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San Giovanni Rotondo, 18 settembre 2009, ore 9,30:<br />

LE STIMMATE DI PADRE PIO.<br />

STORIA, FENOMENO E DURATA<br />

Fr. <strong>Vincenzo</strong> <strong>Criscuolo</strong><br />

Relatore generale Congr. Cause Santi<br />

La relazione che mi è stata affidata verte su un argomento ormai notissimo. Esso<br />

riguarda la stigmatizzazione di Padre Pio da Pietrelcina, soprattutto i momenti e le varie fasi<br />

storiche della impressione delle stimmate, le conseguenze immediate relative a tale evento<br />

straordinario, la fenomenologia dei segni e delle ferite e finalmente la loro permanenza<br />

cronologica per un arco di mezzo secolo.<br />

Su tale argomento esiste una vera foresta bibliografica, sia a carattere scientifico, sia a<br />

tendenza divulgativa. Ad esso in particolare, solo per citare qualche titolo piú significativo,<br />

ha dedicato un ampio studio documentario Gerardo di Flumeri, dal titolo Le stigmate di<br />

Padre Pio da Pietrelcina. Testimonianze – Relazioni, apparso nel 1984 in prima edizione e<br />

nel 1995 in seconda edizione 1 . Sul problema della stigmatizzazione, esaminata dal punto di<br />

vista storico, fenomenologico, medico e teologico, sono stati negli anni passati celebrati qui<br />

in San Giovanni Rotondo ben due convegni: il primo dall’1 al 6 maggio 1972, vertente in<br />

particolare sulla spiritualità di Padre Pio, ma con ampia sottolineatura e interventi specifici<br />

sulle stimmate 2 ; il secondo, svoltosi dal 16 al 20 settembre 1987, ha avuto come argomento<br />

unico e centrale soltanto la stigmatizzazione del frate cappuccino di Pietrelcina in tutti i suoi<br />

risvolti biologici, scientifici e spirituali 3 . Nello stesso anno 1987 vide la luce anche la terza<br />

edizione del primo volume dell’Epistolario di Padre Pio, già pubblicato a cura di Melchiorre<br />

da Pobladura e Alessandro da Ripabottoni nel 1971 (in prima edizione) e nel 1973 (in<br />

1 Le stigmate di Padre Pio da Pietrelcina. Testimonianze – relazioni (Padre Pio da Pietrelcina. Testimonianze,<br />

10), a cura di Padre Gerardo di Flumeri, San Giovanni Rotondo 1995.<br />

2 Atti del 1° Convegno di Studio sulla Spiritualità di Padre Pio. San Giovanni Rotondo, 1-6 Maggio 1972 (Padre<br />

Pio da Pietrelcina. Collana “Spiritualità”, 1), a cura di Padre Gerardo Di Flumeri, San Giovanni Rotondo 1972. In<br />

questo volume si veda particolarmente l’intervento di Giorgio Cruchon, Le stimmate di Padre Pio, 99-129.<br />

3 Atti del Convegno di Studio sulle Stimmate del Servo di Dio Padre Pio da Pietrelcina (San Giovanni Rotondo,<br />

16-20 settembre 1987) (Padre Pio da Pietrelcina. Collana “Spiritualità”, 2), a cura di Padre Gerardo Di Flumeri, San<br />

Giovanni Rotondo 1988. In questo volume si vedano soprattutto i seguenti saggi: Francesco Lotti, Come ho visto le<br />

stimmate di Padre Pio, 17-38; Giuseppe Gusso, Considerazioni sulle stimmate di Padre Pio, 39-59; Ottaviano<br />

Schmucki, Le stimmate di San Francesco d’Assisi e le stimmate di Padre Pio. Convergenze e divergenze, 135-168;<br />

Pietro Valli, Le stimmate di Padre Pio: aspetti medico-legali, 209-224; Paolo Maria Stefaneschi, La scomparsa delle<br />

stimmate di Padre Pio, 225-257; Michele Capuano, Le visite mediche alle stimmate di Padre Pio, 259-293; Roberto<br />

Moretti, La transverberazione di Padre Pio, 297-318; Gerardo di Flumeri, Ipotesi teologiche sulla scomparsa delle<br />

stimmate di Padre Pio, 319-342.


seconda edizione) 4 . I dati piú importanti di tutta questa documentazione sono<br />

definitivamente confluiti nella Positio super virtutibus di Padre Pio, e in modo particolare<br />

nella Biografia documentata, pubblicata nel marzo 1997 5 . Da tale data ben poco di<br />

assolutamente nuovo è emerso, sia a livello documentario, sia a livello interpretativo 6 .<br />

