Riassunto Manuale dinamica - YouNeed
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Parte prima – Il sistema freudiano<br />
I Capitolo. Il pensiero freudiano: costruzioni e ricostruzioni<br />
Fin dagli inizi l'interesse principale di Freud è stato rivolto allo studio del funzionamento della<br />
mente. Egli ha posto in primo piano l'importanza del conflitto intrapsichico: la lotta tra forze o<br />
strutture incompatibili all'interno della personalità.<br />
Freud sapeva solo talune cose ma le sapeva molto bene da questo punto di vista sia il modello<br />
evolutivo proposto (cioè il modello per fasi dello sviluppo psicosessuale), sia l'ipotesi di<br />
un'energia psichica che pervade inizialmente singole sfere dell'individuo e successivamente<br />
l'intera persona, sia l'orientamento dinamico alla psicopatologia, rappresentano aspetti di un<br />
approccio innovativo dello studio della natura umana.<br />
1. La tappa iniziale: l'isteria<br />
Freud ha collaborato con Breuer e ha scritto "Studi sull'isteria" (1895): l’ipotesi è che c'è<br />
sempre un motivo per ammalarsi e l'origine di questo motivo è individuata nel passato del<br />
soggetto isterico che può essere opportunamente riattualizzato prima con il metodo ipnotico di<br />
Charcot e con la cosiddetta abreazione e successivamente con le libere associazioni,<br />
l'interpretazione dei sogni e l'analisi del transfer.<br />
Freud era convinto che vi è continuità nella vita mentale (psiche): le primissime fasi della<br />
crescita si legano strettamente a quelle successive. E' centrale la malattia e non il malato.<br />
Si intravede l’ipotesi che vi siano connessioni tra il fatto originario (trama) e il sintomo, ma<br />
si fatica a distanziarsi dallo scarto del modello medico tra normale e patologico, a calarsi nella<br />
relazione, si mantiene la separazione tra il soggetto (terapeuta) e l’oggetto (paziente).<br />
Il ricordo rappresenta una cosa (res) non un evento che illumina e si esprime nella<br />
relazione resistenza del paziente come opposizione cercata o voluta. E’ sempre centrale la<br />
malattia e non il malato (il metodo psicanalitico non è stato ancora messo a punto). Freud<br />
oscilla tra:<br />
• la convinzione che il trauma si produca una volta sola (un fatto originario)<br />
• la sensazione che molti episodi infantili rappresentano la base della patologia<br />
Freud intuisce l'esistenza di relazioni simboliche tra sintomo e simbolo che non sono<br />
immediatamente afferrabili: richiedono elaborazione, vale a dire un lavoro mentale specie là<br />
dove il conflitto attiva risposte organiche. In effetti il problema è dato dal fatto che non il<br />
singolo trauma bensì più traumi parziali, più fatti, in apparenza non rilevanti, addirittura banali,<br />
stanno la base dei vari disturbi sia isterici che di altro tipo. Il caso di Anna O. indirizza Freud<br />
sulla strada della psicanalisi e nasce la Talking Cure, la cura della parola. Il paziente non va<br />
tanto guidato quanto invece ascoltato in ciò che ha da dire del suo presente, del suo passato,<br />
dei suoi conflitti, dei suoi sensi di colpa, delle sue aspirazioni, dei suoi slanci, del suo dolore e<br />
delle sue gioie. In ogni caso è l'isteria, nelle sue diverse forme, la via di accesso alla psicanalisi<br />
intesa come relazione e non come estorsione di un ricordo che non si vorrebbe comunicare a<br />
motivo della sua spiacevolezza.<br />
2. La seconda parte: il desiderio sessuale.<br />
2.1 Sogno e nevrosi.<br />
Secondo Freud gli eventi traumatici, in precedenza considerati reali, possono invece essere il<br />
risultato di fantasie del paziente: la fantasia dunque non è meno pregnante di ciò che siamo<br />
soliti chiamare realtà. In quest'ottica il sogno viene visto come l'appagamento mascherato<br />
di un desiderio inaccettabile, censurato cioè represso, rimosso come un prodotto del<br />
sistema inconscio la cui meta è appunto la soddisfazione del desiderio. Il desiderio, in<br />
particolare quello sessuale, inizia ad essere inteso in modo più convinto come la forza motrice<br />
di ogni sintomo: alla base di ogni sintomo isterico vi è la rimozione di desideri inconsci<br />
insoddisfatti.<br />
Nei "Tre saggi sulla teoria sessuale" (1905) i desideri inconsci sono considerati di natura<br />
sessuale. Il caso di Dora nel saggio "Frammento di un'analisi di isteria" mostra un<br />
profondo cambiamento nello stile relazionale di Freud: troviamo un terapeuta più pronto e<br />
capace di riconoscere le emozioni suscitate da questa eroina della psicanalisi: è ancora una<br />
volta la donna a condurre il gioco come ha fatto Anna O: Dora rifiuta le interpretazioni assai
acute di Freud: da un lato offre e mostra nel transfert i fantasmi (che però Freud ancora non<br />
capisce) e dall'altro si sottrae ad essi. Vi sono sicuramente legami tra lo sviluppo della prima<br />
infanzia e i conflitti attuali della ragazza: il sogno è una delle vie indirette per aggirare la<br />
rimozione. I sintomi mostrati dalla ragazza non sono tanto manifestazioni di traumi quanto<br />
segnale di conflitti attuali e pregressi che sono espressione di connessioni interiori. Perché il<br />
sintomo si manifesti deve esserci anche una compiacenza somatica offerta da un processo<br />
normale o patologico in un organo del corpo. Si fa strada l'idea di una interconnessione tra<br />
psichico e somatico che presenta modalità espressive differenziate a seconda della forma di<br />
sofferenza manifestata dal paziente. La mente poggia sul corpo ed è questo corpo che orienta<br />
la mente.<br />
Il caso di Dora coincide anche con la scoperta del transfert: è lo spostamento di schemi di<br />
sentimenti, pensieri, comportamenti sperimentati originariamente in relazione a figure<br />
significative dell'infanzia su una persona coinvolta in una relazione interpersonale attuale.<br />
Inizialmente può apparire come un ostacolo o una resistenza ma di fatto è il miglior alleato<br />
dello psicoterapeuta e del paziente nel loro tentativo di risolvere la nevrosi. Questa nuova<br />
visione della terapia farà nascere concetti come alleanza terapeutica e controtransfert che<br />
designa il complesso delle reazioni prevalentemente inconsce di un analista verso il paziente e<br />
più specificatamente verso il suo transfert.<br />
La molla del transfert è data dalla proiezione: l'attribuzione all'altro dei sentimenti di desideri<br />
che il soggetto rifiuta in sé cioè quel meccanismo che è assieme all'introiezione (processo<br />
inconscio tramite il quale un oggetto esterno viene simbolicamente assunto dentro di sé e<br />
assimilato come parte di se stessi) sta alla base dello sviluppo.<br />
2.2. Lo sviluppo libidico.<br />
Secondo Freud la sessualità non è esclusivamente un fenomeno adulto: ad una attenta<br />
osservazione i bambini palesano le irregolarità della pulsione sessuale che consiste in una<br />
spinta (carica energetica), la cui fonte è uno stato di eccitamento del corpo, che si specifica<br />
diversamente a seconda della meta (l'azione verso la quale la pulsione preme) e dell'oggetto<br />
(la persona che provoca attrazione sessuale). È un processo che avviene tra continue<br />
oscillazioni in avanti e indietro con momenti di arresto o fissazione, in cui la libido rimane<br />
legata zone erogene, persone, oggetti o immagini e momenti di regressione in cui si ha una<br />
ricaduta in fasi evolutive precedenti.<br />
La continuità della vita sessuale è appunto la pulsione, uno dei concetti che stanno al<br />
limite tra lo psichico e il corporeo: in un primo momento la pulsione sessuale è autoerotica e<br />
successivamente si dirige all'esterno. Freud distingue tra organizzazioni sessuali pregenitali<br />
(parziali) e un'organizzazione genitale vera e propria.<br />
• Una prima organizzazione pregenitale è quella orale in cui l'attività sessuale non è ancora<br />
separata dall'assunzione di cibo<br />
• La seconda organizzazione pregenitale è quella sadico-anale in cui la mucosa erogena<br />
intestinale si fa valere come organo, come meta sessuale passiva.<br />
• La terza organizzazione pregenitale è quella fallica: si fanno strada le prime avvisaglie del<br />
piacere legate all'organo virile. Le pratiche di autostimolazione e masturbazione sono un<br />
modo per conoscersi e per rappresentarsi il corpo, le sue caratteristiche, i suoi confini.<br />
L'importanza e il significato genitale maschile in questo periodo sono al centro dei pensieri e<br />
delle considerazioni infantili sulle figure dei genitori.<br />
L'ingresso nel periodo di latenza che interrompe e congela le spinte sessuali infantili per<br />
lasciare spazio ad attività cognitiva, sollecitata anche dall'apprendimento scolastico, posticipa<br />
la conclusione dello sviluppo psicosessuale. E' dopo la maturazione biologica nell'adolescenza<br />
che risulta infatti possibile l'instaurarsi di un'organizzazione genitale ovvero il consolidarsi<br />
dell'identità di genere.<br />
La distinzione tra pulsioni parziali e pulsioni genitali dimostra che la sessualità è una<br />
sessualità allargata ossia capace di prendere in considerazione gli aspetti di piacere legati al<br />
funzionamento corporeo che esulano, per così dire, dalla genitalità. Il bambino è un perverso<br />
polimorfo che sperimenta piaceri sensoriali muscolari di varia natura.
Il mondo di fantasia permette al bambino ma anche all'adulto di rielaborare i ricordi del<br />
passato sulla base delle impressioni del presente. Freud riconosce al bambino una vita mentale<br />
estremamente ricca e attiva, incentrata attorno alle vicissitudini delle pulsioni sessuali: è anche<br />
per questa via che l'attività fantastica del bambino appare rivolta a produrre teorie sessuali<br />
sulla generazione e sulla riproduzione, utilizzando le conoscenze che gli provengono dall'aver<br />
raggiunto una determinata fase dello sviluppo nel tentativo di venire a capo dell'enigma della<br />
propria nascita della propria identità di genere.<br />
Hans: nel caso del piccolo Hans Freud riconosce nell'animale temuto una raffigurazione<br />
deformata del padre percepito dal bambino come minaccioso, ma indica anche una ragione<br />
<strong>dinamica</strong> della fobia: l'equivalenza fantastica tra padre e cavallo poggia di fatto sulla profonda<br />
preoccupazione del piccolo per il proprio genitale. In questo modo la fobia appare l'esito di una<br />
serie di fantasie in cui confluiscono elementi pulsionali parziali legati all'organizzazione<br />
pregenitale e sentimenti contemporaneamente teneri e ostili diretti verso il padre: è<br />
l'ambivalenza come connotato naturale dell'essere umano.<br />
Il conflitto tra gli aspetti della propria vita mentale impone ad Hans di rinunciare alle fantasie e<br />
al piacere connesso al proprio organo genitale e scatena in lui l'angoscia o meglio l'isteria<br />
d'angoscia. Al fondo della sofferenza psichica opera quello stesso insieme di rappresentazioni e<br />
ricordi che il soggetto isterico mostra di aver dimenticato: il lavoro terapeutico consiste allora<br />
nel condurre il paziente a ritrovare e a comprendere il significato originale delle proprie<br />
fantasie recuperando quei pensieri e quei desideri che, ancorché rimossi, condizionano la vita<br />
affettiva e relazionale.<br />
Nel 1909 scrive "Osservazioni su un caso di nevrosi ossessiva" in cui indaga ed esplora<br />
l'orrore di un proprio piacere, ignoto al paziente stesso, il quale sembra non rendersi conto del<br />
significato che i ricordi hanno in relazione ai propri desideri profondi. Sono i falsi nessi tra le<br />
associazioni, frutto di un fraintendimento di fantasie rimosse e quella parte della personalità<br />
che a quell'epoca si è separata e non ha seguito l'evoluzione del tutto ed è stata perciò<br />
rimossa. E’ il conflitto interno tra desiderio e timore del desiderio e non il trauma a spiegare il<br />
perché determinati pensieri risultano intollerabili e vengono rimossi.<br />
Nel nevrotico l’espressione cosciente della propria vita interiore risulta falsata e deformata: ciò<br />
spiega l’onnipotenza del desiderio e la “sensibilità complessuale” del paziente che tentando<br />
di fronteggiare i pensieri illogici che lo affliggono (dubbi, paure) non sa che questi hanno<br />
origine in aspetti concreti del suo mondo interno. Si tratta di fantasie che inaccettabili alla<br />
coscienza adulta, sono state messe in disparte nell’illusione di potere perdere di significato, ma<br />
continuano ad agire e costituiscono il significato di gesti e comportamenti che sembrano<br />
illogici.<br />
Pensieri e sentimenti di morte vengono interpretati da Freud tramite lo spostamento<br />
(processo con cui sentimenti inaccettabili sono investiti in un oggetto sostitutivo) di fantasie<br />
sessuali e aggressive infantili che il paziente cerca di dominare nei modi che gli sono possibili.<br />
2.3. Il narcisismo e l'ideale dell'io.<br />
In Freud c'è la consapevolezza che non è possibile intendere la psiche umana, sia nelle<br />
manifestazioni normali, sia in quelle patologiche, se non si comprende come ogni sintomo e<br />
ogni fenomeno, anche irrazionali, abbiano un preciso significato nella complessa realtà del<br />
mondo interiore, resa attuale nella relazione con l'altro.<br />
E' il conflitto tra l'io e la pulsione sessuale ciò che permette di avvicinarsi alle dinamiche<br />
del pensiero psicotico. Questa intuizione di un doppio registro della vita interiore sposta<br />
finalmente l'analisi freudiana dall'elemento sessuale verso una considerazione più ampia della<br />
vita psichica, intesa come il frutto di una complessa organizzazione di personalità. L'organismo<br />
umano, in balia dei processi di accumulo e di scarica della libido, ossia della sensazione di<br />
dispiacere e di piacere, appariva orientato semplicemente all'evitamento del dispiacere alla<br />
ricerca del piacere. In "Precisazioni su due principi dell'accadere psichico" Freud riteneva<br />
che la vita psichica fosse retta da un<br />
• principio di piacere, mirante a ridurre al minimo dispendio di energia, temperato però da<br />
un<br />
• principio di realtà per permettere all'individuo l'adattamento dell'apparato psichico alle<br />
richieste ambientali (rinuncia a un desiderio onnipotente e incontrollabile).
Questo adattamento lascia serbata un'area del fantasticare in cui si svolge la parte più<br />
significativa della vita mentale, per sviluppare un più realistico amore oggettuale tramite<br />
l'educazione della pulsione sessuale. Nell'introduzione al narcisismo Freud teorizza una<br />
motivazione che non coincide con la sola gratificazione pulsionale ma si connette anche ai<br />
processi di identificazione cioè quei processi psicologici con cui un soggetto assimila un<br />
aspetto, una proprietà, un attributo di una persona e si trasforma secondo il modello della<br />
persona cui con cui è avvenuta l'identificazione. Freud tenta di integrare l'articolata teoria della<br />
pulsione sessuale con una visione più ampia della psiche individuale, comprensiva di quella<br />
ricerca dell'oggetto che tanto spazio occuperà nelle teorizzazioni degli indipendenti.<br />
Vengono descritte due modalità di amore non più solo di desiderio:<br />
• l'amore di tipo narcisistico<br />
• l'amore anaclitico o per appoggio, cioè l'amore che può essere rivolto a qualcuno che<br />
rappresenta la nutrice o l'uomo protettivo.<br />
Freud intuisce che non si possono più identificare le motivazioni ultime del comportamento<br />
esclusivamente nei desideri, nelle fantasie sessuali che promuovono alla ricerca di piacere ma<br />
è necessario anche rintracciare il motivo per cui l'individuo evolve nella direzione di una<br />
personalità adulta e complessa. Introduce pertanto il concetto di sentimento di sé considerato<br />
frutto dell'investimento libidico dell'io, ossia dell'interesse che ognuno ha per la propria<br />
persona.<br />
Nevrosi (isteria, fobia e ossessione) spiegata con la teoria della libido oggettuale<br />
Psicosi (schizofrenia, paranoia) spiegata con la libido rivolta all’Io (narcisismo).<br />
Esiste un io ideale al quale l'individuo si può rapportare ogni qualvolta ne sente il bisogno<br />
oppure cerca di governare, quando ne avverte la necessità, la propria interiorità. Questo io<br />
ideale va distinto dall'ideale dell'io pur essendovi tra questi concetti intuibili legami.<br />
Mentre l'io ideale è legato al ricordo dell'età dell'oro, nel tempo in cui il bambino era<br />
incoraggiato e si godeva la megalomania, il narcisismo e l'onnipotenza che sono il diritto di<br />
ogni bambino piccolo, l'ideale dell'io può rappresentare un fattore incoraggiante non già una<br />
regressione ma piuttosto una speranza. È in questo senso che l'ideale dell'io può promuovere<br />
la crescita e la salute mentale. Esso sicuramente sollecita quel particolare processo della<br />
sublimazione ossia la rinuncia alla meta sessuale a favore di oggetti ritenuti di alto valore<br />
sociale, un processo di difficile e faticosa attuazione.<br />
L'amore di traslazione è una formazione mentale che è allo stesso tempo la principale<br />
resistenza del paziente a integrare memorie e fantasie infantili e lo strumento che permette<br />
gradatamente di conciliare il sapere cosciente con un non sapere.<br />
3. La terza tappa: la metapsicologia.<br />
Per metapsicologia Freud intende in particolare un sistema di osservazione in base al quale<br />
ogni processo psichico possa essere esaminato secondo coordinate dinamiche, economiche e<br />
topologiche. La mente (psiche) è sempre in movimento, c'è qualcosa di vivo e come tale<br />
conflittuale. Ne segue che una vera scienza psicologica deve dare ragione di questa<br />
conflittualità sia essa prevalentemente intrapsichica o interpersonale.<br />
• Il punto di vista dinamico: i fenomeni psichici possono essere analizzati come risultato di<br />
una combinazione di forze tra loro antagoniste per esempio libido e interessi dell'io in un<br />
primo momento eros e istinto di morte in un secondo.<br />
• Il punto di vista economico introduce la dimensione quantitativa di queste stesse forze.<br />
• Il punto di vista topico utilizza per la comprensione del conflitto la disposizione spaziale di<br />
sistemi dell'apparato che assicurano funzioni differenti:<br />
• prima topica (modello topografico): inconscio, preconscio e conscio<br />
• seconda topica (modello strutturale): ES, io e il super io.<br />
I punti di vista sono ritenuti tra loro strettamente correlati e tali da rendere ragione del<br />
funzionamento mentale.<br />
La psiche umana poggia sull'organismo. La pulsione, il primum movens della mente è in realtà<br />
un costrutto teorico, corrispondente al rappresentante psichico degli stimoli che traggono<br />
origine dall'interno del corpo e pervengono alla psiche. Freud sottolinea l'intenzionalità<br />
biologica dell'apparato psichico.<br />
Il compito fondamentale dell'organismo è l'adattamento alla realtà e Freud pone al centro<br />
della sua concezione di psiche l'opposizione tra l'io, ossia l'istanza organizzativa della<br />
personalità e il mondo esterno ossia l'ambiente inteso come somma di fattori biologici e
culturali. La vita interiore rappresenta il fattore decisivo per lo sviluppo individuale. La<br />
necessità di pensare un inconscio che abita dentro l'uomo viene spiegata con il fatto che tutti<br />
gli atti, tutte le manifestazioni che osservo in me e che non so come collegare col resto della<br />
mia vita psichica devono essere giudicati come se appartenessero a qualcun altro e trovare la<br />
loro spiegazione in una vita psichica attribuita a quest'altra persona. L'inconscio, benché<br />
sconosciuto all'individuo, è di natura squisitamente psicologica, abita quell'area della mente<br />
che opera autonomamente spesso in conflitto con la realtà dei fatti.<br />
Nelle situazioni patologiche la libido oggettuale può trasformarsi in libido narcisistica: ad<br />
esempio Freud studiando la melanconia riesce a dimostrare la possibilità che l'io diviene<br />
esclusivo oggetto d'amore tramite l'identificazione dell' io stesso con l'oggetto perduto. Mentre<br />
nel lutto attivato dalla perdita della persona o di un oggetto amati l'io può, attraverso un<br />
faticoso spesso doloroso lavoro, prendere atto della realtà e ritirare la libido che le aveva<br />
concentrato per spostarla su altri oggetti, nei disturbi melanconici il soggetto ha introiettato<br />
l'oggetto d'amore e si è identificato con esso.<br />
Dopo l'introduzione del narcisismo Freud arriva riconoscere che le pulsioni possono avere<br />
anche un oggetto interno, l'io. Lo studio del conflitto tra pulsioni sessuali e pulsioni del io<br />
conduce a un ampliamento del campo di osservazione.<br />
Nell'introduzione alla psicanalisi Freud dà un saggio di maturità scientifica presentando al<br />
pubblico le conquiste principali del suo lavoro e sottolineando con forza che la psicanalisi si<br />
impara innanzitutto su se stessi mediante lo studio della propria personalità: la psicanalisi è<br />
uno studio della mente umana nella sua globalità sulla base tanto di fenomeni normali<br />
quanto di processi anormali ossia non esiste una separazione qualitativa tra normalità e<br />
patologia. I fenomeni dell'angoscia, del narcisismo e della traslazione mettono in luce come la<br />
più parte dello sviluppo normale o patologico avvenga all'interno dell'individuo con poca o<br />
scarsa attinenza alle influenze ambientali.<br />
4. L'ultima tappa: la teoria strutturale.<br />
Nel 1920 Freud descrisse "Al di là del principio di piacere" in cui scopre che alla base del<br />
funzionamento mentale sta il fatto che l'io realizzo il suo sviluppo verso forme di<br />
organizzazione più complesse. Esiste un'istanza, la coscienza, che svolge una funzione<br />
fondamentale nel sentimento di sé. La nostra coscienza ci comunica dall'interno non solo le<br />
sensazioni di piacere e di dispiacere ma anche le sensazioni che rinviano a una peculiare<br />
tensione che a sua volta può essere piacevole o spiacevole. La psiche risulta per Freud segnata<br />
dalla lotta incessante tra due istinti fondamentali:<br />
• Thanatos, la tendenza all'inorganico, all'inattività e alla morte<br />
• Eros che, traendo forza dalla sessualità, mira connettere tra loro le sostanze organiche in<br />
unità sempre più vaste.<br />
L'idea di una pulsione di morte operante accanto quella di vita proviene dal considerare la<br />
coazione a ripetere come una tendenza della vita istintiva. La condizione di partenza è<br />
costituita dal mondo inorganico. La vita tende naturalmente alla morte e l'unico evento che si<br />
sottrae a questo destino è l'evento della riproduzione, ancora una volta legato all'istinto<br />
sessuale che permette il perpetuarsi della vita. La vita psichica è sempre in bilico tra<br />
distruzione e costruzione.<br />
Nel 1921 scrisse "La psicologia delle masse e l'analisi dell'io": nell'identificazione io e<br />
oggetto risultano intercambiabili tanto che in una psiche normale l'innamoramento, l'oggetto<br />
investito narcisisticamente, viene trattato alla stregua del proprio io e il soggetto appare dedito<br />
all'oggetto che ha preso il posto del io. Nel 1922 scrisse "L'io e l'Es” in cui fornisce una visione<br />
globale di questi processi, una teoria strutturale che in parte sopravanza la precedente teoria<br />
topografica.<br />
Nel corso dello sviluppo l'Io si autoimpone all'Es come oggetto d'amore, cercando di moderare<br />
le irrealistiche richieste pulsionali e di risolvere i conflitti legati all’Edipo. A questo punto la vita<br />
mentale appare a Freud basata sul contrasto tra reale e psichico, tra mondo esterno e mondo<br />
interiore, in cui l'io si destreggia tra tre tiranni (Es, super-io e realtà esterna) la cui supremazia<br />
si manifesta nella salute oppure nella patologia. La pulsione di morte trova una plausibile<br />
collocazione nel super io. L'io infatti, nel tentativo di contenere le pulsioni, può trovarsi a<br />
rivolgere contro se stesso la distruttività interna. I sintomi vengono creati al fine di evitare la<br />
situazione di pericolo segnalata dallo sviluppo dell'angoscia.
Freud delimita con chiarezza i rapporti tra un Es dominato dal principio di piacere, un io che<br />
gestisce l'angoscia della temporalità, e un super io deputato all'autosservazione, alla coscienza<br />
morale e alla funzione di ideale. Il rischio maggiore per l'io, occupato tenere a bada i suoi tre<br />
tiranni, è la psicosi, ossia il distacco dalla realtà che avviene o perché il rimosso inconscio<br />
diviene troppo forte così da sopraffare il conscio che è legato alla realtà o perché la realtà è<br />
diventata così insopportabilmente tormentosa che l'io minacciato, ribellandosi disperatamente,<br />
si getta nelle braccia delle forze pulsioni inconsce.<br />
La terapia psicanalitica ha il compito di rafforzare l'io alle prese con le richieste conflittuali<br />
della realtà e dell'interiorità, che provocano sì il trauma ma nel senso di uno stato di tesa<br />
eccitazione che viene avvertito come dispiacere che non può essere dominato tramite<br />
discarico. Anche il trauma alla fine viene riposizionato all'interno della psiche.<br />
Negli ultimi scritti Freud indica come la psicanalisi è cresciuta da teoria clinica delle nevrosi a<br />
psicologia generale dell'individuo. Nel “Compendio di psicanalisi” del 1938 ribadisce i nodi<br />
essenziali della psicanalisi: l'apparato psichico nasce da una lotta tra eros e pulsione di morte e<br />
si sviluppa partire dalla corporeità che definisce la natura sessuale della condotta<br />
differenziando le qualità psichiche del pensiero (inconscio, preconscio e conscio).
II Capitolo. Il modello freudiano: concetti di base<br />
La teoria psicanalitica di Freud è un corpus di ipotesi relative al funzionamento mentale sia<br />
normale che patologico dell’individuo. I principali aspetti nella teoria psicanalitica sono:<br />
• il concetto di determinismo psichico<br />
• il concetto di inconscio<br />
• il concetto di pulsione<br />
• la teorizzazione relativa al conflitto (ipotesi <strong>dinamica</strong>)<br />
• il punto di vista strutturale<br />
• il punto di vista genetico<br />
• lo sviluppo della sessualità<br />
• le ipotesi sulla nevrosi<br />
1. Il principio del determinismo psichico e il concetto di inconscio<br />
Il principio di determinismo psichico è che non tutti i processi psichici avvengono a livello<br />
consapevole, molti si svolgono a livello inconscio e in condizioni normali non possono essere<br />
richiamati alla coscienza. Nella mente nulla avviene per caso e nessun accadimento psichico<br />
può verificarsi in modo del tutto staccato dagli altri: ogni evento psichico è determinato e<br />
connesso causalmente agli eventi che lo hanno preceduto. C’è una continuità nella vita<br />
mentale e ogni discontinuità della vita psichica è da attribuirsi all’esistenza di processi e<br />
fenomeni inconsci.<br />
Per spiegare l’esistenza dell’inconscio Freud sostiene che ci sono fenomeni di 2 tipi:<br />
• normali: atti mancati, lapsus, paraprassie (sviste), motti di spirito, ma anche gli stessi<br />
sogni<br />
• patologici: nevrosi<br />
Per studiare i processi mentali inconsci Freud elabora un metodo che chiamerà psicanalisi.<br />
La tecnica psicanalitica attraverso lo studio delle nevrosi, consente di iniziare ad accorgersi<br />
dell’influenza ed esistenza dell’ inconscio ma consente anche di formulare e ampliare ipotesi<br />
esplicative del funzionamento mentale e di quello nevrotico. Permette anche di giungere<br />
alla soluzione del sintomo nevrotico.<br />
La psicanalisi comprende il metodo delle libere associazioni con il quale Freud può dedurre cosa<br />
passa inconsciamente nella mente del paziente.<br />
Nel corso dello studio di fenomeni mentali inconsci (pensieri, ricordi, desideri, ecc.) Freud si<br />
accorge che possono essere divisi in 2 categorie:<br />
• fenomeni preconsci che possono essere richiamati alla memoria mediante uno sforzo<br />
dell’attenzione, hanno un pronto accesso alla coscienza<br />
• fenomeni inconsci in senso stretto che non possono essere resi consci a meno di<br />
trovare un modo per superare la barriera che impedisce loro di accedere alla coscienza:<br />
I fenomeni inconsci non possono essere osservati direttamente, ma se ne possono osservare<br />
gli effetti, i derivati e a partire da essi si può inferire l’esistenza dell’inconscio.<br />
2. La psicopatologia della vita quotidiana<br />
Nella “Psicopatologia della vita quotidiana” Freud affronta un aspetto della vita psichica<br />
fino ad ora poco considerato, cioè le sviste (paraprassie) e gli errori o omissioni di memoria<br />
(atti mancati) che hanno un significato e non si verificano per caso.<br />
Alla base di questi fenomeni Freud ipotizza un desiderio inconscio non accettabile che può<br />
provocare angoscia, per cui viene allontanato dalla coscienza e rimosso nell’inconscio. Questo<br />
meccanismo messo in atto in modo inconsapevole, viene definito rimozione, il cui fallimento<br />
porta agli atti mancati. La motivazione è quella di prevenire la possibilità di provare ansia<br />
rispetto a un desiderio inconscio, ma il tentativo non riesce completamente lasciando un<br />
“segno” consapevole di qualcosa di inconsapevole.<br />
Tuttavia è possibile ricostruire e giungere alla causa prima tramite il metodo delle libere<br />
associazioni relativamente a ciò che si è dimenticato o al lapsus che è stato commesso.<br />
3. Il sogno
Lo studio dei processi che portano alla formazione del sogno prende avvio da quello degli atti<br />
mancati.<br />
L’elemento onirico è qualcosa di improprio un sostituto di qualcos’altro sconosciuto al<br />
sognatore un elemento di cui chi sogna è cosciente ma a cui contemporaneamente non ha<br />
accesso, cioè “inaccessibile alla coscienza del sognatore” come l’atto mancato.<br />
Il sogno è il sostituto deformato di qualcos’altro, di qualcosa di inconscio e il compito<br />
dell’interpretazione è scoprire questo materiale. Nell’interpretazione onirica ci sono 3 regole o<br />
funzioni del sogno:<br />
Prima funzione del sogno: ciò a cui si deve guardare non è solo ciò che il sognatore<br />
racconta, spesso in modo confuso e non chiaro, ma ricercare ciò che in realtà sta dietro.<br />
Il sogno è composto da 2 elementi:<br />
• il contenuto onirico manifesto: ciò che il sogno racconta, l’esperienza soggettiva che<br />
appare alla coscienza durante il sonno e che il soggetto può ricordare al risveglio<br />
• il contenuto onirico latente: è ciò che è nascosto, l’insieme dei desideri e dei pensieri<br />
che cercano di svegliare il soggetto che dorme e che può essere raggiunto attraverso la<br />
tecnica delle associazioni.<br />
Esistono operazioni psichiche inconsce (lavoro onirico) che trasformano in manifesto il<br />
contenuto onirico latente.<br />
Seconda funzione del sogno: protezione del soggetto dagli stimoli che possono essere:<br />
• stimoli di natura esterna: impressioni sensoriali che sollecitano gli organi di chi dorme<br />
che possono entrare a far parte del contenuto manifesto del sogno<br />
• stimoli di natura interna: pensieri e idee connessi a preoccupazioni della vita che<br />
rimangono attivi in modo inconscio nella mente (residuo diurno). Come reazione allo<br />
stimolo psichico il sogno ha valore di risoluzione di questo stimolo in modo che venga<br />
eliminato ed il sonno possa continuare.<br />
Il sogno è il custode del sonno.<br />
La parte più importante del contenuto latente è quella che proviene dal rimosso, sono gli<br />
impulsi dell’Es – esclusi, nella loro forma infantile, dalla coscienza dalle difese dell’Io – a<br />
fornire la maggiore quantità di energia psichica necessaria per sognare e su cui avviene tutto il<br />
lavoro onirico di trasformazione e di deformazione che conduce alla formazione del<br />
contenuto manifesto.<br />
I desideri sono i suscitatori del sogno ed il contenuto del sogno è l’appagamento dei desideri.<br />
Terza funzione del sogno: lo scopo del sogno è la gratificazione fantastica di un desiderio<br />
cioè la scarica di una quantità di energia psichica associata al contenuto latente al fine di<br />
proteggere il sonno di chi dorme.<br />
Il mezzo con cui i contenuti latenti sono trasformati in contenuti manifesti è il lavoro onirico: il<br />
risultato di questo processo è che il contenuto manifesto di un sogno non risulta comprensibile.<br />
I meccanismi del lavoro onirico sono 4:<br />
1. La condensazione: è il meccanismo attraverso il quale si combinano insieme un certo<br />
numero di pensieri latenti in un unico elemento riassuntivo manifesto<br />
2. Lo spostamento: il sognatore sposta l’intensità psichica da un pensiero ad un altro. Nel<br />
sogno l’importanza di un contenuto non corrisponde a quella dello stato di veglia: un<br />
contenuto manifesto apparentemente banale può rappresentarne in realtà uno latente ed<br />
emotivamente intenso. Il meccanismo dello spostamento è facilitato dalla censura onirica<br />
che gestisce i pensieri che premono per la loro scarica. Attraverso lo spostamento è<br />
possibile esprimere nel contenuto manifesto l’intimo legame tra 2 eventi o persone sia<br />
attraverso la loro giusta contrapposizione sia attraverso la loro unione oppure una<br />
contraddizione può essere espressa in maniera opposta, ecc.<br />
3. La rappresentazione plastica: il sogno manifesto è composto principalmente da<br />
immagini e da impressioni visive che hanno la caratteristica della veridicità. Il soggetto che<br />
sogna le ritiene vere e, pur nella loro normalità, sono paragonabili alle allucinazioni<br />
patologiche tipiche di certe malattie mentali. Talvolta le impressioni si propongono in altre<br />
modalità sensoriali oltre che quella visiva oppure capita che certi sogni mancano<br />
completamente delle qualità sensoriali e si presentano solo come pensieri o stati d’animo.<br />
4. Elaborazione secondaria: il sogno assume una certa logicità e coerenza cioè una forma<br />
che abbia un senso. L’organizzazione narrativa e la storia che viene descritta dal<br />
sognatore quando riferisce il sogno sono il risultato dell’attività di questo meccanismo
esponsabile del fatto che il soggetto cerca di adattare il sogno alla sua realtà, elaborandolo<br />
ulteriormente.<br />
L’interpretazione del sogno consiste nel disfare il prodotto del lavoro onirico, nell’invertire il<br />
processo di mascheramento per rivelare l’originale desiderio sottostante. In questo lavoro si<br />
incontrano delle resistenze che rendono difficile il passaggio dall’elemento onirico al materiale<br />
inconscio nascosto dietro di esso e tali resistenze possono essere variabili.<br />
4. Il punto di vista economico<br />
Freud presuppone che ogni processo psichico debba essere considerato da tre punti di vista di<br />
uguale importanza:<br />
• economico<br />
• dinamico<br />
• topico<br />
Il punto di vista economico riguarda il concetto di energia e di scarica energetica.<br />
4.1 Il concetto di energia e di pulsione<br />
Il punto di vista economico postula l’esistenza nella mente di una forza di tipo psicologico che<br />
possiede tre caratteristiche:<br />
• può essere orientata verso un oggetto (meta) per giungere a una sua scarica<br />
• ha una origine specifica (fonte)<br />
• ha una grandezza o intensità (dimensione quantitativa)<br />
Prima Freud parla di una sola forma di energia la libido o pulsione sessuale, poi dopo aver<br />
scritto “Al di là del principio di piacere” parla di due opposte classi di energia (teoria duale<br />
delle pulsioni):<br />
• libido<br />
• aggressività<br />
Prima della teoria duale Freud segue la legge della scarica, ossia il principio del piacere: a ogni<br />
scarica di energia corrisponde l’esperienza del piacere e viceversa a ogni accumulo di<br />
energia non scaricata corrisponde uno stato di tensione interna e quindi di dispiacere<br />
(principio del Nirvana).<br />
L’investimento energetico è definito catexi (carica psichica), cioè la quantità di energia<br />
psichica diretta verso una rappresentazione mentale di un oggetto. La perdita dell’investimento<br />
è definita decatexi.<br />
Catexi e decatexi sono fenomeni puramente mentali.<br />
Le 2 energie (libidica e aggressiva) non si sviluppano ma sono innate e biologiche : sono una<br />
stimolazione della mente proveniente dal corpo e sono presenti nell’organizzazione<br />
psicobiologia dell’individuo a partire dalla nascita.<br />
Secondo Freud gli esseri umani non funzionano solamente in risposta alle domande e<br />
condizioni poste dall’ambiente esterno, ma anche in risposta alle richieste e pressioni<br />
provenienti dall’interno dalla matrice corpo-mente.<br />
Si tratta di impulsi psicologici ed emotivi, tensioni o forze, che caratterizzano la vita<br />
psicologica, il tono psichico associato alla maturazione e al cambiamento evolutivo (pulsioni<br />
istintuali). Queste energie psichiche forniscono impeto e spinte alla mente verso l’attività.<br />
• La libido è un’energia costruttiva orientata alla vita<br />
• L’aggressività possiede una qualità distruttiva.<br />
Le due forme di energia possono essere fuse o amalgamate. In realtà, in tutte le<br />
manifestazioni istintuali, sia normali che patologiche, le due forme di energia operano insieme,<br />
cioè sono fuse, anche se in misura diversa.<br />
Per la maggior parte della sua vita Freud ritiene che il mondo interno sia dominato dalla lotta<br />
contro i propri istinti, le proprie pulsioni.<br />
Ma Freud ha utilizzato i termini Trieb e Instinkt che sono stati confusi nelle traduzioni ma in<br />
realtà corrispondono rispettivamente a pulsione e istinto. In effetti:<br />
• Istinto fa riferimento a risposte comportamentali innate<br />
• Pulsione fa riferimento a un concetto di spinta, pressione verso una meta<br />
generale<br />
Freud all’inizio fa riferimento a pulsioni sessuali e pulsioni di autoconservazione (più importanti<br />
le prime), poi anche a quelle aggressive (teoria duale) ovvero pulsioni di morte.
