolte dalle <strong>religiose</strong><br />

dal 1703 al 1741, alcune di queste hanno chiesto di entrare a far parte<br />

della comunità, alcune come converse altre come novizie. In ordine cronologico:<br />

Bonoli Francesca Antonia<br />

Accazzani Girolama da Forlì<br />

Tazzi Teodora da Gatteo<br />

Franchini Andrea<br />

Viroli Clamè, entrò in educandato il 28 settembre 1704 e si monacò il 13 aprile del 1705<br />

Baiossi Giulia Malganza da Ravenna<br />

Avezzani Rosa da Forlì<br />

Vo<strong>gli</strong>ni Alessandra da Cesena<br />

Montanari Antonia<br />

Mattetini Agnese<br />

Spazzoli Isabetta, entrò in educandato il 29settembre 1707 e prese l’abito corale senza uscire<br />

dal monastero il 28 settembre del 1713<br />

Sovicelli Antonia da Meldola<br />

Mignati Elisabitta<br />

Rannioli Paola da Forlì<br />

Maseri Domenica da Forlì<br />

Bonoli Domenica, entrò in educandato l’11 aprile 1712 e si monacò il 14 giugno dello stesso<br />

anno<br />

Biffi Maria Agnese<br />

Fàbij Verginia da Bertinoro<br />

Assumia Caterina Teresa, entrò in educandato nel 1714 e prese l’abito religioso il 30 maggio<br />

del 1719<br />

Siboni Bernardina, entrò in educandato il 6 febbraio 1715 e si monacò il 10 ottobre 1719<br />

Baratti Giovanna da Forlì<br />

Baratti Francesca da Forlì<br />

207


Zaccaroni Angiola da Cesena<br />

Zaccaroni Giulia Lucrezia<br />

Baldazzi Maria Francesca<br />

Baratti Antonia da Forlì<br />

Mazzolini Maria Rosalinda da Forlimpopoli, entrò in educandato l’8 gennaio del 1719 e prese<br />

l’abito religioso nel 1726<br />

Bolognesi Gisulina, entrò in educandato il 3 agosto del 1719 e prese l’abito di conversa nel<br />

1720<br />

Briganni Francesca Elisabetta<br />

Golfanulli Assunta<br />

Gaddi Giovanna di Forlì<br />

Bucioli Anna, entrò in educandato il 25 aprile del 1725 e vestì l’abito di conversa il 26 aprile<br />

1725<br />

Laghi Giacoma da Modi<strong>gli</strong>ana<br />

Gentili Giacoma, entrò in educandato nel 1726 e prese l’abito di conversa nel 1727<br />

Mambelli Laura, entrò in educandato il 23 gennaio 1732 e vestì l’abito religioso il 16 febbraio<br />

del 1732<br />

Baldazzi Lucia, entrò in educandato il 27 ottobre del 1726 e vestì l’abito religioso il 19 maggio<br />

1732<br />

Abbondanzi Laura da Bertinoro<br />

Tassinari Laura di Rocca San Casciano<br />

Gentili Maria, entrò in educandato il 21 novembre 1729 e vestì l’abito religioso il 16 giugno<br />

1731<br />

Biacchi Anna, entrò in educandato l’11 maggio 1732 e vestì l’abito religioso il 28 maggio<br />

1733<br />

Golfandi Anna Doniga<br />

Serafini Catterina da Bologna<br />

Balduzzi Elisabetta<br />

Ricci Bonoli Avvinia, entrò in educandato il 7 ottobre del 1736 e vestì l’abito religioso il 6<br />

ottobre 1737<br />

Ricci Teresa del territorio di Forlì, entrò in educandato il 22 gennaio del 1937 e vestì l’abito<br />

religioso il 6 ottobre 1737<br />

Canussi Antonia da Forlì<br />

Righini Joma, entrò in educandato il 10 aprile del 1739 e lo stesso giorno si monacò<br />

Tericolli Tania da Meldola<br />

Rozi Barbara da Bertinoro, entrò in educandato il 10 settembre del 1739 e si monacò il 23<br />

aprile 1740<br />

Bondi Cesarina da Forlimpopoli, entrò in educandato nel 1739 e si monacò nel 1742<br />

Marchesi Cleopazza da Forlì, entrò in educandato il 24 ottobre del 1739 e si monacò il 7 giugno<br />

1740<br />

Paganelli Paola<br />

Ca<strong>gli</strong>esi Paola da Bologna<br />

Marchesi Bianca da Forlì, entrò in educandato il 4 marzo del 1740 e vestì l’abito religioso il<br />

23 ottobre 1740<br />

Vitali Lucia da Forlì<br />

208


4. Estimi di Forlimpopoli, Bertinoro, Forlì:<br />

«Quasi tutti completi di dati relativi al tipo di coltura, alla misura, alla stima, etc. Riguardo<br />

al Forlimpopolese si noti che il contado, analogamente alla suddivisione dell’area urbana,<br />

era articolato in 4 Sindacati (S. Savino, Vescovo, la Villa, S. Rufillo, snodatisi in senso antiorario<br />

a partire dal primo, localizzato grosso modo a sud-ovest dell’abitato) che comprendevano<br />

diversi fondi entro cui trovavano collocazione i vari appezzamenti; è bene anche tener<br />

presente che le unità di lavoro superficiali (tornatura; pertica = 1/10 di tornatura; piede =<br />

1/100 di tornatura; oncia =1/1000 di tornatura) avevano valori diversi nei tre territori: la tornatura<br />

forlimpopolese equivaleva a mq 2873,63, la bertinorese a mq 2435,4225 e la forlivese<br />

a mq 2383,45» 13 .<br />

5. Nota <strong>delle</strong> possessioni:<br />

«Descrizione sintetica di tutte le terre elencate detta<strong>gli</strong>atamente nell’estimo, corredata di alcuni<br />

dati sulle colture, sui coloni ed in qualche caso sulla rendita annua. In base all’ubicazione<br />

i vari appezzamenti costituiscono dei raggruppamenti più o meno estesi, condotti a mezzadria<br />

e definiti, possessioni, luoghi e loghetti, da cui si traggono in genere grano, fava, marzatelli<br />

14 , legumi, uva, frutta, canapa, lino, fo<strong>gli</strong>a di moro, fascine, oltre a carne porcina e regalie<br />

15 ; dalle vigne che sono tenute separate dalle altre terre, si ricavano, oltre che uva, anche<br />

fascine» 16 .<br />

6. Misure e piante dei vari terreni<br />

«Acta Monialium S. Joannis Baptiste Forumpopili ab Anno 1805 ad 1829. Storica Narrazione<br />

de<strong>gli</strong> avvenimenti accaduti nella soppressione e ripristinazione di questo venerabile Monastero<br />

<strong>delle</strong> Religiose Agostiniane di San Giovanni Battista in Forlimpopoli che serve di<br />

preliminare al nuovo <strong>archivi</strong>o di questo convento, fatta compilare dalla molto Rev.da Madre<br />

S.r Adeodata Ghinozzi ristauratrice di questa Religiosa Comunità ed attuale Abbadessa della<br />

medesima», ms., a cura di don Francesco Zanotti. Il volume risulta strutturato in due parti.<br />

La prima corrisponde a 45 facciate manoscritte, e contiene <strong>gli</strong> avvenimenti intercorsi tra<br />

il 1789 e il 1809:<br />

1.<br />

2.<br />

3.<br />

Idea succinta della rivoluzione Francese<br />

Li Francesi invadono lo Stato Pontificio, loro leggi contro li Religiosi e giusti timori<br />

dei medesimi<br />

Elenco <strong>delle</strong> Religiose componenti il Ven. Monastero di S. Giovanni Battista nell’anno<br />

1805.<br />

13 v. BASSEtti, Memorie storiche del monastero forlimpopolese di S. Giovanni Battista (secoli<br />

XVII-XVIII), «Forlimpopoli Documenti e Studi», IX (1998), pp. 33-68, alle pp. 39-40.<br />

14 Cereali a semina primaverile.<br />

15 A titolo esemplificativo le regalie che il mezzadro della Possessione Grande deve versare<br />

al convento consistono nella metà di 4 porci da coltello, 5 paia di capponi, 5 paia di galline,<br />

5 paia di galletti, 100 uova a Natale, 100 uova a Pasqua, una torta nera per la festa di San<br />

Giovanni Battista.<br />

16 BASSEtti, Memorie storiche..., cit., pp. 64-65.<br />

209


†<br />

†<br />

†<br />

†<br />

†<br />

†<br />

†<br />

†<br />

†<br />

†<br />

†<br />

†<br />

†<br />

†<br />

Coriste Converse<br />

1.<br />

2.<br />

3.<br />

4.<br />

5.<br />

6.<br />

7.<br />

8.<br />

9.<br />

10.<br />

11.<br />

12.<br />

13.<br />

14.<br />

sr. Candida Briganti di Forlì Abbadessa<br />

sr. Cecilia Paganelli di Castrocaro Vicaria<br />

sr. Rosalia Ca<strong>gli</strong>epi di Bologna<br />

sr. Angela Valentini di Forlì<br />

sr. Rosalinda Balassi di Forlì<br />

sr. Vittoria Bacilotti di Forlì<br />

sr. Fedele Mazzolini di Forlimpopoli<br />

sr. Anna Rosa Siboni di Forlì<br />

sr. Gesualda Ranieri di Meldola<br />

sr. Clementina Malaguti di Bologna<br />

sr. M. Anna Pianori di Brisighella<br />

sr. Angelica Benedetti di Forlì<br />

sr. Adeodata Ghinozzi di Forlimpopoli<br />

sr. Cherubina Rossi di Brisighella<br />

†<br />

†<br />

†<br />

†<br />

†<br />

210<br />

1.<br />

2.<br />

3.<br />

4.<br />

5.<br />

6.<br />

7.<br />

8.<br />

9.<br />

sr. Teresa Monti di Meldola<br />

sr. Agostina Guidi di Cesena<br />

sr. Colomba Castellani di Ancona<br />

sr. M. Maddalena Minghetti di Forlimpopoli<br />

sr. Fidalma Minelli di Forlì<br />

sr. Antonia Maldini di Forlimpopoli<br />

sr. Catterina Amici di Forlimpopoli<br />

sr. Paola Godoli di Forlimpopoli<br />

sr. Anna Maria Maldini di Forlimpopoli<br />

«Trovate in questo elenco quattordici Religiose Coriste e nove Converse<br />

[...]. Le Religiose segnate con croce, indica la lor morte accaduta in Roncofreddo<br />

o nelle rispettive lor case, dopo la soppressione generale. Quelle che<br />

non hanno un tal segno; sono le preservate dalla Divina Provvidenza alla ripristinazione<br />

di questo Convento» 17 .<br />

4.<br />

5.<br />

6.<br />

7.<br />

8.<br />

9.<br />

10.<br />

11.<br />

Proclamazione del decreto di concentrazione: amarezze, premure dei forlimpopolesi<br />

a favore <strong>delle</strong> Monache, nuove disposizioni di Milano e pertinace ostinazione del prefetto<br />

Pie operazioni dei forlimpopolesi dedotte dal mirabile avenimento accaduto nel 1796<br />

nella chiesa di S. Pietro<br />

Partenza e viaggio per Roncofreddo <strong>delle</strong> Religiose<br />

Riposo accordato ai vetorali e trattamento alle Religiose<br />

Arrivo in Roncofreddo <strong>delle</strong> Religiose di Forlimpopoli<br />

Amarezze e timori incontrati nella notte del 19 agosto 1805<br />

Partenza e ritorno alla patria dei sig. Forlimpopolesi<br />

Santa emulazione nell’esercizio di virtù e morale istruzione<br />

La seconda, consistente in 80 facciate, e comprende il ventennio compreso<br />

tra il 1810 e il 1829:<br />

1.<br />

2.<br />

3.<br />

4.<br />

5.<br />

6.<br />

7.<br />

Osservazioni preliminari alla soppressione generale<br />

Decreto di soppressione generale ed amarezze dei religiosi<br />

Amarezze incontrate dalle nostre <strong>religiose</strong> giunte che furono in questa lor patria<br />

Santa morte ed incorruzione del cadavere di suor Celeste Marchesi<br />

Schiavitù, mali trattamenti e prodigiosa liberazione di Pio VII<br />

Li Stati della Chiesa invasi dalle truppe Napoletane, partenza<br />

Ritorno del S. Padre, e sue occupazioni a favore dei Religiosi<br />

17 ZAnotti, Acta Monialium..., cit., pp. 13-14.


8.<br />

9.<br />

10.<br />

11.<br />

12.<br />

13.<br />

14.<br />

Disposizioni della Divina Provvidenza a favore <strong>delle</strong> Religiose<br />

Compendio della vita del sig. arciprete Ghinozzi<br />

Mons. Ghinozzi tutto intento per riaprire il Convento<br />

Morte di Mons. Ghinozzi; e trame ordite dai nemici<br />

Mons. Matter sospende la visita, portasi in Meldola<br />

Il Tesoriere pontificio ordina il proseguimento dei ristauri ed ingresso <strong>delle</strong> Religiose<br />

nel loro monastero<br />

Nuovi contrasti sulla dotazione; vestizione<br />

«E poiché alla pagina 14 di questo mio opuscolo vi trascrissi l’elenco<br />

<strong>delle</strong> Religiose che partirono amareggiate da questo Convento, così io credo<br />

nel mio dovere d’inserir quivi la nota di quelle poche, che ebbero il contento<br />

di rientrare da dove furono villanamente scacciate» 18 .<br />

Elenco <strong>delle</strong> Religiose che rientrarono in questo Convento il 29 giugno<br />

1826:<br />

Coriste Converse<br />

1.<br />

2.<br />

3.<br />

4.<br />

5.<br />

sr. Gesualda Ranieri di Meldola<br />

sr. M. Anna Pianori di Brisighella<br />

sr. Angelica Benedetti di Forlì<br />

sr. Adeodata Ghinozzi di Forlimpopoli<br />

sr. M. Teresa Capini di Cesena<br />

1.<br />

2.<br />

3.<br />

4.<br />

211<br />

sr. M. Maddalena Minghetti<br />

sr. Fedalma Minelli<br />

sr. Paola Godoli<br />

sr. Anna Maria Maldini<br />

«Cenni storici del monastero di San Giovanni Battista in Forlimpopoli<br />

dall’anno 1805 al 1829», quaderno ms., pp. 80. Trascrizione ad opera di suor<br />

Margherita Lotti dell’opera «Acta Monialium S. Joannis Baptiste Forumpopili»<br />

di don Francesco Zanotti con l’aggiunta di una «Nota particolare: brevi<br />

cenni biografici di sr Maria Celeste Marchesi» del 10 agosto 1875 ad opera<br />

di fra Natale di Faenza.<br />

«Cronaca dal 15 giugno 1909 al 14 febbraio 1929 e dal 5 ottobre 1940 al<br />

13 maggio 1971», quaderno ms., pp. 128 titolato: «Storia del vecchio monastero<br />

tramandata dalle consorelle anziane che abbiamo conosciuto» e redatta<br />

da Suor Margherita Lotti.<br />

AlBErto mAZZAnti, Vita di suor Maria Crocifissa Montebugnoli. Monaca<br />

Agostiniana nata nell’archidiocesi di Bologna il 5 novembre 1801 e morta<br />

il 23 aprile 1878 nel monastero di San Giovanni Battista di Forlimpopoli,<br />

1884, Bologna, Tipografia Pontificia Mareggiani, 1884, pp. 180<br />

18 Ibidem, pp. 105-106.


Una viola Agostiniana fiorita per il cielo. Memorie edificanti di suor<br />

Maria Nazarena al secolo Rosa Barone monaca Agostiniana del venerabile<br />

Monastero in Forlimpopoli. (1837-1904), scritte in occasione del primo anniversario<br />

della sua morte il 26 ottobre 1905, Castrocaro, Tipografia Moderna,<br />

16 ottobre 1905, pp. 18<br />

«Cenni intorno alla vita di suor Maria Paola Rouger», ms., non datato,<br />

pp. 46, incompleto.<br />

Brevi cenni sulla vita di suor Maria Celeste Marchesi Agostiniana (1735-<br />

1805), Forlimpopoli, Tipografia Camporesi, 21 agosto 1968. Testo realizzato<br />

in accordo con il vescovo diocesano mons. Giuseppe Bonacini in occasione<br />

della traslazione dei resti mortali di s.r Celeste nella chiesa del monastero di<br />

San Giovanni Battista in Forlimpopoli avvenuta il 28 Agosto 1968.<br />

«Cenni biografici di suor Francesca «Agostiniana» al secolo Elisabetta<br />

Piras (1906-1952)», dattiloscritto realizzato in proprio, corredato di foto di s.r<br />

Francesca e della sua fami<strong>gli</strong>a, e di fotocopie di certificati di vario genere, pp.<br />

27, non datato, ma del sec. xx.<br />

aggregazioni (1840-1898)<br />

«Elenco dei confratelli e consorelle iscritti alla Confraternita della Cintura<br />

di M. V. Madre di Consolazione [...] presso le Monache Agostiniane di<br />

questa città di Forlimpopoli nel 1840 (fino al 1898)», elenco nominativo di<br />

227 membri.<br />

Sommario <strong>delle</strong> indulgenze concesse alla compagnia della cintura della<br />

Beata Vergine Maria di Consolazione e di S. Agostino e S. Monica ricavate<br />

fedelmente dal breve di Clemente X, Roma 1858, pp. 63<br />

Sommario <strong>delle</strong> indulgenze concesse alla Ven. Arciconfraternita della<br />

cintura di Maria SS. Madre di Consolazione e di S. Agostino e S. Monica ricavate<br />

fedelmente dal breve di Clemente X, Napoli 1888, pp. 205<br />

carteggi (1772-1929)<br />

1. Preghiere - Ricette - Scritti Vari, 1772-1922, b. 1<br />

2. Richieste e permessi:<br />

212


1.<br />

2.<br />

3.<br />

4.<br />

Richieste di autorizzazione ad accettare nuove candidate con o senza dote scritte a<br />

nome della superiora dal Cancelliere Abbaziale, dal 27 agosto 1828 al 6 giugno 1838,<br />

cc. 12 mss.<br />

Permessi concessi dalla Congregazione dei Religiosi di poter acco<strong>gli</strong>ere educande, dal<br />

12 novembre 1828 al 7 agosto 1880, cc. 7 mss.<br />

Richieste presso il Sommo Pontefice di far vestire o professare giovani candidate, dal 9<br />

ottobre 1828 al 7 ottobre 1846, cc. 15 mss.<br />

Nulla Osta della Santa Sede per l’elezione dell’Abbadessa, dal 22 lu<strong>gli</strong>o 1843 al 1° settembre<br />

1852, cc. 2 mss.<br />

3. Contabilità:<br />

1.<br />

2.<br />

3.<br />

4.<br />

5.<br />

Atti di amministrazione dal 24 settembre 1829 al 17 settembre 1842<br />

Atti notarili dal 17 dicembre 1853 al 13 lu<strong>gli</strong>o 1858<br />

Inventario <strong>delle</strong> suppellettili ad opera di mons. Gian Battista Guerra durante la Sacra<br />

Visita Pastorale del 7 ottobre 1851 e Decreto di Sacra Visita del 25 ottobre 1852<br />

Incassi per frutti in crediti. Elenco dei debitori dei crediti e conti vari dal 1862 al 1908<br />

Incassi e spese per suor Maria Francesca Bregoli di Forlimpopoli per la vendita e spese<br />

di una casa posta in Cesena di sua proprietà, amministrata dal parroco d. Gregorio<br />

Vallicelli dall’anno 1887 al tutto il 30 giugno 1892. Sono 2 bro<strong>gli</strong>acci, datati rispettivamente<br />

1887-1892 e 1887-1912<br />

4. Lettere<br />

1.<br />

2.<br />

3.<br />

4.<br />

5.<br />

6.<br />

7.<br />

8.<br />

9.<br />

n. 2 di s.r Nazzarena Bozzoli, del 24 ottobre 1840 e 18 lu<strong>gli</strong>o 1850<br />

n. 7 di diversi, dal 4 aprile 1840 al 24 marzo 1856<br />

n. 12 al dott. Luigi Valbonesi, sindaco, dal 12 ottobre 1853 al 31 dicembre 1859<br />

n. 9 del dott. Luigi Valbonesi, sindaco, dal 7 marzo 1853 al 1° ottobre 1854<br />

n. 3 all’ avv. Ruffillo Bazzoli, dal 28 dicembre 1851 al 30 settembre 1854<br />

n. 4 a s.r Maria Teresa Serafina Dandini, dal 30 gennaio 1852 al 14 agosto 1853<br />

n. 14 di diversi, dal 20 marzo 1856 al 25 marzo 1929<br />

della sig.ra Laura Santi all’Abbadessa, dal 20 febbraio 1889 al 31 maggio 1890<br />

di don Giovanni Perzè a s.r Clementina, dal 2 novembre 1906 al 8 gennaio 1916<br />

5. Varie (1856-1989)<br />

1. Santa Sede<br />

1856-1986 Lettere e telegrammi<br />

1962-1970 Lettere di Cardinali<br />

2. Sacra Congregazione<br />

1874-1957<br />

1874-1956 Domande e autorizzazioni per la conferma <strong>delle</strong> Superiore<br />

3. Curia Vescovile<br />

1911-1989<br />

4. Tumulazione suor Celeste Marchesi<br />

Lettere di domanda e relative risposte da parte del Comune di Forlimpopoli, dalla Curia<br />

ecclesiastica di Forlì e dal Ministero della Sanità di Roma in merito alla richiesta di trasporto<br />

213


dei resti mortali di suor Maria Celeste Marchesi in luogo diverso dal Cimitero (Richiesta con<br />

esito positivo, attualmente i suoi resti mortali sono conservati nella chiesa del monastero).<br />

5. Municipio di Forlimpopoli, 1912:<br />

23 agosto 1863, documento del Municipio di Forlimpopoli in merito all’esposizione e tumulazione<br />

dei cadaveri<br />

Deliberazione del Consi<strong>gli</strong>o Comunale del 1900 settembre 27 sulla «concessione circa l’uso<br />

temporaneo di alcuni ambienti conceduti alle suore Agostiniane nell’ex convento da<br />

esse abitato»<br />

12 gennaio 1912, documento del Municipio di Forlimpopoli in merito all’organo della Chiesa<br />

8 agosto 1912, documento del municipio di Forlimpopoli in merito ai mobili e a<strong>gli</strong> arredi sacri<br />

dell’ex Monastero Agostiniano<br />

6. Sopraintendenza <strong>delle</strong> Belle arti di Bologna<br />

Rilievi, stato di conservazione, caratteristiche generali <strong>delle</strong> tre tele relativamente del<br />

1686 (Sant’Agostino in gloria e santi di scuola bolognese), del [1640-1649?] (Gesù Nazzareno,<br />

di scuola Veneta), del sec. xviii (la Beata Vergine e i Santi Nicola da Tolentino, Tommaso,<br />

Monica e Agostino di scuola forlivese) che le monache sono riuscite a salvare e a conservare<br />

fino ad oggi dopo la soppressione e il cambio di sede del monastero<br />

7. Chiesa<br />

1.<br />

2.<br />

3.<br />

4.<br />

5.<br />

Progetto della costruzione della Chiesa, arch. Artusi Giovanni<br />

Documenti dell’arch. Artusi Giovanni (essenzialmente conti per i lavori effettuati)<br />

«Fatture per la Chiesa» (falegname)<br />

Fatture per la Chiesa<br />

Progetto restauro Chiesa, ing. Rava<strong>gli</strong>a Luciano<br />

amminiStrazione (1631-1941)<br />

1. «Registro dell’attivo e del passivo»:<br />

Attivo dal 1631 al 1688 e passivo dal 1634 al 1682. Con nominativi di monache e abbadesse,<br />

di vescovi, padri e sacerdoti, di notai e cancellieri, di persone e personaggi di Forlimpopoli;<br />

dati di case e terreni <strong>delle</strong> monache. E informazioni della cultura e/o istruzione<br />

del tempo, della situazione sociale dell’epoca, della provenienza <strong>delle</strong> monache, notizie circa<br />

la morte <strong>delle</strong> monache, reg. 1<br />

2. «Testamenti e donazioni» dall’ 8 dicembre 1794 al 1° settembre 1977<br />

3. «Pratiche legali» dal 14 marzo 1780 al 2 settembre 1939<br />

4. Libri di amministrazione (1827-1941):<br />

«Libro I dell’amministrazione del monastero di S. Giambattista in Forlimpopoli dall’anno<br />

1827 a tutto l’anno 1834», con sottotitolo: «Libro di amministrazione <strong>delle</strong> MM. Ago-<br />

214


stiniane di Forlimpopoli che per benigne disposizioni sovrane rientrarono nel loro antico monastero<br />

nel dì 29 giugno dell’anno 1826»<br />

«Vacchetta <strong>delle</strong> rev.de monache Agostiniane di Forlimpopoli alla farmacia<br />

Cortesi 1839»<br />

«Amministrazione <strong>delle</strong> RR. Monache Agostiniane di Forlimpopoli»,<br />

due voll. mss. (1835-1846; 1847-1861), con:<br />

indice iniziale strutturato in ordine alfabetico<br />

prospetto dei fondi e dei censi che compongono il capitale del monastero<br />

«magazeno dei generi raccolti nei fondi rustici» con le entrate e uscite relative a: grano, formentone,<br />

fava, canapa, lino, semolino, fagioli, ceci, uva, mi<strong>gli</strong>o ecc.<br />

prospetti <strong>delle</strong> stalle dei poderi, con <strong>delle</strong> compravendite dei bovi, tori, vacche, manzi, <strong>vite</strong>lli,<br />

maiali ecc.<br />

tabelle della «cassa dei depositi» con note mensili dei movimenti di dare e avere e un prospetto<br />

annuale <strong>delle</strong> spese.<br />

Inoltre, 8 volumi manoscritti:<br />

1867-1872 (2) 19<br />

1867-1908 (5)<br />

1873-1888 (3)<br />

1879-1888 (1)<br />

1889-1908 (4)<br />

1916-1925 (7)<br />

1916-1927 (6)<br />

1928-1941 (8)<br />

«Rendite e spese della Pia Unione del Suffragio», 1907-1914, con «registro<br />

de<strong>gli</strong> iscritti», reg. 1<br />

«Libro dei patrimoni <strong>delle</strong> suore dal 1938 al 1963», reg. 1<br />

5. Mastri (1867-1888):<br />

«Mastro dell’amministrazione dei beni <strong>delle</strong> Monache Agostiniane di Forlimpopoli dal<br />

1867 al 1872», reg. 1. Si riferisce alle pensioni <strong>delle</strong> monache Coriste e Converse.<br />

19 Vecchia numerazione d’<strong>archivi</strong>o.<br />

215


Monache Coriste:<br />

Ferri suor Candida<br />

Amici suor Margherita<br />

Montebugnoli suor Maria Crocefissa<br />

Martini suor Maria Luigia<br />

Dalla Torre suor Alma Regina<br />

Giottoli suor Colomba<br />

Berretta suor Celeste<br />

Scardari suor Chiara<br />

Barilari suor Rita<br />

Dandini suor Maria Teresa<br />

Monterastrelli suor Angelica<br />

Barone suor Nazarena<br />

Bregoli suor Francesca<br />

«Libro Mastro 1873-1888», reg. 1<br />

216<br />

Monache Converse:<br />

Ruffilli suor Maddalena<br />

Brunelli suor Geltrude<br />

Gardelli suor Giovanna<br />

Giorgini suor Veronica<br />

Laghi suor Angela<br />

Laghi suor Marianna<br />

Montanari suor Anna<br />

6. Stati dei crediti 1827, reg. 1<br />

«Stato dei crediti fruttiferi assegnati in dotazione al ven. monastero <strong>delle</strong> Agostiniane di<br />

S. Giovanni Battista di Forlimpopoli con atto della R.C.A. del 26 Ottobre 1827». Contiene:<br />

A. «Dotazione al monastero <strong>delle</strong> Agostiniane di S. Giovanni Battista di Forlimpopoli.<br />

Elenco nominativo <strong>delle</strong> monache inscritte né ruoli <strong>delle</strong> pensioni a carico dello Stato, le quali<br />

giusta le dichiarazioni già fatte si considerano come riunite nel suddetto monastero <strong>delle</strong><br />

Agostiniane di S. Giovanni Battista di Forlimpopoli e vengono in esso dotate alla ragione di<br />

£ 66 per ognuna». L’elenco è stato redatto nella residenza di Monte Citorio in data 26 dicembre<br />

1827 dall’allora Tesoriere Generale sig. Blussaldi. Si riporta parte del prospetto:<br />

Nome di battesimo Cognome Nome da religiosa Provenienza Se Coristao Conversa<br />

1 Maria Caterina Ranieri Geltrude Ci<strong>vite</strong>lla Corista<br />

2 Maria Antonia Mazzolini Fabronia Forlimpopoli Corista<br />

3 Caterina Ghinozzi Deodata 20 Forlimpopoli Corista<br />

4 Margherita Benedetti Angelica Forlì Corista<br />

5 Teresa Casini Maria Teresa Cesena Corista<br />

6 Angela Maria Mazzolini Fedele Forlimpopoli Corista<br />

7 Rosa Colomba Pianori Marianna Brisighella Corista<br />

8 Marianna Minghetti Maria Maddalena Forlimpopoli Conversa<br />

9 Barbara Minelli Fidalma Forlì Conversa<br />

10 Maria Antonia Maldini Anna Maria Forlimpopoli Conversa<br />

11 Maria Luigia Godoli Paola Forlimpopoli Conversa<br />

12 Francesca Castellani Colomba Ancona Conversa<br />

13 Antonia Ghiselli Geltrude Cervia Corista<br />

14 Teresa Versari Maddalena Meldola Corista<br />

15 Luigia Partisei Giacinta Meldola Corista<br />

20 Da altri elenchi di monache sappiamo che il nome da religiosa di Caterina Ghiozzi era<br />

Adeodata e non Deodata.


Il prospetto è preceduto da un ampio scritto introduttivo ed esplicativo del Tesoriere<br />

Generale che così inizia: «Volendo la santa memoria di Papa Pio VII; che non si frapponesse<br />

ulteriore ritardo alla dotazione de<strong>gli</strong> Ordine Regolari dell’uno e dell’altro sesso, già prescritta<br />

con la notificazione della Segreteria di Stato del 18 agosto 1817 [...] ordinò che ad ogni<br />

monastero di Religiose si assegnasse una dotazione di beni di provenienza ecclesiastica [...]<br />

per la complessiva annua rendita di £66 per ogni religiosa rientrante in monastero o considerata<br />

come rientrante, etc.».<br />

B. «Dotazione al monastero <strong>delle</strong> Agostiniane di S. Giovanni Battista di Forlimpopoli.<br />

[…] Crediti fruttiferi provenienti dalla R. C. A. estinguibili mediante la rassegna di una rendita<br />

convalidata al 5 per cento nel termine di anni 13 incominciati a decorrere dal 1° Lu<strong>gli</strong>o<br />

1826»<br />

7. Elenco nominativo <strong>delle</strong> Pensioni, Governo Pontificio, Monte Citorio,<br />

26 dicembre 1827, reg. 1<br />

«Dotazione al monastero <strong>delle</strong> Agostiniane di S. Giovanni Battista di Forlimpopoli.<br />

Elenco nominativo <strong>delle</strong> monache inscritte ne’ ruoli <strong>delle</strong> pensioni a carico dello Stato, le<br />

quali giusta dichiarazione già fatta si considerano come riunite nel suddetto monastero <strong>delle</strong><br />

Agostiniane di S. Giovanni Battista di Forlimpopoli e vengano in esso dotate alla ragione<br />

di £ 66 per ognuna».<br />

1.<br />

2.<br />

3.<br />

4.<br />

5.<br />

6.<br />

7.<br />

L’elenco riporta la seguente suddivisione:<br />

Numero progressivo e Numero di riferimento allo stato generale dell’assegno fatto alla<br />

Sacra Congregazione dei Religiosi, separati da una barretta;<br />

Numero di cassa;<br />

Nome di battesimo e cognome di ciascuna monaca;<br />

Nome da religiosa;<br />

Stato (corista o conversa);<br />

Età;<br />

Patria.<br />

Il Luogo in cui trovasi inscritta la pensione è sempre Forlì, tranne che per Rosa Colom-<br />

ba Pianori, suor Marianna (Ravenna) e Francesca Castellani, suor Colomba (Ancona). L’Indirizzo<br />

dell’Istituto è sempre Agostiniano, tranne che per Antonia Ghiselli, suor Geltrude<br />

(Cappuccino). Il Luogo dell’attuale domicilio è sempre Forlimpopoli. L’Annua rendita di dotazione<br />

competente al monastero per ciascuna monaca è sempre £. 66.<br />

1. 2. 3. 4. 5. 6. 7.<br />

1/679 279 Maria Catterina Ranieri Geltrude Corista 49 Ci<strong>vite</strong>lla<br />

2/701 (?) 226 Maria Antonia Mazzolini Fabronia Corista 80 Forlimpopoli<br />

3/704 262 Caterina Ghinozzi Deodata Corista 54 Forlimpopoli<br />

4/1678 40 Margherita Benedetti Angelica Corista 60 Forlì<br />

5/1762 90 Teresa Casini Maria Teresa Corista 57 Cesena<br />

6/702 209 Angela Maria Mazzolini Fedele Corista 78 Forlimpopoli<br />

7/2800 272 Rosa Colomba Pianori Marianna Corista 71 Brisighella<br />

8/705 210 Marianna Minghetti Maria Maddalena Conversa 60 Forlimpopoli<br />

9/1679 211 Barbara Minelli Fidalma Conversa 64 Forlì<br />

217


40/906 212 Maria Antonia Maldini Anna Maria Conversa 52 Forlimpopoli<br />

41/703 264 Maria Luigia Godoli Paola Conversa 52 Forlimpopoli<br />

42/5 122 Francesca Castellani Colomba Conversa 73 Ancona<br />

43/688 277 Antonia Ghiselli Geltrude Corista 82 Cervia<br />

44/690 334 Teresa Versari Maddalena Corista 55 Eldola<br />

45/691 264 Luigia Partisei Giacinta Corista 62 Meldola<br />

8. Amministrazioni varie, sec. xix, fascc. 2<br />

Conto introito esito a contanti<br />

Stato del bestiame esistente all’epoca della divisione nei fondi rustici 1853<br />

Stato di introito ed esito a generi diversi 1853<br />

Stralcio dell’importo <strong>delle</strong> rendite dei beni ceduti dalla sig.ra contessa Laura al fratello [...]<br />

Anselmo e <strong>delle</strong> spese incontrate dal giorno 1° dicembre 1853 a tutto maggio 1854.<br />

Un’immagine di uno dei volumi dell’<strong>archivi</strong>o.<br />

218


AndreA Ferri 1<br />

L’<strong>archivi</strong>o generalizio della Congregazione <strong>delle</strong> Piccole Suore<br />

di Santa Teresa di Gesù Bambino di Imola<br />

Cenni storici sulla congregazione<br />

La Congregazione <strong>delle</strong> Piccole Suore di Santa Teresa di Gesù Bambino<br />

è sorta nel 1923 per l’incontro <strong>delle</strong> intuizioni carismatiche di madre Maria<br />

Zanelli (1887-1957) e di don Giuseppe Mazzanti (1879-1954) 2 .<br />

1 Vice Direttore dell’Archivio Diocesano di Imola.<br />

2 Sulla storia dei fondatori e della congregazione <strong>delle</strong> Piccole Suore di Santa Teresa di Gesù<br />

Bambino cfr.: Il novello pastore. Parrocchia di S. Maria in Regola. Numero unico in occasione<br />

dell’ingresso solenne in Parrocchia del Novello Abate M. R. Don Giuseppe Mazzanti,<br />

Imola 1928; Costituzioni della Congregazione <strong>delle</strong> Piccole Suore di S. Teresa del Bambino<br />

Gesù in Imola, Gravina di Pu<strong>gli</strong>a 1935; Rose di S. Teresa. Bollettino mensile dell’Istituto<br />

S. Teresa del bambino Gesù. - N. 1 (ago. 1936)-...; Rose di S. Teresa. Imola, 19 marzo 1954.<br />

Supplemento al N. 12 de «L’Argine» Settimanale Cattolico. Numero unico edito in occasione<br />

del Trentennio della Fondazione della Congregazione <strong>delle</strong> Piccole Suore di Santa Teresa del<br />

Bambin Gesù e <strong>delle</strong> Nozze d’Oro Sacerdotali del Rev.mo Can. Giuseppe Mazzanti Direttore<br />

e fondatore, Imola 1954; G. Bettelli, L’apostolo della gioventù femminile imolese, Imola<br />

1955; Costituzioni e direttorio <strong>delle</strong> Piccole Suore di S. Teresa del B. G., Faenza 1957; Note<br />

spirituali storiche e Testamento Spirituale di Madre Maria Zanelli nel trigesimo della morte,<br />

Imola 1958; Piccole Suore di S. Teresa del Bambino Gesù. Imola-Bologna, Imola 1963; Costituzioni<br />

ad experimentum. 30 Settembre 1969, Imola 1969; i. CAssoli, Monsignor Armando<br />

Nascetti Parroco ai S. S. Giuseppe e Ignazio in Bologna e le Piccole Apostole del S. Cuore<br />

da lui fondate (1874-1974), Bologna 1978; V. MACCA, voce Mazzanti Giuseppe, in Dizionario<br />

de<strong>gli</strong> istituti di perfezione, V, Roma 1978, coll. 1098-1099; Due stelle una luce: can.<br />

Giuseppe Mazzanti e Madre Maria Zanelli, Fondatori dell’Istituto «Piccole Suore di S. Teresa<br />

del Bambin Gesù», [a cura di madre V. MArtelli], Imola 1979 [Dattiloscritto]; W. FAlConi,<br />

Il Canonico Giuseppe Mazzanti, Imola 1980; V. MACCA, voce Piccole Suore di Santa Teresa<br />

del Bambino Gesù, di Imola (Bologna), in Dizionario de<strong>gli</strong> istituti di perfezione..., cit., VI,<br />

Roma 1982, coll. 1658-1659; Costituzioni <strong>delle</strong> Piccole Suore di S. Teresa di Gesù Bambino,<br />

Imola 1984; r. ABdo, L’Amore Misericordioso Nel Can. Giuseppe Mazzanti, Roma 1985<br />

[dattiloscritto]; A. Ferri, La congregazione <strong>delle</strong> Piccole Suore di S. Teresa di Gesù Bambino,<br />

esercitazione presentata allo Studio teologico accademico bolognese - Sezione seminario<br />

regionale, a. a. 1985-1986; G. G. Pesenti, Apostoli Imolesi. Madre Maria Zanelli Cano-<br />

219


La prima, nata a Castel Guelfo da fami<strong>gli</strong>a cattolica benestante e battezzata<br />

con il nome di Antonietta, all’età di 14 anni si ridusse in fin di vita per<br />

una malattia refrattaria ad ogni cura, guarendo poi improvvisamente, dopo<br />

avere promesso di consacrarsi a Dio in caso di guarigione. Sotto la guida del<br />

parroco di Castel Guelfo don Armando Nascetti maturò la sua formazione<br />

spirituale, aggregandosi alla pia associazione parrocchiale <strong>delle</strong> Piccole Apostole<br />

del Sacro Cuore, fondata dallo stesso don Nascetti. Nel 1919 morirono<br />

entrambi i genitori di Antonietta, e poco dopo don Nascetti decideva di allontanarla<br />

dalle Piccole Apostole, riacco<strong>gli</strong>endola però poco dopo e destinandola<br />

all’Istituto Infanzia Abbandonata di Imola, insieme a due compagne. Qui<br />

incontrò don Giuseppe Mazzanti, sacerdote dal 1904, impegnato in molteplici<br />

attività pastorali e di assistenza della gioventù maschile, per la quale collaborava<br />

con il canonico Angelo Bughetti, direttore dell’Istituto Santa Caterina.<br />

L’incontro tra la Zanelli e don Mazzanti fu subito di grande sintonia e sotto<br />

la sua guida ella approfondì la spiritualità di suor Teresa di Gesù Bambino,<br />

che dopo breve tempo sarebbe stata canonizzata da papa Pio XI. Nel 1920<br />

le Piccole Apostole lasciarono l’Istituto Infanzia Abbandonata per trasferirsi<br />

a Santa Caterina, in accordo con don Nascetti. Nel 1923 il sorgere di nuove<br />

tensioni con le Piccole Apostole indusse la Zanelli a distaccarsene con le due<br />

compagne Elisa Tinti e Ada Rossi. Con l’approvazione del vescovo di Imola<br />

Paolino Tribbioli il 23 febbraio 1923 fondava nella canonica di Sant’Agata di<br />

Imola l’associazione <strong>delle</strong> Pie Operaie del Bambino Gesù, con don Mazzanti<br />

come direttore. Il rapido accrescersi <strong>delle</strong> Pie Operaie indusse il vescovo a<br />

conferire loro il profilo giuridico di una congregazione religiosa di diritto dio-<br />

nico Giuseppe Mazzanti. Fondatori <strong>delle</strong> Piccole Suore di Santa Teresa del Bambino Gesù,<br />

Morena 1986; C. PAttACini, L’esperienza della Congregazione <strong>delle</strong> Piccole Suore di S. Teresa<br />

del B. G. Aspetti metodologici, tesi di diploma presentata alla Scuola di Servizio Sociale<br />

della facoltà di giurisprudenza dell’Università de<strong>gli</strong> studi di Parma, a. a. 1986-1987; Semi di<br />

vita. Raccolta di pensieri dei fondatori dell’Istituto <strong>delle</strong> Piccole Suore di S. Teresa di Gesù<br />

Bambino Imola, Imola 1989; A. BAssAni, Santa Teresa. Padre Giuseppe Madre Maria. Storia<br />

della Congregazione <strong>delle</strong> piccole suore di Santa Teresa del Bambino Gesù, Imola 1992;<br />

A. BAssAni, Madre Vincenza Martelli sul sentiero di S. Teresa, Imola 1996; G. MAGnAni, Pagine<br />

di vita di un sacerdote, l. ViVoli, Storia del palazzo Alessandretti di Imola, Imola 1997;<br />

C. PAttACini, La spiritualità carmelitana nella diocesi d’Imola. Il Conservatorio di Santa Teresa<br />

di Castelbolognese, Imola 1998; Madre Maria Zanelli. La fi<strong>gli</strong>a del farmacista di Castel<br />

Guelfo, Imola 1998; Due stelle Una luce, Imola 2000 4 ; G. roCCA, voce Zanelli Antonietta,<br />

in Dizionario de<strong>gli</strong> istituti di perfezione..., cit., X, Roma 2003, coll. 653-654; A. Ferri, voce<br />

Giuseppe Mazzanti, in id.-A. renzi, Sacerdos in aeternum. Il clero secolare della Diocesi di<br />

Imola defunto nel secolo XX, Imola 2006 (Pubblicazioni dell’Archivio Diocesano di Imola.<br />

Serie Documenti e Studi - V), p. 262.<br />

220


cesano, ottenendone l’affiliazione all’ordine carmelitano come terziarie. Nel<br />

1935 mutarono la loro denominazione in quella di Piccole Suore di Santa Teresa<br />

del Bambino Gesù, dietro suggerimento di madre Agnese Martin, sorella<br />

della giovane santa carmelitana. Dopo un breve cambio di sede presso la parrocchia<br />

di Santa Maria in Regola, dove don Mazzanti era parroco dal 1928,<br />

nel 1938 la congregazione si stabiliva nel palazzo Alessandretti, lungo la via<br />

Emilia, dove ancora attualmente ha sede la casa generalizia. Dal 1949 la congregazione<br />

è di diritto pontificio. Anche dopo la morte di don Mazzanti e di<br />

madre Zanelli, avvenute rispettivamente nel 1954 e nel 1957, la congregazione<br />

continuò ad accrescere il numero di <strong>religiose</strong> e le case da essa rette, diffondendosi<br />

in varie regioni italiane; dal 1965 sorsero case missionarie in America<br />

Latina e l’anno successivo in Africa. Dal 1983 la congregazione ottiene<br />

i voti perpetui per le sue suore, mentre sino ad allora i voti erano temporanei<br />

e venivano rinnovati periodicamente. Dopo madre Maria Zanelli le superiore<br />

generali sono state: madre Vincenza Martelli (1958-1976), madre Maria<br />

Rosa Novello (1976-1994), madre Agnese Zaniboni (1994-2000), madre Ritalba<br />

Sutti (2001-2007), madre Filomena Adamo, eletta nel gennaio 2007 ed<br />

attualmente in carica.<br />

Il riordino del fondo antico dell’<strong>archivi</strong>o generalizio<br />

Il presente contributo descrive il riordino e l’inventariazione del fondo<br />

antico dell’<strong>archivi</strong>o generalizio della Congregazione <strong>delle</strong> Piccole Suore di<br />

