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Cime disgustose - Giulio Cesare Giacobbe

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<strong>Giulio</strong> <strong>Cesare</strong> <strong>Giacobbe</strong><br />

<strong>Cime</strong> <strong>disgustose</strong><br />

Un’esilarante parodia del celebre romanzo di Emily Brontê


Proprietà letteraria<br />

<strong>Giulio</strong> <strong>Cesare</strong> <strong>Giacobbe</strong><br />

2002<br />

2


I<br />

3<br />

La Tempestosa, agosto 1801<br />

- Il signor Heathcliff? - chiese Lockwood con deferenza.<br />

Tutto quello che ottenne in risposta fu un grugnito.<br />

- Permettete che mi presenti. Io sono Lockwood, il nuovo inquilino della sua proprietà di<br />

Thrushcross Grange. Ho voluto prendermi il piacere di venirvi a visitare. -<br />

- Andate all'inferno! - fu la risposta, questa volta ispirata a un comportamento socialmente<br />

comprensibile.<br />

Heathcliff appoggiava al cancelletto la sua figura alta e segaligna come una pelle di coniglio<br />

rinsecchita stesa sui rami spogli di un albero.<br />

Il suo scheletro era sormontato da una faccia di caciocavallo affumicato che tradiva apertamente la<br />

razza a cui egli apparteneva: quella degli zingari della Bulgaria uralica.<br />

In particolare egli poteva essere annoverato in quello specifico ceppo detto "del Mar Morto", la<br />

cui unica caratteristica positiva era quella di avere l’usanza di darsi sepoltura nel suddetto mare, da<br />

cui il suo nome.<br />

Aveva circa quarant’anni, ma inconfessabili vizi, fra cui l’uso smodato di acqua di Vichy, e<br />

inenarrabili sevizie, ma soprattutto la lontananza dal Mar Morto, unico luogo in cui gli zingari<br />

della Bulgaria uralica si sentono vivi, ne avevano minato lo spirito.<br />

L’età che egli mostrava era il doppio di quella reale e la sua forza fisica la metà di quella che<br />

avrebbe dovuto avere, non superando quella di un tapiro nano affetto da pleurite cronica.<br />

Lockwood affondò lentamente ma inarrestabilmente i suoi speroni messicani a doppia rotella,<br />

taglienti come rasoi, nella pancia del suo baio preferito, Sir Francis Drake II.<br />

Il cavallo, essendo molto intelligente, capì al volo l’ordine e cominciò a spingere il cancelletto a<br />

cui era appoggiato lo smilzo proprietario.<br />

Ma non si limitò a questo.<br />

Fissò negli occhi Heathcliff con lo sguardo che lo aveva reso famoso fra le cavalle dello Yorkshire<br />

e con il quale egli riusciva a esprimere contemporaneamente i due più profondi sentimenti<br />

dell’animo cavallino: la riprovazione per il rifiuto e la maliziosa intenzione di andare comunque in<br />

fondo alla "cosa".<br />

E così avvenne.<br />

Lentamente ma inarrestabilmente Heathcliff, sotto la spinta dei tre quintali e mezzo di Sir Francis<br />

Drake II, finì, nonostante la sua resistenza a dire il vero insignificante, per sprofondare fino alla<br />

vita nel fango del suo stesso cortile, che egli si ripromise, con l’occasione, di ricoprire con una<br />

gettata di cemento appena ne avesse trovato il tempo.<br />

In più il cancelletto, ora completamente spalancato, aveva spianato sul terreno quanto rimaneva<br />

emerso del suo povero corpo, per cui il disgraziato, con la voce fievole di un canarino travolto da<br />

un ciclista, disse:<br />

- ... Accomodatevi! -<br />

Poi emerse dal fango, si ricompose, e con quel poco che gli rimaneva della sua dignità, gridò:<br />

- Joseph, figlio di un pidocchio incrociato con una zecca, vieni qui! -<br />

Si avanzò dalla casa un vecchio vecchissimo, che pareva avere passato da un pezzo i cento anni.<br />

Procedeva a scatti, scagliando in avanti una gamba e puntellandosi pericolosamente sull’altra per<br />

un tempo che a Lockwood parve eterno.<br />

Minacciava di rovinare a terra ad ogni passo, ma, evidentemente più per una pratica centenaria che<br />

per un’innata capacità equilibristica, riusciva sempre, contro le aspettative di Lockwood (e anche<br />

le sue stesse), a rimanere in piedi.<br />

I pochi capelli bianchi rimasti chissà per quale miracolo sul cranio ossuto e lentigginoso<br />

traballavano pericolosamente ad ogni passo.


Finalmente giunse al cospetto dei due.<br />

Guardò con sguardo torvo e feroce il suo padrone.<br />

- Va’ all'inferno, figlio di una cagna bastarda ingravidata da un maiale! - masticò fra i denti<br />

peraltro completamente assenti non per la vecchiaia ma per una piorrea distruttiva che lo aveva<br />

privato della dentizione all’età precoce di dodici anni.<br />

E poi, con mieloso servilismo mostrando le gengive in un improbabile sorriso - Il signore<br />

comanda? -<br />

- Prendi il cavallo del signor Lockwood e porta del vino! -<br />

Con insospettata e insospettabile agilità, Joseph fece un salto a piedi uniti ruotando il corpo di<br />

centottanta gradi.<br />

Con una lentezza esasperante, scalciando come sopra, si incamminò verso la casa.<br />

In attesa del suo ritorno cadde una piogga torrenziale.<br />

Heathcliff si spogliò completamente nudo e approfittò dell'occasione per farsi una doccia.<br />

Non se la faceva da tre mesi.<br />

Lavò nel trogolo del cortile i vestiti infangati con un detersivo per piatti al profumo di sorbole.<br />

Li asciugò con un phon da viaggio di produzione cinese che portava, essendo mancino, nella tasca<br />

destra dei pantaloni.<br />

Poi si rivestì completamente.<br />

Lockwood fece la pulizia settimanale a Sir Francis Drake II, che si mangiò l’unico ramo di pino<br />

ancora provvisto di aghi esistente nel cortile e si bevve poi tutta l’acqua del trogolo, arricchita<br />

della sciacquatura dei panni di Heathcliff.<br />

Passò un quarto d'ora.<br />

Finalmente Joseph ritornò con una bottiglia di vino, che porse al suo padrone.<br />

- Prendi, figlio di una scrofa ammalata di aids! - masticò fra i denti che non aveva.<br />

Heathcliff prese la bottiglia e gliela tirò in testa.<br />

- Maledetto figlio di una pulce con la lebbra! - tuonò.<br />

- Ho detto prima il cavallo e poi il vino e non prima il vino e poi il cavallo! -<br />

Joseph lo fissò stupito per circa cinque minuti.<br />

In questo tempo Lockwood ripassò a memoria tutte le commissioni che avrebbe dovuto fare a<br />

Londra nel prossimo mese.<br />

Heathcliff prese in considerazione tutte le torture a cui avrebbe potuto sottoporre Joseph<br />

portandolo all’estremo limite della sopravvivenza eppure lasciandolo in vita per poter godere dei<br />

suoi lamenti.<br />

Alla fine Joseph si decise e prese sgarbatamente le briglie di Sir Francis Drake II, che lo guardò<br />

offeso e un poco sospettoso della capacità del servitore di accudirlo come si deve.<br />

Lo trascinò nella stalla dicendo: - Tocca fare tutto a me, in questa casa maledetta! “Ma verrà il<br />

giorno in cui i servi diverranno padroni e i padroni li serviranno! Geremia, 14, 21.” -<br />

- Venite! - disse Heathcliff a Lockwood con un grugnito, con la stessa espressione con cui<br />

avrebbe detto - Crepate! -<br />

Si diressero verso la casa.<br />

La dimora di Heathcliff aveva il nome di Tempestosa e questo descriveva succintamente ma<br />

efficacemente la sua condizione metereologica particolarmente disgraziata.<br />

Le due correnti d’aria d’alta quota note agli specialisti con il nome rispettivamente di corrente<br />

polare marittima, fredda, molto umida, e corrente polare continentale, meno umida ma ancora più<br />

fredda, provenienti rispettivamente dal quarto e dal primo quadrante della mappa metereologica<br />

europea, che decidono del clima dell’intero continente distribuendo sullo stesso le combinazioni di<br />

brutto e bel tempo risultanti dal loro incontro, si incontrano proprio sulla Tempestosa.<br />

Fra le due correnti non ha mai tirato, come si dice, buon vento (e mai detto fu più appropriato).<br />

Per dirla tutta, si odiano a morte.<br />

4


La marittima se la tira perché considera il fatto di poter andare al mare un lusso che farebbe di lei<br />

una corrente di classe, mentre la continentale è costretta a vivere nella steppa, che è un posto,<br />

secondo lei, da morti di fame.<br />

La continentale se la tira perché si considera la vera padrone del continente e considera la<br />

marittima una venuta da fuori che vuol fare il bello e il cattivo tempo.<br />

Così quando si incontrano sopra la Tempestosa se le danno di santa ragione, fino all’ultimo<br />

vortice.<br />

Il risultato è che la Tempestosa è l’unico posto al mondo con un clima assolutamente costante per<br />

tutto l’anno: un tempo bruttissimo.<br />

Per trecentosessanta giorni all’anno piove o nevica e tira vento.<br />

Per gli altri cinque, che corrispondono alle feste comandate, tira solo vento, ma con una forza tale<br />

che praticamente nessuno può uscire di casa.<br />

Di questo fatto, facevano testimonianza i pochissimi pini distribuiti nel cortile, che erano talmente<br />

incurvati da essere praticamente sdraiati sul terreno e che pure, in questa posizione che agli altri<br />

pini avrebbe potuto sembrare di tutto riposo, erano in una condizione di tale depressione da avere<br />

perduto per lo stress tutti gli aghi.<br />

Essi avevano, come non mancò di notare fra sé Lockwood, l’aspetto di una spalliera squallida di<br />

spinalbe che tende le sue braccia tutte in una direzione, quasi a chiedere un’elemosina di sole. 1<br />

L’architetto che progettò la Tempestosa aveva inutilmente suggerito al committente, un certo<br />

Hareton Hearnshaw come denunciava la targa sulla facciata, altri siti come la Costa Azzurra, la<br />

Riviera Amalfitana, l’isola di Bali e persino la spiaggia di Palm Beach in California, per erigere la<br />

sua dimora.<br />

Ma Hareton Hearnshaw era stato irremovibile.<br />

Dopo innumerevoli litigi erano passati alle vie di fatto.<br />

Un colpo ben assestato di Hearnshaw aveva reso l’architetto storpio per tutta la vita.<br />

Ma questi si era vendicato facendo della villa una specie di bunker privo di finestre con una<br />

facciata ricoperta di sculture rappresentanti disgustosi mostri fra cui troneggiava uno schifoso<br />

animale con la faccia di maiale, le zampe di gallina e la coda di topo, che occhieggiava,<br />

vistosamente storpio, da sopra il frontone.<br />

Era evidentemente l’autoritratto idealizzato del disgraziato architetto, che così documentava e<br />

vendicava, per sempre, la sua sventura.<br />

Heathcliff aprì uno spiraglio della porta sufficiente appena per permettere alla sua smilza figura di<br />

passarvi di fianco.<br />

Vi tirò dentro forzatamente per un braccio, appiattendolo come un malloppo di pasta quando passa<br />

sotto il mattarello, il meno snello Lockwood al quale disse misteriosamente: - Oggi si può passare<br />

di qua. C’è poco vento. -<br />

Entrarono direttamente in uno stanzone, che era l’unico ambiente della casa.<br />

Il tetto non mostrò alcun tentativo di nascondere con stucchi e intonaco la sua struttura di travi<br />

appena squadrati e rozze assi, ma anzi senza alcun pudore la sbatté in faccia a Lockwood che, una<br />

volta abituato all’oscurità malsana dell’ambiente, non tardò a fare scoperte inquietanti.<br />

Esso era ricettacolo e dimora di misteriose creature che si inseguivano su e giù per le travi nel<br />

ricorrente e inutile tentativo di farsi fuori l'una con l'altra, probabilmente per avere più spazio a<br />

disposizione ognuna per la propria adorata famigliola.<br />

Il risultato era un costante e fastidioso rumore di sottofondo, fatto di gracidii, stridii, squittii, grida,<br />

fischi e, inspiegabilmente, pernacchie.<br />

Lockwood notò con un brivido che l’unica fonte di luce e di calore della stanza era costituita da<br />

un’enorme candela infilzata sul lungo chiodo di un tripode che si trovava accanto a un enorme<br />

camino.<br />

1 Il corsivo, qui come nel seguito, riporta il testo della Brontê.<br />

5


Quest'ultimo pareva non avere mai esercitato il suo mestiere sin dall’anno della sua nascita, non<br />

recando una sola traccia di fuligine.<br />

La candela recava sulla sua superficie figurine colorate di vari santi.<br />

Lockwood arguì che dovesse essere stata sottratta ad una chiesa dei dintorni, se non addirittura al<br />

cimitero, poco distante.<br />

Pendente dal colmo del tetto, al centro della stanza come un lampadario, era sospeso un traliccio<br />

su cui erano infilzati zampetti di caprone, teste di gallina, pinne di luccio, zampe d’oca e pelli di<br />

coniglio.<br />

Questi succulenti bocconcini costituivano il crudele supplizio degli animaletti abitanti i travi<br />

soprastanti, i quali, nell’eterno tentativo di cibarsene, dopo avere effettuato un eroico quanto vano<br />

balzo verso il tralicio, precipitavano urlando sul pavimento sottostante, dove erano prontamente<br />

divorati da un’orda di cani famelici.<br />

Questi ultimi costituivano la nota per così dire “allegra” dell’ambiente.<br />

Si aggiravano con ululati, latrati e ringhi per tutta la sala, azzuffandosi in continuazione sia per<br />

impadronirsi delle prede che precipitavano dal tetto, sia semplicemente per tenersi in esercizio in<br />

modo da affrontare, alla prima occasione, la suddetta situazione del tutto preparati e in piena<br />

forma.<br />

Accanto al camino, sotto la candela, troneggiava un’enorma cagna di pelo rosso, arruffato e<br />

ispido, che un cinofilo esperto avrebbe stentato a catalogare.<br />

In essa vi erano infatti segni evidenti dell’incursione notturna nei letti verginali di povere cagnette<br />

indifese di individui senza scrupoli e in vena di divertirsi nei modi più depravati, appartenenti a<br />

tutte le razze canine conosciute e, in misura ancora maggiore, sconosciute.<br />

Risaltavano tuttavia inequivocabilmente i caratteri di quattro razze.<br />

Fra tutte troneggiava lo Yorkshire nano, che probabilmente, essendo del posto, era il capostipite.<br />

Seguivano nell'ordine il Sanbernardo, il Mastino Napoletano e il Chiwawa.<br />

Quest’ultimo conferiva alla inquietante creatura un ghigno assatanato e crudele, mentre<br />

l’abbondante bava che le colava dalle fauci era indubbiamente un dono del nonno napoletano.<br />

Nel latrato straziante ripetuto sino alla nausea, con la nota bassa e roca tipica del Sanbernardo<br />

derubato della borraccia, si evidenziava invece la pazzia e il delirio dello Yorkshire nano, il più<br />

terrificante (e terrificato) degli animali terrestri.<br />

La disgustosa creatura se ne stava sdraiata su un fianco come una matrona romana al banchetto<br />

della prima comunione della figlia.<br />

Era circondata da una nidiata di cuccioli mostruosi che si azzanavano a sangue l'uno con l'altro per<br />

impadronirsi dell'unico capezzolo di cui era dotata l'infame creatura.<br />

Di essi non v’era uno non dico uguale ma neppure somigliante all’altro.<br />

Lockwood pensò che fossero il risultato di un'orgia inimmaginabile consumata fra quelle mura,<br />

con accoppiamenti multipli, simultanei e contro natura da parte di animali indescrivibili, di cui<br />

solo alcuni, appartenenti alla razza canina.<br />

La cagna guardava i suoi cuccioli con gli occhi iniettati di sangue ma pur sempre riflettenti il<br />

languore, la commozione e il vanto di ogni madre del mondo, a cui anche i mostri più orribili non<br />

si sottraggono.<br />

Finalmente arrivò Joseph con il vino.<br />

- Eccoti il tuo stramaledetto vino, maiale impestato dal cimurro! - sussurrò delicatamente fra le<br />

labbra, porgendo al padrone una bottiglia di vino bianco “Follonica” delle Marche, a indicazione<br />

geografica tipica, del 1801.<br />

- Maledetto figlio di una cimice affetta dalla scabia! - tuonò Heathcliff scagliando la bottiglia in<br />

testa a Joseph che perdette per l’occasione gli ultimi capelli rimastigli sul cranio.<br />

- Questo è vino bianco! Quante volte ti ho detto che voglio bere soltanto vino rosso? Il bianco mi<br />

dà acidità! -<br />

6


- Se il signor padrone si decidesse a mettere una candela in cantina, riuscirei a distinguerle, le<br />

bottiglie del vino rosso da quelle del vino bianco! - rispose servile Joseph e aggiunse, fra le<br />

gengive, - Brutto maiale puzzolente! -<br />

- Cosa credi, che voglia sperperare il mio patrimonio in candele? - rispose Heathcliff, terrorizzato<br />

al solo pensiero di una tale spesa.<br />

- E se è così, allora io non posso garantire, che razza di vino riesco a prendere in cantina. Come<br />

dice la Sacra Scrittura, “Come fa la mano destra a sapere ciò che fa la sinistra se è tutto buio?<br />

Ezechiele, 54, 11”.<br />

- Te lo faccio vedere io, come si fa a riconoscere il vino rosso da quello bianco anche al buio.<br />

Vieni giù con me! -<br />

E così dicendo si avviò a passo deciso giù per una scala ripidissima che scendeva dalla parete<br />

laterale del camino.<br />

Joseph, conscio della sua incapacità di una discesa regolare, si lasciò andare giù per la scala<br />

assumendo una posizione a palla che gli permise di rotolare sulla stessa con disinvolta eleganza e<br />

una notevole velocità.<br />

Raggiunse così il suo padrone e lo superarò non senza una certa complicazione, perché Lockwood<br />

udì un enorme tonfo e poi la voce di Heathcliff che gridava - Maledetto figlio di una zecca<br />

sifilitica, ma non guardi dove metti i piedi? - e poi più nulla.<br />

Attendendosi il peggio, Lockwood cercò di ingannare l’attesa.<br />

Ma l’attesa se ne accorse e si vendicò in modo incredibilmente crudele, come vedrà il lettore.<br />

Egli rivolse la sua attenzione alla ripugnante cagna dal pelo rosso e, nello sconsiderato intento di<br />

farsela amica, le sorrise.<br />

A sua insaputa, Lockwood aveva una cosa in comune con Joseph.<br />

Era affetto da una piorrea precoce, per cui i suoi denti si snudavano sotto le gengive in tutta la loro<br />

lunghezza, assumendo tutti indistintamente la sembianza di canini.<br />

Ora, nel linguaggio canino il mostrare i denti, e specialmente i canini (che da loro, come il lettore<br />

può acutamente notare, prendono il nome), è notoriamente un segnale di attacco.<br />

Con l’intento incomprensibile di difendere quegli aborti di natura che ella si ostinava a considerare<br />

suoi figli e di cui anzi andava segretamente orgogliosa, l’orrida belva si avventò sul malcapitato<br />

Lockwood.<br />

Convinta assertrice della squisita bontà delle ossa (che probabilmente avevano costituito l’unico<br />

cibo della sua squallida vita), la cagna affondò i suoi denti sanissimi e affilatissimi nel ginocchio<br />

destro dell’incauto ospite.<br />

- Chissà perché ai cani non viene mai la piorrea? - pensò distrattamente Lockwood e poi cominciò<br />

giustamente e legittimamente a ululare.<br />

Non doveva farlo.<br />

Attirò così l’attenzione dell’orda degli altri cani che, credendo di udire un grido d’assalto di uno di<br />

loro, si precipitarono ringhiando sul disgraziato e cominciarono ad azzannarlo, chi immaginandolo<br />

un fagiano, chi una faina, chi un coniglio, chi una gallina e chi (chissà perché) un canguro<br />

australiano.<br />

Il risultato fu che in capo a pochi minuti il penoso Lockwood era ridotto a un puntaspilli e, sia<br />

pure scosso da comprensibili tremiti, non era più in grado di spostarsi di un centimetro, inchiodato<br />

com’era da un numero imprecisato di mandibole canine che lo tenevano saldamente bloccato a<br />

gambe e braccia spalancate, nel mezzo della sala.<br />

Ogni proprietario di una omonima mandibola regolarmente piantata nel corpo di Lockwood<br />

manifestava la sua soddisfazione e la sua decisa intenzione a non mollare la presa attraverso un<br />

ringhio sordo e prolungato.<br />

Il risultato era una specie di pezzo musicale dall’andamento incerto ma suggestivo che incantò<br />

Lockwood al punto che egli si chiese se per caso non ci fosse una certa somiglianza con l’Inno alla<br />

Gioia di Beethoven.<br />

7


Dopo un’attenta riflessione decise che in quel concerto canino qualcosa di assomigliante alla gioia<br />

c’era, ma non era la sua: era dei cani.<br />

Quello che lui percepiva era il suo esatto contrario: dolore.<br />

E allora si mise a urlare con tutte le sue forze - Aiutoooo! -<br />

Andò avanti così per un tempo che gli parve infinito, finché comparve un incredibile personaggio.<br />

Un donnone enorme.<br />

Aveva la gonna arrotolata intorno alla cintura, sicché mostrava impudicamente delle gambe grosse<br />

ed enfiate come quelle spropositate mortadelle che i venditori ambulanti emiliani esibiscono alla<br />

clientela affamata per esagerare il loro desiderio.<br />

Le braccia nude, simili a due grosse salsicce, penzolavano lungo i fianchi.<br />

Nella mano destra stringeva una padella di rame, grossa e pesante.<br />

- O basta là! - esclamò la donna in un sottodialetto dello Yorkshire molto simile a quello<br />

piemontese.<br />

E cominciò a prendere scientificamente a padellate sulla testa i cani attaccati per la mandibola al<br />

corpo di Lockwood.<br />

Essi partivano come palle da baseball colpite dalla mazza del campione stagionale di home run in<br />

direzione delle pareti, dove si spiaccicavano urlando dal dolore e fuggendo poi con guaiti che<br />

avrebbero commosso il boia di Londra.<br />

Quando fu il turno di un pechinese con il muso da volpino la gentile signora sbagliò il colpo (o<br />

quello furbescamente mollò la presa un attimo prima? Non si saprà mai.) e colpì in piena faccia<br />

Lockwood, il quale, non avendo fino ad allora cessato di gridare - Aiutooo! -, fece una decisa<br />

variante e si mise a gridare - Ohi, ohi, ohi! -<br />

Strappati che ebbe tutti i cani dal corpo straziato di Lockwood, il donnone disse - Ecco fatto! -<br />

come se avesse semplicemente finito di fare la mayonnese.<br />

Dopo di che si allontanò e sparì nel nulla dal quale era arrivata.<br />

Questo nulla era la cucina, che in nessun modo si riusciva a vedere nell'unico enorme stanzone di<br />

cui era costituita la casa.<br />

Ma doveva pur esserci, da qualche parte.<br />

Dove si trovasse la cucina della Tempestosa, che ha per altro una parte significativa nella storia, fu<br />

per Lockwood un mistero che tormentò la sua mente per tutto il resto della sua vita ma che rimase<br />

insoluto.<br />

Un vero e proprio buco nero.<br />

Lockwood stava liberandosi dei denti rimasti infilzati nelle sue carni facendo fionda con il dito<br />

indice caricato a molla dal pollice e cercando di colpire i cani superstiti che uggiolando si<br />

leccavano le ferite intorno a lui e lo guardavano con sguardi misti di odio e di paura, quando<br />

Heathcliff rimerse dalla cantina insieme a Joseph, che gli arrancava dietro tenendo in equilibrio fra<br />

le mani una bottiglia di vino.<br />

- Che diavolo succede qui? - latrò il padrone di casa. - Non mi avrete mica spaventato i cani, eh?! -<br />

- Io ... - balbettò Lockwood.<br />

- Bene! Adesso bevetevi il vostro stramaledetto vino e andatevene all'inferno! - e così dicendo gli<br />

versò un dito scarso di vino in un bicchiere sporco di uovo e di interiora di luccio e si trangugiò<br />

d’un fiato l’intera bottiglia emettendo alla fine un sonoro rutto che riempì tutta la casa.<br />

Ad esso risposero latrati, squittii, singhiozzi, fischi, grida, sussurri, gracidii e stridii: tutta la casa<br />

aveva detto - Salute! - al suo padrone.<br />

- Vedete, noi proprietari terrieri dello Yorkshire siamo brava gente, alla mano, ospitali e socievoli.<br />

Volete parlare del tempo? Domani sarà brutto. Come oggi. Ecco fatto. Adesso abbiamo finito.<br />

Potete andarvene all'inferno. -<br />

- Siete stato molto gentile, signor Heathcliff. Ho apprezzato molto la vostra cortese accoglienza-<br />

Credo che tornerò. -<br />

- Vi venga un accidente! - grugnì Heathcliff.<br />

8


- Vi venga un accidente doppio! - ruminò Joseph, rincarando la dose ed assumendo un ghigno che,<br />

notò con un brivido Lockwood, assomigliava in modo impressionante a quello della cagna dal<br />

pelo rosso.<br />

Questa osservazione gli avrebbe procurato dei pensieri torbidi e terrificanti che non lo avrebbero<br />

fatto dormire per tutta la notte seguente, perseguitandolo con incubi incredibili e inconfessabili.<br />

Lockwood, dopo avere fatto un inchino di commiato, si insinuò nella fessura della porta come<br />

un'anguilla fra le serrande di una chiusa e uscì nel cortile, dove stava piovviginando.<br />

- Il tempo sta migliorando. - pensò Lockwood e si avviò al cancello.<br />

Dopo avere atteso più di dieci minuti che Joseph gli conducesse Sir Francis Drake II, il suo<br />

cavallo, che nel frattempo si era rotolato nel fango del cortile annullando così tutto il suo lavoro di<br />

pulizia, si avviò scosso ed esausto verso la sua dimora a Thrushcross Grange, da dove era venuto.<br />

Questa fu la prima volta che Lockwood si recò alla Tempestosa.<br />

9


II<br />

Lockwood avrebbe voluto restarsene nella sua abitazione di Thrushcross Grange, vista la<br />

bellissima giornata di sole che allietava la casa, il cortile e l’intera zona ove egli risiedeva.<br />

Ma la vista (da dietro) di una cameriera che gli puliva il camino lo persuase a ritornare alla<br />

Tempestosa.<br />

Un misterioso quanto inquietante presentimento lo spingeva.<br />

Giunse che pioveva a dirotto con un vento di cento chilometri all’ora, fra tuoni e lampi che non<br />

presagivano niente di buono.<br />

E così fu, infatti.<br />

Era appena arrivato al cancelletto, che una tempesta di neve lo investì tagliandogli la faccia con<br />

fiocchi ghiacciati che esaminati da vicino si erano rivelati stranamente somiglianti a quelle specie<br />

di stelle d’acciaio che i fanatici di arti marziali giapponesi si tirano addosso l'un l'altro allo scopo<br />

di piantarsi le loro punte accuminate nelle parti più delicate del corpo.<br />

Per di più il cancelletto era chiuso con un lucchetto.<br />

Lockwood impiegò più di un quarto d’ora per cercare di scassinarlo.<br />

Usò gli attrezzi più disparati.<br />

Una forcina per capelli che egli stesso si stupì di trovarsi in testa.<br />

Un clip per le unghie corredato di limetta.<br />

Un fermaglio per carte che egli aprì facendogli assumere le più strane forme compresa quella di<br />

un’ochetta di celluloide.<br />

Un apriscatole elettrico a pile, di fabbricazione ovviamente cinese, che però si rifiutò<br />

cocciutamente di continuare a funzionare appena accortosi che la pila che egli portava in grembo<br />

era quasi nuova, il che per un attrezzo cinese è quasi un’onta (ed anzi ci pianse sopra un bel po’).<br />

