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libro Barricate e Battaglie 1 parte - Comune di Brescia

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Circoscrizione Centro<br />

<strong>Barricate</strong> e <strong>Battaglie</strong><br />

Vita a <strong>Brescia</strong> negli anni<br />

<br />

<strong>Barricate</strong> e <strong>di</strong> <strong>Battaglie</strong><br />

Vita a <strong>Brescia</strong> negli anni<br />

Alessia Biasiolo<br />

dell’In<strong>di</strong>pendenza italiana<br />

Assessorato Centro Storico<br />

e Lavori Pubblici<br />

<strong>di</strong><br />

Alessia Biasiolo


Bianca<br />

© Tutti i <strong>di</strong>ritti sono riservati all’Autrice. È vietata la riproduzione anche parziale dell’opera.<br />

Finito <strong>di</strong> stampare nel mese <strong>di</strong> aprile 2009 da AP Stu<strong>di</strong>o (Pc)<br />

2


<strong>Barricate</strong> e <strong>Battaglie</strong><br />

Vita a <strong>Brescia</strong> negli anni dell’In<strong>di</strong>pendenza italiana


Bianca<br />

6


Prefazione Mario<br />

<br />

<br />

<br />

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-<br />

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-<br />

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<br />

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-<br />

<br />

5<br />

Mario Labolani<br />

Assessore al Centro Storico <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong><br />

7


stesso -<br />

tempo in cui mi consapevolizza della mia responsabilità non soltanto<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

in<br />

<br />

cui esso costituisce patria <strong>di</strong> identità, <strong>di</strong> identificazione, <strong>di</strong> tutela, <strong>di</strong>rei, della<br />

<br />

<br />

centro citta<strong>di</strong>no, in quanto è nel nostro patrimonio <strong>di</strong> scritti, e bibliotecario <strong>di</strong><br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

città, <br />

per il territorio bresciano e per me stesso. Al primo anno <strong>di</strong> presidenza, infatti,<br />

sono -<br />

a celebrare con questa <br />

Attività <br />

Promozionali della Circoscrizione <br />

<br />

<br />

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-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

venendo<br />

modello<br />

<strong>di</strong> ideale <strong>di</strong>feso, sostenuto,<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

locale <br />

e nazionale, mantenere il vessillo <strong>di</strong><br />

<br />

<br />

<br />

Flavio Bonar<strong>di</strong><br />

Presidente della Circoscrizione Centro Flavio <strong>di</strong> Bonar<strong>di</strong> <strong>Brescia</strong><br />

Presidente della Circoscrizione Centro <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong><br />

7<br />

5


il Parlamento subalpino concedette la citta<strong>di</strong>nanza onoraria <strong>di</strong> Torino a tutti i<br />

Mi piace pensare, da Torinese, <strong>di</strong> es<br />

Alessia Biasiolo<br />

8<br />

8


Imponente lo è sempre stata, soprattutto se avvicinandosi ai suoi bastioni si guardava<br />

ta leonessa pronta al sacrificio per<br />

<strong>di</strong>fendere il sommo bene. Di <strong>Brescia</strong> si è scritto molto e le cronache la narrano spesso<br />

in occasioni <strong>di</strong> coraggio e abnegazione nel corso dei secoli.<br />

La fotografia che s <br />

anniversario della prima fotografia che la storia chiami tale.<br />

Era da tempo che ci si cimentava per cercare <strong>di</strong> fermare la luce sulla carta senza<br />

ausilio <strong>di</strong> pennelli, e si deve alla caparbietà <strong>di</strong> Joseph Nicephore Niépce la riuscita.<br />

una scoperta recente e approfondì gli stu<strong>di</strong><br />

alla ricerca <strong>di</strong> una sostanza che potesse impressionarsi alla luce mantenendosi<br />

inalterata nel tempo. Il suo più interessante esperimento, <strong>di</strong> cui abbiamo notizia<br />

grazie alla lettera che Joseph scrisse al fr<br />

<br />

<br />

aveva ottenuto un negativo. Di cui non fu affatto sod<strong>di</strong>sfatto. Continuò le sue ricerche<br />

<br />

sensibile alla luce, poteva essere utilizzato al suo scopo, cosa che mise in pratica nel<br />

<br />

<br />

Esponendo la lastra alla luce, dove la luce stessa la raggiungeva grazie alle zone<br />

<br />

eliminato lavandolo con la lavanda. La superficie rimasta scoperta veniva scavata con<br />

a per la stampa. Il proce<strong>di</strong>mento venne<br />

chiamato eliografia; esso poteva essere applicato anche nella camera oscura dove<br />

9<br />

9


10<br />

10


ealizzazione <strong>di</strong> dagherrotipi <strong>di</strong> personaggi, compresi i membri delle corti che<br />

raggiungevano gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> posa e si prestavano a restare ore a <strong>di</strong>sposizione paziente<br />

delle necessarie esposizioni. In Italia si passò dalla dagherrotipia alla calotipia già con<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Erano, del resto, anni in cui si moltiplicavano le scoperte che rivoluzionarono il modo<br />

<strong>di</strong> vivere.<br />

<br />

a virulenza. La scoperta del vaccino<br />

(cosiddetto perché estratto dalle vacche), dovuta ad osservazione attenta e alla<br />

<br />

<br />

<br />

neratore che permise <strong>di</strong> creare corrente<br />

<br />

Notevoli erano stati i cambiamenti a livello sociale, architettonico, letterario.<br />

uare le sepolture in luoghi appositi, legge<br />

architettura cimiteriale.<br />

<br />

<strong>di</strong> Daguerre, la meravigliosa statua <strong>di</strong> Paolina Borghese Bona<strong>parte</strong> scolpita da<br />

<br />

calzoni a coulottes, cioè stretti sotto il ginocchio dagli stivali, con i pantaloni lunghi<br />

<br />

<br />

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<br />

<br />

<br />

11<br />

11


decretando la nascita <strong>di</strong> un nuovo rapporto tra musica e poesia. Da questa<br />

<br />

<br />

alle quali prendeva <strong>parte</strong> e che presero il nome <strong>di</strong> schubertia<strong>di</strong>. Era grande<br />

<br />

<br />

anno prima della sua.<br />

<br />

<strong>di</strong> Bonn che ha dato tanto alla musica. Eg<br />

<br />

ma le donne da cui era attratto ap<strong>parte</strong>nevano ad un altro rango sociale e non erano<br />

mai alla sua portata. Spesso <br />

<br />

<br />

<br />

alla contessa Dorothea Ertmann.<br />

<br />

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<br />

<br />

<br />

<br />

e i due non si videro più.<br />

<br />

portarono alla morte.<br />

<br />

io dove presumibilmente per secoli erano<br />

<br />

chiamata della Vittoria Alata e altri bron <br />

<br />

pietra per il gioco del pallone.<br />

<br />

<br />

<br />

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<br />

<br />

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<br />

12<br />

12


Aurore Dudevant, nota come George Sand, e durante il rapporto tormentato con lei,<br />

compose le opere più belle. Aurore era una famosa scrittrice, <strong>di</strong> sei anni più vecchia<br />

<strong>di</strong> lui, separata dal barone Dudevant dal quale ebbe due figli. Insieme, George e<br />

Frédéric si trasferirono a Palma <strong>di</strong> Majorca, sperando che la malattia del musicista<br />

regre<strong>di</strong>sse grazie ad un clima migliore, ma così non fu. Dopo un anno, i due<br />

tornarono a Parigi. Mentre Chopin era molto innamorato, George aveva<br />

prevalentemente un atteggiamento materno nei suoi confronti e la storia giunse alla<br />

fine. Si lasciarono nel 1845. La tubercolosi <strong>di</strong> Frédéric si aggravava e, dopo avere<br />

ancora tenuto memorabili concerti, il compositore morì nel 1849. La città <strong>di</strong> Parigi gli<br />

tributò funerali solenni.<br />

La stessa Parigi che aveva visto esplodere la rivoluzione nel 1848, quando Giuseppe<br />

<br />

<br />

autore Lord Byron, e il cui protagonista<br />

aveva saputo incarnare gli ttenuto in Francia a causa<br />

delle sommosse, il compositore <strong>di</strong> Busseto non poté assistere al debutto della sua<br />