Santa Teresa di Gesù Bambino, conservato presso la casa generalizia di Imola,<br />

via Emilia 233, già denominata palazzo Alessandretti. Non si tratta propriamente<br />

dell’<strong>archivi</strong>o storico, ma di una parte di esso, contenente in primo<br />

luogo carte sulla vita dei fondatori e sui primordi della congregazione, cui<br />

però sono stati aggiunti fascicoli e carte sciolte relative a<strong>gli</strong> eventi principali<br />

della vita della congregazione anche in anni recenti. La documentazione storica<br />

residua è ancora inserita nelle serie dell’<strong>archivi</strong>o generalizio corrente. La<br />

documentazione del fondo copre un arco cronologico dal 1893 al 2006. Non<br />

sono stati rinvenuti precedenti inventari 3 .<br />

La documentazione prima del riordino era inserita in alcune decine di buste,<br />

scatole e racco<strong>gli</strong>tori eterogenei, conservati in un armadio metallico dell’<strong>archivi</strong>o<br />

generalizio, posto al piano terreno della casa generalizia. Nel corso<br />

3 Pesenti, Apostoli Imolesi..., cit., p. 15, ha pubblicato un elenco sommario di documenti <strong>archivi</strong>stici<br />

ed iconografici presenti nell’<strong>archivi</strong>o della casa generalizia. PAttACini, La spiritualità<br />

carmelitana..., cit., p. 182, fornisce alcune indicazioni sull’<strong>archivi</strong>o generalizio, presumibilmente<br />

non riferite al fondo antico.<br />

221


del tempo le superiore generali e le segretarie generali della congregazione vi<br />

hanno versato autografi e documenti relativi ai fondatori della congregazione,<br />

madre Maria Zanelli (1887-1957) e don Giuseppe Mazzanti (1879-1954), e<br />

carte relative alla vita della comunità religiosa, sorta nel 1923. Al fondo sono<br />

inoltre aggregate alcune parti di serie <strong>archivi</strong>stiche: epistolario dei fondatori,<br />

costituzioni, cronache della congregazione (redatte da entrambi i fondatori),<br />

protocolli, circolari.<br />

Poiché ogni <strong>archivi</strong>o è una sorta di impronta genetica dell’ente che lo ha<br />

prodotto, l’opera di riordino ha avuto come obiettivo principale quello di individuare<br />

le serie corrispondenti alla vita e all’azione dei fondatori, connesse<br />

alla genesi ed allo sviluppo della congregazione <strong>delle</strong> Piccole Suore, riaggregando<br />

le serie esistenti e costituendone ex novo nei casi in cui ciò si è rivelato<br />

necessario. Il riordino del fondo ha portato così ad individuare quattro serie:<br />

la prima riguarda la fondatrice madre Maria Zanelli, la seconda il fondatore<br />

don Giuseppe Mazzanti; la costituzione della terza serie, resa necessaria<br />

per la peculiarità di parte <strong>delle</strong> carte rinvenute, che recavano scritti autografi<br />

congiunti di entrambi i fondatori, o testimonianze su entrambi rese da un soggetto<br />

unico, rispecchia comunque la storia della congregazione, che ha visto i<br />

fondatori operare in stretta simbiosi alla guida della congregazione, pure nel<br />

rispetto de<strong>gli</strong> specifici ruoli di ciascuno; la quarta serie racco<strong>gli</strong>e la documentazione<br />

sulla genesi e l’attività istituzionale della congregazione.<br />

Le serie sopra descritte sono articolate nel modo seguente:<br />

1.<br />

2.<br />

3.<br />

4.<br />

Madre Maria Zanelli (1893-2003), suddivisa nelle sottoserie: Scritti autografi<br />

(1893-1980), Testimonianze (1957-1999), Iconografia e Carte fami<strong>gli</strong>e<br />

Zanelli, Nascetti, Acquaderni, Foresti (1922-2003).<br />

Don Giuseppe Mazzanti (1903-1993), suddivisa nelle sottoserie: Scritti<br />

autografi (1903-1954), Effetti personali (1904-1954), Testimonianze<br />

(1908-1993), Iconografia, Carte fami<strong>gli</strong>a Mazzanti (1934-1990).<br />

Carte Zanelli-Mazzanti (1937-1999), suddivisa nelle sottoserie: Scritti<br />

autografi (1937-1954), Testimonianze (1937-1999), Iconografia, Esumazioni<br />

e traslazioni salme fondatori (1955-1993), Comitato P. Giuseppe<br />

Mazzanti - M. Maria Zanelli (1992-1993), Corrispondenza per causa<br />

beatificazione fondatori (1985-1987), Ricerche e recensioni sui fondatori<br />

(1988-1992).<br />

Congregazione Piccole Suore di Santa Teresa di Gesù Bambino (1925-<br />

2004), suddivisa nelle sottoserie: Costituzioni e regolamenti (1925-1976),<br />

Rapporti con la Santa Sede (1925-1993), Cronache della Congregazione<br />

(1923-1977), Protocolli (1959-1961), Corrispondenza (1930-2006),<br />

Contabilità (1923-1956), Circolari (1933-1980), Scritti di Piccole Suore<br />

(1920-1980), Personaggi (1909-2004), Iconografia, 50° della Con-<br />

222


gregazione (1973), 75° della Congregazione (1998), 80° della Congregazione<br />

(2003), Giornate ex allieve (1980-1993), Canti e spartiti musicali.<br />

Le sottoserie si suddividono complessivamente in 129 fascicoli. Ogni serie<br />

è contraddistinta da un numero arabo, al suo interno un secondo numero<br />

arabo indica la sottoserie, un terzo il fascicolo ed eventualmente un quarto il<br />

sottofascicolo. Ogni fascicolo è così identificato da una sequenza di tre numeri.<br />

I fascicoli sono stati ricondizionati in 24 buste d’<strong>archivi</strong>o, contrassegnate<br />

da un numero romano progressivo.<br />

Rimane da verificare e definire il rapporto tra le serie dell’<strong>archivi</strong>o corrente<br />

e quelle del fondo storico, tenendo conto <strong>delle</strong> interconnessioni e soluzioni<br />

di continuità sopra accennate. Le serie principali dell’<strong>archivi</strong>o corrente<br />

sono: Capitoli/Assemblee, Verbali di consi<strong>gli</strong>o, Protocollo, Circolari, Cronache,<br />

Case chiuse, Suore defunte, Suore viventi, Libro giornale, Esercizi spirituali,<br />

Manifesti.<br />

inVentArio del Fondo AntiCo dell’ArChiVio GenerAlizio<br />

dellA ConGreGAzione <strong>delle</strong> PiCCole suore di<br />

BustA desCrizione<br />

I 1 MADRE MARIA ZANELLI<br />

1.1 ScRIttI AutogRAfI (1893-1980)<br />

1.1.1 Scritti autografi (1897-1922)<br />

1.1.2 Scritti autografi (1923-1930)<br />

1.1.3 Scritti autografi (1931-1940)<br />

1.1.4 Scritti autografi (1941-1950)<br />

1.1.5 Scritti autografi (1951-1957)<br />

1.1.6 Scritti autografi (s. d.)<br />

1.1.7 Effetti personali (1893-1980)<br />

II 1 MADRE MARIA ZANELLI<br />

sAntA teresA di Gesù BAMBino<br />

1.2 tEStIMoNIANZE (1957-1999)<br />

1.2.1 Condo<strong>gli</strong>anze (1957-1958)<br />

1.2.2 Funerali e anniversario (1957-1958)<br />

1.2.3 Centenario di nascita (1987)<br />

III 1 MADRE MARIA ZANELLI<br />

1.2 tEStIMoNIANZE (1895-1999)<br />

1.2.4 Testimonianze di consorelle (1984-1999)<br />

1.2.5 Altre testimonianze (1958-1994)<br />

1.2.6 Rapporti con Piccole Apostole del Sacro Cuore (1895-1978)<br />

1.2.7 Bozze inedite per pubblicazione (s. d.)<br />

223


BustA desCrizione<br />

IV 1 MADRE MARIA ZANELLI<br />

1.3 IcoNogRAfIA<br />

1.4 cARtE fAMIgLIE ZANELLI, NAScEttI , AcquADERNI, foREStI (1922-2003)<br />

1.4.1 Fami<strong>gli</strong>a Zanelli (1923-2003)<br />

1.4.2 Fami<strong>gli</strong>a Nascetti (1922-1998)<br />

1.4.3 Fami<strong>gli</strong>e Acquaderni e Foresti (1941-1998)<br />

V 2 DoN gIuSEPPE MAZZANtI<br />

2.1 ScRIttI AutogRAfI (1903-1954)<br />

2.1.1 Epistolario (1903-1940)<br />

2.1.2 Epistolario (1941-1950)<br />

2.1.3 Epistolario (1951-1954)<br />

2.1.4 Epistolario (s. d.)<br />

2.1.5 Omelie e scritti spirituali (1920-1930)<br />

2.1.6 Omelie e scritti spirituali (1931-1935)<br />

VI 2 DoN gIuSEPPE MAZZANtI<br />

2.1 ScRIttI AutogRAfI (1903-1954)<br />

2.1.7 Omelie e scritti spirituali (1936-1940)<br />

2.1.8 Omelie e scritti spirituali (1941-1953)<br />

2.1.9 Omelie e scritti spirituali (s. d.)<br />

2.1.10 Ricette contro vari malanni (s. d.)<br />

2.1.11 Enigmistica e barzellette (1950)<br />

VII 2 DoN gIuSEPPE MAZZANtI<br />

2.2 EffEttI PERSoNALI (1904-1954)<br />

2.3 tEStIMoNIANZE (1908-1993)<br />

2.3.1 Nozze d’oro sacerdotali (1954)<br />

2.3.2 Condo<strong>gli</strong>anze (1954-1955)<br />

2.3.3 Stampe e spese funerali (1954-1955)<br />

VIII 2 DoN gIuSEPPE MAZZANtI<br />

2.3 tEStIMoNIANZE (1908-1993)<br />

2.3.4 Centenario di nascita (1979)<br />

2.3.5 Cianografie volume (1980)<br />

IX 2 DoN gIuSEPPE MAZZANtI<br />

2.3 tEStIMoNIANZE (1908-1993)<br />

2.3.6 Testimonianze di Piccole Suore (1955-1993)<br />

2.3.7 Altre testimonianze (1955-1993)<br />

2.3.8 Lettere a Don Giuseppe Mazzanti (1908-1954)<br />

X 2 DoN gIuSEPPE MAZZANtI<br />

2.4 IcoNogRAfIA<br />

2.4.1 Fotografie di Don Giuseppe Mazzanti<br />

2.4.2 Disegni ed elaborati grafici di Don Giuseppe Mazzanti<br />

2.5 cARtE fAMIgLIA MAZZANtI (1934-1990)<br />

224


BustA desCrizione<br />

XI 3 cARtE ZANELLI -MAZZANtI<br />

3.1 ScRIttI AutogRAfI (1937-1954)<br />

3.2 tEStIMoNIANZE (1937-1999)<br />

3.2.1 Testimonianze di Piccole Suore (1937-1999)<br />

3.2.2 Altre testimonianze (1986-1999)<br />

3.3 IcoNogRAfIA<br />

3.4 ESuMAZIoNI E tRASLAZIoNI SALME foNDAtoRI (1955-1993)<br />

3.4.1 Pratiche traslazione salma di Don Giuseppe Mazzanti (1955-1958)<br />

3.4.2 Prima esumazione salme fondatori (8 gennaio 1988)<br />

3.4.3 Seconda esumazione salma Madre Maria Zanelli (28 gennaio 1990)<br />

3.4.4 Terza esumazione salme fondatori (12 marzo 1993)<br />

XII 3 cARtE ZANELLI -MAZZANtI<br />

3.4 ESuMAZIoNI E tRASLAZIoNI SALME foNDAtoRI (1955-1993)<br />

3.4.5 Stampe sui fondatori trasmesse alla prefettura di Bologna (s. d.)<br />

3.4.6 Pratiche varie per la traslazione (1990-1993)<br />

3.4.7 Progetto ingegner Mario Capitò per tumulazione fondatori (1992-1993)<br />

3.4.8 Progetto scultura Enrico Manfrini per tomba fondatori (1988-1991)<br />

3.4.9 Corrispondenza in occasione della traslazione dei fondatori (1993)<br />

XIII 3 cARtE ZANELLI -MAZZANtI<br />

3.5 coMItAto P. gIuSEPPE MAZZANtI - M. MARIA ZANELLI (1992-1993)<br />

3.6 coRRISPoNDENZA PER cAuSA bEAtIfIcAZIoNE foNDAtoRI (1985-1987)<br />

3.7 RIcERchE E REcENSIoNI SuI foNDAtoRI (1988-1992)<br />

XIV 4 CONGREGAZIONE PICCOLE SUORE dI SANTA TERESA dI GESù BAmBINO<br />

4.1 coStItuZIoNI E REgoLAMENtI (1925-1976)<br />

4.1.1 Costituzioni (1925-1949)<br />

4.1.2 Regolamenti (1948-1971)<br />

4.1.3 Note pedagogiche (1942)<br />

4.1.4 Regole varie (1954-1976)<br />

4.2 RAPPoRtI coN LA SANtA SEDE (1925-1993)<br />

4.2.1 Approvazione della Congregazione (1925-1948)<br />

4.2.2 Relazioni periodiche (1945-1993)<br />

XV 4 CONGREGAZIONE PICCOLE SUORE dI SANTA TERESA dI GESù BAmBINO<br />

4.3 cRoNAchE DELLA coNgREgAZIoNE (1923-1977)<br />

4.3.1 Cronaca di Madre Maria Zanelli (1923-1939)<br />

4.3.2 Cronaca di Don Giuseppe Mazzanti (1938-1954)<br />

4.3.2.1 (1938-1948)<br />

XVI 4 CONGREGAZIONE PICCOLE SUORE dI SANTA TERESA dI GESù BAmBINO<br />

4.3 cRoNAchE DELLA coNgREgAZIoNE (1923-1977)<br />

4.3.2 Cronaca di Don Giuseppe Mazzanti (1938-1954)<br />

4.3.2.2 (1949-1953)<br />

4.3.2.3 (1954)<br />

4.3.3 Ricordi di guerra. Stralci di giornali (1945-1946)<br />

4.3.4 Cronaca della Pia Unione di Santa Teresa del Bambino Gesù (1924-1937)<br />

225


BustA desCrizione<br />

XVII 4 CONGREGAZIONE PICCOLE SUORE dI SANTA TERESA dI GESù BAmBINO<br />

4.3 cRoNAchE DELLA coNgREgAZIoNE (1923-1977)<br />

4.3.5 Cronaca della Casa Madre (1932-1944)<br />

4.3.6 Cronaca della Casa Ospedale Montesilvano Spiaggia (Pescara) (1941-1943)<br />

4.3.7 Cronaca della Casa Madre (1946-1949)<br />

4.3.8 Cronaca della Casa di San Carlo Ferrarese (1951-1958)<br />

4.3.9 Cronaca della Casa di Torre Pedrera (1955-1962)<br />

4.3.10 Cronaca della Colonia di Cesano (1957)<br />

4.3.11 Adunanze suore professe a Casa Madre (1959-1969)<br />

4.3.12 Confraternita della Madonna del Carmine. Rubrica iscritte (1961)<br />

4.3.13 Appunti di Madre Vincenza Martelli sulla vita dell’Istituto (1923-1977)<br />

XVIII 4 CONGREGAZIONE PICCOLE SUORE dI SANTA TERESA dI GESù BAmBINO<br />

4.4 PRotocoLLI (1959-1961)<br />

4.4.1 Protocollo privato (1959-1961)<br />

4.5 coRRISPoNDENZA (1930-2006)<br />

4.5.1 Corrispondenza protocollata in entrata (1930-1953)<br />

4.5.2 Corrispondenza protocollata in uscita e in entrata. Protocollo privato (1937-1961)<br />

4.5.3 Copialettere per suore (1931-1937)<br />

4.5.4 Copialettere generale (1932-1934)<br />

4.5.5 Corrispondenza con la curia vescovile di Imola (1932-1959)<br />

4.5.6 Corrispondenza Madre Vincenza Martelli (1940-1980)<br />

4.5.7 Corrispondenza Madre Maria Rosa Novello (1989-2006)<br />

4.5.8 Corrispondenza varia<br />

4.5.9 Corrispondenza carmelitana (1931-1985)<br />

XIX 4 CONGREGAZIONE PICCOLE SUORE dI SANTA TERESA dI GESù BAmBINO<br />

4.6 coNtAbILItà (1923-1956)<br />

4.6.1 Spese per la Casa (1923-1939)<br />

4.6.2 Divina Provvidenza (1936-1942)<br />

4.6.3 Libro giornale (1923-1956)<br />

XX 4 CONGREGAZIONE PICCOLE SUORE dI SANTA TERESA dI GESù BAmBINO<br />

4.7 cIRcoLARI (1933-1980)<br />

4.7.1 Circolari 1933-1940<br />

4.7.2 Circolari 1941-1950<br />

4.7.3 Circolari 1951-1960<br />

4.7.4 Circolari 1961-1965<br />

4.7.5 Circolari 1966-1970<br />

4.7.6 Circolari 1971-1980<br />

4.7.7 Circolari doppie e copie (1952-1967)<br />

226


BustA desCrizione<br />

XXI 4 CONGREGAZIONE PICCOLE SUORE dI SANTA TERESA dI GESù BAmBINO<br />

4.8 ScRIttI DI PIccoLE SuoRE (1920-1980)<br />

4.8.1 Scritti di Suor Giovanna Tinti (1920-1980)<br />

4.8.2 Scritti di Suor Martina Piersanti (1938-1954)<br />

4.8.3 Scritti di Suor Giuliana Banzi (1943-1944)<br />

4.9 PERSoNAggI (1909-2004)<br />

4.9.1 Elena Rocca (1951-1952)<br />

4.9.2 Cardinale Aurelio Sabattani (1975-1990)<br />

4.9.3 Monsignor Vincenzo Marabini (1937)<br />

4.9.4 Monsignor Luigi Figna (1942-1943)<br />

4.9.5 Suor Maria Pia Martini (Visitandina) (1957-1984)<br />

4.9.6 Don Giulio Facibeni (1926)<br />

4.9.7 Emilia Buriani (1909-1963)<br />

4.9.8 Padre Luigi Faccenda (1980-1995)<br />

4.9.9 Anacleto Margotti (1980-1984)<br />

4.9.10 Enrico Manfrini (1996-2004)<br />

XXII 4 CONGREGAZIONE PICCOLE SUORE dI SANTA TERESA dI GESù BAmBINO<br />

4.10 IcoNogRAfIA<br />

4.10.1 Immagini di Santa Teresa del Bambino Gesù<br />

4.10.2 Ricordini di professioni <strong>religiose</strong><br />

4.10.3 Immagini di Piccole Suore e alunne<br />

4.10.4 Ricordini per ricorrenze della Congregazione<br />

4.10.5 Clichès per foto dell’Oasi di Santa Teresa<br />

4.10.6 Immagini di case della Congregazione<br />

4.10.7 Immagini di ecclesiastici<br />

4.10.8 Immagini devozionali<br />

4.10.9 Immagini di ex voto<br />

XXIII 4 CONGREGAZIONE PICCOLE SUORE dI SANTA TERESA dI GESù BAmBINO<br />

4.11 50° DELLA coNgREgAZIoNE (1973)<br />

4.11.1 Corrispondenza<br />

4.11.2 Stampe a cura della Congregazione<br />

4.11.3 Stampa locale<br />

4.11.4 Inni a Santa Teresa del Bambino Gesù<br />

4.11.5 Centenario di nascita di Santa Teresa del Bambino Gesù<br />

4.12 75° DELLA coNgREgAZIoNE (1998)<br />

XXIV 4 CONGREGAZIONE PICCOLE SUORE dI SANTA TERESA dI GESù BAmBINO<br />

4.13 80° DELLA coNgREgAZIoNE (2003)<br />

4.14 gIoRNAtE ex ALLIEvE (1980-1993)<br />

4.15 cANtI E SPARtItI MuSIcALI<br />

227


CronoloGiA essenziAle dei FondAtori e dellA ConGreGAzione<br />

<strong>delle</strong> PiCCole suore di sAntA teresA di Gesù BAMBino di iMolA<br />

Cronologia dei fondatori e della congregazione Cronologia della Chiesa universale e locale<br />

1873, gennaio 2 - Nasce ad Alençon Thérèse<br />

1879, giugno 3 - Nasce a Imola Giuseppe Maz-<br />

zanti<br />

1887, giugno 17 - Nasce a Castel Guelfo Anto-<br />

nietta Zanelli<br />

1904, febbraio 27 - Don Giuseppe Mazzanti è or-<br />

dinato sacerdote<br />

1907, giugno 7 - Antonietta Zanelli entra tra le<br />

Piccole Apostole del Sacro Cuore, fondate a Ca-<br />

stel Guelfo da don Armando Nascetti<br />

1913, maggio - Don Giuseppe Mazzanti è nomi-<br />

nato vice cancelliere vescovile<br />

1919 - Antonietta Zanelli è allontanata dalle Pic-<br />

cole Apostole e poi riammessa<br />

1920, febbraio 20 - Antonietta Zanelli assume<br />

la direzione dell’Istituto Infanzia abbandonata di<br />

Imola. Conosce don Giuseppe Mazzanti, vice as-<br />

sistente del circolo Silvio Pellico<br />

228<br />

Martin<br />

1878, febbraio 20 - Dopo la morte di papa Pio IX<br />

è eletto papa Leone XIII<br />

1887, dicembre 28 - Thérèse Martin entra nel<br />

Carmelo di Lisieux<br />

1890, settembre 8 - Thérèse Martin pronuncia i<br />

voti ed assume il nome di Teresa di Gesù Bambi-<br />

no e del Volto Santo<br />

1897, settembre 30 - Muore suor Teresa di Gesù<br />

Bambino<br />

1901, aprile 2 - Muore il vescovo di Imola Lui-<br />

gi Tesorieri<br />

1901, aprile 15 - Monsignor Francesco Baldas-<br />

sarri è nominato vescovo di Imola<br />

1903, agosto 4 - è eletto papa Pio X<br />

1913, aprile 9 - Monsignor Paolino Tribbioli è<br />

nominato vescovo di Imola<br />

1914, settembre 3 - è eletto papa Benedetto XV<br />

1922, febbraio 6 - è eletto papa Pio XI<br />

1923, aprile 29 - Beatificazione di suor Teresa di<br />

Gesù Bambino


Cronologia dei fondatori e della congregazione Cronologia della Chiesa universale e locale<br />

1923, novembre 2 - Antonietta Zanelli e cinque<br />

compagne professano i voti nella chiesa di San-<br />

t’Agata di Imola nella comunità <strong>delle</strong> Pie Operaie<br />

del Bambin Gesù, da esse fondata, e di cui è diret-<br />

tore don Giuseppe Mazzanti<br />

1925, settembre 30 - Don Mazzanti consegna alle<br />

Pie Operaie le prime Norme di vita<br />

1927, giugno 2 - Le Pie Operaie del Bambin Gesù<br />

prendono il nome di Congregazione <strong>delle</strong> Pie<br />

Operaie di Santa Teresa del Bambino Gesù. Anto-<br />

nietta Zanelli prende il nome di suor Maria<br />

1927, giugno 5 - Apertura della casa di Toscanel-<br />

la<br />

1928, maggio 6 - Apertura della casa di Ponte<br />

Santo<br />

1928, giugno 28 - Don Giuseppe Mazzanti è no-<br />

minato parroco di Santa Maria in Regola di Imo-<br />

la<br />

1931, ottobre - Le Pie Operaie prestano servizio<br />

all’asilo infantile e alla scuola di lavoro a Vado di<br />

Monzuno (BO)<br />

1932, giugno 6-7 - La congregazione si trasferi-<br />

sce dalla parrocchia di Sant’Agata alla sede di via<br />

Cosimo Morelli<br />

1932, settembre - Le Pie Operaie prestano ser-<br />

vizio all’asilo infantile e alla scuola di lavoro a<br />

San Carlo Ferrarese (FE) e a Bruscoli di Firen-<br />

zuola (FI)<br />

1933, settembre - Le Pie Operaie prestano servi-<br />

zio all’asilo infantile e nelle opere parrocchiali di<br />

Gherghenzano (MO)<br />

1933, ottobre - Le Pie Operaie prestano servizio<br />

all’asilo infantile e alla scuola di lavoro a Recova-<br />

to di Castelfranco Emilia (MO)<br />

1935, lu<strong>gli</strong>o - Le Pie Operaie prestano servizio al-<br />

l’asilo infantile e alla scuola di lavoro a Piancal-<br />

doli di Firenzuola (FI), a Poggiorenatico (FE) e a<br />

Scapezzano (AN) e in seguito al seminario arcive-<br />

scovile di Ferrara<br />

229<br />

1925, maggio 17 - Santificazione di suor Teresa<br />

di Gesù Bambino


Cronologia dei fondatori e della congregazione Cronologia della Chiesa universale e locale<br />

1935, novembre 28 - Madre Agnese Martin, prio-<br />

ra del Carmelo di Lisieux suggerisce il nome di<br />

Piccole Suore di Santa Teresa del Bambino Gesù<br />

per la congregazione<br />

1935, dicembre 23 - Il vescovo di Imola Paolino<br />

Tribbioli approva per un triennio le costituzioni<br />

della congregazione<br />

1936, maggio 4 - Il preposito generale dei carme-<br />

litani scalzi Gu<strong>gli</strong>elmo di Sant’Alberto aggrega la<br />

congregazione all’ordine carmelitano<br />

1937, giugno - Don Giuseppe Mazzanti è nomi-<br />

nato canonico prebendato della cattedrale<br />

1938, ottobre 16 - La sede della congregazione<br />

passa nella sede attuale di via Emilia, nell’ex pa-<br />

lazzo Alessandretti<br />

1939, settembre 26 - I capitolo generale della<br />

congregazione. Madre Maria Zanelli è eletta su-<br />

periora generale<br />

1940 - La congregazione inizia la sua attività a<br />

Cesano<br />

1941 - La congregazione inizia la sua attività al-<br />

l’ospedale militare di Montesilvano Spiaggia,<br />

provincia di Pescara<br />

1946, ottobre 2 - II capitolo generale ordinario.<br />

Madre Maria Zanelli è rieletta superiora generale<br />

1948 - La congregazione riceve le sue terze co-<br />

stituzioni e il direttorio spirituale redatti dai fon-<br />

datori<br />

1949, dicembre 16 - La congregazione diviene di<br />

diritto pontificio<br />

1950, ottobre - La congregazione inizia la sua at-<br />

tività alla scuola materna Madonna del Carmine<br />

della Casa del Fanciullo<br />

1951, ottobre 1 - La congregazione ottiene la per-<br />

sonalità giuridica civile<br />

1952, ottobre 1 - III capitolo generale ordinario.<br />

Madre Maria Zanelli è rieletta superiora generale<br />

230<br />

1939, marzo 2 - è eletto papa Pio XII<br />

1947, dicembre 20 - Monsignor Benigno Carrara<br />

è nominato vescovo coadiutore cum iure succes-<br />

sionis di Imola


Cronologia dei fondatori e della congregazione Cronologia della Chiesa universale e locale<br />

1954, dicembre 24 - Muore il canonico Giusep-<br />

pe Mazzanti<br />

1955, febbraio 14 - Inaugurazione dell’Oasi di<br />

Santa Teresa<br />

1955 - La congregazione inizia la sua attività a<br />

Torre Pedrera<br />

1957, dicembre 15 - Muore Madre Maria Zanelli<br />

1958, febbraio 9 - IV capitolo generale straordi-<br />

nario. Madre Vincenza Martelli è eletta superio-<br />

ra generale<br />

1959 - La congregazione inizia la sua attività nel-<br />

la scuola materna e parrocchia di Santo Spirito di<br />

Imola<br />

1960 - La congregazione inizia la sua attività a<br />

Regoledo di Cosio (SO) e a Oniferi (NU)<br />

1961 - La congregazione inizia la sua attività a<br />

Monticelli di Monselice (PD)<br />

1962 - Sorge la villa Madre Maria Zanelli a Pian-<br />

caldoli<br />

1963 - Sorge la villa Padre Giuseppe Mazzanti a<br />

Pinarella di Cervia<br />

1964 - La congregazione inizia la sua attività a<br />

Orani (NU) e a Quartu Sant’Elena (CA)<br />

1964, settembre 12 - V capitolo generale ordina-<br />

rio. Madre Vincenza Martelli è rieletta superiora<br />

generale<br />

1965 - La congregazione inizia la sua attività alla<br />

clinica ostetrica Santa Giovanna di Ciampino<br />

1965, novembre - La congregazione avvia la sua<br />

attività missionaria in Brasile (São Bernardo do<br />

Campo, stato di San Paolo; nel 1966 a Mauà<br />

1967 - La congregazione inizia la sua attività alla<br />

scuola materna e nido Culla Arnaboldi a Lugano<br />

(CH)<br />

231<br />

1956, maggio 12 - Muore il vescovo di Imola<br />

Paolino Tribbioli<br />

1958, ottobre 28 - è eletto papa Giovanni XXIII<br />

1962, ottobre 11 - Apertura del Concilio Vatica-<br />

no II<br />

1963, giugno 21 - è eletto papa Paolo VI<br />

1967, aprile 22 - Monsignor Aldo Gobbi è nomi-<br />

nato vescovo ausiliare di Imola


Cronologia dei fondatori e della congregazione Cronologia della Chiesa universale e locale<br />

1967, febbraio - La congregazione avvia la sua<br />

attività missionaria in Kenia (Kiirua, diocesi di<br />

Meru)<br />

1969, settembre 12 - VI capitolo generale specia-<br />

le per la revisione <strong>delle</strong> costituzioni<br />

1970, settembre 12 - VII capitolo generale ordi-<br />

nario. Madre Vincenza Martelli è rieletta superio-<br />

ra generale. Quarte costituzioni ad experimentum<br />

1972 - La congregazione inizia la sua attività a<br />

San Gioacchino di Roma, presso i padri redento-<br />

risti e presso l’istituto Santa Maria Goretti di Imo-<br />

la<br />

1976, settembre 4 - VIII capitolo generale ordi-<br />

nario. Madre Maria Rosa Novello è eletta supe-<br />

riora generale<br />

1977 - Attività missionaria a Kanyakine, in Ke-<br />

nia<br />

1982, settembre 1 - IX capitolo generale ordina-<br />

rio. Madre Maria Rosa Novello è rieletta superio-<br />

ra generale. Sorge la casa fami<strong>gli</strong>a Santa Teresa<br />

1983 - Introduzione della professione perpetua<br />

nella congregazione<br />

1984 - Approvazione definitiva <strong>delle</strong> nuove costi-<br />

tuzioni. Apertura di una casa a Palermo. Ricono-<br />

scimento canonico del gruppo Amici Insieme<br />

1988, lu<strong>gli</strong>o 12 - X capitolo generale ordinario.<br />

Madre Maria Rosa Novello è rieletta superiora<br />

generale<br />

1991 - La congregazione inizia la sua attività a<br />

Nogales, in Messico<br />

232<br />

1969, novembre 4 - Monsignor Aldo Gobbi è no-<br />

minato amministratore apostolico sede plena del-<br />

la diocesi di Imola<br />

1974, marzo 12 - Monsignor Luigi Dardani è no-<br />

minato vescovo di Imola<br />

1978, agosto 26 - è eletto papa Giovanni Paolo I<br />

1978, ottobre 16 - è eletto papa Giovanni Pao-<br />

lo II<br />

1989, lu<strong>gli</strong>o 19 - Monsignor Giuseppe Fabiani è<br />

nominato vescovo di Imola


Cronologia dei fondatori e della congregazione Cronologia della Chiesa universale e locale<br />

1992, febbraio 8 - Apertura della casa di forma-<br />

zione religiosa a Nairobi, in Kenya<br />

1993, marzo 19 - Le spo<strong>gli</strong>e dei fondatori sono<br />

traslate nella cappella della casa generalizia<br />

1994, lu<strong>gli</strong>o 20 - XI capitolo generale ordinario.<br />

Madre Agnese Zaniboni è eletta superiora gene-<br />

rale<br />

1995 - Apre la casa di acco<strong>gli</strong>enza Madre Vincen-<br />

za Martelli<br />

2001, gennaio 2 - XII capitolo generale ordinario.<br />

Madre Ritalba Sutti è eletta superiora generale<br />

2007, gennaio 2 - XIII capitolo generale ordina-<br />

rio. Madre Filomena Adamo è eletta superiora ge-<br />

nerale<br />

233<br />

2002, ottobre 18 - Monsignor Tommaso Ghirelli<br />

è nominato vescovo di Imola<br />

2005, aprile 19 - è eletto papa Benedetto XVI


Federica Giovannini<br />

Le pergamene del monastero di Santa Maria Maddalena<br />

di Sant’Agata Feltria: un patrimonio da salvare 1<br />

Nella notte del 31 lu<strong>gli</strong>o 1951 un grave incendio scoppiò nel coro del<br />

monastero di Santa Maria Maddalena di Sant’Agata Feltria; il fuoco, divampato<br />

velocemente, senza per fortuna provocare vittime fra le Sorelle Clarisse,<br />

causò invece danni ingenti alla chiesa, provocando inoltre la distruzione di arredi<br />

e suppellettili sacri e, purtroppo, anche di opere artistiche ivi conservate,<br />

alcune <strong>delle</strong> quali di un certo pregio artistico, come il crocifisso ligneo opera<br />

di scuola giottesca 2 . Il furioso incendio, che colpì così duramente questo antico<br />

luogo di preghiera, non toccò minimamente una piccola scatola costruita<br />

in legno comune, di fattura quadrangolare, chiusa da un coperchio dello stesso<br />

materiale e tuttora custodita all’interno del monastero santagatese; si tratta<br />

di un piccolo ma prezioso scrigno, all’interno del quale sono state conservate<br />

per secoli le 142 pergamene che costituiscono il ricco <strong>archivi</strong>o <strong>delle</strong> Sorelle<br />

Povere di Santa Chiara in Sant’Agata Feltria.<br />

Il monastero di Santa Maria Maddalena di Sant’Agata Feltria è un’istituzione<br />

antica e prestigiosa, la cui storia si intreccia con quella del borgo feretrano<br />

e del territorio circostante. La comunità clariana che vive in Sant’Agata<br />

Feltria è oggi tornata ad essere particolarmente fiorente; nel volgere di pochi<br />

anni infatti essa ha modificato il proprio volto, grazie all’ingresso nel monastero<br />

di numerose giovani provenienti da diverse zone d’Italia, le quali hanno<br />

scelto di consacrare la loro vita nella pienezza del Signore; ciò è avvenuto<br />

dopo anni durante i quali le vocazioni si erano interrotte, tanto che per un<br />

quarto di secolo non si è avuto nessun nuovo ingresso nel monastero; al mo-<br />

1 Ritengo opportuno rivolgere un ringraziamento alla comunità clariana di Sant’Agata Feltria,<br />

ricordando in particolare la madre badessa suor Chiara Elisabetta, la madre vicaria suor<br />

Maria Letizia e suor Chiara Giovanna, che si occupa della conservazione del fondo <strong>archivi</strong>stico,<br />

nonché tutte le monache che hanno permesso mi occupassi del loro prezioso <strong>archivi</strong>o<br />

aprendo le porte della loro comunità e «tollerando» la mia presenza quasi giornaliera nel monastero.<br />

Ringrazio inoltre il signor Manlio Flenghi, da tempo impegnato perché a questo fondo<br />

potesse essere data la meritata notorietà.<br />

2 Attribuito a Francesco da Rimini. Cfr. A. Marchi, Il Trecento riminese a Sant’Agata Feltria,<br />

in Templari, miniere e pittori nella storia antica di Sant’Agata, Rimini 1995 (Collana di<br />

Studi Storici Santagatesi, Atti del 1° Convegno), p. 97.<br />

235


mento invece la comunità è costituita da sedici sorelle di cui una novizia e tre<br />

professe temporanee 3 . Nell’edificio in cui ancora oggi dimorano le Sorelle<br />

Clarisse giunsero nel Cinquecento quale diretta filiazione di due antichi cenobi<br />

edificati nel corso del XIII secolo nel territorio feretrano, e precisamente<br />

il monastero di Sant’Antimo e quello di San Vincenzo 4 . Il primo monastero<br />

in ordine di fondazione 5 , il monastero di Sant’Antimo, prese il nome della<br />

località nel quale venne fondato, ed era ubicato presso il fiume Senatello<br />

fra i castelli di Pereto, Fragheto e Caioletto, borghi ancora oggi facenti parte<br />

del territorio santagatese. Per me<strong>gli</strong>o seguire <strong>gli</strong> sviluppi della storia di questo<br />

primo cenobio femminile rivolgiamo la nostra attenzione alle chartae conservate<br />

presso l’<strong>archivi</strong>o del monastero, ed oggetto di questa trattazione, le quali<br />

attestano con sicurezza l’esistenza del monastero di Sant’Antimo dall’anno<br />

1225 6 . La carta n° 6 viene infatti rogata da «Johannes Bobienus tabellio in<br />

3 Notizie tratte da un articolo apparso sul giornale: «La Rocca», 3 (2006), pp. 11-12, scritto<br />

dalle monache Clarisse del monastero di Santa Maria Maddalena di Sant’Agata Feltria.<br />

4 L’edificio che acco<strong>gli</strong>e la comunità clariana si trova posizionato nella zona alta del paese,<br />

verso nord, lungo quella che un tempo era la via di accesso al borgo, accanto alla chiesa intitolata<br />

a Santa Maria Maddalena, della quale le monache iniziarono a prendersi cura fin dal<br />

loro trasferimento; e proprio dal nome della chiesetta deriva con tutta probabilità la nuova denominazione<br />

data al monastero <strong>delle</strong> Clarisse. La bella ed antica struttura in cui ancora oggi<br />

dimorano le suore clarisse, risalente al 1300, comprende un ampio fabbricato di forma rettangolare,<br />

con apertura in uno dei lati lunghi a formare il chiostro del monastero; oggi uno<br />

dei bracci più corti, che costituiva il monastero vero e proprio, rimasto disabitato per un lungo<br />

periodo a seguito dell’inagibilità della struttura, è stato completamente risanato e restaurato,<br />

ed adibito a foresteria. L’antica chiesetta, di origine romanica, risalente al 1100, è stata<br />

più volte rimaneggiata nel corso dei secoli, fino ad assumere l’aspetto di un «timido» barocco.<br />

Danneggiata dal furioso incendio scoppiato nella notte del 31 lu<strong>gli</strong>o 1951, che ne ha causato<br />

un’ulteriore modifica architettonica, e pur depauperata di alcune <strong>delle</strong> importanti opere<br />

che custodiva, conserva ancora un bel coro ligneo, nonché splendide bifore della primigenia<br />

chiesa romanica.<br />

5 Probabilmente appartenente all’ordine <strong>delle</strong> Damianite: si cfr. la relativa bolla.<br />

6 G. MaFFei, Storia del convento <strong>delle</strong> Clarisse di Sant’Agata Feltria, in Da Solona a Sant’Agata.<br />

Antologia di storia santagatese, a cura di G. dall’ara, Rimini 1991, p. 33. La tradizione<br />

vuole che il monastero di Sant’Agata Feltria sia stato fondato, così attesterebbe una<br />

pergamena conservata presso l’Archivio Vescovile di Pennabilli, nel 1218 da santa Agnese,<br />

sorella di Chiara, nella località di Sant’Antimo dove, probabilmente, Agnese sostò durante il<br />

viaggio che la portò a fondare il monastero di Monticelli in Firenze. Acco<strong>gli</strong>endo quanto detto<br />

dalla tradizione, la fraternità feretrana sarebbe così stata fondata a distanza di soli sei anni<br />

da quella di San Damiano in Assisi. Del resto questa tradizione si accorda perfettamente con<br />

le peregrinazioni compiute da santa Agnese, volte a fondare nuovi monasteri in vari luoghi<br />

236


intrata de convento» 7 ; mentre del 1257 è la charta (perg. n° 18) in cui il monastero<br />

di Sant’Antimo appare per la prima volta come uno de<strong>gli</strong> attori dell’atto<br />

notarile. Precisamente il «presbiter Venture procurator monasteri Sancti<br />

Antimi» riceve dal «dominus Guido de Billis unam petiam terre aratorie»;<br />

altre due carte, che portano rispettivamente i numeri 29 e 39, risultano particolarmente<br />

interessanti. La prima, del 1263 (perg. n° 29), redatta «in oratorio<br />

monasterii Sancti Antimi», alla presenza di Al[...] 8 fi<strong>gli</strong>o del presbitero Ventura<br />

procuratore del monastero, riporta una vendita da parte del dominus Rollando<br />

«de Monte Rotondo» e di Imuldina a favore del monastero e, precisamente,<br />

della badessa «Aghata» che partecipa all’atto a nome dell’intero capitolo<br />

e convento. E ancora la perg. n° 39 del 1270. Questa contiene un doppio<br />

atto 9 : il primo stipulato «in ecclesia monasterii Sancti Antimi», presenti<br />

«domino Rigone archidiacono Sassenensi, domino Guidone canonico Feretrano»,<br />

«Ranulfo familiare dicti monasterii» e «sorore Mansuete», indicata<br />

col titolo di vice badessa del monastero di Sant’Antimo dell’ordine di santa<br />

Chiara della diocesi feretrana, la quale con il consenso di tutte le sorelle -<br />

e qui segue la lista di tutte le monache - conferma al presbitero Ventura il suo<br />

mandato di procuratore e sindaco del monastero, e <strong>gli</strong> dà incarico di continuare<br />

un’azione di rivalsa nei confronti di Rainerio di Ugerio di Monte Auriolo,<br />

riguardo il pagamento della dote «domine Nicholutie et Orabele» 10 , dote<br />

del valore di 350 lire ravennati ed anconetane e di 70 casse di grano, secondo<br />

quanto stabilito nell’instrumento rogato dal notaio «Ugututio» 11 . Il secondo<br />

documento, stipulato «in castro Masse, in palatio Ugerii» il giorno successivo<br />

alla presenza de<strong>gli</strong> stessi testimoni, «domino Rigone arcidiacono Sassi-<br />

d’Italia nonché con l’opera evangelizzatrice del padre san Francesco, che nel corso di un suo<br />

viaggio passò per le terre del Montefeltro, vi sostò e qui ricevette in dono la Verna. Ricordo<br />

però che l’Archivio Vescovile di Pennabilli non è stato ancora ordinato, perciò non ho potuto<br />

compiervi alcun tipo di ricerca, e non ho così trovato riscontro a quanto scritto da Giuseppina<br />

Maffei.<br />

7 Questo è un atto di compravendita, stipulato tra il presbitero «Belon de Capramozza» e<br />

«Aldegunda con Ugo de Capramozza», al quale vengono ceduti appezzamenti di terreno e altri<br />

beni presso il patronato di Sant’Antimo al prezzo di 50 lire ravennati.<br />

8 Parte del nome è coperto da una macchia di umidità.<br />

9 Il fondo <strong>archivi</strong>stico è composto di ventuno pergamene, contenenti atti doppi. Non tutti <strong>gli</strong><br />

atti all’interno della stessa pergamena sono collegati per argomento, anzi alcuni sono redatti<br />

a diversi anni di distanza l’uno dall’altro. Nella maggior parte dei casi, ciò che li accomuna è<br />

la presenza dei medesimi contraenti.<br />

10 Troveremo le due sorelle nel monastero nel 1300 e 1312: perg. senza num. e perg. n° 91.<br />

11 L’atto rogato dal notaio «Ugututio» a cui fa riferimento la perg. n° 39 non è presente nel<br />

fondo <strong>archivi</strong>stico <strong>delle</strong> Clarisse di Sant’Agata Feltria.<br />

237


nensi, domino Rainerio olim domini Rigoni de dicta Massa Nichela de Perdisceto,<br />

Avvoltone filio Guidonis de Monte Aureolo», attesta l’obbligo rivolto<br />

a Rainerio di Monte Auriolo del pagamento della suddetta dote, riconoscendo<br />

valido l’instrumento rogato dal notaio «Ugututio»; mentre nello stesso<br />

atto viene specificato, da parte del presbitero Ventura, l’uso che si farà del<br />

denaro concesso: una parte di esso sarà utilizzato per l’acquisto di un terreno,<br />

una parte per il pagamento di undici tornature e infine una parte per il pagamento<br />

«magistrorum qui laboraverunt in edificabile domorum et ecclesie<br />

dicti monasterii».<br />

Tutti <strong>gli</strong> atti citati dimostrano la vitalità e la prosperità del cenobio di<br />

Sant’Antimo, e sebbene non conosciamo con certezza l’anno della sua fondazione<br />

e quello della sua soppressione, prendendo come certe le date che appaiono<br />

sul documento più antico, quello del 1225, e sull’ultimo documento<br />

in cui il monastero viene citato, nell’anno 1331 (perg. n° 115, secondo atto),<br />

è possibile ricostruire approssimativamente l’arco di tempo in cui questa prima<br />

comunità clariana è esistita, per l’esattezza si tratta di centosei anni. La<br />

carta giacente presso l’<strong>archivi</strong>o <strong>delle</strong> Clarisse santagatesi, e indicata con il n°<br />

13, attesta per l’anno 1249, «aput Sancti Vincentii, ante ecclesiam», l’esistenza<br />

nel territorio santagatese di un secondo monastero appartenente all’ordine<br />

di Santa Chiara; questo venne edificato non solo a pochi chilometri di distanza<br />

dal primo, e precisamente presso il castello di Rocca Pratiffi, ma anche ad<br />

appena due decenni dalla probabile fondazione del primo (ventiquattro anni,<br />

accettando come data il 1225, perg. n° 6). Invece la perg. n° 33 del 1266, contenente<br />

un testamento, corrisponde alla carta in cui per la prima volta appaiono<br />

citati assieme i due monasteri. In questo atto «Boninsegna quondam Stivivi<br />

de Monte Vecclo» donava, tramite Zanello converso, un appezzamento di<br />

terreno ai due monasteri, a quello di San Vincenzo e a quello di Sant’Antimo.<br />

Il monastero di San Vincenzo, in poco tempo, considerato anche l’alto numero<br />

di atti che lo riguardano conservati nel fondo, dovette assumere un ruolo<br />

di maggior importanza rispetto al monastero di Sant’Antimo. La pergamena<br />

n° 43, datata 9 agosto 1275, riporta la solenne consacrazione della chiesa dedicata<br />

a san Vincenzo martire ad opera di Giovanni vescovo feretrano, Enrico<br />

vescovo di Sarsina, nonché alla presenza di tre arcivescovi e ventisette altri<br />

vescovi. Dunque, sul finire del XIII secolo, è perfettamente attestata l’esistenza<br />

nel territorio santagatese di ben due monasteri appartenenti all’ordine<br />

di santa Chiara. A questo punto è obbligo domandarsi se il secondo monastero<br />

in ordine di fondazione, cioè il monastero di San Vincenzo, sia una germinazione<br />

di quello di Sant’Antimo, oppure un nuovo nucleo a sé stante, fondato<br />

forse per volontà della nobiltà locale come luogo di preghiera, nonché di<br />

educazione <strong>delle</strong> proprie fi<strong>gli</strong>e, considerando la presenza nell’<strong>archivi</strong>o di atti<br />

in cui sono citati vari signori del luogo, i quali evidentemente dovevano ave-<br />

238


e frequenti rapporti con il monastero, e considerando anche la presenza nel<br />

claustro di giovani provenienti da nobili fami<strong>gli</strong>e del territorio (vedi perg. n°<br />

