se non diremo cose che a qualcuno spiaceranno ... - Editrice Rotas
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La locanda di<br />
Capitan Ruggiero<br />
mare e tempo libero • <strong>se</strong>a and free time • mer et temps libre • mar y tiempo libre<br />
Il motopesca “NAP” organizza:<br />
Pas<strong>se</strong>ggiate in barca, an<strong>che</strong> <strong>se</strong>rali, con degustazione<br />
Battute di pesca professionale<br />
Accompagnamento subacqueo con istruttore<br />
PESCATO &<br />
MANGIATO<br />
PUNTO DEGUSTAZIONE<br />
SUL MOLO DARSENA<br />
Aperto tutti i giorni a pranzo e cena<br />
Barletta Molo Dar<strong>se</strong>na (zona porto) • Infoline 329 988 22 54<br />
www.cogemobarletta.it • guardaevivi@libero.it<br />
Capitan Ruggiero vi aspetta!<br />
P’i fest natalizj<br />
<strong>che</strong>nt’, sfizzj e Sent All’grizj<br />
er noi barlettani, grandi e piccini, del primo Novecento le<br />
P festività natalizie avevano un aspetto gioioso abbastanza<br />
particolare. Nei mesi precedenti la città era pervasa “dall’aspro<br />
odor dei tini” - per dirla alla Giosuè Carducci poi lo sostituiva<br />
quello da marga d’ugghj <strong>se</strong>bbene più limitato.<br />
Il clima era allora caratterizzato da lenta pioviggine, <strong>che</strong> ben<br />
s’intonava ai tristi riti di novembre per i cari defunti. Ma intanto<br />
si moltiplicavano, ai crocicchi e davanti alle scuole, i bracieri<br />
di caldarröst (castagne arrostite) e sui banchi dei fruttivendoli<br />
apparivano i legn’ <strong>se</strong>nt (cachi). Poi arrivavano i pastori abruzzesi<br />
della transumanza ovina <strong>che</strong> de stezz e trattour’ du Tav’ljr’<br />
sciamavano in città e ci annunciavano il Natale con le loro nenie<br />
tradizionali. Come <strong>se</strong>mpre nelle popolazioni cristiane, gli eventi<br />
festosi religiosi erano preceduti da riti penitenziali. Pertanto il<br />
7 dicembre, a v’gilj da Mmaculât’ (Immacolata Concezione) a<br />
barletta si os<strong>se</strong>rvavano, con rigore particolare, digiuno e astinenza<br />
dalle carni, <strong>se</strong>condo le accurate istruzioni del clero - grammatura<br />
delle porzioni, casi di e<strong>se</strong>nzione ecc…<br />
Mentre gli adulti si accontentavano d’ cimed’râp, noi piccoli<br />
“e<strong>se</strong>nti” ci satollavamo ch’i fritt’l’ - tirate bell fumend’ da sartesc’n’<br />
(padella piatta). Il successivo 13 i barlettani si godevano<br />
a fjr’ d’ Senta Lucej (la Fiera di S. Lucia) affollandosi alle bancarelle<br />
di Corso Cavour p’ luers’ (togliersi) nguoc<strong>che</strong> (qual<strong>che</strong>)<br />
sfi zj’ di gastronomia. Ambite, tra l’altro, a cupât (torrone guarnito),<br />
u cöcch (noce di cocco) e lo Al<strong>che</strong>rmèss d’ F’renz (liquore<br />
rosso speziato). Ai piccoli piacevano un mondo i tarallucci <strong>che</strong><br />
i venditori propagandavano un po’ cinicamente: cchiangeit criatour!<br />
- taredd, taredd…. Alle ore delle cerimonie religio<strong>se</strong> nella<br />
n’ nutedd (piccolissima, lillipuziana) cchjs da Sent’ affumicata<br />
dalle miriadi di candele devozionali, tra il mugolio dell’organo<br />
a mantice e stonatissimi canti, di tanto in tanto intorno alla statua<br />
della Martire siracusana, s’alzavano rauchi lücch’l’ (urli)<br />
d’impetrazione per l’agognata guarigione di mali oftalmici, o di<br />
gioia nei casi - rari - <strong>che</strong> essa si verifi cas<strong>se</strong> (mentre più spesso si<br />
trattava di millanteria).<br />
Veri o falsi <strong>che</strong> fos<strong>se</strong>ro, i miracolati <strong>se</strong>guivano piangenti la<br />
statua in processione, additati quasi invidiosamente dalle persone<br />
