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3Leggere, comprendere, analizzare La poesia - Editori Laterza

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MARCELLO COLANINNO<br />

MARIANNA GIOVE<br />

DANIELA DI MARCO<br />

GIUSEPPINA ROGNONI<br />

Letture, scritture, immagini per il biennio<br />

<strong>Editori</strong> <strong>La</strong>terza<br />

<strong>poesia</strong>


P strumenti<br />

PREREQUISITI<br />

• possedere un lessico di base<br />

• capire il contenuto di un testo accompagnato da<br />

introduzione, note e commenti<br />

• cogliere e selezionare le informazioni in base alla<br />

funzione e all’importanza<br />

OBIETTIVI<br />

per l , analisi<br />

del testo poetico<br />

Comprendere<br />

• la differenza fra prosa e verso<br />

• l’origine e le caratteristiche principali della <strong>poesia</strong><br />

• i rapporti fra <strong>poesia</strong> e musica<br />

• le specificità del linguaggio poetico<br />

• il contenuto denotativo e connotativo di un testo<br />

poetico<br />

• le varietà storiche e di registro della lingua poetica<br />

• le scelte stilistiche di un autore<br />

Analizzare<br />

• la struttura sintattica di un brano poetico<br />

• le scelte lessicali<br />

• il verso e il ritmo<br />

• la rima e lo schema metrico<br />

• l’uso figurato del linguaggio<br />

• i rapporti interni ed esterni al testo<br />

• le parole-chiave, i campi semantici e i motivi portatori<br />

del tema<br />

• il messaggio complessivo di un testo poetico<br />

Approfondire<br />

• operare approfondimenti sul contesto storico, sulla<br />

biografia o sulla poetica dell’autore<br />

• operare confronti fra brani e autori diversi<br />

• interpretare il testo in relazione al contesto storicoculturale<br />

• rispettare i criteri di organizzazione dei contenuti<br />

e correttezza formale<br />

CONTENUTI<br />

Scheda 1 Cos’è il testo poetico<br />

<strong>La</strong>boratorio P1 Scrittori, poeti e cantanti<br />

definiscono la <strong>poesia</strong><br />

Scheda 2 Capire una <strong>poesia</strong>: la parafrasi<br />

<strong>La</strong>boratorio P2 G. Leopardi, Alla luna •<br />

P3 S. Quasimodo, Nostalgia della Sicilia<br />

Scheda 3 Verso e ritmo<br />

<strong>La</strong>boratorio P4 S. Penna, Mi nasconda la<br />

notte e il dolce vento • P5 S. Penna, Già mi<br />

parla l’autunno<br />

Scheda 4 Rima e strofa<br />

<strong>La</strong>boratorio P6 V. Cardarelli, Sera di Liguria<br />

• P7 U. Saba, Trieste • P8 G. Carducci,<br />

Traversando la Maremma toscana<br />

Scheda 5 Figure retoriche<br />

<strong>La</strong>boratorio P9 G. Pascoli, Prima del<br />

temporale • P10 G. Pascoli, <strong>La</strong>vandare<br />

Scheda 6 Comprendere la <strong>poesia</strong>:<br />

il commento<br />

<strong>La</strong>boratorio P11 U. Foscolo, A Zacinto •<br />

P12 G. Ungaretti, Fratelli<br />

Scheda 7 In sintesi: come si analizza<br />

un testo poetico


P<br />

Cos’è il testo poetico<br />

Gentile<br />

Ettore Serra<br />

<strong>poesia</strong><br />

è il mondo l’umanità<br />

la propria vita<br />

fioriti dalla parola<br />

la limpida meraviglia<br />

di un delirante fermento<br />

Quando trovo<br />

in questo mio silenzio<br />

una parola<br />

scavata è nella mia vita<br />

come un abisso<br />

(Giuseppe Ungaretti, Commiato)<br />

Strumenti per l’analisi del testo poetico 723<br />

Nella mia <strong>poesia</strong> non c’è traccia d’odio per il nemico, né per nessuno: c’è la presa di coscienza della condizione umana,<br />

della fraternità degli uomini nella sofferenza, dell’estrema precarietà della loro condizione. C’è volontà d’espressione,<br />

necessità d’espressione. [...] Il Porto sepolto fu stampato a Udine nel 1916, in edizione di 80 esemplari a<br />

cura di Ettore Serra. <strong>La</strong> colpa fu tutta sua. [...] Non ebbi il coraggio di non confidarmi a quel giovane ufficiale che<br />

mi domandò il nome, e gli raccontai che non avevo altro ristoro se non di cercarmi e di trovarmi in qualche parola,<br />

e ch’era il mio modo di progredire umanamente.<br />

(Giuseppe Ungaretti, Vita d’un uomo)<br />

Per introdurre un discorso sulla <strong>poesia</strong>, abbiamo<br />

riportato due brani di uno dei più famosi poeti italiani<br />

del Novecento, Giuseppe Ungaretti. Il primo è un<br />

componimento in versi posto a chiusura della sua prima<br />

raccolta, nel quale espone all’editore Ettore Serra<br />

le sue idee sulla <strong>poesia</strong>; il secondo è un brano in prosa,<br />

scritto a molti anni di distanza, nel quale il poeta<br />

ricorda come era nato quel libro, con quale spirito e<br />

Scheda 1<br />

<strong>La</strong> prosa indica una memo<br />

scrittura continua, che<br />

prosegue fino al termine del foglio.<br />

Il verso indica una scrittura spezzata, che<br />

fa inversione andando a capo prima del<br />

termine del foglio.<br />

con quali intenti. I testi affrontano il medesimo argomento, utilizzando a volte le stesse parole: ma nel<br />

brano di Vita d’un uomo questa riflessione è espressa in forma discorsiva, nel Commiato è scritta in forma<br />

poetica. Ma allora qual è la differenza fra prosa e verso?<br />

Una prima differenza fra prosa e verso è evidente fin dall’aspetto tipografico dei due brani: nella<br />

prosa la scrittura scorre senza interruzioni e occupa quasi l’intero spazio bianco della pagina, andando<br />

a capo al termine della riga; nella <strong>poesia</strong> la scrittura non procede linearmente lungo tutta la riga, ma va<br />

frequentemente a capo creando delle pause.<br />

1. Prosa e verso<br />

Se guardiamo all’etimologia del termine, il verso (dal latino versus, «che torna indietro») si differenzia<br />

dalla prosa (prorsus, «che va avanti») proprio perché è un discorso che non prosegue fin dove finisce il<br />

rigo del foglio, ma con cadenze regolari va a capo. I segmenti di testo così evidenziati si dicono versi.<br />

Questa distinzione determina una serie di conseguenze importanti:<br />

• la <strong>poesia</strong> si presenta come un discorso frammentato, fatto di brevi frasi che esprimono la soggettività<br />

del poeta;<br />

• le parole sono disposte nel verso secondo una successione di accenti più o meno regolare, che imprime<br />

al testo un certo ritmo;


3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />

724<br />

Scheda 1<br />

Cos’è il testo poetico<br />

• le parole collocate all’inizio o alla fine del verso sono in posizione di rilievo; tale posizione spesso è evi-<br />

memo<br />

<strong>La</strong> <strong>poesia</strong>:<br />

• è espressione della soggettività dell’individuo<br />

[ P scheda 1];<br />

• sceglie e dispone le parole in modo diverso<br />

dal linguaggio quotidiano [ P scheda 2];<br />

• dà importanza all’aspetto ritmico e melodico<br />

delle parole [ P schede 3 e 4];<br />

• comunica contenuti e concetti densi di significato,<br />

che vanno interpretati [ P schede<br />

5 e 6].<br />

denziata da corrispondenze di suoni, come la rima;<br />

• le parole sono disposte nel verso secondo un ordine<br />

che non sempre coincide con quello comune;<br />

• la misura più concentrata del verso porta a utilizzare<br />

meno parole rispetto al discorso in prosa, ma con<br />

maggiori sfumature di significato, o a volte con più<br />

significati insieme (si parla dunque di polisemia,<br />

‘molti significati’).<br />

Sono queste le caratteristiche fondamentali della<br />

<strong>poesia</strong>, che impareremo a riconoscere e <strong>analizzare</strong><br />

nel presente laboratorio.<br />

2. Poesia: creare con le parole<br />

<strong>La</strong> parola <strong>poesia</strong> deriva dal verbo greco poièin che significa «creare». Fare <strong>poesia</strong> significa, infatti,<br />

«creare con le parole». Se però è facile risalire all’etimologia del termine, più difficile è risalire alle<br />

origini di questo particolare modo di esprimersi e comunicare.<br />

Le prime testimonianze di <strong>poesia</strong> nella cultura greco-latina (dalla quale in gran parte deriva la nostra)<br />

sono associate a eventi importanti della vita pubblica e privata: cerimonie religiose e militari, occasioni<br />

di lutto o di festa. In tutte queste circostanze la <strong>poesia</strong> era accompagnata da musiche e danze, ed è<br />

probabile che essa sia nata dalla necessità di adattare le parole a una melodia e a un ritmo ben precisi.<br />

Formule magico-religiose, canti militari, persino leggi e discorsi pubblici, ma anche lamenti funebri e<br />

canzoni nei banchetti furono probabilmente le prime forme di parola recitata nell’antichità.<br />

Una prima definizione del concetto di <strong>poesia</strong> e dei suoi generi è elaborata nel trattato Poetica di Aristotele,<br />

filosofo greco del IV secolo a.C., che individua il suo carattere distintivo nella «imitazione» della natura.<br />

<strong>La</strong> <strong>poesia</strong> infatti, secondo Aristotele, nasce perché «l’imitare è un istinto di natura comune a tutti gli<br />

uomini fino dalla fanciullezza». L’imitazione della natura avviene però in modi e forme diverse: secondo<br />

l’oggetto che viene trattato, secondo il modo di trattarlo e secondo i mezzi espressivi impiegati dal poeta.<br />

In base all’oggetto, cioè all’argomento trattato, il poeta dà un tono diverso al suo discorso, che può<br />

essere:<br />

• alto, tipico dei componimenti con tono e argomento solenni, come tragedie e poemi epici;<br />

• medio, tipico di componimenti con toni e argomenti comuni, quotidiani, come le commedie;<br />

• basso, tipico di componimenti con toni e argomenti semplici, come la <strong>poesia</strong> sentimentale.<br />

I mezzi utilizzati dal poeta sono:<br />

• il ritmo;<br />

• il linguaggio;<br />

• l’armonia.<br />

I modi utilizzati dal poeta sono:<br />

• forma narrativa, o diegesi (= «racconto» nel quale chi scrive riporta il contenuto dei discorsi e descrive<br />

gesti e situazioni), che può essere in prima o in terza persona;<br />

• forma drammatica, o mimesi (= «imitazione» in cui chi scrive riporta solo il contenuto dei discorsi<br />

e non riproduce gesti e situazioni, che vengono direttamente rappresentati in scena).<br />

Il genere di <strong>poesia</strong> nel quale il poeta parla in prima persona esprimendo stati d’animo, sentimenti,<br />

riflessioni soggettive è detto <strong>poesia</strong> lirica. Il nome si ricollega alla consuetudine della <strong>poesia</strong> antica di<br />

accompagnarsi con strumenti musicali, quali appunto la lira.


3. Musica e <strong>poesia</strong><br />

P<br />

Aristotele nella Poetica dà una prima definizione di <strong>poesia</strong>:<br />

Strumenti per l’analisi del testo poetico 725<br />

a. stile alto<br />

1. l’oggetto b. stile medio<br />

c. stile umile<br />

Le leggende antiche attribuivano l’origine della <strong>poesia</strong> a personaggi avvolti nel mito: uno di essi, Orfeo,<br />

era spesso rappresentato con la lira in pugno, nell’atto di suonare incantando uomini, animali e persino<br />

elementi naturali. <strong>La</strong> <strong>poesia</strong> anticamente era infatti recitata con l’accompagnamento musicale di strumenti<br />

a fiato o a corda.<br />

Sappiamo che anche i primi componimenti dei poeti medievali italiani nacquero con una veste musicale<br />

e Dante stesso – secondo una testimonianza di Boccaccio – «sommamente si dilettò in suoni e canti<br />

nella sua giovinezza». Alcune sue composizioni furono musicate da amici e collaboratori (uno di essi,<br />

Casella, viene ricordato da Dante nel Purgatorio). Insomma, Dante si comportava a volte come un<br />

moderno paroliere: sceglieva alcuni componimenti più «orecchiabili» e li affidava ai suoi collaboratori<br />

perché vi adattassero una linea melodica. Sicuramente, nella fase di composizione, i poeti medievali<br />

tenevano presenti gli effetti ritmici e melodici delle parole, che il canto poteva arricchire e valorizzare.<br />

Successivamente, con la nascita del libro a stampa (1455), il distacco fra <strong>poesia</strong> e musica si accentuò:<br />

la <strong>poesia</strong> scritta e stampata si rivolse a un pubblico di lettori, piuttosto che di ascoltatori, capaci di<br />

apprezzare la raffinatezza delle parole e l’importanza<br />

degli argomenti trattati; ciò determinò una maggior<br />

cura formale della parte scritta.<br />

Nelle schede seguenti, analizzeremo dunque la<br />

<strong>poesia</strong> dapprima nei suoi aspetti linguistici (lessico,<br />

sintassi, ecc.) e poi in quelli ritmici e musicali. <strong>La</strong> trattazione<br />

andrà necessariamente distinta in lezioni successive,<br />

ma occorre sempre ricordare che tali aspetti<br />

in una <strong>poesia</strong> sono compresenti e inseparabili.<br />

4. Il tratto distintivo della <strong>poesia</strong>: lo «scarto linguistico»<br />

Più recentemente, lo studioso russo Roman Jakobson (1896-1982) ha analizzato i fattori che caratterizzano<br />

la comunicazione poetica, sostenendo che essa si avvale di un elemento distintivo: l’uso libero e personale<br />

di parole e costruzioni sintattico-grammaticali. Il testo poetico non segue le norme comuni che regolano<br />

la comunicazione; questa modalità espressiva prende il nome di scarto linguistico, o scarto dalla<br />

norma, in quanto costituisce una vera e propria «deviazione» rispetto alle regole della lingua comune,<br />

• sia per quanto riguarda la sintassi, cioè la costruzione della frase,<br />

• sia per quanto riguarda il lessico, cioè la scelta delle parole usate.<br />

Scheda 1<br />

Cos’è il testo poetico<br />

Poesia = imitazione a. forma narrativa in 3a persona<br />

della natura secondo: 2. il modo b. forma narrativa in 1a persona<br />

c. forma drammatica<br />

a. ritmo<br />

lirica<br />

3. i mezzi b. linguaggio<br />

c. armonia<br />

memo<br />

<strong>La</strong> <strong>poesia</strong>,<br />

memo<br />

• come la musica, valorizza<br />

l’aspetto ritmico-melodico delle parole;<br />

• come forma particolare di scrittura, cura<br />

la scelta, la disposizione e il significato<br />

delle parole.<br />

In <strong>poesia</strong> è raro che le parole siano disposte secondo l’ordine previsto dalla sintassi (soggetto, pre-


3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />

726<br />

Scheda 1<br />

Cos’è il testo poetico<br />

dicato, complemento), si utilizzano spesso termini astratti in luogo dei concreti, si modifica il significato<br />

delle parole secondo le esigenze del poeta.<br />

Prendiamo ad esempio l’inizio dell’Infinito di Giacomo Leopardi:<br />

Giacomo Leopardi, L’infinito<br />

Sempre caro mi fu quest’ermo colle<br />

Leopardi si riferisce al monte Tabor, un colle vicino la casa paterna che egli aveva scelto come luogo<br />

delle sue riflessioni, perché silenzioso e solitario («ermo»). Il significato e il valore emotivo di questo<br />

verso è dato anche dalla disposizione e dalla scelta delle parole.<br />

Se dicessimo «Quest’ermo colle mi fu sempre caro» ristabiliremmo l’ordine normale delle parole,<br />

ma il risultato non sarebbe lo stesso. Quelle parole, disposte in quel modo, imprimono al verso un ritmo<br />

pacato e trasmettono una sensazione di calma, di familiarità, comunicandoci innanzitutto che quel<br />

vincolo affettivo è esistito da sempre («Sempre caro»).<br />

Anche la scelta delle parole è importante. Se dicessimo: «Questo colle solitario mi è sempre piaciuto»<br />

o «Come mi piace questo colle solitario» ridurremmo a zero la suggestione del verso creata dagli<br />

aggettivi «caro», «ermo» e «questo»:<br />

• caro indica una predilezione, una vicinanza affettiva: il colle è sì un elemento del paesaggio, ma<br />

soprattutto un luogo che ricorda al poeta particolari stati d’animo o momenti della sua vita;<br />

• ermo vuol dire «solitario» (dallo stesso aggettivo vengono le parole «eremo» ed «eremita»): comunica<br />

quindi un’idea di raccoglimento interiore, di pace;<br />

• questo indica un oggetto vicino nel tempo o nello spazio: indica dunque che il colle è una presenza<br />

concreta, vicina a chi parla, ma anche legata ai suoi sentimenti.<br />

Queste scelte particolari sono fondamentali per esprimere il senso della <strong>poesia</strong> e determinarne il messaggio,<br />

che è formulato in un preciso «codice» letterario.<br />

mappa della scheda Cos’è la <strong>poesia</strong><br />

<strong>La</strong> <strong>poesia</strong> è una forma particolare di comunicazione che:<br />

• riproduce la NATURA esterna e interna,<br />

• secondo la visione SOGGETTIVA dell’individuo;<br />

• fu in origine accompagnata dalla MUSICA;<br />

• poi si separò come forma particolare di SCRITTURA,<br />

• che si distingue dalla scrittura comune per lo SCARTO LINGUISTICO.<br />

Dunque, la <strong>poesia</strong>:<br />

• è scritta in VERSI;<br />

• non segue LESSICO e SINTASSI comuni;<br />

• segue un RITMO e un SUONO particolari;<br />

• ha un CONTENUTO denso di significati;<br />

• comunica un MESSAGGIO in un codice letterario.


P Strumenti<br />

5<br />

10<br />

15<br />

20<br />

P<br />

per l , analisi<br />

del testo poetico<br />

laboratorio<br />

Dante Alighieri [<strong>La</strong> <strong>poesia</strong>] non è nient’altro che<br />

creazione fantastica composta secondo le regole<br />

della retorica e della musica. (De vulgari eloquentia,<br />

II, IV, 2)<br />

Alessandro Manzoni Renzo ringraziò la guida, e<br />

tutti quegli altri che avevan prese le sue parti.<br />

«Bravi amici!» disse: «ora vedo proprio che i galantuomini<br />

si danno la mano, e si sostengono».<br />

Poi, spianando la destra per aria sopra la tavola, e<br />

mettendosi di nuovo in attitudine di predicatore,<br />

«gran cosa», esclamò, «che tutti quelli che regolano<br />

il mondo, voglian fare entrar per tutto carta,<br />

penna e calamaio! Sempre la penna per aria!<br />

Grande smania che hanno que’ signori d’adoprar<br />

la penna!».<br />

«Ehi, quel galantuomo di campagna! volete<br />

saperne la ragione?» disse ridendo uno di que’<br />

giocatori, che vinceva.<br />

«Sentiamo un poco», rispose Renzo.<br />

«<strong>La</strong> ragione è questa», disse colui: «che que’<br />

signori son loro che mangian l’oche, e si trovan lì<br />

tante penne, tante penne, che qualcosa bisogna<br />

che ne facciano».<br />

Tutti si misero a ridere, fuor che il compagno<br />

che perdeva.<br />

«To’» disse Renzo: «è un poeta costui. Ce n’è<br />

anche qui de’ poeti: già ne nasce per tutto. N’ho<br />

Strumenti per l’analisi del testo poetico<br />

Come primo approccio al mondo della <strong>poesia</strong>,<br />

ti presentiamo alcune definizioni che poeti,<br />

scrittori, autori di varie forme d’arte (cinema, musica, ecc.) hanno dato<br />

della <strong>poesia</strong>. Ti accorgerai che è difficile trovare un parere unanime, ma che<br />

tutti sono concordi su una cosa: la <strong>poesia</strong> è per definizione impossibile da<br />

definire.<br />

P1<br />

Scrittori, poeti e cantanti<br />

definiscono la <strong>poesia</strong><br />

una vena anch’io, e qualche volta ne dico delle<br />

curiose... ma quando le cose vanno bene».<br />

Per capire questa baggianata del povero Renzo,<br />

bisogna sapere che, presso il volgo di Milano,<br />

e del contado ancora più, poeta non significa già,<br />

come per tutti i galantuomini, un sacro ingegno,<br />

un abitator di Pindo, un allievo delle Muse; vuol dire<br />

un cervello bizzarro e un po’ balzano, che, ne’<br />

discorsi e ne’ fatti, abbia più dell’arguto e del singolare<br />

che del ragionevole. Tanto quel guastamestieri<br />

del volgo è ardito a manomettere le parole,<br />

e a far dir loro le cose più lontane dal loro legittimo<br />

significato! Perché, vi domando io, cosa ci ha<br />

che fare poeta con cervello balzano? (I promessi<br />

sposi, cap. XIV)<br />

Federico García Lorca Ma cosa vuoi che ti dica della<br />

Poesia? Cosa vuoi che ti dica di queste nubi, di<br />

questo cielo? Guardare, guardare, guardarle, guardarlo<br />

e nient’altro. Capirai che un poeta non può dir<br />

nulla sulla Poesia. <strong>La</strong>sciamo dire pure ai critici e ai<br />

professori. Ma né tu né io né alcun altro poeta sa<br />

cos’è la Poesia. Sta qui; guarda. Ho il fuoco nelle mie<br />

mani. Lo sento e lavoro con lui perfettamente, ma<br />

non posso parlare di lui senza letteratura.<br />

<strong>La</strong> <strong>poesia</strong> è qualcosa che va per le strade. Che<br />

si muove, che passa al nostro fianco. Tutte le cose<br />

hanno il loro mistero, e la <strong>poesia</strong> è il mistero che<br />

727<br />

25<br />

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s<br />

t<br />

e<br />

p<br />

1<br />

3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />

contiene tutte le cose... Per questo non concepisco<br />

la <strong>poesia</strong> come astrazione, ma come cosa<br />

realmente esistente, che mi passa accanto.<br />

Eugenio Montale «Che cos’è una <strong>poesia</strong> lirica? Per<br />

conto mio non saprei definire quest’araba fenice,<br />

quest’oggetto determinatissimo, concreto, eppure<br />

impalpabile, questa strana convivenza del ragionamento<br />

e dello sragionamento». (Sulla <strong>poesia</strong>)<br />

Vittorio Sereni Diffidate – dice il poeta – di tutti<br />

coloro che sanno troppo bene che cosa è la <strong>poesia</strong>,<br />

che hanno sempre la definizione pronta;<br />

lasciate passare qualche mese, forse appena<br />

qualche giorno, e vedrete che quella definizione<br />

sarà già mutata, magari integralmente, e non<br />

sarà per questo meno perentoria di quella che<br />

l’ha preceduta. In quanto ai poeti, essi ci appaiono<br />

tentati, perennemente perplessi tra opposte<br />

definizioni e suggestioni: si direbbe che la loro,<br />

guardata attimo per attimo, metro per metro, è<br />

memo<br />

<strong>La</strong> Fenice, o Araba fenice,<br />

è un uccello mitologico<br />

che, secondo la leggenda, viveva per<br />

cinquecento anni, unico esemplare sulla terra,<br />

e dopo la morte rinasceva dalle proprie<br />

ceneri. Di qui in senso figurato l’espressione<br />

indica una persona o una cosa rara, se non<br />

unica, o capace di rinnovarsi, «rinascere»<br />

anche dopo situazioni difficilissime.<br />

più una strada di dubbi che di certezze. (Esperienza<br />

della <strong>poesia</strong>)<br />

Franco Fortini Rispondere è come se si volesse<br />

rispondere a «che cos’è l’uomo» o a «che cos’è il<br />

mondo». Bisogna aggirare la difficoltà. [...]<br />

Certo bisogna tener presente che quando si<br />

parla di <strong>poesia</strong> questa parola significa due cose: da<br />

un lato, appunto, un tipo particolare di discorso<br />

parlato o scritto che si distingue da altri modi di comunicazione;<br />

dall’altro, invece, un’attribuzione di<br />

valore per cui si dice «<strong>poesia</strong>» per dire qualcosa di<br />

bello, di importante, di riuscito, di meritevole di stima<br />

o di attenzione. Nel parlare comune, «<strong>poesia</strong>»<br />

significa due cose: per un verso è un discorso, o ragionamento,<br />

o una comunicazione dove prevalgono<br />

elementi di ritmo e cadenze, di ripetizioni, di immagini<br />

che alterano i significati immediati e che gli<br />

conferiscono, oltre ai primi, anche significati interiori.<br />

Per un altro verso, quando noi diciamo «questa<br />

è <strong>poesia</strong>» intendiamo in genere qualcosa di elevato<br />

e di nobile, di rassicurante o di commovente<br />

o di rasserenante, di vivace, pungente, ecc. (Che<br />

cos’è la <strong>poesia</strong>?, Intervista dell’8 maggio 1993)<br />

Francesco De Gregori<br />

Vanno a due a due i poeti, traversano le nostre<br />

[stagioni,<br />

e passano poeti brutti e poeti buoni.<br />

Ma quando fra tanti poeti ne trovi uno vero,<br />

è come partire lontano, come viaggiare davvero.<br />

(Poeti per l’estate)<br />

Roberto Benigni Per fare <strong>poesia</strong> una sola cosa è<br />

necessaria: tutto.<br />

Comprendi le definizioni di <strong>poesia</strong> Le definizioni sopra riportate appartengono a scrittori italiani<br />

e stranieri che, in epoche diverse, hanno provato a definire la loro poetica*, spiegando la loro personale<br />

idea di <strong>poesia</strong>.<br />

Per orientarti meglio, puoi anche svolgere ricerche sugli autori, cercando nell’indice del volume e<br />

reperendo informazioni biografiche essenziali. I brani e gli autori sono disposti in ordine cronologico,<br />

a partire da Dante Alighieri, che fu tra i primi a dedicare alla lingua e alla teoria letteraria dei trattati specifici.<br />

