I lepidotteri defogliatori dei boschi piemontesi - Regione Piemonte
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36 AGRICOLTURA<br />
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...... FITOPATOLOGIA<br />
Larve di ifantria<br />
(Hyphantria cunea)<br />
I <strong>lepidotteri</strong> <strong>defogliatori</strong> <strong>dei</strong> <strong>boschi</strong> <strong>piemontesi</strong><br />
Giuseppe Della Beffa • I.P.L.A. S.p.A. Torino<br />
Gianfranco Brussino • <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong> - Settore Fitosanitario<br />
Il Servizio Fitosanitario dell’Assessorato Agricoltura,<br />
Caccia e Pesca della <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong> ha commissionato<br />
all’Ipla, già dall’anno 2000, uno studio conoscitivo<br />
sulla distribuzione geografica e temporale di<br />
tutti i principali <strong>lepidotteri</strong> <strong>defogliatori</strong> che vivono a<br />
spese <strong>dei</strong> principali <strong>boschi</strong> planiziali <strong>piemontesi</strong>.<br />
Questo progetto è nato dall’esigenza di ampliare le<br />
conoscenze sui danni entomologici ed in particolare<br />
quelli relativi alle foreste perché, nonostante in anni<br />
recenti si siano registrate imponenti defogliazioni<br />
causate dalla pullulazione di fitofagi, non era mai<br />
stata avviata una campagna di monitoraggio che<br />
permettesse di acquisire dati ufficiali di questi fenomeni.<br />
E’ infatti importante, quando si verificano gravi<br />
danni da insetti, poter disporre di documenti e informazioni<br />
sui precedenti eventi al fine di poter trarre i<br />
giusti elementi di valutazione sulle conseguenze e<br />
sul ritmo delle gradazioni.<br />
Una migliore conoscenza di queste pullulazioni naturali<br />
è il punto di partenza per la sperimentazione e<br />
l’applicazione di metodi di controllo e difesa che<br />
sono particolarmente utili soprattutto nelle zone di<br />
interesse turistico-ricreativo. Per quanto riguarda la<br />
produzione legnosa si ritiene che questa non sia,<br />
oggi, di importanza tale da rendere necessari interventi<br />
di lotta, sempre che non sia messa a rischio la<br />
sopravvivenza del bosco stesso. Interventi pesanti o<br />
mal predisposti possono infatti creare ulteriori scompensi<br />
nei delicati cicli biologici del bosco, nei quali<br />
rientrano da sempre le pullulazioni di insetti, alle<br />
quali poi seguono la naturale rinnovazione del bosco<br />
e la sua evoluzione verso una diversa composizione<br />
strutturale e specifica. A tale proposito occorre ricordare<br />
che spesso i <strong>boschi</strong> planiziali hanno subito in<br />
passato per opera dell’uomo delle forti trasformazioni<br />
e che ora, soggetti a minor pressione, stanno
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evolvendosi verso sistemi più naturali.<br />
Negli ultimi anni poi “l’ecosistema bosco” ha assunto<br />
anche la funzione di indicatore della qualità ambientale<br />
per cui le conoscenze sui danni entomologici<br />
sono utili anche per valutare la situazione sanitaria<br />
nel suo complesso.<br />
Le indagini svolte nell’ambito di questo progetto<br />
sono state concentrate sulle principali aree planiziali<br />
<strong>piemontesi</strong> e su due aree boscate collinari. Queste<br />
sono: Stupinigi, La Mandria, Bosco delle Sorti della<br />
Partecipanza di Trino, Baragge, Lame del Sesia, Valle<br />
del Ticino, Collina di Torino, Boschi del Roero. Per<br />
ogni area si sono svolte ricerche per individuare e<br />
localizzare le zone defogliate valutandone l’estensione,<br />
l’intensità e la causa del deperimento. Le indagini<br />
