libro Barricate e Battaglie 1 parte - Comune di Brescia
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Circoscrizione Centro<br />
<strong>Barricate</strong> e <strong>Battaglie</strong><br />
Vita a <strong>Brescia</strong> negli anni<br />
<br />
<strong>Barricate</strong> e <strong>di</strong> <strong>Battaglie</strong><br />
Vita a <strong>Brescia</strong> negli anni<br />
Alessia Biasiolo<br />
dell’In<strong>di</strong>pendenza italiana<br />
Assessorato Centro Storico<br />
e Lavori Pubblici<br />
<strong>di</strong><br />
Alessia Biasiolo
Bianca<br />
© Tutti i <strong>di</strong>ritti sono riservati all’Autrice. È vietata la riproduzione anche parziale dell’opera.<br />
Finito <strong>di</strong> stampare nel mese <strong>di</strong> aprile 2009 da AP Stu<strong>di</strong>o (Pc)<br />
2
<strong>Barricate</strong> e <strong>Battaglie</strong><br />
Vita a <strong>Brescia</strong> negli anni dell’In<strong>di</strong>pendenza italiana
Bianca<br />
6
Prefazione Mario<br />
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Mario Labolani<br />
Assessore al Centro Storico <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong><br />
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stesso -<br />
tempo in cui mi consapevolizza della mia responsabilità non soltanto<br />
<br />
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in<br />
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cui esso costituisce patria <strong>di</strong> identità, <strong>di</strong> identificazione, <strong>di</strong> tutela, <strong>di</strong>rei, della<br />
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<br />
centro citta<strong>di</strong>no, in quanto è nel nostro patrimonio <strong>di</strong> scritti, e bibliotecario <strong>di</strong><br />
-<br />
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città, <br />
per il territorio bresciano e per me stesso. Al primo anno <strong>di</strong> presidenza, infatti,<br />
sono -<br />
a celebrare con questa <br />
Attività <br />
Promozionali della Circoscrizione <br />
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venendo<br />
modello<br />
<strong>di</strong> ideale <strong>di</strong>feso, sostenuto,<br />
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locale <br />
e nazionale, mantenere il vessillo <strong>di</strong><br />
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Flavio Bonar<strong>di</strong><br />
Presidente della Circoscrizione Centro Flavio <strong>di</strong> Bonar<strong>di</strong> <strong>Brescia</strong><br />
Presidente della Circoscrizione Centro <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong><br />
7<br />
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il Parlamento subalpino concedette la citta<strong>di</strong>nanza onoraria <strong>di</strong> Torino a tutti i<br />
Mi piace pensare, da Torinese, <strong>di</strong> es<br />
Alessia Biasiolo<br />
8<br />
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Imponente lo è sempre stata, soprattutto se avvicinandosi ai suoi bastioni si guardava<br />
ta leonessa pronta al sacrificio per<br />
<strong>di</strong>fendere il sommo bene. Di <strong>Brescia</strong> si è scritto molto e le cronache la narrano spesso<br />
in occasioni <strong>di</strong> coraggio e abnegazione nel corso dei secoli.<br />
La fotografia che s <br />
anniversario della prima fotografia che la storia chiami tale.<br />
Era da tempo che ci si cimentava per cercare <strong>di</strong> fermare la luce sulla carta senza<br />
ausilio <strong>di</strong> pennelli, e si deve alla caparbietà <strong>di</strong> Joseph Nicephore Niépce la riuscita.<br />
una scoperta recente e approfondì gli stu<strong>di</strong><br />
alla ricerca <strong>di</strong> una sostanza che potesse impressionarsi alla luce mantenendosi<br />
inalterata nel tempo. Il suo più interessante esperimento, <strong>di</strong> cui abbiamo notizia<br />
grazie alla lettera che Joseph scrisse al fr<br />
<br />
<br />
aveva ottenuto un negativo. Di cui non fu affatto sod<strong>di</strong>sfatto. Continuò le sue ricerche<br />
<br />
sensibile alla luce, poteva essere utilizzato al suo scopo, cosa che mise in pratica nel<br />
<br />
<br />
Esponendo la lastra alla luce, dove la luce stessa la raggiungeva grazie alle zone<br />
<br />
eliminato lavandolo con la lavanda. La superficie rimasta scoperta veniva scavata con<br />
a per la stampa. Il proce<strong>di</strong>mento venne<br />
chiamato eliografia; esso poteva essere applicato anche nella camera oscura dove<br />
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ealizzazione <strong>di</strong> dagherrotipi <strong>di</strong> personaggi, compresi i membri delle corti che<br />
raggiungevano gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> posa e si prestavano a restare ore a <strong>di</strong>sposizione paziente<br />
delle necessarie esposizioni. In Italia si passò dalla dagherrotipia alla calotipia già con<br />
<br />
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Erano, del resto, anni in cui si moltiplicavano le scoperte che rivoluzionarono il modo<br />
<strong>di</strong> vivere.<br />
<br />
a virulenza. La scoperta del vaccino<br />
(cosiddetto perché estratto dalle vacche), dovuta ad osservazione attenta e alla<br />
<br />
<br />
<br />
neratore che permise <strong>di</strong> creare corrente<br />
<br />
Notevoli erano stati i cambiamenti a livello sociale, architettonico, letterario.<br />
uare le sepolture in luoghi appositi, legge<br />
architettura cimiteriale.<br />
<br />
<strong>di</strong> Daguerre, la meravigliosa statua <strong>di</strong> Paolina Borghese Bona<strong>parte</strong> scolpita da<br />
<br />
calzoni a coulottes, cioè stretti sotto il ginocchio dagli stivali, con i pantaloni lunghi<br />
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decretando la nascita <strong>di</strong> un nuovo rapporto tra musica e poesia. Da questa<br />
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alle quali prendeva <strong>parte</strong> e che presero il nome <strong>di</strong> schubertia<strong>di</strong>. Era grande<br />
<br />
<br />
anno prima della sua.<br />
<br />
<strong>di</strong> Bonn che ha dato tanto alla musica. Eg<br />
<br />
ma le donne da cui era attratto ap<strong>parte</strong>nevano ad un altro rango sociale e non erano<br />
mai alla sua portata. Spesso <br />
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alla contessa Dorothea Ertmann.<br />
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e i due non si videro più.<br />
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portarono alla morte.<br />
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io dove presumibilmente per secoli erano<br />
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chiamata della Vittoria Alata e altri bron <br />
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pietra per il gioco del pallone.<br />
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Aurore Dudevant, nota come George Sand, e durante il rapporto tormentato con lei,<br />
compose le opere più belle. Aurore era una famosa scrittrice, <strong>di</strong> sei anni più vecchia<br />
<strong>di</strong> lui, separata dal barone Dudevant dal quale ebbe due figli. Insieme, George e<br />
Frédéric si trasferirono a Palma <strong>di</strong> Majorca, sperando che la malattia del musicista<br />
regre<strong>di</strong>sse grazie ad un clima migliore, ma così non fu. Dopo un anno, i due<br />
tornarono a Parigi. Mentre Chopin era molto innamorato, George aveva<br />
prevalentemente un atteggiamento materno nei suoi confronti e la storia giunse alla<br />
fine. Si lasciarono nel 1845. La tubercolosi <strong>di</strong> Frédéric si aggravava e, dopo avere<br />
ancora tenuto memorabili concerti, il compositore morì nel 1849. La città <strong>di</strong> Parigi gli<br />
tributò funerali solenni.<br />
La stessa Parigi che aveva visto esplodere la rivoluzione nel 1848, quando Giuseppe<br />
<br />
<br />
autore Lord Byron, e il cui protagonista<br />
aveva saputo incarnare gli ttenuto in Francia a causa<br />
delle sommosse, il compositore <strong>di</strong> Busseto non poté assistere al debutto della sua<br />
<br />
<br />
uomo padano, terragno, eppure capace <strong>di</strong> trasmettere quanto la presenza del mare<br />
