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Oltre le dipendenze (file pdf) - Comune di Gorgoglione

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<strong>Oltre</strong> <strong>le</strong> <strong><strong>di</strong>pendenze</strong><br />

a cura <strong>di</strong><br />

A. D’Andretta<br />

M. A. Marrese<br />

P. Vitelli


In<strong>di</strong>ce<br />

Presentazione<br />

Capitolo 1<br />

Il contesto socia<strong>le</strong><br />

Capitolo 2<br />

Incontri con pre-ado<strong>le</strong>scenti e ado<strong>le</strong>scenti<br />

Capitolo 3<br />

Incontri con <strong>le</strong> famiglie<br />

Capitolo 4<br />

La percezione della comunità da parte dei gruppi <strong>le</strong>ader<br />

Osservazioni conclusive<br />

Appen<strong>di</strong>ce I<br />

Films<br />

Appen<strong>di</strong>ce II<br />

Questionari<br />

Bibliografia<br />

7<br />

11<br />

15<br />

21<br />

27<br />

31<br />

35<br />

45<br />

53


Presentazione<br />

La cognizione del <strong>di</strong>sagio esistente, ma spesso negato dal<strong>le</strong> famiglie e/o dal<strong>le</strong> singo<strong>le</strong><br />

persone (minori e non) proprio per quel pensiero che tende a proiettare all’esterno o da<br />

quell’assenza <strong>di</strong> forza e/o <strong>di</strong> consapevo<strong>le</strong>zza, ha spinto l’Amministrazione Comuna<strong>le</strong> <strong>di</strong> <strong>Gorgoglione</strong><br />

con il Servizio Socia<strong>le</strong> Professiona<strong>le</strong> a virare verso l’empowerment <strong>di</strong> comunità,<br />

cioè «Dare accesso ai gruppi comunitari, guidandoli verso la consapevo<strong>le</strong>zza del<strong>le</strong> potenzialità»<br />

(A. D’Andretta).<br />

La scelta dei gruppi è ricaduta su preado<strong>le</strong>scenti e ado<strong>le</strong>scenti, oltre che sui genitori. La<br />

motivazione <strong>di</strong> questa scelta sta nel ritenere che una Comunità per vivere il ben – essere<br />

muove soprattutto da un equilibrato sviluppo dei minori. Oggi essere educatori (i genitori<br />

prima e gli insegnati dopo) è estremamente comp<strong>le</strong>sso: si richiede ad uomini e donne <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>venire «veri padri» e «vere madri» (Don Mazzi). Formare i genitori <strong>di</strong> una piccola Comunità<br />

vuol <strong>di</strong>re, anche, incidere sull’inerzia degli insegnanti e della Comunità stessa.<br />

<strong>Oltre</strong> <strong>le</strong> Dipendenze è un progetto <strong>di</strong> prevenzione che rientra nell’area infanzia – ado<strong>le</strong>scenza<br />

e famiglia, finanziato dalla Regione Basilicata e precisamente dall’Ufficio Autonomie<br />

Locali e Decentramento Amministrativo della Presidenza della Giunta, a va<strong>le</strong>re sul Fondo<br />

<strong>di</strong> coesione interna (Misura A–2 annualità 2009). Il progetto è basato sull’avvio <strong>di</strong> un processo<br />

che coinvolge preado<strong>le</strong>scenti e ado<strong>le</strong>scenti della piccola comunità <strong>di</strong> <strong>Gorgoglione</strong>.<br />

Il processo, rivolto a genitori e minori, è teso a promuovere la conoscenza e <strong>le</strong> motivazioni<br />

che possono indurre ad agire per mo<strong>di</strong>ficare comportamenti a rischio compromettenti lo<br />

stato <strong>di</strong> salute inteso come benessere bio – psico – socia<strong>le</strong>. In particolare mira ad avviare il<br />

processo <strong>di</strong> consapevo<strong>le</strong>zza che implica la messa in <strong>di</strong>scussine, la rif<strong>le</strong>ssione, l’autocritica e<br />

il confronto.<br />

Si è voluto realizzare ta<strong>le</strong> progetto utilizzando la metodologia della ricerca-intervento partecipante<br />

che privi<strong>le</strong>gia proprio il processo della partecipazione e della citta<strong>di</strong>nanza attiva<br />

in modo da <strong>di</strong>ffondere conoscenze e non mere informazioni.


L’Amministrazione Comuna<strong>le</strong> ha ritenuto avva<strong>le</strong>rsi, oltre che dell’Assistente Socia<strong>le</strong> della<br />

stessa, anche della Comunità “Exodus” che ha sede a Tursi, in quanto la Fondazione Exodus<br />

opera in tutt’Italia ed anche all’estero sulla prevenzione del <strong>di</strong>sagio giovani<strong>le</strong> ed ha istituito<br />

l’Università della Famiglia, proprio per supportare e guidare genitori e famiglie nell’educazione<br />

dei figli. D’altronde è la Comunità territorialmente interessata nel nostro Ambito. Alla<br />

luce <strong>di</strong> ciò è stato costituito un team <strong>di</strong> lavoro tra la Responsabi<strong>le</strong> della Comunità <strong>di</strong> Tursi,<br />

un’educatrice volontaria della stessa e l’Assistente Socia<strong>le</strong> dell’Amministrazione.<br />

I giovani sono stati coinvolti con incontri tenuti presso la Comunità “Exodus” <strong>di</strong> Tursi, guidati<br />

dagli educatori. Paral<strong>le</strong>lamente gli incontri con i genitori sono stati realizzati presso la Sala<br />

Consiliare del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Gorgoglione</strong>, guidati dalla Responsabi<strong>le</strong> della stessa Comunità.<br />

Far partecipare è stato finalizzato alla presa <strong>di</strong> coscienza della realtà esistente in modo da<br />

attivare una sinergia (famiglie – preado<strong>le</strong>scenti e ado<strong>le</strong>scenti) volta alla prevenzione del<br />

<strong>di</strong>sagio giovani<strong>le</strong> affinché i minori possano riconoscersi come risorsa e potenzia<strong>le</strong> risorsa e<br />

i genitori possano qualificare il ruolo genitoria<strong>le</strong>.<br />

I fruitori dei due percorsi rappresentano coloro che possono <strong>di</strong>vulgare <strong>le</strong> esperienze vissute<br />

al fine <strong>di</strong> informare chi non ha ritenuto “farsi” coinvolgere e la Comunità nel suo comp<strong>le</strong>sso.<br />

L’avvio del progetto, infatti, ha visto coinvolta l’intera comunità con un manifesto che pubblicizzava<br />

il progetto ed un quadrangolare <strong>di</strong> calcetto con tre squadre <strong>di</strong> giovani locali (O’<br />

Pink Frosc – I Pescus – O’ Scauz Chen) ed una formata dai giovani <strong>di</strong> “Exodus”, oltre che un<br />

incontro, presso la Sala Consiliare del <strong>Comune</strong>, con <strong>le</strong> famiglie per presentare l’intero progetto<br />

e soprattutto il loro percorso.


Capitolo 1<br />

Il contesto socia<strong>le</strong><br />

La comunità <strong>di</strong> <strong>Gorgoglione</strong> si innalza a circa 800 m s.l.m ed è situata sotto un costone<br />

roccioso, lungo il torrente Vallone. Il suo territorio presenta un profilo irregolare segnato<br />

da e<strong>le</strong>menti caratterizzanti della orografia dei luoghi e coperto <strong>di</strong> boschi <strong>di</strong> cerro tra cui il<br />

Bosco Le Manche. Il territorio è ricco <strong>di</strong> rocce <strong>di</strong> arenaria chiamata pietra <strong>di</strong> <strong>Gorgoglione</strong>. Ha<br />

una popolazione <strong>di</strong> 1.071 abitanti con una densità <strong>di</strong> 31,23 ab/km², l’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> vecchiaia al<br />

2007 è pari a 248,4.<br />

La morfologia caratterizza <strong>le</strong> attività produttive, ovvero un’agricoltura non molto sviluppata,<br />

un’attività <strong>di</strong> caccia abbastanza <strong>di</strong>ffusa, un sistema <strong>di</strong> al<strong>le</strong>vamento con alcune eccel<strong>le</strong>nze<br />

(prodotti caseari) e una lavorazione della pietra che è l’attività in maggiore espansione. Negli<br />

ultimi anni <strong>Gorgoglione</strong> è rientrata tra i Comuni della L.R. n. 40/95. Eppure la <strong>di</strong>soccupazione<br />

e l’inoccupazione caratterizza i citta<strong>di</strong>ni incidendo sulla stabilità psicologica, oltre che<br />

sulla tendenza allo spopolamento.<br />

Essendo una piccola realtà dell’entroterra, risente della <strong>di</strong>stanza dai Servizi importanti<br />

(sanitari, amministrativi … ). Esistono, infatti, i Servizi <strong>di</strong> base: il MMG, la Guar<strong>di</strong>a Me<strong>di</strong>ca,<br />

una Farmacia, una piccola stazione dei Carabinieri, l’Amministrazione Comuna<strong>le</strong>, la Scuola<br />

dell’infanzia, la Scuola primaria con una pluriclasse, la Scuola Secondaria <strong>di</strong> I grado e una<br />

Parrocchia. Sono presenti, inoltre, una proloco, un gruppo che si occupa <strong>di</strong> Protezione Civi<strong>le</strong><br />

e un’Associazione <strong>di</strong> Volontariato “La Famiglia del Terzo Mil<strong>le</strong>nnio”. Da alcuni mesi l’Amministrazione<br />

Comuna<strong>le</strong> ha avviato il Centro <strong>di</strong> Aggregazione Giovani<strong>le</strong> (C.A.G.) con due Laboratori:<br />

uno sportivo e l’altro <strong>di</strong> chitarra, proprio per assicurare ai giovani luoghi <strong>di</strong>versi e<br />

volti all’aggregazione e alla prevenzione; infatti numerosi sono i giovani ed i minori che li<br />

frequentano.<br />

9


10<br />

La <strong>di</strong>stanza si accentua anche per la <strong>di</strong>ffici<strong>le</strong> percorribilità viaria e i pochi trasporti pubblici.<br />

«Le <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> spostamento da una realtà all’altra hanno rinforzato il <strong>le</strong>game tra <strong>le</strong> persone,<br />

infatti il senso <strong>di</strong> identità è molto forte e <strong>le</strong> forze possono quasi definirsi centripete. Si<br />

è sviluppato paral<strong>le</strong>lamente, ma anche inevitabilmente, un senso <strong>di</strong> appartenenza quasi<br />

patologico, infatti non si accetta facilmente che l’esterno possa tentare d’intervenire o <strong>di</strong><br />

mo<strong>di</strong>ficare situazioni prob<strong>le</strong>matiche e/o d’estrema sofferenza.» (A. D’Andretta). D’altronde<br />

la chiusura derivante dall’isolamento ha consolidato la mancanza del confronto e ciò lo confermano<br />