Secondo Dante la <strong>poesia</strong> ha una sua precisa tecnica, che può essere appresa e riprodotta seguendo<br />

le regole della lingua e della musica.<br />

• Spiega con parole tue la definizione di Dante, e in particolare il riferimento alle regole di composizione<br />

della musica [ P scheda 1, § 3].<br />

A partire dall’Ottocento e per tutto il Novecento si afferma invece l’idea che la <strong>poesia</strong> sia frutto della<br />

libera creatività individuale, e dunque indefinibile e sfuggente a ogni classificazione.<br />

5<br />

10<br />

15<br />

20


P<br />

Strumenti per l’analisi del testo poetico 729<br />

• Spiega con parole tue il significato dell’affermazione del poeta spagnolo García Lorca: «Ho il fuoco<br />

nelle mie mani. Lo sento e lavoro con lui perfettamente, ma non posso parlare di lui senza letteratura».<br />

• Ricerca fra le definizioni riportate altre affermazioni a sostegno di questa seconda tesi.<br />

<strong>La</strong> questione è stata riproposta dallo scrittore Franco Fortini che, in un’intervista del 1993, distingue<br />

i due aspetti del problema: da un lato c’è la <strong>poesia</strong> come tecnica, insieme di regole di composizione; dall’altro<br />

c’è la <strong>poesia</strong> come criterio di valore, che attribuiamo a tutte quelle creazioni letterarie che sollecitano<br />

i nostri sentimenti, ci emozionano, appagano il nostro senso estetico.<br />

• Quali sono i due significati principali della parola «<strong>poesia</strong>» secondo lo scrittore Franco Fortini?<br />

Secondo te, di quale dei due ci occuperemo in particolare nel presente laboratorio?<br />

Analizza le varie accezioni della parola <strong>poesia</strong> Le affermazioni di Fortini mettono in evidenza<br />

le varie accezioni con le quali la parola «<strong>poesia</strong>» è stata interpretata nel corso del tempo. Da un lato<br />

esiste una definizione «ufficiale» di <strong>poesia</strong>, come modalità espressiva che utilizza in maniera particolare<br />

il ritmo e il suono, la disposizione e la scelta delle parole. Dall’altro lato esiste anche un’idea «comune»<br />

di <strong>poesia</strong>, più diffusa a livello popolare, che attribuisce ai poeti capacità di inventiva e di espressione<br />

fuori dal comune, tanto da distinguerli dal resto degli uomini.<br />

Questa idea emerge dal brano dei Promessi sposi in cui Renzo, reduce dai tumulti scoppiati a Milano<br />

per il rincaro del pane, rilascia incautamente dichiarazioni «rivoluzionarie» in un’osteria. Dalle parole<br />

di Renzo, giovane semplice e popolano, vien fuori l’idea che il poeta sia uno spirito eccentrico, «balzano»,<br />

singolare. Manzoni interviene subito a chiarire meglio le affermazioni del suo personaggio, spiegando<br />

che presso il popolo milanese «poeta» significava piuttosto «cervello bizzarro» e non «sacro<br />

ingegno», seguace delle Muse (divinità protettrici delle arti, che avevano sede sul monte Pindo). Il popolo,<br />

conclude Manzoni, a volte si diverte a stravolgere le parole, perché i poeti non hanno nulla a che fare<br />

con la follia. Ma sarà proprio così?<br />

• Come ti sembra il tono delle affermazioni di Manzoni a proposito della concezione di <strong>poesia</strong> secondo<br />

il popolo milanese?<br />

a. ironico b. sconsolato c. serio d. distaccato<br />

Motiva la tua risposta.<br />

I poeti del Novecento si sono invece sottratti al tentativo di definire con precisione la <strong>poesia</strong>. Due<br />

esempi di questa tendenza sono contenuti nelle affermazioni di Eugenio Montale e di Vittorio Sereni.<br />

Rileggile e rispondi alle seguenti domande.<br />

• Perché Eugenio Montale definisce la <strong>poesia</strong> «araba fenice»? [ memo]<br />

• Perché il poeta Vittorio Sereni afferma che i poeti sono perennemente «perplessi»?<br />

Infine, anche autori di musica o di cinema, come il cantautore Francesco De Gregori o il regista e<br />

attore Roberto Benigni, hanno provato a definire a modo loro la figura del poeta e il ruolo della <strong>poesia</strong>.<br />

Rileggi le loro affermazioni e rispondi alle domande seguenti.<br />

• Che cosa significa secondo te l’affermazione che esistono «poeti brutti e poeti buoni»?<br />

• Che cosa significa che per fare una <strong>poesia</strong> occorre una sola cosa, cioè «tutto»?<br />

s<br />

t<br />

e<br />

p<br />

2


730<br />

s<br />

t<br />

e<br />

p<br />

3<br />

3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />

Approfondisci una tua personale definizione di <strong>poesia</strong> Come vedi, da sempre la <strong>poesia</strong> è<br />

vista come un’attività così straordinaria e misteriosa da includere tutto e il suo contrario. I poeti possono<br />

essere ingegni straordinari o matti da legare, poeti per una stagione, magari solo per l’estate, oppure<br />

animi nobili e sensibili, capaci di far «volare davvero». Adesso prova tu a dire la tua.<br />

• Tra le definizioni di «<strong>poesia</strong>» o di «poeta» riportate, scegline alcune con le quali concordi e altre<br />

che non condividi e commentale spiegando i motivi della tua scelta e argomentando la tua opinione.


Capire una <strong>poesia</strong>:<br />

la parafrasi<br />

P<br />

Strumenti per l’analisi del testo poetico 731<br />

Scheda 2<br />

Su su, svelti eh, svelti veloci piano, con calma, non v’affrettate eh. Poi non<br />

scrivete subito poesie d’amore eh, che sono le più difficili. Aspettate almeno<br />

un’ottantina d’anni. Scrivetele su un altro argomento, che ne so su... il mare,<br />

il vento, un termosifone, un tram in ritardo, ecco: che non esiste una cosa<br />

più poetica di un’altra. Eh, avete capito? <strong>La</strong> <strong>poesia</strong> non è fuori, è dentro. Cos’è<br />

la <strong>poesia</strong>? non chiedermelo più: guardati nello specchio, la <strong>poesia</strong> sei tu.<br />

E vestitele bene le poesie, cercate le parole! Dovete sceglierle! A volte ci<br />

vogliono otto mesi per trovare una parola! Sceglietele: che la bellezza è cominciata quando qualcuno ha cominciato<br />

a scegliere. Da Adamo ed Eva: lo sapete Eva quanto ci ha messo prima di scegliere la foglia di fico giusta? Come<br />

mi sta questa, come mi sta questa... come mi sta questa... ha spogliato tutti i fichi del Paradiso terrestre!<br />

Innamoratevi! Se non vi innamorate è tutto morto: morto tutto è. Vi dovete innamorare e diventa tutto vivo, si<br />

muove tutto. Dilapidate la gioia! Sperperate l’allegria! Siate tristi e taciturni con esuberanza. Fate soffiare in faccia<br />

alla gente la felicità! E come si fa? Fammi vedere gli appunti che mi son scordato. Questo è quello che dovete fare...<br />

Non son riuscito a leggerli. Ora mi son dimenticato. Per trasmettere la felicità bisogna essere felici! E per trasmettere<br />

il dolore bisogna essere... felici. Siate felici: dovete patire. Stare male soffrire; non abbiate<br />

paura a soffrire tutto il mondo soffre. Eh? E se non avete i mezzi? non vi preoccupate, tanto per<br />

fare <strong>poesia</strong> una sola cosa è necessaria: tutto. Avete capito?<br />

E non cercate la novità. <strong>La</strong> novità è la cosa più vecchia che ci sia. E se il verso non vi viene<br />

da questa posizione, da questa, o da così, buttatevi in terra. Mettetevi così. Eccolo qua: è da<br />

distesi che si vede il cielo, guarda che bellezza! perché non mi ci sono messo prima. Cosa guardate?<br />

I poeti non guardano, vedono! Fatevi obbedire dalle parole: se la parola... muro! Muro!<br />

non vi dà retta...? non usatela più per otto anni! Così impara. Che è questo? Boh? Non lo so.<br />

Questa è la bellezza. Come quei versi là, che voglio che rimangano scritti lì per sempre! Forza,<br />

cancellate tutto. Che dobbiamo cominciare, la lezione è finita.<br />

Cercare le parole: questa è la prima raccomandazione del professor Attilio De Giovanni (interpretato da<br />

Roberto Benigni nel film <strong>La</strong> tigre e la neve, del quale abbiamo trascritto una scena), che impartisce lezioni<br />

di <strong>poesia</strong> a una classe di studenti attenti e divertiti. Farsi obbedire dalle parole, entrare in sintonia con<br />

esse, oppure litigarci, a costo di non usarle per anni. Il poeta, infatti, sceglie le parole più vicine al proprio<br />

gusto e alla propria sensibilità, che abbiano un suono e un significato per lui particolari.<br />

Ma chi si propone di <strong>analizzare</strong> una <strong>poesia</strong> deve innanzitutto semplificare le sue parole e le sue frasi.<br />

Per questo la versione in prosa è la prima operazione da compiere sul testo di una <strong>poesia</strong>. Perché la<br />

<strong>poesia</strong> va certamente letta e apprezzata così com’è scritta, a volte anche nella sua complessità; ma va<br />

innanzitutto spiegata in termini semplici, perché risulti accessibile e significativa. E non sia come «parlare<br />

a un muro».<br />

1. Significante/significato<br />

<strong>La</strong> <strong>poesia</strong>, come ogni atto comunicativo, è un insieme di segni (le parole) organizzati secondo le regole<br />

di un codice (il linguaggio letterario). Il linguaggio letterario è quindi la chiave di accesso che consente<br />

la codificazione (la scrittura) e la decodificazione (la lettura, l’interpretazione) del messaggio poetico.<br />

Questo messaggio è trasmesso dalle parole.<br />

Ogni parola risulta dall’unione di:<br />

• significante: è la forma esterna, concreta del segno linguistico, cioè l’insieme di suoni (fonemi) e di<br />

lettere (grafemi) che insieme compongono la parola; ad es. la parola luna è scomponibile nei grafemi<br />

/l/u/n/a/ oppure può essere trascritta nei fonemi che ne indicano la corretta pronuncia: [lúna];<br />

• significato: è il contenuto interno, l’immagine mentale alla quale la parola rinvia; quando ad esempio<br />

noi pronunciamo la parola luna pensiamo al satellite naturale della terra visibile in cielo di notte.


3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />

732<br />

Scheda 2<br />

Capire una <strong>poesia</strong>: la parafrasi<br />

Ogni <strong>poesia</strong>, dunque, andrà analizzata<br />

• a livello del significante, rilevando gli aspetti musicali e sonori delle parole;<br />

• a livello del significato, decifrando il senso e individuando i contenuti essenziali del testo.<br />

In questa lezione ci soffermeremo sul significato (gli aspetti formali saranno esaminati nelle schede<br />

successive).<br />

2. Denotativo/connotativo<br />

Riprendiamo l’esempio della parola luna. Tutti noi conosciamo il significato proprio della parola, ma sappiamo<br />

anche che essa è utilizzata con significati diversi in particolari modi di dire: espressioni come chiaro<br />

di luna, luna nel pozzo, volere la luna, abbaiare alla luna, ecc. ci suggeriscono di volta in volta particolari<br />

sfumature di significato della parola luna, come «astro caro agli innamorati», «desiderio irraggiungibile»,<br />

ecc. <strong>La</strong> parola, cioè, ci fa venire in mente significati particolari che si sono aggiunti nel corso del<br />

tempo a quello proprio originario. Ogni parola, dunque, custodisce un duplice significato:<br />

• denotativo: il significato reale, oggettivo della parola (= che cos’è per tutti);<br />

• connotativo: il significato figurato, soggettivo della parola (= che cosa può essere per me).<br />

memo<br />

Segno<br />

LUNA<br />

Significante<br />

+<br />

Significato<br />

fonemi /lúna/<br />

grafemi/l/u/n/a<br />

denotativo<br />

(satellite naturale della terra)<br />

connotativo<br />

(astro degli innamorati, ecc.)<br />

<strong>La</strong> <strong>poesia</strong>, poiché riguarda<br />

emozioni, ricordi, sensazioni legati<br />

all’esperienza individuale<br />

di chi scrive e di chi legge, utilizza<br />

soprattutto il valore connotativo,<br />

cioè soggettivo, del linguaggio.<br />

Fare <strong>poesia</strong> significa<br />

dunque comunicare, condividere<br />

con i lettori questo valore.<br />

3. Diacronia/sincronia<br />

Il discorso poetico utilizza un linguaggio «altro», diverso dalla pratica quotidiana; e ciò è ancor più evidente<br />

per le poesie scritte nei secoli passati, in una lingua lontana da quella utilizzata oggi.<br />

Ogni lingua, infatti, si differenzia in base a:<br />

• diacronia (= «attraverso il tempo»): è l’insieme delle varietà linguistiche dovute al passare del tempo;<br />

la lingua di Dante Alighieri, per fare l’esempio più ovvio, è certamente diversa da quella attuale;<br />

• sincronia (= «nello stesso tempo»): è l’insieme delle varietà linguistiche compresenti in un determinato<br />

momento; può dipendere dal livello di cultura di una persona, dalla sua provenienza geografica<br />

(pensa ai poeti che scrivono in dialetto), dalla situazione (familiare, ufficiale, ecc.) in cui si esprime.<br />

Per <strong>comprendere</strong> le varietà di una lingua sul piano diacronico (cioè storico) ci si può avvalere delle<br />

note a margine del testo, di un buon vocabolario, dell’ausilio dell’insegnante. Ma è bene anche cominciare<br />

ad acquisire un proprio vocabolario del linguaggio poetico, annotando le parole e le espressioni<br />

più ricorrenti in <strong>poesia</strong>, che spesso gli scrittori riprendono da autori passati presi come modello.<br />

4. Stile e registro<br />

<strong>La</strong> lingua ha tante varietà anche sul piano sincronico: due scrittori contemporanei parleranno in modo<br />

diverso in base alla loro formazione culturale, alle loro idee, a ciò che intendono comunicare. Ad esempio,<br />

ciascuno di noi si esprimerà diversamente se parlerà con i suoi coetanei, con i suoi familiari, oppure<br />

con uno sconosciuto, o ancora se lo farà in forma parlata o scritta, rivolgendosi a un potenziale pubblico<br />

di lettori. L’insieme delle scelte espressive adoperate in funzione della situazione comunicativa<br />

si chiama registro. Osserva degli esempi di registro:


R<br />

L , amore<br />

Quando oggi, riferendoci all’amore, ci sembra scontato parlare di «affari di cuore»,<br />

«batticuore», «cuori solitari», non ci accorgiamo quasi più che torna a rivivere<br />

nel nostro linguaggio quotidiano un motivo poetico molto antico, che aveva associato<br />

l’amore al cuore.<br />

Uno dei primi componimenti della nostra letteratura recita infatti nel suo primo<br />

verso Amor è uno desio che ven da core [ R3]: l’amore è un desiderio che proviene<br />

dal cuore, perché il sentimento più importante della vita umana trova la sua sede<br />

naturale nel centro vitale dell’individuo.<br />

L’amore è da sempre vissuto come un sentimento totalizzante capace di abbracciare tutto e il suo<br />

contrario: è quella forza di attrazione che spinge gli uomini a stringere legami affettivi duraturi [ R9,<br />

R10], o a stravolgere le regole sociali, andando contro le convenzioni e la morale del tempo [ R1]; è<br />

un sentimento che si costruisce pian piano con l’esperienza quotidiana [ R10], o un istinto che fa agire<br />

d’impulso [ R8]; è la vita stessa [ R1] e l’odio più profondo [ R2]; è uno stato di estasi che avvicina<br />

a Dio [ R5] o un tormento interiore che getta nello sconforto [ R4]; è immaginazione e desiderio<br />

[ R3] o piacere dei sensi [ R7, R8, R11]; è immagine nella memoria [ R6, R8] o «faccia a faccia»<br />

con l’altro [ R11]; è lenta costruzione [ R10] o colpo di fulmine [ R12]; inizio [ R12] e fine<br />

di ogni cosa [ R2].<br />

L’amore è insomma motivo di continua ispirazione per i poeti di ogni epoca e nazione.<br />

In questo modulo ascolteremo le voci di poeti che, a partire dal mondo latino fino ai giorni nostri,<br />

hanno cantato l’amore in tutte le sue sfaccettature, dalle più liete ed esaltanti alle più tristi e dolorose.<br />

PREREQUISITI<br />

• conoscere le principali caratteristiche<br />

del testo poetico<br />

• saper effettuare la parafrasi di<br />

un testo poetico con l’ausilio<br />

di note e commento<br />

OBIETTIVI<br />

Comprendere<br />

• il valore connotativo di parole<br />

ed espressioni che riguardano<br />

il vissuto personale<br />

Analizzare<br />

• le strofe e i sistemi strofici:<br />

distico e sonetto<br />

• le figure logiche e di significato:<br />

similitudine, metafora, sineddoche,<br />

antitesi e ossimoro<br />

nella rappresentazione dell’amore<br />

• le principali figure di pensiero:<br />

antitesi, iperbole, simbolo,<br />

personificazione, allegoria<br />

• temi e motivi della <strong>poesia</strong> dalle<br />

origini al Trecento<br />

• temi e motivi della <strong>poesia</strong> contemporanea,<br />

italiana e straniera<br />

Riflettere<br />

• valorizzare l’introspezione e<br />

l’espressione anche creativa<br />

di sentimenti personali<br />

• favorire la condivisione di<br />

emozioni e sentimenti con i pari<br />

Approfondire<br />

• operare confronti fra testi<br />

legati dallo stesso tema dell’amore,<br />

o con opere appartenenti<br />

ad altre espressioni artistiche<br />

(pittura, musica, ecc.)<br />

• effettuare ricerche su immagini<br />

e motivi legati al tema dell’amore


R1<br />

Godiamoci la vita,<br />

o Lesbia mia<br />

Gaio Valerio Catullo<br />

Il carme è considerato la «prima pagina»<br />

della storia d’amore fra Catullo e Lesbia. Il<br />

poeta esorta la donna a godere la vita e ad<br />

abbandonarsi alla passione, sfidando le invidie<br />

e lo scandalo dei benpensanti. Al termine<br />

di una breve vita di piaceri e amori, l’uomo è<br />

infatti atteso da una morte eterna.<br />

Godiamoci la vita, o Lesbia mia, e i piaceri d’amore;<br />

a tutti i rimproveri dei vecchi, moralisti anche troppo,<br />

non diamo il valore di una lira.<br />

Il sole sì che tramonta e risorge;<br />

5 noi, quando è tramontata la luce breve della vita,<br />

dobbiamo dormire una sola interminabile notte.<br />

841 R L’amore<br />

Autore Gaio Valerio Catullo<br />

(poeta latino, 84-54 a.C. ca)<br />

Opera Canti<br />

Genere <strong>poesia</strong> lirica<br />

Temi il poeta esorta la donna<br />

a vivere e amare, sfidando le<br />

invidie e la brevità della vita: se gli uomini<br />

sono destinati morendo a una notte senza fine,<br />

anche i baci devono essere senza fine<br />

Strumenti parafrasi [ P scheda 2]; figure<br />

retoriche [ P scheda 5]; tema e motivo [ P<br />

scheda 6, § 2]<br />

Puoi leggere un altro<br />

testo di Catullo R2.<br />

link<br />

3. non diamo il valore di una lira: non teniamo in nessun<br />

conto.<br />

l’autore<br />

Gaio Valerio Catullo<br />

Gaio Valerio Catullo visse probabilmente fra l’84 e il 54 a.C. e morì<br />

all’età di trent’anni. Era originario della Gallia Cisalpina (corrispondente<br />

alle regioni dell’Italia settentrionale, fra il Po e le Alpi), proveniente da una agiata famiglia<br />

veronese. Ma la sua patria di adozione divenne Roma, dove completò i suoi studi di retorica<br />

(l’arte di parlare bene), e dove conobbe, nel 62 a.C., la donna cantata nei suoi versi d’amore.<br />

Lesbia è un nome letterario [ approfondisci Il nome della donna, p. 842] dietro cui si nasconde<br />

l’identità della nobildonna romana Clodia, una donna colta e indipendente, che amava la<br />

letteratura, i divertimenti, le danze. Da quel che sappiamo direttamente dalle poesie di Catullo,<br />

la vicenda d’amore attraversa fasi alterne: grandi passioni e grandi litigi, amore e odio,<br />

fino al momento della separazione. Lesbia, a detta di Catullo, si concede a troppi amanti e<br />

ama troppo l’indipendenza; la passione diventa insopportabile e il poeta decide di allontanarsi<br />

da Roma, compiendo un viaggio in Bitinia, nell’Asia Minore, nel 57 a.C. Lì, fa visita alla<br />

tomba del fratello, morto anni prima (a questo episodio si ispirerà anche Ugo Foscolo quando<br />

dedicherà un sonetto al proprio fratello morto: U2). Dopo pochi anni, in difficoltà economiche,<br />

Catullo morì nella sua villa di Sirmione.<br />

Il Liber («libro») di Catullo è composto da 116 carmi («componimenti poetici»), dei quali<br />

la maggior parte affronta argomenti di vita privata e l’amore per Lesbia. Nel definire la passione<br />

Catullo è un innovatore del linguaggio: egli utilizza prevalentemente il verbo «amare», distinguendolo<br />

dal «voler bene»: i continui ripensamenti di Lesbia lo spingono a voler bene di<br />

meno, ma ad amare sempre di più. Amore significa infatti passione irresistibile, e si identifica<br />

con la vita stessa: «Viviamo, Lesbia mia, e amiamo» afferma il poeta in uno dei primi componimenti<br />

della raccolta.