occupasse la sua mente. La fortuna <strong>di</strong> Giuseppe Ver<strong>di</strong> aumentò proprio a causa degli<br />
eventi del 1848-1849. Date le crisi sociali e politiche, non si rischiava più <strong>di</strong> fare<br />
produrre opere nuove, ma si preferiva investire su nomi collaudati, che già avevano<br />
dato prova <strong>di</strong> bravura nella composizione. Se fino a poco prima si preferivano opere<br />
<br />
<br />
Italia ad avere spazio per il successo, vedendo commissionati suoi melodrammi. Solo<br />
gli anziani Pacini e Mercadante, in quello stesso periodo, potevano vantare <strong>di</strong> vivere<br />
<strong>di</strong> ren<strong>di</strong>ta sui lavori già prodotti; pochi appunto erano i nomi nuovi sulle scene.<br />
Mercadante fondò a Napoli una scuola detta classicista proprio per contrastare quello<br />
che era visto come strapotere <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong>, non solo in fatto <strong>di</strong> commissioni economiche,<br />
<br />
<br />
Vienna nel 1843.<br />
Giuseppe Fortunino Francesco Ver<strong>di</strong>, classe 1813, seguì gli eventi del 1848-49 con<br />
tesa <strong>parte</strong>cipazione, abbracciando la causa risorgimentale con preferenza per le idee<br />
mazziniane e repubblicane, e i temi patriottici inseriti quasi causalmente in<br />
<br />
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<br />
<br />
privata. Ebbe critiche, tuttavia, anche a Busseto per la relazione con Giuseppina<br />
Strepponi che sposerà, lui vedovo, soltanto nel 1859. Si trasferirà, a seguito dei cattivi<br />
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giu<strong>di</strong>zi della gente, nella tenuta <strong>di</strong> campagna che seguì personalmente. Tornava quasi<br />
a casa, quin<strong>di</strong>, essendo nato a Roncole, una frazione <strong>di</strong> Busseto, da Carlo che faceva<br />
<br />
nel 1813 Busseto era <strong>parte</strong> <strong>di</strong> un Impero creato da Napoleone, gli fece pensare <strong>di</strong><br />
iano. La terra che lo aveva visto nascere e<br />
crescere era terra <strong>di</strong> gente alla buona, ma che riconosceva le attitu<strong>di</strong>ni. Il compositore<br />
soffriva ancora <strong>di</strong> più per le critiche alla sua vita adulta, perché erano rivolte a ciò che<br />
<strong>di</strong> lui aveva in qualche modo deluso. La sua scuola la doveva a mecenati, al<br />
negoziante che lo aveva sostenuto, a chi riparava gratuitamente i suoi strumenti<br />
contando sul suo talento. La gente alla quale aveva dato tanto dal suo esor<strong>di</strong>o<br />
<br />
<br />
amava, Ver<strong>di</strong> vide morire la moglie nel 1840, <strong>di</strong> encefalite, dopo avere perduto i due<br />
figlioletti Virginia e Icilio Romano, morti in tenera età.<br />
za ver<strong>di</strong>ane sulla vita civile e politica del<br />
<br />
<br />
successivo sempre su libretto <strong>di</strong> Francesc <br />
<br />
ricca <strong>di</strong> colpi <strong>di</strong> scena, <strong>di</strong>ede la possibilità a Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re la caratterizzazione<br />
<strong>di</strong> alcuni personaggi dal punto <strong>di</strong> vista drammaturgico e <strong>di</strong> iniziare ad affrancarsi<br />
nizetti, con il quale, appunto, non correva<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
abbigliato con un mantello ed un grande cappello da montanaro. Il costumista de La<br />
Fenice, <strong>parte</strong>ndo dalla descrizione, <strong>di</strong>segnò un cappello rotondo, con ampie falde,<br />
<br />
furono presi da imme<strong>di</strong>ata simpatia per <br />
<br />
<br />
<br />
essere segreta e la gente si organizzava per essere munita <strong>di</strong> simboli taciti <strong>di</strong> quanto<br />
<br />
cio si anima <strong>di</strong> ardore<br />
<br />
che iniziarono a vendere con grande su <br />
significava essere un patriota e proprio quella forma <strong>di</strong> copricapo <strong>di</strong>venne vessillo<br />
<br />
anche negli altri stati italiani, non senza un certo fasti<strong>di</strong>o da <strong>parte</strong> dei dominatori,<br />
<br />
appannaggio anche femminile, con la moda lanciata da Cristina <strong>di</strong> Belgioioso in posa<br />
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per un pittore indossando quel tipo <strong>di</strong> cappello. La stampa scriveva del cappello<br />
<br />
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sorio stava già assumendo <br />
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ia. Del Regno delle Due Sicilie erano<br />
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dotato <strong>di</strong> uno dei co<strong>di</strong>ci pi<br />
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processo <strong>di</strong> Restaur <br />
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sincronizzato con le insurrezioni contempor<br />
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tuttavia vennero represse sul nascere. Arrestato da Michele Bello e compagni il<br />
soprintendente <strong>di</strong> Gerace Antonio Bonafede, che aveva avuto un ruolo tanto ostile<br />
durante il processo ai fratelli Ban<strong>di</strong>era da essere trasferito da Crotone proprio a<br />
Gerace, i cinque non gli torsero un capello. Furono però tra<strong>di</strong>ti nella notte tra il 9 e il<br />
10 settembre e Bello, Verduci, Salvadori con Stefano Gemelli vennero arrestati,<br />
mentre Mazzone e Ruffo riuscirono momentaneamente a scappare e a trovare rifugio<br />
a Catanzaro. Vennero arrestati il 21 e il 22 settembre. Bonafede, malgrado fosse stato<br />
trattato con tutti i riguar<strong>di</strong> durante la prigionia, cercò da subito la vendetta più<br />
crudele. I cinque giovani vennero condannati a morte e fucilati il 2 ottobre del 1847,<br />
sulla Piana <strong>di</strong> Gerace. I loro corpi, in segno <strong>di</strong> <strong>di</strong>sprezzo, furono gettati nella fossa<br />
comune detta "la lupa". Il processo, per espresso interessamento <strong>di</strong> Bonafede, era<br />
stato organizzato in fretta, per evitare ch <br />
richiesta <strong>di</strong> grazia che <strong>di</strong> certo sarebbe stata inoltrata dal generale inviato dal governo<br />
borbonico, Nunziante; il soprintendente si rivelò, <strong>di</strong> nuovo come a Crotone, feroce,<br />
anche nei confronti dei familiari dei ribelli, che vennero perseguitati anche dopo<br />
e a farlo trasferire da Gerace. Fer<strong>di</strong>nando<br />
II pochi mesi dopo, anche se temporaneamente, fu costretto a concedere la<br />
<br />
suscitò in<strong>di</strong>gnazione in tutta Italia, così il copricapo alla moda cominciò a chiamarsi<br />
<br />
<br />
<br />
spesso la penna veniva sostituita con una coccarda anche tricolore.<br />
Il tricolore era poi esposto con coraggio e orgoglio dai patrioti, come fece un ragazzo<br />
ovane poeta genovese, classe 1827, che<br />
a quel tempo aveva già prodotto canti ed inni al Risorgimento del popolo italiano,<br />
alternandoli a canti <strong>di</strong> natura amorosa; entrambi venivano cantati e ripresi dal popolo<br />
e dai soldati come incitamento a tenere fede, anche nella sofferenza, ai valori e agli<br />
ideali tanto rosei e como<strong>di</strong> da sostenere nel sicuro dei propri incontri clandestini. Tra<br />
<br />
<br />
Mazzini <strong>di</strong> morire sì martiri, ma per trovar proseliti e soldati, per rendere fertile il<br />
<br />
<br />
<br />
dei pro<strong>di</strong>, il desiderio <strong>di</strong> combattere in arene infuocate dal vigore della lotta, prelude<br />
alle tombe necessarie per giungere alla meta libertaria, costituendo le basi per un inno<br />
<br />
I moti del 1848 portarono in Italia una ventata <strong>di</strong> novità e <strong>di</strong> desiderio <strong>di</strong> autonomia<br />
tali da influenzare ogni aspetto della vita quoti<strong>di</strong>ana. Giovanni Visconti Venosta, ad<br />
esempio, a proposito della situazione milanese sottolinea come da allora tutto mutò<br />
rapidamente nelle abitu<strong>di</strong>ni domestiche, nella vita citta<strong>di</strong>na, nelle usanze, nelle menti,<br />