Un ferro di cavallo tolto con la forza a Sir Francis Drake II che giustamente non ne voleva sapere,<br />

anche considerato che la neve nel frattempo si era depositata sul terreno per un altezza di venti<br />

centimetri ed egli, freddolosissimo, non si voleva gelare i piedi.<br />

Alla fine si stufò e scavalcò il cancello.<br />

Percorse il cortile sprofondando nella neve che aumentava sempre di più.<br />

Arrivato alla grande porta di quercia, cominciò a bussare battendo le nocche su di un mostro<br />

rappresentante un animale con la faccia di gallina, le zampe di capretto, il corpo di coccodrillo e la<br />

coda di rospo, finché non coprì la neve intorno ai suoi piedi con una chiazza rossa del suo sangue.<br />

Si avvide con preoccupazione che una decina di avvoltoi di montagna, appolaiati sul tetto della<br />

casa, lo guardavano sbavando.<br />

Dall’interno udiva provenire i latrati strazianti dei cani.<br />

Non riusciva a capire se annunciavano con entusiasmo la sua presenza o testimoniavano<br />

semplicemente che nella accogliente e simpatica dimora la vita scorreva come sempre con<br />

quell’armonia e quella pace che la caratterizzavano.<br />

Di quando in quando udiva una stridula ed agghiacciante risata.<br />

In un primo tempo l'attribuì a un geco, ma poi, per il suo ripetersi ossessivo, sospettò provenire da<br />

Joseph, il fido servitore che nel corso dei suoi incubi notturni aveva concluso essere un depravato<br />

sessuale.<br />

- Maledetto! - gridò nella tormenta.<br />

La sua voce venne portata via dal vento fino a una landa deserta dove si trovava a passare un<br />

cespuglio semovente dell’Arizona che rotolando su stessso se ne girava spensieratamente il<br />

mondo.<br />

Udita l’imprecazione e pensato che fosse rivolta a sé, il cespuglio dell’Arizona si affrettò a<br />

rotolare via spaventato e anche un poco offeso, visto che era un cespuglio onesto che non aveva<br />

mai fatto niente di male in vita sua tranne scappare di casa per girare il mondo.<br />

10


- Maledetto! - ripeté Lockwood con maggiore veemenza.<br />

- Mi avete chiamato? - domandò Joseph spuntando fuori da un covone di grano - Cosa volete? -<br />

- Non c’è nessuno in casa? -<br />

- Sono quasi tutti in cucina. -<br />

- Nel buco nero? -<br />

- Nel buco, sì, sì! - rispose il bieco coboldo con una agghiacciante risata, - Nella sala vi è solo la<br />

padrona. Ma quella non vi apre neppure se le dite che le è arrivato per posta l’ultimo modello di<br />

vibratore. - e aggiunse, masticando fra i denti che non aveva, - Andatevene dunque all'inferno,<br />

maledetto rompiscatole! -<br />

Poi, sghignazzando con un ghigno che, ormai Lockwood non aveva più dubbi, era terribilmente<br />

simile a quello della ripugnante cagna dal pelo rosso, si reimmerse nel covone da dove<br />

provenivano grufolii e gorgoglii che rafforzarono ancora di più in lui il sospetto di depravazione<br />

sessuale del bravo servitore.<br />

Lockwood stava già pentendosi di essersi avventurato a ritornare alla Tempestosa quando gli<br />

capitò un accidente che lo persause a giurarsi che non vi avrebbe mai più messo piede in vita sua.<br />

Si sentì scorrere ai lati del collo due aculei di ferro che incastrandosi sotto le mandibole lo<br />

sollevarono da terra tenendolo sospeso per la testa.<br />

Era stato preso per il collo con un forcone.<br />

Con l'estremo sforzo della disperazione, fece una piroetta su stesso ruotando di centottanta gradi e<br />

si trovò davanti un orribile orso con sembianze vagamente umane, dal corpo enorme e pelosissimo<br />

e dal muso decisamente bestiale, che con voce gentile e in falsetto gli disse - Vieni con me,<br />

piccioncino -<br />

Fu trasportato su per una scala a pioli appoggiata al retro della casa che l'orso arrampicò tenendo il<br />

manico del forcone fra i denti.<br />

Poi fu calato, sempre impiccato al forcone questa volta tenuto comodamente su una spalla<br />

dall'orso, lungo la canna del camino.<br />

Questa era grandissima e comoda, dotata di scala con ringhiera, pianerottoli di sosta con macchina<br />

distributrice di birra, saletta della musica e una toilette a gettone riservata però ai soli uomini.<br />

Ciò confermò il suo sospetto che il camino avesse fatto tutti i mestieri tranne il proprio.<br />

E arrivò così nello stanzone all'interno della casa.<br />

L’orda dei cani, riconoscendolo, lo accolse festosamente con ululati e morsi che lo inchiodarono a<br />

terra, obbligandolo a rimanere nella stessa posizione della sua visita precedente: gambe e braccia<br />

larghe, immobile come una statua.<br />

Questa posizione fissa gli consentì di osservare con tranquillità e sistematicità tutta la grande<br />

stanza e si avvide che proprio nel mezzo di essa vi era una donna seduta a cavalcioni di una sedia.<br />

Ma non ne poté definirne la fisionomia a causa dell’oscurità.<br />

Era evidentemente la "padrona", come l’aveva definita Joseph.<br />

Lei lo fissava, come non mancò di notare fra sé Lockwood, con occhi freddi e senza sguardo, in<br />

modo davvero sgradevole e imbarazzante.<br />

Volendo rompere l’imbarazzo del silenzio e magari ingannare (no, questo no, mai più; diciamo ...<br />

intrattenere) l’attesa, Lockwood si mise, da buon inglese, a parlare del tempo.<br />

Elogiò il clima salubre e luminoso della Tempestosa e dichiarò che la neve d’estate era un<br />

fenomeno davvero interessante.<br />

Ma l’imbarazzo cresceva in lui insieme ad un'altra cosa, come sempre gli succedeva quando si<br />

trovava da solo in una stanza con una signora.<br />

Specie se la stanza era, come in questo caso, poco illuminata.<br />

Lo salvò dall’imbarazzo l’orso che lo aveva condotto con il forcone all’interno della casa e che<br />

non aveva ancora ritirato l’utilissimo attrezzo dal suo collo.<br />

Disse - O basta là! - in dialetto decisamente piemontese.<br />

11


Poi diede, con il forcone, uno scrollone a Lockwood come si fa con un albero da frutta, al che tutti<br />

i cani, appunto come frutta matura, si staccarono dal suo corpo e magicamente sparirono<br />

uggiolando nelle rispettive cucce ricavate negli anfratti dello stanzone, che non si vedevano ma si<br />

intuivano dall’olezzo insopportabile che emanavano.<br />

- Adesso ho capito, la parola d’ordine che fa allontanare i cani: «O basta là» - pensò Lockwood.<br />

L’orso estrasse finalmente la testa di Lockwood dal forcone e si piazzò accanto al camino<br />

rimanendo immobile come uno di quegli orsi imbalsamati che avrebbero decorato i saloons delle<br />

cittadine del Nord America durante la corsa all’oro di mezzo secolo dopo.<br />

Sembrava lo sapesse perfettamente, perché aprì il ghigno in una risata ebete che gli rimase<br />

stampata sul muso come un timbro dell'ufficio postale.<br />

La "padrona" continuava a fissare Lockwood come una gallina fissa un verme e lui si sentì ancora<br />

una volta in dovere, più per soccorrere se stesso che lei, a rompere il silenzio.<br />

- Magnifica bestia! - disse indicando l’orribile cagna dal pelo rosso - Un trionfo della natura,<br />

un’apoteosi dell’armonia! E i suoi cuccioli! Creaturine deliziose! La signora ha forse l’intenzione<br />

di mettere su un allevamento? -<br />

- Per me che crepino, quelle piccole troie! - rispose la "padrona", dando prova di socievolezza e<br />

affabilità.<br />

Questa gentile risposta mise, per così dire, “le ali ai piedi” di Lockwood, il quale incoraggiato<br />

dall’insperata disponibiltà alla conversazione manifestata dalla signora, si lanciò in una temeraria<br />

valutazione.<br />

- Ah, capisco: i suoi beniamini son certo quelli là! - disse indicando una cesta poco lontana dalla<br />

donna nella quale egli aveva intravvisto dei gattini.<br />

- Graziosi davvero, questi! - disse lei alzandosi dalla sedia, sollevando la cesta, rovesciandola e<br />

lasciando cadere al suolo dei poveri cadaverini accuratamente scuoiati, sventrati e con le loro belle<br />

interiora rinsecchite raccolte fra le graziose zampette, sotto lo sguardo vitreo e atterrito della loro<br />

piccola morte.<br />

Lockwood si era avvicinato per seguire il gesto generoso di lei e ciò gli permise finalmente di<br />

vedere da vicino la sconosciuta.<br />

Aveva diciassette anni e mezzo ma ne dimostrava diciassette.<br />

Era alta un metro e quarantotto e pesava novantasei chili.<br />

Le sue borracce, secondo la classificazione internazionale delle borracce, erano della sedicesima<br />

misura.<br />

Avrebbero sgominato, alla “gara delle borracce” di Gimmerton, il capoluogo della contea.<br />

Purtroppo la giovinetta non aveva i requisiti per parteciparvi, altrimenti i suoi affezionati congiunti<br />

ve l’avrebbero senz’altro iscritta, più che certi della vittoria, per potersi godere il meritato premio<br />

di una pinta di birra fatta in casa.<br />

Quella simpatica e allegra manifestazione campagnola si svolgeva ogni anno all’inizo dell’estate<br />

nel cuore dello Yorkshire.<br />

In essa le signore concorrenti (il regolamento richiedeva che le partecipanti fossero rigorosamente<br />

sposate ed era questo, il requisito che impediva alla gioviale giovinetta di partecipare) venivano<br />

appese per il collo ad una fune fissata ad un albero e venivano pesate loro le borracce che così le<br />

concorrenti non potevano appesantire con movimenti inconsulti.<br />

Perché questo avvenisse occorreva aspettare di solito una buona mezz’ora, ma nel frattempo i<br />

mariti, esaltati dalla partecipazione della loro consorte alla nobile e antica gara, si abbandonavano<br />

ad abbondanti libagioni di birra e a canti a cappella che allietavano la vallata della gentile cittadina<br />

inglese e mostravano al mondo quanta gioia, quanta simpatia e quanta allegria si trovassero in<br />

questa regione inglese benedetta da Dio e dalla natura: lo Yorkshire, appunto.<br />

Lockwood abbassò lo sguardo sotto le borracce e vide un mappamondo che lo fece rimanere senza<br />

fiato, condizione condivisa anche dalle mutande dell’interessata, le quali, pur ricavate da un<br />

12


lenzuolo matrimoniale a due piazze, faticavano non poco, a coprire l’intera superficie di tale<br />

meraviglia, finendo per divenire talmente tese da avere perduto ogni capacità di rilassarsi.<br />

- Venere Callipigia! - balbettò Lockwood sforzandosi di muovere una lingua diventatagli ormai di<br />

legno.<br />

- Voi siete stato invitato a mangiare la cima? - gli domandò la mirabile apparizione.<br />

- L’assaggerei volentieri. - rispose Lockwood estasiato.<br />

- Siete stato invitato o no? - replicò la castellana.<br />

- No. - ammise sinceramente e onestamente lo sfortunato ospite, convinto che la sincerità e<br />

l’onestà siano alla base di ogni duraturo rapporto.<br />

- Allora potete andare ad aggiungere il vostro contributo alla nostra concimaia! - concluse<br />

affabilmente la nobile fanciulla, riponendosi elegantemente a cavalcioni della sedia, che accolse<br />

con un gemito il suo ritorno.<br />

Poco dopo entrò nella stanza scendendo dal camino (- Doveva essere quello, l’ingresso usato<br />

abitualmente dagli abitanti della casa - pensò Lockwood) Heathcliff, al quale Lockwood disse<br />

allegramente e pieno di entusiasmo: - Vedete, signore, che ho mantenuto la promessa e son<br />

ritornato! -<br />

- Andatevene all'inferno! - grugnì l’amabile ospite, e poi aggiunse cortesemente: - Quand’è che<br />

intendete andarvene? -<br />

- Pensavo di affrontare la tormenta fra una mezz’oretta, dopo essermi rifocillato. -<br />

- Mezzora! Cima maledetta! Facciamo cinque minuti! -<br />

- Venticinque. -<br />

- Sette! -<br />

- Venti. -<br />

- Otto! -<br />

- Quindici. -<br />

- Facciamo dieci minuti e non se ne parla più! - concluse Heathcliff stizzito con un grugnito,<br />

conscio di essere stato fregato.<br />

Esaltato dall’avere ottenuto molto più di quanto aveva sperato, Lockwood diventò audace.<br />

- La signora, prima, mi aveva offerto della cima. E’ un piatto che non conosco. Pensate che potrei<br />

averne un po’? - domandò incautamente.<br />

- Della cima? E perché diavolo dovrei darvi della cima? Siete forse stanco di vivere? -<br />

- No, ma vedete, fuori c’è una tormenta di neve e mi sono congelato i piedi, per non parlare delle<br />

mani che mi sono scorticato a forza di bussare al portone.-<br />

- Tormenta di neve? Puah! Due fiocchi da far ridere! E poi perché diavolo vi siete messo a bussare<br />

al portone? Lo sanno tutti, che il portone non si apre mai altrimenti qui dentro si riempie di<br />

correnti d’aria. C’è il camino, per entrare in casa! -<br />

- Sì, sì, ho visto. Il signore qui presente - e indicò la statua dell’orso - mi ha gentilmente condotto<br />

lui, qui. -<br />

- Signore? Ah, ah, ah! Gentilmente? Ah, ah, ah! - annotò con tono terrificante Heathcliff. -<br />

Comunque volete la cima, eh? Ah, ah, ah! - annotò con tono ancora più terrificante. - E<br />

facciamola finita, allora! Cima! - gridò rivolto alla giovane dea abbrancata a gambe spalancate alla<br />

sedia, la quale cominciava a dare chiari segni di cedimento. E rincarò - Allora la porti o no, questa<br />

cima? Scrofa! -<br />

- Prenditela da te, la cima, maiale! -<br />

- Scrofa! -<br />

- Maiale! -<br />

- Scrofa! -<br />

- Maiale! -<br />

- Scrofa! -<br />

13


- Maiale! -<br />

- Basta! - tuonò Heathcliff. - Gira il mappamondo e porta la cima! -gridò con un grugnito, con la<br />

stessa foga e lo stesso odio con cui Balilla, giovanissimo eroe genovese, gridò ‘Che l'inse!’ (“Che<br />

cominci!”), lanciando una pietra in testa a un sergente dell’esercito austriaco che aveva occupato<br />

la città (l'esercito, non il solo sergente) e dando così inizio alla rivolta generale che condusse alla<br />

sua liberazione.<br />

- Devo portarla anche per quello lì? - domandò la divina con disprezzo, indicando con un colpo<br />

del mento il povero Lockwood, colpo di mento che nessuno notò perché ella era apppunto del tutto<br />

sprovvista di quella appendice.<br />

- Sì, visto che è proprio lui che l’ha chiesta! Ah, ah, ah! - rise divertito e sinistro Heathcliff,<br />

emettendo un grugnito.<br />

La divina apparizione sparì nella cucina e miracolosamente, un attimo dopo, ritornò con un<br />

vassoio contenente una specie di cadaverino d’infante, rosa e molle, recante una vistosa cucitura<br />

fatta con rozzo spago da imballaggio lungo tutto il ventre, come se il perito settore, terminata<br />

l’autopsia, volendo vedere la centosedicesima puntata de “Il Grande Fratello” e volendo<br />

comunque risparmiare ai parenti il penoso spettacolo del loro piccolo caro sbudellato, avesse<br />

frettolosamente rimesso tutto il maltolto dentro il povero corpicino e lo avesse trattenuto alla bella<br />

e meglio con una imbastitura veloce e grossolana.<br />

I quattro, Lockwood, la diva, il maiale e l’orso, si accomodarono intorno ad un tavolo fatto di<br />

quattro assi da cantiere ancora sporche di cemento, su sedie che, già sofferenti per precedenti<br />

sevizie, gemettero struggentemente, facendo sanguinare il cuore del sensibilissimo Lockwood.<br />

La meravigliosa fanciulla pose sul tavolo quattro piatti sbrecciati, nei quali le figurine azzurre<br />

tipiche della vaseria artistica inglese, essendosi sbiadite, denunciavano spudoratamente la loro<br />

falsa natura: erano in realtà pitturate a freddo, di fattura ovviamente cinese.<br />

Non osando rivolgersi direttamente alla divina donzella, perché la sua sola vista lo gettava in uno<br />

stato di agitazione psico-motoria, Lockwood si rivolse al signor Heathcliff: - Ringrazio la vostra<br />

gentile signora, genio tutelare della sua casa e del suo cuore, per la sua squisita ... -<br />

Non ebbe a terminare la frase, che Heathcliff scoppiò in una sonora e sinistra risata.<br />

- La mia gentile signora? - disse ironico con un grugnito. - Non è gentile e tanto meno è la mia<br />

signora! -<br />

- Come, non è sua moglie? -<br />

- No di certo! -<br />

- Sua figlia? -<br />

- No. -<br />

- Sua nipote? -<br />

- No. -<br />

- Sua sorella? -<br />

- No. -<br />

- Sua cugina? -<br />

- No. -<br />

- Sua cognata? -<br />

- No. -<br />

- Sua zia? -<br />

- No. -<br />

- Sua mamma? -<br />

- No. -<br />

- Sua nonna? -<br />

- No. -<br />

- Ma chi diavolo è, maledizione?! -<br />

14


- Mia nuora, l’unico tipo di parentela che non avete preso in considerazione. -<br />

- Già, maledizione! Non ce l’ho fatta, eh? -<br />

- Per questa volta, no. Proverete a vincere la prossima volta. -<br />

- Se mi inviterete, una prossima volta. -<br />

- Credo proprio di no, maledetta testa di cima! - grugnì Heathcliff.<br />

- Ah, ci sono! E’ la moglie di vostro figlio e vostro figlio è quest’orso qui. -<br />

Heathcliff proruppe in un’altra risata. - Non ne azzeccate una, eh, caro signor testa di cima?! -<br />

- Quest’orso qui non è vostro figlio? -<br />

- Certo che no! -<br />

- E’ vostro fratello. -<br />

- No. -<br />

- Vostro nipote. -<br />

- No. -<br />

- Vostro cugino. -<br />

- No. -<br />

- Vostro cognato. -<br />

- No. -<br />

- Vostro zio. -<br />

- No. -<br />

- Vostro compare d’anello. -<br />

- No. -<br />

- Vostro padre. -<br />

- No. -<br />

- Vostro nonno. -<br />

- No. -<br />

- Ma chi diavolo è, maledizione?! -<br />

- Sono Hareton Earnshow. - disse l’orso, alzandosi in piedi e mettendo in mostra tutto il suo<br />

pelame.<br />

E con questo la partita fu chiusa e Lockwood ne seppe meno di prima.<br />

- Conoscete la cima dello Yorkshire? - chiese Heathcliff a Lockwood, indicando il cadaverino sul<br />

vassoio.<br />

- Ne ho sentito parlare, ma non l’ho mai assaggiata ... - rispose Lockwood.<br />

- Ah, ah, ah! - rise sinistramente Heathcliff, - Adesso l’assaggerete! -<br />

- Come ... come è fatta? -<br />

- E’ uno stomaco di maiale con tutto il suo contenuto, arricchito di interiora di luccio, grasso di<br />

montone, rognone di coniglio e budella di pollo, cotto in pentola di rame per dodici ore. Non ce<br />

n’è una uguale all’altra: dipende da cos’ha mangiato il maiale. Ah, ah, ah! Zillah, la cuoca, ne fa<br />

una al giorno. Noi ne andiamo ghiotti. -<br />

- Capisco ... - disse Lockwood degluttendo.<br />

La divina creatura tagliò tre fette sottilissime per gli altri e una fetta enorme, praticamente quasi<br />

tutto il resto, per sé.<br />

- Sempre ingorda come al solito, eh? - le ringhiò Heathcliff.<br />

- Maiale! -<br />

- Scrofa! -<br />

- Maiale! -<br />

- Scrofa! -<br />

- Disgu ... Deliziosa! - disse Lockwood con un boccone di traverso (il primo, e l’ultimo), allo<br />

scopo di interrompere l’idillio.<br />

15


- Buona, eh? - disse Heathcliff, con la bocca piena dell’orribile mistura ed anzi spalancandola bene<br />

per permettere a Lockwood di osservare attentamente la sua composizione. - Anche noi, la<br />

troviamo deliziosa! Zillah poi ha un trucco tutto suo. -<br />

- E cioè? - chiese terrorizzato Lockwood.<br />

- Non lava le interiora di luccio! Ah, ah, ah! - rise gustosamente Heathcliff, rispalancando la<br />

bocca onde permettere a Lockwood di riesaminare più attentamente il suo contenuto, nel caso si<br />

fosse perduto qualche particolare.<br />

La divina creatura, trangugiata quasi senza masticare la sua enorme porzione, si alzò e si diresse<br />

verso il camino.<br />

Là, dopo essersi stuzzicata i denti con dei fiammiferi, cominciò ad accenderli e a tirarli come dardi<br />

infuocati sui cuccioli mostruosi dell’orribile cagna dal pelo rosso.<br />

Quella per una ragione che a Lockwood risultò inspiegabile, non ebbe alcuna reazione, rimanendo<br />

assolutamente indifferente ai guaiti strazianti dei poveri aborti di natura, che andavano a fuoco<br />

riempendo la stanza di una terribile puzza di carne bruciata.<br />

In quel mentre Joseph uscì dal camino e guardando con aria torva la signora Heathcliff le disse<br />

amabilmente: - Sempre a non fare una cima, eh? -<br />

- Vecchio ipocrita schifoso! - replicò lei, - Lo vedi questo? - e gli mise davanti al naso un grosso<br />

librone nero che aveva sollevato dalla mensola del camino, - E’ la ventiquattresima edizione del<br />

best seller “Come diventare una strega in dodici lezioni”. Sono alla decima. Ancora due lezioni e<br />

poi farò piazza pulita di tutti voi sorci schifosi impestati di scorbuto! -<br />

- Una strega! Ah, ah, ah! Ma se non sei nemmeno capace di lavarti le mutande! -<br />

- Questo è un altro discorso! Chi credi che sia stato a far morire la vacca, il maiale, il canarino e il<br />

pesce rosso? -<br />

- Tu? - balbettò con un brivido Joseph. - Oh, perfida, perfida! Che Dio ci liberi dal male! -<br />

- No, reprobo! Nessuna liberazione! Tu sei condannato! - e così dicendo estrasse dall’enorme<br />

reggiborracce tre pupazzetti di stoffa che adagiò sul suo gigantesco ventre; poi prendendo un<br />

lunghissimo ago da calza che portava fra i capelli, cominciò a punzecchiarli.<br />

- Ahi ahi, che mal di pancia! - esclamò Joseph piegandosi in due. - Scusate, torno subito! - disse<br />

alzando la mano con due dita sollevate, e sparì su per il camino.<br />

- Ohi ohi, che mal di denti! - gridò Heathcliff infilandosi tutte le dita in bocca a cui i rimasugli di<br />

cima rimasero appiccicati addosso.<br />

- Uhi uhi, che prurito all’ano! - ululò l’orso grattandosi le natiche in modo veramente indecente.<br />

- Attenti a voi, maledetti! - concluse la signora Heathcliff.<br />

Lockwood fece mostra di guardare fuori attraverso una fenditura della porta per evidenziare la sua<br />

estraneità e sottrarsi all’esibizione di magia nera della signora Heathcliff.<br />

Così facendo si avvide che la notte era calata e la tormenta di neve era giunta ad un’intensità tale<br />

che non si vedeva oltre un palmo dal naso.<br />

Lockwood si avvicinò al signor Heathcliff e gli chiese - Signor Heathcliff, fuori c’è un tempo da<br />

maiali! Posso fermarmi qui, per la notte? -<br />

- E per che cosa l’avete presa, la mia casa? Per una locanda? -<br />

- Ma c’è una visibilità di venti centimetri! Non saprei trovare la via del ritorno nemmeno se non<br />

avessi mai fatto nient’altro nella mia vita! -<br />

- Peggio per voi, testa di cima! Ve l’ho chiesto io, di venire a romperci le balle di fieno a noi fin<br />

quassù? - Poi impietosito aggiunse: - Se volete, potete dormire con Joseph. -<br />

- No, no! - rispose Lockwood rabbrividendo.<br />

Si rivolse alla gentile signora: - Gentile signora, vorrete scusarmi se vi dò noia. Ma io credo che,<br />

con quel bel visino, voi dobbiate per forza avere un buon cuore. Ditemi almeno quale strada debba<br />

io fare per il ritorno! -<br />

16


- Rifate la strada per la quale siete venuto! - rispose sprezzante la divina.<br />

- Grazie! Bella spiegazione! - disse Lockwood toccato ma non offeso.<br />

- E cosa volete che faccia, che vi ci accompagni io per mano? - replicò velenosamente la dolce<br />

visione.<br />

- Oh no! Io sarei desolato che voi varcaste con i vostri piedini delicati anche soltanto la soglia, in<br />

una notte come questa! - disse Lockwood. - Ma porca cima! Io vi ho chiesto di insegnarmi la via,<br />

non di mostrarmela! Conoscete la differenza fra il verbo insegnare e il verbo mostrare, dolce<br />

signora? -<br />

Si rivolse allora all’orso: - E voi, signor orso? Voi vorreste per pietà aiutarmi? -<br />

Gli rispose un grugnito.<br />

Disperato e piangendo come un bambino, Lockwood si lanciò verso il grosso portone con l’intento<br />

di aprirlo e fuggire.<br />

- Noooo! - fu il coro generale.<br />

- Gnasher! Wolf! - urlò Heathcliff.<br />

I due cani si avventarono su Lockwood, lo fecero cadere a terra e gli serrarono il naso in una<br />

doppia morsa d’acciaio, facendolo sanguinare copiosamente.<br />

Dal nulla, cioè dalla cucina, comparve il donnone che già una volta l’aveva salvato dai cani, con in<br />

mano una grossa brocca di cubetti di ghiaccio.<br />

- O basta là! - esclamò la donna. Ancora una volta la formula magica funzionò: i cani<br />

abbandonarono la presa e fuggirono uggiolando.<br />

Non potendo rimproverare il padrone, il donnone se la prese con l’orso.<br />

- Ma bene, signor Earnshaw! - gridò. - Ma bravo! Belle cose da fare! Ora si assassinano anche gli<br />

ospiti; e proprio sull’uscio di casa! - e così dicendo versò in testa a Lockwood l’intera brocca di<br />

cubetti di ghiaccio arrestandogli istantaneamente l’emorragia dal naso.<br />

- Grazie! - rantolò rincuorato Lockwood.<br />

- Va bene, va bene! - ruggì Heathcliff con un grugnito. - Zillah, dagli dell’altra cima e poi<br />

caccialo fuori! - E sparì su per il camino.<br />

- Noooo! - urlò il povero Lockwood.<br />

17


III<br />

Zillah attese qualche minuto, poi prese Lockwood per la cintura a mo’ di valigia, entrò nel camino,<br />

salì la scala e lo portò nella “camera”.<br />

- State attento a non fare rumore, perché se il padrone scopre che vi ho portato in questa camera ci<br />

uccide tutti e due. - gli disse Zillah porgendogli una candela. - E state attento a non consumarla<br />

tutta. Il padrone è avarissimo, con le candele. -<br />

- Me ne sono accorto. Non dubitate. Grazie di tutto. -<br />

- Di niente. Buona notte, signore. -<br />

- Buona notte. -<br />

Lockwood rimase solo nella stanza vuota e fu il primo momento di pace in tutta la sua giornata.<br />