Per Freud l’individuo è alla mercè delle pulsioni o desideri istintuali e i sintomi derivano dalle<br />
difese psichiche mobilitate per gestire le loro richieste.<br />
I desideri istintuali hanno:<br />
• una fonte che è nel corpo (zona erogena)<br />
• una meta che è la soddisfazione delle pulsioni<br />
• un oggetto è il mezzo di cui si serve la pulsione per raggiungere la soddisfazione<br />
Il conflitto tra pulsione sessuale e soddisfazione viene visto in questa fase l’origine sia dei<br />
sintomi che della vita psichica.<br />
Secondo Freud le pulsioni possono essere ulteriormente caratterizzate tramite le loro<br />
vicissitudini:<br />
• si può verificare una trasformazione nell’opposto: l’esperienza passiva viene<br />
trasformata in attiva, ovvero la gratificazione può derivare da esperienze sia passive che<br />
attive<br />
• il soggetto e l’oggetto possono essere interscambiabili (reversibilità dell’impulso)<br />
• la pulsione può essere rivolta verso il Sé a scopi difensivi per prevenire la scarica<br />
sull’oggetto d’amore (meccanismo di base per la formazione del Super-io)<br />
• i derivati della pulsione possono essere rimossi e possono richiedere sforzi difensivi<br />
addizionali per fornire aiuto ed elaborare la rimozione<br />
• nella sublimazione le energie pulsionali sono trasformate e scaricate in attività mentali<br />
L’oggetto è il più variabile degli aspetti su cui la pulsione può rivolgersi. La non soddisfazione<br />
immediata della pulsione crea il pensiero e la relazione stessa della pulsione nei rapporti con la<br />
realtà determina l’originarsi della struttura psichica.<br />
Nel 1905 Freud riteneva che l’aggressività fosse una componente della pulsione sessuale e che<br />
avesse una funzione specifica nella motivazione della conoscenza. Nel 1909 pensava che<br />
esistesse un istinto di crudeltà indipendente dalla pulsione sessuale. Infine nel 1920 con “Al di<br />
là del principio di piacere” definì due istinti contrapposti:<br />
• Istinto di vita: lo scopo è di stabilire unità, armonia tra le cose<br />
• Istinto di morte (una componente è la pulsione aggressiva): alla nascita è rivolto verso<br />
sé poi viene deviato verso l’esterno tramite l’influenza della libido e dell’Io. Lo scopo è di<br />
creare disarmonia, di distruggere le connessioni, i legami tra le cose.<br />
4.2 Il narcisismo<br />
Per Freud il narcisismo primario è un’energia psichica indifferenziata che viene<br />
inizialmente investita sull’Io e che implica l’illusione narcisistica di essere perfetti e<br />
onnipotenti. Successivamente parte di quest’energia viene diretta sull’oggetto (libido<br />
oggettuale).<br />
Il primo oggetto è la madre: le prime soddisfazioni sessuali autoerotiche vengono<br />
sperimentate in connessione con le funzioni vitali che servono a scopo di sopravvivenza.<br />
La quantità di energia rivolta all’Io è una scelta di investimento di tipo narcisistico, quella<br />
rivolta all’oggetto è un investimento di tipo oggettuale.<br />
Secondo Freud l’amore dei genitori non è niente di più del narcisismo dei genitori rinato, che,<br />
trasformato in oggetto d’amore, rivela senza possibilità di errore la sua natura.<br />
Il passo successivo al narcisismo è una scelta oggettuale in cui parte dell’investimento<br />
libidico del sé è trasferito su oggetti esterni di natura eterosessuale passando da un’iniziale<br />
area omosessuale (oggetti scelti in quanto simili al sé).<br />
Con la maturazione il bambino non può mantenere l’illusione narcisistica di essere perfetto e<br />
onnipotente e si rivolge ad una nuova idea di Io, ideale, che faccia da sostituto alla perdita<br />
dell’Io infantile: questo ideale dell’Io lo aiuta a confrontarsi con il suo Io attuale e a reprimere<br />
le idee che non corrispondono alle sue esigenze. L’ideale dell’Io ingloba valori etici e culturali<br />
e comporta un aspetto sociale.<br />
Il narcisismo secondario si ha quando la libido oggettuale viene ritirata dall’oggetto e viene<br />
nuovamente rivolta sull’Io: è un movimento inverso, una regressione a un punto di fissazione<br />
narcisistico preesistente.<br />
L’autostima dipende strettamente dalla libido narcisistica: parte dell’autostima si fonda sul<br />
narcisismo primario, parte deriva dal soddisfare l’ideale dell’Io, e parte dalla soddisfazione<br />
della libido oggettuale.
Da un punto di vista pulsionale si può dire che nel narcisismo primario l’appagamento è ancora<br />
autoerotico, ma le pulsioni parziali sessuali hanno un centro comune che può essere<br />
rappresentato dai genitali del soggetto.<br />
Il narcisismo può acquisire un suo posto nel corso regolare dello sviluppo sessuale ma quando<br />
arriva ad assorbire l’intera vita sessuale del soggetto diventa perversione.<br />
Di fronte a una perdita dell’oggetto sessuale l’investimento dell’oggetto viene rispostato,<br />
tramite un processo di identificazione, all’interno dell’Io ritrasformandosi e regredendo in libido<br />
narcisistica (“Lutto e malinconia” del 1915).<br />
5. Il punto di vista dinamico<br />
Nel 1925 Freud scrive “Psicanalisi” in cui considera la vita psichica da tre punti di vista:<br />
• economico<br />
• dinamico<br />
• topico<br />
Nel punto di vista dinamico riconduce tutti i processi psichici, se si esclude la ricezione di<br />
stimoli esterni, al gioco di forze che si promuovono o si inibiscono vicenda, che si associano<br />
le une con le altre, che entrano in compromesso ecc. Tutte queste forze hanno la stessa natura<br />
delle pulsioni quindi sono di provenienza organica, sono caratterizzate da una grandissima<br />
potenzialità somatica - la coazione a ripetere - e vengono psichicamente rappresentate sotto<br />
forma di immagini o idee affettivamente investite.<br />
Queste forze possono anche entrare in conflitto tra loro: per Freud i conflitti sono sempre<br />
presenti ma divengono però patogeni solo quando vi è uno scompenso tra le forze in gioco che<br />
determina una rottura dell'equilibrio psichico.<br />
I punti di vista dinamico ed economico sono strettamente connessi: nel punto di vista dinamico<br />
le forze dinamiche interagiscono o sono in conflitto, mentre dal punto di vista economico le<br />
forze dinamiche sono caratterizzate da due qualità principali: la grandezza che è una grandiosa<br />
riserva energetica e la direzione che indica che le forze sono orientate verso un fine, ossia la<br />
tendenza a ricercare il piacere ed evitare il dolore.<br />
La nevrosi è un conflitto interno tra pulsioni diverse. In un primo tempo Freud considera il<br />
conflitto come il risultato della contrapposizione tra due forze di origine pulsionale che rimane a<br />
livello inconscio; in seguito, quando passò da conscio, preconscio e inconscio ad Io, Es e<br />
Super-io, definisce il conflitto come una conseguenza della contrapposizione delle pulsioni e<br />
delle forze dell'Io o meglio desideri inaccettabili a livello conscio che si scontrano con le<br />
forze dell'Io e permettono l’adattamento del soggetto alla realtà: in questo caso interviene la<br />
rimozione di tali idee inaccettabili ma se tale rimozione fallisce l'io ricorre ad un secondo<br />
tentativo, ma se l’Io non è sufficientemente forte per portare a termine questo compito si ha il<br />
sintomo nevrotico che costituisce una sorta di compromesso tra le forze in conflitto.<br />
Freud distingue tra:<br />
• conflitti interni: conflitti inconsci determinati da situazioni interne<br />
• conflitti esterni: quando l'individuo si trova a scegliere tra due diverse possibilità o<br />
alternative reali<br />
6. I modelli dell'apparato psichico<br />
Secondo la teoria psicanalitica classica la mente possiede la caratteristica della dinamicità.<br />
Secondo Freud esistono diverse concettualizzazioni dell'apparato psichico ossia diversi modelli<br />
della mente: un primo modello a cui fa seguito il modello topografico (prima topica o punto<br />
di vista topico) e quindi il modello strutturale (seconda topica).<br />
• Primo modello: compare nell'ultimo capitolo dell'”Interpretazione dei sogni” del 1899.<br />
La mente è strutturata in una serie di componenti psichiche funzionalmente collegate le<br />
une alle altre: ad un'estremità c’è l'apparato che reagisce agli stimoli di natura sensoriale e<br />
all'altra estremità c'è invece la coscienza. Con tale modello Freud offre un'ipotesi sulla<br />
formazione del sogno immaginandolo come derivante da un'inversione dell'apparato<br />
psichico.
• Secondo modello o modello topografico (fino al 1923) che prevede che l'apparato psichico<br />
è costituito da tre sistemi in relazione alla loro accessibilità alla coscienza e alla loro<br />
utilizzazione dell'energia pulsionale legata o libera:<br />
• il sistema UCS o inconscio costituito da contenuti primitivi e organizzato secondo le<br />
leggi di un pensiero non logico; in esso l'energia non legata si scarica il livello di<br />
processo primario. Il materiale contenuto in questo sistema non può entrare nel<br />
sistema conscio se non attraverso il lavoro analitico.<br />
• il sistema PCS o preconscio i cui contenuti possono essere portati alla coscienza con<br />
un semplice sforzo dell'attenzione<br />
• il sistema CS o conscio: è l'organo della consapevolezza, i cui contenuti a differenza<br />
degli altri due sistemi sono costituiti da memorie e sono fugaci in quanto possono<br />
derivare anche dall'investimento energetico dei contenuti del PCS.<br />
Il sistema tre conscio e preconscio hanno una vicinanza funzionale e sono raggruppati in<br />
opposizione al sistema inconscio che, contenitore di ciò che attivamente escluso dalla<br />
coscienza, non partecipa a quest'unione funzionale.<br />
• Terzo modello o modello strutturale: nel 1922 Freud definisce un modello in cui la<br />
mente è concepita come composta da tre strutture ciascuna delle quali è a sua volta<br />
costituita da un gruppo di contenuti e di processi funzionalmente collegati l'uno all'altro. Le<br />
tre strutture sono:<br />
• ES: l'istanza psichica completamente inconscia, tesa allo scarico della tensione. Non<br />
ha nessuna forma di organizzazione ed è unicamente rivolta al raggiungimento del<br />
soddisfacimento della scarica. Le leggi che governano l'ES sono quelle del sistema UCS,<br />
ossia il principio di piacere. E’ possibile conoscere l'ES unicamente attraverso<br />
l'influenza che esercita sugli altri due sistemi io e super io.<br />
• IO è l'agente esecutivo della mente, deputato a mediare tra le pressioni e le richieste<br />
provenienti dall'ES, dalla realtà esterna e dal Super io. Il IO è sede della<br />
consapevolezza, l'organo della percezione, del pensiero e della memoria e controlla le<br />
azioni della motricità. La legge che lo governa è il principio di realtà. L’IO è separato<br />
dall'ES in parte dalla barriera della rimozione e in parte da altri tipi di difese.<br />
• SUPER-IO è l’agente o istanza morale dell'apparato psichico che contiene le norme<br />
morali che regolano la condotta e gli ideali. E’ responsabile del senso di colpa e della<br />
vergogna. Fenomenologicamente è in parte conscio e in parte inconscio, anche se in<br />
quanto più soggetto alle spinte dell'ES è immerso nell'inconscio più di quanto non lo sia<br />
io. Il SUPER-IO è costituito da tre differenti ma interrelate porzioni (modello tripartito<br />
del super io):<br />
• La prima a che fare con lo stabilirsi delle norme e degli ideali ed è legata alle<br />
precoci identificazioni genitoriali antecedenti all’Edipo e alle fluttuazioni<br />
nell'autostima<br />
• La seconda è associata al senso di colpa e all'umiliazione<br />
• La terza è il super-io vero e proprio, direttamente collegato alla proibizione e quindi<br />
associato alla risoluzione del complesso di Edipo.<br />
L’ES è presente fin dalla nascita: solo successivamente con la crescita io e super-i si<br />
differenziano dall'Es, dopodiché ciascun apparato prosegue nel suo sviluppo e nella sua<br />
differenziazione.<br />
Secondo la teoria strutturale le pulsioni operano largamente al livello inconscio e se<br />
operassero da sole sarebbero regolate solo dal principio del piacere; ma contribuiscono anche<br />
a dare impeto, motivazione e contenuto ideazionale all'io: vengono infatti soggette al principe<br />
di realtà e sottomesse ai meccanismi di difesa dell’ io. Vengono anche sottoposte anche alle<br />
restrizioni del super io: infatti con l'introduzione dell'aggressività, come pulsione innata<br />
indipendente, Freud dimostra l'importanza dei sensi di colpa inconsci.<br />
7. L’angoscia<br />
Freud intuì l’importanza del’angoscia nella causa e nella fenomenologia della nevrosi, ma anche<br />
per il funzionamento normale dell’individuo.<br />
Nella prima elaborazione della concezione dell’angoscia è connessa ad una scarica<br />
incompleta o bloccata o inibita della sessualità, o a una difesa verso la sessualità che provoca<br />
un senso di ansia che porta a sintomi fisici e psicologici.
Nella seconda elaborazione è legata alla comprensione della psiconevrosi, sempre legata alla<br />
pulsione e all’impossibilità di soddisfarla.<br />
Nell’ultima elaborazione (con la teoria duale delle pulsioni e la teoria strutturale) è<br />
considerata una funzione dell’Io, di segnale: quando l’Io presume che un certo tipo di scarica<br />
pulsionale libidica o aggressiva comporti un pericolo (perdita dell’amore dell’oggetto o paura<br />
del super-io) l’angoscia lo segnala (angoscia segnale) e cerca di impedire la scarica,<br />
utilizzando i meccanismi di difesa, tra cui primo è la rimozione.<br />
Nel lavoro del 1926 Freud distingue tra angoscia segnale e angoscia automatica che viene<br />
messa in atto automaticamente come reazione quando il soggetto sperimenta uno stato di<br />
pericolo.<br />
8. Il punto di vista genetico<br />
Il punto di vista genetico implica l'assunzione che il passato dell'individuo influenzi il suo<br />
presente: ne deriva un interesse ad individuare le modalità in cui tale influenza si verifica.<br />
Questo punto di vista fornisce una dimensione temporale ai fenomeni psicologici e<br />
attribuisce significato alle origini dell'evoluzione ma nello stesso tempo dà importanza alla<br />
progressione. Freud presume che fenomeni psicologici abbiano un punto di origine e che la<br />
percezione, la memoria e l'organizzazione di eventi passati influenza il presente.<br />
Questo punto di vista interviene quando Freud ha iniziato a investigare il conflitto psichico: già<br />
all'inizio del suo pensiero Freud pensava che alla base della nevrosi adulta ci fossero<br />
esperienze infantili e che il sintomo poteva essere eliminato solo risalendo alla sua genesi e al<br />
suo svilupparsi nell'età infantile; pertanto individuò una tecnica, la psicanalisi, che consisteva<br />
nel ritornare indietro da una struttura psichica l'altra che l'ha preceduta e dalla quale si è<br />
sviluppata. Poi ben presto si accorse che le esperienze infantili all'origine della nevrosi adulta<br />
erano psicologiche e non fatti reali.<br />
È da notare come il punto di vista genetico derivi dallo studio dal trattamento dei pazienti<br />
nevrotici adulti e non dalla diretta osservazione del bambino.<br />
9. Lo sviluppo psicosessuale.<br />
Freud propone un modello evolutivo maturazionale e di sviluppo stadiale rappresentato dalla<br />
teoria dello sviluppo psicosessuale che completa e amplia il punto di vista genetico.<br />
Nei “Tre saggi sulla teoria della sessualità” del 1905 ne viene esposta la completa<br />
teorizzazione. Secondo Freud lo sviluppo della sessualità procede lungo un'ha successione<br />
temporale dall'infanzia all'età adulta: gli stadi evolutivi seguono il principio secondo cui la<br />
crescita sia biologica sia psicologica avanza secondo una progressione che si verifica con<br />
regolarità.<br />
Lo sviluppo psicosessuale procede dunque attraverso determinate fasi in cui acquisiscono<br />
ascendenza e dominanza le zone erogene ossia centri di sensazioni piacevoli sensuali che<br />
prevalgono durante i diversi periodi dello sviluppo psicosessuale.<br />
La transizione da uno stadio all'altro dipende da un'interazione di fattori biologici, maturazionali<br />
e ambientali quindi l'età a cui avviene è variabile.<br />
Fase orale: dalla nascita fino ai 18 mesi: la gratificazione sensuale in senso ampio, erotico o<br />
libidico, è associata alla soddisfazione del bisogno di nutrizione attraverso il succhiare;<br />
progressivamente il succhiare, in quanto attività piacevole ripetuta ritmicamente, diviene<br />
eroticamente gratificante anche in assenza dell'assunzione di cibo; la stimolazione della bocca<br />
e dell'area circum-orale soddisfa i bisogni sensuali e riduce la tensione. Via via che procede la<br />
fase orale agli elementi orali erotici si aggiungono quelle orali aggressivi.<br />
Fase anale: risulta dall'investimento pulsionale della zona erogena uretrale-anale ed è<br />
collegata anche esso ad una funzione fisiologica vitale, ossia l'eliminazione delle feci. La<br />
gratificazione pulsionale deriva dal trattenere ed espellere le feci ma anche dal guardare,<br />
toccare e odorare. Si forma secondo Freud un'equazione feci-pene-bambino in quanto la<br />
colonna fecale stimola la membrana erogena dell'intestino ed è il precursore del pene nel<br />
periodo anale.<br />
Fase fallica-edipica: il punto focale dell'autostimolazione è rappresentato dai genitali (viene<br />
anche definita genitale-infantile). L'interesse per i genitali e per la loro attività acquisisce un<br />
significato dominante che è poco distante da quello raggiunto dalla maturità. L'esibizionismo<br />
raggiunge il suo massimo: il bambino giunge a idealizzare il padre ed il pene del padre e<br />
desidera averne uno uguale per sé, un desiderio che comporta l'angoscia di castrazione basata
sul timore della ritorsione. I bambini cominciano ad avere fantasie sessuali consce e inconsce e<br />
a provare interessi sessuali nei riguardi del genitore di sesso opposto: ciò provoca sentimenti e<br />
atteggiamenti conflittuali di amore-odio nei riguardi di entrambi i genitori. I desideri di rivalità<br />
edipica comportano un conflitto a causa di amore/odio, invidia e competizione ostile,<br />
amplificati dall'identificazione con i genitori e dal desiderio di ricevere amore: di conseguenza il<br />
bambino è spinto a trovare una soluzione o ad abbandonare i suoi penosi conflittuali desideri e<br />
bisogni. Nei due ai tre anni successivi c'è l'elaborazione, il controllo e l'abbandono del<br />
complesso edipico.<br />
Fase di latenza sessuale: è il periodo di manifestazioni sessuali latenti che va dall'età di sei<br />
anni fino alla pubertà. Gli impulsi sessuali sono sottoposti a repressione e a formazioni reattive<br />
della moralità, a vergogna e disgusto, a ideali estetici. La latenza deriva da una combinazione<br />
di processi biologici ed influenze culturali ed educative. Durante la pubertà viene rotto il<br />
relativo equilibrio del periodo di latenza e gli impulsi sessuali genitali si intensificano e le<br />
esperienze erotiche divengono ulteriormente subordinate alla predominanza di genitali: ciò<br />
porterà alla scelta dell'oggetto eterosessuale nell'età adulta.<br />
Nei “Tre saggi sulla teoria sessuale” Freud parla di pulsioni componenti o parziali che<br />
derivano dalle zone erogene e quindi includono il piacere pulsionale derivato dall'oralità,<br />
dall’analità, dalla uretralità e genitalità. Nell'adulto invece la sessualità viene organizzata sotto<br />
la dominanza della genitalità mentre nell'infanzia le pulsioni componenti hanno percorsi propri<br />
e sono indipendenti l'una dall'altra. Freud definisce il bambino perverso polimorfo.<br />
La teoria di Freud sulla sessualità si amplia con l'introduzione del modello sessuale strutturale,<br />
specialmente per l'elaborazione del complesso edipico: il conflitto viene considerato come<br />
interno all'io e provoca il segnale d'angoscia e l'attivazione dei meccanismi di difesa tra cui<br />
l'identificazione. La risoluzione del complesso edipico comporta la formazione del super io.<br />
Freud inoltre volgerà la sua attenzione anche agli oggetti: la madre costituirà l'oggetto d'amore<br />
primario per entrambi i sessi nelle fasi pre-edipiche, poi con l'investimento della zona genitale i<br />
bambini si accorgono delle differenze sessuali. La bambina si sente deprivata del pene con una<br />
disillusione nei riguardi della madre e si rivolge al padre come oggetto d'amore: la risoluzione<br />
del complesso edipico risulterà molto più complicata perché non vi è implicata l'angoscia di<br />
castrazione.<br />
La teoria del fasi dello sviluppo sessuale amplia il punto di vista genetico il sintomo nevrotico<br />
deriva da una mancanza di soluzione del complesso edipico a livello pulsionale con una<br />
regressione della pulsione fasi di fissazioni precedenti.<br />
10. Modelli evolutivi nel pensiero freudiano<br />
Il termine sviluppo o fa riferimento l'evoluzione processo di crescita come una serie di<br />
successive progressive e ordinate trasformazioni tendenti a un determinato fine. Ma in questo<br />
contesto sono interessanti due altri termini:<br />
• Epigenesi: teoria biologica secondo cui le differenziazioni e i caratteri dell'organismo si<br />
costituiscono per gradi<br />
• Genetico: qualcosa che riguarda le origini.<br />
La teoria dello sviluppo psicosessuale si caratterizza come una teoria stadiale, l'individuo<br />
progredisce dall'infanzia all'età adulta con una strutturazione successiva della personalità e del<br />
funzionamento mentale.<br />
11. Le psiconevrosi e le nevrosi attuali<br />
Il concetto di nevrosi è legato intimamente alla teoria del conflitto.<br />
Quando Freud si concentra sull'isteria concepì i sintomi isterici come il risultato di traumi<br />
psichici accidentali accaduti nell'infanzia e nello stesso tempo riteneva che questa patologia<br />
fosse la conseguenza di condotte sessuali non igieniche come la masturbazione o il coitus<br />
interruptus, che producono uno stato psichico di tipo ansioso.<br />
I sintomi dei disordini nervosi quali l'ansia e l'astenia erano attribuiti allo stress dovuto a<br />
disturbi attuali nel funzionamento sessuale adulto ed erano caratterizzati da sintomi di natura<br />
psicologica ma su base somatica. Li distingueva da quelle definite psiconevrosi quali l'isteria o<br />
le ossessioni in cui il conflitto mentale inconscio e fondato sulle esperienze precoci dell'infanzia<br />
precede lo sviluppo dei sintomi nevrotici successivamente. Nella sua ricerca dell'evento<br />
patogeno delle psiconevrosi Freud si rese conto di due importanti fatti:<br />
• in un primo luogo tale evento era da collocare nell'infanzia dell'individuo
• in secondo luogo l'evento riguardava invariabilmente la vita sessuale.<br />
In una prima interpretazione del sintomo isterico Freud pensava che nelle sue pazienti fosse<br />
causato dal ricordo di un episodio realmente accaduto di seduzione sessuale subita<br />
nell'infanzia; successivamente capì che il fatto non era accaduto ma era solo una fantasia.<br />
Rimase importante l'idea che nel corso dello sviluppo alcune componenti della sessualità<br />
infantile vengono rimosse ovvero allontanate dalla coscienza mentre altri vanno integrarsi la<br />
sessualità adulta.<br />
Freud ritiene che alla base delle nevrosi visti alla rimozione, o meglio al suo fallimento, di<br />
un'esperienza, di un'idea o di un sentimento che suscita nella vita psichica un caso di<br />
conflittualità di natura sessuale: si viene a creare un conflitto tra le rappresentazioni mentali<br />
inaccettabili e l’io. Le parti rimosse tuttavia non rimangono inattive ma premono<br />
continuamente per potersi esprimere, contribuendo alla formazione di un conflitto<br />
intrapsichico fondamentale di natura inconscia, osservabile attraverso differenti tipi di<br />
fenomeni tra i quali propri sintomi nevrotici. Con ciò si stabilisce l'idea di una continuità tra lo<br />
sviluppo normale lo sviluppo patologico psiconevrotico, entrambi intimamente connesse le<br />
vicende infantili della sessualità.<br />
Nella visione freudiana classica il sintomo nevrotico (la nevrosi) è una formazione di<br />
compromesso derivante da un conflitto intrapsichico tra gli impulsi e desideri provenienti dal<br />
rimosso e le difese del l’Io. Ciò vale per tutti tipi di nevrosi dalla nevrosi isterica alla nevrosi<br />
ossessiva alla nevrosi fobica, ciò che cambia è il tipo di meccanismo di difesa che viene<br />
utilizzato per fronteggiare l'angoscia.<br />
• alla base dell'isteria c'è la conversione: l'isteria quindi è risultato di una propensione a<br />
convertire la quota di affetto di eccitamento - separato ormai dall'idea - in una<br />
manifestazione somatica<br />
• alla base della nevrosi ossessiva c'è l'isolamento quando l'affetto si sposta e si lega da altri<br />
contenuti di attivi non compatibili si vengono a formare ossessioni o fobie<br />
• alla base della fobia c’è lo spostamento.
Parte seconda – Gli orientamenti<br />
III Capitolo. I primi dibattiti: K. Abraham, S. Ferenczi, W. Reich, O. Rank<br />
Vengono analizzati alcuni interrogativi già presenti in Freud e ripresi da questi autori.<br />
1. Karl Abraham<br />
Karl Abraham (Brema 1877 – Berlino 1925), medico, si occupò di istologia, afasia e aprassia.<br />
Dal 1907 collaborò con Freud. Si interessò di psicosi, ma anche di sogni e psicobiografie.<br />
Vedremo nei prossimi 2 paragrafi tre tra gli scritti più importanti.<br />
1.1 L’avvicinamento al mondo interno dello psicotico<br />
Nel primo libro Le differenze psicosessuali tra isteria e dementia praecox (1908)<br />
Abraham scrisse che, se si vogliono capire le differenze tra disturbi mentali diversi occorre<br />
guardare al gioco delle pulsioni parziali, alla loro armonia e ai loro conflitti, in particolare alla<br />
libido.<br />
Il mezzo con cui la libido investe gli oggetti è la traslazione, ma non spiega a partire da cosa.<br />
Mentre nell’isteria, per un eccessivo investimento oggettuale, domina l’ambivalenza ed è<br />
mantenuta la relazione con l’oggetto, nella dementia praecox vi è l’eliminazione dell’amore<br />
oggettuale e della sublimazione, con regresso all’autoerotismo (sintomi: isolamento dal mondo<br />
esterno, indifferenza emozionale, disturbi dell’attenzione, mancanza di umorismo, assenza di<br />
un rapporto intimo con gli oggetti, ecc.).<br />
Nel secondo libro Ricerche sul primissimo stadio evolutivo pre-genitale della libido<br />
(1916) Abraham rivolge la sua attenzione alla complessità della fase orale. E’ possibile<br />
apprezzare le notevoli differenze tra un bambino e l’altro ed il diverso modo di relazionarsi con<br />
il seno. L’importanza della bocca e delle labbra e della relazione di queste con l’oggetto e con<br />
l’ambiente cresce nei soggetti con schizofrenia simplex in cui la zona orale prende il<br />
sopravvento sulle altre zone erogene e la funzione sessuale e nutritiva vengono confuse, con<br />
desiderio di incorporare e annientare l’oggetto.<br />
Abraham non parla né di senso di colpa inconscio, né di ruolo del super-io nella genesi delle<br />
autoaccuse e della depressione.<br />
1.2 Il nuovo modello di sviluppo<br />
Nel terzo libro Tentativo di una storia evolutiva della libido sulla base della psicoanalisi<br />
dei disturbi psichici (1924) Abraham definisce una maggiore articolazione delle fasi di<br />
sviluppo e attribuisce agli oggetti sia interni che esterni, il loro significato che varia a seconda<br />
della relazione che il soggetto ha con essi: è la natura di questa relazione che dà vita<br />
all’immagine che ci costruiamo di noi e degli altri.<br />
Abraham cerca di capire le cause dell’alternarsi, talora violento, dell’umore nei disturbi<br />
circolari (psicosi maniaco-depressiva) e ritorna sulle differenze tra stati melanconici e stati<br />
ossessivi.<br />
Amplia il modello freudiano dello sviluppo introducendo l’oggetto che diventa importante<br />
quando si parla di sentimenti di perdita, separazione, esclusione, abbandono, angoscia di<br />
fronte al sé e all’identità.<br />
Ha un atteggiamento analitico che non separa ciò che è normale da ciò che è patologico, ciò<br />
che è comune (la paura) da ciò che è meno comune (l’angoscia nevrotica). E’ uno psicanalista,<br />
uno studioso che sa mettersi in discussione, che non ha paura di venire in contatto con le<br />
fantasie dei pazienti.<br />
Commentò il libro di Freud “Lutto e malinconia” del 1917 dicendo che non condivideva<br />
l’”introiezione dell’oggetto amato” e parlò del lutto di suo padre e del processo di<br />
identificazione con lui.<br />
Indirizzò il suo studio all’analisi delle differenze, dei confini, dello spazio che separa e<br />
unisce un disturbo all’altro: questa ricerca lo conduce a proporre un modello di sviluppo più<br />
articolato di quello di Freud, basato sull’esperienza e i vissuti.<br />
La persona incline a manifestazioni depressive e a esaltazioni periodiche non è veramente sana<br />
nel periodo di intervallo “libero”.
Pur essendovi punti che accomunano nevrosi ossessiva e psicosi maniaco-depressiva,<br />
questi disturbi di differenziano per il tipo di relazione con l’oggetto: meno labile e ambivalente<br />
nella nevrosi e labile e preambivalente nella psicosi.<br />
Importanza del modo in cui sono vissuti i vari stadi dello sviluppo distinguendo, all’interno di<br />
ognuno di essi, uno stadio più primitivo da uno più tardo.<br />
Tra i vari stadi vi è sempre una possibilità di un’evoluzione, di una regressione o di una<br />
fissazione, in funzione del contesto in cui l’individuo si trova a crescere che genera ampia<br />
varietà.<br />
Nel primo stadio (orale) la libido del bambino è legata all’atto del succhiare, un atto di<br />
incorporazione, senza soppressione della persona che nutre: il bambino non è ancora in grado<br />
di distinguere tra il suo Io e un oggetto al di fuori di sé. Lo stato psichico del bambino è libero<br />
da fenomeni di ambivalenza.<br />
Il secondo stadio si differenzia dal primo per il passaggio dal succhiare al mordere, l’oggetto<br />
incorporato è annientato.<br />
Nel terzo stadio sadico-anale l’annientamento e il dominio dell’oggetto raramente si<br />
susseguono, ma si alternano con modalità diverse da soggetto a soggetto.<br />
Il quarto stadio sadico anale più tardo modifica la relazione dell’individuo con il mondo<br />
oggettuale con la tendenza alla conservazione dell’oggetto.<br />
Organizzazione ed evoluzione della libido e dell’amore oggettuali<br />
Stadi di organizzazione della libido Stadi evolutivi dell’amore oggettuale<br />
Stadio orale primissimo (suzione) Autoerotismo preambivalente (privo di oggetto)<br />
Stadio orale più tardo (cannibalesco) Narcisismo. Incorporazione totale dell’ oggetto<br />
Stadio sadico-anale primissimo Amore parziale con incorporazione<br />
Stadio sadico-anale più tardo Amore parziale ambivalente<br />
Stadio genitale precoce (fallico) Amore oggettuale con esclusione del genitale<br />
Stadio genitale definitivo Amore oggettuale (postambivalente)<br />
Il modello esplicito è sempre quello della libido ma analizzato attraverso i legami tra le<br />
fantasie relative all’oggetto e le relazioni corporee (es. timore di perdere la fidanzata<br />
contrazione sfintere anale). Il corpo e la sua rappresentazione diventano un parametro, un<br />
punto di riferimento, un mezzo per la comprensione dei legami tra fantasia e realtà, tra mondo<br />
interno e mondo esterno.<br />
Esposizione di un caso (pag. 78-79-80). Considerazioni:<br />
• importanza alle primissime relazioni oggettuali,<br />
• ripetute esperienze negative che hanno minato l’Io in formazione,<br />
• la madre-ambiente e il contesto non furono abbastanza “responsivi” rispetto ai suoi bisogni<br />
di una crescita integrata<br />
• l’insieme degli eventi hanno contribuito ad attivare precoci vissuti di scissione e penose<br />
ferite nella sfera narcisistica<br />
• importanza dei processi introiettivi<br />
• pericoli rappresentati da formazioni reattive precoci.<br />
2. Sàndor Ferenczi<br />
Ferenczi (Miskolcz 1873 – Budapest 1933) è instancabile ricercatore della verità. Ha avuto<br />
sempre uno strenuo interesse per l'inconscio, ha studiato medicina a Vienna ed ha avuto una<br />
fitta corrispondenza con Freud, diventando un fedele collaboratore. Ferenczi approfondisce le<br />
dinamiche transferali e il concetto di introiezione e apporta interessanti variazioni alle<br />
indicazioni freudiane terrorizzando praticando un rapporto empatico con il paziente e facendo<br />
ricorso a interventi diretti (verbali e non).<br />
Nel 1924 scrisse "Thalassa", sottotitolo "Saggio sulla teoria della genitalità", un<br />
complesso tentativo di bioanalisi in cui traccia una storia evolutiva della libido cercando di<br />
individuare l'origine biologica della psicosessualità. Scrisse "Lo sviluppo della psicanalisi", in<br />
collaborazione con Rank, dove affronta la questione della tecnica analitica con l'attenzione al<br />
coinvolgimento emozionale del terapeuta controtransfert.<br />
Nel 1933 scrisse "La confusione delle lingue" dove parla della comprensione degli effetti del<br />
trauma e della seduzione infantile, sottolineando il duplice scacco cui un bimbo può andare
incontro quando non solo è fatto oggetto di violenza ma se ne fa carico attraverso una sorta di<br />
identificazione con l'aggressore.<br />
2.1 Lo sviluppo emozionale.<br />
Al centro del pensiero di Ferenczi c'è l'idea della psicanalisi come attività di cura: lo muove il<br />
desiderio di guarire e fa una costante riflessione sui vissuti dell'analista (controtransfert) e<br />
del paziente (transfert). Questa ricerca lo porterà alla formulazione della cosiddetta tecnica<br />
attiva: il presupposto è la fiducia, una modalità relazionale che affonda le sue radici nelle<br />
prime esperienze del bambino con l'adulto.<br />
Nei primi scritti Ferenczi approfondisce il tema del transfer e cerca di definire i confini tra<br />
suggestione, ipnosi e traslazione. Distingue tra una forma paterna di ipnosi (suggestione)<br />
basata sulla minaccia ed una forma materna basata sulla dolcezza. Approfondisce anche il<br />
transfert che si basa sulle medesime modalità relazionali ed è caratterizzato da una tendenza<br />
allo spostamento, proprio dei nevrotici, sempre alla ricerca di oggetti che fungono da<br />
identificatori sui quali poter trasferire propri sentimenti. Scrive: "Gli oggetti amati vengono<br />
introiettati e assimilati dall'Io; il bambino ama i genitori, il che vuol dire che nella sua<br />
immaginazione s'identifica col loro".<br />
La psiche infantile funziona secondo due modalità ben specifiche:<br />
• introiezione: assimilazione dell'oggetto, estensione dell'interesse, originariamente<br />
autoerotico, ad un mondo esterno mediante l'inclusione dei suoi oggetti nell'Io<br />
• proiezione: espulsione degli elementi spiacevoli con il conseguente restringimento dell'io.<br />
Introiezione e proiezione sono pertanto processi intercorrelati, espressioni del<br />
funzionamento naturale della mente e allo stesso tempo forme primitive di difesa.<br />
Ferenczi ha interesse sia per il mondo interno che per il rapporto tra mondo esterno e mondo<br />
interno, tra ciò che accade dentro di noi e ciò ha luogo fuori di noi. Nel 1913 scrive "Fede,<br />
incredulità e convinzione dal punto di vista della psicologia medica" dove parla di una<br />
proiezione primaria, ossia di una suddivisione dei contenuti psichici tra me e non me come<br />
stadio dello sviluppo normale.<br />
Nel 1913 scrive anche "Fasi evolutive del senso di realtà" in cui descrive i momenti salienti<br />
della relazione io-ambiente al di là dell'aspetto esclusivamente psicosessuale: c'è un'attenzione<br />
ai vissuti emozionali della primissima infanzia ed ha lo scopo di descrivere la transizione dalla<br />
condizione di onnipotenza del neonato all'acquisizione al senso della realtà ossia al<br />
riconoscimento del mondo esterno come esso è e come necessariamente ci limita. Ciò avviene<br />
attraverso il superamento del principio di piacere a favore del principio di realtà, ma il processo<br />
viene considerato alla luce dei meccanismi introiettivi e proiettivi.<br />
Ferenczi delinea le seguenti i fasi:<br />
• Periodo di onnipotenza incondizionata: pensieri, sentimenti e desideri sono assoluti ed<br />
è caratterizzato dalla completa dipendenza della madre ma è destinato presto a cambiare<br />
sotto le richieste dell'ambiente. Per Ferenczi il trauma più acuto è quello relativo ai<br />
primissimi rapporti madre bambino.<br />
• Periodo magico-allucinatorio: caratterizzato dai tentativi del neonato di ottenere<br />
appagamento unicamente mediante l'atto di desiderare intensamente (immaginare)<br />
trascurando la realtà spiacevole e rappresentandosi al contrario come presente<br />
l'appagamento desiderato ma non conseguito. C'è il desiderio nel neonato di ripristinare la<br />
situazione intrauterina protetta per quanto è possibile da stimoli esterni.<br />
• Periodo di onnipotenza con l'aiuto dei gesti magici: gradualmente le aspettative del<br />
bimbo diventano più aderenti alla realtà e compare il gesto come mezzo per ottenere una<br />
risposta e l'appagamento. Prende forma un linguaggio corporeo espressivo che si unirà in<br />
seguito alla parola. L'individuo inizia distinguere dal proprio io, come non facenti parti di<br />
esso, certi gesti ostili che non obbediscono alla sua volontà: deve distinguere cioè contenuti<br />
psichici soggettivi (emozioni) da quelli oggettivi (sensazioni). Questa è la fase in cui<br />
avviene la transizione dal pensiero magico quello animistico.<br />
• Periodo del pensiero simbolico: il bimbo cerca di ritrovare nell'oggetto i propri organi e<br />
le loro funzioni e attribuisce all'oggetto stesso qualità che sono proprie del suo io. Da una<br />
parte tende a vedere solo riproduzioni della propria corporalità, dall'altra impara a<br />
rappresentare la molteplicità del mondo esterno con i mezzi del proprio corpo. Qui Ferenczi<br />
scopre l'origine del simbolismo.
