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in pdf il primo capitolo di illusioni d'amore - Raffaello Cortina Editore

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1<br />

le motivazioni<br />

alle tre e<strong>di</strong>zioni<br />

Mi sembra assai azzardato affermare che la sessualità<br />

non sia un bisogno naturale, spontaneo,<br />

dell’essere vivente.<br />

freud, 1926<br />

Sono passati ventotto anni dalla prima e<strong>di</strong>zione e venti dalla seconda, totalmente<br />

r<strong>in</strong>novata rispetto alla prima, <strong>di</strong> Illusioni d’amore. Meno <strong>di</strong> un<br />

m<strong>il</strong>lisecondo se teniamo conto dei tempi lunghissimi che hanno richiesto<br />

i cambiamenti attuatisi nel corso dell’evoluzione umana. Questi tempi attualmente<br />

sono <strong>di</strong>ventati brevissimi e i cambiamenti non vengono avvertiti<br />

dopo generazioni, ma sono sotto gli occhi <strong>di</strong> tutti. Tutto ciò dal momento<br />

<strong>in</strong> cui la tecnologia ha reso possib<strong>il</strong>e mutamenti <strong>di</strong> costumi che <strong>il</strong><br />

“terremoto culturale” <strong>in</strong>iziato nel mitico 1968 aveva <strong>in</strong> un certo senso solo<br />

proposto. Ho chiamato questo periodo terremoto e non “rivoluzione sessuale”,<br />

come fu denom<strong>in</strong>ato, perché le “scosse” che si sono susseguite alla<br />

prima sono state più <strong>di</strong> una e ognuna ha <strong>di</strong>strutto un pezzo o ad<strong>di</strong>rittura<br />

un <strong>in</strong>tero “e<strong>di</strong>ficio” costruito <strong>in</strong> cent<strong>in</strong>aia <strong>di</strong> anni e ritenuto <strong>in</strong><strong>di</strong>struttib<strong>il</strong>e.<br />

Quali “e<strong>di</strong>fici storici” erano crollati? Quali stavano per crollare? Quali<br />

sarebbero stati abbattuti nei prossimi anni? Li elenco non <strong>in</strong> ord<strong>in</strong>e cronologico,<br />

né d’importanza, ma come mi vengono alla memoria: 1) la legge<br />

sul <strong>di</strong>vorzio annulla l’<strong>in</strong><strong>di</strong>ssolub<strong>il</strong>ità “civ<strong>il</strong>e” del matrimonio; 2) sono<br />

sparite le matrigne. Con la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> nuove nozze sono comparse le<br />

seconde mogli del padre o i patrigni; 3) la legge 194 sulla depenalizzazione<br />

dell’aborto cancella <strong>il</strong> concetto <strong>di</strong> “ist<strong>in</strong>to” materno che ha, da sempre,<br />

con<strong>di</strong>zionato la donna, legando la sua identità al bisogno <strong>di</strong> una maternità<br />

accettata sempre con gioia e come “<strong>di</strong>ritto-dovere”; 4) la p<strong>il</strong>lola P<strong>in</strong>cus<br />

<strong>in</strong>frange <strong>il</strong> tabù dei rapporti prematrimoniali per la donna; 5) l’<strong>in</strong>gresso<br />

della donna nel mondo del lavoro rompe la coppia “complementare”,<br />

1


<strong>il</strong>lusioni d’amore<br />

che <strong>di</strong>venta simmetrica; 6) con <strong>il</strong> mutamento della coppia cambiano profondamente<br />

i ruoli genitoriali e non esistono o non sono stati <strong>in</strong><strong>di</strong>viduati<br />

nuovi modelli <strong>di</strong> ruolo; 7) la donna che lavora non può più de<strong>di</strong>carsi alle<br />

cure del figlio per i suoi primi <strong>di</strong>ciotto mesi <strong>di</strong> vita, la capacità <strong>di</strong> autonomia<br />

del piccolo <strong>di</strong>venta <strong>di</strong> fondamentale importanza; 8) l’importanza del<br />

periodo pregenitale, non più def<strong>in</strong>ito come sessualità <strong>in</strong>fant<strong>il</strong>e, ma come<br />

fase che va dalla nascita alla pubertà, dove <strong>il</strong> piacere sulla l<strong>in</strong>ea relazionale<br />

e su quella della propria autorealizzazione permette l’acquisizione della<br />

propria identità sessuale; 9) l’<strong>in</strong>troduzione del concetto scientifico <strong>di</strong><br />

“identità sessuale” che <strong>in</strong>tegra le seguenti componenti:<br />

– identità genetica (si ipotizza l’esistenza <strong>di</strong> un “locus” dove i geni, che<br />

non determ<strong>in</strong>ano ma <strong>in</strong>fluenzerebbero <strong>il</strong> nostro comportamento, sarebbero<br />

collocati);<br />

– identità cromosomica (xx femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e, xy masch<strong>il</strong>e);<br />

– identità gona<strong>di</strong>ca (<strong>di</strong>fferenza dei caratteri sessuali, primari e secondari);<br />

– identità sessuale (orientamento sessuale etero, omo, “pangender”);<br />

– identità culturale (accettazione del proprio corpo, sulla base dei modelli<br />

proposti dai me<strong>di</strong>a).<br />

Cont<strong>in</strong>uando la lista degli “e<strong>di</strong>fici” abbattuti: 10) negli Stati Uniti, la<br />

sessuologia come scienza nuova era da anni affermata. In Italia nasce nel<br />

1977 e apre nuovi orizzonti; 11) si ritiene <strong>in</strong>oltre che <strong>il</strong> “rito d’<strong>in</strong>iziazione”<br />

del <strong>primo</strong> rapporto sessuale debba avere uguale importanza per maschi<br />

e femm<strong>in</strong>e; 12) <strong>il</strong> significato dei rapporti sessuali è <strong>di</strong>ventato uguale per<br />

entrambi i sessi, conferma della raggiunta “identità sessuale”; 13) l’allungamento<br />

della vita e le conquiste della me<strong>di</strong>c<strong>in</strong>a regalano al maschio una<br />

“età conquistata” per cui oggi, f<strong>in</strong>o anche a novant’anni, può praticare<br />

rapporti sessuali quale conferma del proprio potere seduttivo; 14) l’imperversare<br />

su tutti i me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> programmi legati alla pubblicità consumistica,<br />

e <strong>di</strong> conseguenza la carenza <strong>di</strong> messaggi culturali ed educativi; 15)<br />

l’<strong>in</strong>troduzione della laurea “breve” (triennale), che offre poche prospettive<br />

<strong>di</strong> lavoro, e <strong>di</strong> quella specialistica allungano <strong>il</strong> periodo dell’adolescenza;<br />

16) gli stu<strong>di</strong> sessuologici hanno, tra l’altro, fatto uscire sia le persone un<br />

tempo denom<strong>in</strong>ate transessuali (ora autodef<strong>in</strong>itesi “pangender”) sia gli<br />

omosessuali dal ghetto della “malattia” o peggio da quello della “perversione”.<br />

La sessuologia ritiene <strong>in</strong>fatti che tali con<strong>di</strong>zioni, non solo proprie<br />

agli esseri umani, ma presenti anche tra gli animali, siano geneticamente<br />

trasmesse e non “acquisite” per colpa dei genitori. Le persone che vengono<br />

classificate come tali <strong>in</strong> base alla non accettazione della propria identità<br />

<strong>di</strong> genere e all’orientamento sessuale hanno qu<strong>in</strong><strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto a essere amate<br />

2


le motivazioni alle tre e<strong>di</strong>zioni<br />

e ad amare, e non sono “costrette” a usare i rapporti sessuali come unica<br />

conferma <strong>di</strong> una identità che viene loro negata dalla cultura e dalla religione<br />

<strong>di</strong> appartenenza.<br />

È mutato qu<strong>in</strong><strong>di</strong> totalmente <strong>il</strong> concetto <strong>di</strong> famiglia (genitori eterosessuali<br />

e loro figli) ed è mutato anche quello <strong>di</strong> “<strong>in</strong>namoramento = amore”,<br />

che per magia dovrebbe durare “per sempre”.<br />

Questi i motivi che mi hanno <strong>in</strong>dotto, nel 1984, con la collaborazione<br />

<strong>di</strong> un collega, Gian Franco Pallanca, a pensare e scrivere la prima e<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong> questo fortunato volume. Da sola ho scritto e pubblicato nel 1992 la<br />

seconda e<strong>di</strong>zione, del tutto r<strong>in</strong>novata, e ora, tenendo conto del terremoto<br />

culturale tuttora <strong>in</strong> atto, vi offro la terza, con la speranza che aiuti giovani<br />

e meno giovani a riflettere su se stessi e sui loro rapporti “priv<strong>il</strong>egiati”.<br />