La “camera” era completamente vuota, ad eccezione di una sedia e di un grande armadio<br />

addossato a una parete.<br />

Visto che non c'era ombra di un letto si domandò dove diavolo potesse dormire e concluse che non<br />

gli rimaneva altro che la sedia.<br />

Aprì l’armadio per cercare una coperta ed ebbe un’incredibile sorpresa.<br />

Dentro vi trovò un bar, un frigo, una stufa a kerosene, un apparecchio televisivo, un letto a<br />

baldacchino ed un’intera biblioteca composta di sedici vetrine ricolme di libri, completa di<br />

catalogo per titoli, per soggetto e per autori.<br />

Mancava il richiamo alle case editrici, ma Lockwood concluse saggiamente che nessuno può<br />

essere perfetto.<br />

C’era persino una finestra che dava sul cortile.<br />

Prese un libro a caso e lo aprì: era ‘Le avventure di messer Coniglietto’ e sul frontespizio vi era<br />

scritto a mano, in una scrittura minuta, “Catherine Earnshaw”.<br />

Ne saminò altri.<br />

In tutti vi era il nome della misteriosa fanciulla, che in alcuni però diventava “Catherine Linton” e<br />

in altri “Catherine Heathcliff”.<br />

Guardò nel catalogo.<br />

Alla voce “diario” trovò l’indicazione dello scaffale e del ripiano.<br />

Ce n’erano ventidue.<br />

Ne prese uno a caso e cominciò a leggere.<br />

«Una domenica noiosa. Oggi mio padre è morto. Io e Heathcliff siamo stati costretti ad ascoltare<br />

per sei ore, stando in bilico sul tetto del granaio, la lettura della Bibbia da parte di Joseph, con<br />

dieci gradi sottozero e un vento di centoventi chilometri all’ora. Quando siamo scesi ed io e<br />

Heathcliff ci siamo presi per mano, Joseph ha inveito contro di noi dicendo: - Il corpo appena<br />

sepolto del padrone è ancora caldo e voi già pensate a divertirvi! Ma quanto prima Satana berrà il<br />

vostro sangue e masticherà le vostre ossa! -»<br />

Aprì un’altra pagina.<br />

«- Se vi vedo parlare o anche soltanto ridere, per non dire giocare, ordinerò a Frances di tagliarvi<br />

tutti i capelli e le unghie e di schiaccarvi tutti quegli schifosi bruffoli che deturpano le vostre<br />

insulse facce fino a farvi piangere ... vero Frances? - - Certo, caro! -, dissero i due mostri,<br />

dopodiché si misero a pomiciare davanti a noi in modo osceno. Joseph, accortosi dei nostri<br />

sguardi, intervenne gridandoci - ‘Non si guardano i grandi!’ Tobia, 33,21. - e ci dette la ventesima<br />

e la ventunesima raccolta della “Torre di guardia” ordinandoci di leggerle per poi ripeterle a<br />

memoria. Noi le scagliammo nel gabinetto e lui si mise a urlare: - Padron Hindley! Hanno buttato<br />

la ventesima e la ventunesima raccolta della “Torre di guardia” nel gabinetto! - . Hindley scese dal<br />

suo paradiso e venne a strozzarci, gettandoci poi nel buco nero … »<br />

18


- La cucina! - eclamò Lockwood, contento di avere trovato una conferma alle sue teorie, quando<br />

l’occhio gli cadde su di un altro libro, “Settanta volte sette e il primo della settantunesima” del<br />

reverendo Jabes Branderham.<br />

Era troppo.<br />

Decise di dormire. Era sfinito.<br />

Si addormentò di colpo e sognò.<br />

Stava andando a confessare pubblicamente il proprio peccato nella cappella del reverendo Jabes<br />

Branderham, scavandosi con le mani ghiacciate una galleria nella neve alta alcuni metri, bastonato<br />

da Joseph con un “bordone del pellegrino”, un randello dalla pesante impugnatura che Joseph<br />

dichiarava essere indispensabile nel corredo del viandante, consiglio che Lockwood si pentì di non<br />

avere seguito.<br />

Finalmente arrivarono.<br />

La cappella era stata costruita vicino a una fossa di letame il cui fango serviva a meraviglia per<br />

imbalsamare i cadaveri, gli disse Joseph.<br />

Il reverendo Jabes Branderham lo stava attendendo sulla soglia con un vassoio su cui era adagiato<br />

il cadaverino di un neonato ricucito alla bella e meglio.<br />

- Un poco di cima? - gli domandò.<br />

- Noooo! - rispose Lockwood.<br />

- Peggio per voi! Allora cominciamo la cerimonia! - ribatté il reverendo, spingendolo dentro la<br />

cappella.<br />

Qui lo attendeva una folla di fedeli che riempiva completamente il locale.<br />

Denudato e posto sul cavalletto che serviva a sorreggere le bare, in mezzo ai fedeli che agitavano<br />

verso di lui la “Torre di guardia” arrotolata in mano, Lockwood fu costretto ad ascoltare, dalla<br />

voce stentorea e minacciosa del reverendo Jabes Branderham innalzato sul pulpito, la descrizione<br />

dettagliata dei quattrocentonovanta peccati di cui lui, Lockwood, veniva accusato.<br />

Alcuni, li aveva effettivamente commessi.<br />

Altri, la maggior parte, gli erano completamente sconosciuti, non solo nella loro esecuzione, ma<br />

persino nella loro descrizione.<br />

Lo colpì particolarmente uno, a cui non aveva mai pensato: mentre assisteva alla santa messa<br />

avrebbe soddisfatto il suo prurito anale con una fregagione talmente intensa da procurargli una<br />

specie di estasi.<br />

Apprese con terrore che quella scena si era già ripetuta per settanta volte e che quella era la<br />

settantunesima.<br />

Si sarebbe ripetuta quindi per altre quattrocentodiciannove volte!<br />

Pensando che anche per i fedeli doveva essere una bella menata, Lockwood gridò: - Compagni di<br />

martirio, dategli adosso! Strappatelo giù e riducetelo in atomi, cosicché i luoghi che lo conobbero<br />

non lo possan conoscere mai più! -<br />

- Tu sei l’Uomo! Il primo della settantunesima! - tuonò il reverendo paralizzando tutti.<br />

E continuò: - Fratelli, eseguite sopra di lui il giudizio che è scritto. Tale onore hanno tutti i Suoi<br />

Santi! -<br />

Ognuno sfoderò un “bordone del pellegrino” e cominciò a menare Lockwood come un sacco di<br />

grano da cui si volesse separare la paglia, ma presto, poiché egli non poteva essere dappertutto e<br />

per non restare in ozio, i fedeli si misero a menare a destra e a sinistra senza distinzione di<br />

bersaglio.<br />

Il risultato fu una rissa infernale.<br />

Anche il reverendo Jabes Branderham, dal pulpito, non avendo nessuno a cui menare, prese a<br />

percuotere con il proprio “bordone del pellegrino” una povera statua di San Felice che<br />

imprudentemente, non prevedendo minimamente una tale complicazione, si era piazzata in quella<br />

19


posizione per godersi in prima fila la predica, ma che, pentitissima, aveva deciso, per la prossima<br />

volta, di cambiare posizione, ed anzi, già che c’era, anche nome.<br />

Lockwood si svegliò di soprassalto e si accorse che il martellìo del “bordone del pellegrino” nel<br />

suo cervello era dovuto ad un ramo che sbatteva contro la finestra.<br />

Cercò di aprirla e, non riuscendovi, sfondò il vetro afferrando il ramo per strapparlo via, ma il<br />

ramo si trasformò in una piccola mano fredda come il ghiaccio e una voce d’infinita malinconia<br />

singhiozzando gli disse: - Lasciatemi entrare! Lasciatemi entrare! -<br />

- Chi siete? - chiese Lockwood.<br />

- Catherine Linton. - rispose la voce.<br />

La mano ghiacciata lo tirava fuori della finestra con una forza sovrumana ed allora egli,<br />

terrorizzato, puntò i piedi contro il muro e con uno strattone riuscì a rientrare il proprio braccio,<br />

con la mano della fanciulla ancora avvinghiata al suo polso.<br />

Perché di una fanciulla, si trattava.<br />

Vide infatti il volto infantile, pallidissimo ed afflitto da un’angoscia indicibile, attraverso il vetro<br />

della finestra.<br />

Allora, con un gesto tanto crudele quanto disperato e inconsulto, abbassò di colpo il braccio<br />

tranciando di netto la piccola mano sul vetro tagliente della finestra.<br />

La fanciullina cadde all’indietro nell’oscurità con un urlo agghiacciante.<br />

La sua mano mozzata rimase però ancora avvinghiata al suo polso ed egli, in un estremo gesto di<br />

disperazione e di ribrezzo, la strappò da sé e la gettò nell’oscurità, lanciando a sua volta un urlo di<br />

terrore.<br />

- Cosa succede? - sussurrò tremando Heathcliff, che, entrato nella camera attratto dalle grida, si<br />

affacciava, con una candela in mano, alla porta dell’armadio-stanza. - C’è ... c’è qualcuno lì? -<br />

- Sì, sono io, Lockwood. -<br />

- Cosa diavolo ci fate, voi qui, testa di cima! Io ho dato l’ordine di cacciarvi fuori! -<br />

- E invece la sua cuoca, che credevo avesse più buon cuore di lei, mi ha offerto di dormire in<br />

questa camera. Ma lo ha fatto per farsi burla di me! E’ uguale a tutti voi! Lo sapeva,<br />

evidentemente, che in questa camera “ci si sente”! -<br />

- Ci si sente? Che diavolo vuol dire, porca cima?! -<br />

- Che si sentono delle voci e si vedono delle cose. -<br />

- Voci? Cose? E cosa avete sentito e cosa avete visto, voi? -<br />

- Una piccola indemoniata fuori della finestra mi ha afferrato per un braccio e voleva condurmi là,<br />

nell’oscurità, insieme con lei, dove mi avrebbe di certo strozzato, se glielo avessi permesso! -<br />

- Una piccola chi ... ? -<br />

- Una piccola indemoniata: Catherine Linton. -<br />

- Chi? ... -<br />

- Catherine Linton. Ma siete diventato sordo? -<br />

- Non sono sordo, sono attonito, signore: Catherine Linton è morta più di vent’anni fa! -<br />

Lockwood raccolse le sue cose e si allontanò, ma mentre usciva dalla camera udì Heathcliff che,<br />

affacciato alla finestra, gridava sottovoce: - Cathy, vieni! Oh, Cathy vieni ancora una volta! Anima<br />

mia, odimi questa volta almeno! -<br />

Era ancora notte.<br />

Lockwood scese nello stanzone e dormì su una panca per un paio d’ore insieme con un gatto e due<br />

talpe.<br />

All’alba venne Joseph a farsi una pipata accanto alla cagna dal pelo rosso, divertendosi a gettare i<br />

tizzoni sui suoi cuccioli e nemmeno lo vide.<br />

20


Poco dopo venne l’orso, che fece i suoi esercizi mattutini consistenti nel richiamare alla memoria<br />

tutti i santi del calendario attribuendo ad ognuno di essi una particolare oscenità.<br />

Nemmeno lui, si avvide di Lockwood.<br />

Quando furono entrambi usciti, il silenzio regnò nella stanza.<br />

Ma fu presto interrotto da voci concitate che provenivano dal nulla, cioè dalla cucina.<br />

- Non fai mai una sega, maledetta strega! - disse la voce di Heathcliff, dimostrando un’insospettata<br />

inclinazione per la poesia.<br />

- Bada a te, maiale, che ti trasformo in una pecora! - rispose la voce della divina fattucchiera.<br />

- Non un’anitra? -<br />

- Una pecora! -<br />

- Sono un coniglio! - concluse Heathcliff.<br />

Heathcliff uscì dal nulla, cioè dalla cucina, e si rivolse a Lockwood: - Volete un po’ di cima? -<br />

- No, no, grazie! -<br />

- E’ ottima, per colazione. -<br />

- Non ne dubito. - disse Heathcliff degluttendo - Ma credo che la farò a casa mia, la colazione, se<br />

mai ci arriverò. -<br />

- Venite, che vi accompagno fino alla palude. -<br />

- Molto gentile. -<br />

- Di niente. -<br />

L’improvvisa affabilità del suo ospite lo impensierì non poco.<br />

E aveva ragione, a impensierirsi.<br />

Heathcliff gli diede delle indicazioni seguendo le quali Lockwood si perse nella palude, fu<br />

inseguito per quattro ore da due caimani e rimase più di un’ora fra le spire di un’anaconda, finché<br />

una squadra di soccorso costituita da due bambini che giocavano con le barchette di carta lo trasse<br />

in salvo conducendolo fino a casa.<br />

Giurò a se stesso che non avrebbe mai più rimesso piede alla Tempestosa.<br />

21


IV<br />

- Volete un po’ di cima, signor Lockwood? Io la faccio particolarmente gustosa, sa? Ho un<br />

segreto: ci aggiungo delle zampe di pollo. - disse la signora Dean, la governante di Thrushcross<br />

Grange, dopo che Lockwood si era fatto un bagno caldo.<br />

- No, no, grazie! Non ho fame! - disse Lockwood degluttendo. - Ma com’è che il signor Heathcliff<br />

non vive qui, a Thrushcross Grange, che è molto più grande e comoda della Tempestosa? La<br />

quale, detto fra noi, ha un clima veramente schifoso. - disse, per cambiare discorso.<br />

- La spiegazione ufficiale è che un pidocchio. La realtà, invece, è che un coniglio. -<br />

- Credevo fosse un maiale. -<br />

- No, è un coniglio. Vive alla Tempestosa perché ha paura. -<br />

- E di chi, ha paura? -<br />

- Dei fantasmi! -<br />

- E chi è quella divina fanciulla che vive colà con quei selvaggi? -<br />

- Divina fanciulla? Ah, quella balena! E’ la figlia del mio precedente padrone, il signor Edgar<br />

Linton: Catherine Linton. -<br />

- Come? Catherine Linton! Ma io l’ho vista ... - Lockwood si morse le labbra. - E chi è quell’orso,<br />

Hareton Earnshaw? -<br />

- E’ il nipote della moglie del signor Linton, il padre di Catherine. -<br />

- E sarebbe? -<br />

- Il cugino di Catherine. Ma anche suo marito, era suo cugino, da parte di padre; lui lo è da parte di<br />

madre. Heathcliff, ha sposato la sorella del signor Linton. -<br />

- Cioè? -<br />

- E’ il figlio del fratello della moglie del padre della vedova del figlio di Heathcliff, il quale però<br />

non ha nessuna parentela con lui. -<br />

- Scusatemi, ho un po’ di mal di testa. -<br />

- Volete un po’ di cima? E’ un toccasana, per il mal di testa! -<br />

- No, no, prendo un’aspirina, grazie! Raccontatemi pure la storia di questa famiglia, signora Dean.<br />

Ma poi, vi prego, fatemi una piantina delle parentele: non ci ho capito nulla. -<br />

- Il vecchio padrone, il signor Earnshaw, padre di Hindley e Catherine (lui aveva quattordici anni,<br />

lei sei), a cui io (che ne avevo dodici), essendo mia madre nutrice di Hindley, mi univo nei giochi,<br />

una sera, di ritorno da Liverpool, condusse alla Tempestosa, dove vivevamo, un piccolo zingaro di<br />

quattro anni vendutogli da una carovana di passaggio.<br />

- Un affare!- , disse il signor Earnshaw, - L’ho pagato solo due penny!- .<br />

Il signor Earnshaw e sua moglie, rivelando nobiltà d’animo, chiamarono il piccolo derelitto con il<br />

nome di un loro figlioletto morto: Heathcliff.<br />

Ma egli fu sempre considerato da tutti come un servo.<br />

Noi ci rifiutammo di farlo dormire nella nostra stanza e lo gettammo nella carbonaia, ma il<br />

disgraziato strisciò fino al letto di Catherine e vi ci infilò dentro.<br />

Da allora lui e Catherine diventarono amici per la pelle.<br />

Hindley lo odiò invece per tutta la vita e lo tormentò con scherzi atroci fra cui ricordo quello di un<br />

Natale in cui Heathcliff ebbe come regalo la testa mozzata del suo cane D’Artagnan.<br />

Ridemmo tutti molto, quel Natale.<br />

Bei tempi!<br />

Era da poco morta la signora Earnshaw e il signor Earnshaw, per riempire il vuoto, prese<br />

Heathcliff nel suo letto.<br />

Da allora Heathcliff divenne il padrone della Tempestosa.<br />

Il signor Earnshaw strisciava ai suoi piedi come un verme, Catherine gli leccava le mani, io mi<br />

inchinavo al suo passaggio e l’unico che vi si opponeva era Hindley, che lo pestava come il sale.<br />

22


Ricordo un giorno in cui Hindley, stufo di pestarlo, gettò Heathcliff sotto un cavallo al quale<br />

aveva dato una mancia perché lo pestasse per lui.<br />

Il risultato fu che Heathcliff, a forza di lividi, diventava sempre più nero, accentuando la sua<br />

sembianza di zingaro, finché si trasformò in un vero e proprio negro.<br />

Ma Heathcliff non ci sembrava vendicativo.<br />

Oh, signor Lockwood, come mi sbagliavo!<br />

E’ sicuro che non volete un po’ di cima? -<br />

- No, no, grazie! Proseguite, signora Dean! -<br />

-Hindley, per il suo comportamento verso Heathcliff, fu messo in collegio dal padre.<br />

Con ciò, Heathcliff si calmò e cominciò Catherine, a spadroneggiare.<br />

Ne combinava di tutti i colori disubbidendo a tutti e dava l”impressione di comandare lei, anche su<br />

Heathcliff.<br />

Era insolente e insofferente, con grande dispiacere del padre.<br />

Un giorno il signor Earnshaw le disse: - Perché, Catherine, non puoi essere una buona figliola?- e<br />

lei ridendo a squarciagola mentre mangiava la cima, gli rispose sputandogliene dei pezzetti in<br />

faccia: - E voi, padre, perché non potete essere un buon padre?- .<br />

Lui fece una smorfia e morì.<br />

Al funerale venne Hindley insieme con una donna e con lei si fermò nella casa e ne assunse il<br />

comando.<br />

Di lei non si seppe mai nulla (è uno dei tre misteri di questo romanzo), se non che era terrorizzata<br />

dai funerali.<br />

Sulle prime trattò bene Catherine e Heathcliff, ma in seguito prese a odiarli.<br />

Essi, ancora ragazzi (avevano rispettivamente quattrodici e dodici anni), divennero i più selvaggi<br />

animali che mai la palude avesse visto, trascorrendo in essa, ricercati invano da tutti, le loro<br />

giornate.<br />

Le punizioni che Hindley infliggeva loro erano terribili, specialmente a Heathcliff, ma questi<br />

sopportava con indifferenza le offese e le violenze più tremende.<br />

Una notte andarono di nascosto a Thrushcross Grange e Hindley, accortosene, gli sbarrò la porta<br />

di casa in mondo che non potessero rientrare.<br />

Rientrò di soppiatto Heathcliff attraverso il camino e mi raccontò che lui e Catherine avevano<br />

spiato i figli dei Linton, Edgar e Isabella, due graziosi pargoli di poco più giovani di loro, mentre<br />

squartavano il loro Yorkshire nano tirandolo una da una parte e uno dall’altra al grido di “E’<br />

mio!”, e che, scoperti, erano stati inseguiti dal mastino dei Linton che aveva dilaniato Catherine ad<br />

una caviglia.<br />

Lei era stata poi curata dal signore e dalla signora Linton, mentre Heathcliff era stato cacciato in<br />

malo modo al grido di “Negro, negro, di te io me ne frego!” dimostrando, anche loro, di possedere<br />

un animo poetico.<br />

Quando Hindley venne a conoscenza del fatto disse a Heathcliff che alla prossima marachella lo<br />

avrebbe cacciato per sempre dalla sua casa.<br />

Catherine fu ospitata a Thrushcross Grange per cinque settimane in attesa che le guarisse la<br />

caviglia ferita e quando ritornò, grazie alle cure della moglie del signor Hindley che le insegnò le<br />

belle maniere, si era trasformata in una graziosa damigella.<br />

Quando scese dal pony restammo tutti a bocca aperta: indossava un’amazzone arancione sopra una<br />

sottana viola aperta su dei calzoni verdi con stivali gialli e berretto rosso.<br />

Veramente molto fine.<br />

Heathcliff, che continuava a vivere come un selvaggio nella palude, alla sua vista si nascose sotto<br />

una panca dello stanzone, ma lei lo stanò e voleva baciarlo quando si avvide della sua sporcizia.<br />

23


- Ma sei lurido come un maiale!- , gli disse.<br />

- Sì. Perché?- , rispose lui.<br />

- Perché sporco non è bello.-<br />

- Non è vero! Sporco è bello! Sporco è bello! Sporco è bello! - , prese a gridare Heathcliff, ed<br />

uscito nel cortile si rotolò nel fango e nello sterco di maiale buttandoselo a manciate giù per la<br />

camicia e dentro le mutande, dove pareva gli desse un piacere particolare.<br />

Poi scappò nella palude e non lo vedemmo più per un bel pezzo.<br />

Stavamo preparando, per ringraziarli dell’ospitalità data a Catherine, un ricevimento per i Linton,<br />

che essi accettarono a patto di “non trovarsi davanti quell’orribile negro”, quando Heathcliff venne<br />

da me e mi pregò di farlo diventare un damerino.<br />

Dopo una notte di brusca, striglia, paglietta, cartavetro, pialletto e levigatrice orbitale, conciai<br />

Heathcliff per la festa, ma egli, entrato nella sala, fu aspramente redarguito da Hindley, irritato<br />

della sua presenza e ancora più della sua indebita eleganza, e deriso da Edgar, il figlio dei Linton.<br />

Non potendo prendersela con Hindley, Heathcliff se la prese con Edgar e gli versò una pentola<br />

piena di composta bollente di mele cotogne sulla testa, procurandogli ustioni di primo e secondo<br />

grado con prognosi di quaranta giorni di riposo e cure, salvo complicazioni.<br />

Hindley punì Heathcliff con quaranta frustate (una per ogni giorno di prognosi: il signor Hindley<br />

ha sempre avuto il senso della giustizia) e lo rinchiuse nel granaio.<br />

La festa continuò.<br />

Noi mangiammo cima e castagne bollite, Catherine invece mangiò cima e lacrime (le castagne non<br />

le piacevano).<br />

Quando giunse il momento del ballo, Catherine cercò, ma inutilmente, di fare richiamare<br />

Heathcliff alla festa.<br />

Poi, con una scusa, si allontanò dalla sala e andò a trovarlo nel granaio, dove si intruffolò<br />

attraverso una sconnessura rovinandosi irrimediabilmente il vestito preso in prestito per ventisette<br />

sterline e mai più restituito, che fu causa di pignoramento di tutta l’attrezzatura per fare la cima.<br />

Una disgrazia per tutta la famiglia.<br />

Cosa fecero e cosa si dissero per un’ora quei due, Catherine e Heathcliff, non l’ho mai saputo, ma<br />

quando Catherine condusse Heathcliff in cucina da me perché gli dessi qualcosa da mangiare, egli<br />

sembrava insolitamente felice e mi disse - La farò pagare cara, a Hindley. Non m’importa quanto<br />

dovrò attendere: basta che un giorno ci riesca. Spero soltanto ch’egli non muoia prima di quel<br />

momento. -<br />

Rimasi paralizzata.<br />

Intuivo già nella mia mente la tragedia che sarebbe occorsa.<br />

Era l’estate del 1778, ventitre anni fa.<br />

Una bella mattina di giugno avvenne il lieto evento.<br />

- Gioite! E’ nato l’ultimo rampollo dell’antica famiglia degli Earnshaw!- annunciò il padrone.<br />

- E la signora come sta?- chiedemmo noi.<br />

- E’ morta.- ci rispose il signor Hindley con un sorriso, e aggiunse fra i denti - Cima maledetta! -<br />

Il piccolo Hareton, questo è il nome che diedero al neonato, lo stesso del fondatore della<br />

Tempestosa, passò completamente nelle mie mani.<br />

E io lo impastai a dovere.<br />

Ne feci un orso.<br />

Ero incerta se farne un fenicottero, un ornitorinco o un orso, ma poi decisi per l’orso.<br />

Ne sono particolarmente fiera. Avete visto che bel pelame che ha? -<br />

- Eccome! -<br />

- Volete un po’ di cima? -<br />

- No! -<br />

24


- La Tempestosa prese un andazzo armonioso ed equilibrato.<br />

Padron Hindley trascorreva amenamente le sue giornate a bestemmiare tutti i santi del calendario<br />

attribuendo loro i peccati più osceni, simpatica usanza che il piccolo orso, Hareton, apprese ancora<br />

prima di imparare a parlare, ed era commovente udire quel piccolo animale balbettare oscenità di<br />

cui non conosceva nemmeno il significato.<br />

Joseph, il servo che lei avrà conosciuto, un testimone di Geova che ha sempre raccomandato tutti<br />

alle fiamme dell”inferno ma che si guarda bene di riservarle per se stesso, impiegava<br />

diligentemente il suo tempo a tormentare i fattori e i contadini, e quando questi erano sfiniti, se ne<br />

veniva nella casa a tenere sermoni così terribili che presto tutta la servitù fuggì e rimanemmo solo<br />

noi due.<br />

Io mi facevo due borracce così a dar da bere all’orso che succhiava come un’aspirapolvere e non<br />

gli bastava mai, sicché presi l’abitudine di dargli da succhiare i gomiti e, a parte delle<br />

protuberanze callose che mi porterò nella tomba, mi sono salvata le borracce dal farle diventare<br />

del tipo “a bretella”, che poi quando vado al “Pub del diavolo” nessuno mi vuole più fare sedere<br />

sulle sue ginocchia.<br />

Heathcliff viveva come un maiale, mangiava mele marcie, grugniva, si avvoltolava nel fango e<br />

nello sterco di maiale, e l’abbiamo trovato più di una volta che parlava alla scrofa tenendole un<br />

braccio sulla spalla.<br />

Hindley lo puniva tutti i giorni all’ora della cima facendogliela passare sotto il naso ripetutamente<br />

e poi mangiandogliela in faccia con la bocca spalancata e spruzzandogliene un po’ sul viso, cosa<br />

che mandava Heathcliff in bestia.<br />

Egli si sfogava bastonando i cani ai quali Hindley teneva moltissimo, che ormai vivevano dentro<br />

la casa nella più completa sporcizia, al punto che io mi ero asseragliata in cucina e non ne volli più<br />

uscire (è questo, che creò la leggenda che dalla cucina della Tempestosa nessuno esce più).<br />

Il signorino Edgar veniva a trovare Catherine tutti i giorni.<br />

Si chiudevano in bagno, mettevano fuori un cartello con su scritto “Non disturbare. Lavori in<br />

corso.” e vi rimanevano per ore.<br />

Edgar era l’unica creatura umana che si azzardasse a venire alla Tempestosa.<br />

Lo stesso reverendo Jabes Branderham, cessò di visitarci, definendo Hindley e Heathcliff “due<br />

demoni”, da quando sorprese Heathcliff in atteggiamento intimo con la sua scrofa (la sua del<br />

reverendo Branderham, non di Heathcliff, che non possedeva nulla) e soprattutto da quando seppe<br />

che Hindley tutti i sabato sera tornava a casa ubriaco dopo essere stato al “Pub del diavolo” e si<br />

metteva a fare il tiro a segno con la doppietta caricata a pallettoni sul resto degli abitanti della casa<br />

standosene accocolato sulle travi del soffitto e bestemmiando tutti i santi del calendario.<br />

Il reverendo citò solennemente: - Scherza coi fanti ma lascia stare i Santi. Apostoli, 5, 22.<br />

