Notiziario 39 novembre - Maquette Garden
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WWW. CRIELMODEL.IT ~ info@crielmodel.it N° <strong>39</strong> anno 11° - Dicembre 2007<br />
Notizie<br />
CRIELMODEL<br />
<strong>Notiziario</strong> catalogo non periodico della CRIELMODEL stampato in proprio da Cristiana Cerruti - Tel. E Fax. +<strong>39</strong> 06 33612651.<br />
Gentili lettori,<br />
da più parti della penisola italica ci giungono richieste dei nostri modelli montati<br />
e verniciati. Indubbiamente il montaggio dei kit in plastica è molto più semplice,<br />
non occorrono molti lavori di taglio o pulitura, di proprio non c’è nulla da mettere.<br />
Con la resina ci vuole una buona mano ma non vediamo difficoltà insuperabili con<br />
un pochino di pazienza e buona volontà.<br />
Noi non abbiamo dei “montatori” fissi, abbiamo degli amici che realizzano le nostre<br />
“perle” per il gusto di farle senza alcun dovere e le loro opere sono destinate alle nostre<br />
vetrine e al catalogo. Anche se fossimo organizzati ad una produzione di serie<br />
sarebbe poi un problema far arrivare i modelli finiti in qualunque parte d’Italia.<br />
Considerato il noto, attento e responsabile servizio postale si avrebbe la certezza che<br />
i modelli, anche imballati con i migliori e più validi accorgimenti, arriverebbero veramente<br />
“finiti” il che vale a dire “distrutti” peggio che sotto il fuoco americano o<br />
inglese della seconda guerra.<br />
Se fra voi lettori ci fossero modellisti disposti a realizzare modelli per altri ce lo facciano<br />
sapere. Noi passeremo il nominativo agli interessati che si accorderebbero fra<br />
loro, ovviamente senza alcun impegno o responsabilità da parte nostra.<br />
Buon Natale e felice anno<br />
EDITORIALE<br />
Maurizio Bartoli<br />
S.Ten. Sergio CERRUTI<br />
Med. D’Arg. al V.M.<br />
Sommario<br />
Pag. 2<br />
BREDA 37<br />
Pag. 3<br />
AUTOCARRETTA 35<br />
Pag. 5<br />
AFRIKAKORPS<br />
Simplicius<br />
Pag. 11<br />
La PRUDENZA<br />
M. Richiardi<br />
Pag. 13<br />
AUTOCANNONE 75 ck.<br />
Pag. 15<br />
NONNI in GUERRA.<br />
Pag. 17<br />
I NOSTRI MODELLI.<br />
®
2<br />
CRIELMODEL CRIELMODEL CRIELMODEL CRIELMODEL<br />
Mitragliatrice Breda cal. 8 Mod. 37<br />
CRIELMODEL<br />
È stata senz’altro l’arma più diffusa nell’Esercito Italiano. Tra il 1937 e gli anni ’50 con<br />
prestazioni notevoli e di sicuro affidamento negli impieghi più svariati.<br />
Precisa, semplice nei meccanismi, fu progettata intorno al 1933, ma fu adottata solo nel<br />
1937 in sostituzione della mitragliatrice Fiat mod. 35. Fu impiegata anche su mezzi speciali<br />
(camionette Sahariane). La stessa arma, con alcune modifiche fu adottata anche per l’installazione sui<br />
mezzi corazzati assumendo la specifica di mod. 38.<br />
La Breda 37. così come familiarmente chiamata, è un’arma automatica a sottrazione di gas dalla canna<br />
e a raffreddamento ad aria. Canna fissa, alimentazione con caricatore (a piastrina), sostegno a treppiede<br />
normale per uso terrestre e con elementi aggiuntivi per uso contraereo. In questo caso il congegno di<br />
puntamento (alzo a ritto con cursore e mirino a sezione di piramide irregolare) viene sostituito con un<br />
mirino a reticolo.<br />
DATI TECNICI<br />
Peso dell’arma 19,400 kg<br />
Peso treppiede 18,800 kg<br />
Lunghezza dell’arma cm 157 montata su treppiede<br />
Calibro 8 mm<br />
Cadenza di tiro 250/450 colpi al minuto<br />
Gittata 5.500/6.500 m<br />
CRIEL<br />
R047<br />
Kit<br />
in resina<br />
scala 1/35.
CRIELMODEL CRIELMODEL CRIELMODEL CRIELMODEL<br />
Autocarretta Mod. 35<br />
Costruita dalla O.M. di Brescia (all’epoca S.A.O.M. - Fabbrica Bresciana Automobili), l’autocarretta da<br />
montagna, soprannominata, a ragione, anche “il mulo”, fu progettata, el 1929, dall’ingegner Carlo Cappa<br />
della Società Ansaldo Automobili di Torino, per soddisfare le esigenze del Regio Esercito connesse con i<br />
trasporti militari in montagna.<br />
CRIELMODEL<br />
CRIEL<br />
R055<br />
Kit<br />
in resina<br />
scala 1/35.<br />
Tecnicamente molto semplice ed affidabile, anche se dalla guida non proprio facile, questo autoveicolo, a trazione totale e<br />
ruote indipendenti, dimostrò subito possibilità e capacità di movimento, in luoghi impervi e caratterizzati da forti pendenze,<br />
veramente sorprendenti.<br />
Per le sue peculiarità venne utilizzata con successo nella campagna di Etiopia (oltre 1.500 esemplari), nelle operazioni militari<br />
in Spagna e, durante il 2° conflitto mondiale, sul fronte russo e nei Balcani.<br />
Sebbene diversi furono i modelli realizzati (mod. 32 - 35 - 35 modificato - 36 Divisione Motorizzata - 36 Personale - 36<br />
Materiali e 37), i veicoli, nella forma, erano pressoché identici e le differenze riguardavano:<br />
- la potenza del motore, elevata da 20 a 23 HP<br />
- l’ampiezza della carreggiata, portata da 100 a 110 cm<br />
- le sospensioni<br />
- il tipo di ruote, semipneumatici nei primi tipi e pneumatici nelle versioni successive<br />
- la velocità: 25 km/h nei modelli con semipneumatici, 47 km/h nei modelli con pneumatici tipo<br />
“artiglio”<br />
- il sistema di illuminazione, ad acetilene o a corrente fornita da una dinamo<br />
Complessivamente di questo mezzo, nelle varie versioni, furono costruiti 2751 esemplari, uno dei quali, l’unico ormai, viene<br />
conservato, tuttora funzionante, presso il Museo della Motorizzazione Militare della Cecchignola, in Roma.<br />
3
4<br />
CRIELMODEL CRIELMODEL CRIELMODEL CRIELMODEL<br />
DATI TECNICI<br />
Lunghezza 377 cm<br />
Larghezza 130 cm<br />
Altezza 220 cm<br />
Peso a vuoto 1.580 Kg<br />
Carico utile 800 Kg<br />
Passo 200 cm<br />
Carreggiata 100/110 cm<br />
Raggio di sterzata 380 cm<br />
Velocità massima 25 Km/h con semipneumatici Cerflex<br />
47 Km/h con pneumatici Artiglio<br />
Motore Benzina, 4 cilindri, di 1616 cc<br />
Autonomia 160 Km<br />
CRIELMODEL
CRIELMODEL CRIELMODEL CRIELMODEL CRIELMODEL<br />
L’<br />
Afrikakorps, una leggenda ed<br />
anche altri significati, il<br />
primo la fine della cosiddetta<br />
“guerra parallela” dell’Italia.<br />
“Guerra parallela”, curiosa espressione<br />
che tradiva l’incertezza strategica nella<br />
condotta delle nostre azioni militari.<br />
Valeva a dire, ma solo a dire, che<br />
l’Italia era capace di fare da se e di<br />
perseguire obiettivi propri non<br />
coincidenti necessariamente con quelli<br />
dell’alleato tedesco. Questa ottica ci<br />
spinse a sbilanciarci in situazioni<br />
disastrose. Invece di concentrare tutti<br />
gli sforzi possibili contro gli inglesi, in<br />
quel momento deboli nel Mediterraneo<br />
e in Egitto, dichiarammo guerra anche<br />
alla Francia ormai sconfitta compiendo<br />
un’azione non onorevole sotto il<br />
profilo militare e controproducente<br />
sotto il profilo politico. Il disgusto dei<br />
francesi contro di noi impedì in<br />
prosieguo probabili collaborazioni, il<br />
cui esito avrebbe potuto dare molti<br />
vantaggi, soprattutto logistici.<br />
Altra perla della “guerra parallela” fu<br />
l’attacco alla Grecia, parto delle<br />
ambizioni di Ciano, rampollo di una<br />
certa borghesia tragicamente dannosa<br />
per l’Italia, ieri come oggi.<br />
Sulle conseguenze gravissime di<br />
quell’iniziativa, nel contesto del<br />
conflitto mondiale, non mi soffermo<br />
per non divagare troppo, ma non<br />
potevamo commettere errore peggiore.<br />
Hitler nel 1945, poche settimane prima<br />
della fine, ancora la sottolineava come<br />
una delle cause che aveva provocato<br />
effetti a catena, prodromici al<br />
fallimento dell’operazione Barbarossa.<br />
Per converso la campagna di Grecia un<br />
effetto benefico – si fa per dire –<br />
almeno lo ebbe. Sottrasse per ordine di<br />
Churchill risorse inglesi alla Cirenaica<br />
per inviarle in aiuto in quel settore<br />
contro il parere di Wavell, che<br />
altrimenti avrebbe potuto dare il colpo<br />
di grazia agli italiani in Tripolitania<br />
buttandoci in mare anzitempo di due<br />
anni. È in questo contesto che in un<br />
mattino del 6 febbraio del 1941<br />
Rommel atterra con un Henkel 111<br />
secondo SIMPLICIUS<br />
sulla pista di Tempelhof a Berlino ed<br />
ha un incontro preliminare con von<br />
Brauchitsch, capo di stato maggiore<br />
dell’OKW. Da lui apprende che sarà<br />
messo a capo di un corpo di spedizione<br />
in Nord Africa, per la prima volta si<br />
citano la 5ª Leichtedivision e la 15ª<br />
Panzerdivision: inizia l’epopea<br />
dell’Afrikakorps.<br />
Verso sera si reca dal Führer per le<br />
definitive istruzioni. Hitler, nella<br />
penombra del suo studio, spiega in<br />
poche parole l’indirizzo strategico: il<br />
teatro africano è secondario, ma non si<br />
può permettere che gli italiani perdano<br />
la Libia. Rommel dovrà fermare gli<br />
inglesi. “Fermare” non “sconfiggere” ,<br />
non “conquistare Suez”. Non è il Reich<br />
che si impegna in Africa, che non ha<br />
alcun peso nella guerra, è solo un<br />
fronte secondario. Va solo evitato che<br />
una delle potenze dell’Asse subisca<br />
una sconfitta che avrebbe gravi<br />
ripercussioni al suo interno in un<br />
prossimo futuro. Hitler conclude:<br />
“Partirete domani”.<br />
Nasce male, così, l’impegno tedesco in<br />
Libia e Hitler non ha valutato appieno<br />