Il mio intervento, a parte qualche recentissima pubblicazione che permette di meglio<br />

chiarificare qualche punto di non centrale importanza, non offre quindi molte novità<br />

sull’argomento della stigmatizzazione di Padre Pio, soprattutto in relazione alla storia<br />

dell’impressione delle stigmate, alla loro morfologia e fenomenologia, e alla permanenza<br />

cronologica delle piaghe. Esso si limita, sulla base dei documenti e degli studi principali,<br />

alla presentazione storica dei fatti, relativi all’impressione e all’incisione prima temporanea<br />

e in modo prevalentemente non visibile, poi chiara e definitiva delle stimmate, avvenuta la<br />

mattina del 20 settembre 1918, alla loro realtà vitale e sanguinante per cinquant’anni, e<br />

quindi alla loro scomparsa poco prima della morte. A questa rapida esposizione farà seguito<br />

una breve appendice, che invece ha una certa rilevanza soprattutto per la sua novità<br />

documentaria, se non altro come possibilità di percorrere una nuova pista di indagine<br />

archivistica, riguardante rapporti finora non ancora ben noti, anzi bibliograficamente ancora<br />

del tutto sconosciuti, tra Padre Pio da Pietrelcina e una stigmatizzata tedesca sua<br />

contemporanea.<br />

La vicenda storica dell’impressione delle stigmate<br />

La prima manifestazione delle stimmate, parziale e cronologicamente limitata e<br />

circoscritta, secondo la testimonianza dello stesso Padre Pio si verificò poco dopo la sua<br />

ordinazione sacerdotale 7 , probabilmente tra l’agosto e il settembre 1910 8 . Nella lettera dell’8<br />

settembre 1911 al suo direttore spirituale Benedetto da San Marco in Lamis 9 egli cosí<br />

4<br />

Padre Pio da Pietrelcina, Epistolario, I: Corrispondenza coi i direttori spirituali (1910-1922), a cura di<br />

Melchiorre da Pobladura e Alessandro da Ripabottoni. III edizione riveduta e corretta da Padre Gerardo di Flumeri, San<br />

Giovanni Rotondo 1987 [in seguito: Epistolario].<br />

5<br />

Congregatio de Causis Sanctorum, Sipontina, Beatificationis et canonizationis Servi Dei Pii a Pietrelcina<br />

sacerdotis professi OFMCap. (Francesco Forgione) (1887-1968) Positio super virtutibus, vol. III/1: Biografia<br />

documentata: Alessandro da Ripabottoni, Vita del Servo di Dio Padre Pio da Pietrelcina dei Frati Minori Cappuccini<br />

(1887-1968), Roma 1997 [in seguito: Positio].<br />

6<br />

Tra le numerose biografie di Padre Pio, che trattano specificamente della stigmatizzazione, si può fare sicuro<br />

riferimento a Luigi Peroni, Padre Pio da Pietrelcina, Roma 1991 (I ediz.), 1994 (II ediz.) e 2002 (III ediz.); e a Gerardo<br />

Di Flumeri, Il beato Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo 2001.<br />

7<br />

Come è noto, Padre Pio venne ordinato sacerdote nella cattedrale di Benevento il 10 agosto 1910: cf. Positio,<br />

81-93.<br />

8<br />

Cf. Le stigmate di Padre Pio da Pietrelcina, 6.<br />

9<br />

Nato il 16 marzo 1872, entrò tra i cappuccini l’11 dicembre 1890; dopo il corso gli studi filosofici e teologici,<br />

effettuato nella Provincia Toscana, fu ordinato sacerdote l’11 aprile 1898. Dal 1903 al 1919 si dedicò alla predicazione<br />

e all’insegnamento. Definitore provinciale nel 1903 e nel 1906, resse la Provincia cappuccina di Foggia come ministro<br />

provinciale dal febbraio 1908 al luglio 1919. Si spense a San Severo il 22 luglio 1942. Un buon profilo bio-bibliografico<br />

su di lui si incontra in Epistolario, 51-54.<br />

2


scriveva: “Ieri sera poi mi è successo una cosa che io non so né spiegarmi e né<br />

comprendere. In mezzo alla palma delle mani è apparso un po’ di rosso quasi quanto la<br />

forma di un centesimo, accompagnato anche da un forte ed acuto dolore in mezzo a quel po’<br />

di rosso. Questo dolore era più sensibile in mezzo alla mano sinistra, tanto che dura ancora.<br />