Anche questa nuova e<strong>di</strong>zione è de<strong>di</strong>cata a coloro che desiderano avventurarsi<br />

nel labir<strong>in</strong>to delle motivazioni <strong>in</strong>consce che chiamiamo <strong>in</strong>namoramento<br />

e che ci sp<strong>in</strong>gono a cercare <strong>di</strong> capire cosa ci ha <strong>in</strong> realtà sp<strong>in</strong>ti<br />

verso una determ<strong>in</strong>ata persona del proprio o dell’altro sesso. Le domande<br />

che ancora oggi ci poniamo sono: l’<strong>in</strong>namoramento avviene una sola<br />

volta nella vita? Più volte? E ancora: perché avviene? Perché spesso ci si<br />

ritrova, anche quando i partner si susseguono, sempre con lo stesso tipo <strong>di</strong><br />

comportamento dell’altro? Perché i rapporti sessuali, con <strong>il</strong> <strong>primo</strong> partner,<br />

con tutti i partner, solo qualche volta, oppure ogni volta, sono eroticamente<br />

sod<strong>di</strong>sfacenti per entrambi, bloccati o <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>i? Perché ci si <strong>in</strong>namora<br />

<strong>di</strong> persone sbagliate? Perché non si riesce mai a <strong>in</strong>namorarsi? E così via.<br />

Va ricordato, <strong>in</strong>fatti, che <strong>il</strong> bisogno-desiderio <strong>di</strong> una relazione “priv<strong>il</strong>egiata”<br />

si struttura dalla nascita alla pubertà, ma è presente durante tutta<br />

la vita. A partire dalla prima adolescenza <strong>in</strong> avanti, <strong>in</strong>fatti, sussiste lungo<br />

l’<strong>in</strong>tero arco della vita, ma presenta aspetti e significati <strong>di</strong>fferenti.<br />

Probab<strong>il</strong>mente <strong>il</strong> “bisogno” <strong>di</strong> essere rassicurati e protetti, che <strong>in</strong> età<br />

adulta dovrebbe evolvere <strong>in</strong> desiderio, appare legato, come vedremo nel<br />

paragrafo de<strong>di</strong>cato all’amore, a tutti gli esseri umani. Nasce forse già al<br />

momento del concepimento e non solo nel lungo periodo <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza<br />

<strong>in</strong>fant<strong>il</strong>e, durante <strong>il</strong> quale, senza una madre che attraverso cure adeguate<br />

ci rassicuri, moriremmo. Questo bisogno, storicamente e culturalmente<br />

determ<strong>in</strong>ato, fa parte <strong>di</strong> un’ere<strong>di</strong>tà biologica legata alla sopravvivenza,<br />

prima <strong>di</strong> tutto <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale.<br />

Pr<strong>in</strong>cipalmente alla sopravvivenza della specie sembra <strong>in</strong>vece legato<br />

<strong>il</strong> rapporto sessuale. Tuttavia, nella razza umana, che non vive <strong>in</strong> un ambiente<br />

“naturale”, ma “culturale”, <strong>il</strong> rapporto sessuale non appartiene più<br />

alla sfera degli ist<strong>in</strong>ti. Il figlio, ogni figlio, dovrebbe essere “desiderato”<br />

e mai nascere per sbaglio, per caso, perché frutto <strong>di</strong> un rapporto sessua-<br />

3


<strong>il</strong>lusioni d’amore<br />

le attuato per altri scopi. La genitorialità umana dovrebbe essere responsab<strong>il</strong>mente<br />

scelta. Questo perché (e le neuroscienze lo hanno provato) <strong>il</strong><br />

corpo del figlio non desiderato, quando non ad<strong>di</strong>rittura considerato dalla<br />

madre un “nemico”, ricorderà <strong>il</strong> rifiuto materno e non conoscerà <strong>il</strong> piacere<br />

nella sua accezione positiva.<br />

L’estro delle femm<strong>in</strong>e dei mammiferi, <strong>il</strong> segnale che fa accorrere i maschi<br />

della specie, i quali competono tra <strong>di</strong> loro per essere scelti e godere<br />

del rapporto sessuale, è legato a un “ist<strong>in</strong>to” che sp<strong>in</strong>ge la femm<strong>in</strong>a a<br />

procreare. Le femm<strong>in</strong>e degli animali, <strong>in</strong>fatti, non provano “orgasmo”, ma<br />

forse solo un certo piacere nell’accoppiamento. Per i mammiferi, che possono<br />

sopravvivere solo nel loro ambiente naturale, la sopravvivenza della<br />

specie rappresenta un “imperativo”. Vedremo come l’evoluzione umana<br />

ci abbia <strong>in</strong>vece portati a priv<strong>il</strong>egiare una buona sopravvivenza <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale<br />

connotata dal reciproco piacere, soprattutto sessuale. L’orgasmo femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e,<br />

come vedremo nel <strong>capitolo</strong> de<strong>di</strong>cato ai miti vecchi e nuovi, sarebbe<br />

nato per favorire quella relazione tra maschio e femm<strong>in</strong>a che potrebbe<br />

aver consentito la nascita della famiglia. Con <strong>il</strong> passare dei m<strong>il</strong>lenni, per<br />

gli esseri umani <strong>il</strong> bisogno <strong>di</strong> esser <strong>in</strong> due si è legato sempre più alla sopravvivenza<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>viduale, che favorisce la nascita della coppia e l’emergere<br />

degli affetti che portano al desiderio <strong>di</strong> figli.<br />

Mi fa piacere, a questo punto, riaffrontare la problematica che ho dovuto<br />

valutare per giungere a questa terza e<strong>di</strong>zione.<br />

La “rivoluzione sessuale” che collochiamo alla f<strong>in</strong>e degli anni Sessanta<br />

del secolo scorso ha dato avvio a una rivoluzione culturale la cui portata<br />

appare solo oggi <strong>in</strong> tutta la sua <strong>in</strong>tensità. La trasformazione avvenuta nella<br />

società occidentale, a partire da quel periodo, è stata <strong>in</strong>fatti profonda<br />

e ha dato <strong>in</strong>izio al ribaltamento dei ruoli tra i due sessi che ha profondamente<br />

mo<strong>di</strong>ficato la coppia, la famiglia e <strong>il</strong> mondo del lavoro. Il cambiamento<br />

più significativo riguarda <strong>il</strong> rapporto sessuale. Per gli esseri umani<br />

esso doveva essere f<strong>in</strong>alizzato alla procreazione, per volere <strong>di</strong>v<strong>in</strong>o (istanza<br />

nata dalla prima religione monoteistica). Il racconto ci viene dai “miti<br />

d’orig<strong>in</strong>e” scritti nella Bibbia e, <strong>in</strong> Italia, <strong>di</strong>venta “comandamento” per la<br />

Chiesa cattolica. Solo a partire dal 1968 <strong>il</strong> rapporto sessuale è stato legato<br />

alla “qualità delle relazioni”. Dalla Sessuologia, quale nuova scienza che<br />

affronta i problemi legati alla sfera della sessualità, vengono valorizzati i<br />

rapporti madre-figlio ai f<strong>in</strong>i dell’erotizzazione del corpo. Il <strong>primo</strong> piacere<br />

che <strong>il</strong> bamb<strong>in</strong>o dovrebbe provare attraverso le cure materne è relazionale,<br />

ma non va qualificato come sessualità <strong>in</strong>fant<strong>il</strong>e. Il secondo tipo <strong>di</strong> piacere<br />

è <strong>in</strong>vece legato all’autostima e all’autorealizzazione. I due tipi <strong>di</strong> piacere,<br />

se sod<strong>di</strong>sfatti <strong>in</strong> modo adeguato, permettono <strong>di</strong> giungere <strong>in</strong> modo positivo<br />

4


le motivazioni alle tre e<strong>di</strong>zioni<br />

al momento della pubertà, quando <strong>il</strong> <strong>primo</strong> rapporto sessuale permette, a<br />

entrambi i sessi, <strong>di</strong> raggiungere un’identità sessuale “certa”.<br />

Il piacere sessuale assume significati <strong>di</strong>versi a partire dal <strong>primo</strong> rapporto<br />

<strong>di</strong> coppia f<strong>in</strong>o a quelli seguenti, che si formano nella prima adolescenza<br />

più che altro come prova del proprio potere seduttivo. I rapporti<br />

sessuali, anche all’<strong>in</strong>terno <strong>di</strong> una coppia stab<strong>il</strong>e che si ama, possono cambiare.<br />

In queste ultime l’eroticità, rapporto sessuale creativo e con<strong>di</strong>viso,<br />

acquista una fondamentale importanza ai f<strong>in</strong>i della felicità e della stab<strong>il</strong>ità<br />

della coppia stessa.<br />

Nasce, sempre <strong>in</strong> questi anni <strong>di</strong> terremoto culturale, la Sessuologia come<br />

scienza multi<strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>are che <strong>in</strong>tegra non solo la me<strong>di</strong>c<strong>in</strong>a con la psicologia<br />

(tentativo già attuato da Freud), ma queste due scienze con la sociologia.<br />

Risulta, <strong>in</strong>fatti, <strong>in</strong> maniera sempre più evidente l’<strong>in</strong>fluenza della<br />

cultura <strong>di</strong> appartenenza sui comportamenti e sui rapporti che gli esseri<br />

umani hanno tra <strong>di</strong> loro <strong>in</strong> ogni età della vita. Va precisato che consideriamo<br />

la cultura un concetto che abbraccia <strong>il</strong> “patrimonio <strong>di</strong> conoscenze<br />

acquisite e maturate dal s<strong>in</strong>golo <strong>in</strong><strong>di</strong>viduo nell’ambito dell’<strong>in</strong>sieme <strong>di</strong> conoscenze,<br />

credenze, comportamenti e <strong>di</strong> convenzioni coltivate e trasmesse<br />

da generazione a generazione” (Galimberti, 2006). La religione <strong>di</strong> appartenenza<br />

del nucleo fam<strong>il</strong>iare fa qu<strong>in</strong><strong>di</strong> parte della cultura.<br />

