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foreste e insetti. una contesa su scala mondiale all'aprirsi di un ...

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IntroduzIone<br />

LUIGI MASUTTI (*)<br />

FORESTE E INSETTI.<br />

UNA CONTESA SU SCALA MONDIALE<br />

ALL’APRIRSI DI UN MILLENNIO<br />

È, certo, ambizioso prefigurare per lo spazio <strong>di</strong> <strong>un</strong> millennio il quadro delle<br />

relazioni tra i boschi della Terra e gli <strong>insetti</strong>, loro principali agenti biotici <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficazioni<br />

da passeggere a catastrofiche. Tuttavia, nello speculare la natura e la <strong>di</strong>namica<br />

dei rapporti tra gli alberi, obbligati fattori <strong>di</strong> inerzia ecologica, e gli artropo<strong>di</strong> in<br />

questione, versatile complesso <strong>di</strong> potenziali agitatori della quiete nelle biocenosi<br />

forestali, l’esperienza consentirebbe <strong>di</strong> spingere l’orizzonte delle previsioni più lontano<br />

<strong>di</strong> quanto concepibile in qualsiasi altra indagine <strong>su</strong>l futuro delle risorse del pianeta<br />

a <strong>di</strong>sposizione degli uomini. Lo ammette in <strong>di</strong>versi casi la longevità dei singoli<br />

costruttori vegetali delle com<strong>un</strong>ità, non <strong>di</strong> rado plurisecolari e talora plurimillenari,<br />

ma <strong>di</strong> norma lo esige il lento o lentissimo reciproco adattarsi dei popolamenti arborei<br />

e del multiforme insieme <strong>di</strong> con<strong>su</strong>matori senza tregua, atto a rispondere con<br />

prontezza e in <strong>di</strong>sparati mo<strong>di</strong> ad ogni variazione nell’or<strong>di</strong>nario gioco dell’offerta <strong>di</strong><br />

produzione primaria e della domanda del <strong>su</strong>o sfruttamento. Qui si giustifica il con<strong>di</strong>zionale<br />

“consentirebbe”, <strong>di</strong> cui sopra, perché nel riflettere <strong>su</strong>lla complessità degli<br />

eventi che caratterizzano l’evolversi delle biocenosi forestali due or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> considerazioni<br />

oggi limitano l’ampiezza anche del margine concesso allo spazio dei pronostici:<br />

la crescente rapi<strong>di</strong>tà del processo della globalizzazione, intesa nel senso più<br />

largo, e il cambiamento climatico in atto.<br />

GlobalIzzazIone e patrImonI forestalI della terra<br />

Il mutare degli interessi umani nella gestione delle risorse forestali del mondo<br />

schiude scenari <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>nario interesse e <strong>di</strong> incalzante preoccupazione.<br />

(*) Professore or<strong>di</strong>nario a riposo, Università <strong>di</strong> Padova; luigi.ma<strong>su</strong>tti@<strong>un</strong>ipd.it<br />

– L’Italia Forestale e Montana / Italian Journal of Forest and Mo<strong>un</strong>tain Environments 66 (6): 478-481, 2011<br />

© 2011 Accademia Italiana <strong>di</strong> Scienze Forestali


60° annIversarIo della fondazIone<br />

Le nuove con<strong>di</strong>zioni imposte <strong>su</strong> aree più o meno vaste al f<strong>un</strong>zionamento degli<br />

ecosistemi <strong>di</strong> riferimento, che in tale ampiezza non sono mai state sperimentate<br />

dalla pratica selvicolturale e che, soprattutto, mai si sono configurate nella storia dei<br />

biomi terrestri, offrono <strong>un</strong> campo inimmaginabile all’azione <strong>di</strong> fattori ambientali<br />

ben <strong>di</strong>fficilmente <strong>su</strong>scettibile <strong>di</strong> adeguato contrasto nei <strong>su</strong>oi anomali effetti.<br />