Anche sotto i piedi avverto un po’ di dolore”. E aggiungeva: “Questo fenomeno è quasi da<br />

un anno che si va ripetendo, però adesso era da un pezzo che più non si ripeteva. Non<br />

s’inquieti però se adesso per la prima volta glielo dico; perché mi son fatto vincere sempre<br />

da quella maledetta vergogna. Anche adesso se sapesse quanta violenza ho dovuto farmi per<br />

dirglielo!” 10 .<br />

Dall’agosto-settembre 1910 e forse fino al 1915, o molto piú probabilmente fino alla<br />

stigmatizzazione visibile e permanente nel settembre 1918, le stimmate rimasero per lo piú<br />

invisibili: procuravano cioè dolori spasimanti, soprattutto in alcuni giorni della settimana, in<br />

genere nella giornata del martedí e nel periodo dal giovedì sera al sabato mattina, ma non<br />

erano sempre visivamente percepibili, o in qualche caso erano visibili solo parzialmente e<br />

riguardavano solo qualcuna di esse 11 .<br />

Vari accenni al riguardo si incontrano nell’Epistolario di Padre Pio. Il 21 marzo 1912<br />

egli scriveva da Pietrelcina a padre Agostino da San Marco in Lamis 12 : “Dal giovedí sera<br />

fino al sabato, come anche il martedí è una tragedia dolorosa per me. Il cuore, le mani ed i<br />

piedi sembrami che siano trapassati da una spada; tanto è il dolore che ne sento” 13 . Il 4<br />

settembre 1915 scriveva allo stesso padre Agostino: “Sento dislogarmi tutte le ossa ed in<br />

pari tempo come se venissero stritolate e maciullate […]. Chi vi è che possa indovinare<br />

quanto sia profonda la ferita che si è aperta dalla parte del cuore? […] Per me non c’è alcun<br />

balsamo, che valga a disacerbare questa piaga crudele, se non quello di rassegnarmi, per<br />

piacere anche in questo al mio dolce Signore” 14 . E il 10 ottobre successivo, in seguito a<br />

precise domande formulate per ben due volte da padre Agostino 15 , cosí gli scriveva riguardo<br />

alla seconda di esse: “La seconda dimanda è se l’ha concesso il dono ineffabile delle sue<br />

sante stimmate. A ciò devesi rispondere affermativamente e la prima volta di quando Gesù<br />

volle degnarla di questo suo favore, furono visibili, specie in una mano e poiché<br />

quest’anima a tal fenomeno rimase assai esterrefatta, pregò il Signore che avesse ritirato un<br />

tal fenomeno visibile. D’allora non apparsero più; però, scomparse le trafitture, non per<br />

10<br />

Epistolario, 234; Le stigmate di Padre Pio da Pietrelcina, 45-46; Positio, 168.<br />

11<br />

Cf. al riguardo Le stigmate di Padre Pio da Pietrelcina, 6.<br />

12<br />

Nato il 9 gennaio 1880, il 19 agosto 1897 dopo gli studi ginnasiali entrò tra i cappuccini; dopo il novizio fu<br />

inviato a completare gli studi nella Provincia Toscana; tornato nella sua Provincia di Foggia, svolse una feconda attività<br />

apostolica, a cui uní l’attività didattica con l’insegnamento della filosofia; partecipò alla guerra del 1915-1918 e stimó<br />

di cuore Pio da Pietrelcina, di cui fu per vario tempo direttore spirituale; dal 1944 al 1953 fu anche guardiano di San<br />

Giovanni Rotondo, ove si spense il 14 maggio 1963. Su di lui cf. Epistolario, 54-57.<br />

13<br />

Epistolario, 266; Le stigmate di Padre Pio da Pietrelcina, 46; Positio, 168.<br />

14<br />

Epistolario, 640-641.<br />

15<br />

Cf. Epistolario, 657-660 e 663-666; cf. anche 670-673.<br />

3


questo scomparve il dolore acutissimo che si fa sentire, specie in qualche circostanza ed in<br />

determinati giorni” 16 .<br />

Nel gennaio dello stesso anno 1915 forse ebbero luogo anche episodi di<br />

trasverberazione, che forse si erano verificati già tre anni prima, quando Padre Pio,<br />

rivolgendosi a padre Agostino ed esprimendosi in lingua francese, parlava di un “javelot de<br />

feu” (lancia di fuoco) che Gesú aveva ritirato dalla sua anima, ma la cui ferita si era rivelata<br />

mortale (“la blessure est mortelle”) 17 . Il 24 gennaio 1915 cosí scriveva a Padre Benedetto:<br />