<br />

<br />

uomo padano, terragno, eppure capace <strong>di</strong> trasmettere quanto la presenza del mare<br />

occupasse la sua mente. La fortuna <strong>di</strong> Giuseppe Ver<strong>di</strong> aumentò proprio a causa degli<br />

eventi del 1848-1849. Date le crisi sociali e politiche, non si rischiava più <strong>di</strong> fare<br />

produrre opere nuove, ma si preferiva investire su nomi collaudati, che già avevano<br />

dato prova <strong>di</strong> bravura nella composizione. Se fino a poco prima si preferivano opere<br />

<br />

<br />

Italia ad avere spazio per il successo, vedendo commissionati suoi melodrammi. Solo<br />

gli anziani Pacini e Mercadante, in quello stesso periodo, potevano vantare <strong>di</strong> vivere<br />

<strong>di</strong> ren<strong>di</strong>ta sui lavori già prodotti; pochi appunto erano i nomi nuovi sulle scene.<br />

Mercadante fondò a Napoli una scuola detta classicista proprio per contrastare quello<br />

che era visto come strapotere <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong>, non solo in fatto <strong>di</strong> commissioni economiche,<br />

<br />

<br />

Vienna nel 1843.<br />

Giuseppe Fortunino Francesco Ver<strong>di</strong>, classe 1813, seguì gli eventi del 1848-49 con<br />

tesa <strong>parte</strong>cipazione, abbracciando la causa risorgimentale con preferenza per le idee<br />

mazziniane e repubblicane, e i temi patriottici inseriti quasi causalmente in<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

privata. Ebbe critiche, tuttavia, anche a Busseto per la relazione con Giuseppina<br />

Strepponi che sposerà, lui vedovo, soltanto nel 1859. Si trasferirà, a seguito dei cattivi<br />

13<br />

13


giu<strong>di</strong>zi della gente, nella tenuta <strong>di</strong> campagna che seguì personalmente. Tornava quasi<br />

a casa, quin<strong>di</strong>, essendo nato a Roncole, una frazione <strong>di</strong> Busseto, da Carlo che faceva<br />

<br />

nel 1813 Busseto era <strong>parte</strong> <strong>di</strong> un Impero creato da Napoleone, gli fece pensare <strong>di</strong><br />

iano. La terra che lo aveva visto nascere e<br />

crescere era terra <strong>di</strong> gente alla buona, ma che riconosceva le attitu<strong>di</strong>ni. Il compositore<br />

soffriva ancora <strong>di</strong> più per le critiche alla sua vita adulta, perché erano rivolte a ciò che<br />

<strong>di</strong> lui aveva in qualche modo deluso. La sua scuola la doveva a mecenati, al<br />

negoziante che lo aveva sostenuto, a chi riparava gratuitamente i suoi strumenti<br />

contando sul suo talento. La gente alla quale aveva dato tanto dal suo esor<strong>di</strong>o<br />

<br />

<br />

amava, Ver<strong>di</strong> vide morire la moglie nel 1840, <strong>di</strong> encefalite, dopo avere perduto i due<br />

figlioletti Virginia e Icilio Romano, morti in tenera età.<br />

za ver<strong>di</strong>ane sulla vita civile e politica del<br />

<br />

<br />

successivo sempre su libretto <strong>di</strong> Francesc <br />

<br />

ricca <strong>di</strong> colpi <strong>di</strong> scena, <strong>di</strong>ede la possibilità a Ver<strong>di</strong> <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re la caratterizzazione<br />

<strong>di</strong> alcuni personaggi dal punto <strong>di</strong> vista drammaturgico e <strong>di</strong> iniziare ad affrancarsi<br />

nizetti, con il quale, appunto, non correva<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

abbigliato con un mantello ed un grande cappello da montanaro. Il costumista de La<br />

Fenice, <strong>parte</strong>ndo dalla descrizione, <strong>di</strong>segnò un cappello rotondo, con ampie falde,<br />

<br />

furono presi da imme<strong>di</strong>ata simpatia per <br />

<br />

<br />

<br />

essere segreta e la gente si organizzava per essere munita <strong>di</strong> simboli taciti <strong>di</strong> quanto<br />

<br />

cio si anima <strong>di</strong> ardore<br />

<br />

che iniziarono a vendere con grande su <br />

significava essere un patriota e proprio quella forma <strong>di</strong> copricapo <strong>di</strong>venne vessillo<br />

<br />

anche negli altri stati italiani, non senza un certo fasti<strong>di</strong>o da <strong>parte</strong> dei dominatori,<br />

<br />

appannaggio anche femminile, con la moda lanciata da Cristina <strong>di</strong> Belgioioso in posa<br />

14<br />

14


per un pittore indossando quel tipo <strong>di</strong> cappello. La stampa scriveva del cappello<br />

<br />

<br />

<br />

sorio stava già assumendo <br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

ia. Del Regno delle Due Sicilie erano<br />

<br />

dotato <strong>di</strong> uno dei co<strong>di</strong>ci pi<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

processo <strong>di</strong> Restaur <br />

<br />

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<br />

sincronizzato con le insurrezioni contempor<br />

15<br />

15


tuttavia vennero represse sul nascere. Arrestato da Michele Bello e compagni il<br />

soprintendente <strong>di</strong> Gerace Antonio Bonafede, che aveva avuto un ruolo tanto ostile<br />

durante il processo ai fratelli Ban<strong>di</strong>era da essere trasferito da Crotone proprio a<br />

Gerace, i cinque non gli torsero un capello. Furono però tra<strong>di</strong>ti nella notte tra il 9 e il<br />

10 settembre e Bello, Verduci, Salvadori con Stefano Gemelli vennero arrestati,<br />

mentre Mazzone e Ruffo riuscirono momentaneamente a scappare e a trovare rifugio<br />

a Catanzaro. Vennero arrestati il 21 e il 22 settembre. Bonafede, malgrado fosse stato<br />

trattato con tutti i riguar<strong>di</strong> durante la prigionia, cercò da subito la vendetta più<br />

crudele. I cinque giovani vennero condannati a morte e fucilati il 2 ottobre del 1847,<br />

sulla Piana <strong>di</strong> Gerace. I loro corpi, in segno <strong>di</strong> <strong>di</strong>sprezzo, furono gettati nella fossa<br />

comune detta "la lupa". Il processo, per espresso interessamento <strong>di</strong> Bonafede, era<br />

stato organizzato in fretta, per evitare ch <br />

richiesta <strong>di</strong> grazia che <strong>di</strong> certo sarebbe stata inoltrata dal generale inviato dal governo<br />

borbonico, Nunziante; il soprintendente si rivelò, <strong>di</strong> nuovo come a Crotone, feroce,<br />

anche nei confronti dei familiari dei ribelli, che vennero perseguitati anche dopo<br />

e a farlo trasferire da Gerace. Fer<strong>di</strong>nando<br />

II pochi mesi dopo, anche se temporaneamente, fu costretto a concedere la<br />

<br />

suscitò in<strong>di</strong>gnazione in tutta Italia, così il copricapo alla moda cominciò a chiamarsi<br />

<br />

<br />

<br />

spesso la penna veniva sostituita con una coccarda anche tricolore.<br />

Il tricolore era poi esposto con coraggio e orgoglio dai patrioti, come fece un ragazzo<br />

ovane poeta genovese, classe 1827, che<br />

a quel tempo aveva già prodotto canti ed inni al Risorgimento del popolo italiano,<br />

alternandoli a canti <strong>di</strong> natura amorosa; entrambi venivano cantati e ripresi dal popolo<br />

e dai soldati come incitamento a tenere fede, anche nella sofferenza, ai valori e agli<br />

ideali tanto rosei e como<strong>di</strong> da sostenere nel sicuro dei propri incontri clandestini. Tra<br />

<br />

<br />

Mazzini <strong>di</strong> morire sì martiri, ma per trovar proseliti e soldati, per rendere fertile il<br />

<br />

<br />

<br />

dei pro<strong>di</strong>, il desiderio <strong>di</strong> combattere in arene infuocate dal vigore della lotta, prelude<br />

alle tombe necessarie per giungere alla meta libertaria, costituendo le basi per un inno<br />

<br />

I moti del 1848 portarono in Italia una ventata <strong>di</strong> novità e <strong>di</strong> desiderio <strong>di</strong> autonomia<br />

tali da influenzare ogni aspetto della vita quoti<strong>di</strong>ana. Giovanni Visconti Venosta, ad<br />

esempio, a proposito della situazione milanese sottolinea come da allora tutto mutò<br />

rapidamente nelle abitu<strong>di</strong>ni domestiche, nella vita citta<strong>di</strong>na, nelle usanze, nelle menti,<br />

16<br />

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su tutto una collana <br />

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I patrioti bresciani, comunque, vollero rappresentare la repubblicana trage<strong>di</strong>a <strong>di</strong><br />