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su tutto una collana <br />
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I patrioti bresciani, comunque, vollero rappresentare la repubblicana trage<strong>di</strong>a <strong>di</strong><br />
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A <strong>Brescia</strong>, allora, si leggevan<br />
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Nelle varie <strong>di</strong>atribe politiche,<br />
<br />
<strong>di</strong>alogo tra i protagonisti Momolo e Checco è arricchito dal parere del coro <strong>di</strong><br />
citta<strong>di</strong>ni, dal quale, <strong>di</strong> tanto in<br />
antat dei legn enturen alla Coluna<br />
<br />
MOMOLO CORO<br />
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CHECCO MOMOLO<br />
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CORO CORO<br />
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CHECCO<br />
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Lorenzo Labrano, napolitano, sonatore<br />
Luigi Torre, possidente<br />
Paolo Brasa <strong>di</strong> Lonato<br />
Giambattista Bianchi, chirurgo<br />
Franco Milani <strong>di</strong> Salò<br />
Carlo Gagliar<strong>di</strong>, possidente<br />
Giuseppe Fantuzzi, veneziano<br />
Pietro Borsotti, pavese al servizio dei francesi<br />
Lelio Beccalossi <strong>di</strong> Gardone<br />
Marcantonio Bianchi <strong>di</strong> Coccaglio<br />
Francesco Franchini <strong>di</strong> Pisogne<br />
Luigi Lana, nobile bastardo<br />
Antonio Valli, finanziere<br />
Pietro e Antonio, fratelli Nicolini, ostieri<br />
Franco Spranzi, interveniente<br />
Orazio, Pietro e Giuseppe, fratelli Ventura <strong>di</strong> Carpenedolo<br />
Giacomo e Pietro, fratelli Moncini <strong>di</strong> Valle<br />
Pietro Foresti, possidente.<br />
Solo i nomi dei firmatari davano carattere alla rivolta in preparazione.<br />
Primo Caprioli era in realtà Giovanni, uno dei più fanatici contro la Repubblica<br />
<br />
storico Elia Capriolo, guerrieri, prelati e statisti. Comandò la cavalleria della<br />
Repubblica bresciana, combatterà, resterà ferito e verrà ban<strong>di</strong>to e condannato a morte<br />
nel processo austriaco del 1799.<br />
Francesco, suo fratello, era del 1773 e, come Giovanni, aveva stu<strong>di</strong>ato<br />
Giurisprudenza a Modena. Sarà capo della fanteria della prima Legione bresciana, poi<br />
del primo battaglione della 6° Legione Cisalpina, quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>missionario per motivi <strong>di</strong><br />
salute.<br />
<br />
il famoso autore racconta le incre<strong>di</strong>bili<br />
avventure del conte Vitelleschi, nobile bresciano che sembra un incrocio tra<br />
Casanova e il don Giovanni <strong>di</strong> Mozart. Il conte Vitelleschi era in realtà il conte<br />
Galliano Lechi, famoso in tutta la Serenissima Repubblica per le sue stravaganze e<br />
intemperanze, che lo portarono prima in prigione e poi a morire assassinato in<br />
Valtellina. Anche la sorella Franca o Fanny, poi contessa Ghirar<strong>di</strong>, verrà <strong>di</strong>pinta dalla<br />
penna del celebre autore.<br />
Il conte Giuseppe Lechi era nato ad Aspes, vicino a <strong>Brescia</strong>, nel 1766 e venne<br />
mandato a stu<strong>di</strong>are nel collegio militare <strong>di</strong> Vienna. La sua famiglia, come molte altre<br />
non era ascritta al Consiglio Generale della Città, ma<br />
possedeva nobiltà e feu<strong>di</strong>, conferiti dal Serenissimo Dominio.<br />
23<br />
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Giuseppe <strong>di</strong>venne capitano, combattendo nel reggimento del Kaiser, quin<strong>di</strong> fu ferito<br />
nella battaglia <strong>di</strong> Spira del primo ottobre 1792. Desideroso <strong>di</strong> avventura e<br />
cambiamenti, nei suoi salotti mondani nella tenuta <strong>di</strong> Ghe<strong>di</strong> inizierà <strong>di</strong>scorsi e<br />
cospirazioni impegnati. Venezia se ne accorse e il Consiglio dei Dieci giu<strong>di</strong>cò quei<br />
nobili turbolenti che si riunivano in salotto con lui il 4 maggio 1794, limitandosi,<br />
nobili <strong>di</strong> terraferma, ad una paternale.<br />
Il conte fu a capo, in qualità <strong>di</strong> generale, delle truppe repubblicane e andò<br />
volontariamente in esilio in Francia nel 1799. Bona<strong>parte</strong>, riconoscendone il valore,<br />
gli <strong>di</strong>ede il comando della Legione Italica che si stava formando a Digione. Con essa<br />
Giuseppe scese in Italia attr <br />
<br />
e a Lecco, sorprese ed annientò il nemico occupando Bergamo e <strong>Brescia</strong> e tenne<br />
<br />
<br />
<br />
ccessivamente avanzò verso Trento e le sue<br />
truppe corsero sul ponte già coperto dalle artiglierie nemiche, attaccando sulla sponda<br />
padronendosi della città.<br />
Dopo la pace <strong>di</strong> Lune <br />
<br />
membro del Corpo Legislativo.<br />
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Combatté la guerra <strong>di</strong> Spagna del 1808, ma poi Murat lo chiese a Napoleone e, da<br />
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le membra, <strong>di</strong>arrea per un paio <strong>di</strong> giorni,<br />
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architetto pensò <strong>di</strong><br />
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Ci furono nel bresciano 20.897 contagiati con 9.944 morti, pari al 47,6% dei colpiti, e<br />
in città, su 31.500 abitanti, 3.200 furono contagiati e 1.600 i morti. Meno del 12%<br />
degli infetti venne ospedalizzato, ma la cifra ammontava comunque a 2.427 in<strong>di</strong>vidui.<br />
Le categorie più colpite furono le prostitute, le filatrici, i farmacisti, i cuochi e gli<br />
spazzini. Non si conoscevano <br />
ma i meno a rischio furono i me<strong>di</strong>ci, i sacerdoti, i macellai, i giovani, i ricchi e le<br />
comunità religiose, soprattutto a fronte della migliore qualità della vita e delle<br />
si <strong>di</strong>stinse la figura <strong>di</strong> Paola Di Rosa.<br />
La città, proprio per le sue con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> miseria, aveva un alto tasso <strong>di</strong> mortalità,<br />
soprattutto per malattie endemiche, portate dalle truppe che transitavano sul territorio,<br />
e per le cattive con<strong>di</strong>zioni igieniche, peggiori rispetto a quelle <strong>di</strong> molte altre città del<br />
tempo. In quegli anni, poi, gli ospedali esistenti nel territorio bresciano erano i<br />
medesimi del 1808 e proprio le epidemie come quella <strong>di</strong> tifo petecchiale del 1816-<br />
1818 e quelle <strong>di</strong> colera <br />
modernizzazione delle strutture, con parecchie donazioni a favore dei nosocomi.<br />
<br />
malaria, la pellagra, le anemie e il rachitismo, la gozzosi e il tifo. Nel 1839 comparve<br />
<br />
<br />
Giuseppe Lechi trascinò nei suoi ideali i fratelli.<br />
Giacomo Lechi era del 1768. Fece <strong>parte</strong> del Comitato <strong>di</strong> Vigilanza durante la<br />
rivoluzione, quin<strong>di</strong> venne eletto al Consiglio Legislativo dei Juniori <strong>di</strong> Milano e<br />
<strong>di</strong>fese il concetto della libertà italiana <strong>di</strong> fronte alle prepotenze francesi. Non<br />
accettando compromessi sui principi, pur Membro del Corpo Legislativo, si <strong>di</strong>stolse<br />
<br />
Angelo Lechi nacque nel 1769. Fu tra i principali attori della rivoluzione bresciana.<br />
Combattè le Campagne <strong>di</strong> Romagna e della Trebbia (1797-1799). Poi, nel 1799, andò<br />
in Francia, sempre per via delle persecuzioni austriache. Nel 1800 tornò in Italia e a<br />
<br />
ponte <strong>di</strong> Trento con i fratelli. Quin<strong>di</strong> Napoleone lo usò come comandante dei<br />
<br />
<br />
1850.<br />
Bernar<strong>di</strong>no Lechi era del 1774. Tra i rivoluzionari e poi milite sotto il fratello, si<br />
de<strong>di</strong>cò ben presto ai suoi stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> botanica e <strong>di</strong> agricoltura, tanto che <strong>di</strong>venne abile<br />
collezionista <strong>di</strong> piante e fiori, prime fra tutte le camelie. Fu tra gli organizzatori della<br />