39). Ma non va neppure dimenticata la tesi sostenuta fino ad oggi da storici<br />

che si sono occupati <strong>delle</strong> vicende che coinvolsero le due comunità <strong>religiose</strong><br />

nel corso de<strong>gli</strong> anni 12 , secondo la quale si rese necessaria la costruzione<br />

di un nuovo monastero per porre rimedio alle condizioni di pericolo e di precarietà<br />

in cui vivevano le sorelle nel chiostro di Sant’Antimo, un luogo isolato<br />

nella zona bassa del torrente Senatello, rispetto all’altura digradante dove<br />

sorgeva San Vincenzo. Sta di fatto che per tutto il XIII secolo e per parte del<br />

XIV 13 i due monasteri sono progrediti in piena autonomia e allo stesso tempo<br />

con una certa coordinazione e comunanza di interessi, attestate ne<strong>gli</strong> atti dalla<br />

presenza di uno stesso «procurator» dei loro beni (vedi perg. n° 33). L’ultima<br />

carta contenente notizia del monastero di Sant’Antimo, e oggi giacente<br />

presso l’<strong>archivi</strong>o <strong>delle</strong> monache Clarisse, è, come sopra riportato, datata al<br />

1331 (perg. n° 115); si può dunque indicare con ragionevole certezza la metà<br />

del XIV secolo come periodo in cui le monache abbandonarono la sede primitiva<br />

del monastero di Sant’Antimo per unirsi definitivamente alle consorelle<br />

di San Vincenzo. Dalle carte in possesso della comunità odierna di Clarisse<br />

risulta evidente che l’unione <strong>delle</strong> due comunità favorì la prosperità del monastero<br />

così costituito, sia grazie all’aumento del numero di sorelle (al 1300<br />

sono presenti ventisei monache, vedi perg. senza numerazione), sia grazie<br />

12 L. doMinici, Sant’Agata Feltria illustrata, Novafeltria 1959. Il Dominici nel suo testo sostiene<br />

che già nel 1271 si registra l’appello <strong>delle</strong> monache di Sant’Antimo al papa, in risposta<br />

al termine loro assegnato per lasciare il convento ed unirsi così alle consorelle del monastero<br />

di San Vincenzo, particolare che porta a chiedersi se il monastero di San Vincenzo fosse<br />

destinato ad assorbire quello di Sant’Antimo con tutti i suoi beni e possedimenti: su questo<br />

punto sia lo Zucchi-Trava<strong>gli</strong> (Rerum Feretranarum Scriptores, Annali del Montefeltro)<br />

che il Dominici fanno riferimento all’esistenza di un documento giacente presso l’<strong>archivi</strong>o<br />

<strong>delle</strong> Clarisse, costituito da un atto stipulato presso la chiesa di San Pietro in Messa in data<br />

20 maggio 13[...] (le ultime cifre della data non erano più leggibili a causa della corrosione<br />

del supporto) il quale si riferirebbe al trasferimento definitivo <strong>delle</strong> monache dal monastero<br />

di Sant’Antimo a quello di San Vincenzo, documento che io non ho trovato tra quelli oggi lì<br />

conservati. Nel documento suddetto si parlerebbe della «necessità dopo circa un secolo di dimora<br />

nel monastero di Sant’Antimo, da parte <strong>delle</strong> monache, di lasciare quel luogo, sia per<br />

l’aria insalubre sia per i danni che soffrivano dai ladroni e dalle scorrerie de<strong>gli</strong> armati in tempo<br />

di guerra e di civili discordie. Di maniera che, per non venire in continui timori e angustie,<br />

lasciarono il monastero e andarono ad unirsi alle consorelle del convento di San Vincenzo, a<br />

cui passarono i beni del monastero soppresso».<br />

13 Gli atti inerenti questi due secoli costituiscono il corpus più numeroso dei documenti conservati<br />

presso l’<strong>archivi</strong>o del monastero di Santa Maria Maddalena di Sant’Agata Feltria.<br />

239


alla quantità dei beni incamerati. L’ultimo documento contenente notizie del<br />

monastero di San Vincenzo, conservato presso l’<strong>archivi</strong>o <strong>delle</strong> Clarisse, è la<br />

charta n° 130, datata al 1409; sono dunque trascorsi centosessant’anni tra il<br />

primo atto (perg. n° 13, 1249) in cui è comparso il nome del monastero e l’ultimo<br />

nel quale si fa menzione di esso (perg. n° 130, 1409).<br />

Non sappiamo con certezza quando sia avvenuto il passaggio da San<br />

Vincenzo a Sant’Agata 14 , e non conosciamo neppure i motivi che hanno portato<br />

le Clarisse a lasciare questo secondo «insediamento», per spostarsi nel<br />

borgo feretrano; si può ipotizzare che si sia ripetuto a distanza di circa un secolo,<br />

un secolo e mezzo, quello che già era accaduto fra i monasteri di Sant’Antimo<br />

e di San Vincenzo; così come San Vincenzo era stato prima fondato<br />

ed aveva poi ricevuto le consorelle dal monastero di Sant’Antimo, la stessa<br />

cosa si ripeteva tra il monastero di San Vincenzo e quello di Sant’Agata. Molto<br />

probabilmente, ancora una volta, su questa scelta dovevano aver influito le<br />

ragioni di un tempo: la ricerca di una maggiore sicurezza per le suore; la volontà<br />

di trovare un rifugio dalle scorrerie all’interno <strong>delle</strong> mura di un borgo.<br />

Comunque, la scelta diede inizio ad un nuovo periodo, particolarmente fruttuoso<br />

della vita e dell’attività <strong>delle</strong> Sorelle Povere di Santa Chiara nel territorio<br />

feretrano.<br />

14 Al fine di poter tracciare con più sicurezza le vicende <strong>delle</strong> monache clarisse nel borgo san-<br />

tagatese, è opportuno volgere l’attenzione ad alcuni documenti conservati presso l’<strong>archivi</strong>o<br />

di Stato di PeSaro, Archivio Notarile di Sant’Agata Feltria, e precisamente ad un istrumento<br />

compilato in data 26 novembre 1506, rogato da Giacomo Agatoni, dove nel protocollo si legge:<br />

«rogato, letto e pubblicato nella chiesa del borgo di Sant’Agata, vicino al monastero <strong>delle</strong><br />

Clarisse», ed il testo ci dice che: «Giovanni del castello di Ugrigno si costituisce debitore<br />

ad Elisabetta di Pietro di Simone di Sant’Agata Feltria, degnissima badessa <strong>delle</strong> monache<br />

di Santa Chiara di Sant’Agata e di San Vincenzo di Rocca Pratiffi»; quindi un secondo atto<br />

notarile, anche questo rogato dal notaio Giovanni Agatoni, «fatto e letto nella chiesa di San<br />

Francesco, vicino al monastero <strong>delle</strong> monache di Santa Chiara, 30 maggio 1510». La prima<br />

residenza <strong>delle</strong> monache Clarisse nel borgo feretrano era costituita da un fabbricato posto all’interno<br />

del paese in un luogo pianeggiante detto «il Campo», presso la chiesa di San Francesco.<br />

A seguito di un evento infausto, la «terribile rupina» (così viene chiamata nelle cronache<br />

del tempo), ovvero la frana che il 25 marzo del 1561 si staccò dal Monte Ercole, posto<br />

proprio sopra il paese, che investì e trascinò via con sé buona parte dell’abitato di Sant’Agata<br />

nonché «il monastero <strong>delle</strong> Suore Clarisse, l’Ospizio dei P.P. Conventuali, [...] il Turrito,<br />

l’antico municipio, splendido edificio costruito per volere di Federico da Montefeltro», la comunità<br />

clariana si trasferì in un fabbricato di proprietà dei marchesi Fregoso, signori di Sant’Agata<br />

dal 1506 al 1660, e da loro donato alla comunità monastica (cfr.: F. dall’ara, Sant’Agata<br />

Feltria, Arezzo 1979, pp. 24 e 67).<br />

240


Descrizione del fondo<br />

Le pergamene del monastero di Santa Maria Maddalena di Sant’Agata<br />

Feltria sono conservate da secoli nei locali dell’omonimo monastero. Utilizzando<br />

le date presenti ne<strong>gli</strong> atti, si è portati a supporre un passaggio dell’intero<br />

fondo da un monastero all’altro, ovvero da quello di Sant’Antimo a quello<br />

di San Vincenzo fino al monastero di Sant’Agata Feltria 15 , seguendo esso<br />

stesso il percorso compiuto dalle monache.<br />

Le pergamene conservate presso il monastero predetto sono in totale<br />

142, e sono oggi depositate in due casse di legno comune. Ad un primo esame<br />

queste si presentavano tutte poste all’interno di una cassa di legno della misura<br />

di 22 cm di altezza per 22,5 cm di larghezza e 24,5 cm di lunghezza, chiusa<br />

da un coperchio, anch’esso in legno, della misura di 3 cm di altezza per 25<br />

cm di lunghezza. Lungo i quattro lati della scatola e sul coperchio sono ancora<br />

oggi visibili le tracce di colore scuro lasciate dai sigilli in ceralacca che dovevano<br />

chiudere il contenitore; sul coperchio della scatola vi sono poi le tracce<br />

di altri quattro sigilli, purtroppo quasi completamente cancellati; essi sembrerebbero<br />

posti lì quasi a scopo decorativo. Le pergamene erano disposte all’interno<br />

della scatola in rotoli di due, tre o quattro fino a formare sei chartae<br />

inserite l’una all’interno dell’altra. Sulla sommità dei rotoli si trovavano piegate<br />

in tre parti quattro pergamene di più ampie dimensioni rispetto alle altre,<br />

(corrispondenti ad una bolla papale, a pergg. indicate sul verso dalle lettere<br />

«m», «l», «h», e da una perg. senza numerazione risalente al 1300) 16 . Le<br />

chartae riportano sul verso una numerazione tracciata con penna stilografica<br />

in numeri arabi; tale numerazione va dalla perg. n° 1 alla n° 133. Quest’ultima<br />

è eseguita seguendo quanto più possibile un criterio cronologico. Cinque<br />

<strong>delle</strong> suddette 142 pergamene sono prive di numerazione, mentre quattro riportano<br />

come indicazione appunto lettere dell’alfabeto latino: «a», «l», «m»,<br />

ed «h». Sul verso accanto alla numerazione, sempre tracciata con penna stilografica<br />

è poi presente la datazione del documento e la sigla «D. D.», oppu-<br />

15 doMinici, Sant’Agata Feltria illustrata..., cit., sostiene vi sia stato un ulteriore passaggio<br />

nel cammino di trasferimento <strong>delle</strong> monache dal monastero di Sant’Antimo a quello di San<br />

Vincenzo, e infine a Sant’Agata Feltria nella sede del monastero all’interno <strong>delle</strong> mura cittadine,<br />

passaggio avvenuto attorno al XV secolo. E<strong>gli</strong> infatti ritiene che le suore abbiano soggiornato<br />

per un certo periodo in un edificio posto presso la pieve di San Pietro in Messa, dove<br />

le sorelle povere di santa Chiara trovarono asilo dopo che, a causa di danni alla struttura del<br />

loro monastero, furono costrette ad allontanarsi da questo.<br />

16 Le pergg. «l» e «m» corrispondono a due litterae gratiosae del pontefice Clemente XI. Cfr.<br />

T. Frenz, I documenti pontifici nel medioevo e nell’età moderna, 2° ed. italiana a cura di S.<br />

PaGano, Città del Vaticano 1998.<br />

241


e la firma per esteso «D. Donati» 17 ; infine sulle carte vi è impresso il timbro<br />

del monastero, posizionato su due diverse zone del verso, solitamente nella<br />

zona inferiore e in quella superiore, spesso accanto alle note tergali. Il fondo<br />

si presenta composto di fo<strong>gli</strong> singoli, scritti sul lato carne a piena pagina;<br />

in numerose chartae è visibile la rigatura tracciata a secco, mentre un paio di<br />

chartae presentano la rigatura ad inchiostro. La pergamena utilizzata per la<br />

stesura di numerosi atti sembra essere ricavata dalle zone in prossimità <strong>delle</strong><br />

zampe de<strong>gli</strong> animali, ciò è reso evidente dalla presenza della forma «a coda»<br />

e da un formato spesso irregolare. In massima parte quest’ultimo risulta rettangolare<br />

con la scrittura lungo il lato breve; le dimensioni <strong>delle</strong> pergamene<br />

poi variano a seconda dei secoli a cui appartengono, sono minori per i secoli<br />

XII-XIII, aumentano nel secolo XIV 18 . Sono poi presenti difetti tipici della<br />

lavorazione, quali una raschiatura non perfetta della pelle, tanto che in alcune<br />

pergamene sono ancora visibili peli dell’animale, fori circolari, spessore<br />

irregolare, al punto che in alcuni tratti l’inchiostro traspare sul verso. Il loro<br />

stato di conservazione non è ottimale, soprattutto se si considera <strong>gli</strong> spostamenti<br />

che devono aver subito nel corso de<strong>gli</strong> anni; sono inoltre presenti i difetti<br />

dovuti al tempo, quali erosione lungo i margini, che hanno causato ampie<br />

cadute del supporto, fori, alcuni dei quali posizionati in zone centrali del documento<br />

che hanno causato perdite di varie righe di testo; macchie di umidità,<br />

inchiostro evanito, e piccoli grumi di polvere che si sono rappresi sul supporto,<br />

nonché alcune cuciture realizzate con spago per riparare a strappi pregressi<br />

alla scrittura. Vi sono poi alcune chartae che presentano pesanti danni<br />

causati dai parassiti e dall’umidità; il testo di alcune di esse è oggi di difficile<br />

lettura, mentre un gruppo alquanto corposo di queste presenta una caduta<br />

molto ampia del supporto e naturalmente del testo, purtroppo perso per sempre.<br />

L’aspetto dell’inchiostro, così come il colore del supporto, variano molto<br />

da pergamena a pergamena; in alcuni casi il primo appare molto diluito e<br />

di colore marrone-nocciola, mentre il colore del secondo è più brunito nelle<br />

17 Ne<strong>gli</strong> anni 1946-1948, don Luigi Donati, sacerdote della diocesi feretrana, si è dedicato<br />

alla stesura dei regesti <strong>delle</strong> pergamene <strong>delle</strong> Suore Clarisse numerando le carte, datandole e<br />

lasciando sul retro la sua stessa firma. Dalla testimonianza dello stesso don Donati risulterebbe<br />

che almeno tre-quattro pergamene siano state nel corso de<strong>gli</strong> anni sottratte dall’<strong>archivi</strong>o<br />

<strong>delle</strong> monache; il sacerdote riferiva di aver appreso in via indiretta della loro presenza presso<br />

una bottega antiquaria. A sostegno di questa sua testimonianza vi è il fatto che tali carte sembra<br />

riportassero tutte il timbro del monastero <strong>delle</strong> Clarisse di Sant’Agata Feltria.<br />

18 Media <strong>delle</strong> misure <strong>delle</strong> pergamene (altezza per larghezza, con misure date in mm e suddivise<br />

per secoli): secolo XII, max. 235 x 90 e min. 172 x 90; secolo XIII, max. 963 x 241 e<br />

min. 105 x 76; secolo XIV, max. 925 x 540 e min. 175 x 115; secolo XV, 288 x 232; secolo<br />

XVII, 374 x 580; secolo XVIII, 362 x 480.<br />

242


pergamene più antiche (XIII secolo), schiarendosi poi in quelle del XIV. Infine<br />

in una <strong>delle</strong> pergamene di più grandi dimensioni, da me indicata come<br />

la «pergamena dei Trinitari» 19 , è ancora perfettamente conservato il sigillo.<br />

Quest’ultimo fa parte della categoria dei sigilli detti pendenti 20 ed è custodito<br />

all’interno di una teca metallica, a sua volta legata alla pergamena a doppio<br />

filo, uno dei quali di colore rosso, l’altro dorato. Il materiale di cui il sigillo è<br />

composto è costituito da cera colorata di rosso, e le sue dimensioni sono: 53<br />

mm di larghezza per 60 mm di lunghezza per 15 mm di altezza. Analizzando<br />

l’aspetto della figura impressa, il sigillo risulta appartenere al tipo araldico (è<br />

infatti presente uno stemma), mentre la scritta che si svolge in senso orario intorno<br />

alla figura, sul bordo del sigillo, a partire dall’alto, reca il titolo del personaggio<br />

a cui il sigillo appartiene: «Sigillus Patris Generalis Ordinis Sanctissimae<br />

Trinitatis Redemptionis Captivorum». Si tratta di un ordine fondato<br />

nel 1194 nell’eremo di Cerfroid da San Giovanni da Matha, nato nel periodo<br />

19 Ho utilizzato questo titolo facente riferimento al contenuto del documento, in quanto tale<br />

pergamena risulta essere una <strong>delle</strong> cinque prive di numerazione; era pertanto necessario, al<br />

fine di poterla rintracciare, indicarla in modo chiaro e facilmente riconoscibile. L’ordine dei<br />

Trinitari, o «Fratres ordinis Sanctae Trinitatis et redemptionis captivorum» (Ordine della<br />

Santissima Trinità e redenzione de<strong>gli</strong> schiavi), è appunto un ordine fondato nel 1194 nell’eremo<br />

di Cerfroid, vicino Parigi, da san Giovanni da Matha, che riceve l’approvazione apostolica<br />

nel 1198. «Nasce come istituzione inerme che si dedica al servizio della redenzione nella<br />

fede dei fratelli che soffrono il giogo della schiavitù. San Giovanni da Matha, durante un periodo<br />

di studi compiuto presso la città di Marsi<strong>gli</strong>a, compì l’esperienza che avrebbe poi cambiato<br />

la sua vita; recandosi al porto, poteva vedere <strong>gli</strong> schiavi musulmani che i crociati inviavano<br />

in Francia come bottino di guerra, e la gente che godeva nel vedere “questi maledetti”<br />

che sarebbero passati poi sotto i colpi <strong>delle</strong> torture dei carcerieri “cristiani”. Dopo l’approvazione<br />

apostolica ottenuta da papa Innocenzo III, l’ordine comincia a diffondersi, dapprima<br />

in tutta la Francia, quindi oltre i suo confini, operando in maniera pacifica, disarmata, povera<br />

anche nei Luoghi Santi, liberando prigionieri (captivi) cristiani e musulmani». Oggi, l’ordine<br />

è diffuso in varie regioni del mondo e si prende cura, secondo la vocazione cristiana, dei più<br />

deboli, di coloro che si trovano in difficoltà e in particolar modo dei detenuti, adoperandosi<br />

perché le loro condizioni di vita possano sempre più mi<strong>gli</strong>orare. I Trinitari sono costituiti in<br />

varie fami<strong>gli</strong>e che si dedicano sia alla vita contemplativa sia naturalmente all’attività sociale.<br />

Notizie tratte dai siti ufficiali dell’Ordine: ; .<br />

Ultima consultazione dei siti in data 20 febbraio 2007.<br />

20 A. PrateSi, Genesi e forme del documento medievale, Roma 1987 2 , p. 71: «si dicono pendenti<br />

quando sono uniti al fo<strong>gli</strong>o, solitamente alla parte inferiore rinforzata ripiegandone il<br />

lembo (plica), mediante lacci di seta o canapa o lino (ed è questo l’unico modo di apposizione<br />

del sigillo di metallo) o anche con striscioline di pergamena o di carta».<br />

243


<strong>delle</strong> crociate allo scopo di occuparsi della liberazione dei prigionieri cristiani<br />

caduti in mani nemiche.<br />

Sul dorso <strong>delle</strong> pergamene sono visibili sia annotazioni che segnature <strong>archivi</strong>stiche;<br />

quest’ultime possono essere suddivise in tre gruppi:<br />

- il primo gruppo è formato dalla numerazione progressiva eseguita sul<br />

fondo da don Donati ne<strong>gli</strong> anni Quaranta ultimi scorsi. La numerazione<br />

è tracciata in numeri arabi (sono escluse da questa 4 pergamene che<br />

presentano come numerazione lettere dell’alfabeto latino, e precisamente<br />

le lettere: «a», «l», «m», «h»; e cinque pergamene che risultano prive<br />

di qualsiasi numerazione);<br />

- il secondo gruppo è costituito dalla indicazione cronologica, anche in<br />

questo caso eseguita ad opera di don Donati; le date presenti sul verso dei<br />

documenti sono infatti tracciate con la medesima calligrafia e con il medesimo<br />

strumento scrittorio utilizzato per eseguire la numerazione;<br />

- il terzo gruppo, infine, è costituito dai timbri ovali di proprietà del monastero<br />

di Santa Maria Maddalena di Sant’Agata Feltria, recanti la dicitura<br />

«Pax et Bonum».<br />

In quasi tutte le chartae costituenti il fondo suddetto sono presenti annotazioni<br />

tergali che si suddividono in:<br />

- note contemporanee alla stesura del documento, nelle quali è spesso possibile<br />

riconoscere la stessa mano del recto. In massima parte indicano il<br />

contenuto del documento o recano riferimenti di carattere geografico, segnalando<br />

l’ubicazione dei fondi, o il luogo in cui l’atto è rogato, oppure<br />

riportano i nomi <strong>delle</strong> persone che partecipano all’atto. Sono utilizzate<br />

frequentemente, formule fisse che riportano la dicitura «Charta [...]» poi<br />

accompagnata da un toponimo, come ad es.: «Charta de Campo Maio»,<br />

perg. n° 29; «Charta clisura de Canalino», perg. n° 104; «Charta dominarum<br />

sororum monasterii Sancti Antimi», perg. n° 109; «Instrumentum<br />

monasteri Sancti Antimi», perg. n° 39; oppure semplicemente è indicato<br />

il nome del monastero a cui l’atto fa riferimento: «Sancti Antimi», perg.<br />

n° 92; o ancora sono indicati i nomi dei contraenti, o attori de<strong>gli</strong> atti:<br />

«Cicchi e Lippi de Caiole», perg. n° 129; «Instrumentum Nardi et Guidoni»,<br />

perg. n° 128;<br />

-<br />

note più tarde rispetto alla stesura del documento, le quali si distinguono<br />

per la differente mano e il differente inchiostro con cui sono state tracciate,<br />

rispetto a quelli che compaiono sul recto; appare spesso evidente che<br />

questa seconda mano coincide con la scrittura di uno dei notai che hanno<br />

rogato atti successivi (vedi perg. n° 71). Tali annotazioni posteriori riguardano<br />

sempre il contenuto del documento e i nomi dei contraenti de<strong>gli</strong><br />

atti. Si riporta come esempio le seguenti diciture: «Charta de Fraseneto»,<br />

ed «Instrumentum monasteri Sancti Vincenti [...] et fratre Bruno»,<br />

244


perg. n° 115; in particolare queste due note compaiono sul verso dello<br />

stesso documento, ma sono di due periodi differenti, scritte da due mani<br />

diverse, con diverso inchiostro. Ancora la perg. n° 114 con le seguenti<br />

annotazioni: «Carta de fratre Bruno» e «Chartha Bastardi cum Bentivoglo<br />

suo suocero». Si potrebbe ipotizzare che questi interventi siano tentativi<br />

di «riordinamento» dell’<strong>archivi</strong>o, per rendere più facile e veloce<br />

l’accesso alle carte, dunque con finalità pratiche; un’ipotesi che però si<br />

scontra con il numero molto alto di pergamene che non presentano alcuna<br />

nota, circostanza che riguarda ben ottantatre pergamene sul totale di<br />

centoquarantadue;<br />

note di mano di don Donati: esse sono annotazioni attribuibili con sicurezza<br />

a don Donati, infatti sia la calligrafia che lo strumento scrittorio risultano<br />

essere <strong>gli</strong> stessi utilizzati per eseguire la numerazione e la datazione<br />

21 . Queste ultime annotazioni riguardano pochi documenti 22 -<br />

, e<br />

per lo più riprendono le indicazioni geografiche o i nomi espressi nelle<br />

note più antiche. In alcune di esse l’autore riporta ed emenda errori di datazione,<br />

soprattutto di calcolo dell’indizione, o nomi di pontefici sba<strong>gli</strong>ati<br />

da<strong>gli</strong> scriptores. Fra le più interessanti riporto quelle presenti in perg.<br />

n° 80, in cui don Donati inserisce una lunga nota, volta ad emendare tali<br />

errori di calcolo e al termine di questa riporta per esteso e ben leggibile<br />

la sua firma: «Ora si chiama =Campo Focone=; 31 dicembre 1307, compra<br />

del terreno creduto =campo focone=, alla Rocca», e in perg. n° 118:<br />

«4 lu<strong>gli</strong>o 1333, compra di un terreno alla Rocca Pratiffa»; e soprattutto<br />

le annotazioni e correzioni da lui firmate in perg. n° 23: «9 settembre<br />

1259. Non è il 9 ma il 22 settembre, perché è “die IX exeunte septembris”»,<br />

«10 marzo 1260. Non è il 10, ma il 21 marzo per la ragione detta<br />

sopra. D. Donati».<br />

Infine, per completare questo breve sunto riguardante le note presenti sul<br />

verso de<strong>gli</strong> atti che costituiscono il fondo <strong>delle</strong> monache Clarisse, si riportano<br />

due particolari esempi di annotazioni. Il primo si trova sul verso della pergamena<br />

indicata con la lettera «l». Sul retro di questa carta, oltre a varie scritte<br />

non più leggibili, sono presenti due serie di numeri incolonnati, probabilmente<br />

a formare dei conti, e seguiti dalla dicitura: «Veture che vengono da M.<br />

Benedetto»; queste annotazioni sono posteriori allo scritto presente sul recto<br />

(essendo tracciate con un pennino ed un inchiostro differente) ed in realtà fanno<br />

piuttosto pensare all’utilizzo di questa pergamena in un secondo momento<br />

21 Sempre alla mano di don Donati appartengono sottolineature del testo dei documenti in<br />

corrispondenza di nomi propri o toponimi. Probabilmente questi dovevano rivestire una certa<br />

importanza per le sue ricerche storiche.<br />

22 Circa sette pergamene.<br />

245


come se si trattasse di un fo<strong>gli</strong>o per appunti. Il secondo esempio è preso dalla<br />

pergamena n° 118, e riguarda un fo<strong>gli</strong>etto di carta quadrettato, puntato con<br />

uno spillo alla parte inferiore del recto del documento. In matita colorata e in<br />

scrittura moderna è annotato quanto segue: «Pergamena che contiene documento<br />

sulla fami<strong>gli</strong>a del S. Padre, il Papa Pio XII Pacelli. Trovato dall’Ill.mo<br />

Conte Del[.]alra [...] ottobre 1951» 23 .<br />

Notizie su<strong>gli</strong> atti<br />

Il corpus del fondo è costituito in alta percentuale da documenti privati;<br />

infatti, su 142 chartae è possibile distinguere solo quattro documenti pubblici,<br />

tre dei quali sono documenti pontifici; si tratta di una bolla di papa Bonifacio<br />

VIII contenete concessioni a favore del monastero (1298), e di due litterae<br />

gratiosae di papa Clemente XI (1703 e 1714) 24 ; quindi la pergamena detta<br />

«dei Trinitari» (1659). Gli altri atti sono costituiti da varie tipologie di contratti<br />

25 , a cui vanno aggiunti alcuni testamenti 26 , un arbitrato (perg. n° 98),<br />

un contratto matrimoniale (perg. n° 114, secondo atto), una pergamena contenente<br />

la dedicazione della chiesa di San Vincenzo, una missiva e carte con altro<br />

contenuto. La scrittura utilizzata per il maggior numero di documenti è<br />

una minuscola notarile cancelleresca del XIII secolo con influenze gotiche,<br />

mentre per un numero minore di essi è utilizzata una minuscola notarile della<br />

prima metà del XII secolo. Questi atti possono poi essere ulteriormente distinti,<br />

individuando <strong>gli</strong> attori (autori o destinatari) de<strong>gli</strong> atti stessi. Vi sono infatti<br />

alcuni documenti, in cui <strong>gli</strong> attori che vi figurano risultano essere le mo-<br />

23 In realtà il documento a cui è appuntato questo fo<strong>gli</strong>etto contiene un atto di vendita rogato<br />

il giorno 3 lu<strong>gli</strong>o 1336, nella rocca di San Leo, nelle stanze del «dominus», alla presenza del<br />

canonico feretrano Tomaso, di Ranuzolo di Petrella e dello stesso notaio che ha rogato l’atto,<br />

Guido di Petrella. I contraenti risultano essere i «nobiles viri Ninus et Francischus, nati olim<br />

nobilis civi Guidonis de Petrella [...]», i quali «dederunt, vendiderunt et tradiderunt Fusti converso<br />

et procuratori sororum monasterii Sancti Vincentii [...] petiam unam terre prative» per<br />

il prezzo di 17 lire ravennati e anconetane. Non sono riuscita a trovare notizie su questo conte,<br />

di cui purtroppo non si riesce a leggere il nome per esteso, che avrebbe dunque consultato<br />

il fondo e secondo le sue note trovato una notizia così particolare proprio fra queste carte.<br />

24 Entrambe contengono concessioni a favore di due chiese non direttamente collegate al<br />

monastero di Sant’Agata; le pergamene infatti si riferiscono alla chiesa della Madonna di<br />

Saiano (perg. «l»), e alla chiesa di Santa Mustiola (perg. n. «m»).<br />

25 Compravendite, enfiteusi, permute e un livello.<br />

26 In numero di nove, fra cui il testamento della badessa del monastero di San Vincenzo, «do-<br />

mina Honestina»: pergg. n° 41-42, 55, 64, 67, 69, 75, 92, 102.<br />

246


nache dei due monasteri (come le pergg. n° 29, 62, 76, 88, 91, 96, 105, 115-<br />

116 e due <strong>delle</strong> pergamene senza numerazione, la 1 e la 3) 27 , o me<strong>gli</strong>o i loro<br />

procuratori o sindaci (pergg. n° 18, 21-22, 33, 39, 48, 63, 80, 86, 104, 112,<br />

118, 124, 130 ecc.) 28 ; vi sono poi contratti di vendita o permute fra privati in<br />

cui il monastero non compare come contraente, sebbene spesso i fondi oggetto<br />

di questi atti risultano essere ubicati in zone di pertinenza del monastero<br />

(pergg. n° 72, 81, 83, 87, 120) 29 . Infine un numero elevato di documenti facenti<br />

parte del fondo non risulta avere alcun apparente legame con i due cenobi<br />

30 ; in particolare due fra questi, le carte n° 1 e n° 2, appartengono al XII<br />

secolo, periodo durante il quale i due monasteri non erano ancora stati fondati.<br />

Probabilmente la loro presenza nel fondo è data dal fatto che al momento<br />

della donazione di un bene o del suo passaggio di proprietà si verificava anche<br />

il passaggio del documento che attestava tale proprietà, e ciò senza bisogno<br />

di doversi recare ex novo dal notaio a redigere un secondo atto. In pratica<br />

il documento seguiva nel passaggio di proprietà del bene. Pertanto la proprietà<br />

dei beni di cui si parla nei documenti può essere così passata al monastero<br />

e tutti <strong>gli</strong> atti relativi ad essi sono stati conservati nell’<strong>archivi</strong>o della co-<br />

27 Perg. n. 29: «dominus Rollandus de Monte Rotundo et domina Imuldina [...] vendiderunt,<br />

tradiderunt, dederunt [...] <strong>religiose</strong> et oneste domine sorori Agathe abbatisse monasterii Sancti<br />

Antimi [...]»; perg. n°. 48: «dominus Timideus de la Putrella Tibertorum [...] dedit, vendidit<br />

et tradidit [...] sorori Mansuete filie condam domini Guidonis de Billis et nunc abatisse<br />

monasterii Sancti Vincentii, et sorori Onestine filie condam domini Guidonis de la Petrella<br />

[...]»; perg. n° 76: «Blarutius de castro Pratiffi [...] dedit, tradidit, permutavit [...] <strong>religiose</strong><br />

domine sorori Filippe abbatisse monasterii Santi Vincentii [...]»; perg. n° 96: «nobilis, religiosa<br />

et onesta domina soror Pacifica abbatissa monasterii Sancti Vincentii, de coscientia et<br />

voluntate capituli et conventus dicti monasterii, dedit, tradidit et permutavit, iure directi dominii<br />

et plene proprietatis Cicco calzolario [...]».<br />

28 Perg. n° 21: «Zanellus, scindicus et procurator monasterii Sancti Antimi [...]»; perg. n°<br />

33: «presbitero Martino procuratori monasterii Sancti Vincentii, scindico procuratori domine<br />

Agate abbatisse [...]»; perg. n° 63: «Amato de castro Pratis, comitatus Bobii, qui nunc moratur<br />

in Mercatale Casaldilci, procuratori, amministratori et gestori dominarum sororis Barbare,<br />

sororis Filippe et sororis Catterine de loco Sancti Vincentii de Pratiffi [...]»; perg. n° 86:<br />

«presbitero Bencivenne, capellano et scindico monasterii Sancti Vincentii [...]».<br />

29 Perg. n° 81: «duas petias terre [...] in fundo de Ceretis, latere cappella Sancti Vincentii, latere<br />

iura monasterii Sancti Vincentii [...]»; perg. n° 83: «petiam unam terre [...] a quarto latere<br />

iura monasterii Sancti Vincentii [...]»; perg. n° 87: «ad tribus lateribus iura ecchlesie monasterii<br />

Sancti Vincentii [...]».<br />

30 Pergg. n° 10, 12, 15, 23, 25, 32, 37, 42, 46, 117, 125, 127 e molte altre.<br />

247


munità 31 . Molto interessanti sono poi <strong>gli</strong> atti che hanno per oggetto testamenti;<br />

anche in questo caso è possibile compiere una distinzione fra atti che<br />

presentano un legame con i monasteri e atti che sono privi di tale legame.<br />

31 Circa la presenza di questi atti all’interno del corpus <strong>archivi</strong>stico del monastero clariano,<br />

si può anche ipotizzare che l’<strong>archivi</strong>o del monastero fosse stato concepito come una sorta di<br />

luogo di deposito, cioè come un insieme di documenti il cui contenuto risulta essere estraneo<br />

alla funzionalità del monastero ma lì depositati da privati per la loro conservazione e tutela, a<br />

sottolineare l’importanza rivestita da queste carte e soprattutto la considerazione data a questi<br />

luoghi di clausura. Ciò può essere ritenuto probabile se si considera la presenza, quali attori<br />

di un alto numero di atti giacenti nel fondo, di signori della zona in cui si trovano i due<br />

monasteri: cfr. perg. n° 8: «domina Giborga olim uxor domini Guilelmino de Poti»; perg. n°<br />

9: «[Ego] Ugo de Capramoçça [...] do et cedo tibi Guido Uberti [...]»; perg. n° 18: «dominus<br />

Guido de Billis, dedit et concessit [...] presbitero Venture de monasterio Sancti Antimi [...]»;<br />

perg. n° 57: «vir nobilis Rainerius vocatus Lancia, filius condam Albrigi de Monterotondo»;<br />

perg. n° 88: «nobilis vir Nerius, filius olim Lupi de castro Yllicis»; perg. n° 126: «Ribaldus<br />

comes, filius condam Rainaldi comitis de Carpegno, et reverendus vir Guidus, archipresbiter<br />

et filius condam Nerii comitis, fratris condam dicti Rainaldi»; perg. n° 128: «nobilis vir Loduicus,<br />

filius condam nobilis viri Sgare<strong>gli</strong>ni de Petragutula, de provintia Montis Feretri, et<br />

nobilis domina domina Cia, filia condam dicti Sgare<strong>gli</strong>ni»; e soprattutto il fatto che numerose<br />

sono le giovani appartenenti a nobili fami<strong>gli</strong>e del contado di cui si ha testimonianza (cfr.<br />

perg. n° 48: «dominus Timideus de la Putrella Tibertorum de comitatu feretrano, dedit, vendidit,<br />

tradidit sorori Mansuete filie condam Guidonis de Billis et abbatisse monasterii Sancti<br />

Vincentii, et sorori Onestine filie condam domini Guidonis de la Petrella [...]»; perg. n° 63:<br />

«soror Barbara filia domine Gualgrade de Pratiffi, soror Filippa filia condam nobilis viri Raynerii<br />

de Casaldilcio et soror Cattarina filia condam Fortobelli de Sancta Agatha») che decisero<br />

di prendere i voti in uno dei due monasteri, particolare da cui si può forse dedurre che esistessero<br />

stretti legami fra queste due realtà. Sempre analizzando il tema della pertinenza <strong>delle</strong><br />

chartae con il fondo in cui sono conservate, è interessante notare la presenza di documenti<br />

nei quali compaiono importanti luoghi di culto del territorio santagatese oggi non più esistenti,<br />

come il convento di Cerafosso, che compare citato nella perg. n° 109, assieme al suo guardiano,<br />

«Rainirolo de Burgo guardiani de Cerafusti», e nella perg. indicata con la lettera «a»:<br />

«Cecco de Carafosti»; mentre nella perg. n° 102 «Fuschus olim Migloris de Pratiffe» stabilisce<br />

nel suo testamento di lasciare cento soldi per la sua sepoltura, da dividersi fra «presbiteri,<br />

capelani Sancti Vincenti et fratres de Cerafuste»; in più lascia al monastero di San Vincenzo<br />

«unam petiam terre» e dispone a favore del «locum fratum minorun de Cerafusti» un lascito<br />

di 20 soldi ravennati; nella perg. n° 41, la quale contiene un testamento, viene lasciato «pannum<br />

de lana fratribus de Cerafossi pro tunicis»; e ancora nella perg. n° 62 compare come testimone<br />

nella stipula di un atto «fratre Iacomo de Billis de ordine Minorum, guardiano loci<br />

fratrum de Cerafosti». A. Bartoli lanGeli, Le carte duecentesche del sacro convento di Assisi<br />

(Instrumenti, 1168-1300), Padova 1997.<br />

248


Esempi validi a conferma di questa seconda circostanza sono le pergg. n° 41,<br />

69 e 75; nei predetti documenti i testatori lasciano offerte e donazioni a varie<br />

chiese e cappelle della zona, non però ai due monasteri 32 , i quali vengono citati<br />

solo se confinanti con <strong>gli</strong> appezzamenti di terreno dei quali è prevista la<br />

vendita o concessione. Al contrario, nelle pergg. n° 55, 64, 92 e 102 i beni dei<br />

testatori vengono lasciati a uno dei due monasteri o ad entrambi: «Jacobutius<br />

condam Ugoli de Casaleclo» lascia 10 soldi «monasterio Sancti Antimi» e 5<br />

soldi «monasterio Sancti Vincenti» (n° 64); oppure l’atto n° 92, in cui il testatore<br />

chiede di essere seppellito «apud ecclesiam conventi Sancti Antimi»;<br />

mentre i due atti, più interessanti sono le pergg. n° 42 e 67. La prima pergamena<br />

corrisponde al testamento di suor Onestina («Honestina», o «Aunestina»,<br />

o «soror Aunistina filia condam Guidonis de Pedrella»), la quale dispone<br />

di lasciare al monastero di San Vincenzo dell’ordine di santa Chiara, nel<br />

quale ha preso i voti, il suo patrimonio di 250 lire ravennati e anconetane, il<br />

quale deriva dalla dote offertale dal padre al momento del suo ingresso nel<br />

convento 33 ; al contrario, nella pergamena n° 67, «Ubertinus condam Leti de<br />

Peratiffi» nomina eredi universali dei suoi beni il nipote «Ranirolus condam<br />

Urpitini de Pereto et Imigla» sua fi<strong>gli</strong>a, ora monaca nel monastero di San Vincenzo.<br />

E<strong>gli</strong> dona quindi al monastero, e precisamente nelle mani di suor Onestina<br />

badessa del monastero, una quinta parte di tutte le sue terre poste oltre il<br />

fiume Marecchia, nonché una quinta parte dei beni, tra cui un mulino, che<br />

possiede nel contado del castello di Pratiffi. Questo atto viene compiuto «aput<br />

ecchlesiam Sancti Vincentii», alla presenza di vari testimoni, fra i quali il notaio<br />

«Ugututio de Sancta Aghata» e Guadagno «de Cassaldilci»; entrambi i<br />

notai sono presenti quali firmatari in diversi documenti che costituiscono il<br />

fondo <strong>archivi</strong>stico del monastero di Sant’Agata Feltria. A questo proposito è<br />

interessante soffermarsi sulle sottoscrizioni tracciate dai notai: risulta evidente<br />

che quasi tutti i notai dei documenti appartenenti ai secoli XIII–XIV si firmano<br />

oltre che con il proprio nome anche con quello del luogo di provenienza,<br />

accompagnato dal permesso loro assegnato da un’autorità superiore. Un<br />

esempio è dato dalle seguenti sottoscrizioni: «Ego Ventura de Caiole imperiali<br />

auctoritate notarius», «Iohannes de Pratiffi inperiali auctoritate notarius»,<br />

32 Perg. n° 69: «Ranuçolus Rubeorum de Scaulino» lascia offerte pro «ecchlesie Sancte Marie<br />

in Scaulino, plebi Sancte Mustie, ecchlesie Sancte Marie Maddalene de Seriole, Sancti<br />

Angeli, cella de Sovanne».<br />

33 Molto interessante anche la nota tergale. Sebbene vi sia stata la caduta di una parte del testo,<br />

è possibile ancora leggervi un riferimento al suo contenuto: «testamenti Honestine abbatisse<br />

Sancti Vincenti [...]», nonché la firma del notaio che ha aggiunto questa nota: «Gratianus<br />

notarius»; quest’ultimo non corrisponde a nessuno dei notai che hanno rogato <strong>gli</strong> atti<br />

presenti in questo fondo.<br />

249


«Ego Nardus filius condam Jhoannis de castro Sancte Agate, imperiali auctoritate<br />

notarius» 34 . Un altro elemento molto interessante che riguarda le sottoscrizioni<br />

notarili, è la presenza del personale e distinguibile segno notarile<br />

tracciato in quasi tutte le pergamene che costituiscono il fondo <strong>archivi</strong>stico 35 .<br />

Generalmente tale segno è posto al di sotto della sottoscrizione vera e propria,<br />

a chiusura dell’atto, e assume varie forme, mentre in alcune pergamene si trova<br />

ad inizio del testo, nella posizione solitamente occupata dalla invocatio<br />

simbolica 36 , la quale è presente in quasi tutte le pergamene ed è costituita da<br />

un signum crucis, apre il protocollo seguita dall’invocatio verbale ed è espressa<br />

in genere dall’utilizzo <strong>delle</strong> classiche formule: «In nomine Domini» (pergg.<br />

n° 1, 5, 13-16, 18-19, 21-22, 36, 38); «In nomine Sancte ed individue Trinitatis»<br />

(pergg. n° 3, 6, 9); «In Dei nomine» (pergg. n° 15, 17, 25, 32-33, 35, 37,<br />

39, 68); «In nomine Dei eterni Domini» (perg. n° 8); «In nomine Dei nostri<br />

Ihesu Christi» (perg. n° 24); «In Christi nomine» (pergg. n° 43, 47, 110, 124);<br />

«In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti» (pergg. n° 64, 62) 37 . Sempre nel<br />

protocollo trovano posto quattro <strong>delle</strong> sei publicationes presenti di norma in<br />

un documento notarile 38 , a cominciare dalla datatio cronica. Lo schema al<br />

quale si rifanno i notai per quest’ultima è in generale costituito dai seguenti<br />

elementi: anno 39 , indizione, nome del pontefice, nome dell’imperatore, gior-<br />

34 Pergg. n°. 18, 30 e 120.<br />

35 Assente nelle pergamene n°. 1 e 2.<br />

36 Le pergg. n° 5, 7, 15, 17, 19, 24, 32, 35, 37-38, 40-41, 50, 52, 64, 66, 68, 72, al posto dell’invocazione<br />

simbolica, presentano un segno notarile. Le pergg. n° 8, 11, 21, 26, 28, 34, 45,<br />

48, 51, 57-58, 61-63, 65, 67, 70-71, 73, 75, 77, 80, 82-83, 86-90, 93, 95, 97-128 e 130, nonché<br />

le pergg. prive di num. 1 e 3, non presentano alcuna invocazione simbolica. La perg. n°<br />

49 e la seconda pergamena priva di numerazione presentano un segno particolare non identificabile.<br />

37 Diversità de<strong>gli</strong> incipit per i seguenti documenti: pergg. senza num. 2, 3, bolla, perg, dei<br />

Trinitari e alcuni testamenti.<br />

38 G. taMBa, Una corporazione per il potere. Il notariato a Bologna in età comunale, Bolo-<br />

gna 1998, pp. 62-66.<br />

39 Viene utilizzato lo stile della Natività in ventuno pergamene, mentre in una soltanto è utilizzato<br />

lo stile dell’incarnazione. Cfr.: PrateSi, Genesi e forme del documento medievale...,<br />

cit., pp. 126-127: «lo stile della Natività fissa il principio dell’anno al 25 dicembre, quindi in<br />

anticipo di sette giorni rispetto allo stile moderno e segnando il millesimo una unità in più dal<br />

25 al 31 dicembre. Lo stile dell’Incarnazione pone l’inizio dell’anno al momento in cui Cristo<br />

sarebbe stato concepito, cioè al 25 marzo: vennero poi utilizzati due computi diversi, il pisano,<br />

che anticipa di nove mesi rispetto alla natività, per cui segna nel millesimo un’unità in<br />

più, nei confronti del computo moderno, dal 25 marzo al 31 dicembre; il fiorentino, che ritarda<br />

di tre mesi rispetto alla natività e di un anno intero rispetto al computo pisano, per cui se-<br />

250


no e mese. Questo schema generale può però subire <strong>delle</strong> variazioni o omissioni;<br />

infatti, oltre al venir meno da un certo periodo in poi il nome dell’imperatore,<br />

in alcune pergamene può mancare anche il nome del papa (perg. n°<br />

6) 40 , oppure il computo dell’indizione (pergg. n° 68, 87), o ancora ci può essere<br />

uno spostamento nell’ordine de<strong>gli</strong> elementi che costituiscono la datazione<br />

stessa 41 . La quarta publicatio, la datatio topica, in massima parte segue<br />

nel protocollo quella cronica, ed è formulata in generale da indicazioni di luogo<br />

ben precise; viene infatti riportato sia il «luogo generale» (città, comune),<br />

sia il «luogo speciale» (chiesa, parrocchia, monastero); ad esempio: «in porticu<br />

Iohannis» (perg. n° 6); «acta in foro Billi» (pergg. n° 12, 19, 25, 27, 31,<br />

