La storia : Joseph Roulin. pdf - Primaria Cingoli
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1<br />
ISTITUTO COMPRENSIVO “E.MESTICA” CINGOLI<br />
PAROLE PAROLE COME<br />
COME<br />
Il Il Il Il postino postino postino postino <strong>Joseph</strong> <strong>Joseph</strong> <strong>Joseph</strong> <strong>Joseph</strong> <strong>Roulin</strong> <strong>Roulin</strong> <strong>Roulin</strong> <strong>Roulin</strong><br />
Anno Anno scolastico scolastico 2008 2008-09 2008 09<br />
PENNELLI<br />
PENNELLI<br />
Classi Classi terze terze scuola scuola scuola primaria primaria <strong>Cingoli</strong> <strong>Cingoli</strong> e Strada<br />
Strada
2<br />
Vincent Vincent Vincent Van Van Van Gogh<br />
Gogh<br />
Questa uesta <strong>storia</strong> <strong>storia</strong> ll’avete<br />
ll<br />
avete<br />
scritta scritta voi. voi. I personaggi, personaggi, i i<br />
luoghi, luoghi, le le cose cose che che essa<br />
essa<br />
descriv descrive descriv descrive<br />
e li li ho ho creati io<br />
io<br />
disegnando disegnando e e dipingendo.<br />
dipingendo.
<strong>Joseph</strong>, il postino del paese, era un uomo alto quasi due metri, i suoi<br />
occhi erano piccoli e grigi. Aveva una lunga e folta barba sale e pepe.<br />
Indossava sempre la sua divisa blu scuro con i bottoni dorati.<br />
generoso.<br />
3<br />
Era un uomo che, nonostante il suo aspetto, era buono, gentile e<br />
Tutti gli abitanti del paese gli volevano un gran bene e lo<br />
aspettavano con ansia.<br />
- Buongiorno <strong>Joseph</strong>, c'è posta per me?- gli chiedevano le persone<br />
che aspettavano notizie dai parenti lontani.<br />
Ed egli, sempre gentile, rispondeva: - Oggi si, finalmente è arrivata<br />
la lettera che tanto attendevi.
<strong>Joseph</strong> era nato ad Arles e viveva lì da più di cinquant' anni. Amava la sua<br />
città, non l'avrebbe mai lasciata.<br />
Amava il suo cielo azzurro illuminato dal sole che tramontava;<br />
4<br />
i suoi meravigliosi campi di grano<br />
che ondeggiavano con il caldo<br />
vento estivo.<br />
<strong>Joseph</strong>, grazie al suo lavoro,<br />
conosceva bene tutti gli angoli<br />
di Arles, vie, strade e vicoli.<br />
<strong>La</strong> sua casa si trovava in una<br />
piazza al centro del paese ed era<br />
dipinta di giallo con gli infissi verdi. In lontananza c'era il ponte della<br />
ferrovia sopra il quale, ogni tanto, passava un treno che fischiava.<br />
- Un giorno salirò su quel treno ed andrò a trovare i miei parenti<br />
lontani- pensava ogni volta <strong>Joseph</strong>, ma non l'aveva mai fatto perché non<br />
aveva il coraggio di allontanarsi dal suo amato paese.
Sopra ogni altra cosa, <strong>Joseph</strong> amava la sua piccola stanza da<br />
letto: colorata , luminosa, ordinata , dalla porta azzurra e dalle<br />
pareti del colore del cielo. Invece della doccia possedeva un piccolo tavolo<br />
di legno chiaro, posto in un angolo vicino alla finestra. Lì teneva l'occorrente<br />
per lavarsi.<br />
Al canto del gallo , di prima<br />
mattina , <strong>Joseph</strong> si svegliava<br />
con un lungo sbadiglio e si<br />
stiracchiava come un grosso<br />
gatto sornione. Iniziava la sua<br />
giornata cantando un allegro<br />
motivetto, poi seduto sulla sedia<br />
impagliata, si specchiava<br />
facendo mille e mille carezze alla<br />
sua folta e preziosa barba e si lavava. All’ improvviso un lampo attraversava la<br />
sua mente e cominciava a pensare:<br />
- E' una giornata stupenda e andrò a raccogliere i girasoli, i fiori che mi<br />
ricordano i miei genitori e la mia infanzia, allora sì che mi divertivo a correre tra<br />
gli immensi campi aurei e a spaventare gli affamati corvi neri. Quanto mi<br />
5<br />
mancano i miei genitori! ...E una lacrima di<br />
commozione scivolava lentamente sulla sua<br />
guancia rosea.<br />
Il postino uscì di casa e prima di avviarsi al lavoro<br />
raccolse gli splendidi fiori in un campo dorato, li<br />
sistemò in un vaso che pose nella sua stanza.