sono state svolte nel periodo primaverile e in<br />
quello tardo-estivo per poter cogliere lo sviluppo di<br />
tutte le specie interessate.<br />
Per quanto riguarda la valutazione quantitativa, si è<br />
ricorsi all’uso dell’ombrello entomologico e al successivo<br />
conteggio delle larve: questo strumento è stato<br />
anche utilizzato per valutare l’intensità di attacco<br />
sulle diverse specie forestali.<br />
I risultati di queste indagini sono illustrati in una<br />
tabella riassuntiva, in cui le indicazioni riguardanti<br />
gli anni dal 2000 al 2003 sono il frutto di questo<br />
monitoraggio, mentre quelle dal 1992 al<br />
1999 sono tratte dagli archivi del Settore Fitosanitario<br />
della <strong>Regione</strong> <strong>Piemonte</strong> e da conoscenze<br />
personali degli autori. Non sono stati riportati i<br />
dati degli anni precedenti al 1992 in quanto molto<br />
scarsi e quindi poco significativi.<br />
Con il termine “presenza” si è indicato il riscontro<br />
anche solo di pochi esemplari della specie senza<br />
alcun rilievo di danno. Col termine “attacco medio”<br />
si è intesa una presenza della specie diffusa,<br />
ben visibile, ma sporadica e/o con una intensità<br />
tale da non danneggiare le piante colpite.<br />
Col termine “attacco forte” si è intesa una presenza<br />
elevata del defogliatore con danni evidenti<br />
e con possibile pregiudizio delle capacità vegetative<br />
delle piante colpite o di parti di esse.<br />
L’assenza <strong>dei</strong> simboli di attacco o di presenza, non<br />
significa l’assenza reale dell’insetto, ma il suo mancato<br />
riscontro.<br />
L’analisi <strong>dei</strong> risultati riportati nella tabella, mette in<br />
evidenza quale sia stato l’andamento delle diverse<br />
specie. Alcune (es. Euproctis chrysorrhoea), molto<br />
frequenti negli anni passati (1993-1996), sono risultate<br />
presenti con popolazioni di modeste entità o<br />
totalmente assenti negli ultimi anni (1997-2002), altre,<br />
al contrario, (es. Yponomeuta sp. pl.) che pare<br />
......<br />
non avessero mai creato gravi danni ai <strong>boschi</strong> <strong>piemontesi</strong>,<br />
sono risultate diffuse, anche con attacchi<br />
consistenti solo negli ultimi anni. Questi andamenti<br />
sono da ritenersi legati sia alle fluttuazioni tipiche<br />
delle popolazioni di insetti (gradazioni) sia all’introduzione<br />
di specie un tempo assenti (es. ifantria) sia ad<br />
un insieme di fenomeni climatico-ambientali particolari.<br />
E’ bene poi ricordare che dopo l’esplosione demografica<br />
di una popolazione si verifica sempre una<br />
fase di regressione; questa è dovuta sia all’insorgere<br />
di popolazioni di predatori e parassitoidi sia alla reazione<br />
delle stesse piante; infatti spesso i vegetali<br />
quando sono attaccati dai fitofagi elaborano delle<br />
sostanze chimiche per ostacolarne il loro sviluppo.<br />
Dalla lettura <strong>dei</strong> dati raccolti si evidenza che solo<br />
per i Parchi di Stupinigi e della Collina di Superga<br />
esistono <strong>dei</strong> dati continuativi su tutto il periodo. Questo<br />
fatto si spiega con la preoccupazione <strong>dei</strong> due<br />
enti gestori (rispettivamente: Ordine Mauriziano ed<br />
Ente Parco) di verificare annualmente Euproctis chrysorrhoea<br />
e Traumatocampa pityocampa per valutare<br />
la necessità di trattamenti specifici per questioni di<br />
sanità pubblica. Le aree più colpite dai bruchi urticanti<br />
di queste specie erano infatti quelle più frequentate<br />
dal pubblico. I resoconti delle indagini svolte<br />