Specialmente Saint Jabes! - , aggiunse.<br />

Joseph asserì che essendoci lui a recitare i sermoni, del reverendo si poteva benissimo fare a<br />

meno.<br />

La Tempestosa era diventata un inferno.<br />

Come ogni inferno, la Tempestosa ha i suoi fantasmi. Ne volete vedere uno? -<br />

- No, no, l’ho già visto, grazie. -<br />

- No, non potete averlo visto. Guardate: questo è il signor Edgar Linton, il mio ultimo padrone. - e<br />

così dicendo gli mostrò un grande quadro posto sopra il camino che ritraeva una giovane donna,<br />

con un delicato ovale rosa e biondi boccoli che le ricadevano mollemente sulle spalle, un po’<br />

curve ma piene. Era però vestita da uomo.<br />

- Volete dire sua moglie. -<br />

- No, no, lui, lui il marito, il signor Edgar. Una persona fine, no? -<br />

- Fin troppo. -<br />

25


- Solo un po’ troppo delicato. E, in generale, mancava di vivacità. -<br />

- Capisco. -<br />

- Un giorno Joseph sorprese Catherine ed Edgar, che leggevano l’“Elegia scritta in un cimitero di<br />

campagna” di un certo Thomas Gray, il quale fatto diede materia a Joseph per i suoi sermoni dei<br />

successivi dieci anni, e, da lui riferito al padrone, obbligò Catherine a recarsi a casa di Edgar, per<br />

potere proseguire le loro letture lincenziose.<br />

Fu così che la signorina Catherine assunse una doppia personalità e fu inserita nell’Enciclopedia<br />

dei Casi Insoliti dell’Accademia Psichiatrica Inglese come caso emblematico, catalogato con la<br />

sigla C1, la prima e più famosa dell’elenco.<br />

Quando si recava a casa Linton, dopo avere letto l’“Elegia scritta in un cimitero di campagna” con<br />

Edgar, che diventava sempre più delicato e sempre meno vivace, si comportava da gran signora,<br />

parlava con la erre moscia, mangiava la cima con il mignolo sollevato e ruttava infilandosi la<br />

faccia sotto le ascelle.<br />

Quando ritornava alla Tempestosa si comportava come un maiale, rotolandosi nella concimaia<br />

insieme a Heathcliff e grugnendo come lui, che era ormai diventato un vero e proprio suino dallo<br />

sguardo porcino ed ebete e camminava dondolandosi e grugnendo continuamente.<br />

Presto accadde un fatto che avrebbe cambiato l’andazzo armonioso ed equilibrato della<br />

Tempestosa. Un po’ di cima? -<br />

- No. E quale? -<br />

- Una sera Catherine attendeva una visita di Edgar, non potendo andare a casa di lui perché là<br />

c’era l’idraulico che aggiustava un tubo nel gabinetto, loro luogo di lettura, quando Heathcliff le<br />

rinfacciò di frequentare più Edgar che lui, mostrandogli un calendario nel quale egli aveva<br />

annotato tutti i loro incontri e da cui risultava che egli perdeva da Edgar per dieci a uno.<br />

Voleva invertire la situazione e si offrì come lettore al posto di Edgar.<br />

Lei lo cacciò in malo modo dicendogli: - Tu non sai parlare, grugnisci, mentre Edgar legge con<br />

nobile espressione e voce vellutata.-<br />

- Credevo che non ti interessasse, l’espressione di Edgar! -<br />

- E invece mi interessa!- .<br />

In quel mentre entrò Edgar e Heathcliff si dileguò nel bu ... nella cucina.<br />

Io ero presente.<br />

Catherine cercò di mandarmi via per procedere senz’altro a leggere con Edgar, ma io avendo<br />

ricevuto ordine dal padrone di non lasciarli mai soli, mi rifiutai di andarmene.<br />

Credendo di non essere vista da Edgar, Catherine mi prese a pizzicotti sul ... ha capito, fino a farmi<br />

sanguinare.<br />

Alle mie proteste, mi diede uno schiaffo e quando Edgar se ne accorse e la rimproverò diede uno<br />

schiaffo anche a lui.<br />

Lui fuggì piangendo come un vitello, ma incontrò nel cortile il signor Hindley di ritorno dal “Pub<br />

del diavolo”, il quale, non volendo perdere un bersaglio così interessantemente poco vivace per il<br />

suo gioco del tiro a segno, lo riportò in casa a forza.<br />

Ma egli riuscì a rifugiarsi nel bagno con Catherine, dove le rivelò il suo amore.<br />

Ma io vi sto annoiando, non è vero, signor Lockwood? -<br />

- Oh, no! Non mi state annoiando affatto, signora Dean! E poi ho già preso quattro aspirine e<br />

credo proprio che non dormirò, stanotte. Per cui potete pure proseguire. Vi prego! -<br />

- Volete mica un po’ di cima? -<br />

- No, no, grazie. - disse rabbrividendo Lockwood, - Andate pure avanti con il racconto. -<br />

- Bene. Allora il signor Hindley si aggirava per la casa bestemmiando il suo consueto calendario<br />

dei santi ed urlando che voleva vedere suo figlio.<br />

26


Hareton si era nascosto nella sua camera, per sottrarsi alle sue sevizie.<br />

Il fantoccino era abituato ad essere soffocato dai baci del padre così come ad essere scagliato<br />

contro il muro, ed era costantemente oppresso dall’incertezza se gli sarebbe capitata l’una o l’altra<br />

cosa.<br />

Hindley si scagliò contro di me accusandomi di nascondergli il figlio e mi infilò un trinciante fra i<br />

denti.<br />

- Con l’aiuto di Satana, ti farò ingollare il trinciante!- , mi disse, - Ho bisogno di ammazzare<br />

qualcuno di voi; non avrò pace finché non l’avrò fatto! -<br />

- A me il trinciante non piace, signor Hindley. Preferisco essere fucilata, se non vi fa differenza ...-<br />

- Non c’è nessuna legge in Inghilterra che mi proibisca di infilare un trinciante nella bocca di una<br />

serva. Tu devi aprire la bocca, però! -<br />

- Questa lama ha un pessimo sapore e non la ingoierò a nessun costo, signor Hindley! -<br />

Visto che non riusciva a convicermi, mi lasciò e andò di sopra nella camera del figlio dove trovò<br />

Hareton che appena lo vide si mise ad urlare.<br />

- Oh, vedo che questo brutto marmocchio non è mio figlio! Se lo fosse meriterebbe di essere<br />

scuoiato vivo perché non m’è corso incontro a darmi un bacio e perché urla così, peggio che se<br />

fossi un fantasma. Piccola bestia snaturata, vieni qui! T’insegnerò io, a ingannare un padre troppo<br />

tenero! Di’, dunque, non credi che tu staresti meglio assai con le orecchie mozze? Ciò rende i cani<br />

più feroci, e a me piacciono, le belve feroci. Presto, datemi delle forbici! E’ poi una superbia<br />

infernale, una vanità diabolica, quella di tenerci alle proprie orecchie, come se non fossimo già<br />

asini abbastanza anche senza! Zitto, zitto, bimbo mio ... mio tesoro! Su, asciugati le lacrime, su<br />

gioia bella, dammi un bacio ... No? Non vuoi? Dammi un bacio, Hareton, dammi un bacio, che<br />

Dio ti maledica! Per Cristo in agonia, guardate un po’ se devo allevare un mostro simile! Com’è<br />

vero che son vivo, ti voglio torcere il collo! - e così dicendo, dando prova di una riprovevole<br />

incoerenza, lo gettò giù per il camino.<br />

La fortuna volle che Heathcliff, attirato dalle grida, era accorso, e con un gesto del tutto istintivo<br />

prese al volo il fantaccino prima che si spiaccicasse sul pavimento.<br />

Un avaro che abbia venduto per cinque scellini un buon biglietto della lotteria e si sia accorto il<br />

giorno dopo di avere perduto nel baratto cinquemila sterline non avrebbe potuto mostrare un volto<br />

più desolato di quello di Heathcliff, che si accorse di essere stato egli stesso di impedimento alla<br />

propria vendetta.<br />

Fece il gesto di sfracellare il cranio del povero fantoccino contro il muro, con l’ammirevole<br />

intento di restiture agli avvenimenti il loro corso naturale, ma la mia presenza lo fermò.<br />

Glielo strappai dalle mani e mi misi a cullare il povero fantaccino cantandogli una ninna nanna per<br />

calmarlo: - La notte è scura, piange il piccino, perché ha paura del paparino. – anch’io, amo la<br />

poesia, sa?<br />

Il signor Hindley scese la scala e disse: - S’è fatto male, il mio maledetto tesoro?-<br />

- Male?- , gridai furente, - Se non s’è ammazzato, certo resterà scemo per tutta la vita!-<br />

Ed è proprio quello che successe.<br />

Hindley si bevve un’altra pinta di birra e quando io gli dissi - Abbiate almeno pietà dell’anima<br />

vostra! - , mi rispose: - No! Al contrario, sarò molto contento di mandarla a perdizione, per punir<br />

chi l’ha creata!- .<br />

Heathcliff aggiunse: - E’ un vero peccato che tu non possa ammazzarti a furia di bere. Ma forse un<br />

qualche fortunato accidente ti aiuterà nel tuo intento! -<br />

Andai nel buco ... in cucina con il fantaccino e dopo poco giunse Catherine.<br />

- Nelly, ho un cruccio che mi tormenta!-<br />

- Proprio voi, signorina Catherine, che vivete in un’armoniosa famiglia, in uno dei più ridenti<br />

luoghi dell’ Inghilterra, con un fratello amorevole e premuroso ... -<br />

27


- Edgar, poco fa, nel gabinetto, mi ha chiesto di sposarlo. Gli ho detto di sì, ma mi devi dire se ho<br />

fatto bene! -<br />

- Dire di sì nel gabinetto non sta mai bene, signorina. -<br />

- Ma io lo amo! -<br />

- Voi lo amate? -<br />

- Certo! -<br />

- E perché lo amate, signorina Catherine? -<br />

- Che domanda! Lo amo e basta. -<br />

- Niente affatto: dovete dire il perché. -<br />

- Bene: perché è bello e simpatico. -<br />

- Male! -<br />

- E perché è giovane e allegro. -<br />

- Peggio. -<br />

- E perché è ricco. -<br />

- Peggio ancora. -<br />

- E poi perché lui mi ama. -<br />

- Questo non importa, dopo quello che avete già detto. Ma ditemi, come lo amate? -<br />

- Ma che domanda! Come amano tutti! -<br />

- E cioè? -<br />

- Insomma! Lo amo e basta! -<br />

- E lo amereste se non avesse tutte quelle qualità che avete detto? -<br />

- Oh, bella! No, naturalmente. -<br />

- Avete visto? Voi non lo amate. -<br />

- Come fai a dirlo? -<br />

- Per il semplice fatto che me lo domandate. Dov’è il vostro cruccio? -<br />

- Qui e qui. - disse battendosi con la mano la fronte e il petto. - Perché qui e qui sento che faccio<br />

male! -<br />

- E cosa vorreste, allora? -<br />

- Sposare Heathcliff, ecco quello che vorrei! - e scoppiò in un pianto dirotto. - Ma non posso! Egli<br />

è la persona più rozza che io conosca. Un vero maiale! Ed è un morto di fame! Ma egli è più<br />

simile a me di qualunque altra persona al mondo! Se lui non ci fosse più, il mondo diverrebbe per<br />

me qualcosa di completamente estraneo! Oh Dio, come sono infelice! - fece una pausa riflessiva e<br />

poi proruppe: - Ho deciso! Sposerò Edgar e terrò Heathcliff vicino a me. Lo aiuterò ad elevarsi! -<br />

Udii un fruscìo dietro l’uscio e vidi con la coda dell”occhio un’ombra: era Heathcliff!<br />

Egli aveva udito tutto!<br />

Sparì nell’oscurità.<br />

Lo cercammo tutta la notte, durante la tempesta che si abbatté, come tutte le notti, sulla<br />

Tempestosa, sfasciando tegole, comignoli e grondaie, abbattendo alberi e staccionate, facendo<br />

fuggire i cavalli e le galline.<br />

Ma non i maiali.<br />

Tranne Heathcliff, che restò invisibile ma presente.<br />

Joseph recitò una decina di sermoni in più, quella notte, per implorare a Dio il ritrovamento di<br />

Heathcliff, ma non sembrava molto convinto (e probabilmente nemmeno Dio).<br />

E probabilmente fu per quello, che Dio si disinteressò del tutto della cosa.<br />

Fu una notte penosissima.<br />

Catherine la trascorse per metà correndo sotto il diluvio invocando il nome di Heathcliff e per<br />

metà piangendo disperata accanto al camino.<br />

28


Il mattino dopo aveva la febbre e delirava e il dottor Kenneth, prestamente chiamato, le fece un<br />

salasso, ci disse di farle mangiare solo cima per una settimana e di stare attenti che non si buttasse<br />

giù dalla finestra.<br />

Poi scappò via dicendo che di casi così ne era piena la Contea.<br />

La buona signora Linton, saputo dell’affezione della signorina Catherine, per fare contento suo<br />

figlio Edgar, la trasse con sé a Thrushcross Grange.<br />

Non lavesse mai fatto, la generosa benefattrice!<br />

In capo a tre giorni lei e il signor Linton si presero una febbre maligna e morirono.<br />

Catherine ritornò alla Tempestosa.<br />

Di Heathcliff non si seppe più nulla.<br />

Lei divenne ancora più bisbetica e dispotica di prima.<br />

Edgar Linton la condusse, per delicatezza, nella stessa cappella dove erano stati sepolti i suoi<br />

genitori e la sposò.<br />

Catherine andò a vivere con Edgar a Thrushcross Grange.<br />

Io fui costretta ad abbandonare il piccolo Hareton, che ormai si era trasformato in un vero e<br />

proprio orsacchiotto, e ad andare al loro servizio. -<br />

La signora Dean guardò la grande pendola che troneggiava sul camino.<br />

- Ma è il tocco delle quattro! - esclamò.<br />

- E allora? - fece Lockwood.<br />

- Ma è l’ora della cima! Ne volete un po’? -<br />

- No grazie. Preferisco andare a dormire. - rispose Lockwood con un brivido.<br />

29


V<br />

Non si sa se fu per il racconto della signora Dean o per l’avventura trascorsa nel pantano, ma<br />

anche Lockwood, quel giorno stesso, si ammalò.<br />

Il dottor Kenneth, chiamato dalla signora Dean, gli prescrisse un salasso, una settimana a dieta di<br />

sola cima e gli raccomandò di non buttarsi giù dalla finestra.<br />

Lockwood si rifiutò di mangiare la cima e rimase per tutta la settimana a digiuno finchè, preso<br />

dalla fame, ebbe l’imprudenza di mangiare una fetta della cima della signora Dean e ricadde<br />

malato per altre due settimane.<br />

Le impiegò tutte per studiarsi la piantina delle parentele degli Earnshaw e dei Linton che la<br />

signora Dean gli aveva disegnato e che riporto nell’appendice, in modo che anche il lettore riesca<br />

a capire qualcosa in questo complicatissimo romanzo.<br />

Come si vede, i proprietari terrieri dello Yorkshire si sposavano tutti fra di loro, come i loro<br />

conigli.<br />

Non si sa quale delle due specie abbia copiato dall’altra.<br />

Questo fatto comunque spiega molta parte di questa storia, se non addirittura tutta.<br />

Lockwood dunque stava per guarire, quando venne a trovarlo Heathcliff: una visita (si fa per dire)<br />

di cortesia: voleva incassare l’affitto.<br />

Ricadde malato per un’altra settimana.<br />

Finalmente si riebbe, ma non era ancora in forze di uscire e tanto meno di andare alla Tempestosa<br />

per rivedere la divina fanciulla: a Thrushcross Grange era ancora estate, ma alla Tempestosa era<br />

ancora pieno inverno, per il semplice fatto che là era sempre, inverno.<br />

Lockwood si annoiava, di restare chiuso in casa ed ebbe la temeraria idea di permettere alla<br />

signora Dean di continuare il suo racconto, ad un patto, però: che per una settimana non gli<br />

parlasse più di cima.<br />

Lei promise.<br />

Ma mai promessa fu più menzognera.<br />

- La signorina Catherine, ora diventata signora Linton, era ossequiata e servita in tutto e per tutto<br />

da suo marito Edgar e dalla sorella di lui, Isabella, per cui, a lungo andare, si ammansì.<br />

Edgar, il signor Linton, era diventato giudice della Contea e trascorreva la giornata nella sua<br />

biblioteca a studiare i suoi libri.<br />

Ma in una sera di settembre, mentre rientravo dal giardino con un’enorme cesta di lumache che mi<br />

scappavano da tutte le parti e mi costringevano a recitare il calendario dei santi come lo avevo<br />

imparato dal signor Hindely, un elegante signore con il cilindro e il pipistrello (che tirò fuori dal<br />

cilindro) mi fermò davanti all’uscio e mi disse:<br />

- Olà, non mi riconosci? -<br />

- Heathcliff! - esclamai io.<br />

- Sì, io. Vai da Catherine e dille che sono ritornato ricco e spietato e che voglio portarla via con<br />

me. -<br />

- Ma è sposata! -<br />

- Non m’importa! Non sono geloso! -<br />

- Corsi in casa e trovai la signora Catherine e il signor Linton teneramente abbracciati mentre<br />

contemplavano la boccia del pesce rosso.<br />

- Signora Linton, - dissi – c’è fuori Heathcliff. -<br />

- Come? Quel negro! E’ ancora vivo! - esclamò il signor Linton.<br />

- Non solo è vivo, signore. Ma ricco e spietato. E vuole prendersi la signora Catherine! -<br />

- Come? Mia moglie? -<br />

- Perché? Non è sua moglie? -<br />

30


- Lo voglio vedere! - gridò la signora Catherine, e si precipitò in giardino.<br />

Poco dopo si affacciò dall’uscio e chiese allegramente al marito:<br />

- Possiamo invitarlo in casa, caro? E’ appena arrivato ed è così stanco! -<br />

- Va bene, cara, se ci tieni proprio! Fallo accomodare in cucina. -<br />

- No, no! In salotto! -<br />

- Ma il salotto, lo sai, si sporca di niente. E una volta che lui si sarà seduto occorrerà rifare tutte le<br />

tapezzerie. -<br />

- Oh no! Lo vedessi, Edgar! E’ diventato un vero signore! -<br />

- Resta sempre un maiale. -<br />

La signora Catherine introdusse Heathcliff nel salotto, costringendo il signor Linton a stringergli<br />

la mano: cosa che lui fece pulendosela poi però nella parte posteriore dei pantaloni.<br />

Heathcliff era diventato un vero signore, alto, atletico, elegantissimo, con un portamento militare<br />

fiero ed elegante.<br />

Ma sempre nero come uno zingaro della Bulgaria uralica.<br />

Il signor Linton, al suo confronto, sembrava un coniglietto scappato dalla cesta.<br />

- Accomodatevi, signore. Mia moglie, in memoria dei vecchi tempi, ha desiderato che io<br />

v’accogliessi cordialmente, e io sono sempre lieto di far cosa grata a mia moglie. Ma ditemi, come<br />

è avvenuto che voi vi siate imbattuto nella nostra dimora? -<br />

- Ho incontrato Nelly con un cesto di lumache, e questo mi ha fatto venire l’idea ... -<br />

- Ma via, signor Heathcliff, mangiate un po’ di cima con noi. Nelly la fa deliziosa. E poi, se<br />

vorrete, ci toglierete il disturbo. -<br />

Heathcliff ebbe un sussulto.<br />

- Non sono più abituato alla cima dello Yorkshire.-<br />

- Come, la nostra cima?! O dunque in quale barbara terra voi avete mai vissuto che non usassero<br />

cibarsi del più buon cibo di questo mondo, la nostra disgu ... deliziosa cima dello Yorkshire? -<br />

- Non saprete nulla, di me, signore, e dei dieci anni ch’io ho trascorso lontano dalla Tempestosa.<br />

Questo rimarrà un mistero per tutto il romanzo. -<br />

- Ci avrei giurato! - rispose il signor Linton.<br />

- Adesso devo andare. - disse Heathcliff. - Domattina devo essere alla Tempestosa: Hindley mi ha<br />

invitato. E siccome là è pieno inverno polare, debbo procurarmi dei cani e una slitta, poi devo fare<br />

le provviste. Sa: fagioli in scatola e carne secca, per non parlare del whisky e del tabacco. E prima<br />

di mettermi in viaggio vorrei fare un salto al “Pub del diavolo”, ubriacarmi e sbattermi un paio di<br />

quelle pollastre che arrotondano il loro misero salario in quel luogo maledetto. Sa: “noblesse<br />

oblige”. -<br />

- Te l’ho detto? - disse la signora Catherine, - E’ diventato un vero signore! -<br />

Heathcliff fece un inchino e uscì.<br />

Quella notte la signora Catherine non riuscì a dormire e il signor Edgar si mise a piangere dicendo<br />

che lei era cattiva ed egoista perché non lo lasciava dormire e non smetteva di parlare di<br />

Heathcliff.<br />

Allora lei venne a sfogarsi con me.<br />

- Nelly, vedessi che argomenti, ha adesso Heathcliff! Un vero signore! Dammi quella pinta di<br />

birra, che festeggiamo! -<br />

E si bevve quella notte quattordici pinte di birra e si mangiò quattro cime, tutta la nostra riserva.<br />

Il signor Heathcliff si piazzò alla Tempestosa, avendo giocato a dadi con Hindley ed avendogli<br />

vinto una grossa somma che quegli si sdebitava dandogli ospitalità.<br />

Tutte le sere veniva a Thrushcross Grange a trovare la signora Catherine e di questo si fece come<br />

un diritto, al punto che il povero signor Edgar al suo arrivo si accomiatava e si ritirarava a<br />

31


piangere in camera sua, sentendo che il padrone della sua casa non era più egli stesso, ma<br />

Heathcliff.<br />

Il signor Heathcliff si recava in cucina con Catherine dove si mangiava una cima intera (aveva<br />

riacquistato il gusto della cima dello Yorkshire) parlando amenamente di uno scrittore che egli<br />

aveva scoperto di recente: un certo Thomas Gray, autore di una “Elegia scritta in un cimitero di<br />

campagna”.<br />

La vita trascorreva gioiosa e serena, a Thrushcross Grange, finché le nubi oscure della<br />

Tempestosa, sotto la spinta maligna del vento, si spostarono su quella casa felice.<br />

La sorella del signor Edgar, Isabella, quando compì diciotto anni e le dissero che ormai era una<br />

donna, si innamorò perdutamente del signor Heathcliff.<br />

Il fatto era comprensibile: era diventata donna e doveva, per compiere il proprio dovere naturale,<br />

innamorarsi di un uomo.<br />

Essendo il signor Heathcliff l’unico uomo disponibile in quanto le avevano detto che suo fratello<br />

non contava, ella si innamorò perdutamente di lui.<br />

Edgar attribuiva l’infatuazione di sua sorella Isabella ad un filtro d’amore che il signor Heathcliff<br />

avrebbe messo nella cima, della quale la povera fanciulla era indicibilmente golosa.<br />

Isabella languiva tutto il giorno sul divano emettendo spaventosi sospiri ed era insofferente di<br />

tutto.<br />

Tranne della cima.<br />

Era diventata la disperazione di tutta la servitù.<br />

Ma soprattutto era diventata la disperazione della signora Catherine, della quale era diventata<br />

gelosissima e con la quale aveva continui alterchi.<br />

- Tu sei dura, con me! -<br />

- E quando, sarei stata dura? -<br />

- Ieri, durante la passeggiata in brughiera con il signor Heathcliff. Mi hai detto di andarmene! -<br />

- Perché parlavamo di cose che non ti avrebbero interessato! -<br />

- Tutto quello che concerne il signor Heathcliff mi interessa: ne sono innamorata. -<br />

- Sei pazza? Hai solo diciotto anni! -<br />

- E con questo? -<br />

- Sei solo una bambina! -<br />

- No! Sono una donna! L’avete detto voi: a diciotto anni si diventa una donna! -<br />

- L’ho visto prima io. - le disse la signora Catherine, con una logica inattaccabile, chiudendo per<br />

sempre la conversazione.<br />

La signora Catherine cercò di convincere Isabella a rinunciare a Heathcliff con un ragionamento<br />

sensato e del tutto disinteressato: - Heathcliff non è un’ostrica contenente una perla: è una cozza<br />

putrefatta inquinata dagli scarichi di una raffineria di petrolio degi Emirati Arabi. Affidare a lui il<br />

tuo cuore sarebbe come affidare un canarino alle grinfie di un lupo. Egli ti stritolerebbe come un<br />

uovo di passera. -<br />

A parte il basso riferimento sessuale, quest’ultimo giudizio era destinato ad essere confermato.<br />

Il giorno dopo il signor Heathcliff venne a Thrushcross Grange e la signora Catherine gli disse: -<br />

Isabella è innamorata di te. Vuoi diventare mio cognato? -<br />

Il signor Heathcliff le rispose: - Ne sentiresti delle belle, se io dovessi vivere con quella bambola<br />

di cera. La stritolerei come un uovo di passera. O in alternativa le stamperei su quella faccia<br />

bianca da allocco tutti i colori dell”arcobaleno a forza di sganassoni e le farei diventare neri i suoi<br />

occhi celesti da luccio bollito, che mi ricordano troppo quelli di quel lurido verme di suo fratello! -<br />

Poi fece una pausa riflessiva e aggiunse: - Ma daltronde, erediterei un bel po’ di soldi ... -<br />

- Quel bel po’ di soldi sono anche miei! -<br />

- Nostri, vuoi dire ... -<br />

32


Da allora il signor Heathcliff guardò la signorina Isabella come una mangusta cinese guarda una<br />

scolopendra indiana.<br />

Come una possibile colazione in mancanza di meglio.<br />

Anche il signor Heathcliff, venne inserito nell’Enciclopedia dei Casi Insoliti dell’Accademia<br />

Psichiatrica Inglese come caso emblematico di doppia personalità, catalogato con la sigla C2.<br />

Il signor Heathcliff alternava le sue visite a Thrushcross Grange, in cui si comportava come un<br />

vero signore (ruttava sotto le ascelle dopo avere mangiato la cima, non scagliava contro i cani i<br />

pezzi di cima che si toglieva dai denti ma li posava delicatamente sulla tovaglia), a notti<br />

orgiastiche alla Tempestosa, dove giocava a dadi con Hindley, che si indebitava sempre di più,<br />

bevendo birra e mangiando cima, ruttando e tirando petti come un maiale.<br />

Andava a dormire all’alba ritirandosi nella sua camera fra urla e bestemmie e si alzava al tramonto<br />

fra bestemmie e urla.<br />

Alla Tempestosa si viveva ormai alla luce fioca di una sola candela, per altro rubata al vicino<br />

cimitero! -<br />

- Ci avrei giurato! - disse Lockwood.<br />

- Ma dense nubi si addensavano anche su Thrushcross Grange.<br />

Il Creatore, dopo averla messa al mondo, aveva abbandonato ai suoi tristi errori e alla sua tragica<br />

fine Isabella, la pecorella smarrita, e lasciava indifferente che quella malvagia bestia di Heathcliff<br />

ronzasse fra la Tempestosa e Thrushcross Grange, aspettando il momento d’assalirla e sbranarla.<br />

A proposito, volete un po’ di cima, signor Lockwood? -<br />

- No, no, proseguite pure, signora Dean, vi prego. -<br />

- Un giorno il signor Heathcliff venne a Thrushcross Grange e sferrò l’attacco finale.<br />

Aspettò che Isabella fosse sola in giardino, la prese fra le braccia e, sia pure arricciando il naso<br />

(manovra quanto mai necessaria per portare a compimento l’impresa), la baciò accompagnando il<br />

romantico gesto con un gesto meno romantico ma biologicamente più significativo.<br />

Fu così che lei restò incinta.<br />

Io vidi tutto e lo raccontai al signor Edgar, il quale mandò a chiamare due stallieri, che nascose nel<br />

vaso porta ombrelli dell’ingresso.<br />

Il signor Heathcliff andò in cucina a raccontare impudentemente la sua impresa alla signora<br />