<strong>Joseph</strong>, come tutte le mattine, passava a salutare il suo dottore e amico Felix<br />
Rey.<br />
di aiuto. Confido nella tua generosità.<br />
6<br />
- Buongiorno amico mio! Oggi mi sento<br />
in forma, sai, dovrò percorrere tanta strada<br />
perché mi devo recare a sud di Arles, in aperta<br />
campagna, a consegnare una lettera di un militare<br />
partito su una nave tanto tempo fa.<br />
- Veramente? Sai che proprio in quella zona c'è<br />
un bambino molto malato che ha bisogno urgente<br />
di una medicina? Potresti passare tu? Una brutta<br />
epidemia sta colpendo molte persone e ho bisogno<br />
<strong>Joseph</strong> accettò volentieri la richiesta del dottor Felix, perché era generoso e<br />
buono e soprattutto perché c’era un bambino da salvare. Il postino, con la<br />
sua divisa tirata a lucido, salì sul suo calesse, spronò i cavalli e partì per la<br />
sua missione. Attraversò il ponte levatoio sul fiume, salutò con un braccio<br />
le lavandaie che lavavano i panni sotto, nell’acqua limpida. A <strong>Joseph</strong> venne<br />
in mente quando, da bambino, la<br />
mamma lo portava con sé sotto il<br />
ponte a fare il bucato. Era lì che<br />
aveva conosciuto Felix e da allora<br />
erano diventati molto amici. <strong>La</strong><br />
giornata era calda e serena, il<br />
cielo azzurro e limpido. Era la<br />
mattina ideale per iniziare un<br />
viaggio.
Dopo alcune ore di cammino arrivò alla fattoria che gli era stata indicata dal<br />
dottor Felix.<br />
Era un casolare abbastanza grande, giallo, recintato da un alto muro di<br />
pietra.<br />
Di fronte alla casa spiccavano tre grossi pagliai dorati. Nell’aria si sentiva un<br />
buon odore di grano appena mietuto.<br />
- Ehi! C’è<br />
qualcuno in<br />
casa? – gridò<br />
<strong>Joseph</strong><br />
– Sono il<br />
postino e sono<br />
stato mandato<br />
dal dottor Felix ,<br />
devo<br />
consegnare una<br />
medicina per un<br />
bambino<br />
malato.<br />
Nonostante avesse gridato nessuno sentì la sua voce.<br />
- Chi stai cercando? - gli chiese un contadino che lavorava nel campo di<br />
grano vicino al casolare e che gli si era avvicinato.<br />
7<br />
- Sto cercando la famiglia di un bambino malato che ha bisogno della<br />
medicina che ho qui con me. Devo assolutamente trovare i suoi genitori, più<br />
tempo passa e più le possibilità che il bambino guarisca diminuiscono –<br />
rispose <strong>Joseph</strong>.<br />
- Forse puoi trovare suo padre nel campo di grano dietro a quella collina - gli<br />
disse il contadino indicando con il braccio la collina a sinistra della casa.<br />
Il postino si incamminò e poco dopo vide un uomo chino, intento a mietere il
grano con una piccola falce che muoveva con ritmo sempre uguale.<br />
Era al centro di un campo che sembrava un mare giallo ondeggiante; le<br />
spighe si muovevano al vento caldo e formavano onde leggere.<br />
<strong>Joseph</strong> si avvicinò all’uomo e subito gli chiese:<br />
- Siete voi il padre di un bambino molto malato che ha bisogno della<br />
medicina del dottor Felix?<br />
- Si sono io , mio figlio ha una brutta bronchite con la febbre altissima –<br />
rispose l’uomo con una voce triste poi aggiunse – Ma voi avete fatto tanta<br />
strada per mio figlio che neanche conoscete! Vi ringrazio per averlo salvato!!!<br />
All’improvviso il contadino si inginocchiò davanti a lui e gli baciò le mani. Il<br />
postino rimase assai sorpreso ed impressionato da questo gesto.<br />
Ripresosi dalla commozione lo incitò: - Non perdete altro tempo con me.<br />
Correte da vostro figlio e dategli subito la medicina.<br />
Il contadino lasciò gli attrezzi nel campo e se ne andò correndo verso il suo<br />
casolare.<br />