<br />
Montirone dei conti Lechi il 13 giugno. Poi amministrò il patrimonio sequestrato<br />
<br />
26<br />
26
27<br />
27
La Guar<strong>di</strong>a, prima <strong>di</strong> sciogliersi, bruciò le ban<strong>di</strong>ere e ne trangugiò le ceneri affidando<br />
al proprio comandante Teodoro le gloriose Aquile; egli riuscì a conservarle anche<br />
<br />
Ricusò <strong>di</strong> ricevere il giuramento dei Reggimenti Italiani <strong>di</strong>ventati Austriaci e fu tra i<br />
<br />
<br />
ascorsi in carcere prima della sentenza,<br />
<br />
<br />
<br />
io, <strong>di</strong> cui fece <strong>parte</strong> come Generale in capo <strong>di</strong> tutte<br />
<br />
<br />
sperava, ma intanto era entrato nelle grazie del re, anche donandogli le Aquile<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Emigrò con i genitori (che portavano con loro i figli e le figlie più piccoli) a Genova,<br />
<br />
ritorno dei Francesi, riprese gli stu<strong>di</strong> a Brventando me<strong>di</strong>co nel<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
proprio la sua isoletta <strong>di</strong>venne centro <strong>di</strong> una delle tendenze del carbonarismo<br />
28<br />
28
sottoposto a precetto.<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
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<br />
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<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<strong>Brescia</strong> è città antica e riguardevole della Lombar<strong>di</strong>a, et una delle più segnalate<br />
<br />
considerata, sì per la consideratione del sito, come per una nobiltà considerabile<br />
che la rende populata, come per il traffico, che quoti<strong>di</strong>anamente vi abbonda, <strong>di</strong><br />
sud<strong>di</strong>ti industriosi e gran<strong>di</strong>, massime ne <br />
<br />
<br />
la <strong>di</strong>mestichezza; solo il rigore li rende<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
29<br />
29
(la u accentata è nel testo originale)<br />
<br />
<br />
(rit.)<br />
<br />
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<br />
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<br />
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<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
nonché autore <strong>di</strong> saggi locali.<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
30<br />
30
Pellico, <strong>di</strong> transito alla Locanda del Gambero, una delle più antiche <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong>, il 7<br />
settembre 1830 proprio al ritorno dalla sua incarcerazione.<br />
I molti bresciani coinvolti nella rivo tra cui mazziniani e<br />
ap<strong>parte</strong>nenti alla Carboneria, fuggirono dalla città per terre <strong>di</strong> altro regno o furono<br />
passati per le armi, e la persecuzione fu così impietosa che anche il vescovo Nava<br />
dovette intervenire per fare cessare la crudriaci nel punire coloro che<br />
volevano la libertà delle proprie terre. Le cronache narrano <strong>di</strong> efferate esecuzioni e <strong>di</strong><br />
miseria <strong>di</strong>lagante, tanto che il buon vescovo, nel 1824, implorava per i citta<strong>di</strong>ni la<br />
clemenza del sovrano.<br />
Proprio in questo clima arrivò a <strong>Brescia</strong> un giovane austriaco che desiderava<br />
ese, ma non ancora avviata in Italia. La<br />
produzione <strong>di</strong> birra. Del clima <strong>di</strong> <strong>di</strong>stensione che i sovrani cercarono <strong>di</strong> attuare per<br />
chetare gli animi, a seguito proprio degli atteggiamenti dei comandanti <strong>di</strong> piazza dopo<br />
quei moti insurrezionali, approfittò Franz Xavier W <br />
. Il carattere bonario e aperto <strong>di</strong> Franz non<br />
lo fece mai ritenere un nemico dalla popola<br />
sempre grande rispetto, anche quando furono presi prigionieri durante la vera e<br />
propria guerra citta<strong>di</strong>na <strong>di</strong> un ventennio dopo.<br />
31<br />
31
prima fabbrica <strong>di</strong> birra americana venne<br />
<br />
<br />
<br />
no: come intratteneva larghi rapporti <strong>di</strong><br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
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32
e dai vizi. Nel consiglio della filarmonica, normalmente, doveva essere presente un<br />
delegato politico scelto dalla polizia austriaca, per garantire la sorveglianza <strong>di</strong> questi<br />
apparentemente innocui organi.<br />
La società bresciana ricca <strong>di</strong>scuteva nei salotti delle idee che i suoi membri<br />
acquisivano durante i viaggi e le relazioni con personaggi illustri delle regioni e degli<br />
stati limitrofi.<br />
Erano, ad esempio, le idee <strong>di</strong> Pietro Tamburini, nato a <strong>Brescia</strong> il primo gennaio del<br />
1737, importante teologo e giurista italiano. Dopo la battaglia <strong>di</strong> Marengo,<br />
Tamburini, al quale le autorità erano riconoscenti per l'appoggio dato al nuovo<br />
regime, fu richiamato a Pavia nella riaperta Università, prima come docente <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto<br />
naturale, e poi anche come <strong>di</strong>rettore del Collegio Nazionale "Ghislieri". Anche le<br />
autorità austriache, reinse<strong>di</strong>atesi dopo il 1815, non toccarono in alcun modo la figura<br />
ormai patriarcale dell'abate Tamburini, che continuò ad insegnare fino al 1817.<br />
Successivamente fu nominato da Francesco I d'Austria <strong>di</strong>rettore e preside della<br />
facoltà politico-legale dell'Università <strong>di</strong> Pavia, incarico che mantenne fino alla morte,<br />
avvenuta per una febbre tifoidea il 14 marzo 1827.<br />
33<br />
33
Ve<strong>di</strong>amo, quin<strong>di</strong>, che i fermenti liberali e patriottici, le idee rivoluzionarie <strong>di</strong> varia<br />
tipologia, la volontà <strong>di</strong> libertà, sono sempre aleggiati in città, frutto della lotta al<br />
sopruso che, comunque, ogni dominatore in varia maniera attuava. Se non altro<br />
perché i <strong>Brescia</strong>ni non si sentivano comunque liberi <strong>di</strong> decidere fino in fondo della<br />
loro vita politica e amministrativa. Allo stesso tempo, negli anni dei quali narriamo, i<br />
dominatori riconoscevano il valore dei personaggi che operavano sulla terraferma, nel<br />
caso <strong>di</strong> Venezia, o come sud<strong>di</strong>ti, nel caso napoleonico o del casato austriaco, e<br />
rispettavano le figure valide mantenendole nei loro incarichi (non senza un certo<br />
controllo) pur sapendo che in cuor loro non sarebbero mai state fedelissime.<br />
Mantenere la quiete dei territori occupati era un compito delicato, che veniva attuato<br />
<br />
<br />
del popolo.<br />
lo <strong>di</strong>pingeva, fissandolo per la memoria futura.<br />
In città nasceva nel 1807 Angelo Inganni, avviato alla pittura nella bottega del padre<br />
dove si occupò della realizzazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>pinti prevalentemente <strong>di</strong> soggetto sacro,<br />
commissionati dalle varie chiese del bresciano. A proposito <strong>di</strong> botteghe, per citarne<br />
alcune altre, era attiva, sempre in città, in quegli anni una spezieria gestita da Luigi<br />
<br />
prendeva il nome da una grande pesa il cui braccio sporgeva dalla finestra del primo<br />
piano <strong>di</strong> una casa. La spezieria vendeva <strong>di</strong> tutto, dalle droghe alle candele, dai rime<strong>di</strong><br />
per le malattie alla carta alla polvere <strong>di</strong> mummia. Sarà il Podestà citta<strong>di</strong>no, negli anni<br />
<br />
separati. Le botteghe erano poi appannaggio dei portici cinquecenteschi del lato est <strong>di</strong><br />
e Corso Mameli che fiancheggia la Piazza,<br />
un tempo si chiamava Corso degli Orefici, per la presenza <strong>di</strong> mercanti e <strong>di</strong> produttori<br />
<br />
esisteva già dal Settecento la bottega<br />
ndeva stoffe <strong>di</strong> seta, raso e broccato,<br />
tanto da farsi in<strong>di</strong>viduare con una mezzaluna sul comignolo. La carta intestata<br />
alla Loggia al civico N.° <br />