38); «apud Sanctum Vincentium de Pratiffi, ante ecchlesiam» (perg. n° 13);<br />

«prope monasterium Sancti Antimi», «in oratorio monasterii Sancti Antimi»<br />

(perg. n° 29); «in domo Grifolini Grufolino filius olim Uberti de Pratiffi»<br />

(perg. n° 30); «in castrum Pratiffi, ante domum Martinelli de Laplene» (perg.<br />

n° 37); «actum in ecclesia monasterii Sancti Antimi» (perg. n° 39); «coadunatis<br />

[...] omnibus sororibus monasterii Sancti Vincentii, iurisdictionis comunis<br />

Sancte Agate, in capitulo dicti loci ad sonum campanelle» (perg. senza num.<br />

3); «ante portam castri Sancte Agathe» (perg. n° 49); «in sacristia maioris ecchlesie<br />

civitatis Sancti Leonis» (perg. n° 81); «in ecchlesia monasterii Sancti<br />

Vincentii ante gratam ferream» (perg. n° 91); «apud monasterium sororum<br />

Sancti Vincentii ordinis Sancte Clare, Feretrane diocesis, ante cratem» (perg.<br />

n° 96); «in platea ante domum heredum Raneroli de Burgo Fontanelle» (perg.<br />

n° 104); mentre in alcuni casi trova posto alla fine del documento 42 . Indico<br />

gna nel millesimo, in confronto con lo stile moderno, un’unità in meno dal 1° gennaio al 24<br />

marzo». In realtà il nome del pontefice e quello dell’imperatore non sono publicationes, ma<br />

ne<strong>gli</strong> atti in cui sono presenti trovano posto nel protocollo all’interno della datazione.<br />

40 Nel protocollo, come accade per l’imperatore, anche per il papa si possono trovare formule<br />

quali: perg. n° 37: «sede Romana vacante et nullo imperatore regnante»; perg. n° 38: «nullo<br />

papa existente»; perg. n° 40: «sede apostolica et imperio vacantibus»; perg. n° 41: «papa<br />

nomine ignorante et nullo imperatore existente».<br />

41 Ad es. perg. n° 6: anno, giorno, mese, indizione; pergg. n° 9 e 11: anno, giorno, mese, indizione,<br />

papato, impero; pergg. n° 24, 80: anno, papato, indizione, giorno, mese. Infine vi<br />

sono alcune pergamene che spostano la datazione cronica, tutta o in parte, alla fine dell’atto:<br />

pergg. n° 4, 41, 64, 69, 95, 110.<br />

42 Cfr. pergg. n° 7-8 e 14-15: «actum in viridario plebis Sancti Petri in Missa»; pergg. n° 42,<br />

45, 53, 57, 63, 65 e 70: «actum in mercatis de Cassaldilcio, in domo dictorum emptorum»;<br />

pergg. n° 71, 75, 82 e 85: «actum iusta cellam del Pereto»; pergg. n° 86, 88-90 e 92: «actum<br />

in domo fami<strong>gli</strong>e monasterii Sancti Antimi»; perg. n° 97: «actum in foro Casaldilci, in orto<br />

dicti Bacchi»; pergg. n° 98-100: «actum in Villis Rofellis, in domo heredum olim Rainiroli<br />

olim Deutesalvi»; pergg. n° 102-103 e 107: «actum in domo mei Guadagni notarius»; pergg.<br />

251


di seguito tre casi particolari: il primo, evidente in tre atti, e precisamente nelle<br />

pergg. n° 4, 41 e 95, nel quale parte della datatio cronica (giorno e mese)<br />

trova posto accanto alla topica a fine documento 43 ; il secondo (pergg. n° 64,<br />

69, 110), in cui datatio cronica e topica si trovano entrambe a fine documento,<br />

e il terzo (perg. n° 11), in cui la datatio topica trova posto nel protocollo,<br />

mentre quella cronica si trova alla fine dell’atto. Infine la quinta publicatio, la<br />

notitia testium, trova sempre posto nell’escatocollo. L’analisi della forma,<br />

così come quella del contenuto de<strong>gli</strong> atti giacenti presso l’<strong>archivi</strong>o <strong>delle</strong> monache<br />

Clarisse, permette di evidenziare con maggior forza la particolarità di<br />

questo fondo <strong>archivi</strong>stico, ovvero il fatto che esso riunisca in sé documenti di<br />

proprietà di ben tre monasteri, due dei quali operanti nello stesso periodo e all’interno<br />

di una ristretta area geografica. È interessante quindi riportare l’attenzione<br />

sul contenuto de<strong>gli</strong> atti giacenti nell’<strong>archivi</strong>o <strong>delle</strong> Sorelle Clarisse,<br />

per analizzarne alcuni particolarmente utili per ricostruire la storia di questi<br />

antichi cenobi <strong>femminili</strong>. Si tratta di sette pergamene 44 che, a partire dall’anno<br />

1263 e fino all’anno 1320, contengono liste con i nomi <strong>delle</strong> monache costituenti<br />

il capitolo dei due monasteri. Al primo atto (perg. n° 29), datato 1263<br />

e stipulato «in oratorio monasterii Sancti Antimi» alla presenza di testimoni,<br />

partecipa suor Agata in qualità di badessa del monastero; nell’atto (perg. n°<br />

33) successivo di tre anni, datato 1266, si fa riferimento al converso Zanello,<br />

quale curatore dei beni dei due monasteri, di Sant’Antimo e San Vincenzo.<br />

Proseguendo poi nell’analisi dei documenti, l’atto (perg. n° 39) datato 1270<br />

presenta una richiesta da parte di suor Mansueta, vice badessa del monastero<br />

di Sant’Antimo, al presbitero Ventura perché si occupi della riscossione della<br />

dote spettante a due sorelle che hanno vestito il velo nel monastero predetto,<br />

suor «Nicholutia» e suor «Orabele», dote in realtà mai versata dalla fami<strong>gli</strong>a<br />

al monastero; confrontando quanto sopra riportato con il contenuto di altri<br />

n° 108-109 e 114-117: «actum in claustro quod est iuxta ecchlesiam monasterii Sancti Vincentii»;<br />

perg. n° 118: «actum in civitate Sancti Leonis in rocha ipsius, in camera domini»;<br />

pergg. n° 119 e 124: «actum in via publica prope arcam monasterii Sancti Vincentii»; pergg.<br />

n° 125-126: «actum in domo Ribaldi et Guidi de Gataria comitum de Carpegno, sita in gerone<br />

Bassci»; pergg. n° 128 e 130, perg. num. «a», bolla, perg. detta «dei Trinitari», perg. senza<br />

num. 1 e 3: taMBa, Una corporazione per il potere..., cit., p. 65.<br />

43 Ibidem, p. 66: «le publicationes venivano poste all’inizio e al termine del documento [...].<br />

La maggioranza [dei notai] poneva le prime tre e una parte della quarta, ossia il «luogo generale»<br />

all’inizio del documento, e le altre restanti, vale a dire il «luogo speciale» accompagnato<br />

spesso da un richiamo parziale della indicazione cronologica [...], testimoni e completio<br />

al termine del documento. E quest’ultima fu la prassi che finì per prevalere, almeno in linea<br />

generale».<br />

44 Pergg. n° 29, 33, 39, 76, 91, 98 e 105.<br />

252


due atti, il primo (perg. n° 76) 45 rogato nel 1300 e il secondo (perg. n° 91) 46<br />

nel 1312, risulta che le due sorelle a queste date (1300 e 1312) facciano parte<br />

del capitolo del monastero di San Vincenzo, presieduto nel primo atto da suor<br />

Filippa, nel secondo da suor Pacifica, e non più di quello del monastero di<br />

Sant’Antimo dove avevano preso i voti. Nel 1312 va però ricordato che il monastero<br />

di Sant’Antimo non era ancora stato soppresso (1328 circa), e a questo<br />

proposito risulta particolarmente interessante l’atto (perg. n° 98) rogato in<br />

data 1312, il quale contiene un arbitrato promosso da suor «Johanna» badessa<br />

del monastero di Sant’Antimo e dall’intero capitolo formato da quattordici<br />

monache 47 , nei confronti del presbitero «Pero», rettore della chiesa di San<br />

Marino di Caiole 48 . Ciò può forse far ipotizzare un primo passaggio di mo-<br />

45 Perg. n° 76: «<strong>religiose</strong> domine sorori Filippe abbatisse monasterii Sancti Vincentii [...] sorore<br />

Pacifica, sorore Nicolutia, sorore Barbara, sorore Heugenis, sorore Clara, sorore Ysabeta,<br />

sorore Agnese, sorore Humili, sorore Iohanna, sorore Devota, sorore Bartolina, sorore<br />

Aluminata, sorore Agata, sorore Beatici, sorore Tomasina, sorore Margarita, sorore Mansueta,<br />

sorore Albanutia, sorore Anilina, sorore Francisca, sorore Catarina, sorore Iacoma, sorore<br />

Maria, sorore Simoneta».<br />

46 Perg. n° 91: «religiosa domina soror Pacifica abbatissa dominarum sororum monasterii<br />

Sancti Vincentii ordinis Sancte Clare [...] sorore Honestina, sorore Catarina, sorore Aluminata,<br />

sorore Tomasina, sorore Mansueta, sorore Albanutia, sorore Angela, sorore Agata, sorore<br />

Ugenia, sorore Humile, sorore Ahnesia, sorore Orabile, sorore Clara, sorore Agnesina, sorore<br />

Bartholina, sorore Devota, sorore Phia, sorore Barbara, sorore Margarita, sorore Iacomina,<br />

sorore Francisca, sorore Iacoma, sorore Ellena, sorore Paula, sorore Maria, sorore Philippa,<br />

sorore Beatrice, sorore Ymigla, sorore Lucia, sorore Nicolutia».<br />

47 Perg. n° 98: «Iohanna abbatissa dicti monasterii, soror Francissca, soror Rufina, soror Lucia,<br />

soror Lisabetta, soror Benedicta, soror Agnes, soror Catarina de Aretio, soror Catarina de<br />

Casaldilcio, soror Catarina de Sancta Agatha, soror Pacifica, soror Clara, soror Antonia, soror<br />

Cecilia, soror Cristina». La stessa badessa, «soror Iohanna», si troverà ancora citata in un atto<br />

(perg. n° 111) del 1327, il quale risulta essere precedente di un solo anno rispetto all’ultimo<br />

documento (perg. n° 113) che contiene informazioni sul monastero di Sant’Antimo.<br />

48 Le due parti si contendevano la proprietà di un appezzamento di terreno lasciato in eredità,<br />

secondo le monache, da un certo Nicola Salimbene di Villa Monte Rotondo al monastero;<br />

a sostegno di quanto detto portavano un instrumento (atto non più presente nell’odierno<br />

<strong>archivi</strong>o). La medesima proprietà veniva nel contempo reclamata dal rettore della chiesa<br />

di San Marino in Caiole, il quale la richiedeva a favore della chiesa stessa e a favore del suo<br />

converso, in quanto fratello del sopraccitato Nicola Salimbene. Le persone chiamate a risolvere<br />

l’arbitrato, tra le quali figura lo stesso notaio incaricato di redigere il documento, vale<br />

a dire il notaio Guadagno di Casteldelci, preso atto dei documenti presentati dalle sorelle di<br />

Sant’Antimo, nonché facendo propri i suggerimenti dati loro dal vescovo feretrano, decisero<br />

a favore <strong>delle</strong> monache.<br />

253


nache da un cenobio all’altro, sebbene il primo dei due monasteri fondati,<br />

quello di Sant’Antimo, non fosse stato ancora soppresso 49 . In realtà ognuno<br />

dei documenti conservati nell’<strong>archivi</strong>o <strong>delle</strong> monache Clarisse di Sant’Agata<br />

Feltria offre ulteriori spunti di ricerca e accresce interesse per nuove scoperte<br />

riguardanti la storia e le vicende del monastero santagatese e non solo; infatti<br />

quasi ogni documento ci conduce all’interno di altri luoghi di culto (chiese<br />

e cappelle del territorio) o di vita contemplativa di cui il territorio feretrano è<br />

stato ed è ancora oggi così ricco.<br />

È mia intenzione, a conclusione di questo intervento dedicato all’<strong>archivi</strong>o<br />

del monastero di Santa Maria Maddalena, esporre alcuni dei quesiti che si<br />

sono prospettati nel procedere nel lavoro di trascrizione e di revisione di queste<br />

carte. Il primo punto su cui sarebbe interessante indagare riguarda la completezza<br />

ed integrità del fondo <strong>archivi</strong>stico in questione. Utilizzando i riferimenti<br />

ad atti notarili citati in varie opere che trattano di storia locale 50 , si desume<br />

l’esistenza di pergamene «denunciate» come appartenenti al fondo santagatese<br />

ma oggi non più presenti in esso; e ancora, la lettura de<strong>gli</strong> atti costituenti<br />

il fondo <strong>archivi</strong>stico fa emergere in alcuni casi la possibilità dell’esistenza<br />

di altri documenti ad essi collegati per argomento trattato, e dai quali<br />

le carte che sono giunte sino a noi dipendono. Ad esempio la perg. n° 39,<br />

nella quale si ricorda l’esistenza di un contratto precedente, a firma del notaio<br />

«Ugutuzio» nel quale si garantiva il pagamento della dote alle due sorelle<br />

«Nicholutia» e «Orabele» che prendevano il velo nel monastero di Sant’Antimo:<br />

tale documento non fa più parte del fondo suddetto; e ancora la perg.<br />

n° 98, contenente un arbitrato fra le monache di Sant’Antimo e il rettore della<br />

chiesa di San Marino di Caiole: anche in questo caso viene ricordata l’esistenza<br />

di un testo scritto, probabilmente un atto contenente testamento, del<br />

quale non si ha notizia nel fondo <strong>archivi</strong>stico odierno. Gli esempi sopra citati<br />

portano con sé una seconda questione sulla quale è lecito interrogarsi: le possibili<br />

e probabili manomissioni subite dall’<strong>archivi</strong>o clariano santagatese. Re-<br />

49 Quanto riportato darebbe conferma al documento del 1271 citato nell’opera del doMinici,<br />

Sant’Agata Feltria illustrata..., cit. (cfr. supra nota 11). L’atto di cui fa menzione il Dominici<br />

conterrebbe l’appello <strong>delle</strong> monache di Sant’Antimo al papa, in risposta al termine loro assegnato<br />

per lasciare il convento ed unirsi così alle consorelle del monastero di San Vincenzo;<br />

ma il condizionale è d’obbligo non avendo avuto occasione di visionare tale documento,<br />

e di accertarne così l’esistenza.<br />

50 A. M. zucchi-travaGli, Rerum Feretranarum Scriptores, Annali del Montefeltro; doMinici,<br />

Sant’Agata Feltria illustrata..., cit.; P. BeniGno da Sant’aGata Feltria o.F.M., S. Agata<br />

Feltria e la Madonna dei Cappuccini, a cura di E. liverani, Rimini 2000 (Collana di Studi<br />

Storici Santagatesi); MaFFei, Storia del convento <strong>delle</strong> Clarisse di Sant’Agata Feltria..., cit.<br />

254


lativamente a tale ipotesi partiamo da quanto riferito da don Donati circa la<br />

presenza di pergamene provenienti dal monastero di Santa Maria Maddalena<br />

presso una bottega antiquaria, pergamene che sembra riportassero il timbro<br />

del monastero stesso. A questo si può aggiungere l’ampia lacuna temporale,<br />

per quanto riguarda la documentazione conservata presso il convento, che riguarda<br />

i secoli XV-XVI, periodo questo, di grande importanza per la storia e<br />

sviluppo della comunità clariana ormai completamente inurbata nel borgo di<br />

Sant’Agata. Ricordo infatti che a questo periodo risale la presenza nel monastero<br />

santagatese di tre giovani appartenenti alla fami<strong>gli</strong>a Fregoso <strong>delle</strong> quali<br />

abbiamo notizie grazie a documenti conservati presso l’Archivio di Stato<br />

di Pesaro, e precisamente un atto del notaio Francesco Maffei, corrispondente<br />

ad una sorta di interrogatorio compiuto da un sacerdote inviato dal vescovo<br />

feretrano, volto ad accertare la genuinità della loro vocazione e dunque tendente<br />

ad escludere qualsiasi sopruso compiuto nei confronti <strong>delle</strong> tre giovani<br />

dalla loro fami<strong>gli</strong>a 51 . Ad ulteriore sostegno della ipotesi di manomissione<br />

del fondo, non necessariamente fraudolenta, è utile richiamare in causa la presenza<br />

di atti, denunciati in alcune opere di storia locale, riguardanti i due primi<br />

cenobi <strong>delle</strong> monache clarisse di Sant’Antimo e San Vincenzo e conservati<br />

nell’<strong>archivi</strong>o vescovile di Pennabilli 52 . Questo tema porta direttamente all’ultima<br />

questione: il problema <strong>delle</strong> consultazioni compiute sul fondo. Si è<br />

certi dell’intervento compiuto sulle carte da don Donati, avendo e<strong>gli</strong> lasciato<br />

ampie tracce di questo tramite la numerazione e datazione <strong>delle</strong> pergamene,<br />

mentre dalle testimonianze <strong>delle</strong> monache più anziane veniamo a cono-<br />

51 <strong>archivi</strong>o di Stato di PeSaro, Archivio Notarile di Sant’Agata Feltria, notaio n° 18, Francesco<br />

Maffei, vol. III. Riporto alcuni dati particolarmente interessanti che appaiono sui documenti<br />

citati. Le tre giovani sorelle Pansifilia Fregoso, Olimpia Fregoso e Vittoria Fregoso<br />

entrarono in monastero accompagnate da una serva proveniente dalla fami<strong>gli</strong>a di Giovanni<br />

Mattei di Rocca Pratiffi; presero i nomi rispettivamente di suor Renata, suor Cristiana e suor<br />

Virginia, la servetta di suor Leandra. Nel 1605 venne versata da parte della fami<strong>gli</strong>a la prima<br />

rata della loro dote; al 1609 fu fissato il saldo; infatti il 28 marzo 1609 il reverendo incaricato<br />

del vescovo sottopose le tre monache ad un attento interrogatorio, riportato per intero nei<br />

documenti citati. Informazioni su gentile concessione del signor Manlio Flenghi e <strong>delle</strong> monache<br />

del Monastero Santa Maria Maddalena di Sant’Agata Feltria.<br />

52 A. M. zucchi-travaGli, Rerum Feretranarum Scriptores, Annali del Montefeltro; doMinici,<br />

Sant’Agata Feltria illustrata..., cit.; i quali riportano la trascrizione parziale di documenti<br />

un tempo appartenenti all’<strong>archivi</strong>o <strong>delle</strong> Clarisse ma da loro trovati giacenti presso l’Archivio<br />

Vescovile di Pennabilli. Notizie queste che non posso confermare, in quanto l’<strong>archivi</strong>o<br />

non è stato ancora riordinato, e non può essere consultato (cfr. supra nota 5).<br />

255


scenza di consultazioni compiute da altri sacerdoti 53 che si sono interessati<br />

a queste antiche carte ne<strong>gli</strong> anni Sessanta-Settanta del secolo scorso; ricordo<br />

poi la nota appuntata alla perg. n° 118 che riporta la data del 1951, consultazione<br />

questa ad opera di un certo conte del quale purtroppo non si hanno ulteriori<br />

informazioni. Tali ricerche sottolineano il costante interesse prodotto<br />

da questo fondo pergamenaceo, ricordando infatti che anche nei secoli passati<br />

si ha testimonianza di una certa continuità nell’opera di consultazione e trascrizione,<br />

evidente nei testi di alcuni cultori di storia locale, e ciò a partire almeno<br />

dal 1700.<br />

Desidero aggiungere ancora una nota volta a spiegare la seconda parte<br />

del titolo: «Le pergamene del monastero di Santa Maria Maddalena: un patrimonio<br />

da salvare». Tornando a quanto accennato riguardo lo stato di conservazione<br />

<strong>delle</strong> pergamene costituenti il fondo <strong>delle</strong> Sorelle Clarisse, va sottolineato<br />

con forza che esse necessitano in grande maggioranza di un immediato<br />

intervento di restauro che possa arrestare lo stato di erosione, evidente in<br />

modo particolare per alcune di esse, nonché permettere una mi<strong>gli</strong>ore conservazione<br />

dell’intero fondo in appositi contenitori al fine di sottrarle ad agenti<br />

che possano accelerare il loro degrado o aumentare la precarietà del loro stato.<br />

A tal fine le Clarisse di Sant’Agata Feltria si sono già rivolte ad un laboratorio<br />

di restauro i cui operatori sono pronti ad intervenire sul fondo. L’ultimo<br />

e fondamentale passo che resta da compiere è la raccolta di fondi che possa<br />

permettere la realizzazione di questo urgente intervento di restauro e conservazione,<br />

così da riportare in piena luce un patrimonio storico e culturale che<br />

neppure vari secoli di oblio sono riusciti a far scomparire.<br />

53 Si ricorda in particolare l’interesse nei confronti dell’<strong>archivi</strong>o santagatese di un parroco di<br />

una località della zona, e di un altro sacerdote, professore presso l’Università di Perugia.<br />

256


1. Perg. n° 6, dell’anno 1225.<br />

257


2. Perg. n° 13, dell’anno 1249.<br />

258


3. Perg. n° 43 dell’anno 1275: la consacrazione della chiesa di San Vincenzo.<br />

259


4. Perg. n° 35 dell’anno 1267: sul verso, un esempio di note<br />

tergali e di segnature <strong>archivi</strong>stiche.<br />

260


5. La bolla papale del 1300 contenente concessioni a favore <strong>delle</strong> monache.<br />

261


6. Perg. n° 2 dell’anno 1190.<br />

262


7. Perg. n° 63 dell’anno 1290: un esempio di signum tabellionis.<br />

263


8. Perg. n° 21 dell’anno 1258: un’immagine del documento<br />

che presenta gravi danni.<br />

264


9. Perg. n° 63 dell’anno 1290: un altro documento con gravi danni<br />

per lacerazioni del supporto.<br />

265


10. Perg. n° 19 dell’anno 1258: un documento con gravissimi danni.<br />

266


11. Perg. n° 54 dell’anno 1280: un altro documento con gravi danni per macchie.<br />

267


Suor Lucia NespoLi – cristiNa roccaforte<br />

Dalle Terziarie del Gi<strong>gli</strong>o all’Istituto Suore Francescane Missionarie<br />

di Assisi: un percorso storico <strong>archivi</strong>stico dall’Assisi del ’700 ad oggi 1<br />

Profilo storico ed istituzionale 2<br />

L’Istituto <strong>delle</strong> Suore Francescane Missionarie di Assisi nasce nella città<br />

serafica nel 1702, per opera di padre Giuseppe Antonio Marcheselli, frate<br />

minore conventuale e suor Angela Maria del Gi<strong>gli</strong>o, terziaria francescana.<br />

Padre Marcheselli nasce a Casalmaggiore, in provincia di Cremona, nel<br />

febbraio del 1676 e muore in Assisi il 16 maggio 1742 3 . Suor Angela Maria<br />

del Gi<strong>gli</strong>o nasce a Vicenza il 7 febbraio 1658 e muore in Assisi il 2 novembre<br />

1736 4 .<br />

Il padre Marcheselli, dopo aver terminato il curriculum studiorum nella<br />

sua provincia bolognese, partecipa al concorso dei Collegi dell’Ordine ed<br />

è trasferito in Assisi al Collegio <strong>delle</strong> Stimmate del Sacro Convento 5 ; arriva<br />

1 La relazione è divisa in due parti: la prima è stata redatta da suor Lucia Nespoli, francesca-<br />

na missionaria di Assisi, la seconda dalla dottoressa Cristina Roccaforte.<br />

2 A cura di suor Lucia NespoLi.<br />

3 Per le notizie detta<strong>gli</strong>ate sulla fami<strong>gli</strong>a cfr. L. Bertazzo, P. Giuseppe Antonio Marcheselli<br />

OFMConv (1676-1742) Fondatore dell’Istituto <strong>delle</strong> Suore Francescane Missionarie di Assisi,<br />

Tesi di laurea, presso la Pontificia Universitas Gregoriana, Facultas Historiae Ecclesiasticae,<br />

a.a. 1996-1997, pp. 49-52 (estr. in: Storia Ecclesiastica, Padova 2000).<br />

4 Cfr. L. NespoLi, L’Istituto <strong>delle</strong> Suore Francescane Missionarie di Assisi. Un approccio<br />

storico-critico e teologico, Roma 2005, pp. 23-29 e 115.<br />

5 Alcune memorie su padre Marcheselli ci sono state trasmesse da uno storico casalese,<br />

l’abate Giovanni Romani, ricevute, come e<strong>gli</strong> annota, direttamente da persone che l’avevano<br />

conosciuto. G. RomaNi, Storia di Casalmaggiore, tt. 10, Casalmaggiore 1830 [Rist. anastatica,<br />

voll. I-IV, Cremona 1985]. Prendo le notizie dalla ristampa anastatica. E<strong>gli</strong> traccia un breve<br />

profilo del Marcheselli rita<strong>gli</strong>andolo da uno storico locale, il Porcelli, frate servita «ch’ebbe<br />

frequenti occasioni di conversare con questo illustre di lui concittadino» (Ibidem, p. 422).<br />

Infatti Giovanni Angelo Porcelli nasce a Casalmaggiore nel 1695 ed entra tra i frati Servi di<br />

Maria, predicando in vari pulpiti d’Italia; nel 1720 è a Roma nello stesso periodo in cui vi si<br />

trova il Marcheselli e sicuramente i due hanno avuto modo di conoscersi. BiBLioteca comu-<br />

NaLe, Fondo Manoscritti Porcelli, Virorum illustrium Casalis Maioris Syllabus, eorumque<br />

meritorum compendium, ms. MSL, Por (Colloc. XX-H-16). Altre notizie il Romani le ricava<br />

269


in Assisi il 1° settembre 1701 6 . Suor Angela del Gi<strong>gli</strong>o si trasferisce in Assisi<br />

nel 1689, presso alcune nobildonne 7 secondo la tradizione e, nel 1697 fa<br />

la professione di terziaria francescana nel gruppo dei terziari della Basilica di<br />

San Francesco 8 .<br />

Al padre Marcheselli è affidata la predicazione nella Basilica di San<br />

Francesco nell’Avvento del 1701 9 ed in quest’occasione conosce la terzia-<br />

da alcune lettere inviate<strong>gli</strong> dal pronipote di Giuseppe Antonio Marcheselli, padre Agostino<br />

Marcheselli, che viveva in Assisi ed aveva contatto con le Terziarie del Gi<strong>gli</strong>o; e<strong>gli</strong> scrive su<br />

padre Marcheselli fin dal 1795 ed afferma: «Vengo assicurato che nel corrente anno 1795 vivea<br />

tuttora in quel conservatorio una casalasca col nome di Eulalia Tamacoldi di <strong>religiose</strong> virtù<br />

fornita» (Ibidem, p. 424) ed annota anche che il papà è farmacista (Ibidem, p. 430), un’attività<br />

che si è tramandata alla fami<strong>gli</strong>a fino a tempi recenti, attestata da alcune fotografie che<br />

riportavano il palazzotto con issata l’insegna: “La Farmacia Marcheselli”» (Cfr. L. Berardi-<br />

Ni, Dalle rive del Po ad Assisi. Biografia del Servo di Dio p. Giuseppe Antonio Marcheselli,<br />

Padova 1966, pp. 16-17).<br />

6 <strong>archivi</strong>o deL sacro coNveNto (= ascoNv), Serie di registri 26/99 alla data 7 settembre: in<br />

questo giorno è notata la celebrazione della sua prima messa in Assisi all’altare di San Francesco.<br />

7 <strong>archivi</strong>o deLL’istituto deLLe suore fraNcescaNe missioNarie di assisi (=ASFMA), Cenni<br />

Storici 1833. Si tratta di un libretto che racco<strong>gli</strong>e tradizioni orali trasmesse all’interno dell’Istituto,<br />

f. 2r. Nella mia tesi propongo l’ipotesi che la fondatrice sia venuta in Assisi tramite<br />

conoscenze tra il papà farmacista e lo speziale d’Assisi e che sia stata ospitata probabilmente<br />

dalla fami<strong>gli</strong>a Sperelli, con cui la del Gi<strong>gli</strong>o ha frequenti contatti, soprattutto con la nobil<br />

donna Leoparda Sperelli, prima benefattrice della «Pia Casa»: cfr. NespoLi, L’Istituto <strong>delle</strong><br />

Suore Francescane Missionarie di Assisi..., cit., pp. 27-28.<br />

8 Cfr. ascoNv, Registro 112, f. 26v.<br />

9 In Assisi il padre Marcheselli s’inserirà sempre di più nella vita interna del Sacro Convento,<br />

divenendo una figura di spicco della comunità ed assumendo ruoli di un certo rilievo sia<br />

all’interno dell’Ordine sia nella piccola diocesi di Assisi: nel 1703 è baccalaureus conventus<br />

(cfr. ascoNv, Miscellanea 5) ed è inserito nell’organico come maestro; nel 1704 è lector<br />

dogmatum; cfr. <strong>archivi</strong>o deLLa curia geNeraLe deLL’ordiNe dei frati miNori coNveNtuaLi<br />

(= ofmcoNv) di roma (=AGO), Regesta Ordinis Fratrum Minorum Conventualium (= RO)<br />

61, ff. 14v-15r, che comporta l’obbligo dell’insegnamento annuale, attraverso cui è a contatto<br />

con due figure di frati santi, san Francesco Antonio Fasani (cfr. San Francesco Antonio<br />

Fasani ofm conv.: tra storia apostolato dottrina, a cura di F. Costa, Padova 1989) ed il beato<br />

Antonio Lucci (cfr. A. Pompei, Il beato Antonio Lucci dei Frati Minori Conventuali Vescovo<br />

di Bovino «Padre dei poveri» 1682-1752, Padova 1989). I due frati sono presenti in Assisi<br />

tra il 1704-1705, come studenti di teologia nel corso istituzionale, e tra il 1706-1707 come<br />

collegiali del Collegio <strong>delle</strong> Stimmate; completano il triennio con l’incarico di lettore di filosofia,<br />

il Fasani nello studio di Lucera, il Lucci in quello d’Agnone (cfr. Bertazzo, P. Giusep-<br />

270


ia, alla quale chiede collaborazione per dare un volto diverso al Terz’Ordine<br />

Francescano, con la fondazione di una nuova comunità di terziarie «in maggior<br />

numero adunate», in modo da rinvigorire l’Ordine stesso 10 .<br />

Da quest’incontro provvidenziale nasce l’Istituto <strong>delle</strong> Suore Francescane<br />

Missionarie d’Assisi 11 . Suor Angela del Gi<strong>gli</strong>o, accolta la proposta, affit-<br />

pe Antonio Marcheselli..., cit., p. 143). Nel 1707 Marcheselli diviene lettore morale, incarico<br />

che esercita fino al 1718 e che comporta un continuo aggiornamento sui problemi di morale<br />

per sacerdoti e confessori (cfr. ascoNv, Serie di registri 26/102-107, a<strong>gli</strong> anni). Nel 1718 diviene<br />

definitore perpetuo della Provincia umbra di San Francesco (cfr. AGO, RO 65, f. 1v, 16<br />

lu<strong>gli</strong>o 1718). Dal 1711 al 1713 è maestro dei novizi laici (cfr. ascoNv, Miscellanea 5). Nel<br />

1721 è curatus della Chiesa parrocchiale di Santa Margherita, affidata alle cure pastorali della<br />

comunità del Sacro Convento (cfr. ascoNv, Serie di registri 26/108), nei mesi di giugno<br />

e lu<strong>gli</strong>o. Nel 1719 è cancelliere del Sacro Convento, incarico che consisteva nella cura dell’Archivio<br />

conventuale (cfr. ascoNv, Registri 166, f. 123v) ed in questa veste, forse, ha potuto<br />

coltivare la sua passione storica (cfr. Inventario e regesti dell’Archivio del Sacro Convento<br />

d’Assisi, a cura di S. Nessi, Padova 1991 (Fonti e Studi Francescani, III; Inventari - 2), pp.<br />

XXIV-XXVII). L’attività, però, cui il Fondatore dedica la maggior parte <strong>delle</strong> sue risorse è<br />

appunto la predicazione, non distaccandosi dalle consuetudini di questo secolo; a questo proposito<br />

ricordo, in particolare, tra le figure di spicco di questo stesso secolo che si sono dedicate<br />

a questa particolare missione, sant’Alfonso Maria de’ Liguori, che ha saputo acco<strong>gli</strong>ere<br />

quanto di buono era presente nella cultura del suo secolo e rifiutare quanto incompatibile con<br />

l’antropologia cristiana, con l’invenzione di nuove forme di annuncio evangelico attraverso<br />

le cappelle serotine (cfr. A. PaNzetta, S. Alfonso e il suo tempo, «Rivista di scienze <strong>religiose</strong>»,<br />

anno XVI, n. 2 (2002), pp. 431-444) ed il beato Vincenzo Romano, parroco della Basilica<br />

di Santa Croce in Torre del Greco (Napoli), che con il desiderio di annunciare il Vangelo<br />

apre una scuola gratuita in casa propria; istituisce la predicazione a<strong>gli</strong> angoli <strong>delle</strong> strade,<br />

la nota sciabica (dal nome della rete che usavano i pescatori dell’epoca), si dedica alla cura<br />

pastorale della popolazione abbandonata <strong>delle</strong> campagne e prende a cuore l’assistenza materiale<br />

e spirituale dei più poveri, in particolare dei pescatori di corallo (cfr. M. Sasso, Vincenzo<br />

Romano, il Vangelo della carità, Torino 1995).<br />

10 Proprio in questo periodo il Terz’Ordine si stava riorganizzando: cfr. R. PazzeLLi, Il Terz’Ordine<br />

Regolare di S. Francesco attraverso i secoli, Roma 1958; nel cap. X l’autore tratta<br />

L’Ordine nel Settecento, pp. 253-284.<br />

11 Sorprende che la del Gi<strong>gli</strong>o, quarantatreenne, si affidi al consi<strong>gli</strong>o del venticinquenne<br />

Marcheselli, lasciandosi guidare nella ricerca più precisa della volontà di Dio nella sua vita.<br />

Un incontro «provvidenziale», intreccio di progettualità e di idealità, tra due persone amanti<br />

di Dio che, all’interno del mondo variegato della storia di questo periodo, cercano di dare<br />

una risposta, attraverso una propria strada, alle esigenze della società e della Chiesa del loro<br />

tempo.<br />

271


ta una casa in via San Giacomo n. 5 e dà inizio alla nuova fondazione 12 , alla<br />

quale il padre Marcheselli prescrive la Regola di Niccolò IV, la prima scritta<br />

per i terziari francescani secolari 13 , cui aggiunge <strong>delle</strong> spiegazioni su come<br />

vivere la stessa Regola da terziarie che vivono in comunità. Nascono così le<br />

Istruzioni, alla stesura <strong>delle</strong> quali il Marcheselli dedicherà – a più riprese –<br />

circa venti anni 14 .<br />

12 Difatti la comunità di suor Angela è sempre presentata come facente parte del Terz’Ordine<br />

della Basilica di San Francesco. Cfr. <strong>archivi</strong>o deLLa cattedraLe di saN rufiNo (= ASR), A.<br />

TiNi, Appunti storici città, vol. I, pp. 325-327; a p. 325: «Nell’anno 1689 venne in Assisi una<br />

certa giovane di nome Maria-Angela, fi<strong>gli</strong>a di un tal Angelo del Gi<strong>gli</strong>o ed Elisabetta Cattellani<br />

di Vicenza, addetta al Terz’Ordine secolare di S. Francesco». Le Terziarie del Gi<strong>gli</strong>o, fin<br />

da<strong>gli</strong> inizi, hanno fatto la Vestizione e la Professione nel gruppo dei terziari della Basilica di<br />

San Francesco come è attestato dal relativo registro conservato nell’Archivio del Sacro Convento<br />

(ascoNv, Registri 112); una consuetudine che si protrarrà fino al 1814, come fa fede<br />

un registro conservato nell’ASFMA, Libro in cui si noteranno tutte le vestizioni e Professioni<br />

dei Fratelli e Sorelle del Terz’Ordine di s. Francesco, esistente in questa Sagra Basilica.<br />

Comincia dell’anno 1727 di Giugno: Al tempo del Custodiato del M. R. P. M.ro Carlo Marini<br />

da Ma[lta] nel primo anno del suo governo. Questo registro, bruciato al margine esterno<br />

(e per questo molte parole non si possono più leggere), è utilizzato nei due sensi: in uno c’è<br />

l’incipit che abbiamo riportato, di mano del padre Marcheselli; l’altro incipit: Libro in cui si<br />

noteranno tutte le Vestizi[oni] de’ Fratelli e Sorelle del Terz’Ordine esiste[nte] in questa Sagra<br />

Basilica: comincia dall’Anno 1727 al tempo del custodiato del M.R.P. M.ro Carlo Marini<br />

da Malta nel primo Anno del suo Governo, di mano del Tomeucci, termina proprio nel<br />

1814 con la vestizione di un certo Domenico Bazzoffi di Assisi, di anni 25, il 25 settembre<br />

1814, nella chiesuola <strong>delle</strong> Religiose Terziarie del Gi<strong>gli</strong>o; è riportata inoltre la Vestizione e<br />

Professione di una certa Chiara Guiducci rispettivamente il 24 dicembre 1838 ed il 7 gennaio<br />

1840, sepolta il 26 settembre 1852 nella tomba <strong>delle</strong> terziarie, Ibidem, c. 37 (56v). Non abbiamo<br />

trovato altri registri della stessa serie, per cui non ci è stato possibile verificare se questa<br />

consuetudine sia continuata anche dopo questa data. Secondo alcune tradizioni orali sappiamo<br />

che le suore hanno sempre mantenuto contatti con il gruppo <strong>delle</strong> terziarie della Basilica<br />

di San Francesco.<br />

13 La «Supra montem» di Nicolò IV (1289): genesi e diffusione di una Regola, a cura di R.<br />

PazzeLLi, L. TemperiNi, Atti del 5° convegno di Studi Francescani (Ascoli Piceno, 26-27 ottobre<br />

1987), Roma 1988; in particolare i contributi di M. D’ALatri, Genesi della Regola di Nicolò<br />

IV: aspetti storici, Ibidem, pp. 93-107.<br />

14 Si conservano in tre manoscritti, due autografi del Marcheselli ed un terzo probabilmente<br />

trascritto da un copista del Sacro Convento. Il primo, incompleto, risale con ogni probabilità<br />

al 1712 e porta il titolo: Istruzioni secondo la mente del Padre S. Francesco espressa nella<br />

Regola del 3. Ordine dal medesimo istituita; è il primo manoscritto conservato nell’<strong>archivi</strong>o<br />

dell’Istituto, ma sicuramente ce n’era uno precedente, che non è giunto fino a noi. Il Marche-<br />

272


La spiritualità dell’Istituto si fonda dunque su quella del Terz’Ordine<br />

Francescano Secolare e le prime suore sono <strong>delle</strong> semplici terziarie che vivono<br />

in comunità 15 , esperienza che, nel secolo XVIII, anticipa quella de<strong>gli</strong> istituti<br />

di vita apostolica che si avrà nel XIX secolo.<br />

Essendo <strong>delle</strong> semplici terziarie, suor Angela e le prime compagne non<br />

emettono i tre voti di castità, obbedienza e povertà, ma semplicemente quello<br />

di castità e perseveranza nella Casa 16 .<br />

selli infatti, all’inizio di questo testo, afferma che, dopo aver presentato un direttorio alcuni<br />

anni prima, si accinge a rinnovarlo, visto che le terziarie lo hanno osservato nei minimi particolari.<br />

Il secondo manoscritto, intitolato Istruzioni di perfezione sopra la Regola del 3. Ordine<br />

del gran Patriarca S. Francesco, è l’unico datato dallo stesso Marcheselli ed al termine<br />

si legge: «1730. Finito dopo due anni nell’ottava del S. Padre 11 ottobre». Il terzo manoscritto<br />

porta il titolo: Regola del Padre san Francesco per il Terz’Ordine spiegata dal Padre<br />

Maestro Giuseppe Antonio Marcheselli Minor Conventuale. Con molte sante istruzioni alle<br />

Terziarie collegialmente adunate nella Congregazione del Gi<strong>gli</strong>o della Città di Assisi, e molto<br />

utili per le Terziarie del medesimo Ordine, che vivono congregate in qualunque parte del<br />

Mondo; la stesura del testo sembra opera di un professionista, forse di un copista del Sacro<br />

Convento, in quanto la strutturazione sembra essere quella di un testo a stampa (infatti non ci<br />

sono differenze sostanziali tra questo manoscritto ed il testo stampato postumo a Venezia nel<br />

1759, con il titolo: La Regola del Terz’Ordine di S. Francesco spiegata dal Padre Maestro<br />

Giuseppe Antonio Marcheselli Minor Conventuale, e proposta alle Terziarie di esso Ordine.<br />

Opera postuma dedicata ai Religiosissimi Padri del sagro Convento d’Assisi. Coll’aggiunta<br />

in fine <strong>delle</strong> Verità di Nostra Santa Fede, brevemente dal medesimo Autore dichiarate).<br />

15 Il Fondatore ha cercato di non mettere le Terziarie nella condizione di osservare la Bolla<br />

Circa Pastoralis, del 29 maggio 1566, con cui il papa Pio V obbliga anche le terziarie alla<br />

clausura: «3. Anche le donne che si dicono Terziarie, o della Penitenza, di qualsiasi Ordine,<br />

e vivono in Congregazione, se hanno emesso un voto solenne, sono anch’esse tenute alla<br />

clausura; se non lo avessero emesso, i loro ordinari le esortino ad emetterlo e, dopo il voto,<br />

si sottomettano alla clausura, se poi rifiutano e si trovano che alcune vivono scandalosamente,<br />

siano punite in modo severissimo. 4. A quelle poi che volessero vivere senza emissione<br />

della professione e senza clausura, proibiamo in perpetuo di poter ricevere alcuna candidata<br />

al loro Ordine o Congregazione. Che se ne avessero ricevute o ammesse alcune contro questo<br />

decreto, annulliamo e irritiamo quelle professioni o recezioni»: cfr. Bullarium, Diplomatum<br />

et Privilegiorum Sanctorum Romanorum Pontificum taurinensis editio, VII, 1862, pp.<br />

447-452; cfr. R. PazzeLLi, Le suore francescane. Lineamenti di storia e spiritualità, Padova<br />

1989, pp. 95-96.<br />

16 Cfr. ASFMA, Regola del Padre san Francesco..., cit., pp. 3-4: «vi sono moltissime Case di<br />

vergini, che convivono col solo voto di castità, e altre col voto di castità e perseveranza, come<br />

fanno tante congregazioni, che fioriscono anche in Roma, come quella di Torre de Specchi;<br />

quella di Santa Rufina, l’altra de Sette Dolori. Così in Cremona la congregazione detta: le Fi-<br />

273


<strong>gli</strong>e di Maria. In Milano la compagnia di Sant’Anna, e quella di Sant’Orsola, ed altre molte…<br />

Ora voi dovete essere una congregazione di queste, sotto la Regola di san Francesco,<br />

detta del Terz’Ordine, confermata da Niccolò IV, e autenticata da tanti santi e beati, che sotto<br />

di essa si sono perfezionati». Ne<strong>gli</strong> altri due manoscritti non si trova l’elenco <strong>delle</strong> congregazioni<br />

che troviamo qui. Tutte le Congregazioni nominate non hanno voti pubblici, ma solo<br />

quelli di castità e perseveranza e sono dedite all’educazione <strong>delle</strong> ragazze. Meravi<strong>gli</strong>a che<br />

tra le istituzioni indicate manchi un riferimento alle Maestre Pie fondate da santa Rosa Venerini,<br />

cui si riferisce la Fondatrice, il cui primo regolamento, sotto il titolo di Relazione de<strong>gli</strong><br />

esercizi che si praticano in Viterbo..., fu stampato nel 1714 e ristampato in maniera identica<br />

nel 1718. Cfr. G. Rocca, Maestre Pie Venerini, in Dizionario de<strong>gli</strong> Istituti di Perfezione<br />

(= DIP) V (1978), coll. 835-840. Forse l’istituzione era troppo giovane e non dava credito?<br />

Non era considerata ancora una Congregazione religiosa? Non è nominata per concorrenza?<br />

Sta di fatto che nel nostro elenco non è nominata. Ripercorriamo brevemente le esperienze<br />

di alcune di queste istituzioni. Le Oblate del Monastero di Tor de’ Specchi, conosciute<br />

come «Oblate di santa Francesca Romana», furono fondate da santa Francesca Romana il<br />

25 marzo 1433 nella casetta di Tor de’ Specchi nel rione Campitelli, con lo specifico impegno<br />

di preghiera, di sacrificio e di opere per la diocesi di Roma e per il Vescovo di Roma. Santa<br />

Francesca voleva che la sua congregazione, pur essendo monastica, contemperasse contemplazione<br />

ed apostolato, e per averne l’approvazione dovette rinunciare ai voti pubblici, per i<br />

quali occorreva la clausura. Approvate il 14 lu<strong>gli</strong>o 1433, furono riconosciute come congregazione<br />

il 21 dicembre 1958, quando poterono esprimere la loro appartenenza alla Chiesa con<br />

il legame giuridico dei voti (Cfr. M. B. RivaLdi, Oblate del Monastero di Tor de’ Specchi, in<br />

DIP, VI (1980), coll. 585-586). Le Oblate Agostiniane di Santa Maria dei Sette dolori devono<br />

la loro origine alla duchessa Savelli Farnese che, non avendo prole, fece voto di fondare<br />

un monastero nella terra di Làtera (Viterbo), feudo del marito. Ostacolata nel suo intento, riuscì<br />

a fondare un monastero a Roma, ai piedi del Gianicolo (nella attuale via Garibaldi, al n°<br />

27), per consi<strong>gli</strong>o di una sua parente, santa Giacinta Marescotti: il suo scopo era di dar modo<br />

alle giovani di fami<strong>gli</strong>a nobile, ma di salute non troppo robusta, di condurre una vita religiosa<br />

osservando una regola mitigata. La duchessa stessa preparò le Costituzioni che sottopose all’esame<br />

del padre Francesco Quinigi, Superiore Generale dei Chierici Regolari della Madre<br />

di Dio. Il papa Alessandro VII approvò le costituzioni e il nuovo Istituto il 16 giugno 1663.<br />