<strong>Joseph</strong> ritornò al suo calesse e riparti per tornare ad Arles soddisfatto di aver<br />
portato a termine la sua missione con successo.<br />
8
Ora poteva godersi con calma il meraviglioso panorama che lo circondava.<br />
Davanti ai suoi occhi si stendeva un' immensa campagna dai colori accesi che<br />
sprigionava allegrezza. In lontananza si distinguevano i contorni blu cobalto<br />
delle montagne. <strong>La</strong> pianura era punteggiata da fattorie dai tetti rossi e<br />
appuntiti, immerse nei campi color zafferano. Spuntavano qua e là macchie<br />
verdi di cespugli e in mezzo , al centro, un campo di basilico emanava un<br />
olezzo stuzzicante che faceva pensare ad un bel piatto di pane e pomodoro<br />
aromatizzato.<br />
Vicino a <strong>Joseph</strong>, in mezzo alla campagna era fermo un carretto che<br />
aspettava il suo padrone per essere caricato di paglia con la quale sarebbe<br />
stato costruito un pagliaio alto alto. Accanto, una staccionata cingeva un<br />
orto e un frutteto verdeggianti: lì in mezzo, una donna era intenta a<br />
raccogliere i frutti dai profumi intensi e dai sapori dolci e succosi.<br />
<strong>La</strong> donna si rivolse a <strong>Joseph</strong>:<br />
9
- Monsieur vi vedo stanco, volete riposare un po' nella mia cascina?<br />
Il postino accettò volentieri e la signora fu così gentile che gli offrì<br />
anche il pranzo. Tutto intorno un silenzio speciale, faceva provare un<br />
sentimento di pace e di gioia: <strong>Joseph</strong> si sentiva in armonia con la<br />
natura. Il pomeriggio si stava avvicinando e il postino decise di<br />
ripartire, diede un colpetto di frusta al cavallo e il suo calesse e partì.<br />
Giunto verso le montagne il cielo cominciò a diventare più grigio azzurro e un<br />
10<br />
vento fastidioso si levò e<br />
spettinò due cipressi che si<br />
abbracciavano come una<br />
mamma con suo figlio. Il<br />
grano si agitava e si sfogava<br />
a giocare con il vento che lo<br />
tirava, lo spingeva, lo faceva<br />
sbattere, lo dondolava, lo<br />
burlava, lo accarezzava... <strong>Joseph</strong> avvertì un brontolio di tuoni che<br />
preannunciavano un temporale: ed ecco che le nuvole coprirono il cielo, si<br />
ammucchiavano, si<br />
intrecciavano, si scontravano<br />
e dipingevano l'aria di un blu<br />
pavone, di bianco, di grigio<br />
tortora, di viola.<br />
Ad un tratto un rombo<br />
arrabbiato scosse la terra e
iniziò a scatenarsi un temporale violento: la pioggia tagliava i colori della<br />
natura, si scagliava come lame sull'erba, sul grano appena tagliato, sulla<br />
terra arsa, diffondendo un intenso profumo di terreno bagnato. <strong>Joseph</strong> si<br />
impressionò e cominciò a spostarsi lentamente con il suo calesse, perché le<br />
ruote affondavano nel fango. Il cavallo s'impaurì e alzò gli zoccoli facendo un<br />
nitrito.<br />
Che cosa poteva averlo spaventato così all’improvviso? Di certo non era la<br />
pioggia scrosciante che cadeva perché non era la prima volta che lui ed il<br />
suo cavallo venivano sorpresi dal temporale. L’animale doveva aver sentito<br />
qualcosa di strano<br />
<strong>Joseph</strong> si mosse lentamente, guardandosi intorno, quando vide, nascosto da<br />
folti cespugli verdi, l’ingresso di una grotta.<br />
grotta e di aspettare che la pioggia ed il temporale finissero.<br />
11<br />
Intorno c’era<br />
un’atmosfera<br />
misteriosa: era<br />
quasi buio,<br />
pioveva a dirotto e<br />
non c’era anima<br />
viva. Bagnato<br />
fradicio, impaurito,<br />
stanco e sperduto<br />
<strong>Joseph</strong> decise di<br />
rifugiarsi nella
Scese dal calesse, legò il suo cavallo ad un albero e si introdusse nella<br />
grotta. All’interno era buio pesto, freddo ed umido, ma almeno non pioveva.<br />