<br />

A <strong>Brescia</strong>, allora, si leggevan<br />

<br />

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20


Nelle varie <strong>di</strong>atribe politiche,<br />

<br />

<strong>di</strong>alogo tra i protagonisti Momolo e Checco è arricchito dal parere del coro <strong>di</strong><br />

citta<strong>di</strong>ni, dal quale, <strong>di</strong> tanto in<br />

antat dei legn enturen alla Coluna<br />

<br />

MOMOLO CORO<br />

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CHECCO MOMOLO<br />

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CORO CORO<br />

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CHECCO<br />

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Lorenzo Labrano, napolitano, sonatore<br />

Luigi Torre, possidente<br />

Paolo Brasa <strong>di</strong> Lonato<br />

Giambattista Bianchi, chirurgo<br />

Franco Milani <strong>di</strong> Salò<br />

Carlo Gagliar<strong>di</strong>, possidente<br />

Giuseppe Fantuzzi, veneziano<br />

Pietro Borsotti, pavese al servizio dei francesi<br />

Lelio Beccalossi <strong>di</strong> Gardone<br />

Marcantonio Bianchi <strong>di</strong> Coccaglio<br />

Francesco Franchini <strong>di</strong> Pisogne<br />

Luigi Lana, nobile bastardo<br />

Antonio Valli, finanziere<br />

Pietro e Antonio, fratelli Nicolini, ostieri<br />

Franco Spranzi, interveniente<br />

Orazio, Pietro e Giuseppe, fratelli Ventura <strong>di</strong> Carpenedolo<br />

Giacomo e Pietro, fratelli Moncini <strong>di</strong> Valle<br />

Pietro Foresti, possidente.<br />

Solo i nomi dei firmatari davano carattere alla rivolta in preparazione.<br />

Primo Caprioli era in realtà Giovanni, uno dei più fanatici contro la Repubblica<br />

<br />

storico Elia Capriolo, guerrieri, prelati e statisti. Comandò la cavalleria della<br />

Repubblica bresciana, combatterà, resterà ferito e verrà ban<strong>di</strong>to e condannato a morte<br />

nel processo austriaco del 1799.<br />

Francesco, suo fratello, era del 1773 e, come Giovanni, aveva stu<strong>di</strong>ato<br />

Giurisprudenza a Modena. Sarà capo della fanteria della prima Legione bresciana, poi<br />

del primo battaglione della 6° Legione Cisalpina, quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>missionario per motivi <strong>di</strong><br />

salute.<br />

<br />

il famoso autore racconta le incre<strong>di</strong>bili<br />

avventure del conte Vitelleschi, nobile bresciano che sembra un incrocio tra<br />

Casanova e il don Giovanni <strong>di</strong> Mozart. Il conte Vitelleschi era in realtà il conte<br />

Galliano Lechi, famoso in tutta la Serenissima Repubblica per le sue stravaganze e<br />

intemperanze, che lo portarono prima in prigione e poi a morire assassinato in<br />

Valtellina. Anche la sorella Franca o Fanny, poi contessa Ghirar<strong>di</strong>, verrà <strong>di</strong>pinta dalla<br />

penna del celebre autore.<br />

Il conte Giuseppe Lechi era nato ad Aspes, vicino a <strong>Brescia</strong>, nel 1766 e venne<br />

mandato a stu<strong>di</strong>are nel collegio militare <strong>di</strong> Vienna. La sua famiglia, come molte altre<br />

non era ascritta al Consiglio Generale della Città, ma<br />

possedeva nobiltà e feu<strong>di</strong>, conferiti dal Serenissimo Dominio.<br />

23<br />

23


Giuseppe <strong>di</strong>venne capitano, combattendo nel reggimento del Kaiser, quin<strong>di</strong> fu ferito<br />

nella battaglia <strong>di</strong> Spira del primo ottobre 1792. Desideroso <strong>di</strong> avventura e<br />

cambiamenti, nei suoi salotti mondani nella tenuta <strong>di</strong> Ghe<strong>di</strong> inizierà <strong>di</strong>scorsi e<br />

cospirazioni impegnati. Venezia se ne accorse e il Consiglio dei Dieci giu<strong>di</strong>cò quei<br />

nobili turbolenti che si riunivano in salotto con lui il 4 maggio 1794, limitandosi,<br />

nobili <strong>di</strong> terraferma, ad una paternale.<br />

Il conte fu a capo, in qualità <strong>di</strong> generale, delle truppe repubblicane e andò<br />

volontariamente in esilio in Francia nel 1799. Bona<strong>parte</strong>, riconoscendone il valore,<br />

gli <strong>di</strong>ede il comando della Legione Italica che si stava formando a Digione. Con essa<br />

Giuseppe scese in Italia attr <br />

<br />

e a Lecco, sorprese ed annientò il nemico occupando Bergamo e <strong>Brescia</strong> e tenne<br />

<br />

<br />

<br />

ccessivamente avanzò verso Trento e le sue<br />

truppe corsero sul ponte già coperto dalle artiglierie nemiche, attaccando sulla sponda<br />

padronendosi della città.<br />

Dopo la pace <strong>di</strong> Lune <br />

<br />

membro del Corpo Legislativo.<br />

<br />

24<br />

24


Combatté la guerra <strong>di</strong> Spagna del 1808, ma poi Murat lo chiese a Napoleone e, da<br />

<br />

<br />

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<br />

le membra, <strong>di</strong>arrea per un paio <strong>di</strong> giorni,<br />

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architetto pensò <strong>di</strong><br />

<br />

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<br />

25<br />

25


Ci furono nel bresciano 20.897 contagiati con 9.944 morti, pari al 47,6% dei colpiti, e<br />

in città, su 31.500 abitanti, 3.200 furono contagiati e 1.600 i morti. Meno del 12%<br />

degli infetti venne ospedalizzato, ma la cifra ammontava comunque a 2.427 in<strong>di</strong>vidui.<br />

Le categorie più colpite furono le prostitute, le filatrici, i farmacisti, i cuochi e gli<br />

spazzini. Non si conoscevano <br />

ma i meno a rischio furono i me<strong>di</strong>ci, i sacerdoti, i macellai, i giovani, i ricchi e le<br />

comunità religiose, soprattutto a fronte della migliore qualità della vita e delle<br />

si <strong>di</strong>stinse la figura <strong>di</strong> Paola Di Rosa.<br />

La città, proprio per le sue con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> miseria, aveva un alto tasso <strong>di</strong> mortalità,<br />

soprattutto per malattie endemiche, portate dalle truppe che transitavano sul territorio,<br />

e per le cattive con<strong>di</strong>zioni igieniche, peggiori rispetto a quelle <strong>di</strong> molte altre città del<br />

tempo. In quegli anni, poi, gli ospedali esistenti nel territorio bresciano erano i<br />

medesimi del 1808 e proprio le epidemie come quella <strong>di</strong> tifo petecchiale del 1816-<br />

1818 e quelle <strong>di</strong> colera <br />

modernizzazione delle strutture, con parecchie donazioni a favore dei nosocomi.<br />

<br />

malaria, la pellagra, le anemie e il rachitismo, la gozzosi e il tifo. Nel 1839 comparve<br />

<br />

<br />

Giuseppe Lechi trascinò nei suoi ideali i fratelli.<br />

Giacomo Lechi era del 1768. Fece <strong>parte</strong> del Comitato <strong>di</strong> Vigilanza durante la<br />

rivoluzione, quin<strong>di</strong> venne eletto al Consiglio Legislativo dei Juniori <strong>di</strong> Milano e<br />

<strong>di</strong>fese il concetto della libertà italiana <strong>di</strong> fronte alle prepotenze francesi. Non<br />

accettando compromessi sui principi, pur Membro del Corpo Legislativo, si <strong>di</strong>stolse<br />

<br />

Angelo Lechi nacque nel 1769. Fu tra i principali attori della rivoluzione bresciana.<br />

Combattè le Campagne <strong>di</strong> Romagna e della Trebbia (1797-1799). Poi, nel 1799, andò<br />

in Francia, sempre per via delle persecuzioni austriache. Nel 1800 tornò in Italia e a<br />

<br />

ponte <strong>di</strong> Trento con i fratelli. Quin<strong>di</strong> Napoleone lo usò come comandante dei<br />