l’importanza di quel fronte. Lo ha<br />
capito invece Rommel, che disubbidirà<br />
agli ordini ricevuti, e farà sul punto di<br />
sconfiggere gli inglesi dopo la caduta<br />
di Tobruk (21 giugno 1942).<br />
Anche Hitler a quel punto sarà<br />
affascinato dalle possibilità che man<br />
mano emergono: una grande manovra a<br />
tenaglia dal Caucaso al Medio Oriente<br />
che metta in ginocchio l’Unione<br />
Sovietica e scardini definitivamente<br />
l’Impero inglese.<br />
Ma non vi destinerà le risorse<br />
necessarie, assorbite come sono dalla<br />
fornace russa, ed il sogno svanirà mesi<br />
dopo con la duplice sconfitta di<br />
Stalingrado ed El Alamein. Eppure in<br />
Nord Africa la partita si sarebbe potuta<br />
vincere. Sarebbe bastato dare in tempo<br />
a Rommel le forze poi inutilmente<br />
avviate in Tunisia e da parte di<br />
Mussolini, evitare l’ARMIR in Russia,<br />
a consumarsi come una candela, e<br />
concentrare le migliori forze del nostro<br />
CRIELMODEL<br />
esercito in truppe, artiglieria e<br />
autocarri, sul fronte egiziano.<br />
Ma la storia è andata diversamente.<br />
Un’altra considerazione tuttavia non<br />
può essere revocata in dubbio:<br />
l’Afrikakorps ancorché battuto ha<br />
evidenziato il declino irreversibile<br />
della potenza militare ed imperiale<br />
britannica. Mi spiego. Il DAK non<br />
supererà mai l’organico di quattro<br />
divisioni, 2 corazzate (15ª e 21ª) una di<br />
fanteria motorizzata (90ª) ed una<br />
brigata di paracadutisti (la Ramcke),<br />
quest’ultima solo ad El Alamein.<br />
Accanto al DAK combatteranno le<br />
unità migliori del Regio Esercito: una<br />
corazzata, l’Ariete, poi la Littorio<br />
(sempre a ranghi ridotti), due divisioni<br />
motorizzate la Trento e la Trieste. Ad<br />
El Alamein, la Folgore. Accanto a<br />
queste truppe, diverse divisioni di<br />
fanteria, con pochi o nessuno mezzo di<br />
trasporto, di scarso peso nelle<br />
operazioni manovrate. (I nostri soldati<br />
interpretavano la sigla A.S. non Africa<br />
Settentrionale ma “appiedati sempre”<br />
…).<br />
In questo complesso di forze sempre<br />
mantenuto e rifornito a stento il DAK<br />
rappresentava la punta di diamante, ma<br />
anche le nostre sia pure dotate di carri<br />
5
CRIELMODEL CRIELMODEL CRIELMODEL CRIELMODEL<br />
scadentissimi, come si è avuto modo di<br />
dire, si fecero senz’altro onore<br />
galvanizzate da un grande generale<br />
come Rommel.<br />
Finalmente sapevano di dipendere da<br />
un capo che la guerra la sapeva fare,<br />
che si esponeva in prima persona, e che<br />
consumava il loro stesso rancio, un<br />
miracolo! Appena si rese conto che da<br />
noi esistevano tre tipi di mensa<br />
(ufficiali, sottufficiali e truppa)<br />
Rommel sibilò agli italiani presenti<br />
“non avete alcuna tradizione militare”.<br />
Ben diversa era la situazione dalla<br />
parte inglese. La illustre 8ª Armata<br />
coagulava tutto lo sforzo di cui al<br />
momento poteva essere capace il<br />
Commonwealth. Accanto a truppe<br />
inglesi (le meglio armate ed<br />
equipaggiate) vi erano neozelandesi,<br />
australiani, sudafricani, canadesi,<br />
indiani, ogni sorta di truppe di colore<br />
in più francesi liberi, greci, ebrei,<br />
polacchi e cechi. Il tutto costituiva un<br />
complesso formidabile, rifornito<br />
lautamente di materiale americano,<br />
sempre con surplus di benzina, viveri e<br />
quant’altro occorresse in ogni<br />
momento. Quindi rispetto all’ACIT<br />
(Armata Corazzata Italo Tedesca)<br />
avevano il triplo il quadruplo dei mezzi<br />
e degli equipaggiamenti, ma la qualità<br />
delle truppe dell’Asse era ineguagliata,<br />
come quella del suo comandante.<br />
Questo è il punto!<br />
Pensate, l’intero Impero britannico<br />
fatte le debite sottrazioni per l’Estremo<br />
Oriente, si trovò a fronteggiare tutto<br />
sommato tre divisioni tedesche e tre<br />
italiane, sino al giugno del 1942. Non<br />
solo non riuscirono mai a piegarle ma<br />
alla fine gli inglesi subirono durissime<br />
perdite e sconfitte significative. La più<br />
incisiva, Tobruk. Se non fossero state<br />
6<br />
subito rimpolpate dagli americani le<br />
sciancate schiere britanniche avrebbero<br />
continuato il loro percorso all’indietro.<br />
Appena avuta notizia della caduta della<br />
piazzaforte, Roosevelt assegnò<br />
immediatamente ad un contrito<br />
Churchill, 300 carri Sherman distratti<br />
da altri fronti. Ad El Alamein (3ª ed<br />
ultima battaglia) le forze contrapposte<br />
erano così sbilanciate per gli inglesi: il<br />
doppio degli uomini, più del doppio di<br />
artiglierie e carri, quattro volte di più le<br />
autoblindo, tre volte di più gli aerei da<br />
combattimento. Il tutto con un<br />
comparto logistico che poteva rifornirli<br />
da brevissima distanza, rimpiazzando<br />
tutte le perdite. Praticamente nulla per i<br />
nostri . Eppure per prevalere<br />
Montgomery dovette sudare più di<br />
sette camicie.<br />
Segno che la potenza militare inglese<br />
era in declino ed il fronte libicoegiziano<br />
lo dimostrava ampliamente.<br />
Gli inglesi poterono aver ragione infine<br />
di poche divisioni tedesche e italiane,<br />
queste ultime pure male attrezzate,<br />
facendo ricorso a quanto reperibile da<br />
ogni angolo dell’Impero, ma non<br />
avrebbero concluso a loro favore la<br />
partita se non fossero stati disponibili i<br />
consistenti rifornimenti americani. La<br />
struttura militare ed industriale<br />
britannica era insufficiente. I loro carri<br />
armati ad esempio erano di scadente<br />
qualità per concezione ed armamento<br />
(si potrà dimostrare questo assunto in<br />
futuro con un articolo a parte).<br />
Insomma se è vero che l’Inghilterra ha<br />
vinto il 2° conflitto mondiale, di fatto è<br />
indubitabile che lo ha<br />
irrimediabilmente perduto. Anche per<br />
loro si consumò il destino di ogni<br />
nazione imperiale, la fine inevitabile,<br />
accelerata da una miopia politico<br />
strategica che in meno di trenta anni<br />
liquidò uno dei più forti imperi degli<br />
ultimi cinque secoli. Molti storici<br />
datano l’inizio del declino militare<br />
inglese con la battaglia dello Jutland,<br />
nella 1ª Guerra Mondiale. Per la prima<br />
volta la vittoria non fu netta come era<br />
stata in passato, come a Trafalgar o ad<br />
Abukir, come con l’Invencibile<br />
Armada. Per un caso del destino<br />
l’Impero inglese si è liquefatto<br />
combattendo in trenta anni due guerre<br />
disastrose contro una nazione che non<br />
aveva nessuna voglia di scontrarsi con<br />
l’Inghilterra: la Germania. Sono in<br />
molti gli storici che oggi valutano<br />
come la Germania guglielmina aveva<br />
accresciuta la sua potenza non tanto<br />
per misurarsi con quella inglese, ma<br />
solo per far capire che anch’essa aveva<br />
CRIELMODEL<br />
solo per far capire che anch’essa aveva<br />
diritto ad uno spazio non<br />
necessariamente ostile all’Inghilterra.<br />
Anzi.<br />
Anche Hitler era di questa tesi. Se<br />
Churchill avesse attentamente letto il<br />
“Mein Kampf” se ne sarebbe reso<br />
conto. Chissà se tutto sia dipeso dal<br />
fatto che quel libro era un po’ duro da<br />
digerire, oppure Churchill come alcuni<br />
storici revisionisti cominciano a<br />
sostenere aveva si molta forza d’animo<br />
ma poco comprendonio strategico.<br />
Sostengono inoltre come Churchill sia<br />
stato nella 1ª Guerra mondiale la causa<br />
di uno dei più gravi disastri di quel<br />
conflitto: lo sbarco di Gallipoli; di<br />
come la sua ostinatezza nella seconda,<br />
abbia portato si alla vittoria finale ma<br />
alla perdita dell’Impero. Dicono<br />
costoro (gli storici) che se Churchill<br />
avesse colto meglio i segnali di Hitler,<br />
oltre la lettura del già citato libro, il<br />
mancato annientamento a Dunkerque,<br />
le profferte di pace dopo la caduta della<br />
Francia, il volo – per nulla folle – di<br />
Hess e ne avesse tirato le conseguenze,<br />
forse oggi la potenza inglese in parte<br />
sarebbe ancora in piedi. Di certo a<br />
distanza di 50 anni dalla fine<br />
dell’immane conflitto l’Inghilterra è<br />
solo un’isola di media grandezza, la<br />
Germania è la più grande potenza<br />
economica europea, meno romantica di<br />
ieri ma con imperscrutabili possibilità<br />
per il futuro: Chi ha vinto ha perso e<br />
chi ha perso ha vinto. Scherzi della<br />
storia.<br />
Insomma per concludere Churchill<br />
forse non è poi quel genio che si è<br />
detto a meno di non voler credere alla<br />
vulgata di sempre “… egli fu l’ostinato<br />
ed imperterrito difensore della libertà e<br />
della democrazia …”. Una telenovela.<br />
Egli invece credette di riuscire a<br />
mantenere tutto all’Inghilterra come al<br />
solito: facendo combattere per i suoi<br />
interessi gli altri, che stavolta invece lo<br />
spiazzarono. Alla fine se ne accorse,<br />
nell’aprile del ’45 si lagnava: “…<br />
credo che stiamo ammazzando il porco<br />
sbagliato …”. Fece qualcosa per<br />
arginare i russi ma ormai era tardi ed<br />
anche per lui stava per sopraggiungere<br />
la fine politica.<br />
E con ciò mi vorrete perdonare le<br />
preannunciate “brevi divagazioni” a<br />
cui tenevo molto e che qui si<br />
concludono.