• Periodo dei pensieri magici e delle parole magiche: più avanti nello sviluppo del<br />
bambino stabilisce relazioni tra suoni e oggetti. L'onnipotenza non viene del tutto<br />
abbandonata e la parola può essere caricata come traspare dal pensiero ossessivo di un<br />
valore magico. Solo il riconoscimento che i nostri desideri e nostri pensieri sono<br />
condizionati permette la conquista di un senso di realtà adeguato che però non viene<br />
raggiunto una volta per tutte ma rimane in conflitto con gli aspetti autoerotici narcisistici<br />
della libido. E poiché il narcisismo come tale non cessa mai ma si preserva sempre intatto<br />
accanto all'erotismo oggettuale, si può conservare l'illusione di onnipotenza nelle questioni<br />
d'amore per tutta la vita, nella misura in cui ci si limita ad amare solo se stessi.<br />
Nel libro "Il problema dell'affermazione del dispiacere" del 1926 scrive che il<br />
conseguimento di un senso di realtà adulto è basato sul fatto che il riconoscimento del<br />
mondo esterno, cioè l'affermazione del dispiacere, è possibile solo a patto di rinunciare alla<br />
difesa contro gli oggetti che procurano dispiacere e alla loro negazione, a patto di incorporare<br />
nell'Io i loro stimoli e di trasformarli in impulsi interiori.<br />
Nel libro "Problema del termine dell'analisi" del 1927 dice: "Grazie alla più netta divisione<br />
tra mondo delle fantasie e realtà, conseguita con l'analisi, la persona conquista una libertà<br />
interiore quasi illimitata e nello stesso tempo un dominio molto più fermo sulle proprie azioni e<br />
decisioni.<br />
Il simbolismo si radica nel corpo, prende origine dalla spinta di veder soddisfatti per mezzo<br />
del proprio corpo i desideri infantili. Finché le necessità della vita non li costringono<br />
all'adattamento e quindi al riconoscimento della realtà, i bambini si procurano solitamente di<br />
soddisfare i loro istinti, si occupano cioè soltanto di quella parte del corpo nelle quali ha luogo<br />
questo appagamento, degli oggetti idonei a provocarlo, degli atti che permettono di<br />
raggiungerlo. Quindi il bambino di continuo opera e instaura comparazione tra le parti proprio<br />
corpo e gli oggetti del mondo.<br />
2.2 La questione della tecnica attiva.<br />
Per Ferenczi c'è un progressivo distanziamento da Freud in quanto si mostra sempre più critico<br />
nei confronti di un certo tipo di tecnica e propone soluzioni diverse quelle condivise<br />
nell'entourage.<br />
Tra il 1919 e il 1926, grazie alla collaborazione con Rank, cerca di mettere a punto la tecnica<br />
attiva che sostiene l'utilità di un intervento volto a convincere il paziente a seguire determinati<br />
compiti e a rinunciare ad atti piacevoli ma pericolosi per la sua economia psichica, ciò in<br />
funzione ancora di un'operazione di ridistribuzione dell'energia del paziente mirante a sciogliere<br />
alcune inibizioni o contrastare situazioni nemiche. Ma precisa l'eccezionalità di simile<br />
procedura.<br />
Nello scritto su questa tecnica "Prospettive di sviluppo della psicanalisi" del 1924 mette<br />
sotto accusa il narcisismo dell'analista quando induce l'analizzato da un lato a mettere in<br />
evidenza cose che lusingano l'analisi, dall'altro a reprimere critiche sul suo conto. La tecnica<br />
attiva è in grado di sopperire a queste difficoltà poiché non tanto dà risalto alla quantità,<br />
quanto alla qualità della relazione analista-paziente. Di qui l'ipotesi di poter indurre<br />
fantasie in quei pazienti con povertà di produzione fantasmatica con lo scopo di esplicitare gli<br />
aspetti positivi o negativi del transfer, le tipologie di ricordi infantili o infine gli aspetti<br />
onanistici dell'erotismo.<br />
La tecnica attiva comporta inoltre l'imposizione al paziente della privazione e della frustrazione.<br />
L'intento è di attivare e responsabilizzare il paziente, per esempio quando sostiene che è<br />
necessario prescrivere l'astinenza sessuale per il rafforzamento dell'io: ciò dovrebbe portare a<br />
una maggiore capacità di tollerare dispiacere in generale e quindi ad una migliore capacità di<br />
esame della realtà.<br />
Mentre su un piano la tecnica attiva ha il merito di porre il problema dell'elasticità dell'analisi e<br />
dell'analista - nei movimenti che questi opera tra transfert e controtransfert, nel suo stare<br />
dentro e fuori dal campo su un altro piano - su un altro piano essa va incontro al rischio di<br />
venire ridotto a un insieme di regole pedagogiche. Basti pensare al concetto di equazione<br />
personale da lui intesa come capacità di essere buono, come fiducia nella propria lealtà e<br />
correttezza, come qualità a cui nessuno analista può impunemente rinunciare. Attivo deve<br />
essere sempre il paziente e non il medico: noi dobbiamo contentarci di interpretare le
tendenze nascoste del paziente ed agire e appoggiare i suoi timidi tentativi per superare le<br />
inibizioni nevrotiche ancora attive.<br />
Nel libro "Il principio di distensione e neocatarsi" Ferenczi dice che il compito dell'analista<br />
è quello di condurre il paziente alla liberazione delle energie bloccate congelate dalla patologia.<br />
Nel "Diario clinico" del 1932, poco prima della morte, troviamo l'ipotesi traumatico-isterica<br />
della nevrosi, sviluppata proprio in questi anni; la reciprocità nel rapporto con i pazienti; la<br />
denuncia del presunto disinteresse terapeutico di Freud. L'analisi del contro transfer si traduce<br />
qui nella manifestazione di amore e di tenerezza per il paziente e nella valorizzazione dello<br />
strumento empatico in grado di riparare la frattura psichica fra sentimento e intelligenza ed<br />
anche la capacità di penetrare profondamente le sensazioni degli altri.<br />
2.3 La teoria del trauma.<br />
Nel "Saggio sulla teoria della vitalità" del 1924 c'è un tentativo di connettere biologia e<br />
psicologia: l'autore afferma che qualsiasi fenomeno fisico e fisiologico richiede anche una<br />
spiegazione metafisica psicologica e che ogni fenomeno psicologico richiede una spiegazione<br />
fisica.<br />
Scopo dello studio è individuare il parallelismo fra ontogenesi e filogenesi della sessualità: le<br />
differenze sessuali e le fasi dello sviluppo libidico sono la riproduzione di eventi catastrofici<br />
avvenuti nel corso dell'evoluzione (per esempio prosciugamento delle scene corrisponde alla<br />
nascita del bambino, la glaciazione al periodo di latenza e così via). Ferenczi evidenzia come<br />
differenti erotismi possono rappresentare dal punto di vista psicologico modalità peculiari della<br />
relazione bimbo-madre, esprimendo il tentativo fantasmatico di ritornare all'unità precedente<br />
interrotta dalla nascita.<br />
Ferenczi prospetta lo sviluppo infantile come passaggio da una forma autoplastica di<br />
adattamento ad una forma alloplastica con una determinazione progressiva del senso di<br />
realtà. Sottolinea l'importanza del fattore perigenetico (intrauterino e neonatale) come<br />
momento critico dello sviluppo psichico. Mostra l'importanza delle primissime fasi di vita per<br />
l'organizzazione psicologica dell'individuo. Quest'interesse lo porta ad individuare nel trauma il<br />
fattore patogeno essenziale: ogni individuo si trova esposto nel corso dell'infanzia ad un<br />
ambiente adulto che produce, anche se in misura diversa, traumi emozionali perché viene<br />
disattesa l'urgenza di distinguere tra bisogni e desideri del bambino e dell'adulto e la necessità<br />
di diversificare i loro diritti e i loro doveri.<br />
L'autore individua una discrasia tra il bambino all'adulto: la plasticità della psiche infantile<br />
di fronte all'ambiente familiare, la disposizione all'identificazione coi genitori, il bisogno di<br />
essere amato, fanno sì che il bambino tende ad adeguarsi alle richieste degli adulti e non viene<br />
riconosciuta la sua differenza. C'è attenzione al figlio costretto compiacere al genitore. Un<br />
bambino può perciò subire offese e minacce tuttavia ritenerle giuste anche quando non lo sono<br />
e dunque colpevolizzare sé e costringersi a sacrificare parti di sé non accolte, pur di<br />
mantenersi unito a chi sente tanto necessario. L'adulto è un aggressore che invade e travalica i<br />
confini della personalità infantile provocando una seduzione incestuosa fonte di dolore.<br />
La fiducia è quel certo non so se che grazie a cui si delinea il contrasto tra il presente e<br />
l'intollerabile passato traumatogeno. Mettendo l'accento sull'origine relazionale dei disturbi<br />
mentali, e sostenendo il ruolo del trauma come agente patogeno, Ferenczi finisce per<br />
distanziarsi alquanto dall'ultima lezione freudiana che attribuiva al trauma un significato<br />
prettamente fantasmatico.<br />
3. Wilhelm Reich<br />
Wilhelm Reich (Dubrozcynica 1897 – Lewinsburg 1957), medico, fu membro della società<br />
viennese di psicanalisi. La sua opera più importante è “Analisi del carattere” del 1933.<br />
3.1 La teoria della genitalità<br />
Reich sostiene la natura biologica dell’energia sessuale.<br />
La salute, cioè la capacità dell’uomo di provare “una spontanea gioia nel lavoro ed una<br />
capacità di amare” coincide con la genitalità, come disponibilità al’incontro tra i sessi, che<br />
diventa sintomo di potenza orgastica, cioè capacità di arrivare al pieno soddisfacimento<br />
sessuale.
La nevrosi invece è un conflitto tra l’Io pulsionale e l’Io morale che provoca una stasi<br />
sessuale.<br />
L’orgasmo è il processo ritmico di accumulo-scarica dell’energia sessuale che permette<br />
all’uomo di dinamizzare e di rivitalizzare le proprie energie psichiche.<br />
Nel libro “La funzione dell’orgasmo” del 1927 c’è una vera e propria mistica materialistica<br />
del piacere. La repressione sessuale è il fattore patogeno per eccellenza, la causa delle nevrosi,<br />
quindi sia il funzionamento sociale che psichico possono essere ricondotti ad un’unica struttura<br />
<strong>dinamica</strong>, il carattere.<br />
Nel libro “Il carattere pulsionale” del 1925 Reich delinea un primo schema personologico e<br />
stabilisce una relazione tra sviluppo psicosessuale e patologia. Il carattere è l’erede<br />
dell’adattamento del bambino al mondo familiare ed è la forma in cui in un individuo si<br />
manifesta il suo atteggiamento psichico nei confronti dell’ambiente. Sono quindi le forze<br />
pulsionali primarie che prendono parte alla formazione di uno specifico carattere, è una sorta<br />
di marchio di personalità.<br />
Reich vuole superare una terapie centrata sul sintomo per elaborare una terapia centrata sul<br />
carattere, inteso come una forma della resistenza.<br />
Definisce il carattere pulsionale una forma intermedia tra nevrosi sintomatica e psicosi in cui<br />
ricadono personalità asociali, psicopatiche, e marginali: si tratta di caratteropatie, ossia<br />
disturbi della personalità complessiva.<br />
Nel carattere pulsionale il super-io è rimosso <strong>dinamica</strong>mente e senza successo, la rimozione<br />
sistematica è carente. Il super-io appare dunque isolato in quanto inadeguato a tollerare<br />
l’ambivalenza affettiva.<br />
3.2 Analisi del carattere<br />
Il carattere è considerato innanzitutto una reazione dell’organismo nell’ambito del conflitto<br />
tra pulsione e mondo esterno, conflitto che è l’essenza della vita che si oppone alla nonvita.<br />
Reich accentua la funzione del corpo, dell’espressione, della postura, e ripensa alla<br />
relazione mente-corpo in una prospettiva di unità e non di sola interazione.<br />
In analisi non contano tanto i ricordi o le esperienze vissute, ma l’uso difensivo che di questi<br />
è stato e viene tuttora fatto dal paziente. Reich insiste sulla funzione di barriera del carattere.<br />
Nella terapia è solo il contatto diretto con il corpo che può spezzare l’armatura caratteriale<br />
entro cui è imprigionata la vita psichica individuale. Non è sufficiente rivelare il contenuto<br />
inconscio del sintomo perché esso si risolva, è l’atteggiamento di accondiscendenza e di<br />
accettazione superficiale da parte del paziente a costituire la resistenza maggiore al lavoro<br />
analitico.<br />
Il carattere serve come legame dell’angoscia liberamente fluttuante che altrimenti<br />
permeerebbe la mente del paziente e si può fare un’analisi del carattere come elaborazione dei<br />
conflitti assimilati dall’Io.<br />
Si tratta di distinguere tra la componente attuale dell’atteggiamento e del comportamento del<br />
paziente e la componente infantile legata alle vicissitudini pulsionali dello sviluppo.<br />
Questo lavoro permette di comprendere il carattere come un’alterazione cronica dell’Io che si<br />
definisce indurimento, corazza, meccanismo di protezione narcisistico di fronte alla frustrazione<br />
pulsionale e all’angoscia.<br />
Il carattere si consolida come struttura rigida che avvolge e blocca i processi dinamici tra le<br />
varie istanze ed assume di conseguenza una determinata coloritura pulsionale che permette a<br />
Reich di distinguere alcune forme caratteriali:<br />
Carattere isterico: è il più semplice tipo di armatura, ha un atteggiamento sessuale<br />
invadente; per lui l’atto sessuale è fonte di angoscia, ha un atteggiamento incostante e<br />
suggestionabile. Domina l’ambivalenza ed ha propensione alle fantasticherie. Sessualizza tutto<br />
e rischia di confondere le zone del corpo.<br />
Carattere coatto: irresolutezza, dubbio, contegno formale e autocontrollo, ostinazione e<br />
pignoleria. Questi tratti si fondano sull’erotismo anale e su componenti fallico-sadiche. Si<br />
possono verificare vissuti di estraneità e di scissione, per esempio tra corpo e mente.<br />
Carattere fallico-narcisistico: presunzione e arroganza, tendenza ad immaginare attacchi<br />
che, proiettivamente, si sforzano di anticipare attaccando. Possono realizzarsi socialmente.<br />
Carattere masochista: il masochismo è un’aggressione contro l’altro, è una difesa che si<br />
serve della sofferenza come mezzo per reagire alla paura di essere ignorati e non considerati.
E’ legato ad un’angoscia molto precoce di essere abbandonato. E’ un tentativo di liberarsi<br />
dall’angoscia e dal dispiacere: di fronte al timore di venire ignorato cerca attivamente una<br />
forma di dolore pensabile e contenibile, sensazione cronica di sofferenza, tendenza a<br />
lamentarsi e a tormentare gli altri.<br />
Peste emozionale: è una scelta contro la vita, ha paura del piacere, tende al sadismo e alla<br />
pornografia, odia il lavoro nei suoi compiti emancipativi. E’ un’esasperazione della difesa<br />
caratteriale ed è intrattabile dal punto di vista clinico.<br />
Carattere genitale: è un tipo ideale, contrapposto al tipo nevrotico che ha raggiunto la fase<br />
genitale post-ambivalente, ha sostituito la genialità al desiderio di incesto e di eliminare il<br />
padre.<br />
Individuando nel carattere un’area di intervento distinta dal campo del sintomo, Reich ha<br />
sviluppato un approccio psicodinamico alla dimensione globale della personalità: è sempre in<br />
gioco l’intero individuo nei suoi aspetti corporei e mentali, arcaici e attuali che concorrono a<br />
rendere possibile la vita.<br />
4. Otto Rank<br />
Pensava che fosse inutile tornare al passato, la nevrosi è un accesso virulento e bisogna<br />
affrontarla con forza nel presente.<br />
Scrisse “Il trauma della nascita” nel 1924 in cui sostiene che è il trauma attivato dalla<br />
nascita è la base dei conflitti e delle nevrosi. Le diverse forme di nevrosi dipendono in toto dai<br />
punti su cui si è maggiormente concentrata la violenza del trauma e della reazione<br />
dell’individuo al trauma.<br />
Considera importante la separazione dalla madre e dalla vita intrauterina per la produzione<br />
dell’angoscia e per la formazione dei simboli e dei sogni. Il lavoro analitico dà la possibilità di<br />
ripetere quella escissione dalla madre a suo tempo non completamente riuscita.<br />
Lo psichico si attiva sulla spinta di un continuo conflitto tra desiderio e paura del desiderio, per<br />
esempio tra desiderio di “separarsi da” e desiderio di “riunirsi a”, tra bisogni (fantasie) fusionali<br />
e bisogni (fantasie) di autonomia.
IV Capitolo. Gli psicologi dell’Io: A. Freud, H. Hartmann, R.A. Spitz, M.S. Mahler<br />
1. Anna Freud<br />
Vicinanza con le teorie del padre: ogni cornice teorica psicanalitica deve mantenere i punti di<br />
vista dinamico, genetico, economico e topografico strutturale.<br />
I contributi riguardano: importanza dell’Io e dei meccanismi di difesa, studio del soggetto in<br />
età evolutiva. Osservazione infantile, modello di comprensione della normalità e della patologia<br />
del bambino, attenzione al punto di vista evolutivo anche nell’adulto, interesse per la<br />
prevenzione, tecnica di psicanalisi infantile. Ampliamento della teoria freudiana.<br />
1.1 L’Io e i meccanismi di difesa<br />
Secondo Anna (Vienna 1895 – Londra 1982) lo psicanalista può vedere solo i derivati<br />
dell’inconscio mediati dall’Io e dal soggetto. La psicanalisi ha come fine acquisire una<br />
conoscenza quanto più completa di tutte e tre le istanze psichiche ed i contenuti dell’Es non<br />
possono essere mai conosciuti direttamente.<br />
Se Es ed Io sono in armonia l’Io percepisce l’impulso proveniente dall’Es, la tensione e la<br />
liberazione da essa e l’intero processo può essere osservato.<br />
Quando invece il passaggio degli impulsi dà luogo a conflitti l’Es viene considerato come un<br />
intruso e l’Io sente come aliene le istanze dell’Es e per proteggere i confini mette in atto<br />
misure difensive, ossia i meccanismi di difesa, le manovre che l’Io può usare per proteggere<br />
se stesso da un pericolo interno o esterno. Il loro uso eccessivo può distorcere la realtà e<br />
impoverire l’Io:<br />
• Regressione e modificazione reattiva dell’Io (formazione reattiva), isolamento e<br />
annullamento retroattivo (nella nevrosi ossessiva)<br />
• Introiezione, identificazione e proiezione definite nel lavoro “Gelosia, paranoia e<br />
omosessualità” del 1921<br />
• Rivolgimento contro se stessi e trasformazione nel contrario illustrati nel lavoro sulla<br />
teoria degli istinti.<br />
• Sublimazione o spostamento dello scopo istintuale<br />
• Identificazione con l’aggressore e una forma di altruismo: l’identificazione è una delle<br />
più potenti armi dell’Io nel gestire gli oggetti esterni che generano angoscia.<br />
Ne individua anche altri quali l’ascetismo e l’intellettualizzazione oltre alla negazione in<br />
fantasia, negazione mediante parole ed atti, limitazione dell’Io.<br />
Anna evidenzia le categorie di motivazioni e pericoli dai quali l’Io si difende:<br />
• paura della forza degli istinti<br />
• angoscia proveniente da pericoli o minacce che provengono da oggetti della realtà<br />
• angoscia del super-io<br />
• altri pericoli che derivano da esigenze e bisogni di sintesi dell’Io<br />
1.2 La prevenzione della psicopatologia<br />
Le vicende infantili vissute e successivamente le loro rappresentazioni, possono dare origine a<br />
nevrosi: perciò è importante vedere se è possibile prevenire nello sviluppo del bambino<br />
l’insorgere delle nevrosi.<br />
Ha osservato molti bambini, in particolare quelli sopravvissuti ai campi di concentramento.<br />
Anna con il tempo diviene molto meno ottimista rispetto alla possibilità che un’educazione<br />
psicanalitica possa prevenire la psicopatologia.<br />
“Secondo la psicanalisi non può esserci una piena prevenzione della psicopatologia”.<br />
Comunque Anna continua ad attribuire importanza all’influenza della realtà genitoriale e della<br />
potenziale influenza dell’ambiente e della necessità di indagare l’equilibrio tra forze interne ed<br />
esterne nella psiche del bambino.<br />
1.3 L’osservazione diretta del bambino<br />
Il lavoro di Anna si è rivolto a studi sulla separazione e sui caregivers sostitutivi, sullo sviluppo<br />
libidico, sull’impatto del mondo interno ed esterno sul bambino, sullo sviluppo infantile e<br />
sull’uso sistematico delle osservazioni sui bambini.
Anna ha sempre sostenuto la complementarietà, per la conoscenza dello sviluppo infantile, di<br />
osservazioni su basi psicanalitiche e conoscenze derivate dal setting psicanalitico.<br />
1.4 Normalità e patologia del bambino<br />
La coniugazione dell’interesse per lo sviluppo del bambino e della condivisione delle teorie<br />
paterne dà origine al modello di approccio evolutivo alla normalità e alla patologia del bambino<br />
e dell’adolescente, ma anche dell’adulto.<br />
Anna elabora il concetto fondamentale di armonia e disarmonia interna fondandosi<br />
sull’analisi di bambini e adulti e su osservazione di bambini.<br />
Il processo evolutivo si basa su tre componenti:<br />
• dotazione naturale o patrimonio congenito<br />
• ambiente<br />
• grado di strutturazione e maturazione raggiunto all’interno della personalità<br />
Durante lo sviluppo i sintomi, le inibizioni, le ansie non hanno necessariamente lo stesso<br />
significato che assumeranno più tardi. I fenomeni possono essere legati allo sviluppo (stress<br />
evolutivo) e scomparire o perdurare anche dopo.<br />
Il criterio di adattamento ai compiti vitali: per l’adulto la normalità è la capacità di gestire i<br />
compiti vitali, per il bambino il successo o il fallimento non ha l stesso significato che per<br />
l’adulto.<br />
Secondo Anna si deve considerare la capacità del bambino di progredire lungo le sequenze<br />
evolutive o il danno relativo a tale capacità. Bisogna accertare dove un bambino si colloca nella<br />
scala evolutiva, se la posizione è adeguata all’età e in che modo e misura le circostanze<br />
esterne e interne e i sintomi interferiscono con la crescita valutazione dello stato<br />
mentale.<br />
Per fare ciò Anna individua due tipi di strumenti:<br />
• le linee evolutive<br />
• il profilo meta psicologico<br />
1.4.1 Le linee evolutive<br />
Anna diviene consapevole dell’inadeguatezza delle fasi dello sviluppo libidico per considerare<br />
tutti gli aspetti dello sviluppo e della patologia infantile, per comprendere la complessità dello<br />
sviluppo dell’Io e del super-Io.<br />
Emergeva la presenza di disturbi diversi da quelli nevrotici e non spiegabili i termini di<br />
regressione e fissazione rispetto alle fasi dello sviluppo psicosessuale.<br />
Le linee evolutive vogliono individuare le interazioni fondamentali tra Es, Io e Super-Io e i<br />
vari livelli di evoluzione: sono basate sull’idea centrale che osservazioni dettagliate del<br />
comportamento del bambino devono permettere a un professionista di trarre inferenze sul<br />
funzionamento della vita interna del bambino.<br />
Anna descrive una sequenza dalla dipendenza del neonato dalle cure materne fino al<br />
conseguimento dell’autonomia adulta. Le principali linee riguardano:<br />
• Passaggio dall’egocentrismo alla socievolezza<br />
• Capacità di stringere rapporti con i coetanei<br />
• Sviluppo del gioco autoerotico sul proprio corpo<br />
• Oggetto transazionale<br />
• Capacità di giocare con gli oggetti<br />
• Passaggio dall’attività di gioco all’impegno del lavoro<br />
Altre linee riguardano l’indipendenza fisica e il passaggio dall’allattamento all’alimentazione<br />
razionale, l’acquisizione del controllo sfinteriale, la conquista della responsabilità verso la<br />
salute del corpo.<br />
1.4.2 Il profilo metapsicologico<br />
Il profilo si prefigge una diagnosi psicanalitica del bambino che consiste nel comprenderlo<br />
all’interno del quadro psicanalitico di riferimento. Si tratta di illustrare gli aspetti del<br />
funzionamento mentale e le reciproche interconnessioni, i modi di adattamento interno alla<br />
realtà esterna, le difficoltà o i fallimenti di tale adattamento, come procede lo sviluppo<br />
psicologico rispetto all’età, quanto è strutturato e quanto è in funzione degli apporti esterni.<br />
Al termine della prima consultazione si propone un profilo iniziale per formulare un’ipotesi<br />
sulla sua organizzazione mentale e sull’intervento più appropriato da adottare.
Il profilo, ideato per i quadri nevrotici, è stato esteso ai disturbi non nevrotici, ai borderline e<br />
agli psicotici ed anche ai bambini con malattie fisiche o con deficit sensoriali. Infine il profilo è<br />
stato esteso a diverse età.<br />
Compilare il profilo significa mettersi nella disposizione mentale di leggere il materiale<br />
diagnostico nell’ottica psicanalitica.<br />
Una sezione è riservata all’accertamento dinamico dei conflitti esterni, interiorizzati ed interni.<br />
Sono presi in considerazione i punti di fissazione, regressione, con distinzione tra regressione<br />
temporanea a permanente.<br />
Sono presenti i punti di vista:<br />
• economico: attività delle pulsioni in rapporto alla forza dell’Io<br />
• adattivo: valutazione delle caratteristiche dello sviluppo (tolleranza, frustrazione, ecc.)<br />
• topico: valutazione del livello conscio o latente delle tendenze istintuali, distinzione tra le<br />
difese vere e proprie e le identificazioni dell’Io.<br />
Il profilo si può dividere in due parti:<br />
• una costituita da elementi esterni<br />
• una costituita da elementi interni con un’ulteriore suddivisione tra descrizione strutturale<br />
(Es, Io e Super-Io) e organizzazione patologica.<br />
Viene valutato lo sviluppo della libido, la distribuzione economica della libido, la valutazione<br />
dello sviluppo della libido oggettuale e lo stadio di sviluppo raggiunto dall’aggressività, lo<br />
sviluppo dell’Io, del super-Io, la valutazione genetica, la valutazione <strong>dinamica</strong> (conflitti tra le<br />
istanze), la valutazione della forza delle tendenze progressive rispetto a quelle regressive.<br />
La diagnosi che fornisce il profilo è di tipo psicodinamico e comprende dalla normalità ai vari<br />
disturbi (nevrosi, borderline, psicosi, ecc.).<br />
1.5 L’attenzione alla normalità<br />
Il lavoro di Anna è caratterizzata da attenzione alla normalità, ha dato un contributo sulla<br />
“regressione come sviluppo normale” dove vengono distinte:<br />
• regressione temporale<br />
• regressione dell’Io e super-Io<br />
• regressione temporanee<br />
• regressione dovuta all’Io sotto stress<br />
1.6 La psicopatologia e la scelta del trattamento<br />
Lo scopo del profilo è decidere se il soggetto ha bisogno di intervento e di che tipo.<br />
L’intervento classico è la psicanalisi.<br />
Anna distingue tra nevrosi infantile e disturbi evolutivi.<br />
Nel primo caso la nevrosi può scomparire con lo sviluppo.<br />
Nel caso di disarmonie o arresti evolutivi invece si tratta di soggetti che presentano una<br />
carente strutturazione dell’Io, rappresentazioni mentali poveramente definite e difficoltà nel<br />
distinguere tra realtà e fantasia.<br />
Molti bambini tendono a non avere relazioni oggettuali adeguate all’età, le loro relazioni con i<br />
coetanei sono spesso disturbate ed è carente la loro consapevolezza egli altri e dei loro bisogni.<br />
Possono presentare problemi nello sviluppo cognitivo, nella comprensione verbale, nello<br />
sperimentare emozioni, nel comunicarle e nell’essere consapevoli delle stesse negli altri.<br />
2. Heinz Hartmann<br />
Il pensiero centrale di Hartmann (Vienna 1894 – New York 1970) è la nozione di “funzioni<br />
psichiche” in qualità di attribuzioni dei sistemi psichici. Sottolinea la necessità per la<br />
psicanalisi di ritornare allo studio della normalità. Gli ambiti del suo lavoro sono:<br />
• lavori di natura clinica tra il 1922 e il 1935 e le sue riflessioni sulla schizofrenia<br />
• le sue considerazioni sulle problematiche teoriche e metodologiche della psicanalisi<br />
• la psicologia dell’Io ed i problemi di adattamento<br />
Per Hartmann l’Io risulta principalmente connesso al rapporto con la realtà, è l’organo<br />
specifico dell’adattamento. Ha dato molta importanza all’osservazione combinando<br />
l’osservazione longitudinale diretta della prima infanzia con i dati delle ricostruzioni forniti<br />
dall’analisi. La psicanalisi quindi deve avvalersi del metodo osservativo più quello<br />
ricostruttivo.