<br />

<br />

1850.<br />

Bernar<strong>di</strong>no Lechi era del 1774. Tra i rivoluzionari e poi milite sotto il fratello, si<br />

de<strong>di</strong>cò ben presto ai suoi stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> botanica e <strong>di</strong> agricoltura, tanto che <strong>di</strong>venne abile<br />

collezionista <strong>di</strong> piante e fiori, prime fra tutte le camelie. Fu tra gli organizzatori della<br />

<br />

Montirone dei conti Lechi il 13 giugno. Poi amministrò il patrimonio sequestrato<br />

<br />

26<br />

26


27<br />

27


La Guar<strong>di</strong>a, prima <strong>di</strong> sciogliersi, bruciò le ban<strong>di</strong>ere e ne trangugiò le ceneri affidando<br />

al proprio comandante Teodoro le gloriose Aquile; egli riuscì a conservarle anche<br />

<br />

Ricusò <strong>di</strong> ricevere il giuramento dei Reggimenti Italiani <strong>di</strong>ventati Austriaci e fu tra i<br />

<br />

<br />

ascorsi in carcere prima della sentenza,<br />

<br />

<br />

<br />

io, <strong>di</strong> cui fece <strong>parte</strong> come Generale in capo <strong>di</strong> tutte<br />

<br />

<br />

sperava, ma intanto era entrato nelle grazie del re, anche donandogli le Aquile<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Emigrò con i genitori (che portavano con loro i figli e le figlie più piccoli) a Genova,<br />

<br />

ritorno dei Francesi, riprese gli stu<strong>di</strong> a Brventando me<strong>di</strong>co nel<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

proprio la sua isoletta <strong>di</strong>venne centro <strong>di</strong> una delle tendenze del carbonarismo<br />

28<br />

28


sottoposto a precetto.<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

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<br />

<br />

<br />

<br />

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<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<strong>Brescia</strong> è città antica e riguardevole della Lombar<strong>di</strong>a, et una delle più segnalate<br />

<br />

considerata, sì per la consideratione del sito, come per una nobiltà considerabile<br />

che la rende populata, come per il traffico, che quoti<strong>di</strong>anamente vi abbonda, <strong>di</strong><br />

sud<strong>di</strong>ti industriosi e gran<strong>di</strong>, massime ne <br />

<br />

<br />

la <strong>di</strong>mestichezza; solo il rigore li rende<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

29<br />

29


(la u accentata è nel testo originale)<br />

<br />

<br />

(rit.)<br />

<br />

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<br />

<br />

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<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

nonché autore <strong>di</strong> saggi locali.<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

30<br />

30


Pellico, <strong>di</strong> transito alla Locanda del Gambero, una delle più antiche <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong>, il 7<br />

settembre 1830 proprio al ritorno dalla sua incarcerazione.<br />

I molti bresciani coinvolti nella rivo tra cui mazziniani e<br />

ap<strong>parte</strong>nenti alla Carboneria, fuggirono dalla città per terre <strong>di</strong> altro regno o furono<br />

passati per le armi, e la persecuzione fu così impietosa che anche il vescovo Nava<br />

dovette intervenire per fare cessare la crudriaci nel punire coloro che<br />

volevano la libertà delle proprie terre. Le cronache narrano <strong>di</strong> efferate esecuzioni e <strong>di</strong><br />

miseria <strong>di</strong>lagante, tanto che il buon vescovo, nel 1824, implorava per i citta<strong>di</strong>ni la<br />

clemenza del sovrano.<br />

Proprio in questo clima arrivò a <strong>Brescia</strong> un giovane austriaco che desiderava<br />

ese, ma non ancora avviata in Italia. La<br />

produzione <strong>di</strong> birra. Del clima <strong>di</strong> <strong>di</strong>stensione che i sovrani cercarono <strong>di</strong> attuare per<br />

chetare gli animi, a seguito proprio degli atteggiamenti dei comandanti <strong>di</strong> piazza dopo<br />

quei moti insurrezionali, approfittò Franz Xavier W <br />

. Il carattere bonario e aperto <strong>di</strong> Franz non<br />

lo fece mai ritenere un nemico dalla popola<br />

sempre grande rispetto, anche quando furono presi prigionieri durante la vera e<br />

propria guerra citta<strong>di</strong>na <strong>di</strong> un ventennio dopo.<br />

31<br />

31


prima fabbrica <strong>di</strong> birra americana venne<br />

<br />

<br />

<br />

no: come intratteneva larghi rapporti <strong>di</strong><br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

32<br />

32


e dai vizi. Nel consiglio della filarmonica, normalmente, doveva essere presente un<br />

delegato politico scelto dalla polizia austriaca, per garantire la sorveglianza <strong>di</strong> questi<br />

apparentemente innocui organi.<br />

La società bresciana ricca <strong>di</strong>scuteva nei salotti delle idee che i suoi membri<br />

acquisivano durante i viaggi e le relazioni con personaggi illustri delle regioni e degli<br />

stati limitrofi.<br />

Erano, ad esempio, le idee <strong>di</strong> Pietro Tamburini, nato a <strong>Brescia</strong> il primo gennaio del<br />

1737, importante teologo e giurista italiano. Dopo la battaglia <strong>di</strong> Marengo,<br />

Tamburini, al quale le autorità erano riconoscenti per l'appoggio dato al nuovo<br />

regime, fu richiamato a Pavia nella riaperta Università, prima come docente <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto<br />

naturale, e poi anche come <strong>di</strong>rettore del Collegio Nazionale "Ghislieri". Anche le<br />

autorità austriache, reinse<strong>di</strong>atesi dopo il 1815, non toccarono in alcun modo la figura<br />

ormai patriarcale dell'abate Tamburini, che continuò ad insegnare fino al 1817.<br />

Successivamente fu nominato da Francesco I d'Austria <strong>di</strong>rettore e preside della<br />

facoltà politico-legale dell'Università <strong>di</strong> Pavia, incarico che mantenne fino alla morte,<br />

avvenuta per una febbre tifoidea il 14 marzo 1827.<br />

33<br />

33


Ve<strong>di</strong>amo, quin<strong>di</strong>, che i fermenti liberali e patriottici, le idee rivoluzionarie <strong>di</strong> varia<br />

tipologia, la volontà <strong>di</strong> libertà, sono sempre aleggiati in città, frutto della lotta al<br />

sopruso che, comunque, ogni dominatore in varia maniera attuava. Se non altro<br />

perché i <strong>Brescia</strong>ni non si sentivano comunque liberi <strong>di</strong> decidere fino in fondo della<br />

loro vita politica e amministrativa. Allo stesso tempo, negli anni dei quali narriamo, i<br />

dominatori riconoscevano il valore dei personaggi che operavano sulla terraferma, nel<br />

caso <strong>di</strong> Venezia, o come sud<strong>di</strong>ti, nel caso napoleonico o del casato austriaco, e<br />

rispettavano le figure valide mantenendole nei loro incarichi (non senza un certo<br />

controllo) pur sapendo che in cuor loro non sarebbero mai state fedelissime.<br />

Mantenere la quiete dei territori occupati era un compito delicato, che veniva attuato<br />

<br />

<br />

del popolo.<br />

lo <strong>di</strong>pingeva, fissandolo per la memoria futura.<br />

In città nasceva nel 1807 Angelo Inganni, avviato alla pittura nella bottega del padre<br />

dove si occupò della realizzazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>pinti prevalentemente <strong>di</strong> soggetto sacro,<br />

commissionati dalle varie chiese del bresciano. A proposito <strong>di</strong> botteghe, per citarne<br />

alcune altre, era attiva, sempre in città, in quegli anni una spezieria gestita da Luigi<br />

<br />

prendeva il nome da una grande pesa il cui braccio sporgeva dalla finestra del primo<br />

piano <strong>di</strong> una casa. La spezieria vendeva <strong>di</strong> tutto, dalle droghe alle candele, dai rime<strong>di</strong><br />

per le malattie alla carta alla polvere <strong>di</strong> mummia. Sarà il Podestà citta<strong>di</strong>no, negli anni<br />

<br />

separati. Le botteghe erano poi appannaggio dei portici cinquecenteschi del lato est <strong>di</strong><br />

e Corso Mameli che fiancheggia la Piazza,<br />

un tempo si chiamava Corso degli Orefici, per la presenza <strong>di</strong> mercanti e <strong>di</strong> produttori<br />