La scienza me<strong>di</strong>ca, negli anni che hanno preceduto la rivoluzione<br />

culturale appena descritta, aveva attribuito qualità e attitud<strong>in</strong>i <strong>di</strong>fferenti<br />

per <strong>il</strong> maschio e per la femm<strong>in</strong>a, anche relativamente al desiderio<br />

e al rapporto sessuale. Nello stesso periodo gli psicologi, partendo dal<br />

fondamentale contributo <strong>di</strong> Freud, avevano <strong>in</strong>vece spiegato <strong>il</strong> piacere<br />

<strong>in</strong>fant<strong>il</strong>e, derivato dalle cure materne (che Freud denom<strong>in</strong>a “sessualità<br />

<strong>in</strong>fant<strong>il</strong>e”), <strong>in</strong> chiave evolutiva, sulla l<strong>in</strong>ea del “piacere relazionale”.<br />

Questo tipo <strong>di</strong> piacere sarebbe, <strong>in</strong>fatti, la base <strong>di</strong> quello sessuale che si<br />

prova con <strong>il</strong> partner. Si ricorda, peraltro, che gli esseri umani godono<br />

anche, come detto, <strong>di</strong> una seconda l<strong>in</strong>ea <strong>di</strong> piacere, legato alle proprie<br />

“conquiste” nel sociale.<br />

Il passaggio dal concetto <strong>di</strong> identità <strong>di</strong> genere a quello <strong>di</strong> “identità sessuale”<br />

– che <strong>di</strong>venta “certa” solo dopo essere riusciti a vivere un rapporto<br />

sessuale con un partner dell’altro o del proprio sesso – avviene perché<br />

<strong>il</strong> piacere legato alla l<strong>in</strong>ea relazionale viene a qualificare le due fasi della<br />

sessualità. La prima, quella che Freud chiama “pregenitale”, si colloca, secondo<br />

le ricerche <strong>di</strong> Fornari (1975) che con<strong>di</strong>vido, nel periodo che va dal<br />

momento della nascita a quello della maturazione degli ormoni sessuali: la<br />

pubertà. La seconda, quella “genitale”, avrebbe <strong>in</strong>izio con la prima adolescenza<br />

e si protrae oggi, soprattutto per l’uomo, f<strong>in</strong>o alla vecchiaia. Que-<br />

5


<strong>il</strong>lusioni d’amore<br />

sta seconda fase sarebbe caratterizzata dall’eroticità quale piacere, proveniente<br />

cioè dal rapporto sessuale creativo e con<strong>di</strong>viso. La seconda fase si<br />

sv<strong>il</strong>uppa <strong>in</strong> modo <strong>di</strong>fferente tra maschio e femm<strong>in</strong>a nel periodo dell’adolescenza<br />

e <strong>in</strong> quella che viene chiamata “età conquistata”. Quest’ultimo<br />

periodo della vita lascia la donna senza identità sessuale, perché la maternità<br />

non le è più possib<strong>il</strong>e e la seduttività, che permette la nascita del desiderio<br />

masch<strong>il</strong>e, è legata alla bellezza e alla giov<strong>in</strong>ezza. Una donna oltre<br />

i sessant’anni perde entrambe, allora non è più da considerare “donna”,<br />

ma solo “vecchia”.<br />

Nel 1977, quando con Gian Franco Pallanca, coautore della prima<br />

e<strong>di</strong>zione, mi sono iscritta e ho frequentato <strong>il</strong> I Corso Superiore <strong>di</strong> Sessuologia<br />

cl<strong>in</strong>ica, tenuto da W<strong>il</strong>ly Pas<strong>in</strong>i, Giorgio Abraham e Luigi de Cecco,<br />

la Sessuologia muoveva <strong>in</strong> Italia, paese <strong>in</strong> cui la cultura cattolica <strong>in</strong> materia<br />

<strong>di</strong> sessualità era dom<strong>in</strong>ante, i suoi primi cauti e avversatissimi passi.<br />

Eravamo molto, molto lontani dalle acquisizioni <strong>di</strong> oggi: <strong>il</strong> terremoto era<br />

appena <strong>in</strong>iziato! Gli ostacoli che si frapponevano all’accettazione <strong>di</strong> questa<br />

nuova scienza erano legati alla persistente e <strong>di</strong>ffusa conv<strong>in</strong>zione che<br />

<strong>il</strong> piacere sessuale, soprattutto per le donne, fosse “vergognoso” se non<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>ssolub<strong>il</strong>mente unito al sentimento <strong>di</strong> amore espresso all’<strong>in</strong>terno del<br />

“sacro v<strong>in</strong>colo” del matrimonio. Il rapporto sessuale <strong>in</strong>oltre, anche all’<strong>in</strong>terno<br />

del matrimonio, doveva essere f<strong>in</strong>alizzato alla procreazione. Ogni<br />

tipo <strong>di</strong> contraccettivo era qu<strong>in</strong><strong>di</strong> “proibito”. Si <strong>di</strong>ffondeva tuttavia <strong>il</strong> concetto<br />

che, all’<strong>in</strong>terno del matrimonio, dovesse essere possib<strong>il</strong>e mantenere<br />

un buon rapporto sessuale, anche dopo molti anni. Era <strong>in</strong>oltre possib<strong>il</strong>e<br />

“curare” le <strong>di</strong>sfunzioni sessuali.<br />

Non solo la Chiesa cattolica, ma anche <strong>il</strong> mondo universitario, che dovrebbe<br />

essere caratterizzato da un orientamento scientifico del pensiero,<br />

guardava la Sessuologia con sospetto. Forse perché non la considerava come<br />

“scienza biologica”, ma piuttosto come un effetto della “rivoluzione<br />

culturale”, ancora molto poco scientifica. La Sessuologia <strong>in</strong>tendeva mo<strong>di</strong>ficare<br />

concetti quali: l’identità, <strong>il</strong> ruolo e <strong>il</strong> genere; venivano <strong>in</strong>fatti accettati<br />

come “normali” coloro che <strong>in</strong> precedenza venivano chiamati “transessuali”,<br />

quelli cioè che non accettavano <strong>il</strong> genere sessuale <strong>di</strong> nascita. La<br />

Sessuologia tendeva a considerare “giusta” anche la meta “omosessuale”,<br />

bollata da sempre come “perversa”, e <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e permetteva alle donne non<br />

solo <strong>di</strong> entrare nel mondo del lavoro, ma <strong>di</strong> occuparsi <strong>di</strong> un particolare<br />

campo scientifico “poco adatto” alla loro sensib<strong>il</strong>ità.<br />

Ricordo quando fui chiamata, d’urgenza, dal <strong>di</strong>rettore dell’Istituto al<br />

quale la mia cattedra universitaria afferiva, e <strong>di</strong> come egli mi chiese stupito<br />

perché mai “una signora come me” (sposata e madre <strong>di</strong> quattro figli) si<br />

6


le motivazioni alle tre e<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>in</strong>teressasse a un tema così “poco conveniente” e non certo adatto a una<br />

donna, anche se laureata <strong>in</strong> me<strong>di</strong>c<strong>in</strong>a e docente universitaria!<br />

Era <strong>in</strong>oltre, <strong>in</strong> quel periodo, del tutto impossib<strong>il</strong>e per gli psicologi cercare<br />

<strong>di</strong> <strong>in</strong>tegrare, dal punto <strong>di</strong> vista scientifico, contributi appartenenti a<br />

scuole e a teorie <strong>di</strong>verse. Ognuna <strong>di</strong> esse era governata da un atteggiamento<br />

quasi “fideistico” e non poteva essere messa <strong>in</strong> <strong>di</strong>scussione da chi era<br />

stato formato secondo la teoria psicologica. Impossib<strong>il</strong>e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> riferirsi<br />

alle notissime <strong>in</strong>tuizioni <strong>di</strong> Freud (alla cui dottr<strong>in</strong>a psicoanalitica ero stata<br />

formata dopo la specializzazione <strong>in</strong> psicologia dell’età evolutiva, <strong>di</strong> tipo<br />

comportamentista), o a quelle <strong>di</strong> Jung o <strong>di</strong> Adler. Ad<strong>di</strong>rittura assurdo<br />

<strong>in</strong>tegrarle con quelle provenienti da altri modelli teorici non psicoanalitici<br />

via via affermatisi, come per esempio la teoria della comunicazione <strong>di</strong><br />

Watzlawick, Beav<strong>in</strong>, Jackson (1967). Ma io sono stata e sono, sia dal punto<br />

<strong>di</strong> vista religioso sia scientifico, “eretica”. Ritengo <strong>in</strong>fatti che la scienza<br />

non possa e non debba mai <strong>di</strong>ventare una “dottr<strong>in</strong>a <strong>di</strong> fede” non <strong>di</strong>scutib<strong>il</strong>e<br />

e non mo<strong>di</strong>ficab<strong>il</strong>e. Ogni scienza può e deve mo<strong>di</strong>ficarsi sulla base<br />

<strong>di</strong> nuove acquisizioni, confermate da sperimentazioni, a loro volta legate<br />

al progresso culturale.<br />

Il tema della “scelta del partner” ha <strong>in</strong>dubbiamente, per ogni persona,<br />

una notevole risonanza emotiva, ragione per cui la prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo<br />

volume ha ottenuto un grande successo <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta e <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione. Risultava<br />