Martini e Sequi quando affermano che «la <strong>di</strong>fficoltà maggiore nel percepire gli<br />

schemi culturali è creata da quella sorta <strong>di</strong> autocensura che è l’“etnocentrismo”, cioè il vo<strong>le</strong>r<br />

credere che ciò che ci caratterizza è migliore <strong>di</strong> quello che caratterizza altre comunità. Questo<br />

etnocentrismo ci impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> mettere in luce gli aspetti negativi della comunità a cui<br />

siamo <strong>le</strong>gati anche affettivamente.».<br />

Un atteggiamento tipico è, ad esempio, il vivere <strong>le</strong> relazioni interpersonali a tavola, molto<br />

spesso nei bar e nel<strong>le</strong> piazze o in ritrovi “privati”. Tali incontri sono caratterizzati dallo scambio<br />

<strong>di</strong> bevande alcoliche, essenzialmente vino e superalcolici. È un rito salutarsi con “un cin<br />

cin”: è un buon augurio. Invitare amici e/o parenti ha come espressione “dopo ci facciamo<br />

un bicchiere”. È una tra<strong>di</strong>zione acquisita che si ripete meccanicamente; è un piacere che si<br />

trasmette ai figli e agli ere<strong>di</strong> ed un benvenuto per gli ospiti.<br />

D’altronde questa realtà non ha altri luoghi e forse non conosce altre forme <strong>di</strong> socializzazione.<br />

I ragazzi, preado<strong>le</strong>scenti ed ado<strong>le</strong>scenti, vivono queste consuetu<strong>di</strong>ni, interiorizzando<strong>le</strong> e<br />

assumendo stili <strong>di</strong> vita sempre più “trasgressivi”, dove i confini del possibi<strong>le</strong> non sono quasi<br />

più riconosciuti quando l’abusare è ormai natura<strong>le</strong>.<br />

È chiaro che l’abuso <strong>di</strong> sostanze <strong>le</strong>gali, a cui si aggiunge, ormai anche eccessivamente, quello<br />

<strong>di</strong> sostanze il<strong>le</strong>gali, induce a <strong>di</strong>sturbi comportamentali e all’isolamento solipsistico o nel<br />

gruppo dei pari, ma può anche evidenziare carenze socio-affettive ed appartenenza a famiglie<br />

svantaggiate e/o <strong>di</strong>sfunzionali.<br />

La famiglia, inoltre, rappresenta lo spazio in cui si vive la libertà <strong>di</strong> espressione, ma è anche<br />

quel “luogo” da <strong>di</strong>fendere da qualsiasi “attacco esterno”; <strong>le</strong> rego<strong>le</strong> relative al bene e al ma<strong>le</strong><br />

sono infatti applicate all’interno della stessa famiglia e possono non avere un valore socia<strong>le</strong>.<br />

È questo quello che Banfield ritiene assenza <strong>di</strong> un’ethos comunitario, così il valore della famiglia<br />

<strong>di</strong>viene familismo amora<strong>le</strong>.<br />

La comunità gorgoglienese, come <strong>le</strong> picco<strong>le</strong> comunità lucane, ha sempre vissuto il senso<br />

<strong>di</strong> reciprocità al punto da avere <strong>le</strong> porte che si aprivano senza chiavi. Oggi, però, questo<br />

senso, pur esistendo, non è più comp<strong>le</strong>tamente spontaneo, ma necessita sol<strong>le</strong>citarlo. La


coesione socia<strong>le</strong> è abbastanza frammentata in quanto il mal – essere ormai ha raggiunto<br />

anche questa piccola comunità: <strong>di</strong>soccupazione, <strong>di</strong>sagi familiari, abuso <strong>di</strong> sostanze <strong>le</strong>cite ed<br />

il<strong>le</strong>cite, <strong><strong>di</strong>pendenze</strong> da videogiochi, ricerca del benessere quantitativo e relazioni utilitaristiche.<br />

Attraversando i boschi, anche a <strong>Gorgoglione</strong> <strong>di</strong> fatto sono giunti gli oggetti intoccabili:<br />

«la TV», «la macchina», «il computer», «la <strong>di</strong>scoteca» che, per Don Mazzi, compongono «il<br />

paese dei balocchi» e che vanno sostituiti rispettivamente con «la tenerezza familiare», «il<br />

calore della comunità», «la bel<strong>le</strong>zza dell’arte e della musica», «la genuinità dell’amicizia».<br />

Eppure è ancora ben ra<strong>di</strong>cato il pensiero col<strong>le</strong>ttivo: l’esprimere con l’altro/gli altri ciò che si<br />

pensa e non ciò che in<strong>di</strong>vidualmente si sente e si pensa. Ciò è necessario, probabilmente,<br />

per sentirsi sicuri, per avere forza, per far sentire l’appartenenza, ma nega l’identità dell’essere,<br />

evidenziando una pseudo integrazione tra persona e ambiente <strong>di</strong> vita. L’O.M.S. ritiene<br />

che il ma<strong>le</strong>ssere/<strong>di</strong>sabilità o il benessere/funzionamento è dato proprio dal <strong>di</strong>sequilibrio o<br />

equilibrio dell’interazione tra la persona e il suo contesto.<br />

11


Capitolo 2<br />

Incontri con pre-ado<strong>le</strong>scenti e ado<strong>le</strong>scenti<br />

Un’analisi sul<strong>le</strong> opportunità presenti nella piccola comunità <strong>di</strong> <strong>Gorgoglione</strong> ha ri<strong>le</strong>vato che<br />

i preado<strong>le</strong>scenti e gli ado<strong>le</strong>scenti frequentano poco la Parrocchia, <strong>le</strong> Associazioni esistenti<br />

e soprattutto non hanno luoghi <strong>di</strong> incontro. La Responsabi<strong>le</strong> e gli educatori della Comunità<br />

terapeutica “Exodus” <strong>di</strong> Tursi con l’Assistente Socia<strong>le</strong> del <strong>Comune</strong> hanno valutato, alla luce <strong>di</strong><br />

ciò, l’opportunità <strong>di</strong> utilizzare un brainstorming per <strong>le</strong> attività da proporre a preado<strong>le</strong>scenti<br />

e ado<strong>le</strong>scenti. L’utilizzo <strong>di</strong> questa tecnica ha consentito <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre una proposta innovativa<br />

nella nostra Regione: aprire <strong>le</strong> porte della Comunità ai giovanissimi perché vivessero<br />

l’atmosfera e i contenuti educativi e cristiani esistenti all’interno, oltre ad avere l’opportunità<br />

<strong>di</strong> uscire da una piccola comunità abbastanza chiusa e incontrare proprio chi ha deciso <strong>di</strong><br />

operare un cambiamento nella propria vita.<br />

La proposta è stata illustrata all’Amministrazione Comuna<strong>le</strong> e ai genitori che hanno partecipato<br />

alla giornata <strong>di</strong> apertura del progetto.<br />

I giovanissimi hanno accolto positivamente la proposta e con il “passaparola”, che è tipico<br />

della loro età, hanno <strong>di</strong>ffuso l’iniziativa e coinvolto un congruo numero <strong>di</strong> partecipanti. Hanno<br />

partecipato alternativamente un sabato pomeriggio e una domenica pomeriggio al<strong>le</strong><br />

attività, accompagnati inizialmente da genitori che ne hanno offerto la <strong>di</strong>sponibilità e poi<br />

da due pulmini organizzati dall’Amministrazione. Il sabato è stata data loro l’opportunità <strong>di</strong><br />

partecipare al<strong>le</strong> attività <strong>di</strong> cineforum insieme agli utenti della Comunità e guidati tutti da<br />

due educatori, con la possibilità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre anche la cena, in quanto è consuetu<strong>di</strong>ne<br />

che si consuma la pizza preparata dai giovani <strong>di</strong> “Exodus”. Consumare insieme la cena è, fra<br />

l’altro, un con<strong>di</strong>videre uno spaio ed un tempo tipico dell’essere famiglia, dove si approfon<strong>di</strong>scono<br />

<strong>le</strong> conoscenze e si <strong>di</strong>scutono vissuti ed esperienze. La domenica è stata de<strong>di</strong>cata,<br />

invece, al gioco del calcetto per i maschi, avendo la Comunità un campo attrezzato e ad<br />

una partecipazione più spontanea per <strong>le</strong> ragazze che interagivano con gli altri, sempre con<br />

l’osservazione degli educatori.<br />

La partecipazione <strong>di</strong> preado<strong>le</strong>scenti e ado<strong>le</strong>scenti è stata sempre più numerosa (oscillava<br />

tra n. 22 e n. 27), ma il sabato sono state più presenti <strong>le</strong> ragazze, la domenica i ragazzi.<br />

13


14<br />

I films (in appen<strong>di</strong>ce si riporta la trama) proiettati e <strong>di</strong>scussi sono stati i seguenti:<br />

- Notte prima degli esami;<br />

- Jack Frusciante uscito dal gruppo;<br />

- Big Fish;<br />

- Caterina va in città;<br />

- Si può fare;<br />

- Il mio sogno più grande.<br />

Il gruppo dei giovanissimi <strong>di</strong> <strong>Gorgoglione</strong>, inizialmente, ha manifestato <strong>di</strong>fficoltà ad esprimersi,<br />

ma anche ad interagire. Con il tempo l’integrazione si è avviata, mentre la <strong>di</strong>scussione<br />

ai films è stata sempre piuttosto limitata.<br />

La loro partecipazione è stata comunque spontanea, tant’è vero che da soli riuscivano ad<br />

organizzarsi ed essere pronti per la partenza, fino a quando e<strong>le</strong>menti esterni hanno frustrato<br />

l’iniziativa. Le altre agenzie educative esistenti a <strong>Gorgoglione</strong>, purtroppo, non avendo<br />

compreso il valore del<strong>le</strong> attività proposte ai giovanissimi e avendo evitato l’incontro con gli<br />

esperti, hanno assunto un atteggiamento colpevolizzante soprattutto nei confronti del<strong>le</strong><br />

famiglie. Eppure <strong>le</strong> agenzie educative dovrebbero conoscere e collaborare con <strong>le</strong> Istituzioni<br />

affinché il prob<strong>le</strong>ma “<strong><strong>di</strong>pendenze</strong>” venga affrontato e non soffocato e perché i giovani <strong>di</strong><br />

una piccola realtà possano sperimentare altro da loro e, attraverso la conoscenza e l’esperienza,<br />

rif<strong>le</strong>ttere sugli stili <strong>di</strong> vita.<br />

Un gruppo <strong>di</strong> giovanissimi, probabilmente i più tenaci, i più coraggiosi o forse i più curiosi,<br />

hanno proseguito, anche se non con la cadenza prestabilita; infatti il do<strong>di</strong>cesimo incontro<br />