<br />

esisteva già dal Settecento la bottega<br />

ndeva stoffe <strong>di</strong> seta, raso e broccato,<br />

tanto da farsi in<strong>di</strong>viduare con una mezzaluna sul comignolo. La carta intestata<br />

alla Loggia al civico N.° <br />

voluti sempre nel Settecento per regolarizzare le vie e i luoghi delle città, erano in<br />

ocento, le carte intestate<br />

erano dei veri capolavori, in cui veniva riportata per intero, a mò <strong>di</strong> pubblicità, la<br />

ragione sociale e gli oggetti <br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Veluttini, Lane, Cotoni can<strong>di</strong><strong>di</strong> e tinti <br />

interesse, come possiamo leggere, è il modo in cui si scrivevano i termini.<br />

34<br />

34


Anche chi svolgeva lavori <strong>di</strong> carpenteria e muratura usava scrivere tutto sulla carta<br />

intestata, <strong>di</strong> norma stampata per le ricevute. Si annotava, ad esempio, che si<br />

svolgevano lavori in ferro battuto, scavi, trasporto <strong>di</strong> materiale. La libreria<br />

specificava che vendeva libri scolastici, italiani e stranieri, libri <strong>di</strong> <strong>di</strong>vozione in<br />

Italiano e Francese, in ricca o or<strong>di</strong>naria legatura, immagini sacre e in folio ricamate,<br />

si riceveva qualunque commissione libraria e associazione (quando, cioè, ci si voleva<br />

abbonare a giornali e riviste vendute in città o fuori città o ad altre pubblicazioni<br />

<br />

<br />

Quin<strong>di</strong> costituivano il tragitto privilegiato dei visitatori che entravano in <strong>Brescia</strong> dalle<br />

zone limitrofe, mentre i citta<strong>di</strong>ni tendevano ad evitarle, così come il quartiere delle<br />

Pescherie. Altre <strong>di</strong>rettrici <strong>di</strong> commercio erano i Corsi connessi alle Porte.<br />

Dalla seconda metà del Settecento ai primi decenni dell<br />

<br />

<br />

battitori <strong>di</strong> rame, che avevan Palestro. Si vietarono le<br />

bancarelle ambulanti con animali che razzolavano per le piazze e per le vie, al fine <strong>di</strong><br />

mantenere il decoro citta<strong>di</strong>no. Furono spostati il mercato dei grani, quello della legna<br />

e quello del vino e Palazzo della Loggia, che aveva i locali del piano terra, quelli che<br />

si affacciano sulla strada, a<strong>di</strong>biti al commercio, venne riservat<br />

della città. Talvolta la stessa Piazza della Loggia si animava ancora <strong>di</strong> bancarelle,<br />

talaltra queste venivano aggiunte dai pittori nelle loro tele figurative per colorarne la<br />

descrizione. Il commercio <br />

urbano come un tempo e si privilegiava la qualità della vita.<br />

Tornando ad Angelo Inganni, nel 1827 venne chiamato alle armi nel Battaglione<br />

Cacciatori, a Milano, dove fu notato dal maresciallo Radetzky a cui eseguì un ritratto<br />

<br />

35<br />

35


Brera nel 1833. Iniziò a produrre paesaggi e vedute che gli venivano commissionati<br />

dalla nobiltà e dalla borghesia <strong>di</strong> tutto il Lombardo-Veneto. Famose le sue<br />

realizzazioni <strong>di</strong> scene <strong>di</strong> vita quoti<strong>di</strong>ana, in cui prevale il popolo minuto intento nelle<br />

<br />

<strong>di</strong> una candela e le nevicate che tanto appassionavano i suoi clienti.<br />

Nel 1828 arrivò in città il circo. Si trattava del circo equestre <strong>di</strong> Alessandro Guerra, <strong>di</strong><br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

città provenendo dalla Francia. Nobile che,<br />

<br />

lignaggio sia con la patente <br />

<br />

Gioacchino Murat, a Napoli, la cui moglie Carolina Bona<strong>parte</strong> tenne a battesimo sua<br />

<br />

volle entrare nel circo <strong>di</strong> Guerra, per ricalcar<br />

sso per utilizzare un cortile<br />

<br />

mesi <strong>di</strong> luglio e agosto, per due anni consecutivi. Fece costruire allo scopo un<br />

36<br />

36


anfiteatro <strong>di</strong> legno che avrebbe dovuto fare smontare al termine <strong>di</strong> ogni stagione, ma<br />

che, invece, <strong>di</strong>venne una costruzione stabile fino al 1832, dal momento che la sua<br />

<br />

izzata per le esibizioni, allo scopo <strong>di</strong><br />

<br />

<br />

chiuse definitivamente la sua attività, ritirandosi nella sua abitazi<br />

proseguì con gli spettacoli che portò ad<strong>di</strong>rittura in America del Sud.<br />

augurato, per volere della munici<br />

<br />

<br />

testamento con il quale lasciava il suo palazzo, ristrutturato da Basiletti e da Vantini<br />

che lo avevano anche aiutato a creare le sue pregevoli collezioni, e le collezioni<br />

stesse, al <strong>Comune</strong> perché ne facesse pubblica galleria, quella che <strong>di</strong>venterà la<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

dai paesisti olandesi. Il 27 maggio del 1839 nacque, in <br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

sempre più manifesta da <strong>parte</strong> del dominante, che le bande musicali bresciane<br />

<br />

<br />

<br />

Clemente e vi fondò il primo asilo infantile della città.<br />

<br />

una scuola <strong>di</strong> <strong>di</strong>segno, gratuita per i<br />

poveri, che <strong>di</strong>verrà scuola comunale un<strong>di</strong>ci anni dopo.<br />

<br />

<br />

emanava un Avviso per provvedere alla rigorosa osservanza dei Regolamenti<br />

Sanitari, in accordo con la Superiore Au <br />

37<br />

37


precisamente il modo e la qualità del legname del quale servirsi per costruire le casse<br />

<br />

prescrizioni sonosi affidate agli Anziani per la loro esatta esecuzione, e quin<strong>di</strong> si<br />

prevengono i Citta<strong>di</strong>ni, che in caso <strong>di</strong> decesso <strong>di</strong> alcun loro congiunto dovranno<br />

<br />

del Feretro. Ad oggetto poi <strong>di</strong> togliere gli inconvenienti che sotto le viste Sanitarie<br />

potessero derivare dalla non perfetta costruzione delle Casse mortuarie, e gli abusi nel<br />

<br />

Maggioni abitante nel Vicolo Borgon<strong>di</strong>o alli N.° 2512-2513, e Francesco Fantini<br />

abitante in Contrada Bredazzola al N.° 1075, abbiano sempre a trovarsene buon<br />

<br />

te da Lugano, in data 14 <strong>di</strong>cembre 1841,<br />

<br />

Caino, per recarsi come migrante da Lugano agli Stati Austriaci.<br />

Nel 1843, le statistiche scrivono <strong>di</strong> 1.524 posti letto nel bresciano, <strong>di</strong> cui 720 nei<br />

nosocomi citta<strong>di</strong>ni, compresi gli esposti, i pazzi e le partorienti; <strong>di</strong> 90 a Chiari e 34 a<br />

nel 1842, <strong>di</strong> quello <strong>di</strong><br />

<br />

tutta la Lombar<strong>di</strong>a, e questo per oltre un secolo. Alla<br />

data della prima indagine austriaca, si contavano 6.939 pellagrosi su 334.472 abitanti,<br />

cioè due ogni cento. La causa era la tendenza alla monocultura <strong>di</strong> granoturco e al<br />

prevalente consumo <strong>di</strong> polenta da <strong>parte</strong> soprattutto dei ceti meno abbienti.<br />

La politica austriaca delle opere pie era molto lenta e restia a concedere<br />

ione <strong>di</strong> nuovi ospedali; per superare le resistenze<br />

<br />

necessario <strong>di</strong>mostrare la piena autonomia finanziaria del nuovo ente che si realizzava<br />

solo attraverso lasciti e donazioni private; <strong>di</strong>fficilmente veniva concesso ai Comuni <strong>di</strong><br />

<br />

lombarda, i nosocomi del territorio, escluso il capoluogo, erano saliti a se<strong>di</strong>ci, su<br />

<br />

<strong>Brescia</strong> è costrutto pessimamente per ciò che si riferisce al ricovero e alla cura degli<br />

infermi, e si spesero somme insigni per sani, cioè per locali destinati alla <strong>di</strong>rezione,<br />

<br />

<br />

registrata negli ospedali rurali.<br />

Era il 24 maggio 1844 quando Morse trasmise il primo messaggio telegrafico<br />

adoperando il co<strong>di</strong>ce binario che era stato elaborato a partire dal 1835. La prima linea<br />

telegrafica era stata costruita tra Baltimora e Washington e il messaggio che la<br />

inaugurò, con un sistema che portò a vere rivol uzioni sia nella vita civile che militare,<br />