CRIELMODEL CRIELMODEL CRIELMODEL CRIELMODEL<br />
L<br />
a leggenda dell’Afrikakorps è<br />
tutta legata alla figura del suo<br />
comandante.<br />
Rommel è di sicuro il generale tedesco<br />
sul quale è stato scritto di più da storici<br />
ed esperti militari. Il suo nome, oggi, è<br />
l’unico che compare in Germania ad<br />
intitolare caserme della Bundesweehr,<br />
una nave della Bundsmarine. È così. Il<br />
suo mito resiste ancora, a differenza di<br />
altri generali tedeschi che non gli furono<br />
inferiori per capacità e valore. Di certo<br />
ebbe anche dei difetti, ma il suo excursus<br />
nel fronte del Nord Africa rimane<br />
singolare: combatté sempre in condizioni<br />
di inferiorità, riuscì ad ottenere risultati<br />
spettacolari e fu sul punto di battere gli<br />
inglesi. Alla fine fu sconfitto, ma non<br />
poté raggiungere l’obiettivo che si era<br />
proposto solo per mancanza di<br />
consequenzialità degli alti comandi<br />
italiani e tedeschi, i quali una volta<br />
accettato il suo proposito di invadere<br />
l’Egitto, non gli fornirono i mezzi<br />
necessari che pure erano disponibili.<br />
Allorquando l’obiettivo non era più<br />
raggiungibile, dopo la battaglia di Halam<br />
el Halfa (2ª battaglia di El Alamein)<br />
l’imposizione di una difesa rigida senza<br />
possibilità di manovra, determinò<br />
l’annientamento dell’armata italotedesca.<br />
Rommel dunque fu un generale nel quale<br />
si sommarono, anzi si fusero, in maniera<br />
peculiare le due qualità dell’ufficiale<br />
tedesco: l’assoluto spirito di disciplina e<br />
la capacità di autonoma decisione<br />
soprattutto in combattimento. Due aspetti<br />
apparentemente antitetici ma che tali non<br />
sono se ben calibrati tra di loro. Lo stesso<br />
complesso di doti, tipico degli ammiragli<br />
inglesi che spiega in parte il grande<br />
valore ed il dominio dei mari di quella<br />
marina per secoli.<br />
In Rommel, forse si può azzardare che la<br />
capacità di autonoma decisione superasse<br />
di qualche misura l’altra qualità, che pure<br />
era elevatissima.<br />
La sua fermezza o se si vuole caparbietà<br />
era arcinota. Raggiungere con lui un<br />
compromesso era praticamente<br />
impossibile. Si scontrò spesso con<br />
Kesselring, comandante supremo di parte<br />
tedesca dell’intero scacchiere del<br />
Mediterraneo, e non tenne mai in conto<br />
Superarsi, vale a dire l’alto comando<br />
Seconda Parte<br />
Rommel<br />
italiano in Africa Settentrionale, al quale<br />
Rommel era formalmente sottoposto.<br />
Certo i generali italiani che avrebbero<br />
dovuto fungere da suoi superiori non<br />
erano all’altezza del compito e sarebbe<br />
troppo lungo dire sul perché e sulla<br />
diversa mentalità. Un Gariboldi<br />
preoccupato di ogni mossa di Rommel,<br />
sempre alle sue calcagna nelle prime<br />
avanzate per tentare di fermarlo non<br />
poteva esercitare alcuna funzione di<br />
comando credibile ai suoi occhi. Anche<br />
Bastico che lo sostituì, non riuscì mai ad<br />
imporsi. Formulava continuamente<br />
contro di lui le critiche più feroci che<br />
tramitava per iscritto a Cavallero. Il<br />
motivo di fondo era sempre lo stesso,<br />
non riusciva a farsi ubbidire; spesso, pur<br />
avendolo preventivamente approvato si<br />
dissociava nelle sue note dal piano<br />
comune definendolo con ambigua<br />
prudenza lessicale “piano Rommel”, si<br />
da poter scansare poi le responsabilità di<br />
un eventuale insuccesso. Tipica mentalità<br />
di vertice italiana, mai perduta e tutt’oggi<br />
sovrana nei vari livelli dello “Stato e<br />
nelle Istituzioni”. Le sue critiche gli<br />
valsero il soprannome di “Bombastico”,<br />
ma nessuna presa su Rommel che non<br />
teneva conto di chi non sapeva rischiare<br />
di persona e prendere decisioni.<br />
Il contrasto raggiunse in alcuni momenti<br />
punte elevate. Nel corso dell’operazione<br />
Crusader, Rommel lamentò che gli<br />
CRIELMODEL<br />
italiani non collaboravano ed arrivò al<br />
punto di minacciare l’abbandono della<br />
Libia e di fare internare il DAK in<br />
Tunisia.<br />
Alla fine riuscì a fare di testa sua, e i<br />
risultati non si fecero attendere. Per<br />
converso Rommel stimava sinceramente<br />
molti comandanti italiani di alcune<br />
divisioni: l’Ariete, la Littorio, la Trento,<br />
la Trieste, e malgrado alcune critiche<br />
sommarie espresse in momenti<br />
particolari, nei riguardi del soldato<br />
italiano fu largo di elogi. In verità al<br />
nostro soldato, male equipaggiato e<br />
nutrito, non possono che formularsi<br />
elogi. Per di più per un caso della sorte in<br />
Nord Africa non potemmo avere generali<br />
di comando supremo all’altezza della<br />
situazione. Facciamo i casi. Se Balbo<br />
fosse sopravvissuto ai primi mesi di<br />
guerra, le cose sarebbero andate<br />
diversamente. Balbo era senz’altro un<br />
grande comandante, un organizzatore di<br />
prim’ordine, con un carisma altissimo<br />
sulle truppe. Disponeva poi di un grande<br />
peso politico. Se la maledetta cannonata<br />
del San Giorgio non lo avesse abbattuto,<br />
avrebbe esercitato tutta la sua influenza<br />
per ottenere i mezzi necessari,<br />
vanificando la deleteria, micidiale azione<br />
negativa di Badoglio, che Mussolini<br />
avrebbe fatto bene a mettere al muro<br />
dopo i rovesci del 1940-’41 e non solo<br />
dimissionare. Di certo Balbo non sarebbe<br />
stato da meno di Rommel.<br />
Altro validissimo comandante in capo<br />
sarebbe stato Messe come dimostra il suo<br />
comportamento in Tunisia. Graziani, per<br />
concludere, pur essendo un brillante<br />
generale coloniale, non ebbe la forza di<br />
imporsi su Badoglio e soprattutto nel<br />
momento più duro dello scontro perse<br />
orientamento e lucidità. Il suo carattere<br />
era stato minato – si dice – dalla<br />
gravissime ferite riportate nel 1937<br />
nell’attentato di Addis Abeba.<br />
Rommel ebbe poca stima per tutta la<br />
struttura italiana. Come dice il generale<br />
Mancinelli, sul suo “dal fronte<br />
dell’Africa Settentrionale” l’unica<br />
autorità che Rommel riconosceva<br />
effettivamente era quella di Mussolini<br />
per il quale mostrava ed effettivamente<br />
nutriva profonda ammirazione. “Forse<br />
7
CRIELMODEL CRIELMODEL CRIELMODEL CRIELMODEL<br />
riteneva persino, almeno per un certo<br />
periodo, che Mussolini, al quale come<br />
molti altri tedeschi attribuiva un più alto<br />
senso politico, potesse far valere una<br />
benefica influenza su Hitler” (N.d.A.).<br />
Le truppe ed i comandi italiani delle<br />
unità in linea ammiravano Rommel e lo<br />
seguivano con assoluta fiducia.<br />
Non poteva essere diversamente nei<br />
riguardi di un generale così sobrio –<br />
fruiva dello stesso rancio dei suoi soldati<br />
– mai statico durante la battaglia al riparo<br />
nelle retrovie presso il suo stato<br />
maggiore, ma sempre in movimento per<br />
individuare il “centro di gravità”<br />
dell’azione in corso, per cogliere il<br />
“fuggevolissimo istante critico della<br />
battaglia” ed imprimere la spinta per un<br />
successo decisivo. Insomma un<br />
comandante superlativo, che impartiva<br />
gli ordini più giusti, in ogni circostanza<br />
favorevole o sfavorevole, sia in difesa<br />
che in attacco.<br />
Ciò gli valse anche un rispetto estremo<br />
da parte inglese; se è vero che da questo<br />
lato talvolta le sue qualità furono<br />
enfatizzate oltre misura per giustificare le<br />
sconfitte ricevute o esaltare le vittorie<br />
conseguite, nessuno può dubitare che la<br />
stima avversaria fu sincera e<br />
generalizzata sino a rimanerne<br />
affascinati. Sicché nel marzo del 1942, il<br />
comandante inglese in Africa<br />
Settentrionale, Sir Claude Auchinleck si<br />
vide costretto a richiamare l’attenzione di<br />
tutti i comandi con un dispaccio nel quale<br />
sosteneva che “sussiste il concreto<br />
pericolo che il nostro amico Rommel si<br />
trasformi in uno spauracchio per le nostre<br />
truppe, semplicemente per il fatto che se<br />
ne parla tanto. Rommel non è un<br />
superuomo, per quanto energico e capace<br />
sia. E anche se fosse un superuomo non<br />
sarebbe affatto desiderabile che i nostri<br />
soldati gli attribuiscano poteri<br />
soprannaturali …”.<br />
Montgomery, per parte sua, teneva a<br />