Catherine, che gli fece una scena di gelosia.<br />

Lui le disse che si doveva vendicare di tutti, anche di lei, che lo aveva abbandonato per sposare<br />

quello smidollato di Edgar.<br />

Lo smidollato entrò in cucina ed apostrofò il signor Heathcliff in questo modo:<br />

- Io sono stato fin qui indulgente verso di voi, signore, perché mia moglie mi ha chiesto di esservi<br />

amico. Ma voi siete un demonio che contaminerebbe anche gli angeli più virtuosi. Da questo<br />

momento voi non avete più il permesso di frequentare la mia casa e, meno che meno, mia sorella e<br />

mia moglie. -<br />

- Tu parla per te che a me ci bado io! - disse la signora Catherine.<br />

- Perdio, Edgar, sono addolorato che tu non sia degno neppure d’esser buttato a gambe all’aria!<br />

Ma nel tuo caso farò un eccezione. - rispose il signor Heathcliff avvicinandoglisi in modo<br />

minaccioso.<br />

- A me, stallieri! - gridò il signor Edgar.<br />

Ma la signora Catherine, per impedire che il suo adorato Heathcliff avesse la peggio, si avventò<br />

sulla porta, la chiuse a chiave e ingoiò la chiave, non senza una certa fatica perché poco prima si<br />

era mangiata un’intera cima ed era piena come un uovo.<br />

Il signor Linton fu preso da un tremito nervoso, si accasciò su una sedia e scoppiò in lacrime come<br />

un neonato scoperto a rubare la marmellata.<br />

33


- Oh mio eroe! Ecco: ho un coniglio per marito! - esclamò la signora Catherine. Poi guardò il<br />

signor Heathcliff e aggiunse: - E un maiale per amico! -<br />

Il coniglio si alzò di colpo e fuggì dalla finestra.<br />

- A me, stallieri! A me, stallieri! - si sentiva che gridava rientrando nella casa da un’altra apertura.<br />

- Fuggi, Heathcliff, fuggi, te ne prego! - gli disse la signora Catherine .<br />

- No, per l’inferno! Prima d’andar via voglio schiacciarlo come una nocciolina marcia! Anzi, no,<br />

come un verme del formaggio! Anzi, no, come una zecca di maiale! ... -<br />

- Deciditi! - gli disse spazientita la signora Catherine. - Che vendetta sarebbe la tua, finire in una<br />

prigione? -<br />

- Hai ragione. Ma non finisce qui. - e se ne fuggì per la brughiera.<br />

Accompagnai la signora Catherine in camera sua.<br />

Si gettò sul letto e cominciò ad urlare: - I’ so’ pazza! I’ so’ pazza!... Maledetta Isabella! E’ tutta<br />

colpa sua! Se la trovo l’ammazzo! -<br />

- Non fate così, signora Catherine! -<br />

- No! E’ colpa tua! Maledetta serva che stai a origliare la nostra vita e la racconti a chi non<br />

dovresti! Mal ve ne coglierà a entrambi! ... Bene! Se io non posso tenermi Heathcliff per amico e<br />

se Edgar vuole torturarmi con la sua gelosia, io spezzerò ad entrambi il cuore spezzando il mio! …<br />

I’ so’ pazza! I’ so’ pazza! -<br />

La pazzia era scesa su Thrushcross Grange, provenendo chissà da quale manicomio, dopo essere<br />

passata per la Tempestosa, dalla quale la trasse il vento fetido e avvelenato che la cacciò nella<br />

nostra serena dimora, fino ad allora nido felice di colombi beati e angeli dai celesti occhi. Volete<br />

un po’ di cima, signor Lockwood? -<br />

- Noo, signora Dean! Vi prego. Proseguite il vostro racconto. -<br />

- La signora Catherine si chiuse in camera sua e non uscì più, rifiutando il cibo e ogni contatto con<br />

chiunque.<br />

Una mattina entrai nella sua camera di soppiatto e la scoprii che si cospargeva il capo con la cera<br />

liquefatta e bollente della candela, si picchiava un ginocchio con il ferro per stirare, e con la<br />

caviglia, mai guarita completamente dal morso del mastino che l’aveva resa per sempre<br />

claudicante, faceva girare, come certi funamboli del circo, il cerchietto del ricamo.<br />

Mi vide e si mise a dilaniare il cuscino a morsi, riempendosi la bocca di piume, masticandole e<br />

sputandole: - Queste son di gallina! Queste son di piccione! Queste son di gabbiano! Ah, capisco<br />

adesso, perché non posso dormire! Queste son di vanello. Bell’uccello che vola su di noi! Le<br />

piume gli furon strappate dal corpicino esile e delicato, ma non fu ucciso, l’uccellino! Edgar ed<br />

Heathcliff misero la trappola, ma lo storpiarono per la vita! Dunque son qui, nel mio cuscino, le<br />

piume che diedero la gioia del volo al bell’uccellino vivace. Gioia che egli ora ha perduta per<br />

sempre! Solo la morte, può consolare l’uccellino che non può più volare! -<br />

- Signora, vi prego, calmatevi! - le dissi io.<br />

- Io voglio ritornare alla mia Tempestosa, al suo bel vento, alla sua bella pioggia, al suo bel gelo!<br />

Io voglio rigustare la cima di Zillah, con quella sua bella specialità di non lavar le interiora di<br />

luccio! -<br />

Era completamente impazzita.<br />

Il signor Linton se ne stava anche lui rinchiuso, nella sua biblioteca, a studiare i suoi libri.<br />

- Sempre a studiare! Sempre a studiare! E io con chi la faccio la moglie? - gridava nella notte la<br />

signora Catherine, gettando il manichino della sarta sul letto e saltandogli addosso come una<br />

indemoniata.<br />

Una notte udimmo abbaiare a lungo la cagnetta (Yorkshire nana, manco a farlo apposta!) della<br />

signorina Isabella, e poi più nulla.<br />

34


La mattina dopo la trovammo impiccata con il foulard del signor Heathcliff al bonsai del giardino<br />

e la signorina Isabella era sparita!<br />

Il furfante l’aveva rapita!<br />

Ma ad un più attento esame facemmo una macabra scoperta: appesa al collo la povera bestiola<br />

recava una sacchetta con dentro un pezzetto di cima e un foglietto scritto di pugno dalla signorina<br />

Isabella che diceva: - Eccoti l’ultimo boccone del tuo cibo preferito, mia piccola scema che non<br />

sai tacere davanti alle minacce di Heathcliff, mio signore e padrone! -<br />

Ella era stata consenziente al suo rapimento!<br />

Suo fratello, il signor Linton, disse solennemente: - Ella adesso è mia sorella soltanto di nome.<br />

Non perché io l’ho rinnegata, ma perché lei ha rinnegato me! Non voglio avere più nulla a che fare<br />

con lei e con Heathcliff! -<br />

E da allora, infatti, non la cercò più.<br />

Due mesi dopo giunse al signor Linton una lettera di Isabella che diceva: - Sposata. Felice. Baci.<br />

Isabella. -<br />

Ella non era stata mai una grande scribacchina.<br />

Ma una gran bugiarda, sì.<br />

Una vistosa macchia di sangue sulla lettera, che analizzata risultò del gruppo sanguineo di<br />

Isabella, denunciava chiaramente che quelle scarne parole le erano state imposte con la forza.<br />

E ne ebbi conferma non molto tempo più tardi.<br />

Un giorno andai a trovarla alla Tempestosa.<br />

Mai vidi nella mia vita di serva una tale degradazione, e dire che noi servi siamo ben avezzi ad<br />

essa!<br />

Se ne stava rannicchiata accanto al camino vicino a un’orribile cagna dal pelo rosso, con la quale<br />

aveva non so quale innominabile familiarità.<br />

I suoi abiti e la sua persona mostravano un’incuria e una sporcizia che qualunque estraneo avrebbe<br />

giudicato me la padrona e lei la serva.<br />

Il signor Heathcliff mi accolse, ben contento di mostrarmi come egli stesse consumando la sua<br />

vendetta sull’odiato rivale, consistente nel torturare la di lui sorella.<br />

- Tanto costei è sciocca, quanto io la odio! - disse in sua presenza.<br />

- Io odio te con tanta forza, che difficilmente mi puoi superare in codesto terreno! - disse la<br />

signorina Isabella.<br />

- Se così fosse davvero, ne sarei felice! - aggiunse il reprobo, - Che soffriresti ancor di più di<br />

quanto mi possa soddisfare! Ma tanta è la tua ingenuità e la tua vanità che ancor tu speri, in cuor<br />

tuo, nel mio amore. Ebbene sappi, o insulsa giovinetta, che nient’altro avrai mai dalla tua vita con<br />

me che il mio disprezzo e il mio odio, i quali mai scemeranno ma anzi cresceranno a dismisura,<br />

alimentati dalla tua vista, che ogni giorno mi rammenta il mio odio e la mia sete di vendetta per il<br />

tuo ignobile fratello! -<br />

- Ma non vi è dunque alcun albergo per la pietà, nel vostro cuore, signor Heathcliff? - gli dissi.<br />

- Nessuna pietà! Più i vermi si dibattono e più cresce la mia voglia di schiacciarli! E’ una specie di<br />

dentizione morale: mordo con maggior famelicità, quando vedo crescere l’altrui dolore! Io verrò<br />

tutte le notti sotto le finestre della tua padrona a spiare l’occasione di introdurmi nella sua camera<br />

per volgere al finale la mia vendetta e tu mi aiuterai in questo mio intento! -<br />

- Giammai io tradirò il mio padrone! -<br />

- Orbene, per entrambi, io ho due convincenti argomenti di persuasione! - e così dicendo mi<br />

mostrò due pistole munite di pugnale, che sporgeva dalla canna come un indice che designi la<br />

prossima vittima.<br />

35


Ma è già il tocco della metà della notte, signor Lockwood, e la mia storia non può certo esser<br />

terminata, per oggi. Essa è, come diciamo noi qui nello Yorkshire, “lunga come la fame”. A<br />

proposito, signor Lockwood, volete un po’ di cima? -<br />

- No grazie, signora Dean! Penso proprio che me ne andrò a dormire con lo stomaco vuoto. Lo<br />

ritengo assolutamente preferibile. -<br />

36


VI<br />

Il giorno dopo Lockwood, che non aveva seguito nessuna delle prescrizioni del dottor Kenneth, si<br />

sentì meglio e forse avrebbe potuto arrischiarsi ad affrontare il clima polare della Tempestosa, ma<br />

la curiosità che la storia della signora Dean gli aveva suscitato lo decise a riprendere il racconto.<br />

- A patto che vi mangiate una fetta di cima. - gli disse la perfida donna.<br />

- Una fetta mi farebbe nuovamente cadere malato. Un boccone mi basta e avanza. -<br />

- Mezza fetta. -<br />

- Un boccone. -<br />

- Un terzo. -<br />

- Un boccone. –<br />

- Un quarto. -<br />

- Sarò irremovibile, su questo punto, signora Dean: un boccone o non se ne fa niente. Il vostro<br />

racconto è avvincente ma un quarto di fetta di cima dello Yorkshire non può essere compensato<br />

nemmeno da un racconto delle “Mille e una Notte”! -<br />

- Va bene! Avete vinto voi. Se vi può servire da consolazione, avrei proseguito la mia storia anche<br />

senza la cima, ma ormai voi mi avete dato la vostra parola di gentiluomo. -<br />

- Porca cima! - esclamò Lockwood.<br />

Si pentì comunque dell’insana promessa.<br />

Dopo avere inghiottito il boccone di cima tutto intero per non sentirne il gusto e avervi bevuto<br />

subito dopo una pinta di birra, un bicchiere di whiskey e due sherry, fu preso da capogiro,<br />

vertigini, nausea, singhiozzo, caldane, brividi, tachicardia e palpitazioni.<br />

Giurò a se stesso che non avrebbe mai più mangiato una cima in vita sua.<br />

Il racconto della signora Dean riprese.<br />

- Dunque non passò molto tempo che il signor Heathcliff, grazie al mio aiuto, raggiunse il suo<br />

intento e si introdusse, nottetempo, nella camera della signora Linton.<br />

Le diede più baci di quanti, potrei giurarlo, non ne avrebbe mai più dati in tutto il resto della sua<br />

vita.<br />

E’ stata la mia padrona però, a cominciare.<br />

Prendendolo per il manichino con cui aveva ormai dimestichezza, lo gettò sul letto e ci saltò sopra<br />

fino a che il malcapitato si mise a gridare di smetterla.<br />

Allora lui la prese delicatamente e stringendole il collo fino a farla diventare viola la baciò più<br />

volte e più volte ancora in quell’incavo fra il labbro inferiore e il mento.<br />

Terminata che ebbe la sua calorosa effusione, che durò più di quindici minuti, egli si discostò un<br />

poco da lei e la guardò.<br />

- Oh, pardon, signora! L’ho scambiata per un’altra! - disse, tanto la mia padrona era divenuta<br />

irriconoscibile, per la pena che aveva consumato il suo corpo quanto la sua anima e per il colore<br />

viola che ormai le era diventato come connaturato.<br />

- Sono io, sono io, lurido maiale! – disse lei, ridendo come una pazza.<br />

- Ma come, prima mi baci, e poi mi dai del maiale! Incoerenza femminile! -<br />

- Maiale, sì! Per due ragioni. La prima, tu sei il maiale, Hareton è l’orso e Edgar il coniglio. Il<br />

lettore ormai questo lo sa. La seconda, tu hai straziato la mia vita, sposando Isabella. -<br />

- Come tu hai straziato la mia sposando Edgar! Demonio! Pari e patta! Bocce al centro e si<br />

ricomincia. -<br />

- Si ricomincia una cima! Io morirò, adesso, e tu sulla mia tomba dirai fra vent’anni: “Io l’ho<br />

amata; ora è finita!’ - e così dicendo lo prese per i capelli, egli che si era inginocchiato per<br />

abbracciarle le ginocchia, e tirandoglieli lo spinse giù verso il pavimento, mentre egli faceva<br />

resistenza a tutto scapito della propria capigliatura, già evidenziante un’abbondante calvizie della<br />

37


quale Heathcliff non seppe in quel momento se rammaricarsi o rallegrarsi, in quanto faceva<br />

prevedere una breve durata della sevizia, che si sarebbe presto conclusa con la totale calvizzazione<br />

del maiale.<br />

- Allora? Così dirai? Reprobo! -<br />

- No, no, non dirò così, te lo giuro! -<br />

- E come? -<br />

- Dirò così: “Or’è finita. Ma io l’ho amata!” -<br />

- E cosa cambia? -<br />

- Tutto. Ti faccio un esempio. Se io dico “S’è sposata e ha avuto un bambino” è una cosa. Ma se io<br />

dico “Ha avuto un bambino e s’è sposata”, è un’altra cosa: cambia tutto. -<br />

- Io vorrei tenerti così fino a che fossimo morti tutti e due! -<br />

- Così è più probabile che muoia io. E completamente calvo, per di più! -<br />

- E che importa a me, delle tue sofferenze? -<br />

- Non torturarmi oltre! Mi renderai pazzo come te! E calvo. -<br />

- Io pazza? Oh, sì, è vero! I’ so’ pazza! I’ so’ pazza! Ma tu, mi hai reso pazza. E tu sei certamente<br />

più pazzo di me! -<br />

- No, tu sei più pazza di me! -<br />

- No tu! -<br />

- No tu! -<br />

- No tu! -<br />

- No tu! -<br />

- Tu, Heathcliff, sei un maiale.<br />

- E tu, Catherine, un demonio! -<br />

- Demonio! -<br />

- Maiale! -<br />

- Demonio! -<br />

- Maiale! -<br />

Lui l’abbracciò appassionatamente.<br />

- Demonio! -<br />

Lei si abbandonò fra le sue braccia.<br />

- Maiale! -<br />

Lui strinse ancor più il suo abbraccio.<br />

- Demonio! -<br />

La baciò sul collo.<br />

Lei gorgogliando disse: - Maiale! -<br />

E poi più nulla.<br />

E fu di nuovo così che Catherine, la signora Linton, rimase incinta.<br />

Ma nessuno dei due lo sapeva.<br />

Fu per questo che Heathcliff disse - Ho un’idea. Ci mangiamo un’intera cima dello Yorkshire e<br />

così moriamo tutti e due, uno nelle braccia dell’altro. -<br />

Non so se fu quest’orribile idea o quell’abbraccio al quale la mia povera padrona non era più<br />

abituata, ma la sua debole complessione non resistette ed ella si afflosciò nelle braccia di<br />

Heathcliff come un pneumatico bucato nelle mani di un esperto gommista.<br />

Proprio in quel momento irruppe nella stanza la lumaca, voglio dire il coniglio, il signor Linton,<br />

con in mano una pistola munita di scimitarra incorporata.<br />

- Ridammi mia moglie, lurido maiale! -<br />

Il maiale scagliò il corpo esanime della signora Linton fra le braccia del coniglio che mollò la<br />

pistola e la prese a mala pena al volo ma per la solita mancanza di vivacità finì lungo disteso a<br />

terra.<br />

38


Ne approffittò il maiale, Heathcliff, per afferrare la pistola e minacciare a sua volta il signor<br />

Linton.<br />

- Ridammi la mia Catherine, pavido coniglio! -<br />

Ben contento di sgravarsi di quel peso soffocante, il coniglio scagliò il corpo esanime della<br />

signora Linton fra le braccia del maiale, che dimostrò una capacità di presa più veloce e sicura del<br />

coniglio.<br />

Ma per fare ciò il maiale lasciò cadere a terra la pistola, che ratto il coniglio raccolse e volse verso<br />

il maiale.<br />

- Ridammi mia moglie, lurido maiale! -<br />

Il maiale scagliò il corpo esanime della signora Linton fra le braccia del coniglio che la prese al<br />

volo con una presa ancora meno sicura della precedente, finendo lungo disteso a terra con il corpo<br />

della moglie sopra a soffocarlo.<br />

Heathcliff riprese la pistola.<br />

- Ridammi la mia Catherine, pavido coniglio! -<br />

Questa scena del lancio del povero corpo della signora Linton da uno all’altro dei due animali<br />

durò finché il coniglio sfinito mancò del tutto l’ultima presa e la povera signora Linton si stampò<br />

sul pavimento con un tonfo che richiamò l’attenzione di tutta la servitù, la quale credette fosse<br />

scoppiata la pentola della cima.<br />

Presto fu chiaro l’accaduto.<br />

La servitù accorse e rianimò la signora Catherine agitandole sotto il naso una cima appena fatta.<br />

Ella a siffatto olezzo si risvegliò subito ma rivelò presto essere accaduta una cosa straordinaria.<br />

Aveva perduto completamente la memoria.<br />

Guardò i due animali ma non li riconobbe.<br />

- Chi di voi due è il maiale? E chi il coniglio? Non mi ricordo più nulla. -<br />

- Visto che qui non mi si riconosce e mi si confonde con un altro animale, me ne vado! - disse<br />

Heathcliff offeso. - Ma non finisce qui! -<br />

E infatti la tragedia si avventò su Thrushcross Grange come un tornado sulle isole Antille, come<br />

una valange sulla val Grisange, come una diga infranta sul Vayont.<br />

Fu presto chiaro, infatti, ch’ella, in quella notte terribile, era rimasta incinta.<br />

Fu una gravidanza penosissima.<br />

Vuoi per il precedente prolungato digiuno che già ne aveva minato la salute, vuoi per lo strapazzo<br />

subìto in quella tragica notte da quel suo povero corpo lanciato dal maiale al coniglio e dal<br />

coniglio al maiale, vuoi per la sua completa perdita di memoria che non le consentì di rammentare<br />

la necessità di nutrirsi, la signora Linton partorì una gracile creaturina che pesava meno di un gatto<br />

e che non poteva nutrirsi perché la povera Catherine non aveva non solo latte me nemmeno più<br />

mammelle.<br />

Due ore dopo avere partorito, Catherine morì.<br />

In omaggio alla madre, il signor Linton chiamò la neonata Catherine, ma usò sempre il<br />

vezzegiativo Cathy, per distinguerla dalla madre.<br />

- La fantasia non manca, da queste parti. -<br />

Ella, alimentata esclusivamente a grossi bocconi di cima (questa fu un’idea di Heathcliff) diventò<br />

quella florida fanciulla che lei ha visto alla Tempestosa.<br />

- Venere Callipigia! –<br />

No, Cathy. Ma la tragedia non era ancora finita.<br />

- Ti pareva! -<br />

La mattina dopo, gaia e brillante, la luce del sole filtrò dolcemente attraverso le imposte nella<br />

camera silenziosa della signora Catherine Linton, da signorina Catherine Earnshaw, che giaceva<br />

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cadavere, sdraiata in quel letto che la vide viva e disperata eppur talvolta felice con il suo amato<br />

manichino.<br />

Io scesi per andare alla Tempestosa ad avvertire della tragedia il maiale, che pur reprobo, aveva il<br />

diritto di sapere.<br />

La signora Catherine era stata tutta la sua vita e tutta la sua vita egli aveva immolato a lei.<br />

Ma lo trovai nel parco di Thrushcross Grange, appoggiato a un salice piangente, o forse era il<br />

salice piangente che si appoggiava a lui: insomma erano appoggiati uno all’altro.<br />

Doveva essere l’intera notte che egli stava accanto alla casa in codesta posa, perché notai una<br />

coppia di merli (marito e moglie, felicemente sposati da vent’anni) che, abitando nel salice,<br />

andavano e venivano nelle loro faccende domestiche, compresa quella particolare pratica che ha<br />

come esito la schiusa delle uova, senza prestargli maggiore attenzione che a un biglietto<br />

ferroviario scaduto della tratta Gimmerton-Londra svolazzato lì per caso.<br />

- Ho da dirvi una cosa. - gli dissi.<br />

- Ho capito! Oh, la mia Catherine! La mia Catherine! - gridò e si precipitò in casa.<br />

Entrato nella camera mortuaria, si gettò sul cadavere e singhiozzando urlò: - Oh, Catherine! Oh,<br />

Catherine! -<br />

Quando i singhiozzi furono terminati, disse: - Cosa mi hai fatto, cima maledetta! -<br />

Non si capì se rimproverasse la signora Linton o la cima dello Yorkshire.<br />

- Adesso dorme, angelo fra gli angeli. - disse il signor Linton, nel frattempo entrato nella camera.<br />

- Possa svegliarsi fra i tormenti! Demonio fra i demoni! -<br />

- Ma cosa dite?! -<br />

- Sì, sì, demonio! Ella ha rovinato la mia vita! Bugiarda fino alla fine! Dicevi che non t’importava<br />

nulla delle mie sofferenze, eh, immondo cadavere? E allora possa tu non avere pace finché io<br />

viva! Tu dici che io t’ho uccisa? Tormentami, allora! Rendimi pazzo, tu che dici essere impazzita<br />

per colpa mia! -<br />

Picchiò la testa contro il muro e si mise a ululare, non come un maiale (infatti i maiali non<br />

ululano), ma come un coyote, dimostrando appunto che era impazzito.<br />

Al funerale non andò nessuno.<br />

Non Heathcliff, non Hindley, non Isabella.<br />

Neppure Cathy, che essendo appena nata non era in grado di fare da sola il gesto delicato di andare<br />

al funerale della madre e sperava soltanto che qualcuno ce la portasse.<br />

Ma nell’indifferenza generale nessuno badò a lei e la lasciarono per tutto il giorno senza mangiare.<br />

Soltanto il signor Edgar, seguì il feretro fino al cimitero, sentendosi per questo molto solo e per<br />

superare il senso di solitudine ingaggiò una conversazione con il becchino, sostenendo che i<br />

beccacini fossero di lui lontani parenti.<br />

Il tempo passò su Thrushcross Grange come un gabbiano trascorre sul mare, or alto nella luce, ora<br />

giù immerso nell’ombra degli scuri marosi.<br />

E venne l”inverno.<br />

Un giorno stavo insegnando alla piccola Cathy a diventare passionale e dispettosa come la madre,<br />

quando irruppe nel salone, che era divenuta la stanza dei giochi della piccola fantoccina da quando<br />

il signor Linton si era ritirato nel suo studio e lì trascorreva la sua vita senza mai uscire, la signora<br />

Isabella (la sorella del signor Linton che aveva sposato Heathcliff ed era stata rinchiusa alla<br />

Tempestosa, ricordate?, e che abbiamo quasi dimenticato, nel nostro racconto).<br />

- Presto, Nelly, fammi preparare una carrozza! Debbo andare a Gimmerton! A tutti i costi! - mi<br />

disse la signora Isabella.<br />

Ella era scarmigliata, con gli abiti fradici di pioggia e una vistosa ferita sul viso.<br />

- Sono fuggita dalla Tempestosa e se Heathcliff mi trova mi uccide! Ma io lo rinnego, qui, davanti<br />

a Dio e alla società intera! Lo odio con tutta me stessa! E il mio odio per lui, ne sono certa, è<br />

persino superiore al suo odio per me, che pur egli mi dimostra con tutta la sua persona in ogni<br />

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momento! - e così dicendo si strappò dal dito pollice la fede nuziale e la gettò nel fuoco del<br />

camino, dimostrando che la propensione ai gesti teatrali non era una prerogativa esclusiva della<br />

famiglia Earnshaw, ma aveva una sua apprezzabile rappresentanza anche presso la famiglia<br />

Linton.<br />

Mi ripromisi più tardi, a camino spento, di andare a recuperare l’anello per venderlo al gioielliere<br />

di Gimmerton, un ebreo polacco emigrato in Inghilterra nel 1784, che sposò una ragazza di<br />

Copperton, una certa Sue Ellen, che gli diede due gemelli, George ed Elisabeth, i quali sposarono<br />

altri due gemelli, Clare e Philip, ed ebbero, George e Clare, tre gemelli, Alfred, Clementine e<br />

Annie Rose, ed Elisabeth e Philip, quattro gemelli, Marie Claire, Anna Bella, Grazia e Donna<br />

Moderna.<br />

- Prima spogliatevi, asciugate i vostri abiti e lasciate che io curi la vostra ferita. - le dissi. - Ma<br />

come avete fatto a fuggire dalla Tempestosa? -<br />

- Come ho fatto? L’odio di Heathcliff, come mi ci ha imprigionato, così mi ha offerto<br />

l’opportunità di liberarmene. Egli è stato assente dalla Tempestosa per oltre una settimana. E’<br />

stato a bestemmiare sulla tomba di Catherine, suppongo.<br />

Quando è ritornato, Hindley, nel delirio del suo alcolismo, del quale ormai egli è totalmente<br />

schiavo, era intenzionato ad ucciderlo, per vendicarsi di avere egli provocato la morte della sorella<br />

e per liberarsi della sua tirrania dentro la sua stessa casa.<br />

A questo scopo si era munito di una pistola.<br />

Ma fu Heathcliff ad avere la meglio, perché il demonio è sempre il più forte.<br />

E fu lo stesso Hindley, a rimanere ferito nella collutazione che ne seguì.<br />

Perdeva molto sangue e il signor Heathcliff mi costrinse a curarlo.<br />

- Non voglio che muoia. La mia vendetta non deve terminare qui: deve soffrire ancora per molto<br />

tempo, e sempre più crudelmente! - disse.<br />

- E allora perché hai ucciso Catherine e non hai permesso che ella soffrisse ancora per tutta la sua<br />

vita a causa tua? - gli domandai, per suscitare la sua ira, della quale ormai godevo, unico<br />

divertimento nella mia vita noiosa e monotona.<br />

- Non è così come tu dici! Vattene, maledetta scema, prima che io t’uccida! - mi gridò, e mi<br />

scagliò in faccia la pistola di Hindley, dimostrando di non averne per nulla compreso l’uso.<br />

