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<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> VERDERIO INFERIORE<br />

Provincia <strong>di</strong> LECCO<br />

– LA STORIA –<br />

Il nome <strong>Verderio</strong> deriva con tutta probabilità dal latino viridarium (verziere, giar<strong>di</strong>no). Meno<br />

accre<strong>di</strong>tata è l’etimologia da veredarius (proprio <strong>di</strong> stazione <strong>di</strong> posta, essendo vere<strong>di</strong> i<br />

cavalli impiegati in tale servizio).<br />

Diversi toponimi ricordano come la zona sia stata interessata dalla civilizzazione romana,<br />

testimoniata anche da ritrovamenti archeologici e dall’or<strong>di</strong>to della centuriazione. Una<br />

strada collegava il castrum <strong>di</strong> Vicus mercatus (Vimercate) con hiberna regis (Bernareggio,<br />

accampamento invernale), Caesarea novella (Sernovella), Miliarium tertium (Terzuolo) per<br />

giungere ad Imbersago. I romani si imposero sugli Insubri e una delle battaglie decisive,<br />

vinta dal console Marcello, si svolse in questo contesto nel 222 a.C.<br />

Altri ritrovamenti ci segnalano la successiva presenza dei Longobar<strong>di</strong> e quin<strong>di</strong> dei Franchi.<br />

Una famiglia <strong>di</strong> origine franca aveva nel X secolo un castello sui cui resti è stata costruita<br />

la villa Gallavresi, oggi sede municipale. Grande rilevanza ebbe tra il XII e il XIV sec. la<br />

presenza dei Templari. Questi avevano una loro sede nella Commenda e nel Castel<br />

Negrino, un tempo parte del territorio comunale. Altre tracce <strong>di</strong> questa presenza<br />

rimangono nella cascina Brugarola. Compare tra i cavalieri dell’or<strong>di</strong>ne un Dalmazio da<br />

<strong>Verderio</strong>. Con la soppressione nel 1312 dell’or<strong>di</strong>ne cavalleresco ad opera <strong>di</strong> Filippo il Bello<br />

re <strong>di</strong> Francia, i posse<strong>di</strong>menti dei Templari passarono all’or<strong>di</strong>ne dei Cavalieri <strong>di</strong> Malta.<br />

Sulla <strong>di</strong>visione fra i due Comuni <strong>di</strong> <strong>Verderio</strong> gli storici non sono concor<strong>di</strong> : alcuni la fanno<br />

risalire al XII secolo, altri alla soppressione dell’or<strong>di</strong>ne dei Templari. In alcuni documenti<br />

del 1412 compare la <strong>di</strong>citura “<strong>Verderio</strong> de sora e de sotto”. Una temporanea riunificazione<br />

in un unico <strong>Comune</strong> è segnalata in documenti del 1874. La Parrocchia <strong>di</strong> <strong>Verderio</strong> fu<br />

istituita dal vescovo S. Carlo Borromeo dopo il Concilio <strong>di</strong> Trento, a seguito delle sue visite<br />

pastorali del 1571 e del 1583. Essa rimase unita fino al 1778, anno in cui su decisione del<br />

vicario vescovile fu istituita la Parrocchia <strong>di</strong> <strong>Verderio</strong> <strong>Inferiore</strong> e si avviò la costruzione<br />

della chiesa parrocchiale. Questa verrà poi sostituita da quella eretta nello stesso sito nel<br />

1906 su progetto dell’architetto Giovanni Barboglio e affrescata nel 1932 da Umberto<br />

Marigliani, coa<strong>di</strong>uvato da Vittorio Manini. Un fatto storico notevole è “la Battaglia <strong>di</strong><br />

<strong>Verderio</strong>” combattuta il 28 aprile 1799 fra gli austro-russi comandati dal gen. Vucassovich<br />

e le truppe napoleoniche guidate dal gen. Sérrurier, mentre Napoleone Bonaparte era<br />

impegnato nella Campagna d’Egitto. I francesi asserragliati nella villa Confalonieri furono<br />

obbligati alla resa, ma dei tremila morti rimasti sul campo molti furono gli austriaci.<br />