bordo del suo veicolo comando un<br />
8<br />
ritratto del comandante del DAK.<br />
Se i suoi nemici erano ammaliati, in<br />
patria il suo mito era condiviso da tutti.<br />
Ciò gli portò vasta ammirazione ma<br />
anche invidia e disappunto. In tal senso i<br />
più seri detrattori vanno individuati<br />
proprio in alcuni generali tedeschi che<br />
accreditavano la tesi secondo la quale<br />
Rommel non fosse uno stratega ma solo<br />
un grande tattico. Sostenevano a riprova<br />
che egli non aveva frequentato la scuola<br />
di Stato Maggiore quindi era<br />
“incompleto” nella preparazione militare-<br />
Anche un generale inglese come il<br />
maresciallo Alexander ha sostenuto più o<br />
meno la stessa tesi.<br />
Rommel tattico o stratega? Il quesito è<br />
sorto anche dal fatto che egli nel giugno<br />
del 1942 dopo la caduta di Tobruk,<br />
impose il suo punto di vista sulla<br />
necessità di attaccare l’Egitto, senza<br />
prima dare mano alla occupazione di<br />
Malta (esigenza C.3 o operazione<br />
Erkules). Ciò, secondo alcune tesi, anche<br />
italiane, avrebbe cagionato la sconfitta<br />
finale poiché i nostri rifornimenti nel<br />
Canale di Sicilia furono falcidiati per la<br />
mancata neutralizzazione dell’isola.<br />
Viene da rispondere, oltre che tale<br />
giudizio è frutto del senno di poi, di<br />
come una volta accolto il punto di vista<br />
di Rommel, di invadere l’Egitto, Roma e<br />
Berlino non abbiano fornito i mezzi<br />
necessari e non sarebbe bastato molto,<br />
ma poco più di quello che venne poi<br />
inviato nel momento in cui non sarebbe<br />
più servito. Solo le artiglierie e i mezzi<br />
da trasporto che furono inutilmente<br />
assegnati all’ARMIR ed un ripianamento<br />
delle forze corazzate avrebbe ribaltato la<br />
situazione. Alla stretta di El Alamein<br />
arrivarono scheletrici reparti dell’ACIT e<br />
ci volle poco a fermarli da parte di una<br />
difesa agguerrita e ben predisposta. La<br />
successiva battaglia di Halam el Halfa,<br />
confermò che ormai le sorti si erano<br />
invertite. Gli inglesi avevano ricevuto<br />
ingenti riforzi per le forze di terra e per la<br />
RAF e nel Mediterraneo si faceva sentire<br />
terribilmente l’influenza di ULTRA più<br />
che di Malta.<br />
Se il Delta fosse stato scardinato nel<br />
mese di luglio, provvedendo<br />
accortamente a rifondere l’armata italotedesca<br />
per tempo, le conseguenze<br />
sarebbero state enormi. Malta sarebbe<br />
caduta da sè, perché ormai inutile<br />
strategicamente e ben altro scenario si<br />
sarebbe instaurato in Medio Oriente. Ciò<br />
non accadde perché il “momento<br />
magico” venne lasciato passare senza<br />
impegnare in termini di truppe e<br />
materiali una posta maggiore, invano<br />
richiesta da Rommel. Cosa accadde poi è<br />
noto. Dibattere quindi su di lui come<br />
tattico o stratega ha poco senso.<br />
Infine una ultima considerazione; la<br />
CRIELMODEL<br />
guerra in Nord Africa fu esente da<br />
atrocità e fu combattuta con grande<br />
spirito cavalleresco, non riscontrabile in<br />
nessun altro fronte della 2ª Guerra<br />
Mondiale. Ciò soprattutto per il carattere<br />
e gli ordini di Rommel che fu sempre<br />
rispettoso delle regole. I prigionieri<br />
vennero trattati con grande umanità e non<br />
si registrarono particolari eccessi. Se mai<br />
vi furono delle violazioni, alcune sono<br />
imputabili più alla parte inglese, che<br />
aveva un mosaico di truppe poco<br />
omogenee sotto tale profilo. È nota la<br />
ferocia degli australiani, superbi<br />
combattenti, talvolta lanciati all’attacco<br />
completamente ubriachi e quindi facili ad<br />
uscire dalle righe. Spesso le truppe di<br />
colore non andavano tanto per il sottile.<br />
Ma al di là di inevitabili atti che possono<br />
scaturire nel momento critico per<br />
qualunque combattente, la contesa fu<br />
reciprocamente rispettosa del comune<br />
senso di umanità, proprio di combattenti<br />
valorosi.<br />
Rommel non si abbandonò mai, come<br />
alcuni generali inglesi, Montgomery<br />
incluso, a facili incitamenti “e non<br />
risparmiare il nemico ed uccidere quanti<br />
più tedeschi possibile”. Una volta cadde<br />
nelle sue mani un messaggio del<br />
comando britannico che suggeriva di<br />
ritardare la somministrazione dell’acqua<br />
ai prigionieri, nell’immediatezza della<br />
cattura, per sollecitare le dichiarazioni<br />
nel corso dei successivi interrogatori.<br />
Rommel fece sapere in chiaro che<br />
avrebbe risposto con analoghe misure e<br />
gli inglesi dal canto loro ritirarono<br />
l’ordine già diramato, altrettanto in<br />
chiaro. Gli italiani per parte loro furono<br />
sempre alieni da eccessi o ferocia.<br />
Il conflitto in questo scacchiere non<br />
generò odio, ma reciproco rispetto tra<br />
combattenti di élite delle varie parti:<br />
paracadutisti della Folgore, Mussolini<br />
Boys, carristi dell’Ariete, della 15ª e 21ª<br />
panzer e tommyes, topi del deserto,<br />
carristi della 7ªArmoured Division, e tra<br />
quanti di questi che sopravvissero su<br />
questo particolarissimo fronte.<br />
Bibliografia:<br />
Gen. Mancinelli – “Dal fronte dell’Africa<br />
Settentrionale” Ed. Rizzoli<br />
David Irving – “La pista della Volpe”<br />
Ed. Mondadori<br />
Massignan / Greene – “Rommel in Africa<br />
Settentrionale” Ed. Mursia<br />
Erwan Bergott – “Afrika Korps”<br />
Ed. Ciarrapico
Cri.El.Model Cri.El.Model Cri.El.Model Cri.El.Model Cri.El.Model<br />
Vale la pena di trattare questo<br />
argomento, perché oltre alcune<br />
curiosità sia pure note sulle uniformi,<br />
vorrei dire che l’armamento di cui<br />
furono dotate le divisioni corazzate del<br />
DAK in fondo rispecchiava l’idea di<br />
Hitler, che valutò il Nord Africa un<br />
fronte secondario.<br />
Non che le dotazioni fossero scadenti<br />
per qualità, tuttavia non venne fornito<br />
il meglio a disposizione. Ciò vale per<br />
l’artiglieria semovente e soprattutto per<br />
i cannoni d’assalto (gli StuG.) che<br />
furono addirittura assenti in quel teatro<br />
di operazioni.<br />
UNIFORMI TROPICALI – Come al<br />
solito nell’esercito tedesco, l’uniforme<br />
venne studiata al meglio, per stile e<br />
praticità. La questione venne<br />
demandata all’Istituto Tropicale<br />
dell’università di Amburgo, che fece le<br />
cose per bene.<br />
La Tropenanzug era confezionata con<br />
una tela leggera di canapa per la<br />
truppa, e cotone per gli ufficiali. I<br />
colori erano verde salvia o tané<br />
(marrone rossiccio), in prosieguo kaky<br />
chiaro. La giacca (feldbluse) aveva il<br />
collo aperto, i pantaloni erano di tre<br />
tipi, alla cavallerizza, lunghi, corti<br />
sopra il ginocchio. Particolarmente<br />
indovinati per limitare la calura, gli<br />
stivali e gli scarponcini, in tela di<br />
canapa e cuoio, con allacciatura a<br />
stringhe per tutta la lunghezza dei<br />
gambali. L’unica cosa non indovinata<br />
fu il casco coloniale, fatto di sughero e<br />
ricoperto da una tela dello stesso colore<br />
della feldbluse. Malgrado fosse stato<br />
largamente distribuito, non ebbe il<br />
Terza Parte<br />
Equipaggiamento e Armamento<br />
gradimento della truppa per la scarsa<br />
protezione che poteva dare e<br />
l’ingombro elevato; venne quindi a<br />
mano a mano dismesso e sostituito con<br />
l’elmetto d’acciaio, dipinto in color<br />
kaky giallognolo.<br />
Ma l’elemento distintivo del DAK<br />
divenne la bustina, il Feldmutze, dotato<br />
di un’ampia visiera, in tela di canapa o<br />
cotone in colori verde salvia o tané.<br />
Questo copricapo si stingeva presto a<br />
causa dei raggi solari e degli altri<br />
agenti atmosferici, assumendo una<br />
tonalità sempre più chiara. Questo<br />
copricapo divenne popolarissimo e più<br />
era scolorito – sino ad apparire<br />
giallognolo o bianco –, e più attestava<br />
il prestigio del veterano.<br />
Il suo stile si era ispirato al Bergmutze<br />
delle truppe da montagna e dopo il<br />
successo stilistico e simbolico nel<br />
DAK, venne adottato in una versione<br />
simile, l’Einheitsfeldmutze, dal giugno<br />
del 1943 da tutto l’esercito tedesco.<br />
Soprattutto per i modellisti si deve<br />
specificare che la Waffenfarbe, il<br />
gallone a V rovesciata che incorniciava<br />