Per Hartmann il punto fondante della teoria psicanalitica dello sviluppo è costituito<br />
dall’interazione tra evoluzione delle funzioni dell’Io, sviluppo delle relazioni<br />
oggettuali e fase specifica evolutiva.<br />
La genesi dell’apparato psichico si determina da uno stadio indifferenziato in cui Io ed Es<br />
appaiono indistinguibili così come le loro funzioni. L’Io si costituisce poi come organo<br />
specializzato di adattamento.<br />
Nella prima fase della vita l’uomo dipende totalmente dall’ambiente essendo vincolato per la<br />
sua sopravvivenza alle cure fornitegli dagli adulti, poi la sua capacità di adattarsi alla realtà<br />
evolverà conseguentemente alla maturazione dell’Io (e del super-Io).<br />
Lo sviluppo dell’Io appare orientarsi in modo divergente rispetto a quello dell’Es. L’Io evolve<br />
secondo 3 determinanti principali:<br />
• l’ereditarietà<br />
• l’influenza pulsionale<br />
• l’influenza della realtà<br />
La struttura psichica Io ha propensione verso la realtà indipendentemente dalle richieste<br />
pulsionali di soddisfacimento di un bisogno, quindi propensione autonoma, quindi parziale<br />
indipendenza dalle esigenze dell’Es. Quindi il rapporto con l’ambiente è una fonte indipendente<br />
di gratificazione dell’individuo. Hartmann quindi dà un ruolo fondamentale alla realtà e<br />
all’ambiente anche se non si distacca del tutto dal modello strutturale.<br />
L’Io di Hartmann è da un lato il prodotto della maturazione biologica individuale, determinata<br />
dall’evoluzione secondo il corredo genetico, dall’altro è il risultato dello sviluppo dell’evoluzione<br />
individuale secondo l’interazione tra disposizione genetica e fattori ambientali.<br />
L’Io di Hartmann è l’organo dell’adattamento, dell’organizzazione per scopi di sopravvivenza.<br />
“Le relazioni umane devono essere subordinate alle condizioni di sopravvivenza che<br />
rappresentano”.<br />
Per Hartmann l’Io è più robusto nell’opposizione alle pulsioni dell’Es avendo un vasto<br />
assortimento di motivazioni (le tendenze adattive, gli interessi autonomi dell’IO tra cui<br />
desiderio di ricchezza, di successo, ecc., gli imperativi morali), indipendente dalle altre<br />
strutture psichiche.<br />
Hartmann ridefinisce almeno parzialmente il ruolo dell’aggressività distaccandosi dalla<br />
concezione di pulsione di morte: l’energia proveniente dalla pulsione aggressiva, come la<br />
libidica, può essere messa a disposizione dell’Io per scopi di rapporto con la realtà o con il<br />
proprio sé, attraverso il meccanismo della deistintualizzazione o neutralizzazione.<br />
L’aggressività si può manifestare positivamente nel controllo del corpo, della realtà e nella<br />
formazione della struttura psichica. Essa infatti, sotto forma di aggressività neutralizzata,<br />
fornisce all’Io una forza motrice utile al suo funzionamento, mentre l’aggressività<br />
internalizzata contribuisce alla formazione del super-Io.<br />
Hartmann quindi aumenta il potere dell’Io nell’equilibrio tra i sistemi e formula rielaborazioni<br />
della teoria psicanalitica e del modello strutturale.<br />
Le caratteristiche di un adeguato adattamento secondo Hartmann sono:<br />
• abilità produttiva<br />
• capacità di godere la vita<br />
• sano equilibrio mentale<br />
Per Hartmann l’individuo nasce con una capacità innata di adattamento a un ambiente di<br />
prevedibilità media: la possibilità di influire dell’ambiente sullo sviluppo adattivo individuale è<br />
minima mentre appare possibile in contrario, la modificazione della capacità adattiva<br />
dell’individuo può esplicarsi attraverso 3 diverse modalità:<br />
• autoplastica: cambiamento individuale per adattarsi alle esigenze ambientali<br />
• allo plastica: cambiare l’ambiente per renderlo più affine alle proprie esigenze<br />
• ricercare un nuovo ambiente più favorevole<br />
3. Edith Jacobson<br />
Edith Jacobson (Hanau 1897 – 1978) si dedicò allo studio dell’identità e delle influenze<br />
reciproche tra lo sviluppo dell’identità, le vicissitudini delle relazioni d’oggetto e delle<br />
identificazioni e l’instaurarsi del super-Io.<br />
3.1 Il Sé<br />
Jacobson distingue tra:
• l’Io che rappresenta una struttura<br />
• il Sé che costituisce l’intera persona di un individuo (corpo e organizzazione psichica),<br />
distinto dal mondo circostante di oggetti<br />
• le rappresentazioni del Sé consce, preconsce e inconsce del sé corporeo e mentale nel<br />
sistema Io.<br />
Parte da una visione classica strutturale e pulsionale e condivide con Hartmann che l’Io e l’Es<br />
abbiano origine da una matrice indifferenziata “Sé primario psicofisiologico”: nei primi mesi<br />
di vita le pulsioni libidica e aggressiva sono indifferenziate e vengono scaricate attraverso<br />
canali fisiologici, all’interno.<br />
Via via le zone erogene pregenitali e l’intero sistema sensoriale e motorio, il “nucleo<br />
autonomo primario” del futuro Io, divengono iperinvestiti e cominciano i processi di scarica<br />
all’esterno: attività pregenitali, reazioni affettive motorie, reazioni motorie istintive riflesse e<br />
differenziazione delle pulsioni.<br />
Le pulsioni aggressiva e libidica vanno incontro a un processo di fusione e di parziale<br />
neutralizzazione e verranno investite nella costruzione dell’Io e del Super-Io.<br />
Jacobson amplia la teorizzazione della fase orale, arricchendola e descrivendo l’impatto delle<br />
cure materne. L’equilibrio psicofisiologico dipende dalla madre intera non semplicemente dal<br />
seno, si crea una sintonizzazione tra la modalità di scarica delle pulsioni della madre e quella<br />
del bambino.<br />
Le immagini del Sé e dell’oggetto cominciano a costruirsi tramite le esperienze stimolanti<br />
libidiche e quelle deprivanti: per tutta la vita rimarranno tracce della tendenza a immergersi<br />
con l’oggetto alla ricerca di esperienze gratificanti che emanano da esso, che forma la base per<br />
le future relazioni oggettuali e per le identificazioni.<br />
In questo periodo ci sono costanti spostamenti dell’investimento libidico e aggressivo tra il Sé e<br />
l’oggetto: la madre induce affetto nel bambino e il bambino fa movimenti imitativi per<br />
mantenere la fusione tra sé e l’oggetto madre (stato empatico); pensa che imitare la madre<br />
significa divenire la madre (fantasie magiche e illusorie).<br />
Nelle prime settimane dopo la nascita si verificano i primi gradini verso la strutturazione: gli<br />
impulsi si separano e la neutralizzazione è iniziata e l’Io comincia ad assumere le sue<br />
funzioni. Il bambino costruisce rappresentazioni di sé e del mondo oggettuale e le<br />
distingue.<br />
Il bambino acquisisce immagini di sé che si associano alla qualità piacevole/spiacevole della<br />
sua esperienza: oggetto buono che gratifica e oggetto cattivo che frustra che possono<br />
essere la stessa persona in momenti differenti.<br />
Ma è solo verso i 6 mesi che diviene consapevole che l’oggetto buono e quello cattivo sono<br />
la stessa persona (quando si fondono le 2 rappresentazioni si verifica la fusione delle pulsioni:<br />
nello sviluppo normale predomina la pulsione libidica) e comincia a distinguere le persone<br />
familiari dalle altre (è più veloce la distinzione degli oggetti che di sé dall’oggetto e quindi la<br />
differenziazione dalla madre è più difficile).<br />
Nel secondo anno di vita le rappresentazioni bune e cattive del sé si integrano in un<br />
concetto di sé consolidato e in una rappresentazione buona e cattiva della madre, del padre<br />
e dei fratelli che diventano relazioni reali e idealizzate, parte della struttura dell’Io. Si passa dal<br />
desiderio di rimanere parte dei suoi oggetti d’amore al desiderio di essere come loro:<br />
compromesso tra desideri di dipendenza, di immersione e di riunione e un funzionamento<br />
dell’Io aggressivo e indipendente.<br />
Il sentimento di essere lo stesso all’interno di cambiamenti continui è essenziale per lo<br />
stabilirsi dell’identità e si mantiene distinguendo immagini di sé desiderate da<br />
rappresentazioni di sé realistiche.<br />
L’amore genitoriale con gradi tollerabili di frustrazione consentono lo stabilirsi di uno stabile<br />
e durevole investimento libidico del sé e dell’oggetto e aiutano il costituirsi dell’Io e del<br />
super-Io e l’avviarsi verso l’indipendenza. La frustrazione insegna al bambino ad<br />
abbandonare le magiche attese infantili e fa sorgere ambivalenza e fa accumulare aggressività<br />
verso gli agenti frustranti e libido nei confronti del sé stimola forme di identificazione<br />
con i genitori e promuove autonomia.<br />
Gratificazione eccessiva o frustrazione severa portano a fantasie regressive e riunione del sé e<br />
dell’oggetto ritardo nello sviluppo.<br />
Alla fine del primo anno il bambino attraverso frustrazione, ambizione, possessività, invidia,<br />
rivalità, ecc. impara a distinguerei propri sentimenti da quelli degli altri. Assumono importanza
maggiore gli altri familiari e poi compagni e amichetti (frustranti perciò spingono<br />
all’identificazione: il bambino proietta impulsi ostili sui suoi rivali).<br />
L’individuazione viene promossa più dalle differenze verso i pari e dall’ambivalenza verso i<br />
rivali che dall’intimità con la madre. Man mano che acquisisce identità le sue relazioni<br />
oggettuali aumentano: innalzamento della stima di sé e formazioni di un sé unificato.<br />
L’identità sessuale costituisce una componente significativa dell’identità personale: il<br />
maschietto l’acquisisce più velocemente. La scoperta e l’accettazione delle differenze spinge<br />
alla rinuncia dei desideri primitivi di riunione e fusione con la madre per le spinte edipiche che<br />
inducono a identificarsi con il rivale.<br />
Le spinte edipiche sessuali stimolano lo sviluppo delle relazioni oggettuali e delle identificazioni<br />
e ne influenzano la direzione.<br />
3.2 Connessione tra identità e sviluppo del super-Io<br />
Il super-Io si forma con la risoluzione del complesso edipico ed è un indicatore e<br />
regolatore dell’intero stato dell’Io e permette di gioire della sessualità adulta. Nell’età<br />
adolescenziale e adulta la voce del super-io è: “perdi i tuoi attaccamenti infantili e accetta le<br />
norme etiche e le responsabilità adulte”.<br />
La formazione del super-Io implica l’internalizzazione come processo nel quale le regolazioni<br />
avvenute nell’interazione con il mondo esterno vengono sostituite dalle regolazioni interne. Il<br />
super-Io è un unità funzionale che regola il comportamento in accordo con principi etici<br />
internalizzati.<br />
Il super-io si evolve allo stesso modo dell’identità a partire da successivi strati di relazioni<br />
oggettuali internalizzate.<br />
Il bambino molto piccolo le identificazioni dell’Io e del super-io derivano dall’identificazione con<br />
la madre; quando diventa consapevole che i genitori non sono onnipotenti sorge la delusione<br />
che nello sviluppo normale viene sostituita dalla idealizzazione (ma non deve avvenire troppo<br />
precocemente altrimenti identificazioni narcisistiche) e conduce alla formazione del super-Io.<br />
La funzione dell’Io rende il bambino in grado di distinguere tra genitori reali e immagini<br />
idealizzate che si trasformano nell’ideale dell’Io. La neutralizzazione procede.<br />
Importanza della fase anale: la formazione del super-io inizia con l’incorporazione del primo<br />
valore imposto dall’esterno, la pulizia che rende il bambino più consapevole di sé.<br />
A partire dai 2 anni circa fino al momento in cui si stabilisce il super-io i percorsi evolutivi di<br />
maschietto e femminuccia divergono, a causa delle differenze sessuali.<br />
E’ l’amore e non la paura a supportare in entrambi i sessi lo sviluppo del super-io.<br />
Bambino: il super-io si costruisce prima con l’identificazione con la madre poi con<br />
identificazioni derivate dalla forza e potere del padre, durante la fase anale. E non è solo la<br />
minaccia di castrazione: la rinuncia ai desideri incestuosi deriva dall’idealizzazione che si<br />
sviluppa nell’ideale dell’Io.<br />
Bambina: il super-io si costruisce prima con l’identificazione con la madre poi con<br />
identificazioni derivate dalla forza e potere del padre, durante la fase anale, ma il<br />
riconoscimento delle differenze sessuali le provocano uno shock maggiore che nel maschietto<br />
che ha l’amore edipico. Svaluta se stessa e l’oggetto materno e stabilisce un ideale dell’io come<br />
ragazzina pulita, asessuale e non aggressiva (obiettivo femminile narcisistico della attrattività<br />
fisica). Si rivolge verso il padre come oggetto d’amore.<br />
In entrambi i sessi la soluzione del conflitto edipico implica quindi l’affetto piuttosto che la<br />
paura.<br />
3.3 La psicopatologia<br />
Viene definita come deviazione dallo sviluppo normale.<br />
Nelle psicosi le rappresentazioni di sé e dell’oggetto, differenziate nell’infanzia, riemergono<br />
regressivamente per formare un sé-oggetto indifferenziato e manca l’identità (re-fusione<br />
difensiva delle rappresentazioni del sé e dell’oggetto).<br />
Un fattore predisponente alla psicosi è un’insufficiente neutralizzazione delle pulsioni: l’io<br />
prepsicotico è incapace di impiegare difese nevrotiche per gestire il conflitto.<br />
Si può verificare la dissociazione di rappresentazioni se-oggetto fuse o indifferenziate,<br />
coesistenza di rappresentazioni se-oggetto completamente buone accanto alle cattive.<br />
Depressione studiata nel volume “La depressione: studi comparativi degli stati normali,<br />
nevrotici e psicotici” del 1971 alla luce delle ipotesi sul sé e sull’identità. Nella depressione
psicotica semplice si riscontra un conflitto intrasistemico tra un’immagine di sé desiderata e<br />
un’immagine di sé fallimentare. Dal fallimento della risposta materna nella sottofase di<br />
riavvicinamento risulta una riduzione dell’autostima.<br />
La depressione è la conseguenza affettiva dell’incapacità dell’io primitivo, in caso di perdita<br />
precoce dell’oggetto, di gestire il lutto e risolvere i conflitti narcisistici e di<br />
ambivalenza. L’abbandono molto precoce, quando non sono stabiliti i limiti tra sé e l’oggetto,<br />
porta depressione e patologia nelle relazioni oggettuali e narcisismo, gli oggetti vengono<br />
sopravvalutati e idealizzati.<br />
4. Renè A. Spitz<br />
Spitz (Vienna 1887 – Denver 1974) si è occupato del rapporto mente-corpo e alle funzioni<br />
dell’Io che consentono al bambino di acquisire consapevolezza del partner materno e per aver<br />
individuato l’importanza delle cure materne e le loro conseguenze fisiche e mentali.<br />
4.1 La deprivazione della figura materna<br />
Ha dimostrato con lo studio di bambini ospedalizzati quanto sia deleteria l’assenza di un<br />
adulto che faccia funzioni di madre. I bambini osservati negli orfanotrofi avevano un ritardo in<br />
tutte le sfere: è essenziale che l’equipaggiamento innato del neonato sia “ravvivato”<br />
dall’interazione e relazione con la madre. Definì il fenomeno “depressione anaclitica”, versi i<br />
9 mesi, con sintomi di apprensione, tristezza, piagnucolio, ritiro e rifiuto a nutrirsi, anche per<br />
una separazione di 3 mesi (limite).<br />
4.2 Le funzioni dell’Io, le relazioni oggettuali e gli organizzatori della psiche<br />
Scrisse “Il primo anno di vita” e “Il Si e il No” in cui studiò le relazioni diadiche. Le funzioni<br />
dell’Io si strutturano in quelli che chiamò “organizzatori della psiche” che consentono il<br />
raggiungimento di nuovi livelli di integrazione nello sviluppo evolutivo.<br />
Spitz ipotizza tre stadi dell’organizzazione psichica:<br />
• lo stabilirsi della percezione e dell’inizio dell’Io<br />
• integrazione delle relazioni oggettuali con le pulsioni e stabilirsi dell’Io come struttura<br />
psichica<br />
• modalità di comunicazione semantica che dà luogo all’inizio delle relazioni sociali a un<br />
livello umano<br />
I periodi critici, nei quali compaiono gli organizzatori, rappresentano momenti di sviluppo in<br />
cui compaiono delle asincronie tra la progressione rigida della maturazione e il costante<br />
mutamento dovuto allo sviluppo che richiedono un nuovo sviluppo adattivo della struttura<br />
psichica. Spitz parte dall’ipotesi di una iniziale indifferenziazione tra Io ed Es, psiche e<br />
soma, interno ed esterno, pulsione ed oggetto, Io e non-Io.<br />
Primo organizzatore: la percezione e lo sviluppo delle relazioni oggettuali vengono<br />
influenzate dagli affetti e in particolare dall’ansia. Distingue tra sensazione cenestetica,<br />
viscerale, in cui i segnali vengono filtrati, del neonato e percezione diacritica successiva.<br />
Alla nascita la culla è rappresentata dalla cavità boccale: qui la percezione di contatto si<br />
combina con la percezione a distanza. Solo tramite un continuo dialogo e interscambio tra<br />
madre e bambino si può passare a modalità discriminative (diacritiche). Il passaggio avviene<br />
con la comparsa del primo organizzatore della psiche a partire dal secondo mese di vita, che si<br />
manifesta con il sorriso non specifico o indifferenziato (il bambino risponde ad una qualsiasi<br />
configurazione di faccia materna). Questa risposta segnala il passaggio dalla ricezione dello<br />
stimolo interno a alla percezione dell’esterno. La psiche è diventata sufficientemente<br />
organizzata da essere capace di collegare l’affetto all’intenzionalità. Si inizia la costruzione di<br />
una divisione topica tra conscio e inconscio. Con l’apparire del primo organizzatore il bambino<br />
si trova a dover affrontare i compiti evolutivi.<br />
Secondo organizzatore: tra il terzo e l’ottavo mese di vita c’è lo stabilirsi dell’oggetto libidico<br />
vero e proprio come fusione delle 2 pulsioni sotto la dominanza della libido, nel momento in cui<br />
il bambino realizza che l’oggetto buono gratificante e l’oggetto cattivo frustrante sono in realtà<br />
una stessa persona.<br />
Con la crescente complessità dello sviluppo con il miglioramento della percezione visiva il<br />
bambino diviene consapevole della propria madre e all’avvicinarsi dell’estraneo si ritira e<br />
piange. Si osserva una attenuazione delle pulsioni , si stabilisce un vero e proprio oggetto<br />
libidico, l’angoscia si focalizza attorno alla perdita dell’oggetto. Per gestire l’angoscia di
separazione inizia il lungo processo di internalizzazione. Con l’aumento della locomozione<br />
l’esperienza tattile si riduce.<br />
Terzo organizzatore: ogni no proveniente dalla madre costituisce una frustrazione<br />
sperimentata che forza il bambino al ritorno alla passività. Il dispiacere causa conflitto e forza il<br />
confronto con il fatto che è l’oggetto libidico la fonte del dispiacere. Allora il bambino si<br />
identifica con l’aggressore e dice no come la madre. Ciò da avvio ad una nuova forma di<br />
interscambio con gli oggetti: l’azione viene rimpiazzata dal messaggio incrementando la<br />
distinzione tra le rappresentazioni di se e dell’oggetto: la comunicazione assume una forma<br />
semantica.<br />
Nel corso dello sviluppo la madre quindi assume un partner vitale.<br />
4.3 La psicopatologia<br />
Spitz evidenzia l’importanza fondamentale del partner materno e delle relazioni oggettuali che<br />
possono essere disturbate e portare a psicopatologia, per la mancanza di sintonia tra la madre<br />
e il bambino.<br />
5. Margareth S. Mahler<br />
La Mahler (Sopron 1897 – New York 1986) amplia le ipotesi psicanalitiche sulla base delle<br />
osservazioni dirette e sistematiche del bambino molto piccolo. I primi lavori sono rivolti alla<br />
psicosi infantile.<br />
Teorizza un cammino evolutivo nel passare da uno stadio iniziale di non responsività del<br />
mondo esterno a uno stadio di non differenziazione dalla madre fino alla realizzazione finale di<br />
un Sé separato e autonomo.<br />
Il processo viene chiamato di separazione-individuazione.<br />
La nascita biologica e psicologica del bambino non coincidono nel tempo: la prima è un evento<br />
osservabile, la seconda è un processo intrapsichico di separazione individuazione dall’oggetto<br />
d’amore primario.<br />
Il processo si riflette lungo tutto il ciclo di vita e rimane sempre attivo.<br />
Separazione e individuazione sono due sviluppi complementari, ma possono procedere in<br />
maniera discontinua tra di loro: la separazione è nell’emergere del bambino da una fusione<br />
simbiotica con la madre, l’individuazione è l’assunzione di proprie caratteristiche individuali e<br />
possono procedere in modo discontinuo tra loro.<br />
C’è una stretta connessione tra un processo intrapsichico e la maturazione degli apparati<br />
cognitivi e funzionali.<br />
I concetti base della Mahler sono 2:<br />
Adattamento: acquisisce importanza nelle prime fasi di vita: all’inizio si sviluppa nell’unità<br />
duale madre-figlio; le capacità di adattamento del bambino sono maggiori di quelle della<br />
madre, ma il bambino prende forma in armonia e in stretta relazione con i modi e lo stile della<br />
madre.<br />
Relazione oggettuale: come si sviluppa la relazione oggettuale a partire dal narcisismo<br />
primario e in parallelo allo sviluppo dell’Io. La consapevolezza di essere separato è il<br />
presupposto di una vera reazione con la madre e per giungere a ciò bisogna considerare lo<br />
sviluppo cognitivo e delle funzioni più complesse dell’Io. La relazione oggettuale si sviluppa dal<br />
narcisismo infantile simbiotico primario fino a raggiungere la separazione-individuazione e il<br />
funzionamento dell’Io e il narcisismo secondario si sviluppano nella matrice con la madre.<br />
5.1 Il processo di separazione-individuazione<br />
Il processo viene suddiviso in fasi, di cui nelle prime due c’è ancora fusione e simbiosi con la<br />
madre.<br />
5.1.1 I precursori del processo di separazione-individuazione<br />
Fase autistica normale: primo mese, c’è una relativa assenza d’investimento di stimoli<br />
esterni (barriera agli stimoli), prevalgono i processi fisiologici, situazione simile a quella<br />
prenatale. Grazie alle cure materne è gradualmente condotto fuori della tendenza alla<br />
regressione vegetativa fino al raggiungimento di un equilibrio omeostatico con l’ambiente<br />
esterno.
Fase simbiotica normale: dal secondo mese in poi, il bambino comincia ad avere una<br />
consapevolezza vaga di un oggetto che soddisfa i suoi bisogni, agisce come se egli e la madre<br />
fossero un sistema onnipotente, un’unità duale e comincia a incrinarsi la barriera agli stimoli.<br />
E’ uno stato di indifferenziazione, di fusione con la madre, l’Io non è ancora differenziato dal<br />
Non-Io. Il culmine è verso i 4-5 mesi con la comparsa del sorriso aspecifico di risposta alla<br />
madre e comportamenti di demarcazione tra sé e l’altro. Si comincia a formare un legame<br />
affettivo tra madre e bambino.<br />
5.1.2 Le sottofasi del processo di separazione-individuazione<br />
Sottofase di differenziazione: verso i 5 mesi, al culmine della simbiosi, inizia la prima<br />
sottofase del processo di separazione-individuazione, cioè la differenziazione caratterizzata<br />
dallo sviluppo della percezione sensoriale esterna e una memorizzazione della comparsa e<br />
scomparsa della madre e un’aspettativa della soddisfazione dei bisogni. A 6 mesi il bambino<br />
comincia a sperimentare la differenziazione, a distinguere tra il suo corpo e quello della madre<br />
(le tira i capelli, il naso e le orecchie). Il bambino sviluppa la propria immagine del corpo.<br />
Tre sono le modalità con cui si esplica la fase:<br />
• processo di “schiusura”: il bambino osserva gli oggetti e l’ambiente esterni e poi torna a<br />
rivolgersi alla madre<br />
• ispezione doganale: il bambino esamina sia a livello tattile che visivo la faccia della<br />
madre o di altre persone<br />
• rivolgersi indietro a guardare la madre: il bambino comincia a confrontare la madre e<br />
l’altro, il familiare e il non-familiare. Angoscia dell’estraneo che si può verificare che se è<br />
moderata interferisce solo moderatamente con il comportamento esplorativo gratificante.<br />
Sottofase di sperimentazione: caratterizzata dall’euforia nell’esercizio delle funzioni<br />
autonome. Ci sono tre aspetti:<br />
• improvvisa differenziazione corporea dalla madre<br />
• instaurarsi di un legame specifico con lei<br />
• sviluppo e funzionamento degli apparati autonomi dell’Io in prossimità con la madre<br />
L’interesse del bambino si sposta dalla madre al mondo esterno. Si distingue in due periodi:<br />
sperimentazione precoce: la madre resta al centro dell’interesse del bambino, continua ad<br />
essere necessaria (rifornimento affettivo) attraverso il contatto fisico ma c’è entusiasmo per gli<br />
oggetti esterni.<br />
sperimentazione effettiva: acquisizione della locomozione in posizione eretta che permette<br />
un nuovo livello visivo e provoca uno stato di euforia ma un abbassamento dell’umore quando<br />
la madre si allontana.<br />
Sottofase di riavvicinamento: si distingue in due periodi:<br />
riavvicinamento precoce: sembra che provi piacere dall’allontanamento della madre ma<br />
cambia direzione e si volge nuovamente alla madre con atteggiamento gioioso. Verso la metà<br />
del secondo anno il bambino diventa sempre più consapevole della separazione fisica dalla<br />
madre e c’è un aumento del bisogno che ha di lei.<br />
Ci sono due modalità possibili che indicano il desiderio del bambino di riunione con l’oggetto<br />
d’amore:<br />
• seguire la madre come un’ombra<br />
• allontanarsi all’improvviso per essere rincorso e ripreso in braccio<br />
la madre può rispondere con disponibilità emotiva oppure no.<br />
riavvicinamento vero e proprio: si ha una vera e propria crisi di riavvicinamento,<br />
caratterizzata dall’alternarsi tra il desideri di evitare la madre e quello di starle molto vicino.<br />
Diventa evidente la paura di perdere l’oggetto d’amore e si attuano meccanismi di contatto e di<br />
controllo differenti da quelli fisici. Sono importanti le altre figure. La madre si accorge che il<br />
bambino comincia ad avere le sue predilezioni, i suoi desideri, una propria personalità.<br />
Sottofase del consolidamento dell’individualità e inizio della costanza dell’oggetto<br />
emotivo: la fase ha due principali compiti:<br />
• la conquista di un’individualità definita e permanente<br />
• i conseguimento di un grado relativo di costanza oggettuale<br />
Si evidenzia una più organizzata strutturazione dell’Io e chiari segni di interiorizzazione delle<br />
richieste parentali che indicano la formazione dei precursori del super-Io. Le determinanti<br />
sono:
• il senso di fiducia e di sicurezza<br />
• l’acquisizione cognitiva della rappresentazione simbolica<br />
5.2 La simbiosi e il processo di ricerca<br />
Il concetto di simbiosi nasce da osservazioni condotte in ambito clinico. In conseguenza di<br />
separazione si ha panico e frammentazione e una simbiosi psicotica. Capire come i bambino<br />
normali raggiungono quello che gli psicotici non riescono, il passaggio dall’illusione di un’unità<br />
alla coscienza della separazione.<br />
La Mahler ipotizzo che il processo di separazione avvenisse durante il secondo anno di vita e<br />
fece osservazioni in tal senso. Ha quindi combinato l’osservazione longitudinale di un periodo<br />
che va dai 6 mesi ai 3 anni di un soggetto con l’osservazione dell’intero gruppo di bambini. Ciò<br />
ha portato alla concettualizzazione delle sottofasi del processo di separazione-individuazione.<br />
5.3 Psicopatologia<br />
Si ha patologia nel processo di separazione-individuazione quando il bambino è incapace di<br />
rispondere o adattarsi a stimoli che provengono dalla figura materna oppure quando reagisce<br />
con panico di fronte alla separazione, cioè quando il bambino non riesce ad organizzarsi<br />
intorno al rapporto con la madre vista come oggetto esterno d’amore.<br />
Patologie: bambini autistici e bambini che hanno un’organizzazione simbiotica.<br />
5.4 Lo sviluppo del pensiero di Mahler<br />
Le idee della Mahler trovarono molti sostenitori e 4 autori hanno continuato il lavoro di<br />
concettualizzazione, Pine, Bergman, McDevitt e Kramer.<br />
Le critiche sono che il bambino è molto più sofisticato e avanzato nello sviluppo percettivo e<br />
cognitivo.<br />
Ampia controversia tra Mahler e Stern: Stern ritiene che i bambini non iniziano la vita in una<br />
fase autistica normale ma fin dalla nascita sono capaci di differenziare le risposte all’ambiente<br />
e sono consci della differenziazione tra sé e gli altri almeno a un livello primitivo. Stern dà<br />
molta importanza alle fantasie della madre. La Mahler riesaminò il suo pensiero e ridusse il<br />
periodo della fase autistica alle prime 4 settimane.<br />
La Mahler ha descritto la fase simbiotica basandosi su concezione teorica e non<br />
sull’osservazione.<br />
Il neonato deve raggiungere un buon livello di sincronia con la voce e i gesti del suo caregiver:<br />
ogni bambino stimola la propria madre nelle finzioni di cura e sostentamento e a sua volta la<br />
madre risponde empaticamente.<br />
La Mahler può esser considerata come uno dei precursori dell’infant research perché cerca di<br />
connettere conoscenze derivate dalla psicologia cognitiva dello sviluppo (Piaget) e<br />
concettualizzazioni psicanalitiche sullo sviluppo.<br />
6. Conclusioni<br />
La psicologia dell’Io è stata considerata quale “teoria ponte” tra la costruzione teorica<br />
psicanalitica e il nascente pragmatismo statunitense di derivazione comportamentista.
V Capitolo. Il mondo interno: Melanie Klein<br />
Melanie Klein (Vienna 1882 – Londra 1960) allieva di Ferenczi studia lo sviluppo infantile. E’<br />
dominante l’immagine di mente quale mondo interno, un “contenitore di oggetti”, entità<br />
sentite come <strong>dinamica</strong>mente concrete, “quasi-persone” attive nella nostra mente, in quanto<br />
amano, odiano, distruggono, ecc. Totali o parziali, buoni o cattivi, gli oggetti interni o<br />
interiorizzati animano la vita psichica dando luogo a fenomeni quali l’angoscia, la scissione, la<br />
frammentazione, la proiezione, l’idealizzazione, la depressione, la colpa, con il loro corteo di<br />
correlazioni fantasmatiche.<br />
L’Io da una parte opera con e su tali oggetti, quale attore dei meccanismi di introiezione e<br />
proiezione, dall’altra subisce la loro azione.<br />
Presenti fin dall’inizio della vita, gli oggetti danno ragione delle formazioni psichiche precoci<br />
che delineano la personalità. Dalle prime relazioni oggettuali la Klein inferisce la presenza di un<br />
super-Io già entro il primo anno di vita.<br />
La mente appare un contenitore di oggetti dal quale si attinge per rapportarsi al mondo<br />
esterno o nel quale si introducono entità.<br />
Le pulsioni appaiono indissolubilmente legate all’oggetto che è buono o cattivo in funzione della<br />
modalità libidica o aggressiva con cui è sentito l’oggetto. La motivazione che attiva la vita<br />
psichica è nel dinamismo suscitato dalla relazione con l’oggetto.<br />
2. La tecnica del gioco e l’interpretazione<br />
Utilizzò il gioco del bambino come il discorso degli adulti, come manifestazione di<br />
un’organizzazione di oggetti interni e come diretta ed immediata espressione dei processi<br />
inconsci, la via elettiva per arrivare ad essi, da interpretare come il sogno.<br />
Nella prima fase del pensiero (1919-1932) perfeziona la sua tecnica del gioco proponendo una<br />
serie di giocattoli accuratamente scelti e culmina con il libro “La psicanalisi dei bambini”.<br />
Nella seconda fase elabora a teoria delle posizioni a partire dal libro “Contributo alla<br />
psicogenesi degli stati maniaco-depressivi” (1935).<br />
La Klein polemizzò con A. Freud su 2 punti:<br />
• il bambino mostra una relazione di transfert: già prima dei 3 anni ha interiorizzato le<br />
figure dei genitori e da queste figure scisse, idealizzate come buone o cattive, si realizza il<br />
transfert in seduta<br />
• non sono necessari interventi preparatori all’analisi: il bambino percepisce presto i<br />
benefici del rapporto analitico<br />
Per la Klein è corretto fornire interpretazioni profonde come per l’adulto.<br />
Nella prima fase del suo pensiero definì l’equazione simbolica il meccanismo per cui le figure<br />
dei genitori o fratelli o parti del corpo proprio o dei genitori oppure funzioni corporee vengono<br />
identificati con altri oggetti o funzioni del mondo esterno. Ogni nuovo oggetto su cui pone il<br />
suo interesse è considerato alla stregua di quegli oggetti primariamente investiti che<br />
diverranno poi oggetti interni: l’equiparazione è resa possibile per il fatto che entrambi sono<br />
investiti con la medesima modalità affettiva (libidica o angosciosa) e soprattutto per<br />
l’analogia di forma o funzione. Si ha:<br />
• Equazione simbolica quando l’oggetto interno è confuso con quello esterno<br />
• Simbolo quando la differenza è salvaguardata e concorre allo sviluppo delle capacità<br />
relazionali<br />
Nozione di posizione depressiva: importanza di elaborare correttamente la separazione dagli<br />
oggetti d’amore primari. L’oggetto simbolo sta in luogo dell’oggetto perduto e va fatto il<br />
lavoro di lutto con cui l’Io da una parte rinuncia all’oggetto, dall’altra lo ricrea in una forma<br />
nuova e la capacità di formare simboli investendo nuovi oggetti, stimolata dal dolore della<br />
perdita, è alla base della creatività umana.<br />
Per la Klein esistono corrispondenze dirette, crude tra ogni elemento riferito in una<br />
seduta e un significato inconscio, consistente in qualcuno di quegli oggetti interni.<br />
Nel caso di Richard il ladro che entrava dalla finestra rompendo i vetri era la paura che il papà<br />
con il suo genitale ferisse la mamma.<br />
Ogni pensiero astratto è ricondotto ad un oggetto concreto: il desiderio di Richard di<br />
essere grande e forte con il grosso pene del papà.
Nel modello kleniano risulta uno schiacciamento della nozione di rappresentazione sull’oggettocosa<br />
concreta.<br />
3. Dinamiche del mondo interno<br />
Secondo la Klein nel lattante sono presenti articolate relazioni oggettuali, sia pure in forme<br />
fantasiose. “Il bambino ha fin dall’inizio della vita postnatale una relazione con la madre<br />
(sebbene incentrata sul seno) impregnata di tutte le componenti di una relazione oggettuale:<br />
amore, odio, fantasie, angosce e difese”.<br />
Il narcisismo è una relazione con oggetti, in particolare con parti interne del Sé. Nella<br />
klein è assente il punto di vista economico della meta psicologia freudiana: per la klein,<br />
correlativamente ad ogni stimolo, a ogni emozione, si anima, sia pure in fantasia, un oggetto.<br />
“Non esiste spinta pulsionale, situazione d’angoscia o processo psichico che non coinvolga<br />
oggetti esterni o interni: le relazioni oggettuali sono al centro della vita psichica”.<br />
La spinta pulsionale mira sempre a qualcosa e se l’oggetto non è presente nella realtà, allora<br />
viene costituito nella mente: l’oggetto si dà come il correlato della pulsione. La pulsione si<br />
manifesta nella mente sempre tramite una fantasia.<br />
Le fantasie affondano le loro radici nei bisogni primari del bambino nell’ambito della<br />
relazione con la madre. Il primo oggetto è il seno e se questo è assente si attiva la presenza di<br />
un oggetto cattivo e il lattante lo attacca o si rivolge ad altri oggetti (svezzamento).<br />
“Il mondo interiore consiste di innumerevoli oggetti, assunti nell’Io, che corrispondono in parte<br />
alla massa di aspetti diversi, buoni e cattivi, sotto i quali i genitori sono apparsi alla psiche<br />
inconscia del bambino nelle fasi del suo sviluppo”.<br />
4. La motivazione: dalla pulsione all’oggetto<br />
Per la Klein sia l'aggressività che l'angoscia hanno uno straordinario peso motivazionale,<br />
compare nei suoi lavori l'idea di una pulsione aggressiva attiva già in tenera età.<br />
L'aggressività del bambino è concepita come una proiezione all'esterno dell'innata pulsione di<br />
morte che è considerata equivalente a quella aggressiva e prevede una stretta connessione<br />
con l'oggetto: infatti al suo apparire essa viene subito fissata ad un oggetto o piuttosto<br />
vissuta come paura di un oggetto super potente e incontrollabile.<br />
Nell' evolversi del suo pensiero si ravvisa una severa forma di aggressività nell'identificazione<br />
proiettiva secondo cui il sé o parti del se vengono introdotte fantasmaticamente nell'oggetto<br />
esterno per controllarlo dal suo interno: e l'oggetto diventa cattivo perché il bambino vi ha<br />
proiettato le proprie parti cattive.<br />
L'invidia è un fattore innato attivo già nel neonato ed è definita come un sentimento di rabbia<br />
perché un'altra persona possiede qualcosa che desideriamo e ne gode: l'impulso invidioso mira<br />
portarla via e a danneggiarla.<br />
Nella Klein per ogni tipo di pulsione è indissolubile il nesso con l'oggetto: in lei si assiste<br />
alla complessa transizione dal modello pulsionale quell'oggettuale relazionale nel senso che<br />
l'oggetto finisce con l'assumere una funzione motivazionale riservata da Freud alla pulsione.<br />
Il seno è sentito buono o cattivo in funzione del comportamento dell'oggetto verso il<br />
bambino (una madre più o meno gratificante) e suscita rispettivamente moti di gratitudine o di<br />
amore e moti sadici o di odio. Ma l'oggetto è sentito buono o cattivo anche in funzione del<br />
modo con cui il bambino lo ha dapprima investito, se libidico o aggressivo. Le qualità<br />
affettive di buono/cattivo di cui l'oggetto è sempre connotato sono in corrispondenza<br />
biunivoca rispettivamente con la pulsione libidica e quella aggressiva: buono equivale a<br />
gratificante, amabile e viceversa e cattivo equivale a frustrante e aggressivo e viceversa.<br />
Risulta che a promuovere il comportamento è la qualità dell'oggetto, determinata da come<br />
esso è intenzionato dal soggetto ovvero da come è sentito rapportarsi a lui.<br />
Secondo la Klein non è la ricerca del piacere a promuovere il comportamento bensì la ricerca<br />
dell'oggetto: l'oggetto è motivazione nella misura in cui è pregno di valenze affettive.<br />
Mentre per Freud l'angoscia era l'effetto di una rimozione ma riuscita, per la Klein l'angoscia si<br />
ritrova in ogni individuo quale inevitabile contropartita dei moti sadici presenti, chi più chi<br />
meno, in ognuno. Deriva cioè dalla proiezione della propria aggressività sugli oggetti interni ed<br />
esterni. Consiste nel timore che l'oggetto aggredito si ritorca sull'Io ubbidendo a un'innata<br />
legge del taglione: è l'angoscia persecutoria rilevata dalla Klein già nei primi scritti.<br />
L'angoscia dunque è sempre di qualcosa, cioè c'è sempre un oggetto che minaccia e per<br />
qualcosa cioè si teme in definitiva di essere annientati nonché anche solo abbandonati. Per la
Klein si tratta di una situazione di angoscia persecutoria in cui inconsciamente si anima<br />
un'entità malevola: in tutti i casi, per via del suo contenuto minaccioso, essa stimola l'Io<br />
produrre, al fine di tenerla a bada, quell'ampia serie di difese psicotiche nevrotiche che si<br />
esprimono nel ricco vissuto di fantasie proprie del mondo interno.<br />
5. Concezione dello sviluppo<br />
Nel libro “Psicanalisi dei bambini” (1932) la Klein espone le fasi dello sviluppo infantile. Già<br />
Abraham, suo analista, aveva focalizzato gli oggetti parziali (seno e feci) con cui si rapporta il<br />
bambino ed aveva individuato uno stadio cannibalico nella fase orale ed espulsivo nella fase<br />
anale, caratterizzati dal prevalere di moti aggressivi.<br />
“Il bambino desidera ardentemente distruggere l’oggetto libidico, divorandolo, facendolo a<br />
pezzi, ma al destarsi delle tendenze edipiche consegue l’introiezione dell’oggetto che diventa<br />
colui dal quale ci si aspetta una punizione e sorge l’angoscia. Il bambino teme una punizione<br />
che corrisponde al proprio modo di fare il male e il super-Io diventa qualcosa che morde, che<br />
fa a pezzi”.<br />
Poi il super-Io sarà ritenuto attivo anche indipendentemente e prima del complesso edipico<br />
come un oggetto interno persecutorio, in connessione con l’innata pulsione di morte e con la<br />
conseguente angoscia persecutoria primaria. Il super-io è divorante nella fase orale e espulsivo<br />
in quella anale.<br />
La formazione anticipata del super-io ha come conseguenza che promuove lo sviluppo del<br />
complesso edipico.<br />
Già sotto il primo anno di vita sia il maschio che la femmina proverebbero delle sensazioni<br />
genitali: lo sviluppo dell’Edipo è segnato dalla commistione di componenti orali e anali con<br />
tendenze genitali e dalla fluttuazione nella scelta del genitore desiderato e dall’oscillazione tra<br />
spinte sadiche e riparative.<br />
Gli elementi di base del complesso di Edipo sono già presenti in fase orale e riguardano per lo<br />
più oggetti parziali.<br />
Nella seconda parte della sua opera (teoria delle posizioni) la Klein insiste sul carattere precoce<br />
del super-Io e sul carattere parziale dei primi oggetti: tendenza a datare sempre più indietro<br />
(sotto il primo semestre di vita) i processi psichici decisivi nella costituzione della personalità.<br />
Comunque un buon rapporto con il seno agli inizi della vita è condizione indispensabile per il<br />
benessere psichico futuro.<br />
Lo sviluppo è governato soprattutto dai processi psichici di introiezione e proiezione.<br />
Nelle prime fasi di vita prevale la proiezione: l’Io deve difendersi dall’angoscia ed estroflette le<br />
tendenze distruttive originarie. D’altra parte l’introiezione fungendo quale meccanismo di<br />
difesa, comporta l’interiorizzazione dell’oggetto cattivo per salvaguardare quello esterno<br />
buono.<br />
In un secondo tempo prevalgono i processi di integrazione e interiorizzazione di un buon seno<br />
e della figura totale della madre.<br />
Un tipico meccanismo di difesa dall’angoscia, la proiezione, diventa un importante mezzo di<br />
crescita: da un lato tiene a bada l’angoscia di frammentazione dalla quale l’Io si sente<br />
minacciato, dall’altra salva l’oggetto buono a cui l’Io deve appoggiarsi.<br />
Il meccanismo della scissione si attiva presto proprio per tenere separate le parti buone da<br />
quelle cattive.<br />
Man mano che lo sviluppo procede gli oggetti diventano simili all’oggetto esterno consentendo<br />
un progressivo adattamento ed un’integrazione delle parti scisse e l’accettazione della<br />
compresenza di aspetti buoni e cattivi nello stesso oggetto e nel proprio Io.<br />
Solo la presenza di genitori realmente amorevoli permette di bonificare nel bambino i terribili<br />
fantasmi persecutori presenti a seguito dell’innato suo sadismo.<br />
6. La teoria delle posizioni<br />
Nella teoria delle posizioni vengono ordinati e chiarificati i processi dello sviluppo, ossia nel<br />
lavoro “Contributo alla psicogenesi degli stati maniaco-depressivi” del 1935 in cui ci<br />
sono anche i rudimenti di una teoria della personalità.<br />
Le posizioni consistono ciascuna in un articolato e coerente assetto di oggetti interni con le<br />
relative angosce e difese.<br />
La posizione schizo-paranoide prevede la compresenza delle due pulsioni (libidica e<br />
aggressiva che porta alla scissione dell’oggetto che diventa due oggetti separati uno buono
(che da gratificazione) e uno cattivo (che dà frustrazione). L’introiezione dell’oggetto buono<br />
gratifica il bambino di quello cattivo disintegra l’Io. L’io subisce gli effetti del suo operare<br />
assumendo i caratteri della relativa posizione (scissione).<br />
La personalità si struttura in rapporto al tipo di relazione oggettuale intrattenuta. L’Io si sente<br />
vittima di attacchi provenienti da oggetti esterni o interni e se ne difende in vari modi:<br />
• idealizzazione dell’oggetto buono<br />
• negazione dell’esistenza dell’oggetto cattivo<br />
• elaborazione di fantasie di controllo dell’oggetto<br />
• identificazione proiettiva con cui sono intromesse nell’oggetto esterno le parti cattive del sé<br />
al fine di dominarlo dall’interno.<br />
La posizione depressiva avviene quando il bambino giunge ad una maturazione tale da<br />
cogliere la madre come persona totale ed integra i due oggetti, vi è al più ambivalenza e<br />
avviene l’integrazione tra le parti prima scisse dell’Io. Si rende responsabile della perdita<br />
dell’oggetto buono e ne deriva il senso di colpa per gli impulsi aggressivi che hanno procurato il<br />
male all’oggetto d’amore. La depressione è l’esito della perdita dell’oggetto, anche immaginaria<br />
ed è collegata allo stato del lutto. Le due difese tipiche di questa posizione sono:<br />
La maniacalità con cui cerca di trionfare sull’oggetto disprezzandolo per non dipendere da esso<br />
e non soffrire per la sua perdita<br />
La riparazione dà l’avvio ad un superamento della posizione depressiva e consiste nel ripristino<br />
dell’oggetto passando per una positiva utilizzazione del senso di colpa: favorisce l’installazione<br />
nel bambino di un oggetto totale e buono, simile a quello reale ed un Io forte e dotato di<br />
maggior coesione.<br />
Il passaggio tra le 2 posizioni è graduale e mai definitivo, perdurano delle oscillazioni tra le<br />
due: perciò posizioni e non fasi, prototipi rispetto al riproporsi nel corso della vita di momenti<br />
di scissione, di perdita (lutto della persona amata) anche in tutte le situazioni di conflitto, di<br />
competizione, ecc.<br />
Le posizioni essendo due forme di strutturazione degli oggetti interni, due forme tipiche di<br />
organizzazione dell’esperienza, tornano utili come schemi per affrontare i fenomeni normali e<br />
patologici dello sviluppo, sono strumenti euristici.<br />
7. La psicopatologia<br />
Nella prima fase prevalgono le descrizioni secondo le classificazioni freudiane: bambini<br />
nevrotici ossessivi, fobici, isterici, al più autistici: la Klein ipotizza la presenza di nevrosi già<br />
nelle fasi pregenitali e dice che il sintomo nevrotico appare una difesa dall’angoscia (segnale di<br />
pericolo da cui il soggetto si difende producendo sintomi).<br />
Nella seconda fase i meccanismi di difesa più arcaici, scissione e identificazione proiettiva,<br />
prendono il posto della rimozione. I fallimenti nell’elaborazione delle posizioni nel primo ano di<br />
vita sono punti di fissazione su cui si innesta il disturbo psicotico nell’adulto.<br />
La Klein connette in un unico quadro la schizofrenia e la paranoia: il delirio persecutorio<br />
paranoico è la conseguenza della scissione e della proiezione dell’oggetto cattivo.<br />
Lo schizofrenico non riesce ad integrare l’oggetto e sé nella direzione depressiva e resta preda<br />
di violente scissioni e proiezioni.<br />
Il depresso non riesce a conseguire la riparazione dell’oggetto e di se stesso e resta diviso tra<br />
un Io cattivo e un oggetto buono.<br />
Lo psicotico insomma non riesce a scorrere tra le varie posizioni ma resta fissato a qualcuna.<br />
Nella Klein c’è un richiamo al moralismo: odio e amore vengono in primo piano.<br />
La Klein insiste nel rapporto con la madre come decisivo nella strutturazione della personalità e<br />
attribuisce la psicosi interamente a disturbi nel corso di quel rapporto sottovalutando la figura<br />
paterna e la triangolazione edipica.<br />
La presenza di relazioni oggettuali e di angosce arcaiche nello psicotico fa sì che sia possibile la<br />
cura e si instauri con l’analista un transfert intenso.
