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Sicheo di Lavinia Scolari - Centro Internazionale Studi sul Mito

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PIGMALIONE (a parte) Quante avvisaglie a questo stolto! Che siano gli dèi? O il suo istinto, come<br />

<strong>di</strong> bestia in trappola? Ma poco importa, <strong>di</strong> certo al pari <strong>di</strong> una bestia non vede e non legge nulla.<br />

Piangi pure, strepita, se vuoi, vento! Nessun <strong>di</strong>o può ormai fermarmi. (A <strong>Sicheo</strong>) Entriamo, fratello.<br />

Ti occorre ristoro dal cielo.<br />

SICHEO Sì, Pigmalione. Fammi strada. Ma non attar<strong>di</strong>amoci, Elissa mi attende.<br />

PIGMALIONE Basterà qualche minuto perché tu possa ritrovare la quiete.<br />

Escono inghiottiti dal tempio. Entra l’ombra del Gran sacerdote.<br />

GRAN SACERDOTE Guarda dove giace il corpo che fu mio! Non credeva il principe Pigmalione<br />

<strong>di</strong> trovarmi nel tempio, o forse non lo sperava. Doveva preparare il sacrificio, e io non ero gra<strong>di</strong>to<br />

alla celebrazione. Così ne ha allestito uno per me. Ed eccomi là, nel sangue nero, faccia a terra,<br />

infilzato da un principe immondo che pare rigurgitato dagli Inferi. Se esistono, dovrei essere lì, ma<br />

nessuno mi chiama, nessun varco apre la terra. Sono quin<strong>di</strong> condannato a vedere il massacro<br />

rituale <strong>di</strong> un principe ad opera <strong>di</strong> un altro principe? Ecco che alle sue spalle solleva il ferro,<br />

strumento dei sacrifici, e lo cala con forza brutale contro <strong>Sicheo</strong>. Un rantolo, neppure il tempo <strong>di</strong> un<br />

grido. Lo ha trafitto. Come ha fatto con me, ma con più crudeltà e piacere. Ora ho visto tutto, ho<br />

visto il tra<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> un fratello, ho visto l’empietà strisciare in una casa reale e riversarsi nella<br />

casa degli dèi. Ma loro, non li vedo. Perché, Pigmalione? Che cos’è che hai vinto con questa<br />

battaglia?<br />

Entra Pigmalione.<br />

PIGMALIONE Ho vinto! L’ho abbattuto, è sacrificato. Berrei il suo sangue, ma quello, lo lascio alla<br />

terra che non gli fui mai cara. Non ride più tronfio <strong>di</strong> gloria, vantando immensi forzieri d’oro e la<br />

mano illibata <strong>di</strong> mia sorella. Elissa non lo piangerà. Se anche lo amava, lui non era degno del suo<br />

amore. Ma io lo sono, e degno anche <strong>di</strong> quell’oro che ha portato nel mio regno col petto rigonfio <strong>di</strong><br />

superbia. E adesso lo sa, ora che è tornato ad essere nulla, come si ad<strong>di</strong>ceva al suo pavido viso.<br />

Non avrebbe avuto il coraggio <strong>di</strong> alzare la spada contro <strong>di</strong> me, come io ho fatto contro <strong>di</strong> lui.<br />

Toccava quin<strong>di</strong> a me porre fine al nostro o<strong>di</strong>o. Ora sguinzaglierò i miei servi in cerca dei forzieri e<br />

spiegherò ad Elissa la sua morte. So articolare la lingua e addolcire la voce, se voglio. Lei mi ama,<br />

e si fida <strong>di</strong> me. Mi ascolterà, perché nessun altro, morto <strong>Sicheo</strong>, ha maggiore potere su <strong>di</strong> lei. Lui<br />

era <strong>di</strong> troppo, esisteva già un signore <strong>di</strong> Tiro, e vive ancora. Il suo usurpatore ha pagato il fio della<br />

sua insolenza e giace per terra, inerme.<br />

GRAN SACERDOTE Quanto è sciocca la perversione degli uomini, quanto è vano il loro furore!<br />

Dici bene, Pigmalione, nessun vivente ha maggiore potere su Elissa <strong>di</strong> quanto tu ne abbia. Ma non<br />

trascurare i morti, essi non sono sconfitti. Me lo insegna il ferro che hai affondato nella mia carne.<br />

PIGMALIONE Adesso sono stanco. Ho come un peso <strong>sul</strong> petto, sento freddo. E’ la spossatezza<br />

dell’ardore che cede e se ne va intiepidendosi. Hai rimorsi? Nessuno. Solo <strong>di</strong> non aver agito prima<br />

e davanti agli occhi <strong>di</strong> chi lo amava. Lo avrei fatto, se colei che lo amava non fosse stato l’unico<br />

anello ad unirci, motivo della mia vita e causa della sua morte. (esce)<br />

GRAN SACERDOTE Non gli rincresce nulla. <strong>Sicheo</strong> giace spirato. Dov’è andato il suo spirito, solo<br />

un <strong>di</strong>o potrebbe <strong>di</strong>rlo. Ma il mio cuore mi suggerisce la risposta. Elissa dorme, e sogna del suo<br />

sposo. Lui non la lascerà in balìa <strong>di</strong> un empio. Il sogno che <strong>Sicheo</strong> aveva ignorato e che avrebbe<br />

potuto salvarlo, forse salverà lei, e in quella salvezza il principe immolato troverà la sua vendetta.<br />

L’ultimo sguardo al tempio prima <strong>di</strong> andare. Aveva ragione, il fuoco si è spento: delle sue lingue<br />

rosse rimane solo un acre odore <strong>di</strong> cenere.<br />

<strong>Lavinia</strong> <strong>Scolari</strong>, socio CISM, Febbraio 2010<br />

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