la coccarda nazionale aveva i seguenti<br />
colori, a seconda dei casi:<br />
Rosso - Feldmarescialli<br />
- Generali<br />
- Artiglierie<br />
Bianco - Fanteria<br />
Rosa - Carristi<br />
Verde erba - Panzergranadiere<br />
Vermiglio chiaro - Feldgendarmerie<br />
Giallo limone - Trasmissioni<br />
Nero - Genio pionieri<br />
Blu scuro - Sanità<br />
Cremisi - Ufficiali di<br />
Stato Maggiore<br />
Verde scuro - Ufficiali<br />
amministrativi<br />
Attualmente, per i patiti di militaria<br />
(come chi scrive), raccomando la<br />
massima attenzione nel tentativo di<br />
acquistare uno di questi copricapi in<br />
originale. Ne esistono tuttavia ottime<br />
riproduzioni, basta sapere che siano<br />
tali.<br />
Ritornando al tema dell’uniforme,<br />
malgrado nell’esercito tedesco vi fosse<br />
una propensione elevata all’ordine ed<br />
all’eleganza (basta osservare le<br />
fotografie scattate su tutti i fronti di<br />
guerra ed in ogni condizione), in Nord<br />
Africa le cose andarono un po’<br />
diversamente. A parte il fatto che i<br />
colori scadevano per le stesse ragioni<br />
che abbiamo detto per il feldmutze,<br />
l’approvvigionamento non era continuo<br />
e i combattenti adoperavano quello che<br />
avevano a portata di mano. I magazzini<br />
di vestiario inglese catturati spesso<br />
intatti, venivano incamerati e<br />
distribuiti, con sovrapposizioni per<br />
necessità di cose, sull’uniforme di<br />
ordinanza. Quindi si videro cappotti di<br />
colore marrone rossiccio in tempo<br />
invernale, pantaloncini e camicie<br />
inglesi sotto la<br />
feldbluse; intervenne a<br />
mitigare questo<br />
bailamme, la<br />
tradizionale disciplina<br />
estetica dei soldati<br />
tedeschi, che cercarono<br />
di accoppiare i capi nel<br />
modo migliore,<br />
accostando solo giubbe e<br />
pantaloncini dello stesso<br />
colore.<br />
ARMAMENTI<br />
– Nulla da dire sull’armamento della<br />
fanteria che fu quello tradizionale,<br />
tuttavia la dotazione di mitragliatrici,<br />
pur non avendo dati certi e rifacendosi<br />
alla copiosa documentazione<br />
fotografica esistente, fa pensare ad una<br />
assoluta prevalenza di dotazione di MG<br />
34 anche dopo il debutto della più<br />
potente MG 42, appunto nell’anno<br />
della sigla.<br />
Ottima la consistenza dell’artiglieria da<br />
traino e non è il caso di sottolineare il<br />
mitico 88, conosciuto da tutti<br />
(specialmente dai carristi inglesi).<br />
Un po’ diverso il discorso sui mezzi<br />
corazzati. Le divisioni Panzer del DAK<br />
ebbero quasi sempre dotazioni di carri<br />
con il cannone corto. Saltando i<br />
Pz.Kfw. I e II muniti solo di armi<br />
automatiche, se esaminiamo i Pz.Kfw.<br />
9
10<br />
Cri.El.Model Cri.El.Model Cri.El.Model Cri.El.Model Cri.El.Model<br />
III e IV, mi pare di poter dire che la<br />
presenza in Libia fu quasi esclusiva dei<br />
modelli muniti di pezzo corto. Per il<br />
Pz.Kfw. III si ebbe la presenza del<br />
mod. J con il cannone da 5 cm L/60,<br />
ma il loro numero fu minimo, analogo<br />
discorso per il Pz.Kfw. IV di cui si<br />
registrò la presenza del mod. F2<br />
(cannone da 75/43 bulbo globulare).<br />
Ad El Alamein, Rommel, su 238 carri<br />
del DAK poteva disporre solo di 85<br />
Pz.Kfw. III mod. J con il cannone da<br />
50/60 e di 30 (trenta) Pz.Kfw. IV col<br />
cannone da 75/43. Il tutto contro 285<br />
Sherman e 246 Grant entrambi con<br />
pezzi da 75 e di 78 Crusader III col<br />
57/45.<br />
E meno male che Montgomery, il<br />
“visconte di Alamein”, era anche un<br />
bravo generale; beh! Solo in Tunisia si<br />
videro Pz.Kfw. III mod. L e N,<br />
Pz.Kfw. IV mod. G e Tigre 1, ma<br />
ormai era fatta!<br />
Singolare invece il discorso<br />
sull’artiglieria semovente e cannoni<br />
d’assalto. Nel primo caso possiamo<br />
registrare solo mezzi che comunemente<br />
vanno sotto il nome di<br />
“improvvisazioni”. Mentre la<br />
Wehrmacht era all’avanguardia nel<br />
campo del semovente d’assalto, poco o<br />
nulla era stato fatto per l’artiglieria<br />
semovente che aveva messo in campo<br />
solo il Sig. 33 Auf. Geschutzwagen.<br />
Derivato dal Pz.Kfw. mod. I, portava<br />
su un monumentale cassone un obice<br />
da 15 cm. Dopo le campagne di<br />
Polonia e Francia l’ufficio degli<br />
armamenti corse ai ripari, ma prima di<br />
produrre mezzi di questo tipo<br />
pianificati e per così dire “formali”,<br />
dovette ricorrere a delle<br />
improvvisazioni attingendo alle ricche<br />
scorte di materiale catturato nelle due<br />
campagne. Videro così la luce<br />
l’Sd.Kfz. 135/1 con un obice campale<br />
da 150 mm su scafo francese “Loraine<br />
Schlepper”, il Bussing-Nag Sd.Kfz. 6,<br />
trattore di artiglieria, con un pezzo da<br />
76,2 mm russo immerso in un grosso<br />
cassone di protezione, il Pz.Jag. 1B con<br />
un pezzo Skoda da 47 mm, l’Sd.Kfz.<br />
121 derivato dal Pz.Kfw. II allungato<br />
con un obice da 150 mm, il Pz.Jag. 38,<br />
con un cannone sempre russo da 76,2<br />
mm. Tutto questo materiale<br />
improvvisato operò al seguito del<br />
DAK, ma non in gran numero. Pare,<br />
secondo una fonte inglese, che il<br />
Pz.Jag. 38 fosse presente in un<br />
centinaio di esemplari, ma la cifra<br />
sembra del tutto esagerata. Solo in<br />
Tunisia comparvero i Marder III<br />
Sd.Kfz. 138, e qualche StuG. III con il<br />
75 lungo (c’è in proposito una foto<br />
ricorrente di questo mezzo, in Tunisia,<br />
con a bordo alcuni Panzergranadiere).<br />
Ora se per l’artiglieria semovente<br />
diciamo cosi fu fatto il possibile, anche<br />
se il Wespe e lo Hummel mezzi<br />
“formali” entrarono in campo dal 1942<br />
ma furono tutti assorbiti dal fronte<br />
orientale, analogo discorso non si può<br />
fare per i cannoni d’assalto StuG. III e<br />
IV.<br />
Di questi, largamente disponibili dal<br />
1940, in Nord Africa, oltre a quello<br />
della foto che ho menzionato poc’anzi<br />
non se ne videro altri. Sempre secondo<br />
fonti inglesi, pare che uno StuG. III,<br />
mod. D, con cannone da 75 corto sia<br />
stato visto aggirarsi nei dintorni di Bir<br />
Hacheim e Acroma ed aggiungono di<br />
averlo anche catturato intatto. Non ho<br />
mai visto documentazione fotografica<br />
in proposito.<br />
È certo quindi che in Nord Africa non<br />
vennero mai destinate aliquote di<br />
questo interessantissimo mezzo. Il<br />
perché è incomprensibile. Se era adatto<br />
a combattere nelle vastità della steppa<br />
russa, perché non avrebbe potuto nel<br />
deserto, che era ancora più vasto? La<br />
omissione non può essere valutata<br />
appieno se non riportandoci alla<br />
considerazione iniziale: il fronte nord<br />
africano era valutato di secondo piano<br />
e quindi si poteva mandare quanto<br />
possibile, ma questi mezzi no.<br />
Servivano egregiamente nell’appoggio<br />
alla fanteria, nell’azione controcarro<br />
mobile e nel combattimento negli<br />
abitati. La fornace russa non permise<br />
quindi, probabilmente, che tali mezzi<br />
fossero distratti su altri fronti.<br />
Un’ultima considerazione sulla<br />
Intendenza. Era quella tipica<br />
dell’esercito tedesco, cioè il contrario<br />
della nostra. Vale a dire che mentre i<br />
nostri fantaccini, carristi ecc. si<br />
vedevano recapitare quanto necessario<br />
(sic!) nel caso che l’Intendenza fosse<br />
stata “tempestiva-mente” preavvisata,<br />
le divisioni del DAK si portavano<br />
dietro quanto necessitava, e quando le<br />
dotazioni cominciavano a scemare,<br />
apposite sezioni delle divisioni, con i<br />
combattimenti in atto, andavano<br />
indietro a rilevarle direttamente dalla<br />
loro Intendenza che aveva spostato in<br />
avanti i magazzini per facilitare le<br />
proprie truppe, che vi attingevano<br />
come in un supermercato, anche se con<br />
le merci razionate.<br />
I nostri, al contrario, rimanevano<br />
spesso a secco a causa del meccanismo<br />
inverso. La parolina “tempestivamente”<br />
salvava poi sulla carta capra e<br />
cavoli. Si tratta di un rancido vezzo del<br />
burocratese italico tuttora in auge.<br />
La parolina è trivalente: al<br />
condizionale per garantirsi, al positivo<br />
per autoelogiarsi, al negativo - il più<br />
ricorrente - per scaricare su altri la<br />
colpa del mancato esito di un<br />
comportamento dovuto.<br />
Perdonatemi la disgressione.