“Sembrami come se tutte le ossa mi si scerpassero. Sentomi, senza punto vederlo con gli<br />

occhi del corpo, ma ben vedendolo io con quelli dello spirito, immergermi da costui a volta<br />

a volta un coltello, con una punta ben affilata e quasi gettando fuoco, attraverso il cuore che<br />

lo approfonda fino nelle viscere, indi a viva forza lo ritrae per poi di lì a poco ripetere<br />

l’operazione. Il tutto lascia, al moltiplicarsi di questi colpi, sempre maggiormente divampar<br />

l’anima di grandissimo amore di Dio. Il dolore intanto che producemi tal ferita, che da lui<br />

mi viene aperta, e la soavità che in pari tempo mi si fa sentire, sono così vivi che adombrarli<br />

mi torna impossibile” 18 . Il 18 maggio seguente, in due distinte lettere inviate ai suoi due<br />

direttori spirituali, Benedetto e Agostino da San Marco in Lamis, Padre Pio riconosceva<br />

apertamente: “Sono crocifisso d’amore” 19 .<br />

La vera trasverberazione, che deve essere considerata un preludio ormai prossimo alla<br />

stigmatizzazione, ebbe luogo a San Giovanni Rotondo il 5 agosto 1918, mentre Padre Pio<br />

era intento ad ascoltare la confessione dei seminaristi, e si protrasse fino a tutto il giorno<br />

successivo e alla mattina seguente. Il frate di Pietrelcina cosí la descriveva a Benedetto da<br />

San Marco in Lamis nella sua lettera del 21 agosto 1918: “In forza di questa mi induco a<br />

manifestarvi ciò che avvenne in me dal giorno cinque a sera, a tutto il sei del corrente mese.<br />

Io non valgo a dirvi ciò che avvenne in questo periodo di superlativo martirio. Me ne stavo<br />

confessando i nostri ragazzi la sera del cinque, quando tutto d’un tratto fui riempito di un<br />

estremo terrore alla vista di un personaggio celeste che mi si presenta dinanzi all’occhio<br />

dell’intelligenza. Teneva in mano una specie di arnese, simile ad una lunghissima lamina di<br />

ferro con una punta ben affilata, e che sembrava da essa punta che uscisse fuoco. Vedere<br />

tutto questo ed osservare detto personaggio scagliare con tutta violenza il suddetto arnese<br />

nell’anima, fu tutto una cosa sola. A stento emisi un lamento, mi sentivo morire. Dissi al<br />

ragazzo che si fosse ritirato, perché mi sentivo male e non sentivo più la forza di continuare.<br />

Questo martirio durò, senza interruzione, fino al mattino del giorno sette. Cosa soffrii in<br />

questo periodo sì luttuoso io non so dirlo. Persino le viscere vedevo che venivano strappate<br />

16 Epistolario, 669; Le stigmate di Padre Pio da Pietrelcina, 47. Cf. anche Gerardo Di Flumeri, La<br />

transverberazione di Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo 1985.<br />

17 Epistolario, 300.<br />

18 Epistolario, 522.<br />

19 Epistolario, 545 e 547.<br />

4


e stiracchiate dietro di quell’arnese, ed il tutto era messo a ferro e a fuoco. Da quel giorno in<br />

qua io sono stato ferito a morte. Sento nel più intimo dell’anima una ferita che è sempre<br />

aperta, che mi fa spasimare assiduamente” 20 .<br />

La stessa esperienza veniva ribadita quindici giorni dopo, quando Padre Pio scriveva<br />

allo stesso padre Benedetto: “Io mi veggo sommerso in un oceano di fuoco, la ferita che mi<br />

venne riaperta sanguina e sanguina sempre. Dessa sola basterebbe a darmi mille e più volte<br />

la morte” 21 . Il 20 dicembre successivo Padre Pio parlava ancora di “una cosa simile ad una<br />

lamina di ferro che dalla parte bassa del cuore si estende sino a sotto la spalla destra in linea<br />

trasversale. Mi causa dolore acerbissimo e non mi lascia prendere un po’ di riposo” 22 .<br />

La definitiva impressione delle stimmate nel corpo del frate di Pietrelcina, che doveva<br />

perdurare visibilmente fino al termine della sua vita, si verificò la mattina del 20 settembre<br />

1918 e condizionò tutta la sua esistenza. La migliore descrizione dell’evento, della cui<br />

autenticità e veridicità non si può dubitare, ci viene ancora una volta offerta dallo stesso<br />

Padre Pio, nella lettera che egli scrisse il 22 ottobre seguente a Benedetto da San Marco in<br />