Clemente IX, il 6 ottobre 1667, confermò l’approvazione <strong>delle</strong> Costituzioni che, dopo alcune<br />

revisioni, furono approvate definitivamente da Clemente X il 28 marzo 1671 (Cfr. G. Rocca,<br />

Oblate Agostiniane di Santa Maria dei Sette dolori, in DIP, VI (1980) col. 560). La Compagnia<br />

di Sant’Orsola, fi<strong>gli</strong>e di sant’Angela Merici, inizia ufficialmente a Brescia nel 1535; canonicamente<br />

eretta dall’Ordinario locale nel 1536, fu approvata da Paolo III con la Bolla Regimini<br />

Universalis Ecclesiae del 9 giugno 1544 ed è tra le prime forme di vita consacrata nel<br />

mondo riconosciute dalla Chiesa. Dalla Compagnia originaria derivarono le Orsoline viventi<br />

nel mondo, senza abito distintivo, le Orsoline congregate o collegiali e le Orsoline viventi<br />

in monasteri con stretta clausura. Attività di tutte, però, secondo l’ispirazione della fondatri-<br />

274


-<br />

-<br />

La spiritualità terziaria è fondata su due pilastri principali 17 :<br />

la vita penitenziale o di conversione continua,<br />

le opere di misericordia corporali e spirituali.<br />

La madre Angela del Gi<strong>gli</strong>o aggiunge poi una concretizzazione <strong>delle</strong><br />

opere di misericordia, dedicandosi all’educazione <strong>delle</strong> fanciulle e fondando<br />

la prima scuola sorta in Assisi per l’educazione <strong>delle</strong> donne 18 .<br />

ce, era la catechesi e l’educazione della gioventù (cfr. G. Rocca, Compagnia di sant’Orsola,<br />

Fi<strong>gli</strong>e di sant’Angela Merici, in DIP, II (1975), col. 1362). Interessantissima è l’esperienza<br />

di Lucia Perotti, fondatrice del Collegio della Beata Vergine di Cremona, fondato nel 1610.<br />

Dopo aver sposato Giuseppe Somenzi ed aver avuto una fi<strong>gli</strong>a, Isabella, in poco tempo ella<br />

perde la fi<strong>gli</strong>a ed il marito ed è costretta a rientrare nella casa paterna. Nel 1602 arriva a Cremona<br />

fra Bartolomeo Cambi da Salustìo, Zoccolante Riformato, e Lucia rimane molto impressionata<br />

dalle sue prediche; pensa di farsi Cappuccina ed espone i suoi propositi al gesuita<br />

padre Giovanni Mellino. Questi aveva fondato in Arona un Collegio di Vergini con lo scopo<br />

di educare cristianamente le ragazze e suggerisce alla Perotti di fare altrettanto per Cremona.<br />

Questa idea si consolida ed il 6 maggio 1610 Lucia Perotti si ritira in una piccola casa presso<br />

la chiesa di Sant’Omobono, ottenuta dai signori Reina, con le prime compagne, le tre sorelle<br />

Reina, Costanza, Teodora ed Ottavia. Padre Mellino l’aiuterà nella stesura <strong>delle</strong> prime<br />

regole nel 1618; il collegio è approvato dal Vescovo di Cremona, monsignor Giovanni Battista<br />

Brivio, il 2 febbraio 1612. Fatta richiesta a Roma perché il Collegio sia riconosciuto dalla<br />

Santa Sede, la risposta è affermativa purché sia posta in vigore la clausura; Lucia Perotti<br />

vede però nella clausura la preclusione al particolare apostolato del Collegio e rinuncia al riconoscimento<br />

pontificio, accettando di rimanere sotto la giurisdizione del Vescovo di Cremona.<br />

Lo scopo del Collegio è di attendere alla propria perfezione ed all’educazione di fanciulle<br />

«massimamente nobili, istruendole nello spirito, e nelle virtù cristiane, e ne<strong>gli</strong> ornamenti nobili<br />

del leggere, scrivere, cucire e buone creanze» (Ordini e Regole del Collegio <strong>delle</strong> Vergini<br />

della Beata Vergine, Palazzo Episcopale di Cremona 2 febbraio 1612). Per le notizie intorno<br />

al Collegio cfr. G. LoNgoNi, Madre Lucia Perotti e il Collegio della Beata Vergine di Cremona,<br />

Cremona 1992, pp. 17-19.<br />

17 Per le notizie circa la spiritualità dell’Istituto alle sue origini: cfr. NespoLi, L’Istituto <strong>delle</strong><br />

Suore Francescane Missionarie di Assisi..., cit., pp. 510-542.<br />

18 Cfr. Ibidem, pp. 100-115. Le ricerche hanno permesso di delineare me<strong>gli</strong>o la cooperazione<br />

tra i due Fondatori nella fondazione della «Pia Casa»: la funzione di suor Angela del Gi<strong>gli</strong>o<br />

di voler rispondere alle esigenze dei tempi con un progetto educativo-formativo e quella<br />

di padre Giuseppe Antonio Marcheselli di dare a tale idea l’ispirazione francescana, capace<br />

di far superare la contingenza del concreto per una dimensione spirituale molto più ampia,<br />

che è stata in grado di far arrivare fino ad oggi questa istituzione assisana. Ambedue svolgono<br />

un ruolo di reciproca complementarietà; suor Angela, anche se si affida totalmente al Marcheselli,<br />

non è una pura esecutrice, ma ha un suo ben preciso progetto che porta avanti, anche<br />

quando il Fondatore non sembra essere d’accordo. Ciò emerge chiaramente nella lettera<br />

275


Il Carisma dell’Istituto può essere riassunto in queste espressioni 19 :<br />

che il padre Marcheselli invia da Roma il 15 dicembre 1723. Il Marcheselli vorrebbe mettere<br />

ai Monti di Pietà la dote portata dalla giovane Scolastica, mentre la del Gi<strong>gli</strong>o vuole comprare<br />

un’altra casa per ampliare la scuola: «Quanto poi ai 200 scudi di Scolastica non so che mi<br />

dire. Adesso hanno un scasi<strong>gli</strong>one [sic!] di casa, se comprano l’altra ne avranno due di scasi<strong>gli</strong>oni.<br />

Mi rimetto al parere e consi<strong>gli</strong>o di monsignore. Dico bene che mi parerebbe me<strong>gli</strong>o<br />

rinvestir<strong>gli</strong> in due luoghi di Monti non vacabili. Fruttano poco, ma è frutto certo e sicuro, né<br />

s’ha da combattere coi contadini, come si fa quando si prende terreno, né s’ha da combattere<br />

coi debitori, come si fa ne’ censi. Onde per me stimerei bene che quei ducento di Scolastica<br />

con quei cento del Monte si facessero due luoghi e mezzo. Fruttarebbono scudi sette e mezzo<br />

in circa l’anno. Si raccomandi al Signore, e faccia come me<strong>gli</strong>o pare a lei, e a monsignore».<br />

ASFMA, Lettera del padre maestro Marcheselli sopra la lite [notazione del padre Tomeucci]<br />

alla molto reverenda madre padrona colendissima la madre sor Angela del Gi<strong>gli</strong>o, Assisi,<br />

da Roma, in data 15 dicembre 1723. Suor Angela ha la preoccupazione di avere altri locali<br />

per mettere in esecuzione il suo progetto di creare una scuola con locali diversi da quelli in<br />

cui vivono le terziarie; una scuola per le «zitelle» nobili o civili di Assisi. Il Marcheselli stesso,<br />

nella prima stesura <strong>delle</strong> Istruzioni per spiegare la Regola di Niccolò IV alle terziarie di<br />

suor Angela, ci fa sapere che il progetto educativo è rivolto alle zitelle nobili o civili di Assisi<br />

(cfr. Ibidem, Istruzioni secondo la mente del Padre S. Francesco espressa nella Regola del<br />

3. Ordine dal medesimo istituita, p. 141) ma anche per quelle fanciulle che, non potendo permettersi<br />

una retta, di sera ritornano nelle proprie case. Si tratta di un progetto che ha dei precedenti<br />

in altri Istituti che portano avanti nuove forme di intervento sociale scolastico e che<br />

in que<strong>gli</strong> anni hanno avuto un vero potenziamento da parte dell’autorità civile ed ecclesiastica.<br />

Alcuni di questi sono menzionati anche nella terza stesura <strong>delle</strong> Istruzioni del Fondatore<br />

come già abbiamo detto. La del Gi<strong>gli</strong>o sembra voler acquistare altri locali per avere uno<br />

spazio adeguato per le fanciulle che frequentano la scuola, per acco<strong>gli</strong>ere anche quelle povere<br />

che non hanno la possibilità di pagare una retta e per dare loro un luogo separato da quello<br />

dove vivono le terziarie, sull’esempio <strong>delle</strong> scuole portate avanti da santa Rosa Venerini, che<br />

per l’istruzione usa locali diversi da quelli dove vivono le maestre.<br />

19 Siamo coscienti che un carisma non si possa definire in poche espressioni e che indagare<br />

su un fondatore implica qualcosa di più che un semplice studio su dei testi o su una storia. Si<br />

tratta veramente di entrare in una particolare esperienza dello Spirito che non è facile decifrare<br />

con i soli strumenti scientifici e che va ben al di là del vissuto di una singola persona. Come<br />

afferma Antonio Romano: «Non ci troviamo davanti a un testo individuale, bensì ci troviamo<br />

davanti alla lettura di un particolare dono dello Spirito in una persona, siamo di fronte a<br />

un’esperienza dello Spirito che, nella sua interrelazione con altre persone, crea una storia di<br />

legami interpersonali sull’onda di una stessa esperienza e uno stesso spirito» (A. romaNo, I<br />

fondatori profezia della storia. La figura e il carisma dei fondatori nella riflessione teologica<br />

contemporanea, Milano 1989, pp. 182-183). Delineare l’itinerario spirituale di un fondatore<br />

è sempre un cammino delicato. Solo lo Spirito può mediare la distanza di 300 anni che<br />

276


1.<br />

2.<br />

3.<br />

essenza:<br />

«terziarie francescane» 20 ,<br />

«in maggior numero adunate» 21 ,<br />

«con un servizio precipuo all’educazione della donna» 22 .<br />

I termini «terziarie francescane» implicano due esigenze insite nella loro<br />

ci separa dall’inizio della nostra fondazione. Però siamo sicure che lo Spirito che 300 anni fa<br />

ha parlato al cuore di padre Marcheselli e di madre Angela è lo stesso che vibra oggi nel cuore<br />

<strong>delle</strong> loro fi<strong>gli</strong>e spirituali, che vo<strong>gli</strong>ono continuare la loro stessa esperienza: «se i fondatori<br />

sono uomini dello Spirito, docili alla sua azione creativa, noi siamo chiamati ad essere in<br />

ascolto dello Spirito che ha parlato in loro e che continua a parlare in noi, anche attraverso <strong>gli</strong><br />

avvenimenti e <strong>gli</strong> uomini e donne del nostro tempo» (F. ciardi, In ascolto dello Spirito. Ermeneutica<br />

del carisma dei fondatori, Roma 1996, p. 8). Cfr. ancora: id., I fondatori uomini<br />

dello Spirito. Per una teologia del carisma di fondatore, Roma 1982.<br />

20 «Le congregate specialmente si consagravano a Dio con voti, ed altre no. Il medesimo antichissimo<br />

modo, che si tenea allora, si tiene adesso, mentre che oltre tanti monisteri di vergini,<br />

che si consagrano a Gesù Cristo con voti solenni, e con perpetua clausura, vi sono moltissime<br />

case di vergini che vivono col solo voto di castità, ed altre col solo voto di castità, e<br />

di perseveranza... Or voi esser dovete una congregazione di questa sorta sotto la Regola del<br />

padre san Francesco, detta del 3° Ordine, confermata da Nicolò IV, e autenticata da tanti santi,<br />

e beati, che sotto di essa si sono perfezionati. Né già esser dovete qualche nuova congregazione,<br />

ma quella medesima, che sin del mille trecento tre fu fondata nella Chiesa, ove riposa<br />

il padre san Francesco. Tanto che, siccome alcune <strong>delle</strong> sorelle di detto 3° Ordine, vivono<br />

nelle proprie case, o sole, o in poco numero adunate; così voi viver dovete in maggior<br />

numero con fine di osservar la Regola, non in qualunque modo, ma con quella perfezione,<br />

che desidera il santo Padre... Non v’è stata intenzione di far un monistero, né un conservatorio<br />

di fanciulle, perché non pericolino; ma di rinovare la congregazione del 3° Ordine a modello<br />

di quell’altissimo disegno, che ebbe il santo Padre, allorché istituillo, che fu di far tanti<br />

santi, e sante colla perfetta osservanza della Regola»: ASFMA, Istruzioni secondo la mente...,<br />

cit., pp. 1-3 e 19.<br />

21 Cfr. Ibidem, p. 3: «così voi viver dovete in maggior numero con fine di osservar la Rego-<br />

la».<br />

22 Suor Angela, in una lettera indirizzata a papa Clemente XI con cui chiede che il sommo<br />

pontefice intervenga per l’acquisto della prima casa (riportata integralmente in: NespoLi,<br />

L’Istituto <strong>delle</strong> Suore Francescane Missionarie di Assisi..., cit., pp. 96-97), afferma di aver<br />

introdotto in Assisi una «scolla per le zitelle con molto profitto, ed esemplarità, sotto la direzione<br />

dell’oratrice [...] procedendosi secondo le regole <strong>delle</strong> altre scuole di Roma, e di Montefiascone»,<br />

con un chiaro riferimento alle scuole della Venerini: Ibidem, Alla santità di nostro<br />

signore papa Clemente XI. Al Cardinale Albani secondo la mente per suor Angela del<br />

Gi<strong>gli</strong>o terziaria veneta, maestra <strong>delle</strong> zittelle in Assisi.<br />

277


-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

l’aspetto della conversione-penitenza 23 ,<br />

le opere di misericordia corporali e spirituali, che potremmo considerare<br />

sotto l’aspetto di essere inserite tra la gente.<br />

Il primo aspetto della conversione-penitenza, implica:<br />

Intensa vita spirituale, che si attua in preghiera-silenzio-deserto, Eucaristia,<br />

devozione a Maria, fiducia nella Provvidenza, misericordia 24 ,<br />

Minorità, che si attua nella vita di povertà, e nel particolare legame con<br />

i frati minori conventuali 25 .<br />

Il secondo aspetto, quello di essere inserite tra la gente, implica:<br />

Lavoro inteso come condivisione della vita dei poveri 26 ,<br />

Condivisione del carisma con i laici, in quanto le nostre prime suore erano<br />

inserite a pieno titolo con il gruppo dei terziari della Basilica di San<br />

Francesco 27 ,<br />

Acco<strong>gli</strong>enza e legame con la città d’Assisi 28 ,<br />

23 Suor Stella Seo, nella sua tesi di licenza, dedica un intero paragrafo all’argomento: K. seo,<br />

Il progetto di santità della «piccola adunanza» di padre Giuseppe Antonio Marcheselli, dissertazione<br />

per la licenza, Pontificia Università Lateranense Claretianum, Istituto di Teologia<br />

della vita consacrata, a.a. 1997-1998, pp. 85-99.<br />

24 Cfr. NespoLi, L’Istituto <strong>delle</strong> Suore Francescane Missionarie di Assisi..., cit., pp. 499-506.<br />

25 Cfr. Ibidem, pp. 526-531.<br />

26 Cfr. Ibidem, pp. 531-532.<br />

27 Cfr. Ibidem, pp. 605-608.<br />

28 Fin da<strong>gli</strong> inizi della fondazione le terziarie hanno un forte legame con la cittadinanza assisana;<br />

questo si evidenzia soprattutto nei momenti di difficoltà, come ad esempio nella soppressione<br />

de<strong>gli</strong> Ordini religiosi decretata da Napoleone: cfr. Ibidem, p. 219. La superiora della<br />

Casa, suor Marianna Fedele Guerrini, conserva con cura un fo<strong>gli</strong>o dove sono ricordate le<br />

pie persone di Assisi che «ànno contribuito colle elemosine all’indigenze della Pia Congregazione<br />

del Gi<strong>gli</strong>o di Assisi, per aver memoria di loro, nelle communi, e private orazioni per<br />

gratitudine del bene ricevuto», seguono i nomi <strong>delle</strong> persone. Cfr. ASFMA, carta sciolta non<br />

inventariata, non datata il cui incipit: Elenco <strong>delle</strong> Pie Persone che ànno contribuito colle<br />

elemosine all’indigenze della Pia Congregazione del Gi<strong>gli</strong>o. I nomi <strong>delle</strong> persone sono: la signora<br />

Anna Connestabile, la signora contessa Eleonora Bonaini, la signora marchesa Eleonora<br />

Rossi, la signora Chiara Canali, donna Costante Margherita degl’Oddi, donna Maria Terdelinda<br />

Patrizi, la signora contessa Lavinia Boncambi, la signora contessa Margherita degl’Oddi,<br />

la signora Orsola Guerra, il signor Cesare Meniconi, una religiosa incognita, il padre<br />

Gian’Antonio, la signora contessa Livia Oddi, il signor don Carlo Bordoni, la signora Anna<br />

Rossetti, la signora Teresa Meniconi, il signor Giuseppe Rosa, la signora Anna Baldella, il signor<br />

conte Giulio Cesarei Mer, la signora contessa Caterina Oddi, la signora Teresa Aggravi,<br />

il signor arciprete Ranieri, la badessa di San Francesco Delel Don, la signora contessa Francesca<br />

Ranieri, donna Altomira Postio, raggiungendo la somma di 20.05 scudi.<br />

278


-<br />

-<br />

-<br />

Attenzione alle esigenze del tempo in cui si vive, alla società ed alla<br />

Chiesa,<br />

Promozione umana, missionarietà,<br />

Audacia nell’intraprendere iniziative 29 .<br />

I termini «in maggior numero adunate» sono riferiti alla fraternità che,<br />

per noi, è fondamentale e non un optional che può esserci o no; il Fondatore,<br />

nei suoi scritti, si è infatti soffermato molto a considerare la vita fraterna, sot-<br />

tolineando uno stile di vita fraterna 30 che implica:<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

Carità tra le sorelle,<br />

Dialogo-ascolto-comunicazione,<br />

Perdono, che sottintende saper ammonire, usare misericordia e generosità<br />

nell’intraprendere iniziative,<br />

Uno stile che implica semplicità, letizia, gioia, trasparenza nelle relazioni,<br />

amicizia.<br />

Il terzo ambito del nucleo del nostro carisma fa riferimento all’aspetto<br />

educativo d’istruzione <strong>delle</strong> fanciulle, il che implica 31 :<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

Attenzione all’aspetto scolastico,<br />

Attenzione all’ambiente educativo,<br />

Attenzione alla donna, soprattutto nella sua emarginazione, sociale ed<br />

intellettuale,<br />

Studio come promozione della donna all’interno dell’Istituto, non con riferimento<br />

a titoli accademici, ma come modalità d’essere presenza attiva<br />

all’interno dell’Istituto,<br />

Preparazione adeguata ai vari ambiti educativi, senza tralasciarne nessuno.<br />

All’inizio l’Istituto era denominato «Pia Casa» 32 ed era una comunità di<br />

terziarie, facendo parte della comunità dei terziari della Basilica di San Francesco;<br />

come tale esso non ha avuto nessuna approvazione da parte dell’auto-<br />

29 Nella mia tesi varie volte ricordo l’audacia con cui le terziarie del Gi<strong>gli</strong>o hanno affrontato<br />

le situazioni drammatiche in cui si sono trovate, soprattutto durante le due soppressioni de<strong>gli</strong><br />

Ordini religiosi decretate da Napoleone e dallo stato italiano: cfr. NespoLi, L’Istituto <strong>delle</strong><br />

Suore Francescane Missionarie di Assisi..., cit., pp. 199-312.<br />

30 Cfr. Ibidem, pp. 522-526; cfr. anche seo, Il progetto di santità della «piccola adunanza»...,<br />

cit., pp. 110-120.<br />

31 Cfr. NespoLi, L’Istituto <strong>delle</strong> Suore Francescane Missionarie di Assisi...., cit., pp. 615-<br />

622.<br />

32 Tra tutte le denominazioni che abbiamo trovato sia ne<strong>gli</strong> scritti del Fondatore che in quelli<br />

del Comune e dell’Archivio Vescovile di Assisi e in altri documenti conservati nell’Archivio<br />

dell’Istituto, questa è quella più usata, con cui a<strong>gli</strong> inizi è caratterizzata la comunità di<br />

suor Angela veneziana.<br />

279


ità religiosa, come si evidenzia bene nella controversia che la Casa ha avuto<br />

con monsignor Ottavio dei Conti Ringhieri 33 , vescovo d’Assisi, che nel<br />

1740 chiedeva «con quale autorità dei suoi predecessori e sua fossero vestite<br />

le terziarie» 34 .<br />

A tal proposito abbiamo una lettera del padre Marcheselli a monsignor<br />

Ringhieri che spiega con chiarezza come le terziarie «del Gi<strong>gli</strong>o» siano parte<br />

integrante del gruppo dei terziari della Basilica di San Francesco e, come<br />

tali, restino sotto la giurisdizione del padre Visitatore dei Frati Minori Conventuali,<br />

sottolineando che, proprio per questo motivo, i vescovi precedenti<br />

hanno ritenuto opportuno di non dare nessuna approvazione ufficiale alla<br />

«Pia Casa» 35 .<br />

Varie vicende hanno funestato la vita <strong>delle</strong> terziarie del Gi<strong>gli</strong>o nel corso<br />

dei secoli:<br />

1.<br />

Una carestia, alla fine del ’700, costringe le terziarie a chiedere prestiti in<br />

denaro ai Frati Minori Conventuali del Sacro Convento 36 e ad alienare<br />

alcuni oggetti per la propria sopravvivenza 37 . Esse sono materialmente<br />

aiutate da un prelato napoletano, don Camillo di Costanzo, ospite al Sacro<br />

Convento, il quale non permette però che si vestano altre giovani 38 .<br />

33 Per la controversia con monsignor Ringhieri e il problema giuridico dell’approvazione<br />

dell’Istituto: cfr. NespoLi, L’Istituto <strong>delle</strong> Suore Francescane Missionarie di Assisi..., cit., pp.<br />

132-148.<br />

34 Cfr. <strong>archivi</strong>o deLLa curia vescoviLe di assisi (= AVA), AS-4, fasc. 170, la copia in: ASF-<br />

MA, Terziarie del Gi<strong>gli</strong>o. Monsignor Ringhieri. 3.<br />

35 Cfr. ASFMA, Lettera responsiva a monsignor Ringhieri sopra la vestizione <strong>delle</strong> Terziarie<br />

del Gi<strong>gli</strong>o. Una copia, unico documento settecentesco, si trova in: AGO, Serie 17.a Suore<br />

francescane di Assisi, b. 1: Lettera responsiva all’istanza di Monsignor Ringhieri, che in termini<br />

di sei giorni saper voleva con quale autorità de’ suoi predecessori e sua fossero vestite<br />

le Terziarie del Gi<strong>gli</strong>o. 1740, 19 settembre. Una copia della lettera si trova anche in: AVA,<br />

AS-4, fasc. 170-171, con le aggiunte dei riferimenti precisi ai vari documenti che il Marcheselli<br />

cita.<br />

36 Per la questione: cfr. NespoLi, L’Istituto <strong>delle</strong> Suore Francescane Missionarie di Assisi...,<br />

cit., pp. 152-153.<br />

37 Ibidem, p. 154.<br />

38 Ibidem, pp. 155-157. Nelle sue memorie suor Marianna Fedele Guerrini ricorda il prelato<br />

napoletano: «Alli 18 di decembre del 1793 monsignor di Costanzo fece la traslazione di molte<br />

reliquie di santi, trasportandole dal suo altare esistente nel sagro convento e collocandole<br />

nell’arca dell’altare di questa Chiesa dedicata alla presentazione di Maria santissima [...]» –<br />

aggiungendo in un altro fo<strong>gli</strong>o – «Nel 1793 fu eletta Superiora suor Angela Margherita Appiani<br />

di Perugia; in tal tempo si trovò questa povera Congregazione cosi agravata da debiti<br />

280


2.<br />

3.<br />

4.<br />

La soppressione de<strong>gli</strong> Ordini religiosi, decretata da Napoleone Bonaparte,<br />

costringe le terziarie a rinunciare all’abito religioso ed alla proprietà<br />

<strong>delle</strong> loro case. La «Casa» non è però soppressa grazie alla scuola, considerata<br />

di pubblica utilità 39 .<br />

Nel 1822 il ministro generale dei Frati Minori Conventuali rivede le<br />

Istruzioni del Fondatore: introduce i tre voti religiosi ed ottiene da papa<br />

Pio VII, per la «Pia Casa», il titolo di Monastero «per suo maggior decoro»<br />

40 .<br />

La soppressione de<strong>gli</strong> Ordini religiosi decretata dallo Stato Italiano nel<br />

1860 con regio decreto di Napoleone Pepoli, commissario straordinario<br />

della regione Umbria, dà la possibilità alle suore di continuare la propria<br />

vita religiosa e la direzione della scuola fino a quando non si riducano a<br />

tre individui riconosciuti tali dallo Stato, il che avviene nel 1884 41 . Nel<br />

marzo di quest’anno le terziarie sono intimate di lasciare la casa di fon-<br />

e mancante di tutto, che era al punto di discio<strong>gli</strong>ersi, ma il misericordiosissimo Iddio suscitò<br />

monsignor di Costanzo, prelato napoletano, e le fece tutto il bene sì per provederle il necessario<br />

sostentamento che per il consumo della Chiesa, ma questo prelato, credendo certo che dovesse<br />

chiudersi il luogo pio stante l’estrema povertà, pensò di soccorrere quelle che vi erano e<br />

non permisse che vestissero alcuna per quante giovani si presentassero: il che era di non poca<br />

afflizzione [sic!] alle <strong>religiose</strong>»: ASFMA, Sul principiar dello scorso secolo..., cit., p. 5.<br />

39 Ibidem, pp. 199-224.<br />

40 Ibidem, pp. 224-231. Riporto la lettera del ministro generale padre Giuseppe Maria De Bonis<br />

al papa Pio VII: «Beatissimo Padre, Fra Giuseppe Maria de Bonis Ministro Generale de<br />

Minori Conventuali umilmente rappresenta alla Santità Vostra, che è oramai un Secolo, che<br />

fu fondato nella città di Assisi un Luogo pio di <strong>religiose</strong> del terz’Ordine di S. Francesco, che<br />

osservano perfettamente la vita comune, e premessa la prova, e l’anno del Noviziato, che fanno<br />

le giovani, vengono ammesse alla religiosa professione, ma con voti semplici. Non hanno<br />

rigorosa clausura, ma oltre la vita regolare, che menano, sono anche di molto vantaggio al<br />

prossimo per l’educazione, che danno alle Zitelle, che vi si portano a convivere, con una discretissima<br />

dozzena. Essendo perciò le suddette <strong>religiose</strong> immediatamente soggette al Generale<br />

pro tempore de Conventuali (che, stante la lontananza, vi destina con sua patente un religioso<br />

di quel Sacro Convento per assisterle nelle loro occorrenze, in qualità di Commissario),<br />

perciò, qualora alla clemenza <strong>delle</strong> Santità Vostra cosi piacesse, bramerebbe l’Oratore<br />

che per consolazione <strong>delle</strong> <strong>religiose</strong>, e per maggiore decoro dello stesso luogo pio detto del<br />

Gi<strong>gli</strong>o avesse il titolo di Monastero»: AGO, Busta XXXIV 1, Suore Francescane Missionarie<br />

del «Gi<strong>gli</strong>o», B.<br />

41 Per la questione della soppressione italiana: cfr. NespoLi, L’Istituto <strong>delle</strong> Suore Francesca-<br />

ne Missionarie di Assisi..., cit., pp. 254-275.<br />

281


5.<br />

dazione e di ritirarsi nel monastero di Santa Chiara 42 . Il Comune ha stabilito<br />

infatti di affidare lo stabile alla Congregazione di Carità con il fine<br />

di instaurare in esso un orfanotrofio maschile (per le clausole di una donazione<br />

fatta dal nobile assisano Sermattei). Suor Veronica di Gesù Crocifisso,<br />

superiora della Casa, non acco<strong>gli</strong>e però l’offerta di ritirarsi con le<br />

sue suore nel monastero di Santa Chiara – perché esse non sono monache<br />

di clausura e non vo<strong>gli</strong>ono esserlo – e chiede una proroga per continuare<br />

l’anno scolastico già iniziato e per poter trovare una sistemazione<br />

adeguata sia per le terziarie sia per le giovani in educazione. Lo sgombro<br />

avviene comunque nel marzo del 1887, anno in cui le terziarie sono<br />

costrette a lasciare la casa di fondazione ed a trasferirsi in alcune case in<br />

via Superga (poi Principe di Napoli ed oggi via San Francesco) che nel<br />

frattempo avevano comperato e che costituiranno la nostra attuale Casa<br />

Madre 43 .<br />

Nel 1902 la «Pia Casa» si apre alle missioni per opera del ministro generale<br />

dei Frati Minori Conventuali, padre Lorenzo Caratelli, che chiede a<br />

suor Maddalena Martini, nuova superiora della Casa, di aprire una scuola<br />

per le ragazze a Kara-agatch 44 . La Casa si trasforma in un vero Istitu-<br />

42 Infatti il 20 marzo 1884 il Ricevitore dell’Ufficio del Registro di Assisi invia una lettera<br />

perentoria a suor Veronica imponendo di lasciare entro un mese il fabbricato: «Per ordine<br />

del Ministro di Grazia, Giustizia e Culti debbo ordinare a tutte le persone <strong>religiose</strong> o secolari,<br />

che abusivamente abitano in codesto Ex Monastero, mentre non appartenevano al medesimo<br />

al momento della soppressione, di sgombrare dal locale del Chiostro entro un mese da<br />

oggi, senza speranza d’ulteriore dilazione, diffidandole che trascorso il 20 aprile senza che<br />

abbiano operato lo sgombro, sarò costretto ad operare il detto sgombro a mezzo della coercizione.<br />

Vo<strong>gli</strong>a V. S. darmi cenno di ricevuta della presente»: ASFMA, carta sciolta inventariata,<br />

Ordine di sgombro, Ufficio del Registro di Assisi, n. 334 c. VII, s. 2. Oggetto: sgombro<br />

dal Chiostro <strong>delle</strong> persone abusivamente coabitanti, indirizzata a R.ma Madre Superiora dell’Ex<br />

Monastero del Gi<strong>gli</strong>o, Assisi, 1884 marzo 20.<br />

43 Per la questione della perdita della casa di fondazione in via San Giacomo: cfr. NespoLi,<br />

L’Istituto <strong>delle</strong> Suore Francescane Missionarie di Assisi..., cit., pp. 275-297.<br />

44 La lettera è del 16 febbraio 1902: «…io nella speranza di ottenere i necessari permessi dalla<br />

S. Congregazione di Propaganda Fide sono venuto alla determinazione (non senza qualche<br />

timore per l’orizzonte politico sui Balcani poco rassicurante) di fare, mediante cotesto P.<br />

Custode, a Lei, Rev.ma Madre, e a tutte coteste nostre Suore del Gi<strong>gli</strong>o la proposta seguente:<br />

Di recarsi cioè alcune di esse (due o tre oltre qualche conversa) nella detta Missione di Costantinopoli,<br />

e precisamente in Cara-agatch, nuovo centro di seimila cristiani, di cui ben seicento<br />

cattolici, presso la ferroViaria stazione di Adrianopoli, per fondarvi una piccola Casa<br />

con una piccola adiacente Cappella pubblica di esse Suore, distante circa 300 passi dalla nostra<br />

Chiesa parrocchiale, allo scopo di tenervi un asilo diurno di bambini e bambine, e l’insegnamento,<br />

per le fanciulle, della nostra lingua italiana, senza però omettere quello della fran-<br />

282


6.<br />

to religioso con più case e con un ordinamento adeguato 45 .<br />

Nel 1903 si ha il primo capitolo generale in cui è eletta superiora generale<br />

la madre Martini che, recandosi in missione, lascia ad Assisi una Presidente<br />

per guidare la comunità assisana 46 .<br />

cese e tedesca. Ma per queste due lingue straniere non sarà difficile potersi, pel momento, valere<br />

dell’opera di Signore secolari»: AGO, Busta XXXIV 1 bis, Suore Francescane Missionarie<br />

«del Gi<strong>gli</strong>o», lettera del padre Caratelli alla Superiora del Gi<strong>gli</strong>o in data: Roma, SS. XII<br />

Apostoli, 1902 16 febbraio (Si tratta di una minuta della lettera cui il padre Caratelli, di proprio<br />

pugno aggiunge <strong>delle</strong> correzioni). Copia della lettera si trova in AVA, Busta del Gi<strong>gli</strong>o,<br />

dove è inserito un «N.B.» in cui la madre Martini afferma di avere eseguito quanto richiesto<br />

dal ministro generale e che, nel Capitolo, non c’è stato bisogno di nessuna urna, perché<br />

l’opinione è da ciascuna esposta con tanta franchezza e si trova tanta spontanea adesione, che<br />

si decide che ognuna, in fondo all’Atto, oltre al proprio nome possa mettere tutto quello che<br />

vuole. L’accettazione è compiuta da tutte, salvo talune suore anziane che esprimono tornare<br />

loro impossibile il recarsi in missione per l’età avanzata. La maggior parte dei documenti di<br />

questo secolo provengono dall’Archivio della Curia Generale dei Frati Minori Conventuali;<br />

dobbiamo però avvertire che, dopo il generalato del padre Caratelli, i documenti inerenti all’Istituto<br />

del Gi<strong>gli</strong>o sono stati semplicemente conservati e non adeguatamente inventariati.<br />

Difatti si trovano sotto la denominazione «Suore del Gi<strong>gli</strong>o», senza specificare di quale argomento<br />

si tratti, e molte volte è riportata solo la dicitura «Lettere» e l’anno in cui sono state<br />

ricevute. Questo ci ha costretto a leggere tutti i documenti per renderci conto di quale argomento<br />

si trattava, impegnandoci per lungo tempo; molte volte la documentazione risulta<br />

lacunosa, forse perché alcune sono state inviate senza conservare una minuta o non sempre<br />

correttamente conservate. Alcune lettere sono protocollate ed altre no, per cui ci scusiamo se<br />

la citazione risente di queste lacune.<br />

45 Il 16 aprile il padre Generale invia un’ulteriore lettera alla madre Martini, in cui presenta<br />

il progetto di riorganizzazione del monastero: da una sola casa esistente in Assisi si passa ad<br />

avere un’altra casa in Adrianopoli e si spera che ve ne siano altre sia in Oriente sia in America,<br />

per cui c’è bisogno di un organismo più ampio, «quello cioè proprio di una nascente<br />

Congregazione, composta da più case <strong>religiose</strong> del medesimo Istituto»: AGO, Busta XXXIV<br />

1 bis..., cit., allegato G (minuta), lettera del padre Caratelli alla Superiora del Gi<strong>gli</strong>o, in data:<br />

Roma, SS. XII Apostoli, 1902 aprile 16; copia della lettera si trova in AVA, Busta del Gi<strong>gli</strong>o,<br />

inventariata come documento N. 3.<br />

46 Dopo la lettera del padre Caratelli, le suore si radunano in capitolo e sono chiamate a votare<br />

le suore che dovranno prendere il governo della Casa e quelle che dovranno recarsi in missione.<br />

Il 9 maggio 1902 il padre generale invia a tutte le sorelle del Gi<strong>gli</strong>o l’esito della loro<br />

votazione: su 14 schede spedite cinque rimettono la nomina <strong>delle</strong> cinque suore al definitorio<br />

generale, «le nove residue, relativamente alla Superiora della Congregazione, sono distribuite<br />

così: una per Suor Angelica, una per Suora Paolina, una per Suora Ludovica. Le altre sei<br />

sono: tre per Suora Maria Caterina Nardocci e tre per Suor Maria Maddalena Martini. Il Definitorio<br />

adunque si è trovato a sce<strong>gli</strong>ere tra le due ultime. E siccome Suora Caterina per una<br />

certa sua età non potrebbe andare all’estero o altrove a grandi viaggi, come per le nuove fon-<br />

283


7.<br />

8.<br />

Nel 1911, per alcune questioni sorte all’interno della comunità assisana,<br />

la Sacra Congregazione dei Religiosi decide di affidare il governo dell’Istituto<br />

al ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali<br />

47 .<br />

Nel 1919 c’è una nuova apertura missionaria in Romania, per richiesta<br />

del padre Ulderico Cipolloni 48 .<br />

dazioni si esige dalla nuova Madre Superiora; perciò il Definitorio ha creduto bene di nominare<br />

Suora Maria Maddalena Martini Superiora della Congregazione, e per Suora Presidente<br />

del Gi<strong>gli</strong>o ha nominato Suor Maria Caterina Nardocci. Tanto più il Definitorio ha creduto<br />

bene di porre quest’ultima, come più accetta a presiedere il Gi<strong>gli</strong>o, in quanto che ha inoltre<br />

avuti quattro voti, cioè i più, per questo ufficio, oltre due voti per essere Vicaria. Per Suora<br />

Vicaria del Gi<strong>gli</strong>o dal Definitorio è stata nominata Suor Maria Angelica Rinaldi, la quale<br />

dopo le due suddette ebbe maggiori voti; cioè due per Presidente e tre per Vicaria del Gi<strong>gli</strong>o,<br />

oltre uno per Superiora della Congregazione. Per la Presidente di Adrianopoli i voti sono<br />

estremamente divisi, posto che quelli dati alla Martini cessano pel fatto della elezione della<br />

medesima a Madre Superiora. Quindi il Definitorio ha creduto bene nominare da sé la detta<br />

Presidente, e l’ha nominata nella Suora Maria Teresa Ajelli; per Vicaria di Adrianopoli il Definitorio<br />

ha nominata la Suora Maria Lodovica Bindangoli, la quale per siffatto ufficio ebbe il<br />

maggior numero di voti, cioè quattro»: Busta del Gi<strong>gli</strong>o..., cit., documento inventariato come<br />

N. 5, lettera in data: Roma, SS. XII Apostoli, 1902 maggio 9. Per tutta la questione: cfr. NespoLi,<br />

L’Istituto <strong>delle</strong> Suore Francescane Missionarie di Assisi..., cit., pp. 336-344.<br />

47 L’apertura missionaria, come prevedeva già il padre Caratelli, porta uno scompi<strong>gli</strong>o nella<br />

vita <strong>delle</strong> suore della comunità di Assisi che si sentono forse depauperate della loro identità<br />

e un po’ anche confuse di fronte alle novità prospettate dal padre generale che, nel frattempo,<br />

sono messe in esecuzione a volte senza conoscerne bene le modalità, come accade in ogni<br />

istituzione nuova, in cui <strong>gli</strong> inizi comportano dei tentativi non sempre ben riusciti. La madre<br />

Martini, spinta dall’entusiasmo dell’apertura missionaria, vuole imporre un quarto voto,<br />

quello di recarsi in missione ad un cenno dei Superiori, ma la norma non è accolta da tutte le<br />

altre suore. Per questo e per altre questioni interne la presidente della Casa di Assisi ricorre<br />

alla Sacra Congregazione dei Religiosi che affida la questione al ministro generale dei Frati<br />

Minori Conventuali e decreta che l’Istituto sia sotto la giurisdizione del detto ministro. Per<br />

tutta la questione: cfr. Ibidem, pp. 348-379.<br />

48 La richiesta è fatta dal padre Ulderico Cipolloni, con il permesso del padre generale, padre<br />

Tavani, per la direzione di due orfanotrofi, uno ad Halauceşti e l’altro ad Huşi, fondati per<br />

opera del detto frate minore conventuale durante la prima guerra mondiale poiché, nella primavera<br />

del 1917, compare tra popolazione il tifo esantematico che miete molte vittime - soprattutto<br />

tra le donne - e molti bambini restano orfani. Abbiamo trovato le notizie sull’inizio<br />

de<strong>gli</strong> orfanotrofi in una memoria scritta da padre Anton Demēter, in ASFMA, Piccola storia<br />

<strong>delle</strong> Suore Francescane Missionarie di Assisi di Romania, 1916-1948; 1937-1991. Le memorie<br />

sono in un quaderno manoscritto (con le pagine non numerate); nell’ultima pagina c’è<br />

l’annotazione: «Redatto oggi 13 novembre 1991 in Barticeşti da p. Anton Demēter». Questo<br />

padre ci fa sapere che già nel 1908 i frati minori conventuali volevano portare alcune suore<br />

284


9.<br />

10.<br />

Nel 1924 il padre Tavani, ministro generale, decide di nominare una superiora<br />

generale nella persona di suor Imelde Paregger, che guiderà l’Istituto<br />

fino alla sua morte avvenuta nel 1945, anche se sempre sottoposta<br />

alla guida del ministro generale 49 .<br />

Nel 1934, per proposta della Sacra Congregazione dei Religiosi, sono<br />

approntate le nuove costituzioni dell’Istituto che sono approvate dalla<br />

Santa Sede il 30 lu<strong>gli</strong>o: è la prima approvazione ufficiale dell’Istituto<br />

con la denominazione Istituto <strong>delle</strong> Suore Francescane Missionarie del<br />

francescane perché iniziassero <strong>delle</strong> opere di carità in loco, soprattutto nella Moldavia, dove<br />

c’erano tante giovani desiderose di essere <strong>religiose</strong>, ma che non volevano lasciare la loro terra.<br />

Difatti fino ad allora se entravano in un Istituto venivano portate via dalla loro patria. Per<br />

questo il padre Ulderico Cipolloni, superiore provinciale dei Frati Minori Conventuali di Romania,<br />

comincia nel 1914 a racco<strong>gli</strong>ere soldi per fondare ad Halauceşti un ospedale ed un orfanotrofio,<br />

su proposta del parroco padre Francisc Matas. Viene chiamata una suora polacca,<br />

suor Elena Jerlifaj, che si trovava nel paese a causa de<strong>gli</strong> avvenimenti politici. Dopo la guerra<br />

si aprono le frontiere e suor Elena ritorna nella sua patria ed occorrono <strong>delle</strong> <strong>religiose</strong> che<br />

prendano la direzione de<strong>gli</strong> orfanotrofi e la cura della candidate alla vita religiosa. Il padre Cipolloni<br />

fa allora la proposta alle suore del Gi<strong>gli</strong>o nell’autunno del 1919 e sono inviate quattro<br />

suore: suor Maria Ludovica Bindangoli, suor Maria Pia Appetito, suor Maria Antonietta<br />

Galli, suor Maria Rita Lilla. La Bindangoli è inviata come Superiora ad Huşi, mentre la Galli<br />

è Superiora ad Halauceşti, quest’ultima lavora tutti i tipi di fiori artificiali, con i quali orna<br />

tutti <strong>gli</strong> altari <strong>delle</strong> chiese della Moldavia: cfr. Ibidem, Piccola storia <strong>delle</strong> Suore Francescane<br />

Missionarie di Assisi di Romania..., cit.<br />

49 Il 19 febbraio 1924 il padre Domenico Maria Tavani, desideroso dell’incremento dell’Istituto<br />

(che ha ormai sei case: due in Italia, Assisi e Loreto; due in Romania; due in Oriente),<br />

vuole che le suore, unite ed in pieno accordo, possano governarsi con una direzione propria.<br />

Per questo, con tre mesi di anticipo, ordina che nelle singole case siano fatte preghiere speciali<br />

prima di procedere all’elezione della Superiora Generale e di quattro Assistenti: «In questo,<br />

19 febbraio giunge una lettera circolare (che verrà conservata in Archivio) con la nomina<br />

a Superiora Generale: suor Maria Imelde Paregger, Superiora a Dédéagatch, 1ª Assistente:<br />

suor M. Bonaventura Fiumi, Superiora in Assisi, 2ª Assistente: suor M. Lodovica Bindangoli,<br />

Superiora a Huşi, 3ª Assistente: suor Edwige Venanzi, Superiora a Loreto; 4ª Assistente: suor<br />

Gunegonda Politi. Tutte rimarranno in carica un intero sessennio. Alle nuove elette il Rev.mo<br />

P. Generale, invia la Serafica Benedizione»: Ibidem, Registro Memorie Istituto, Verbali deliberazioni<br />

dal 1882- 1953, p. 100. Non si tratta di una vera e propria elezione, ma semplicemente<br />

di una nomina fatta dal ministro generale dei Frati Minori Conventuali, in modo che le<br />

suore possano iniziare ad avere un governo proprio, rispondente anche alle Costituzioni che<br />

sono state approvate per un esperimento ad triennium. La madre Paregger, tuttavia, continuamente<br />

si riferisce al ministro generale per qualsiasi evento della fami<strong>gli</strong>a religiosa; ne fanno<br />

fede le tante lettere inviate sia al ministro generale, sia al procuratore generale e fedelmente<br />

custodite nell’Archivio della Curia Generale dei Frati Minori Conventuali.<br />

285


11.<br />

Gi<strong>gli</strong>o, dal cognome della Fondatrice 50 . Nel 1950, per proposta di padre<br />

Vittorio Costantini, ministro generale dei Frati Minori Conventuali,<br />

l’Istituto si apre ad altre realtà missionarie in Australia, Giappone, Zambia,<br />

Brasile, Stati Uniti, Croazia, affiancando i frati nel servizio che svolgono<br />

in questi paesi. L’istituto si avvia ad assumere l’aspetto internazionale<br />

che lo caratterizza fino ad oggi 51 .<br />

Nel 1977 suor Enrica Dandolo, superiora generale, chiede ed ottiene dal<br />

cardinale Eduardo Pironio, Prefetto della Congregazione per i Religiosi<br />

e <strong>gli</strong> Istituti Secolari, di poter cambiare la denominazione dell’Istituto assumendone<br />

l’attuale di Suore Francescane Missionarie d’Assisi 52 .<br />

50 Il decreto di approvazione n. 4862/34 A.74 afferma che il papa Pio XI «nell’udienza concessa<br />

al Rev.mo Segretario della S. Congregazione dei Religiosi il giorno 30 lu<strong>gli</strong>o 1934, benignamente<br />

si degnò approvare e confermare in forma definitiva le dette Costituzioni, la cui<br />

copia autentica si conserva nell’Archivio della stessa S. Congregazione, come in forza del<br />

presente decreto tali Costituzioni vengono definitivamente approvate e confermate»: AGO,<br />

