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impiego_della_ossigenoterapia_iperbarica_(oti) - simsi

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IMPIEGO DELLA OSSIGENOTERAPIA IPERBARICA (OTI) IN UROLOGIA<br />

Passavanti G*,Pizzuti V,* Aloisi AM***, Carlucci M***, Pagni MR**, Norgini E**, Tanasi P**,<br />

Brauzzi M**, Paolini R*<br />

*UOUrologia -**UO Medicina Sub e Iperbarica Ospedale “Misericordia” Grosseto.<br />

***Dpt Fisiologia Università di Siena<br />

INTRODUZIONE<br />

L’OTI offre delle opportunità terapeutiche in diverse patologie di interesse urologico.<br />

Il principio base di questa metodica terapeutica si fonda sulla iperossigenazione tissutale. Questo<br />

evento viene ottenuto attraverso l’incremento del contenuto di ossigeno disciolto nel sangue.<br />

L’iperossigenzione tissutale determina la magnificazione dei processi neoangiogenetici e <strong>della</strong><br />

funzione linfocitaria e macrofagica, favorisce i processi riparativi e cicatriziali, amplifica l’efficacia<br />

degli antibi<strong>oti</strong>ci aumentando la permeabilità <strong>della</strong> parete batterica ed esprime complessivamente<br />

una vivace attività antinfiammatoria.<br />

In Urologia l’OTI trova indicazione accettata e riconosciuta, in caso di fascite necr<strong>oti</strong>zzante<br />

perineale o Malattia di Fournier ed in caso di cistite ( e proctite) attinica.<br />

In caso di cistite interstiziale e sindrome urgenza/frequenza, l’utilità <strong>della</strong> OTI deve essere ancora<br />

verificata, nel caso invece <strong>della</strong> sindrome pelvica dolorosa cronica maschile, ci si immette nel<br />

terreno <strong>della</strong> ricerca e sperimentazione clinica.<br />

La gangrena di Fournier è una fascite necr<strong>oti</strong>zzante dei piani tegumentari perineali che può<br />

estendersi allo scroto ma anche alla cute addominale.<br />

Istologicamente si tratta di una cellulite acuta con edema dei piani fasciali cutanei e sottocutanei che<br />

evolve in una fase caratterizzata da processi di endoarterite, trombosi vasale e necrosi tissutale.<br />

L’etiopatogenesi microbiologica è di solito complessa e multipla, trattandosi di germi aerobi ed<br />

anaerobi. La mortalità di questa sindrome è piuttosto alta con variazioni a seconda delle casistiche<br />

che oscilla dal 20 al 67%.<br />

La terapia di questa condizione morbosa è multidisciplinare impiegando diverse metodiche<br />

integrate fra di loro: antibi<strong>oti</strong>ci, chirurgia, medicazioni locali e OTI; quest’ultima prevede sedute di<br />

90-120min a 2,5ATA da effettuare due volte al giorno per i primi sei giorni, quindi una al giorno<br />

per un totale di 30-40 sessioni.<br />

La terapia <strong>iperbarica</strong> dovrà seguire la fase chirurgica demolitiva e dovrà accompagnare tutto il<br />

percorso terapeutico fino alla prima fase ricostruttiva, infatti la terapia <strong>iperbarica</strong> favorisce il<br />

superamento <strong>della</strong> fase acuta <strong>della</strong> flogosi tissutale migliorando anche le difese nei confronti dei<br />

germi anaerobi e, nella successiva fase di riparazione, favorisce la formazione e lo sviluppo di<br />

tessuto di granulazione e quindi i processi di cicatrizzazione.<br />

La radioterapia attualmente viene usata in urologia prevalentemente per trattare il carcinoma<br />

prostatico sia come terapia primaria di forme localizzate o per curare il letto di dissezione dopo PR<br />

in caso di malattia localmente avanzata o di margini chirurgici infiltrati.<br />

La cistite attinica può manifestarsi in una forma acuta durante o subito dopo la terapia radiante,<br />

oppure può manifestarsi in forma subacuta o cronica e comparire da pochi mesi a molti anni, dopo<br />

la radioterapia. L’elemento istologico fondamentale è una endoarterite obliterante che determina<br />

emorragie <strong>della</strong> sottomucosa ed innesca dei meccanismi di fibrosi dell’interstizio e delle fibrocellule<br />

muscolari lisce; a livello <strong>della</strong> mucosa si determina danno ipossico con ulcerazioni e<br />

sanguinamento. Clinicamente l’elemento caratteristico è l’ematuria persistente, spesso recidivante,<br />

che si associa a turbe minzionali irritative e cioè urgenza, frequenza e disuria. Ha una incidenza del<br />