CRIELMODEL CRIELMODEL CRIELMODEL CRIELMODEL<br />
CRIELMODEL<br />
LA PRUDENZA - Titolo italiano: “C’era una volta un piccolo naviglio”.<br />
Film commedia, USA, 1958; con Jerry Lewis.<br />
Trama: terminata la guerra, un giovane guardiamarina (Lewis) deve riportare alla base il<br />
cacciatorpediniere sul quale è imbarcato. Mesi dopo il Pentagono addebita al malcapitato il<br />
costo dell’intera nave che nessuno sa più dove sia finita. Seguono le divertenti peripezie del<br />
protagonista per fare chiarezza, sino al felice epilogo.Questo avviene, naturalmente, nella<br />
finzione cinematografica….<br />
Ottobre 1940. A Tripoli sbarca la 117a compagnia cannoni anticarro da 47, al comando<br />
di un 24enne tenente di complemento. Subito avviato al fronte, il reparto viene travolto dalla<br />
generale ritirata delle forze italiane. Privi di automezzi, per qualche giorno i soldati ripiegano<br />
a piedi spingendo i pezzi; alla fine sono costretti a farli saltare, riuscendo così a rientrare<br />
fortunosamente nelle proprie linee.<br />
Mesi più tardi al giovane tenente perviene dal Ministero della Guerra la comunicazione di<br />
addebito del costo dei 4 cannoni, relativi apparati di puntamento, attrezzi e munizioni. In<br />
quanto comandante del reparto grava su di lui l’obbligo di risarcire il materiale ricevuto e<br />
non riconsegnato. Al perplesso ufficiale viene in aiuto un collega più anziano, che accerta<br />
che il tenente non ha compilato il “verbale di distruzione pezzi”, documento ove vengono<br />
giustificate le ragioni belliche della perdita del materiale in dotazione. Redatto e spedito il<br />
verbale, dopo altrettanto tempo il Ministero comunica lo storno del precedente addebito,<br />
con sollievo del malcapitato ufficiale che comunque fa’ tesoro dell’esperienza acquisita.<br />
Luglio 1942, fronte di El Alamein. Nelle convulse settimane di luglio Rommel tenta di<br />
sfondare e raggiungere Alessandria; l’8a Armata britannica a sua volta contrattacca rabbiosamente<br />
per costringere le forze nemiche a retrocedere.<br />
Nella notte tra il 15 ed il 16 luglio parte dell’86° regg. fanteria della div. ”Sabratha” viene<br />
inviato frettolosamente ad occupare il varco apertosi a “Quota 23”(altura di Tell El Eisa),<br />
subito a sud del trincerone della ferrovia. Tra gli altri, il nostro tenente, ora aiutante maggiore<br />
in 1a del reggimento.<br />
I reparti italiani hanno da poco occupato la posizione quando vengono fatti segno di un forte<br />
fuoco di artiglieria; il mattino del 16 vengono attaccati da forze corazzate e sopraffatti. Prima<br />
della fine il tenente provvede alla distruzione dell'apparato radio, dei codici e degli altri<br />
documenti. Poi i superstiti vengono presi prigionieri.<br />
Solo il giorno successivo l’ufficiale si avvede di avere con se i fondi della cassa reggimentale,<br />
quasi 15.000 lire. E’ necessario distruggere la valuta perché non cada in mano nemica.<br />
L’operazione è facile da eseguire ma ecco che riaffiora il ricordo dell’addebito dei cannoni.<br />
E così, con molta maggior difficoltà, eludendo l’attenzione delle sentinelle inglesi, il tenente<br />
raduna altri ufficiali ed in loro presenza brucia ad una ad una le banconote spargendone le<br />
ceneri al vento; poi redige un improvvisato verbale che fa controfirmare ai colleghi in qualità<br />
di testimoni. E’ il documento fotoriprodotto, che l’ufficiale avrà cura di conservare per<br />
tutto il periodo della prigionia e riportare in Italia al suo rientro nell’ottobre 1946.<br />
Per la verità l’autorità militare italiana del dopoguerra non si cura del denaro distrutto. Il<br />
“verbale distruzione banconote” rimarrà così al reduce, quale ricordo della sua cattura e della<br />
sua prudenza che, come recita il proverbio, “non è mai troppa”. (riproduzione riservata)<br />
Marcello Richiardi<br />
Allegato segue: copia verbale<br />
11
12<br />
CRIELMODEL CRIELMODEL CRIELMODEL CRIELMODEL<br />
CRIELMODEL
CRIELMODEL CRIELMODEL CRIELMODEL CRIELMODEL<br />
AUTOCANNONE 75ck. CONTRAEREO<br />
su AUTOCARRO CEIRANO 50 CMA.<br />
CRIELMODEL<br />
Già durante la prima Guerra Mondiale l’Italia aveva allestito diversi autocannoni per differenti impieghi ( vedasi<br />
Criel R076 autocannone 102/35 su SPA 9000), tra questi un pezzo da 75CK antiaereo su autocarro ITA-<br />
LA X opportunamente modificato. Alla fine del conflitto si decise di mantenere solo questo tipo di autocannone su di un telaio<br />
più moderno, così nel 1927 si allestirono le prime 14 batterie sul nuovo autocarro pesante CEIRANO 50CM.<br />
A quell’epoca ormai il cannone da 75 CK era inadeguato alle esigenze, inoltre per aprire il fuoco erano necessarie delle operazioni<br />
di messa in batteria che, seppure abbastanza rapide, impedivano l’uso del complesso per la difesa di colonne in movimento.<br />
Nonostante ciò questi mezzi vennero impiegati nel 35/36 in Africa Orientale e 5 batterie parteciparono alla Guerra di Spagna.<br />
Nel 19<strong>39</strong> erano ancora in servizio 166 autocannoni alcuni dei quali nei primi anni 40 vennero adibiti alla difesa di obbiettivi sensibili<br />
nel territorio metropolitano.<br />
Dotati di un migliore sistema di puntamento presero parte alla Seconda Guerra Mondiale operando su tutti i fronti tranne quello<br />
russo. Almeno un esemplare fu impiegato dai tedeschi in Africa settentrionale.<br />
75CK gun on a CEIRANO 50 CM truck.<br />
During WWI the Italian Army already had in service several gun-trucks (for instance the Criel R076, a 102/35 gun on a SPA<br />
9000 truck). One of these was a 75CK gun installed on a modified Itala X chassis. At that time the 75 CK gun was outdated and,<br />
on top of that, the set up operations did not allow the effective use of this weapon for moving convoy protection. Anyway these<br />
gun-trucks were used during 1935/36 in East Africa and 5 batteries took part to the Spanish civil war.<br />
In 19<strong>39</strong> were still in service 166 gun-trucks and some of these where placed at defense of sensitive targets in the metropolitan<br />
areas. Equipped with an improved sighting system these vehicles were also used during WW II on all the operation theatres but<br />
the Russian one. At least one Ceirano with 75CK gun was used in North Africa by the Germans.<br />
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in resina<br />
scala 1/35.<br />
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NONNI IN GUERRA<br />
In ricordo del S. Ten. di Vascello Paolo Ghirotti<br />
Alghero, 6-2-43<br />
Carissimi,<br />
spero non vi siate impressionati per<br />
questo mio silenzio. Sto ancora bene e<br />
sono molto sereno. Quanto alla licenza<br />
sono io, ora, che non la voglio, almeno<br />
finché non avrò assoluto bisogno di riposarmi.<br />
Sento parlare i miei compagni che<br />
tornano nauseati dalla licenza e non voglio<br />
anch 'io come loro insozzarmi nel fan-go<br />
della vita borghese di questi tempi.<br />
Sono entrato in Accademia, sono sempre<br />
vissuto in un ambiente sano, giovane,<br />