(una domenica) non è stato vissuto.<br />

Avendo compreso che l’ultimo incontro non si sarebbe effettuato, è stato somministrato al<br />

gruppo <strong>le</strong>ader dagli educatori <strong>di</strong> “Exodus” un questionario. Il questionario utilizzato, pre<strong>di</strong>sposto<br />

dall’Assistente Socia<strong>le</strong> del <strong>Comune</strong>, dalla Responsabi<strong>le</strong> della Comunità terapeutica,<br />

nonché dall’Educatrice volontaria della stessa, è anonimo e semi strutturato: contiene n. 8<br />

domande in cui la prima si <strong>di</strong>vide in due parti, una a scelta multipla con una scala verba<strong>le</strong><br />

a 3 e l’altra aperta; dalla seconda alla sesta sono tutte a scelta multipla, sempre con scala<br />

verba<strong>le</strong> a 3; la settima è solo con scala verba<strong>le</strong> a 3; l’ottava domanda è aperta. Il questionario<br />

ha avuto l’obiettivo <strong>di</strong> far emergere il grado <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfacimento, ma anche il vissuto<br />

dell’esperienza.<br />

Nella tabella che segue sono state riportate <strong>le</strong> risposte relative al<strong>le</strong> domande chiuse in cui:<br />

- M = MOLTO<br />

- A = abbastanza<br />

- P = poco<br />

- N.R. = numero <strong>di</strong> persone che hanno risposto a ciascuna opzione


N DOMANDE SCALA VERBALE<br />

M. A. P. N. R.<br />

1 In Comunità:<br />

È stato piacevo<strong>le</strong> 9 3 12<br />

È stato noioso 12 12<br />

È stato interessante 4 8 12<br />

Hai provato paura 12 12<br />

Hai mo<strong>di</strong>ficato atteggiamenti verso questo tipo <strong>di</strong> prob<strong>le</strong>ma 3 7 2 12<br />

2 L’attività <strong>di</strong> Cineforum:<br />

È un momento <strong>di</strong> svago 7 4 1 12<br />

È un modo per stare in gruppo 9 2 11<br />

È un momento <strong>di</strong> confronto 4 6 1 11<br />

È interessante 2 8 2 12<br />

È <strong>di</strong>vertente 7 3 2 12<br />

È noiosa 2 1 9 12<br />

È da continuare 8 2 1 11<br />

3 L’attività sportiva<br />

È un modo per stare con gli altri 9 3 12<br />

È <strong>di</strong>vertente 9 3 12<br />

È inuti<strong>le</strong> 1 11 12<br />

È noiosa 1 11 12<br />

È sana 8 4 12<br />

È da continuare 10 2 12<br />

4 L’esperienza in gruppo con gli amici <strong>di</strong> <strong>Gorgoglione</strong>:<br />

È stata interessante 7 3 2 12<br />

È stata piacevo<strong>le</strong> 8 3 1 12<br />

È stata inuti<strong>le</strong> 1 1 10 12<br />

È stata <strong>di</strong>vertente 7 4 11<br />

È stata noiosa 1 11 12<br />

È da continuare 8 2 2 12<br />

5 Il percorso effettuato<br />

È da proseguire 7 4 1 12<br />

È sufficiente 1 3 8 12<br />

6 Ho trovato un clima<br />

Familiare 3 7 2 12<br />

Educativo 6 4 2 12<br />

Sereno 8 2 2 12<br />

Freddo 2 9 11<br />

Prob<strong>le</strong>matico come quello esterno 10 10<br />

7 È un’esperienza che proporresti ad altri amici? 6 5 11<br />

15


16<br />

Alla parte della prima domanda “Hai pensato che”: su 12 giovanissimi n. 5 l’hanno definita<br />

una “bellissima esperienza”, n. 1 “piacevo<strong>le</strong>”, n. 1 “molto interessante”, n. 1 “molto <strong>di</strong>vertente”,<br />

n. 2 “poteva essere più bella”, n. 1 “poteva essere più <strong>di</strong>vertente”.<br />

All’ottava domanda, “A te cosa piacerebbe fare in Exodus?”, preva<strong>le</strong> il desiderio <strong>di</strong> confrontarsi<br />

con gli altri (amici <strong>di</strong> <strong>Gorgoglione</strong> e ragazzi <strong>di</strong> Exodus); la voglia <strong>di</strong> giocare a pallone,<br />

anche da parte del<strong>le</strong> ragazze; andare in bici; vedere film ed un giovane ha sottolineato “<strong>di</strong>vertenti”;<br />

mentre un altro <strong>di</strong>segnare e costruire oggetti con <strong>le</strong>gno e altri materiali.<br />

Dalla <strong>le</strong>ttura della tabella si evince che il gruppo <strong>le</strong>ader dei giovanissimi ha dato uno spaccato<br />

<strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione e <strong>di</strong> vissuto esperienzia<strong>le</strong> positivo; rispetto al<strong>le</strong> attività proposte (cineforum,<br />

sport e vita <strong>di</strong> gruppo gorgoglionese) si ri<strong>le</strong>va, inoltre, che per la maggior parte <strong>di</strong><br />

essi è un’esperienza da continuare e ciò viene confermato anche dal<strong>le</strong> risposte alla settima<br />

domanda, “È un’esperienza che proporresti ad altri amici?”, in cui n. 6 affermano “molto” e n.<br />

5 “abbastanza”.


Capitolo 3<br />

Incontri con <strong>le</strong> famiglie<br />

L’azione rivolta ai genitori è stata interamente guidata dalla Responsabi<strong>le</strong> della Comunità<br />

terapeutica “Exodus” <strong>di</strong> Tursi (MT) a partire dall’incontro <strong>di</strong> presentazione che è coinciso<br />

con la giornata <strong>di</strong> apertura del progetto in cui erano presenti anche il Sindaco e l’Assistente<br />

Socia<strong>le</strong>.<br />

I benefici ottenibili dagli incontri per <strong>le</strong> famiglie , previsti dal progetto, erano:<br />

- responsabilizzazione genitoria<strong>le</strong> sui modelli comportamentali da trasferire;<br />

- qualificazione della relazione intergeneraziona<strong>le</strong>.<br />

Gli incontri sono stati 12 con durata <strong>di</strong> due ore e con cadenza quin<strong>di</strong>cina<strong>le</strong>; tenuti presso la<br />

Sala Consiliare del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Gorgoglione</strong>.<br />

Nel primo incontro sono stati somministrati dei questionari <strong>di</strong> ingresso (si al<strong>le</strong>ga prototipo<br />

nell’appen<strong>di</strong>ce), estremamente semplici per l’eterogeneità dei genitori.<br />

Il questionario, concordato tra la Responsabi<strong>le</strong> <strong>di</strong> “Exodus”, l’Assistente Socia<strong>le</strong> del <strong>Comune</strong><br />

e l’Educatrice volontaria della stessa Comunità, è stato strutturato in forma anonima con la<br />

sola richiesta dell’età e del sesso e con tre domande aperte. La scelta del<strong>le</strong> domande aperte<br />

è stata finalizzata al vo<strong>le</strong>r lasciare la libera espressione a ciascuno, in modo da far emergere<br />

“<strong>di</strong>fficoltà, bisogni e aspettative del percorso”.<br />

I partecipanti del primo incontro erano 21 <strong>di</strong> cui n. 6 maschi e n. 15 donne. Il questionario<br />

non è stato però compilato da tutti:<br />

- n. 7 presenti non lo hanno compilato;<br />

- n. 13 lo hanno compilato (n. 7 F e n. 5 M), <strong>di</strong> cui n. 4 non hanno riportato l’età e n. 1 non ha<br />

riportato né l’età e né il sesso.<br />

19


20<br />

Dalla <strong>le</strong>ttura congiunta dei questionari si deduce che:<br />

1. alla prima domanda, “Quali <strong>di</strong>fficoltà incontra nella relazione con i suoi figli”, alcuni incontrano<br />

<strong>di</strong>fficoltà a <strong>di</strong>alogare, altri a <strong>di</strong>re no e ad entrare in empatia, altri ancora a farsi<br />

ascoltare o a comprendere i si<strong>le</strong>nzi; alcuni hanno attribuito <strong>le</strong> <strong>di</strong>fficoltà all’essere <strong>di</strong> generazioni<br />

<strong>di</strong>verse; alcuni, invece, hanno <strong>di</strong>chiarato <strong>di</strong> avere <strong>di</strong>fficoltà quoti<strong>di</strong>ane o <strong>di</strong> non averne.<br />

Nessuno ha parlato <strong>di</strong> relazione o <strong>di</strong> rego<strong>le</strong>;<br />

2. alla seconda domanda, “Può descrivere i suoi bisogni”, n. 3 non hanno fornito alcuna risposta;<br />

alcuni hanno inteso esprimersi sui bisogni dei figli, i pochi che hanno voluto esprimere<br />

i propri bisogni chiedono preva<strong>le</strong>ntemente “confronto con gli altri”;<br />

3. alla terza domanda, “Cosa si aspetta da questo percorso”, solo n. 1 non ha fornito risposta;<br />

n. 2 hanno inteso <strong>le</strong> aspettative rispetto ai figli; altri si aspettavano dal confronto, con<br />

l’esperta e gli altri genitori, aiuto, comprensione e acquisizione <strong>di</strong> esperienza.<br />

L’analisi comp<strong>le</strong>ssiva dei questionari ha determinato la scelta del percorso, ovvero l’imp<strong>le</strong>mentazione<br />

<strong>di</strong> una “scuola per genitori”, muovendo dalla <strong>di</strong>scussione dei contenuti<br />

dell’esperienza e attraverso <strong>le</strong> <strong>di</strong>namiche <strong>di</strong> gruppo, in uno spazio con un tempo e una modalità<br />

<strong>di</strong> lavoro.<br />

Il percorso e la metodologia.<br />

Il percorso si è avvalso del modello esperienzia<strong>le</strong>, nato in Francia negli anni ’30, a cui si<br />

ispirano gli obiettivi della “scuola per genitori” i cui contenuti si evolvono con il gruppo e<br />

attraverso il gruppo. È una metodologia attiva che si avva<strong>le</strong> del lavoro <strong>di</strong> gruppo, organizzato<br />

in cerchio, dove il linguaggio è colloquia<strong>le</strong>: si raccontano esperienze e vissuti, creando<br />

un “reticolo <strong>di</strong> comunicazione a cerchio”. La narrazione spontanea e libera crea un clima <strong>di</strong><br />

fiducia in cui va esaltata l’assenza <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio e pregiu<strong>di</strong>zio, ci si educa alla riservatezza e<br />

all’accettazione dell’altro sperimentando il confronto e si utilizza lo strumento della lavagna<br />

a fogli mobili ove fissare paro<strong>le</strong> e/o frasi rappresentative e significative.<br />

Il percorso si è mosso dalla narrazione del<strong>le</strong> proprie esperienze accompagnata da rif<strong>le</strong>ssioni.<br />