5-20%.<br />

L’OTI viene largamente usata in questa sindrome. Il protocollo terapeutico prevede sedute<br />

qu<strong>oti</strong>diane a 2,5ATA <strong>della</strong> durata di 90 min. per 40-60 trattamenti.<br />

In questo caso l’OTI interviene attenuando la flogosi tissutale, può favorire la riduzione dell’edema<br />

grazie alla diminuzione <strong>della</strong> pressione endocapillare e potenzia i processi riparativi con attivazione<br />

fibroblastica e <strong>della</strong> neoangiogenesi.


E’ opinione di molti autori che la OTI abbia reale efficacia nel risolvere durevolmente l’ematuria;<br />

sembra inoltre che essa possa attenuare anche la sintomatologia irritativa, anche se questa è più<br />

difficile da verificare e da misurare in maniera obiettiva; analogamente alla cistite si rileva che<br />

anche la proctite attinica presenti un miglioramento <strong>della</strong> sintomatologia dopo OTI, con riduzione<br />

<strong>della</strong> urgenza nella funzione alvina e <strong>della</strong> proctorragia.<br />

La cistite interstiziale si identifica con un quadro clinico caratterizzato da dolore pelvico ed uretrale<br />

inter e periminzionale, urgenza/frequenza minzionali, urine sterili e citologia negativa;<br />

occasionalmente ematuria.<br />

Sul piano istologico il quadro è molto meno definito, infatti esiste una forma in cui il dato<br />

morfologico è scarso e la diagnosi si fonda su rilievi clinici, urodinamici (urgenza sensitiva e<br />

riduzione <strong>della</strong> compliance detrusoriale) ed endoscopici ( rilievo cistoscopico di glomerulazioni<br />

mucose dopo sovradistensione vescicale ripetuta).<br />

Accanto a questa forma si rileva una forma molto più rara che si caratterizza per le classiche ulcere<br />

di Hunner.<br />

La terapia si avvale di numerose metodiche sia locali che sistemiche e nel caso <strong>della</strong> forma con<br />

ulcerazioni si consiglia una terapia chirurgica.<br />

Le analogie cliniche ed in alcuni casi morfologiche con la cistite attinica, hanno indotto alcuni<br />

autori a tentare un trattamento di questa sindrome con OTI, in quanto l’azione antinfiammatoria e<br />

quella attivante i processi neoangiogenetici e riparativi potrebbe consentire un miglioramento del<br />

quadro clinico, soprattutto nelle forme con glomerulazione.<br />

Il protocollo prevede 30-40 sessioni terapeutiche qu<strong>oti</strong>diane a 2,5 ATA <strong>della</strong> durata di 90 min.<br />

Le casistiche sono esigue e quindi in si tratta sempre di studi sperimentali che, purtuttavia,<br />

sembrano promettenti, viene infatti riportato un miglioramento <strong>della</strong> frequenza, dell’urgenza e del<br />

dolore per periodi relativamente lunghi (15-24mesi).<br />

Le analogie cliniche tra le sindromi pelviche dolorose croniche e le cistiti interstiziali ed attiniche e<br />

le proctiti da raggi, inducono ad ip<strong>oti</strong>zzare la possibilità di un <strong>impiego</strong> <strong>della</strong> OTI nel trattamento di<br />

questa sindrome.<br />

Quando si parla di SPDC si parla di una generica condizione di dolore pelvico ad andamento<br />

cronico o recidivante; risulta evidente che si tratta di una sindrome dai caratteri etiologici e<br />

fisiopatologici del tutto sconosciuti. Se si considera che la OTI viene impiegata con risultati<br />

apparentemente incoraggianti nelle sindromi dolorose croniche di altri distretti dell’organismo è,<br />

quanto meno, suggestivo pensare ad un protocollo di ricerca che, coinvolgendo urologi, ginecologi<br />

e medici iperbaristi, possa verificare l’utilità di integrare questo trattamento alle altre terapie,<br />

peraltro variegate ed eterogenee, delle sindromi pelviche dolorose croniche.<br />