entusiasta (qualcuno ci chiamerà fanati-ci).<br />
Qui siamo tutti pronti ancora a dare<br />
tutti noi stessi con gioia, perché ci piace<br />
avere un ideale per cui lottare, perché ci<br />
piace il rischio e la lotta di per se stessi.<br />
Sono cose, queste, che tutti i giovani di<br />
cuore sano dovrebbero sentire.<br />
Io non so e non voglio sapere di intrighi e<br />
di porcherie che succedono e che fan-no<br />
sembrare inutili i nostri sacrifìci.<br />
Penso alle migliaia di miei compagni i<br />
quali affrontando giornalmente il perico-lo<br />
sono partiti e non sono più ritornati. Li ho<br />
visto partire e non avevano sul volto il<br />
terrore della morte ma il sorriso sereno<br />
dei coraggiosi e dei forti.<br />
Non vi ho mai fatto di questi discorsi.<br />
Ma ora, in questi momenti gravi, sento il<br />
dovere di farveli perché sappiate che<br />
anch'io sono uno di quelli che affronta il<br />
rischio sorridendo e voglio che l'indifferenza<br />
non prenda anche voi, ma che, di<br />
fronte a tutti, siate fìeri di me<br />
vostro Paolo<br />
CRIELMODEL<br />
Mi permetto di inviare, in allegato, alcuni documenti, per la serie "nonni in guerra" relativi ad un cugino di mia madre, Medaglia<br />
d' Argento caduto durante la II Guerra Mondiale, con l' ultima lettera da lui scritta ai familiari, pubblicata poi su una rivista di<br />
Vicenza, che a mio parere merita considerazione se non altro per testimoniare il senso del dovere - privo di idealismo politico -<br />
di molti giovani di allora. Enrico Carioli.<br />
Non parleremo delle virtù e dell’eroismo del S. Tenente di Vascello Paolo Ghiotti per non togliere ad ognuno<br />
di noi una personale e silenziosa riflessione a cui ci portano la sua ultima lettera, la motivazione della<br />
Medaglia d’Argento al Valor Militare ed il dolore dei famigliari così ben espresso in una breve poesia della<br />
sorella Nerina.<br />
PASQUA DI PIANTO<br />
Fiolo, no so, se ti te pòi tornar o te dormi<br />
per senpre in fondo al mar... Ma mi el to<br />
leto lo go parecià, qua ch'el te speta,<br />
bianco e profuma. E go messo l'ulivo<br />
benedeto su la soasa in cima del to leto...<br />
Se ancor te vivi ascolta la me voce e<br />
segnate co' l segno de la Croce... Prego<br />
per ti la pace del Signore in questa santa<br />
Pasqua de dolore. Ma, se no te sì più de<br />
questa tera, fala ti. per noialtri, una preghiera<br />
. E questo mio dolor portalo a Dio, o<br />
creatura santa, o fiolo mio!<br />
Sottotenente di Vascello Osservatore CHIROTTI PAOLO di Giulio Francesco<br />
Nato il 25/05/1919. Disperso il 16/03/1943.<br />
Medaglia d’Argento al Valor Militare.<br />
Osservatore di elevate virtù militari e professionali, combattente entusiasta e generoso, già distintosi su<br />
altro fronte di guerra, effettuava in breve spazio di tempo intensa attività bellica. In numerosissime ricognizioni<br />
alturiere, portate a termine superando condizioni atmosferiche avverse e l’insidia dei caccia avversari<br />
riconfermava belle doti di soldato ed alta concezione del dovere. Partito per una ricognizione alturiera<br />
non ne faceva ritorno.<br />
Cielo del Mediterraneo Occidentale 10/12/1942 e 16/03/1943<br />
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R019 € 52,50 Cannone R.E. da 90/53 - 9 cm. Flak 309 9,0/53 (i)<br />
R020 € 98,50 Carro armato Ansaldo Fiat P40 - Pz.Kpw. P40 737 (i)<br />
R021 € 76,00 7,5 cm Pak 40/1 Ausf (GW) Lorraine Schlepper (Sd.Kfz. 135)<br />
R026 € 76,00 Sem. Comando Cp.A. Fiat L6 - Kdo Wg.L6 - 770 (i)<br />
R028 € 45,00 Autob. A. Lancia “Lince” - Panzerspahwagen “Lince”202 (i)<br />
R029 € 35,00 Obice Skoda da 149/13 –14,9 cm. S FH 401 (i)<br />
R030 € 49,50 Cannone da 149/40 mod.35 –15 cm. S FK 14,9/40 (i)<br />
R031 € 20,00 Obice Skoda da 75/13 - 7,5 cm Gebirgeschutz FH 241 (i)<br />
R033 € 81,00 Sem. controcarri Fiat A. Spa da 90/53 - Gep.Sf. M41 801 (i)<br />
R036 € 81,00 Panzerjäger 38 - 7,5 Pak 40/3 M (Sd.Kfz. 138)<br />
R037 € <strong>39</strong>,50 CV. A. Fiat L.33 (2ª versione), (Armam. Fiat o Solothurm)<br />
R038 € 35,00 Obice 100/17mod. 14. - 10 cm Feldhaubitze 315 (i)<br />
R0<strong>39</strong> € <strong>39</strong>,50 CV 38 - armamento Breda - Pz.Kpw. L35 731 (i)<br />
R040 € 131,50 Autocannone da 90/53 su autocarro Lancia 3/RO<br />
R043 € 49,50 Cannone da 105/28 Ruote Electron K3 30 (ì) 10,5 cm<br />
R045 € 37,50 Cannone da 75/27 mod. 06<br />
R046 € 11,50 Mitragliatrice Schwarzlose m. 1907<br />
R047 € 11,50 Mitragliatrice Breda 37<br />
R048 € 49,50 Cannone da 149/35<br />
R049 € 76,00 Carro Ansaldo Fiat L6/40 - Pz.Kw L.6/40 733 (i)<br />
R050 € 11,50 Mitragliatrice Fiat Revelli: Mod.35<br />
R051 € 76,00 Autocarro Pesante Lancia 3/RO<br />
R053 € 14,00 Solothurm 20 mm<br />
R054 € 20,00 Breda 20 - 2 cm. Flugabwehrkanone Breda 35 (i)<br />
R055 € <strong>39</strong>,50 Autocarretta OM 35<br />
R056 € 49,50 Trattore TL37 Ruote Celerflex<br />
R057 € 49,50 Trattore TL37 Pneumatici Artiglio<br />
R058 € 49,50 Trattore TL37 Pneumatici Africa<br />
R059 € 49,50 Mortaio da 210/8 D.S.<br />
R060 € 23,50 Cannone da 65/17 - 6,5 cm Geb.K.216 (i)<br />
R061 € 49,50 Autoprotetto S37 - Gep. Manntransportwagen S37 250 (i)<br />
R062 € 81,00 150 mm FH 13/1 Lorraine-S (f) Africa-Europa (2 ver)<br />
R063 € 11,50 Munizioni Mod. 32 - Obice 75/13<br />
R064 € 55,00 Autocarro Fiat 18 BL<br />
R065 € 23,50 Carrello trasporto carri<br />
R066 € 45,00 Fiat 3000 mod. 30<br />
R067 € 23,50 Cannone da 47/32 mod. 35<br />
R068 € 76,00 Trattrice pesante Breda 32<br />
R069 € <strong>39</strong>,50 Trattore Fiat O.C.I. 708 C.M.<br />
R070 € 55,00 Ceirano 50 C.M.<br />
R072 € 96,50 Ceirano 50 CMA - 75 ck contraereo<br />
R073 € 14,00 Maschinengewehr 1908 (MG.08)<br />
R074 € 55,00 Autocarro leggero FIAT 15 Ter<br />
R075 € 11,50 Munizioni—Obice 100/17<br />
R076 € 98,50 Autocannone da 102/35 su SPA 9000 c<br />
R077 € 80,00 Camionetta MORRIS CS 8 con cannone da 65/17<br />
R081 € 65,00 8.8 cm. FLAK 18 - LAFETTE<br />
R082 € 54,00 L 3/35 Lanciafiamme - F.I. Pz. CV 35 732 (i)<br />
R085 € 53,00 Autocarro Leggero SPA TL <strong>39</strong>.<br />
R086 € 11,50 Mitragliatrice FIAT 14<br />
R088 € 134,00 German - 12 t. (Sd.Kfz. 8)<br />
R089 € 46,00 Fiat 508 M<br />
R090 € 55,00 Obice da 305/17 mod. 16. - BASE RETTANGOLARE<br />
R091 € 55,00 Obice da 305/17 mod. 16. - Base ottag.<br />
R092 € 25,50 ACCESSORI per Obice da 305/17 mod. 16.<br />
R093 € 71,79 Autob. AB.43 (PZ.SP.WG.AB 43 203(i)<br />
R094 € 109,50 Autocannone da 100/17 su Lancia 3 Ro.<br />
R095 € 60,00 Rimorchio Viberti -Trasporto carri M.<br />
R096 € 71,79 Autob. Ansaldo AB.43 - POLIZIA.<br />
R097 € 93.50 Autob. - Polizei SdW Daimler 1921<br />
R098 € 89,00 Autocarro Leggero SPA 38<br />
R099 € 89,00 Autocarro 3 Ro trasporto quadrupedi<br />
R100 € 89,00 Trattore pesante campale 30-A 1944<br />
R101 € 54,50 Autob. Lancia 1 ZM, Fiat 14 St. Etienne.<br />
R102 € 109,50 Trattore semicingolato Breda 61<br />
R103 € 55,00 Autocarro leggero FIAT 15 BIS<br />
R104 € 54,50 Autob. Lancia 1 ZM “Spagna”<br />
R105 € 54,50 Autob. Lancia 1 ZM “SS Bozen”<br />