VI Capitolo. Gli indipendenti: W.R.D. Fairbairn, D.W. Winnicott, M. Balint<br />
Negli anni ’40 nella Società Psicanalitica Britannica si formarono 2 gruppi:<br />
• il gruppo A formato da analisti vicini alle idee di Anna Freud<br />
• il gruppo B formato da analisti vicini alle idee di Melanie Klein<br />
A questi poi si aggiunse un terzo gruppo, i cosiddetti Indipendenti che elaborarono proprie<br />
idee (gruppo C). Li accomuna la centralità del contesto sociale ed affettivo in cui l’individuo<br />
si trova a crescere.<br />
Gli indipendenti anche se in modo diverso prendono le distanze dal concetto freudiano di<br />
pulsione e insistono sulla concretezza, ossia sulla reale capacità dell’ambiente di attivare<br />
comportamenti diversi indipendentemente dal patrimonio genetico innato del singolo e dal suo<br />
modo personale di elaborare l’esperienza. Consideravano le relazioni d’oggetto in modo diverso<br />
dalla Klein.<br />
1. La prospettiva di W.R.D. Fairbairn<br />
Fairbairn (Edimburgo 1889-1964) era psichiatra ed aveva una posizione di isolamento rispetto<br />
agli altri analisti.<br />
1.1 La motivazione<br />
Si contrapponeva a Freud per il fatto che parte dall’Io,che considera il nucleo della personalità<br />
e ne descrive i movimenti diretti a trovare un oggetto su cui appoggiarsi: se la ricerca riesce, si<br />
ha un buon sviluppo mentale.<br />
Ridimensiona il concetto di pulsione ed enfatizza l’importanza dell’oggetto e risalta l’importanza<br />
delle relazioni, dei legami che si attivano fin dai primi momenti. L’originalità sta nella<br />
reinterpretazione di concetti e processi già descritti da Freud.<br />
Bisogna guardare sì alla libido, ma per rapporto all’oggetto a cui ognuno di noi anelerebbe sin<br />
da principio, come speranza, come sostegno, come condizione stessa per esistere. “I tempi<br />
sono maturi per una psicologia delle relazioni oggettuali”.<br />
Per Fairbairn il bimbo è costantemente alla ricerca di relazioni d’oggetto soddisfacenti e il suo<br />
comportamento è sempre orientato alla realtà esterna guidato dal principio di realtà.<br />
Per Fairbairn le zone erogene non sono fonti originarie di piacere ma canali attraverso i quali la<br />
libido è diretta all’oggetto, per instaurare la relazione con l’oggetto (il bambino è orale perché il<br />
seno è l’oggetto naturale del bambino).<br />
Nel modello di Fairbairn il bambino fin dalla nascita è predisposto biologicamente per una<br />
sopravvivenza per una vita che richiede innate capacità relazionali.<br />
Fairbairn sostiene una inseparabilità di energia e struttura sulla base del legame stesso di<br />
pulsione e oggetto e quindi Es e Io non sono istanze separate. L’Io e non l’Es è la struttura<br />
originaria unificata fin dalla nascita.<br />
1.2 La concezione dello sviluppo<br />
Fairbairn descrive lo sviluppo come un movimento, un passaggio da una condizione di<br />
dipendenza infantile ad una di dipendenza adulta o matura passando per una fase<br />
transizionale.<br />
Separa uno stadio dall’altro:<br />
• l’oggetto biologico appropriato allo specifico momento dello sviluppo<br />
• il processo che il legame con l’oggetto attiva nel singolo individuo<br />
Lo stadio della dipendenza infantile ha come oggetto il seno e il processo che accompagna<br />
la relazione è quello di identificazione primaria<br />
Lo stadio transizionale ha come oggetto la rappresentazione del seno e il processo che<br />
accompagna la relazione è quello di interiorizzazione<br />
Lo stadio della dipendenza adulta ha come oggetto l’organo genitale del partner e il<br />
processo che accompagna la relazione è la relativa capacità di accettare la dipendenza.<br />
Lo stadio di dipendenza infantile si divide in:<br />
• stadio orale precoce: caratterizzato dall’identificazione primaria(totale) con l’oggetto<br />
appropriato ma può decidere se succhiare o no, si pone un primo conflitto di base, ossia<br />
come amare senza distruggere l’oggetto d’amore
• stadio orale tardo: può decidere se succhiare o mordere, dubbio se il proprio odio possa<br />
distruggere l’oggetto.<br />
Come risultato di queste prime scissioni l’Io si scinde in:<br />
• Io libidico associato ad un oggetto interiorizzato eccitante: ha una funzione di protezione<br />
dai genitori che stimolano ma non hanno risposte adeguate alle loro domande d’amore<br />
• Io antilibidico associato ad un oggetto rifiutante: similmente al super-Io tende a<br />
svalutare l’Io libidico e ad annullare la spontaneità e la capacità di relazionarsi agli oggetti<br />
in modo creativo<br />
• Io centrale associato ad un oggetto tollerato: ha la funzione di proteggere ciò che resta<br />
dell’oggetto originario dopo le scissioni<br />
Le fissazioni allo stadio di dipendenza infantile possono condurre a disturbi di tipo schizoide.<br />
Lo stadio transizionale, con l’attivarsi dei processi di interiorizzazione e di scissione, è<br />
caratterizzato da un graduale allentamento dell’identificazione totale con la madre e dalle<br />
difese volte a superare le difficoltà e i conflitti che ogni transizione comporta (anche “stadio<br />
delle tecniche difensive”). Compito è l’instaurarsi di nuove relazioni con gli oggetti esterni e<br />
imparare a gestire le relazioni con gli oggetti interiorizzati. Il bambino dee riuscire a rinunciare<br />
ai rapporti del primo stadio basati sull’identificazione primaria a favore di relazioni con oggetti<br />
differenziati.<br />
In questo stadio avviene l’operazione, svolta dall’Io centrale, di allontanarsi dagli oggetti<br />
interni incorporati.<br />
Le tecniche difensive per gestire i conflitti sono diverse a seconda del tipo di relazione<br />
instaurata nello stadio precedente:<br />
Nella condizione paranoide il conflitto è caratterizzato dalla proiezione dell’oggetto. Si cerca<br />
di liberarsi dalla sofferenza connessa all’oggetto cattivo alienandolo da sé; il risultato può<br />
essere che l’oggetto diventi persecutorio.<br />
Nella condizione ossessiva il conflitto è la lotta tra ritenzione ed espulsione e la<br />
conseguenza è il vissuto del tipo “scoppiare” o “sentirsi prosciugati”.<br />
Nella condizione isterica il conflitto è nell’accettazione dell’oggetto esterno e rifiuto di quello<br />
interno.<br />
Nella condizione fobica il conflitto è nell’oscillazione tra fuga dall’oggetto per l’angoscia di<br />
identificarsi con esso e ritorno all’oggetto per il timore di esserne abbandonati.<br />
Le fissazioni allo stadio transizionale possono condurre a disturbi psicopatologici.<br />
Lo stadio di dipendenza adulta è caratterizzato da un oggetto rappresentato dagli organi<br />
genitali eterosessuali; implica la capacità di collaborare e di relazionarsi all’altro su un piano di<br />
parità, cioè essere in grado di dare e ricevere. L’energia libidica è più disponibile nei confronti<br />
del mondo esterno.<br />
1.3 La psicopatologia<br />
Negli anni ’40 Fairbairn si concentra sulle fasi della dipendenza infantile, negli anni ’50 invece<br />
sulle dinamiche schizoidi.<br />
1.3.1 La psicopatologia nei contributi degli anni ‘40<br />
Fairbairn distingue una patologia (schizoide) legata allo stadio orale precoce ed una<br />
(depressiva) legata allo stadio orale più tardo.<br />
La patologia schizoide deriva dalla convinzione di non essere in grado di amare, anzi che il<br />
proprio amore è cattivo e distruttivo anche della madre stessa, per cui l’individuo ha la<br />
sensazione di non essere amato per quello che è. C’è la rinuncia a dirigere la propria libido<br />
verso l’oggetto con vissuti di isolamento, di perdita, di abbandono.<br />
Da qui la tendenza a preoccuparsi esageratamente della realtà interna con sentimenti di futilità<br />
e non esistenza. L’individuo schizoide teme la perdita dell’Io.<br />
Il neonato è convinto che il suo amore abbia distrutto l’oggetto amato.<br />
La patologia depressiva deriva dalla convinzione che la sua aggressività sia cattiva e debba<br />
essere contenuta. E’ dominante il timore che il proprio amore non sia accettato, di non essere<br />
amati per ciò che si è. Il problema è come amare l’oggetto senza distruggerlo. L’individuo<br />
riesce ad instaurare relazioni con oggetti esterni ma non riesce a mantenerle per la sua<br />
ambivalenza. Non riesce ad orientare l’aggressività nei confronti dell’oggetto e rimane in una<br />
situazione di incertezza, ambivalenza verso l’oggetto.<br />
Il neonato è convinto che il suo odio abbia causato la perdita dell’oggetto amato.
1.3.2 La psicopatologia negli scritti degli anni ‘50<br />
Fairbairn si concentra sulle patologie schizoidi i cui tratti sono presenti anche in persone afflitte<br />
da comuni disturbi nevrotici (isterici, ossessivi, ansiosi) ed in seguito anche a fenomeni di<br />
spersonalizzazione ed altri.<br />
Per Fairbairn la situazione schizoide si stabilisce nel bambino in età molto precoce. Il processo<br />
di introiezione è collegato all’intensità dei bisogni di relazione del bambino (cerca il piacere<br />
come mezzo per sviluppare legami) e alle problematiche relative ai genitori (può cercare il<br />
dolore come occasione di relazione, di contatto). Ciò che conta è la sicurezza che gli può<br />
derivare dalla perpetuazione dei legami sperimentati precocemente.<br />
Un’esperienza dolorosa è comunque preferita ad un’altra, più fortunata ma sconosciuta.<br />
2. Il contributo di D.W.Winnicott<br />
Donald Woods Winnicott (Playmouth 1896 – Londra 1971) era pediatra, psichiatra infantile e<br />
psicanalista integrando le professioni. Aveva un modo di pensare vivace e creativo.<br />
2.1 La concezione dello sviluppo<br />
La coesione e l’unità della persona non sono scontate, ma sono una difficile conquista.<br />
Il suo approccio è volto ad individuare i fattori evolutivi.<br />
Nell’individuo si realizza un gioco dinamico, una relazione dialettica tra:<br />
• il vero sé pensato come la parte più autentica di ciascuno di noi che va protetta<br />
• il falso sé pensato come la parte meno autentica ma necessaria per l’equilibrio interno ed<br />
esterno.<br />
C’è uno spostamento di attenzione dal concetto di pulsione a quello di bisogno (da biologico a<br />
psicologico). Per Winnicott il bambino è spontaneo, produce gesti ed esprime bisogni che<br />
richiedono conferme da parte di chi si prende cura di lui.<br />
La madre-ambivalente deve essere presente ma capace di rendersi invisibile a vantaggio<br />
della libertà del figlio, buona ma non esageratamente, deve saper illudere ma anche<br />
disilludere, in grado di sviluppare la preoccupazione materna primaria: non interferire nello<br />
sviluppo spontaneo del bambino rispettando i suoi bisogni e quelli della madre.<br />
Lo sviluppo dei primi 6 mesi, sviluppo emozionale primario, è un processo guidato da tre<br />
concetti:<br />
Il concetto di dipendenza: va dalla dipendenza assoluta, a quella relativa fino<br />
all’indipendenza.<br />
• La dipendenza assoluta è quella in cui il neonato non sa di dipendere, ignora che c’è<br />
qualcuno, c’è unità bimbo-madre.<br />
• La dipendenza relativa dai sei mesi ai due anni è caratterizzata da una maggiore<br />
consapevolezza del bambino dei propri bisogni e della propria dipendenza. Se la madre si<br />
allontana per più tempo compaiono ansia e timore.<br />
• L’indipendenza, nella pubertà e adolescenza, è caratterizzata dall’avvenuta introiezione<br />
dell’ambiente che dà sostegno all’Io.<br />
Il concetto di organizzazione: passaggio da uno stato di non organizzazione ad uno di<br />
organizzazione, ognuno di noi presenta livelli di organizzazione interna della personalità<br />
diverso a seconda dell’età e delle esperienze.<br />
Il bambino all’inizio è in una condizione di vulnerabilità, incapace di distinguere gli stimoli<br />
esterni da quelli interni, non ha di sé alcuna idea. E’ necessario che ci sia un ambiente in grado<br />
di proteggerlo dai vissuti di vuoto, annichilimento: questo ruolo è svolto dalla madre con la<br />
condizione psicologica di preoccupazione materna primaria: è uno stato transitorio di<br />
benevola chiusura su se stessa, diventa ricettiva dei bisogni del neonato e avviene una<br />
reciproca identificazione: la madre accetta di avvicinarsi ad una condizione di disorganizzazione<br />
e di perdita transitoria dell’immagina adulta di sé (dipendenza in tutti e due i sensi).<br />
Il concetto di integrazione: passaggio da uno stato di non integrazione a uno di<br />
integrazione. Agli inizi il bambino non possiede unità corporea, se ha fame lui è la fame, ha<br />
vissuti di dispersione e frammentazione. Le risposte materne ai gesti e alle espressioni del<br />
bambino gli consentono progressivamente di attribuire un senso al proprio gesto, diventano<br />
uno strumento di organizzazione mentale e corporea. Il bambino può sperimentare il passaggio<br />
dal “non Io” al “Io sono”.
Nel percorso assume particolare importanza la possibilità di tornare di tanto in tanto a stati di<br />
non integrazione. Le funzioni materne possono essere:<br />
L’holding che facilità il processo di integrazione nella direzione dell’Io sono<br />
L’handling, che, come risposta ai bisogni corporei del bambino, favorisce la personalizzazione,<br />
permette un insediamento della psiche nel soma perché l’unità psicosomatica è indispensabile<br />
per la salute mentale (nelle malattie psicosomatiche si ha una perdita del rapporto intimo tra la<br />
psiche e il corpo con le sue funzioni, depersonalizzazione).<br />
L’object presenting in cui gli oggetti devono essere presentati in modo continuo, graduale, e<br />
in modo da favorire l’illusione di essere lui a crearli.<br />
In conclusione è importante che la madre sappia anticipare empaticamente i bisogni del<br />
bambino in modo da far apparire l’oggetto nel momento in cui il bimbo lo allucina e ciò gli<br />
consente di sperimentarsi onnipotente.<br />
Winnicott parla di oggetto soggettivo per indicare lo stato della relazione in cui, grazie<br />
all’illusione il “non me” viene percepito come parte di sé. Quando l’onnipotenza allucinatoria è<br />
acquisita, la madre deve operare una progressiva disillusione per far capire che il mondo<br />
esterno non è sempre sotto il suo controllo e i suoi poteri hanno dei limiti. E’ necessario che la<br />
madre proceda su due livelli:<br />
• continua ad andare incontro ai bisogni del bambino<br />
• cerca di facilitare il rapporto con l’oggetto esterno<br />
Ciò segna l’inizio del processo di separazione e individuazione.<br />
La madre risponde ai bisogni del bambino ponendo un intervallo temporale: la delusione può<br />
scatenare reazioni aggressive e se la madre si dimostra capace di non farsi distruggere da<br />
questa aggressività il bambino gradualmente abbandona l’onnipotenza primaria e acquisisce la<br />
costanza dell’oggetto.<br />
Dall’oggetto soggettivo si passa all’oggetto oggettivo: il bambino sviluppa la consapevolezza<br />
che “quello è proprio non me”, un “oggetto oggettivamente percepito” e l’accettazione della<br />
sofferenza psichica attivata dalla sua perdita.<br />
2.2 L’oggetto transizionale<br />
Rappresenta il passaggio dall’oggetto soggettivo a quello oggettivo e mostra<br />
l’importanza dei cambiamenti dalla dipendenza assoluta all’indipendenza.<br />
Winnicott partendo dalla contrapposizione dell’area della soggettività (realtà interna) e di<br />
quella della percezione obiettiva (realtà esterna) teorizza l’esistenza di una terza area, l’area<br />
intermedia di esperienza alla quale realtà interna ed esistenza esterna contribuiscono<br />
contemporaneamente. In quest’area si colloca l’oggetto transizionale, un ponte tra soggetto<br />
(mondo interno, realtà psichica) e oggetto (mondo esterno, realtà esterna).<br />
Lentamente l’oggetto comincia ad assumere un importanza vitale per il bambino specie quando<br />
è solo o deve andare a letto, è una difesa contro l’angoscia depressiva e i genitori devono<br />
evitare qualsiasi rottura con esso.<br />
Nell’ottica del bambino non viene né dall’esterno né dall’interno, è un “possesso di ciò che è<br />
non-me”.<br />
Il processo è di investimento dell’oggetto sia di libido narcisistica (l’aspetto me) che di<br />
libido oggettuale (l’aspetto non-me). Il rapporto con l’oggetto è tale che non è più<br />
totalmente sotto controllo onnipotente (oggetto soggettivo) ma non è ancora al di là del suo<br />
controllo (oggetto oggettivo). E’ segno della capacità di elaborare l’onnipotenza e la<br />
separazione, è l’oggetto ponte tra l’esperienza di assoluta dipendenza e l’esperienza di un sé<br />
nascente.<br />
Può rimanere nell’adulto come consapevolezza di possedere un luogo di riposo ove lasciare<br />
liberamente fluttuare la mente e giocare con le proprie idee. A differenza dell’oggetto<br />
feticcio o tossico che mantiene il soggetto in condizione di dipendenza.<br />
2.3 La psicopatologia<br />
Approccio psichiatrico: si basa sull’attuale, cioè su una diagnosi diretta a circoscrivere il<br />
disturbo.<br />
Approccio psicanalitico: prende in considerazione l’intera vita dell’individuo e la sua<br />
elaborazione della dipendenza assoluta e relativa.<br />
Winnicott distingue tra analisi e lavoro analitico:
Analisi: va condotta solo con pazienti che presentano un sé sufficientemente integrato e<br />
stabile, capace di reggere la relazione: il terapeuta deve attendere evitando di interpretare i<br />
meccanismi di difesa.<br />
Lavoro psicanalitico: è indicato quando:<br />
• c’è paura della pazzia<br />
• l’individuo ha sviluppato un falso sé<br />
• tendenze antisociali<br />
• confusione tra realtà interna ed esterna<br />
Si possono incontrare pazienti con tendenze regressive alla fase di dipendenza assoluta: il<br />
terapeuta deve sostenere il paziente come la madre non ha saputo fare.<br />
L’analista può parlare del vero sé solo al falso sé del paziente. Data la funzione di protezione<br />
del falso sé, il vero sé rimane nascosto fino a che il paziente non si fida abbastanza<br />
dell’analista da comunicare attraverso il suo vero sé senza il timore che questo venga distrutto.<br />
E’ soltanto nell’atto creativo che è possibile raggiungere il vero sé, così come è l’appercezione<br />
creativa che fa sì che l’individuo abbia l’impressione che la vita valga la pena di essere vissuta.<br />
Winnicott utilizza il disegno come luogo di incontro tra il terapeuta e il paziente (tracciare a<br />
turno un segno).<br />
Nosografia: le psicopatologie che derivano da carenza ambientali si differenziano a seconda<br />
che intervengono prima o dopo il raggiungimento dell’integrazione e dell’unità dell’Io. In<br />
funzione delle cure materne si distingue:<br />
• una madre-oggetto che fa fronte ai bisogni fisici urgenti del bambino<br />
• una madre-ambiente che ha capacità di allontanare l’imprevedibile e ricevere affetto<br />
Non si può tirare una linea netta tra patologia e normalità.<br />
Psicosi: se il bambino nello stadio della dipendenza assoluta va incontro a un mancato<br />
adattamento dell’ambiente ai suoi bisogni può vivere un’angoscia primaria catastrofica<br />
(autismo, schizofrenia, depersonalizzazione) o difese di tipo psicotico (dissociazione o<br />
scissione).<br />
Disturbi dell’equilibrio del Sé: la responsività della madre può istituire un sé continuo<br />
dotato di un’esistenza psicosomatica. Secondo Winnicott esiste un sé potenziale o nucleare<br />
espressione di una potenzialità di sentire la continuità dell’esistenza e acquisire una realtà<br />
psichica e uno schema corporeo personali. Lo stretto legame che unisce mente e corpo fa sì<br />
che il sé compaia.<br />
Winnicott distingue tra un vero e un falso sé:<br />
Il vero sé coincide con il gesto spontaneo, l’idea personale, il sentirsi reali e potenzialmente<br />
creativi.<br />
Il falso sé raccoglie insieme gli elementi dell’esperienza del vivere, è finalizzato alla<br />
costruzione di una protezione da un ambiente incapace di anticipare empaticamente i bisogni<br />
del bambino (realtà frustrante). La madre non è capace di capire i bisogni del figlio e gli chiede<br />
condiscendenza che è lo stadio più precoce del falso sé. Il bambino può continuare a vivere ma<br />
in modo “falso” (irrequietezza o disturbi dell’alimentazione). Il falso sé è quindi una difesa del<br />
bambino di fronte a un ambiente primario che non si adatta bene ai suoi bisogni. L’esistenza<br />
del vero sé è nascosta.<br />
Ci sono 5 possibili stati nelle relazioni tra vero e falso sé:<br />
Stato patologico: il falso sé pretende di costituirsi come reale, come se fosse il vero sé,<br />
invade l’intera persona<br />
Stato confine: il falso sé schiaccia il vero sé in funzione difensiva e al vero sé è permessa una<br />
vita segreta; il disagio o la malattia hanno un fine positivo, attraverso essi si può riconoscere il<br />
vero sè.<br />
Stato della sofferenza: il falso sé crea le condizioni per fare emergere il vero sé, ma se le<br />
condizioni non si trovano allora serve la riorganizzazione di una nuova difesa contro lo<br />
sfruttamento del vero sé.<br />
Stato di fragilità: il falso sé si forma sulla base di identificazioni che hanno carattere imitativo<br />
o sono poco unite da un Io sufficientemente sano e forte. E’ un continuo cercare di stare dietro<br />
alla vita senza possibilità di sentirsi bene con se stessi.<br />
Stato di salute: il falso sé è rappresentato da tutta l’organizzazione, è l’atteggiamento<br />
sociale, flessibile nelle circostanze.
Le tendenze antisociali: sono una risposta ad un vissuto interiore di deprivazione, carenze<br />
ambientali vissute dopo che ha cominciato a percepirsi come persona, quindi dopo la<br />
dipendenza assoluta. Cerca di comunicare il disagio derivante da una situazione vissuta come<br />
drammatica: l’ambiente dovrebbe rendersi responsivo rispetto a questi segnali nel più breve<br />
tempo possibile.<br />
Sono possibili 2 situazioni traumatiche:<br />
• perdita dell’accomodamento: perdita della capacità della madre di andare incontro ai<br />
bisogni dell’Io durante la dipendenza relativa<br />
• perdita di un ambiente indistruttibile: morte del padre o separazione dei genitori<br />
Se il bambino non viene capito e viene punito può subentrare uno stato di confusione interna,<br />
di angoscia e di perdita dell’oggetto che stava per essere mentalizzato (primitiva angoscia<br />
mortale). In un momento successivo il bambino mette in atto nuove difese.<br />
3. L’orientamento di Balint<br />
Michael Balint (Budapest 1896 – Londra 1970) divenne psicanalista sotto la guida di Ferenczi.<br />
Fu portavoce di un gruppo che poneva l’attenzione sugli effetti dell’ambiente sullo sviluppo<br />
individuale. Lavorò per sensibilizzare i medici e la relazione con i pazienti.<br />
3.1 L’idea di motivazione<br />
Cerca di integrare il modello pulsionale e pone l’attenzione sul modello dell’organizzazione<br />
pregenitale e sul narcisismo primario. Sostiene che le manifestazioni sessuali dei bambini non<br />
provengono da fattori biologici ma sono espressioni della storia del bambino. Ad esempio<br />
l’aggressività è una reazione ad una carenza dell’ambiente di farsi carico dei bisogni primari del<br />
bambino.<br />
Il bambino fin dalla nascita, viene a trovarsi in una condizione di profonda relazionalità con il<br />
suo ambiente e il desiderio di essere amato è una forma primaria di rapporto. Il narcisismo è<br />
sempre secondario a questo bisogno d’amore e di relazione e consiste nel darsi da sé ciò che è<br />
mancato nel rapporto con l’oggetto primario.<br />
Il lavoro di Balint è rivolto alla ricostruzione dei primi giorni e mesi di vita.<br />
3.2 Il concetto di sviluppo e di psicopatologia<br />
La dipendenza del feto dall’ambiente in cui cresce è molto forte. Con la nascita si rompe la<br />
relazionalità arcaica e si dà inizio alla separazione di individuo e ambiente. L’ambiente esterni<br />
comincia a caratterizzarsi come insieme di oggetti dei quali il bimbo può accettare l’esistenza:<br />
da questo momento sé e oggetti iniziano a differenziarsi e anche a contrapporsi.<br />
Il bambino sente che vi è un oggetto primario (la madre) che ha desideri simili o identici ai<br />
suoi, che ama soddisfarlo così come lui ama essere soddisfatto e si crea quel senso di sicurezza<br />
che rende possibile una relazione, anche se di natura preambivalente, in cui l’oggetto è dati<br />
per scontato.<br />
L’amore primario o arcaico è l’origine dello sviluppo libidico umano. La meta originale e<br />
permanente di tutte le relazioni d’oggetto è il desiderio primitivo: essere amati<br />
incondizionatamente.<br />
Una reazione a relazioni oggettuali insoddisfacenti è l’amore oggettuale attivo: il bambino<br />
cerca di piacere all’oggetto in modo da esserne in cambio soddisfatto. La frustrazione può<br />
essere definita come un venire meno (difetto di base) del totale adattamento dell’ambiente ai<br />
bisogni del bambino, e da ciò vengono reazioni aggressive, una forma di difesa messa in atto<br />
contro il dolore della perdita di onnipotenza.<br />
Se l’aggressività non può essere più di tanto agita subentrano rassegnazione, passività,<br />
depressione (non ancora odio).<br />
Il risultato di questo fallimento dell’adattamento totale della madre ai bisogni del bambino<br />
rappresenta il fattore principale dal quale si origina il difetto di base nella struttura biologica<br />
dell’individuo, che è all’origine dei disturbi quali il senso di vuoto, di perdita, di morte, e vi è<br />
una frattura causata dal fatto che qualcuno ha respinto il bambino o è stato inadempiente.<br />
In ognuno permane per tutta la vita (a differenza di Winnicott) una quota di difetto<br />
fondamentale e par alcuni è destinata a diventare un tratto invalidante il funzionamento della<br />
personalità.<br />
L’origine del difetto è nella “divergenza che può esister tra i bisogni dell’individuo nel corso dei<br />
suoi due primi anni di vita e le cure ricevute a quell’epoca, che crea uno stato di deficienza le
cui conseguenze sono solo parzialmente reversibili. Le tracce delle sue esperienze precoci<br />
sussistono e intervengono in ciò che chiamiamo la sua costituzione, la sua individualità, la<br />
formazione del suo carattere, sia in senso psicologico che biologico.”<br />
La divergenza può esser causata da un fattore biologico (il bambino ha bisogni eccessivi) o<br />
ambientale (cure insufficienti). Balint usa il termine difetto fondamentale nel campo della<br />
psicologia duale e i pazienti stessi lo sentono come derivante da carenze antiche. E’ una<br />
situazione intrisa di ansia, angoscia, di richieste continue di non essere abbandonati.<br />
I tratti centrali dell’area del difetto fondamentale sono:<br />
• tutto ciò che avviene è sempre tra due persone e mai tre<br />
• il rapporto duale è diverso da quello edipico<br />
• le forza che agiscono non sono conflittuali<br />
• per descrivere ciò che avviene il linguaggio adulto non è adeguato<br />
Come reazione al difetto fondamentale e alla scoperta dell’esistenza di oggetti separati si<br />
possono presentare due comportamenti:<br />
• ocnofilia: tende ad instaurare legami con l’oggetto improntati alla totale dipendenza,<br />
l’oggetto è visto come sostegno vitale permanente, è sentito onnipotente. E’ una forma di<br />
negazione dell’indipendenza degli oggetti. Aggrappandosi ad essi crede di essere a loro<br />
unito inseparabilmente. Il soggetto ocnofilo iperinveste i rapporti oggettuali. Il suo<br />
carattere mostra indecisione, pessimismo, mancanza di simpatia per l’avventura,<br />
predilezione per il pensiero rispetto all’azione.<br />
• filobatismo:riesce a provare piacere solo nelle “situazioni-brivido”, cerca di evitare<br />
accuratamente ogni contatto con gli oggetti sentiti come inaffidabili. Il mondo del filobate è<br />
costituito da spazi-amici popolati da oggetti pericolosi, evita ogni relazione. Totale<br />
indipendenza degli oggetti. Il soggetto filobate iperinveste le proprie funzioni egoiche,<br />
tende a contare solo su se stesso. Il suo carattere mostra ottimismo, amore per l’azione e<br />
per le imprese rischiose.<br />
Di solito le persone mostrano un melange di entrambi i tipi e sono patologie solo nelle forme<br />
estreme.<br />
Balint individua 4 tipi di investimenti libidici della primissima infanzia:<br />
• residui dell’investimento ambientale originario<br />
• altre tracce dell’investimento ambientale originario spostato sull’Io come rassicurazione di<br />
fronte alle frustrazioni<br />
• reinvestimenti che provengono dal narcisismo secondario dell’Io<br />
• strutture ocnofila e filobate<br />
La teoria dello sviluppo di Balint prevede altre 2 aree mentali che si dipartono dal difetto di<br />
base e dall’amore primario:<br />
L’area edipica si sviluppa per differenziazione dell’area del difetto fondamentale ed è di tipo<br />
duale: ogni sviluppo umano deve attraversarla e lp’individuo rimane per sempre segnato dal<br />
tipo di soluzione che riuscirà a trovare ai conflitti ad essa connessi.<br />
L’area creativa si sviluppa per semplificazione di quella edipica ed è caratterizzata dal<br />
numero uno, dalla fantasia che non vi siano oggetti esterni in grado di limitare il pensiero e<br />
l’emozione (creazione artistica, matematica, filosofia). In quest’area il soggetto è sempre solo.<br />
Balint utilizza il concetto di pre-oggetto che sono talmente primari che non si possono<br />
considerare né strutturali né interi: il processo creativo che trasforma il pre-oggetto in un<br />
oggetto vero e proprio è imprevedibile.<br />
Per Balint l’obiettivo fondamentale della vita adulta è rappresentato dal tentativo di<br />
riconquistare uno stato analogo all’armoniosa e compenetrante mescolanza dello stato fetale.<br />
Ma ci sono poche possibilità per raggiungere questa condizione, forse l’estasi religiosa o i<br />
momenti sublimi della creazione artistica. Individua però, nella capacità di instaurare un<br />
rapporto di collaborazione e di raggiungere l’orgasmo il mezzo più comune per ristabilire<br />
l’armonia primaria: la difficoltà sta nel trasformare un oggetto indifferente o ostile in partner<br />
cooperante. Balint distingue l’amore genitale che implica il coinvolgimento in una relazione<br />
d’oggetto dal soddisfacimento genitale volto a completare l’atto.<br />
Nell’amore genitale il soggetto deve essere altruista, tenere conto dei bisogni dell’altro fino<br />
all’orgasmo quando può essere riprodotta l’illusione dell’assenza di differenziazione tra sé e<br />
oggetto.<br />
Uno dei momenti fondamentali del processo terapeutico è costituito dalla regressine vista come<br />
l’emergere nella relazione analitica di qualcosa che è allo stesso tempo primitivo e semplice.
Si possono distinguere 3 livelli di regressione:<br />
• la regressione che coinvolge l’area creativa: il paziente può manifestare momenti di<br />
silenzio (attivarsi di un processo creativo) e l’analista sta in osservazione e si relaziona con<br />
lui successivamente<br />
• la regressione che coinvolge l’area edipica: il paziente riconosce con gratitudine i<br />
tentativi dell’analista di ampliare il campo duale al triangolare e collaborare con lui<br />
• la regressione che coinvolge l’area del difetto fondamanentale: il paziente si aspetta<br />
il soddisfacimento dei suoi bisogni ma se avviene in modo indiscriminato viene perso il<br />
valore della regressione. Si distingue quindi tra:<br />
o regressione maligna: è una regressione per la gratificazione, caratterizzata da<br />
vissuti di precarietà nel rapporto con l’analista. Il paziente tende ad aggrapparsi<br />
all’analista, l’Io è soggiogato dalla regressione.<br />
o regressione benigna: è una regressione per il riconoscimento, il paziente non<br />
presenta gravi difficoltà ad instaurare una relazione di fiducia, analoga alla relazione<br />
primaria. L’ambiente deve essere disposto a sorreggere il paziente e ad accettare di<br />
essere usato.<br />
La regressione quindi non va a priori contrastata, non è un segnale di per sé negativo.<br />
Scopo della psicoterapia è quello di consentire al paziente di sperimentare con il terapeuta un<br />
rapporto nuovo rispetto a quello che ha condizionato il difetto fondamentale.<br />
4. Conclusioni<br />
Punti che accomunano gli autori:<br />
Particolare attenzione allo sviluppo in generale e del sé (e non dell’Io) in particolare. E’<br />
necessario che l’ambiente sia capace di rendersi responsivo ai bisogni, innati, di ricerca e<br />
legame con l’oggetto. L’oggetto svolge una funzione essenziale nel processo che conduce alla<br />
separazione e all’individuazione, investiti che sia di libido o di affetti, esterno o interno<br />
Distinzione tra aspetto reale e fantastico dell’oggetto: “l’oggetto, per quanto sia sempre<br />
oggetto della fantasia, esiste per diritto proprio”.<br />
L’aggressività è intesa come una difesa a un pericolo percepito, a un’angoscia non contenibile<br />
dell’Io e non una componente innata.<br />
Modifica della concezione del processo analitico: importanza alla capacità dell’analista di<br />
mantenere un contatto con lo stato evolutivo hic et nunc del paziente (empatia) e alle<br />
interpretazioni del transfert. E’ sottolineata l’idea di mutualità e non alleanza, reciprocità e non<br />
interpretazione, contesto e ambiente e non intrapsichico e interpersonale.<br />
Il processo analitico è un dialogo affettivo, a volte inconscio, tra due persone.