3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />

842<br />

Dammi mille baci e poi cento,<br />

poi altri mille e poi altri cento,<br />

e poi ininterrottamente ancora altri mille e altri cento ancora.<br />

10 Infine, quando ne avremo sommate le molte migliaia,<br />

altereremo i conti o per non tirare il bilancio<br />

o perché qualche maligno non ci possa lanciare il malocchio,<br />

quando sappia l’ammontare dei baci.<br />

da Le poesie, a cura di F. Della Corte,<br />

Mondadori, Milano 1977<br />

11. altereremo i conti: confonderemo il numero dei baci: secondo una<br />

credenza degli antichi Romani, tenere il conto esatto dei baci portava<br />

approfondisci<br />

Il nome della donna<br />

Malocchio<br />

memo<br />

(= «cattivo<br />

sguardo») è l’influsso malefico<br />

con il quale si desidera il male di<br />

una persona. Nel testo latino è<br />

usato il verbo invidere, cioè<br />

«guardare male», da cui deriva la<br />

parola italiana invidia, «il senso<br />

di odio per la felicità altrui, unito<br />

al desiderio che tutto ciò si trasformi<br />

in male».<br />

male, perché il numero poteva essere utilizzato in formule di malocchio<br />

(anche oggi si dice che porti male contare i soldi al tavolo da gioco).<br />

Nella <strong>poesia</strong> d’amore latina la donna era spesso cantata con uno pseudonimo<br />

(falsum nomen) che serviva a nascondere la sua identità. Questo perché, generalmente,<br />

si trattava di amori clandestini, spesso per donne già sposate, che avrebbero<br />

suscitato scandalo nella società romana se fossero stati rivelati. <strong>La</strong> scelta del nome in codice<br />

da utilizzare nei versi avveniva secondo precisi criteri. Catullo ad esempio scelse di chiamare<br />

l’amata Clodia con lo pseudonimo di Lesbia per due motivi: il primo, che i due nomi<br />

avevano uguale numero di sillabe e dunque erano interscambiabili nei versi; il secondo, che<br />

il nome Lesbia ricordava la poetessa Saffo di Lesbo, della quale entrambi erano ammiratori<br />

(Catullo ne tradusse alcune poesie dal greco).<br />

Nella <strong>poesia</strong> provenzale del XII secolo, le stesse ragioni di discrezione imposero ai poeti<br />

cortesi di utilizzare un nome in codice (senhal, ‘segnale’, ‘pseudonimo’) per tutelare l’onorabilità<br />

delle nobili signore alle quali dedicavano i loro versi d’amore.<br />

Anche i poeti volgari italiani ripresero questa consuetudine. Ad esempio, Dante dà notizia<br />

che la donna amata dal suo amico Guido Cavalcanti, Giovanna (o monna Vanna), era chiamata<br />

anche Primavera, per alludere alla sua bellezza. Dante, però, introduce una novità. Egli<br />

spiega il nome Primavera come «colei che aveva preceduto» (= «prima verrà») Beatrice, così<br />

come il predicatore Giovanni Battista aveva preceduto la venuta di Cristo. Insomma, lo pseudonimo<br />

Primavera conferma indirettamente la natura divina di Beatrice.<br />

Con Dante ha inizio la cosiddetta interpretazione del nome, che corrisponde alle doti e<br />

alle qualità della donna che lo porta: Dante interpreta il nome Beatrice come «colei che dà<br />

la beatitudine»; ugualmente Petrarca interpreta il nome <strong>La</strong>ura associandolo a una serie di<br />

parole di suono simile tutte di significato positivo (l’aura «l’aria»; l’aurora «l’alba»; l’auro<br />

«l’oro»; il lauro «la corona dei poeti»).<br />

Nell’Ottocento sarà Giacomo Leopardi a utilizzare nomi fittizi per cantare le vicende di<br />

figure femminili così esemplari da risultare dei simboli: celebre è il caso di Silvia sotto cui<br />

si nasconde l’identità di Teresa Fattorini [ S4], morta adolescente per un male incurabile.<br />

Nel Novecento Gabriele d’Annunzio assegna all’attrice da lui amata Eleonora Duse il<br />

nome mitologico Ermione [ S6], a testimoniare una volontà di distinguersi e di allontanarsi<br />

dalla realtà quotidiana. Eugenio Montale userà più volte pseudonimi sotto cui sono<br />

adombrate donne reali: con il nome di Clizia è cantata la studiosa americana Irma Brandeis,<br />

Volpe è la sensuale scrittrice Maria Luisa Spaziani, Mosca (per via delle grandi lenti degli<br />

occhiali) la moglie Drusilla Tanzi, alla quale è dedicata la raccolta Xenia [ R9].


guida alla lettura<br />

843 R L’amore<br />

<strong>La</strong> struttura del testo Il testo può essere suddiviso in tre parti. Nella prima (vv. 1-3) il poeta rivolge<br />

un’esortazione alla sua donna perché goda della vita, amando e disinteressandosi delle chiacchiere<br />

dei soliti vecchi brontoloni. Nella seconda parte (vv. 4-6) si rivela il vero motivo di quell’invito: la vita è<br />

breve e quando la luce del giorno si spegne una notte perpetua attende l’uomo. Il rimedio a questo inesorabile<br />

destino è indicato nella parte conclusiva (vv. 7-13): baciarsi mille e mille volte, senza tenere mai il conto<br />

dei baci; qualche invidioso infatti, conoscendone il numero preciso, potrebbe approfittarne per lanciare<br />

contro di loro il malocchio, un incantesimo maligno che interrompa la favola del loro amore.<br />

Il tema e i motivi Per quanto ciò possa sembrare strano, l’amore non è uno dei temi più diffusi nella<br />

letteratura latina. Per di più, una relazione extraconiugale tra un uomo e una donna sposata, come<br />

quella tra Catullo e Lesbia, sarebbe stata motivo di scandalo nella società romana. Il poeta cerca dunque di<br />

tenere il suo amore al riparo dalle «chiacchiere» delle malelingue e da occhi indiscreti che possano «guardare<br />

male» gettando il malocchio [ memo].<br />

Nei versi successivi, però, si capisce qual è il vero ostacolo che impedisce il godimento di una vita spensierata:<br />

la brevità della vita umana. È questo un motivo* diffusissimo della letteratura antica, nella quale<br />

l’uomo appare consapevole della precarietà della sua esistenza rispetto all’eternità del tempo cosmico. Se il<br />

sole può tramontare e risorgere ciclicamente, così non è per l’uomo al quale, al termine della giornata della<br />

vita, tocca dormire un’unica buia notte. Queste riflessioni filosofiche si uniscono alla particolare situazione<br />

storica in cui vive Catullo (sono gli anni che porteranno all’assassinio di Cesare e alla fine della repubblica<br />

a Roma), accentuando nelle coscienze dell’epoca un senso di tristezza e di attesa angosciosa della fine.<br />

Una notte senza fine, mille baci senza fine Ma in questa <strong>poesia</strong> di Catullo non c’è traccia di infelicità<br />

né di autocommiserazione. <strong>La</strong> reazione anzi è spigliata e scanzonata: con una serie di iperboli*<br />

il poeta chiede continuamente baci alla sua donna. Guai a tenerne il conto! I due amanti cadrebbero subito vittime<br />

dell’invidia di qualcuno, o del tempo stesso che, contando i nostri baci, conta anche i momenti che ci restano<br />

da vivere.<br />

attività<br />

Comprendi<br />

1. Esegui la parafrasi del testo, tenendo contro di quanto detto nelle note e nel commento.<br />

2. Spiega il significato della metafora* prolungata dei vv. 4-6:<br />

...........................................................................................................................................................<br />

3. Perché secondo te il poeta tiene il suo amore lontano da sguardi indiscreti? Segna la risposta che<br />

ritieni più opportuna e motiva la tua scelta:<br />

a. perché teme che il suo amore clandestino sia scoperto<br />

b. per timore delle dicerie della gente<br />

c. per timore del malocchio e dell’invidia<br />

d. per sottrarsi al tempo che passa


3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />

844<br />

Analizza<br />

4. Quali figure retoriche di sintassi* e di pensiero* sono contenute nei vv. 7-9?<br />

...........................................................................................................................................................<br />

5. Ritrova nel testo le parole relative ai motivi* tipici della letteratura latina e completa la tabella:<br />

motivo testo<br />

godere la vita «Godiamoci la vita..., e i piaceri d’amore; Dammi mille baci...»<br />

i vecchi brontoloni ...........................................................................................................<br />

la brevità della vita ...........................................................................................................<br />

la notte paragonata alla morte ...........................................................................................................<br />

l’invidia delle persone ...........................................................................................................<br />

Approfondisci<br />

6. Leggi la scheda approfondisci qui sotto e confronta la <strong>poesia</strong> di Catullo con uno dei testi riportati,<br />

rilevando analogie e differenze.<br />

approfondisci<br />

Un motivo della <strong>poesia</strong> d’amore<br />

e della musica leggera: i baci<br />

Le molte migliaia di baci che Catullo chiedeva alla sua amata Lesbia per ingannare<br />

la morte e confondere gli invidiosi sono diventate un motivo ricorrente nella <strong>poesia</strong> d’amore.<br />

Il motivo si ritrova chiaramente in una quartina di Patrizia Valduga [ R11], accentuato<br />

dalla caratteristica sensualità della sua <strong>poesia</strong>:<br />

Baciami; dammi cento baci, e mille:<br />

cento per ogni bacio che si estingue,<br />

e mille da succhiare le tonsille,<br />

da avere in bocca un’anima e due lingue.<br />

Parallelamente, il motivo si diffonde anche a livello della musica leggera. A riproporlo<br />

con successo in una notissima canzone del 1961 è Adriano Celentano. Il numero delle<br />

migliaia di baci viene finalmente contato: sono 24000.<br />

Con 24000 baci oggi saprai perché l’amore<br />

vuole ogni istante mille baci,<br />

mille carezze vuole all’ora.<br />

Con 24000 baci felici corrono le ore<br />

d’un giorno splendido, perché<br />

ogni secondo bacio te.


R2<br />

Odio e amo<br />

Gaio Valerio Catullo<br />

Ci troviamo nella fase della rottura del «patto»<br />

d’amore fra Catullo e Lesbia. Nonostante<br />

ciò, il poeta non riesce a smettere di amare:<br />

la passione continua a tormentarlo.<br />

Io odio e amo. Ma come, dirai. Non lo so,<br />

sento che avviene e che è la mia tortura.<br />

da I canti, trad. di E. Mandruzzato,<br />

Bur, Milano 2001<br />

guida alla lettura<br />

845 R L’amore<br />

Autore Gaio Valerio Catullo<br />

(poeta latino, 84-54 a.C. ca)<br />

Opera Canti<br />

Genere <strong>poesia</strong> lirica<br />

Temi il poeta ha smesso di<br />

voler bene alla donna, ma non<br />

di amarla; la passione è ancora forte, come<br />

il suo tormento interiore<br />

Strumenti verso [ P scheda 3]; figure retoriche<br />

[ P scheda 5]; tema e motivo [ P<br />

scheda 6, § 2]<br />

Puoi leggere un altro<br />

testo di Catullo e<br />

approfondire l’autore R1.<br />

link<br />

Odiare significa «ave- memo<br />

re in antipatia, considerare<br />

con disprezzo e fastidio». L’odio è<br />

il sentimento di profonda avversione, inimicizia,<br />

contrarietà verso cose o persone.<br />

Un distico malinconico Si tratta di uno dei distici* (coppia di versi) più noti della letteratura latina.<br />

È inserito nella terza parte del libro di Catullo, che contiene componimenti brevi, spesso di tono irriverente<br />

(contro i propri avversari) o malinconico e sofferto come questo.<br />

Fine di un amore Siamo ormai nella fase della rottura del «patto» d’amore fra Catullo e Lesbia,<br />

che lascia il poeta nel più profondo sconforto. Eppure, egli ha smesso di «voler bene» («odio»), ma non<br />

di «amare» («amo»): la forte attrazione per la donna non è cessata, e questo è il suo tormento maggiore. Egli<br />

si domanda come ciò possa accadere, non sa darsi una risposta, ma sente che dentro di lui è così.<br />

Amore e odio Si può amare e odiare la stessa persona contemporaneamente? Il poeta ci suggerisce<br />

di sì, accostando in un’antitesi* i sentimenti opposti per eccellenza, l’amore e l’odio. Anche la<br />

nostra esperienza personale ci dice che talvolta è proprio così: amiamo una persona, ne siamo fortemente<br />

attratti, ma a volte proviamo fastidio per certi suoi comportamenti, modi di fare o di pensare. <strong>La</strong> straordinaria<br />

sopravvivenza di questo motivo* nella letteratura contemporanea e persino nella musica leggera ci dà<br />

una conferma. Il poeta cileno Pablo Neruda (1904-1973) scriveva in un sonetto del 1924: «Ti amo solo<br />

perché io te amo, / senza fine io t’odio, e odiandoti ti prego». E in un noto successo del 1971 Mina cantava:<br />

«ti odio e poi ti amo e poi ti amo / e poi ti odio e poi ti amo... / non lasciarmi mai più».


3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />

846<br />

attività<br />

Comprendi<br />

1. A chi si rivolge secondo te il poeta in questa <strong>poesia</strong>? A un amico? A Lesbia? A se stesso? Da che<br />

cosa lo capisci?<br />

Analizza<br />

2. Qual è la figura retorica su cui si basano i due versi?<br />

...........................................................................................................................................................<br />

Approfondisci<br />

3. L’amore è sintesi di tutti gli opposti. Perciò racchiude anche il suo contrario, l’odio. Sei d’accordo?<br />

Esprimi un tuo parere in proposito e dai una tua definizione di questo sentimento.<br />

R3<br />

Amor è uno desio<br />

che ven da core<br />

Giacomo da Lentini<br />

Autore Giacomo da Lentini<br />

(poeta italiano, XIII secolo)<br />

Opera Rime<br />

Genere <strong>poesia</strong> lirica<br />

Temi l’amore ha origine da un<br />

intenso piacere della donna<br />

amata che, passando per gli occhi, si<br />

stabilisce nel cuore e si alimenta attraverso<br />

l’immaginazione dell’innamorato<br />

Strumenti parafrasi [ P scheda 2]; verso [<br />

P scheda 3]; rima e sistemi strofici [ P scheda<br />

4]; figure retoriche [ P scheda 5]; parolechiave<br />

e campi semantici [ P scheda 6, § 1]<br />

Il poeta fornisce una dettagliata descrizione del<br />

meccanismo dell’innamoramento, quasi fosse<br />

un trattato medico-scientifico: l’amore ha origine<br />

dalla visione della persona amata, si impianta<br />

nel cuore, sede delle facoltà vitali dell’individuo,<br />

e si alimenta di desiderio e immaginazione.<br />

Per facilitare la comprensione della <strong>poesia</strong> forniamo di seguito la parafrasi completa.<br />

Amor è uno desio che ven da core<br />

per abondanza di gran piacimento<br />

e li occhi in prima generan l’amore<br />

4 e lo core li dà nutricamento.<br />

Ben è alcuna fiata om amatore<br />

senza vedere so ’namoramento,<br />

1. desio: desiderio.<br />

2. piacimento: è il piacere soggettivo, avvertito<br />

dai sensi dell’uomo che s’innamora, attratto<br />

dalla bellezza oggettiva della donna.<br />

4. nutricamento: alimento, nutrimento: è una<br />

metafora* che indica come la passione cresce e<br />

si alimenta all’interno dell’uomo.<br />

5. Ben è alcuna fiata om amatore: è ben vero<br />

che qualche volta (fiata) ci si innamora (om come<br />

nel francese ha valore impersonale, indica<br />

L’amore è un desiderio che nasce nel cuore a causa<br />

di un grande piacere («piacimento») e gli occhi<br />

generano da principio l’amore e il cuore lo alimenta<br />

(«dà nutricamento»). È ben vero che talvolta<br />

(«alcuna fiata») qualcuno («om») s’innamora<br />

senza vedere l’oggetto del suo amore, ma quell’amore<br />

che stringe con passione nasce dalla<br />

dunque un’esperienza che riguarda tutti, indistintamente).<br />

6. senza vedere: il poeta allude polemicamente<br />

ad alcuni testi di poeti provenzali, in cui si racconta<br />

di uomini innamorati senza aver mai avu-


ma quell’amor che stringe con furore<br />

8 da la vista de li occhi à nascimento.<br />

Che li occhi rapresentan a lo core<br />

d’onni cosa che veden bono e rio,<br />

11 com’è formata naturalemente;<br />

e lo cor, che di zo è concepitore,<br />

imagina, e piace quel desio:<br />

14 e questo amore regna fra la gente.<br />

to occasione di vedere la donna amata.<br />

– ’namoramento: l’oggetto d’a-<br />

more, quindi la donna.<br />

12. di zo: di tutto ciò, delle immagi-<br />

Giacomo da Lentini<br />

Davvero poche sono le notizie biografiche riguardanti questo poeta nato<br />

a Lentini, in Sicilia, del quale si hanno notizie certe solo dal 1233 al 1240.<br />

Fu notaio a Palermo, alla corte dell’imperatore di Svevia Federico II, e con il titolo «il Notaro»<br />

si firma a chiusura di alcuni suoi componimenti. Dante lo cita come autorevole rappresentante<br />

della scuola siciliana nel XXIV canto del Purgatorio, elogiando la qualità delle sue<br />

poesie e la varietà delle forme metriche utilizzate. Di lui restano 38 componimenti, fra cui<br />

alcuni sonetti*, forma metrica di cui è considerato l’inventore.<br />

847 R L’amore<br />

visione degli occhi: poiché gli occhi trasmettono<br />

al cuore tutto ciò che percepiscono, sia le qualità<br />

buone sia quelle cattive («bono e rio»), così come<br />

sono in natura; e il cuore, che accoglie («è concepitore»)<br />

tutto ciò («zo»), comincia a immaginare<br />

e a provare piacere di quel desiderio. E questo<br />

è l’amore che risiede tra gli uomini.<br />

da Rime, XIX<br />

<strong>La</strong> parola furore indica un impeto, una passione incontrollabile (a furor di memo<br />

popolo, far furore, ecc.).<br />

È sinonimo di furia, «pazzia»: anticamente infatti la passione era considerata una malattia<br />

dovuta all’eccesso di pensieri. Nell’Orlando furioso, ad esempio, l’omonimo protagonista è pazzo<br />

per amore.<br />

guida alla lettura<br />

ni trasmesse dagli occhi.<br />

l’autore<br />

Rispondere per le rime Il sonetto* fu scritto da Giacomo da Lentini in risposta a una «tenzone» (nel<br />

Due-Trecento è così chiamato lo scambio di componimenti, a mo’di botta e risposta, tra due poeti su un<br />

argomento specifico) con Pier della Vigna e Jacopo Mostacci. Quest’ultimo aveva posto ai poeti della corte<br />

siciliana di Federico II (di cui Giacomo da Lentini è l’esponente più illustre: approfondisci <strong>La</strong> lirica delle origini,<br />

p. 850) un interrogativo sulla natura del sentimento dell’amore: esso infatti sembra invisibile, eppure fa<br />

sentire gli effetti del suo potere. Pier della Vigna aveva confermato la realtà dell’amore, sostenendo che ha un<br />

potere tanto maggiore proprio in quanto esercita una forza di attrazione misteriosa ma irresistibile. Giacomo<br />

risponde a entrambi, riprendendo i loro ragionamenti e persino lo schema metrico e le rime finali dei due sonetti.<br />

Da questa antica consuetudine deriva il nostro modo di dire «rispondere per le rime».


3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />

848<br />

Una fenomenologia amorosa <strong>La</strong> risposta di Giacomo da Lentini contiene una dettagliata descrizione<br />

del fenomeno dell’innamoramento. L’amore – dice Giacomo – nasce dalla vista di una donna che<br />

provoca un forte piacere nell’innamorato; gli occhi infatti distinguono le qualità positive e negative di ogni<br />

cosa che vedono e ne forniscono al cuore un’immagine conforme al suo aspetto naturale; il cuore, infine, riceve<br />

questi dati e li elabora, alimentandoli con l’immaginazione e il desiderio. Solo un amore che prende sede<br />

nel cuore dell’individuo può stringere con «furore», con forte passione, e regnare fra le persone.<br />

<strong>La</strong> rima «amore»-«core» Il sonetto*, forma metrica di cui Giacomo è ritenuto l’inventore, ha<br />

schema ABAB, ABAB, BCD, BCD, con ripresa nelle terzine* della rima -ore e della parola-chiave<br />

«core», che forma con «amore» un binomio indissolubile. I due termini compaiono infatti nel verso iniziale<br />

e poi si alternano ciascuno per ogni strofa fino a ricomparire insieme nella terzina conclusiva.<br />

Il concetto fondamentale espresso nel componimento è appunto la stretta identificazione tra l’amore e il<br />

cuore, che rappresenta la sede di tutte le facoltà vitali dell’individuo. In esso risiede quella che i filosofi antichi<br />

chiamavano l’anima immaginativa, cioè la facoltà che consente all’uomo di vivere pensando, immaginando,<br />

ricordando.<br />

Gli occhi in prima Ciò che consente al cuore di innamorarsi è il senso della vista. Nel testo compaiono<br />

sei parole appartenenti al campo semantico* della vista («occhi» per ben tre volte, due voci del<br />

verbo «vedere» e poi il sostantivo «vista»), per ribadirne l’importanza: un amore «senza vedere» è impossibile,<br />

così come è impossibile senza immaginazione e desiderio.<br />

Ma ciò comporta una conseguenza importante, che sarà poi tipica della letteratura successiva: l’amore<br />

diviene un fenomeno immaginativo e non solo istintivo e fisico. <strong>La</strong> lirica d’amore italiana sarà una <strong>poesia</strong><br />

con pochi riferimenti concreti e realistici (persino l’identità delle donne è a volte incerta o addirittura immaginaria),<br />

e con una forte idealizzazione della bellezza femminile.<br />

attività<br />

Comprendi<br />

1. Ricostruisci il contenuto delle affermazioni di Giacomo da Lentini, distinguendole per strofa:<br />

strofa contenuto<br />

prima quartina ....................................................................................................................................<br />

....................................................................................................................................<br />

seconda quartina ....................................................................................................................................<br />

....................................................................................................................................<br />

prima terzina ....................................................................................................................................<br />

....................................................................................................................................<br />

seconda terzina ....................................................................................................................................<br />

....................................................................................................................................<br />

2. Quali sono le funzioni attribuite agli organi della vista e del cuore?<br />

...........................................................................................................................................................