I vincitori, dapprima salutati come liberatori, si <strong>di</strong>edero a saccheggi, incen<strong>di</strong> e ad altri atti<br />

vandalici. Due lapi<strong>di</strong> ricordan il tragico evento.<br />

Fino a metà del novecento l’inse<strong>di</strong>amento ha mantenuto un aspetto prevalentemente<br />

agricolo, nonostante da tempo molti abitanti lavorassero nell’industria e nell’e<strong>di</strong>lizia. Di tale<br />

assetto resta l’impianto a gran<strong>di</strong> corti plurifamiliari del nucleo storico e alcune cascine<br />

(Brugarola, Bergamina, Canova, Fornacetta, Bice). Le corti sono tutt’ora designate in<br />

<strong>di</strong>aletto: Curt <strong>di</strong> Scarsétt, <strong>di</strong> Ciòni, <strong>di</strong> Tulétt, <strong>di</strong> Uperarj, <strong>di</strong> Fàt, <strong>di</strong> Magnòn, <strong>di</strong> Masirö, Curt<br />

Növa, Palàss (già villa Annoni), de la Palassina, <strong>di</strong> Stalétt, <strong>di</strong> Scupèj e, <strong>di</strong>staccata, la Curt<br />

<strong>di</strong> Feré. Completano il complesso storico ciò che resta <strong>di</strong> alcune ville un tempo<br />

appartenute a proprietari terrieri nobiliari e borghesi : le ville Annoni, Gallavresi e De<br />

Angelis e la residenza Gnecchi-Rusconi alla Bergamina.


<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> VERDERIO INFERIORE<br />

Provincia <strong>di</strong> LECCO<br />

<strong>Verderio</strong> fa parte dell’altopiano asciutto milanese, caratterizzato da scarsità <strong>di</strong> acque<br />

superficiali. Fa eccezione il comparto irriguo, un tempo a prato stabile, della Bergamina :<br />

singolare isola produttiva che ha preso vita dalla derivazione delle acque dal lago <strong>di</strong><br />

Sartirana, ottenuta con la roggia Annoni attivata dagli omonimi proprietari. Per il resto<br />

l’agricoltura “asciutta” era prevalentemente fondata sulla rotazione cerealicola granoturcofrumento,<br />

integrata, con notevole apporto <strong>di</strong> risorse, dalla gelsibachicoltura. Questa coltura<br />

conobbe un forte sviluppo tra il 1700 e il 1800, anche a seguito delle riforme teresiane, per<br />

stabilizzarsi su un’elevata produttività per un lungo periodo. Nel Catasto Cessato del 1858<br />

si censivano a <strong>Verderio</strong> <strong>Inferiore</strong> ben 8724 gelsi ; il paesaggio rimase fittamente<br />

punteggiato <strong>di</strong> gelsi fino ai primi anni cinquanta del ‘900, quando si ebbe un drastico crollo<br />

<strong>di</strong> tale coltivazione. E’ questa la fase in cui si vendono i gran<strong>di</strong> e me<strong>di</strong> posse<strong>di</strong>menti terrieri<br />

alle famiglie che fino ad allora li avevano coltivati in un rapporto <strong>di</strong> piccola affittanza con<br />

contratti misti vessatori (mezzadria per i bozzoli e affitto in denaro per il fondo e la casa,<br />

più una serie <strong>di</strong> “appen<strong>di</strong>zi” <strong>di</strong> sopravvivenza feudale).<br />

Si sancisce così in modo palese e definitivo la marginalità dell’apporto dell’agricoltura al<br />

red<strong>di</strong>to delle famiglie, mentre prende il via una nuova formazione inse<strong>di</strong>ativa incentrata sul<br />

tipo a villetta, cui si aggiungono in seguito alcune palazzine condominiali e, a partire dagli<br />

anni ’70, una zona industriale.

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