voluti sempre nel Settecento per regolarizzare le vie e i luoghi delle città, erano in<br />
ocento, le carte intestate<br />
erano dei veri capolavori, in cui veniva riportata per intero, a mò <strong>di</strong> pubblicità, la<br />
ragione sociale e gli oggetti <br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Veluttini, Lane, Cotoni can<strong>di</strong><strong>di</strong> e tinti <br />
interesse, come possiamo leggere, è il modo in cui si scrivevano i termini.<br />
34<br />
34
Anche chi svolgeva lavori <strong>di</strong> carpenteria e muratura usava scrivere tutto sulla carta<br />
intestata, <strong>di</strong> norma stampata per le ricevute. Si annotava, ad esempio, che si<br />
svolgevano lavori in ferro battuto, scavi, trasporto <strong>di</strong> materiale. La libreria<br />
specificava che vendeva libri scolastici, italiani e stranieri, libri <strong>di</strong> <strong>di</strong>vozione in<br />
Italiano e Francese, in ricca o or<strong>di</strong>naria legatura, immagini sacre e in folio ricamate,<br />
si riceveva qualunque commissione libraria e associazione (quando, cioè, ci si voleva<br />
abbonare a giornali e riviste vendute in città o fuori città o ad altre pubblicazioni<br />
<br />
<br />
Quin<strong>di</strong> costituivano il tragitto privilegiato dei visitatori che entravano in <strong>Brescia</strong> dalle<br />
zone limitrofe, mentre i citta<strong>di</strong>ni tendevano ad evitarle, così come il quartiere delle<br />
Pescherie. Altre <strong>di</strong>rettrici <strong>di</strong> commercio erano i Corsi connessi alle Porte.<br />
Dalla seconda metà del Settecento ai primi decenni dell<br />
<br />
<br />
battitori <strong>di</strong> rame, che avevan Palestro. Si vietarono le<br />
bancarelle ambulanti con animali che razzolavano per le piazze e per le vie, al fine <strong>di</strong><br />
mantenere il decoro citta<strong>di</strong>no. Furono spostati il mercato dei grani, quello della legna<br />
e quello del vino e Palazzo della Loggia, che aveva i locali del piano terra, quelli che<br />
si affacciano sulla strada, a<strong>di</strong>biti al commercio, venne riservat<br />
della città. Talvolta la stessa Piazza della Loggia si animava ancora <strong>di</strong> bancarelle,<br />
talaltra queste venivano aggiunte dai pittori nelle loro tele figurative per colorarne la<br />
descrizione. Il commercio <br />
urbano come un tempo e si privilegiava la qualità della vita.<br />
Tornando ad Angelo Inganni, nel 1827 venne chiamato alle armi nel Battaglione<br />
Cacciatori, a Milano, dove fu notato dal maresciallo Radetzky a cui eseguì un ritratto<br />
<br />
35<br />
35
Brera nel 1833. Iniziò a produrre paesaggi e vedute che gli venivano commissionati<br />
dalla nobiltà e dalla borghesia <strong>di</strong> tutto il Lombardo-Veneto. Famose le sue<br />
realizzazioni <strong>di</strong> scene <strong>di</strong> vita quoti<strong>di</strong>ana, in cui prevale il popolo minuto intento nelle<br />
<br />
<strong>di</strong> una candela e le nevicate che tanto appassionavano i suoi clienti.<br />
Nel 1828 arrivò in città il circo. Si trattava del circo equestre <strong>di</strong> Alessandro Guerra, <strong>di</strong><br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
città provenendo dalla Francia. Nobile che,<br />
<br />
lignaggio sia con la patente <br />
<br />
Gioacchino Murat, a Napoli, la cui moglie Carolina Bona<strong>parte</strong> tenne a battesimo sua<br />
<br />
volle entrare nel circo <strong>di</strong> Guerra, per ricalcar<br />
sso per utilizzare un cortile<br />
<br />
mesi <strong>di</strong> luglio e agosto, per due anni consecutivi. Fece costruire allo scopo un<br />
36<br />
36
anfiteatro <strong>di</strong> legno che avrebbe dovuto fare smontare al termine <strong>di</strong> ogni stagione, ma<br />
che, invece, <strong>di</strong>venne una costruzione stabile fino al 1832, dal momento che la sua<br />
<br />
izzata per le esibizioni, allo scopo <strong>di</strong><br />
<br />
<br />
chiuse definitivamente la sua attività, ritirandosi nella sua abitazi<br />
proseguì con gli spettacoli che portò ad<strong>di</strong>rittura in America del Sud.<br />
augurato, per volere della munici<br />
<br />
<br />
testamento con il quale lasciava il suo palazzo, ristrutturato da Basiletti e da Vantini<br />
che lo avevano anche aiutato a creare le sue pregevoli collezioni, e le collezioni<br />
stesse, al <strong>Comune</strong> perché ne facesse pubblica galleria, quella che <strong>di</strong>venterà la<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
dai paesisti olandesi. Il 27 maggio del 1839 nacque, in <br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
sempre più manifesta da <strong>parte</strong> del dominante, che le bande musicali bresciane<br />
<br />
<br />
<br />
Clemente e vi fondò il primo asilo infantile della città.<br />
<br />
una scuola <strong>di</strong> <strong>di</strong>segno, gratuita per i<br />
poveri, che <strong>di</strong>verrà scuola comunale un<strong>di</strong>ci anni dopo.<br />
<br />
<br />
emanava un Avviso per provvedere alla rigorosa osservanza dei Regolamenti<br />
Sanitari, in accordo con la Superiore Au <br />
37<br />
37
precisamente il modo e la qualità del legname del quale servirsi per costruire le casse<br />
<br />
prescrizioni sonosi affidate agli Anziani per la loro esatta esecuzione, e quin<strong>di</strong> si<br />
prevengono i Citta<strong>di</strong>ni, che in caso <strong>di</strong> decesso <strong>di</strong> alcun loro congiunto dovranno<br />
<br />
del Feretro. Ad oggetto poi <strong>di</strong> togliere gli inconvenienti che sotto le viste Sanitarie<br />
potessero derivare dalla non perfetta costruzione delle Casse mortuarie, e gli abusi nel<br />
<br />
Maggioni abitante nel Vicolo Borgon<strong>di</strong>o alli N.° 2512-2513, e Francesco Fantini<br />
abitante in Contrada Bredazzola al N.° 1075, abbiano sempre a trovarsene buon<br />
<br />
te da Lugano, in data 14 <strong>di</strong>cembre 1841,<br />
<br />
Caino, per recarsi come migrante da Lugano agli Stati Austriaci.<br />
Nel 1843, le statistiche scrivono <strong>di</strong> 1.524 posti letto nel bresciano, <strong>di</strong> cui 720 nei<br />
nosocomi citta<strong>di</strong>ni, compresi gli esposti, i pazzi e le partorienti; <strong>di</strong> 90 a Chiari e 34 a<br />
nel 1842, <strong>di</strong> quello <strong>di</strong><br />
<br />
tutta la Lombar<strong>di</strong>a, e questo per oltre un secolo. Alla<br />
data della prima indagine austriaca, si contavano 6.939 pellagrosi su 334.472 abitanti,<br />
cioè due ogni cento. La causa era la tendenza alla monocultura <strong>di</strong> granoturco e al<br />
prevalente consumo <strong>di</strong> polenta da <strong>parte</strong> soprattutto dei ceti meno abbienti.<br />
La politica austriaca delle opere pie era molto lenta e restia a concedere<br />
ione <strong>di</strong> nuovi ospedali; per superare le resistenze<br />
<br />
necessario <strong>di</strong>mostrare la piena autonomia finanziaria del nuovo ente che si realizzava<br />
solo attraverso lasciti e donazioni private; <strong>di</strong>fficilmente veniva concesso ai Comuni <strong>di</strong><br />
<br />
lombarda, i nosocomi del territorio, escluso il capoluogo, erano saliti a se<strong>di</strong>ci, su<br />
<br />
<strong>Brescia</strong> è costrutto pessimamente per ciò che si riferisce al ricovero e alla cura degli<br />
infermi, e si spesero somme insigni per sani, cioè per locali destinati alla <strong>di</strong>rezione,<br />
<br />
<br />
registrata negli ospedali rurali.<br />
Era il 24 maggio 1844 quando Morse trasmise il primo messaggio telegrafico<br />
adoperando il co<strong>di</strong>ce binario che era stato elaborato a partire dal 1835. La prima linea<br />
telegrafica era stata costruita tra Baltimora e Washington e il messaggio che la<br />
inaugurò, con un sistema che portò a vere rivol uzioni sia nella vita civile che militare,<br />
<br />
38<br />
38
I bresciani occupavano il tempo libero con la caccia, sia per <strong>di</strong>letto che per necessità,<br />
tanto che per un paio <strong>di</strong> mesi per alcuni <strong>di</strong>veniva vera e propria occupazione, se non<br />