Io non me lo feci ripetere due volte e, avuto ufficialmente il suo consenso ad un mio<br />

allontanamente dalla Tempestosa, che egli mi aveva fino ad allora proibito con chiare minacce,<br />

corsi alla porta, dove tolsi di mezzo con un ceffone il piccolo Hareton tutto intento a divertirsi<br />

impiccando una famigliola di gattini alla spalliera d’una seggiola, fuggii ed arrivai qui tutto d’un<br />

fiato. -<br />

L’aiutai a rimettersi in ordine e le curai la ferita che purtroppo le lasciò per tutta la vita una brutta<br />

cicatrice che le meritò l’appellativo di “pistolettata”, nel senso di “colei che è stata colpita da una<br />

pistola” e non nel senso di “un colpo di pistola”, naturalmente.<br />

Isabella si recò a Londra e colà visse per il poco resto della sua misera vita.<br />

Pochi mesi dopo la sua fuga ella partorì il figliolo del signor Heathcliff, il quale evidentemente<br />

non si era limitato a torturarla mentalmente. 1<br />

Il fantoccino figlio di Isabella e di Heathcliff era, come ci scrisse la madre, una creatura malaticcia<br />

e irritabile, che ella stessa definì “una piccola testa di cima”.<br />

Lo chiamò Linton, per sottolineare il suo distacco dal signor Heathcliff.<br />

- La fantasia di queste famiglie per i nomi non cessa di stupirmi! - notò Lockwood.<br />

1 Il lettore avrà notato che Heathcliff è il personaggio sessualmente più attivo di tutto il romanzo, avendo messo<br />

incinte due donne, una per ciascuna famiglia Earnwhaw (Castherine) e Linton (Isabella). E' probabiilmente per questo,<br />

che Heathcliff è il personaggio preferito dalle giovani lettrici di questo capolavoro della Brontê.<br />

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- Il signor Heathcliff, venuto a saperlo disse: -Vogliono dunque che io odii anche lui! E invece io<br />

adesso non lo farò, per fare loro dispetto! Mi prenderò questo piacere quando li avrò uccisi tutti. E<br />

quando mi servirà, ucciderò anche il figlio di quella povera scema! -<br />

Purtroppo, la sua profezia si avverò, come tutte le profezie del demonio, con la stessa celerità e<br />

sicurezza con cui procede il treno da Gimmerton a Londra (non quello da Londra a Gimmerton,<br />

però, che è sempre in ritardo).<br />

Il signor Hindley Earnshaw morì di cirrosi epatica pochi mesi dopo la morte della signora<br />

Catherine.<br />

E il signor Heathcliff divenne padrone della Tempestosa, che aveva vinto a dadi con il vecchio<br />

ubriacone.<br />

La povera signora Isabella morì di demenza precoce pochi anni dopo, in un manicomio per<br />

deficienti mentali dediti alla bulimìa da cima.<br />

Linton, il figlio di Isabella e Heathcliff, fu raccolto dal fratello di Isabella, il signor Edgar Linton,<br />

e portato a Thrushcross Grange.<br />

La signora Isabella ebbe tuttavia nella sua vita una fortuna sfacciata: morì prima che si avverasse<br />

la seconda parte della profezia di Heathcliff.<br />

La vendetta di Heathcliff era quasi completa.<br />

Egli aveva sepelllito la signora Catherine, il signor Hindley, la signora Isabella e aveva ridotto in<br />

schiavitù Hareton, il figlio dell’odiato nemico signor Edgar Linton.<br />

In più era divenuto padrone di quella stessa dimora nella quale egli stato condotto da shiavo.<br />

Gli rimaneva ancora una piccola parte, da completare, del suo diabolico piano: punire colui che<br />

era il suo nemico più odiato, quegli che gli aveva rapito l’unica persona che egli aveva amato mai<br />

nella sua vita dannata: il signor Edgar Linton, il coniglio.<br />

Facciamo chiarezza: l’unica persona che Heathcliff aveva amato mai nella sua vita dannata non<br />

era il signor Edgar Linton, il coniglio, anche se ci sono molti elementi che potrebbero farlo<br />

pensare, ma Catherine Earnshaw, la pazza.<br />

Quello che gli aveva rapito l’unica persona che egli aveva amato mai nella sua vita dannata era<br />

invece appunto il signor Edgar Linton, il coniglio.<br />

E come lo fece, vedrete fra poco.<br />

La figlia della signora Catherine e del signor Edgar Linton, Cathy, crebbe e il padre si mostrò<br />

affezionato a lei più per il legame di lei con la madre che per il fatto che ella era la sua figliola.<br />

Il signor Linton reclamò al signor Heathcliff la consegna del piccolo Hareton, il quale, essendo un<br />

Earnshaw, apparteneva alla defunta sua moglie e quindi, per eredità, a lui stesso, ma il signor<br />

Heathcliff minacciò, in cambio, di reclamare la consegna di Linton, il figlio suo e di Isabella, per<br />

cui non se ne fece nulla.<br />

Hareton fu allevato dal signor Heathcliff e Linton dal signor Linton.<br />

A guardare i nomi sembra che tutto torni, ma non è così.<br />

Heathcliff completò l’educazione di Hareton facendolo diventare un vero e proprio orso, che esibì<br />

in vari circhi della zona.<br />

Le parole con cui egli lo prese in custodia, alla morte del padre, mi risuonano ancora sinistre<br />

nell’orecchio: - Ed ora, mio caro orsacchiotto, - gli disse, - tu sei mio. E staremo a vedere se un<br />

albero non cresce contorto come un altro, quando uno stesso vento li curva tutt’e due! -<br />

Cathy crebbe confinata a Thrushcross Grange ma trattata come una principessa, vezzeggiata e<br />

viziata da tutti (un metodo sicuro, già collaudato con la madre, per farla diventare una persona<br />

insofferente e prepotente).<br />

Il signor Linton le proibì, e proibì a tutta la servitù di permetterglielo, di uscire dai confini della<br />

proprietà.<br />

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Come tutte le cose proibite, il mondo esterno, e specialmente la Tempestosa, divennero il sogno di<br />

Cathy, che all’età di tredici anni fuggì e raggiunse l’antica magione, dove, fortunatamente (si fa<br />

per dire) trovò il solo orso, Hareton, che allora ne aveva diciotto, e Joseph, il fido servitore.<br />

Scoprì così di avere un orso per cugino.<br />

Cercò di stabilire un dialogo, col caro animale: - Caro cugino orso, cosa mangi? Salmone, miele,<br />

mele cotogne? -<br />

- Grrrr ... - grugnì l’orso.<br />

E fu tutta la conversazione che Cathy e Hareton ebbero fra loro nella loro vita.<br />

Seppe anche dell’odio fra il signor Linton e il signor Heathcliff.<br />

- Ma come si fa a odiare il mio caro paparino, che è una pasta d’uomo farcita con la crema alla<br />

cioccolatta? - disse Cathy a Joseph.<br />

- Il signor Heathcliff riuscirebbe a odiare anche un angelo del paradiso! - disse Joseph. - E infatti<br />

odia a morte anche vostra madre ... A morte! Ah, ah, ah! -<br />

Io la recuperai prima che ritornasse il signor Heathcliff e, come si dice, fosse fatta la cima. A<br />

proposito, signor Lockwood, è un po’ che non ve ne offro: volete un po’ di cima? -<br />

- Vi prego, signora Dean! Non toccherò la cima dello Yorkshire prima che il vostro racconto non<br />

sarà terminato! -<br />

- D’accordo allora. Dunque riportai Cathy a Thrushcross Grange e quella sera stessa arrivò il<br />

signor Linton con il cugino di Cathy, Linton, il figlio della povera signora Isabella, che era morta<br />

il giorno stesso.<br />

Cathy era felice! Finalmente aveva un compagno di giochi. La sua prigionia dorata a Thrushcross<br />

Grange le pesava soprattutto per la mancanza di suoi coetanei.<br />

Linton aveva sei mesi meno di Cathy e, come ho detto, era malaticcio e irritabile.<br />

Crescendo, aveva acquistato due nuove qualità: era diventato anche pazzo e malinconico.<br />

Questo lo rendeva simile a un macaco affetto da rachitismo e tubercolosi a cui si fosse aggiunta<br />

recentemente anche la poliomielite.<br />

Il signor Linton disse a Cathy: - E adesso cara ricordati che tuo cugino Linton è malaticcio e<br />

irritabile, pazzo e malinconico, il che lo rende simile a un macaco affetto da rachitismo e<br />

tubercolosi, a cui si sia aggiunta recentemente anche la poliomielite. Ah, dimenticavo: ha appena<br />

perduto la sua mamma. Vero Linton? -<br />

- Mmmh! -<br />

- Per cui non pensare di farlo giocare: deve osservare il lutto! -<br />

Il macaco, non si sapeva dove metterlo.<br />

Se lo si sedeva su una sedia, voleva andare sul divano.<br />

Quando era sul divano, voleva andare nel letto.<br />

Dal letto, poi, voleva alzarsi e andare al gabinetto.<br />

Dopo piangeva che dal gabinetto voleva uscire: voleva andare in giardino.<br />

Dal giardino fuggiva di lì a poco per rifugiarsi in cantina, da cui usciva per andare in soffitta.<br />

Il posto nel quale resistette un po’ di più di tutti gli altri fu a cavalcioni del gallo segnavento, in<br />

cima al tetto, soprattutto per il fatto che la lettera “N” in ferro battuto, che segnava il Nord, gli si<br />

era impligliata nella cerniera dei pantaloni, ma dopo essere caduto dal gallo e precipitato dal tetto<br />

non volle stare nemmeno lì.<br />

Un vero disastro.<br />

Ma per Cathy egli era il suo macachetto meraviglioso: uno stuperfacente bambolotto in scala 1:1.<br />

Cathy attese mezzanotte.<br />

Quando tutti si furono addormentati andò a svegliare il macachetto e lo costrinse a giocare a “I<br />

dottori del pronto soccorso durante la guerra dei Boeri”, dove il macachetto fu obbligato a fare il<br />

Boero.<br />

43


Già da lì Cathy si accorse dell’indole di perdente del piccolo macaco.<br />

Cathy adorava i perdenti!<br />

Ma su questo perdente un tragico destino era pendente.<br />

Come daltronde su tutti i perdenti: altrimenti che perdenti sarebbero?<br />

Nel cuore della notte arrivò a Thrushcross Grange Joseph con l’ordine perentorio del signor<br />

Heathcliff di portare immediatamente il macaco alla Tempestosa.<br />

E così fu fatto, tanta era la paura che il signor Heathcliff suscitava in tutti loro.<br />

Quando gli fu detto che lo avrebbero condotto da suo padre, Linton disse: - Mio padre? Non<br />

sapevo, di avere un padre. Mia madre non me ne ha mai parlato. -<br />

- E’ normale. - gli dissero.<br />

Quando il macaco fu al cospetto del signor Heathcliff, questi lo guardò schifato e gli disse:<br />

- Un macaco! Tu sei tutto figlio di tua madre! Dove è, dimmi, la mia parte? -<br />

- Non saprei, signore. - rispose il macaco.<br />

- Bene! - disse il signor Heathcliff, - Io ti odio come ho odiato tua madre e tutta la sua famiglia.<br />

Ma tu, insieme con quella mocciosa di tua cugina Cathy, sei il legittimo erede dell’intera proprietà<br />

degli Earnshaw e dei Linton. Ti tratterò bene, per un po’, dunque. Non voglio che tu muoia prima<br />

che io possa ereditare tutto! -<br />

- Bene, signore. Grazie, signore. - disse il macaco.<br />

- Ti metterò a disposizione anche un orso ammaestrato, vero Hareton? -<br />

- Grrr ... -<br />

- Magnifico, signore. Grazie, signore. - concluse il macaco.<br />

Cathy ci rimase malissimo, la mattina dopo, quando scoprì che le avevano portato via il Boero del<br />

suo gioco preferito, “I dottori del pronto soccorso durante la guerra dei Boeri”.<br />

- Me lo riprenderò, prima o poi! - disse.<br />

E non sapeva, quanto terribile fosse la sua profezia!<br />

I due poveri rampolli erano entrambi prigionieri dei rispettivi padroni nelle rispettive magioni:<br />

Linton alla Tempestosa con il signor Heathcliff, Cathy a Thrushcross Grange con il signor Linton.<br />

Essi si desideravano l’un l’altro e si sognavano tanto che entrambi avevano preso l’abitudine di<br />

giocare con il fantasma dell’altro parlandogli ad alta voce come se l’altro fosse presente, sicché<br />

quando finalmente si incontrarono, in seguito, non ebbero poi più un gran che da dirsi.<br />

Entrambi furono tuttavia presi per scemi e fatti esaminare da un famoso psichiatra di Londra, il<br />

quale sentenziò che fossero entrambi affetti da paranoia schizofrenica con sdoppiamento della<br />

personalità e gravi note autistiche.<br />

Nessuno pensò a metterli insieme e vedere se avevano qualcosa da dirsi l’un l’altro.<br />

Dopo il consulto, l’illustre clinico se ne andò via parlando da solo e le sue ultime parole che<br />

udirono furono - Anche questa volta li abbiamo fregati, George! -.<br />

Solo in un secondo tempo, scoprirono che quegli che aveva effettuato la visita non era il vero<br />

professore ma suo fratello, ricoverato in una clinica psichiatrica e momentaneamente in libera<br />

uscita.<br />

Il signor Heathcliff seguì il suo programma di tenere in vita Linton e lo alimentò con il miglior<br />

cibo che la Contea avesse mai prodotto: la cima dello Yorkshire.<br />

E fu così che Linton si trasformò in uno Yorkshire nano, perennemente terrorizzato.<br />

Preoccupato dell’imprevisto esito della sua dieta, Heathcliff passò ai biscotti per cani, sperando<br />

almeno di trasformarlo in un cane più decente.<br />

Il risultato fu invece decisamente diverso: Linton si trasformò in un criceto, a dimostrazione del<br />

fatto che la teoria per la quale l’alimentazione determina la nostra vita ha un fondamento.<br />

44


Il problema è che non se ne conoscono i particolari.<br />

Il signor Heathcliff attribuì la natura debosciata del figlio all’influenza genetica del signor Linton,<br />

il suo odio per il quale raggiunse quindi la sua massima quotazione nella borsa infernale dei cattivi<br />

sentimenti umani e fece la ricchezza di un mucchio di poveri diavoli dell’inferno che aveva<br />

scommesso su di lui.<br />

Al punto che non volle più vedere il figlio e incaricò la servitù di trattare con lui al posto suo, per<br />

non rischiare di eliminare con le sue proprie mani la gallina dalle uova d’oro di cui si era<br />

appropriato.<br />

Ma, si chiese Heathcliff, Linton era una gallina o un criceto?<br />

Su questo punto, il signor Heathcliff, sempre così sicuro di sé, era molto indeciso.<br />

Linton non seppe mai quanta fortuna egli avesse con quella decisione di suo padre di non<br />

frequentarlo, il quale, collerico com’era, lo avrebbe sicuramente strozzato in una delle tante scene<br />

da mentecatto che egli (Linton) faceva continuamente.<br />

Finì che il signor Heathcliff lo fece rinchiudere in una gabbietta munita di tamburo rotante, come<br />

si conviene a tutti i criceti, ma il disgraziato riuscì a lamentarsi anche di essa, sostenendo che il<br />

tamburo non girava alla dovuta velocità.<br />

Il tempo passò e Cathy compì sedici anni.<br />

Alla disgraziata non era mai stato festeggiato un compleanno, giacché il signor Linton diceva che<br />

porta disgrazia, festeggiare il proprio compleanno nell’anniversario della morte della mamma.<br />

Ma se era già disgraziata!<br />

Più di così!<br />

Anzi, in occasione del compleanno della povera disgraziata, il padre la conduceva sulla tomba<br />

della madre e le ordinava di piangere, cosa che ella faceva regolarmente, più per la compassione<br />

che provava per se stessa che per la morte dalla madre, che ella non aveva mai conosciuto.<br />

Anche in quel giorno in cui compì sedici anni, ella così fece.<br />

Al ritorno dal compleanno-funerale, con la scusa di voler vedere i nidi dei tapiri giganti della<br />

Monrovia (di cui ella sosteneva essere pieno lo Yorkshire), Cathy si allontanò da casa e, come già<br />

aveva fatto a tredici anni, raggiunse nascostamente la Tempestosa.<br />

Colà incontrò Linton, che ella non riconobbe.<br />

- Questi è tuo cugino Linton. - le disse il signor Heathcliff.<br />

- Ma non era un macaco? -<br />

- Sì. Ma adesso è diventato un criceto. -<br />

- Adoro, i criceti! - disse Cathy, firmando la propria condanna a morte.<br />

Cathy aveva un debole per i deboli.<br />

Più uno era debosciato, ramollito, derenato, pusillanime, vigliacco, indeciso, depresso, disgraziato,<br />

vile, mentecatto, più egli esaltava la sua anima e i suoi sensi.<br />

- E tu chi sei? - domandò Cathy al signor Heathcliff.<br />

- Suo padre. -<br />

- Ma allora sei mio zio! -<br />

- Certo! -<br />

- Vieni qua allora, zietto caro, che ti dò un bacio! - disse Cathy abbracciando il signor Heathcliff e<br />

stampandogli un bacio sulla guancia ispida e irsuta.<br />

Cathy era ormai una donna fatta, non so se mi capisce, e provocò nel signor Heathcliff, il maiale,<br />

una reazione superiore alle sue aspettative.<br />

Praticamente un’erezione totale.<br />

- Se hai dei baci che t’avanzano, dalli a Linton! Con me sono sprecati! - le disse imbarazzato<br />

Heathcliff.<br />

- Certo! Un bacio anche a te, mio piccolo criceto! -<br />

45


Il criceto si raggrinzì tutto e rabbrividì, iniziando a tremare come uno di quei tapis roulants su cui<br />

si fa passare il grano per separarlo dalla paglia.<br />

- Credo che verrò spesso, qui alla Tempestosa! - disse Cathy felice.<br />

Il signor Linton si mostrò molto irritato del fatto che Cathy avesse incontrato, non tanto suo<br />

cugino Linton quanto il signor Heathcliff, e proibì a Cathy di ritornare alla Tempestosa.<br />

- Perché? - chiese Cathy.<br />

- Perché ha ucciso tua madre. -<br />

- Be’, tutti dobbiamo morire. -<br />

- E poi mi odia. -<br />

- Be’, non fartene un cruccio, paparino. Tutto passa. -<br />

- E poi è un demonio. -<br />

- Ah be’! Allora non ci vado più. - mentì Cathy.<br />

Come si sa, l’animo femminile è ostinato e pervicace, specie in presenza di una proibizione, e<br />

quello di Cathy, come quello di sua madre, lo era in special modo.<br />

Cathy iniziò una fitta corrispondenza amorosa con Linton, utilizzando il lattaio quale Cupido<br />

portalettere o quale Mercurio mungitore, come lei preferisce.<br />

Un giorno andai a frugare nel ripostiglio segreto di Cathy e lessi le lettere di Linton che lei<br />

conservava, ognuna con un fiore disseccato: non-ti-scordar-di-me, violette, margherite, papaveri,<br />

cactus e soffioni del deserto.<br />

Il tutto legato insieme con un nastro rosso.<br />

Sembravano copiate dalla rubrica dei cuori solitari del Daily Mirror.<br />

Erano evidentemente scritte dal signor Heathcliff, il quale essendo un maiale era un illetterato e<br />

ricorreva quindi al giornale a cui era abbonato Joseph (interessato alla rubrica “Tuoni e saette<br />

sull’Inghilterra”, che non era una rubrica metereologica ma religiosa), per rispondere alle lettere<br />

appassionate di Cathy, che come tutte le adolescenti si era innamorata del principe azzurro che ella<br />

era convinta si fosse mascherato da criceto.<br />

Gliele bruciai tutte, per pura bontà d’animo, nel caminetto: per impedirle di cadere nella trappola<br />

dal signor Heathcliff.<br />

Lei mi vide e si gettò sul fuoco per salvarle, ma troppo tardi.<br />

Un solo foglio bruciacchiato, le rimase nelle mani e io le carpii anche quello.<br />

- Se lo fate ancora, darò questo a vostro padre. - le dissi con affetto.<br />

Poi feci la posta al lattaio e mi impadronii di una lettera di Linton che quindi non fu consegnata,<br />

quel giorno, a Cathy.<br />

Giammai un uccello, che tornando al suo nido lasciato pieno di piccoli cinguettanti lo ritrovi<br />

deserto, espresse una più completa disperazione con i suoi gridi sperduti e i suoi battiti d’ali, di<br />

quanto fece Cathy con i sospiri e i singhiozzi che riempirono il salotto del signor Linton quella<br />

sera.<br />

La fanciulla era l’immagine statuaria della delusione e della sofferenza d”amore.<br />

Il che mi fece riflettere sui pericoli che corrono le signorine della proprietà terriera inglese quando<br />

raggiungono quell’età in cui la natura preme per riscuotere la sua tangente alla propagazione della<br />

razza, e a cui esse possono rispondere soltanto innamorandosi perdutamente di cugini, zii, cognati,<br />

padri, e persino, è successo, di fratelli.<br />

Così come fanno i conigli in cattività, che non a caso nello Yorkshire hanno un’aria<br />

particolarmente assente.<br />

A quella lettera di Linton risposi io, con un biglietto laconico: “Il signor Heathcliff è pregato di<br />

non mandare più lettere alla signorina Linton, perché d’ora in poi ella non le riceverà più. -<br />

L’estate fuggì via e fuggì via anche la prima parte dell’autunno.<br />

46


Il signor Linton si prese il cimurro e si chiuse in camera sua a farsi impacchi di carote tritate miste<br />

a olio di ricino e farina di pesce, secondo l’autorevole trattato di veterinaria “I mille e uno malanni<br />

dei conigli dello Yorkshire”.<br />

Un pomeriggio d’ottobre, in una giornata fosca e umida, dove il temporale si era acquattato dietro<br />

le colline e attendeva una distrazione dei poveri villici per avventarsi su di loro e sulle loro povere<br />

capanne con tutta la sua forza e brutalità, Cathy volle che la portassi nella brughiera.<br />

Là si arrampicò su un albero, si sdraiò su di un ramo e si cullò nel vento che urlava il suo grido di<br />

guerra.<br />

- Sai, Nelly, penso a quando sarete morti tu e papà, e io sarò sola. -<br />

- E chi può dire che non morrete prima voi, signorina Cathy? -<br />

- Ma ho solo sedici anni! -<br />

- E cosa vuol dire? Vostra madre è morta a ventidue e vostra zia Isabella a diciannove. Voi donne<br />

delle due famiglie maledette, Earnshaw e Linton, avete una vita breve e tragica! -<br />

- Porca cima! -<br />

- E poi riflettete. Non sarebbe male come soluzione narrativa che voi moriste prima di vostro<br />

padre ed egli subito dopo. Questo farebbe la gioia del signor Heathcliff. -<br />

- Heathcliff, il mio adorato zietto! -<br />

- Sì. Ma attenta! Prima, nei piani di vostro zio Heathcliff, voi dovete sposare il signorino Linton.<br />

Ma noi faremo di tutto, per impedirlo. -<br />

- Anche uccidermi prima? -<br />

- Se necessario ... -<br />

- Be’, sai cosa ti dico? Avere un’idea del proprio futuro, tranquillizza. -<br />

- Senz’altro. -<br />

A quel punto si scatenò, del tutto imprevisto, il temporale.<br />

Io fuggii lasciando indietro Cathy che penzolava dall’albero: se la sarebbe cavata da sola. E se<br />

fosse morta a quel punto, la storia sarebbe finita e noi potremmo riposarci, non è vero signor<br />

Lockwood? -<br />

- Senz’altro. -<br />

- E potremmo mangiarci un po’ di cima, non è vero signor Lockwood? -<br />

- Grazie al cielo, la storia non è finita. Vero, signora Dean? -<br />

- No, purtroppo. -<br />

- Cosa accadde, poi? -<br />

- Accadde che Cathy incontrò nuovamente il signor Heathcliff, il quale amava aggirarsi per la<br />

brughiera quando questa era colpita da temporali, terremoti e innondazioni.<br />

- Cara Cathy, le tue insulse lettere d’amore sono diventate una droga, per il mio piccolo criceto, il<br />

giovane Linton. Adesso, come tutti i drogati in astinenza, è noiosissimo. Devi ricominciare a<br />

mandargliele. Non lo sopportiamo più! - le disse.<br />

- Non l’ho fatto di mia volontà! Sono stata ricattata: se gli avessi scritto ancora, Nelly lo avrebbe<br />

detto a mio padre, che avendo il cimurro è debolissimo di cuore e potrebbe morirne. -<br />

- Bene! Se non gli scrivi più, lo dirò io, a tuo padre! -<br />

- Magnifico: due ricatti opposti si annullano. Tu mi togli da un bell’impaccio, zietto caro! Grazie!<br />

-<br />

- Come? Si annullano? Porca cima! E allora devi venire a trovarlo, il criceto: è in punto di morte. -<br />

- Senz’altro, zietto. -<br />

- Ricordati di portargli un po’ di granturco bollito: ne va pazzo. -<br />

- Non mancherò, zietto. -<br />

- Addio! -<br />

- Addio! -<br />

47


Il giorno dopo accompagnai Cathy alla Tempestosa.<br />

Il signor Heathcliff si era allontanato per una settimana, perché aveva da regolare alcuni conti con<br />

dei debitori i quali gli aveva giurato che lo avrebbe ucciso con le loro proprie mani, se non li<br />

avesse pagati.<br />

Fu un viaggio faticosissimo, perché Cathy cavalcava il suo pony e si ostinava ad andare al trotto<br />

mentre gli correvo dietro: i servi non hanno cavallo!.<br />

Quando arrivammo trovammo Joseph che si faceva un pediluvio, fumava la pipa, beveva birra e<br />

faceva un solitario, tutto contemporaneamente.<br />

- Buongiorno, Joseph. - dissi.<br />

Quello zotico non rispose.<br />

- Buongiorno, Joseph. - ripetei.<br />

- Eh? -<br />

- Sei sordo? -<br />

- Sì, perché? -<br />

- Joseph!! - urlò una vocina querula, come di canarino morente, dalla camera vicina.<br />

- E’ Linton! - esclamò Cathy e corse di là.<br />

Non era un canarino morente, ma un criceto, morente, l’autore della vocina querula, e la differenza<br />

non è poca: il canarino è molto più vivace, quando è morente, rispetto al criceto. Cinguetta, anche<br />

se languidamente, mentre il criceto si limita a emettere dei sospiri.<br />

Linton era immobile su di una poltrona, con una coperta sulle gambe.<br />

- Tu possa morire di freddo! - esclamò allegramente all’ingresso di Cathy.<br />

- Ah, sei tu, cugina Cathy! Parlavo con Joseph. No, no, non baciarmi! Ciò mi toglie il respiro!<br />

Chiudi la porta, per favore. L’hai lasciata aperta e così morirò congelato. Quei maledetti servi<br />

sono diventati tutti sordi! -<br />

Cathy riattizzò il fuoco del camino.<br />

- Ahi, mi stai ricoprendo di cenere! Non respiro! Aiutami a girarmi su questa maledetta poltrona: è<br />

troppo dura per il mio povero corpo delicato! Ho sete! Ho sete! E’ da cinque minuti che non bevo!<br />

E che non sia troppo fredda, l’acqua! Odio l’acqua fredda! La tazza, lavala bene! L’ultima volta<br />

c’era dentro una mosca! Non mi piacciono le mosche! Avvicina le tende. C’è troppa luce, in<br />

questa stanza. Odio, la luce! Cosa sei venuta a fare? -<br />

- Volevo vederti, dopo che ci siamo scritti tutte quelle lettere! -<br />

- Sì, tutte quelle lettere! E chi l’ha lette? E’ troppo faticoso, leggere. Dovevi venire a parlarmi, se<br />

proprio ci tenevi! Ma adesso, no. Adesso non ho voglia, di parlare. Adesso non posso sopportare<br />

né la conversazione, né altro. Tirami la coperta sulle gambe, per favore. Mi cade sempre,<br />

maledizione! E sposta questa poltrona! Non voglio stare rivolto alla finestra! Mi mette tristezza!<br />

