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Numero 3 – Primo semestre 2012 - Nuova Micologia

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Ospiti illustri<br />

La dottoressa Fulvia Repetti, medico chirurgo,micologo ad Udine,<br />

mette in guardia nei confronti di un pericolo che ciascuno di noi può<br />

correre andando nei boschi, suggerendo i comportamenti più idonei a<br />

prevenire il rischio ed affrontare correttamente un’eventuale puntura.<br />

COME DIFENDERSI DALLE ZECCHE<br />

Andar per funghi, a volte, può nascondere insidie che, anche se note a<br />

molti, non vengono spesso prese in considerazione, confidando nel fatto che le<br />

possibilità di incorrervi siano remote.<br />

Uno dei pericoli più<br />

comuni sono le zecche. Questi<br />

artropodi in sé non sarebbero<br />

pericolosi (il loro morso è poco<br />

più fastidioso di quello di una<br />

zanzara), se non fossero, a<br />

volte, vettori di virus e batteri, a<br />

loro volta causa di malattie<br />

anche gravi, come la malattia di<br />

Lyme, la TBE (o encefalite da<br />

zecche) e l’Ehrlichiosi.<br />

Le zecche, nutrendosi del sangue di animali infetti, possono a loro volta<br />

trasmettere questi virus o batteri, alla successiva “vittima” dei loro morsi, e<br />

quindi anche all’uomo.<br />

Le zecche infatti, per passare da uno stadio all’altro di maturazione, cioè da<br />

larve a ninfe e da ninfe ad adulto, hanno la necessità di fare un pasto. Quindi<br />

nella loro vita fanno abitualmente tre pasti. Dato che il loro ciclo vitale si svolge<br />

nell’arco di due anni, va da sé che possano resistere anche per lunghi periodi<br />

senza nutrirsi.<br />

Esse vivono a qualsiasi altitudine, dal livello del mare fino a 1000-1200<br />

metri, ma sono state ritrovate anche a 1700 metri. Amano sottoboschi umidi, ma<br />

anche prati con erba preferibilmente alta.<br />

Naturalmente non tutte le zecche sono vettrici di malattie. Ciascuna può<br />

essere infetta con uno o più agenti patogeni, oppure non esserlo affatto, ma non<br />

vi è modo di saperlo, al momento del morso, salvo che la zecca, dopo essere<br />

stata asportata, non venga esaminata in un laboratorio. Se ne conclude che la<br />

prevenzione è senza dubbio l’arma migliore.<br />

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