la si manteneva <strong>di</strong> frodo anche nei perio<strong>di</strong> non consentiti. Nel 1836 in provincia si<br />
potevano annotare circa 2.080 roccoli, passate, tese alla prussiana, antenelle e<br />
copertoni, oltre a 315.000 archetti. Si calcola che il numero degli uccelli che si<br />
prendevano nel corso dei 60 giorni <strong>di</strong> attività venatoria ammontasse a 3.200.000<br />
unità.<br />
Il passaggio <strong>di</strong> uccellame che scendeva dalle regioni del nord per svernare in paesi<br />
dal clima più mite, era molto abbondante rispetto a quello <strong>di</strong> altre province. La Regia<br />
Finanza aveva rilasciato, nel 1834, 2.880 licenze per tese <strong>di</strong> reti ed archetti, 911 per la<br />
caccia con lo schioppo ed aveva venduto 10.867 libbre metriche <strong>di</strong> polvere da caccia.<br />
I dati testimoniavano come in provincia entrasse <strong>di</strong> contrabbando una quarta <strong>parte</strong><br />
della polvere che si consumava, calcolando quin<strong>di</strong> che si usassero circa 13.500 libbre<br />
per almeno 2.430.000 cariche, pari al consumo <strong>di</strong> 72.300 pallini <strong>di</strong> piombo. In<br />
autunno, dunque, era solito trovarsi sulla Piazza del Mercato <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong> per acquistare<br />
venduti a dozzine. Durante tutta la stagione della caccia ne<br />
venivano smerciati nella Piazza dalle 90 alle 100 mila dozzine, compresi gli uccelli<br />
che entravano dai paesi della Valle Camonica e del Trentino. In quegli anni, la gran<br />
<strong>parte</strong> della ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> uccellame era affidata ai ven<strong>di</strong>tori ambulanti, con banchi<br />
<strong>di</strong>sposti in Piazza del Mercato e talvolta nelle vie limitrofe.<br />
<br />
<br />
uso della caccia durante la ni<strong>di</strong>ficazione.<br />
Sempre Rebuschini parlava, nella <strong>parte</strong> bassa della provincia, sospinti talvolta dai<br />
venti <strong>di</strong> mare, <strong>di</strong> cicogne, aironi, folaghe atre, anitre clipeate, gru. Frequenti sui monti<br />
i galli <strong>di</strong> montagna, fagiani, coturnici, pernici; abbondavano in provincia le lepri sia<br />
al piano che al monte. Non scarseggiavano le volpi e a Tremosin<br />
i lupi. Se si avvistavano orsi era solo perché arrivavano dal Trentino. Le marmotte,<br />
invece, erano scarse e la loro caccia piuttosto <strong>di</strong>fficile. Abbondanti le camozze in alta<br />
montagna. Gambara affermava che sulle montagne bresciane anticamente ci fossero<br />
aquile. Il generale annuo prodotto in provincia dalla caccia si calcola fosse <strong>di</strong> 400.000<br />
lire; tutta la preda veniva no, compresa selvaggina che proveniva<br />
dal Tirolo, dalla Valle Camonica e da altri paesi vicini.<br />
La caccia era favorita anche dalla facilità <strong>di</strong> procurarsi armi, che venivano prodotte<br />
soprattutto a Gardone Valtrompia, dove si potevano lavorare da 30 a 36 mila canne<br />
con i rispettivi acciarini e anche tutto lo schioppo. In quegli anni, tuttavia, se ne<br />
fabbricavano solo 15.000 <strong>di</strong> cui 6.000 per le truppe del Regno Lombardo-Veneto,<br />
2.500 per la caccia e 6.500 per essere spe<strong>di</strong>ti nei paesi della Barbaria, della Turchia e<br />
<br />
<br />
39<br />
39
Ci volevano tre giorni ad un operaio per costruire due acciarini per un fucile militare,<br />
un giorno per un acciarino or<strong>di</strong>nario adatto ad un fucile da commercio, tre per un<br />
acciarino <strong>di</strong> lusso. Il ferro proveniva da Dongo, sul lago <strong>di</strong> Como, e i prezzi erano<br />
questi: 17,00 lire austriache per un canna da fucile costruita col ferro <strong>di</strong> Dongo; 7,00<br />
<br />
canna <strong>di</strong> lusso da caccia e 19,00 il suo<br />
acciarino.<br />
Molti furono, nel corso degli anni, i decreti sulla caccia in provincia, che fissavano<br />
chiaramente regole e perio<strong>di</strong> venatori. Già dal 1831 era prevista una licenza speciale<br />
voluta dalla Notificazione Governativa per la caccia <strong>di</strong> cervi, caprioli e daini,<br />
eccetera. Nel 1840, ad esempio,<br />
ogni sorta <strong>di</strong> caccia (ad eccezioneoccorrenza) e la ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong><br />
cacciagione.<br />
<br />
<br />
<br />
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<br />
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<br />
<br />
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<br />
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<br />
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polizia ed annonarj i riguar<strong>di</strong> <strong>di</strong> risparmiare ogni ultroneo maltrattamento alle<br />
<br />
<br />
Sempre a <strong>Brescia</strong>, a cavallo tra due secoli e tra dominazioni francesi e austriache,<br />
nacque e morì Carlo Donegani, un ingegnere che per i suoi meriti professionali<br />
ottenne il titolo <strong>di</strong> Cavaliere dell'Impero Austriaco. Laureatosi a Bologna nel 1794,<br />
stu<strong>di</strong>ò a lungo i monumenti <strong>di</strong> Roma in loco e, una volta tornato a <strong>Brescia</strong>, eseguì<br />
vari lavori, tra i quali il Naviglio. Le sue realizzazioni gli comportarono notevole<br />
prestigio e così ricoprì svariati incarichi come Ingegnere <strong>di</strong> seconda classe del corpo<br />
<br />
rnato a seguito dei moti risorgimentali.<br />
Tra le molte importanti opere da lui seguite ed eseguite, quelle che gli hanno<br />
conferito maggiore prestigio e che sono state più determinanti per il nostro Paese,<br />
sono da ricordare la Strada Statale 38 dello Stelvio e la Strada Statale 36 del Lago <strong>di</strong><br />
Como e dello Spluga. Proprio la strada dello Stelvio gli comportò il riconoscimento<br />
del titolo <strong>di</strong> Nobile <strong>di</strong> Stilfserberf e, probabilmente, assieme ai vari lavori eseguiti in<br />
ni car<strong>di</strong>ache che lo portarono alla morte<br />
il 7 maggio del 1845.<br />
Teatro alla Scala <strong>di</strong> <br />
<br />
compositore, poco più che trentenne, vedeva i suoi lavori rappresentati in tutto il<br />
<br />
sia per acclamare il genio e le novità del bussetano, espressi ogni volta da<br />
sperimentazioni innovative, quanto per avere modo <strong>di</strong> urlare la propria volontà <strong>di</strong><br />
<br />
<br />
in sala non vigeva il silenzio, proprio perché le persone scambiavano le idee durante<br />
<br />
<br />
opere venivano sceneggiate anche dalle marionette nei teatri più popolari.<br />
Nel frattempo, la vita a <strong>Brescia</strong> si svolgeva seguendo le normali occupazioni,<br />
malgrado i fermenti politici e le insurrezioni che si avevano <strong>di</strong> tanto in tanto.<br />
Il dottor Felice Bene<strong>di</strong>ni, il 29 luglio 1847, introdusse negli ospedali citta<strong>di</strong>ni il taglio<br />
cesareo, sperimentato in Italia per la prima volta nel 1827 a Firenze, con successo.<br />
Questo ridusse in breve tempo la mortalità delle partorienti, andandosi ad aggiungere<br />
alla drastica riduzione delle donne morte <strong>di</strong> parto in ospedale da quando il dottor<br />
<br />
<strong>di</strong> lavarsi le mani prima <strong>di</strong> assistere al parto stesso. La mortalità delle donne in quegli<br />
anni andava scendendo, tramutando gli ospedali da ricoveri per gravide, soprattutto<br />
illegittime, a luoghi dove partorire solo in casi <strong>di</strong>fficili, essendo in uso il parto in casa<br />
41<br />
41
42<br />
42
Durante la dominazione austriaca, anche a <strong>Brescia</strong>, come nel resto della Lombar<strong>di</strong>a, il<br />
processo <strong>di</strong> industrializzazione si consolidò, anche se non a livello delle altre nazioni<br />
o posto nelle attività economiche, e anche<br />
questo fece sì che i desideri <strong>di</strong> libertà si facessero più cocenti proprio nella classe<br />
<br />
<br />
<br />
Gli animi mai del tutto cheti nel tempo, con rapporti continuativi con i fuoriusciti,<br />
circolazione <strong>di</strong> idee libertarie <strong>di</strong> varia tendenza, lavoro costante <strong>di</strong> formazione delle<br />
ttuto lo straniero e<br />