R106 € 54,50 Autob. Lancia 1 ZM “Abissinia”<br />
R107 € 35,00 Bombarda da 240C.<br />
R108 € 109,50 Carro Pesante FIAT 2000<br />
R109 € 25,50 Cannone 75 ck<br />
R110 €<br />
R111 €<br />
R112 €<br />
R113 €<br />
R114 €<br />
CONVERSIONI IN RESINA 1/35<br />
R022 € 48,55 Panzerspahwagen Sd.Kfz. 231 (Late)<br />
R034 € 46,50 VCC - 1 “Camillino”<br />
Condizioni generali di vendita per<br />
corrispondenza<br />
1) Non accettiamo ordini verbali o telefonici ma solo per scritto<br />
(via fax, lettera o e mail). Ricordatevi di specificare chiaramente<br />
nome, cognome, indirizzo ed è gradito il recapito<br />
telefoniconell’eventualità che necessitassimo di spiegazioni.<br />
Nell’ordine va specificato il nome del modello, numero<br />
dell’articolo, prezzo unitario e somma totale più le spese di<br />
trasporto. Vi consigliamo di mettere articoli alternativi in<br />
sostituzione a quelli eventualmente mancanti al momento nel<br />
nostro magazzino<br />
2) Ricordate che non c’è importo minimo per ordine,<br />
l’incidenza delle spese di trasporto su cifre piccole potrebbe<br />
risultare troppo alta e non conveniente per voi stessi.<br />
3) L’IVA è compresa nel prezzo ed emetteremo fattura a chi ne<br />
facesse richiesta, comunicandoci il numero di partita.<br />
4) Gli ordini sono evasi nel più breve tempo possibile tramite le<br />
Poste Italiane (PACCOCELERE 3) salvo vostre disposizioni in<br />
merito.<br />
5) I nostri imballaggi sono eseguiti in maniera da sopportare un<br />
trasporto, ma viaggiano sempre a rischio e pericolo del<br />
committente. L’imballaggio è gratuito mentre le spese postali<br />
sono a carico vostro. Spese di spedizione €.9,10 per<br />
pagamento con Carta di Credito, €.14,42 per pagamento in<br />
contrassegno<br />
6) I prezzi elencati in questo catalogo sono soggetti a variazioni<br />
di mercato per cui le medesime potranno essere applicate senza<br />
preavviso.<br />
7) Gli eventuali reclami dovranno essere eseguiti entro cinque<br />
giorni dal ricevimento della merce.<br />
8) Per ogni contrarietà o disputa è competente il Foro di Roma.<br />
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S.120/1 € 34,50 Camicia nera - Repubblica sociale italiana - 1944<br />
S.120/2 € 34,50 Marò - X Mas - R.S.I. - 1944<br />
S.120/3 € 34,50 Milite - E. Muti - R.S.I. - 1944<br />
S.120/4 € 49,00 Templare - Cavaliere - XIII secolo<br />
S.120/5 € 49,00 Templare - Gran Maestro - XIII secolo<br />
S.120/6 € 35,50 Carabiniere 1935/42<br />
S.120/7 € 49,00 Sergente dell’ordine templare sec. XIII<br />
S.120/8 € 49,00 Cavaliere di S. Giovanni in Gerusalemme 1099<br />
S.120/9 € 35,50 Sergente degli Alpini 1917<br />
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CRIELMODEL CRIELMODEL CRIELMODEL CRIELMODEL<br />
FIGURINI IN RESINA 120 mm<br />
FIGURINI IN RESINA 54 mm<br />
54-001 € 14,00 Uff. Garibaldino Inglese 1860<br />
54-002 € 14,00 Uff. Giapponese 1905<br />
54-003 € 14,00 Soldato Giapponese 1905<br />
S001 Caporale della milizia<br />
S002 Caporale della milizia con fez<br />
S003 Maresciallo d’Italia<br />
S004 Bersagliere carrista<br />
S005 Carrista<br />
S006 Carrista<br />
S007 Bersagliere carrista<br />
S008 Carrista<br />
S009 Carrista<br />
S010 Carrista<br />
S011 Carrista<br />
S012 Milite Btg. “M”<br />
S013 Teste<br />
S014 Artman Luftwaffe<br />
S015 Ufficiale fanteria (Africa)<br />
S016 Ufficiale fanteria (Africa)<br />
S017 Ufficiale genieri<br />
S018 Ufficiale artiglieria (Africa)<br />
S019 Ufficiale fanteria (Africa)<br />
S020 Soldato artiglieria (Africa)<br />
S021 Mitraglieri Regio Esercito (2 pezzi)<br />
S022 Serg. Brig. Ramke (Africa ‘42)<br />
S023 Parà Brig. Ramke (Africa ‘42)<br />
S024 Artigliere tedesco (Russia ‘43)<br />
S025 Uff. Artigliere tedesco (Russia ‘43)<br />
S026 Carrista semovente 90/53<br />
S027 Bersagliere (Africa)<br />
S028 Paracadutista<br />
S029 Ufficiale pilota<br />
S030 Pilota con paracadute<br />
S031 Ufficiale meharista italiano<br />
S032 Sottufficiale meharista italiano<br />
S033 Scihumbasci meharista<br />
S034 Ascaro (1933-35)<br />
S035 Mountaz - Arabo somali<br />
S036 Fanteria libica 1940<br />
S037 Mitragliere italiano<br />
S038 Uff. Africa con telemetro<br />
S0<strong>39</strong> Uff. Artiglieria Africa Orientale<br />
S040 Artigliere Ascaro seduto DX<br />
MASSIMODEL Aerei 1/48<br />
MM01—Fiat RS 14 idro<br />
€. 174,00<br />
FIGURINI in RESINA 1/35<br />
S041 Artigliere Ascaro seduto SX<br />
S042 Artigliere Ascaro inginocchiato DX<br />
S043 Artigliere Ascaro inginocchiato SX<br />
S044 Artigliere con megafono<br />
S045 Uff. Coloniale o Metropolitano<br />
S046 Soldato inginocchiato<br />
S047 Artigliere Africa<br />
S048 Fante Ascaro inginocchiato<br />
S049 Fante Ascaro inginocchiato<br />
S050 Soldato con Stazione Ottica da 100<br />
S051 Teste africane<br />
S052 Marò<br />
S053 Servente seduto<br />
S054 FANTE Iª G.M.<br />
S055 FANTE Iª G.M. a terra<br />
S056 FANTE Iª G.M.<br />
S057 ALPINO Iª G.M.<br />
S058 FANTE Iª G.M.<br />
S059 CAVALLEGGERO Iª G.M.<br />
S060 Autiere seduto.<br />
S061 FANTE 1ª G.M. all’assalto<br />
S062 FANTE 1ª G.M. all’assalto<br />
S063 Uff. 1ª G.M. all’assalto<br />
S064 Carrista in torretta.<br />
SERIE BUSTI SCALA 1/4,5<br />
CRIELMODEL<br />
B001 € 29,00 1° Caporale d’onore della M.V.S.N. 19<strong>39</strong>.<br />
B002 € 35,00 1° Caporale d’onore della M.V.S.N. 19<strong>39</strong> con elmetto.<br />
ACESSORI SCALA 1/35<br />
“I quaderni di Crielmodel ”<br />
Monografie in italiano ed inglese. La storia,<br />
i disegni originali di fabbrica, le foto a colori dei<br />
particolari veri e dei modelli realizzati.<br />
N° 1 - CANNONE da 65/17 e FIAT 14.<br />
N° 2 - TRATTRICE BREDA 32.<br />
N° 3 - AUTOBLINDO AB 41.<br />
N° 4 - OBICE da 100/17.<br />
N° 5 - CARRO A. FIAT L 6 e derivati<br />
Dal n° 1 al n° 5, Cad. €. 6,00.<br />
N° 6 - Lancia 1 ZM €. 7,50<br />
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tutti cadauno € 11,50<br />
S021– S050 (2 figure) € 19,50 DECALCOMANIE ad acqua.<br />
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In 11 fascicoli (per ora) di 18 pagine<br />
ciascuno a colori con foto sia dei modelli che<br />
dei mezzi operativi all’epoca ed esistenti oggi<br />
nei musei, disegni, notizie, e quant’altro di<br />
interesse storico-modellistico in lingua<br />
italiana ed inglese.<br />
Cad. €. 7,00<br />
Hanno collaborato a questo numero<br />
(in ordine sparso):<br />
Fabio d’Inzeo, Marcello Richiardi,<br />
Maurizio Bartoli, Massimo Bartoli,<br />
Cristiana Cerruti<br />
A001 € 14,00 Ruote Libia per kit Italeri 6442.<br />
A002 € 14,00 Cassette munizioni italiane varie.<br />
A003 € 14,00 Cavallo senza finimenti per 3Ro trasporto cavalli.<br />
A004 €<br />
A005 €<br />
Scala 1/35.<br />
D000 - Carro Ariete<br />
D001 - AB 41<br />
D002 - AS 42<br />
D003 - L6 e der.<br />
D004 - CV 33.<br />
D005 - Polizia IT.<br />
D006 - 3 Ro Lancia.<br />
D007 - R.S.I.<br />
D008 - Lancia 1 ZM.<br />
Scala 1/43.<br />
4301 - AB 41<br />
4302 - Centauro<br />
cad. €. 6,00.<br />
CATALOGO<br />
GENERALE<br />
€. 2,00