Nuove o esasperatamente innovative forme <strong>di</strong> sfruttamento del <strong>su</strong>olo per la<br />

celere produzione <strong>di</strong> materia lignea, quali si stanno praticando o pre<strong>di</strong>sponendo in<br />

<strong>di</strong>sparati p<strong>un</strong>ti delle terre emerse, sollevano incognite <strong>di</strong> inusitata complicazione.<br />

Così la <strong>di</strong>ffusione intercontinentale del pino <strong>di</strong> Monterey ha comportato quella<br />

dell’imenottero xilofago Sirex noctilio Fabricius, <strong>di</strong> origine paleartica e <strong>di</strong> ca<strong>su</strong>ale<br />

introduzione nel Nordamerica, in Nuova Zelanda (insieme con l’insolita pianta<br />

ospite, inizi del ‘900) e quin<strong>di</strong> in Australia, Tasmania e Sudamerica, ivi sollevando<br />

gravissimi impegni <strong>di</strong> controllo; in Argentina, per <strong>di</strong> più, le piantagioni eseguite con<br />

i colossali piani <strong>di</strong> rimboschimento hanno aperto il problema delle pesanti infestazioni<br />

del lepidottero Rhyacionia buoliana (Denis & Schiffermüller), che l’Europa<br />

ha da tempo <strong>di</strong>menticato e confinato ai margini delle trattazioni <strong>di</strong> entomologia<br />

forestale.<br />

Difficile è prevedere quali rischi <strong>di</strong> esplosioni demografiche <strong>di</strong> <strong>insetti</strong> incombano<br />

<strong>su</strong>lle coltivazioni <strong>di</strong> pino silvestre e <strong>di</strong> picea in progetto o in atto <strong>su</strong> gran<strong>di</strong> territori<br />

nordeuropei, in base a criteri selvicolturali che nulla hanno a che vedere, non<br />

solo con le nostrali finezze <strong>di</strong> gestione dei boschi nel rispetto dell’ambiente, ma<br />

nemmeno con le con<strong>su</strong>etu<strong>di</strong>ni invalse nel corretto trarre profitto dalla conduzione<br />

<strong>di</strong> coniferete produttive.<br />

L’intensificarsi dei traffici a largo raggio e il complicarsi della loro rete stanno<br />

<strong>di</strong>latando il quadro delle <strong>di</strong>fficoltà <strong>su</strong>scitate dal crescente ritmo <strong>di</strong> trasferimento <strong>di</strong><br />

organismi da ambienti lontani o remoti: gli <strong>insetti</strong> agrari e forestali vi si collocano<br />

con prepotenza, come continuamente <strong>di</strong>mostrano le allarmati segnalazioni del<br />

sopraggi<strong>un</strong>gere o del <strong>di</strong>lagare dell’<strong><strong>un</strong>a</strong> o dell’altra specie fitofaga esotica.<br />

È ben vero che in molti casi l’entità estranea, dopo <strong>un</strong> prorompente <strong>su</strong>ccesso<br />

iniziale dell’invasione, finisce per occupare <strong><strong>un</strong>a</strong> posizione ecologica <strong>su</strong>bor<strong>di</strong>nata,<br />

quale fu il caso, per esempio, del “bruco americano”, Hyphantria c<strong>un</strong>ea (Drury),<br />

oggi escluso da <strong>un</strong> àmbito forestale che in principio pareva essergli aperto da <strong><strong>un</strong>a</strong><br />

generosa <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> ospiti latifogli. Ma l’esempio dell’indomita, nordamericana<br />

“camicetta del platano”, Corythucha ciliata Say, induce a immaginare quali sarebbero<br />

le conseguenze del <strong>su</strong>o tenace, pluridecennale infierire contro la paziente pianta<br />

nutrice se questa in Europa rivestisse <strong><strong>un</strong>a</strong> vera importanza forestale. Per questo<br />

ignoriamo ancora che cosa potrà accadere ai castagni sistematicamente devastati dal<br />