<strong>in</strong>fatti che non solo era consigliato da psicologi e sessuologi ai propri<br />

pazienti, ma “prestato” ad amici, fatto leggere al proprio partner ecc.<br />

Tuttavia nel corso degli anni seguiti alla pubblicazione della prima e<strong>di</strong>zione,<br />

quanto scritto allora mi sembrava sempre più <strong>in</strong>sufficiente alla comprensione<br />

<strong>di</strong> una tematica vasta e complessa. Per esempio, le motivazioni<br />

alla scelta del partner potevano certamente essere dettate da un bisogno<br />

<strong>in</strong>fant<strong>il</strong>e <strong>in</strong>sod<strong>di</strong>sfatto, ma questo non sempre significava per la coppia un<br />

“dest<strong>in</strong>o” <strong>di</strong> <strong>in</strong>felicità. Anche una coppia “complementare” poteva, dal<br />

momento della convivenza <strong>in</strong> avanti, evolversi, maturare, giungere a un<br />

rapporto <strong>di</strong> scambio. Al contrario anche relazioni <strong>in</strong>iziate tenendo conto<br />

della realtà potevano naufragare.<br />

Desidero ancora ricordare ai lettori che io sono nata nel 1925 e cresciuta<br />

<strong>in</strong> anni <strong>in</strong> cui per le donne, come ho accennato all’<strong>in</strong>izio, <strong>il</strong> rapporto sessuale<br />

veniva ritenuto lecito solo dopo <strong>il</strong> “sacro” v<strong>in</strong>colo del matrimonio <strong>in</strong> chiesa<br />

(<strong>il</strong> matrimonio <strong>in</strong> comune veniva considerato “concub<strong>in</strong>ato”). Il ricorso<br />

degli uom<strong>in</strong>i alla prostituzione, prima e dopo <strong>il</strong> matrimonio, veniva <strong>in</strong>vece<br />

accettato dalla Chiesa e ritenuto ad<strong>di</strong>rittura “protettivo” della famiglia. I<br />

rapporti prematrimoniali erano proibiti (proibiti erano perf<strong>in</strong>o i baci bocca<br />

a bocca tra i fidanzati, perché avrebbero potuto condurre ad “atti im-<br />

7


<strong>il</strong>lusioni d’amore<br />

puri e vergognosi”, come la masturbazione reciproca). Inoltre una ragazza,<br />

avendo rapporti prematrimoniali, avrebbe corso <strong>il</strong> rischio <strong>di</strong> una gravidanza<br />

<strong>in</strong>desiderata. Si ricorda che non esistevano contraccettivi, se non <strong>il</strong> famoso<br />

“preservativo”, nato per “preservare” gli uom<strong>in</strong>i da malattie trasmesse<br />

dalle prostitute durante <strong>il</strong> rapporto sessuale. L’avversione a usarlo da parte<br />

degli uom<strong>in</strong>i era e viene tuttora legata non solo al m<strong>in</strong>or piacere, ma al fatto<br />

<strong>di</strong> privarsi volontariamente del loro massimo potere: quello procreativo.<br />

Per le donne “per bene” usare <strong>il</strong> preservativo significava essere considerate<br />

“puttane”, visto <strong>il</strong> motivo del loro uso da parte degli uom<strong>in</strong>i.<br />

La ragazza che fosse rimasta <strong>in</strong>c<strong>in</strong>ta prima del matrimonio sarebbe stata<br />

messa al bando non solo dalla famiglia, ma dall’<strong>in</strong>tero gruppo sociale <strong>di</strong><br />

appartenenza. Il rapporto sessuale, <strong>in</strong>oltre, dal momento del matrimonio<br />

<strong>in</strong> avanti, doveva essere vissuto, sempre dalla donna, come “dovere” coniugale.<br />

Un atto accettato per sod<strong>di</strong>sfare <strong>il</strong> marito, che <strong>in</strong>vece aveva “<strong>di</strong>ritto”<br />

a tutti i rapporti sessuali che desiderava, perché, si sa, è la “natura”<br />

degli uom<strong>in</strong>i che lo richiede.<br />

Dalla Chiesa, come dalla scienza, <strong>il</strong> maschio umano viene considerato<br />

<strong>in</strong> modo nettamente <strong>di</strong>fferente dal maschio degli altri mammiferi, <strong>il</strong> quale<br />

attende <strong>il</strong> richiamo da parte della femm<strong>in</strong>a per accedere al rapporto sessuale<br />

e deve <strong>in</strong>oltre corteggiarla e conquistarla prima che gli sia accordato!<br />

All’uomo viene riconosciuto un bisogno sessuale legato agli androgeni,<br />

quasi “ist<strong>in</strong>tivo” e poco controllab<strong>il</strong>e psicologicamente. Bisogno biologico<br />

qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, che sp<strong>in</strong>gerebbe tutti gli uom<strong>in</strong>i a cercare <strong>di</strong> ottenere <strong>il</strong> rapporto<br />

sessuale anche con una donna non amata, pagata o non consenziente,<br />

come negli stupri, per sod<strong>di</strong>sfarlo. Il “potere procreativo”, <strong>in</strong>oltre, è stato<br />

da sempre considerato prerogativa masch<strong>il</strong>e. In questo senso gli omosessuali,<br />

<strong>il</strong> cui rapporto non consente la procreazione ma <strong>il</strong> solo piacere,<br />

sono stati considerati “peccatori” dalla Chiesa e “perversi” dalla scienza.<br />

Si riteneva, e ancora molti ritengono, che <strong>il</strong> loro rapporto sia f<strong>in</strong>alizzato<br />

unicamente al go<strong>di</strong>mento del piacere e che l’amore per <strong>il</strong> partner sia un<br />

sentimento loro sconosciuto!<br />

Desidero sottol<strong>in</strong>eare che gli autori della prima e<strong>di</strong>zione erano ere<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

un’altra grande “rivoluzione culturale”, avvenuta alla f<strong>in</strong>e del Settecento<br />

ma esplosa agli <strong>in</strong>izi dell’Ottocento, quella che ha negato <strong>il</strong> matrimonio<br />

comb<strong>in</strong>ato e richiesto <strong>il</strong> matrimonio d’amore. Questa nuova e importante<br />

rivoluzione avvenne quando molti giovani colti, sempre <strong>in</strong> Occidente,<br />

si ribellarono a un matrimonio desiderato dai genitori, che “sceglievano”<br />

per <strong>il</strong> proprio figlio o figlia, giunto/a <strong>in</strong> età “matura” (si doveva qu<strong>in</strong><strong>di</strong> “sistemare”),<br />

<strong>il</strong> miglior partito <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>e <strong>in</strong> senso economico e/o morale. I<br />

giovani chiesero e ottennero, non ancora tutti e non sempre, <strong>di</strong> unirsi con<br />

8


le motivazioni alle tre e<strong>di</strong>zioni<br />

la persona che a loro piaceva <strong>in</strong> tutti i sensi, una persona “amata”. Ma cosa<br />

voleva <strong>di</strong>re amata? La scienza <strong>di</strong> amore non ne parlava, riportavamo, a<br />

questo proposito, le parole <strong>di</strong> Freud che, ancora una volta, aprono questo<br />

<strong>capitolo</strong>. Freud, <strong>in</strong>fatti, riteneva la sp<strong>in</strong>ta sessuale causa <strong>di</strong> quel comportamento<br />

denom<strong>in</strong>ato <strong>in</strong>namoramento e non viceversa. Vedremo nel<br />

paragrafo de<strong>di</strong>cato all’amore quanto <strong>il</strong> piacere, che solo dopo la pubertà<br />

viene avvertito come legato agli organi sessuali, qualifichi le relazioni “priv<strong>il</strong>egiate”<br />

legate alla sopravvivenza <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale.<br />

Raccontavano <strong>di</strong> questo “sentimento” i romanzi che almeno la classe<br />

colta a quel tempo leggeva. E i giovani decisero che non solo le passioni<br />

trasgressive, ma anche <strong>il</strong> matrimonio doveva essere desiderato da entrambi<br />

gli sposi, come segno <strong>di</strong> un reciproco sentimento <strong>di</strong> “amore” che,<br />

<strong>in</strong>oltre, avrebbe dovuto durare “per sempre”. La sicurezza, dunque, <strong>in</strong>sieme<br />

al piacere.<br />

Per lungo tempo la scienza non ha considerato tra i suoi compiti stu<strong>di</strong>are<br />

cosa fosse o rappresentasse per gli umani <strong>il</strong> sentimento che veniva<br />

chiamato amore. In realtà questo accadeva perché ci si riferiva a tale sentimento<br />

solo <strong>in</strong> rapporto al tipo <strong>di</strong> “magico e spesso tragico” racconto<br />

letto. Uno dei due protagonisti o entrambi f<strong>in</strong>ivano col morire. Il rapporto<br />

d’amore faceva dunque parte della fantasia, dei sogni, delle “<strong>il</strong>lusioni”<br />

coltivate forse da tutti gli esseri umani. Non <strong>di</strong>mentichiamo che la fantasia<br />