<br />
<br />
1848, riportava una<br />
notizia modenese, datata 21 <strong>di</strong>cembre, secondo la quale Sua Altezza Reale, sovrano<br />
<br />
<br />
assicurare la tranquillità dello stato mentre molte truppe locali erano state <strong>di</strong>staccate<br />
<br />
<br />
perscrutabili Suoi<br />
<br />
anni ritorna fra breve in mezzo<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
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<br />
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<br />
rubli, della mia propria cassa<br />
<br />
variata valletta che la natura abbia aperto <br />
<br />
<br />
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43
44<br />
44
lessero notizie poco o molto confortanti, a seconda del punto <strong>di</strong> vista del lettore del<br />
tempo.<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
pretesa così insana accolta derisoriamente cadesse <br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
45<br />
45
A questo punto è il Viceré del Regno a rivolgersi agli abitanti <strong>di</strong> Milano, riferendosi<br />
<br />
a profonda ferita al Mio<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
i fa eco la Congregazione Municipale della<br />
<br />
e esortava a rispettare le<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
equiparazione ai Cr <br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
il pudore con il quale si trattava <strong>di</strong> certi<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
tto coniugale e la<br />
fferenza le portava a santificare la propria<br />
<br />
<br />
<br />
46<br />
46
Carlo Cattaneo, con sovrana ri <br />
Scienze ed Arti <strong>di</strong> Milano, con soldo, cioè retribuito, una ventina <strong>di</strong> giorni prima.<br />
<br />
Lettere italiane <strong>di</strong> Storia naturale e <strong>di</strong><br />
<br />
<br />
Generale <strong>di</strong> Lombar<strong>di</strong>a prevedeva uno stipen<strong>di</strong>o annuo <br />
<br />
<br />
<br />
con casa colonica <strong>di</strong> ile, una stalla e un orto con<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
invece, riportarono una notizia relativa alle<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
i cotesta carta su una lastra <strong>di</strong> rame,<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
esso aveva seguito in tutte le sue linee<br />
<br />
<br />
correnti elettromagneti <br />
<br />
a, gli eventi sociali non placavano la turbolenza, malgrado le<br />
<br />
<br />
<br />
Lombar<strong>di</strong>a e Venezia, <strong>di</strong> Galizia, ecc.<br />
<br />
tende incessantemente alla <strong>di</strong>struzione del vigente or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> cose. Sappiano gli<br />
47<br />
47
abitanti del Nostro regno Lombardo-Veneto essere stato ognora scopo primario della<br />
Nostra vita il bene delle Nostre Province Lombardo-Venete e che a tale nostro<br />
<br />
attaccamento delle Nostre truppe, <strong>di</strong> cui è sempre stata e sempre sarà la maggior<br />
gloria <strong>di</strong> mostrarsi valido appoggio del Nostro trono e qual baluardo contro le<br />
calamità che la ribellione e lle persone e sulle proprietà<br />
<br />
nominato a primo aggiunto <strong>di</strong> Delegazione nelle provincie lombarde, il secondo<br />
<br />
sostituendolo nel precedente <br />
<br />
<br />
<br />
occasione <strong>di</strong> contratti<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Privilegiata Provinciale <strong>di</strong> Br accaduto nel lucchese e riportato sui<br />
<br />
un in<strong>di</strong>rizzo ai Toscani che, dettato con scellerate mire, aveva già prodotto in Livorno<br />
Un giovane si mise a leggere a voce alta, ma non<br />
appena ne aveva scorse poche righe, che e lettore e ascoltanti gridarono anatema al<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
cesi che gli arresti<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
importanti della città e le truppe accorse dovettero sparare,<br />
<br />
lessivamente circa seimila uomini) che<br />
<br />
48<br />
48
Carlo Lodovico <strong>di</strong> Borbone si era affrettato ad affermare, in vista <strong>di</strong> probabili<br />
<br />
bene, e Voi in contraccambio amateci, siate al vostro padre <br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
italiane, aveva vi <br />
<br />
<br />
<br />
territori della terraferma o siciliani, a seconda della logistica), altri sgravi per la<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
49<br />
49
50<br />
50
aperti, piena <strong>di</strong> gent <br />
assicurata dalle lanterne dei pedoni e dalle<br />
bblica si avviò velo <br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
erano i responsabili delle lanterne e dei<br />
bracci per sostenerle che dovevano essere affi <br />
<br />
<br />
<br />
<br />
anto riguarda <br />
pubblica, si era proposto un nuovo si <br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
a degli inconvenienti, si<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Calabrese, alla Puritana,<br />
Ernani <br />
<br />
51<br />
51
imme<strong>di</strong>ato arresto<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
venne preparato allo stu<strong>di</strong>o delle teologiche<br />
<br />
o degno <strong>di</strong> lui; ma <br />
<br />
<br />
<br />
morte inaspettata e<br />
<br />
<br />
lasciava (soprattutto la madre) <br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
misura incorrerà chiunque si permetterà <strong>di</strong><br />
<br />
<br />
<br />
vecchie consuetu<strong>di</strong>ni relativ <br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
sommossa popolare sia con pu<br />
<br />
<br />
che vacillava.<br />
52<br />
52
Alla luce <strong>di</strong> questo, gli atti <strong>di</strong> ribellione sono ancor più meritevoli, per <strong>parte</strong> italiana,<br />
<strong>di</strong> lode. Per tutti i reati sopra descritti, era previsto quello che oggi chiameremmo il<br />
processo per <strong>di</strong>rettissima, cioè senza attendere or<strong>di</strong>ni superiori, a patto che fossero<br />
presenti almeno quattro giu<strong>di</strong>ci. Al Tribunale Criminale si dava giuris<strong>di</strong>zione anche<br />
nel caso <strong>di</strong> reati commessi da militari e non si mancava <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>care i correi.<br />
Dettagliata era la normativa riguardante altri reati, minori o maggiori, rispetto a<br />
quella per i quali si doveva comparire in caso dei reati su esposti e per i quali era<br />
specificato se si doveva considerare o meno la pena aggiuntiva. Per i reati <strong>di</strong><br />
sobillazione, ribellione o sollevazione a mano armata o meno, era prevista la pena <strong>di</strong><br />
morte. La sentenza <strong>di</strong> morte veniva <strong>di</strong> regola pronunciata, pubblicata ed eseguita<br />
secondo le prescrizioni statali. Molto <br />
<br />
essere richiesta al sovrano dal Tribunale Criminale per coloro che si fossero<br />
macchiati dei suddetti reati con minor responsabilità e nel caso, ad esempio, fossero<br />
già stati uccisi i capi della sommossa, in modo da dare un clamoroso esempio. Per il<br />
resto, faceva fede il co<strong>di</strong>ce penale vigente. Ma a tutto questo si unirà anche il<br />
proclama <strong>di</strong> Sua Maestà, addolorata per la turbolenta situazione del Regno<br />
Lombardo-Veneto. Oltre a sottolineare la notificazione n. 5901 499 <strong>di</strong> cui abbiamo<br />
detto, aggiunge le seguenti <strong>di</strong>sposizioni:<br />
innocua, a cagi <br />
certi colori, o il metterli in vista, il portare certi <strong>di</strong>stintivi o segnali, il cantare o<br />
<br />
to luogo <strong>di</strong> convengo, il <strong>di</strong>ssuadere dal<br />
trattare con certe persone, il far collette o il raccogliere sottoscrizioni, e così via,<br />
assume il carattere <strong>di</strong> una <strong>di</strong>mostrazione politica contraria al vigente or<strong>di</strong>ne legale,<br />
<br />
riunioni in luoghi publici o privati, nelle quali si rende manifesta una tendenza ostile<br />
<br />
conosciute come addette ad un dato partito, o altre se ne escludono del partito<br />
<br />
<br />