Tutto era silenzio, si sentiva solo il ticchettio delle gocce di pioggia che<br />
battevano sulla roccia.<br />
Ad un tratto arrivò al suo naso un odore strano che non aveva niente a che<br />
fare con la grotta.<br />
Il postino diede un’occhiata in giro, ma non vide nessuno, nel buio notò solo<br />
una piccola luce rossa che a volte era più luminosa.<br />
Prima che potesse chiedersi cosa fosse sentì distintamente un rumore di<br />
passi che si avvicinavano.<br />
Il cuore iniziò a battergli forte nel petto, trattenne il respiro e un brivido gli<br />
corse giù per la schiena.<br />
Dopo alcuni secondi , che a <strong>Joseph</strong> sembrarono infiniti, comparve un uomo<br />
con una pipa in bocca il cui<br />
fumo bianco saliva fino al<br />
soffitto della grotta.<br />
L’uomo avrà avuto non più di<br />
trenta anni, il suo sguardo<br />
era serio, triste e un po’<br />
imbronciato, ma non<br />
sembrava minaccioso.<br />
- Chi sei ? Cosa ci fai qui<br />
12<br />
dentro? – disse l’uomo<br />
rompendo il silenzio che
13<br />
regnava nella grotta.<br />
- Sono……il postino di Arles…..mi sto riparando dalla pioggia… - rispose<br />
<strong>Joseph</strong>, riuscendo a malapena a pronunciare le parole.<br />
- Come mai sei venuto da Arles fino a qui? – domandò ancora lo<br />
sconosciuto.<br />
<strong>Joseph</strong> allora gli raccontò il motivo del suo viaggio, della medicina per il<br />
bambino malato e dell’improvviso temporale che lo aveva sorpreso mentre<br />
ritornava a casa.<br />
Lo sconosciuto ascoltò la sua <strong>storia</strong> con attenzione ed in silenzio.<br />
- E tu? Come sei finito qui dentro? Ti stai riparando come me dalla pioggia?<br />
– chiese <strong>Joseph</strong> che ormai non aveva più paura.<br />
Lo sconosciuto sorrise e incominciò a raccontargli la sua lunga <strong>storia</strong>.<br />
- Sei anni fa sono stato accusato di aver ucciso un uomo perché mi hanno<br />
trovato vicino al suo corpo, ed io non sono riuscito a dimostrare che ero<br />
innocente. Sono stato condannato e chiuso in carcere.<br />
Gli anni della prigione sono stati lunghi e dolorosi.<br />
Per tanto tempo non ho potuto vedere né i miei genitori, né i miei amici più<br />
cari. Il tempo sembrava non passare mai. Le giornate erano sempre uguali,<br />
tristi e monotone.<br />
Tutti i prigionieri erano chiusi in celle piccolissime con pochissima luce che<br />
entrava dalle finestrelle chiuse da grate di ferro.-<br />
Lo sconosciuto si interruppe come se quel ricordo lo turbasse, poi riprese:
- Vedevo qualcuno solo quando ci<br />
portavano tutti in un buio cortile e ci<br />
facevano marciare controllandoci a vista.<br />
E’ stato proprio in uno di questi momenti<br />
che pensai che dovevo uscire di lì, in<br />
qualunque modo dovevo riacquistare la<br />
mia libertà.<br />
Ci pensai a lungo e finalmente un giorno<br />
mi venne in mente come fare….<br />
Philipe, era il nome dell’evaso, tacque<br />
poi riprese:<br />
- Ti scongiuro, <strong>Joseph</strong>, tu che hai un cuore tenero, aiutami!!! Devi cercare il<br />
mio amico Peter, un prete-detective che vive dall’altra parte della Francia e<br />
lavora in una chiesa a Anvers sur Oise.<br />
14<br />
<strong>Joseph</strong> era un po’ titubante, ma dopo<br />
aver riflettuto decise di dare una mano<br />
a quell’innocente e partì con il suo<br />
calesse per ritornare a casa.<br />
Subito andò in cerca del dottor Felix<br />
Rey e raccontò la sua avventura.<br />
Il medico se ne andò con il treno verso<br />
il nord della Francia, alla ricerca di<br />
Peter .<br />
Quando giunse in città cominciò a<br />
girare per cercare la chiesa: la vide<br />
subito perché il campanile spiccava nel<br />
cielo e sovrastava palazzi e alberi.