3. Spiega e memorizza il significato delle seguenti parole:<br />

849 R L’amore<br />

«desio»: .....................................................................................................................................................<br />

«piacimento»: ............................................................................................................................................<br />

«nutricamento»: ........................................................................................................................................<br />

«fiata»: ......................................................................................................................................................<br />

«rio»: .........................................................................................................................................................<br />

Analizza<br />

4. Suddividi in sillabe i versi indicati, individuando le figure metriche presenti:<br />

1 ... ... ... ... de- ... ... ven ... ... ...<br />

... ...<br />

5 ... ... ... -cu- ... ... ... ... -ma- ... ...<br />

... sineresi ...<br />

13 ... ... -gi- ... ... ... -ce ... ... ... ...<br />

... ...<br />

5. <strong>La</strong> scuola siciliana si contraddistingue per la ricerca di uno stile molto raffinato e musicale. Individua<br />

nel sonetto:<br />

rime ricche*: ............................................ consonanze*: ............................................<br />

6. Raccogli tutte le espressioni riconducibili alle parole-chiave del componimento:<br />

amore-core vista<br />

desio, ............, ............., ............, ............, ............,<br />

piace<br />

Approfondisci<br />

occhi, ............, ............, vista de li occhi ............,<br />

...............................................................................<br />

7. Nel verso conclusivo, Giacomo da Lentini afferma che l’amore che regna fra le persone è quello<br />

che nasce dall’immaginazione e dal desiderio, che è stato cioè interiorizzato. Ti proponiamo alcune<br />

possibili interpretazioni di questa affermazione; scegli quella con la quale concordi e quella che<br />

non condividi e commentale in un breve testo argomentativo sul tuo quaderno:<br />

a. l’amore è un fatto puramente illusorio, in quanto nasce e si alimenta con l’immaginazione, ma non<br />

si realizza mai;<br />

b. l’amore vero non è semplice attrazione fisica, ma deve coinvolgere le persone nel loro intimo, venire<br />

dal cuore;<br />

c. l’amore vero regna quando la persona amata viene interiorizzata, diventa cioè un ideale completamento<br />

di noi stessi (quella che noi oggi definiamo «l’anima gemella»);<br />

d. l’amore vero nasce dalla vista, ma deve poi trasformarsi in un sentimento puro e astratto, di cui è<br />

possibile parlare solo in <strong>poesia</strong>.


3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />

850<br />

approfondisci<br />

<strong>La</strong> lirica delle origini<br />

Le prime testimonianze di lirica in volgare (le lingue derivate dal latino)<br />

sono attestate in Provenza, una regione della Francia meridionale, a partire dal XII<br />

secolo. <strong>La</strong> lirica provenzale si sviluppò nell’ambiente ricco e raffinato delle corti, a opera<br />

dei cosiddetti «trovatori», che recitavano i loro componimenti a corte accompagnandosi<br />

con strumenti musicali. <strong>La</strong> loro <strong>poesia</strong> proponeva una particolare concezione dell’amore<br />

detto «cortese» (appunto da corte), che trasferiva in forma letteraria i rapporti feudali allora<br />

esistenti a livello economico-sociale:<br />

• al centro della <strong>poesia</strong> c’è la donna (domina = ‘signora’), che il poeta loda e ama senza<br />

aspettarsi alcuna ricompensa;<br />

• la donna è collocata in una sfera sociale e spirituale più alta di quella del poeta amante;<br />

• a lei il poeta deve un servizio incondizionato, come quello del vassallo al suo signore.<br />

In Italia, i temi e le forme della <strong>poesia</strong> provenzale sono in parte ripresi dalla «scuola siciliana»,<br />

formatasi presso la corte dell’imperatore e re di Sicilia Federico II di Svevia nella<br />

prima metà del Duecento. Si tratta di una cerchia ristretta di notabili, fra cui lo stesso Federico<br />

II, che discutevano del sentimento d’amore dando vita talvolta a dispute, dette «tenzoni»,<br />

in cui le opinioni dei diversi poeti erano esposte in versi. <strong>La</strong> donna era sognata, ammirata,<br />

celebrata e servita dal poeta innamorato, il quale assumeva nei suoi confronti un atteggiamento<br />

di devota e totale sottomissione. I poeti della scuola siciliana ebbero il merito di<br />

introdurre e perfezionare la forma del sonetto.<br />

Alla fine del Duecento a Firenze si afferma la scuola poetica del «dolce stil novo», chiamata<br />

così da uno dei suoi poeti più rappresentativi, Dante Alighieri. I due aggettivi riguardano<br />

le principali caratteristiche di questa <strong>poesia</strong>:<br />

• dolce si riferisce alla forma, contraddistinta da raffinatezza di stile ed eleganza linguistica;<br />

• novo si riferisce ai contenuti, che rappresentano una novità rispetto alla tradizione precedente.<br />

I punti fondamentali della nuova concezione d’amore sono così espressi dal maestro dello<br />

Stilnovo Guido Guinizelli:<br />

• l’amore ha sede solo in un cuore gentile (cioè di animo nobile: R5 memo);<br />

• la gentilezza è una virtù dell’animo, e non si eredita per nobiltà di famiglia: essa si manifesta<br />

in una donna attraverso il suo comportamento «onesto» e si perfeziona nell’uomo attraverso<br />

la <strong>poesia</strong> e l’amore puro;<br />

• l’amore per la donna è esclusivo e giustificato dal fatto che la donna ha sembianza di<br />

angelo.<br />

Poeti come Guido Cavalcanti, Cino da Pistoia e il giovane Dante Alighieri approfondirono<br />

questa teoria, portandola verso sviluppi anche contrastanti. In Guido Cavalcanti la<br />

consapevolezza della superiorità della donna mette l’uomo di fronte ai suoi limiti e l’amore<br />

diventa perciò un’esperienza traumatica e dolorosa [ R4]; in Dante Alighieri, la donna<br />

manifesta la sua natura divina e l’amore si traduce in una esperienza di beatitudine [ R5].<br />

Beatrice, la donna amata da Dante, non ha soltanto la parvenza ma è a tutti gli effetti una<br />

donna-angelo: sarà lei che nella Commedia [ Z] lo aiuterà a risalire dall’Inferno fino al<br />

Paradiso e alla visione di Dio, del quale rappresenta la grazia.


R4<br />

Chi è questa che vèn,<br />

ch’ogn’om la mira<br />

Guido Cavalcanti<br />

<strong>La</strong> raccolta di rime di Guido Cavalcanti,<br />

«primo amico» di Dante Alighieri, è caratterizzata<br />

da una concezione dell’amore come<br />

passione distruttiva, che riduce il poeta quasi<br />

in fin di vita. In questo famosissimo sonetto<br />

si mostra l’apparizione della donna, crea-<br />

851 R L’amore<br />

Autore Guido Cavalcanti (poeta<br />

italiano, 1250 ca.-1300)<br />

Opera Rime<br />

Genere <strong>poesia</strong> lirica<br />

Temi la donna passa davanti<br />

agli sguardi stupefatti degli<br />

uomini che restano senza parole e<br />

incapaci di <strong>comprendere</strong> il mistero della sua<br />

straordinaria bellezza<br />

Strumenti verso [ P scheda 3]; rima e sistemi<br />

strofici [ P scheda 4]; figure retoriche [<br />

P scheda 5]; motivi, parole-chiave, campi<br />

semantici [ P scheda 6]<br />

tura quasi sovrannaturale, e si descrivono gli effetti sconcertanti della sua presenza. Per facilitare la<br />

comprensione della <strong>poesia</strong> forniamo di seguito la parafrasi completa.<br />

Chi è questa che vèn, ch’ogn’om la mira,<br />

che fa tremar di chiaritate l’âre<br />

e mena seco Amor, sì che parlare<br />

4 null’omo pote, ma ciascun sospira?<br />

O Deo, che sembra quando li occhi gira,<br />

dical’ Amor, ch’i’ nol savria contare:<br />

1. Chi è questa che vèn: l’inizio del sonetto<br />

ricalca formule espressive della Bibbia, quasi a<br />

confermare la natura divina della figura femmi-<br />

nile.<br />

3. seco: con sé, accanto a sé, ma potrebbe<br />

anche significare in sé, dentro di sé.<br />

«Il dono del cuore», inizi XIV secolo<br />

[arazzo della manifattura di Arras, Musée<br />

de Cluny, Parigi]<br />

Chi è questa donna che passa, che ognuno la guarda<br />

con meraviglia, che fa vibrare l’aria («âre») di<br />

splendore e porta con sé («mena seco») il dio<br />

Amore, al punto che nessuno («null’omo») riesce<br />

a parlare, ma tutti sospirano? O Dio, che cosa sembra<br />

quando si gira a guardare! Lo dica Amore, che<br />

io non lo saprei («savria») riferire: mi pare una<br />

6. savria: saprei; è una forma antica di condizionale,<br />

come il successivo «poria» (‘potrebbe’).<br />

Clip Art<br />

Un motivo della <strong>poesia</strong> d’amore: il dono del cuore<br />

Il cuore è la sede naturale del sentimento d’amore. Nelle raffigurazioni medievali,<br />

spesso l’innamorato è ritratto nel gesto di donare il suo cuore all’amata.<br />

A volte l’immagine si unisce a particolari anche crudi e realistici: Dante<br />

nella Vita nova sogna il dio Amore che stringe nelle mani il cuore del poeta e<br />

lo dà in pasto a Beatrice; Cavalcanti rappresenta il suo cuore nelle mani della<br />

Morte, tagliato a croce in quattro parti; Boccaccio in una novella del Decameron<br />

racconta di Tancredi, principe di Salerno, che uccide l’amante della figlia Ghismunda e<br />

le manda il suo cuore in una coppa d’oro. <strong>La</strong> donna, in un gesto di estrema ribellione contro il padre,<br />

versa del veleno in quella coppa e lo beve. Muore stringendo il cuore dell’innamorato al suo.<br />

Il motivo ritorna in una canzone del 1974 di Fabrizio De André, <strong>La</strong> ballata dell’amore cieco.<br />

In essa l’amata chiede all’innamorato di darle prova di amore e fedeltà, strappando il cuore dal petto<br />

della propria madre. Ma questa dimostrazione d’amore non le basta: l’innamorato dovrà anche<br />

tagliarsi le vene ai polsi e versare per lei il suo sangue. L’uomo morirà contento del suo amore; ma<br />

alla donna insensibile e crudele non rimarrà niente, solo il «sangue secco» di colui che ha ucciso.


3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />

852<br />

cotanto d’umiltà donna mi pare,<br />

8 ch’ogn’altra ver’ di lei i’ la chiam’ ira.<br />

Non si poria contar la sua piagenza,<br />

ch’a le’ s’inchin’ ogni gentil vertute,<br />

11 e la beltate per sua dea la mostra.<br />

Non fu sì alta già la mente nostra<br />

e non si pose ’n noi tanta salute,<br />

14 che propiamente n’aviàn conoscenza.<br />

Guido Cavalcanti<br />

da Rime, IV<br />

8. ira: propriamente significa «superbia», qui è da intendersi in funzione<br />

di aggettivo, «superba».<br />

9. piagenza: piacevolezza, bellezza; è un termine solitamente riferito<br />

alle qualità esteriori della donna.<br />

l’autore<br />

Guido Cavalcanti nacque a Firenze intorno alla metà del XIII secolo<br />

da una ricca famiglia aristocratica ed ebbe fama di uomo colto e letterato,<br />

ma dal carattere schivo e difficile (così lo ricorda Giovanni Boccaccio in una delle novelle<br />

del Decameron). Nella Vita nova [ R5 approfondisci <strong>La</strong> «Vita nova»] Dante parla di lui<br />

come «primo amico» e a lui dedicò e inviò alcuni sonetti. Partecipò alla vita politica della<br />

città, lacerata dalle ostilità prima fra Guelfi e Ghibellini, e poi all’interno della stessa parte<br />

guelfa divisa in Bianchi e Neri. Nel giugno del 1300, proprio per arrestare gli scontri sempre<br />

più violenti, il Consiglio dei Priori (la più alta carica del Comune di Firenze) allontanò dalla<br />

città i principali capi dei due opposti partiti, tra cui anche Guido; fra i priori c’era il suo amico<br />

Dante, costretto a prendere una drammatica decisione nell’interesse superiore della patria.<br />

Guido fu esiliato a Sarzana, una zona malarica al confine tra la Toscana e la Liguria, nella<br />

quale ben presto si ammalò. Rientrato in città, morì il 29 agosto 1300.<br />

<strong>La</strong> sua raccolta di Rime comprende 36 sonetti*, 11 ballate* e 2 canzoni*.<br />

guida alla lettura<br />

donna di tale benevolenza, che ogni altra al suo<br />

confronto io la definirei superba. Non si potrebbe<br />

(«poria») esprimere la sua bellezza, al punto che<br />

di fronte a lei si inchina ogni virtù di gentilezza, e<br />

la bellezza la addita come sua dea. <strong>La</strong> nostra mente<br />

non è mai stata tanto elevata e non è stata riposta<br />

in noi tanta grazia, da poter averne una conoscenza<br />

adeguata.<br />

Umiltà è la qualità di memo<br />

chi è umile, cioè «chi è<br />

consapevole dei propri limiti e non si vanta<br />

troppo delle sue qualità». Deriva dal latino<br />

humus ‘terra’. Chi è umile infatti si china;<br />

ma chi si getta troppo «a terra» è umiliato.<br />

Una <strong>poesia</strong> cittadina Guido Cavalcanti descrive la figura femminile, non più riverita nell’ambiente<br />

aristocratico della corte [ R3 approfondisci <strong>La</strong> lirica delle origini], ma ammirata mentre passa per le<br />

vie di Firenze.<br />

Il testo L’apparizione della donna provoca reazioni straordinarie nello spazio circostante (l’aria<br />

vibra) e negli uomini che la osservano senza parlare, sospirando (I quartina). Neanche il poeta è in gra-


853 R L’amore<br />

do di descrivere la bellezza e l’umiltà della donna, al cui cospetto tutte le altre appaiono superbe (II quartina).<br />

Ogni virtù di gentilezza e persino la bellezza si inchinano a lei come fosse una dea (I terzina): per questo<br />

il poeta si dichiara incapace di comprenderne a pieno il mistero sovrannaturale (II terzina). Nel sonetto*<br />

è descritta una situazione tipica della <strong>poesia</strong> stilnovista, di cui Cavalcanti riprende parole e motivi.<br />

Vocabolario stilnovistico Esaminiamo in breve le parole-chiave*. «Umiltà» è l’atteggiamento<br />

benevolo, non sdegnoso della donna che concede all’innamorato il suo sguardo e il suo saluto; «salute»<br />

è una parola polisemica (dai molti significati), in quanto indica il «saluto» della donna e i suoi effetti di<br />

«salute» fisica e di «salvezza» morale dell’individuo; «gentile» significa propriamente «appartenente a una<br />

gente, cioè a una famiglia importante», ma per i poeti dello Stilnovo la nobiltà non deriva dalla nascita bensì<br />

dallo spirito, dalle qualità interiori della donna [ R5 memo].<br />

Motivi stilnovistici Tutto questo riguarda la donna. L’uomo, invece, di fronte a una tale bellezza<br />

sfolgorante appare in atteggiamenti fissi, che sono motivi tipici della <strong>poesia</strong> tradizionale. Esaminiamo<br />

anche questi. L’innamorato guarda («mira») passare la donna come impietrito, incapace di parlare e di<br />

descrivere in modo adeguato la sua bellezza. È il motivo dell’ineffabile («qualcosa che non si può dire»):<br />

l’unica espressione consentita all’innamorato è quella dei «sospiri», che lo riducono quasi in fin di vita,<br />

abbandonato dai suoi spiriti vitali. Tale motivo è ripetuto più volte nel testo, con una serie di variazioni. Nella<br />

prima quartina, alla comparsa della donna tutti ammutoliscono; nella seconda quartina il poeta si rifiuta<br />

ancora di parlare, cedendo la parola al dio Amore; ancora nella prima terzina il poeta ribadisce che la bellezza<br />

della donna non si può esprimere, poiché essa stessa è dea della bellezza; nell’ultima terzina conclude<br />

ammettendo l’inadeguatezza delle sue facoltà mentali.<br />

Mente, non cuore Al poeta mancano l’altezza di ingegno («mente») e l’ispirazione divina («salute»)<br />

necessarie per poter <strong>comprendere</strong> appieno il mistero soprannaturale della donna. Ma gli manca<br />

soprattutto il cuore. <strong>La</strong> parola infatti è del tutto assente dal componimento e ciò rappresenta un’eccezione<br />

rispetto alla <strong>poesia</strong> dello Stilnovo. In questo modo Cavalcanti intende distinguersi dagli altri colleghi poeti,<br />

svelando non il lato piacevole e sentimentale della passione, ma quello troppo razionale e distruttivo.<br />

attività<br />

Comprendi<br />

1. Elenca i termini del vocabolario stilnovista presenti nel testo dandone una spiegazione.<br />

2. Sottolinea nel testo tutte le espressioni relative al motivo* dell’ineffabile e poi spiega con parole<br />

tue in che cosa consiste.<br />

Analizza<br />

3. Individua lo schema metrico del sonetto, le rime*, le consonanze*:<br />

...........................................................................................................................................................<br />

4. <strong>La</strong> figura retorica adatta a esaltare le doti della donna è l’iperbole*. Spiega in che cosa consiste e<br />

rintracciane degli esempi nel testo.<br />

...........................................................................................................................................................


3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />

854<br />

Approfondisci<br />

5. L’amore per i poeti medievali si colloca fra estremi opposti: o passione che soggioga l’uomo o elevazione<br />

spirituale che lo avvicina a Dio; o avventura esaltante che nobilita l’animo, o esperienza distruttiva<br />

dei sensi. Dai una tua personale definizione di questo sentimento, accogliendo o confutando<br />

una delle tesi esposte da Giacomo da Lentini [ R3] e da Guido Cavalcanti.<br />

approfondisci<br />

<strong>La</strong> «Vita nova»<br />

<strong>La</strong> Vita nova è l’opera in cui Dante racconta la storia più significativa della<br />

sua giovinezza: l’amore per Beatrice, incontrata per la prima volta a Firenze all’età<br />

di nove anni e poi rivista esattamente nove anni dopo. Il libro appartiene al genere del<br />

prosimetro (prosa + verso): è strutturato cioè in modo da alternare testi poetici a brani di prosa<br />

che servono da introduzione e da commento. Il titolo Vita nova allude al significato eccezionale<br />

di questa esperienza e in particolare al rinnovamento interiore verificatosi nell’animo<br />

del poeta dopo questo incontro. <strong>La</strong> presenza di Beatrice modifica completamente la sua<br />

vita precedente e determina l’inizio di un’esperienza nuova, illuminata da un sentimento d’amore<br />

che lo spinge a celebrare le virtù celestiali della donna, capace di renderlo migliore e di<br />

avvicinarlo a Dio. È evidente il significato simbolico* che Dante attribuisce alla donna:<br />

• il nome Beatrice significa «colei che dà la beatitudine» [ R1 approfondisci Il nome della<br />

donna];<br />

• la ripetizione del numero nove che accompagna Beatrice significa che ella è un «miracolo»<br />

prodotto dal numero tre (3 3 = 9), il numero della Trinità divina.<br />

R5<br />

Tanto gentile<br />

e tanto onesta pare<br />

Dante Alighieri<br />

I punti essenziali della poetica dantesca presenti in quest’opera sono i seguenti:<br />

• l’amore è un sentimento solo spirituale, che consiste nella contemplazione dell’amata;<br />

• il poeta attende dalla donna il saluto, che è fonte di «salute» fisica e di «salvezza» morale;<br />

• la <strong>poesia</strong> consiste nella lode della donna, cioè nell’esaltazione delle sue qualità fisiche e<br />

soprattutto spirituali.<br />

In questo sonetto, considerato uno dei capolavori<br />

della letteratura italiana, Dante descrive<br />

i mirabili effetti che produce l’apparizione di<br />

Beatrice in chi la contempla.<br />

Autore Dante Alighieri (poeta italiano,<br />

1265-1321)<br />

Opera Vita nova<br />

Data di composizione 1292-96<br />

Genere <strong>poesia</strong> lirica<br />

Temi il passaggio della donna<br />

per la via e il suo saluto rivelano i modi e<br />

le fattezze di una creatura divina: la donna è<br />

infatti un miracolo sceso in terra<br />

Strumenti parafrasi, diacronia [ P scheda<br />

2]; verso [ P scheda 3]; figure retoriche [<br />

P scheda 5]; parole-chiave e campi semantici<br />

[ P scheda 6]


Tanto gentile e tanto onesta pare<br />

la donna mia quand’ella altrui saluta,<br />

ch’ogne lingua deven tremando muta,<br />

4 e li occhi no l’ardiscon di guardare.<br />

Ella si va, sentendosi laudare,<br />

benignamente d’umiltà vestuta;<br />

e par che sia una cosa venuta<br />

8 da cielo in terra a miracol mostrare.<br />

Mostrasi sì piacente a chi la mira,<br />

che dà per li occhi una dolcezza al core,<br />

11 che ’ntender no la può chi no la prova:<br />

1. gentile e... onesta: i due aggettivi hanno valore<br />

complementare e si riferiscono entrambi alle<br />

virtù della donna: il primo riguarda la qualità<br />

interiore dei suoi sentimenti, il secondo l’aspetto<br />

esteriore dei suoi atteggiamenti. – pare: va inteso<br />

come «si manifesta in modo evidente» e<br />

non «sembra».<br />

2. donna mia: Beatrice è signora (secondo l’etimologia<br />

latina di domina «signora, padrona»)<br />

del suo cuore. – altrui saluta: porge il suo saluto<br />

agli altri, alla gente.<br />

3-4. ch’ogne lingua... guardare: chiunque<br />

riceva il saluto di Beatrice è colto da un turbamento<br />

che lo rende incapace di parlare e di<br />

guardare.<br />

5. si va: procede, avanza.<br />

6. benignamente... vestuta: con un atteggiamento<br />

dolce e comprensivo, Beatrice è rivestita<br />

di umiltà, espressione del bene interiore. Si tratta<br />

di una metafora* per sottolineare le virtù morali<br />

della donna.<br />

7-8. e par... mostrare: Beatrice si manifesta<br />

855 R L’amore<br />

Puoi approfondire<br />

link<br />

l’opera di Dante Alighieri<br />

e leggere passi della Divina Commedia<br />

Z.<br />

Gentile per i latini e gli memo<br />

antichi significava «appartenente<br />

a una famiglia nobile», in latino<br />

gens (‘gente’, ‘stirpe’). Per gli stilnovisti<br />

passa a indicare un’alta qualità interiore; oggi<br />

indica semplicemente chi ha modi garbati,<br />

educati, caratterizzati da gentilezza.<br />

(par) in tutta la sua grazia come una creatura<br />

(cosa) scesa dal cielo in terra per testimoniare il<br />

miracolo della potenza e della benevolenza di<br />

Dio.<br />

9. sì piacente: talmente bella. – mira: contempla,<br />

guarda con ammirazione.<br />

10. che dà... occhi: infonde, trasmette attraverso<br />

gli occhi.<br />

11. che ’ntender... prova: che può conoscere<br />

e <strong>comprendere</strong> soltanto chi la prova per diretta<br />

esperienza.<br />

l’autore<br />

Dante Alighieri<br />

Dante Alighieri, nato a Firenze nel 1265 da una famiglia della piccola<br />

nobiltà, partecipò fin da giovane alla vita politica della sua città, lacerata<br />

da grandi contrasti interni. A Firenze, infatti, dopo la sconfitta dei Ghibellini, sostenitori<br />

dell’imperatore, erano saliti al potere i Guelfi, sostenitori del papa, a loro volta divisi in due<br />

fazioni: i Bianchi e i Neri. Nel 1285 Dante sposò Gemma Donati, alla quale era stato già promesso<br />

in tenera età (secondo la consuetudine dell’epoca) e dalla quale ebbe tre figli (Iacopo,<br />

Pietro e Antonia, ai quali va forse aggiunto un figlio naturale, Giovanni).<br />

Ma al centro della sua <strong>poesia</strong> d’amore c’è la figura di Beatrice (da identificarsi con la figlia<br />

di Folco Portinari), che Dante incontrò per la prima volta nel 1274 e celebrò nella sua <strong>poesia</strong><br />

fino e oltre la data della sua morte, avvenuta nel 1290. Le vicende dell’amore di Dante per<br />

Beatrice sono narrate nell’opera giovanile, la Vita nova, ma Beatrice è presente come guida<br />

spirituale anche nell’opera della maturità, la Commedia [ Z].<br />

All’inizio del Trecento Dante prese parte alla vita politica della sua città, schierandosi dalla<br />

parte dei Guelfi bianchi e ricoprendo numerosi incarichi. Quando la fazione dei Guelfi neri<br />

prese il sopravvento a Firenze, Dante fu condannato da un tribunale in contumacia, cioè in<br />

sua assenza (si trovava a Roma per un’ambasceria presso il papa), e costretto all’esilio (1302).<br />

Cominciò per il poeta un lungo peregrinare per le varie corti d’Italia: a Verona ospite di Bartolomeo<br />

della Scala, a Treviso, a Padova, nel Casentino, in Lunigiana. Durante questi anni di<br />

esilio compose il Convivio, la Monarchia, il De vulgari eloquentia («<strong>La</strong> lingua volgare») e si<br />

dedicò al suo capolavoro, la Commedia, che aveva già avviato a Firenze. Ospite a Ravenna<br />

di Guido da Polenta fu incaricato di recarsi a Venezia in qualità di ambasciatore, ma durante<br />

il viaggio lo sorprese una febbre malarica. Ricondotto a Ravenna, morì nel settembre del 1321<br />

(e lì tuttora c’è la sua tomba) assistito dal conforto di un’altra Beatrice: la figlia Antonia, che<br />

con quel nome aveva preso gli ordini religiosi.


