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Le dernier cri.pdf (mie poesie) - Igieneorale.Info

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112<br />

IL RITORNO DI ULISSE<br />

Lo so non crederai<br />

ma ci sono stato<br />

i segni della penna sono del mio sangue.<br />

Ma non ti crucciare te lo confesso<br />

in fondo io sono solo<br />

e s<strong>cri</strong>vo solo e soltanto per me stesso.<br />

I tuoi occhi sono unguento<br />

sterminati prati sono<br />

di variopinti fiori profumati<br />

sono colline<br />

che il vento tiepido di maggio<br />

apparire fa<br />

come armoniose onde in vasto mare.<br />

Sappi i <strong>mie</strong>i hanno visto troppo<br />

ed ho molto pianto.<br />

Io conosco il deserto<br />

dove l’assetato cammello del mio spirito<br />

s’è temprato.<br />

Ho solcato i mari più infidi e bugiardi<br />

che la mia anima fatta vascello<br />

strenua ha navigato.<br />

<strong>Le</strong> sue vele sono ferite da mille toppe<br />

l’ho rattoppate io da solo<br />

in tante solitarie notti<br />

non temere ho messo da parte molto filo.<br />

Veliero che s<strong>cri</strong>cchiola e vacilla<br />

ma che tiene ancora il mare.<br />

Sono stato in mezzo ai ghiacci<br />

il mio urlo nessuno ascoltava.<br />

I brividi di freddo e d’orrore<br />

sono stati terremoto<br />

che hanno distrutto<br />

la casa dei <strong>mie</strong>i sogni<br />

per troppe notti.<br />

Sono sopravvissuto<br />

limpido intero intatto<br />

come fredda alba del Nord<br />

sono tornato tutto è passato.<br />

Ora la mia calma è increspata da leggero vento<br />

e assopiti sono gli occhi del mio tormento.<br />

Se vuoi e se puoi dammi ristoro<br />

fammi annegare nella culla del tuo cuore.<br />

Ma non farmi prigioniero con panni caldi e pranzi succulenti.<br />

Cosa avrai in cambio cosa ti dono?<br />

Quello che resta quel che io sono<br />

salsedine di mare<br />

ticchettìo di chicchi di grandine dentro pagliaio<br />

foglia ingiallita resa rugosa da troppo sole e vento<br />

gabbiano che dopo lungo viaggio su procellosi mari terra anèla<br />

e spada lucente ed affilata spada<br />

scheggiata ma non spezzata<br />

che<br />

come favo di <strong>mie</strong>le d’api<br />

addolcire potrà il fiele della vita.<br />

V’è dentro il gusto e l’eco di battaglie<br />

di troppe notti insonni<br />

ha combattuto contro la follia<br />

è il luogo dove il mio Dio s’è rifugiato.<br />

Acciaio che ferisce e taglia<br />

solo e soltanto<br />

se non lo sai usare.<br />

Se vuoi puoi sguainarla e rimirarla<br />

e lucidarla<br />

con l’essenza dei tuoi fiori e con le creme<br />

ma stai attenta a maneggiarla<br />

hai carne dolce tenera e materna.<br />

Di una cosa sola stai pur certa: non la potrai spezzare.<br />

Solo il sole assieme a pioggia e vento<br />

alleati ed assieme in compagnia del tempo<br />

stanno decretando<br />

poco a poco<br />

la sua fine.<br />

Essa appartiene a bimbo<br />

che sa che<br />

i suoi sogni sono nelle stelle.<br />

Essa appartiene a marinaio<br />

che non conosce terra<br />

e che da sempre cerca la sua meta: l’Utopia.<br />

113

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