<br />

38<br />

38


I bresciani occupavano il tempo libero con la caccia, sia per <strong>di</strong>letto che per necessità,<br />

tanto che per un paio <strong>di</strong> mesi per alcuni <strong>di</strong>veniva vera e propria occupazione, se non<br />

la si manteneva <strong>di</strong> frodo anche nei perio<strong>di</strong> non consentiti. Nel 1836 in provincia si<br />

potevano annotare circa 2.080 roccoli, passate, tese alla prussiana, antenelle e<br />

copertoni, oltre a 315.000 archetti. Si calcola che il numero degli uccelli che si<br />

prendevano nel corso dei 60 giorni <strong>di</strong> attività venatoria ammontasse a 3.200.000<br />

unità.<br />

Il passaggio <strong>di</strong> uccellame che scendeva dalle regioni del nord per svernare in paesi<br />

dal clima più mite, era molto abbondante rispetto a quello <strong>di</strong> altre province. La Regia<br />

Finanza aveva rilasciato, nel 1834, 2.880 licenze per tese <strong>di</strong> reti ed archetti, 911 per la<br />

caccia con lo schioppo ed aveva venduto 10.867 libbre metriche <strong>di</strong> polvere da caccia.<br />

I dati testimoniavano come in provincia entrasse <strong>di</strong> contrabbando una quarta <strong>parte</strong><br />

della polvere che si consumava, calcolando quin<strong>di</strong> che si usassero circa 13.500 libbre<br />

per almeno 2.430.000 cariche, pari al consumo <strong>di</strong> 72.300 pallini <strong>di</strong> piombo. In<br />

autunno, dunque, era solito trovarsi sulla Piazza del Mercato <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong> per acquistare<br />

venduti a dozzine. Durante tutta la stagione della caccia ne<br />

venivano smerciati nella Piazza dalle 90 alle 100 mila dozzine, compresi gli uccelli<br />

che entravano dai paesi della Valle Camonica e del Trentino. In quegli anni, la gran<br />

<strong>parte</strong> della ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> uccellame era affidata ai ven<strong>di</strong>tori ambulanti, con banchi<br />

<strong>di</strong>sposti in Piazza del Mercato e talvolta nelle vie limitrofe.<br />

<br />

<br />

uso della caccia durante la ni<strong>di</strong>ficazione.<br />

Sempre Rebuschini parlava, nella <strong>parte</strong> bassa della provincia, sospinti talvolta dai<br />

venti <strong>di</strong> mare, <strong>di</strong> cicogne, aironi, folaghe atre, anitre clipeate, gru. Frequenti sui monti<br />

i galli <strong>di</strong> montagna, fagiani, coturnici, pernici; abbondavano in provincia le lepri sia<br />

al piano che al monte. Non scarseggiavano le volpi e a Tremosin<br />

i lupi. Se si avvistavano orsi era solo perché arrivavano dal Trentino. Le marmotte,<br />

invece, erano scarse e la loro caccia piuttosto <strong>di</strong>fficile. Abbondanti le camozze in alta<br />

montagna. Gambara affermava che sulle montagne bresciane anticamente ci fossero<br />

aquile. Il generale annuo prodotto in provincia dalla caccia si calcola fosse <strong>di</strong> 400.000<br />

lire; tutta la preda veniva no, compresa selvaggina che proveniva<br />

dal Tirolo, dalla Valle Camonica e da altri paesi vicini.<br />

La caccia era favorita anche dalla facilità <strong>di</strong> procurarsi armi, che venivano prodotte<br />

soprattutto a Gardone Valtrompia, dove si potevano lavorare da 30 a 36 mila canne<br />

con i rispettivi acciarini e anche tutto lo schioppo. In quegli anni, tuttavia, se ne<br />

fabbricavano solo 15.000 <strong>di</strong> cui 6.000 per le truppe del Regno Lombardo-Veneto,<br />

2.500 per la caccia e 6.500 per essere spe<strong>di</strong>ti nei paesi della Barbaria, della Turchia e<br />

<br />

<br />

39<br />

39


Ci volevano tre giorni ad un operaio per costruire due acciarini per un fucile militare,<br />

un giorno per un acciarino or<strong>di</strong>nario adatto ad un fucile da commercio, tre per un<br />

acciarino <strong>di</strong> lusso. Il ferro proveniva da Dongo, sul lago <strong>di</strong> Como, e i prezzi erano<br />

questi: 17,00 lire austriache per un canna da fucile costruita col ferro <strong>di</strong> Dongo; 7,00<br />

<br />

canna <strong>di</strong> lusso da caccia e 19,00 il suo<br />

acciarino.<br />

Molti furono, nel corso degli anni, i decreti sulla caccia in provincia, che fissavano<br />

chiaramente regole e perio<strong>di</strong> venatori. Già dal 1831 era prevista una licenza speciale<br />

voluta dalla Notificazione Governativa per la caccia <strong>di</strong> cervi, caprioli e daini,<br />

eccetera. Nel 1840, ad esempio,<br />

ogni sorta <strong>di</strong> caccia (ad eccezioneoccorrenza) e la ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong><br />

cacciagione.<br />

<br />

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polizia ed annonarj i riguar<strong>di</strong> <strong>di</strong> risparmiare ogni ultroneo maltrattamento alle<br />

<br />

<br />

Sempre a <strong>Brescia</strong>, a cavallo tra due secoli e tra dominazioni francesi e austriache,<br />

nacque e morì Carlo Donegani, un ingegnere che per i suoi meriti professionali<br />

ottenne il titolo <strong>di</strong> Cavaliere dell'Impero Austriaco. Laureatosi a Bologna nel 1794,<br />

stu<strong>di</strong>ò a lungo i monumenti <strong>di</strong> Roma in loco e, una volta tornato a <strong>Brescia</strong>, eseguì<br />

vari lavori, tra i quali il Naviglio. Le sue realizzazioni gli comportarono notevole<br />

prestigio e così ricoprì svariati incarichi come Ingegnere <strong>di</strong> seconda classe del corpo<br />

<br />

rnato a seguito dei moti risorgimentali.<br />

Tra le molte importanti opere da lui seguite ed eseguite, quelle che gli hanno<br />

conferito maggiore prestigio e che sono state più determinanti per il nostro Paese,<br />

sono da ricordare la Strada Statale 38 dello Stelvio e la Strada Statale 36 del Lago <strong>di</strong><br />

Como e dello Spluga. Proprio la strada dello Stelvio gli comportò il riconoscimento<br />

del titolo <strong>di</strong> Nobile <strong>di</strong> Stilfserberf e, probabilmente, assieme ai vari lavori eseguiti in<br />

ni car<strong>di</strong>ache che lo portarono alla morte<br />

il 7 maggio del 1845.<br />

Teatro alla Scala <strong>di</strong> <br />

<br />

compositore, poco più che trentenne, vedeva i suoi lavori rappresentati in tutto il<br />

<br />

sia per acclamare il genio e le novità del bussetano, espressi ogni volta da<br />

sperimentazioni innovative, quanto per avere modo <strong>di</strong> urlare la propria volontà <strong>di</strong><br />

<br />

<br />

in sala non vigeva il silenzio, proprio perché le persone scambiavano le idee durante<br />

<br />

<br />

opere venivano sceneggiate anche dalle marionette nei teatri più popolari.<br />

Nel frattempo, la vita a <strong>Brescia</strong> si svolgeva seguendo le normali occupazioni,<br />

malgrado i fermenti politici e le insurrezioni che si avevano <strong>di</strong> tanto in tanto.<br />

Il dottor Felice Bene<strong>di</strong>ni, il 29 luglio 1847, introdusse negli ospedali citta<strong>di</strong>ni il taglio<br />

cesareo, sperimentato in Italia per la prima volta nel 1827 a Firenze, con successo.<br />

Questo ridusse in breve tempo la mortalità delle partorienti, andandosi ad aggiungere<br />

alla drastica riduzione delle donne morte <strong>di</strong> parto in ospedale da quando il dottor<br />

<br />

<strong>di</strong> lavarsi le mani prima <strong>di</strong> assistere al parto stesso. La mortalità delle donne in quegli<br />

anni andava scendendo, tramutando gli ospedali da ricoveri per gravide, soprattutto<br />

illegittime, a luoghi dove partorire solo in casi <strong>di</strong>fficili, essendo in uso il parto in casa<br />