I genitori hanno raccontato e ricostruito il vissuto <strong>di</strong> figli (“oggetti” educativi) e riportata<br />

l’esperienza <strong>di</strong> genitori (“soggetto” educante), <strong>di</strong>scutendo sul concetto <strong>di</strong> educazione (percorso<br />

in itinere e non statico: non <strong>le</strong>gato a momenti o a perio<strong>di</strong>) e sulla responsabilità degli<br />

educatori (il genitore è il principa<strong>le</strong> responsabi<strong>le</strong>), nonché sulla <strong>le</strong>ttura dei bisogni dei bambini<br />

(relazione, protezione, paure …). Hanno poi vagliato i possibili stili <strong>di</strong> attaccamento in<br />

modo che ciascun genitore potesse riconoscere il proprio. Riconoscere il proprio sti<strong>le</strong> <strong>di</strong><br />

attaccamento per un genitore è fondamenta<strong>le</strong>, infatti già Bowlby riteneva che la qualità e la


tipologia dell’attaccamento influenza la persona negli aspetti <strong>di</strong> personalità, caratterizzando<br />

anche <strong>le</strong> relazioni da adulto. Sempre per Bowlby la figura <strong>di</strong> riferimento è solitamente la<br />

madre, ma dai suoi stu<strong>di</strong> si ri<strong>le</strong>va che anche il padre può esserlo se è lui ad occuparsi del<strong>le</strong><br />

cure del figlio piccolo. Il modello <strong>di</strong> attaccamento rappresenta così la base per comprendere<br />

l’evoluzione del figlio, come affronterà la fase della “separazione” dai genitori (ado<strong>le</strong>scenza)<br />

e poi quella dell’ “in<strong>di</strong>viduazione”.<br />

È seguito il racconto <strong>di</strong> ciò che riescono ad osservare e ad avvertire dei figli ado<strong>le</strong>scenti e<br />

qui si è aperta un’ampia <strong>di</strong>scussione sull’ado<strong>le</strong>scenza e sugli ado<strong>le</strong>scenti, soprattutto quelli<br />

<strong>di</strong> oggi e <strong>di</strong> ciò che necessitano. La funzione dei genitori ritorna ad essere fondamenta<strong>le</strong> ed<br />

in<strong>di</strong>spensabi<strong>le</strong>, ma ora occorre che questi sappiano:<br />

1. essere autorevoli;<br />

2. accettare la “separazione – in<strong>di</strong>viduazione” o “<strong>di</strong>fferenziazione” del figlio;<br />

3. ascoltare, accettare, comprendere e accogliere empaticamente.<br />

Sempre attraverso la tecnica della narrazione si è giunti a rif<strong>le</strong>ttere sul significato dell’autorevo<strong>le</strong>zza<br />

e sul modo <strong>di</strong> esercitarla e qui è venuta fuori l’importanza del<strong>le</strong> rego<strong>le</strong>, <strong>di</strong> come<br />

si costruiscono e si con<strong>di</strong>vidono nel rispetto dei tempi e dell’età dei figli. Con l’aiuto <strong>di</strong> metafore<br />

ed aforismi è stato affrontato poi il tema della trasgressione del<strong>le</strong> rego<strong>le</strong> da parte dei<br />

figli ado<strong>le</strong>scenti, quanto ciò è importante per loro e soprattutto come ciò viene vissuto dai<br />

genitori.<br />

L’elaborazione del processo della separazione – in<strong>di</strong>viduazione dei figli è risultato estremamente<br />

comp<strong>le</strong>sso per ciascun genitore e la metafora de “I Porcospini” <strong>di</strong> Schopenhauer ha<br />

aiutato a comprendere la necessità <strong>di</strong> avere quella giusta <strong>di</strong>stanza tra genitori e figli. Ciascun<br />

genitore non può limitare la crescita del proprio figlio, ma deve promuoverla e sostenerlo<br />

verso l’autonomia (capacità <strong>di</strong> autoregolamentarsi). In questa fase il gruppo dei genitori ha<br />

nuovamente ricostruito, me<strong>di</strong>ante la memoria, il significato <strong>di</strong> momenti analoghi a quelli<br />

che vivono i figli oggi; occorre quin<strong>di</strong> comprendere ciò che per i figli ha un significato ri<strong>le</strong>vante<br />

e imparare a rispettarlo. È un momento in cui “reggere” <strong>le</strong> emozioni da parte dei genitore<br />

non è faci<strong>le</strong>, ma ciò implica una <strong>di</strong>fficoltà del genitore, gli richiede un lavoro creativo<br />

rispetto al<strong>le</strong> proprie esperienze <strong>di</strong> vita, perché educare i figli è un’impresa creativa. La crescita<br />

dei figli non può mantenere statico il modello educativo, ma l’educabilità corrisponde ad<br />

un cambiamento reciproco, ad un’evoluzione congiunta in cui ciascun genitore deve avere<br />

cura <strong>di</strong> sé, saper ristrutturare il proprio tempo e saper chiedere sostegno e aiuto, riconoscere<br />

<strong>le</strong> proprie risorse, avere una buona autostima, chiedere confronti e conferme al proprio<br />

agire, in<strong>di</strong>viduare altri genitori o educatori con cui con<strong>di</strong>videre esperienze. “Il mito della<br />

caverna” <strong>di</strong> Platone, che rappresenta la ricerca della conoscenza, la liberazione dal buio, la<br />

scoperta della verità, dunque la crescita, è stato usato per indurre alla “messa in <strong>di</strong>scussione”<br />

finalizzata all’auto – conoscenza e all’auto – educazione.<br />

21


22<br />

Si è, infine, vissuto un percorso volto a stimolare un al<strong>le</strong>namento a <strong>le</strong>ggere – analizzare <strong>le</strong><br />

situazioni e a comunicare <strong>le</strong> proprie rif<strong>le</strong>ssioni e <strong>le</strong> proprie <strong>di</strong>fficoltà, dunque uno spazio in<br />

cui si è “consumata” una comunicazione, un confronto ed un approfon<strong>di</strong>mento.<br />

La partecipazione ai do<strong>di</strong>ci incontri non è stata stabilmente omogenea:<br />

- i padri hanno avuto una frequenza numericamente irrisoria, fra l’altro hanno partecipato<br />

solo nei primi tre incontri;<br />

- <strong>le</strong> mamme, al contrario, sono state sempre presenti;<br />

- la me<strong>di</strong>a della partecipazione si attesta sul<strong>le</strong> 10 unità per incontro.<br />

L’assenza <strong>di</strong> figure paterne si può attribuire sia agli impegni lavorativi (preva<strong>le</strong>ntemente<br />

operai), sia alla scarsa consuetu<strong>di</strong>ne nel seguire attività “formative” e nello specifico nel<br />

prendersi cura in senso educativo dei figli. È ancora molto <strong>di</strong>ffuso il pensiero che sono <strong>le</strong><br />

madri ad occuparsi dell’educazione filia<strong>le</strong>. L’instabilità della presenza femmini<strong>le</strong> si può col<strong>le</strong>gare<br />

sia ad impegni lavorativi (molte svolgono attività in agricoltura o forestazione), sia<br />

perché non abituate a parlare <strong>di</strong> Sé e a confrontarsi; la consuetu<strong>di</strong>ne è che si parla in maniera<br />

generica <strong>di</strong> eventi ed avvenimenti anche familiari, ma raramente si affrontano <strong>di</strong>aloghi<br />

attinenti al “profondo”.<br />

Un gruppo <strong>di</strong> mamme (n. 9) è stato stabilmente presente e rappresenta perciò il gruppo<br />

<strong>le</strong>ader.<br />

A conclusione del percorso è stato somministrato un questionario <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfacimento semi<br />

strutturato, in quanto 4 domande erano a scelta multipla e con una scala verba<strong>le</strong> a 3 ed una<br />

aperta per consentire l’espressione spontanea.<br />

Il questionario, in forma comp<strong>le</strong>tamente anonima, è stato compilato da n. 7 persone, <strong>le</strong> risposte relative al<strong>le</strong> 4 domande<br />

chiuse sono riportate nella tabella che segue in cui:<br />

- M = MOLTO<br />

- A = abbastanza<br />

- P = poco<br />

- N.R. = numero <strong>di</strong> persone che hanno risposto a ciascuna opzione<br />

N DOMANDE SCALA VERBALE<br />

M. A. P. N. R.<br />

1 Come valuta il percorso formativo:<br />

sod<strong>di</strong>sfacente 6 1 7<br />

interessante 5 1 6<br />

appropriato 3 2 5<br />

2 Gli incontri sono stati condotti:<br />

con chiarezza 5 2 7<br />

con competenza 4 1 5<br />

con linguaggio comprensibi<strong>le</strong> 4 1 5


3 I contenuti del percorso sono stati:<br />

utili 5 1 6<br />

hanno indotto alla rif<strong>le</strong>ssione 2 3 5<br />

hanno prodotto dei cambiamenti 3 1 4<br />

hanno risposto al<strong>le</strong> aspettative 3 1 1 5<br />

4 Ritieni che il percorso formativo sia:<br />

da proseguire 7 7<br />

sufficiente 2 1 3<br />

Alla quinta domanda, che è aperta, “Quali altri argomenti o prob<strong>le</strong>mi ritieni vo<strong>le</strong>r affrontare”,<br />

n. 5 non si sono espressi, n. 1 ha ritenuto gli argomenti esaurienti, n 1 pone il prob<strong>le</strong>ma “…<br />

chi è fede<strong>le</strong> ai sani principi e al<strong>le</strong> rego<strong>le</strong> <strong>di</strong> buon comportamento e educazione deve essere<br />

considerato poco alla moda”.<br />

I risultati del questionario sono stati <strong>di</strong>scussi in un incontro con l’Assistente Socia<strong>le</strong> del <strong>Comune</strong>,<br />

dal qua<strong>le</strong> è emerso che la realtà <strong>di</strong> <strong>Gorgoglione</strong> necessita <strong>di</strong> interventi mirati sui<br />

giovani e <strong>di</strong> strutture per il tempo libero; alcune mamme hanno <strong>di</strong>chiarato <strong>di</strong> non essere<br />

abituate a scrivere, pertanto <strong>le</strong> domande aperte creano loro del<strong>le</strong> <strong>di</strong>fficoltà. L’Assistente Socia<strong>le</strong><br />

ha altresì spiegato che la “narrazione scritta” dell’intero percorso progettua<strong>le</strong> riporterà<br />

quanto accaduto anche nella Comunità ed in particolare gli interventi inadeguati rispetto<br />

alla partecipazione degli ado<strong>le</strong>scenti al<strong>le</strong> attività della Comunità <strong>di</strong> Tursi.<br />

23


Capitolo 4<br />

La percezione della comunità gorgoglionese da parte dei gruppi <strong>le</strong>ader<br />