con malattie alla vista e gioiosamente dal resto dei fedeli.<br />
Dal 15 al 24 si svolgeva la “novena”, chiamata popolarmente<br />
A Sent’All’grizj (la santa allegrezza) celebrata tra gruppi familiari<br />
in localetti allestiti di Pre<strong>se</strong>pio in stile napoletano. Al momento<br />
“clou” (più importante) della <strong>se</strong>rata, dopo una <strong>se</strong>quela di rosarii<br />
ed invocazioni, arrivavano gli attesi cantori da Sent’ All’grizj:<br />
due o tre, accompagnati da musicanti ‘chi tammurridd’, ciaramedd’<br />
(zampogne) e azzarein (attrezzo metallico triangolare,<br />
di Mi<strong>che</strong>le Dimonte<br />
Briciole d’archivio<br />
da percuotere con<br />
apposita sbarretta).<br />
Con voce stentorea<br />
i cantori e<strong>se</strong>guivano<br />
le 24 strofe del<br />
suddetto inno <strong>che</strong><br />
iniziavano con Cantar io voglio la novena al Bambino, dal cielo<br />
divino vi farò <strong>se</strong>ntir - si sono aperte le porte beate… e terminavano<br />
con: Questa novena <strong>che</strong> noi ti cantiamo Gesù Bambino<br />
ti pre<strong>se</strong>ntiamo - O Gesù, Giu<strong>se</strong>ppe e Maria, vi dono il cuore e<br />
l’anima mia! Le altre 22 strofe raccontano tutti gli episodi narrati<br />
dai Vangeli riguardo la nascita del redentore.<br />
Partiti i cantori, la <strong>se</strong>rata continuava an<strong>che</strong> oltre ‘i dò ior’ d’<br />
nött’ (antico <strong>se</strong>gnale campanario della chiusura delle porte urbane<br />
e inizio del “coprifuoco”) - ricorrente nel detto dialettale omonimo,<br />
descrivente una impre<strong>se</strong>ntabile condizione personale o domiciliare.<br />
I ceti più popolari s’ sbambev’n’ (si divertivano, etimologicamente,<br />
si toglievano dalle fi amme delle diuturne cure) con la<br />
tradizionale tumbulât con <strong>se</strong>gnapunti mangiabili - cic’r’ e fâv’ arr’<br />
stout’ oppure no (come i furmedd, bottoncini).<br />
Nelle ca<strong>se</strong> dei più “emancipati” furoreggiavano il “Mercante<br />
in fi era” e il consumo - esclusività barlettana - di spangedd’ (pietanza<br />
a ba<strong>se</strong> di carne equina). Un’ora prima della “Mezzanotte<br />
Santa”, in ogni famiglia si celebrava la deposizione del bambin<br />
Gesù nell’apposita culla del pre<strong>se</strong>pio casalingo. Quello nostro<br />
era preparato, all’insaputa da “babbo Mariano” (così affettuosamente<br />
appellavano il famoso assaggiatore e analista dei vini,<br />
operante presso la locale “Cantina Sperimentale”) con tecnica<br />
<strong>se</strong>greta di manipolazione del sughero dei tappi di bottiglia.<br />
Poi i più grandi andavano e Cappuccein (Santa Maria degli<br />
Angeli, ex convento francescano, in fondo all’attuale Viale Marconi<br />
adibito ad Ospizio dei Poveri). Quivi si esibivano, durante<br />
la cerimonia notturna, i componenti del gruppo capeggiato dal<br />
compianto dott. Filograsso, con mottetti (piccoli testi sacri musicati<br />
e cantati) e con barcarole (melodie a ritmo lento): quella<br />
bellissima del concittadino Giu<strong>se</strong>ppe Curci era particolarmente<br />
curata nell’e<strong>se</strong>cuzione e sollevava molta emozione tra gli astanti.<br />
Uscivamo nella notte al canto di S. Alfonso de’ Liguori Tu<br />
scendi dalle stelle con nel cuore felicità e un pieno di buoni <strong>se</strong>ntimenti.<br />
Che tempi! bastavano co<strong>se</strong> <strong>se</strong>mplici per divertirci e,<br />
almeno per un po’, <strong>se</strong>guire il consiglio della canzonetta allora<br />
in voga, a proposito di soggetti impopolari come: il daziere, il<br />
vigile urbano, ecc… Mbè, buon Natale pure a tè!<br />
DICEMbrE 2010 IL FIErAMOSCA 41