Lamis, dal quale era stato esplicitamente sollecitato a fornire un resoconto preciso di quanto<br />

era avvenuto. Si tratta di una pagina che i devoti dello stigmatizzato del Gargano conoscono<br />

a memoria e che vale la pena rileggere per intero: “Era la mattina del 20 dello scorso mese<br />

in coro – scriveva Padre Pio – dopo la celebrazione della santa messa, allorché venni<br />

sorpreso dal riposo, simile ad un dolce sonno. Tutti i sensi interni ed esterni, non che le<br />

stesse facoltà dell’anima si trovarono in una quiete indescrivibile. In tutto questo vi fu totale<br />

silenzio intorno a me e dentro di me; vi subentrò subito una grande pace ed abbandono alla<br />

completa privazione del tutto e una posa nella stessa rovina. Tutto questo avvenne in un<br />

baleno. E mentre tutto questo si andava operando, mi vidi dinanzi un misterioso<br />

personaggio, simile a quello visto la sera del 5 agosto, che differenziava in questo solamente<br />

che aveva le mani ed i piedi ed il costato che grondava sangue. La sua vista mi atterrisce:<br />

ciò che sentivo in quell’istante in me non saprei dirvelo. Mi sentivo morire e sarei morto se<br />

il Signore non fosse intervenuto a sostenere il cuore, il quale me lo sentivo sbalzare dal<br />

petto. La vista del personaggio si ritira ed io mi avvidi che mani, piedi e costato erano<br />

traforati e grondavano sangue. Immaginate lo strazio che io esperimentai allora e che vado<br />

esperimentando continuamente quasi tutti i giorni. La ferita del cuore gitta assiduamente del<br />

sangue, specie dal giovedì a sera sino al sabato. Padre mio, io muoio di dolore per lo strazio<br />

e per la confusione susseguente che io provo nell’intimo dell’anima. Temo di morire<br />

dissanguato, se il Signore non ascolta i gemiti del mio povero cuore e col ritirare da me<br />

questa operazione. Mi farà questa grazia Gesù che è tanto buono? Toglierà almeno da me<br />

20 Epistolario, 1065; Positio, 166.<br />

21 Epistolario, 1072; Positio, 167.<br />

22 Epistolario, 1106; Positio, 167.<br />

5


questa confusione che io esperimento per questi segni esterni? Innalzerò forte la mia voce a<br />

lui e non desisterò dal scongiurarlo, affinché per sua misericordia ritiri da me non lo strazio,<br />

non il dolore perché lo veggo impossibile ed io sento di volermi inebriare di dolore, ma<br />

questi segni esterni che mi sono di una confusione e di una umiliazione indescrivibile ed<br />

insostenibile. Il personaggio di cui intendevo parlare nell’altra mia precedente non è altro<br />

che quello stesso di cui vi parlai in un’altra mia, visto il 5 agosto. Egli segue la sua<br />

operazione senza posa, con superlativo strazio dell’anima. Io sento nell’interno un continuo<br />

rumoreggiare, simile ad una cascata, che gitta sempre sangue” 23 .<br />

Il racconto dell’evento della stigmatizzazione, pur cosí semplice nel suo svolgimento,<br />

presenta almeno due punti interrogativi, tra i tanti sui quali la storiografia teologica e<br />

medica successiva ha avuto modo di riflettere a lungo e di fornire risposte non sempre<br />

univoche.<br />

La prima domanda può essere cosí formulata: chi era quel “misterioso personaggio” o<br />

quel “personaggio celeste” a cui Padre Pio accenna come autore e promotore o causa prima<br />

sia della trasverberazione, sia della stigmatizzazione? Qual è la sua precisa identità? A<br />

questa domanda fu dedicata una particolare attenzione nello scorso convegno sulle<br />

stimmate, celebrato qui a San Giovanni Rotondo nel settembre 1987. Nell’ambito di una<br />

relazione, riguardante la possibilità di stabilire convergenze e divergenze tra le stimmate di<br />

Padre Pio da Pietrelcina e quelle di Francesco d’Assisi, il relatore – si tratta del cappuccino<br />

svizzero Ottaviano Schmucki – affrontò esplicitamente l’argomento; dopo aver esaminato<br />

tutte le fonti al riguardo, egli asseriva: “Chi fosse questo ‘misterioso’ o ‘grande<br />

personaggio’ è difficile a dirsi con certezza” 24 . Egli riteneva infatti che lo stesso Padre Pio si<br />

esprimesse al riguardo in termini non chiari e che in vari casi fosse vittima di amnesia. Cosí<br />

infatti si esprime lo studioso cappuccino: “È risaputo che i mistici, di fronte ad<br />

un’esperienza che trascende totalmente l’ordine creaturale, provino un’immensa fatica ad<br />

esprimersi adeguatamente. Nel riferirla ad altri, inevitabilmente, devono ricorrere a concetti<br />

ed immagini naturali che, a loro volta rischiano piú di occultare che di rivelare la piena<br />

realtà del fatto sperimentato. In questo senso, mi pare un’evidente, benché involontaria<br />

trasposizione, condizionata dalla notevole distanza di tempo dall’evento, se Padre Pio nel<br />