41<br />

41


42<br />

42


Durante la dominazione austriaca, anche a <strong>Brescia</strong>, come nel resto della Lombar<strong>di</strong>a, il<br />

processo <strong>di</strong> industrializzazione si consolidò, anche se non a livello delle altre nazioni<br />

o posto nelle attività economiche, e anche<br />

questo fece sì che i desideri <strong>di</strong> libertà si facessero più cocenti proprio nella classe<br />

<br />

<br />

<br />

Gli animi mai del tutto cheti nel tempo, con rapporti continuativi con i fuoriusciti,<br />

circolazione <strong>di</strong> idee libertarie <strong>di</strong> varia tendenza, lavoro costante <strong>di</strong> formazione delle<br />

ttuto lo straniero e<br />

<br />

<br />

1848, riportava una<br />

notizia modenese, datata 21 <strong>di</strong>cembre, secondo la quale Sua Altezza Reale, sovrano<br />

<br />

<br />

assicurare la tranquillità dello stato mentre molte truppe locali erano state <strong>di</strong>staccate<br />

<br />

<br />

perscrutabili Suoi<br />

<br />

anni ritorna fra breve in mezzo<br />

<br />

<br />

<br />

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<br />

<br />

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<br />

rubli, della mia propria cassa<br />

<br />

variata valletta che la natura abbia aperto <br />

<br />

<br />

43<br />

43


44<br />

44


lessero notizie poco o molto confortanti, a seconda del punto <strong>di</strong> vista del lettore del<br />

tempo.<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

pretesa così insana accolta derisoriamente cadesse <br />

<br />

<br />

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<br />

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<br />

<br />

45<br />

45


A questo punto è il Viceré del Regno a rivolgersi agli abitanti <strong>di</strong> Milano, riferendosi<br />

<br />

a profonda ferita al Mio<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

i fa eco la Congregazione Municipale della<br />

<br />

e esortava a rispettare le<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

equiparazione ai Cr <br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

il pudore con il quale si trattava <strong>di</strong> certi<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

tto coniugale e la<br />

fferenza le portava a santificare la propria<br />

<br />

<br />

<br />

46<br />

46


Carlo Cattaneo, con sovrana ri <br />

Scienze ed Arti <strong>di</strong> Milano, con soldo, cioè retribuito, una ventina <strong>di</strong> giorni prima.<br />

<br />

Lettere italiane <strong>di</strong> Storia naturale e <strong>di</strong><br />

<br />

<br />

Generale <strong>di</strong> Lombar<strong>di</strong>a prevedeva uno stipen<strong>di</strong>o annuo <br />

<br />

<br />

<br />

con casa colonica <strong>di</strong> ile, una stalla e un orto con<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

invece, riportarono una notizia relativa alle<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

i cotesta carta su una lastra <strong>di</strong> rame,<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

esso aveva seguito in tutte le sue linee<br />

<br />

<br />

correnti elettromagneti <br />

<br />

a, gli eventi sociali non placavano la turbolenza, malgrado le<br />

<br />

<br />

<br />

Lombar<strong>di</strong>a e Venezia, <strong>di</strong> Galizia, ecc.<br />

<br />

tende incessantemente alla <strong>di</strong>struzione del vigente or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> cose. Sappiano gli<br />

47<br />

47


abitanti del Nostro regno Lombardo-Veneto essere stato ognora scopo primario della<br />

Nostra vita il bene delle Nostre Province Lombardo-Venete e che a tale nostro<br />

<br />

attaccamento delle Nostre truppe, <strong>di</strong> cui è sempre stata e sempre sarà la maggior<br />

gloria <strong>di</strong> mostrarsi valido appoggio del Nostro trono e qual baluardo contro le<br />

calamità che la ribellione e lle persone e sulle proprietà<br />

<br />

nominato a primo aggiunto <strong>di</strong> Delegazione nelle provincie lombarde, il secondo<br />

<br />

sostituendolo nel precedente <br />

<br />

<br />

<br />

occasione <strong>di</strong> contratti<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Privilegiata Provinciale <strong>di</strong> Br accaduto nel lucchese e riportato sui<br />

<br />

un in<strong>di</strong>rizzo ai Toscani che, dettato con scellerate mire, aveva già prodotto in Livorno<br />

Un giovane si mise a leggere a voce alta, ma non<br />

appena ne aveva scorse poche righe, che e lettore e ascoltanti gridarono anatema al<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

cesi che gli arresti<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

importanti della città e le truppe accorse dovettero sparare,<br />

<br />

lessivamente circa seimila uomini) che<br />

<br />

48<br />

48


Carlo Lodovico <strong>di</strong> Borbone si era affrettato ad affermare, in vista <strong>di</strong> probabili<br />

<br />

bene, e Voi in contraccambio amateci, siate al vostro padre <br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

italiane, aveva vi <br />

<br />

<br />

<br />

territori della terraferma o siciliani, a seconda della logistica), altri sgravi per la<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

49<br />

49


50<br />

50


aperti, piena <strong>di</strong> gent <br />

assicurata dalle lanterne dei pedoni e dalle<br />

bblica si avviò velo <br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

erano i responsabili delle lanterne e dei<br />

bracci per sostenerle che dovevano essere affi <br />

<br />

<br />

<br />

<br />

anto riguarda <br />

pubblica, si era proposto un nuovo si <br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

a degli inconvenienti, si<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Calabrese, alla Puritana,<br />

Ernani <br />

<br />

51<br />

51


imme<strong>di</strong>ato arresto<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

venne preparato allo stu<strong>di</strong>o delle teologiche<br />

<br />

o degno <strong>di</strong> lui; ma <br />

<br />

<br />

<br />

morte inaspettata e<br />

<br />

<br />

lasciava (soprattutto la madre) <br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

misura incorrerà chiunque si permetterà <strong>di</strong><br />

<br />

<br />

<br />

vecchie consuetu<strong>di</strong>ni relativ <br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

sommossa popolare sia con pu<br />

<br />

<br />

che vacillava.<br />

52<br />

52


Alla luce <strong>di</strong> questo, gli atti <strong>di</strong> ribellione sono ancor più meritevoli, per <strong>parte</strong> italiana,<br />

<strong>di</strong> lode. Per tutti i reati sopra descritti, era previsto quello che oggi chiameremmo il<br />

processo per <strong>di</strong>rettissima, cioè senza attendere or<strong>di</strong>ni superiori, a patto che fossero<br />

presenti almeno quattro giu<strong>di</strong>ci. Al Tribunale Criminale si dava giuris<strong>di</strong>zione anche<br />

nel caso <strong>di</strong> reati commessi da militari e non si mancava <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>care i correi.<br />

Dettagliata era la normativa riguardante altri reati, minori o maggiori, rispetto a<br />

quella per i quali si doveva comparire in caso dei reati su esposti e per i quali era<br />

specificato se si doveva considerare o meno la pena aggiuntiva. Per i reati <strong>di</strong><br />

sobillazione, ribellione o sollevazione a mano armata o meno, era prevista la pena <strong>di</strong><br />

morte. La sentenza <strong>di</strong> morte veniva <strong>di</strong> regola pronunciata, pubblicata ed eseguita<br />

secondo le prescrizioni statali. Molto <br />

<br />

essere richiesta al sovrano dal Tribunale Criminale per coloro che si fossero<br />

macchiati dei suddetti reati con minor responsabilità e nel caso, ad esempio, fossero<br />

già stati uccisi i capi della sommossa, in modo da dare un clamoroso esempio. Per il<br />

resto, faceva fede il co<strong>di</strong>ce penale vigente. Ma a tutto questo si unirà anche il<br />

proclama <strong>di</strong> Sua Maestà, addolorata per la turbolenta situazione del Regno<br />

Lombardo-Veneto. Oltre a sottolineare la notificazione n. 5901 499 <strong>di</strong> cui abbiamo<br />

detto, aggiunge le seguenti <strong>di</strong>sposizioni:<br />

innocua, a cagi <br />

certi colori, o il metterli in vista, il portare certi <strong>di</strong>stintivi o segnali, il cantare o<br />

<br />

to luogo <strong>di</strong> convengo, il <strong>di</strong>ssuadere dal<br />

trattare con certe persone, il far collette o il raccogliere sottoscrizioni, e così via,<br />

assume il carattere <strong>di</strong> una <strong>di</strong>mostrazione politica contraria al vigente or<strong>di</strong>ne legale,<br />

<br />

riunioni in luoghi publici o privati, nelle quali si rende manifesta una tendenza ostile<br />

<br />

conosciute come addette ad un dato partito, o altre se ne escludono del partito<br />