Il percorso progettua<strong>le</strong> aveva tra gli obiettivi la costituzione <strong>di</strong> due gruppi <strong>le</strong>ader: uno <strong>di</strong><br />

giovanissimi e l’altro <strong>di</strong> genitori. La funzione dei due gruppi è quella <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffondere l’esperienza,<br />

narrando i vissuti e informando chi non ha voluto o non ha potuto partecipare. I gruppi<br />

rappresentano uno strumento attivo <strong>di</strong> informazione e coinvolgimento della comunità.<br />

I due gruppi si sono realizzati autonomamente attraverso la stabilità assicurata ai <strong>di</strong>versi<br />

incontri e <strong>le</strong> relazioni consolidate. I giovanissimi, compresi tra 11 e 17 anni sono n. 12; i genitori<br />

sono n. 11, <strong>di</strong> cui n. 10 mamme e n. 1 papà, con un’età compresa tra 30 e 50 anni.<br />

Ai due gruppi <strong>le</strong>ader è stato somministrato un questionario volto a descrivere la loro percezione<br />

della comunità in cui vivono. Il questionario è stato uno solo per entrambi i gruppi<br />

in modo da ri<strong>le</strong>vare anche <strong>le</strong> <strong>di</strong>fferenze tra la percezione dei giovanissimi e quella del<strong>le</strong><br />

persone adulte. Il questionario è stato realizzato sempre semi strutturato, infatti due domande<br />

sono a scelta multipla con una scala verba<strong>le</strong> a tre e due aperte per consentire la<br />

libera espressione. È stato somministrato in modo anonimo e separatamente ai due gruppi,<br />

evitando l’incontro/influenza/con<strong>di</strong>zionamento tra i genitori e i figli.<br />

I giovanissimi che lo hanno compilato sono n. 10, <strong>di</strong> cui n. 3 F e n. 7 M; i genitori n. 11, <strong>di</strong> cui<br />

n. 10 F e n. 1 M.<br />

25


26<br />

Le risposte relative al<strong>le</strong> 2 domande chiuse sono riportate nel<strong>le</strong> tabel<strong>le</strong> che seguono (Tabella 4.1 Giovanissimi, Tabella<br />

4.2 Genitori) in cui:<br />

- M = MOLTO<br />

- A = abbastanza<br />

- P = poco<br />

- N.R. = numero <strong>di</strong> persone che hanno risposto a ciascuna opzione<br />

Tabella 4.1 - Giovanissimi<br />

N DOMANDE SCALA VERBALE<br />

M. A. P. N. R.<br />

1 Il contesto in cui vivi ti:<br />

Appartiene 8 1 1 10<br />

Risulta estraneo 4 6 10<br />

Risulta prob<strong>le</strong>matico 6 4 10<br />

Risulta sicuro 3 4 3 10<br />

2 Nella tua Comunità ti senti:<br />

Integrato/a 5 2 2 9<br />

Escluso/a 2 7 9<br />

Libero <strong>di</strong> esprimerti 7 3 10<br />

Represso 2 5 7<br />

Succube 3 5 8<br />

Tabella 4.2 - Genitori<br />

N DOMANDE SCALA VERBALE<br />

M. A. P. N. R.<br />

1 Il contesto in cui vivi ti:<br />

Appartiene 2 6 1 9<br />

Risulta estraneo 2 2 4<br />

Risulta prob<strong>le</strong>matico 1 5 1 7<br />

Risulta sicuro 3 3 6<br />

2 Nella tua Comunità ti senti:<br />

Integrato/a 1 9 1 11<br />

Escluso/a 1 3 4<br />

Libero <strong>di</strong> esprimerti 6 1 7<br />

Represso 4 4<br />

Succube 1 3 4<br />

È importante osservare la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> risposte ad entrambe <strong>le</strong> domande che emerge tra<br />

il gruppo dei giovanissimi (sentono maggiormente l’appartenenza, avvertono qualche insicurezza<br />

e si sentono piuttosto integrati, anche se pochi denunciano <strong>di</strong> essere succubi) e


quello dei genitori, che però non tutti compilano (il senso <strong>di</strong> appartenenza non è molto e<br />

neanche l’integrazione, la prob<strong>le</strong>maticità è abbastanza, così come la percezione dell’insicurezza).<br />

Alla domanda aperta “Ritieni il contesto in cui vivi carente <strong>di</strong>:”<br />

• i giovanissimi si sono espressi tutti e denunciano preva<strong>le</strong>ntemente una carenza <strong>di</strong> cultura;<br />

<strong>di</strong> attività rivolte ai giovani, compreso un centro <strong>di</strong> aggregazione; <strong>di</strong> attività sportive; segue<br />

una carenza <strong>di</strong> denaro, <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo e infine n. 2 evidenziano una carenza <strong>di</strong> tutto;<br />

• i genitori si sono espressi in n. 10 denunciando soprattutto carenze generiche: strutture;<br />

attività culturali, per i giovani, per una vita migliore; assenza <strong>di</strong> stimoli e <strong>di</strong> colloquio ed uno<br />

segnala <strong>di</strong> “smettere <strong>di</strong> fare la sagra della birra”.<br />

Alla domanda aperta “Del contesto in cui vivi pensi che:”<br />

• i giovanissimi si esprimono in n. 9 denunciando che: molte persone vivono occupandosi<br />

“dei fatti degli altri”; molti sono drogati, anche se c’è voglia <strong>di</strong> vivere; uno ritiene che “il paese<br />

dei pazzi è <strong>Gorgoglione</strong>”; uno che è “un bel contesto ma con poche attività offerte”; un altro<br />

ancora che “è una schifezza”;<br />

• i genitori hanno risposto in n. 8 in modo ancora una volta <strong>di</strong>fforme dai giovani: pensano<br />

preva<strong>le</strong>ntemente in modo in<strong>di</strong>vidua<strong>le</strong>, infatti non si possono raggruppare <strong>le</strong> risposte; emerge<br />

comunque che è un paese ospita<strong>le</strong>, dove si potrebbe vivere meglio.<br />

27


Osservazioni conclusive<br />

La giornata conclusiva (20 agosto 2010) è stata organizzata con un manifesto pubblicitario<br />

e soprattutto con la partecipazione dei due gruppi <strong>le</strong>ader che, non vo<strong>le</strong>ndosi esprimere in<br />

pubblico, hanno contribuito all’organizzazione e alla promozione. Di conseguenza la giornata<br />

è stata così organizzata:<br />

• un quadrangolare <strong>di</strong> calcetto costituito da tre squadre (“I rubacuori”, “I simpaticoni”, “Exodus<br />

2”) <strong>di</strong> <strong>Gorgoglione</strong>, emerse dal Laboratorio sportivo avviato con il Centro <strong>di</strong> Aggregazione<br />

Giovani<strong>le</strong> e da una squadra composta dai giovani <strong>di</strong> “Exodus”;<br />

• l’apertura è stata affidata al Sindaco e la chiusura, avvenuta all’interno del campetto <strong>di</strong><br />

calcio <strong>di</strong> <strong>Gorgoglione</strong>, è stata introdotta dall’Assistente Socia<strong>le</strong> e dalla Responsabi<strong>le</strong> della<br />

Comunità “Exodus” <strong>di</strong> Tursi che ha riportato i risultati dei questionari <strong>di</strong> gra<strong>di</strong>mento e l’andamento<br />

dell’intero progetto;<br />

• la premiazione del<strong>le</strong> squadre, con la <strong>di</strong>stribuzione del<strong>le</strong> coppe e del<strong>le</strong> medaglie a tutti i<br />

giocatori, è stata realizzata dal gruppo dei giovani;<br />

• il tutto è stato accompagnato da un gruppo musica<strong>le</strong> <strong>di</strong> <strong>Gorgoglione</strong> e da un buffet.<br />

Le squadre <strong>di</strong> <strong>Gorgoglione</strong> erano composte anche dai giovanissimi che hanno partecipato<br />

al<strong>le</strong> attività del progetto, mentre tra gli spettatori erano presenti tutti i genitori.<br />

Quel che è stato particolarmente ri<strong>le</strong>vante è che alcuni genitori del gruppo <strong>le</strong>ader hanno<br />

riferito, non pubblicamente, in quanto non abituati, che quanto realizzato nel percorso ha<br />

del<strong>le</strong> ricadute estremamente importanti nella relazione con i figli. Ora si sentono più rif<strong>le</strong>ssivi<br />

e quando incontrano del<strong>le</strong> <strong>di</strong>fficoltà, rimembrano quanto <strong>di</strong>scusso negli incontri. Alla<br />

luce della riscoperta e in alcuni casi della scoperta dell’importanza del confronto con gli altri<br />

e con gli esperti hanno <strong>di</strong>chiarato, infine, <strong>di</strong> essere pronti e desideroso <strong>di</strong> continuare il loro<br />

percorso, ma anche <strong>di</strong> far proseguire quello per i figli.<br />

29


30<br />

L’incontro genitori figli in un campo <strong>di</strong> calcio ha rappresentato la realizzazione dell’obiettivo<br />

progettua<strong>le</strong>, infatti alcuni genitori hanno premesso <strong>di</strong> non aver mai partecipato ad alcuna<br />

attività dei figli. È stato questo il momento che ha superato il rischio denunciato da Don<br />

Mazzi quando i genitori oggi <strong>di</strong>cono ai propri figli: «Tu pensa a razzolare, a mangiare il becchime,<br />

a fare “coccodè”, e se proprio ti vuoi alzare non <strong>di</strong>menticarti che non devi superare la<br />

rete del pollaio». Don Mazzi in realtà denuncia che i giovani <strong>di</strong> oggi vivono da polli e non da<br />

aqui<strong>le</strong> e non sono aiutati dai genitori a <strong>di</strong>venire aqui<strong>le</strong>.