3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />

856<br />

e par che de la sua labbia si mova<br />

un spirito soave pien d’amore,<br />

14 che va dicendo a l’anima: «Sospira».<br />

da Vita nova, XXVI<br />

guida alla lettura<br />

12. e par... mova: e sembra che dal suo viso (labbia) emani, si diffonda.<br />

13. uno spirito... d’amore: una dolce ispirazione amorosa.<br />

14. va dicendo: suggerisce. – Sospira: il verbo che chiude il sonetto ha<br />

la funzione di riassumere l’esperienza di dolcezza e di turbamento suggerita<br />

dalla contemplazione della donna.<br />

Il macrotesto: la «Vita nova» Il sonetto Tanto gentile è tratto dalla Vita nova [ approfondisci<br />

<strong>La</strong> «Vita nova», p. 854]. Nel capitolo XXVI, il poeta ha appena ricordato nelle righe scritte in prosa in<br />

quante occasioni Beatrice sia stata capace di suscitare con la sua sola presenza sentimenti di elevazione spirituale<br />

anche in persone che non la conoscevano direttamente. Per quanti non hanno mai potuto vederla,<br />

affinché possano conoscere di lei ciò che si può esprimere a parole, Dante abbandona la prosa per la <strong>poesia</strong><br />

e comincia il sonetto («Allora dissi questo sonetto, lo quale comincia: Tanto gentile»).<br />

<strong>La</strong> struttura Il sonetto* è costituito da due quartine* a rima incrociata* (ABBA, ABBA) e da due<br />

terzine* a rima invertita* (CDE, EDC). Le quattro strofe sono occupate ciascuna da un periodo.<br />

Il testo Nella prima quartina Dante descrive le virtù interiori ed esteriori di Beatrice, che si manifestano<br />

nel suo saluto e nel suo sguardo; gli effetti straordinari del suo passaggio provocano la paralisi<br />

dei sensi: gli occhi non osano guardare, la lingua è incapace di esprimersi (ritorna qui il motivo dell’ineffabile,<br />

«ciò che non si può esprimere»: R4 e R7 memo).<br />

Nella seconda quartina, la donna passando fra le lodi unanimi dei presenti rivela la sua natura di miracolo<br />

divino.<br />

Nelle terzine si mostrano ancora gli effetti straordinari della sua vista e della sua bellezza, che infonde<br />

pensieri di una dolcezza inesprimibile e fa sospirare gli uomini.<br />

«Gentile» e «onesta» Per la comprensione letterale del testo, occorre tener presente la distanza<br />

che separa la lingua di Dante da quella attuale. Basta considerare il primo verso, per avere un esempio<br />

di come le parole vadano interpretate in senso diverso da quello comune:<br />

• «gentile» indica una caratteristica dell’animo e non un semplice comportamento educato [ memo, p.<br />

855];<br />

• «onesta» indica la manifestazione esteriore di questa gentilezza, cioè la grazia dei gesti, dei comportamenti<br />

e non un carattere giusto e rispettoso della legge;<br />

• «pare» significa «si manifesta in modo evidente», e non «sembra».<br />

Epifania e miracolo Proprio il verbo «pare» individua il campo semantico* fondamentale del componimento,<br />

quello della vista («guardare», v. 4; «mostrare», v. 8; «mostrasi» e «mira», v. 9; «occhi»,<br />

vv. 4 e 10). Il tema centrale di tutto il componimento è infatti quello dell’epifania, cioè dell’apparizione di<br />

una creatura sovrannaturale inviata dal cielo sulla terra.<br />

Dante riprende in parte un motivo* già caratteristico della <strong>poesia</strong> d’amore del Duecento, quello della vista<br />

che dà origine all’amore [ R3]. Ma non si ferma qui: in più gli attribuisce un significato religioso. Attraverso<br />

il verbo mirare giunge alla parola miracolo. Beatrice è dunque un prodigio divino, che si impone alla<br />

vista e all’ammirazione di tutti.<br />

<strong>La</strong> «loda» Di fronte a questo miracolo, l’amore di Dante si accontenta semplicemente di celebrare con<br />

parole adeguate la bellezza della donna. Questo genere di <strong>poesia</strong> è definito da Dante stesso «<strong>poesia</strong> del-


857 R L’amore<br />

la loda». Nel capitolo XVIII della Vita nova, Dante si era riproposto di riporre la sua beatitudine «in quelle parole<br />

che lodano la donna mia». E all’inizio del XXVI, introducendo il sonetto Tanto gentile, afferma di voler<br />

«ripigliare lo stilo de la sua loda». <strong>La</strong> ripresa è segnalata anche dalla presenza del verbo «laudare» al v. 5 del<br />

sonetto.<br />

attività<br />

Comprendi<br />

1. Individua i periodi in cui è suddiviso il componimento, poi, con l’aiuto delle note a margine, esegui<br />

sul quaderno la parafrasi.<br />

2. L’apparizione di Beatrice avviene in un’atmosfera miracolosa. Individua gli elementi che concorrono<br />

a creare questo effetto.<br />

...........................................................................................................................................................<br />

3. Con l’aiuto delle note a questo e al precedente componimento, assegna a ciascuna parola del vocabolario<br />

stilnovista il suo significato:<br />

«gentile»: ..................................................... «onesta»: .............................................................<br />

«saluta»: ...................................................... «laudare»: ...........................................................<br />

«umiltà»: ..................................................... «miracol»: ...........................................................<br />

«piacente»: .................................................. «occhi»: ..............................................................<br />

«dolcezza»: .................................................. «core»: ................................................................<br />

«spirito»: ..................................................... «amore»: .............................................................<br />

«sospira»: ....................................................<br />

4. Completa lo schema inserendo opportunamente le proposizioni principali e le subordinate consecutive<br />

che a esse si riferiscono. Sottolinea poi quali elementi nelle principali descrivono Beatrice<br />

e quali nelle subordinate le reazioni avvertite da chi la guarda.<br />

proposizione principale subordinata consecutiva<br />

1. .......................................................................... 1. ch’ogne lingua deven tremando muta ...........<br />

........................................................................<br />

2. .......................................................................... 2. ...................................... che ’ntender no la<br />

Analizza<br />

può chi no la prova<br />

5. Individua le ripetute consonanze* che legano le rime delle strofe.<br />

..................... : ..................... : .....................


858<br />

3<br />

Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />

6. Individua le figure retoriche indicate nella tabella sottostante, segnalando l’effetto che producono:<br />

strofa figura retorica effetto prodotto<br />

I quartina allitterazione: Tanto gentile e tanto onesta sottolinea ....................................................<br />

II quartina<br />

I terzina<br />

II terzina<br />

allitterazione: ............................................. esprime la difficoltà di vedere<br />

allitterazione: ............................................. esprime la difficoltà nel .............................<br />

metafora: .................................................... evidenzia l’umiltà della donna<br />

poliptoto: .................................................... ripete il verbo fondamentale nel testo<br />

allitterazione .............................................. ....................................................................<br />

dieresi: ....................................................... ....................................................................<br />

onomatopea: .............................................. riproduce la voce ........................................<br />

7. Individua i punti del testo in cui si ritrova il motivo* dell’ineffabile [ R4 e R7 memo].<br />

Approfondisci<br />

8. Ritrova parole, motivi e temi comuni al sonetto di Cavalcanti Chi è questa che vèn [ R4]. Individua<br />

le somiglianze e le differenze che emergono soprattutto nella concezione dell’amore dei due poeti.<br />

Clip Art<br />

Dante Gabriel Rossetti e la «sua» Beatrice<br />

Dante Gabriel Rossetti,<br />

«Beata Beatrix», 1864-70<br />

[Tate Britain, Londra]<br />

Dante Gabriel Rossetti (1828-1882), artista inglese di padre italiano, tra i fondatori del<br />

movimento preraffaellita, che propone un ritorno alla semplicità dell’arte primitiva,<br />

precedente a Raffaello (XV-XVI secolo). Per questo si interessa ai poeti del dolce stil<br />

novo, e a Dante in particolare, fin dalla giovinezza, tanto che fra il 1845 e il 1849 si dedica<br />

alla traduzione di numerosi testi poetici del Duecento italiano, fra cui la Vita nova<br />

di Dante. In questi anni ha inizio un forte processo di immedesimazione con il sommo<br />

poeta, processo che culmina nel 1850 con l’incontro del pittore con la poetessa e modella<br />

Elizabeth Siddal, in seguito divenuta sua moglie. <strong>La</strong> donna, con i suoi tratti eterei, è destinata<br />

a diventare la più famosa incarnazione pittorica della Beatrice di Dante Alighieri. Nel febbraio<br />

del 1862 Lizzie, come era meglio conosciuta, muore per una overdose di laudano (un potente oppiaceo)<br />

dopo aver dato alla luce un figlio morto, lasciando il pittore in profonda depressione. In<br />

questo periodo, avvertendo ancora di più le affinità della propria vicenda con quella di Dante, Gabriel<br />

Rossetti si dedica soprattutto ai temi ispirati alle opere dantesche.<br />

Risale a questo periodo l’opera Beata Beatrix, in cui l’amore idealizzato di Dante per Beatrice<br />

e il senso di perdita per la sua morte descritti nella Vita nova vengono riletti in chiave personale<br />

e trasposti in pittura: Lizzie/Beatrice siede in una posa languida e sensuale; sulle sue mani<br />

sta per posarsi una colomba (simbolo di spiritualità) rossa (il colore dell’amore) che reca un fiore<br />

di papavero (simbolo di sogni e di morte, ma anche riferimento al laudano che ha ucciso Lizzie).<br />

A destra un orologio solare segna l’ora della morte di Lizzie e rimanda all’inesorabile passaggio<br />

del tempo e alla perdita che ne consegue. Alle spalle della donna, due figure si fronteggiano:<br />

probabilmente raffigurano Dante (a destra) che osserva la personificazione dell’amore (a<br />

sinistra), una donna vestita di rosso che sorregge un cuore circondato da una fiammella.


R6<br />

Erano i capei d’oro<br />

a l’aura sparsi<br />

Francesco Petrarca<br />

<strong>La</strong> lirica rievoca la figura di <strong>La</strong>ura, la sua<br />

bellezza scomposta al vento, la luce dei suoi<br />

occhi, l’incarnato del suo volto, il suo incedere<br />

e la sua voce angelica. Ora la bellezza della<br />

donna è sfiorita per lo scorrere del tempo,<br />

ma non per questo la ferita d’amore si placa<br />

nell’animo del poeta.<br />

Erano i capei d’oro a l’aura sparsi<br />

che ’n mille dolci nodi gli avolgea,<br />

e ’l vago lume oltra misura ardea<br />

4 di quei begli occhi ch’or ne son sì scarsi;<br />

1. capei d’oro: i capelli biondi di <strong>La</strong>ura sono<br />

paragonati all’oro per colore e luminosità attraverso<br />

una metafora* – a l’aura sparsi: sciolti<br />

al vento. L’espressione richiama per omofonia,<br />

cioè per l’identico suono, il nome della donna<br />

amata dal poeta (l’aura = <strong>La</strong>ura).<br />

2. mille dolci nodi: l’espressione ha un duplice<br />

significato; sul piano reale i «nodi» sono i<br />

capelli scomposti dal vento, sul piano simbolico*<br />

sono i nodi d’amore di cui il poeta è prigioniero.<br />

3. vago... ardea: la luce splendente degli occhi<br />

Francesco Petrarca<br />

859 R L’amore<br />

Autore Francesco Petrarca (poeta<br />

italiano, 1304-1374)<br />

Opera Canzoniere<br />

Data di composizione 1348-74<br />

Genere <strong>poesia</strong> lirica<br />

Temi il poeta conserva nella memoria<br />

un’immagine intatta della bellezza della sua<br />

donna; per questo, nonostante lo scorrere del<br />

tempo, avverte ancora le conseguenze della<br />

ferita d’amore<br />

Strumenti parafrasi [ P scheda 2]; verso [<br />

P scheda 3]; rima e consonanza [ P scheda 4];<br />

figure retoriche [ P scheda 5]; parole-chiave,<br />

campi semantici, macrotesto [ P scheda 6]<br />

Aura è «l’aria, il soffio memo<br />

leggero di vento». Indica<br />

anche la particolare atmosfera che si crea<br />

attorno a una persona o a una situazione<br />

(un’aura di pace, di sacralità).<br />

(vago lume) ardeva in modo straordinario (oltra<br />

misura).<br />

4. ch’or... scarsi: luce di cui ora sono privi. Il<br />

tempo trascorso dal primo incontro ha reso gli<br />

occhi di <strong>La</strong>ura meno luminosi.<br />

l’autore<br />

Francesco Petrarca nacque nel 1304 ad Arezzo, dove suo padre Ser<br />

Petracco – notaio fiorentino – era stato mandato in esilio. In seguito la<br />

famiglia si trasferì in Francia a Carpentras, un piccolo centro presso Avignone, dove in quegli<br />

anni risiedeva la curia papale. Qui Francesco si avviò agli studi di diritto che continuò con<br />

il fratello Gherardo a Bologna (all’epoca il più prestigioso centro universitario per gli studi<br />

giuridici). Alla morte del padre, nel 1326, tornò ad Avignone, dove la presenza della ricca<br />

biblioteca pontificia gli permise di dedicarsi alla sua principale passione: lo studio e la raccolta<br />

dei classici latini.<br />

Ad Avignone, il 6 aprile del 1327, giorno di venerdì santo, Petrarca racconta di avere per la<br />

prima volta incontrato <strong>La</strong>ura, la donna che è al centro della sua raccolta di liriche, il Canzoniere,<br />

morta probabilmente nel 1348 durante un’epidemia di peste. Nel 1330, di fronte a necessità<br />

economiche, prese gli Ordini minori; scelta che, col solo obbligo di mantenere il celibato, gli<br />

portava delle rendite senza svolgere tutti i doveri legati al culto (una carriera ecclesiastica<br />

che consentì a molti intellettuali dell’epoca di potersi dedicare agli studi). Entrò<br />

quindi al servizio del cardinale Giovanni Colonna e per lui compì numerosi viaggi in<br />

Europa, ritirandosi quando possibile nei silenzi della Valchiusa, alle spalle di Avignone.<br />

Nel 1341 a Roma in Campidoglio, venne incoronato poeta durante una solenne cerimonia.<br />

Dal 1353 al 1361 soggiornò a Milano presso la corte dei Visconti dove ricoprì<br />

importanti incarichi diplomatici; fu poi a Padova e a Venezia e infine si stabilì sui<br />

Colli Euganei, ad Arquà, dove rimase fino al 1374, anno della sua morte.


3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />

860<br />

e ’l viso di pietosi color’ farsi,<br />

non so se vero o falso, mi parea:<br />

i’ che l’ésca amorosa al petto avea,<br />

8 qual meraviglia se di sùbito arsi?<br />

Non era l’andar suo cosa mortale,<br />

ma d’angelica forma, e le parole<br />

11 sonavan altro che pur voce umana:<br />

uno spirto celeste, un vivo sole<br />

fu quel ch’i’ vidi; e se non fosse or tale,<br />

14 piagha per allentar d’arco non sana.<br />

da Canzoniere, XC<br />

5-6. e ’l viso... mi parea: e mi sembrava (mi parea), non so se fosse<br />

realtà o immaginazione (se vero o falso), che il suo viso mostrasse nei<br />

approfondisci<br />

Il «Canzoniere»<br />

Puoi continuare la<br />

lettura delle liriche di<br />

Petrarca S2.<br />

link<br />

miei confronti un atteggiamento benevolo e pietoso (’l viso di pietosi<br />

color’ farsi).<br />

7-8. i’ che l’ésca... arsi: io che avevo l’animo predisposto all’amore e<br />

dunque facilmente infiammabile. L’«ésca» è la materia infiammabile che<br />

serve ad accendere il fuoco.<br />

9. andar suo: la sua andatura, il suo incedere tra la gente.<br />

11. sonavan... umana: avevano un suono diverso da quello di una<br />

voce umana.<br />

12-13. uno spirto... tale: era una creatura divina colei che io vidi, e<br />

anche se ora non è più così luminosa (tale), perché la sua bellezza si è<br />

offuscata.<br />

14. piagha... sana: la ferita prodotta dalla freccia non si rimargina, solo<br />

perché l’arco si è allentato, dopo aver scoccato la freccia. Cioè: la ferita<br />

d’amore (piagha) prodotta dalla bellezza di <strong>La</strong>ura (l’arco che ha scoccato<br />

la freccia) non può guarire solo perché tale bellezza è ora meno splendente<br />

(l’arco si è allentato).<br />

Petrarca scrisse la maggior parte delle sue opere in latino, e da queste si<br />

attendeva la consacrazione poetica. <strong>La</strong> sua fama, invece, è rimasta legata all’attività<br />

poetica in lingua volgare, raccolta nel Canzoniere. Petrarca aveva scelto per il Canzoniere<br />

il titolo latino Rerum vulgarium fragmenta («Frammenti di cose scritte in lingua volgare»)<br />

quasi a voler avvertire il lettore del loro carattere frammentario, di minore importanza<br />

rispetto alle opere latine. In realtà lavorò alle sue rime dal 1348 fino alla morte, con ben nove<br />

edizioni. L’edizione definitiva del Canzoniere comprende 366 componimenti poetici.<br />

<strong>La</strong> prima importante novità del Canzoniere è nella sua struttura: esso non è una semplice<br />

raccolta di poesie ma un’opera unitaria, una sorta di romanzo narrato attraverso le liriche.<br />

I componimenti raccolti sono infatti 366: il primo sonetto ha il valore di introduzione, i rimanenti<br />

365 costituiscono una sorta di «diario» giornaliero in cui il poeta racconta la sua storia<br />

d’amore per <strong>La</strong>ura, amata per tutta la vita, anche dopo la morte della donna, avvenuta nel<br />

1348. Il Canzoniere infatti si divide tradizionalmente in due sezioni: «in vita» e «in morte» di<br />

madonna <strong>La</strong>ura. Petrarca racconta di aver conosciuto <strong>La</strong>ura (probabilmente la gentildonna<br />

francese <strong>La</strong>ura de Noves, moglie del marchese Ugo de Sade) il 6 aprile del 1327, venerdì santo,<br />

nella chiesa di Santa Chiara ad Avignone. <strong>La</strong> morte della donna avverrà un altro 6 aprile,<br />

nel 1348, per un’epidemia di peste. Non per questo il poeta rinuncerà a cantare il suo amore<br />

per lei: anzi, l’immagine della donna, serbata per sempre nel ricordo, apparirà sempre immutabile,<br />

rievocata in un’atmosfera quasi di sogno.<br />

Qui sta l’altra importante novità della <strong>poesia</strong> di Petrarca: la sua vicenda d’amore è povera<br />

di particolari concreti, tutta vissuta nell’interiorità del poeta. Questa che oggi ci sembra<br />

una consuetudine, un dato normale, non lo era al tempo di Petrarca. Egli per primo mette al<br />

centro della <strong>poesia</strong> il suo «io», con le sue debolezze, i dubbi, le speranze e le delusioni. L’amore<br />

per <strong>La</strong>ura è infatti un’esperienza tormentata: alla dolcezza del sentimento e all’ammirazione<br />

per la bellezza della donna si contrappone il senso di colpa per una passione considerata<br />

indegna dall’uomo maturo, che cerca di pentirsi avvicinandosi a Dio.<br />

Tutto questo è raccontato in un linguaggio poetico molto vago ed evocativo: la sua lingua<br />

assai scelta e il suo stile raffinato diventarono un modello per i poeti dei secoli successivi, che<br />

addirittura nelle loro composizioni ne copiarono interi versi. Questo fenomeno (diffuso anche<br />

in Europa, almeno fino alla fine del XVI secolo) è noto col termine di petrarchismo.