1966 identificò sic et simpliciter questo personaggio con Cristo crocifisso, mentre ad appena<br />

un mese dall’evento (22 ottobre 1918), costui gli è sembrato ‘misterioso’, cioè non<br />

riconoscibile. Questo fenomeno – continua Padre Schmucki – va, forse, spiegato con il<br />

sovrapporsi, nella memoria del mistico, di ricordi di molteplici esperienze interiori,<br />

avvenute in diversi tempi e circostanze, che insensibilmente si fondono in un’immagine<br />

composita. D’altro canto, non è improbabile che, di fronte all’esperienza centrale, cioè la<br />

23 Epistolario, 1093-1095; Le stigmate di Padre Pio da Pietrelcina, 51-52; Positio, 168-169.<br />

24 O. Schmucki, Le stimmate di san Francesco d’Assisi, 154.<br />

6


visione del ‘personaggio misterioso’ che produsse le stimmate, altre visioni che la<br />

precedettero abbiano perso il loro rilievo psicologico e lo abbiano portato ad una parziale<br />

amnesia” 25 .<br />

Benché formulate con molta prudenza e cautela, tali asserzioni sono state<br />

recentissimamente ritenute prive di valore da parte di Francesco Castelli, che lo scorso anno<br />

ha potuto pubblicare gli atti, ancora inediti e finora praticamente non utilizzati, della visita<br />

apostolica effettuata nel giugno 1921, a meno di tre anni quindi dall’impressione delle<br />

stimmate, dall’allora vescovo di Volterra e piú tardi cardinale Carlo Raffaello Rossi 26 , di cui<br />

è in corso dal 1976 la causa di canonizzazione 27 . “La prima deposizione resa da P. Pio a<br />

Mons. Rossi – cosí osserva don Castelli – getta ora una luce definitiva su questo argomento.<br />

Rispondendo al Visitatore che gli chiede di parlare delle stimmate, P. Pio, a meno di tre anni<br />

dall’evento 28 gli rivela: ‘Il 20 settembre 1918 dopo la celebrazione della Messa<br />

trattenendomi a fare il dovuto ringraziamento nel Coro tutt’a un tratto fui preso da un forte<br />

tremore, poi subentrò la calma e vidi Nostro Signore in atteggiamento di chi sta in croce’.<br />

Alla breve distanza di tre anni, dunque – conclude Francesco Castelli – P. Pio sa identificare<br />

perfettamente chi ha visto: Nostro Signore in atteggiamento di chi sta in croce. L’ipotesi di<br />

un’amnesia a causa della ‘notevole distanza di tempo’ viene cosí a cadere perché P. Pio<br />

25 O. Schmucki, Le stimmate di san Francesco d’Assisi, 154-155. Cf. al riguardo anche la nota 19, ove si<br />

riportano vari passi dal Diario di padre Agostino da San Marco in Lamis, dove si dice che “gli apparve Gesú sotto la<br />

figura d’un Personaggio celeste”. Si può vedere anche la testimonianza di padre Raffaele da Sant’Elia a Pianisi, a cui<br />

padre Pio il 31 maggio 1966 riferì: “Il 20 settembre, poi, sempre del 1918, dalle ore 9 alle ore 10, mentre i collegiali<br />

stavano a fare la ricreazione nell’orto, ero solo in coro al banchino a posto del Vicario a fare il ringraziamento della S.<br />

Messa, e là, in un momento di assopimento e profonda contemplazione sul Cristo Crocifisso, ebbi le stimmate alle mani<br />

e ai piedi da lance o frecce luminose che si partirono dal Crocifisso, trasformato in un grande personaggio e che si<br />

venera tutt’ora nel coro della piccola chiesa vecchia”: Le stigmate di Padre Pio da Pietrelcina, 103. E ancora, il 6<br />

febbraio 1967: “Stavo in coro il 20 settembre 1918 a fare il ringraziamento dopo la Messa al posto del Vicario e nell’ora<br />

dalle 9 alle 10, in un profondo assopimento (estasi) dal Crocifisso, trasformatosi in un grande personaggio tutto<br />

sanguinante, che sta in coro, partono fasci di luce con frecce e fiamme che vengono a ferirmi le mani e i piedi, perché il<br />

costato era già stato ferito il 5 agosto dello stesso anno. Ero solo, non c’era nessuno ed i collegiali stavano in giardino a<br />

fare ricreazione essendo giorni di vacanza. Il Padre Guardiano, Padre Paolino da Casacalenda, stava a San Matteo,<br />

vicino convento dei Frati Minori, per aiutare a confessare i pellegrini”: ivi, 107.<br />