segue il lungo elenco <strong>di</strong> sanzioni, sotto forma <strong>di</strong> multe, <strong>di</strong> confino e altro. Interessante<br />
come le persone che non abbiano sud<strong>di</strong>tanza <br />
<br />
della monarchia, nel caso in cui si macchino dei reati suddetti. Il proclama era preciso<br />
e dettagliato nelle <strong>di</strong>sposizioni inerenti le pene e le modalità <strong>di</strong> commissione delle<br />
stesse.<br />
Degno <strong>di</strong> nota come a <strong>Brescia</strong> ci si approfon<strong>di</strong>sse su argomenti tra i più <strong>di</strong>sparati,<br />
<br />
<br />
<br />
53<br />
53
Treviso e una a Verona. La produzione <strong>di</strong> zucchero <strong>di</strong> barbabietola era iniziata in<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
a polizia a seguito della notizia <strong>di</strong> un<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
avrebbe voluto ingeren<br />
<br />
<br />
<br />
sosteneva possibile trovare un accordo.<br />
il delitto che doveva<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
convenienza che ne trarrebbe nel restare sott <br />
gli italiani stessi avevano in o<strong>di</strong>o.<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
54<br />
54
Sempre a <strong>Brescia</strong>, in Piazza Nuova, il primo marzo venne riaperto lo Stabilimento<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
come venivano appresi e riportati in città <br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
eri, ebbe in modo<br />
<br />
<br />
stava uscendo allo scoperto,<br />
come nelle altre città europe<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
azione cresceva, animat<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
nto, voleano le sorti stesse della città, essere a <strong>parte</strong><br />
<br />
55<br />
55
Giungeva denaro in municipio per sovvenzionare la lotta e giungevano notizie <strong>di</strong><br />
Guar<strong>di</strong>e Civiche a Treviglio, <strong>di</strong> moti a Mantova, <br />
<br />
<br />
giornate comprese tra il 18 e il 22 marzo 1848 come le Cinque Giornate <strong>di</strong> Milano,<br />
quando i lombar<strong>di</strong> riuscirono a sbaragliare tre<strong>di</strong>cimila soldati austriaci comandati dal<br />
<br />
Carlo Alberto il quale, a sua volta, promulgando lo Statuto Albertino, aveva<br />
<strong>di</strong>chiarato apertamente la sua posizione contraria alla restaurazione iniziata nel 1815<br />
basi della successiva <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong><br />
<br />
<br />
notizie venivano i <br />
valorosi aveano significato il migliorare <br />
<br />
su volantini, erano state inviate con i palloni e dove non erano state subito intercettate<br />
o dove i palloni non si erano subito arenati, eccole giunte per la campagna e fino in<br />
ongolfiere, il cui primo viaggio era stato del 1783 ad opera <strong>di</strong><br />
<br />
<br />
<br />
piazza del Municipio, <br />
56<br />
56
La foga era tale nel pronunciare la parola tanto agognata VITTORIA che partì<br />
qualche sparo, capace <strong>di</strong> richiamare la truppa dei Dragoni, ma essi si accorsero ben<br />
presto con chi avevano a che fare e, in men che non si <strong>di</strong>ca, eccoli tenuti alla larga<br />
dagli ideali rosei <strong>di</strong> quei giorni dalle barricate, mentre donne e bambini <strong>di</strong>sselciavano<br />
le strade per preparare proiettili con le pietre. La concitazione si capisce e si vive<br />
ancora grazie al tono del proclama che <strong>di</strong>venta entusiasta e descrive con cuore<br />
baldanzoso i fatti. Il 22 marzo le ban<strong>di</strong>ere patriottiche sventolavano ovunque in città e<br />
si <strong>di</strong>stribuivano a tutti ogni sorta <strong>di</strong> armi, per <strong>di</strong>fendere il tricolore. Verso le 9,<br />
one, ecco riprendere la costruzione delle<br />
barricate che era stata sospesa e a renderle ancora più solide <strong>di</strong> quelle preparate il<br />
<br />
<br />
<br />
trasferito verso il quartiere Santa Giulia per porsi sotto la protezione dei battaglioni<br />
<br />
<strong>di</strong>nanzi al palazzo municipale, presentata incontanente da un citta<strong>di</strong>no, benedetta da<br />
un sacerdote che alzava un crocifisso, il quale fu tosto legato, col grido universale<br />
, <br />
Vennero sparati tre colpi <strong>di</strong> cannone dal Castello, avvertimento <strong>di</strong> tornare a<br />
comportarsi da bravi citta<strong>di</strong>ni, che ebbero come unico risultato quello <strong>di</strong> fare suonare<br />
57<br />
57
a martello tutte le campane delle chiese <br />
dominazione straniera, era <br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
pubbliche le risoluzioni pres<br />
<br />
bandonasse anche il Castello e potesse<br />
<br />
<br />
e poi potuto abbandonare la<br />
58<br />
58
Ora, il 22 marzo alle 3 del pomeriggio, si chiese attraverso un proclama ad ogni<br />
citta<strong>di</strong>no il rispetto dei militari austriaci che se ne stavano andando, esortando il<br />
popolo a mantenere la calma, dal momento che adesso si doveva badare a se stessi e<br />
re sulla sicurezza citta<strong>di</strong>na se non i bresciani stessi.<br />
Nessuno avrebbe potuto <strong>di</strong>sdegnare gli incarichi che gli venivano assegnati.<br />
a truppa austriaca. Mentre il principe<br />
Schwarzenberg lasciava suoi uomini in mano bresciana, prigionieri, mentre a seguito<br />
della convenzione abbandonava la città, lasciava anche,<br />
stanza i suoi soldati, due cadaveri, quello <strong>di</strong> Luigi Bertolini e <strong>di</strong> Bernardo Segalini,<br />
membri della Guar<strong>di</strong>a Nazionale, mentre <br />
<br />
secondo le cronache, che rispettarono gli austriaci prigionieri e non si ven<strong>di</strong>carono<br />
<br />
Il commento <strong>di</strong> un cronista è <strong>di</strong> tu igione austriaca se ne<br />
<br />
<br />
<br />
munizioni e alcuni cavalli, <strong>di</strong> cui continuò <br />
<br />
<br />
più illuminate, ma appoggiate dalla base che leggeva nei proclami e nelle<br />
<br />
59<br />
59
Si moltiplicavano, in barba ai decaduti <strong>di</strong>vieti, i vessilli tricolore, i cappelli simbolo<br />
<strong>di</strong> riscatto e della memoria verso coloro che avevano combattuto per gli ideali ed<br />
erano morti, senza assistere che da tutti era attesa e<br />
considerata la più luminosa che mai potesse apparire. Le cronache riba<strong>di</strong>vano<br />
<br />
(gli Austriaci ammisero sempre il corretto rispetto dei prigionieri da <strong>parte</strong> degli<br />
insorti), ma certezza <strong>di</strong> avere rialzato un capo tenuto abbassato troppo a lungo,<br />
<br />
I più coraggiosi della Guar<strong>di</strong>a Civica si appressarono a spingersi verso la campagna,<br />
raggiungendo gli intrepi<strong>di</strong> <strong>di</strong> nvico, Botticino Mattina,<br />
Botticino Sera, Virle e Castenedolo, dai qu <br />
barricate per sbarrare la strada alle tr <br />
uscente dal Castello. Vittor agonista <strong>di</strong> un episo<strong>di</strong>o<br />
<br />
<br />
bianca del parlamentare. Intimò alla truppa <strong>di</strong> arrendersi e così questa abbandonò il<br />
<br />
cavalli; e conducevano polveri e bombe e mici<strong>di</strong>ali materie incen<strong>di</strong>arie e munizioni <strong>di</strong><br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Notizie arrivavano da Vienna, dove pareva essere scoppiata una rivoluzione per la<br />
<br />
<br />
<br />
nei suoi testi, la ban<strong>di</strong>era (la stessa che<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
patriottico anche sui campi <strong>di</strong> battaglia, come volontario. Docente presso il collegio<br />
<strong>di</strong> Carcare, nel savonese, aveva organizzato una spe<strong>di</strong>zione per andare in aiuto <strong>di</strong><br />
<br />
Garibal<strong>di</strong> lo avrebbe voluto a breve nel suo esercito con il grado <strong>di</strong> capitano.<br />
A <strong>Brescia</strong>, per salvaguardare i risultati ottenuti, ecco che il <br />
<br />
mantenendo le truppe consegnate nelle<br />
caserme. La tutela delle persone e delle cose<br />
60<br />
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