VII Capitolo. La psicologia del sé: Heinz Kohut<br />
La psicologia del sé è nata dal trattamento e dagli studi su pazienti con disturbi narcisistici per<br />
i quali, secondo Kohut, era inadeguato il modello strutturale della psicologia dell’Io<br />
I temi trattati da Kohut sono:<br />
• l’analisi e i suoi scopi<br />
• la riabilitazione<br />
• le pulsioni sessuali e aggressive come reazioni a frustrazioni e fallimenti empatici<br />
dell’oggetto-sé<br />
• le resistenze come forme di comunicazione paziente-analista e reazioni di protezioni del sé<br />
• il complesso edipico<br />
1. Il bisogno di empatia e l’empatia come metodo<br />
Secondo Kohut i bisogni dei pazienti durante la terapia devono essere capiti e parzialmente<br />
soddisfatti nell’idea che l’essere umano abbia bisogno di risposte empatiche, convalidanti la<br />
stima di sé, per tutta la vita, per poter mantenere la propria autostima.<br />
Durante lo sviluppo se la madre non riesce a modulare l’ansia e vi reagisce con panico indurrà<br />
in lui la formazione di un’organizzazione psichica impoverita: è necessario che il caregiver<br />
assecondi e risponda in modo appropriato al bisogno del bambino di relazionarsi con gli altri.<br />
Lo strumento principe dell’osservazione psicanalitica non è l’esame anatomico del<br />
comportamento, né l’analisi delle libere associazioni o ricordi o narrazioni, ma è l’introspezione<br />
del paziente e l’empatia dell’analista, gli altri sono strumenti ausiliari.<br />
La comprensione empatica ci dice che la dipendenza madre-bambino è una interdipendenza<br />
felice.<br />
La dipendenza dell’adulto, invece, così come emerge in analisi nella relazione con il terapeuta,<br />
non potrà essere “ascritta la ritorno a una normale fase orale”, ma alla patologia infantile:<br />
un’osservazione empatica è in grado di riconoscere che la dipendenza psicologica del paziente<br />
dal terapeuta può avere un retroterra pulsionale ampio e variegato che va al di là dell’oralità.<br />
Analogamente la “qualità sessuale di un esperienza” non può essere definita riferendosi alle<br />
zone erogene ma può essere soltanto esperita direttamente o per introspezione. In altri termini<br />
per Kohut la sessualità non è un concetto biologico ma psicologico. Lo stesso concetto di<br />
pulsione deriva dall’investigazione introspettiva di un’esperienza interna. Per Kohut le pulsioni<br />
sono prodotti di disintegrazione che compaiono soltanto come conseguenza della frustrazione<br />
di sani bisogni narcisistici.<br />
Kohut ritiene che l’introspezione è in grado di provare l’irriducibilità dell’esperienza umana di<br />
libertà a “comportamenti di coazione e narcisismo” e che l’esperienza di “un Io attivo” e capace<br />
di desiderio e di azione sia irriducibile e fondamentale.<br />
L’empatia consente di operare un vaglio fra i concetti psicanalitici permettendo di discriminare<br />
quelli plausibili e con base empirica da quelli no, anche se l’empatia ha i suoi limiti di<br />
applicabilità e attendibilità che diminuisce quanto più è diverso l’osservatore dall’osservato.<br />
Psicologo scientifico e psicanalista devono essere capaci di comprensione empatica, ma in<br />
alcuni casi devono essere capaci anche di abbandonare l’atteggiamento empatico quando<br />
devono stabilire ipotesi e teorie, l’empatia ha bisogno di un complemento teorico che la<br />
indirizzi.<br />
L’empatia è la capacità quotidiana di provare ciò che un’altra persona prova anche se in<br />
maniera attenuata.<br />
2. La teoria dello sviluppo<br />
Kohut si concentra sugli impedimenti che ne ostacolano lo sviluppo e sulle condizioni<br />
terapeutiche che possono riattivarlo. Punta sulla ricostruzione empatica delle esperienze<br />
infantili corrispondenti agli strati di esperienza riattivati nella situazione analitica.<br />
La fonte essenziale dei dati di base per la costruzione di concetti e teorie in psicanalisi deve<br />
essere costituita dalla situazione psicanalitica e non dall’osservazione diretta del bambino o<br />
dalla coppia madre-bambino.<br />
Kohut postula la presenza parallela di due linee di sviluppo: l’amore oggettuale e il narcisismo.
L’impostazione classica postula una linea evolutiva che va dal narcisismo primari all’amore<br />
oggettuale per rifluire eventualmente sul narcisismo secondario a causa del rifiuto da parte<br />
degli oggetti.<br />
Kohut presuppone che i bisogni narcisistici permangono durante il corso della vita seguendo<br />
uno sviluppo parallelo a quello dell’amore oggettuale.<br />
Quando i nuclei frammentati del sé acquistano coesione nel narcisismo primario possono<br />
muoversi verso:<br />
• una perfezione attribuita al sé grandioso<br />
• una perfezione attribuita all’imago parentale idealizzata<br />
Kohut contrappone l’amore di sé con l’amore per l’altro considerando il primo come negativo.<br />
Le due linee evolutive (doppio binario) sono separate e indipendenti:<br />
• una porta dall’autoerotismo, attraverso il narcisismo, all’amore oggettuale<br />
• una porta dall’autoerotismo, attraverso il narcisismo, a forme più alte e modificate di<br />
narcisismo<br />
Il procedere dello sviluppo è legato alla capacità della madre di disilludere gradualmente il<br />
bambino, ossia la frustrazione ottimale, generatrice di una struttura psicologica e della<br />
capacità fondamentale di tollerare la tensione.<br />
Il processo di formazione delle strutture è lento e passa attraverso due stati contemporanei:<br />
• l’imago parentale idealizzata<br />
• il sé grandioso<br />
2.1 L’imago parentale idealizzata<br />
E’ lo stato in cui, dopo essere stata esposta al disturbo dell’equilibrio psicologico del narcisismo<br />
primario, la psiche salva una parte della perduta esperienza di perfezione narcisistica totale<br />
attribuendola ad un Oggetto-Sé arcaico e rudimentale.<br />
La felicità ed il potere sono nell’oggetto idealizzato: si sente vuoto ed impotente quando è<br />
separato da esso, per cui cerca di mantenere un’unione costante con esso.<br />
Il processo di sviluppo è mantenuto dalla frustrazione ottimale, dalle risposte<br />
empatiche degli oggetti genitoriali al bisogno di idealizzazione che porta alla sua<br />
trasformazione in un processo che Kohut chiama “interiorizzazione trasmutante” in<br />
strutture endopsichiche.<br />
Le idealizzazioni del bambino piccolo sono di un contesto narcisistico ma lasciano la loro<br />
impronta duratura nella struttura della personalità mediante i processi di interiorizzazione della<br />
fase.<br />
C’è una linea evolutiva che, partendo dal narcisismo primario, conduce alla formazione del<br />
super-Io attraverso l’idealizzazione dell’oggetto.<br />
La libido narcisistica idealizzante non scompare con lo sviluppo ma continua a svolgere un<br />
ruolo significativo nei rapporti oggettuali maturi ed esercitando una forte influenza sulla<br />
costruzione delle due strutture centrali permanenti della personalità:<br />
• la struttura della psiche<br />
• il super-Io idealizzato<br />
La riuscita di questo sviluppo dipende dall’esperienza reale con gli oggetti sé genitoriali: il<br />
riconoscimento da parte del bambino delle qualità reali dei genitori e la graduale rilevazione<br />
empatica da parte dei genitori dei loro difetti mette in grado il bambino di ritirare dalle imago<br />
parentali una parte della libido idealizzante e di impiegarla nella costruzione di strutture che<br />
controllino le pulsioni.<br />
La delusione edipica nei confronti del genitore dello stesso sesso conduce all’idealizzazione<br />
del super-Io che protegge la personalità dal pericolo di una regressione narcisistica.<br />
Laddove il super-Io non si consolida sufficientemente la persona resta alla continua ricerca di<br />
conferme e fonti di appoggio esterne.<br />
Gli oggetti edipici e pre-edipici esercitano un’influenza decisiva sulla formazione della<br />
personalità adulta.<br />
Quando le strutture psicologiche nucleari si sono stabilite alla fine del periodo edipico, la<br />
perdita dell’oggetto non lascerà la personalità incompleta, mentre prima o durante il periodo<br />
edipico interferiscono gravemente sulla strutturazione fondamentale dell’apparato psichico.<br />
Kohut sostiene che lo sviluppo continua oltre l’infanzia e l’adolescenza ed esiste una<br />
vulnerabilità delle acquisizioni intrapsichiche e delle strutture psicologiche e il loro dipendere in
ogni fase della vita, dalle funzioni di sostegno dell’ambiente di oggetto-sé (partner, amici, figli,<br />
ecc.).<br />
Il compito essenziale dell’oggetto-sé genitoriale è di restare, momentaneamente, al<br />
bambino, una struttura di cui il suo sé non dispone ancora e di riprendersela gradualmente per<br />
favorire lo sviluppo ed il consolidamento del sé: se ciò non accade, si determina un danno<br />
permanente della personalità, una fissazione che può essere superata suolo attraverso il<br />
trattamento psicanalitico.<br />
Il ritiro massiccio, ma appropriato alla fase, di investimenti narcisistici dall’oggetto edipico<br />
conduce all’interiorizzazione di queste cariche e alla loro attribuzione alle funzioni di<br />
approvazione e di proibizione del super-Io e dei suoi valori e ideali.<br />
2.2 Il Sé grandioso<br />
E’ il complemento dello stadio dell’imago parentale idealizzata: viene riattivato<br />
terapeuticamente nella condizione di tipo traslativo indicata con il termine di transazione<br />
speculare.<br />
Lo sviluppo del sé grandioso può seguire due strade:<br />
• in condizioni ottimali vengono attenuati l’esibizionismo e la grandiosità e la struttura viene<br />
integrata nella personalità adulta<br />
• se invece il bambino subisce gravi traumi narcisistici il sé grandioso non è assorbito nell’Io<br />
ma si conserva nella sua forma inalterata: se il rapporto con la madre è disturbato si<br />
produce un iperinvestimento degli stadi primitivi del sé corporeo (autoerotico) e degli stadi<br />
arcaici del sé grandioso, con fissazione.<br />
Le circostanze che possono favorire, secondo Kohut, l’integrazione del sé grandioso sono le<br />
reazioni parentali appropriatamente selettive delle sue richieste di eco e di partecipazione<br />
alle manifestazioni grandioso-esibizionistiche delle sue fantasie grandiose.<br />
Se la risposta del genitore è sufficientemente sensibile e sintonizzata, il bambino impara ad<br />
accettare i propri limiti realistici, rinuncia alle fantasie grandiose e sostituisce le esigenze<br />
esibizionistiche con mete e scopi sintonici all’Io.<br />
La trasformazione del sé grandioso, che è il requisito essenziale per la salute mentale, risente<br />
di certe caratteristiche delle personalità che circondano il bambino, portano l’impronta degli<br />
atteggiamenti delle persone in cui si era riflesso il sé grandioso del bambino. Più che uno<br />
stadio evolutivo è uno stato, una posizione che si sviluppa o resta fissata a un livello arcaico.<br />
Avremo:<br />
• un sé grandioso fallico (edipico)<br />
• un sé grandioso pre-fallico<br />
Se escludiamo le doti genetiche di base, le molle che muovono lo sviluppo sono due:<br />
• l’empatia genitoriale indispensabile per la coesione del sé e la frustrazione ottimale,<br />
delusioni tollerabili dell’equilibrio narcisistico primario che portano all’instaurarsi delle<br />
strutture interne che permettono di calmarsi da sé e di tollerare la tensione narcisistica. In<br />
assenza della frustrazione ottimale il bambino non sviluppa la capacità di distinguere tra<br />
fantasia e realtà.<br />
• gli inevitabili fallimenti empatici delle figure genitoriali che consentono il consolidamento<br />
delle strutture di personalità.<br />
3. La revisione del complesso edipico<br />
Le esperienze del bambino diventano comprensibili solo se le si considera nella matrice delle<br />
risposte empatiche, non empatiche o parzialmente empatiche degli oggetti sé.<br />
Se il bambino sente che il padre lo considera con orgoglio un figlio degno di sé la sua fase<br />
edipica costituirà un passo decisivo nel consolidamento del sé e nel rafforzamento del modello<br />
del sé<br />
Se invece il riscontro è assente i conflitti edipici assumeranno un carattere infausto<br />
Le manifestazioni edipiche non sono il risultato inevitabile di un periodo evolutivo normale, ma<br />
prodotti di degenerazione, a causa di risposte fallimentari dell’adulto ai bisogni e richieste<br />
psicologiche normali di ammirazione, di affetto e riconoscimento.<br />
4. Il Sé
Il Sé è il centro esplicito dell’attenzione di Kohut: “non possiamo, attraverso l’empatia e<br />
l’introspezione, penetrare nel sé in quanto tale, possiamo solo percepire empaticamente o<br />
introspettivamente le sue manifestazioni psicologiche”.<br />
Ci sono 2 accezioni di fondo del Sé:<br />
• il sé come componente dell’apparato mentale<br />
• il sé come centro dell’universo psicologico dell’individuo<br />
Il sé si forma in quanto “l’ambiente umano reagisce al bambino”, sono importanti le risposte<br />
empatiche dell’ambiente per la sopravvivenza psicologica del sé nascente.<br />
La migliore definizione del sé in Kohut è quando egli parla del sé nucleare che si stabilisce nel<br />
corso del primo sviluppo psichico per via di inclusioni, interiorizzazioni ed esclusioni.<br />
Il desiderio del bambino per il cibo, la cosiddetta oralità, non costituisce “la configurazione<br />
psicologica primaria”, con esso il bambino afferma il suo bisogno di un oggetto-sé che gli<br />
fornisca il cibo, di essere nutrito empaticamente.<br />
Parimenti la fase anale classica è una fase precoce del processo di consolidamento del sé che<br />
può avere esiti diversi.<br />
Il concetto di bipolarità del sé (tripolarità): Kohut parla del sé come di un arco di tensione<br />
nucleare che tende, una volta costituito, a realizzare le sue potenzialità intrinseche e delle<br />
ambizioni e degli ideali fondamentali della persona come poli del sé.<br />
Ciò di cui il bambino ha bisogno non sono né risposte empatiche continue e perfette da parte<br />
dell’oggetto-sé né un’ammirazione irrealistica, ma della capacità dell’oggetto-sé di rispondere<br />
con un riscontro speculare adeguato almeno una parte del tempo.<br />
Esiste una differenza fondamentale tra:<br />
a) l’oggetto-sé arcaico esperito narcisisticamente<br />
b) le strutture psicologiche che continuano a svolgere le funzioni di regolazioni delle pulsioni,<br />
di integrazione e di adattamento svolte precedentemente dall’oggetto esterno<br />
c) gli oggetti veri e propri che sono investiti con cariche pulsionali oggettuali, cioè oggetti<br />
amati e odiati da una psiche separata dagli oggetti arcaici<br />
5. La psicopatologia<br />
La radice fondamentale della psicopatologia per Kohut è l’indisponibilità degli oggetti reali<br />
a fungere da oggetto-sé per il bambino.<br />
Il contributo più innovativo di Kohut riguarda i disturbi di personalità narcisistici.<br />
E’ importante il contesto interpersonale primario: il trauma genetico fondamentale è<br />
radicato nella psicopatologia dei genitori e specialmente nelle loro fissazioni narcisistiche. I<br />
sentimenti e le reazioni del paziente trovano spiegazione nelle esperienze relazionali della<br />
prima parte della sua vita.<br />
L’inattendibilità o la carenza delle risposte materne giocano nello sviluppo patologico del<br />
sé del bambino un ruolo fondamentale impedendo o limitando il processo di costruzione di<br />
strutture psicologiche. A volte è la depressione della madre a impedirle di rispondere<br />
adeguatamente al suo bambino.<br />
Altra tesi di Kohut: i disturbi del sé di rilevanza patologica derivano sempre da un duplice<br />
fallimento, grave e continuativo, materno e paterno, nell’oggetto-sé speculare e in quello<br />
idealizzato.<br />
L’angoscia centrale in questi disturbi non è la paura dell’evirazione, ma è:<br />
• la paura di un’intrusione nell’Io delle strutture narcisistiche (depersonalizzazione)<br />
• la paura della perdita del “sé realtà” per la fusione con l’imago parentale idealizzata<br />
• la paura della perdita di contatto con la realtà e dell’isolamento per effetto<br />
dell’esperienza di una grandiosità irrealistica<br />
• esperienza spaventose di vergogna e dolore provocate dall’intrusione di libido<br />
esibizionistica<br />
• preoccupazioni ipocondriache dovute all’iperinvestimento di aspetti scissi del corpo e<br />
della psiche<br />
L’Io teme la vulnerabilità del sé maturo, la frammentazione temporanea del sé o le intrusioni<br />
nel suo ambito di forme arcaiche di grandiosità.<br />
I pazienti hanno bisogno, per mantenere un sufficiente bisogno di coesione del sé, della<br />
presenza continua degli oggetti, della loro approvazione e conferma, e di altri tipi di<br />
sostegno narcisistico.
La sintomatologia è vaga, Kohut parla di umore depresso, mancanza di entusiasmo e di<br />
iniziativa nel campo del lavoro disagio per il proprio stato fisico e mentale, tendenze perverse.<br />
La sintomatologia tende a colpire molti livelli:<br />
• la sfera sessuale (fantasie perverse o non interesse per il sesso)<br />
• la sfera sociale (incapacità di stabilire rapporti significativi)<br />
• i tratti di personalità manifesti (mancanza di empatia, di umorismo, di senso delle<br />
proporzioni, ecc.)<br />
• la sfera psicosomatica (preoccupazioni ipocondriache)<br />
Il trattamento vuole portare il settore centrale della personalità a riconoscere la presenza di<br />
mete narcisistiche e perverse consce e preconsce.<br />
Kohut differenzia due gruppi di disturbi di personalità:<br />
• le persone in cui il sé grandioso arcaico è presente prevalentemente in condizioni di<br />
rimozione e/o negazione: ciò produce una carenza narcisistica (diminuzione della fiducia<br />
in sé, vaghe depressioni, mancanza di entusiasmo per il lavoro, ecc.)<br />
• le persone in cui il sé grandioso arcaico è escluso dal dominio del settore realistico della<br />
psiche da una scissione verticale, il sé grandioso è cosciente e influenza le attività<br />
producendo atteggiamenti orgogliosi, vanagloriosi, imperativi e categorici.<br />
6. La teoria kohutiana della terapia<br />
Il processo psicanalitico è diverso nella psicanalisi classica e nella psicologia del sé:<br />
• la psicanalisi tradizionale, che spiega l’uomo nei termini di un apparato psichico che<br />
elabora le pulsioni, durante la terapia, concentra la sua attenzione sui difetti nella soluzione<br />
del conflitto di macrostrutture psichiche<br />
• la psicologia psicanalitica del Sé, che spiega l’uomo nei termini di un sé sostenuto da un<br />
ambiente di oggetto-sé, durante la terapia concentra la sua attenzione sui difetti e sulle<br />
deformazioni delle microstrutture del sé: compito dell’analisi è l’esplorazione nelle loro<br />
dimensioni dinamiche e genetiche dei difetti della struttura del sé mediante l’indagine dei<br />
transfert di oggetto-sé.<br />
Il Sé, anche quello più sano, è sempre costituito, almeno in parte, da strutture compensative.<br />
Il trattamento sul paziente deve essere “su misura”: il processo di guarigione consiste nel<br />
raggiungimento della capacità di rasserenarsi da solo, nell’acquisizione di un senso di<br />
continuità del sé nel tempo, grazie alla disponibilità di un oggetto-sé adeguato (il terapeuta).<br />
Anche la persona dalle risorse interne più ampie (autostima, ambizioni, ideali, ecc.) continua<br />
ad avere bisogno del sostegno degli oggetti-sé.<br />
L’esperienza emotiva correttiva non è semplicemente un comportamento deliberato<br />
dell’analista diretto ad abbreviare l’analisi evitando l’elaborazione del transfert.<br />
La risonanza empatica non lega permanentemente il paziente all’analista, ma ne attiva e<br />
rafforza le potenzialità maturative bloccate, con la maggiore capacità, rispetto alla psicanalisi<br />
classica, di accogliere le richieste narcisistiche del paziente.<br />
Il processo analitico non può costituire ex-novo un sé nucleare, ma può colmare le lacune, le<br />
debolezze e le disarmonie fornendo il tessuto connettivo a un’architettura deficitaria:<br />
l’analista comprende ciò che il paziente prova attraverso l’empatia o l’introspezione.<br />
La guarigione psicanalitica quindi si basa su un accrescimento della struttura psichica<br />
ottenuto tramite al frustrazione ottimale dei bisogni e dei desideri del paziente in forma di<br />
interpretazioni corrette.<br />
7. Conclusioni<br />
Per Kohut l’uomo tragico cerca di esprimere un modello del suo sé nucleare: i suoi sforzi vanno<br />
al di là del principio di piacere.<br />
Una parte della sofferenza psichica va vista come assenza o inadeguata costituzione di<br />
strutture mentali connesse a primarie carenze ambientali, ossia gravi difficoltà nel rapporto<br />
empatico con la madre.<br />
Kohut sottolinea anche la freddezza emotiva congenita del bambino insensibile oltre alla<br />
freddezza emotiva della madre: compresenza di fattori legati alla madre e al bambino.
VIII Capitolo. I modelli della psicopatologia<br />
C’è un pluralismo di modelli ed anche una evoluzione dei termini delle patologie nel corso del<br />
tempo.<br />
La psicologia <strong>dinamica</strong> non separa nettamente la psico<strong>dinamica</strong> della normalità da quella della<br />
psicopatologia (come diceva Freud non si può tracciare un netto confine tra normalità e<br />
nevrosi), la psicanalisi parla più di processi psicologici che di disturbi.<br />
C’è un continuum tra salute e malattia.<br />
C’è stato nel corso del tempo, un cammino della psicanalisi, cioè un continuo riassetto della<br />
teoria.<br />
1. Le controversie: fantasia o fallimento ambientale ?<br />
Sono da risolvere due quesiti:<br />
• se il sé è da vedersi come:<br />
o una costruzione individuale intesa fondamentalmente in senso intrapsichico<br />
(Freud)<br />
o come un’unità intersoggettiva nel senso di una costruzione interpersonale<br />
(Winnicott o Kohut)<br />
• qual’é la costituzione di base della natura umana:<br />
o in conflitto con l’ambiente (Freud) per cui i fenomeni mentali sono la risultante di<br />
un conflitto<br />
o consonante con il mondo esterno (Fairbairn o Winnicott, Stern o Bowlby) per cui il<br />
disagio mentale da vedersi come l’espressione di un fallimento ambientale o<br />
genitoriale<br />
La causa della psicopatologia poggia le sue radici nel trauma oppure è la risultante di<br />
fraintendimenti delle prime esperienze infantili dovuti all’impatto deformante delle fantasie<br />
infantili.<br />
La malattia mentale è l’espressione di un conflitto inconscio irrisolto o di un arresto dello<br />
sviluppo.<br />
Conflitto: modello classico di psicopatologia che considera la mente come un’entità presa in<br />
affitto da conflitti interni, il paziente soffre di inibizioni relative ad impulsi sessuali, a sensi di<br />
colpa e ansia.<br />
Arresto dello sviluppo: modello alternativo di psicopatologia che considera che il primo<br />
sviluppo vien contrastato in modo cruciale dall’assenza della comprensione affettiva dei<br />
genitori.<br />
L’insufficienza ambientale può essere vista in vari modi:<br />
• lo psicologo dell’Io enfatizza la deficienza dell’identificazione paterna<br />
• lo psicologo delle relazioni oggettuali sottolinea la mancanza dell’esperienza di libertà<br />
nell’essere<br />
• lo psicologo del sé evidenzia la mancanza di relazioni di sostegno nello sviluppo<br />
2. Pluralismo dei modelli<br />
E’ impossibile unificare i modelli. La storia è:<br />
50 anni fa la malattia era dovuta ad inibizioni sessuali, poi all’epoca di Melanie Klein era l’esito<br />
di un conflitto morale inconscio, con Bion il paziente è affetto da travisamenti e deliri inconsci.<br />
Gabbard propone una differenziazione individuando 3 modelli di lettura della psicopatologia:<br />
• il modello della psicologia dell’Io per cui sono primarie le pulsioni quali l’aggressività e la<br />
sessualità (relazioni oggettuali secondarie): il super-Io e l’Es combattono tra loro.<br />
• il modello delle relazioni oggettuali per cui le pulsioni emergono all’interno della relazione e<br />
il conflitto è una lotta tra impulso e difesa<br />
• il modello della psicologia del sé secondo cui le relazioni esterne aiutano la persona a<br />
mantenere la stima di sé e la coesione del sé.<br />
Bateman e Holmes individuano 3 modelli di salute psichica (tre strategie di cura):
• il modello conflittuale classico in cui il soggetto ha rimosso le esperienze problematiche per<br />
mantenere lo stato di coerenza e il trattamento ha lo scopo di aumentare l’insight e il<br />
dominio dell’Io<br />
• il modello conflittuale kleiniano e delle relazioni oggettuali in cui impera il conflitto tra<br />
amore e odio, tra bisogno di dipendenza e paura della perdita<br />
• il modello deficitario delle relazioni interpersonali e d’oggetto in cui il deficit è di natura<br />
ambientale, una carenza ambientale<br />
Fonagy propone una diversa differenziazione:<br />
• il modello strutturale che poggia sul modello freudiano con le successive modificazioni<br />
• il modello kleiniano-bioniano<br />
• il modello del gruppo indipendente<br />
• i modelli nordamericani delle relazioni oggettuali in cui vengono ricercate varie soluzioni al<br />
problema del rapporto tra relazioni interne ed esterne.<br />
3. Il modello strutturale<br />
La tesi di fondo è il modello conflittuale classico in cui il fallimento dell’apparato mentale si<br />
svolge secondo la sequenza del modello della patogenesi:<br />
conflitto rimozione riattivazione del conflitto compromesso nevrotico<br />
Il meccanismo di formazione del sintomo è che il conflitto causa angoscia per cui l’Io è un<br />
pericolo interno, ciò porta all’instaurarsi di una difesa e quindi a un compromesso: le<br />
rappresentazioni rimosse per essere ammesse alla coscienza, si esprimono nei sintomi, nei<br />
sogni o in un prodotto dell’inconscio in modo da essere irriconoscibili e mascherate.<br />
Il mondo intrapsichico è in conflitto tra le tre istanze Io, Es e Super-Io. I successori di<br />
Freud accentueranno il tema degli aspetti adattivi dell’Io aprendo interesse per la formazione<br />
del carattere e del rapporto tra individuo e ambiente.<br />
L’obiettivo del trattamento (la teoria del cambiamento) è rovesciare i normali rapporti tra i<br />
singoli territori della psiche, ossia operare una ristrutturazione della personalità.<br />
4. Il modello kleiniano-bioniano<br />
Il conflitto è tra amore e odio, tra bisogno di dipendenza e paura della perdita (Klein).<br />
L’origine della psicopatologia è l’intensa ansia determinata dalle fantasie sadiche infantili. La<br />
nevrosi ossessiva è una difesa contro l’originaria ansia psicotica.<br />
Nell’identificazione proiettiva una parte dell’Io è frammentata e proiettata nella<br />
rappresentazione dell’oggetto.<br />
Bion parla delle deficienze nella capacità di contenimento della madre (reverie).<br />
L’ansia più comune è il senso di colpa e della perdita dell’oggetto amato.<br />
L’obiettivo del cambiamento è il superamento delle angosce depressive e la rielaborazione del<br />
lutto primitivo .<br />
5. Il modello delle relazioni oggettuale inglese<br />
L’idea di fondo è che le pulsioni emergono nel contesto di una relazione (es. tra bambino e<br />
caregiver): la struttura psichica deriva dai bisogni centrali di una relazione. Le relazioni<br />
interpersonali sono state interiorizzate e si sono trasformate in rappresentazioni interne. Il<br />
conflitto è uno scontro tra coppie contrapposte di unità interne di relazioni oggettuali.<br />
L’origine della psicopatologia è nelle vicende dei primi 3 anni di vita con attenzione<br />
all’ambiente. Secondo Fairbairn le difficoltà nei pazienti schizoidi emergono dall’esperienza<br />
infantile che l’amore sia distruttivo per la madre.<br />
Nel trattamento è necessario riconoscere e accettare le parti del sé che sono state “negate”.<br />
Accanto alla teoria del conflitto quindi c’è quella di un deficit o carenza ambientale che causa<br />
il disagio psichico.<br />
6. Il modello della psicologia del sé<br />
Kohut ha allargato l’interesse ai pazienti con disturbi narcisistici, ossia relativi alla<br />
regolazione dell’autostima, alla mancanza di capacità di mantenere le relazioni, alla sessualità<br />
perversa, o alla mancanza di empatia e di umorismo.<br />
E’ importante la necessità che i bisogni dei pazienti durante la terapia siano soddisfatti<br />
nell’idea che l’essere umano abbia bisogno di risposte empatiche, convalidanti la stima di sé.
La psicopatologia è data da un arresto dello sviluppo per un’indisponibilità dei genitori nei<br />
riguardi del bambino. Quando i genitori falliscono nel sostentamento dei bisogni narcisistici dei<br />
figli il sé grandioso arcaico e l’immagine parentale idealizzata si irrigidiscono e fallisce il<br />
processo di integrazione delle varie strutture del sé.<br />
Il trattamento consste nel portare il settore centrale della personalità a riconoscere la presenza<br />
di mete narcisistiche e perverse consce e preconsce.<br />
7. Il modello dell’”infant research” <strong>dinamica</strong><br />
Il disturbo può essere collocato soltanto nella relazione madre-bambino, come evoluzione<br />
della tesi di Winnicott, con il tema della funzione di specchio della madre (mirroring). Lo<br />
sviluppo si realizza per processi interpersonali e le tematiche affettive e i comoiti evolutivi<br />
vanno risolti all’interno della relazione madre-bambino.<br />
I disturbi sono l’espressione sintomatica di modelli relazionali disturbati che sono stati<br />
interiorizzati e la patologia è relazionale ed esprime non solo una deficienza nella relazione di<br />
accadimento ma anche un fallimento dell’incontro tra 2 menti o un fallimento della capacità di<br />
allineamento e sintonizzazione reciproca tra bambino e caregiver.<br />
L’attaccamento (attachment) del piccolo al genitore può essere considerato la controparte del<br />
legame del genitore verso il figlio (parental bonding). Si verificano problemi psicopatologici<br />
quando alcuni genitori disturbati inadeguati a sostenere le ansie della crescita sperimentano<br />
nel processo di accudimento l’attivazione di un sottosistema di affiliazione inadeguato sul piano<br />
dello sviluppo evolutivo con conseguenze di misunderstanding, limiti nelle capacità di<br />
simbolizzazione e mentalizzazione.
Parte terza – Ulteriori sviluppi<br />
IX Capitolo. La nascita del pensiero: Wilfred R. Bion<br />
1. Il modello bioniano di mente<br />
Bion ha un’immagine psicobiologica di mente, per cui c’è una stretta connessione tra i<br />
processi somatici e quelli psichici. Il corpo è intriso di virtualità psicologiche ed invoca la<br />
psichicità come messa in forma di vissuti emotivi e il pensiero è il modo di legare questi<br />
vissuti, cioè dar loro un significato. In ciascuno di noi è presente un livello proto mentale.<br />
L’immagine psicobiologia di mente è il quadro in cui si inserisce la teoria bioniana dello<br />
sviluppo come crescita, a partire dai bisogni corporei, del pensiero e delle funzioni<br />
mentali e la psicosi è il deficit o il crollo di queste funzioni.<br />
Condivide con Freud l’idea di una psichicità in principio anoggettuale ma secondo Bion è<br />
organizzata in un pensiero, in un significato: l’oggetto mentale è il risultato stesso di questa<br />
messa in forma o trasformazione delle afferenze corporee, sensoriali ed emozionali. Bion parla<br />
non di pulsioni, ma di funzioni, operazioni atte a dar forma e creare pensiero.<br />
L’oggetto che secondo Bion è oggetto di pensiero più che oggetto-cosa concreta, è il risultato<br />
di una funzione di sintesi e di trasformazione e non qualcosa che, innato o proiettato che sia, si<br />
offre d’embleè (klein).<br />
E’ prioritaria per Bion la formazione del contenitore più che dei contenuti, le funzioni più che gli<br />
oggetti, i legami più che gli oggetti legati.<br />
La psicosi non è tanto spiegata tramite la <strong>dinamica</strong> di oggetti interni, quanto come crollo<br />
dell’apparato e delle funzioni mentali.<br />
La griglia di Bion è una schema grafico, a forma di matrice, utile a inquadrare, dopo la<br />
seduta, il materiale clinico in funzione di 2 parametri: il tipo di uso che l’analizzando fa di una<br />
data affermazione e il tipo di materiale presentato (secondo una scala di forme di pensiero<br />
dalle più grezze alle più raffinate).<br />
Una medesima frase o parola può avere più significati e diventano prioritari il contesto del dire<br />
(sintassi) e l’intenzione del locutore (pragmatica) per cogliere il senso. Per Bion il simbolo<br />
rappresenta una congiunzione riconosciuta come costante dal gruppo o dal singolo.<br />
2. La gruppalità originaria della persona<br />
A Bion fu affidato il compito di curare, come psichiatra, la riabilitazione di soldati affetti da<br />
nevrosi di guerra nel secondo conflitto mondiale: tentò terapie collettive e attività di gruppo<br />
autogestite.<br />
Il gruppo è considerato come un soggetto unico e vide l’affiorare di una serie di stati emotivi,<br />
di atmosfere collettive che chiamò “mentalità di gruppo” o “cultura di gruppo”.<br />
Inventò espressioni linguistiche nuove, per evitare preconcetti, e chiamò “assunti di base”<br />
(AdB, Basic assumptions) 3 configurazioni tipiche e ricorrenti della mentalità di gruppo.<br />
AdB lotta e fuga quando il gruppo si sente minacciato<br />
AdB dipendenza quando il gruppo attende dal un leader interno la soluzione ai problemi<br />
Adb accoppiamento quando spera che la soluzione venga dall’unione di alcuni membri del<br />
gruppo<br />
Il capo del gruppo emerge dall’AdB attivo in quel momento. Esempio: un soggetto paranoide è<br />
il leader naturale del gruppo in AdB lotta e fuga.<br />
Bio elabora la nozione di sistema protomentale in cui esistono dei prototipi dei tre assunti di<br />
base ognuno dei quali esiste in funzione dell’appartenenza dell’individuo al gruppo. E’ un’area a<br />
cavallo tra mente e corpo, sede di emozioni caotiche che spiega il carattere collettivo delle<br />
emozioni e delle reazioni del gruppo.<br />
Il protomentale si configura anche come una sorta di gruppalità interna all’individuo per il<br />
fatto che in ciascuno c’è una disposizione costitutiva e non accidentale che Bion chiama<br />
valenza, ad essere uno col gruppo.<br />
Gli AdB, dando luogo a fasi dominate dall’emozione, sono il più delle volte di ostacolo al gruppo<br />
di lavoro e deve essere superato nella direzione della differenziazione individuale, ma la<br />
spinta del protomentale può essere un incentivo per l’evoluzione degli AdB verso il “gruppo di<br />
lavoro specializzato”, cioè forme di gruppo funzionali.
3. Formazione del pensiero come cardine dello sviluppo<br />
Bion abbraccia un’accezione larga di pensiero e ne propone un ventaglio di tipi, in funzione del<br />
grado di elaborazione: gli “elementi alfa”, i pensieri onirici e i miti, le preconcenzioni, le<br />
concenzioni, i concetti, il sistema scientifico deduttivo, e infine il calcolo algebrico. Il pensiero<br />
scientifico è la forma psicologicamente più evoluta.<br />
Il pensiero è visto in stretto intreccio con la sfera emotiva: la sua accezione di esperienza, da<br />
cui occorre apprendere per la crescita, non è empiristica ma è intesa come esperienza emotiva<br />
in cui l’individuo è preso.<br />
Alla costituzione del pensiero concorrono le afferenze emozionali, le sensazioni di piacere, di<br />
angoscia, di terrore.<br />
Bion chiama “elementi beta” le afferenze sensoriali ed emotive grezze.<br />
La capacità di “metabolizzare” sensazioni ed emozioni grezze è detta “funzione alfa” e le<br />
prime forme di pensiero sono appunto elementi alfa in cui comprendiamo le immagini visive,<br />
gli schemi uditivi e gli olfattivi. Tutto il materiale utilizzabile dai pensieri onirici, dal pensiero<br />
inconscio di veglia, dalla barriera di contatto, dalla memoria.<br />
Già nelle prime fasi di sviluppo, grazie alla funzione alfa, si attua il passaggio dalla<br />
preconcezione alla concezione: la prima è una forma di pensiero consistente in un’aspettativa,<br />
ma l’oggetto è veramente pensato solo all’incontro dalla preconcezione “con impressioni<br />
sensoriali a essa adeguate”: da qui finalmente il pensiero, nella forma di concezione<br />
dell’oggetto soddisfacitorio.<br />
Bion ha una chiara distinzione tra oggetto e pensiero di esso. Il pensiero si forma anche i<br />
assenza dell’oggetto soddisfacitorio e consiste giusto nella rappresentazione dell’oggetto<br />
assente o pensiero in assenza dell’oggetto.<br />
In caso positivo nel bambino si forma, bonificando gli elementi beta, l’immagine dell’oggetto<br />
assente e gratificante sentito come assente e non come allucinato: si apre così lo spazio di un<br />
pensiero desiderante.<br />
Nel caso invece di incapacità a differire la soddisfazione, in carenza cioè di funzione alfa, si<br />
genera, anziché il pensiero di oggetto assente, la falsa presenza di un oggetto irreale, cattivo,<br />
la non-cosa, che risulta dall’aggregazione di elementi beta che devono essere eliminati.<br />
Alla formazione della funzione alfa, e in genere alla capacità del bambino di modificare i<br />
dirompenti elementi beta, concorre la madre con la sua maggiore o minore capacità di dare<br />
un senso, una risposta corretta alle emozioni del bambino. La madre favorisce non soltanto<br />
l’introiezione dell’oggetto buono, ma anche la formazione delle strutture e funzioni mentali.<br />
Grazie all’accudimento il bambino apprende dalla madre le capacità di contenimento e<br />
introietta il contenitore stesso e con ciò la funzione alfa. La funzione materna di metabolizzare<br />
gli elementi beta del bambino è resa possibile da ciò che Bion chiama la reverie, cioè la dote<br />
di immedesimarsi con un pensiero preconcettuale, empatico, nei vissuti del piccolo<br />
restituendogli elaborati.<br />
La reverie materna suppone evidentemente un’area proto mentale, trans individuale e alla<br />
frontiera tra soma e psiche.<br />
Un certo rilievo nello sviluppo del pensiero lo hanno anche i miti che Bion pone tra gli elementi<br />
alfa e le preconfezioni. Il mito fa parte della parato primitivo degli strumenti di apprendimento<br />
di cui dispone l’individuo e consente di mettere ordine nella conoscenza del mondo,<br />
organizzando in particolare le trame di rapporti tipici tra gli individui. Si può parlare del mito<br />
come di un a-priori biologico culturale della conoscenza e del comportamento sociale umano.<br />
4. Aspetti topici e motivazionali<br />
Per quanto riguarda il rapporto tra conscio e inconscio Bion introduce la nozione di barriera<br />
di contatto, una zona di passaggio, costituita sul modello delle sinapsi neuronali, dove i<br />
processi mentali possono transitare senza soluzione di continuità tra un’area e l’altra.<br />
La funzione alfa forma tanto i pensieri consci che inconsci e il passaggio è nei due sensi: vi è<br />
un pensiero vigile nel sogno e un pensiero sognante nelle attività coscienti. Conscio e inconscio<br />
sono due punti di vista reversibili e ogni processo psichico ha una visione binoculare.<br />
L’oggetto mentale integra emozioni ed elementi percettivi: nella costituzione di un pensiero<br />
convergono gli aspetti psicodinamici e le percezioni o immagini degli oggetti. Il momento<br />
motivazionale è sia nella stessa funzione alfa come creatrice di pensiero che nella spinta alla<br />
crescita insita nella necessità di modificare gli elementi beta.