è la nostra prima e importantissima “<strong>di</strong>fesa” e che i “creativi” riescono a<br />

esprimerla con parole tanto conv<strong>in</strong>centi da farla apparire come possib<strong>il</strong>e<br />

realtà. È stato così dal momento <strong>in</strong> cui l’<strong>in</strong>venzione della stampa, che<br />

ha comportato un’altra enorme rivoluzione culturale, ha permesso la <strong>di</strong>vulgazione<br />

<strong>di</strong> poemi e romanzi e, <strong>in</strong> un certo senso, ha costretto gli esseri<br />

umani a imparare a leggere.<br />

Anche come autori <strong>di</strong> un testo “scientifico” nella prima e<strong>di</strong>zione siamo<br />

stati con<strong>di</strong>zionati da questo concetto letterario <strong>di</strong> amore e dall’idea<br />

che, se la scelta reciproca era stata dettata da tale sentimento, <strong>il</strong> rapporto<br />

sessuale tra i due dovesse essere positivo f<strong>in</strong> dalla prima volta, si dovesse,<br />

<strong>in</strong>oltre, mantenere “perfetto” così come l’amore che li aveva uniti per<br />

tutto <strong>il</strong> periodo che <strong>il</strong> dest<strong>in</strong>o avrebbe concesso loro <strong>di</strong> vivere <strong>in</strong>sieme. Il<br />

“per sempre” aveva tuttavia, nel secolo scorso, una durata più breve <strong>di</strong><br />

almeno vent’anni <strong>di</strong> quella attuale!<br />

Come psicoterapeuti, la nostra attenzione era stata anche, e forse prima<br />

<strong>di</strong> tutto, catturata dalla constatazione che quasi ogni persona che viveva<br />

una relazione <strong>in</strong>felice presentava un “s<strong>in</strong>tomo sessuale”. Quest’ultimo,<br />

nella maggior parte dei casi, appariva f<strong>in</strong> dal momento del matrimonio.<br />

Sembrava qu<strong>in</strong><strong>di</strong> legato alla scelta del partner che si era rivelato “<strong>di</strong>verso”<br />

9


<strong>il</strong>lusioni d’amore<br />

dalle <strong>il</strong>lusorie aspettative. Ma se la scelta del partner era stata fatta “per<br />

amore” come mai <strong>il</strong> piacere sessuale non premiava e qualificava questa<br />

scelta come “giusta”?<br />

Il corso <strong>di</strong> Sessuologia, cui ho accennato sopra, aveva centrato i suoi<br />

<strong>in</strong>segnamenti sui “s<strong>in</strong>tomi” sessuali, ritenendoli “errori comportamentali”<br />

risolvib<strong>il</strong>i con una serie <strong>di</strong> esercizi uguali per tutti. Fu proprio questo<br />

tipo <strong>di</strong> impostazione ciò che per <strong>primo</strong> non mi aveva sod<strong>di</strong>sfatto. A mio<br />

parere, per affrontare <strong>in</strong> modo corretto questa nuova <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a si dovevano<br />

accettare contributi provenienti non da una sola ma da teorie psicologiche<br />

<strong>di</strong>verse. Questi <strong>in</strong>oltre dovevano essere <strong>in</strong>tegrati, non solo con <strong>il</strong><br />

biologico (<strong>il</strong> nostro corpo e le sue funzioni), ma con la cultura del luogo e<br />

del tempo <strong>di</strong> appartenenza, qu<strong>in</strong><strong>di</strong> con la Sociologia, che <strong>in</strong> quegli anni,<br />

nasceva nell’Università <strong>di</strong> Trento.<br />

Dovevamo soprattutto essere capaci <strong>di</strong> mettere <strong>in</strong>sieme, cosa che W<strong>il</strong>ly<br />

Pas<strong>in</strong>i def<strong>in</strong>ì coraggiosa e rivoluzionaria nella Prefazione alla nostra prima<br />

e<strong>di</strong>zione, contributi non solo psicoanalitici, anche se si doveva a Freud l’aver<br />

sottol<strong>in</strong>eato l’importanza della sessualità. Def<strong>in</strong>immo “<strong>il</strong>lusioni d’amore”<br />

le motivazioni alla scelta del partner che, dalle nostre osservazioni, apparivano<br />

“<strong>in</strong>consce”, cioè non chiare alla coscienza dei nostri pazienti (allora si<br />

chiamavano così) ma che sicuramente erano legate a bisogni non sod<strong>di</strong>sfatti<br />

durante <strong>il</strong> <strong>primo</strong> periodo della vita. Bisogni che, a partire dall’adolescenza,<br />

riemergono e sp<strong>in</strong>gono verso <strong>il</strong> loro appagamento attraverso <strong>il</strong> rapporto con<br />

la persona che riteniamo ci capirà e sarà <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> aiutarci e proteggerci<br />

sempre. Come ho già affermato, a quel tempo, forse non osavamo e nemmeno<br />

credevamo si potesse affrontare <strong>in</strong> modo scientifico <strong>il</strong> tema dell’amore.<br />

Con la seconda e<strong>di</strong>zione, uscita nel 1992, avevo raggiunto la conclusione<br />

che <strong>il</strong> “bisogno” <strong>di</strong> essere <strong>in</strong> due, a partire dall’adolescenza, facesse<br />

parte <strong>di</strong> un’ere<strong>di</strong>tà biologica. Oggi <strong>di</strong>rei della parte più arcaica del nostro<br />

cervello (quello rett<strong>il</strong>iano, sede degli ist<strong>in</strong>ti) legata alla sopravvivenza<br />

della specie, prima che a quella <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale. Inoltre l’<strong>in</strong>troduzione del<br />

<strong>di</strong>vorzio, avvenuta nel 1972, aveva provocato numerose separazioni ma<br />

anche nuove “scelte del partner” e nuovi matrimoni (civ<strong>il</strong>i) che, seppur<br />

raramente, potevano anche arrivare a tre. Nuovi problemi, dunque. Agli<br />

stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Freud, <strong>in</strong>oltre, erano seguiti con notevole considerazione quelli<br />

della Kle<strong>in</strong> (1957, 1969), che aveva spostato lo sguardo dall’importanza<br />

della coppia genitoriale, per l’acquisizione della propria identità sessuale,<br />

alla madre. Alla f<strong>in</strong>e degli anni Sessanta sono apparsi i lavori scientifici<br />

<strong>di</strong> Bowlby (1969, 1973, 1979, 1980) e nasceva la teoria dell’attaccamento,<br />

che sottol<strong>in</strong>eava la r<strong>il</strong>evanza che <strong>il</strong> “tipo <strong>di</strong> cure materne” avrebbe avuto<br />

sul rapporto d’amore tra adulti.<br />

10


le motivazioni alle tre e<strong>di</strong>zioni<br />

Avevo voluto affrontare la stesura della seconda e<strong>di</strong>zione da sola perché,<br />

forse, desideravo provare a me stessa <strong>di</strong> essere <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> riflettere<br />

su nuovi approcci, <strong>di</strong> saperli <strong>il</strong>lustrare e <strong>di</strong>fendere. Mi ero posta <strong>il</strong> problema<br />

della <strong>di</strong>fferenza tra “<strong>il</strong>lusioni d’amore” e amore, <strong>in</strong>iziando a considerare<br />

quest’ultimo un “giard<strong>in</strong>o reale” che, <strong>in</strong><strong>in</strong>terrottamente, va coltivato<br />

dalla coppia che desidera goderne. Avevo <strong>in</strong>oltre ritenuto <strong>di</strong> dover <strong>di</strong>scutere<br />

anche le motivazioni alla scelta del secondo partner. Quanti avevano<br />

tratto <strong>in</strong>segnamento dal fallito <strong>primo</strong> matrimonio? Quanti cont<strong>in</strong>uavano<br />

a scegliere <strong>il</strong> partner sulla base <strong>di</strong> una “coazione a ripetere”?<br />

Riflettendo su questo e su altri punti ancora, mi si affacciò alla mente un<br />

ulteriore <strong>in</strong>terrogativo, relativo al valore dell’<strong>il</strong>lusione. Nella prima e<strong>di</strong>zione<br />

del volume sembrava quasi che fosse l’<strong>il</strong>lusione, alla base <strong>di</strong> ogni tipo<br />

<strong>di</strong> <strong>in</strong>namoramento, a far tenere <strong>in</strong> poco conto la realtà oggettiva, quando<br />

ad<strong>di</strong>rittura ad alterarla. In realtà lo “spazio dell’<strong>il</strong>lusione” può essere positivo<br />

e rappresentare una risorsa.<br />

Nel mondo fantastico della creatività, tuttavia, andavano <strong>di</strong>st<strong>in</strong>ti i “contenuti”<br />

a cui gli affetti davano aspetti <strong>di</strong>versi. Freud ha descritto gli affetti<br />

come eventi f<strong>il</strong>ogenetici, cioè biologicamente prescritti, comuni a tutti gli<br />

uom<strong>in</strong>i. Fornari (1984) ritiene che le “lettere” che servono per <strong>il</strong> l<strong>in</strong>guaggio<br />

degli affetti siano, nel co<strong>di</strong>ce genetico, “preconcezioni o presentimenti”<br />

e siano le stesse che presiedono al l<strong>in</strong>guaggio del sogno. Alla ricerca<br />

delle “lettere” che mi permettessero <strong>di</strong> comprendere <strong>il</strong> l<strong>in</strong>guaggio degli<br />

affetti, mi sono ritrovata con le mie letture ad andare <strong>in</strong><strong>di</strong>etro nel tempo<br />

alla ricerca dell’umana evoluzione degli affetti, alla ricerca <strong>di</strong> quanto fosse<br />

rimasto all’uomo della sua ere<strong>di</strong>tà biologica. Ne è scaturito alla f<strong>in</strong>e un<br />

libro <strong>di</strong>verso da quello che avevo <strong>in</strong> mente <strong>in</strong> un <strong>primo</strong> momento: non più<br />