<br />

<br />

segue il lungo elenco <strong>di</strong> sanzioni, sotto forma <strong>di</strong> multe, <strong>di</strong> confino e altro. Interessante<br />

come le persone che non abbiano sud<strong>di</strong>tanza <br />

<br />

della monarchia, nel caso in cui si macchino dei reati suddetti. Il proclama era preciso<br />

e dettagliato nelle <strong>di</strong>sposizioni inerenti le pene e le modalità <strong>di</strong> commissione delle<br />

stesse.<br />

Degno <strong>di</strong> nota come a <strong>Brescia</strong> ci si approfon<strong>di</strong>sse su argomenti tra i più <strong>di</strong>sparati,<br />

<br />

<br />

<br />

53<br />

53


Treviso e una a Verona. La produzione <strong>di</strong> zucchero <strong>di</strong> barbabietola era iniziata in<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

a polizia a seguito della notizia <strong>di</strong> un<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

avrebbe voluto ingeren<br />

<br />

<br />

<br />

sosteneva possibile trovare un accordo.<br />

il delitto che doveva<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

convenienza che ne trarrebbe nel restare sott <br />

gli italiani stessi avevano in o<strong>di</strong>o.<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

54<br />

54


Sempre a <strong>Brescia</strong>, in Piazza Nuova, il primo marzo venne riaperto lo Stabilimento<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

come venivano appresi e riportati in città <br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

eri, ebbe in modo<br />

<br />

<br />

stava uscendo allo scoperto,<br />

come nelle altre città europe<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

azione cresceva, animat<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

nto, voleano le sorti stesse della città, essere a <strong>parte</strong><br />

<br />

55<br />

55


Giungeva denaro in municipio per sovvenzionare la lotta e giungevano notizie <strong>di</strong><br />

Guar<strong>di</strong>e Civiche a Treviglio, <strong>di</strong> moti a Mantova, <br />

<br />

<br />

giornate comprese tra il 18 e il 22 marzo 1848 come le Cinque Giornate <strong>di</strong> Milano,<br />

quando i lombar<strong>di</strong> riuscirono a sbaragliare tre<strong>di</strong>cimila soldati austriaci comandati dal<br />

<br />

Carlo Alberto il quale, a sua volta, promulgando lo Statuto Albertino, aveva<br />

<strong>di</strong>chiarato apertamente la sua posizione contraria alla restaurazione iniziata nel 1815<br />

basi della successiva <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong><br />

<br />

<br />

notizie venivano i <br />

valorosi aveano significato il migliorare <br />

<br />

su volantini, erano state inviate con i palloni e dove non erano state subito intercettate<br />

o dove i palloni non si erano subito arenati, eccole giunte per la campagna e fino in<br />

ongolfiere, il cui primo viaggio era stato del 1783 ad opera <strong>di</strong><br />

<br />

<br />

<br />

piazza del Municipio, <br />

56<br />

56


La foga era tale nel pronunciare la parola tanto agognata VITTORIA che partì<br />

qualche sparo, capace <strong>di</strong> richiamare la truppa dei Dragoni, ma essi si accorsero ben<br />

presto con chi avevano a che fare e, in men che non si <strong>di</strong>ca, eccoli tenuti alla larga<br />

dagli ideali rosei <strong>di</strong> quei giorni dalle barricate, mentre donne e bambini <strong>di</strong>sselciavano<br />

le strade per preparare proiettili con le pietre. La concitazione si capisce e si vive<br />

ancora grazie al tono del proclama che <strong>di</strong>venta entusiasta e descrive con cuore<br />

baldanzoso i fatti. Il 22 marzo le ban<strong>di</strong>ere patriottiche sventolavano ovunque in città e<br />

si <strong>di</strong>stribuivano a tutti ogni sorta <strong>di</strong> armi, per <strong>di</strong>fendere il tricolore. Verso le 9,<br />

one, ecco riprendere la costruzione delle<br />

barricate che era stata sospesa e a renderle ancora più solide <strong>di</strong> quelle preparate il<br />

<br />

<br />

<br />

trasferito verso il quartiere Santa Giulia per porsi sotto la protezione dei battaglioni<br />

<br />

<strong>di</strong>nanzi al palazzo municipale, presentata incontanente da un citta<strong>di</strong>no, benedetta da<br />

un sacerdote che alzava un crocifisso, il quale fu tosto legato, col grido universale<br />

, <br />

Vennero sparati tre colpi <strong>di</strong> cannone dal Castello, avvertimento <strong>di</strong> tornare a<br />

comportarsi da bravi citta<strong>di</strong>ni, che ebbero come unico risultato quello <strong>di</strong> fare suonare<br />

57<br />

57


a martello tutte le campane delle chiese <br />

dominazione straniera, era <br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

pubbliche le risoluzioni pres<br />

<br />

bandonasse anche il Castello e potesse<br />

<br />

<br />

e poi potuto abbandonare la<br />

58<br />

58


Ora, il 22 marzo alle 3 del pomeriggio, si chiese attraverso un proclama ad ogni<br />

citta<strong>di</strong>no il rispetto dei militari austriaci che se ne stavano andando, esortando il<br />

popolo a mantenere la calma, dal momento che adesso si doveva badare a se stessi e<br />

re sulla sicurezza citta<strong>di</strong>na se non i bresciani stessi.<br />

Nessuno avrebbe potuto <strong>di</strong>sdegnare gli incarichi che gli venivano assegnati.<br />

a truppa austriaca. Mentre il principe<br />

Schwarzenberg lasciava suoi uomini in mano bresciana, prigionieri, mentre a seguito<br />

della convenzione abbandonava la città, lasciava anche,<br />

stanza i suoi soldati, due cadaveri, quello <strong>di</strong> Luigi Bertolini e <strong>di</strong> Bernardo Segalini,<br />

membri della Guar<strong>di</strong>a Nazionale, mentre <br />

<br />

secondo le cronache, che rispettarono gli austriaci prigionieri e non si ven<strong>di</strong>carono<br />

<br />

Il commento <strong>di</strong> un cronista è <strong>di</strong> tu igione austriaca se ne<br />

<br />

<br />

<br />

munizioni e alcuni cavalli, <strong>di</strong> cui continuò <br />

<br />

<br />

più illuminate, ma appoggiate dalla base che leggeva nei proclami e nelle<br />

<br />

59<br />

59


Si moltiplicavano, in barba ai decaduti <strong>di</strong>vieti, i vessilli tricolore, i cappelli simbolo<br />

<strong>di</strong> riscatto e della memoria verso coloro che avevano combattuto per gli ideali ed<br />

erano morti, senza assistere che da tutti era attesa e<br />

considerata la più luminosa che mai potesse apparire. Le cronache riba<strong>di</strong>vano<br />

<br />

(gli Austriaci ammisero sempre il corretto rispetto dei prigionieri da <strong>parte</strong> degli<br />

insorti), ma certezza <strong>di</strong> avere rialzato un capo tenuto abbassato troppo a lungo,<br />

<br />

I più coraggiosi della Guar<strong>di</strong>a Civica si appressarono a spingersi verso la campagna,<br />

raggiungendo gli intrepi<strong>di</strong> <strong>di</strong> nvico, Botticino Mattina,<br />

Botticino Sera, Virle e Castenedolo, dai qu <br />

barricate per sbarrare la strada alle tr <br />

uscente dal Castello. Vittor agonista <strong>di</strong> un episo<strong>di</strong>o<br />

<br />

<br />

bianca del parlamentare. Intimò alla truppa <strong>di</strong> arrendersi e così questa abbandonò il<br />

<br />

cavalli; e conducevano polveri e bombe e mici<strong>di</strong>ali materie incen<strong>di</strong>arie e munizioni <strong>di</strong><br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Notizie arrivavano da Vienna, dove pareva essere scoppiata una rivoluzione per la<br />

<br />

<br />

<br />

nei suoi testi, la ban<strong>di</strong>era (la stessa che<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

patriottico anche sui campi <strong>di</strong> battaglia, come volontario. Docente presso il collegio<br />

<strong>di</strong> Carcare, nel savonese, aveva organizzato una spe<strong>di</strong>zione per andare in aiuto <strong>di</strong><br />

<br />

Garibal<strong>di</strong> lo avrebbe voluto a breve nel suo esercito con il grado <strong>di</strong> capitano.<br />

A <strong>Brescia</strong>, per salvaguardare i risultati ottenuti, ecco che il <br />

<br />

mantenendo le truppe consegnate nelle<br />

caserme. La tutela delle persone e delle cose<br />

60<br />

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