dal Servizio Fitopatologico Regionale hanno permesso<br />
di ricostruire le vicende di questi due <strong>defogliatori</strong>.<br />
Anche su queste aree sono, purtroppo, però<br />
assenti le informazioni riguardanti le altre specie; ad<br />
esempio, l’ifantria americana, specie non urticante e<br />
con un ciclo di sviluppo differente da quello dell’euproctis,<br />
che in alcune zone di Stupinigi è presumibile<br />
sia stata presente, almeno in qualche periodo.<br />
Dall’analisi della tabella si osserva che alcuni <strong>defogliatori</strong><br />
(euprottide, ifantria e geometridi) sono stati<br />
più frequenti e con attacchi più intensi di altri. Questo<br />
dato però non deve trarre in inganno: questo è<br />
infatti, per ora, il risultato di un breve periodo di studio<br />
in rapporto ai ben più lunghi cicli della natura.<br />
Molte specie hanno fluttuazioni decennali o anche<br />
maggiori per cui l’assenza di un defogliatore nel periodo<br />
considerato non esclude una sua futura o passata<br />
presenza. Ad esempio la limantria, che causò<br />
forti defogliazioni negli anni ’80, è risultata poco presente<br />
dal ’92 al 2003 mentre la processionaria della<br />
quercia, che da molti anni non dava problemi in<br />
<strong>Piemonte</strong>, è ricomparsa di recente nel periodo interessato<br />
da questa indagine.<br />
Solo lo studio prolungato per molti anni, come già<br />
avviene in altri paesi europei, ci potrà fornire un<br />
quadro preciso sulla durata e sui tempi di ritorno<br />
Agricoltura/40
38 AGRICOLTURA<br />
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...... FITOPATOLOGIA<br />
delle pullulazioni delle diverse specie. Sarà anche<br />
interessante valutare se la consequenzialità tra le<br />
diverse specie è soggetta a regole precise.<br />
. = presenza = attacco medio = attacco forte<br />
..<br />
…<br />
Pare invece accertato che per alcune specie (geometridi)<br />
ci sia sempre contemporaneità anche sulla<br />
stessa pianta ospite, mentre per altre (euprottide, li-
FITOPATOLOGIA 39<br />
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mantria, processionaria della quercia) la comparsa<br />
sia sempre separata o quanto meno in fasi sfalsate.<br />
Appare invece meno chiaro, e forse solo indagini<br />
prolungate e approfondite potranno chiarirne il<br />
motivo, perché alcune zone simili sia geograficamente<br />
sia per tipo di vegetazione (es: Mandria,<br />
Stupinigi) siano spesso oggetto di attacchi di <strong>defogliatori</strong><br />
differenti.<br />
Il quadro fitosanitario del bosco negli anni seguenti<br />
alle maggiori gradazioni è evidenziato soprattutto<br />
dallo stato di salute delle querce che è il genere più<br />
colpito. Le piante di grosse dimensioni presentano<br />
spesso chiome rade con rami e rametti morti. Le<br />
piante più danneggiate, specialmente da euprottide<br />
e processionaria, sono quelle isolate, periferiche e<br />
con migliore esposizione. Qui i danni della defogliazione<br />
sono molto evidenti e conseguentemente anche<br />
quelli fisiologici. Spesso si tratta di alberi potati,<br />
danneggiati alla base e di età avanzata, ma sicuramente<br />
è la loro posizione ad essere determinante.<br />
Migliore è infatti la situazione delle stesse specie<br />
all’interno del bosco dove l’ambiente è più fresco e<br />
dove esiste una situazione di maggiore naturalità.<br />
Larve di <strong>lepidotteri</strong> su ombrello entomologico<br />
......<br />
Uso dell’ombrello<br />
entomologico per la<br />
valutazione<br />
quali-quantitativa<br />
delle larve di lepidottero<br />
(La Mandria)<br />
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