Illusioni d’amore, ma Lo spazio dell’<strong>il</strong>lusione (Baldaro Verde, 1990). Tuttavia<br />

le “motivazioni” consce e <strong>in</strong>consce, che non riguardano certo solo<br />

la scelta del partner, ma tutte le scelte della vita, cont<strong>in</strong>uavano a lavorare<br />

dentro <strong>di</strong> me. Dubbi, <strong>in</strong>terrogativi e riflessioni mi hanno riportato qu<strong>in</strong><strong>di</strong><br />

al desiderio <strong>di</strong> ampliare, mo<strong>di</strong>ficare e completare la storia <strong>di</strong> queste motivazioni.<br />

Ed è nata la seconda e<strong>di</strong>zione.<br />

Dal 1992 a oggi sono passati ancora una volta vent’anni <strong>in</strong> cui, come vedremo,<br />

la cultura e la scienza hanno effettuato ulteriori e notevoli cambiamenti.<br />

L’endocr<strong>in</strong>ologia ha approfon<strong>di</strong>to lo stu<strong>di</strong>o dei nostri ormoni. Sono<br />

sicuramente gli ormoni, non solo per gli uom<strong>in</strong>i ma oggi anche per molte<br />

donne, quelli che producono la sp<strong>in</strong>ta che noi chiamiamo “attrazione sessuale”<br />

verso un’altra persona dell’altro o del proprio sesso. Se fossero solo<br />

gli ormoni legati all’ist<strong>in</strong>to <strong>di</strong> sopravvivenza della specie avrebbe ragione<br />

la morale cattolica a considerare l’omosessualità come una perversione o<br />

11


<strong>il</strong>lusioni d’amore<br />

un vizio. In realtà giunti a questo punto dell’evoluzione umana sembra più<br />

importante la sopravvivenza <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale che quella della specie (siamo già<br />

troppi) e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> la scelta <strong>di</strong> un partner che ci permetta <strong>di</strong> <strong>il</strong>luderci <strong>di</strong> averla.<br />

Non credo sia l’attrazione sessuale a sp<strong>in</strong>gerci verso una persona con<br />

cui desideriamo <strong>in</strong>staurare una relazione, ma <strong>il</strong> “bisogno <strong>di</strong> amore” che è<br />

presente <strong>in</strong> ogni essere umano, a presc<strong>in</strong>dere dall’orientamento sessuale.<br />

A loro volta le neuroscienze hanno dato gran<strong>di</strong> contributi alla Sessuologia,<br />

soprattutto con la scoperta della “memoria implicita” che permetterebbe al<br />

corpo <strong>di</strong> ogni persona <strong>di</strong> ricordare, per tutta la vita, le impressioni positive<br />

o negative ricevute dalle cure materne. E le impressioni negative <strong>in</strong>ibirebbero<br />

<strong>il</strong> piacere sessuale che l’adulto desidera provare con <strong>il</strong> partner scelto.<br />

Sembra <strong>in</strong>oltre che l’<strong>in</strong>namoramento, così atteso un tempo soprattutto<br />

dalle giovani donne, sia un sentimento, ancora una volta, presente solo nei<br />

romanzi o nei telef<strong>il</strong>m, ma non nella realtà <strong>di</strong> oggi, almeno tra gli adolescenti.<br />

Esso assumerebbe r<strong>il</strong>evanza e verrebbe ricercato a partire dai ventic<strong>in</strong>que,<br />

trent’anni, quando sembrerebbe più <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e riuscire a viverlo.<br />

Dove sono f<strong>in</strong>iti gli uom<strong>in</strong>i? Chiedono le donne. Altrettanto chiedono gli<br />

uom<strong>in</strong>i per le donne. Quale uomo e quale donna, io domando, sono spariti<br />

e quali vengono oggi desiderati? Sempre i protagonisti dei romanzi?<br />

A partire dalla prima, e talvolta dalla primissima adolescenza, per molti<br />

ragazzi prima <strong>di</strong> tutto ci si deve piacere reciprocamente, perché si risponde<br />

a un “modello” fisico che la tv mostra come “appetib<strong>il</strong>e”. Entro poche<br />

ore dall’<strong>in</strong>contro, talvolta entro pochi m<strong>in</strong>uti, si attua, o si cerca <strong>di</strong> attuare,<br />

un rapporto sessuale “completo”. Sembra che se un ragazzo non entra <strong>in</strong><br />

una <strong>di</strong>scoteca “con l’uccello <strong>di</strong>ritto”, cioè pronto a rispondere alla proposta<br />

<strong>di</strong> una qualsiasi ragazza, lo stesso venga considerato “impotente” e<br />

d<strong>il</strong>eggiato. Di contro, sempre più spesso, si formano coppie <strong>di</strong> adolescenti<br />

che, soprattutto <strong>in</strong> estate, desiderano con<strong>di</strong>videre la camera da letto con<br />

<strong>il</strong>/la compagno/a, <strong>in</strong> casa dei propri genitori, creando, <strong>in</strong> questi ultimi,<br />

problemi e <strong>di</strong>fficoltà: è giusto accettare questa richiesta? Perché è giusto<br />

o sbagliato? Se si accetta che i giovani possano avere rapporti sessuali prima<br />

del matrimonio, perché non accettare anche una parziale convivenza,<br />

piuttosto che costr<strong>in</strong>gerli a vedersi <strong>in</strong> macch<strong>in</strong>a o a casa <strong>di</strong> amici compiacenti?<br />

Ed è giusto che i genitori se ne facciano carico?<br />

Sempre i giovani <strong>di</strong> oggi si <strong>in</strong>contrano su Facebook, ma ci si può davvero<br />

“conoscere” nella realtà virtuale? Ci si può vedere perché la tecnologia<br />

permette anche questo, ma le espressioni del viso che cambiano <strong>in</strong><br />

risposta a quanto <strong>di</strong>ce l’altro, <strong>il</strong> tono della voce, la postura, l’odore caratteristico<br />

<strong>di</strong> ognuno <strong>di</strong> noi (anche se i profumi e i deodoranti, che siamo<br />

<strong>in</strong>dotti a usare, li nascondono e li mo<strong>di</strong>ficano spesso) non “parlano” nella<br />

12


le motivazioni alle tre e<strong>di</strong>zioni<br />

realtà tecnologica. Ci si può qu<strong>in</strong><strong>di</strong> <strong>il</strong>ludere <strong>di</strong> aver trovato la persona che<br />

si desiderava <strong>in</strong>contrare; se non lo possiamo “conoscere” come facciamo a<br />

“riconoscerlo”? Questo nuovo mezzo tecnologico permette a ogni utente<br />

d’essere, come <strong>di</strong>ceva Pirandello, “uno, nessuno e centom<strong>il</strong>a”. Ci si può<br />

presentare come si è, come si crede <strong>di</strong> essere e come si vorrebbe essere.<br />

Nel periodo del “giovane adulto” (quello dai ventic<strong>in</strong>que ai trent’anni),<br />

la scelta del partner resta spesso, ancora una volta, un’<strong>il</strong>lusione. Forse<br />

andrebbe raccontato alle giovani generazioni, come se fosse una favola,<br />

che l’amore non è un “giard<strong>in</strong>o <strong>il</strong>lusorio” ma un giard<strong>in</strong>o reale. Come tale<br />

non resta verde e fiorito magicamente. Solo <strong>il</strong> “lavoro” <strong>di</strong> due persone,<br />

che lo curano <strong>in</strong>sieme ogni giorno, potrà mantenere <strong>in</strong>tatta la sua bellezza<br />

“per sempre”.<br />

Il racconto <strong>di</strong> questa favola potrebbe far parte <strong>di</strong> una “educazione sessuale”<br />

che <strong>in</strong> Italia non è mai stata attuata, ma che tutti <strong>in</strong>sieme si potrebbe<br />

f<strong>in</strong>almente chiedere <strong>di</strong> avviare. Questa nuova e<strong>di</strong>zione potrebbe qu<strong>in</strong><strong>di</strong><br />

anche <strong>in</strong>segnare che i fiori, i quali rappresentano <strong>il</strong> piacere sessuale, non<br />

sono uguali <strong>in</strong> tutte le stagioni. Non si può pretendere, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, che <strong>in</strong> autunno<br />

fioriscano le primule o che <strong>in</strong> <strong>in</strong>verno <strong>il</strong> giard<strong>in</strong>o sia tutto fiorito,<br />

come <strong>in</strong> estate. Si può chiedere <strong>in</strong>vece, al proprio partner, che le piante<br />

ver<strong>di</strong>, che rappresentano l’affettività, rest<strong>in</strong>o belle e rigogliose, f<strong>in</strong>o al momento<br />