Grazie alla Collaborazione tra l’UO di Urologia e quella di Medicina Iperbarica e Subacquea del<br />

nostro ospedale sono stati trattati<br />

-6 casi gangrena di Fournier. L’età dei pazienti era compresa tra 58 ed 85 anni (m. 68,5).<br />

4 pazienti erano diabetici e due presentavano un corretto equilibrio glicemico.<br />

I pazienti sono arrivati alla nostra osservazione e trattati chirurgicamente dopo 12-72 ore (m.30<br />

ore)dall’inizio <strong>della</strong> sintomatologia.<br />

5 pazienti dopo una accurata ed estesa toilette chirurgica e l’applicazione di drenaggi nelle sedi ove<br />

si era sviluppata la pannicolite ma non ancora interessate dalla necrosi gangrenosa, hanno<br />

cominciato un ciclo di <strong>ossigenoterapia</strong> <strong>iperbarica</strong>. Un paziente dopo l’intervento è deceduto per le<br />

gravi condizioni generali. Gli altri 5 pazienti dopo gli opportuni trattamenti ricostruttivi hanno<br />

risolto la grave sindrome settica.<br />

-6 pazienti con cistite attinica e 2 con proctite.<br />

Tutti i paziente erano affetti da un carcinoma <strong>della</strong> prostata apparentemente localizzato.<br />

I pazienti affetti da cistite lamentavano una ematuria da modesta a moderata con andamento<br />

episodico; molto più evidenti erano i sintomi irritativi con urgenza, frequenza ( minzione ogni 30-<br />

60minuti) bruciori uretrali e dolore pelvico ( grado 2-3 <strong>della</strong> scala RTOG/EORTC).


I 2 pazienti portatori di proctite riferivano episodica proctorragia con tenesmo e frequenza dell’alvo<br />

elevata. Uno di questi pazienti lamentava dolore perineale e coccigeo che richiedeva terapia con<br />

oppiacei ( 30mgx2/die di Morfina solfato).<br />

Dopo la OTI i pazienti riferivano la scomparsa dell’ematuria e 5 pazienti riferivano un significativo<br />

miglioramento <strong>della</strong> sintomatologia irritativa con riduzione <strong>della</strong> frequenza minzionale; solo un<br />

paziente riferiva la persistenza di questi sintomi.<br />

I pazienti portatori di proctite riferivano scomparsa <strong>della</strong> proctorragia ed attenuazione dei sintomi,<br />

in particolare il paziente che assumeva oppiacei ha dimezzato la terapia con morfina.<br />

Il follow-up era compreso tra 2 mesi e 3 anni (2 casi) in media 13,5 mesi ed i pazienti non hanno<br />

riferito ripresa <strong>della</strong> sintomatologie e dell’ematuria e/o <strong>della</strong> proctorragia.<br />

-1 caso di cistite interstiziale. La paziente di 32 anni presntava una sindrome da frequenza/ urgenza<br />

molto elevata ( minzioni ogni 20-30 minuti), con dolore pelvico e la cistoscopia documentava le<br />

caratteristiche glomerulazioni. Aveva assunto antibi<strong>oti</strong>ci ed antimuscarinici orali ed era stata trattata<br />

con irrigazioni vescicali di soluzione di argento nitrato, con scarsi risultati.<br />

Dopo un ciclo di 40 sedute di OTI, (le prima sedute venivano effettuate previa applicazione di<br />

catetere vescicale ), la paziente riferiva un sensibile miglioramento del dolore ed un allungamento<br />

dei tempi interminzionali, tanto da poter affrontare tranquillamente le ultime sessioni terapeutiche<br />

senza dover mingere. Il folluw-up piuttosto limitato, 6 mesi circa, non documentava il riaccentuarsi<br />

<strong>della</strong> sintomatologia.<br />

L’OTI in urologia sembra offrire promettenti prospettive terapeutiche sia in patologie per le quali il<br />

suo uso è consolidato ed accettato ( fascite necr<strong>oti</strong>zzante e cistite da raggi), ma anche in ambiti<br />

diversi ed in territori morbosi ove le terapie attualmente in uso sono di scarsa utilità. Proprio per<br />

questo l’uso <strong>della</strong> OTI in questi casi, e cioè nella cistite interstiziale e nelle sindromi pelviche<br />

dolorose croniche, merita una adeguata attenzione e quindi l’avvio di protocolli di ricerca clinica su<br />

casistiche più numerose, onde verificare concretamente questi effetti e poterla proporre su<br />

fondamenti più solidi.

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