Odio (H) e amore (L) sono intesi come fattori intrinseci al legame subordinati ad un terzo<br />
fattore, la conoscenza (K), sono qualità del legame.<br />
Opposto all’amore non è l’odio ma la rottura del legame, la mancata rappresentazione<br />
dell’altro. Opposto di K non è l’ignoranza ma la disgregazione della funzione del pensiero.<br />
L’evoluzione dello sviluppo è lineare e avviene attraverso due tipi di operazioni (meccanismi):<br />
• l’interazione di contenitore e contenuto ha il suo prototipo nella funzione materna di<br />
ricettacolo capace di elaborare gli elementi beta proiettati dal bambino nella madre:<br />
contenitore e contenuto sono parte dell’apparato della funzione alfa della madre e trova i<br />
presupposti nei vissuti soggettivi di funzioni fisiologiche (nutrizione e respirazione).<br />
• l’oscillazione ottenuta generalizzando le due posizioni kleniane schizoparanoide<br />
(PS) e depressiva (D) sullo stesso piano, sinonimo dei processi di frammentazione e<br />
integrazione, alternanza tra analisi e sintesi, tra scomposizione in elementi e loro<br />
ricomposizione, tra rottura e nuova forma.<br />
5. Sviluppo come trasformazione<br />
Il problema della crescita conseguita con l’apprendimento attraverso l’esperienza emotiva, si<br />
radicalizza: da una parte le ristrutturazioni necessarie in ogni cambiamento (con il dolore) e la<br />
necessità di recuperare l’origine, entrando in contatto con ciò che Bion chiama O. Non essendo<br />
sufficienti le trasformazioni in K occorre rinunciare a K e ripassare per O.<br />
Le trasformazioni in O sono prioritarie e riguardano la realtà anteriore alla conoscenza. O è<br />
sede di una psichicità indifferenziata (tra mente e corpo e tra soggetto e oggetto ed è<br />
definito la verità assoluta.<br />
L’esperienza emozionale, la cosa in cui consistono gli elementi beta, è un vissuto anteriore<br />
alla parola e quindi O è un vissuto inesprimibile. O si ritrova anche in ricorrenti esperienze<br />
emozionali forti quali l’angoscia, il terrore, o il godimento, l’orgasmo ecc. Se la si vuole<br />
esprimere con le parole ci se ne separa, l’essere è diverso dal dire.<br />
Per Bion è essenziale alla crescita il momento della catastrofe, lo sviluppo non<br />
necessariamente è lineare, né assicurato. O è un momento di ritorno a un’area priva di<br />
strutturazione.<br />
O è l’area a cui attinge non solo il mistico, ma anche il grande artista, lo scienziato<br />
geniale, ogni personalità innovativa perché ha elaborato un’idea nuova ripartendo dalle radici.<br />
Un analogo processo di passaggio in O deve farlo il soggetto in analisi e l’analista, partecipando<br />
con il paziente ai momenti di terrificante destrutturazione dell’esperienza di O. In questo tipo di<br />
trasformazioni il tempo perde di senso: “l’evoluzione mentale o crescita è catastrofica e priva<br />
di tempo”.<br />
6. La psicopatologia<br />
Bion a partire dagli anni ’50 si dedica alla cura analitica di soggetti psicotici e nel suo libro<br />
“Attacchi al legame” parla di transfert negativo nella psicosi: il paziente stravolge ciò che fa in<br />
rapporto con lui più che attaccarlo. Distorce la comunicazione linguistica, così anche con i<br />
genitori e le persone familiari. E’ in gioco non tanto una <strong>dinamica</strong> di oggetti cattivi, ma una<br />
disgregazione della funzione di contenere.<br />
Lo psicotico è un soggetto sopraffatto da una serie di elementi beta, collegati ad un<br />
senso di catastrofe, da attribuire al fallimento o alla carenza a suo tempo della funzione di<br />
reverie: il bambino, incompreso nei suoi bisogni primari e privo della capacità di contenere le<br />
emozioni, introietta il terrore di morire.<br />
Gli elementi beta, in mancanza di quelli alfa, danno luogo ad un’agglomerazione perversa<br />
di vissuti non elaborati: è lo schermo beta che si pone al posto della barriera di contatto tra<br />
conscio e inconscio.<br />
Ne risulta un pseudoapparato mentale che porta alla produzione di formazioni<br />
deliranti (oggetti bizzarri). Nella psicosi si assiste al crollo dell’apparato per pensare, un<br />
conflitto tra K e non K, mentre nella nevrosi il conflitto è tra conscio e inconscio, il<br />
soggetto giunge a formulare un pensiero, una verità che però respinge.<br />
L’analista dovrebbe lasciarsi andare ad un pieno coinvolgimento di tutta la sua persona nella<br />
trasformazione in O, solo in un secondo momento può emergere un pensiero che contenga ed<br />
interpreti (trasformazione in K) il vissuto comune creatosi nella relazione.<br />
Analista ed analizzando hanno da apprendere dalla comune esperienza emotiva, un’area<br />
comune, transindividuale, proto mentale mediante una capacità di immedesimarsi nell’altro.
Il modello bioniano lavora attraverso la trasformazione: dal magmatico, confusivo,<br />
gruppale e virtuale al formato, distinto, pensato, individuato e individuale.
X Capitolo. Il concetto di campo: i Baranger e le elaborazioni italiane<br />
Il concetto di campo dinamico nasce nella psicologia della Gestalt ed è stato ripensato da<br />
Merleau-Ponty secondo cui il fenomeno psichico non può che essere descritto nella<br />
contestualità mutante per l’oggetto ed il soggetto. L’antesignano della crisi del modello uni<br />
personale è Freud in “Costruzione nell’analisi” e poi Ferenczi che pone al centro l’interazione e<br />
quindi la Klein con la vivezza della coppia al lavoro nel qui e ora.<br />
Per Bion infine la psicanalisi deve immergersi nell’ascolto del paziente e di se stessi.<br />
Il concetto di campo bipersonale è esposto dai coniugi Baranger nel libro “La situazione<br />
psicanalitica come campo bipersonale” (1961): un campo di interazione e di osservazione in<br />
cui il paziente non è solo perché accompagna l’analista come osservatore partecipante.<br />
Ferro e Manfredi hanno introdotto il pensiero dei Baranger in Italia.<br />
1. Il concetto di campo bipersonale nella prospettiva elaborata dai Baranger<br />
I Baranger appartenevano all’Associazione psicanalitica argentina. Per loro la situazione<br />
analitica è un incontro di due persone inestricabilmente legate e complementari per la durata<br />
della situazione.<br />
Il campo è l’oggetto immediato della percezione dell’analista che ha il compito di osservare<br />
l’analizzando nello stesso ambiente, è una struttura spaziale e temporale. In analisi due<br />
persone si configurano l’una rispetto all’altra secondo posizioni stabili.<br />
La cadenza ed il tempo degli incontri sono fissi, ma il campo spaziale e temporale<br />
della relazione si modifica attraverso i vissuti transferali e controtransferali e i cambiamenti<br />
della coppia: è un campo vivo, o meglio vivificato dai vissuti. Ciò è chiamata dai Baranger<br />
“relazione psicoterapeutica bipersonale”.<br />
1.1 Il corpo in psicanalisi<br />
I Baranger sostengono che ogni analizzando costruisce un proprio linguaggio corporeo che va<br />
compreso, così anche l’analista partecipa con il proprio corpo alla comunicazione inconscia<br />
dell’analizzando (centralità del corpo).<br />
Bisogna considerare 4 punti:<br />
1) Le sensazioni, i processi e gli eventi corporei dominano l’esperienza precoce del bambino<br />
2) Il sesso è un potente organizzatore dell’esperienza<br />
3) I potenti influssi biologici nell’eccitazione sessuale, la sensazione di essere spinti da<br />
qualcosa forniscono un vocabolario naturale per l’espressione delle dinamiche di conflitto,<br />
angoscia, ecc.<br />
4) Il senso di esclusione dall’esperienza sessuale dei propri genitori assume un significato di<br />
divisione degli ambiti interpersonali, l’accessibile contro l’inaccessibile, il visibile contro<br />
l’oscuro, ecc.<br />
I Baranger introducono il concetto di controidentificazione proiettiva somatica per indicare<br />
come l’analista manifesti reazioni somatiche in risposta alle identificazioni proiettive di cui è<br />
oggetto da parte del paziente.<br />
Le configurazioni del campo possono essere storiche, attuali o transferali. Compito<br />
dell’analista è cogliere e interpretare il punto di urgenza o la fantasia per ottenere una<br />
trasformazione della situazione che si forma nella relazione di coppia e non è la somma delle<br />
fantasie dei due, ma è qualcosa che si crea all’interno dell’unità che essi costituiscono nella<br />
seduta e differisce dalle singole fantasie.<br />
La fantasia inconscia del campo bipersonale è costituita dal gioco reciproco di identificazioni<br />
proiettive e introiettive e dalle relative controindicazioni.<br />
L’analista deve sapere mantenersi sospeso tra una partecipazione che lo assorbe nel campo e<br />
lo paralizza e un distacco che lo limita.<br />
Tra i due è presente una scacchiera, un campo: l’analizzando con le sue comunicazioni e<br />
resistenze e l’analista con le sue interpretazioni.<br />
Si ha la paralisi del campo in prossimità dei cosiddetti bastioni come il rifugio inconscio di<br />
imponenti fantasie di onnipotenza del paziente.
Il bastione dell’analizzando può essere rinforzato da una collusione inconscia dell’analista: una<br />
situazione del genere può durare sine die a meno che non intervenga qualcosa di inatteso che<br />
ristruttura il campo.<br />
Nel caso di un analizzando che comunicava un senso di inautenticità, di incapacità ad avere<br />
sentimenti, lo stallo durò finché non emersero sentimenti di disperazione e persecuzione gravi<br />
fino ad allora tenute nel bastione. In questo processo l’interpretazione ha il compito di produrre<br />
lo sgretolamento e la reintegrazione dei bastioni scissi.<br />
Secondo Corrao il metodo interpretativo consiste nell’attribuire un senso a tutti i segni ed<br />
enunciati ripartiti tra il testo e il contesto di una situazione.<br />
Corrao opera una distinzione tra “testo-contenuto” e “contesto-contenitore”.<br />
La funzione del contesto-contenitore è di fornire il campo ermeneutico che consente la<br />
formulazione del significato. La distinzione tra testo e contesto implica il riconoscimento<br />
dell’aspetto contestualizzante che permette all’analizzando di vivere la trama narrativa come<br />
contenitore primario delle proprie fantasie.<br />
Nel campo bipersonale confluiscono le configurazioni inconsce dell’analizzando e sotto<br />
forma di aspetti dell’Io e del super-Io, di oggetti e di impulsi rimossi.<br />
L’analista partecipa alla configurazione complessiva del campo con i propri processi di<br />
identificazione proiettiva e i propri irrisolti infantili (micronevrosi di controtransfert).ù<br />
L’insieme di nevrosi di transfert e micronevrosi di controtransfert può paralizzare il<br />
campo, ma l’analista dovrebbe saper conservare l’Io libero dall’invasione e far nascere<br />
un’interpretazione che permette il riattivarsi dei processi introiettivi e proiettivi, essendo<br />
chiamato ad un’osservazione, un secondo sguardo.<br />
Per i Baranger la fantasia inconscia del campo bipersonale è una gestalt. Per loro la parola ha<br />
una funzione interpretativa e terapeutica ed ha tre funzioni essenziali:<br />
• veicola relazioni d’oggetto ed emozioni molto primitive<br />
• rimette insieme le strutturazioni scisse e isolate del campo<br />
• discrimina tra loro le parti e gli aspetti del campo così riuniti<br />
L’interpretazione riallaccia il rapporto tra simbolo e simbolizzato, riconsegnando alla<br />
parola la funzione comunicativa globale originaria, aprendo la strada all’insight.<br />
Il secondo sguardo, al campo, è un’area intermedia in cui prendono vita gli accoppiamenti<br />
delle fantasie dei due protagonisti.<br />
Il punto di urgenza è il momento della seduta in cui sta per emergere qualcosa dall’inconscio<br />
dell’analizzando.<br />
2. Il concetto di campo in Italia<br />
Il concetto di campo fu sviluppato da autori italiani con l’orientamento a pensare la<br />
situazione analitica a partire dai suoi limiti intrinseci: materia di indagine è la crisi della<br />
pensabilità nella coppia analitica che produce il collasso del campo.<br />
L’accettazione dei sentimenti di impotenza, inutilità, inadeguatezza prodotti dall’atmosfera di<br />
impasse, ripetitività e fallimento del lavoro di coppia, può dare l’avvio a un pensiero nuovo e<br />
alla visualizzazione delle emozioni in gioco.<br />
Nelle situazioni di blocco è importante per l’analista il ricorso alle metafore che rendono<br />
dinamico il campo con la potenzialità della reverie.<br />
Gaburri esplora una dimensione nella coppia analitica determinata da energie emotive che<br />
circolano nella seduta e imprimono ai legami affettivi curvature inedite.<br />
Per Corrao il campo non è un luogo ma una funzione il cui valore dipende dalla sua posizione<br />
nello spazio.<br />
Riolo solleva il problema della legittimità e della consistenza del modello di campo e fa appello<br />
al modello fisico di campo descritto come una distribuzione di intensità che si organizzano e<br />
modificano secondo leggi proprie. In quest’ottica il concetto di campo consente:<br />
• un maggior grado di generalizzazione delle teorie psicanalitiche<br />
• il superamento della dicotomia soggetto-oggetto<br />
• il passaggio di una teoria della cura centrata sul singolo a una avente per oggetto le<br />
trasformazioni sia del paziente che dell’analista<br />
Per Riolo il concetto di campo non si risolve in quello di relazione, anzi è tutto ciò che non<br />
appartiene alla relazione, ciò che è invisibile alla relazione.
Di Chiara propone una visione di campo interna all’analizzando, riconducendo la riflessione<br />
psicanalitica al focus della cura e dell’efficacia dell’analista che deve disporre di ricchezza<br />
interiore e capacità di accoglimento del paziente: il campo è un’esperienza condivisa.<br />
Mostra una grande attenzione per la sofferenza del paziente, una capacità di riconoscere i<br />
propri limiti ed errori e un atteggiamento di disponibilità a mettersi in gioco nell’avventura<br />
analitica.<br />
Borgogno propone una definizione minima di campo, l’ambito delle condizioni necessarie<br />
perché possano essere fornite interpretazioni significative.<br />
Ferro invece considera il campo in modo molto ampio in cui prendono vita come su di un<br />
palcoscenico, i personaggi che hanno 3 valenze:<br />
• personaggio reale esterno<br />
• personaggio del mondo interno<br />
• personaggio di nodo narrativo sincretico che contestualizza ciò che accade nel campo<br />
I personaggi sono intesi come aggregati funzionali:<br />
aggregati in quanto le figure del discorso sono costituite dalla sintesi di elementi verbali<br />
emotivi e corporei provenienti da analizzando e analista<br />
funzionali perché le forme sono correlate al funzionamento mentale della coppia e alle<br />
necessità del momento.<br />
Il campo analitico è percorso da emozioni profonde che, attraverso le identificazioni proiettive,<br />
stabiliscono lo statuto emotivo narrato dai personaggi e condiviso attraverso una storia. Per<br />
Ferro un certo grado di impasse è considerato fisiologico: il bastione si costituisce<br />
periodicamente e c’è una continua oscillazione tra gli sviluppi del cammino della coppia, il<br />
bastione, il secondo sguardo, nuovi sviluppi e così di seguito.<br />
3. Conclusioni<br />
Il concetto di campo sottolinea l’esigenza di una sensibilità nuova nel modo di intendere il<br />
lavoro nella stanza di analisi.<br />
Il passaggio ad una dimensione relazionale ha evidenziato anche il suo momento di crisi.<br />
La rinuncia all’extraterritorialità dell’analista nella stanza d’analisi apre all’esplorazione di un<br />
territorio costituito dallo spazio terzo esistente tra il soggetto e l’oggetto.
XI Capitolo. Il mondo rappresentazionale: Joseph Sandler<br />
Sandler fa un lavoro di sistematizzazione e verifica della congruenza di teorie e modelli con i<br />
dati osservativi. Tenta di far coesistere la classica teoria pulsionale con gli approcci<br />
contemporanei.<br />
1. Teoria pulsionale e teoria delle relazioni oggettuali a confronto<br />
Per la teoria delle pulsioni di Freud la pulsione è una forza motrice dell’apparato psichico che<br />
genera una condizione di instabilità spiacevole e la scarica pulsionale, ristabilendo l’omeostasi,<br />
produce tensione e piacere. E’ quindi una rappresentazione psichica. L’oggetto della pulsione è<br />
un oggetto esterno o anche una parte del corpo del soggetto ed è solo il veicolo della<br />
scarica pulsionale, il tramite alla soddisfazione del bisogno (la madre è vista come l’oggetto<br />
alla gratificazione del desiderio o del bisogno di essere nutriti).<br />
Per la teoria delle relazioni oggettuali (Klein o Fairbairn) l’oggetto è l’altro come esso esiste<br />
nella mente del soggetto ed è la forza motivante di per sé: il fattore motivazionale è il<br />
desiderio di entrare in rapporto con l’oggetto.<br />
2. Il mondo rappresentazionale<br />
Il campo semantico della rappresentazione è un continuum che va dal piano<br />
esperienziale fino al concetto vero e proprio.<br />
Per Freud la rappresentazione parte dalla percezione che è una registrazione passiva, alla<br />
traccia mnestica che è una registrazione mentale e la somma delle tracce mnestiche è la<br />
rappresentazione. Le rappresentazioni possono essere consce e inconsce: in quanto<br />
forniscono alle pulsioni un contenuto ideativo, sono necessarie ai fini della ricerca dell’oggetto<br />
gratificante e quindi della via di scarica.<br />
Per i teorici delle relazioni oggettuali la rappresentazione come simulazione ha portato ai<br />
concetti del Sé e dell’Altro come porzioni interiorizzate di modelli di relazioni.<br />
Per Sandler gli oggetti esistono per il bambino all’inizio solo nel mondo esterno e<br />
successivamente diventano interni con un’esistenza autonoma nella mente del bambino.<br />
Il bambino quindi organizza nel suo mondo rappresentazionale immagini sia dell’ambiente<br />
interno che esterno. Poi le rappresentazioni che il bambino crea dei propri oggetti diventano<br />
stabili.<br />
Sandler propone una distinzione tra rappresentazione e immagine: le immagini sono i<br />
mattoni con cui sono fabbricate le rappresentazioni.<br />
Il mondo rappresentazionale è come il palcoscenico:<br />
• personaggi oggetti<br />
• protagonista bambino<br />
• teatro l’Io<br />
• macchinari di scena funzioni dell’Io.<br />
Vengono ridefinite sia l’identificazione che l’introiezione:<br />
identificazione: modificazione del sé sulla base di un’altra rappresentazione<br />
introiezione: conferimento a rappresentazioni oggettuale di uno status speciale che le fa<br />
sentire come dotate di tutta l’autorità e di tutto il potere dei genitori reali.<br />
Sandler distingue:<br />
• ambito esperienziale: l’esperienza del contenuto fenomenico di desideri, impulsi, ricordi,<br />
fantasie, sensazioni, percezioni, sentimenti, ecc. Il contenuto dell’esperienza può essere sia<br />
conscio che inconscio<br />
• ambito non esperienziale: è il regno delle forze e delle energie, dei meccanismi e degli<br />
apparati, delle strutture organizzate sia biologiche che psicologiche, degli organi di senso e<br />
dei mezzi di scarica.<br />
Solo i contenuti mentali possono essere coscienti, ma non i meccanismi.<br />
L’esistenza del mondo rappresentazionale è condizione essenziale per ogni successiva<br />
esperienza. Le primissime esperienze del bambino, quelle indifferenziate, consistono in<br />
sensazioni piacevoli o spiacevoli e reagisce ad esse con gioia o angoscia. Il bambino comincia a<br />
fare l’esperienza di un dialogo con questi oggetti primari.<br />
Quando altre esperienze cominciano ad aggiungersi alle prime allora cominciano a formarsi le<br />
rappresentazioni oggettuali.
Al fine di mantenere un sentimento di benessere e sicurezza il bambino ha bisogno di fare<br />
esperienze del rapporto con l’oggetto introiettato o reale, il bambino desidera entrare in<br />
rapporto con l’oggetto.<br />
In termini psicologici ogni desiderio comprende una rappresentazione del sé, dell’oggetto e<br />
dell’interazione tra essi. Sandler sostiene che l’idea di meta pulsionale va integrata con l’idea di<br />
desiderio dell’interazione.<br />
Il concetto di rappresentazione si articola strettamente con quello di desiderio.<br />
La rappresentazione può essere alternativamente uno schema o un insieme di regole che<br />
organizza le percezioni dall’esterno e dall’interno.<br />
3. Il desiderio e la relazione di ruolo<br />
Vi è uno sviluppo per quanto riguarda la natura e le caratteristiche dei desideri. Il desiderio di<br />
un lattante è succhiare al seno, mentre più in là il desiderio diventa il desiderio di una<br />
interazione (la madre che nutre). Si tratta di desideri più che pulsionali sono di ottenere o<br />
mantenere un sentimento di benessere e di sicurezza.<br />
La fantasia di desiderio è un passo verso la realizzazione del desiderio: quando proviamo un<br />
desiderio attiviamo in noi la fantasia di un’interazione che in passato è stata gratificante<br />
(identità di percezione). L’individuo ricerca lo stesso tipo di interazioni sperimentate come<br />
gratificanti.<br />
Per raggiungere l’identità di percezione l’individuo agisce in modo da far sì che le cose<br />
vadano come nella fantasia gratificante e adotta un comportamento atto a provocare la<br />
risposta desiderata da parte delle persone con cui interagisce.<br />
Comportamento di attualizzazione: lo sforzo di fare in modo che la percezione della realtà<br />
corrisponda a ciò che si desidera che essa sia (es. chi ha avuto un genitore sadico e ne è stato<br />
sottomesso è portato ad agire in modo da riassumere questo ruolo e da far assumere all’altro il<br />
ruolo del genitore).<br />
Nella fantasia di desiderio è presente contemporaneamente un ruolo per il Sé e un ruolo per<br />
l’oggetto.<br />
4. Il conflitto psichico<br />
Freud nella prima fase pensava che il conflitto fosse tra il ricordo o l’idea incompatibile e i<br />
sentimenti a questa connessi, e l’Io cosciente; nella seconda fase il conflitto era tra parti della<br />
personalità, tra impulsi istintuali infantili che premono per la gratificazione da una parte, e il<br />
senso di realtà e le istanze morali dall’altra; nella terza fase il conflitto era intersistemico (Es,<br />
Io e Super-Io).<br />
Sandler invece concepisce il conflitto come scontro tra impulsi e tendenze perentorie<br />
infantili e tendenze che vanno nella direzione del rinvio, tentando di impedire gli impulsi,<br />
ossia tra diversi modi di funzionamento dell’apparato mentale.<br />
5. L’inconscio<br />
Freud nella prima fase lo definisce come ciò che non è cosciente, in cui ogni atto psichico si<br />
realizza secondo il processo primario, seguendo la logica che non tiene conto della negazione,<br />
del dubbio, del riconoscimento della realtà, il preconscio invece è un’anticamera in cui gli<br />
impulsi psichici giostrano come singole entità: ai confini tra inconscio e preconscio e preconscio<br />
e conscio ci sono i sistemi di censura; nella seconda fase Inconscio, preconscio e conscio sono<br />
diventati qualità, non esattamente corrispondenti a quelli della prima fase: per Freud certi<br />
contenuti mentali diventano inconsci soprattutto in seguito a l meccanismo della rimozione che<br />
tiene fuori dalla coscienza idee spiacevoli o non volute (inconscio rimosso).<br />
Per Sandler:<br />
l’inconscio passato è un costrutto che comprende tutti i desideri perentori, gli impulsi e le<br />
modalità di risposta che si sono formate nei primi anni di vita e che possono avere un’origine<br />
pulsionale; rappresenta il bambino nell’adulto, che vive in relazione con l’oggetto. Le modalità<br />
di reazione e risposte contenute nell’inconscio passato sono inaccettabili per l’adulto e possono<br />
trovare espressione solo in forme modificate o distorte. I suoi contenuti sono recuperabili solo<br />
attraverso ricostruzioni.<br />
l’inconscio presente agisce allo scopo di mantenere l’equilibrio nel presente e le sue fantasie<br />
sono collegate a rappresentazioni della realtà attuale: considera l’inconscio passato come<br />
qualcosa da cui difendersi. I suoi contenuti sono più facilmente accessibili.
Vi possono essere tuttavia resistenze a esporre le fantasie di questo sistema, resistenze<br />
attribuibili alla seconda censura (tra preconscio e conscio), allo scopo di evitare sentimenti di<br />
vergogna, imbarazzo e umiliazione.<br />
6. Alcune riflessioni sul concetto di mondo rappresentazionale e la pratica clinica<br />
Sandler sostiene che bisogna fare un uso più elastico delle teorie. Secondo Sandler pattern<br />
delle relazioni infantili o dell0’infanzia possono essere attualizzati o agiti nelle relazioni adulte e<br />
tutte le relazioni sono guidate dai bisogni individuali di esplorare la responsività di ruolo<br />
dell’altro.
XII Capitolo. La personalità borderline: Otto Kernberg<br />
1. La posizione teorica<br />
Otto Kernberg si inserisce nel filone della “Psicologia dell’Io-relazioni oggettuali” : parte<br />
dall’ipotesi che le pulsioni originano da una matrice indifferenziata, mantiene la visione<br />
freudiana del modello tripartito e considera il sé come all’interno dell’Io.<br />
Integra quindi la psicologia dell’Io con quella delle relazioni oggettuali.<br />
Gli affetti giocano un ruolo fondamentale nello strutturarsi della vita psichica: sono<br />
“strutture psicofisiologiche che svolgono la funzione innata di esprimere i bisogni<br />
fondamentali”.<br />
Il sistema motivazionale di base è costituito dagli affetti che spingono il bambino verso<br />
l’oggetto. All’inizio della vita non c’è distinzione tra sé e oggetto, tra bambino e madre,<br />
esistono solo due stati affettivi diversi, stati di soddisfazione e stati spiacevoli.<br />
Per Kernberg le relazioni oggettuali sono fondamentali: l’Io e il Sé non esistono al di fuori<br />
di una relazione con un oggetto. E’ nella relazione diadica madre-bambino che si strutturano<br />
man mano le rappresentazioni del sé e dell’oggetto e le relazioni tra tali rappresentazioni.<br />
Inizialmente è di rilievo la separazione tra immagine del sé e immagine dell’Altro: all’interno<br />
della relazione madre-bambino il bambino deve giungere a un senso di sé separato da<br />
quello dell’oggetto: se il processo fallisce si rischia in età adulta stati psicotici.<br />
Le rappresentazioni delle relazioni del sé e dell’oggetto in interazione vengono internalizzate<br />
con modalità differenti nel corso dello sviluppo:<br />
• la prima forma di internalizzazione si chiama introiezione e consiste nella<br />
internalizzazione di immagini di sé e dell’oggetto ancora scarsamente organizzate e<br />
differenziate con una coloritura affettiva indifferenziata e non modulata<br />
• poi vengono internalizzate immagini di sé e dell’oggetto maggiormente definite con una<br />
coloritura affettiva più contenuta ma sempre scisse<br />
• infine vengono internalizzati in modo integrato anche gli aspetti “buoni” e “cattivi” della<br />
relazione con l’oggetto<br />
Le esperienze affettive quindi catalizzano le due motivazioni di base, le pulsioni aggressive e<br />
libidiche (per K. principi organizzatori della vita psichica): le esperienze piacevoli catalizzano i<br />
movimenti pulsionali libidici, mentre quelle spiacevoli i movimenti pulsionali aggressivi.<br />
Per K. anche l’aggressività risulta un aspetto fondamentale nello strutturarsi ed organizzarsi<br />
della vita psichica.<br />
2. Il concetto di organizzazione di personalità borderline<br />
Kernberg ha coniato il termine organizzazione di personalità borderline per indicare quelle<br />
persone che si collocano in un’area limite tra psicosi e nevrosi e che manifestano<br />
un’organizzazione patologica specifica e stabile della personalità e che si caratterizzano per<br />
alcuni aspetti specifici:<br />
• tipiche costellazioni sintomatiche<br />
• tipica costellazione di meccanismi di difesa dell’Io<br />
• tipica patologia di relazioni oggettuali interiorizzate<br />
• particolari tratti genetico-dinamici<br />
2.1 La sindrome borderline: analisi descrittiva<br />
I pazienti borderline presentano sintomi che potrebbero sembrare di tipo nevrotico, ma nessun<br />
sintomo di quelli da lui rilevati è patognomico, la presenza di alcuni di essi associati tra loro<br />
possono indurre ad una personalità borderline.<br />
• Angoscia cronica, diffusa e vincolante<br />
• Nevrosi polisintomatica:<br />
o fobie multiple restrittive (inibizioni sociali e tendenze paranoidi)<br />
o sintomi ossessivo-coatti<br />
o sintomi di conversione multipli<br />
o reazioni dissociative (fughe ed amnesie)<br />
o ipocondrie
• Tendenze sessuali perverse polimorfe: carente la capacità di instaurare relazioni<br />
oggettuali costanti<br />
• Le strutture classiche della personalità psicotica:<br />
o personalità paranoide<br />
o personalità schizoide<br />
o personalità ipomaniacale e ciclotimica<br />
• Nevrosi impulsiva e tossicomania.<br />
2.2 La sindrome borderline: analisi strutturale<br />
L’Io è una struttura complessiva che integra sottostrutture e funzioni.<br />
L’organizzazione di personalità borderline si struttura in questo modo:<br />
• manifestazioni non specifiche di debolezza dell’Io: non riescono a modulare gli affetti<br />
per la debolezza dell’Io<br />
• spostamento verso il pensiero primario: tendono a utilizzare un pensiero privo di<br />
struttura<br />
• meccanismi di difesa specifici: l’Io maturo fa una sintesi dei derivati libidici pulsionali e<br />
aggressivi, ma se c’è mancanza di integrazione essa viene utilizzata in modo difensivo con<br />
una scissione che consiste nel considerare tutti buoni o tutti cattivi oppure<br />
nell’identificazione proiettiva<br />
• patologia delle relazioni oggettuali interiorizzate: effetto della scissione è che<br />
all’interno dell’Io permangono introiezioni completamente separate impedendo ai derivati<br />
pulsionali libidici e aggressivi di compenetrarsi<br />
Il paziente borderline non è in grado di valutare realisticamente l’altro e il suo<br />
atteggiamento oscilla tra ipervalutazione o ipersvalutazione. Ha scarsa capacità empatica e<br />
scarso interesse verso gli altri, con relazioni superficiali o dipendenti.<br />
2.3 La sindrome borderline: comprensione psico<strong>dinamica</strong><br />
Secondo Kernberg i pazienti borderline superano la fase simbiotica ma si fissano alla fase di<br />
separazione-individuazione: sono capaci di distinguere il sé dall’oggetto ma non sopportano<br />
periodi di solitudine e temono di essere abbandonati dalle figure significative.<br />
2.4 La sindrome borderline: critiche al modello psicodinamico<br />
La prima critica è che kernberg definisce il disturbo come un disturbo evolutivo nella sottofase<br />
di riavvicinamento<br />
La seconda è che viene attribuita una costituzione di base troppo rabbiosa.<br />
3. Il paziente narcisista<br />
C’è stata una querelle tra Kernberg e Kohut sulla comprensione del disturbo narcisistico di<br />
personalità.<br />
Ma Kohut aveva un campione costituito da pazienti ambulatoriali mentre Kernberg aveva<br />
pazienti più aggressivi e primitivi.<br />
3.1 Il disturbo narcisistico di personalità secondo Kohut e Kernberg<br />
Per Kohut le persone con disturbo narcisistico si sono arrestate a una fase in cui, per<br />
mantenere il sé unito, hanno bisogno di costanti risposte dall’ambiente esterno e<br />
avviene quando i genitori non hanno risuonato alle manifestazioni di esibizionismo del<br />
bambino.
Parte quarta – La ricerca recente sul bambino<br />
XIII Capitolo. La teoria dell’attaccamento: John Bowlby<br />
Bowlby ha portato contributi con le sue ipotesi sull’attaccamento come primitivo sistema<br />
motivazionale allo sviluppo.<br />
1. Le premesse<br />
Il lavoro di Bowlby si basa sulle osservazioni dirette sui bambini, prima e dopo la separazione<br />
dalla madre: “nel bambino piccolo la fame dell’amore della presenza materna non è meno<br />
grande della fame di cibo”.<br />
2. L’attaccamento<br />
Comportamento di attaccamento è quello che mostra una persona nel mantenere la prossimità<br />
e vicinanza ad un’altra ritenuta in grado di affrontare il mondo in modo più adeguato, che si<br />
manifesta in quelle situazioni in cui la persona è spaventata e che si attenua invece quando si<br />
ricevono delle cure. Ha una funzione biologica di protezione.<br />
Sentire l’attaccamento significa sentirsi sicuri e protetti, mentre l’attaccamento insicuro ha<br />
emozioni diverse nei confronti delle figure di attaccamento: amore, dipendenza, paura del<br />
rifiuto, irritabilità, vigilanza.<br />
Il comportamento di attaccamento è ogni forma di comportamento che appare in una persona<br />
che riesce ad ottenere o a mantenere la vicinanza a un individuo preferito: è innescato dalla<br />
separazione o dalla minaccia di separazione e viene mitigato dalla vicinanza.<br />
Quando un bambino è angosciato cercherà la vicinanza della madre e se non c’è via via altre<br />
persone vicine (gerarchie di preferenze).<br />
Sistema dei comportamenti di attaccamento: esiste un’organizzazione psicologica interna con<br />
caratteristiche specifiche che comprendono schemi di sé e della/e figure di attaccamento.<br />
Per Bowlby il legame del bambino con la madre è il prodotto dell’attività di diversi sistemi<br />
comportamentali.<br />
La Ainsworth descrive 3 modelli di attaccamento mediante una procedura strutturata in cui si<br />
osservano i comportamenti corrispondenti a 2 momenti di separazione e di successiva riunione<br />
di un bambino di 12 mesi dalla madre in presenza di un estraneo in un ambiente estraneo<br />
Strange situation<br />
• Sicuro: il bambino mostra fiducia nella disponibilità del genitore<br />
• Resistente: il bambino non è certo della disponibilità del genitore e mostra angoscia di<br />
separazione e ha difficoltà di separarsi<br />
• Evitamento: il bambino si aspetta di essere rifiutato seccamente e minimizza i suoi bisogni<br />
per prevenire il rifiuto.<br />
Modello operativo interno (IWM): il bambino in fase di sviluppo costruisce una serie di modelli<br />
di se stesso e degli altri basati sui modelli ripetuti di esperienze interattive.<br />
3. La psicopatologia<br />
Bowlby ha cercato la connessione tra eventi cruciali della vita (es. perdita dei genitori) e<br />
sintomi psichiatrici in bambini e adulti.<br />
Secondo lui carenze qualitative dei genitori dovute a depressioni, mancanza di sensibilità, ecc.<br />
possono causare disgregazioni che poi si traducono in disturbi psichiatrici secondo 3 modalità:<br />
• rottura o disgregazione del legame di attaccamento è causa di disturbo<br />
• internalizzazione di modelli di attaccamento precoce disturbati possono influenzare le<br />
relazioni successive in modo da rendere la persona più esposta e vulnerabile<br />
• percezione attuale di una persona delle proprie relazioni e l’uso che essa fa di queste può<br />
renderla più o meno vulnerabile a crolli psicologici<br />
4. La teorizzazione di Bowlby e la teoria psicanalitica classica<br />
Il concetto di monotropia che attribuisce importanza primaria ad un unico legame deriva in<br />
toto dalla teoria psicanalitica classica.
Ci sono due elementi di distinzione dalla teoria freudiana:<br />
• la motivazione primaria non è rappresentata dalle pulsioni ma dall’attaccamento<br />
• importanza data alla realtà, all’attualità della situazione più che alla fantasia<br />
Il bambino non viene più considerato in un rapporto di dipendenza dalla madre ma in una<br />
relazione di attaccamento ed acquista un ruolo attivo nell’instaurarsi della relazione.<br />
Secondo Bowlby è un modello di costruzione continua che enfatizza la coerenza del senso del<br />
sé, della propria storia personale e dei propri schemi di relazione: il bambino si costruisce delle<br />
rappresentazioni interne che comprendono il sé e le figure di attaccamento che scaturiscono<br />
dai pattern relazionali tra il bambino e le figure di attaccamentose il modello è positivo il<br />
bambino sviluppa un modello del sé buono e meritevole di amore e di attenzioni.<br />
Secondo Bowlby gli IWM si formano durante i primi 5 anni del bambino e funzionano<br />
continuamente e in maniera automatica.<br />
5. I contributi più recenti sulla teoria di attaccamento<br />
Si delineano 3 principali fasi nello sviluppo dello studio dell’attaccamento:<br />
1) La teorizzazione di Bowlby<br />
2) Ricerca delle differenze nelle risposte di attaccamento dei bambini valutate con la strange<br />
situation<br />
3) Ricerca delle differenze individuali nell’organizzazione dell’attaccamento ed è definita<br />
“passaggio al livello della rappresentazione”<br />
La Ainsworth distingue un attaccamento sicuro da uno ansioso di tipo evitante e<br />
resistente/ambivalente, in seguito la Main aggiunge un pattern definito disorganizzato, con<br />
assenza di un modello definito.<br />
Bowlby poi passa dal dato rappresentato dall’interazione direttamente osservabile al mondo<br />
“interno”.<br />
L’Adult Attachment Interview è lo strumento ideato per la valutazione dei modelli operativi<br />
interni: intervista semistrutturata, somministrabile a partire dall’adolescenza, con domande<br />
dirette sulle relazioni da bambino con le figure di attaccamento e l’influenza sui periodi<br />
successivi.<br />
Sono stati individuati 4 pattern di attaccamento adulto<br />
• Gli individui autonomi sicuri (F come free) con un racconto coerente e fluido delle<br />
esperienze di attaccamento<br />
• Gli individui preoccupati o coinvolti (E come entangled) che riferiscono in maniera non<br />
organizzata e coerente e arrabbiata, quadro non chiaro e sono ancora coinvolti<br />
• Gli individui distanziati (D come dismissing): ricordo povero, descrizioni idealizzate dei<br />
genitori<br />
• Gli individui con lutti o traumi non risolti (U come unresolved).<br />
Corrispondenza tra i modelli operativi interni e il tipo di attaccamento, corrispondenza<br />
prevedibile anche prima della nascita del bambino, somministrando l’intervista alla madre in<br />
gravidanza Idea della trasmissione e della continuità intergenerazionale dei modelli di<br />
relazione di attaccamento.<br />
La possibilità da parte del genitore di rispondere adeguatamente al bambino dipende dal tipo di<br />
organizzazione interna del suo pattern di attaccamento.<br />
L’assenza della capacità meta cognitiva, ossia l’incapacità da parte del genitore di pensare ai<br />
pensieri del bambino lo rende vulnerabile alla variabilità del comportamento dell’adulto.<br />
Si è tentato di cerare scale per valutare le differenze individuali nelle capacità meta cognitive<br />
dell’adulto. La funzione riflessiva del sé (SRF) che è connessa al concetto di mentalizzazione e<br />
si riferisce alla capacità di pensare ai propri stati mentali e a quelli degli altri sembra<br />
rappresentare la chiave di interpretazione della trasmissione intergenerazionale dei pattern di<br />
attaccamento.