<strong>di</strong> dare un ad<strong>di</strong>o alla vita.<br />

Forse, proprio perché miti e favole non vengono più raccontati e letti<br />

ai e dai ragazzi, desidero che questo scritto non sia solo scientifico, ma<br />

go<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e e chiaro a tutti i tipi <strong>di</strong> lettori, voglio, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, ancora una volta<br />

riferirmi a miti vecchi e nuovi. Mi sembra, <strong>in</strong>oltre, acc<strong>in</strong>gendomi a rivedere<br />

le e<strong>di</strong>zioni precedenti e a <strong>in</strong>tegrarle, che questa terza e<strong>di</strong>zione possa<br />

far riflettere sul cambiamento della coppia stab<strong>il</strong>e. Per almeno do<strong>di</strong>cim<strong>il</strong>a<br />

anni, dall’epoca della scoperta scientifica della paternità, i comportamenti<br />

dei due sessi sono stati nettamente <strong>di</strong>visi, non solo nelle mansioni:<br />

le attività all’esterno e quelle sociali per l’uomo, la cura della casa e della<br />

famiglia per la donna. Si è <strong>in</strong>fatti ritenuto che avessimo capacità <strong>in</strong>tellettive<br />

e pratiche nettamente <strong>di</strong>verse. Gli uom<strong>in</strong>i avrebbero fatto nascere e<br />

crescere la cultura; ovvero non avrebbero solo e<strong>di</strong>ficato i primi v<strong>il</strong>laggi e<br />

poi le città, ma anche creato le scienze e le arti. Per le donne sarebbero<br />

state <strong>in</strong>vece fondamentali la dolcezza, la <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>ità alla cura della casa,<br />

dei figli, del partner e una maggiore capacità affettiva che avrebbero portato<br />

alla figura dell’angelo del focolare.<br />

Per m<strong>il</strong>lenni le culture che si sono susseguite hanno imposto sia agli<br />

uom<strong>in</strong>i sia alle donne <strong>di</strong> manifestare solo le caratteristiche della persona<br />

che l’ambiente culturale stesso, con la complicità della scienza me<strong>di</strong>ca,<br />

13


<strong>il</strong>lusioni d’amore<br />

aveva deciso dovessero appartenere all’uno o all’altro sesso, rigettando<br />

nell’Ombra le attitud<strong>in</strong>i non riconosciute né dalla cultura, né dalla scienza!<br />

Solo da relativamente pochi anni uom<strong>in</strong>i e donne possono esprimere<br />

sia la loro componente masch<strong>il</strong>e sia quella femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e. Le donne lavorano<br />

ricoprendo pers<strong>in</strong>o ruoli <strong>di</strong> soldati, poliziotti e camionisti. Dal 1975<br />

hanno potuto accedere alle cariche <strong>di</strong> magistrati, prima precluse al sesso<br />

femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e, perché non sarebbe stato possib<strong>il</strong>e avere dalle donne un giu<strong>di</strong>zio<br />

equanime se avessero dovuto esprimerlo durante <strong>il</strong> periodo mestruale!<br />

Gli uom<strong>in</strong>i possono esprimere emozioni, commuoversi e piangere e<br />

<strong>di</strong>mostrano, sempre più spesso, <strong>di</strong> essere <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> curare e allevare un<br />

neonato, esattamente come una donna.<br />

Questo potrebbe aver contribuito a far accettare (non da tutti purtroppo)<br />

che l’orientamento omosessuale, oggi non più considerato negativamente<br />

<strong>in</strong> quanto non f<strong>in</strong>alizzato alla procreazione, venga legato come<br />

quello eterosessuale alla sopravvivenza <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale. Al bisogno, anche <strong>in</strong><br />

età adulta, <strong>di</strong> avere accanto una persona che ci comprenda, ci <strong>di</strong>a aiuto<br />

quando lo chie<strong>di</strong>amo, ci offra piacere e sicurezza. Deve essere possib<strong>il</strong>e<br />

qu<strong>in</strong><strong>di</strong> parlare <strong>di</strong> amore anche tra omosessuali. Oggi sarebbe negativo se<br />

tutti procreassimo come soltanto cento anni or sono.<br />

Dell’amore oggi, contrariamente a quanto sosteneva Freud, si può <strong>in</strong>fatti<br />

parlare, come vedremo nel secondo <strong>capitolo</strong>, <strong>in</strong> modo “scientifico”.<br />

Si può parlare anche <strong>di</strong> piacere come “sent<strong>in</strong>ella <strong>di</strong> vita”. Considero <strong>in</strong>fatti<br />

questa emozione quella che dovrebbe accompagnare ogni relazione<br />

(perf<strong>in</strong>o quelle “formali”) e ogni attività <strong>di</strong> autorealizzazione, <strong>in</strong> tutte le<br />

età della vita umana. Il term<strong>in</strong>e sessualità (<strong>in</strong>fant<strong>il</strong>e e genitale) ha cancellato<br />

quello <strong>di</strong> piacere, creando forse delle confusioni che desidero fugare.<br />

Il piacere <strong>in</strong>fant<strong>il</strong>e (che Freud chiama sessualità <strong>in</strong>fant<strong>il</strong>e) è legato al bisogno<br />

<strong>di</strong> sopravvivenza <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale. Il piacere genitale, nato anche per permettere<br />

la sopravvivenza della specie, dovrebbe <strong>in</strong>vece essersi trasformato,<br />

almeno per molti, <strong>in</strong> desiderio, legato all’acquisizione, tipica dell’uomo,<br />

del “libero arbitrio”, alla nostra capacità <strong>di</strong> scegliere ciò che vorremmo<br />

avere, quando lo desideriamo, come lo desideriamo. Il piacere sessuale,<br />

<strong>in</strong>oltre, “qualifica” la relazione amorosa, la <strong>di</strong>fferenzia cioè da una relazione<br />

<strong>di</strong> fratellanza o <strong>di</strong> amicizia.<br />

Dopo la “rivoluzione sessuale” del 1968, si pensava che <strong>il</strong> piacere sessuale<br />

dovesse essere provato da entrambi i partner <strong>in</strong>namorati. Se <strong>il</strong> rapporto<br />

sessuale era sod<strong>di</strong>sfacente per entrambi, significava che la relazione<br />

era “giusta”; era una relazione “d’amore”. La scoperta del contrario e la<br />

richiesta a noi “sessuologi” della motivazione del mancato sod<strong>di</strong>sfacimento<br />

aveva ispirato la prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Illusioni d’amore.<br />

14


le motivazioni alle tre e<strong>di</strong>zioni<br />

Oggi è <strong>di</strong>verso, <strong>il</strong> rapporto sessuale è stato sganciato dall’amore, non<br />

solo per gli uom<strong>in</strong>i, che lo hanno ampiamente <strong>di</strong>mostrato ricorrendo da<br />

migliaia <strong>di</strong> anni alla prostituzione ma, permettetemi <strong>di</strong> <strong>di</strong>re, purtroppo<br />

anche per le donne. Il piacere sessuale non qualifica più una relazione d’amore,<br />

e la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> ottenere molti rapporti sessuali da numerosi uom<strong>in</strong>i<br />

rappresenta solo una prova del proprio “potere seduttivo”.<br />

Sono questi i motivi <strong>di</strong> una terza e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Illusioni d’amore. La scelta<br />

del partner resta spesso un’<strong>il</strong>lusione, ma forse andrebbe raccontato alle<br />

giovani generazioni, come se fosse una favola.<br />

L’importanza dei miti, delle favole,<br />

dei romanzi e... delle poesie!<br />

Possiamo considerare i miti come racconti fantastici che gli esseri umani,<br />

dopo aver gustato <strong>il</strong> frutto che donò loro l’<strong>in</strong>telligenza e acquisito <strong>il</strong><br />

l<strong>in</strong>guaggio, hanno <strong>in</strong>ventato allo scopo <strong>di</strong> rispondere alle m<strong>il</strong>le domande<br />

che avevano <strong>in</strong>iziato a porsi. La nascita della Dea-Scienza era ancora molto<br />

lontana. Le domande, forse, erano le stesse che anche oggi ci poniamo<br />

e cui ancora tentiamo <strong>di</strong> dare risposte attraverso esperimenti scientifici.<br />

Le storie <strong>di</strong> un tempo riguardavano <strong>il</strong> potere o l’attrazione sessuale che<br />

nascevano tra gli animali e tra esseri umani dello stesso o <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso sesso.<br />

Narravano della creazione della Terra, <strong>di</strong> v<strong>in</strong>citori e v<strong>in</strong>ti, dei ruoli <strong>di</strong>versi<br />

tra maschi e femm<strong>in</strong>e, tra persona e persona, ruoli che cambiavano con<br />

<strong>il</strong> tempo e con <strong>il</strong> luogo <strong>in</strong> cui si viveva.<br />