Sul posto, chiese conferma ad una donna di passaggio se quella fosse la<br />
casa del prete Peter. <strong>La</strong> donna annuì. Entrò e vide l’esile figura del<br />
sacerdote pregare davanti all’immagine di Dio. Si avvicinò lentamente e in<br />
silenzio, gli sfiorò la spalla dicendo: “Buongiorno Padre, io sono Felix Rey, un<br />
dottore, ho percorso tanta strada per aiutare un suo amico che si trova in<br />
difficoltà. Deve sapere…”<br />
Felix raccontò tutta la <strong>storia</strong> dell’evaso e Peter si mise subito alla ricerca di<br />
prove per incastrare il vero colpevole, indagando sulla vita della vittima.<br />
Dopo poco tempo scoprì che l’assassino era un ubriaco : in casa sua infatti<br />
venne ritrovato l’anello d’oro rubato al cadavere.<br />
Così si concluse la <strong>storia</strong> di Philipe che grazie al temporale, a <strong>Joseph</strong>, al<br />
dottor Felix e a Peter tornò libero a casa sua<br />
15<br />
Era trascorso molto tempo da quella<br />
<strong>storia</strong> e <strong>Joseph</strong> non pensava più<br />
all’evaso, e trascorreva piacevoli serate<br />
in compagnia di sua moglie.<br />
Una sera, insieme, andarono a fare una<br />
passeggiata al chiaro di luna, verso gli<br />
uliveti. I colori del paese da lontano si<br />
mischiavano e diventavano scuri,<br />
azzurrini e una mezza luna rischiarava il<br />
cielo e la terra diffondendo un’aria di<br />
tranquillità. Solo un gufo e tre civette<br />
chiacchieravano tra loro e di tanto in<br />
tanto si sentivano echeggiare i rintocchi dell’orologio e i versi dei cani che<br />
guardavano la luna.<br />
Piano piano il buio ebbe il sopravvento, il paesaggio si addormentò e in cielo<br />
si accesero, grandissime, le stelle: lucenti, dorate, gialle come girasoli,<br />
piccole come coriandoli.
16<br />
<strong>La</strong> notte stellata era fantastica:<br />
mai si era vista una notte così<br />
magica! Il cielo era vivo e le<br />
stelle si intrecciavano,<br />
correvano, si rotolavano facendo<br />
capriole, componevano vortici.<br />
Veniva la voglia di salire in<br />
groppa agli astri e di cavalcarli<br />
verso mondi lontanissimi e<br />
sconosciuti.<br />
Seguendo le stelle arrivarono al Caffè Terrazza nel centro del paese. Era un<br />
luogo molto frequentato dagli abitanti di Arles. Sedevano nei tavolini<br />
sistemati fuori, bevevano una bibita e conversavano tra loro.<br />
Anche <strong>Joseph</strong> e sua moglie si sedettero e affascinati contemplavano il cielo<br />
stellato. <strong>La</strong> notte era tranquilla, una<br />
leggera brezza rinfrescava l’aria della<br />
calda estate.<br />
Ad un tratto <strong>Joseph</strong> distolse lo sguardo<br />
dal cielo e guardò all’interno del bar e si<br />
alzò di scatto come se avesse visto un<br />
fantasma. Guardò meglio e …non c’erano<br />
dubbi, era proprio lui. L’uomo della grotta<br />
stava seduto lì, nella sala interna del bar,<br />
beveva una bibita e sembrava aspettare<br />
qualcuno.