Ritratto di <strong>La</strong>ura<br />

[da F. Petrarca, Canzoniere, Trionfi;<br />

Biblioteca Medicea <strong>La</strong>urenziana, Firenze]<br />

861 R L’amore<br />

Clip Art<br />

Il ritratto di <strong>La</strong>ura<br />

Della straordinaria bellezza di <strong>La</strong>ura non sono rimaste testimonianze dirette,<br />

a parte i versi di Petrarca. Ma proprio nel Canzoniere l’autore ci informa<br />

che un ritratto di <strong>La</strong>ura era stato eseguito da Simone Martini (1284-1344),<br />

pittore trasferitosi ad Avignone presso la curia papale e lì divenuto amico del<br />

poeta. Il ritratto di <strong>La</strong>ura (perduto) fu molto lodato dal poeta, che a esso dedicò<br />

due sonetti del Canzoniere (LXXVII e LXXVIII): in essi Petrarca afferma<br />

che Simone ha ritratto l’immagine di <strong>La</strong>ura andando a ispirarsi direttamente in cielo.<br />

Successivamente l’immagine della donna comparve in<br />

molte illustrazioni aggiunte alle edizioni del Canzoniere,<br />

rappresentata secondo i canoni estetici e l’abbigliamento<br />

dell’epoca.<br />

Più curioso è notare come un pittore del Cinquecento,<br />

Lorenzo Lotto (1480-1556), si ispirò alla descrizione di<br />

<strong>La</strong>ura contenuta nella canzone Chiare, fresche e dolci acque<br />

(Canzoniere, CXXVI) per il soggetto di un suo quadro.<br />

Il dipinto fu prima intitolato Danae (la principessa che,<br />

secondo il racconto mitologico, fu amata da Zeus trasformato<br />

in una pioggia d’oro) e poi Allegoria della castità o<br />

Sogno di fanciulla.<br />

<strong>La</strong> donna riposa in uno scenario naturale, accostata a un<br />

tronco d’albero, ricoperta da una pioggia di fiori sparsi dal<br />

dio Amore sul suo grembo, proprio come Petrarca ricorda<br />

la sua <strong>La</strong>ura nei boschi di Valchiusa.<br />

guida alla lettura<br />

Lorenzo Lotto, «Allegoria della castità»<br />

(o «Sogno di fanciulla»), 1505 ca.<br />

[National Gallery, Washington]<br />

Il macrotesto Il sonetto* appartiene alla sezione «In vita di madonna <strong>La</strong>ura» del Canzoniere [<br />

approfondisci «Il Canzoniere», p. 860]. In esso si avverte lo scorrere del tempo, che trascina via con sé<br />

la bellezza esteriore della donna, ma non intacca il sentimento interiore del poeta.<br />

Il testo Questi ricorda la bellezza della donna, con i biondi capelli mossi dal vento, gli occhi sfavillanti<br />

(I quartina), il viso che lascia appena intuire un timido rossore ma che basta a scatenare nel poeta<br />

la scintilla dell’amore (II quartina), la sua andatura e la sua voce che paiono appartenere a un angelo (I terzina),<br />

tutte qualità straordinarie che la fanno assomigliare a un «sole» luminoso, a uno «spirto celeste». Per<br />

questo, la freccia scoccata da Amore ha provocato nel cuore del poeta una ferita difficile da rimarginare,<br />

nonostante il tempo sia passato e la corda dell’arco (la bellezza di <strong>La</strong>ura) si sia ormai allentata (II terzina).


3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />

862<br />

<strong>La</strong> figura e il nome di <strong>La</strong>ura Di questa bellezza tuttavia non siamo in grado di tracciare un identikit<br />

preciso (anche se esistono dei ritratti attribuiti alla nobildonna: Clip Art Il ritratto di <strong>La</strong>ura, p. 861). <strong>La</strong><br />

descrizione di Petrarca lascia sempre la figura della donna in un alone indefinito, accresciuto dall’incertezza<br />

del ricordo.<br />

Lo stesso nome di <strong>La</strong>ura, per quanto reale e non inventato, è spesso utilizzato dal poeta non tanto per<br />

favorirne l’identificazione quanto per il suo suono, che richiama per somiglianza altre parole:<br />

• l’aura: il vento, ma anche l’aria vitale;<br />

• l’aurora: l’alba luminosa del giorno;<br />

• l’auro: l’oro, metafora* di oggetto prezioso e del biondo dei capelli della donna amata;<br />

• il lauro: l’alloro, pianta simbolo* della gloria poetica.<br />

L’aura (v. 1) è dunque un senhal* [ R1 approfondisci Il nome della donna], un nome in codice che richiama<br />

l’identità della donna, lasciando intendere che per Petrarca ella rappresenta l’aria che respira, la vita stessa.<br />

Passato e presente Lo scorrere del tempo è evidente anche dall’uso dei tempi verbali, che si alternano<br />

fra il ricordo e il presente. Nel testo prevalgono gli imperfetti descrittivi («erano... avolgea...<br />

ardea... avea... era... sonavan»), che proiettano in un passato molto vago il ricordo della bellezza di <strong>La</strong>ura;<br />

seguono tre verbi al passato remoto («arsi... fu... vidi»), isolati e puntuali, che sottolineano il momento preciso<br />

dell’innamoramento, che Petrarca spesso rievocherà come un punto fermo della sua vita. Infine i due<br />

verbi al presente («son... sana») riportano il discorso al momento attuale («or»), in cui il poeta sperimenta<br />

gli effetti dello scorrere del tempo: la bellezza è fragile e transitoria, ma il sentimento d’amore nei confronti<br />

della donna è costante, e il tempo non lo ha scalfito.<br />

attività<br />

Comprendi<br />

1. Quali espressioni contenute nel sonetto dimostrano che l’immagine di <strong>La</strong>ura è filtrata attraverso la<br />

memoria e il punto di vista del poeta?<br />

...........................................................................................................................................................<br />

2. Ci sono elementi del paesaggio naturale che fanno da sfondo alla visione della donna? Se sì, quali?<br />

Se no, perché secondo te?<br />

...........................................................................................................................................................<br />

3. Esegui sul quaderno la parafrasi del testo.<br />

Analizza<br />

4. Analizza di seguito lo schema metrico del sonetto, riconoscendo le rime* e la consonanza* presente<br />

nelle terzine.<br />

...........................................................................................................................................................<br />

5. Il sonetto è caratterizzato dalla presenza di tre metafore*; spiegale svolgendo in termini più semplici<br />

la similitudine abbreviata:


Cavalcanti Dante Petrarca<br />

863 R L’amore<br />

«Erano i capei d’oro a l’aura sparsi» capelli biondi come il colore dell’oro ......................<br />

«e ’l vago lume oltre misura ardea» ...................................................................................<br />

«i’che l’ésca amorosa al petto avea» ...................................................................................<br />

6. Un tratto caratteristico della <strong>poesia</strong> di Petrarca è l’uso della figura retorica dell’antitesi*, per rappresentare<br />

la natura contraddittoria dell’amore. Completa la tabella sottostante associando alle<br />

parole indicate le corrispondenti contrarie presenti nel testo:<br />

«oltra misura» .................................................... «vero» .................................................................<br />

«non so» .............................................................. «cosa mortale» ....................................................<br />

«voce umana» ..................................................... «fu» .....................................................................<br />

Approfondisci<br />

7. Confronta la lirica di Francesco Petrarca con i sonetti di Guido Cavalcanti [ R4] e di Dante Alighieri<br />

[ R5], evidenziando elementi comuni e differenze. Puoi aiutarti completando la tabella sottostante:<br />

metro sonetto ..................................... .....................................<br />

schema ..................................... ..................................... ABBA, ABBA, CDE,<br />

DCE<br />

opera di riferimento ..................................... ..................................... .....................................<br />

ambientazione ..................................... ..................................... luogo imprecisato<br />

protagonista femminile madonna Giovanna ..................................... .....................................<br />

sintesi del contenuto il poeta mostra .............<br />

.....................................<br />

.....................................<br />

il poeta mostra .............<br />

.....................................<br />

.....................................<br />

il poeta rievoca ............<br />

.....................................<br />

.....................................<br />

doti fisiche della donna ..................................... ..................................... .....................................<br />

doti morali della donna umiltà, .........................<br />

.....................................<br />

concezione dell’amore passione distruttiva e ...<br />

.....................................<br />

stato dell’innamorato .....................................<br />

.....................................<br />

gentile, ........................<br />

.....................................<br />

.....................................<br />

.....................................<br />

.....................................<br />

.....................................<br />

pietosi color, ................<br />

.....................................<br />

.....................................<br />

.....................................<br />

.....................................<br />

.....................................


8643<br />

Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />

R7<br />

Canzone castana<br />

Federico García Lorca<br />

Se la donna amata dal poeta fosse un paese,<br />

egli si perderebbe nei suoi occhi, fra le sue<br />

braccia, nelle oscure e sensuali profondità<br />

del suo corpo.<br />

Mi perderei<br />

nel tuo paese castano,<br />

Maria del Carmen.<br />

Mi perderei<br />

5 nei tuoi occhi disabitati,<br />

suonando la tastiera<br />

della tua ineffabile bocca.<br />

Nel tuo abbraccio perpetuo<br />

sarebbe castano il vento<br />

10 e avrebbe la brezza<br />

il velluto del tuo volto.<br />

Mi perderei<br />

nei tuoi seni palpitanti,<br />

nelle profonde oscurità<br />

15 del tuo corpo soave.<br />

Mi perderei<br />

nel tuo paese castano,<br />

Maria del Carmen.<br />

da Poesie d’amore, Tea, Milano 1998<br />

l’autore<br />

Federico García Lorca<br />

Autore Federico García Lorca<br />

(poeta spagnolo, 1898-1936)<br />

Opera Poesie d’amore<br />

Prima edizione 1927<br />

Genere <strong>poesia</strong> lirica<br />

Temi il corpo della donna diventa un<br />

intero paese in cui il poeta si perde, e in cui<br />

tutto, persino il vento, porta il colore e i segni<br />

della sua bellezza<br />

Strumenti denotativo/connotativo [ P<br />

scheda 2, § 2]; figure retoriche [ P scheda<br />

5]; parole-chiave e campi semantici [ P<br />

scheda 6, § 1]<br />

L’aggettivo ineffabile memo<br />

significa «che non si<br />

può dire, indescrivibile». Deriva dal verbo<br />

latino fari che significa «dire, parlare».<br />

Difatti l’infante è il bambino che non sa<br />

ancora parlare.<br />

2. paese castano: la donna è paragonata a un paese: è «castano» per<br />

associazione col colore degli occhi e dei capelli della donna.<br />

5. occhi disabitati: continua la metafora* del paese: gli occhi sono<br />

«disabitati» perché selvaggi, o forse non ancora occupati dall’amore.<br />

6-7. suonando.. bocca: la bocca della donna è paragonata a una tastiera<br />

di pianoforte; suonare la tastiera è dunque sinonimo di baciare. – ineffabile:<br />

che non si può esprimere a parole; il motivo della bellezza ineffabile<br />

della donna è da sempre molto diffuso in <strong>poesia</strong> [ R4 e R5].<br />

9-11. sarebbe castano... volto: ogni elemento naturale assumerebbe<br />

le caratteristiche della donna: il vento porterebbe i colori e la delicatezza<br />

(velluto) del suo volto.<br />

14. profonde oscurità: il corpo della donna è come un mistero profondo<br />

in cui perdersi.<br />

Federico García Lorca nacque nel 1898 in Spagna, a Fuente Vaqueros,<br />

una cittadina nei pressi di Granada, figlio primogenito di un ricco proprietario<br />

terriero. Trasferitosi a Madrid dopo la laurea in Legge, frequentò i circoli culturali della<br />

capitale, incontrando tra gli altri il pittore surrealista Salvador Dalí, il poeta Rafael Alberti e il<br />

regista cinematografico Luis Buñuel. Amante della letteratura e del teatro, suonava il pianoforte<br />

e la chitarra flamenca, disegnava e dipingeva, rivelando in ogni ambito doti straordinarie.<br />

Nel 1928 pubblicò la sua prima raccolta di liriche, Romancero gitano, poi nell’anno successivo,<br />

trasferitosi negli Stati Uniti, compose i versi di Un poeta a New York, dedicato ai neri<br />

e agli emarginati d’America, e il Poema del canto profondo. Ritornato in Spagna nel 1932, si<br />

dedicò alla messa in scena e alla scrittura di opere teatrali. Scoppiata in Spagna la guerra civile,<br />

fu arrestato per aver fondato l’Associazione degli intellettuali antifascisti e fucilato a Viznar,<br />

vicino a Granada, nel 1936 [ T11]. Solo nel 1954 l’intera produzione letteraria di García<br />

Lorca fu raccolta e pubblicata a Madrid.


guida alla lettura<br />

865 R L’amore<br />

Il testo Se Maria del Carmen, la donna a cui è dedicata questa canzone, fosse un paese, il poeta si perderebbe<br />

nel suo abbraccio, assaporando ogni delizia della sua bellezza: gli occhi freschi e ingenui, la bocca<br />

sorridente, le braccia e il volto delicato, il seno palpitante, le «oscure profondità» del suo corpo magnifico.<br />

Il corpo della donna Ci troviamo di fronte a un ritratto di donna diverso da quello spirituale e idealizzato<br />

tipico della letteratura medievale [ R3 guida alla lettura]: qui in primo piano c’è il «corpo»<br />

della donna, descritto in tutta la sua prorompente fisicità. Il poeta ne esalta la bellezza e il mistero, passando<br />

dagli occhi (come sempre specchio dell’anima e prima porta di accesso del sentimento: R3) fino alle<br />

parti più sensuali e intime.<br />

Metafore e motivi Non si tratta però di una semplice descrizione realistica. Il poeta anzi fa ricorso<br />

a una serie di metafore* molto particolari e insolite: la donna paragonata a un paese, la bocca come una<br />

tastiera di pianoforte, il volto morbido come il velluto. Inoltre, compaiono motivi* tipicamente letterari,<br />

ripresi addirittura dalla <strong>poesia</strong> medievale: il sorriso della donna è «ineffabile», cioè indescrivibile, il suo<br />

mistero è oscuro e profondo.<br />

Il colore castano Su tutto poi spicca una notazione di colore che accompagna l’intera lirica: il<br />

castano degli occhi e dei capelli della donna si trasferisce sul paese, sul vento, sulla <strong>poesia</strong> stessa che<br />

si intitola Canzone castana. Il carattere scuro e passionale della donna, come il colore bruno-rossiccio delle<br />

castagne, impregna di sé ogni cosa: i luoghi, l’aria, le parole.<br />

attività<br />

Comprendi<br />

1. Quali particolari del corpo della donna sono elencati dal poeta? Quali sono descritti realisticamente?<br />

Quali attraverso metafore* o soltanto allusi? Rispondi alle domande negli spazi sottostanti:<br />

...........................................................................................................................................................<br />

...........................................................................................................................................................<br />

2. Spiega il significato del termine «ineffabile», anche in riferimento alle poesie dello Stilnovo che<br />

conosci.<br />

...........................................................................................................................................................<br />

3. Completa la tabella alla pagina seguente, specificando il significato proprio, denotativo*, e quello<br />

figurato, connotativo*, che le parole assumono nella <strong>poesia</strong>:


3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />

866<br />

parola significato denotativo significato connotativo<br />

«paese» piccolo agglomerato urbano ............................................................<br />

«castano» del colore della ................................... ............................................................<br />

«tastiera» insieme di ........................................... il sorriso della donna, che ..................<br />

«velluto» tessuto ................................................ ............................................................<br />

Analizza<br />

4. Individua l’anafora* presente nel componimento e spiega in che cosa consiste questa figura retorica.<br />

...........................................................................................................................................................<br />

5. Come detto, la donna è descritta nei suoi aspetti sensuali, cioè che catturano e coinvolgono i sensi<br />

del poeta. Suddividi le parole in base al campo semantico* interessato, completando la tabella<br />

sottostante:<br />

«castano»<br />

vista udito olfatto tatto gusto<br />

.............................<br />

.............................<br />

.............................<br />

«suonando»<br />

.............................<br />

.............................<br />

.............................<br />

«vento»<br />

.............................<br />

.............................<br />

.............................<br />

«abbraccio»<br />

.............................<br />

.............................<br />

.............................<br />

«bocca»<br />

.............................<br />

.............................<br />

.............................<br />

C’è un aggettivo che può essere inserito in ogni colonna, perché indica una sensazione di piacere<br />

riferita ai vari sensi. Esso rappresenta dunque, la sintesi finale della bellezza della donna. Sai individuarlo?<br />

...........................................................................................................................................................<br />

R8<br />

Amo in te<br />

Nazim Hikmet<br />

Nel 1938 Hikmet fu condannato dal governo<br />

turco a 28 anni e 4 mesi di reclusione per la sua<br />

opposizione politica. Dalla prigione di Bursa,<br />

in Anatolia, scrisse poesie appassionate alla<br />

donna di cui era innamorato, Münevver Andaç.<br />

Nel 1950, grazie alle insistenze di un comitato<br />

di liberazione composto anche da intel-<br />

Autore Nazim Hikmet (poeta<br />

turco, 1902-1963)<br />

Opera Poesie d’amore<br />

Prima edizione 1962<br />

Genere <strong>poesia</strong> lirica<br />

Temi l’amore per la donna ha<br />

un carattere avventuroso, come un viaggio<br />

di scoperta; l’amante ricerca l’impossibile e<br />

non si fa mai prendere dalla disperazione<br />

Strumenti denotativo/connotativo [ P<br />

scheda 2, § 2]; figure retoriche [ P scheda<br />

5]; motivi e parole-chiave [ P scheda 6]


Amo in te<br />

l’avventura della nave che va verso il polo<br />

amo in te<br />

l’audacia dei giocatori delle grandi scoperte<br />

5 amo in te le cose lontane<br />

amo in te l’impossibile<br />

entro nei tuoi occhi come in un bosco<br />

pieno di sole<br />

e sudato affamato infuriato<br />

10 ho la passione del cacciatore<br />

per mordere nella tua carne.<br />

Amo in te l’impossibile<br />

ma non la disperazione.<br />

da Poesie d’amore, Mondadori,<br />

Milano 1963<br />

guida alla lettura<br />

867 R L’amore<br />

lettuali e artisti dell’epoca, fu scarcerato e sposò la donna. Ma, a causa delle forti pressioni da parte del<br />

governo turco, fu costretto ad abbandonare la patria e trascorse il resto della sua vita in esilio. <strong>La</strong> moglie<br />

e il figlio però non poterono seguirlo. Questo testo risale al 1943, durante il periodo della prigionia.<br />

Passione indica un sen- memo<br />

timento forte, in particolare<br />

un amore sensuale, appunto passionale.<br />

Può indicare anche un interesse, una predilezione<br />

(la passione per la musica, ecc.).<br />

Nel significato proprio derivato dal latino<br />

indica sofferenza (la Passione di Cristo),<br />

patimento.<br />

2. polo: indica le regioni estreme della terra; ma è anche il punto cardinale<br />

che guida il viaggio della nave: allo stesso modo, la donna è stella<br />

polare per il poeta.<br />

4. audacia: coraggio, sfrontatezza.<br />

9. sudato affamato infuriato: il poeta è stanco, affamato e in preda<br />

all’impeto della passione.<br />

10. ho la passione del cacciatore: la ricerca d’amore è come una caccia<br />

appassionante.<br />

l’autore<br />

Nazim Hikmet<br />

Nazim Hikmet nacque a Salonicco, allora parte dell’Impero turco, nel<br />

1902; tra il 1921 e il 1928 soggiornò a Mosca, entrando in contatto con<br />

la cultura sovietica d’avanguardia. Visse in Turchia ma a causa delle sue idee politiche, che<br />

si opponevano alla dittatura del generale Kemal Atatürk, nel 1938 fu condannato a 28 anni di<br />

carcere. Nel 1950 fu liberato, lasciò il paese turco e si trasferì in Russia, dove morì a Mosca<br />

nel 1963. Le principali raccolte della sua vasta produzione di poesie sono In quest’anno<br />

(1940) e Poesie d’amore (1933-62). Ha scritto anche opere teatrali come Ma non è mai esistito<br />

Ivan Ivanovic (1956), satira del burocratismo staliniano, e un romanzo autobiografico, I<br />

romantici, pubblicato postumo in Francia nel 1963.<br />

Il testo Il testo può essere suddiviso in tre parti. Nella prima (vv. 1-6) l’amore per la donna è visto come<br />

una continua sfida per l’innamorato. Nella storia d’amore con lei egli rivive l’avventura dei viaggi per<br />

mare, il coraggio di osare, l’ansia di continue scoperte. Per questo il suo amore appare proiettato verso traguardi<br />

lontani e impossibili da realizzare. <strong>La</strong> seconda parte (vv. 7-11) è come un intermezzo descrittivo, nel quale<br />

si rappresenta una scena di caccia in una foresta. Il poeta è l’animale cacciatore, pronto a mordere la carne<br />

della preda. <strong>La</strong> donna è la preda inseguita e puntata con lo sguardo. Lo scenario è una radura soleggiata, nella<br />

quale l’amante-cacciatore si aggira spinto da una sete inestinguibile e da una fame ardente. I due versi con


3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />

868<br />

clusivi (vv. 12-13) riprendono l’espressione con cui si chiudeva la prima parte, completando il messaggio del<br />

testo: l’innamorato cerca sempre l’impossibile, ma non per questo perde la speranza di raggiungerlo.<br />

Immagini e motivi L’amore del poeta si esprime attraverso immagini molto concrete e dense di<br />

passione. <strong>La</strong> nave che si lancia nel mare oceanico, il giocatore che sfida la sorte, la foga del cacciatore<br />

comunicano immediatamente l’intensità del sentimento. <strong>La</strong> donna è rappresentata attraverso motivi* più o<br />

meno originali: è tradizionale quello degli «occhi» attraverso i quali si fa breccia la passione; più particolare<br />

quello della «carne» pronta a essere aggredita dai morsi dell’amante.<br />

L’allegoria del desiderio <strong>La</strong> scena centrale della <strong>poesia</strong> è un’allegoria* che rappresenta l’amore<br />

come una caccia che non ha mai fine. Ma non per questo il poeta ha perso la speranza di ottenere l’amore<br />

della donna. Anzi, proprio questa tensione senza fine, questa ricerca delle cose lontane e impossibili<br />

prolungano la passione all’infinito, mantenendo sempre vivo il desiderio.<br />

attività<br />

Comprendi<br />

1. Quali sono le «cose lontane» che il poeta paragona alla ricerca della sua donna?<br />

...........................................................................................................................................................<br />

2. A quali figure viene paragonato l’innamorato? Che cos’hanno secondo te in comune queste figure?<br />

...........................................................................................................................................................<br />

Analizza<br />

3. Ritrova nel testo l’anafora* presente e spiega in che cosa consiste questa figura retorica:<br />

...........................................................................................................................................................<br />

4. Spiega la similitudine* del v. 7:<br />

...........................................................................................................................................................<br />

Approfondisci<br />

5. Hikmet è uno scrittore di cultura e tradizione «orientale». Noti somiglianze e/o differenze nella<br />

rappresentazione dell’amore, nella concezione della donna, nell’uso di immagini e motivi, rispetto<br />

agli autori di tradizione «occidentale» che hai letto o conosci? O rispetto alla tua personale idea?<br />

Puoi approfondire il tema effettuando anche una ricerca sul ruolo della donna e dell’amore nella<br />

società occidentale e orientale. <strong>La</strong> <strong>poesia</strong> rispecchia la società? Motiva la tua risposta.