Suore del Gi<strong>gli</strong>o 1934-1935, copia del decreto in data: Roma, 1934 lu<strong>gli</strong>o 30; copia si trova<br />

in ASFMA, Cartella Riconoscimento giuridico, procure originali.<br />

51 In questo periodo ci sono altre aperture anche in Italia: a Teramo, a Monselice, ad Ancona,<br />

a Capodacqua (Foligno), a Buso Sarzano (Rovigo), a Palombella (Ancona), ad Assisi<br />

(Nido Francescano per le ragazze orfane), a Bagnoregio, a Longiano, a Ro<strong>gli</strong>ano in Calabria,<br />

a Roma (collegio San Giacomo), a Faenza, a Subbiano (Arezzo), a Porto d’Ascoli, a Portici<br />

(Napoli) per l’assistenza ai Frati Minori Conventuali, a Roma per una clinica chirurgica, a<br />

Roma alla Vigna e all’EUR per l’assistenza ai Frati Minori Conventuali, a Padova per l’orfanotrofio<br />

maschile. Si ha poi la «fusione» con quattro suore dell’Istituto Suore Adoratrici della<br />

Croce, dimoranti ad Ottaviano: per tutta la questione cfr. NespoLi, L’Istituto <strong>delle</strong> Suore Francescane<br />

Missionarie di Assisi..., cit., pp. 439-443. Il padre Costantini, nel 1956, scrive una<br />

lettera circolare a tutti i ministri provinciali ed ai commissari generali in cui chiede esplicitamente<br />

di curare l’Istituto del Gi<strong>gli</strong>o, inviare vocazioni e fare in modo che, dove sono i frati,<br />

vi siano anche le suore del Gi<strong>gli</strong>o: AGO, Busta LI, Suore del Gi<strong>gli</strong>o 1957 «Lettere», lettera<br />

del padre Costantini a tutti iministri provinciali e commissari generali (n. prot. 318/57, circolari<br />

del padre Generale) in data: Sydney, 1956 novembre 1 (in latino). La prima apertura missionaria<br />

è in Australia, le suore sono presenti dal 16 agosto 1957 fino al lu<strong>gli</strong>o 1978 (notizie<br />

attinte dalla memoria di suor Silvana Bavetta: cfr. ASFMA, Memoria Australia, carte sciolte<br />

non inventariate). Per la chiusura della missione australiana cfr. Ibidem, Registro dei Verbali<br />

<strong>delle</strong> Convocazioni del Consi<strong>gli</strong>o Generale dal gennaio 1974 all’11 novembre 1984, in data:<br />

Assisi, 1978 lu<strong>gli</strong>o 17, verbale n. 60, pp. 134-135. Per le varie aperture nel mondo: cfr. NespoLi,<br />

L’Istituto <strong>delle</strong> Suore Francescane Missionarie di Assisi..., cit., pp. 446-469.<br />

52 Cfr. ASFMA, Cartella Riconoscimento giuridico, procure originali..., cit., lettera della superiora<br />

generale al cardinale Pironio in data: Assisi, 1977 settembre 30, prot. n. 118/77; e cfr.<br />

Ibidem, Decreto della Congregazione, carta sciolta in data: Roma, 1977 ottobre 21, prot. n.<br />

42608/73, decreto prot. n. 145/77.<br />

286


Nel 1980 si ha un’altra apertura missionaria, in Korea del Sud, per proposta<br />

dei Frati Minori Conventuali della provincia patavina 53 ; seguono<br />

poi quella <strong>delle</strong> Filippine nel 1996, per proposta dei Frati Minori Conventuali<br />

della provincia napoletana 54 e quella della Russia nel 2000, per<br />

proposta dei Frati Minori Conventuali della provincia polacca 55 .<br />

L’Istituto è adesso suddiviso in province, viceprovince, delegazioni (generali<br />

e provinciale):<br />

Province: Brasile 56 , Croazia 57 , Italia 58 , Korea (questa provincia si è<br />

aperta da poco alla realtà della Cina e dell’Indonesia), Zambia 59 12.<br />

(questa pro-<br />

53 Per l’apertura in Corea: cfr. Ibidem, Registro dei Verbali <strong>delle</strong> Convocazioni del Consi<strong>gli</strong>o<br />

Generale dal gennaio 1974 all’11 novembre 1984, in data: Assisi, 1979 gennaio 29, verbale<br />

n. 66, pp. 146-147; verbale n. 67, del 19 marzo 1979, p. 148; verbale n. 68, in data: Assisi,<br />

1979 maggio 6, p. 152; Ibidem, Missione in Corea, dattiloscritto redatto dalle suore coreane<br />

per una futura storia dell’Istituto, Seoul 1998. Ibidem, decreto erezione della provincia coreana,<br />

in data: Assisi, 2001 ottobre 20, prot. 40 bis/01.<br />

54 Cfr. Ibidem, Registro dei Verbali <strong>delle</strong> Convocazioni del Consi<strong>gli</strong>o Generale dal novembre<br />

1994 al giugno 2003, non numerato, verbale n. 225, in data: Assisi, 1994 novembre 18; inoltre:<br />

Ibidem, Storia della missione <strong>delle</strong> Filippine, dattiloscritto redatto dalle suore <strong>delle</strong> Filippine<br />

per una futura storia dell’Istituto, Manila: 1998 marzo 31.<br />

55 Cfr. Ibidem, Registro dei Verbali <strong>delle</strong> Convocazioni del Consi<strong>gli</strong>o Generale dal novembre<br />

1994 al giugno 2003..., cit., verbale 287 in data: Assisi, 2000 novembre 22. Cfr. Ibidem,<br />

verbale 289, in data: Assisi, 2001 gennaio 19; cfr. Ibidem, verbale 296, in data: Assisi, 2001<br />

agosto 24; cfr. Ibidem, verbale 306, in data: Assisi, 2002 agosto 7; cfr. Ibidem, verbale 310,<br />

in data: Assisi, 2002 novembre 3; cfr. Ibidem, verbale 311, in data: Assisi, 2003 febbraio 6;<br />

cfr. Ibidem, verbale 312, in data: Assisi, 2003 marzo 22; verbale 313 in data: Assisi, 2003 giugno<br />

9 e 20; cfr. Ibidem, lettera della madre generale all’arcivescovo di Mosca, in data Assisi:<br />

2003 giugno 24, prot. n. 31/03.<br />

56 Il Brasile è eretto a provincia durante il capitolo generale del 1995: cfr. Ibidem, Decreto di<br />

erezione della provincia brasiliana, in data: Assisi, 1995 lu<strong>gli</strong>o 13, prot. 66/95.<br />

57 La provincia croata ha una storia particolare perché nasce per intervento di un frate minore<br />

conventuale, padre Pijo Polonio, che acco<strong>gli</strong>e una giovane, Slavica Caharija, che sente il<br />

desiderio di consacrarsi al Signore; non potendo però, per la situazione politica, trasferirsi in<br />

Italia, è affidata al padre Mariano Zugaj, che cura la sua formazione religiosa e le fa conoscere<br />

le Costituzioni del nostro Istituto: cfr. Ibidem, La storia della fondazione della comunità<br />

<strong>delle</strong> Suore Francescane Missionarie del Gi<strong>gli</strong>o, in Croazia, dattiloscritto redatto dalle suore<br />

croate per una futura storia <strong>delle</strong> missioni dell’Istituto, Zagabria 1998. È eretta a provincia<br />

nel capitolo generale del 1989: cfr. Ibidem, decreto di erezione della Provincia Croata, in<br />

data: Assisi settembre 2, prot. 102/89.<br />

58 L’Italia è eretta a provincia nel capitolo generale del 1989: cfr. Ibidem, decreto erezione<br />

della Provincia Italiana, in data: Assisi, 1989 agosto 2, prot. 96/89.<br />

59 Lo Zambia è eretto a provincia durante il capitolo generale del 1989: cfr. Ibidem, decreto<br />

di erezione della provincia zambiana, in data: Assisi, 1989 settembre 2, prot. 101/89.<br />

287


vincia ha aperto la delegazione provinciale del Kenya).<br />

Viceprovince 60 : Giappone (le suore giapponesi da poco hanno preso<br />

contatto con alcune giovani vietnamite), Romania (le suore di questa provincia<br />

da poco hanno aperto una casa nella repubblica di Moldova in Russia),<br />

Stati Uniti.<br />

Delegazioni generali <strong>delle</strong> Filippine e della Russia.<br />

Delegazione provinciale del Kenya 61 .<br />

Durante tre secoli di storia, l’Istituto <strong>delle</strong> Suore Francescane Missionarie<br />

d’Assisi ha subito molte trasformazioni: c’è stato un cammino lento e faticoso<br />

che, iniziato con l’istituzione della «Pia Casa» (una piccola esperienza<br />

di poche terziarie dedite all’educazione <strong>delle</strong> fanciulle e con l’intento di vivere<br />

in modo perfetto <strong>gli</strong> ideali del Terz’Ordine francescano) ha portato, un<br />

po’ alla volta, all’attuale configurazione della stessa in Istituto Internazionale.<br />

Le difficoltà, come abbiamo cercato di narrare, sono state innumerevoli sia<br />

all’interno della comunità, sia all’esterno, dovute sia al vescovo locale, sia a<br />

mutate condizioni sociali e politiche. Figure di <strong>religiose</strong> mai conosciute prima<br />

sono emerse nel corso della storia poiché hanno saputo acco<strong>gli</strong>ere il seme<br />

gettato dal padre Marcheselli e dalla madre Angela del Gi<strong>gli</strong>o, hanno saputo<br />

custodirlo e farlo fruttificare. Esse sono <strong>religiose</strong> che hanno saputo acco<strong>gli</strong>ere<br />

ed interpretare, secondo le esigenze dei tempi, il progetto della Fondatrice di<br />

creare una nuova realtà all’interno del Terz’Ordine francescano, dedita in particolare<br />

all’educazione della donna. E non possiamo qui non ricordare l’opera<br />

di suor Angelina Pani, che amplia i servizi <strong>delle</strong> terziarie a beneficio di fami<strong>gli</strong>e<br />

bisognose d’Assisi e con fermezza difende la paternità dei Frati Minori<br />

Conventuali rispetto alle stesse terziarie 62 ; suor Eulalia Tamacoldi, che<br />

conserva le memorie della «Pia Casa» per l’edificazione <strong>delle</strong> future suore 63 ;<br />

60 Cfr. Costituzioni <strong>delle</strong> Suore Francescane Missionarie di Assisi, art. 186 § 2: «La viceprovincia<br />

che, per l’assenza di uno o più requisiti non può essere eretta in provincia, è un organismo<br />

equiparato alla provincia, a norma <strong>delle</strong> Costituzioni. Quanto è detto della provincia<br />

e del suo governo si applica anche alla viceprovincia e al suo governo, salvo norme diverse»:<br />

p. 135.<br />

61 La missione keniota nasce su richiesta del padre Lanfranco Serrini che, nella qualità di<br />

ministro generale dei Frati Minori Conventuali, fa la proposta alla madre Dandolo, superiora<br />

generale, e al suo consi<strong>gli</strong>o di aprire una comunità in Kenya. Proposta che la madre generale<br />

fa alle suore dello Zambia: cfr. NespoLi, L’Istituto <strong>delle</strong> Suore Francescane Missionarie<br />

di Assisi..., cit., p. 463.<br />

62 Cfr. Ibidem, pp. 132-147.<br />

63 Cfr. Ibidem, pp. 148-154.<br />

288


suor Appiani 64 e suor Guerrini 65 che, con tenacia, superano le grandi difficoltà<br />

economiche in cui si trova la Casa nel periodo napoleonico; suor Veronica<br />

di Gesù Crocifisso 66 che, con un’audacia sorprendente e con un’umiltà<br />

profonda, conduce la Casa lungo i difficili sentieri createsi con la soppressione<br />

de<strong>gli</strong> Ordini religiosi decretata dallo Stato italiano; suor Maddalena Martini<br />

67 che, con entusiasmo, acco<strong>gli</strong>e la proposta di una prima apertura missionaria<br />

da parte del ministro generale dei Frati Minori Conventuali, padre Lorenzo<br />

Caratelli, e porta avanti con tenacia questa nuova configurazione, nonostante<br />

ingiurie e difficoltà d’ogni genere; suor Imelde Paregger 68 che dà<br />

solidità alla «Pia Casa», portandola ad essere un Istituto religioso; suor Cleofe<br />

D’Aristotile 69 che, con l’aiuto del ministro generale dei Frati Minori Conventuali<br />

padre Vittorio Costantini, inizia la configurazione della Casa in Istituto<br />

Internazionale.<br />

La storia della «Pia Casa» continuamente si intreccia con quella dei Frati<br />

Minori Conventuali che, durante tre secoli di vita, non hanno mai cessato di<br />

curare la «pianticella» del padre Marcheselli e, anche grazie alla loro opera, la<br />

«Pia Casa» è riuscita a superare periodi di grandi crisi interne ed esterne. Una<br />

storia che non è conosciuta appieno! Sembrava quasi che l’Istituto non avesse<br />

una storia da raccontare; questa storia invece esiste e va approfondita ulteriormente<br />

per co<strong>gli</strong>ere le sfumature che caratterizzano le <strong>religiose</strong> come Suore<br />

Francescane Missionarie di Assisi, in modo tale da poter essere significative<br />

nell’attuale società.<br />

Alcune considerazioni sull’Archivio Storico 70<br />

L’Archivio Storico <strong>delle</strong> Suore Francescane Missionarie di Assisi 71 –<br />

già del Gi<strong>gli</strong>o – è fisicamente conservato in alcuni armadi nella casa madre di<br />

Assisi, in via San Francesco: si tratta di un complesso documentario sostanzialmente<br />

intatto, che racco<strong>gli</strong>e la documentazione di tre secoli di storia dell’Istituto,<br />

dalla fondazione ai nostri giorni; una <strong>delle</strong> peculiarità di questo fondo,<br />

infatti, è che i suoi documenti sono stati prodotti, acquisiti e conservati<br />

64 Cfr. Ibidem, pp. 155-156.<br />

65 Cfr. Ibidem, pp. 211-223.<br />

66 Cfr. Ibidem, pp. 240-311.<br />

67 Cfr. Ibidem, pp. 324-394.<br />

68 Cfr. Ibidem, pp. 395-427.<br />

69 Cfr. Ibidem, pp. 435-469.<br />

70 A cura di cristiNa roccaforte.<br />

71 <strong>archivi</strong>o storico deLLe suore fraNcescaNe missioNarie di assisi (= ASFMA).<br />

289


sempre presso lo stesso ente 72 , a differenza di numerosi <strong>archivi</strong> di altri Istituti,<br />

dispersi o incamerati a seguito <strong>delle</strong> vicende napoleoniche e <strong>delle</strong> soppressioni<br />

dello Stato italiano.<br />

Nell’<strong>archivi</strong>o sono conservate circa 850 «unità» – comprendenti fascicoli<br />

e carte sciolte («raccolti» in 31 buste), una decina di vacchette di legati ed<br />

una ventina di registri – già schedate singolarmente con criteri che potremmo<br />

definire bibliografici piuttosto che <strong>archivi</strong>stici 73 . Recentemente è poi stato<br />

scoperto – o me<strong>gli</strong>o riscoperto – un «<strong>archivi</strong>o morto», che deve ancora essere<br />

esaminato 74 . I documenti datano dalla fine del XVII secolo. La caratteristica<br />

della «continuità» nella produzione e conservazione, peculiare di questo<br />

<strong>archivi</strong>o, non è stata finora opportunamente valorizzata né salvaguardata:<br />

l’<strong>archivi</strong>o non è mai stato considerato nella sua complessità, né esiste un luogo<br />

ad esso destinato ed adeguato alla conservazione; mutuando le parole di<br />

padre Luciano Bertazzo, che questo <strong>archivi</strong>o ben conosce per le ricerche specifiche<br />

sul fondatore che vi ha condotto, esso racco<strong>gli</strong>e «carte “religiosamente”<br />

conservate solo perché legate alla storia <strong>delle</strong> origini» 75 .<br />

E l’approccio a questi documenti è stato infatti finora quasi esclusivamente<br />

incentrato sui contenuti <strong>delle</strong> singole unità; finalizzato cioè alla ricostruzione<br />

storica ed erudita <strong>delle</strong> origini e <strong>delle</strong> vicende dell’Istituto 76 , a pre-<br />

72 L’<strong>archivi</strong>o dell’Istituto ha subito un solo trasferimento dalla casa di fondazione in via San<br />

Giacomo n. 5 all’attuale Casa Madre in via San Francesco n. 13. Cfr. NespoLi, L’Istituto <strong>delle</strong><br />

Suore Francescane Missionarie di Assisi..., cit., pp. 275-297.<br />

73 L’<strong>archivi</strong>o non è mai stato riordinato né inventariato secondo adeguati criteri scientifici.<br />

Dal 1998 vi sono stati alcuni tentativi di schedatura, al fine di avere almeno un censimento<br />

approssimativo dei documenti conservati, da parte di padre Luciano Bertazzo OFMConv, e,<br />

successivamente, da suor Lucia Nespoli e suor Maria Terezija Caharija. I documenti sono stati<br />

suddivisi considerando la fattispecie estrinseca, distinguendo cioè tra «carte sciolte» e generici<br />

«registri». Le «carte sciolte» sono poi state spesso schedate singolarmente, descrivendone<br />

minuziosamente i contenuti, e successivamente «raccolte», per argomento, in 31 buste:<br />

da questa operazione di schedatura risulta, appunto, la considerevole consistenza quantitativa<br />

- del tutto «sproporzionata» per un <strong>archivi</strong>o di questo tipo - di circa 850 «unità».<br />

74 Non siamo in grado di fornire alcun dato quantitativo né qualitativo su questo giacimento<br />

documentario, conservato all’interno di un armadio, che le suore definiscono «<strong>archivi</strong>o morto»<br />

e che non abbiamo avuto la possibilità di analizzare.<br />

75 L. Bertazzo, I fondatori e la piccola adunanza, in Raccontando la tenerezza di Dio, Atti<br />

del Convegno di Spiritualità (Assisi, 15-18 maggio 2003), Assisi 2004, p. 55.<br />

76 Tra i numerosi studi specifici condotti sull’Istituto e sui fondatori ricordiamo: g. aBate<br />

OFMConv, L’Istituto <strong>delle</strong> Suore Francescane Missionarie del Gi<strong>gli</strong>o in Assisi, Assisi 1929;<br />

L. BerardiNi OFMConv, Dalle rive del Po ad Assisi. Biografia del Servo di Dio p. Giuseppe<br />

Antonio Marcheselli, Padova 1966; g. odoardi OFMConv, Del Gi<strong>gli</strong>o Angela Ma-<br />

290


scindere da ogni tentativo di comprensione <strong>delle</strong> dinamiche che articolano i<br />

singoli documenti in complesso di documenti, legati fra loro reciprocamente<br />

da un vincolo originario 77 .<br />

La stessa suor Lucia Nespoli rimarca questa tendenza nella introduzione<br />

alla sua tesi di dottorato, quando afferma: «La presenza di tanti documenti<br />

ancora ripiegati e legati con un filo di cotone o di spago e che nessuno aveva<br />

mai preso in mano, il rendersi conto della loro preziosità, della storia che potevano<br />

raccontare, ci ha spinto ad approfondirne il contenuto» per «intessere<br />

una storia documentata dell’Istituto» 78 .<br />

Padre Luciano Bertazzo aveva notato, analizzando i primi documenti,<br />

che «la mens di questo fondo <strong>archivi</strong>stico fu il Marcheselli stesso. Sua è la<br />

scrittura di molti registri, con la sola sottoscrizione di suor Angela del Gi<strong>gli</strong>o,<br />

segno di una preoccupazione di tenere la “memoria” della vita della casa, a<br />

scanso di equivoci e malintesi futuri, ma anche perché la preoccupazione di<br />

una chiarezza e limpidità economica, verificabile nei registri, costituiva un<br />

fondamento del modo con cui veniva vissuta la povertà nell’Ordine Francescano<br />

Conventuale» 79 . L’<strong>archivi</strong>o <strong>delle</strong> Suore Francescane Missionarie è<br />

sorto quindi – come tutti <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> – in modo spontaneo, ma in un certo senso<br />

anche «pianificato» dal fondatore, che diede precise istruzioni per regola-<br />

ria, in DIP, III (1976), coll. 423-425; g. odoardi OFMConv, Marcheselli Giuseppe Antonio,<br />

in DIP, V (1978), coll. 898-900; g. zaccaria ofmConv, Notizie per la biografia della<br />

serva di Dio Angela Maria del Gi<strong>gli</strong>o, in Ricerche di <strong>archivi</strong>o. Assisi. Pagine sparse, Assisi<br />

1972; L. Bertazzo, P. Giuseppe Antonio Marcheselli..., cit.; L. Bertazzo, Il p. Giuseppe Antonio<br />

Marcheselli (1676-1742). Un francescano conventuale nell’Assisi del ’700 cofondatore<br />

del «Conservatorio del Gi<strong>gli</strong>o», «Il Santo. Rivista francescana di Storia Dottrina Arte», 39<br />

(1999), pp. 243-395; seo, Il progetto di santità della «piccola adunanza» di padre Giuseppe<br />

Antonio Marcheselli..., cit.; a. zugNo, La formazione nell’Istituto <strong>delle</strong> Suore Francescane<br />

Missionarie di Assisi dalle origini ad oggi, tesi di licenza presso la Pontificia Università Lateranense,<br />

Istituto di Teologia della Vita Consacrata, Claretianum, Roma 2000; g. de roma,<br />

Assisi. Incontri che si fanno storia, Padova 2001; NespoLi, L’Istituto <strong>delle</strong> Suore Francescane<br />

Missionarie di Assisi..., cit. I manoscritti del fondatore conservati presso l’Istituto, alcuni<br />

registri e numerose carte sono poi stati integralmente trascritti per fini di ricerca.<br />

77 Al contrario, queste dinamiche sono state non di rado «alterate» poiché, utilizzando i documenti<br />

con finalità puramente culturali e mancando qualsiasi tipo di ordinamento e di mezzo<br />

di corredo, essi sono spesso stati estrapolati arbitrariamente dai fascicoli originari e ri-classificati<br />

per questo fine esclusivo. Mi sembra superfluo rimandare, in questa sede, a riferimenti<br />

bibliografici sull’ordinamento secondo il metodo storico.<br />

78<br />

NespoLi, L’Istituto <strong>delle</strong> Suore Francescane Missionarie di Assisi..., cit., p. 7.<br />

79<br />

Bertazzo, P. Giuseppe Antonio Marcheselli..., cit., p. 204, nota 110.<br />

291


e la vita della nuova comunità di Terziarie francescane guidate da suor Angela<br />

Maria del Gi<strong>gli</strong>o.<br />

Giuseppe Antonio Marcheselli, come ha spiegato suor Lucia Nespoli, arrivò<br />

ad Assisi nel 1701 80 e al Sacro Convento di San Francesco e<strong>gli</strong> ricoprì,<br />

tra le varie cariche pro tempore, proprio quella di cancelliere ed <strong>archivi</strong>sta 81 .<br />

Un parallelismo con l’organizzazione del Sacro Convento è quindi d’obbligo,<br />

specialmente considerando proprio come nel Seicento e soprattutto nel Settecento<br />

si precisassero le normative per una mi<strong>gli</strong>ore conduzione ed amministrazione<br />

di quell’ente e per una corretta gestione e conservazione dell’<strong>archivi</strong>o,<br />

che avrebbe assunto quell’impianto seriale che ancora oggi <strong>gli</strong> è proprio<br />

82 . E l’impianto seriale del Sacro Convento è il modello cui si riferisce<br />

il Marcheselli quando pianifica la creazione e la gestione dei documenti della<br />

pia Casa del Gi<strong>gli</strong>o.<br />

Il fondatore ha lasciato nella Casa madre alcune Istruzioni, giunte in<br />

quattro diverse edizioni 83 , per spiegare e contestualizzare storicamente la<br />

Regola del Terz’Ordine istituito da san Francesco, e per l’avvio ed il buon<br />

funzionamento della nascente Congregazione. Queste istruzioni, come confermato<br />

più volte dal Marcheselli stesso e dai successivi visitatori del Ter-<br />

80 Vale la pena, per «captatio benevolentiae», ricordare in questa sede che il fondatore della<br />

«pia Casa» del Gi<strong>gli</strong>o proveniva dalla «custodia parmense» della «Provincia bolognese»<br />

e che condusse i suoi studi proprio a Ravenna, nel convento di San Francesco, dove sicuramente<br />

dimorò dal 1694 al 1699 e dove fu ordinato sacerdote dall’arcivescovo Raimondo Ferretti<br />

il 13 giugno 1699. <strong>archivi</strong>o di stato di raveNNa, Corporazioni soppresse 1850, c. 52r;<br />

<strong>archivi</strong>o deLLa curia arcivescoviLe di raveNNa, Ordinationes 1692-1721, c. 56v; cfr. Bertazzo,<br />

P. Giuseppe Antonio Marcheselli..., cit., pp. 110-112.<br />

81 Si veda, in questo testo, la nota 9. Numerose tracce rimangono a testimoniare, tra i documenti<br />

dell’Archivio Storico del Sacro Convento di Assisi a lui coevi, l’attività del Marcheselli<br />

come cancelliere ed <strong>archivi</strong>sta. Cfr. Bertazzo, P. Giuseppe Antonio Marcheselli..., cit., p.<br />

146; Inventario e regesti dell’Archivio del Sacro Convento d’Assisi.., cit., pp. XXIV-XXV.<br />

82 Cfr. almeno: Inventario e regesti dell’Archivio del Sacro Convento d’Assisi..., cit., pp. VII-<br />

LI; s. Nessi, La Basilica di S. Francesco in Assisi e la sua documentazione storica, Assisi<br />

1982 (Il miracolo di Assisi. Collana storico-artistica della basilica e del sacro convento di S.<br />

Francesco - Assisi, 5); g. zaNotti, Assisi. La Biblioteca del Sacro Convento, Assisi 1990 (Il<br />

miracolo di Assisi. Collana storico-artistica della basilica e del sacro convento di S. Francesco<br />

- Assisi, 8), pp. 163-175. Mi permetto inoltre di rimandare ad un mio precedente intervento<br />

sull’argomento: c. roccaforte, L’<strong>archivi</strong>o del Sacro Convento di San Francesco in Assisi:<br />

legislazione ed evidenze documentarie, in Cum tamquam veri. Gli <strong>archivi</strong> conventuali de<strong>gli</strong><br />

ordini maschili, Atti dei convegni di Spezzano (16 settembre 2005) e di Ravenna (30 settembre<br />

2005), a cura di E. aNgioLiNi, Modena 2006, pp. 85-103.<br />

83 Cfr., in questo testo, la nota 14.<br />

292


z’Ordine, hanno il valore di vere e proprie Costituzioni 84 . In esse il frate specifica<br />

esattamente le modalità di accettazione <strong>delle</strong> fanciulle, i ruoli e la divisione<br />

dei compiti di ogni terziaria 85 , l’organizzazione economica della Casa.<br />

84 Il valore di costituzioni è esplicitato, ad esempio, nell’introduzione alle Istruzioni del<br />

1730, in cui il Marcheselli afferma: «Or voi dovete essere una congregazione di queste sotto<br />

la Regola del Padre san Francesco, detta del 3° Ordine, confermata da Nicolò IV, e autenticata<br />

da tanti santi e beati, che sotto di essa si sono perfezionati. E perché le regole fatte dai santi<br />

insegnano la strada della salute, ma per lo più non danno il modo di caminar questa strada,<br />

siccome a tutte le regole vi sono state aggiunte le costituzioni, a questa vostra vi ho aggiunte<br />

le presenti istruzioni, fatte a tenore del vostro desiderio di farvi sante, le quali vi serviranno,<br />

come se appunto fossero costituzioni, se bene per sé medesime altro vigore non avranno, se<br />

non quanto <strong>gli</strong>ene darete voi coll’accettarle, e coll’osservarle, come spero». asfma, Istruzioni<br />

di perfezione sopra la Regola del 3° Ordine..., cit., p. 3.<br />

85 Il Marcheselli spiega detta<strong>gli</strong>atamente la divisioni dei ruoli all’interno della Casa, indicando<br />

le funzioni spettanti ad ogni membro della comunità ed assegnando ad ogni «ufficio» il<br />

compito di redigere (o ricevere) determinati documenti. Così, ad esempio, nelle Istruzioni del<br />

1713, e<strong>gli</strong> delinea la figura della superiora; della vicaria (cui spetta «tener una chiave della<br />

cassetta, ove staranno i danari; scrivere il danaro, che vi si porrà, e che si leverà; registrare<br />

tutto quello che si spende», p. 153) ; dell’assistente alle cose spirituali; <strong>delle</strong> dodici consultrici<br />

o discrete (cui spetta il compito, tra <strong>gli</strong> altri, di «accettar le giovani, che verranno per vestirsi»,<br />

p. 156); della sopraintendente; della maestra <strong>delle</strong> educande; della maestra <strong>delle</strong> novizie;<br />

della sagristana; <strong>delle</strong> ammonitrici; dell’ebdomadaria; della leggitrice; <strong>delle</strong> intuonatrici;<br />

della sve<strong>gli</strong>atrice; dell’economa (la quale «avrà la cura di tutte le provisioni, che si faranno<br />

di grano, vino ed altri frutti venuti o dai lavori, o per carità, o per compera» e «scriverà tutto<br />

quello, che le sarà consegnato, e così scriverà tutto quello, che le uscirà dalle mani», p. 167);<br />

della scrivana; della depositaria («II. A lei tocchi di far l’inventario di tutte le biancherie, vesti,<br />

e di quanto mai porteranno le giovani, che verranno per star sempre in Casa. Sottoscriveranno<br />

detto inventario la giovane venuta, la superiora, e la detta depositaria. III. Vi sarà pure<br />

l’inventario di quanto sarà a lei consegnato di lenzuola, vesti, tova<strong>gli</strong>e, salviette per rendere<br />

conto a tempo opportuno. IV. Così questa officiale noterà quello, che sarà pattuito di darsi per<br />

<strong>gli</strong> alimenti dell’educande. Scriverà l’anno, il giorno, in cui son venute le giovani sì educande,<br />

che quelle venute per vestirsi, di che qualità e parentela elle sieno. Così noterà i nomi de’<br />

loro padri, e madri», p. 168); della cuciniera («finita la settimana, quella che esce consegnerà<br />

a chi entra tutti i mobili della cucina secondo l’inventario, che dovrà stare alla porta della<br />

cucina», p. 170); della portinaia; dell’infermiera; <strong>delle</strong> serventi; dell’appuntatrice («noterà<br />

quelle, che o non verranno al coro, o saranno ne<strong>gli</strong>genti in venire a tempo», p. 172); dell’ortolana;<br />

della galliniera; <strong>delle</strong> scopatrici. ASFMA, Istruzioni secondo la mente, cit., pp. 149-<br />

174. Nelle Istruzioni del 1730 si aggiunge la figura della dispensiera («sarà suo ufizio il tener<br />

in custodia olio, cacio, carne salata, e cose simili, e distribuirle secondo l’ordine della carità.<br />

Darà sempre il solito a tutte le cuciniere. Segnerà tutto quello che verrà in sue mani, e quello<br />

293


E<strong>gli</strong> raccomanda la redazione di Inventari dei beni e de<strong>gli</strong> oggetti, ordina la<br />

scrupolosa conservazione de<strong>gli</strong> istrumenti notarili, e predispone la compilazione<br />

di numerosi registri.<br />

Nelle Istruzioni del 1730 Marcheselli dichiara esplicitamente: «I. Vi sia<br />

luogo appartato per i libri che si scriveranno dalle uffiziali. In questo luogo<br />

si terranno anche tutte le scritture, che riguardano <strong>gli</strong> interessi della casa; tutte<br />

le fedi di battesimo, le attestazioni del buon costume che dovransi portare<br />

le fi<strong>gli</strong>uole, come si è detto. E si procurerà di legar dette carte a modo di libri,<br />

perché non si perdino. II. Oltre i detti libri <strong>delle</strong> uffiziali, vi sarà anche un libro<br />

in cui si noteranno tutte quelle, che in questa Casa moriranno, le loro virtù<br />

e bontà per esempio <strong>delle</strong> future. Un libro in cui dai notai si noteranno tutti<br />

<strong>gli</strong> istrumenti che si faranno; un altro libro, in cui si segneranno tutti i stabili<br />

che possederà la Casa, coi suoi termini, e confini; così vi si descriveranno<br />

i censi, i luoghi dei monti. [...] IV. Di tutti i libri vi sia la lista, o inventario; e<br />

ogni anno la superiora vegga, se nulla vi manca» 86 .<br />

In un’altra redazione <strong>delle</strong> istruzioni e<strong>gli</strong> aggiunge: «II. I libri da conservarsi<br />

saranno: il libro <strong>delle</strong> giovanette, che vengono in Casa o per starvi sempre,<br />

o per educazione, e si noterà il giorno, e l’anno che son venute, il nome de<br />

loro padri, e madri; il loro stato, e qualità. [...] III. In questo luogo pure si terranno<br />

tutti <strong>gli</strong> altri libri dell’economa, della scrivana, della dispensiera, e tutti<br />

<strong>gli</strong> altri che riguardano <strong>gli</strong> interessi della casa. Sarà luogo chiuso, e la chiave<br />

starà sempre appresso la superiora» 87 .<br />

Lo stesso fondatore compilerà di suo pugno le pagine iniziali della maggior<br />

parte dei primi registri, spiegando nel detta<strong>gli</strong>o le modalità di compilazione<br />

per l’impianto <strong>delle</strong> successive serie. Costituisce un chiaro modello, ad<br />

esempio, il Libro di robba, e denari <strong>delle</strong> sorelle vestite, registro in cui, per<br />

esplicita volontà e per mano del Marcheselli stesso, «si noteranno dall’economa<br />

tutte le robbe e danari che porteranno le giovani che vengono per star<br />

in casa, cominciando dal 1702, al tempo della madre suor Angela del Gi<strong>gli</strong>o,<br />

madre della casa» 88 .<br />

Un altro modello è costituito ancora dal citato Libro <strong>delle</strong> defunte, iniziato<br />

nel 1709, in cui – specifica il Marcheselli – «si noteranno le sorelle defonte<br />

in questa Casa della congregazione del Gi<strong>gli</strong>o. Si noterà l’anno, il giorno del<br />

mese, il nome della defonta, i parenti, cioè di chi fu fi<strong>gli</strong>a, di qual paese, in<br />

che si consumerà, in quella forma che si è detta dell’economa»): asfma, Istruzioni di perfezione<br />

sopra la Regola del 3° Ordine..., cit., pp. 137-158, a p. 154.<br />

86 asfma, Istruzioni di perfezione sopra la Regola del 3° Ordine..., cit., pp. 165-166.<br />

87 ASFMA, Regola del Padre san Francesco..., cit., pp. 267-268.<br />

88 ASFMA, Libro di robba e denari <strong>delle</strong> sorelle vestite, p. 1.<br />

294


qual chiesa fu sepolta o in qual sepolcro, il ricevimento dei santissimi sagramenti,<br />

e le virtù in breve, se le ebbe. Comincia del 1709 e termina...» 89 .<br />

Una direttiva specifica impartita dal fondatore alle Terziarie riguarda poi<br />

i lavori manuali 90 – sartoria, ricamo, cucito – cui tutte le suore erano tenute a<br />

dedicarsi per il proprio sostentamento, e per i quali erano ben conosciute dalla<br />

cittadinanza di Assisi: compito della scrivana era – secondo le istruzioni –<br />

quello di «segnar tutti i lavori che verranno di fuori. Segnerà il giorno, l’anno,<br />

il mese, la roba che si è lavorata, la veste che si è fatta, acciò non succeda,<br />

come è succeduto, che il debitore neghi quel che si è fatto, per non ricordarsi.<br />

Segnerà pure il denaro, o roba, che si riceverà a buon conto, o per compita<br />

mercede. E nel margine del libro si dirà “pagato” coll’aggiungere “roba”,<br />

o pure “danaro”» 91 .<br />

Il nuovo istituto si riconosceva e si è sempre distinto nel tessuto sociale<br />

della città di Assisi per la sua funzione educativa 92 . La del Gi<strong>gli</strong>o perseguì<br />

– come abbiamo visto – la sua missione particolare di creare una nuova realtà<br />

educativa in Assisi, una «scolla per le zitelle» per usare le parole della sua<br />

supplica autografa indirizzata a Clemente XI nel 1716 93 .<br />

Molti documenti, di entrambi i fondatori, testimoniano, per questa prima<br />

fase, le varie, trava<strong>gli</strong>ate vicende dell’acquisto della prima casa e della scuola,<br />

riferendosi alle istituzioni-modello cui quest’ultima si ispirava e le caratteristiche<br />

progettuali che la scuola avrebbe dovuto avere. Si tratta soprattutto<br />

di lettere, per lo più carte sciolte spesso estrapolate nel corso de<strong>gli</strong> anni dalle<br />

pratiche originarie e successivamente riunite in fascicoli distinti per materia<br />

94 . Non è stato però conservato alcun documento – se si eccettua un picco-<br />

89 ASFMA, Libro <strong>delle</strong> defunte del Gi<strong>gli</strong>o dal 1709 fino all’anno 1861, p. 1. Il successivo<br />

Libro II° <strong>delle</strong> defunte <strong>religiose</strong> del monastero del Gi<strong>gli</strong>o in Assisi, contenente necrologi dal<br />

1863 al 1946, conserva sostanzialmente l’impostazione data dal Marcheselli nel 1709.<br />

90 Si veda ad esempio il capo II del titolo XIII <strong>delle</strong> Istruzioni del 1730, interamente dedicato<br />

ai lavori manuali. Cfr. asfma, Istruzioni di perfezione sopra la Regola del 3° Ordine...,<br />

cit., pp. 162-164.<br />

91 ASFMA, Istruzioni secondo la mente..., cit., pp. 167-168.<br />

92 Questa realtà ha caratterizzato l’Istituto fino al 1950, data in cui si è chiusa l’ultima scuo-<br />

la gestita dalle suore in Assisi.<br />

93 ASFMA, Alla santità di nostro signore papa Clemente XI..., cit.<br />

94 Dopo la morte del padre Marcheselli, la cura della comunità del Gi<strong>gli</strong>o fu affidata prima<br />

al padre Ubaldo Tebaldi OFMConv (dal 1747 al 1748), conterraneo del Marcheselli (che fu,<br />

insieme al padre Lipsin, uno tra i più noti e solerti <strong>archivi</strong>sti del Sacro Convento) e quindi al<br />

padre Antonio Maria Tomeucci d’Anagni OFMConv, Visitatore del Terz’Ordine, che si occuperà<br />

del «Gi<strong>gli</strong>o» per circa venti anni (dal 1751 al 1778). La tenuta dell’<strong>archivi</strong>o doveva già<br />

costituire un problema per le suore; il Tomeucci ne tenta un riordinamento riunendo le carte<br />

295


lo registro del 1819 95 – che rimanga a testimoniare direttamente dell’attività<br />

istituzionale della scuola 96 .<br />

Nel terzo decennio del Settecento la Casa raggiunse una certa stabilità e<br />

si precisò me<strong>gli</strong>o l’identità della comunità del Gi<strong>gli</strong>o, cui venne riconosciuta<br />

una certa autonomia rispetto alle altre aggregate al Terz’Ordine dei Fran-<br />

sciolte in fascicoli, attribuendo ad essi un «argomento» ed un numero di corda (ad es. «Notizie<br />

sopra la lite della casa. 8°») ed aggiungendo dei regesti sul verso dei documenti ritenuti<br />

più importanti. Di sua mano sono inoltre numerose altre segnature <strong>archivi</strong>stiche, poste su fascicoli<br />

e registri (ad es. Libro de<strong>gli</strong> Ordini. Scansia II, n° IV). Si desiderano però i mezzi di<br />

corredo coevi a questo tentativo di riordino. La mano del Tomeucci è poi riconoscibile, ad integrare<br />

quella del Marcheselli, sulla maggior parte dei registri conservati. Nel Libro dei Bonificamenti<br />

si legge poi che suor Eulalia Tamacoldi da Casalmaggiore proprio in questo periodo,<br />

in collaborazione con il Tomeucci: «Aprile e maggio 1761. […] 4. Fece copiare nel libro<br />

tutti gl’istromenti stipolati fino dal principio che fu fondato questo conservatorio, venendo<br />

a questo mese di maggio 1761, e tuttavia si copieranno in tempo futuro nel libro nuovo recentemente<br />

comprato a tal effetto, e ciò per la necessaria notizia che dee aversi degl’interessi<br />

più rilevanti di casa» (c. 22r) e ancora: «Giugno 1761. 6. In questo mese fu fatto il nuovo<br />

<strong>archivi</strong>o per conservarvi tutti li nostri libri manoscritti, li libri dell’introito e dell’esito, le copie<br />

dell’istromenti, li requisiti <strong>delle</strong> fi<strong>gli</strong>uole che si vestono, ed altre scritture appartenenti al<br />

buon regolamento in questa nostra casa» (c. 22v). ASFMA, Libro nel quale si noteranno tutti<br />

i bonificamenti che si faranno a favore della casa e della Congregazione. Comincia dell’anno<br />

1723, 16 novembre al tempo del governo della madre suor Angela del Gi<strong>gli</strong>o, fondatrice<br />

di detta casa, e Congregazione (anche questo registro è impostato per mano del Marcheselli).<br />

Simbolo di questa solerte «sinergia» di intenti del padre Marcheselli, del padre Tebaldi e<br />

del padre Tomeucci nella cura del conservatorio del Gi<strong>gli</strong>o è il manoscritto: Ventisette discorsetti,<br />

pronunciati sia in occasione di alcune speciali festività che per le funzioni domenicali,<br />

indirizzati alle Terziarie, conservato nella BiBLioteca deL sacro coNveNto di saN fraNcesco<br />

iN assisi. Fondo moderno, ms. 202: autografo del padre Marcheselli, esso è stato completato<br />

- dopo la sua morte - dal padre Ubaldo Tebaldi, il quale aggiunge di suo pugno l’ultimo<br />

Discorsetto, datato 19 novembre 1747, preceduto dalla nota «tutti i precedenti discorsetti<br />

sono del padre Giuseppe Antonio Marcheselli, e scritti di suo proprio carattere. Ita est. Frater<br />

Ubaldus Tebaldi <strong>archivi</strong>sta, et Tertii Ordinis visitator». Di mano di Antonio Maria Tomeucci<br />

è invece l’Indice, inserito posteriormente sul fo<strong>gli</strong>o di guardia, distribuito su due colonne.<br />

95 ASFMA, Convittrici ed educande. 1819.<br />

96 Nella Biblioteca del Sacro Convento di San Francesco in Assisi abbiamo recentemente ritrovato<br />

un Compendio della Regola del Terz’Ordine di S. Francesco e <strong>delle</strong> Costituzioni ad<br />

essa relative pubblicate per ordine del rev.mo p. maestro Giuseppe Antonio Marcheselli Minore<br />

Conventuale per le Terziarie del venerabile monastero del Gi<strong>gli</strong>o in Assisi, Assisi 1886,<br />

all’interno del quale è contenuto un Regolamento per le educande del Monastero del Gi<strong>gli</strong>o<br />

in Assisi ed un Orario per le alunne del Collegio del Gi<strong>gli</strong>o in Assisi (pp. 60-68).<br />

296


cescani Conventuali. Un parziale statuto autonomo venne loro riconosciuto,<br />

come abbiamo visto, nel 1734, quando il custode del Sacro Convento Giambattista<br />

Preti da Copertino emanò per il Gi<strong>gli</strong>o un regolamento, accettato e<br />

sottoscritto da tutte le Terziarie, che rappresenta il primo atto del processo di<br />

istituzionalizzazione della congregazione 97 .<br />

Il Libro de<strong>gli</strong> Ordini dei Superiori, simmetrico all’omonima serie conservata<br />

nell’Archivio del Sacro Convento, inizia per mano del Marcheselli<br />

proprio in questa occasione e registrerà, nel corso de<strong>gli</strong> anni e fino al 1983,<br />

l’evoluzione <strong>delle</strong> vicende istituzionali e legislative della pia Casa fino alla<br />

trasformazione in attuale Istituto <strong>delle</strong> Suore Francescane Missionarie di Assisi<br />

98 . In esso, a tenore <strong>delle</strong> Costituzioni Urbane, i padri conventuali succeduti<br />

al Marcheselli (soprattutto padri visitatori del Terz’Ordine, ma anche custodi<br />

del Sacro Convento e ministri generali) e talvolta alcuni vescovi hanno<br />

più volte ribadito i contenuti <strong>delle</strong> Istruzioni-Costituzioni del fondatore 99<br />

ed hanno lasciato nuove istruzioni per la conduzione e l’amministrazione dell’ente,<br />

tra le quali norme precise sulla produzione e la conservazione dei documenti.<br />

Oggi, mentre la curia generale rimane in Assisi, numerose comunità sono<br />

state aperte in tutto il mondo.<br />

Mi piace allora chiudere questo intervento con le parole del vicario generale<br />

padre Gaetano Stano che, durante la visita del 25 maggio 1965, lasciava<br />

scritto nel Libro de<strong>gli</strong> Ordini: «L’Archivio Generale sia sempre tenuto in<br />

buon ordine e la documentazione, anche riguardo al passato, venga opportunamente<br />

integrata, ove vi fossero <strong>delle</strong> lacune» 100 .<br />

97 ASFMA, Libro delli Ordini che si osservano dalle suore Terziarie dette del Gi<strong>gli</strong>o. Nume-<br />

ro 1, pp. 1-10<br />

98 ASFMA, Libro delli Ordini..., cit. All’interno, sul fo<strong>gli</strong>o di guardia, si legge: «Libro de<strong>gli</strong><br />