Ai bamb<strong>in</strong>i non venivano raccontate favole, essi erano “proprietà dei<br />

genitori” cui dovevano ubbi<strong>di</strong>re e prestare servizio, non avevano <strong>di</strong>ritti. I<br />

miti sono qu<strong>in</strong><strong>di</strong> spesso terrib<strong>il</strong>i, duri, densi <strong>di</strong> <strong>in</strong>giustizie e crudeltà, come<br />

i tempi <strong>in</strong> cui sono nati. Essi, <strong>in</strong>fatti, sono stati scritti m<strong>il</strong>lenni dopo la<br />

loro nascita e <strong>di</strong>ffusione orale e sono stati conosciuti dalle persone colte<br />

solo quando la scrittura e la lettura sono <strong>di</strong>ventate patrimonio <strong>di</strong> molti,<br />

grazie all’<strong>in</strong>venzione della stampa.<br />

Le gran<strong>di</strong> favole, quelle che per anni sono state lette e amate e oggi<br />

forse non lo sono più, nascono <strong>in</strong> un particolare periodo storico <strong>in</strong> cui le<br />

vicende dei protagonisti avevano un preciso significato. Per esempio, nella<br />

realtà della cultura contad<strong>in</strong>a, dove hanno avuto <strong>in</strong>izio i racconti orali,<br />

era abbastanza normale che un bamb<strong>in</strong>o dovesse raggiungere l’autonomia<br />

<strong>in</strong> età molto precoce, e gli fosse qu<strong>in</strong><strong>di</strong> possib<strong>il</strong>e sopravvivere anche<br />

se abbandonato nel bosco. In un’epoca <strong>in</strong>oltre <strong>in</strong> cui la vita del bamb<strong>in</strong>o<br />

non era tenuta <strong>in</strong> considerazione come oggi, la vicenda della Piccola fiam-<br />

15


<strong>il</strong>lusioni d’amore<br />

miferaia era tutt’altro che rara. Quale bamb<strong>in</strong>a si identificherebbe oggi<br />

<strong>in</strong> Cenerentola che, per sentirsi libera dalle angherie della matrigna delle<br />

sorellastre, dovette essere scelta al ballo dal famoso Pr<strong>in</strong>cipe azzurro?<br />

Oggi le donne lavorano e non hanno più bisogno <strong>di</strong> sposarsi per sopravvivere!<br />

Quale bamb<strong>in</strong>o, nella società occidentale, avrebbe ancora paura<br />

<strong>di</strong> essere abbandonato nel bosco dai propri genitori come lo furono Hansel<br />

e Gretel? Forse <strong>il</strong> lupo <strong>di</strong> Cappuccetto rosso potrebbe rappresentare lo<br />

sconosciuto che è possib<strong>il</strong>e <strong>in</strong>contrare su Facebook, che racconta bugie<br />

allo scopo <strong>di</strong> ottenere ciò che non si darebbe a uno sconosciuto. Tuttavia<br />

queste favole, lette e amate dai bamb<strong>in</strong>i della mia generazione, oggi non si<br />

raccontano più perché le mamme lavorano e non hanno tempo per farlo.<br />

Non sempre, <strong>in</strong>oltre, ne sono state scritte altre, ugualmente affasc<strong>in</strong>anti,<br />

eccetto forse, quella del “maghetto” Harry Potter! Diventa qu<strong>in</strong><strong>di</strong> <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e<br />

per i bamb<strong>in</strong>i <strong>di</strong> oggi ritrovare nelle favole le loro paure abbandoniche,<br />

pare ancora più <strong>in</strong>tense ora che <strong>in</strong> passato, mentre <strong>il</strong> loro bisogno <strong>di</strong><br />

un caldo amore, della protezione <strong>di</strong> una persona che li ami è forte, forse<br />

ancora più forte <strong>di</strong> un tempo.<br />

Le favole dovrebbero cont<strong>in</strong>uare a essere vissute dai bamb<strong>in</strong>i come<br />

storie “reali”, <strong>in</strong> quanto descrivono le <strong>di</strong>fficoltà da superare durante <strong>il</strong> ciclo<br />

<strong>in</strong>fant<strong>il</strong>e della crescita personale. Cenerentola <strong>in</strong><strong>di</strong>cava alle bamb<strong>in</strong>e<br />

<strong>in</strong> modo simbolico quali potevano essere gli ostacoli posti da una “matrigna”<br />

sulla strada della formazione della propria affettività e su quella per<br />

raggiungere l’autonomia. Oggi non esistono più “matrigne” ma, <strong>in</strong>sieme<br />

alla madre, separata dal padre, vi è spesso un’altra figura <strong>di</strong> donna che<br />

non ha nome, a sua volta madre <strong>di</strong> altri fratelli e sorelle. Una donna che,<br />

con <strong>il</strong> proprio padre, avrà altri figli. Che ruolo avrà la seconda moglie del<br />

proprio padre nella vita del bamb<strong>in</strong>o? Oggi, con la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> nuovi<br />

matrimoni, questa situazione è vissuta da molti! Per tali ragioni le favole,<br />

molto più dei casi cl<strong>in</strong>ici, potrebbero ancora permettere a tutti i bamb<strong>in</strong>i<br />

<strong>di</strong> identificarsi nel protagonista, aiutare <strong>in</strong>oltre i lettori a comprendere<br />

quali sono stati i no<strong>di</strong> e i bivi della propria <strong>in</strong>fanzia, a scoprire o ricordare<br />

da chi e come si è stati aiutati, da chi si è stati abbandonati, da chi e perché<br />

si è stati feriti.<br />

L’uso dei miti, delle favole, dei romanzi, mi aveva permesso <strong>in</strong>teressanti<br />

esemplificazioni, ma ora occorre andare oltre. Miti e favole “classiche”<br />

possono essere ancora lette e raccontate come fantastiche testimonianza<br />

<strong>di</strong> un tempo trascorso. Essi narrano, cioè, mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> vivere e costumi “normali”<br />

ancora agli <strong>in</strong>izi del secolo scorso, ma anacronistici oggi. In questa<br />

terza e<strong>di</strong>zione verranno ancora una volta usate le favole <strong>di</strong> Andersen, uno<br />

scrittore che sicuramente dovette conoscere nella sua <strong>in</strong>fanzia bisogni e<br />

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le motivazioni alle tre e<strong>di</strong>zioni<br />

paure e nutrire speranze. Sono le favole che purtroppo, come ho detto,<br />

non vengono quasi più raccontate ai bamb<strong>in</strong>i, se non dai nonni, se si ha la<br />

fortuna <strong>di</strong> averli vic<strong>in</strong>i. Sono le favole che affrontano i problemi <strong>di</strong> chi ha<br />

un bisogno e cerca <strong>di</strong>speratamente <strong>il</strong> modo <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfarlo, <strong>di</strong>versamente<br />

non potrà mai essere felice. Sono qu<strong>in</strong><strong>di</strong> quelle che sottol<strong>in</strong>eano l’importanza<br />

<strong>di</strong> alcuni bisogni. La teoria multifattoriale, cui farò riferimento nella<br />

presente e<strong>di</strong>zione, è appunto centrata sulla nascita, la gerarchia e l’importanza<br />

dei bisogni che dovrebbero <strong>di</strong>ventare desideri. Un bisogno sp<strong>in</strong>ge<br />

verso la sua sod<strong>di</strong>sfazione imme<strong>di</strong>ata, <strong>in</strong> quanto la sofferenza legata alla<br />

mancanza può <strong>di</strong>ventare <strong>in</strong>sostenib<strong>il</strong>e. Il desiderio, <strong>in</strong>vece, è una pulsione<br />

più matura, <strong>in</strong> quanto può essere <strong>in</strong>fluenzato dalla volontà; la sod<strong>di</strong>sfazione<br />

<strong>di</strong> un desiderio può essere spostata, trasformata, posposta.<br />

Le favole sono nate <strong>in</strong> un tempo <strong>in</strong> cui gli adulti si sono resi conto delle<br />

paure dei piccoli, del loro bisogno <strong>di</strong> essere rassicurati, non abbandonati,<br />

amati. Oggi, forse, i bamb<strong>in</strong>i hanno ancora tante paure. Perché non cont<strong>in</strong>uare<br />

a raccontare loro le favole?<br />

Dell’amore, lo <strong>di</strong>rò più volte, ne hanno parlato per primi i poeti e i romanzieri,<br />

che hanno idealizzato figure masch<strong>il</strong>i e femm<strong>in</strong><strong>il</strong>i, ma soprattutto<br />

<strong>il</strong> sentimento che li univa. In un libro de<strong>di</strong>cato alle “<strong>il</strong>lusioni d’amore”<br />

e all’amore non potevo non riferirmi ai romanzi che ne hanno parlato nei<br />

secoli passati. A questi, magari solo a quelli che hanno fatto parte della mia<br />

giov<strong>in</strong>ezza, come David Copperfield, mi è piaciuto unire, forse per <strong>il</strong> mio<br />

narcisismo, forse perché <strong>il</strong> parlare d’amore richiede spesso un l<strong>in</strong>guaggio<br />

“poetico”, anche qualche poesia. Alcune sono state scritte da me al tempo<br />

della prima e<strong>di</strong>zione, perché colpita da alcune situazioni particolari raccontatemi<br />

dai miei pazienti <strong>di</strong> un tempo, altre sono quelle che mi hanno<br />

particolarmente <strong>in</strong>teressata nel corso della mia vita e che spero piacciano<br />

anche ai lettori <strong>di</strong> questo saggio.<br />

Le nuove generazioni sembra non abbiano ascoltato le fiabe che hanno<br />

rallegrato la mia <strong>in</strong>fanzia, né letto i romanzi che ho citato. Tuttavia, poiché<br />

ritengo che questo patrimonio culturale rappresenti un importante contributo<br />

per conoscersi, mi auguro che i miei lettori siano <strong>in</strong>dotti a leggere<br />

o raccontare ai propri bamb<strong>in</strong>i questi racconti.<br />

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