<strong>di</strong>ttero asiatico Dryocosmus kuriphilus Ya<strong>su</strong>mat<strong>su</strong>, agli olmi (fin troppo provati dal<br />

secolare conflitto con i coleotteri Scolytus e con la grafiosi) che l’imenottero Aproceros<br />

leucopoda Takeuchi, <strong>di</strong> lontane terre orientali, sta defogliando senza sosta, a<br />

<strong>di</strong>sparate latifoglie insi<strong>di</strong>ate da coleotteri xilofagi del genere Anoplophora, in provenienza<br />

dall’estremo est della Paleartide e ormai stabilitisi in occidente, e via prospettando.<br />

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480 l. ma<strong>su</strong>ttI Ifm lxvI - 6/2011<br />

IncoGnIte del cambIamento clImatIco<br />

Quanto l’attuale mo<strong>di</strong>ficarsi del clima ha finora provocato a carico dell’assetto<br />

della copertura forestale pone aggrovigliati interrogativi, da <strong>un</strong> lato, <strong>su</strong>lla risposta<br />

demoecologica <strong>di</strong> importanti <strong>insetti</strong> fitofagi ai cambiamenti dello stato dell’atmosfera<br />

e, dall’altro, <strong>su</strong>ll’aggi<strong>un</strong>gersi degli effetti <strong>di</strong> tale mutato fattore fisico alle <strong>di</strong>anzi<br />

ricordate trasformazioni dei quadri biocenotici.<br />

I fenomeni più vistosi interessano soprattutto le zone temperate e, d<strong>un</strong>que,<br />

per ben note ragioni <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne geobotanico, in particolare quelle dell’emisfero boreale.<br />

Gli artropo<strong>di</strong> con<strong>su</strong>matori <strong>di</strong> primo livello fruiscono del “global change”, non<br />

solo, a l<strong>un</strong>go termine, per l’estendersi naturale o artificiale della <strong>di</strong>stribuzione dei<br />

vegetali ospiti, ma anche, con risposta imme<strong>di</strong>ata, per l’offrirsi <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni termiche<br />

idonee alla colonizzazione <strong>di</strong> qualche temibile insetto ove essa in precedenza<br />

era impossibile oppure non tale da consentire l’esplosivo, <strong>di</strong>struttivo moltiplicarsi <strong>di</strong><br />

popolazioni del fitofago. A quest’ultimo riguardo valgono due efficaci esempi:<br />

l’<strong>un</strong>o, prossimo alla nostra esperienza, è offerto dalla “processionaria del pino”,<br />

Traumatocampa pityocampa (Denis & Schiffermüller), che progressivamente <strong>di</strong>mostra<br />

<strong>di</strong> ampliare la propria geonemia, conquistando territori ad essa fino a poco fa<br />

negati e raggi<strong>un</strong>gendo limiti altitu<strong>di</strong>nali in vecchie pinete che mai l’avevano accolta;<br />

l’altro si configura nel para<strong>di</strong>gma ecologico della <strong>di</strong>sastrosa pullulazione del coleottero<br />

Dendroctonus ponderosae Hopkins nell’America nord-occidentale. Dopo che la<br />

specie ha imperversato per anni contro Pinus contorta (16.000.000 ha infestati,<br />

675.000.000 m³ perduti tra il 1998 e il 2009 in British Columbia; 67% dei pini perduti,<br />

in previsione, entro il 2020), ora se ne paventa l’espandersi a est, verso la foresta<br />

boreale popolata da Pinus banksiana, pre<strong>su</strong>mibile vittima se le con<strong>di</strong>zioni termiche<br />

permarranno favorevoli alla sopravvivenza invernale.<br />

Vi è inoltre da considerare l’effetto benefico dell’elevarsi delle temperature<br />

estive <strong>su</strong>lla rapi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> sviluppo degli <strong>insetti</strong>. Ciò influisce, in generale, <strong>su</strong>lla resistenza<br />

degli sta<strong>di</strong> preimmaginali agli agenti patogeni e <strong>su</strong>lle loro possibilità <strong>di</strong> scampare<br />

agli attacchi dei predatori s. l. Ma l’accelerato ritmo della metamorfosi rischia pure<br />