Girami verso la porta, così posso gridare a quei maledetti servi che sono diventati tutti sordi.<br />

Joseph, maledetto figlio di una cagna con la rogna! Perché non vieni mai? Devo andare al<br />

gabinetto! Joseph! -<br />

- Ti aiuto io, se vuoi. -<br />

- Grazie. Mio papà me l’ha detto, che se ti sposo tu poi mi aiuti sempre ad andare al gabinetto. E’<br />

vero? -<br />

- Certo. -<br />

- Bene. Per ringraziarti, ti dico una cosa che non sai: tua madre odiava tuo padre e amava invece il<br />

mio. Lo sapevi? -<br />

- Non è vero! -<br />

- Non contraddirmi! Mi viene l’asma, quando mi contraddicono! - e fu preso da uno spamodico<br />

accesso di tosse.<br />

Cathy, presa dal senso di colpa, si mise a piangere a dirotto.<br />

48


Il pianto di lei, inframmezzato dai colpi di tosse di lui, formava una specie di pezzo musicale, che<br />

ricordava vagamente il concerto numero uno di Chaikovski per pianoforte e orchestra.<br />

- Cattiva! Cattiva! Cattiva! Passerò tutta la notte a soffocare, con questa tosse! Tu dormirai<br />

tranquilla mentre io starò in agonia! Vorrei sapere cosa diresti tu, se dovessi passare delle notti<br />

così spaventose! -<br />

- Oh caro! Non ti affaticare! -<br />

- Non so se ti sposerò mai ... -<br />

- Sposami, ti prego! Sposami subito, prima che muori! -<br />

- Ma sono un criceto! -<br />

- Adoro, i criceti! -<br />

- Ma sono morente! -<br />

- Adoro, i criceti morenti! -<br />

- Verrai a trovarmi? -<br />

- Sì! -<br />

- Al cimitero, intendo. -<br />

- Sì, anche al cimitero. -<br />

- Mettimi un cuscino sotto la testa. -<br />

- Ecco fatto! -<br />

- Spostalo: non è abbastanza alto! -<br />

- Così va bene? -<br />

- No! Abbassalo! -<br />

- Va bene così? -<br />

- No! Mettticene un altro! -<br />

- Quale? Quello? -<br />

- No! Non quello! Quell’altro! -<br />

- Quale? Quello laggiù? -<br />

- No, maledizione! Non quello laggiù, questo qui! Non capisci niente! Sei una maledetta stupida! -<br />

- Sì, Linton. -<br />

- E adesso vattene. Lasciami in pace, una buona volta! -<br />

- Sì, cricet ... Linton. A presto, Linton. -<br />

- Va’ all’inferno! -<br />

Cathy era perdutamente innamorata di quella creatura meravigliosa.<br />

Al ritorno mi fece penare ancora di più: la fece tutta al galoppo.<br />

Quella corsa, andata e ritorno, mi fece ammalare.<br />

Intanto era sopravvenuto l’inverno.<br />

La mia padroncina fu un angelo: passò il suo tempo ad accudire me e suo padre, il coniglio.<br />

A lui portava l’erba fresca (surgelata) ogni mattina e gli cambiava la lettiera tre volte al giorno.<br />

A me faceva tisane d’ortica e cicuta. Diceva che così sarei guarita subito: stetti a letto tre<br />

settimane.<br />

Quando guarii e mi alzai per la prima volta mi accorsi che la malandrina la notte non era nel suo<br />

letto.<br />

Chissà quante notti aveva disertato, approffittando della mia malattia!<br />

Confessò: tutte le notti era andata a trovare il suo criceto.<br />

E lo aveva accudito, gli aveva cambiato il pannolino, gli aveva dato il biberon, gli aveva lavato il<br />

..., insomma gli aveva fatto tutte quelle cose per le quali lei spasimava: aveva un’anima da<br />

crocerossina e trovava quel rapporto esaltante.<br />

Mi raccontò tutto.<br />

- Il crice … Linton, dice che il modo più delizioso di passare la vita è quello di starsene dalla<br />

mattina alla sera sdraiato su una zolla erbosa, nella brughiera, ad ascoltare le api ronzare fra i fiori<br />

49


e le allodole trillare su i rami, contemplando il cielo azzurro e il sole sfolgorante. Non è un’anima<br />

eletta? Peccato che siamo in inverno, le api sono in letargo, le allodole sono emigrate, il cielo è<br />

plumbeo (specie alla Tempestosa) e il sole, chi l’ha mai visto? Per questo, è tanto triste, povero<br />

caro! Ma ci sono io, a rallegrarlo. Dice che non sto ferma un momento e questo gli fa venire il mal<br />

di testa. Ma che meraviglia! Io adoro curare quelli che hanno il mal di testa! Conosco una tisana, a<br />

base di ortica e olio di ricino che fa miracoli! Un giorno ci siamo anche baciati! Lui fu passivo. Io<br />

invece ... che goduria! Ci misi un quarto d”ora a estrarre la mia lingua dalla sua bocca. Un giorno<br />

giocammo a palla. Lui perse sei a zero. Si mise a piangere. Ci siamo divertiti veramente tanto!<br />

Sono proprio innamorata! -<br />

Proseguì.<br />

- Una sera incontrai Hareton, l’orso.<br />

Mi disse: - Ho imparato a leggere! -<br />

Gli dissi: - Anche i numeri? -<br />

- No. -<br />

- Allora torna un’altra volta! -<br />

Egli si vendicò subito dopo.<br />

Strappò il crice... Linton dalla sua poltrona prendendo a calci il libro che gli stavo leggendo (“I<br />

miserabili”) e cacciandoci a forza in cucina, mentre quel sordido di Joseph si stropicciava le mani<br />

e rideva tutto compiaciuto, citando un salmo: - “I figli sono come i padri. Samuele, 22, 14.” -<br />

Il criceto ... Linton tirò fuori tutta la sua energia.<br />

- Ti ucciderò, orso maledetto! - disse.<br />

Poi si accasciò a terra, sfinito.<br />

Gli prese una tosse convulsa e cominciò a perdere sangue dal naso. Povero caro! -<br />

Cathy si accalorò.<br />

- Corsi a chiamare Zillah che stava ammazzando un maiale per fare la cima e la trascinai in cucina<br />

dove però il criceto era sparito!<br />

Lo cercammo dappertutto e lo trovammo infine nella soffitta appeso a un chiodo che piangeva<br />

come un vitello.<br />

- Ma non è un criceto? -<br />

- Quel mostro dell’orso si vantò che era stato lui, a portarlo lassù e ad appenderlo, per farlo<br />

riprendere un po’.<br />

Mostro!<br />

Io piansi e mi strappai i capelli fino a rimanere calva.<br />

Dissi all’orso che lo avrei detto al suo papà e lo avrei fatto impiccare.<br />

Questo lo calmò un po’.<br />

Scappai sul mio pony, ma lui lo fermò per le briglie e accarezzandomi una gamba mi disse: -<br />

Signorina Cathy, non ce l’avrà mica con me! -<br />

Gli diedi una frustata sulla mano e fuggii via.<br />

Ah, che serata indimenticabile! -<br />

Cathy proseguì.<br />

- Avevo una gran voglia di ritornare alla Tempestosa, ma la paura di trovare il criceto ... Linton,<br />

morto, mi fermò.<br />

Al terzo giorno presi il coraggio a due mani, mi vestii a lutto e andai.<br />

Lo trovai ancora vivo.<br />

Non mi volle parlare né mi guardò per tutta la sera.<br />

Ma io guardai lui: smunto, pallido, tremante, con la bava alla bocca e un rivolo di sangue che gli<br />

colava da un orecchio.<br />

Un essere superiore!<br />

Soffriva in silenzio!<br />

Finalmente parlò e mi disse: - E’ tutta colpa tua! -<br />

50


Me ne andai felice: finalmente mi aveva parlato!<br />

Il giorno dopo ritornai e lui mi disse: - Sei buona? Non lo so. Questo, è il mio tormento! -<br />

- Povero caro! Hai un animo così sensibile! -<br />

Poi ritornò il signor Heathcliff e la cuccagna ebbe termine.<br />

Lo udii che diceva al mio criceto: - Se non fosse perché sei lo strumento della mia vendetta e della<br />

mia fortuna, ti ucciderei con le mie stesse mani, come ho fatto coi polli e le talpe! -<br />

Non ritornai più, da allora, alla Tempestosa.<br />

Però fremo dalla voglia di andarci! -<br />

Questo fu il racconto di Kathy.<br />

Raccontai tutto al signor Linton, che ebbe un accesso di bile, una colica renale e un infarto, dai<br />

quali si riprese a fatica.<br />

Per vendicarsi proibì tassativamente a Cathy di ritornare alla Tempestosa, per tutto il resto della<br />

sua vita (in pratica del signor Linton, naturalmente, non di Cathy, anche se egli intendeva<br />

esattamente l’opposto). -<br />

51


VII<br />

- Tutte le cose che vi ho raccontato accadevano nell’inverno scorso, signor Lockwood, poco più di<br />

un anno fa. Raccontarle mi ha fatto venire fame. Anche a voi? Volete un po’ di cima? -<br />

- No, grazie, signora Dean, a me queste tragedie fanno passare l’appetito! -<br />

- Vi capisco, sono così tristi! Non avrei mai immaginato di raccontarle a un estraneo. Perché voi<br />

siete un estraneo, non è vero, signor Lockwood? -<br />

- Sì. -<br />

- E allora perché ve le racconto? -<br />

- Non lo so, signora Dean. L’unica spiegazione che mi so dare è che altrimenti non ci sarebbe il<br />

romanzo. E non avreste nessuno a cui offrire la cima. -<br />

- Capisco. Ma adesso che ci penso, voi siete così giovane! Non vi si sarete mica innamorato di<br />

Cathy, dopo che l’avete vista? Perché quella che voi avete visto alla Tempestosa è proprio Cathy,<br />

l’eroina della mia storia! -<br />

- Chi? La Venere Callipigia? Io? Noo! -<br />

- Non mentite! Io so vedere, l’amore, quando lo riconosco! -<br />

- Può darsi. Ma ella mi amerebbe? -<br />

- Ella amerebbe anche un geco, costretta com’è a vivere con un orso e un maiale. L’amore è cieco,<br />

lo sapete! -<br />

- Già! Ho una speranza, allora! -<br />

- Un po’ di cima? -<br />

- No! -<br />

- Ma voi non mangiate mai! Morirete consunto come il povero Linton! -<br />

- Meglio così! Non c’è altro che cima, in questo maledetto posto! Ma riuscì poi il signor Linton a<br />

impedire a Cathy di ritornare alla Tempestosa? -<br />

- No, naturalmente. Ma, come disse Joseph, “Tanto va la gatta al lardo, che ci lascia lo zampino.<br />

Corinti, 19, 24.” -<br />

- Già, l’ho sentito. E come andò, allora? -<br />

- Il signor Linton disse a sua figlia: - Cathy cara, piuttosto che vederti sposata a quel criceto,<br />

preferirei vederti sottoterra come la tua cara madre, come lei prima di me! -<br />

- Paparino caro! Il tuo animo sensibile mi commuove! Ma credo che morirai tu, prima di me.<br />

Allora farò quello che vorrò e sposerò il mio caro criceto! -<br />

- Dio non voglia! -<br />

- Dio lo vorrà, come ha voluto tutta questa melensaggine di storia! -<br />

- Allora sia fatta la sua volontà! -<br />

- Amen! -<br />

- Ritornò la primavera. Avete notato, signor Lockwood, come la natura si ripete? -<br />

- Sì. -<br />

- Un po’ di cima? -<br />

- No. -<br />

- Dunque, dicevo, ritornò la primavera.<br />

Gli uccellini cinguettavano allegri sugli alberi della Tempestosa in mezzo a una bufera di neve,<br />

ignari che dentro la casa un criceto stava languendo nel suo letto, un orso grugniva aggirandosi<br />

come un ebete per lo stanzone, un predicatore pronunciava sermoni che annunciavano la fine del<br />

mondo e un maiale innondava la Tempestosa con il suo inarrestabile e insaziabile odio<br />

pronunciando le litanie dei Santi alla rovescia.<br />

Se lo avessero saputo, quegli allegri uccellini, probabilmente sarebbero volati da un’altra parte.<br />

Più che altro per via della bufera di neve.<br />

52


Infine Cathy compì i suoi diciassette anni.<br />

Ma fu un compleanno triste, perché il padre non la portò, come faceva di solito per l’occasione, al<br />

cimitero a visitare la sua povera mamma morta, in quanto era affetto da bronchite catarrosa con<br />

broncospasmo ed enfisema polmonare.<br />

Linton, smanioso di essere assistito nella sua eterna malattia dalla crocerossina Cathy, le scrisse<br />

implorandola di venire a visitarlo ed assisterlo nelle mansioni più minute della sua triste giornata<br />

di ricoverato, come cambiargli la padella, portargli l’acqua (non troppo fredda: odiava l’acqua<br />

fredda!), cambiargli le lenzuola, e così via: tutte quelle cose carine che una crocerossina fa ai<br />

malati cronici e senza speranza.<br />

Nella lettera aggiunse alcune parole per il signor Linton: - Caro zio, spero che tu stia bene, con la<br />

tua bronchite catarrosa con broncospasmo ed enfisema polmonare. Io ho una cirrosi epatica con<br />

ulcera gastrica e colite spastica cronica. Mi piacebbe parlarne con te. -<br />

L’interessamento del nipote per le sue affezioni piacque molto al signor Linton e iniziò una fitta<br />

corrispondenza fra i due malati, che si scambiarono dettagliate descrizioni dei loro sintomi e<br />

azzardarono diagnosi e terapie che non sarebbero venute in mente nemmeno ai medici più bizzarri.<br />

Si sa, che i medici hanno meno fantasia dei malati!<br />

Nacque così fra i due moribondi un’amicizia cordiale: le amicizie fatte in punto di morte sono le<br />

più durature.<br />

Fra una descrizione e l’altra di emorragie nasali, espettorazioni catarrali e travasi di bile, Linton<br />

avanzò la proposta di incontrare Cathy per fare una cavalcata insieme (lui sul pony e Cathy a<br />

piedi, naturalmente), e alla fine fece breccia nel cuore malato del povero signor Linton che, lo avrà<br />

capito signor Lockwood, era una pasta all’uovo ... d’uomo con dentro la crema alla cioccolatta.<br />

Linton scriveva che il suo paparino lo coccolava come un criceto nella gabbietta.<br />

Ah, quanto falso è l”animo umano!<br />

Noi ci credevamo.<br />

Non immaginavamo che un padre potesse essere così crudele con il figlio morente.<br />

Lo costringeva, a forza di botte, a scrivere così.<br />

Ma altro che criceto nella gabbietta!<br />

Un criceto sullo spiedo o sulla graticola si sarebbe sentito molto meglio!<br />

Venne l’estate e finalmente andammo, Cathy ed io, all’appuntamento con Linton alla Tempestosa.<br />

Infuriava una tempesta di neve e, stranamente, grandinava.<br />

Linton era sdraiato sul prato davanti a casa e sembrava un cencio per lavar per terra.<br />

Praticamente non si distingueva dalla neve e faticammo non poco a trovarlo.<br />

Era evidente che ce l’avevano portato a braccia, lì fuori, evidentemente con l’intento di farlo<br />

morire assiderato.<br />

Non aveva nemmeno la forza di alzarsi.<br />

- Salve, mia cara cugina. - disse con allegria, senza tentare nemmeno, ad alzarsi. - Come vedi sto<br />

morendo. -<br />

- Non fare così, cricetino mio! Almeno non morire prima d’avermi sposato. - disse Cathy.<br />

- Va bene. Ma facciamo presto. -<br />

- Presto! Quanta fretta! Non vorrai mica consumare prima, eh? -<br />

- Consumare cosa? Più consumato di così! -<br />

Cathy gli propose di fare conversazione, ma la sua mancanza d’interesse per tutti gli argomenti<br />

che ella proponeva e la sua incapacità di trovarne altri erano così manifeste che la mia padroncina<br />

non poté esimersi dal manifestare un certo dispetto.<br />

- Ma cricetino mio! Sei proprio una frana, in quanto a conversazione! -<br />

- Lo so: è una mia caratteristica. -<br />

- E cosa sai fare bene, allora? -<br />

53


- Non lo so. Credo niente. -<br />

- Be’ pensaci, perché io non posso aspettare un’eternità! -<br />

- Non aspetterai molto, te lo assicuro! Quanto all’eternità, essa è tutta per me. -<br />

- Be’, vedi, che di qualcosa sai parlare! -<br />

- Sì, ma è tutto qui. Ho già finito il mio discorso e non so cosa altro dire. -<br />

- E della tua salute, cosa mi sai dire? -<br />

- Che io non ce n’ho, di salute. -<br />

- Stai tanto male? -<br />

- No. Non sto tanto male. Sto malissimo. -<br />

- E cosa ti senti? -<br />

- E’ questo il punto. Non mi sento più niente. -<br />

- Cioè? -<br />

- Non il braccio, non la gamba, non la testa, non il petto, non la pancia, non il ... -<br />

- Sì, sì, va bene. Basta! Mi fai troppo soffrire! -<br />

- Soffrire te?! Ma quello che soffre sono io, non te! -<br />

- E io per te! -<br />

- Ma che m’importa della tua sofferenza, quando ho già abbastanza da pensare alla mia?! -<br />

- Lo dirò allo zio, che stai male. -<br />

- No, no, digli che sto benissimo. E’ un ordine di mio padre! - e dicendo questo si mise a tremare<br />

come uno colpito dal morbo di Parkinson.<br />

- Sarà fatto. Stai tranquillo, non ti metterò nei guai. -<br />

- Ci mancherebbe! Come se non ne avessi già abbastanza! -<br />

- Addio, mio piccolo criceto! Ci rivedremo presto! -<br />

Ma il criceto non rispose: si era addormentato.<br />

- E’ stanco, poverino. La conversazione l’ha sfinito. Però è stato un bel conversare, non è vero,<br />

Nelly? -<br />

- Bellissimo. -<br />

- Ed è una bellissima giornata, non è vero, Nelly? -<br />

- Bellissima. -<br />

- E il mio cricetino è bellissimo, non è vero, Nelly? -<br />

- Bellissimo. -<br />

Lo contemplò mentre, sdraiato come l’aveva trovato, si stava ricoprendo di neve e questo, disse<br />

allegramente Cathy, avrebbe fornito al suo cricetino un argomento di conversazione per i prossimi<br />

giorni. Se sopravviveva.<br />

- Bene! Adesso ce ne possiamo pure andare a casa. - disse con gioia.<br />

Trascorsero sette giorni, come quelli che il Signore impiegò a fare il mondo (ma non poteva<br />

metterci un po’ di più e farlo meglio?).<br />

Il signor Linton peggiorò moltissimo.<br />

La sua bronchite catarrosa con broncospasmo ed enfisema polmonare si trasformò in una<br />

polmonite doppia, poi in pleurite con versamento bilaterale ed infine in tubercolosi con focolai<br />

sparsi ed èdemi cavernosi a doppio eco.<br />

- Posso andare a trovare il mio criceto, papà? Così mi distraggo dalla tua malattia. -<br />

- Certo, mia cara, vai pure. Ma non stare molto: potresti non trovarmi più vivo, al tuo ritorno. -<br />

rispose allegramente il buon vecchio (il signor Linton aveva già quarant’anni).<br />

Quando partimmo da Thrushcross Grange era un dorato pomeriggio d’agosto.<br />

Quando arrivammo alla Tempestosa era una gelida notte di gennaio.<br />

Ritrovammo Linton sdraiato nella neve dove lo avevamo lasciato una settimana prima.<br />

54


La bianca coltre lo aveva completamente ricoperto e dovemmo scavare un’oretta prima di poterlo<br />

vedere.<br />

- Olà! - ci disse allegramente il baldo giovine. - Alla buon’ora! E’ un’eternità che attendo che<br />

qualcuno venga a prendermi! -<br />

- Non sono venuta a prenderti, caro cricetino, ma a parlarti. - gli disse Cathy.<br />

- Un’altra conversazione! Vuoi la mia morte! -<br />

- Mio padre sta morendo. -<br />

- Anch’io. -<br />

- Bene. -<br />

- Fine della conversazione? -<br />

- No! -<br />

- Ah! -<br />

- Basta con le smorfie! -<br />

- Eh? -<br />

- Ho detto basta con le smorfie! -<br />

- Ah! -<br />

- Ma le altre vocali le conosci? -<br />

- Quali? -<br />

- Le altre vocali. -<br />

- No. -<br />

- Bene. -<br />

- Bene. -<br />

- E allora? -<br />

- Allora? -<br />

- L’ho detto io. -<br />

- Anch’io. -<br />

- Ho udito. -<br />

- Anch’io. -<br />

- Bene. -<br />

- Bene. -<br />

- Nient’altro? -<br />

- No. Ah sì. Una cosa. -<br />

- Quale. -<br />

- Mi devi sposare prima che io muoia. Mio padre vuole così. -<br />

- Ci devo pensare. -<br />

- Pensaci, ma fai presto. Non vorrei morire prima. -<br />

- Va bene. -<br />

- E soprattutto vorrei morire con te davanti e non con il maiale. -<br />

- Ho capito. Con me davanti e non con il maiale. Esatto? -<br />

- Esatto. -<br />

- Perché? -<br />

- Perché il maiale non mi piace. -<br />

- Nemmeno a me. -<br />

- E poi sono terrorizzato. -<br />

- E da cosa? -<br />

- Ma dal maiale, no?! Non capisci proprio niente! -<br />

- Credevo che ti limitassi a non mangiarlo, il maiale. -<br />

- Eh? Fai un esempio, -<br />

- La cima. -<br />

- Ah! -<br />

55


- Ancora con le vocali? -<br />

- Quali? -<br />

- Ah già: non le conosci. -<br />

- Eh? -<br />

- E con questa è finita. -<br />

- Cosa? -<br />

- La conversazione. -<br />

- Bene. -<br />

A quel punto arrivò come un fulmine il signor Heathcliff.<br />

Egli prese Linton per un braccio e glielo torse dietro la schiena fino a farlo lacrimare (Linton, non<br />

il braccio).<br />

- Stai bene, vero, maledetto criceto? -<br />

- Benissimo, signor papà! - rispose Linton terrorizzato.<br />

- E sei innamorato della signorina Cathy, vero? -<br />

- Verissimo, signor papà! -<br />

- E vuoi sposarla, vero? -<br />

- Certissimo, signor papà! -<br />

- Vorrei trovarmi in un paese dove le leggi fossero meno strette e i gusti meno delicati: potrei così<br />

dedicarmi al mio svago preferito, la vivisezione! - disse con allegria il signor Heathcliff. - Ma<br />

entrate in casa mia a mangiare un po’ di cima! - aggiunse con un tono che non ammetteva replica.<br />

Io e Cathy, dopo avere vomitato di nascosto al solo sentire nominare la cima della Tempestosa,<br />

entrammo nell’antro del maiale.<br />

Il povero Linton fu lasciato fuori nella neve perché era incapace di camminare.<br />

E soprattutto di mangiare la cima.<br />

Appena fummo entrate, il signor Heathcliff chiuse a chiave la porta e se la ingoiò (la chiave, non<br />

la porta).<br />

- E adesso a noi, donne maledette! -<br />

E cominciò a picchiarci in testa con il bastone della tenda con tutta la tenda (e gli anelli) addosso.<br />

- Ma voi siete pazzo! - urlammo insieme.<br />

- Questo è un assaggio di quello che vi aspetta! - ci urlò. - E di qui non uscite, finché non fate<br />

quello che voglio io! -<br />

E si allontanò ridendo (come un maiale).<br />

Cathy si affacciò alle sbarre della finestra e urlò nella tormenta: - Cricetino! Che intenzioni ha tuo<br />

padre? Dimmelo. -<br />

Dalla bufera di neve venne una vocina d’oltretomba, come di canarino ferito (invece era di un<br />

criceto morente) che si perdeva nel vento: - Farci sposare domattina, prima ch’io muoia. -<br />

- Mi sembra un’ottima idea! - disse lei.<br />

Il signor Heathcliff ritornò, ci fece entrare nella cucina, dalla quale, come lei sa, non si può uscire,<br />

e ci lasciò tutta la notte a meditare sulla nostra cattiva sorte.<br />

La mattina dopo si presentò con un piatto di cima e ce lo buttò sul tavolo con malagrazia.<br />

- Come vedete, non sono proprio un maiale! - ci disse.<br />

- E che cosa siete, allora, un caprone? - rispose Cathy.<br />

- No. -<br />

- Un cammello? -<br />

- No. -<br />

- Un coyote? -<br />

- No. -<br />

- Un ornitorinco? -<br />

56


- No. -<br />

- E che cosa allora, signore? -<br />

- Lo so io! - rispose misteriosamente il signor Heathcliff e si allontanò furtivo.<br />

Poco dopo rientrò con Joseph e il reverendo Branderham. Aveva in mano una pistola (il signor<br />

Heathcliff, non il reverendo Branderham).<br />

- Venite con noi! - disse Heathcliff.<br />

Ci portò nella sala, dove trovammo Linton tutto bagnato e tremante ad asciugarsi davanti al<br />

camino, che come sempre era spento.<br />

- Avanti! - disse Heathcliff rivolto al reverendo Branderham. - Cominciate. E sbrigatevi! -<br />

- Siamo qui riuniti davanti al Signore e ai testimoni signor Heathcliff detto il maiale e signor<br />

Joseph detto il predicatore maledetto per celebrare il matrimonio fra il signor Linton Linton detto<br />

il criceto e la signorina Cathy Linton ... detta? -<br />

- Cathy. -<br />

- ... e la signorina Cathy Linton detta Cathy. Vuoi tu Linton Linton detto il criceto sposare la qui<br />

presente Cathy Linton detta Cathy? -<br />

Il signor Heathcliff alzò la pistola.<br />

- Lo ... lo voglio. - disse con un filo di voce il criceto.<br />

- Bene! E una è fatta! Adesso l’altra. Vuoi tu Cathy Linton detta Cathy sposare il qui presente<br />

Linton Linton detto il criceto? -<br />

Il signor Heathcliff alzò la pistola e la puntò alla tempia della mia padroncina.<br />

- Ma sì! Lo voglio! -<br />

- E’ fatta! E’ fatta! In nome del Creatore vi dichiaro marito e moglie! - disse il reverendo<br />

Branderham. - Allora siamo d’accordo, signor Heathcliff: una cima alla settimana, vita natural<br />

durante! -<br />

- Ma sì, ma sì. E adesso tutti fuori dagli stivali! Ah, Cathy! -<br />

- Sì? -<br />

- Adesso puoi chiamarmi papà. -<br />

Fummo ricondotte in cucina dove restammo prigioniere per cinque giorni.<br />

Tutte le mattine il signor Heathcliff ci portava la cima. Fu terribile. -<br />

- Come la capisco, signora Dean! -<br />

- A proposito, signor Lockwood, volete un po’ di cima? -<br />

- E’ lei, a non capire. -<br />

- Come vuole. Il pomeriggio del quinto giorno entrò in cucina Zillah, la cuoca. L’ha vista, non è<br />

vero? -<br />

- E come si fa a non vederla? Sì, mi ha salvato dai cani. -<br />

- E’ buona, coi cani. Ma le confido un segreto. -<br />

- E cos’è? -<br />

- Ogni tanto ne fa fuori uno e lo mette nella cima: è per questo che la sua cima è tanto buona! -<br />

- Credevo che il suo segreto fosse non lavare le interiora di luccio. -<br />

- Oh, no. Quello non è un segreto: qui non le lava nessuno. -<br />

Lockwood degluttì a fatica.<br />

- Continui, signora Dean. Ho bisogno di distrarmi! -<br />

- Dunque, le dicevo, venne Zillah. Ed era contentissima di vederci.<br />

- Meno male che siete in salvo! – ci disse - Grazie al signor Heathcliff! -<br />