26 Nato a Pisa il 28 ottobre 1876, entrò nell’Ordine carmelitano il 10 dicembre 1898 e fu ordinato sacerdote il 21<br />

dicembre 1901. Chiamato a Roma come consultore del Santo Ufficio e della Congregazione Concistoriale, fu nominato<br />

vescovo di Volterra il 22 aprile 1920; di nuovo a Roma nel 1923 a servizio di varie congregazioni, fu creato cardinale il<br />

30 giugno 1930; si spense a Crespano del Grappa il 17 settembre 1948. Su di lui cf. Hierarchia catholica medii et<br />

recentioris aevi…, vol. IX, a cura di Zenone Pięta, Patavii MMII [Padova 2002], 395<br />

27 Congregatio de Causis Sanctorum, Index ac status causarum, Città del Vaticano 1999, 356.<br />

28 Testimonianza resa il 15 giugno 1921 alle ore 17: Francesco Castelli, Padre Pio sotto inchiesta.<br />

L’“autobiografia” segreta (Smeraldi, 10), Milano 2008, 220. Questo il testo della risposta alla richiesta di monsignor<br />

Carlo Raffaello Rossi di narrare “partitamente circa le cosidette stimmate”: “Il 20 settembre 1918, dopo la celebrazione<br />

della Messa trattenendomi a fare il dovuto ringraziamento nel Coro tutt’ad un tratto fui preso da un forte tremore, poi<br />

subentrò la calma e vidi Nostro Signore in atteggiamento di chi sta in croce, ma non mi ha colpito se avesse la Croce,<br />

lamentandosi della mala corrispondenza degli uomini, specie di coloro consacrati a Lui e piú da lui favoriti. Di piú di<br />

manifestava che lui soffriva e che desiderava di associare delle anime alla sua passione. M’invitava a compenetrarmi<br />

nei suoi dolori e a meditarli: nello stesso tempo occuparmi per la salute dei fratelli. In seguito a questo mi sentii pieno di<br />

compassione per i dolori del Signore e chiedevo a lui che cosa potevo fare. Udii questa voce: ‘Ti associo alla mia<br />

Passione’. E in seguito a questo, scomparsa la visione, sono entrato in me, mi son dato ragione e ho visto questi segni<br />

qui, dai quali gocciolava il sangue. Prima nulla avevo”.<br />

7


dichiara di sapere chi lo ha stimmatizzato. Di qui in avanti, alla luce delle parole stesse di P.<br />

Pio, il ‘misterioso personaggio’ possiede un’identità precisa e sicura: è Gesú Crocifisso” 29 .<br />

La fenomenologia delle stigmate<br />

Alla prima domanda sull’identità del “misterioso personaggio” o “personaggio<br />

celeste”, segue una seconda, relativa al carattere morfologico e all’aspetto medicofisiologico<br />

delle stimmate di Padre Pio. Essa fa riferimento cioè alla forma, alla struttura,<br />

alla fenomenologia e forse ad eventuali modifiche o cambiamenti di forma delle cinque<br />

piaghe, e in modo particolare di quella del costato, verificatisi nel corso degli anni. Anche a<br />

questo riguardo le testimonianze sono abbondanti e diversificate, ben presentate e<br />

criticamente esaminate soprattutto negli studi di padre Gerardo Di Flumeri. Sulla base delle<br />

numerose visite mediche, oltre che sulle testimonianze di vari confratelli che ebbero la<br />

possibilità di vedere e controllare personalmente lo stato e la forma delle stimmate, si può<br />

tracciare, pur con alcune sempre possibili varianti, un breve e preciso profilo morfologico di<br />

ognuna di esse 30 .<br />

Nella regione palmare della mano destra e della mano sinistra, le piaghe si trovavano<br />

al livello del terzo metacarpo o a metà dello stesso terzo metacarpo: avevano forma<br />

circolare, del diametro di poco piú di due centimetri. Erano ricoperte da una membrana<br />

lucente pigmentata di color rosso viscoso, alquanto sollevata nel centro, ove formava un<br />

piccolissimo bottoncino, da cui partivano tante sottili strie piú oscure e tendenti quasi al<br />

centro, con contorni lievemente frangiati. Nella regione dorsale delle mani le stigmate si<br />

presentavano con le stesse caratteristiche e la stessa configurazione della regione palmare.<br />