<strong>di</strong> intensificare la presenza <strong>di</strong> qualche specie, rendendola improvvisamente insostenibile<br />

in ambienti che da tempi immemorabili la ospitano senza <strong>su</strong>bire danni, come,<br />

per citare ancora <strong>un</strong> caso conosciuto, accadde nelle peccete degli altopiani veneti<br />

del Cansiglio e <strong>di</strong> Asiago per l’inopinato apparire in massa dell’imenottero defogliatore<br />

Cephalcia arvensis Panzer nelle estati caldo-aride della metà degli ’80. Il fattore<br />

termico allora annullò per gran parte della popolazione dell’insetto la <strong>di</strong>apausa bi- o<br />

pluriennale; la siccità – e poi le reiterate defogliazioni – stremarono le picee, che, a<br />

maggior danno, stavano attraversando la tipica crisi dei 70-80 anni.<br />

Qualche rIflessIone conclusIva<br />

A livello <strong>mon<strong>di</strong>ale</strong>, sembra quasi che gli interessi per il futuro del manto forestale<br />

del pianeta seguano due itinerari senza scambi <strong>di</strong> esperienze e <strong>di</strong> prospettive e,<br />

soprattutto, senza la tensione <strong>di</strong> <strong>un</strong> procedere verso <strong>un</strong> com<strong>un</strong>e traguardo rassicu-


60° annIversarIo della fondazIone<br />

rante. Che cosa vi è infatti <strong>di</strong> con<strong>di</strong>viso tra i progetti <strong>di</strong> estese piantagioni <strong>di</strong> specie<br />

arboree rapidamente produttive e le elaborazioni concettuali tese a render oculata<br />

la gestione dei boschi nel rispetto degli equilibri biologici? In Italia è presente il più<br />

vario spettro delle biocenosi forestali della Paleartide occidentale, dalle cembrete <strong>di</strong><br />

altitu<strong>di</strong>ne alla macchia me<strong>di</strong>terranea, in gran parte oggi esenti da <strong>un</strong>’assillante pressione<br />

<strong>di</strong> sfruttamento economico. Sembra perciò conveniente che almeno da noi<br />

siano <strong>un</strong>ite le forze <strong>di</strong>sponibili a proteggere tale ricchezza naturale dagli scompensi<br />

ecologici causati dagli <strong>insetti</strong>. Nonostante le <strong>di</strong>fficoltà opposte o minacciate dagli<br />

eventi sopra esaminati, saranno <strong>di</strong>sponibili le risorse <strong>di</strong> competenza necessarie ad<br />

affrontare le sfide, grazie anche al contributo recato in sede nazionale dall’Accademia<br />

Italiana <strong>di</strong> Scienze Forestali, che nello svolgersi del <strong>su</strong>o operato ha partecipato<br />

al delinearsi delle strategie necessarie a sostenere tale impegno conferendo premi <strong>di</strong><br />

incoraggiamento per l’attività scientifica nel settore dell’entomologia forestale, ospitando<br />

ri<strong>su</strong>ltati <strong>di</strong> specifici stu<strong>di</strong> nelle <strong>su</strong>e pubblicazioni e de<strong>di</strong>cando la debita attenzione<br />

ai problemi della <strong>di</strong>fesa dei boschi dagli artropo<strong>di</strong> fitofagi nei congressi da<br />

essa indetti. Sia questa l’occasione per ricordarlo e per continuare a sostenere chi<br />

crede nella necessità <strong>di</strong> salvaguardare fin quando possibile il patrimonio forestale<br />

affidato alle presenti generazioni per consegnarlo intatto alle prossime.<br />

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