- Eh? -<br />

- Ormai lo sa tutto il paese, che il signor Heathcliff vi ha salvato da morte certa nella palude, dove<br />

vi siete perdute. -<br />

- Il signor Heathcliff è uno sporco maiale bugiardo! Noi non ci siamo mai perdute nella palude! E’<br />

lui che ci ha sequestrate e rinchiuse qui in casa sua! -<br />

57


- Ma egli adesso mi ha detto di dirvi di prepararvi ad andare a Thrushcross Grange per i funerali<br />

del signor Linton. -<br />

- Il signor Linton è morto! -<br />

- No, non ancora. Se vi sbrigate lo prendete proprio nel momento del trapasso. Sarebbe una vera<br />

fortuna. -<br />

- Vieni Nelly, andiamo! Facciamo presto! - mi disse Cathy e corremmo a prendere il suo pony,<br />

con il quale, questa volta entrambe in sella, corremmo al galoppo verso Thrushcross Grange.<br />

Colà giunte, dopo avere seppellito il pony che appena entrati nel cortile era morto d’infarto, ci<br />

recammo nella camera del signor Linton, giusto in tempo per vedergli esalare l’ultimo respiro e<br />

raccogliere le sue ultime volontà.<br />

- Cathy, bambina mia. - disse alla figlia. - Io vado dalla tua mamma e tu presto ci raggiungerai. Sei<br />

contenta? -<br />

- Felice, papà! -<br />

- Bene. Ah, una cosa! Ho fatto testamento e non ti ho lasciato niente. Sei contenta? -<br />

- Felice, papà! -<br />

- Così il signor Heathcliff se lo prende nello stoppino! E’ la prima parolaccia che dico in vita. E<br />

anche l’ultima ... spero. -<br />

- Un’ultima cosa. -<br />

- Sì? - disse Cathy.<br />

- Vorrei essere sepolto con l’abito delle damigelle d’onore di nostra maestà: un privilegio che mi<br />

viene dal mio nobile lignaggio. -<br />

- Sarà fatto, papà. -<br />

E il signor Edgar Linton morì contento.<br />

Ma nello stoppino se lo prese lui.<br />

Perché il legale, pagato dal signor Heathcliff, non aveva registrato il testamento, e il maiale<br />

divenne il padrone di tutto.<br />

Il signor Linton fu sepolto vicino a sua moglie, la signora Catherine.<br />

Fu scavata un’unica fossa e le due bare furono messe una accanto all’altra.<br />

Dopo il funerale tornammo alla Tempestosa, questa volta su di un mulo mandatoci dal signor<br />

Heathcliff.<br />

Ci mettemmo una giornata intera.<br />

Là il tempo era migliorato e pioveva a dirotto.<br />

Trovammo Linton il criceto sdraiato su di una poltrona davanti al camino, che si succhiava un<br />

lecca-lecca fatto con un avanzo di cima.<br />

- Papà dice che adesso che sei mia moglie ti posso picchiare quando e quanto voglio. E lo farei<br />

volentieri, maledizione, se non fossi così stanco. Adesso te lo posso dire: io ti odio. Sono stato<br />

obbligato da mio padre ad essere gentile con te per farmi sposare. Ma ti odio, come odio lui e tutti<br />

quanti. Ah, quanto vi odio! -<br />

- E perché? -<br />

- Perché voi siete sani e io sono malato! Non ti sembra una buona ragione? -<br />

- Be’, forse sì. -<br />

- Anche tu, mi odii. Mi hai sposato soltanto per il mio denaro. Sperando che io muoia al più<br />

presto! -<br />

- Non è vero! -<br />

- Sì, che è vero! Me lo ha detto il mio papà! -<br />

- Tuo padre è un maiale bugiardo. -<br />

- I maiali non sono bugiardi. Sono i serpenti, che sono falsi e bugiardi. I maiali sono soltanto<br />

schifosi. -<br />

58


- Hai dimenticato tutte le belle conversazioni che abbiamo fatto? -<br />

- Puah! Una fatica bestiale! -<br />

- E le belle letterine che ci siamo scambiati? -<br />

- Non le ho scritte io, le letterine, ma mio padre. E le tue non le ho nemmeno lette. -<br />

- E perché? -<br />

- Perché avrei dovuto farlo? Un’altra fatica bestiale! -<br />

- Ho sposato un serpente! -<br />

- No. Un criceto. -<br />

- Ma io ti amo lo stesso, cricetino mio! -<br />

- E perché? -<br />

- Non lo so! -<br />

Poi rivolgendosi a Heathcliff, Cathy gli disse: - Heathcliff, lascia almeno che io viva a<br />

Thrushcross Grange, finché Linton non muore. -<br />

- Niente affatto! L’ho già destinata a un affittuario. Non voglio mica perdermi la rendita! -<br />

- Ma sei un avido! -<br />

- Non è vero! Lo sanno tutti, che sono un maiale! -<br />

- Un maiale e un assassino! -<br />

- Assassino? E perché? -<br />

- Lo sanno tutti che sei stato tu, a uccidere mia madre! -<br />

- Non è vero. Io l’odiavo, ma non l’ho uccisa. E’ stato tuo padre, a ucciderla. Con il suo amore.<br />

L’amore uccide. L’odio invece tiene in vita. Guarda come sto bene, io! Ti dirò di più. Ieri, dopo<br />

che è stato seppellito tuo padre, sono andato al cimitero, ho fatto aprire la fossa e scoperchiare la<br />

bara di tua madre. L’ho lasciata così, aperta. E mi farò seppellire lì anch’io, fra la bara di tua<br />

madre e quella di tuo padre. E mi farò lasciare anch’io, la bara scoperchiata, cosicché mi<br />

corromperò come si sè già corrotta tua madre. E tuo padre, invece, che ho fatto saldare col<br />

piombo, resterà incorrotto e continuerà a soffrire per tutta l’eternità, di essere lì solo con vicino<br />

due cadaveri in putrefazione, uno accanto all’altro, io e Cathy, per sempre! -<br />

- Ma tu sei un pazzo necrofilo, balsfemo e poco informato sulle condizioni post mortem! -<br />

- E’ inutile che parli difficile! Ormai tu qui sei soltanto una serva! Non sei più la padrona! -<br />

- Ma cosa vuoi tu ancora, da mia madre? -<br />

- Cosa voglio? Ella mi ha fatto soffrire per diciotto anni! Per diciotto anni sono stato pazzamente<br />

innamorato di lei! Ed ha sposato quel coniglio di tuo padre! Lui, non me! Ha preferito un coniglio<br />

a un maiale! Ma si può essere più insensibili? Il giorno della sua morte sono ritornato, di notte, nel<br />

cimitero ed ho scoperto la sua fossa; ho aperto la sua bara e ho stretto al mio corpo reso gelido dal<br />

vento invernale il suo corpo reso gelido dalla morte, desiderando di restare così per sempre,<br />

chiedendo di essere seppellito con lei. E allora lei mi ha fatto una pernacchia! Sì, il cadavere di tua<br />

madre mi ha fatto una pernacchia! Per questo, io la odio con tutto me stesso! Una pernacchia a<br />

me! E ho scoperto un’altra cosa: i fantasmi esistono! Ella continua a perseguitarmi con le sue<br />

maledette pernacchie. Le sento dappertutto! -<br />

- Tu non sei soltanto pazzo. Sei anche scemo! -<br />

La signora Cathy si dette con grande solerzia ad assistettere Linton, adesso suo marito, il quale<br />

probabilmente per questo motivo peggiorò ancora di più.<br />

Ella chiese al signor Heathcliff di chiamare un medico.<br />

- Un medico? Per spendere dei quattrini? Sappiamo, che cosa ha: sta per morire. La sua vita non<br />

vale un quattrino e io non spenderò un quattrino, per lui. -<br />

Il signor Linton peggiorò sempre di più.<br />

Piu di una notte, ella si attaccò al campanello svegliando tutta la casa.<br />

- E’ morto? - chiedeva il signor Heathcliff.<br />

59


- No. Ma sta molto male! -<br />

- E allora non disturbarmi! Chiamami soltanto quando è morto! -<br />

Cosicché una notte il povero criceto morì davvero, ma quando la signora Heathcliff suonò il<br />

campanello, per la famosa favola di “Al lupo, al lupo” (la conoscete, signor Lockwood? Sì?<br />

Volete mica un po” di cima? No?), non ci andò nessuno e lo trovarono l’indomani mattina<br />

stecchito nel suo letto, già composto in quella posa statuaria, sa, quella con le mani incrociate sul<br />

petto, con il rosario fra le dita, con la signora Cathy che gli stava seduta accanto, con una faccia<br />

che non si capiva se stava piangendo o ridendo.<br />

Il signor Heathcliff disse:<br />

- Finalmente è schiattato! E’ stata una bella agonia, per tutti noi! -<br />

La signora Cathy si chiuse a chiave nella stanza con il cadavere e non volle uscire per una<br />

settimana, finché, sfondata la porta per ordine del signor Heathcliff che non sopportava più di<br />

spendere come disse lui, “un capitale” in deodoranti, la trovarono a terra svenuta.<br />

Poi sapemmo da lei che era svenuta il primo giorno ed era rimasta là non perché lo volesse, anzi.<br />

Per consolarla, il signor Heathcliff le lesse il testamento del signor Linton, estortogli con la forza,<br />

con cui lui, Heathcliff, diventava padrone di tutto.<br />

- E con questo ultimo morto, la mia vendetta è quasi completa! Manchi solo tu! Vediamo.<br />

Dell’odiata famiglia Earnshaw, ho seppellito l’odiato signor Earnshaw e l’odiata sua moglie (di<br />

cui non saprà mai il nome), l’odiata Catherine loro figlia e l’odiato Hindley loro figlio con l’odiata<br />

sua moglie sconosciuta. Dell’odiata famiglia Linton ho seppelito l’odiato signor Linton e l’odiata<br />

sua moglie (della quale, anche, si ignora il nome), l’odiato Edgar, loro figlio e tuo padre, e l’odiata<br />

Isabella, sua sorella e mia moglie, e l’odiato Linton, suo, e mio, figlio. E sono diventato<br />

proprietario di tutte le terre e gli averi delle due famiglie! Un bel lavoro, direi! -<br />

- E Hareton? -<br />

- Hareton, non posso eliminarlo. -<br />

- E perché? -<br />

- Perché assomiglia a sua madre, Catherine, e vedendomelo davanti e sfogando su di lui il mio<br />

odio, io rinnovo il mio odio per Catherine, che è il maggiore di tutti. Debbo lasciarlo in vita per il<br />

mio divertimento. –<br />

- E me, perché mi lasci in vita? –<br />

- Mah! Non lo so proprio. Per logica dovrei ammazzare anche te. Ma che ne so, perché non lo<br />

faccio? Non l’ho mica scritto io, questo cavolo di romanzo!<br />

- E perché tanto odio? -<br />

- Perché?! Tu mi chiedi perché?! Ma come credi che mi sia sentito, io, quando quel bastardo del<br />

signor Earnshaw mi comprò per due penny?! Cosa si credette?! Io, due penny?! Io, uno zingaro<br />

circasso della Bulgaria uralica del glorioso ceppo del Mar Morto, due penny?! Ma se ne valevo<br />

almeno cinque! Ho giurato che avrei dedicato la mia vita a fargliela pagare a lui e a tutta la sua<br />

famiglia, a quel coniglio impagliato, e le promesse fatte a quattro anni si mantengono, per Satana!<br />

-<br />

La signora Cathy si chiuse nella sua stanza e non uscì più, per mesi.<br />

Era diventata ghiotta della cima di Zillah, quella fatta con i cani, e non faceva altro che mangiarne.<br />

Ingrassava ogni giorno di più, finché divenne quella meraviglia che avete visto voi, signor<br />

Lockwood. -<br />

- Una Venere Callipigia! -<br />

- Soltanto una cosa potrebbe salvarla, povera piccola, da quell’orda di bestie feroci. Non<br />

dimenticatevi che ha soltanto diciassette anni e mezzo! -<br />

- E quale? -<br />

- Un matrimonio! -<br />

60


- E con chi? -<br />

- Ma con lei, naturalmente, signor Lockwood! -<br />

61


VIII<br />

Così finalmente finì il racconto della signora Dean.<br />

Lei insistette per far mangiare la sua cima al signor Lockwood, ma egli si rifiutò energicamente<br />

adducendo uno spasmo gastro-duodenale nonché colon-pilorico che gli impediva di ingerire<br />

qualsiasi cibo e specialmente la cima dello Yorkshire e si chiuse in camera sua per una settimana,<br />

praticando il digiuno sconsigliatogli dal dottor Kenneth e stando però lontano dalla finestra, che<br />

guardava con sguardo languido e voglioso.<br />

Venne gennaio.<br />

Lockwood decise di recarsi alla Tempestosa per disdire il proprio affitto di Thrushcross Grange e<br />

andarsene a Londra, dove c’era certamente un clima migliore dato che si limitava a piovere<br />

sempre: per nulla al mondo avrebbe trascorso un altro inverno in quella maledetta regione, patria<br />

della disgustosa cima dello Yorkshire!<br />

Quando arrivò infuriava un uragano.<br />

Heathcliff non c’era.<br />

Hareton, l’orso, gli disse che sarebbe ritornato per colazione.<br />

- L’aspetto. - disse Lockwood. - Posso entrare? -<br />

- Come volete. -<br />

Nello stanzone trovò la Venere Callipigia che sbucciava delle rape.<br />

- Ho finito! - disse la divina.<br />

- Portale in cucina! - le ordinò l’orso.<br />

- Portacele tu! - gli rispose la dea.<br />

- Guarda che ti taglio l’osso del collo! -<br />

- Rompo, ignorante! Rompo, non taglio! -<br />

Prese le bucce di rapa e cominciò a ritagliarvi delle figurine rappresentanti la Sacra Famiglia, con<br />

San Giuseppe, la Madonna, Gesù Bambino, il bue e l’asino.<br />

- E chi sarei io? - chiese Lockwood.<br />

- Questo! - rispose lei mostrandogli il bue.<br />

- Avrei preferito questo! - aggiunse lui indicando l’asino.<br />

- Perché siete un ignorante, voi? -<br />

- No! Anzi sono una persona molto istruita: leggo molto. E’ per via della mutilazione, sa ... -<br />

- Voi leggete molto? Beato voi! Io, che leggevo moltissimo prima di venire qui, non posso più<br />

farlo. Heathcliff ha bruciato tutti i libri che c’erano in questa casa. -<br />

- E perché? -<br />

- Primo, perché lui non legge e quindi non gli importa nulla dei libri. Secondo, per fare un dispetto<br />

anche dopo morto al signor Linton, che era uno studioso e ai libri ci teneva moltissimo. Erano stati<br />

i compagni della sua vita. Li preferiva persino alla moglie. -<br />

- Oh, se volete, signora Heathcliff, io vi posso portare qualche lettura amena che allevii la vostra<br />

solitudine in questo luogo freddo e inospitale. -<br />

- Oh, sì, grazie! Cosa, per esempio? -<br />

- Che ne direste dell’“Elegia scritta in un cimitero di campagna” di Thomas Gray? -<br />

- Oh, mi piacerebbe tanto! Ho proprio tanto bisogno di un po’ di allegria! -<br />

- Se portate dei libri a Cathy, io ce li brucio! - interloquì l”orso.<br />

- E perché? - domandò Lockwood.<br />

- Perché lei deve diventare ignorante come me. Così un giorno me la sposo. Ma soltanto quando<br />

siamo ignoranti uguale. -<br />

- Sposare te? Piuttosto mi impicco! -<br />

62


- No, non impiccatevi, signora Cathy! Voi siete così bella! Vi verrebbe una faccia tutta nera e<br />

rimarreste per sempre con la lingua di fuori. Avete mai pensato al gas? Preserva i lineamenti. -<br />

In quel momento giunse Heathcliff.<br />

- Signor Heathcliff, - disse Lockwood, - sono venuto a disdirvi il mio affitto di Thrushcross<br />

Grange. Non voglio restare un giorno di più, qui, e parto per Londra. -<br />

- Se voi credete di non pagarmi l’affitto che vi siete impegnato a pagarmi per contratto, avete fatto<br />

un viaggio inutile, signor Lockwood. Io non rinuncio mai a riscuotere quanto m’è dovuto, di<br />

chiunque si tratti. -<br />

- Non sono venuto a chiedervi nulla del genere. Manterrò il mio impegno. Sono venuto soltanto<br />

per comunicarvi la mia decisione, per pura cortesia. -<br />

- Cortesia? E che cos’è? Ah, capisco. Bene! In questo caso, fermatevi a mangiare con noi. C’è la<br />

cima, oggi. -<br />

- Io ... veramente ... -<br />

Poi guardò la Venere Callipigia.<br />

- Accetto! – disse a malincuore.<br />

- Tu vattene in cucina! - gridò Heathcliff alla divina fanciulla che ubbidì senza fiatare. - Zillah,<br />

porta la tua cima! Sentirete che bontà! Piace anche ai cani! Ah, ah, ah! -<br />

Heathclif degluttì, ma la sua gola era secca e vuota come come una bara.<br />

63


IX<br />

64<br />

Thrushcross Grange, settembre 1802<br />

L’anno successivo, a settembre, Lockwood si trovò per caso nello Yorkshire.<br />

Era a quattordici miglia da Gimmerton.<br />

Gli venne una improvvisa voglia di ritornare a Thrushcross Grange.<br />

Era già mezzogiorno e tanto valeva dormire sotto il suo tetto, pensò, (il suo contratto d’affitto non<br />

era ancora scaduto), piuttosto che in una sconosciuta locanda, dove magari non c’era altro da<br />

mangiare che la cima dello Yorkshire.<br />

Arrivò alla sua casa che era quasi il tramonto.<br />

Sotto il portico trovò una ragazzetta di nove anni e una vecchia di novanta che fumava la pipa.<br />

- Buona sera. Dov’è la signora Dean? -<br />

- Eh? -<br />

- Buona sera. Dov’è la signora Dean? -<br />

- Eh? -<br />

- Dov’è la signora Dean? - urlò.<br />

- Non sono io. - rispose la vecchia.<br />

- Lo vedo. Dov’è la signora Dean? - urlò ancora più forte.<br />

- Ah, la signora Dean! Alla Tempestosa. -<br />

Si avviò alla Tempestosa, dove arrivò che era già sera.<br />

Stranamente era una bellissima serata, con il cielo stellato e una magnifica brezza ristoratrice.<br />

Gli alberi intorno alla casa erano tutti, non solo dritti in piedi, ma anche ricolmi di foglie e<br />

qualcuno persino fiorito.<br />

Gli uccellini cinguettavano allegramente sui rami saltellando qua e là felici.<br />

La porta era spalancata e la luce allegra e sonora del fuoco del camino innondava l’ingresso.<br />

La porta! La porta era aperta!<br />

E il camino! Il camino era acceso!<br />

Questa sì, che era una novità!<br />

Entrò cautamente.<br />

- E’ permesso? -<br />

- Avanti, avanti! Ah siete voi, signor Lockwood! Entrate pure! Sto dando lezione al mio<br />

orsacchiotto! -<br />

Chi aveva parlato era Cathy, una Cathy completamente diversa da quella che ricordava Lockwood,<br />

ma indubbiamente era lei.<br />

Era dimagrita di trentasei chili ed era cresciuta di venti centimetri, per cui adesso era alta un metro<br />

e sessantotto e pesava sessanta chili e poteva quindi tranquillamente andare a partecipare ad una di<br />

quelle penosissime farse chiamate concorsi di bellezza, dove tutti lo sanno che tanto a vincere<br />

sono le amanti dei giurati, perché comunque lei l’avrebbe vinta, tanto era splendida. Un<br />

bocconcino succulento, come pensò Lockwood, che si pentì amaramente di non averla chiesta in<br />

moglie prima di partire per Londra.<br />

Dove invece Cathy non avrebbe potuto più andare era alla “gara delle borracce” di Gimmerton,<br />

perché essendo passata da una sedicesima misura ad una misera quinta non sarebbe stata<br />

nemmeno presa in considerazione.<br />

Anche l’orso, era irriconoscibile.<br />

Era Hareton, naturalmente, ma un Hareton completamente diverso.


Aveva perso tutto quel pelo che la signora Dean aveva definito come “bel pelame” ma che in<br />

realtà era semplicemente il risultato della assoluta non frequentazione, da parte del giovane villico,<br />

di un barbiere.<br />

I due parevano una coppia di quei papagallini che, costretti a trascorrere tutta la loro vita in una<br />

gabbietta di venti centimetri per trenta e non avendo altro di meglio da fare, passano tutto il loro<br />

tempo e sbaciucchiarsi becco a becco, la qual cosa fece pensare in un primo tempo agli ornitologi<br />

che la loro riproduzione avvenisse proprio in questo modo.<br />

- Buona sera, signora Linton. C’è la signora Dean? -<br />

- Oh, signor Lockwood, lieto di vedervi. Adesso non sono più la signora Linton, sono la signora<br />

Earnshaw. La signora Dean? Certo, che c’è. E’ in cucina. Sta cucinando la cima. -<br />

- Ma so che non si può andare nel bu ... in cucina. -<br />

- Come no?! Andate pure: la porta è aperta. -<br />

Finalmente Lockwood vide la porta della cucina, che non aveva mai visto: si apriva nella parete di<br />

fronte al camino, il quale aveva preso a fare il suo mestiere e alla grande: un enorme falò<br />

illuminava tutta la sala.<br />

Anche dalla cucina, usciva una luce che denunciava la presenza di un fuoco acceso.<br />

Cautamente Lockwood si avvicinò alla porta e contro ogni sua aspettativa riuscì ad entrare.<br />

Trovò la signora Dean che rimescolava la pentola di rame e cantarellava una canzone dell’operetta<br />

“La vedova allegra”.<br />

Poco più in là vi era Joseph con una bibbia in mano.<br />

- Meglio dieci volte avere nelle orecchie da mattina a sera le bestemmie di un peccatore che<br />

ascoltare voi che cantate queste sconcezze! E’ una vergogna marcia che io non possa aprire il<br />

Sacro Libro del Signore senza che voi vi mettiate a cantare la gloria di Satana e di tutta la<br />

teppaglia di questo mondo dannato! -<br />

Tutto, era cambiato, alla Tempestosa, meno Joseph.<br />

Lockwood si fece avanti.<br />

- Buona sera, signora Dean. -<br />

- Signor Lockwood! Qual buon tempo vi porta qua? -<br />

- Ero venuto a Thrushcross Grange: credevo di trovarvi là. -<br />

- No. Non sono più a Thrushcross Grange. Sono qui ad accudire i due piccioncini. Li ha visti? -<br />

- Sì. -<br />

- Non sono carini? Sa? Sono sposini novelli! -<br />

- Ah! -<br />

- Ma voi non sapete niente, di ciò che avvenuto dopo la vostra partenza! -<br />

- No, naturalmente. -<br />

- Sedetevi qua, accanto a me, che vi preparo una bella fetta di cima e vi racconto tutto. -<br />

- No, signora Dean. Tutto, ma non la cima dello Yorkshire. Devo confessarvi una verità: la<br />

detesto. -<br />

- Ah sì? Bene, vi faccio una confidenza: anch’io, la detesto! Anzi, la detestiamo tutti, qui! -<br />

- E perché continuate a mangiarla, allora? -<br />

- Non la mangiamo più. La offriamo soltanto agli ospiti. -<br />

- Capisco. Ma raccontate, signora Dean, ve ne prego. Sono ansioso di sapere come è finita la<br />

storia. E quali straordinarii eventi sono avvenuti, per produrre un così radicale cambiamento alla<br />

Tempestosa. -<br />

- Joseph, vattene via, tu! - gridò la signora Dean al predicatore.<br />

E quello, incredibilmente, si avviò verso l’uscita.<br />

Ma non si impedì di inveire.<br />

65


- Quando verrà il giudizio universale, che è più vicino di quanto voi miserabili peccatori pensiate,<br />

io volerò in alto, fra le anime salvate, e voi arrostirete nelle fiammi eterne della dimora di Satana,<br />

vostro degno signore! -<br />

- Sì, sì, va bene, ma adesso vattene! -<br />

Il miserabile vecchio uscì per sempre dalla scena e non se ne parlerà più per il resto del romanzo.<br />

Finalmente.<br />

- Dunque, riprenderò il racconto dal giorno in cui voi, signor Lockwood, ve ne siete andato.<br />

Io fui chiamata dal signor Heathcliff alla Tempestosa, perché accudissi alla direzione della casa e<br />

gli tenessi la signora Cathy lontana dalla sua vista. Egli non la poteva guardare perché gli<br />

ricordava la signora Catherine.<br />

La povera signora fu felice della mia venuta, anche perché portai con me i suoi libri e tutte le care<br />

cose della sua fanciullezza.<br />

Ella prese ad incitare Hareton ad affrontare gli studi e, dopo un po’ di ritrosia da parte sua, gli fece<br />

ella stessa da precettrice.<br />

Un brutto giorno, o dovrei dire un bel giorno?, di lì a poco, il signor Heathcliff si rinchiuse nella<br />

sua stanza e non volle più uscirne, nemmeno per mangiare.<br />

Passò parecchi giorni rinchiuso senza toccare cibo e proibendo a chiunque di entrare.<br />

Poi una notte si allontanò nella brughiera, in direzione del cimitero, e ritornò all’alba con una<br />

strana esaltazione negli occhi e nella figura tutta.<br />

Da allora stette così, stralunato ed estraneo a tutto, tranne che al fantasma di Catherine, che egli<br />

evocava continuamente ed al quale rivolgeva la parola come se ella fosse presente davanti a lui.<br />

Ora le diceva parole di fuoco, ora di struggente amore.<br />

E continuò così finché una mattina lo trovammo nel suo letto, madido di sudore, con un braccio<br />

teso verso il soffitto, completamente stecchito. -<br />

- Cosa?! Il signor Heathcliff è morto?! -<br />

- Morto stecchito, signor Lockwood, ma con uno strano sorriso sulle labbra, come se finalmente, e<br />

soltanto nel momento della morte, egli avesse raggiunto la pace e la felicità! -<br />

- Si è unito finalmente a Catherine, il suo grande amore! -<br />

- Esattamente! E mai unione fu più concreta: egli si è fatto tumulare, per volontà ordinata<br />

precedentemente ai becchini, con i quali fu insolitamente generoso, non soltanto accanto alla bara<br />

della signora Catherine, ma addiritturra dentro, la sua bara! -<br />

- E’ orribile! -<br />

- A lui deve essere parso delizioso. -<br />

- E che avvenne, poi? -<br />

- I due piccioncini, li ha visti?, si sono sposati e hanno ereditato tutti i possedimenti degli<br />

Earnshaw e dei Linton. La signora Cathy, ora signora Earnshaw, continua a insegnare la letteratura<br />

al signor Hareton, il quale forse fra qualche anno si iscriverà all’Università di Londra. -<br />

- E il fantasma di Catherine? Si è più visto? -<br />

- Eccome! Ella compare tutti i venerdì a mezzanotte nel nostro cimitero ed è divenuta<br />

un’attrazione per i turisti. Ma non è mai sola. -<br />

- Heathcliff! -<br />

- Fosse, solo lui! No. C’è anche il signor Edgar Linton. E non fanno che bisticciare. -<br />

- Penoso! -<br />

- Già. A proposito di penoso: sa la parola “cimitero” da cosa deriva? -<br />

- No. -<br />

- Dalla parola “cima”: lo abbiamo scoperto recentemente. -<br />

- E’ per questo che non la mangiate più? -<br />

- Sì, oltre al fatto che è francamente disgustosa. Ma abbiamo scoperto anche un altro fatto. -<br />

66


- E cioè? -<br />

- Che i turisti ne vanno matti! -<br />

67<br />

FINE


APPENDICE<br />

Pianta delle parentele delle famiglie Earnshaw e Linton<br />

Earnshaw – moglie (sconosciuta) Linton - moglie (sconosciuta)<br />

Hindley – sconosciuta<br />

Catherine Edgar Isabella - Heathcliff<br />

Hareton Cathy Linton<br />

68

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