Ordini de Superiori fatto nel 1734, 15 aprile, sotto il governo del M. R. P. Giambattista Preti<br />

da Copertino, custode del Sacro Convento di S. Francesco; fatto in occasione, che chiuse la<br />

visita cominciata adì 1 aprile di detto anno e che lasciò gl’infrascritte ordinazioni, da noi accettate<br />

e sottoscritte».<br />

99 Così ad esempio il custode del Sacro Convento frate Giuseppantonio Petrina che, nella<br />

visita del 18 aprile 1759, lascerà scritto: «Si mantengano in esercizio le sante Istruzioni, lasciate<br />

come Costituzioni dal fondatore di detto Conservatorio padre maestro Giuseppe Marcheselli<br />

di beata memoria» (p. 32); o ancora il padre Antonio Maria Tomeucci che, in veste<br />

di «Visitatore di tutto il Terz’Ordine de’ Minori Conventuali di San Francesco d’Assisi», il 7<br />

maggio 1764 osserva che «nel collegio <strong>delle</strong> sorelle nostre Terziarie del Gi<strong>gli</strong>o [...] vi fiorisce<br />

l’adempimento <strong>delle</strong> particolari loro Costituzioni lasciate dalla fedele memoria del padre<br />

maestro Giuseppe Marcheselli fondatore» (p. 37). ASFMA, Libro delli Ordini..., cit.<br />

100 Ibidem, p. 142.<br />

297


E più tardi, a chiudere lo stesso registro nel 1983, il padre Basilio Heiser,<br />

allargando metaforicamente oltre quelli geografici anche <strong>gli</strong> orizzonti «<strong>archivi</strong>stici»<br />

dell’Istituto, auspicava la formazione di piccoli <strong>archivi</strong> presso ogni<br />

comunità, dove conservare accuratamente anche i documenti <strong>delle</strong> nuove fondazioni<br />

101 .<br />

101 Ibidem, p. 158.<br />

298


ASFMA, Istruzioni di perfezione sopra la Regola del 3° Ordine del gran Patriarca S. Francesco<br />

(1730, autografo del padre Giuseppe Antonio Marcheselli).<br />

ASFMA, Libro di robba, e denari <strong>delle</strong> sorelle vestite (frontespizio autografo del padre Giuseppe<br />

Antonio Marcheselli, con aggiunte postume del padre Antonio Maria Tomeucci).<br />

299


ASFMA, Libro <strong>delle</strong> defunte del Gi<strong>gli</strong>o dal 1709 fino all’anno 1861 (frontespizio autografo<br />

del padre Giuseppe Antonio Marcheselli).<br />

ASFMA, Libro dei lavori fatti alli signori Mazzichi; Lavori fatti alli signori Sermattei; Pagamenti<br />

dei signori Mazzichi; Pagamenti dei signori Sermattei.<br />

300


ASFMA, «All’illustrissimo signore il signor abbate Alessandro Borgia governatore di Assisi»;<br />

«Alla santità di nostro signore papa Clemente XI» (Lettere autografe di suor Angela del Gi<strong>gli</strong>o;<br />

il regesto e la segnatura <strong>archivi</strong>stica sono di mano del padre Antonio Maria Tomeucci).<br />

ASFMA, Libro delli Ordini che si osservano dalle Suore Terziarie dette del Gi<strong>gli</strong>o. N. 1 (autografo<br />

del padre Giuseppe Antonio Marcheselli).<br />

301


Luigi CaCCiagLia<br />

L’<strong>archivi</strong>o del monastero dell’Incarnazione detto<br />

<strong>delle</strong> «Barberine» (1639-1907)<br />

L’<strong>archivi</strong>o del monastero dell’Incarnazione alla Biblioteca Vaticana<br />

Le carte del monastero dell’Incarnazione giunsero alla Biblioteca Vaticana<br />

nel 1907. Dopo più di trent’anni passati in regime di soppressione, le suore<br />

dell’Incarnazione (dette le «Barberine»), prima di lasciare Roma per andare<br />

definitivamente a risiedere nel monastero carmelitano di Santa Maria de<strong>gli</strong><br />

Angeli di Firenze (oggi di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi), andarono in<br />

udienza da Pio X, accompagnate dal cardinale protettore Casali Del Drago,<br />

dal visitatore del monastero padre Simone Bernardini, ex priore generale dei<br />

Carmelitani, e dal principe Enrico Barberini, e depositarono in Vaticano tutti<br />

i documenti dell’<strong>archivi</strong>o del monastero perché fosse unito ai documenti dell’<strong>archivi</strong>o<br />

della fami<strong>gli</strong>a Barberini 1 .<br />

Il monastero <strong>delle</strong> Barberine, che si trovava in via Pia (oggi via XX Settembre)<br />

era stato espropriato dal Governo Italiano nel 1871, insieme al contiguo<br />

monastero di Santa Teresa, per costruire il Ministero della Guerra (oggi<br />

Ministero della Difesa). Le suore di Santa Teresa passarono in un primo momento<br />

al monastero di Regina Coeli, le Barberine in quello di Santa Pudenziana,<br />

dove rimasero fino al trasferimento a Firenze. Il principe Barberini promosse<br />

subito una causa contro il governo, rivendicando il monastero come<br />

proprietà privata della fami<strong>gli</strong>a Barberini, che lo aveva costruito e dotato,<br />

mentre le monache erano soltanto beneficiarie. Ma la sentenza, emessa il 27<br />

settembre 1871, non riconobbe valide le ragioni del principe e <strong>delle</strong> monache<br />

2 .<br />

1 Firenze, arChivio deL monastero deLLe CarmeLitane di Careggi (oggi monastero di Santa<br />

Maria Maddalena de’ Pazzi, ex monastero di Santa Maria de<strong>gli</strong> Angeli), Ricordi dal 1846 al<br />

1908, pp. 136 e 139; cfr. s. Possanzini, Le Barberine. Monastero carmelitano dell’Incarnazione<br />

del verbo divino in Roma (1639-1907), Roma 1990, pp. 226-227.<br />

2 BiBLioteCa aPostoLiCa vatiCana (d’ora in poi: BAV), Arch. Barb., Indice II, 1813, Alcune<br />

scritture stampate e sentenza nella causa relativa all’espropriazione del monastero <strong>delle</strong><br />

Barberine.<br />

303


I volumi, i registri e le filze furono collocati nella Biblioteca Vaticana in<br />

coda all’Archivio Barberini, fra i materiali da ordinare e inventariare. Solo recentemente<br />

sono stati ordinati e inventariati da chi scrive 3 .<br />

Le principali serie <strong>archivi</strong>stiche<br />

Questo l’elenco sommario dei volumi, <strong>delle</strong> filze, dei registri e <strong>delle</strong> serie<br />

<strong>archivi</strong>stiche che compongono l’<strong>archivi</strong>o (in totale 200 unità <strong>archivi</strong>stiche):<br />

Memorie (Cronache) del monastero: I: «Relatione della fondazione del<br />

venerabile monastero della SS. Incarnatione di Roma alle Quattro Fontane in<br />

strada Pia; dei superiori che l’hanno governato, <strong>religiose</strong> in esso vestite, morte<br />

di quelle, et altro notabile. Raccolta dai manoscritti che si conservano in<br />

detto Monastero e descritta dalla Rev.da Madre S.or Anna Geltruda della SS.<br />

Incarnazione. Revista e fatta copiare dal P. Gio. Giacomo, Agostiniano Scalzo,<br />

Visitatore l’anno 1697 [1639-1718]»; II: «1706-1781»;<br />

Lettere <strong>delle</strong> fondatrici, 1629-1667: raccolta di lettere e varie scritture<br />

<strong>delle</strong> fondatrici (suor Innocenza [Camilla Barberini, 1598-1666] e suor Maria<br />

Grazia [Clarice Barberini, 1606-1665]);<br />

3 Due registri e una busta dell’<strong>archivi</strong>o si conservano all’arChivio di stato di roma (d’ora<br />

in poi: asroma), Corporazioni <strong>religiose</strong> <strong>femminili</strong>, Carmelitane «Barberine»; altre 24 buste<br />

nel monastero di Santa Maria Maddalena de’Pazzi di Careggi (Firenze): si tratta per lo<br />

più di copie di lettere e documenti del monastero all’epoca della fondazione. Copia della prima<br />

parte de<strong>gli</strong> annali del monastero si trova nell’arChivio generaLe dei CarmeLitani (d’ora<br />

in poi AGC), II CO II 11, Narrazione ossia informazione della Fondazione del Ven. Monastero<br />

dell’Incarnazione del Verbo Divino di Roma dell’Ordine Carmelitano seguita l’anno<br />

MDCXXXIX con varie notizie al medesimo spettanti, ff. 29-44. Si tratta di un manoscritto<br />

contenente le relazioni <strong>delle</strong> fondazioni di diversi conventi carmelitani. Il racconto della fondazione<br />

del monastero dell’Incarnazione si inizia dall’anno 1639 (trasferimento <strong>delle</strong> monache<br />

da Firenze a Roma) e termina al 1645 (dopo la morte di Urbano VIII, di quella immediatamente<br />

seguita di Costanza Magalotti e il completamento della fabbrica del monastero). Diverse<br />

citazioni dall’<strong>archivi</strong>o (con segnatura provvisoria) in: L. Fiorani, Monache e monasteri<br />

romani nell’età del quietismo, «Ricerche per la storia religiosa di Roma», I (1977), pp. 63-<br />

111. La storia del convento, dalla sua fondazione alla soppressione, è stata ampiamente descritta,<br />

sulla scorta di un’accurata ricerca documentaria, da: Possanzini, Le Barberine..., cit.<br />

Va notato che questo autore, al tempo della pubblicazione del suo libro, non ha potuto vedere<br />

i documenti dell’<strong>archivi</strong>o dell’Incarnazione, allora non consultabile.<br />

304


Educande, 1700-1760: domande per l’ammissione <strong>delle</strong> ragazze all’istruzione<br />

nel monastero; Novizie, 1640-1768: licenze per le prove <strong>delle</strong> novizie;<br />

Vestizioni, 1640-1762; Professioni solenni, 1641-1743; Nomine Barberini,<br />

1640-1770 (in virtù dello Juspatronato sul monastero il principe Barberini aveva<br />

diritto a nominare 18 monache); Confessori e predicatori, 1660-1768;<br />

Licenze, diversi volumi per <strong>gli</strong> anni 1680-1800 («rolli»: permessi accordati<br />

dal cardinale protettore o dal vicegerente o dal vicario a persone esterne<br />

per le visite e altre varie necessità <strong>delle</strong> monache in deroga alla clausura);<br />

Brevi, patenti, chirografi, I: 1630-1642, II: 1643-1765, III: 1639-1705;<br />

Istrumenti diversi, I: «1626-1662», II: «1663-1746»;<br />

Costituzioni (il regolamento del monastero, approvato dal capitolo e dalle<br />

autorità);<br />

«Originale del Rituale del Venerabile Monastero della Ss.ma Incarnazione<br />

del Verbo Divino, detto Le Barberine, di Roma. Impresso colla licenza<br />

del rev.mo p.re m.ro del Sag. palazzo, dopo essere stato detto Rituale rivisto,<br />

et approvato da Monsig. Pier Santi M.ro di Cerimonie di N.ro S.re. 1742»,<br />

esemplare manoscritto, ff. sciolti, pp. 1-216 n.a., cm 21,5x16;<br />

Rituale del Ven. Monastero della SS.ma Incarnazione del Verbo Divino<br />

in Roma, e degl’altri monasteri del suo Instituto Diviso in tre Parti. Prima<br />

parte: Riti appartenenti al Divino Officio, e Messa. Seconda Parte: Processionale<br />

Annuo. Terza Parte: Diversi Statuti Religiosi, In Roma, per Girolamo<br />

Mainardi, 1742, pp. 288, cm 19x13;<br />

Inventari (vari elenchi de<strong>gli</strong> arredi: sagrestia, mobili quadri);<br />

Autentiche di reliquie (certificati);<br />

Cappella Pamphilj: obbligo della messa quotidiana perpetua secondo<br />

l’intenzione di suor Maria Maddalena, al secolo principessa Pamphilj;<br />

Filiazioni (documenti sul monastero di Vetralla e di Monterotondo);<br />

Libri d’istrumenti (contratti e compravendite varie), 1639-1800;<br />

Posizioni legali (varie cause che le <strong>religiose</strong> ebbero per controversie di<br />

debiti, confini ed eredità);<br />

305


Posizioni diverse (vari volumi di interessi diversi);<br />

Dichiarazione della Priora del Monastero della SS.ma Incarnazione di<br />

aver ricevuto il Publicetur del Rituale dal signor Girolamo Mainardi stampatore<br />

camerale, agosto 1742;<br />

Libro <strong>delle</strong> congregazioni, 1650-1658;<br />

Decreti e risoluzioni prese nelle visite e congregazioni, 1658-1700;<br />

Lettere <strong>delle</strong> fondatrici, 1629-1667;<br />

Lettere e bi<strong>gli</strong>etti, dal 1640 al 1767;<br />

Rubricellone dell’<strong>archivi</strong>o;<br />

Computisteria<br />

Sono presenti al completo tutte le filze e i registri <strong>delle</strong> serie contabili del<br />

monastero, dalla fondazione all’estinzione (1638-1870): Giornali, Dispensa,<br />

Entrata-Uscita, Registri dei mandati, Rincontro con i banchi, Giustificazioni<br />

(conti e ricevute), Libri mastri.<br />

Le «Cronache» del monastero<br />

«Relatione della Fondazione del Venerabile Monastero della SS: Incarnatione<br />

di Roma alle quattro Fontane in Strada Pia: De’ Superiori, che<br />

l’hanno governato: Religiose in esso vestite; Morte di quelle: Et altro<br />

notabile. RACCOLTA DA’ MANOSCRITTI, che si conservano in detto<br />

Monastero; E descritta dalla Rev.da Madre S:or ANNA GERTRUDA<br />

della SS: Incarnazione. Revista, e fatta copiare DAL P. GIO: GIACO-<br />

MO Agostiniano Scalzo, VISITATORE, l’anno 1697».<br />

In questo manoscritto 4 sono state registrate dalle stesse monache <strong>gli</strong><br />

avvenimenti più salienti della vita del monastero (le domande di ammissione<br />

<strong>delle</strong> novizie, le professioni, le morti, persino alcuni «miracoli») e naturalmente<br />

la storia della sua fondazione. Prima di iniziare in forma annalistica<br />

l’esposizione de<strong>gli</strong> avvenimenti del convento un’ampia premessa del padre<br />

confessore to<strong>gli</strong>e ogni dubbio, se ce ne fossero stati, su<strong>gli</strong> scopi parenetici<br />

dello scritto:<br />

4 BAV, Archivio del monastero dell’ Incarnazione.<br />

306


«Provocant exemplo. Imitari non pigeat quod celebrare delectat. Inspice<br />

et fac secundum exemplarium (Exodi 25). Haec est via, ambulate in<br />

ea; ut non declinetis ad desteram, neque ad sinistram (Isaiae c. 39). Aemulamini<br />

charismata meliora (I Cor. 12). Sanctorum vita ceteris norma<br />

vivendi est (S. Amb.).<br />

Molto Reverende Madri.<br />

Il buono ha due qualità, una contraria all’altra, con una ruba e tira a’ se<br />

gl’affetti altrui, e con l’altra si diffonde in beneficiare li suoi affettionati:<br />

così segue nell’ordine della natura, e della gratia. In quello vediamo<br />

che li fiori col bello de colori, e grato odore loro tirano a’ se l’api,<br />

ed esse danno alle medesime un suavissimo pascolo di ruggiada; ed in<br />

questo della gratia le virtù sono la calamita che con incanto celeste tirano<br />

<strong>gli</strong> animi nobili (come rubandoli à loro stessi) alla contemplazione<br />

del loro bello, e insieme li arricchiscono di tale tesoro che basta per<br />

comprare il cielo. Tanto essendo per verità e tanto conoscendo i cuori<br />

santamente interessati hanno per costume di lasciarsi attrahere dalle<br />

altrui virtuose attioni, e però non perdono di vista gl’esercitij di santità<br />

praticati da altri per fornirne se stessi con l’immitatione, e de’ molti<br />

che leggiamo che così fecero basterà insinuare due (citati dal Rodriguez,<br />

parte prima, trat. primo cap. 13): il primo sia quel grande abbate<br />

de romiti nella Tebaide S. Antonio, et il secondo S. Bernardo abbate de<br />

monaci in Chiaravalle, quali per loro principale studio questa attentione<br />

hebbero di co<strong>gli</strong>ere da CiasCuno iL migLiore e con questa diligenza<br />

unirono in se stessi quell’ottimo di <strong>religiose</strong> virtù che già mai à bastanza<br />

potrà lodarsi. Quello che si vede praticare da altri dà più efficaci stimoli<br />

e maggiori impulsi al ben operare, che non fà la persuasione con molte<br />

ragioni, attesa la facilità con che ci lusinga più l’essempio che le parole,<br />

così anche disse e ci lasciò scritto Seneca: longum esse iter per praecepta,<br />

breve atque efficax per exempla. Con un tale fine prego le RR.<br />

vostre a rimirare nelli seguenti fo<strong>gli</strong> li fiori <strong>delle</strong> virtù germo<strong>gli</strong>ati nel<br />

recinto di questo monastero, giardino del nostro celeste sposo, e riconoscendo<br />

in esso la celeste manna ne andiate come api ingegnose succiando<br />

l’ottimo miele <strong>delle</strong> virtù <strong>religiose</strong> che vi hanno fabbricato con<br />

li loro essempi le nostre sorelle già ad altra vita passate, dove ci aspettano<br />

per goderne in loro compagnia se le imiterete. Api di tale buon gusto<br />

et artificio desidero quante sono al presente e quante saranno ne futuri<br />

anni in questo sacro monastero, acciò possa conservarsi in Prato di<br />

delizie al nostro Celeste sposo, di piacere alli Angeli, e d’ammiratione<br />

alli huomini. Loro dunque qual api delitiandosi e nutrendosi nei virtuosi<br />

fiori <strong>delle</strong> antecedenti madri e sorelle, con stimolo d’imitare ationi di<br />

307


sante, faranno proprie l’angeliche prerogative di quelle, e resteranno all’essempio<br />

de posteri fiorita pompa di gratia e manteneranno il monastero<br />

nell’amenità, in cui da quella Grande e Venerabile Madre d’eterna<br />

memoria degna, dico sr. Innocenza Barberini, fondatrice fu piantato,<br />

e munito di sante e belle leggi, come sono le nostre costitutioni, e <strong>delle</strong><br />

altre già trapassate con buona cultura nell’osservanza mantenuto; il che<br />

per l’intima cognitione che ho del comune, e particolare spero così sarà,<br />

ed anco più, che non dico in restituir<strong>gli</strong> questi fo<strong>gli</strong>, non in altro mi<strong>gli</strong>orati<br />

che nel carattere e nell’ordine, quali come cosa tutta di loro propria<br />

doveranno tenere ben cari, amare, custodire, et in essi specchiarsi, del<br />

che non dubito per la bontà <strong>delle</strong> RR. Vostre, alle quali faccio humilissima<br />

riverenza et alle orationi loro mi raccomando.<br />

In S. Nicola 1697, maggio.<br />

Delle RR. vostre servitore in X.to riverentissimo, et obbl.mo<br />

Fra Gio: Giacomo da S.Ag.no Ag.ano Scalzo».<br />

Cominciano così le cronache (Annali, Libro <strong>delle</strong> memorie) del convento<br />

dell’Incarnazione in Roma, dall’anno 1639, quando cioè fu fondato il monastero<br />

da Urbano VIII, e continuano fino al 1870, anno in cui il convento venne<br />

abbattuto dal governo italiano per costruire il Ministero della Guerra.<br />

Il monastero di Santa Maria de<strong>gli</strong> Angeli in Firenze e la fami<strong>gli</strong>a Barberini<br />

L’anno 1454 due o tre donne pie 5 , allo scopo di vivere lo spirito del Carmelo,<br />

si raccolsero in una casa in fondo alla piazza del Carmine a Firenze. La<br />

piccola comunità aumentò presto di numero, tanto da dover ampliare la casa<br />

e costruire una cappella. Intorno al 1480 il priore generale concede alle monache<br />

lo scapolare, abito dell’Ordine Carmelitano, legandole alla vita claustrale,<br />

e pochi anni dopo ottengono le prime Costituzioni, derivandole da un<br />

altro Carmelo fiorentino. E con queste Costituzioni undici <strong>religiose</strong> rinnovano<br />

la professione dei voti. Nel 1520 viene consacrata la chiesa e il monastero<br />

di Santa Maria de<strong>gli</strong> Angeli.<br />

Ne<strong>gli</strong> anni successivi numerose giovani «di prima nobiltà» entreranno a<br />

Santa Maria de<strong>gli</strong> Angeli, tanto che quando farà il suo ingresso Lucrezia de’<br />

Pazzi, la futura santa Maria Maddalena, le monache saranno un’ottantina 6 .<br />

5 Sul fenomeno del «bizzoccaggio» e <strong>delle</strong> «pinzochere», immediatamente precedente alle<br />

nuove fondazioni monastiche <strong>femminili</strong> cfr.: r. guarnieri, Pinzochere, in Dizionario de<strong>gli</strong><br />

Istituti di Perfezione, VI, Roma 1980, coll. 1721-1749.<br />

6 Possanzini, Le Barberine..., cit., p. 13.<br />

308


Pochi anni dopo la morte della santa entrarono le due sorelle Camilla e Clarice<br />

della nobile fami<strong>gli</strong>a Barberini, che in religione presero il nome di suor Innocenza<br />

e di suor Maria Grazia 7 . Questa fami<strong>gli</strong>a aumentò nobiltà e ricchezza<br />

specialmente dopo l’elezione a Sommo Pontefice (6 agosto 1623) di Urbano<br />

VIII, che riversò sui suoi parenti un cumulo di benefici nell’intento di far<br />

ascendere la fami<strong>gli</strong>a alla più alta opulenza. Poco dopo l’elezione creò cardinale<br />

il nipote Francesco, che aveva 26 anni; l’anno dopo toccò al fratello del<br />

papa, Antonio («cardinale di Sant’Onofrio»), e nel 1628 l’altro nipote Antonio<br />

(in seguito anche camerlengo e prefetto della Segnatura); infine creò cardinali<br />

altri due nipoti, fi<strong>gli</strong> di suoi cugini, Lorenzo Magalotti e Francesco Machiavelli.<br />

Il terzo nipote, Taddeo, lasciato laico per la continuazione della fami<strong>gli</strong>a,<br />

divenne principe di Palestrina e s’imparentò con la fami<strong>gli</strong>a Colonna.<br />

Tutte le maggiori abbazie caddero nelle prebende cardinalizie dei due giovani<br />

porporati Francesco e Antonio, e quando Urbano VIII passò da questa vita<br />

(1644), la fami<strong>gli</strong>a Barberini era straordinariamente ricca 8 .<br />

Oggetto <strong>delle</strong> premure del papa furono anche le nipoti suor Innocenza<br />

e suor Maria Grazia. I loro monasteri furono beneficiati dalla generosità dei<br />

Barberini, prima quello di Santa Maria de<strong>gli</strong> Angeli in San Frediano e a Borgo<br />

Pinti in Firenze, e poi quello dell’Incarnazione del Verbo Divino in strada<br />

Pia a Roma, voluto espressamente dal papa. Queste donazioni, dobbiamo osservare,<br />

non furono solo il frutto della generosità e <strong>delle</strong> premure del papa e<br />

dei fratelli verso suor Innocenza e suor Maria Grazia ma anche la decisa volontà<br />

di voler cautelare il patrimonio appartenente al maggiorasco e destinato<br />

alla discendenza della fami<strong>gli</strong>a da ogni possibile pretesa <strong>delle</strong> suddette sorelle<br />

9 .<br />

7 BAV, Arch. Barb.<br />

8 La fami<strong>gli</strong>a Barberini era di origine toscana e proveniva da Barberino di Val d’Elsa, abitava<br />

a Firenze e commerciava in lana e tessuti. Verso il 1540 la fami<strong>gli</strong>a si trasferì ad Ancona,<br />

dove continuò il commercio dei tessuti e si arricchì. Nella seconda metà del Cinquecento<br />

Francesco Barberini fu il primo laureato e il primo ecclesiastico della fami<strong>gli</strong>a, poi eletto<br />

prelato e protonotario. Lo zio Francesco fece arrivare a Roma il nipote Maffeo Barberini,<br />

poi Urbano VIII; con la morte dello zio, Maffeo fece spostare stabilmente a Roma da Firenze<br />

la fami<strong>gli</strong>a Barberini. Le tappe dell’ascesa economica e sociale della fami<strong>gli</strong>a sono legate<br />

alla carriera di Maffeo, che nel frattempo aveva sostituito i tre tafani dello stemma con le<br />

api. Cfr.: P. PeCChiai, I Barberini, «Archivi. Archivi d’Italia e rassegna internazionale de<strong>gli</strong><br />

<strong>archivi</strong>», 1959 (Quaderno doppio, 5); g. Lutz, voce Urbano VIII, in Enciclopedia dei Papi,<br />

III, pp. 298-321; L. von Pastor, Storia dei papi dalla fine del medio evo, trad. di A. merCati<br />

e P. CenCi, voll. XXI, Roma 1911-1954, vol. XIII, pp. 263-264.<br />

9 Bav, Arch. Barb., Indice II, 1707, Instrumentum declarationis factae per em:mum domn.<br />

Cardinalem Franciscum Barberinum quod elemosina per ipsum facta ven. monasterio San-<br />

309


Il monastero di Santa Maria de<strong>gli</strong> Angeli in Firenze pare che non si trovasse<br />

in un luogo felice, ragion per cui il papa e il cardinal Francesco nel 1628<br />

fecero trasferire le monache al convento di Cestello alla porta Pinti, in Firenze,<br />

abitato dai padri cistercensi 10 . Le trattative non furono facili ma alla fine<br />

i monaci dovettero arrendersi alla volontà del papa 11 .<br />

Dopo appena dieci anni del trasferimento <strong>delle</strong> monache da Borgo San<br />

Frediano al monastero dei cistercensi in Borgo Pinti, nel 1639, il papa Barberini<br />

fece venire a Roma le due nipoti suor Innocenza e suor Maria Grazia, insieme<br />

ad altre monache, per fondare un monastero di Carmelitane, a cui sarà<br />

dato il titolo dell’Incarnazione del Verbo Divino, ma che il popolo chiamerà<br />

<strong>delle</strong> «Barberine» per la fami<strong>gli</strong>a che lo aveva costruito.<br />

Le cronache 12 del monastero descrivono con ricchezza di particolari la<br />

fondazione:<br />

«1639. La gloriosa e santa memoria di Urbano VIII, creato Sommo<br />

Pontefice li 6 agosto 1623, havendo due sue nipote fi<strong>gli</strong>e del Sig.re D.<br />

Carlo Barberini suo fr.llo e della Sig.ra D. Costanza Magalotti Barberini,<br />

e queste monache nell’osserv.mo Monastero di S. Maria de<strong>gli</strong> An-<br />

ctae Mariae Angelorum Florentiae fuit per omni et toto eo quod pretendere possent in bonis<br />

maternis et eius sororis, et cum conditione quod quandocumque in eius familia fuerint feminae<br />

et quem monacham voluerint moniales eas gratis recipere debeant, rogato 29 maii 1628<br />

per acta Fonthia. Sull’istituto della primogenitura e sulle sue connotazioni sociologiche cfr.:<br />

m. PiCCiaLuti, L’immortalità dei beni. Fedecommessi e primogeniture a Roma nei secoli<br />

XVII e XVIII, Roma 1999 (Ius nostrum, 24).<br />

10 BAV, Arch. Barb., Indice II, 1717, Breve Urbani VIII confirmatorium permutationis monasterii<br />

S. Mariae Angelorum Florentiae cum monasterio de Cestello nuncupato monachorum<br />

Cistercensium ac omnium inde secutorum, 5 sept. 1633; Ibidem, 1719, Breve commutationis<br />

monasterii monialium Beatae Mariae Angelorum cum monasterio de Cestello nuncupato in<br />

civitate Florentiae, die 6 Decembris 1636; Possanzini, Le Barberine..., cit., pp. 19-23.<br />

11 BAV, Arch. Barb., Indice II, 1713, Stato della permuta del monastero del Borgo San Frediano<br />

con quello di Cestello, 1632; Ibidem, 1717, Breve Urbani VIII, Confirmatorium permutationis<br />

monasterii S. Marie Angelorum cum monasterio de Cestello nuncupato monachorum<br />

Cistercensium, ac omnium inde secutorum, 5 Septembris 1633; Possanzini, Le Barberine...,<br />

cit., pp. 19-23.<br />

12 Relatione della Fondazione del Venerabile Monastero della SS: Incarnatione di Roma alle<br />

quattro Fontane in Strada Pia: De’ Superiori, che l’hanno governato: Religiose in esso vestite;<br />

Morte di quelle: Et altro notabile. RACCOLTA DA’ MANOSCRITTI, che si conservano<br />

in detto Monastero; E descritta dalla Rev.da Madre S:or ANNA GERTRUDA della SS: Incarnazione.<br />

Revista, e fatta copiare DAL P. GIO: GIACOMO Agostiniano Scalzo, VISITA-<br />

TORE, l’anno 1697.<br />

310


geli, carmelitane della prima osservanza mitigata, nella città di Fiorenza,<br />

determinò nell’anno decimosesto del suo pontificato edificar<strong>gli</strong> un<br />

monastero in Roma, acciò ivi introducessero il loro santo istituto sotto<br />

la regola carmelitana et immitatione della S.ta M.re Maria Maddalena<br />

de Pazzi già monaca in detto monastero di Firenze, ove si venera il suo<br />

santo et incorrotto Corpo.<br />

Sua Santità spedì un breve diretto all’illustrissimo monsignore Passionei<br />

suo nuntio in Fiorenza, nel quale <strong>gli</strong> dava ordine che cavasse dal<br />

loro monastero e conducesse a Roma le due madri sue nepoti, dando facoltà<br />

ad esse di eleggersi sette altre monache coriste, et una conversa.<br />

Alli 4 Marzo l’ill.mo nuntio essequì l’ordine di S.a S.tà e si missero in<br />

viaggio la Rev.da M.re S.r Innocenza, la M.re S.r M.a Gratia Barberini,<br />

la M.re S.r Maria Grazia Pazzi Priora in S.ta Maria de<strong>gli</strong> Angeli e<br />

Priora per la nuova fondatione (questa M.re era nipote carnale di S. M.a<br />

Maddalena, che <strong>gli</strong> fu anche maestra nel tempo del novitiato) la S.r M.a<br />

Franc.ca del Giccando. La quale fu similmente discepola nel novitiato<br />

della S.ta madre, S.r Maria Puccini, S.r Catarina Eletta Lanzi, S.r Teresa<br />

Rasponi, nepote cugina <strong>delle</strong> madri Barberini, S.r Maria Minima<br />

Strozzi, S.r Maria Arcangela Pazzi, nepote della madre Priora, novitia<br />

non professa, e S.r Fede conversa.<br />

Giunte in Roma li 14 Marzo furono introdotte nella casa in Strada Pia<br />

aggiustata ad uso di monastero con tutte le suppellettili sì per il culto<br />

divino, come per uso <strong>delle</strong> dieci <strong>religiose</strong>, a spese di Sua Santità, tutto<br />

però con somma religiosità, parsimonia e semplicità, conforme l’uso<br />

del monastero di dove venivano.<br />

Furono incontrate dalli tre S.ri cardinali Barberini, dal Sig.r prencipe<br />

Prefetto, Sig.ra D. Costanza M.re, Sig.ra D. Anna Colonna cognata <strong>delle</strong><br />

madri barberine, con tutti li altri SS.ri Cavalieri, e Dame parenti.<br />

Il giorno seguente in carrozze ben chiuse furono menate a S. Pietro a<br />

bagiare il piede di S. Santità, dal quale benignamente accolte, trattenute<br />

e regalate di Santa Indulgenza e gratia; di più passarono al monastero<br />

di Sant’Egidio, ove entrate diedero l’abbraccio di pace alle madri Suor<br />

Hippolita Maria Teresa di Giesù e suor Chiara Maria della Passione, sorelle<br />

della signora donna Anna Colonna Barberini, et a tutte le <strong>religiose</strong>,<br />

et ad hora competente ritornarono al loro monastero, di dove non ne<br />

uscirono più, benché la clausura non vi fosse messa sino quando fu posta<br />

la prima pietra della nuova chiesa, che fu alli 16 lu<strong>gli</strong>o 1644, come<br />

si dirà a carta [...].<br />

[...] e a dì 21 maggio 1639 spedì Sua Santità il breve della donatione<br />

fatta dall’ecc.mo principe D. Taddeo Barberini, nepote di Sua Santità e<br />

Prefetto di Roma, di scudi 20 mila per le dieci <strong>religiose</strong> venute a fon-<br />

311


dare, e con altri scudi 15 assegnati dal medesimo sig. principe D. Taddeo<br />

l’anno 1640 fanno la somma di scudi 35 mila moneta per tanto ci<br />

sia dote per 17 monache coriste da nominarsi in perpetuo da chi succederà<br />

nel principato, et all’hora ne furono scomprati tanti luoghi di monte<br />

che fruttarono scudi 83 per monaca e di detta donatione se ne fa mentione<br />

nel suddetto breve, e nell’altro dell’eretione del monastero 13 , che<br />

fu spedito il dì prima apposta, con il nome della chiesa e monastero della<br />

Ss.ma Incarnatione; quali brevi si conservano nel monastero.<br />

A primo settembre fu eletto e stabilito per fattore m. Gio. Batt.ta Rigaccioli;<br />

a 23 settembre per breve di Sua Santità fu profanata la chiesa<br />

compra dalli padri dello Scole Pie.<br />

A primo ottobre fu costituito per padre spirituale e confessore di questo<br />

monastero il padre Geronimo Barberi fiorentino canonico di S. Maria in<br />

via Lata; continuò tal carica sino alla morte che fu li 4 agosto 1655.<br />

A dì 10 Dicembre monsignor Gio. Battista Altieri vescovo di Camerino,<br />

vicegerente del cardinal Ginetti vicario di N.ro Signore consegnò per<br />

ordine di Sua Santità alle sue nepoti, la m.re suor Innocenza e m.re suor<br />

Maria Grazia Barberini, il tesoro de santi corpi Clemente, et Exuperantia<br />

martiri, quali furono adornati e riposti in cassette d’ebano [...].<br />

1640. A dì primo Genaro per ordine del regnante Pontefice monsignor<br />

Vicegerente Altieri consegnò alle due madri fondatrici le vesti dei santi<br />

martiri Vittorino e Sinforiano, cavate dal cimitero di S. Callisto [...].<br />

A dì [...] Aprile doppo tredici mesi e molte istanze <strong>delle</strong> <strong>religiose</strong> di S.<br />

Maria de<strong>gli</strong> Angeli in Fiorenza che richiedevano la loro madre Priora,<br />

con le solite licenze et accompagnamenti tornarono al loro primo monastero<br />

la madre Maria Gratia Pazzi, suor Maria Puccini, suor Maria Minima<br />

Strozzi, suor Maria Arcangela novitia, e suor Fede conversa 14 .<br />

A dì 27 Maggio fu eletta per madre Priora la r.da madre Innocenza Barberini;<br />

ricevè di commissione di S. S.tà li voti l’e.mo Sig. Card.le Francesco,<br />

vicecancelliere, et in nome suo confirmata la detta, distribuì <strong>gli</strong><br />

altri offitii tra le 4 <strong>religiose</strong>, cioè alla madre del Giocondo appoggiò il<br />

carico di quanto appartiene alla madre sottoposta, ma senza il titolo; la<br />

sartaria, lana e l’accompagnare li secolari alla madre suor Maria Gratia;<br />

la sagrestia, la porta e maestra <strong>delle</strong> zitelle prese per converse; alla madre<br />

suor Caterina Eletta l’infermeria, la spetiaria, la dispenza, il refetto-<br />

13 Cfr. BAV, Arch. Barb., Indice II, 1765, Chirografo di Urbano VIII di donatione di ventimila<br />

scudi fatta dal principe Taddeo Barberini [...] con dichiarazione di pesi, vincoli e riserve<br />

anche di giuspatronato laicale [...].<br />

14 AGC, II CO II 11, Narrazione ossia informazione..., ff. 32r-v (Possanzini, Le Barberine...,<br />

cit., pp. 42-43).<br />

312


io e porta; alla madre suor Maria Teresa la sagrestia, porta, ascoltatrice<br />

e accompagnatrice 15 .<br />

In quest’anno l’ecc.ma signora d. Costanza 16 madre <strong>delle</strong> sorelle Barberini<br />

ottenne breve spedito li 13 settembre di vivere in questo monastero<br />

in abito secolare, benché di virtù religiosissima; menò seco una<br />

sua pronipote di anni cinque, chiamata sig.ra Costanza Quarasati, fiorentina,<br />

e due damigelle, et una per servitij bassi: allora non essendovi<br />

clausura pur elle non usciva che di rado a bagiare il piede a S. S.tà e da<br />

signori fi<strong>gli</strong>uoli in casi urgenti, aiutando di portinara, mettendo le mani<br />

a tutto, obediente alla madre Priora, e riverente alle <strong>religiose</strong>, che incontrandole<br />

si fermava e voleva che quelle pasassero, dicendo: a voi conviene<br />

che sete vergini spose di Giesù, et io no, ma sono una carogna.<br />

A dì 10 Genaro Sua Santità costituì Protettore il suo fratello sig. cardinale<br />

Antonio S. Onofrio Capuccino, benché il Breve uscisse l’anno seguente,<br />

1641, X Genaro 17 .<br />

A dì detto fu dato Prelato al monastero mons.r Gio: Battista Scanaroli,<br />

vescovo di Sidonia, quale dal principio della fondazione sopraintendé<br />

alle compre, spese che si fecero, et il casino ove fecero la prima entrata<br />

le madri che vennero da Firenze era habitato da detto Prelato, quale<br />

era in proprietà dell’em.mo cardinale Francesco Barberini Vicecancelliere<br />

fu poi donato da S. E. alla Casa Barberini per servitio <strong>delle</strong> donne<br />

di detta Casa che bramassero vivere retirate in clausura in habito secolare<br />

fuora de strepiti del mondo [...].<br />

15 AGC, II CO II 11, f. 34v (Possanzini, Le Barberine..., cit., p.44).<br />

16 Costanza Magalotti era fi<strong>gli</strong>a di Vincenzo Magalotti e di Clarice Capponi, proveniva da<br />

un’antica fami<strong>gli</strong>a di mercanti fiorentini. Si sposò diciannovenne con Carlo Barberini (fratello<br />

di Urbano VIII) ed ebbe 7 fi<strong>gli</strong>: Francesco (1596, morto a pochi mesi), Francesco (1597,<br />

che divenne il Cardinal Nepote noto come «il cardinale Barberino»), Camilla (1598, monaca),<br />

Maria (1599, maritata), Taddeo (1603, principe di Palestrina), Clarice (1606, monaca),<br />

Antonio (1608, cardinale). Delle fi<strong>gli</strong>e soltanto Maria si sposò a diciannove anni nel 1618 con<br />

il nobile bolognese Tolomeo Du<strong>gli</strong>oli. Camilla e Clarice divennero suore, sull’esempio <strong>delle</strong><br />

prozie Barbadori, sorelle della nonna: suor Lucrezia e suor Aurelia in Santa Felicita. Cfr. PeC-<br />

Chiai, I Barberini, «Archivi. Archivi d’Italia e rassegna internazionale de<strong>gli</strong> <strong>archivi</strong>», serie II,<br />

anni XI-XII (1949), fascicolo I, pp. 11-41, e altre preziose informazioni nella: Vita di donna<br />

Costanza Magalotti, scritta da P. Francesco Leonardi della Congregazione della Madre di<br />

Dio, nel convento di S. Maria in Campitelli il 12 febbraio 1655, dedicata alle madri Barberine<br />

suor Innocenza e suor Maria Grazia sue fi<strong>gli</strong>e, in: BAV, Barb. lat., 4842.<br />

17 Cfr. anche BAV, Arch. Barb., Indice II, 1772, Il cardinale di S. Onofrio nominato Protetto-<br />

re del Monastero dell’Incarnazione (Possanzini, Le Barberine..., cit., p. 46).<br />

313


1640. Adì 9 Lu<strong>gli</strong>o entrò a prova per prima monaca corista la sig.ra<br />

Anna Maria Fani [di anni 16], fi<strong>gli</strong>a del sig.r Fabio Fani e della sig.ra<br />

Vittoria della Riccia.<br />

A dì 15 detto le quattro madri fondatrici cambiarono li cognomi del secolo,<br />

e la madre suor Maria Innocenza in cambio di Barberini pi<strong>gli</strong>ò<br />

il cognome della Ss.ma Incarnatione, la madre suor Maria Gratia del<br />

Ss.mo Sacramento, la madre suor Maria Francesca della Croce, la madre<br />

suor Maria Teresa della Madre di Dio.<br />

A dì 8 Dicembre presero l’abito di sorelle converse Felice Severini e<br />

Innocenza Antonini da Camerino dopo un anno di prova. La prima si<br />

chiamò suor Angela Felice di S. Brigida, l’altra suor Obedientia di S.<br />

Ignatio, e la funzione la fece il padre confessore.<br />

A dì 14 detto venne a prova per monaca corista la sig.na Plautilla, fi<strong>gli</strong>a<br />

del Sig.r Mutio Contrera spagnolo, e della si.ra Cornelia De Magistris.<br />

Adì 17 vennero a prova [...].<br />

1641. In quest’anno il Sig. Card.le Francesco Barberini Vice Cancelliere<br />

comprò il sito per fabricare di pianta il monastero, e il PP. Urbano<br />

VIII venne a visitare la nepote et a vedere il sito comprato dal cardinale<br />

Vicecancelliere e diede ordine che presto su li fondamenti, si alzasse e<br />

compisse la fabrica a spese sue, et a tale effetto diede all’hora venticinquemila<br />

scudi, et il disegno fu opera del si.r Luigi Arrigucci» 18 .<br />

In realtà il monastero in parte fu costruito sul terreno di proprietà della fami<strong>gli</strong>a<br />

Barberini, ma una parte del terreno fu acquistato dai padri <strong>delle</strong> Scuole<br />

Pie e fu abbattuto l’edificio del loro noviziato 19 . La costruzione del monastero<br />

procedeva alacremente e il nuovo edificio sarebbe stato abitato dalle monache<br />

da lì a pochi anni. Per la chiesa era stata gettata già la prima pietra, benedetta<br />

dal cardinal Francesco. Tutto era dovuto all’interessamento e alla munificenza<br />

del papa 20 ; e<strong>gli</strong> però morì il 29 lu<strong>gli</strong>o 1644 e non poté vedere finita<br />

un’opera che <strong>gli</strong> stava tanto a cuore. Ma nemmeno la morte del papa rallentò<br />

i lavori se non per il periodo di lutto. Il primo maggio 1645 «essendosi finita<br />

di accomodare quella parte di fabbrica e resa abitabile, la sera [...] andorno<br />

processionalmente tutte le monache, con candele accese in mano, cantando<br />

salmi e inni, a prendere il possesso prima nel coro e doppo per li dormito-<br />

18 Memorie, p. 9 = AGC, II CO II 11, Memorie della fondazione, f. 37r; Possanzini, Le Bar-<br />

berine..., cit., p. 47.<br />

19 BAV, Arch. Barb., Indice II, 1749, Compre fatte dalli Padri <strong>delle</strong> Scuole Pie alle Quattro<br />

Fontane per suo Noviziato, oggi Monastero <strong>delle</strong> Barberine.<br />

20 Il monastero fu visitato dal papa Urbano VIII, zio <strong>delle</strong> due sorelle fondatrici, con una cer-<br />

ta frequenza.<br />

314


i; et andando ciascuna alla cella della santa obbedienza assegnata, s’inginocchiava<br />

sulla so<strong>gli</strong>a della porta, domandandola alla Madre Priora per amore di<br />

Dio insieme con l’uso di tutto quello che vi era» 21 .<br />

I monasteri a Roma nel Seicento<br />

Numerosi <strong>gli</strong> spunti che provengono da queste carte. Ne<strong>gli</strong> ultimi decenni,<br />

peraltro, è fiorita un’abbondante letteratura che ha approfondito ed analizzato<br />

l’universo monacale sia nel suo insieme sia in alcuni aspetti particolari<br />

22 . Non è possibile se non dare appena un rapido sguardo ad alcuni punti<br />

salienti.<br />

Il numero medio 23 calcolato, sulle Listae status animarum Almae Urbis<br />

Romae, è di 2.500 monache a Roma nel corso del XVII secolo, circa cinque<br />

monache ogni cento abitanti di sesso femminile, la metà se riferito alla<br />

popolazione di entrambi i sessi. Intorno al 1650 nell’area compresa tra i rioni<br />

Trevi, Colonna e Campo Marzio si racco<strong>gli</strong>evano case <strong>religiose</strong> per un totale<br />

di 960 monache. Qui erano collocati i monasteri più fiorenti o di più ampie<br />

dimensioni, come quello <strong>delle</strong> clarisse di San Silvestro o <strong>delle</strong> benedettine<br />

di Santa Maria in Campo Marzio, che costituivano punti di riferimento<br />

nella vita sociale circostante, o per l’educazione alle fanciulle che vi era impartita,<br />

o per via di personalità del patriziato che vi si erano monacate, o per<br />

21 BAV, Arch. Barb. Indice II 1749, f. 38r. La via Pia, in cui sorge il monastero <strong>delle</strong> Barberine,<br />

rimane la strada privilegiata della zona: lungo il suo tracciato, nel corso del XVII secolo,<br />

sorgono la chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane con il convento dei Trinitari, la chiesetta<br />

di San Cajo (poi anch’essa demolita per far posto al Ministero della Guerra, unitamente<br />

alle chiese di Santa Teresa e dell’Incarnazione con l’annesso convento). Tra la metà del XVII<br />

secolo e la metà del XVIII <strong>gli</strong> interventi più rilevanti gravano sempre sull’asse della via Pia:<br />

la chiesa di Sant’Andrea al Quirinale, sotto il pontificato di Alessandro VII (1655-1667), ad<br />

opera di Gian Lorenzo Bernini, il palazzo della Consulta, terminato nel 1739, su progetto di<br />