Appen<strong>di</strong>ce I<br />

Films


34<br />

Notte prima degli esami, Film <strong>di</strong> Fausto Brizzi 2006<br />

<strong>di</strong> Mattia Nico<strong>le</strong>tti<br />

Giugno 1989. Gli esami <strong>di</strong> maturità. Avere vissuto in quegli anni è come viverli adesso, solo,<br />

vent’anni dopo. Le emozioni ado<strong>le</strong>scenziali sono intense, la musica del tempo resterà la tua<br />

musica, <strong>le</strong> ragazze che rappresentano i primi amori vivranno nella <strong>le</strong>ggenda, i <strong>di</strong>sastri e <strong>le</strong><br />

imprese acerbe si insinueranno nel<strong>le</strong> storie che si racconteranno da adulti. È un imprinting,<br />

un segno inde<strong>le</strong>bi<strong>le</strong>, marchio <strong>di</strong> fabbrica nella personalità <strong>di</strong> ciascuno che rivivrà ogni qualvolta<br />

viene toccato, anche con la punta <strong>di</strong> uno spillo.<br />

Fausto Brizzi, regista e co-autore <strong>di</strong> Notte prima degli esami sapeva <strong>di</strong> realizzare un film de<strong>di</strong>cato<br />

agli ado<strong>le</strong>scenti e inconsciamente <strong>di</strong> pensare a chi ado<strong>le</strong>scente è stato due decenni<br />

prima.<br />

E così Luca che si innamora <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>a e insulta il professore Martinelli (Giorgio Fa<strong>le</strong>tti) senza<br />

sapere che sarà in commissione d’esame, e Massi che va con la sorella della fidanzata Simona,<br />

e Alice che è perennemente innamorata <strong>di</strong> Luca senza mai confessarglielo, o ancora<br />

Riccardo, bello e impossibi<strong>le</strong> come i dreamers <strong>di</strong> Bertolucci, rappresentano ciò che ciascuno<br />

ha vissuto ai tempi dell’ado<strong>le</strong>scenza, con <strong>le</strong> amicizie, <strong>le</strong> gioie e i dolori che contrad<strong>di</strong>stinguevano<br />

quei perio<strong>di</strong>.<br />

I loro “ultimi giorni” prima <strong>di</strong> quell’esame che li farà entrare definitivamente nella dura vita,<br />

sono <strong>le</strong> preoccupazioni e <strong>le</strong> medesime sofferenze <strong>di</strong> chi oggi si trova ad affrontare quell’evento<br />

che appare un muro invalicabi<strong>le</strong>. Cambiano solo <strong>le</strong> musiche, i punti <strong>di</strong> riferimento, <strong>le</strong><br />

mode del vestire, <strong>le</strong> vie <strong>di</strong> comunicazione (oggi abbiamo internet e i cellulari).<br />

Notte prima degli esami racconta gli ado<strong>le</strong>scenti <strong>di</strong> ieri per i trentacinquenni <strong>di</strong> oggi, non<br />

trascurando chi ha <strong>di</strong>ciotto anni e che probabilmente vive da vicino <strong>le</strong> emozioni dei protagonisti.<br />

Perché il tempo corre ma <strong>le</strong> emozioni non passano. La strada è la stessa, ed è circolare,<br />

in un continuo e infinito ripetersi, stampato nel presente e proiettato nel passato.<br />

Cosa resterà <strong>di</strong> questi anni 2000? Un sorriso con gli occhi persi nei ricor<strong>di</strong>.<br />

Jack Frusciante è uscito dal gruppo, Film <strong>di</strong> Enza Negroni 1996<br />

<strong>di</strong> A<strong>le</strong>ssandro Antonelli<br />

Pane, amore e rock’n’roll<br />

A<strong>le</strong>x è un ragazzo bolognese iscritto al liceo. Ha un gruppo <strong>di</strong> amici con i quali suona in<br />

una rock band, e un amico più solitario, Martino. Comincia a stu<strong>di</strong>are con una compagna,<br />

Adelaide detta Ai<strong>di</strong>, che partirà per gli Stati Uniti a fine anno scolastico. A poco a poco, A<strong>le</strong>x<br />

s’innamora <strong>di</strong> Ai<strong>di</strong> e comincia a corteggiarla, e nel contempo si <strong>di</strong>verte con gli amici. Ma alla


fine <strong>di</strong> una serata “etilica” in <strong>di</strong>scoteca, Martino viene trovato in possesso <strong>di</strong> droga, arrestato<br />

e rilasciato poco dopo. Il colpo in lui è tremendo e, caduto in forte depressione, si suicida<br />

con la pistola del padre. A<strong>le</strong>x è sconvolto, ma in questa dolorosa circostanza sarà il ritorno<br />

<strong>di</strong> Ai<strong>di</strong> a infondergli il coraggio <strong>di</strong> andare avanti e ritornare sereno. Alla fine dell’anno, in<br />

occasione della festa <strong>di</strong> saluto per Ai<strong>di</strong>, i due finalmente si <strong>di</strong>chiarano; il <strong>di</strong>stacco, per A<strong>le</strong>x,<br />

sarà doloroso...<br />

Generazione Y<br />

Alcuni ragazzi <strong>di</strong> notte s’infiltrano in una piscina comuna<strong>le</strong> trasgredendo rego<strong>le</strong> e recinzioni,<br />

si tuffano e iniziano a ricordare, scherzandoci su, la storia <strong>di</strong> A<strong>le</strong>x e Ai<strong>di</strong> a fatti compiuti. Si<br />

racconta <strong>di</strong> un amore evanescente e vacuo proprio come l’Aria, il brano inizia<strong>le</strong> <strong>di</strong> Umberto<br />

Palazzo e il Santo Niente che apre la pellicola, semplice e trasparente, che ci capita sotto il<br />

naso e che non dobbiamo far altro che respirare, senza troppa fatica. Ma ad alte quote, si sa,<br />

l’affanno è più probabi<strong>le</strong>.<br />

Enza Negroni porta sullo schermo il ce<strong>le</strong>bre omonimo romanzo ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> <strong>di</strong> Enrico<br />

Brizzi, uscito nel 1995, mantenendone tutta la voglia <strong>di</strong> evadere dalla quoti<strong>di</strong>anità preconfezionata,<br />

e dando vita a personaggi strampalati ma <strong>di</strong>vertenti che rendono, se non un senso<br />

<strong>di</strong> realtà struttura<strong>le</strong> all’opera, almeno <strong>le</strong> coerenti atmosfere studentesche che Bologna<br />

emana tra <strong>le</strong> sue strade e i suoi porticati. Il lavoro della regista risulta tuttavia troppo zoppicante,<br />

fresco e genuino ma con alcune imprecisioni proprie <strong>di</strong> una filmaker al<strong>le</strong> prime armi.<br />

Agli esor<strong>di</strong> troviamo però anche Stefano Accorsi subito dopo la fama per il tormentone del<br />

cono gelato (“two gust’ is meglio che one”) e Violante Placido, meno provocante <strong>di</strong> come la<br />

conosciamo oggi e sicuramente più impacciata davanti alla mdp. Acerbi e inesperti, i due<br />

attori appaiono troppo spesso monocorde.<br />

Il soundtrack è la vera colonna portante del film (curata da Umberto Palazzo), una favolosa<br />

compagna del<strong>le</strong> immagini che <strong>di</strong> tanto in tanto vacillano sulla regia incerta ma sincera, che<br />

trova nel<strong>le</strong> inquadrature sui volti in primo piano, durante i <strong>di</strong>aloghi, il suo lato migliore.<br />

Sono gli anni del rock sempre e comunque, gli anni della birra anche <strong>di</strong> mattina e del<strong>le</strong><br />

forche a scuola, del<strong>le</strong> interrogazioni mancate e del<strong>le</strong> ragazze da inseguire per i corridoi del<br />

liceo. Sono <strong>le</strong> Generazioni malate <strong>di</strong> Umberto Palazzo e il Santo Niente che gridano e piangono,<br />

abbassano lo sguardo e ridono implodendo prima che arrivi il mattino col vento negli<br />

occhi.<br />

“Un salto fuori dal cerchio...”<br />

“Ci stanno fregando tutti... faccio una scelta lucida e serena”. Martino se ne tira fuori, a modo<br />

suo, con un gesto estremo. La sua avversione alla società, dalla qua<strong>le</strong> si sente soffocato e deriso,<br />

è in quel<strong>le</strong> poche paro<strong>le</strong> <strong>di</strong> molta intensità. “Devi essere intelligente, critico” ripete, per<br />

saper prendere <strong>le</strong> giuste <strong>di</strong>stanze. Qualcuno, con effetti meno nichilisti, provò a fare la stessa<br />

35


36<br />

cosa. John Frusciante, dal qua<strong>le</strong> il titolo prende spunto, chitarrista, si allontanò volutamente<br />

dalla band dei Red Hot Chili Peppers che stava pian piano conquistando <strong>le</strong> classifiche, sentendosi<br />

dentro una coperta stretta. Fece un salto fuori dal cerchio, prese una strada meno<br />

sicura e scelse <strong>di</strong> decentrarsi (ma ci ripenserà qualche anno più tar<strong>di</strong>). Capita che seguire il<br />

branco può non essere nel<strong>le</strong> corde <strong>di</strong> ognuno e avere un’alternativa è doveroso e coerente.<br />

La gioventù in <strong>di</strong>venire è sempre una “brutta bestia” da domare, che rischia <strong>di</strong> scavarsi spesso<br />

la fossa da sola (la <strong>di</strong>dascalica Digging the grave dei Faith No More è un’accecante luce<br />

nel buio), con la costante voglia <strong>di</strong> auto<strong>di</strong>struzione mista a finto cinismo e conseguente<br />

groppo alla gola mentre corre veloce.<br />

Ma è ancora la musica il vero deus ex machina che ci ricorda sempre cosa ci potremmo<br />

perdere lasciando <strong>di</strong> noi il solo ricordo negli anni a venire: “Pel<strong>le</strong>: è la tua proprio quella che<br />

mi manca, in certi momenti...” <strong>le</strong> agrodolci note <strong>di</strong> Nuotando nell’aria dei Mar<strong>le</strong>ne Kuntz<br />

sol<strong>le</strong>vano un odore <strong>di</strong> buono, <strong>di</strong> nostalgia per qualcosa che è stato e senz’altro sarà. E’ per<br />

questo che dobbiamo puntare sugli affetti, sulla storia che li racconterà agli altri e a noi stessi.<br />

Usciamo dal gruppo quin<strong>di</strong>, ma rientriamoci subito.<br />

Big Fish - Le storie <strong>di</strong> una vita incre<strong>di</strong>bi<strong>le</strong>, Film <strong>di</strong> Tim Burton 2003<br />

<strong>di</strong> Martina Tarozzi<br />

Chi è veramente Edward Bloom: un ormai vecchio commesso viaggiatore contabal<strong>le</strong> ottusamente<br />

ra<strong>di</strong>cato nei racconti fantastici con cui ha descritto la sua vita o un personaggio<br />

misterioso e mitologico, un avventuriero dalla vita straor<strong>di</strong>naria? Agli occhi del figlio Will la<br />

risposta è certa e inappellabi<strong>le</strong>: Ed Bloom (interpretato rispettivamente da Ewan McGregor<br />

nella versione giovani<strong>le</strong> e da Albert Finney nella fase della vecchiaia, entrambi magnifici )<br />

altro non è che una figura lontana e patetica, incapace <strong>di</strong> affrontare la realtà e colpevo<strong>le</strong> <strong>di</strong><br />

averla sempre sfuggita attraverso il ricorso al<strong>le</strong> fiabe con cui l’ha rivestita. Giunto al capezza<strong>le</strong><br />

del padre vecchio e malato dopo tre anni <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza e <strong>di</strong> si<strong>le</strong>nzio, a Will non resta che<br />

tentare <strong>di</strong> decifrarne la vita partendo proprio da quei racconti che Edward Bloom si ostina<br />

a ricordare: il suo incontro con una vecchia strega e con un gigante genti<strong>le</strong>, il suo strano<br />

soggiorno nello sperduto paesino <strong>di</strong> Spectre, la sua gavetta nel circo fra nani e uomini –<br />

lupo, la sua mirabolante impresa nella guerra <strong>di</strong> Corea, la romantica conquista della moglie<br />