Divergenze esistono riguardo al vuoto o a un foro esistente nella zona sottostante le<br />

membrane. A questo proposito non esiste omogeneità di vedute. Il dottor Luigi Romanelli<br />

afferma che “quelle zone pigmentate non sono altro che membrane, che ricoprono un foro,<br />

che si origina in una parte e termina nell’altra” 31 . Lo stesso dottore riferisce del suo<br />

esperimento fatto applicando il pollice nella zona palmare e l’indice in quella dorsale: si<br />

aveva la percezione del vuoto esistente fra le due dita, e quindi dell’interruzione del<br />

metacarpo. “Alla palpazione, delicatamente fatta – osservava il dottor Romanelli – non si<br />

percepiva alcuna resistenza ossea” 32 . I dottori Amico Bignami e Giorgio Festa 33 non ebbero<br />

29<br />

F. Castelli, Padre Pio sotto inchiesta, 67.<br />

30<br />

Cf. al riguardo Le stigmate di Padre Pio da Pietrelcina, 7-22.<br />

31<br />

Ivi, 8 e 149. L’intera relazione del dott. Luigi Romanelli è alle pag. 147-151<br />

32<br />

Ivi, 8.<br />

33<br />

Per la relazione del prof. Amico Bignami cf. ivi, 173-179; del dott. Giorgio Festa possediamo tre relazioni, per<br />

le quali cf. ivi, 179-273.<br />

8


la stessa impressione, e in ogni caso le radiografie effettuate dal dottor Alberto Caserta di<br />

Foggia il 14 ottobre 1954 non rivelarono alcuna interruzione ossea 34 .<br />

Anche per quanto riguarda le stigmate dei piedi non esiste assoluta convergenza nei<br />

risultati delle visite mediche. Esse, sia nella regione dorsale che plantare, apparivano di<br />

forma circolare, del diametro di poco piú di due centimetri, ricoperte di membrane di color<br />

rosso vivo e di aspetto lucente, con contorni netti e precisi, circondate da tessuti normali.<br />

Erano situate all’altezza del secondo metatarso o in corrispondenza della metà del secondo<br />

metatarso. Riguardo all’eventuale foro o vuoto, i risultati medici presentarono le stesse<br />

osservazioni divergenti: per il dottor Romanelli era presente un vuoto tra le membrane<br />

dorsale e palmare, normale era invece lo sviluppo osseo per Bignami e Festa, cosí come<br />

nessuna interruzione ossea segnalavano le radiografie eseguite nel 1954 35 .<br />

Varie e piú diversificate si presentano invece le descrizioni della piaga del costato,<br />

tanto che il Di Flumeri ammette per essa vistose o, come egli dice, “gravi e radicali<br />

modificazioni” 36 nell’arco di cinquant’anni, arrivando a identificare, sulla base delle visite<br />

mediche e delle osservazioni di confratelli testimoni de visu, ben quattordici varianti, molto<br />

bene delineate e descritte sia verbalmente sia graficamente, varianti che passano dalla ferita<br />

lacera lineare, della lunghezza di circa sette centimetri, a margini netti e leggermente<br />

accartocciati, alla ferita a forma di croce adagiata tra la quinta e la nona costola, o alla ferita<br />

a “forma quasi di una X” 37 , con misurazioni approssimative per l’asta longitudinale e<br />

verticale e con altre varianti di vario tipo, riguardanti anche l’esatta ubicazione della stessa<br />

piaga del costato. Oltre che sulla forma, le osservazioni divergono anche sulla profondità di<br />

essa, considerata a tratti piú o meno profonda, da cui defluiva sangue arterioso o liquido<br />

siero ematico 38 . Come si vede, pur essendo certi della ferita, non si è del tutto<br />

oggettivamente sicuri della sua forma né delle sue possibili modificazioni e mutamenti in un<br />

arco cronologico piuttosto lungo 39 .<br />

34<br />

Cf. ivi, tav. 17, 18, 19 e 20.<br />

35<br />

Cf. ivi, 9-10.<br />

36<br />

Ivi, 10.<br />

37<br />

Ivi, 11.<br />

38<br />

Cf. ivi, 10-22.<br />

39<br />

Sull’argomento cf. P. Valli, Le stimmate di Padre Pio: aspetti medico-legali, 211-212.<br />

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