XIV Capitolo. Il punto di vista evolutivo: Stanley Greenspan<br />
Greenspan ha cercato di integrare le teorie psicanalitiche con le conoscenze provenienti dalle<br />
psicologia evolutiva e generale e si serve di dati derivati da ricerche svolte sia con bambini<br />
normali che appartenenti a famiglie multi rischio.<br />
1. La cornice teorica di riferimento<br />
Ha cercato di unificare la teoria psicanalitica di Freud con la teoria dello sviluppo cognitivo di<br />
Piaget per la costruzione di un sistema psicanalitico che le comprenda entrambe.<br />
Individua tre criteri quali condizioni necessarie per un’integrazione:<br />
• compatibilità degli assunti di base delle due teorie<br />
• possibilità di un rimaneggiamento teorico che conduca ad un sistema integrato<br />
• devono essere tenute in considerazione tutte le variabili<br />
Greenspan attinge da autori che guardano alle relazioni dell’Io con l’ambiente in termini di<br />
capacità di sintesi e di integrazione e sono interessati alla costruzione di un modello cognitivo<br />
psicanalitico.<br />
Scopo di Greenspan è applicare il modello piagetiano non solo allo sviluppo della struttura Io in<br />
rapporto all’ambiente fisico, non umano, ma anche alla relazione tra Es, Io e super-Io.<br />
La mente umana all’inizio non è una tabula rasa, l’apprendimento avviene attraverso<br />
l’esperienza e risente di 3 ordini di fattori:<br />
• un potenziale innato<br />
• una sequenza maturazionale dello sviluppo<br />
• un modello interazionale della relazione tra Io sviluppo dell’Io e l’ambiente nel processo di<br />
costruzione della struttura<br />
2. Il modello strutturale<br />
Il modello di Greenspan nasce dall’osservazione che nella diagnosi e nel trattamento dei<br />
disturbi nell’infanzia si tiene in considerazione i vari aspetti dello sviluppo lungo un continuum<br />
che va dalla nascita all’infanzia all’età adulta.<br />
Esistono variabili di ordine costituzionale e maturazionale e variabili di ordine ambientale in<br />
senso lato che interagiscono tra loro nel determinare lo sviluppo del bambino.<br />
Il concetto di livelli di organizzazione della personalità poggia su tre assunti:<br />
la capacità di organizzare l’esperienza è presenta fin dalla nascita e con l’esperienza e lo<br />
sviluppo aumenta la complessità di tale organizzazione<br />
per ciascuna fase di sviluppo esistono certi tipi caratteristici di esperienza che agiscono sulla<br />
struttura rappresentata dal livello organizzativo stesso<br />
i bambini mostrano fin dalla nascita differenze individuali legate al successivo sviluppo di certe<br />
capacità di coping.<br />
Greenspan ipotizza 6 livelli di sviluppo ciascuno dei quali viene considerato sulla base di 3<br />
parametri:<br />
• organizzazione sensoriale<br />
• organizzazione tematico-affettiva<br />
• il “tipo di sé”<br />
Lo sviluppo avviene lungo i 6 stadi evolutivo ognuno avente un suo obiettivo per la costruzione<br />
di un’architettura della mente: ogni livello propone al bambino differenti compiti e obiettivi. Le<br />
variabili non hanno lo stesso effetto in qualunque momento dello sviluppo esse intervengono<br />
ma il loro effetto dipende dal livello di sviluppo.<br />
3. La descrizione dei 6 stadi<br />
Per ogni livello di sviluppo Greenspan si sofferma sui 3 aspetti:<br />
livello organizzativo stesso<br />
il modo in cui l’ambiente facilita<br />
il tipo di sé<br />
3.1 Primo livello: organizzazione delle sensazioni (0-3 mesi)
L’Io: capacità di regolare le sensazioni che provengono da diversi canali sensoriali e dai 5 sensi<br />
ed anche dal canale motorio. Il bambino nasce con un sistema nervoso già capace di<br />
funzionare ma ancora immaturo. In questa prima fase i maggiori obiettivi sono<br />
l’autoregolazione e l’interesse al mondo.<br />
L’esperienza sensoriale, modulata dall’autoregolazione, varia da soggetto a soggetto.<br />
Esistono 3 tipi:<br />
• tipo ipersensibile<br />
• tipo iposensibile<br />
• tipo né ipersensibile né iposensibile<br />
Poi esistono soggetti che hanno gravi difficoltà di regolazione, problemi di comunicazione e<br />
difficoltà di elaborazione.<br />
Il sé: è caratterizzato da una globale vitalità che gli permette di rispondere all’ambiente in<br />
maniera completa e globale piuttosto che differenziata.<br />
3.2 Secondo livello: attaccamento, capacità di coinvolgersi e di relazionarsi (2-4<br />
mesi)<br />
Capacità di intraprendere, stabilire e mantenere relazioni intime.<br />
L’Io: l’organizzazione dell’Io è caratterizzata da una relativa mancanza di differenziazione tra il<br />
sé e l’oggetto. Le funzioni dell’Io sono la ricerca dell’oggetto, l’elaborazione dei derivativi<br />
origine pulsionale, il ritiro dall’oggetto, il suo rifiuto o l’evitamento.<br />
In condizioni ottimali il bambino funziona per raggiungere un’iterazione piacevole con chi si<br />
prende cura di lui. Egli inizia a coinvolgersi e a relazionarsi agli altri.<br />
Il sé: è un sé relazionale che inizia a definirsi sempre più attraverso e per mezzo del senso di<br />
relaziona con un’altra persona.<br />
3.3 Terzo livello: differenziazione somatopsichica - comunicazione intenzionale (4-<br />
8 mesi)<br />
L’Io: il raggiungimento della capacità di coinvolgersi e relazionarsi con l’altro: in questo stadio<br />
l’organizzazione, la differenziazione, l’integrazione dell’Io sono caratterizzate dalla<br />
differenziazione di parti di sé e dell’oggetto in termini di comportamento e di schemi affettivi.<br />
L’Io è l’Io che fa piuttosto che un’io astratto: compare l’intenzionalità, cioè lo scambio<br />
volontario dei segnali. Il bambino agisce in maniera intenzionale e deliberata alla risposta del<br />
genitore: cerchio comunicativo caratterizzato da un’apertura (la richiesta del bambino) e da<br />
una chiusura (la risposta del genitore)dialogo.<br />
Il sé: è un sé intenzionale e c’è un importante cambiamento nel sistema nervoso (nuove vie<br />
cerebrali). Il bambino inizia a percepirsi come entità distinta e il sé inizia a precisare i suoi<br />
confini e i suoi limiti.<br />
3.4 Quarto livello: stadio dell’organizzazione comportamentale, dell’iniziativa e<br />
dell’interazione (9-18 mesi)<br />
L’Io: l’Io si arricchisce della comunicazione presimbolica: esistenza di una relazione sé-oggetto<br />
integrata e differenziata a livello concettuale. Mobilità nello spazio, astrazioni delle proprietà<br />
del sé-oggetto e integrazione delle polarità pulsionali affettive.<br />
Il bambino pone in sequenza diverse unità del tipo causa-effetto per formare una catena<br />
organizzata, es. si allunga a prendere la mano della mamma, indica il cino desiderato, ecc., le<br />
gestualità e motricità sono divenute più complesse.<br />
Il sé:il sé fatto di isolotti distinti inizia ad unirsi, contribuendo alla costituzione di un’esperienza<br />
unica e non più fatta di sensazioni frammentate: coerenza ed unitarietà del senso di s. Il senso<br />
di sé è costituito adesso di parti unificate sempre più grandi anche se con una certa distanza<br />
ancora tra di loro.<br />
In questo periodo il bambino imita le persone a cui vuole bene e ciò permette l’apprendimento.<br />
Questa fase risulta fondamentale per la costruzione del carattere: i dettagli e egli elementi<br />
vanno ad arricchire la mappa del sé. La coscienza raggiunge una maggiore consapevolezza dei<br />
sentimenti, dei comportamenti e delle azioni sia personali che dell’altro.<br />
3.5 Quinto livello: immagini, idee e simboli, elaborazione delle rappresentazioni,<br />
capacità rappresentazionale (1 anno e ½ - 3 anni)<br />
Il bambino inizia ad utilizzare non solo il comportamento ma anche le idee.
L’Io: esistenza di una relazione se-oggetto caratterizzata dalla rappresentazionalità. Inizia ad<br />
astrarre il significato funzionale degli oggetti e poi alla costruzione di rappresentazioni mentali<br />
di oggetti umani e non umani.<br />
La rappresentazione mentale dell’oggetto ha la qualità della multisensorialità e comprende la<br />
costruzione di un oggetto intero e globale.<br />
L’organizzazione dell’Io è caratterizzata dalla capacità di elevare l’esperienza al livello della<br />
rappresentazione.<br />
Anche a livello affettivo il bambino si organizza al livello di significati, esprime il sentimento<br />
attraverso la parola, o agendo attraverso il gioco di finzione. Il gioco diventa via via più<br />
complesso.<br />
Greenspan suddivide lo stadio in tre sottolivelli:<br />
1) Uso descrittivo della modalità rappresnetazionale degli oggetti<br />
2) Uso interattivo della modalità simbolica<br />
3) Elaborazione rappresentazionale delle interazioni tematico-affettive<br />
Il sé: il bambino va verso la consapevolezza alla cui base si situa il sé simbolico che opera in<br />
un universo di pensiero e di significati.<br />
3.6 Sesto livello: differenziazione rappresentazionale (2-4 anni)<br />
Il bambino inizia a costruire ponti tra un’idea e l’altra, organizzando ed arricchendo il suo<br />
mondo interno.<br />
L’Io: il bambino inizia a costruire un suo sempre più complesso mondo interiore, un processo<br />
che continua tutta la vita. Si sviluppano sia l’elaborazione che la differenziazione delle<br />
rappresentazioni e ciò contribuisce alla formazione di funzioni di base dell’Io quali esame della<br />
realtà, controllo degli impulsi e concentrazione, ecc. Funzioni necessarie per un adeguato<br />
funzionamento cognitivo e per la salute mentale.<br />
Il sé: il sé pensante o riflessivo di questo livello di sviluppo è articolato e definito: gli isolotti<br />
prima scollegati formano adesso una rete sempre più fitta e più ricca.<br />
3.7 Livelli e processi<br />
I sei livelli possono essere raggruppati e sintetizzati in quattro processi essenziali:<br />
1) Coinvolgimento e attenzione condivisa: il bambino impara a guardare, ascoltare, a<br />
provare piacere e conforto (2-4 mesi)<br />
2) Comunicazione a due vie: il bambino passa ad uno stadio di interazione causa-effetto,<br />
dialogo di tipo comportamentale e interazione di natura emozionale con il genitore (4-8<br />
mesi)<br />
3) Condivisione di significati: il bambino utilizza la rappresentazione (simboli e idee) per<br />
comprendere il mondo (18-24 mesi)<br />
4) Pensiero emozionale: il bambino apprende a categorizzare le unità di pensiero o le idee<br />
in diverse configurazioni utilizzando la dimensione temporale o spaziale (2 anni e mezzo-4<br />
anni).<br />
I sei livelli spiegano il modo in cui l’Io cresce e sviluppa la sua capacità di organizzare<br />
l’esperienza. Dopo il sesto livello le nuove esperienze vengono organizzate e ed elaborate sulla<br />
base di modalità rappresentazionali.<br />
4. La psicopatologia<br />
Il modello evolutivo strutturale deriva non solo dal lavoro clinico e di ricerca su soggetti<br />
normali ma anche dall’attività su soggetti patologici.<br />
Secondo il modello per comprendere le origini di un disturbo è necessario analizzare in che<br />
modo i fattori costituzionali ed esperienziali interagiscono nel determinare la formazione di<br />
strutture di tipo patologico e difensivo (già Freud aveva cercato di integrare biologia ed<br />
esperienza). Come rilevato da numerose osservazioni esiste dalla nascita un’ampia gamma di<br />
differenze individuali circa il modo di far fronte all’esperienza: ad una medesima forma di<br />
stimolazione alcuni hanno piacere altri no.<br />
Greenspan fa l’ipotesi che i disturbi del pensiero e della regolazione degli affetti scaturiscano<br />
da difficoltà di elaborazione di tipi differenti di stimolazioni sensoriali: input di tipo prossimali i<br />
primi (tutti gli stimoli del canale uditivo), di tipo distale i secondi (del canale visivo) combinati<br />
ad un ambiente che opera secondo modalità confuse.
Il modello di Greenspan consente di comprendere le interconnessioni tra fattori costituzionali<br />
ed ambientali che contribuiscono alla crescita e alla strutturazione dell’Io. Ipotizza la possibilità<br />
dell’evolversi di alcuni quadri psicopatologici come la schizofrenia e la psicosi maniacodepressiva<br />
di cui fornisce un modello di comprensione e interpretazione.<br />
L’influenza reciproca tra l’esperienza adeguata all’età e la maturazione del sistema nervoso<br />
centrale influenza le capacità organizzazionali in ciascuna fase dello sviluppo.<br />
Ciascun livello spiega lo sviluppo dell’organizzazione psicologica dell’individuo sia dal punto di<br />
vista normale che per le eventuali distorsioni che possono verificarsi in ogni momento e quindi<br />
ad ogni livello di organizzazione della personalità.<br />
5. Conclusioni<br />
Greenspan propone un modello integrato che raccoglie diverse linee di sviluppo e differenze<br />
individuali focalizzandosi sul concetto di esperienza emotiva.<br />
Evidenzia il modo in cui le caratteristiche fisiche e biologiche, le basi interattive o i primi<br />
schemi relazionali si organizzano lungo sei livelli progressivi di sviluppo dell’Io<br />
nell’organizzazione, nella percezione, elaborazione, differenziazione, integrazione e<br />
trasformazione dell’esperienza.
XV Capitolo. Il modello di sviluppo in psicanalisi: Daniel Stern<br />
Gli studi di Sander hanno aperto la strada all’idea che il comportamento umano possa essere<br />
spiegato con il concetto di stato affettivo che comprende l’idea di coerenza<br />
dell’organizzazione ed è un concetto ponte tra interno ed esterno. Il fluire degli stati interni è<br />
soggetto infatti all’influenza esterna così da poter essere modificato se l’intervento di un<br />
caregiver è coerente e parallelo alla direzione dello stato di cambiamento del bambino.<br />
In quest’ottica la costruzione dell’esperienza interna è legata al riconoscimento di sé come<br />
capaci di risperimentare gli stati affettivi come familiari assumendo la funzione di veicolo per<br />
segnalare un sentimento di condivisione e reciprocità.<br />
Il bambino non è un recettore passivo ma è in grado di influenzare il contesto circostante.<br />
1. La critica al concetto di “narcisismo primario”<br />
Il modello di sviluppo infantile di D. Stern si colloca all’interno della corrente che si chiama<br />
“Infant Research”, un’area di ricerca al confine tra psicanalisi e psicologia evolutiva.<br />
Stern sostiene la necessità di superare il punto di vista patomorfo e retrospettivo della<br />
psicanalisi classica per esplorare le origini, lo sviluppo e il processo di formazione delle<br />
strutture psichiche a partire dai dati di ricerca.<br />
Critica il concetto di narcisismo primario e contesta il postulato di uno sviluppo per fasi e tappe<br />
successive che implica una possibilità di fissazione o regressione, ritenuto poco adeguato a<br />
spiegare uno sviluppo.<br />
Non trascura l’importanza dei problemi legati all’oralità, la simbiosi o l’autonomia per la<br />
comprensione della psicopatologia.<br />
L’analisi di Stern si muove su due livelli paralleli:<br />
• critica la concettualizzazione della Mahler riguardo la simbiosi e l’autismo<br />
• propone un modello che sostiene la precoce capacità del bambino di sperimentare<br />
l’emergere di un organizzazione del sé fin dai primi mesi<br />
E’ un bambino attivamente impegnato nella ricerca di stimoli con predisposizione all’interazione<br />
sociale. Non esiste uno stato di indifferenziazione o di confusione tra sé e l’altro.<br />
2. Il modello di costruzione continua dello sviluppo<br />
Stern riconosce l’importanza dei cambiamenti dei primi 2 anni di vita e concepisce lo sviluppo<br />
come una sequenza epigenetica di compiti adattivi che emergono con la maturazione delle<br />
capacità fisiche e mentali del bambino.<br />
Modello di costruzione continua dello sviluppo: esiste una sequenza evolutiva che delinea una<br />
successione di cambiamenti biocomportamentali che si individuano come periodi distinti in cui<br />
le caratteristiche biologiche, cognitive, affettive e sociali si riorganizzano sulla base di un nuovo<br />
livello organizzativo in conseguenza del quale emergono capacità qualitativamente nuove e di<br />
maggiore complessità.<br />
E’ una progressione di compiti evolutivi che la coppia madre-bambino deve risolvere in<br />
maniera congiunta e reciproca per conseguire l’adattamento.<br />
Il significato evolutivo delle fasi viene determinato dalla qualità del processo di negoziazione e<br />
di regolazione reciproca tra madre e bambino necessario a mantenere una continuità di<br />
organizzazione al livello successivo di complessità.<br />
Il bambino viene considerato fin dalla nascita come parte di un sistema internazionale. In base<br />
alle ricerche il bambino è attivo, sospinto da sistemi motivazionali differenziati, dotato di<br />
capacità complesse per l’interazione e la regolazione e predisposto biologicamente fin dalla<br />
nascita ad interagire con il mondo sociale.<br />
C’è una forte inclinazione relazionale: il vero oggetto di studio è il sistema dinamico di<br />
relazione madre-bambino.<br />
La partecipazione attiva all’interazione reciproca è resa possibile dal bagaglio comportamentale<br />
che madre e bambino mettono in gioco per costruire la loro particolare relazione a partire dal<br />
repertorio di comportamenti comunicativi di cui entrambi dispongono.<br />
I comportamenti interattivi regolano i livelli ottimali di stimolazione di cui il bambino ha<br />
bisogno e permettono al bambino di organizzare l’esperienza sula base dell’identificazione di<br />
costanti che Stern definisce isole di coerenza necessarie alla definizione di sé e dell’altro.
Nel bambino l’identificazione dei caratteri invarianti dell’esperienza conduce ad una<br />
categorizzazione progressiva dell’esperienza la quale porta alla formazione di prototipi che si<br />
possono definire momenti R (rappresentazioni di esperienza) mentalmente costruiti.<br />
Uno specifico momento interattivo vissuto, momento V, viene codificato in memoria per<br />
formare il ricordo di un episodio specifico, cioè un momento M.<br />
Il bambino crescendo acquisisce un repertorio sempre più ampio di ricordi interiorizzati e la<br />
capacità di organizzarli in astrazioni e modelli prototipici che non coincidono necessariamente<br />
con la somma dei ricordi esperienziali.<br />
Via via che i bambini accedono ad un livello più complesso dell’organizzazione simbolica<br />
acquistano una maggiore abilità nel risolvere i problemi nei vari sistemi motivazionali.<br />
Il risultato è che la rappresentazione simbolica assicura sia una maggiore possibilità di<br />
trasformazione sia l’instaurarsi di un senso di continuità.<br />
3. Lo sviluppo dei sensi del sé<br />
Il senso del sé vien visto da Stern come un’esperienza oggettiva organizzante, è ciò che dà<br />
coerenza e continuità all’esperienza dell’individuo, integrando percezioni e affetti, sistemi<br />
motivazionali e rappresentazioni.<br />
Ognuno dei sensi del sé emerge in congiunzione con le nuove capacità che accompagnano i<br />
cambiamenti dello sviluppo infantile precoce. Non sono stadi o fasi che si susseguono ma<br />
operano continuamente e simultaneamente rappresentando forme diverse e specifiche di fare<br />
esperienza di sé e delle relazioni interpersonali.<br />
All’emergere dei diversi sensi del sé si accompagna la comparsa progressiva di nuovi campi di<br />
relazione cioè modalità nuove di sperimentare le esperienze interpersonali.<br />
Stern quindi propone che i bambini sperimentino diversi sensi del sé relativamente distinti<br />
della tabella:<br />
SENSO DEL SE’ ETA’<br />
EMERGENTE 0-2 MESI<br />
NUCLEARE 2-6 MESI<br />
SOGGETTIVO 7-15 MESI<br />
VERBALE 15-18 MESI<br />
NARRATIVO 3-4 ANNI<br />
Il senso del sé emergente: nei primi 2 mesi di vita il bambino inizia a stabilire le connessioni<br />
che gli consentono di sperimentare il precoce processo di integrazione<br />
Il senso del sé nucleare: tra i 2 e i 6 mesi le integrazioni iniziali si consolidano e sperimenta un<br />
senso organizzato del sé, il periodo è impegnato in una serie di interazioni sociali, compare il<br />
sorriso sociale (Spitz), la capacità di mantenere lo sguardo e la madre risponde con<br />
comportamenti corrispondenti al bambino (accentuata espressività). E’ ancora al di fuori della<br />
consapevolezza, ma si percepisce come un’entità fisica unitaria dotata di volontà e vita<br />
affettiva propria e percepisce se stesso come l’autore delle azioni. Anche l’esperienza affettiva<br />
assume caratteristiche di costanza.<br />
Il senso del sé soggettivo: tra i 7 e i 9 mesi c’è un salto maturazionale, il bambino entra nel<br />
campo di relazione intersoggettiva e sperimenta un nuovo senso del sé costruito a partire dalle<br />
nuove capacità di condividere l’attenzione, le intenzioni e gli stati affettivi di un altro. Puntare il<br />
dito, espressioni proto linguistiche, utilizza l’espressione affettiva della madre. Viene percepito<br />
un proprio contenuto mentale e riconosciuto un contenuto mentale dell’altro: distinzione tra sé<br />
e l’altro. La sintonizzazione affettiva è significativa per l’empatia, il rispecchiamento, ecc. La<br />
corrispondenza interattiva si colloca negli stati interni.<br />
Il senso del sé verbale: verso la metà del secondo anno di vita c’è una nuova trasformazione, il<br />
bambino comincia a essere consapevole di sé in modo autoriflessivo, si riconosce allo specchio,<br />
parla con pronomi per riferirsi a sé, inizia a usare il linguaggio comunicativo e simbolico, entra<br />
nel campo della relazione verbale, sperimenta un nuovo modo di relazione con gli altri.<br />
Il senso del sé narrativo: verso il terzo-quarto anno di vita arriva a costruire una narrazione<br />
della propria storia.<br />
4. La psicopatologia
Stern fonda la sua teoria della psicopatologia sul modello di sviluppo che si avvale di una<br />
prospettiva relazionale fondata sulle competenze interattive della coppia madre-bambino.<br />
L’indagine psicanalitica privilegia l’esperienza intrapsichica risultante interiorizzata dei modelli<br />
di relazione costituiti a partire dalle esperienze interattive, al contrario della classica che<br />
privilegia i processi fantasmatici. E’ a livello delle interazioni e regolazioni intrinseche alla<br />
coppia madre-bambino che va indagata la funzionalità o la patologia della relazione.<br />
Sono importanti la sincronia, la sintonia, la reciprocità di entrambi, la capacità della coppia di<br />
stabilire e mantenere un livello di stimolazione ottimale. Stern concepisce il bambino come<br />
attivo e guarda alle interazioni della diade a cui entrambi contribuiscono. I difetti continui e<br />
prolungati della regolazione possono costituire la base della patologia.<br />
Il tipo di interazione e regolazione diadica può essere influenzata da caratteristiche materne<br />
(depressione) o da rappresentazioni mentali del bambino, può stabilizzarsi e divenire un<br />
modello relazionale interno del bambino.<br />
Schema di “essere con”: madre depressa (rallentamento psicomotorio, melanconia, angoscia)<br />
micro depressione (imitazione, identificazione perdita di affetti positivi).<br />
Stern concepisce quindi la psicopatologia come un’accumulazione di modelli lungo una serie<br />
continua.<br />
5. Passato e presente
XVI Capitolo. La teoria multi motivazionale: Joseph D. Lichtenberg<br />
L’area motivazionale si è sempre più spostata dal dominio delle pulsioni e dei desideri infantili<br />
a quello dei bisogni. Oggi la teoria motivazionale è articolata in teorie in competizione:<br />
• la teoria no-drive ossia il punto di vista ermeneutico,<br />
• la teoria one-drive la psicologia del sè,<br />
• la teoria two-drive il punto di vista relazionionale<br />
• la teoria multi-drive legata al punto di vista della neuropsicologia dell’Io.<br />
La teoria della motivazione freudiana enfatizzava il ruolo delle pulsioni: l’autoregolazione dei<br />
bisogni veniva gestita tramite appagamento della pulsione ed erano importanti il tema del<br />
bisogno di cibo e la fine della tensione e non quello dello scambio affettivo, ma mostrava i suoi<br />
limiti quando bisognava dare spiegazione dei legami tra gli individui.<br />
Klein elaborò una spiegazione complessa dell'esperienza umana come lotta tra aggressività e<br />
invidia verso le persone che sono importanti e dall'altro lato un senso di amore e gratitudine<br />
unita al desiderio di salvarli dall’altro.<br />
Winnicott pose l'accento su una serie di bisogni di sviluppo.<br />
Fairbairn concepì la motivazione centrale dell'esperienza umana in termini di ricerca in<br />
mantenimento di un legame emotivo intenso con un’altra persona: è primario il contatto non il<br />
piacere.<br />
Bowlby, con il concetto di attaccamento, concepisce la motivazione centrale dello sviluppo<br />
umano nel bisogno di legami affettivi, considerando i bisogni di sicurezza e di protezione.<br />
Kohut descrive il Sé come una struttura bipolare prodotta dalla tensione tra bisogno di<br />
riconoscimento e bisogno di identificazione.<br />
Per la psicologia classica l’esperienza umana veniva descritta come una lotta tra le richieste<br />
delle pulsioni che hanno sede del corpo e sono asociali e le esigenze della realtà sociale.<br />
Nei modelli relazionali l'organismo umano viene inteso come intrinsecamente sociale, inserito<br />
in una matrice di relazioni e lo sviluppo del senso di sé è visto come un processo complesso.<br />
1. Perché abbiamo bisogno di una nuova teoria della motivazione ?<br />
La motivazione è un processo interno di un individuo che stimola un individuo all’azione e che<br />
termina con il raggiungimento di una ricompensa.<br />
Robert Emde delinea un modello evolutivo in cui gli affetti occupano il ruolo centrale di<br />
organizzatori della vita psichica e propone una multi-drive theory. Considera gli affetti in modo<br />
innovativo rispetto alla precedente tradizione psicanalitica: è importante la disponibilità<br />
emotiva della madre che dovrebbe garantire al bambino l'esperienza di condivisione degli<br />
affetti nonché la continuità di tale esperienza.<br />
I fattori motivazionali primari, gli affetti, presenti fin dalla nascita, sono aspetti della<br />
regolazione evolutiva e costituiscono i processi che danno continuità alla nostra esperienza.<br />
Ciò implica una forte componente di predisposizione biologica; il bambino nasce con dei<br />
programmi di sviluppo che si esplicano attraverso dei principi motivazionali di base:<br />
• l'attività: è la prima motivazione di base, consiste nel bisogno di esercitare i sistemi<br />
sensomotori e comporta un incremento dell'organizzazione e una comprensione del mondo<br />
indipendentemente dall’apprendimento<br />
• l'autoregolazione: è la seconda motivazione di base, riguarda l’autoregolazione, vale a<br />
dire le tendenze all’autoaggiustamento<br />
• la predisposizione alla socializzazione: è la terza motivazione di base, che mette in<br />
evidenza la propensione dell’individuo fin dalla nascita a partecipare alle interazioni umane<br />
• il monitoraggio affettivo: è la quarta motivazione di base, consiste nella propensione ad<br />
organizzare l’esperienza in base al criterio della piacevolezza-spiacevolezza<br />
2. La proposta di Lichtenberg per una nuova teoria della motivazione<br />
La proposta di Lichtenberg ha come obiettivo quello di ampliare la comprensione della<br />
motivazione proponendo una teoria della motivazione strutturata che integri le nuove<br />
conoscenze con la tradizione psicanalitica.
Lichtenberg riconosce il valore delle forze motivazionali (pulsioni), ma crea un sistema<br />
motivazionale basato sui bisogni di base e sul concetto di sé come centro di avvio,<br />
organizzazione e integrazione delle motivazioni.<br />
Ogni sistema è costruito intorno a un bisogno di base di natura biofisiologica. Le motivazioni<br />
hanno origine solo dall’esperienza vissuta. Ciascun sistema motivazionale è basato su<br />
comportamenti chiaramente osservabili, modalità di esperienza la cui organizzazione può<br />
essere valutata sia separatamente per ogni sistema che nel rapporto dinamico dei sistemi,<br />
sono processi continuamente in moto e in collegamento tra loro.<br />
Tali processi possono includere contemporaneamente sia la “differenziazione” cioè un<br />
crescente numero di pattern organizzati per l’esperienza e l’espressione emozionale, sia<br />
“l’integrazione” cioè un crescente aumento del controllo e regolazione di questi pattern.<br />
I 5 sistemi motivazionali sono:<br />
• Sistema motivazionale della regolazione psichica delle richieste fisiologiche: la<br />
combinazione tra il funzionamento preprogrammato dello stato del bambino e delle risposte<br />
organizzative del caregiver crea un sistema di sensibilità mutualmente regolantesi. Ad ogni<br />
stato sono associati gli affetti positivi o negativi. Quando il bambino e il caregiver<br />
raggiungono un buon accordo l’esperienza vissuta sarà quella di una buona regolazione<br />
fisiologica. La fiducia del bambino nel risultato atteso conduce a una maggiore flessibilità<br />
della risposta.<br />
• Sistema motivazionale di attaccamento-affiliazione: la richiesta di responsività del<br />
bambino è un bisogno a la recettività di tale bisogno e la prontezza con cui il caregiver<br />
risponde è un indice del sistema motivazionale di attaccamento del genitore. Il modello di<br />
attaccamento che caratterizza la coppia madre-bambino è una mutua regolazione che ha<br />
origine dall’attivazione di motivazioni e funzioni rilevanti di ambedue.<br />
I bambini hanno un’informazione sul proprio stato affettivo che viene costantemente<br />
localizzato all’interno del sé ma l’esperienza non è solo di fusione, ma di un altro regolatore<br />
dl sé. I bambini sperimentano l’attaccamento come un essere con che implica il<br />
riconoscimento di uno stato affettivo reciproco del sé e dell’altro.<br />
• Sistema motivazionale esplorativo-assertivo: il bambino sperimenta se stesso come<br />
colui che ha dato inizio a un effetto prevedibile. L’organizzazione dell’esplorazione e<br />
dell’assertività è basata su momenti in cui i bambini possono auto organizzarsi uno “spazio<br />
aperto” (Winnicott: la capacità di essere soli alla presenza dell’altro). Una volta definito e<br />
riconosciuto attraverso la memoria, il bambino si darà da fare per ripetere e sperimentare<br />
uno specifico stato considerato come desiderato e riconoscere la capacità di stabilire una<br />
corrispondenza comunica un senso di competenza e di piacere.<br />
• Sistema motivazionale avversivo: secondo Lichtenberg i comportamenti aggressivi si<br />
dividono in 2 categorie:<br />
o antagonismo: disagio espresso attraverso il pianto, la rabbia e il disgusto<br />
o ritiro: paura, vergogna e bassa adattabilità<br />
Le risposte avversive segnalano al caregiver la necessità di eliminare le cause della<br />
sofferenza, di offrire consolazione.<br />
• Sistema motivazionale sensuale-sessuale: è costruito intorno ai bisogni e desideri per<br />
il conseguimento di due differenti ma correlati stati affettivi: piacere sensuale e eccitazione<br />
sessuale. Ritiene che il piacere sensuale e l’eccitazione siano il risultato di un programma<br />
innato che diventa un evento regolare nella normale esperienza quotidiana come esito dei<br />
circuiti di feedback cistiti da parti del corpo a attività della figura di attaccamento.<br />
3. Principi di sviluppo dei sistemi motivazionali e loro modificazioni in relazione alla<br />
crescita<br />
Lichtenberg enfatizza il tema della differenziazione come una questione cruciale per l’esistenza<br />
di molteplici motivazioni. Presuppone un sé emergente in grado di sperimentare in modo<br />
differenziale un momento dominato dal bisogno. Posiziona gli affetti al centro del<br />
funzionamento psichico e li integra con ciascuno dei sistemi motivazionali perché forniscono<br />
significati primari di identificazione momento per momento, dei livelli della dominanza<br />
motivazionale.<br />
I vari sistemi motivazionali possono essere intesi come modalità dell’esperienza nella quale<br />
mutevoli e fluttuanti combinazioni di motivazioni dominano consciamente e inconsciamente
pensieri, sentimenti e azioni. In ogni periodo della vita le necessità, i desideri e gli obiettivi<br />
possono essere risistemati in differenti gerarchie indicate da differenti scelte, preferenze,<br />
tendenze.<br />
Il sé si sviluppa come un centro indipendente per iniziare, organizzare e integrare la<br />
motivazione. Il senso del sé cresce a sua volta tramite questo esperire che può estrinsecarsi<br />
secondo una modalità sia attiva che passiva.<br />
La prospettiva evolutiva ha una base neurobiologica che assicura la sopravvivenza, poi vi sono<br />
gli schemi elementari appresi che a loro volta si sviluppano in programmi di crescente<br />
complessità (intenzione e pianificazione).<br />
Il modello evolutivo è sincronico: tutti questi livelli persistono durante tutto l’arco della vita<br />
sebbene lo sviluppo maturativo può enfatizzare questo o quel sistema; in particolari<br />
circostanze ad esempio un sistema può essere dominante o ci può essere tensione tra sistemi.<br />
Questi avvicendamenti nella dominanza dei sistemi sono quelli che avvengono perentoriamente<br />
alle varie età della vita imponendosi sugli altri creando un riassetto.<br />
Lichtenberg considera lo sviluppo come l’evoluzione di un sistema complesso interazionale che<br />
costantemente cambia, integra, trasforma a si sposta verso livelli organizzativi più complessi.<br />
4. La psicopatologia<br />
Lichtenberg integra una concettualizzazione dei sistemi motivazionali con le riformulazioni della<br />
psicologia del sé e con teorie sull’intersoggettività: il sé come fulcro per l’esperienza e la<br />
motivazione e la teoria dei bisogni di base.<br />
Se i bisogni di base non sono soddisfatti la persona sperimenta un senso di coesione disturbata<br />
cha va dall’attacco di panico a inquietudine.<br />
I desideri invece sono motivazioni multiformi che possono o non coincidere con i bisogni.<br />
Il funzionamento o la patologia di una relazione possono essere interpretabili e fondati su un<br />
mutuo sistema di regolazione dell’interazione.<br />
Gli ostacoli da affrontare sono due:<br />
• valutare cosa costituisca l’organizzazione separata di ogni sistema<br />
• valutare il rapporto dinamico tra i sistemi, parametro fondamentale per la comprensione<br />
introspettiva ed empatica dell’esperienza.<br />
Una disturbata regolazione fisiologica di un bisogno implica elementi di mancata soddisfazione<br />
delle motivazioni di attaccamento e potrebbe determinare un ridotto senso di efficacia e<br />
mettere in atto un eccessivo ricorso all’antagonismo e alla paura. La tensione derivante si<br />
allargherebbe alle esperienze di sfondo amplificando persistenti modelli di disorganizzazione e<br />
disturbo.<br />
I passaggi da uno stato affettivo all’altro verrebbero a mancare di ritmo e coerenza.<br />
Con l’avvento della rappresentazione simbolica i bambini hanno a disposizione complesse<br />
funzioni cognitive che la psicanalisi chiama meccanismi di difesa che contribuiscono alla<br />
flessibilità dei sistemi motivazionali.<br />
Il processo psicoterapeutico implica il recupero di prototipi di emozioni negative più specifici di<br />
quelle positive.<br />
Le scene modello fanno riferimento a esperienze normali o patologiche nell’ifanzia e sono in<br />
grado di trasmettere il senso delle motivazioni e delle relazioni di un individuo adulto.<br />
Focalizzano e danno continuità alle rappresentazioni delle esperienze che si verificano durante<br />
l’infanzia, la fanciullezza, l’adolescenza e la vita adulta.<br />
Le scene modello si riferiscono a 3 costrutti:<br />
• le concezioni legate alle fantasie inconsce o opinioni o credenze<br />
• le concezioni che il paziente e l’analista costruiscono insieme<br />
• i costrutti che derivano dalle esperienze evolutive osservate dai teorici e dai ricercatori<br />
Il compito dell’analista è quello di porsi in diretto confronto con i dilemmi di comprensione delle<br />
esperienze, dei significati e delle motivazioni del paziente “momento per momento” alo scopo<br />
di costruire nuove scene modello che possano favorire un’ulteriore esplorazione di esperienze e<br />
motivazioni che sono fondamentali nel processo di cambiamento terapeutico.<br />
5. Conclusioni<br />
Per Lichtenberg i fenomeni vengono considerati come elementi di una matrice di sistemi<br />
complessi in continua interazione tra loro.