(Jessica Lange) e infine quella continua ricerca del “Pesce Gigante”, simbolo <strong>di</strong> una tensione<br />

alla <strong>di</strong>mensione magica dell’esistenza mai spenta, mai sopita. E la vera scoperta sarà capire<br />

come nella vita realtà e magia siano perfettamente conciliabili, a patto che si sia in grado <strong>di</strong><br />

accogliere la vita stessa con occhi nuovi e con una nuova capacità <strong>di</strong> ascoltare. Realizzato<br />

a seguito della morte del padre e mentre lo stesso regista stava preparandosi a <strong>di</strong>ventarlo,<br />

“Big Fish” può essere considerato un punto <strong>di</strong> svolta nella carriera <strong>di</strong> Tim Burton, il suo “film


della maturità”: non più mon<strong>di</strong> fantastici popolati da uomini – pipistrello, sche<strong>le</strong>tri sognatori<br />

o Frankenstein ingenui, ma luoghi dell’anima in cui realtà e immaginazione possono finalmente<br />

incontrarsi. E proprio il cuore ingenuo dell’America rura<strong>le</strong>, l’Alabama del<strong>le</strong> picco<strong>le</strong><br />

citta<strong>di</strong>ne senza tempo e dai mil<strong>le</strong> corsi d’acqua, <strong>di</strong>venta lo scenario per questo toccante e<br />

visionario ritratto <strong>di</strong> padre. Un film bellissimo, commovente e inclassificabi<strong>le</strong>.<br />

Caterina va in città, Film <strong>di</strong> Paolo Virzì 2003<br />

<strong>di</strong> Danie<strong>le</strong> Sesti<br />

Se dovessimo limitarci ad analizzare i personaggi <strong>di</strong> “Caterina va in città”, l’ultimo film <strong>di</strong> Paolo<br />

Virzì, ci troveremmo <strong>di</strong>nnanzi ad una gal<strong>le</strong>ria <strong>di</strong> maschere che ben rappresentano il buono<br />

(poco) ed il cattivo (molto) della società italiana <strong>di</strong> oggi, ma anche <strong>di</strong> ieri e dell’altro ieri.<br />

Tutti personaggi ben <strong>di</strong>segnati e caratterizzati con cura ed arguzia, sbozzati in poliedriche<br />

sfaccettature e che compiono un percorso che nell’arco del film li condurrà ad una presa <strong>di</strong><br />

coscienza, ora gravemente dolorosa, ora <strong>di</strong> impatto più lieve e meno amaro. Peraltro, il regista<br />

toscano è solito stregarci con la forza dei personaggi dei suoi film e nella costruzione e<br />

descrizione degli stessi ha sempre <strong>di</strong>mostrato <strong>le</strong> caratteristiche migliori.<br />

Anche “Caterina va in città” è abitato da una sfilata <strong>di</strong> personaggi che conquistano l’attenzione<br />

dello spettatore: dal padre <strong>di</strong> Caterina (Sergio Castellitto) professore <strong>di</strong> ragioneria, insod<strong>di</strong>sfatto<br />

del proprio lavoro e con ambizioni <strong>le</strong>tterarie, alla madre <strong>di</strong> Caterina (Margherita<br />

Buy) incapace <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere la realtà dalla finzione, afflitta da un’abulia latente, alla stessa<br />

Caterina (Alice Teghil) ingenua, sprovveduta, vittima sempre sorridente. Accanto a loro,<br />

più limitati ma non meno importanti, vorticano una scolaresca <strong>di</strong> terza me<strong>di</strong>a equamente<br />

<strong>di</strong>visa tra fasci e compagni; una ricca famiglia <strong>di</strong> intel<strong>le</strong>ttuali <strong>di</strong> sinistra, sconclusionati ed<br />

inconcludenti, incapaci <strong>di</strong> educare i propri figli, troppo impegnati ad impegnarsi; una ricca<br />

famiglia <strong>di</strong> destra, con tanto <strong>di</strong> padre sottosegretario con un passato fascista ed un futuro<br />

<strong>di</strong> forzato della democrazia, incapaci, anch’essi, <strong>di</strong> educare decentemente la propria pro<strong>le</strong>,<br />

troppo impegnati a <strong>di</strong>simpegnarsi; un ragazzo australiano che spia Caterina dalla finestra<br />

<strong>di</strong> fronte, una zia malata e gli immancabili rozzi parenti <strong>di</strong> provincia. Il tutto raccontato dalla<br />

voce narrante della piccola Caterina.<br />

Quanti ne abbiamo visti <strong>di</strong> questi film? Tanti, tantissimi, troppi. E non bisogna andar lontano<br />

perché basta rimanere nell’ambito della precedente produzione <strong>di</strong> Virzì per ritrovare l’ottuso<br />

intel<strong>le</strong>ttua<strong>le</strong> <strong>di</strong> sinistra, il rozzo ed ignorante qualunquista <strong>di</strong> destra, la casalinga insod<strong>di</strong>sfatta,<br />

l’ado<strong>le</strong>scente che matura grazie al<strong>le</strong> dure prove della vita. Basta andarsi a rivedere<br />

“Ovosodo”, ma anche <strong>di</strong> “Ferie d’Agosto” o l’ultimo - certamente più <strong>di</strong>vertente - “My name<br />

is Tanino”. Insomma, abbiamo capito che c’è del ma<strong>le</strong> nella destra, e lo sapevamo, ma c’è del<br />

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ma<strong>le</strong> anche nella sinistra, non c’è bisogno <strong>di</strong> ricordarcelo ad ogni piè sospinto. Così come è<br />

ormai evidente che sia che sei nato in un quartiere <strong>di</strong> Livorno, o in un paesino della Sicilia, o<br />

vivi in una grande metropoli come Roma, la via della maturazione che da bambino conduce<br />

a <strong>di</strong>ventare un ado<strong>le</strong>scente fino a <strong>di</strong>venire un adulto è irta <strong>di</strong> delusioni cocenti e scottanti<br />

ritorni alla realtà…<br />

Si può fare, Film <strong>di</strong> Giulio Manfredonia 2008<br />

<strong>di</strong> Olga <strong>di</strong> Comite<br />

Ambientata negli anni ’80, riecheggia nel titolo espressioni che sono <strong>di</strong>ventate molto usate<br />

e sentite <strong>di</strong> recente: penso agli slogan alla Veltroni o al recentissimo “Yes, we can” <strong>di</strong> Barack<br />

Obama. Come linguaggio figurativo il film non è brillante, ancorato come è a una onesta<br />

fiction tv (comunque <strong>di</strong> qualità superiore rispetto a quel<strong>le</strong> in circolazione). Altro <strong>di</strong>scorso<br />

invece se guar<strong>di</strong>amo al soggetto, alla professionalità degli attori, alla sceneggiatura, tutti<br />

e<strong>le</strong>menti <strong>di</strong> ottimo livello.<br />

Il racconto impostato in modo <strong>di</strong>retto e sincero evita i toni estremi e si mantiene rigorosamente<br />

sobrio, cosa molto <strong>di</strong>ffici<strong>le</strong> dato il tema. Si tratta infatti <strong>di</strong> un’esperienza <strong>di</strong> cooperativa<br />

socia<strong>le</strong> che si svolge subito dopo la chiusura dei manicomi in seguito alla <strong>le</strong>gge Basaglia<br />

o 180. Protagonista <strong>di</strong> questa terapia basata sul lavoro che deve confrontarsi anche col mercato,<br />

è un composito gruppo <strong>di</strong> ex-malati <strong>di</strong> mente. Affidati alla tutela <strong>di</strong> un me<strong>di</strong>co molto<br />

tra<strong>di</strong>ziona<strong>le</strong> (Giorgio Colangeli) hanno lasciato il manicomio ma trascinano squallidamente<br />

<strong>le</strong> loro esistenze, imbottiti <strong>di</strong> farmaci. Tanto, si sa, sono bacati dentro e con i dolori che<br />

si portano <strong>di</strong>etro nessuna normalità è possibi<strong>le</strong>. Arriva invece da loro Nello (Clau<strong>di</strong>o Bisio<br />

misurato e a suo agio nella parte) ex-sindacalista un po’ sognatore, un po’ dotato <strong>di</strong> concretezza.<br />

Egli è deciso a tentare l’avventura con il gruppetto sul<strong>le</strong> prime scalcagnato e riottoso,<br />

preda <strong>di</strong> ataviche insicurezze e vio<strong>le</strong>nze, poi sempre più unito. E <strong>di</strong> che avventura si tratta?<br />

Semplicemente <strong>di</strong> renderli corresponsabili e soci <strong>di</strong> un’attività vera.<br />

Gli ex-matti <strong>di</strong>ventano così una cooperativa che fa affari e trasforma l’inesperienza in originalità,<br />

creando fantasiosi parquet che rompono la simmetria della tecnica tra<strong>di</strong>ziona<strong>le</strong>.<br />

Tra passi in<strong>di</strong>etro, passi avanti, momenti da ridere e momenti da piangere la storia va avanti<br />

incrociando la vita <strong>di</strong> un altro me<strong>di</strong>co, questa volta giovane e basagliano (Giuseppe Battiston)<br />

e la relazione sentimenta<strong>le</strong> tra Nello e una dolce fidanzata (Anita Caprioli), impegnata<br />

in modo contrad<strong>di</strong>ttorio nel mondo della moda. Leit-motiv è comunque la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> camminare<br />

sui quel filo sotti<strong>le</strong> che separa normalità e malattia con sconfinamenti da una parte<br />

e dall’altra che rendono <strong>di</strong>ffici<strong>le</strong> la <strong>di</strong>fferenza.