<strong>Joseph</strong>, incuriosito, entrò nel locale, lasciando la moglie meravigliata ed<br />
incredula.<br />
17<br />
Si avvicinò a<br />
Philiphe e iniziarono<br />
a parlottare tra loro:<br />
- Che piacere<br />
rivederti!<br />
- disse Jopseph .<br />
Poi continuò:<br />
- Come sei finito ad<br />
Arles?<br />
- Sto aspettando un<br />
notaio con il quale<br />
devo concludere un grande affare. Pensa, erediterò molto denaro e diventerò<br />
ricchissimo, ma non voglio scordarmi di te, <strong>Joseph</strong> e nemmeno de l dottor<br />
Felix Rey. Voglio aiutare tutte le persone malate e farò costruire un grande<br />
ospedale intitolato al postino più generoso della Francia.<br />
Trascorsero gli anni e la <strong>storia</strong> di <strong>Joseph</strong>, di Felix, di Philipe e di Peter rimase<br />
nella memoria di tutti gli abitanti di Arles e… non solo.
18<br />
VINCENT VAN GOGH<br />
Il 30 marzo 1853 Anna Cornelia moglie di Theodorus<br />
Van Gogh dà alla luce un vivace maschietto. Si chiamerà Vincent<br />
Willem e sarà il primo di una famiglia numerosa, povera, ma felice.<br />
Groot Zundert è un piccolo paese dell’Olanda, è qui che Vincent cresce<br />
serenamente. L’affetto dei genitori non manca, ma lui è il più grande e deve<br />
aiutare i genitori e badare ai fratelli. È un bambino taciturno, poco interessato<br />
alla compagnia degli altri.<br />
A scuola non va bene, allora viene messo in collegio in un altro paese. Qui<br />
vivrà lontano dalla famiglia e studierà. Per lui è un piccolo dramma, è la<br />
prima volta che si allontana da casa. Si intristisce e non ha più voglia di<br />
studiare. Cambia anche scuola, ma lo studio non migliora. Allora il padre che<br />
non aveva tanti soldi per far lo mette a lavoro.<br />
Il ragazzino, capelli rossi, fronte spaziosa, occhi chiari, sensibili e<br />
fragili, inizia una nuova vita, forse più adatta a lui. Un fratello del<br />
padre, lo fa lavorare come commesso in un famoso negozio di<br />
quadri. E’ un commesso bravo, onesto e preparato.<br />
Ma a venti anni Vincent si innamora di Ursula che però lo<br />
rifiuta. Da quel giorno la sua vita cambia, non è più bravo ed preparato a<br />
lavoro, un senso di tristezza lo accompagna.<br />
Dopo aver tentato vari mestieri, divenne predicatore tra i poveri operai<br />
delle miniere di carbone. Andò a vivere in una delle loro baracche, dove<br />
dormiva sulla paglia e si dedicò ad aiutarli. Ma la sua attività dava fastidio ad<br />
alcune persone importanti che lo cacciarono. Preso dallo sconforto prese a<br />
disegnare con passione sempre più crescente.<br />
Incominciò a dipingere che aveva ventotto anni. Dipinse prima di tutto la<br />
gente che amava, i contadini e gli operai. All’inizio i suoi quadri erano scuri<br />
perché la terra in cui viveva era buia e scura. Quando si trasferì prima a<br />
Parigi, poi ad Arles scoprì i colori più luminosi della natura e iniziò a<br />
dipingere quadri dai toni più brillanti, usando soprattutto il giallo e l’azzurro.<br />
Dipingeva tutto ciò che vedeva, la sua stanza, la sua sedia, le scarpe, i<br />
campi di grano, i girasoli, i fiori, i suoi amici e anche se stesso. Dopo alcuni<br />
anni si ammalò e fu ricoverato in una casa di cura, ma continuò a dipingere.<br />
Morì a trentasette anni.