R9<br />

Ho sceso, dandoti<br />

il braccio, almeno<br />

un milione di scale<br />

Eugenio Montale<br />

Montale ricorda la moglie Drusilla Tanzi,<br />

morta nel 1963. Quante volte la donna, affetta<br />

da una grave miopia, ha sceso le scale<br />

sostenendosi al braccio del marito! Ma solo<br />

adesso che la donna è morta il poeta comprende<br />

l’importanza di quel gesto quotidiano:<br />

in realtà era lei, con la «vista» del suo<br />

buon senso, che sorreggeva il marito nel difficile<br />

cammino della vita.<br />

869 R L’amore<br />

l’autore<br />

Eugenio Montale<br />

Eugenio Montale nacque nel 1896 a Genova e lì si diplomò in ragioneria.<br />

Alla scoppio della prima guerra mondiale venne richiamato alle armi<br />

e partecipò al conflitto, combattendo in trincea, in Trentino. Dopo il congedo rientrò a<br />

Genova e, seguendo le proprie inclinazioni letterarie e musicali (cantava da baritono), entrò<br />

in contatto con gli ambienti intellettuali della città. Nel 1925 pubblicò la sua prima raccolta<br />

di poesie, Ossi di seppia [ U6 approfondisci «Ossi di seppia»], che ebbe inizialmente una<br />

tiepida accoglienza. Nello stesso anno prese posizione contro il fascismo, firmando il Manifesto<br />

degli intellettuali antifascisti promosso da Benedetto Croce. Trasferitosi a Firenze nel<br />

1926, s’inserì rapidamente nella vita culturale della città e lavorò in una casa editrice, frequentando<br />

il famoso caffè «Giubbe Rosse», dove si riunivano molti intellettuali di quegli<br />

anni.<br />

A Firenze Montale incontrò Drusilla Tanzi, la donna che divenne poi sua moglie, e Irma<br />

Brandeis, una giovane studiosa americana con cui ebbe una relazione di alcuni anni; queste<br />

due donne influirono molto sulla sua vita e sulla sua <strong>poesia</strong>. Nel 1939 veniva pubblicata la<br />

seconda raccolta di poesie, Le occasioni. Alla fine della guerra Montale si trasferì a Milano,<br />

assunto dal «Corriere della Sera». Nel 1956 apparve la terza raccolta di poesie, <strong>La</strong> bufera e<br />

altro. Nel 1962 sposò Drusilla Tanzi, che gli era sempre rimasta accanto ma che morì un anno<br />

dopo. Divenuto ormai noto in tutto il mondo, ricevette importanti riconoscimenti nazionali<br />

e internazionali, culminati nel 1975 con l’assegnazione del premio Nobel per la letteratura.<br />

Qualche anno prima, nel 1971, era stata pubblicata la quarta grande raccolta montaliana,<br />

Satura, che conteneva anche le precedenti poesie di Xenia (dedicate alla moglie e pubblicate<br />

nel 1966).<br />

Morì a Milano nel 1981 partecipando fino all’ultimo, nonostante l’aggravarsi del suo stato<br />

di salute, al dibattito culturale italiano.<br />

Autore Eugenio Montale<br />

(poeta italiano, 1896-1981)<br />

Opera Satura<br />

Prima edizione 1971<br />

Genere <strong>poesia</strong> lirica<br />

Temi il poeta ricorda con<br />

commozione la moglie scomparsa e<br />

la sua apparente debolezza, che era invece<br />

per lui un punto di riferimento importante<br />

Strumenti verso libero [ P scheda 3, §<br />

4]; rima e assonanza [ P scheda 4]; figure<br />

retoriche [ P scheda 5]; parola-chiave [<br />

P scheda 6, § 1]<br />

Puoi approfondire<br />

link<br />

l’opera e continuare<br />

la lettura della <strong>poesia</strong> di Eugenio Montale<br />

U6 e V4.


3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />

870<br />

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale<br />

e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.<br />

Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.<br />

Il mio dura tuttora, né più mi occorrono<br />

5 le coincidenze, le prenotazioni,<br />

le trappole, gli scorni di chi crede<br />

che la realtà sia quella che si vede.<br />

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio<br />

non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.<br />

10 Con te le ho scese perché sapevo che di noi due<br />

le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,<br />

erano le tue.<br />

da Tutte le poesie, Mondadori,<br />

Milano 1984, p. 161<br />

2. è il vuoto ad ogni gradino: senza la presenza della moglie tutto appare<br />

vuoto e inutile.<br />

approfondisci<br />

«Satura»<br />

Pupilla letteral- memo<br />

mente vuol dire<br />

«piccola pupa», cioè piccola immagine<br />

riflessa nell’iride dell’occhio.<br />

È l’apertura nell’occhio che consente il<br />

passaggio della luce e dunque la vista.<br />

Per questo indica anche ciò che l’uomo<br />

ha di più prezioso (la mia pupilla).<br />

3. Anche così... lungo viaggio: la vita è paragonata a un lungo<br />

viaggio che, ora che la moglie è scomparsa, sembra essere<br />

stato troppo breve.<br />

4. mi occorrono: mi servono.<br />

5. le coincidenze: la metafora* del viaggio della vita continua<br />

con l’uso di una tipica terminologia ferroviaria (le coincidenze,<br />

le prenotazioni).<br />

6. le trappole, gli scorni: gli inganni e le delusioni della vita.<br />

6-7. di chi crede... che si vede: chi crede che la realtà sia<br />

come appare si sbaglia; la vita non è mai come si crede.<br />

11. le sole vere pupille: i soli veri occhi, capaci di vedere la<br />

realtà delle cose. – sebbene tanto offuscate: nonostante la<br />

miopia le avesse indebolite.<br />

Satura (1971) è una delle ultime raccolte di Montale e comprende anche<br />

le sezioni di Xenia dedicate alla moglie Drusilla Tanzi morta qualche tempo prima<br />

(gli xenia erano nell’antichità i doni fatti agli ospiti che andavano via: così Montale con<br />

la sua <strong>poesia</strong> rende l’ultimo delicato omaggio alla moglie scomparsa). Gli argomenti sono<br />

spesso attinti dalla quotidianità, il tono è disincantato, satirico, di irrisione e rifiuto verso un<br />

mondo che il poeta non capisce più e nel quale ha perso i suoi punti di riferimento.<br />

guida alla lettura<br />

<strong>La</strong> raccolta: gli «Xenia» <strong>La</strong> lirica appartiene a una delle ultime raccolte pubblicate da Montale,<br />

Xenia. Il titolo intende ricollegarsi alla consuetudine latina di fare doni agli stranieri (chiamati xenia)<br />

che andavano via dopo essere stati ospiti in casa. In questo caso il dono è quello dei versi; l’ospite che non<br />

è più su questa terra è la moglie del poeta Drusilla Tanzi, scomparsa nel 1963. <strong>La</strong> donna, a causa di una forte<br />

miopia, portava grossi occhiali ed era affettuosamente soprannominata Mosca dal poeta [ R1 approfondisci<br />

Il nome della donna].


871 R L’amore<br />

Il testo Il testo, composto da versi liberi*, può essere suddiviso in due parti introdotte da un’affermazione<br />

che si ripete quasi identica («Ho sceso...», vv. 1 e 8).<br />

Nella prima parte (vv. 1-7) il poeta ricorda quando la donna, per via della debole vista, scendeva le scale<br />

reggendosi a lui: un’azione abituale ripetuta milioni di volte che ora, senza la sua compagna, non ha più<br />

senso. Nella sua solitudine il poeta ripensa a quel gesto e al lungo cammino della vita: quella vissuta insieme<br />

sembra passata in fretta, quella da vivere da solo è ormai un penoso stillicidio. Non c’è più voglia di illudersi,<br />

la vita ha svelato già le sue «trappole» e i suoi inganni.<br />

Nella seconda parte (vv. 8-12) il ricordo è interpretato alla luce dell’esperienza presente: la grave miopia<br />

che obbligava la donna ad appoggiarsi al braccio del marito la rendeva apparentemente debole, ma in realtà<br />

il suo sano senso pratico le consentiva di «guardare» oltre le apparenze.<br />

<strong>La</strong> situazione appare quindi rovesciata: era il poeta a reggersi alla donna, al suo carattere forte che lo guidava<br />

nelle difficoltà della vita.<br />

Il cammino della vita Con una metafora* molto comune il poeta paragona la vita a un cammino,<br />

nel quale si intrecciano i diversi aspetti dell’esistenza. Questo contrasto emerge dalle frequenti antitesi*<br />

(«un milione» / «il vuoto»; «breve» / «lungo»; «vede» / «offuscate») presenti nel testo. <strong>La</strong> vita appare<br />

così come un percorso accidentato, da affrontare insieme, reggendosi e sostenendosi a vicenda per sfuggire<br />

alle «trappole», agli «scorni», all’aspetto ingannevole delle apparenze.<br />

Le pupille In questa vita Montale non trova più un senso e una direzione perché ha perso il faro, la<br />

sua guida. Mosca infatti era capace di gettare uno sguardo lucido e lungimirante sulla realtà, nonostante<br />

le sue «pupille... offuscate». Ma la parola «pupilla» [ memo] richiama anche la dolcezza del ricordo<br />

del poeta, per il quale la donna era quanto di più caro e prezioso egli avesse.<br />

Marc Chagall, «Il compleanno», 1915<br />

[Museum of Modern Art, New York]<br />

Clip Art<br />

L’amore secondo Chagall<br />

Nato in Russia, il pittore di origini ebree Marc Chagall (1887-1985) incarna<br />

perfettamente il tipo dell’artista eccentrico e originale, poeta e sognatore.<br />

Fra i temi della sua produzione l’amore occupa un posto particolare.<br />

Ancora giovane, nel 1909 Chagall incontra Bella Rosenfeld, di cui si<br />

innamora profondamente e a cui dedica molte delle sue tele. Riesce a sposarla<br />

nel 1915 e da quel momento l’influenza di questo felice rapporto è<br />

facilmente riscontrabile nell’armonia figurativa che permea le sue opere: il quadro intitolato Il<br />

compleanno ne è un esempio. Dipinta a un anno dallo scoppio della prima guerra mondiale, l’opera<br />

non lascia trasparire nulla degli sconvolgimenti che circondavano l’artista: ciò che emerge<br />

con forza e leggiadria allo stesso tempo è il sentimento reciproco della coppia, un tenero bacio che<br />

fa perdere peso, ma non consistenza, ai due amanti. <strong>La</strong> descrizione minuziosa dei dettagli dell’appartamento<br />

rimanda alla felicità di cui evidentemente quel luogo è testimone, alla concretezza di<br />

un amore che esiste nella realtà. «Bastava che aprissi la finestra della stanza – scriveva Chagall –<br />

e subito entravano d’impeto insieme a lei l’azzurro, l’amore ed i fiori. Vestita tutta di bianco o tutta<br />

di nero, già da tempo lei si aggira come uno spirito nei miei quadri, come ideale della mia arte».


3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />

872<br />

attività<br />

Comprendi<br />

1. Riassumi il contenuto delle due parti, sintetizzando il messaggio trasmesso dal poeta.<br />

Prima parte: il poeta ricorda ...........................................................................................................<br />

...........................................................................................................................................................<br />

...........................................................................................................................................................<br />

Seconda parte: il poeta interpreta quel ricordo ...............................................................................<br />

...........................................................................................................................................................<br />

...........................................................................................................................................................<br />

2. Gli occhi di Drusilla Tanzi, moglie di Montale, sebbene offuscati da una grave miopia, erano una guida<br />

per il poeta. Che cosa erano in grado di cogliere? Quale senso profondo della vita percepivano?<br />

...........................................................................................................................................................<br />

...........................................................................................................................................................<br />

Analizza<br />

3. <strong>La</strong> <strong>poesia</strong> si apre con un’iperbole*: individuala e spiega in che cosa consiste questa figura retorica.<br />

...........................................................................................................................................................<br />

...........................................................................................................................................................<br />

4. Osserva il livello metrico della <strong>poesia</strong>: ci sono versi regolari? Ci sono rime*? E assonanze*?<br />

...........................................................................................................................................................<br />

...........................................................................................................................................................<br />

5. «Pupille» è una parola-chiave del componimento: che significati rappresenta per Montale?<br />

...........................................................................................................................................................<br />

...........................................................................................................................................................<br />

Approfondisci<br />

6. <strong>La</strong> <strong>poesia</strong> ci invita a riflettere sui tanti gesti quotidiani che spesso compiamo con noncuranza. Pensa<br />

a qualcosa che compi meccanicamente ogni giorno (andare a scuola, parlare con gli amici, guardare<br />

la televisione, ecc.) e rifletti sul valore di quei gesti. Quale particolare significato assumono?


R10<br />

Ricevo da te<br />

questa tazza<br />

Valerio Magrelli<br />

L’amore è un’opera paziente di mosaico, che<br />

incolla i pezzi di memoria e di sentimenti<br />

frantumati e dispersi dal tempo.<br />

Ricevo da te questa tazza<br />

rossa per bere ai miei giorni<br />

uno ad uno<br />

nelle mattine pallide, le perle<br />

5 della lunga collana della sete.<br />

E se cadrà rompendosi, distrutto,<br />

io, dalla compassione,<br />

penserò a ripararla,<br />

per proseguire i baci ininterrotti.<br />

10 E ogni volta che il manico<br />

o l’orlo si incrineranno<br />

tornerò a incollarli<br />

finché il mio amore non avrà compiuto<br />

l’opera dura e lenta del mosaico.<br />

da Poesie (1980-1992) e altre poesie,<br />

Einaudi, Torino 1996<br />

873 R L’amore<br />

Autore Valerio Magrelli (poeta<br />

italiano, nato nel 1957)<br />

Opera Nature e venature<br />

Prima edizione 1987<br />

Genere <strong>poesia</strong> lirica<br />

Temi il poeta ritrova in un<br />

oggetto d’uso quotidiano l’idea dell’amore<br />

come dono e come opera paziente di<br />

costruzione<br />

Strumenti verso [ P scheda 3]; assonanza/consonanza<br />

[ P scheda 4, § 3]; figure<br />

retoriche [ P scheda 5]; motivo [ P scheda<br />

6, § 2]<br />

Il mosaico è una tecni- memo<br />

ca decorativa per pareti<br />

o pavimenti. Il nome deriva dal latino musaicum<br />

opus, cioè «opera delle Muse». Le<br />

Muse erano le divinità protettrici delle arti.<br />

Il museo è infatti il tempio delle Muse, il<br />

luogo dove sono custodite le opere d’arte.<br />

2-3. ai miei giorni uno ad uno: giorno dopo giorno, quotidianamente.<br />

4. nelle mattine pallide: all’alba, o nei mattini di nebbia: l’amore del<br />

poeta andrà avanti pazientemente con qualunque tempo o in qualunque<br />

momento del giorno.<br />

4-5. le perle... della sete: l’immagine è composta di due diverse<br />

metafore*: l’amore è visto come una sete, un’esigenza vitale da soddisfare<br />

ogni giorno; per questo è anche come una lunga collana di perle,<br />

di giorni da infilare l’uno dietro l’altro.<br />

11. si incrineranno: si creperanno con una fenditura sottile.<br />

14. dura e lenta: faticosa e paziente. – mosaico: composizione decorativa<br />

realizzata con tasselli di pietra, vetro o ceramica variamente colorati<br />

e incollati l’uno accanto all’altro.<br />

l’autore<br />

Valerio Magrelli<br />

Valerio Magrelli è nato a Roma nel 1957. È docente presso l’Università<br />

di Pisa di Letteratura e lingua francese, dalla quale ha tradotto poeti<br />

importanti come Stéphane Mallarmé, Paul Verlaine e Paul Valéry. Ha esordito con la raccolta<br />

di poesie Ora serrata retinae (1980), cui sono seguite Nature e venature (1987) ed Esercizi<br />

di tiptologia (1992) poi riunite, con aggiunte, in Poesie e altre poesie (1996). Collabora a<br />

quotidiani e riviste (nel 1999 è uscito il volumetto Didascalie per la lettura di un giornale<br />

1999) e ha ultimamente pubblicato il testo narrativo Nel condominio di carne (2003). Ha curato<br />

l’antologia Poeti francesi del Novecento e dirige una collana di <strong>poesia</strong> contemporanea.


3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />

874<br />

guida alla lettura<br />

Struttura del testo Il testo è in versi liberi*, raggruppabili in tre strofe: due di 5 versi, una centrale<br />

di 4 (endecasillabi* e settenari*).<br />

Il testo: il dono e la cura <strong>La</strong> prima parte (vv. 1-5) si concentra su un oggetto della vita quotidiana:<br />

una tazza rossa ricevuta in dono dalla quale ogni giorno il poeta berrà per placare la sua sete.<br />

Nella seconda parte (vv. 6-9) Magrelli afferma che avrà cura di questo oggetto e sarà pronto a ripararlo se<br />

cadendo si infrangerà. Andando in pezzi quell’oggetto, simbolo di un rapporto d’amore, si infrangerebbe infatti<br />

anche la lunga catena di baci degli innamorati e il poeta stesso si sentirebbe «distrutto» dal dolore.<br />

Nell’ultima parte (vv. 10-14) egli si dichiara disponibile a proseguire la sua paziente opera di restauro<br />

ogniqualvolta le crepe dell’usura minacceranno di rompere l’orlo o il manico della tazza.<br />

Una <strong>poesia</strong> su una tazza? Protagonista di questa lirica è un oggetto in apparenza «poco poetico»,<br />

legato all’uso quotidiano: una tazza. Ma si capisce subito che essa rappresenta qualcos’altro: è simbolo*<br />

di un rapporto sentimentale, che potrà appagare ogni desiderio d’amore a patto che si conservi intatto nel tempo.<br />

Ogniqualvolta si manifesteranno le prime incrinature, che inevitabilmente si fanno breccia nei sentimenti,<br />

il poeta sarà sempre pronto a ricostruire i pezzi di questa storia d’amore, per non interrompere un lungo rapporto<br />

di affetto.<br />

<strong>La</strong> fragilità dell’amore Un’interpretazione della <strong>poesia</strong> in questa direzione è per altro confermata<br />

da due citazioni che Magrelli inserisce all’inizio dei versi: la prima è dell’inglese W.H. Auden, tratta<br />

da un lungo poema nel quale accanto a una serie di immagini che riguardano lo scorrere del tempo, si legge:<br />

«e la crepa nella tazza apre / un sentiero alla terra dei morti»; la seconda è di R.M. Rilke [ U4], che<br />

utilizza il paragone «come quando una crepa / attraversa una tazza» per rendere l’idea delle cose che esposte<br />

all’usura del tempo si consumano. L’amore è come questo fragile recipiente, del quale la donna fa dono<br />

all’uomo, a patto che lui se ne prenda cura, proteggendolo dalle crepe del tempo.<br />

Lo scorrere del tempo L’idea del passare del tempo è espressa anche da una serie di metafore*<br />

che richiamano la catena di eventi, lo scorrere delle cose: la «lunga collana» di perle, la catena di «baci<br />

ininterrotti», le tessere del «mosaico» pazientemente accostate l’una accanto all’altra.<br />

attività<br />

Comprendi<br />

1. Alla luce del commento letto, che cosa rappresenta secondo te il colore rosso della tazza?<br />

...........................................................................................................................................................<br />

2. Che cosa si ripromette di fare il poeta, una volta ricevuta la tazza?<br />

...........................................................................................................................................................


3. Nei vv. 6-7 da che cosa si capisce lo stretto legame fra l’uomo e l’oggetto?<br />

875 R L’amore<br />

...........................................................................................................................................................<br />

Analizza<br />

4. Il testo è in versi liberi*, ma si individuano anche misure tradizionali. Trova esempi di:<br />

settenari: v. ..., 7, ...<br />

endecasillabi: v. ..., 4, ...<br />

Che particolarità ha il v. 10? .............................................................................................................<br />

5. È possibile anche individuare alcune assonanze* e consonanze*:<br />

assonanze: perle : ... ...; ... ... : mosaico<br />

consonanze: uno : ... ...; ... ... : ... ...<br />

Approfondisci<br />

6. L’idea fondamentale della <strong>poesia</strong> è la necessità di conservare intatti i propri sentimenti dal passare<br />

del tempo. Il tema è analogo a molte altre poesie, soprattutto d’amore. Confronta questa <strong>poesia</strong><br />

con il carme del poeta latino Catullo [ R1] e individua anche un motivo in comune.<br />

...........................................................................................................................................................<br />

R11<br />

Quartine d’amore<br />

Patrizia Valduga<br />

Patrizia Valduga ha innovato la <strong>poesia</strong> d’amore<br />

pur utilizzando forme tradizionali come<br />

la quartina, di cui presentiamo due esempi<br />

tratti da Cento quartine e altre storie d’amore.<br />

Si tratta di un dialogo fra due amanti: l’uomo<br />

l’autrice<br />

Patrizia Valduga<br />

Patrizia Valduga è nata a Castelfranco Veneto nel 1953 e vive a Milano. Ha<br />

tradotto i sonetti di John Donne, Stéphane Mallarmé, Paul Valéry, ed è stata<br />

compagna del poeta Giovanni Raboni [ T9]. Ha pubblicato le raccolte Medicamenta (1982),<br />

Medicamenta e altri medicamenta (1989), Donna di dolori (1991), Requiem (1994), Corsia degli<br />

incurabili(1996),Cento quartine e altre storie d’amore(1997), Quartine. Seconda centuria(2001).<br />

Autrice Patrizia Valduga (poetessa<br />

italiana, nata nel 1953)<br />

Opera Cento quartine e altre<br />

storie d’amore<br />

Prima edizione 1997<br />

Genere <strong>poesia</strong> lirica<br />

Temi dialogo tra uomo e donna: l’amore<br />

coinvolge solo i sensi o anche il cervello?<br />

Strumenti verso [ P scheda 3]; rima e sistemi<br />

strofici [ P scheda 4]; figure retoriche [<br />

P scheda 5]; motivo [ P scheda 6, § 2]<br />

invita la donna ad abbandonarsi al piacere dell’amore fisico; ma la donna ha bisogno di un coinvolgimento<br />

anche emotivo e intellettuale.