Sembrerebbe che la favola <strong>di</strong> buoni sentimenti, anche se realizzata con verosimiglianza da<br />

attori veri, faccia comunque parte del mondo dei sogni. Invece dal testo in sovrimpressione<br />

a film concluso appren<strong>di</strong>amo che la storia s’ispira a un’esperienza vera e che <strong>le</strong> cooperative<br />

sociali in atto in Italia sono tante. Scopriamo così con noi stessi che avevamo un po’ <strong>di</strong>menticato<br />

il prob<strong>le</strong>ma e l’utopia realizzata da pochi che ci credono a cui seguono i molti; perciò<br />

amiamo ancora <strong>di</strong> più questo lavoro che ce lo ha ricordato.<br />

Il mio sogno più grande, Film <strong>di</strong> Davis Guggenheim 2007<br />

<strong>di</strong> Vassili Casula<br />

Il calcio è da sempre uno sport <strong>di</strong>fficilmente trasportabi<strong>le</strong> nella finzione del grande schermo<br />

perché ha dei tempi <strong>di</strong> gioco e dei movimenti praticamente impossibili da simulare<br />

realisticamente. Non fa eccezione “Il mio sogno più grande” <strong>di</strong> Davis Guggenheim (già premio<br />

oscar per il film documentario “Una Scomoda Verità” interpretato dall’ex Vice Presidente<br />

USA Al Gore) che ha i momenti <strong>di</strong> maggiore debo<strong>le</strong>zza proprio nel<strong>le</strong> parti in cui tenta <strong>di</strong> riprodurre<br />

in maniera verosimi<strong>le</strong> tiri, dribbling, contrasti e azioni manovrate, finendo però nel<br />

cadere nel cosiddetto effetto “Holly e Benji” (da un fortunato cartone animato giapponese<br />

basato appunto sul calcio): ral<strong>le</strong>nties esasperati, azioni personali insistite e poco cre<strong>di</strong>bili,<br />

stati emozionali dei giocatori <strong>di</strong>latati all’eccesso, una genera<strong>le</strong> concezione dello spazio/<br />

tempo molto <strong>di</strong>scutibi<strong>le</strong>. Il film si mostra invece molto più go<strong>di</strong>bi<strong>le</strong> sotto l’aspetto della<br />

ricostruzione rapporti umani, sociali e familiari. Già, perché al centro <strong>di</strong> tutto c’è la vicenda<br />

della famiglia Bowen, padre (Bryan), madre (Lindsay), 3 figli maschi e una femmina (Gracie),<br />

tutti residenti a South Orange nel New Jersey e appassionatissimi <strong>di</strong> calcio giocato. Quando<br />

il figlio più grande (Johnny), promessa della squadra loca<strong>le</strong>, muore <strong>di</strong>sgraziatamente in<br />

un incidente strada<strong>le</strong>, la giovane Gracie decide <strong>di</strong> riempire il vuoto del fratello <strong>di</strong>ventando<br />

giocatrice nella squadra maschi<strong>le</strong> per vincere il campionato sfuggito per poco a Johnny. Per<br />

realizzare questo sogno comincia ad al<strong>le</strong>narsi contro lo scetticismo <strong>di</strong> tutti, finendo però col<br />

trascurare scuola e fidanzato. Solo la sua tenacia e determinazione farà cambiare idea a tutti<br />

riportando unità nella famiglia e onorando così la memoria del fratello scomparso. La vicenda<br />

narrata si basa su fatti realmente accaduti alla famiglia Shue, rappresentata nel film dalla<br />

bravissima Elisabeth che interpreta una madre sofferente ma sempre presente, ed Andrew<br />

che oltre a impersonare l’al<strong>le</strong>natore in seconda della squadra, è anche produttore del film<br />

ed autore del soggetto. Come i Bowen, anche gli Shue, infatti, avevano una passione smodata<br />

per il calcio (che negli States, va detto, rimane ancora uno sport <strong>di</strong> nicchia) e persero un<br />

fratello in un incidente. Come accennato, il punto forte della pellicola sta nel racconto del<br />

percorso <strong>di</strong> crescita <strong>di</strong> Gracie: dai primi turbamenti ado<strong>le</strong>scenziali, al<strong>le</strong> scappatel<strong>le</strong> insieme<br />

all’amica <strong>di</strong>sinibita, al rapporto contrastato con il padre fino alla maturazione come ragazza<br />

ed at<strong>le</strong>ta. Per il resto “Il mio sogno più grande” segue la trafila <strong>di</strong> molti sport-movies: <strong>di</strong>ffi-<br />

39


40<br />

denza inizia<strong>le</strong>-duro al<strong>le</strong>namento-prima sconfitte che non fanno però demordere-ancor più<br />

duro al<strong>le</strong>namento-commovente vittoria fina<strong>le</strong>. In tal senso il riferimento principe non può<br />

che essere “Rocky”, sia per la presenza del<strong>le</strong> uova (Rocky se <strong>le</strong> mangia a crude a colazione<br />

mentre Gracie finisce col pal<strong>le</strong>ggiarci), che per <strong>le</strong> sequenze <strong>di</strong> al<strong>le</strong>namento ritmate da musica<br />

trionfante, che, soprattutto, per la scena fina<strong>le</strong> quando il padre in mezzo alla confusione<br />

festante cerca, chiamandola a gran voce, la figlia Gracie, a mò dell’Adrianaaaaa <strong>di</strong> Stallone.<br />

Il tutto è accompagnato da una colonna sonora, seppur non originalissima (quante volte<br />

avremo visto/sentito “Get down tonight” durante una festa ambientata negli anni 70??) ,<br />

sicuramente <strong>di</strong> buon impatto e impreziosita da un gran pezzo del conterraneo Springsteen.


Appen<strong>di</strong>ce II<br />

Questionari


44<br />

Questionario <strong>di</strong> ingresso per i genitori<br />

“OLTRE LE DIPENDENZE”<br />

<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Gorgoglione</strong> Fondazione “Exodus” Tursi<br />

QUESTIONARIO<br />

ETÀ:<br />

SESSO: M F<br />

1) Quali <strong>di</strong>fficoltà incontra nella relazione con i suoi figli:<br />

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2) Può descrivere i suoi bisogni:<br />

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3) Cosa si aspetta da questo percorso:<br />

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10 Agosto 2009<br />

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46<br />

Questionario <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfacimento per i pre-ado<strong>le</strong>scenti e gli ado<strong>le</strong>scenti<br />

“OLTRE LE DIPENDENZE ”<br />

<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Gorgoglione</strong> Fondazione “Exodus” Tursi<br />

QUESTIONARIO<br />

1. In Comunità:<br />

È stato piacevo<strong>le</strong> POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

È stato noioso POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

È stato interessante POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

Hai provato paura POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

Hai mo<strong>di</strong>ficato atteggiamenti<br />

verso questo tipo <strong>di</strong> prob<strong>le</strong>ma<br />

Hai pensato che:<br />

POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

2. L’attività <strong>di</strong> Cineforum:<br />

È un momento <strong>di</strong> svago POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

È un modo per stare in gruppo POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

È un momento <strong>di</strong> confronto POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

È interessante POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

È <strong>di</strong>vertente POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

È noiosa POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

È da continuare<br />

3. L’attività sportiva:<br />

POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

È un modo per stare con gli<br />

altri<br />

POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

È <strong>di</strong>vertente POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

È inuti<strong>le</strong> POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

È noiosa POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

È sana POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

È da continuare POCO ABBASTANZA MOLTO


4. L’esperienza in gruppo con gli amici <strong>di</strong> <strong>Gorgoglione</strong>:<br />

È stata interessante POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

È stata piacevo<strong>le</strong> POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

È stata inuti<strong>le</strong> POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

È stata <strong>di</strong>vertente POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

È stata noiosa POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

È da continuare<br />

5. Il percorso effettuato:<br />

POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

È da proseguire POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

È sufficiente<br />

6. Ho trovato un clima:<br />

POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

Familiare POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

Educativo POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

Sereno POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

Freddo POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

Prob<strong>le</strong>matico come quello<br />

esterno<br />

POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

7. E’ un’esperienza che<br />

proporresti ad altri amici?<br />

POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

8. A te cosa piacerebbe fare in Exodus?<br />

Agosto 2009 – Maggio 2010<br />

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48<br />

Questionario <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfacimento per i genitori<br />

“OLTRE LE DIPENDENZE ”<br />

<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Gorgoglione</strong> Fondazione “Exodus” Tursi<br />

QUESTIONARIO<br />

1. Come valuta il percorso formativo:<br />

Sod<strong>di</strong>sfacente POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

Interessante POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

Appropriato<br />

2. Gli incontri sono stati condotti:<br />

POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

Con chiarezza POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

Con competenza POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

Con linguaggio comprensibi<strong>le</strong> POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

3. I contenuti del percorso sono stati:<br />

Utili POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

Hanno indotto alla rif<strong>le</strong>ssione POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

Hanno prodotto dei<br />

cambiamenti<br />

POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

Hanno risposto al<strong>le</strong> aspettative POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

4. Ritiene che il percorso formativo sia:<br />

Da proseguire POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

Sufficiente POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

5. Quali altri argomenti o prob<strong>le</strong>mi ritiene vo<strong>le</strong>r affrontare?<br />

Agosto 2009 – Marzo 2010


Questionario per la percezione della Comunità gorgoglionese rivolto ai<br />

due gruppi <strong>le</strong>ader<br />

“OLTRE LE DIPENDENZE ”<br />

<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Gorgoglione</strong> Fondazione “Exodus” Tursi<br />

QUESTIONARIO<br />

Età ____________<br />

Sesso F M <br />

1. Il contesto in cui vivi ti:<br />

Appartiene POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

Risulta estraneo POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

Risulta prob<strong>le</strong>matico POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

Risulta sicuro POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

2. Nella tua Comunità ti senti:<br />

Integrato/a POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

Escluso/a POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

Libero <strong>di</strong> esprimerti POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

Represso POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

Succube POCO ABBASTANZA MOLTO<br />

3. Ritieni il contesto in cui vivi carente <strong>di</strong>:<br />

4. Del contesto in cui vivi pensi che:<br />

Maggio 2010<br />

49


Bibliografia<br />

Banfield E. C., Basi morali <strong>di</strong> una società arretrata, Il Mulino, Bologna, 2006.<br />

Bowlby J., Una base sicura. Applicazioni cliniche della teoria dell’attaccamento, Cortina Raffaello<br />

E<strong>di</strong>tore, Milano, 1989.<br />

D’Andretta A., La comunità competente. Un puzz<strong>le</strong> ricomposto, Altrime<strong>di</strong>a E<strong>di</strong>zioni, Matera,<br />

2007.<br />

Lucey C., Reder P., Cure genitoriali e rischio <strong>di</strong> abuso. Guida per la valutazione, E<strong>di</strong>zioni Erickson,<br />

Trento, 1995.<br />

Martini E. R., Sequi R., Il lavoro nella comunità. Manua<strong>le</strong> per la formazione e l’aggiornamento<br />

dell’operatore socia<strong>le</strong>, La Nuova Italia Scientifica (NIS), Roma, 1996.<br />

Mazzi A., Come rovinare un figlio in <strong>di</strong>eci mosse, San Paolo E<strong>di</strong>zioni (collana Exodus), Milano,<br />

2005.<br />

Mazzi A., Nel paese dei balocchi. Inganni e illusioni nella società del 2000, E<strong>di</strong>zioni PIEMME<br />

S.p.A., Casa<strong>le</strong> Monferrato (AL), 1994.<br />

Mazzi A., Stop ai bulli, Arnoldo Mondadori E<strong>di</strong>tore S.p.A., Milano, 2008.<br />

Plant M., Plant M., Comportamenti a rischio negli ado<strong>le</strong>scenti, E<strong>di</strong>zioni Erickson, Trento, 1998.

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