padre Sergio Agustoni Peru - Centro Missionario Diocesano di ...
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comunicazioni, ma, secondo me, il <strong>di</strong>vario tra i ricchissimi e la stragrande maggioranza della<br />
popolazione è <strong>di</strong>ventato ancora più profondo. A Lima puoi vedere l’ultimo modello della Mercedes o<br />
entrare in un centro commerciale più lussuoso dei nostri, ma a due ore <strong>di</strong> macchina o anche solo<br />
nelle sterminate periferie intorno alla capitale, ti trovi in un’altra realtà: gente che si inventa un<br />
lavoro, che si improvvisa una casa con un telo <strong>di</strong> plastica e una stuoia. E’ la conseguenza <strong>di</strong> un<br />
grave problema: lo spopolamento delle zone rurali che porta ad un esodo massiccio e <strong>di</strong>sperato<br />
verso la grande città. Un miraggio prepotente che riesce a calamitare i giovani più svegli, un esodo<br />
continuo e senza ritorno da campagne sempre più spopolate e sempre più povere anche dal punto<br />
<strong>di</strong> vista umano.<br />
UNA CHIESA PRESENTE E VIVA<br />
Questo è un problema anche per il nostro lavoro ecclesiale. Dove trovare persone valide da<br />
formare come leader dei catechisti? E’ un lavoro lungo e delicato quello della formazione dei<br />
catechisti e il prete, per quanto la sua presenza nei vari villaggi sia limitata soprattutto dalle<br />
<strong>di</strong>stanze, deve cercare <strong>di</strong> stare quanto più possibile vicino alla gente. Vivere con la gente,<br />
confrontarsi con i suoi problemi. Per far crescere il senso <strong>di</strong> appartenenza a una comunità cristiana<br />
che deve camminare insieme. L’essere presenti nei momenti importanti della loro vita ti permette<br />
<strong>di</strong> cogliere aspetti della loro cultura che altrimenti ti restano estranei e sconosciuti, anche se sei in<br />
Perù da anni.<br />
E’ un nuovo stile <strong>di</strong> fare missione che ripercorre un cammino antico, tracciato dai missionari “della<br />
prima ora” che <strong>di</strong>videvano il tempo tra le varie comunità, con<strong>di</strong>videndone la vita. Ma non è facile:<br />
nella parrocchia in cui ho lavorato ci sono un’ottantina <strong>di</strong> comunità così lontane tra loro che due o<br />
tre non sono mai riuscito a raggiungerle. E me ne facevo una colpa. Per questo è fondamentale<br />
dare più spazio ai laici, puntare su una formazione sempre più solida che faccia sentire a tutti la<br />
responsabilità <strong>di</strong> ognuno nella crescita della comunità.<br />
E’ questo il Perù che ora mi viene chiesto <strong>di</strong> lasciare. Mi costa farlo, ma questi <strong>di</strong>eci anni <strong>di</strong><br />
esperienza mi hanno aiutato a prendere le <strong>di</strong>stanze da un’idea un po’ romantica <strong>di</strong> missione che<br />
inevitabilmente ti porti dentro alla partenza. E ti accorgi, un po’ alla volta, che le situazioni<br />
cambiano, che la tua idea <strong>di</strong> missione si apre, che in nessun luogo sei in<strong>di</strong>spensabile…<br />
Ora vado in Messico. Per alcuni anni la mia sarà una missione <strong>di</strong>versa. Da vivere accanto ad altri<br />
fratelli, con lo stesso entusiasmo”.<br />
Da MISSIONDUEMILA, inserto mensile del settimanale <strong>di</strong>ocesano “La Nostra Domenica”, 13 settembre 1998