Ferdinando Fuga, il quale realizzerà anche la cosiddetta «Manica Lunga» quale sistemazione<br />

del palazzo del Quirinale nella parte prospiciente la via Pia, sotto il pontificato di Clemente<br />

XII (1730-1740). Fra il Seicento e il Settecento tutte le aree intorno alle Terme, non impegnate<br />

da edifici, mutano il loro carattere agricolo in quello di parchi o giardini annessi alle ville o<br />

a conventi. Tale situazione è facilmente riscontrabile dalle documentazioni cartografiche dell’epoca,<br />

ed in particolar modo da quella di Giovan Battista Nolli del 1748.<br />

22 Si veda la rassegna di g. zarri - F. medioLi - P. vismara ChiaPPa, De monialibus, «Rivista<br />

di storia e letteratura religiosa», 33 (1997), pp. 643-715.<br />

23 Gli anni 1635-1672 sono censiti in: BAV, Barb. lat., 5075, 5076, 5077; i successivi anni<br />

del secolo in: BAV, Chigi P.VI.8; cfr.: Fiorani, Monache..., cit., pp. 66-68.<br />

315


i molteplici legami di natura economica che essi intrattenevano con i ceti sociali<br />

più elevati. Altri grossi concentramenti di fabbriche erano attestati lungo<br />

le vie buie e malfamate della Suburra, dove erano presenti ben 16 monasteri<br />

<strong>femminili</strong>, con un totale di 662 <strong>religiose</strong>. Nel rione Pigna le monache erano<br />

396, in Trastevere 295, 76 in Parione, 159 in Sant’Eustachio, 190 in Campitelli,<br />

17 in Borgo. In Trastevere nuove comunità in ascesa come le carmelitane<br />

di Sant’Egidio e di Regina Coeli o le benedettine di Santa Cecilia fanno<br />

salire il contingente monastico di quel frammento di città quasi spopolato<br />

a 340 elementi. Sicché tutta la città era stretta in una fitta rete di case <strong>religiose</strong>,<br />

che incidevano fortemente non solo sull’aspetto esteriore dei quartieri ma<br />

anche sulla vita sociale e sui rapporti umani.<br />

Tutto il Seicento romano è un terreno fecondo di nuove esperienze di vita<br />

comune 24 . Il secolo barocco fu contrassegnato da una fase di grande effervescenza<br />

e di espansione notevole <strong>delle</strong> fondazioni monastiche 25 . Tra queste,<br />

sebbene nella realtà romana fosse ben rappresentata quasi tutta la gamma regolare,<br />

spiccavano – costituendo più della metà dei circa quaranta monasteri<br />

– le Domenicane, le Clarisse, le Francescane, le Carmelitane 26 . Queste ultime<br />

in particolare si ponevano, sull’onda <strong>delle</strong> traduzioni de<strong>gli</strong> scritti teresiani<br />

a partire dal 1599 27 , come una <strong>delle</strong> più pregnanti novità del mondo monacale<br />

secentesco 28 .<br />

24 Ibidem.<br />

25 Ibidem, pp. 68 e segg.<br />

26 Per due liste composte nel 1660 e nel 1719, ripartite per competenza vicariale, regolare<br />

e di protettorato cardinalizio, e pressoché esaustive, cfr. rispettivamente: arChivio segre-<br />

to vatiCano (d’ora in poi: ASV), Misc., Arm. VII, 37, ff. 469-470 (citato anche da Fiorani,<br />

Monache..., cit., p. 72. nota 22); e n. a. Cuggiò, Della giurisdittione e prerogative del Vicario<br />

di Roma, in arChivio storiCo deL viCariato di roma, Atti della Segreteria, tomo LIV, ff.<br />

385, 393.<br />

27 La Vita apparve in traduzione a Roma nel 1599 e le Lettere nel 1660; cfr.: E. marChetti,<br />

Le lettere di Teresa di Gesù. Prime traduzioni ed edizioni italiane, in Per lettera. La scrittura<br />

epistolare femminile tra <strong>archivi</strong>o e tipografia. Secoli XV-XVII, a cura di G. zarri, Roma<br />

1999, pp. 263-284.<br />

28 San Giuseppe a Capo le Case, primo dei sei monasteri d’ispirazione teresiana, era stato<br />

fondato nel 1598 dall’oratoriano spagnolo Francisco de Soto; nel 1610 fu la volta di Sant’Egidio<br />

del monte Carmelo; nel 1627 di Santa Teresa alle Quattro Fontane; del 1637 del monastero<br />

del Corpus Domini <strong>delle</strong> «Ginnasie», dal nome del loro fondatore e protettore, il cardinale<br />

Domenico Ginnasi, nunzio apostolico in Spagna durante il pontificato di Clemente<br />

VIII; nel 1639 fu eretto l’esclusivissimo monastero della Santissima Incarnazione, detto <strong>delle</strong><br />

«Barberine»; nel 1654 il monastero di Regina Coeli e infine nel 1668 quello della Concezione<br />

<strong>delle</strong> «Viperesche», dal nome della loro fondatrice Livia Vipereschi.<br />

316


A voler appena accennare alle più significative <strong>delle</strong> nuove fondazioni<br />

<strong>femminili</strong>, il quadro si fa subito assai gremito e articolato. Emerge tra tutte il<br />

monastero carmelitano di Regina Coeli eretto nel 1654 dalle sorelle Anna 29 e<br />

Vittoria Colonna (in religione Chiara della Passione) 30 , segno materiale della<br />

grande espansione della mistica teresiana sul tessuto devozionale romano;<br />

un’altra casa carmelitana era già stata eretta nel 1627 da Caterina Cesi alle<br />

Quattro Fontane, intitolata a santa Teresa 31 ; nel 1641 viene fondato il monastero<br />

della Concezione al rione Monti 32 , che fa perno su un’altra grande monaca<br />

del Seicento, Francesca Farnese 33 ; nel 1652 l’istituto <strong>delle</strong> agostiniane<br />

29 Anna Colonna (1603-1647), fi<strong>gli</strong>a del connestabile Filippo Colonna e Lucrezia Tomacelli,<br />

sposa nel 1627 Taddeo Barberini, primo principe di Palestrina.<br />

30 Chiara della Passione (1610-1675) rappresenta il radicamento sul terreno devozionale<br />

femminile dell’esperienza carmelitana. Dopo l’influsso <strong>delle</strong> opere di Teresa e di Giovanni<br />

della Croce, a Roma fu determinante la diffusione dell’esperienza religiosa di Maddalena de’<br />

Pazzi cui contribuì da un lato il processo di beatificazione della Congregazione dei Riti e dall’altro<br />

la divulgazione del suo pensiero per opera del padre Virgilio Cepari, che fu il suo confessore.<br />

È opera sua la prima biografia pubblicata a Roma nel 1669 dalle Carmelitane della<br />

Santissima Incarnazione. Chiara aveva trovato il suo primo approdo monastico in Sant’Egidio,<br />

dove rimase fino al 1654, quando la grande fabbrica di Regina Coeli poté acco<strong>gli</strong>ere lei<br />

e un piccolo drappello di monache. La descrizione del suo passaggio da Sant’Egidio a Regina<br />

Coeli è un pezzo che ci porta nel più fastoso barocco: «Giovedì sera [16 maggio 1654]<br />

l’em. card. Antonio e Carlo Barberini, assieme al sig. card. Colonna e tutti li signori Colonnesi<br />

che sono hora in Roma, et altri signori e dame col seguito di 30 carrozze accompagnarono<br />

dal monastero di S. Egidio <strong>delle</strong> carmelitane scalze in Trastevere a quello fatto fabbricare<br />

a sue spese dalla principessa donna Anna Barberini, sotto il titolo della Regina del Cielo alla<br />

Lungara, la madre suor Chiara Maria, sorella minore di detto em. Colonna [...]» (BiBLioteCa<br />

Corsiniana, ms. 1753, c. 139).<br />

31 Abbondantissima documentazione in: ASV, Misc., Arm. VII, 37, ff. 90-463.<br />

32 Descrizione del convento in: a. niCoLetti, Vita della venerabile madre suor Francesca<br />

Farnese detta di Gesù Maria dell’Ordine di Santa Chiara [...], In Roma, appresso G. Dragondelli<br />

1660, pp. 310 e segg.; O. montenovesi, Il monastero della Concezione ai Monti,<br />

«Archivi», pp. 313-341.<br />

33 Sulla vicenda, umana e spirituale, della inquieta damigella destinata alla brillante vita di<br />

corte e invece poi approdata alla disciplina conventuale e alle protezioni cardinalizie cfr.: s.<br />

andretta, La venerabile superbia. Ortodossia e trasgressione nella vita di suor Francesca<br />

Farnese (1593-1651), Torino 1994. Le ragioni che alimentano la pietà della clarissa Francesca<br />

Farnese (morta a 40 anni nel 1649) si ricollegano a un francescanesimo rivissuto nella povertà<br />

e nel distacco dalle cose create. La costante preoccupazione della Farnese fu di tradurre<br />

nella concretezza della vita, sua e <strong>delle</strong> sue monache, la convinzione che la riforma della<br />

vita monastica femminile doveva passare per la restaurazione di valori originali della tradi-<br />

317


dei Sette Dolori, eretto alle pendici del Gianicolo da Camilla Savelli 34 con<br />

l’intervento del Borromini che vi lascia, incompiuta, una <strong>delle</strong> sue opere più<br />

alte; la lucchese Anna Moroni fonda il convento del Bambin Gesù nel 1661 35<br />

per le fanciulle povere; nel 1668 sono trapiantate a Roma le suore dell’Annunciazione,<br />

fondate a Genova da Maria Vittoria Strata Fornari e guidate dal<br />

gesuita Bernardino Zanoni: aprono un convento sull’Esquilino 36 con l’appoggio<br />

finanziario de<strong>gli</strong> Orsini e regolano la loro vita ascetico-devozionale<br />

sulla spiritualità ignaziana 37 . Le Orsoline aprono una casa in Trastevere nel<br />

zione francescana: la povertà e l’assimilazione al Cristo sofferente. Per perseguire i suoi intenti<br />

di riforma fu fondamentale la sua intesa con i Barberini, non solo nel legame con i confessori<br />

di San Lorenzo in Damaso e con il rapporto con Costanza Magalotti Barberini e le nobildonne<br />

romane orbitanti intorno a lei, ma anche direttamente con la stessa corte pontificia.<br />

Tra la Farnese e il cardinale Francesco Barberini si stabilirono rapporti intensi, in funzione<br />

di una reciproca commistione di ambizioni: il rigorismo della Farnese da una parte e la strategia<br />

barberiniana di fondazione e riforma dei monasteri <strong>femminili</strong>. Ad opera del cardinale<br />

Barberini furono approvate dalla Sacra Congregazione dei vescovi (1638) le nuove costituzioni<br />

del monastero della Santissima Concezione di Albano, scritte dalla Farnese, e simultaneamente<br />

il cardinale veniva investito della protezione dei monasteri farnesiani (BAV, Arch.<br />

Barb., Indice I, 775, Brevi del 1° aprile e 24 lu<strong>gli</strong>o 1638 per la protezione dei monasteri farnesiani<br />

da parte del cardinal Francesco Barberini). Con l’appoggio del cardinale, la Farnese<br />

riformò il monastero di Santa Maria de<strong>gli</strong> Angeli a Palestrina (feudo dei Barberini) e realizzò<br />

il suo ultimo progetto, e il suggello della sua vita: edificare un monastero a Roma, a due<br />

passi da dove era stata richiusa ne<strong>gli</strong> anni della sua adolescenza: il monastero della Santissima<br />

Concezione ai Monti.<br />

34 Sul convento e la sua fondatrice cfr.: M. Bosi, La serva di Dio Camilla Virginia Savelli<br />

Farnese, fondatrice del monastero e della chiesa <strong>delle</strong> Oblate di S. Maria de’ Sette Dolori,<br />

Roma 1953. L’ascesi praticata nel convento era stata impostata con grande moderazione «in<br />

modo che - si legge nelle Costituzioni - possa divertire né deboli, né inferme di accolarvisi<br />

per attendere alla perfettione» (Ibidem, p. 68, n. 1). Pochi anni dopo la sua fondazione l’istituto<br />

è popolato da 43 coriste, 10 coadiutrici, 10 converse. Altre dieci ragazze avevano inoltrato<br />

richiesta di entrare in monastero (Ibidem, p. 61).<br />

35 Cfr. G. vasi, Delle magnificenze di Roma antica e moderna [...], In Roma, nella stamperia<br />

del Chracas presso San Marco al Corso, 1747-1761, p. 40.<br />

36 ASV, Misc., Arm. VII, 36, ff. 78-79. Il loro trapianto a Roma fu consentito dietro particolari<br />

condizioni, fra cui acco<strong>gli</strong>ere non meno di 12 e non più di 30 coriste e 7 converse, con la soggezione<br />

al cardinale Vicario, che doveva fissare la dote <strong>delle</strong> monacande (Ibidem, ff. 80-80v).<br />

A. erBa, sub voce, in Dizionario de<strong>gli</strong> Istituti di perfezione, I, Roma [...], coll. 668-670.<br />

37 La loro regola, si legge in un documento dell’ASV, cit., f. 79, «moderata nell’asprezza del<br />

vivere con eccellenza nella perfetta communità, nella puntualità dell’osservanza, nell’intiero<br />

318


1602 (Sante Rufina e Seconda) e una presso San Carlo al Corso in strada Vittoria<br />

nel 1668.<br />

Questi semplici dati non hanno la pretesa di esaurire il quadro dei nuovi<br />

insediamenti secenteschi a Roma, ma sono sufficienti a rendere conto della<br />

grande ricettività del contesto sociale in cui si esprimono. Nessun dubbio<br />

che i monasteri del Seicento a Roma, al di là del fatto religioso, costituiscono<br />

anche un fatto sociale. Essi certamente vengono incontro a esigenze di natura<br />

religiosa e devozionale, ma raccolgono pure i disordinati problemi di tutta<br />

una società. «È la città che ha bisogno di queste “isole”, che le sollecita e<br />

le provoca, perché vi possa depositare i suoi profondi squilibri sociali e trovare<br />

in esse un’estrema riserva alla soluzione dei problemi che que<strong>gli</strong> stessi<br />

squilibri provocavano e rendevano insostenibili ai più umili» 38 . Premessa<br />

strutturale dello sviluppo <strong>delle</strong> fondazioni dei monasteri <strong>femminili</strong> a Roma<br />

e in generale in Italia, è senza dubbio, come è stato notato, l’incremento demografico<br />

e il generale aumento <strong>delle</strong> doti matrimoniali che si verifica in diverse<br />

città italiane già a partire dal secolo precedente. La concezione patriarcale<br />

della fami<strong>gli</strong>a con la trasmissione dei beni patrimoniali al primogenito e<br />

l’esclusione dall’eredità <strong>delle</strong> fi<strong>gli</strong>e dotate è propria <strong>delle</strong> grandi fami<strong>gli</strong>e detentrici<br />

di possessi fondiari. Il diritto alla dote, la cui consistenza è computata<br />

in base alla condizione patrimoniale della fami<strong>gli</strong>a, si trasforma in elemento<br />

discriminante fra i membri della stessa fami<strong>gli</strong>a: alcune donne sono destinate<br />

al matrimonio e altre al convento 39 . La politica familiare tende ad assicurare<br />

ad una sola <strong>delle</strong> fi<strong>gli</strong>e un buon matrimonio e l’uso di versare una dote<br />

al monastero al momento della professione non è tale da far recedere le fami<strong>gli</strong>e:<br />

l’entità della dote monastica infatti è di gran lunga inferiore a quella matrimoniale<br />

40 .<br />

La memoria «costruita»: le «<strong>vite</strong> esemplari» fra pietà e disciplinamento religioso<br />

Riportiamo, tra le tante, la biografia di una monaca dalle cronache del<br />

monastero:<br />

staccamento dal mondo». Molte carte amministrative del monastero si trovano in: asroma,<br />

Corporazioni <strong>femminili</strong>, buste 5306-5326.<br />

38 Fiorani, Monache..., cit., p. 70.<br />

39 g. zarri, Monasteri <strong>femminili</strong> e città (secoli XV-XVIII), in Storia d’Italia. Annali 9: La<br />

Chiesa e il potere politico, a cura di G. ChittoLini e G. miCCoLi, Torino 1986, pp. 363-366.<br />

40 Ibidem, p. 367.<br />

319


«Adì 3 agosto 1642 – passò a mi<strong>gli</strong>or vita la v. madre sor Maria Francesca<br />

del Giocondo, venuta in compagnia con le fondatrici Barberine. Fu<br />

fi<strong>gli</strong>a del q.m Amadio del Giocondo e della sig.a Lucretia Martelli nel<br />

Giocondo. Nacque l’anno 1572 adì 7 lu<strong>gli</strong>o. Nel battesimo fu chiamata<br />

Ginevra, hebbe due fratelli e sei sorelle. Tre furono <strong>religiose</strong> e tre accasate.<br />

La Ginevra fu la prima e la più amata. La tenne sempre la sig.a<br />

Honesta Federici, nonna paterna. Questa signora né il padre non volevano<br />

in conto alcuno si monacasse; accadde che una sua cugina di casa<br />

Gondi doveva prendere l’abito in Santa Maria dell’Angeli; con tale occasione<br />

la Ginevra entrò per assistere al vestiario; con che <strong>gli</strong> si accrebbe<br />

il desiderio di monacarsi, confirmandosi nella santa vocatione che<br />

sempre aveva avuto; tanto che, ritornata in casa, disse apertamente volersi<br />

fare religiosa in Santa Maria dell’Angioli. Suo padre faceva il sordo,<br />

ma ella tanto disse, tanto pregò, che si contentò il padre che entrasse<br />

per dieci giorni a prova in Santa Maria dell’Angioli; ma con questo<br />

che non dicesse di volersi monacare; partito il padre, voltossi alla zitella<br />

che la serviva e disse: “lo dirò ben io alle madri, e poi se mio padre<br />

vorrà che esca, m’ha da promettere di lasciarmi fare monaca, ovvero<br />

non uscirò”.<br />

Terminati li dieci giorni, furono tali li prighi che fece al padre, che e<strong>gli</strong><br />

– come timorato di Dio – conoscendo essere vera vocatione quella della<br />

fi<strong>gli</strong>a, <strong>gli</strong> diede la licenza tanto bramata; e per essere sopranumeraria,<br />

ottenne licenza che fosse accettata e si potesse monacare adì 4 de<br />

1586.<br />

Avanti la Ginevra s’accettasse, la nostra santa madre stando in estasi,<br />

vidde la detta fanciulla con due altre, che Dio l’haveva destinate ad aeterno<br />

per <strong>religiose</strong> nel suo monastero, e per piante fruttifere, e che una<br />

era la Ginevra e tutte, a guisa di lucente stelle, dovevano risplendere<br />

nella santa Povertà e Semplicità.<br />

Adì 28 agosto, giorno del glorioso s. Agostino, essendo la santa in estasi<br />

vidde che il santo prendeva li nomi di tutte le monache per proteggerle,<br />

e quando giunse al nome di Ginevra (che era in monastero con altre accettate)<br />

disse: “pura, humile, et imitatrice dell’Agnello Immaculato”.<br />

Altra volta la Santa Madre essendo in ratto prese un suo lavoro che non<br />

vi riluceva la semplicità religiosa, lo trinciò e gettò via, et ella restò<br />

mortificata et amaestrata.<br />

Ritrovandosi la santa in estasi predisse ad alcune <strong>religiose</strong> la loro morte<br />

vicina e la nostra sor Maria Francesca <strong>gli</strong> disse: “et io, Madre, mi ho<br />

a preparare à presto morire?”. Al che la santa <strong>gli</strong> rispose e disse: “quando<br />

io stenderò il mio dito preparati”. Così successe che alcun tempo prima<br />

della sua morte essendo in choro in quest’anno per riverire e bacia-<br />

320


e il santo dito anulare già donato da papa Urbano VIII alle sue nepoti<br />

in questo monastero; nel baciare dunque ella il santo dito sentisse interiormente:<br />

“ho steso il mio dito, preparati”, e se bene era sempre vissuta<br />

santamente, com più diligenza si preparò, et alli 3 di agosto passò la<br />

sua anima al Signore; e riposò in età d’anni 70; di religione in Fiorenza<br />

53; et in questo monastero di Roma anni due.<br />

Fu sepolta nella nostra chiesa. E preghi per noi; che Dio ci dia gratia<br />

d’imitare gl’esempi che ci ha lasciati d’humiltà, non volendo essere dichiarata<br />

sottopriora, benché esercitasse tutto quello al che l’offitio l’obbligava,<br />

et essendo di sì grave età, era sì soggetta alla madre priora e ai<br />

suoi ordini che con l’esempio insegnava alle novizie l’humiltà et obedientia;<br />

parlava sempre di cose di Dio e delli insegnamenti uditi, et estasi<br />

vedute della Santa Madre (Maddalena); si conosceva avere appreso<br />

il zelo che la santa haveva che si recitassero con pausa, devotione et attentione<br />

li divini officii; alle novizie insegnava il modo di salmeggiare<br />

con il canto gregoriano, in cui le feste solenni si suol cantare le messe<br />

e vesperi solenni; lei sempre era la prima in choro, al lavoro, alle fatighe;<br />

e con esempio e parole accendeva tutte ad imitare il fervore della<br />

Santa Madre.<br />

Non vi essendo allora clausura, spesso entravano dame, ma ella quanto<br />

più poteva fuggiva dal farsi vedere; e quando pure era necessario che<br />

vi dovesse comparire, rapiva tutte con la modesta compositione, e raggionamenti<br />

santi.<br />

Circa la santa povertà era tanto zelante che resettava et accomodava le<br />

sue et altrui vesti con pezze e punti, che le faceva durare molto più; e<br />

vi faceva risplendere con la povertà la semplicità e nettezza; non stava<br />

mai all’ozio: o lavorava o filava la capicciola o trascriveva le messe<br />

stampate di canto gregoriano, acciò per non esservene allora nel monastero<br />

supplissero al bisogno.<br />

Lei doppo le tre della mezzanotte chiamava le altre al mattutino, accendeva<br />

il lume alle novitie e di subito correva al choro; et era la prima a<br />

entravi e ultima a partire; era discretissima con le novitie e con le serventi,<br />

e con tutte; e se vedeva alcuna afflitta e malinconica soleva dir<strong>gli</strong>:<br />

“bambolina mia, sursum Corda”; et “in cuore tristo (cioè afflitto e<br />

malinconico) non habita Christo”.<br />

Le Costituzioni le stimava et osservava a puntino; e ne discorreva con<br />

stima tale che niuna era ardita in sua presenza mostrarne retinenza o a<br />

dirne parola in contrario; all’assistenza del SS.mo (Sacramento) stava<br />

di continuo con le mani giunte, senza partirsene sino che non si risponeva,<br />

eccetto l’obbedienza o charità non <strong>gli</strong>el’avessero impedito; diceva<br />

spesso che noi <strong>religiose</strong> siamo le più felici del mondo, che basta che<br />

321


camminiamo nella discreta vita che professiamo, ma con interna virtù et<br />

esterna charità, compositione et oratione, che saremo partecipi dei meriti<br />

dei più penitenti religiosi; e che eravamo tenute a non disordinare o<br />

a fare eccessive penitenze per mantenerci sane; e potere correre di notte<br />

e di giorno al choro, alle fatiche e obbedienze; e questo che si è detto è<br />

un abbozzo del suo santo operare et insegnare con parole e fatti.<br />

Quando morse non si trovò niente di più nella sua celletta di quello che<br />

dà la communità. Ma con la povertà vi era anche la nettezza. Fu osservato<br />

che essendo nel cataletto all’elevatione della messa comune, il suo<br />

volto divenne allegro e bello. Il Sig.re Iddio sia sempre lodato, e ringraziato».<br />

È evidente, in questa come nelle altre biografie <strong>delle</strong> monache, l’intento<br />

parenetico, la stretta analogia e la perfetta rispondenza ai contenuti della tradizione<br />

agiografica, in particolare a quella del Seicento 41 . Viene evidenziata<br />

l’appartenenza della monaca alla classe nobile (quando è di origini nobili).<br />

L’eventuale disprezzo della protagonista nei confronti del maggior rispetto<br />

che le deriverebbe dall’origine nobile non fa che accrescere l’esaltazione<br />

<strong>delle</strong> sue doti di estrema umiltà: dal punto di vista strutturale la biografia spirituale<br />

possiede alcune caratteristiche particolari, obbedisce a stereotipi, secondo<br />

alcuni itinerari tipo, all’interno dei quali le singole storie individuali<br />

vengono inserite. La successione cronologica de<strong>gli</strong> eventi coincide infatti con<br />

l’individuazione dei momenti esistenziali più rilevanti: il tirocinio religioso<br />

sin dalla fanciullezza, il consolidarsi della vocazione e l’eventuale ingresso<br />

nel convento, l’elencazione <strong>delle</strong> virtù morali e infine la morte edificante. In<br />

tal modo la redazione <strong>delle</strong> varie biografie (a parte i puri e semplici dati anagrafici)<br />

appiattisce completamente l’individualità dei singoli personaggi, sacrificati<br />

e assimilati a<strong>gli</strong> stereotipi di modelli esemplari.<br />

La volontaria vocazione religiosa viene messa in evidenza, a volte anche<br />

oltre ogni limite del verosimile (quando si tratta di giovinette o addirittura di<br />

bambine). Il definitivo distacco dalla fami<strong>gli</strong>a è tipico del percorso spirituale<br />

della religiosa, che attraverso questa prova deve dimostrare la propria capacità<br />

di allontanamento da qualsiasi tipo di affetto terreno. Il disprezzo dei legami<br />

terreni determina la totale dedizione a Dio la massima concentrazione<br />

nell’orazione spirituale, che conduce talvolta la protagonista a vere e proprie<br />

estasi visionarie, decisamente irrazionali, allegoriche e mistiche.<br />

41 L. antonuCCi, Scrivere la santità. «Vite esemplari» di donne nella Roma barocca, in Storia<br />

d’Italia, Annali 16: Vita civile e religiosa dal giubileo di Bonifacio VIII al giubileo di<br />

papa Wojtyla, a cura di L. Fiorani e A. ProsPeri, Torino 2000, pp. 654-676.<br />

322


Una sensibilità spirituale decisamente superiore alla norma determina altresì<br />

l’attribuzione <strong>delle</strong> doti di divinazione, che si manifestano nella capacità<br />

di predizione del futuro e talvolta nella realizzazione di veri e propri miracoli.<br />

Tutte le biografie terminano descrivendo la finale tappa terrena del percorso<br />

esemplare tracciato dalla vita <strong>delle</strong> protagoniste: la morte, che spesso<br />

sopraggiunge al termine di una dolorosa malattia. E se i tormenti <strong>delle</strong> malattie<br />

vengono dissimulati e sopportati con rassegnazione, anche la morte viene<br />

accettata volentieri, perché dà «principio a nuova vita».<br />

Monache e matrone a Roma<br />

Sin dall’inizio del XVII secolo si nota un crescente protagonismo femminile<br />

nei momenti più visibili e prestigiosi della vita religiosa ed ecclesiastica,<br />

come l’«osservanza» nei monasteri oppure la costruzione di modelli agiografici,<br />

nonché nella stessa condizione laica: in entrambi i piani si segnalava<br />

l’incessante sviluppo di un decisivo matronage aristocratico che vedeva coinvolte<br />

molte «vecchie» ma soprattutto «nuove» ed emergenti fami<strong>gli</strong>e romane:<br />

come <strong>gli</strong> Aldobrandini, i Borghese, i Ludovisi prima, i Barberini e i Chigi poi,<br />

che andavano sopravanzando i Colonna, <strong>gli</strong> Orsini, i Farnese 42 .<br />

Le nobildonne sono parte integrante dei momenti topici della vita religiosa:<br />

accompagnano le cerimonie più solenni – ingressi, vestizioni, decessi –<br />

e sostengono attivamente le economie, spesso precarie, dei monasteri. Le attività<br />

verso i luoghi pii furono un tassello importante nell’ambito del sostegno<br />

assistenziale e costituirono un veicolo importante e complementare all’affermazione<br />

del prestigio sociale della fami<strong>gli</strong>a. Tra l’aristocrazia femminile e i<br />

monasteri si stabilisce un legame assai stretto, una simbiosi e una proiezione<br />

reciproca. Per l’aristocrazia l’attenzione verso le monache e l’intrusione tra<br />

le mura claustrali significò la condivisione di un ruolo prestigioso e insieme<br />

di un contropotere familiare, di status e di genere. Inoltre disegnò un’identità<br />

secolare della nobildonna cristiana, che da un lato si specchiava nella condizione<br />

monacale e dall’altro diveniva complementare alla ricerca della perfezione<br />

<strong>delle</strong> altre condizioni esistenziali di fi<strong>gli</strong>a, sposa, madre e vedova. Per<br />

la monaca, dall’altro lato, significò una compartecipazione alle inquietudini<br />

del mondo femminile al di fuori dei «sacri recinti», che consentì, al di là dei<br />

42 Cfr.: C. vaLone, Roman Matrons as Patrons. Various Views of the Cloister Wall, in C.<br />

A. monson, The Crannied Wall. Women, Religion and the Arts in Early Modern Europe,<br />

Michigan 1992; andretta, Potere e monache..., cit., pp. 405-407.<br />

323


consueti canali di mediazione del mondo religioso maschile, un’occasione di<br />

proiezione verso l’esterno.<br />

Nei monasteri le nobildonne trovavano un rifugio, una casa sempre pronta<br />

ad acco<strong>gli</strong>ere e riverire. Fossero pure case rigorosamente precluse, esse riescono<br />

a infrangerne i divieti, a superarne i cancelli senza difficoltà. Anzi per<br />

le signore dell’aristocrazia romana era stato, per così dire, istituzionalizzato il<br />

privilegio di poter accedere all’interno dei conventi, con tanto di corteggio al<br />

seguito 43 . Come se i corridoi silenziosi, <strong>gli</strong> orti e i chiostri monacali fossero<br />

chiamati ad apprestare, oltre che un contesto propizio alla meditazione <strong>delle</strong><br />

monache, anche un salotto per nobildonne in vena di qualche originalità. Anche<br />

quando il privilegio sarà abolito almeno in un caso rimane in piedi: nella<br />

persona, cioè, di Cristina di Svezia, che troviamo indiscreta e loquace frequentatrice<br />

di monasteri romani.<br />

Nei monasteri le nobildonne possono esercitare il potere e il fascino del<br />

madrinaggio proprio del ruolo femminile e scongiurare i rischi di una deminutio<br />

sociale. Vedovanza e santità sono le caratteristiche di molti luoghi pii,<br />

specialmente di quello <strong>delle</strong> Oblate di Tor de’ Specchi, fondato da santa Francesca<br />

Romana, prediletto in modo speciale dalle nobildonne romane sopravvissute<br />

al marito. Non vi è fami<strong>gli</strong>a altolocata e influente in Roma che non<br />

insegua una propria politica di un’attenta cura di vecchi ma anche di recenti<br />

monasteri. Del resto il secolo barocco fu contrassegnato da una fase di grande<br />

effervescenza e di espansione notevole <strong>delle</strong> fondazioni monastiche 44 .<br />

L’elenco <strong>delle</strong> matrone romane coinvolte (Orsini, Tomacelli, Massimi, Borghese,<br />

Capizzucchi, Biondi, Lancellotti, Ludovisi, Peretti, Rondanini, Cesi,<br />

Altieri, Aldobrandini, Savelli, Cesarini, ecc.) è interminabile e pervade tutta<br />

la mappa della devozione pubblica e privata. La loro influenza sempre più<br />

frequentemente si innervava nell’intimo della vita stessa dei monasteri, specie<br />

<strong>femminili</strong>, agendo da importante elemento di mediazione tra le comunità<br />

di <strong>religiose</strong>, la sorve<strong>gli</strong>anza ecclesiastica e la città.<br />

Ne<strong>gli</strong> anni centrali del Seicento si distinsero figure di grande carisma ed<br />

energia in veste di assolute protagoniste della scena romana, Olimpia Maidalchini<br />

Pamphilj, innanzitutto. Nel principio del pontificato di Innocenzo X<br />

43 Le monache se ne lamentano spesso con l’autorità. In una lettera a Clemente X Altieri,<br />

scritta da alcuni monasteri romani, si sollecitano interventi «perché entrando frequentemente<br />

in essi, in virtù dei loro brevi apostolici, diverse dame primarie della città, e con esse introducendo<br />

moltissime persone, talvolta anche d’ogni conditione e qualità sino al numero di 50<br />

o 60 per volta, riesce non solo di gran disordine la clausura de’ medesimi tanto taccomandata<br />

dal S. Concilio di Trento, ma di molta distrazione dalle cose spirituali» (ASV, Misc., Arm.<br />

VII, 37, f. 341).<br />

44 Cfr. Fiorani, Monache..., cit., pp. 68 e segg.<br />

324


Pamphilj si raccomandarono a lei i deputati del popolarissimo conservatoriomonastero<br />

di San Filippo Neri, disorientati per la morte del principale benefattore,<br />

per porsi sotto la sua grazia e influenza; e donna Olimpia prese talmente<br />

sul serio la richiesta da nominare personalmente il protettore nella persona<br />

del cardinale Cristoforo Vidman 45 . Successivamente Cristina di Svezia,<br />

che costituì un’ingombrantissima presenza nei monasteri romani e accompagnò<br />

con la sua mondanità e le sue intrusioni regali tutte le insofferenze, i segni<br />

del disagio, <strong>gli</strong> aneliti di condivisione alla vita cittadina presenti nell’universo<br />

monacale 46 .<br />

Questo universo risultò altresì marcato nel corso del Seicento in modo<br />

assai deciso dal segno barberiniano, i cui motori principali furono innanzitutto<br />

Costanza Magalotti, l’illustre cognata di Urbano VIII, esempio di virtù «in<br />

tutti li stati di vergine, di maritata, di vedova e di monaca, et a tutti tali stati di<br />

esempio ottimo» 47 e quindi i suoi fi<strong>gli</strong>, i cardinali Antonio e Francesco Barberini.<br />

La Magalotti fu protagonista nel contribuire alla fondazione del monastero<br />

<strong>delle</strong> «Convertite alla Lungara», nel compiere opere sante in occasione<br />

della beatificazione di Maddalena de’ Pazzi e di santa Rita da Cascia e della<br />

canonizzazione di santa Elisabetta, nel rincorrere indefessamente ogni indizio<br />

di «perfettione» monacale. Fu accanto alla Farnese quando questa si recò<br />

a riformare il monastero di Palestrina. Raramente fu estranea alle imprese più<br />

rilevanti del pontefice nella sfera devozionale. Decisivo fu poi il suo apporto<br />

quando Urbano VIII volle creare il monastero <strong>delle</strong> «Barberine», con suor<br />

Maria Grazia e suor Innocenza, sue nipoti e fi<strong>gli</strong>e di Costanza, che erano state<br />

fatte venire espressamente con un drappello di monache dal monastero di<br />

Santa Maria de<strong>gli</strong> Angeli di Firenze. Ed esse vi si accomodarono nella veste<br />

di fondatrici del monastero – perché non ci fossero dubbi sulla destinazione<br />

prestigiosa – e ci vissero in compagnia di nobildonne fiorentine, genovesi,<br />

romane e napoletane. Con una partecipazione corale della fami<strong>gli</strong>a, l’Incarnazione<br />

del Verbo divino venne fatto edificare vicino al palazzo Barberini<br />

e posto, con una forma mitigata, sotto la Regola carmelitana di santa Teresa.<br />

La stessa Costanza Magalotti vi morì nel 1644 dopo essersi vestita monaca<br />

in extremis. Sin dal suo esordio il monastero <strong>delle</strong> Barberine venne finanzia-<br />

45 ASV, Misc., Arm. VII, 36, ff. 317-318. L’età <strong>delle</strong> «zitelle pericolose» si aggirava tra i sette<br />

e i diciotto anni. Erano per lo più fi<strong>gli</strong>e di servitori, cocchieri, garzoni, falegnami, calzettari,<br />

sarti, carrettieri, locandieri, osti, carcerati, e molte le orfane di padre. Nel 1660 poteva contare<br />

su 18 monache, cui erano affidate sessanta puellae (Ibidem, f. 345).<br />

46 Per nuovi scorci e per un aggiornamento bibliografico sul personaggio cfr.: L. Fiorani,<br />

Verso la nuova città. Conversione e conversionismo a Roma nel Cinque-Seicento, “Ricerche<br />

per la storia religiosa di Roma”, 10 (1998), pp. 140-155.<br />

47 Vita di donna Costanza Magalotti, in: BAV, Barb. lat., 4842, f. 2.<br />

325


to da massicce donazioni familiari. Il prefetto di Roma Taddeo Barberini fece<br />

un donativo di ventimila scudi in cambio di un «giuspatronato onorifico» 48<br />

e nei libri contabili del cardinal Francesco Barberini l’Incarnazione «in strada<br />

Pia alle Quattro fontane» condivise con San Lorenzo in Damaso il primato<br />

<strong>delle</strong> sovvenzioni più munifiche 49 . Questa istituzione, tributo del potere papale<br />

alla città di provenienza e al modello mistico, esprimeva compiutamente<br />

uno spiccato esempio di monastero familiare e aristocratico: fu sempre stimato<br />

nell’opinione pubblica, insieme a quello <strong>delle</strong> clarisse di San Lorenzo in<br />

Panisperna, uno dei più ricchi e più ambiti per le monacazioni nobiliari 50 .<br />

48 ASV, Sec. br., 950, Diversorum, Urbanus VIII, libr. XIV, ff. 569-579.<br />

49 Nel 1639 e nel 1640 nella «fabrica» vennero impegnati rispettivamente 9.722 e 6.726 scudi<br />

(BAV, Arch. Barb., Computisteria, 51: Libro Mastro C (1635-1640), f. 365; Ibidem, 52: Libro<br />

Mastro D (1641-1647), f. 87. E ancora, verso il tramonto della sua esistenza, dal 1676 al<br />

1679, vennero elargiti 14.035 scudi, cfr.: Ibidem, 58: Libro Mastro I, f. 87. Per avere un termine<br />

di paragone, mantenere una novizia in un normale monastero costava al cardinale non<br />

più di 30 scudi l’anno.<br />

50 g. PanCiroLi, Roma Sacra antica e moderna, Roma 1725, p. 160.<br />

326


IndIce<br />

GIanna dottI MessorI<br />

Presentazione.............................................................................................. p. 3<br />

Atti della giornata di studi di Spezzano<br />

GIan Paolo Bustreo<br />

Gli.<strong>archivi</strong>.de<strong>gli</strong>.Ordini.mendicanti.fra.Medioevo.ed.età.<br />

moderna..Considerazioni.d’insieme.e.spunti.comparativi ........................ p. 9<br />

GIusePPe raBottI<br />

Gli.<strong>archivi</strong>.ecclesiastici.nei.convegni.di.studio.annuali.<br />

di.Fiorano.Modenese.e.di.Ravenna..Dopo.un.decennio ......................... p. 23<br />

anna rIva - elena stendardI<br />

Per.un.censimento.de<strong>gli</strong>.<strong>archivi</strong>.<strong>delle</strong>.congregazioni.<br />

<strong>religiose</strong>.<strong>femminili</strong>.di.Piacenza..Primi.risultati ....................................... p. 29<br />

Monsignor GuIdo aGostI<br />

Monasteri.<strong>femminili</strong>.nella.Diocesi.di.Reggio.Emilia ............................... p. 47<br />

enrIco anGIolInI<br />

L’<strong>archivi</strong>o.del.monastero.di.Santa.Chiara.di.Carpi ............................... p. 63<br />

MarIaGIulIa sandonà<br />

Gli.inventari.di.soppressione.dei.beni.mobili.di.Santa.Chiara.<br />

in.Carpi.in.epoche.napoleonica.e.sabauda ............................................. p. 67<br />

Suor MarIa euGenIa GIGlIolI<br />

L’<strong>archivi</strong>o.dell’Istituto.<strong>delle</strong>.Fi<strong>gli</strong>e.della.Provvidenza.<br />

per.le.Sordomute,.tra.memoria.e.profezia................................................ p. 81<br />

Suor MarIa crIstIna MaranI o.s.a.<br />

Il monastero.del.«Corpus.Domini».di.Cento ........................................... p. 85<br />

GIanna dottI MessorI<br />

Il.Monastero.della.Visitazione.di.Santa.Maria.di.Modena.<br />

e.il.suo.<strong>archivi</strong>o:.quattro.secoli.di.storia ................................................ p. 97


Paulo FrederIco BeBIano alunnI serra<br />

L’<strong>archivi</strong>o.del.monastero.<strong>delle</strong>.Clarisse.<br />

di.Santa.Rosa.di.Viterbo .........................................................................p. 113<br />

Atti della giornata di studi di Ravenna<br />

claudIa BaldInI<br />

Gli.<strong>archivi</strong>.<strong>delle</strong>.comunità.<strong>religiose</strong>.<strong>femminili</strong>.<br />

<strong>delle</strong>.Diocesi.di.Ravenna.e.Faenza.-.Modi<strong>gli</strong>ana .................................. p. 147<br />

MarIaFIaMMa FaBerI o.s.c. - M. GIovanna ceretI o.s.c.<br />

L’<strong>archivi</strong>o.del.monastero.<strong>delle</strong>.Clarisse.in.San.Biagio.di.Forlì ............ p. 153<br />

claudIo rIva<br />

Gli.<strong>archivi</strong>.dei.monasteri.<strong>femminili</strong>.cesenati ......................................... p. 167<br />

GIan lodovIco MasettI ZannInI<br />

Archivi.di.monasteri.<strong>femminili</strong>.di.Rimini ............................................... p. 179<br />

Suor anna chIara sanullI o.s.a.<br />

Archivio.<strong>delle</strong>.monache.agostiniane.del.monastero<br />

di.San.Giovanni.Battista.in.Forlimpopoli..Inventario ........................... p. 185<br />

andrea FerrI<br />

L’<strong>archivi</strong>o.generalizio.della.Congregazione.<strong>delle</strong>.Piccole.Suore.<br />

di.Santa.Teresa.di.Gesù.Bambino.di.Imola ............................................ p. 219<br />

FederIca GIovannInI<br />

Le.pergamene.del.monastero.di.Santa.Maria.Maddalena.<br />

di.Sant’Agata.Feltria:.un.patrimonio.da.salvare ................................... p. 235<br />

Suor lucIa nesPolI - crIstIna roccaForte<br />

Dalle.Terziarie.del.Gi<strong>gli</strong>o.all’Istituto.Suore.<br />

Francescane.Missionarie.di.Assisi:.un.percorso.<br />

storico.<strong>archivi</strong>stico.dall’Assisi.del.’700.ad.oggi ................................... p. 269<br />

luIGI caccIaGlIa<br />

L’<strong>archivi</strong>o.del.monastero.dell’Incarnazione.detto.<br />

<strong>delle</strong>.«Barberine».(1639-1907) .............................................................. p. 303


Atti dei Convegni<br />

del «Centro studi interregionAle su<strong>gli</strong> ArChivi eCClesiAstiCi»<br />

1) Gli <strong>archivi</strong> parrocchiali: organizzazione, gestione, fruizione e ricerca<br />

storica, Atti dei convegni di Fiorano Modenese (4 settembre 1996) e di<br />

Ravenna (5 ottobre 1996), a cura di e. Angiolini, Modena 1997.<br />

2) L’amministrazione <strong>archivi</strong>stica e <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> parrocchiali, Atti del convegno<br />

di Spezzano (18 settembre 1997), a cura di e. Angiolini, Modena<br />

1998.<br />

3) Libri canonici e stato civile: segretazione o consultabilità? Orientamenti<br />

legislativi e storiografici, Atti del convegno di Spezzano (4 settembre<br />

1998), a cura di e. Angiolini, Modena 1999.<br />

4) Le vie della devozione: <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> dei santuari in Emilia Romagna, Atti<br />

dei convegni di Spezzano (3 settembre 1999) e di Ravenna (1° ottobre<br />

1999), a cura di e. Angiolini, Modena 2000.<br />

5) Gli <strong>archivi</strong> capitolari dell’Emilia Romagna, Atti dei convegni di Spezzano<br />

(6 settembre 2000) e di Ravenna (11 ottobre 2000), a cura di e. Angiolini,<br />

Modena 2001.<br />

6) Gli <strong>archivi</strong> <strong>delle</strong> chiese collegiate. Problemi e prospettive, Atti dei convegni<br />

di Spezzano (4 settembre 2001) e di Ravenna (5 ottobre 2001), a<br />

cura di e. Angiolini, Modena 2002.<br />

7) Problemi di conoscenza e di integrazione: <strong>gli</strong> <strong>archivi</strong> <strong>delle</strong> diocesi aggregate,<br />

decentrate e soppresse, Atti dei convegni di Spezzano (4 settembre<br />

2002) e di Ravenna (5 ottobre 2002), a cura di e. Angiolini, Modena<br />

2003.<br />

8) Gli <strong>archivi</strong> dei Seminari,Atti dei convegni di Spezzano (3 settembre 2003)<br />

e di Ravenna (11 ottobre 2003), a cura di e. Angiolini, Modena 2004.<br />

9) Le pergamene nell’era digitale, Atti dei convegni di Spezzano (3 settembre<br />

2004) e di Ravenna (24 settembre 2004), a cura di e. Angiolini, Modena<br />

2005.<br />

10) Cum tamquam veri. Gli <strong>archivi</strong> conventuali de<strong>gli</strong> ordini maschili, Atti<br />

dei convegni di Spezzano (16 settembre 2005) e di Ravenna (30 settembre<br />

2005), a cura di E. Angiolini, Modena 2006.


11) Vite <strong>consacrate</strong>. Gli <strong>archivi</strong> <strong>delle</strong> <strong>organizzazioni</strong> <strong>religiose</strong> <strong>femminili</strong>, Atti<br />

dei convegni di Spezzano (20 settembre 2006) e di Ravenna (28 settembre<br />

2006), a cura di E. Angiolini, Modena 2007.<br />

Per informazioni:<br />

Assessorato alle Politiche culturali del Comune di Fiorano Modenese<br />

Fax: 0536 / 83 34 31<br />

E-mail: <br />

Sito Internet: http://www.fiorano.it


Finito di stampare<br />

presso<br />

Mucchi Editore<br />

nel Settembre 2007

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