3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />

876<br />

2.<br />

«Tu mandali a dormire i tuoi pensieri,<br />

devi ascoltare i sensi solamente;<br />

sarà un combattimento di guerrieri:<br />

4 combatterà il tuo corpo e non la mente.»<br />

3.<br />

Ho paura di te: sei così bello!<br />

Non affogarmi in notti tanto nere<br />

se prima non mi apri nel cervello<br />

4 la porta che resiste del piacere.<br />

da Cento quartine e altre storie<br />

d’amore, Einaudi, Torino 1997<br />

guida alla lettura<br />

L’immagine della por- memo<br />

ta è spesso utilizzata<br />

con valore simbolico. Essa rappresenta un<br />

passaggio da una condizione a un’altra. L’espressione<br />

doors of perception del poeta inglese<br />

William Blake (1757-1827), per indicare<br />

l’accesso a un’altra dimensione, diede<br />

l’idea al cantante Jim Morrison (1943-1971)<br />

per il nome della band musicale The Doors.<br />

1-4. «Tu mandali... la mente»: il discorso dell’uomo è riportato fra<br />

virgolette; egli invita la donna a un «combattimento» di «sensi», un<br />

amore esclusivamente fisico vissuto senza sensi di colpa.<br />

1-4. Ho paura... del piacere: la donna esita ad abbandonarsi al «piacere»,<br />

e chiede all’uomo di vincere le resistenze della sua mente (cervello),<br />

in modo da potersi gettare a capofitto in una passione travolgente<br />

(affogarmi in notti tanto nere).<br />

<strong>La</strong> struttura Cento quartine e altre storie d’amore raccoglie cento quartine* di endecasillabi* in<br />

rima*, che riportano le battute di un dialogo immaginario fra due amanti.<br />

Il testo: l’invito dell’uomo Nella prima quartina, a parlare è l’uomo che invita la donna ad ascoltare<br />

il richiamo dei sensi senza farsi troppi problemi: per lui l’amore è un combattimento fisico, e non<br />

uno scontro di intelligenze.<br />

<strong>La</strong> risposta della donna <strong>La</strong> donna dapprima manifesta la sua paura ad affidarsi totalmente tra le<br />

braccia di un uomo di cui teme il fascino: accetterà di farsi coinvolgere in notti d’amore appassionate<br />

solo quando l’amante avrà trovato la chiave di accesso al suo «cervello», per lei importante fonte di piacere<br />

al pari del corpo.<br />

L’amore è una lotta Nelle due quartine si fronteggiano due opposti punti di vista, uno per così dire<br />

tipicamente «maschile», l’altro «femminile». L’uomo vive la passione senza sensi di colpa, liberandosi<br />

degli scrupoli di coscienza con modi sbrigativi («Tu mandali a dormire...»). L’autrice esprime questa mentalità<br />

attraverso una metafora* molto comune fin dalla letteratura antica, quella dell’amore come «combattimento»<br />

dei corpi.<br />

L’amore è una porta <strong>La</strong> donna vive un maggior coinvolgimento emotivo e mentale; per lei la passione<br />

più totale sarà possibile solo quando il compagno sarà riuscito a entrare in sintonia col suo «cervello».<br />

Il punto di vista femminile è più complesso e meno impulsivo. L’autrice utilizza per questo una metafora*<br />

più difficile, quella della «porta» del piacere che gli innamorati devono varcare per accedere insieme alla<br />

passione.<br />

Un linguaggio colloquiale All’interno di una forma letteraria tradizionale come la quartina di<br />

endecasillabi, la Valduga riesce a proporre un discorso attuale, in termini chiari e con un linguaggio<br />

esplicito e colloquiale («Tu mandali a dormire... Ho paura di te: sei così bello...»). Ma il tono si mantiene


877 R L’amore<br />

sempre sostenuto, soprattutto nelle parole della donna: compaiono infatti un’allitterazione* («in notti tanto<br />

nere») e un iperbato* che, invertendo l’ordine normale del discorso, riproduce la complessità del pensiero<br />

femminile («la porta che resiste del piacere»).<br />

attività<br />

Comprendi<br />

1. A chi appartengono le voci che si parlano in queste due quartine?<br />

...........................................................................................................................................................<br />

2. Perché secondo te l’autrice riporta solo il discorso dell’uomo fra virgolette?<br />

...........................................................................................................................................................<br />

3. Riassumi in breve le posizioni espresse dai due interlocutori sull’amore, completando la tabella:<br />

l’amore è... un istinto, ..................................<br />

per lui... per lei...<br />

...................................................<br />

una passione che .......................<br />

...................................................<br />

la metafora* utilizzata ................................................... ...................................................<br />

il linguaggio usato ................................................... ...................................................<br />

Analizza<br />

4. Attribuisci all’uomo o alla donna (o a entrambi) le caratteristiche sotto riportate, motivando la tua<br />

scelta come nell’esempio:<br />

a. Impulsività: atteggiamento di chi agisce istintivamente.<br />

L’uomo è impulsivo perché dà la preminenza ai sensi<br />

b. Risolutezza: ......................................................................................................................................<br />

...........................................................................................................................................................<br />

c. Timore: .............................................................................................................................................<br />

...........................................................................................................................................................<br />

d. Sensualità: .........................................................................................................................................<br />

L’uomo è sensuale perché .................................................................................................................<br />

<strong>La</strong> donna è sensuale perché ..............................................................................................................


3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />

878<br />

5. <strong>La</strong> Valduga utilizza forme e versi tradizionali: individua nello spazio sottostante lo schema metrico<br />

delle quartine.<br />

...........................................................................................................................................................<br />

Approfondisci<br />

6. In un’intervista del 2000 Patrizia Valduga ha dichiarato: «Non so mai di che cosa parlerò nei miei<br />

versi [...] che vengono fuori da soli. Scrivere non è per me un mestiere: come quando si sta talmente<br />

male che bisogna prendere qualcosa [...] scrivere per me è dunque davvero una medicina». Partendo<br />

dalla <strong>poesia</strong> letta e da questa citazione, scrivi un testo argomentativo seguendo le affermazioni<br />

riportate nella seguente scaletta:<br />

a. la scrittura fa emergere ansie, problemi e preoccupazioni talvolta inconsapevoli;<br />

b. mettere nero su bianco le proprie emozioni rende capaci di osservarle e analizzarle dall’esterno,<br />

con maggiore imparzialità e con minore coinvolgimento emotivo;<br />

c. alcune forme di scrittura autobiografica (la <strong>poesia</strong>, il diario personale, la lettera, ecc.) hanno un<br />

valore terapeutico, cioè servono a riconoscere un disagio e a curarlo;<br />

d. le forme di scrittura autobiografica hanno grande successo presso i giovani e gli adolescenti, perché<br />

essi attraversano un’età critica in cui è più facile vivere momenti di disagio.<br />

R12<br />

Amore<br />

a prima vista<br />

Wislawa Szymborska<br />

Come comincia un amore? Esiste il colpo di<br />

fulmine? Gli innamorati sono convinti di sì.<br />

Ma la poetessa, capace di leggere nel «libro<br />

degli eventi», sa che ogni cosa che accade è<br />

solo la diretta conseguenza di tanti atti precedenti,<br />

magari involontari, apparentemente<br />

Autrice Wislawa Szymborska<br />

(poetessa polacca, nata nel<br />

1923)<br />

Opera Vista con granello di<br />

sabbia<br />

Prima edizione 1957<br />

Genere <strong>poesia</strong> lirica<br />

Temi gli innamorati credono che l’amore a<br />

prima vista esista e nasca all’improvviso; in<br />

realtà una sottile catena di eventi già da tempo<br />

li stava avvicinando...<br />

Strumenti figure retoriche [ P scheda 5];<br />

tema e motivo [ P scheda 6, § 2]<br />

irrilevanti. E quando il caso si trasforma in destino, le vite degli innamorati finalmente si incontrano e<br />

si uniscono.<br />

Sono entrambi convinti<br />

che un sentimento improvviso li unì.<br />

È bella una tale certezza<br />

ma l’incertezza è più bella.<br />

5 Non conoscendosi, credono<br />

che non sia mai successo nulla tra loro.<br />

Ma che ne pensano le strade, le scale, i<br />

[corridoi<br />

dove da tempo potevano incrociarsi?<br />

Vorrei chiedere loro<br />

10 se non ricordano –<br />

una volta un faccia a faccia


in qualche porta girevole?<br />

uno «scusi» nella ressa?<br />

un «ha sbagliato numero» nella cornetta?<br />

15 – ma conosco la risposta.<br />

No, non ricordano.<br />

Li stupirebbe molto sapere<br />

che già da parecchio tempo<br />

il caso stava giocando con loro.<br />

20 Non ancora del tutto pronto<br />

a mutarsi per loro in destino,<br />

li avvicinava, li allontanava,<br />

gli tagliava la strada<br />

e soffocando una risata<br />

25 si scansava con un salto.<br />

Vi furono segni, segnali,<br />

che importa se indecifrabili.<br />

Forse tre anni fa<br />

o lo scorso martedì<br />

13. ressa: folla di persone.<br />

14. cornetta: il ricevitore del telefono.<br />

19-21. il caso... in destino: la poetessa<br />

distingue fra «caso», la successione caotica e<br />

disordinata degli avvenimenti, e «destino», che<br />

indirizza quegli eventi verso un certo fine; fino<br />

a che i due si sono incrociati per sbaglio in una<br />

porta girevole, tra la folla, per un disguido<br />

telefonico, il caso giocava con loro, pronto a tra-<br />

sformarsi in destino.<br />

24-25. e soffocando... con un salto: all’ultimo<br />

momento si dileguava con una risata; il caso<br />

«gioca», scherza con le vite degli uomini facendo<br />

apparire casuale quello che non lo è.<br />

26-27. segni... indecifrabili: il destino fu<br />

preparato da piccoli segni, avvertimenti difficili<br />

da interpretare: una foglia volata da una spalla<br />

a un’altra, una palla finita tra i cespugli in un<br />

Wislawa Szymborska<br />

Wislawa Szymborska è nata a Kornik, in Polonia, nel 1923. <strong>La</strong> sua prima<br />

<strong>poesia</strong> è del 1945, e la prima raccolta Per questo viviamo del 1952. Fra gli<br />

anni Cinquanta e Sessanta diresse la rivista Vita letteraria, ma perse l’incarico dimettendosi dal<br />

Partito comunista con il quale era entrata in contrasto. Cominciarono anni di gravi conflitti sociali<br />

all’interno della Polonia, sfociati con lo sciopero del sindacato indipendente Solidarnos´ć<br />

(«Solidarietà») e la proclamazione del colpo di Stato del generale Wojciech Jaruzelski. <strong>La</strong> Szymborska<br />

si legò agli ambienti dell’opposizione, rifiutando un premio statale per la raccolta Gente<br />

sul ponte (1986) e ricevendone invece uno organizzato da Solidarnos´ć. Dopo la proclamazione<br />

della Repubblica democratica polacca, la Szymborska ha pubblicato <strong>La</strong> fine e l’inizio (1993) e<br />

nel 1996 ha ricevuto il premio Nobel per la letteratura. Oggi vive a Cracovia.<br />

In Italia, soprattutto dopo il conferimento del Nobel, sono state pubblicate alcune sue raccolte<br />

o antologie che hanno contribuito a far conoscere la sua <strong>poesia</strong>: Vista con granello di<br />

sabbia (1993), 25 poesie (1998), Taccuino d’amore (2002), Posta letteraria, ossia come<br />

diventare (o non diventare) scrittore (2002).<br />

Della sua opera ha detto: «Preferisco il ridicolo di scrivere poesie al ridicolo di non scriverle».<br />

879 R L’amore<br />

30 una fogliolina volò via<br />

da una spalla a un’altra?<br />

Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.<br />

Chissà, era forse la palla<br />

tra i cespugli dell’infanzia?<br />

35 Vi furono maniglie e campanelli<br />

su cui anzitempo<br />

un tocco si posava sopra un tocco.<br />

Valigie accostate nel deposito bagagli.<br />

Una notte, forse, lo stesso sogno,<br />

40 subito confuso al risveglio.<br />

Ogni inizio infatti<br />

è solo un seguito,<br />

e il libro degli eventi<br />

è sempre aperto a metà.<br />

da Vista con granello di sabbia,<br />

Adelphi, Milano 1993<br />

gioco d’infanzia.<br />

35-37. Vi furono... un tocco: gli innamorati<br />

hanno forse attraversato le stesse porte (maniglie<br />

e campanelli), frequentato gli stessi luoghi<br />

ma in tempi diversi (anzitempo).<br />

43. il libro degli eventi: la vita è paragonata a<br />

un libro, dove gli eventi sono già scritti e le pagine<br />

aperte; perché ogni fatto è conseguenza di un<br />

altro, ogni «inizio» è solo una prosecuzione.<br />

l’autrice


3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />

880<br />

guida alla lettura<br />

Come comincia un amore: il colpo di fulmine Tutti noi speriamo che prima o poi ci possa<br />

capitare il «colpo di fulmine». Ma esiste davvero l’«amore a prima vista»? È quello che si chiede la<br />

poetessa osservando due giovani innamorati talmente presi dall’intensità del loro sentimento che gli attribuiscono<br />

un carattere di unicità: pensano che sia stato «un sentimento improvviso», una scintilla che ha fatto<br />

accendere i loro cuori. Ma la poetessa, consapevole che la vita assume molto spesso la forma del dubbio,<br />

oppone a questa «certezza» la sua «incertezza», e si domanda se le cose siano davvero andate così.<br />

Il caso e il destino Gli innamorati sono sicuri di non essersi mai visti prima? A questa domanda<br />

possono rispondere solo le strade, le scale, i corridoi per i quali già le loro vite si erano incrociate tante<br />

volte, come in un gioco di combinazioni (I e II strofa).<br />

Gli innamorati infatti non lo ricordano, ma già da tempo il caso stava giocando con le loro vite, facendo<br />

incontrare i loro cammini in circostanze fortuite: ponendoli faccia a faccia in qualche porta girevole, facendoli<br />

urtare tra la folla, mettendoli in contatto per un numero di telefono sbagliato (III e IV strofa).<br />

Poi lentamente il caso si è trasformato in destino, che si divertiva ad allontanarli e riavvicinarli dileguandosi<br />

proprio nel momento cruciale. Dapprima il destino si è manifestato attraverso segnali impercettibili,<br />

difficili da interpretare: una foglia volata da una spalla all’altra, un oggetto perduto e raccolto da terra, una<br />

palla finita fra i cespugli e ripresa, ingressi e luoghi attraversati in tempi diversi, valigie accostate insieme<br />

in un deposito bagagli, persino sogni uguali ma poi dimenticati al mattino (V, VI e VII strofa). I due innamorati<br />

erano più vicini di quanto non credessero, e la loro storia non è mai iniziata: è solo continuata, perché<br />

il libro della vita è sempre aperto a metà, non si sfoglia mai dalla prima pagina (VIII strofa).<br />

Il libro degli eventi Il mondo, per la Szymborska, è rappresentato dalla metafora* del libro aperto:<br />

un libro fatto non di caratteri chiari, bensì indecifrabili, che non si può mai cominciare a leggere dall’inizio,<br />

perché gli eventi scorrono continuamente e si concatenano gli uni agli altri. Così, una foglia mossa<br />

dal vento può essere il primo insignificante evento che fa nascere un amore; così il caso che governa la nostra<br />

vita è sempre pronto a trasformarsi in destino. Gli innamorati, che vivono sensazioni nuove e spensierate,<br />

credono di vivere tutto per la prima volta, di guardare il mondo con occhi nuovi, pensano che la loro storia<br />

sia unica e irripetibile. Ma la poetessa, che sa leggere nei «segni, segnali» impercettibili dei mutamenti in<br />

corso, sa che non è così.<br />

<strong>La</strong> forma dubitativa Secondo la Szymborska nel mondo non esistono certezze. L’unico approccio<br />

possibile alla realtà è la forma del dubbio. Si spiega così l’utilizzo frequente della forma interrogativa<br />

(nel testo compaiono ben sei punti di domanda), di un tono spesso dubitativo («forse», vv. 28 e 39; «chissà»,<br />

v. 33), di verbi che esprimono possibilità, e non certezze («Vorrei chiedere... Li stupirebbe molto sapere»).<br />

attività<br />

Comprendi<br />

1. Riassumi brevemente il contenuto delle otto strofe di cui è composta la <strong>poesia</strong>, completando la<br />

tabella alla pagina seguente:


881 R L’amore<br />

strofa versi contenuto<br />

I 1-4 gli innamorati hanno la certezza di essersi innamorati a prima vista; ma non è così<br />

II ............. ....................................................................................................................................<br />

III ............. ....................................................................................................................................<br />

IV ............. ....................................................................................................................................<br />

V ............. ....................................................................................................................................<br />

VI ............. ....................................................................................................................................<br />

VII ............. ....................................................................................................................................<br />

VIII ............. ....................................................................................................................................<br />

2. Riepiloga tutti gli eventi fortuiti in cui, secondo la poetessa, i due si erano già visti e incontrati.<br />

3. Spiega la differenza fra «caso» e «destino».<br />

Analizza<br />

4. «È bella una tale certezza / ma l’incertezza è più bella»: quale figura retorica di sintassi dispone<br />

in maniera incrociata gli aggettivi e i sostantivi in questi due versi?<br />

...........................................................................................................................................................<br />

5. «Il caso stava giocando con loro / [...] gli tagliava la strada / e soffocando una risata / si scansava<br />

con un salto»: quale figura retorica compare in questi versi, in cui il caso assume comportamenti<br />

tipicamente umani?<br />

...........................................................................................................................................................<br />

6. Spiega il significato di questa metafora*, «il libro degli eventi / è sempre aperto a metà»:<br />

...........................................................................................................................................................<br />

Approfondisci<br />

7. Secondo te esiste l’amore a prima vista? Condividi il pensiero della poetessa? Motiva le tue risposte.<br />

8. Rileggi quante più poesie di questo modulo e completa la sottostante tabella riassuntiva:<br />

testo secondo l’autore l’amore è...<br />

R1 Gaio Valerio Catullo ..............................................................................................................<br />

R2 ...................................... ..............................................................................................................<br />

R3 ...................................... ..............................................................................................................<br />

R4 ...................................... ..............................................................................................................<br />

R5 ...................................... ..............................................................................................................<br />

R6 ...................................... ..............................................................................................................<br />

R7 ...................................... ..............................................................................................................<br />

R8 ...................................... ..............................................................................................................


3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />

882<br />

R9 ...................................... ..............................................................................................................<br />

R10 ...................................... ..............................................................................................................<br />

R11 ...................................... ..............................................................................................................<br />

R12 ...................................... ..............................................................................................................<br />

Quali fra queste affermazioni condividi di più? Su quali non sei d’accordo? Motiva le tue risposte.<br />

9. Adesso la parola spetta a te: prova a esprimere in versi i tuoi sentimenti! Puoi cominciare anche<br />

mettendo insieme citazioni dalle varie poesie lette o da altre che conosci, poi lentamente provare<br />

a scrivere qualcosa di più originale.<br />

R l,amore<br />

i concetti<br />

in sintesi<br />

L’amore è il sentimento più importante della vita di un uomo: per<br />

questo, fin dalle origini, esso è stato identificato con la vita stessa,<br />

giungendo addirittura a includere il suo sentimento opposto, l’odio.<br />

I poeti medievali cantano l’amore come un’esperienza soprattutto interiore,<br />

che ha sede nel cuore (centro vitale dell’individuo) e coinvolge<br />

l’immaginazione e il desiderio. <strong>La</strong> donna è la figura ideale verso<br />

cui si concentrano tutti i pensieri, le parole e gli sguardi dell’innamorato.<br />

Essa può rimanere inconoscibile, e l’amore può trasformarsi nel peggior<br />

tormento; oppure viene paragonata a un essere divino, e l’amore<br />

diviene fonte di serenità e beatitudine; oppure ancora è solo un’immagine<br />

della memoria, ma non per questo l’amore perde la sua intensità.<br />

Nella letteratura straniera, questa forte idealizzazione del sentimento<br />

amoroso non esclude l’esaltazione della sua carica erotica e passionale.<br />

Alcuni poeti accentuano la natura sensuale del rapporto con la<br />

donna, che appare come una inebriante scoperta del corpo femminile<br />

o come un’avventura, una perenne caccia del desiderio.<br />

Nel Novecento, il sentimento è analizzato nella sua dimensione privata<br />

e intima. Assume per questo sfumature più delicate e riflessive.<br />

I poeti si interrogano sul senso di una storia d’amore che sta nascendo,<br />

sulla vita di coppia che deve affrontare le insidie del tempo; o su<br />

una storia finita che lascia l’uomo da solo alle prese con il dolore del<br />

lutto e le delusioni della realtà.<br />

L’amore visto dalle donne è osservato da una prospettiva nuova: talvolta<br />

ironica e capace di insinuare il dubbio nelle certezze degli innamorati;<br />

talvolta intima e passionale, capace di avviare un dialogo serrato<br />

con il partner maschile.<br />

i brani<br />

R1 Godiamoci la vita,<br />

o Lesbia mia<br />

R2 Odio e amo<br />

R3 Amor è uno desio<br />

che ven da core<br />

R4 Chi è questa che vèn,<br />

ch’ogn’om la mira<br />

R5 Tanto gentile e tanto<br />

onesta pare<br />

R6 Erano i capei d’oro<br />

a l’aura sparsi<br />

R7 Canzone castana<br />

R8 Amo in te<br />

R10 Ricevo da te questa<br />

tazza<br />

R9 Ho sceso, dandoti<br />

il braccio, almeno<br />

un milione di scale<br />

R12 Amore a prima vista<br />

R11 Quartine d’amore


R l,amore<br />

R13<br />

<strong>La</strong> cura<br />

musica<br />

Manlio Sgalambro • Franco Battiato<br />

Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie,<br />

dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via.<br />

Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo,<br />

dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai.<br />

5 Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore,<br />

dalle ossessioni delle tue manie.<br />

Supererò le correnti gravitazionali,<br />

lo spazio e la luce per non farti invecchiare.<br />

E guarirai da tutte le malattie,<br />

10 perché sei un essere speciale,<br />

ed io, avrò cura di te.<br />

Vagavo per i campi del Tennessee<br />

(come vi ero arrivato, chissà).<br />

Non hai fiori bianchi per me?<br />

15 Più veloci di aquile i miei sogni<br />

attraversano il mare.<br />

Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza.<br />

Percorreremo assieme le vie che portano all’essenza.<br />

I profumi d’amore inebrieranno i nostri corpi,<br />

20 la bonaccia d’agosto non calmerà i nostri sensi.<br />

Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto.<br />

Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono.<br />

Supererò le correnti gravitazionali,<br />

lo spazio e la luce per non farti invecchiare.<br />

25 Ti salverò da ogni malinconia,<br />

perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te...<br />

Io sì, che avrò cura di te.<br />

Testo Manlio Sgalambro<br />

(filosofo italiano, nato nel<br />

1924), Franco Battiato (cantautore<br />

italiano, nato nel 1945)<br />

Musica Franco Battiato<br />

Interprete Franco Battiato<br />

Album L’imboscata<br />

Anno 1996<br />

Genere rock<br />

Casa discografica Polygram<br />

883 R L’amore<br />

1. ipocondrie: disturbo nervoso caratterizzato da<br />

una forte malinconia e dalla falsa opinione di essere<br />

affetto da altre gravi malattie.<br />

7. correnti gravitazionali: in fisica, la reciproca<br />

attrazione dei corpi celesti, in proporzione diretta<br />

alle loro masse e inversa della loro distanza.<br />

12. Tennessee: Stato centro-orientale degli Stati<br />

Uniti, prima vera frontiera tra i coloni europei e gli<br />

Indiani d’America.<br />

18. all’essenza: alla parte più importante della<br />

vita.<br />

20. bonaccia: termine marinaro che indica lo stato<br />

del mare calmo e la totale assenza di vento, caratteristiche<br />

della stagione estiva.


3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />

884<br />

guida alla lettura<br />

Una personalità eclettica Franco Battiato, catanese di origini, è una delle personalità più eclettiche<br />

nel panorama della musica italiana degli ultimi decenni: ha infatti spaziato dalla musica beat degli<br />

anni Sessanta a quella etnica e rock, dalla classica alla leggera, fino a quella sperimentale con l’impiego di<br />

strumentazioni elettroniche.<br />

È anche un affermato pittore, e recentemente si è imposto come regista di film. Apartire dal 1994 si è avvalso<br />

nella stesura delle sue canzoni della collaborazione del filosofo Manlio Sgalambro, coautore anche di questo<br />

testo.<br />

<strong>La</strong> complessità del testo Il testo, in effetti, non risulta di immediata e facile comprensione, proprio<br />

perché intriso di riferimenti a più discipline (storia, geografia, fisica, astronomia, ecc.).<br />

Nella prima e nella terza strofa, l’uomo innamorato, che si esprime in prima persona («Io sì, che avrò<br />

cura di te»), elenca una serie di propositi attraverso i quali, nel presente e nel futuro, vuole prendersi cura<br />

in modo totalizzante della donna amata. Vuole innanzitutto proteggerla da ogni forma di male («Dalle ingiustizie<br />

e dagli inganni del tuo tempo / dai fallimenti... / dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore / dalle ossessioni<br />

delle tue manie»), poi trasferirla in un luogo senza tempo dove renderla eternamente giovane («Supererò<br />

le correnti gravitazionali, / lo spazio e la luce per non farti invecchiare»). <strong>La</strong> scrittura fa uso di tipici artifici<br />

poetici, come l’iperbole* («Supererò le correnti gravitazionali, / lo spazio e la luce per non farti invecchiare»),<br />

la metafora* e la similitudine* («Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto»).<br />

Tutte le immagini tendono ad esaltare la devozione (la «cura») dell’uomo verso la donna di cui è innamorato,<br />

secondo una consuetudine tipica della <strong>poesia</strong> medievale italiana (Battiato, in una canzone del<br />

1999 dal titolo Medievale, ha persino ripreso il testo di un poeta fiorentino del Duecento).<br />

Indietro nel tempo... Nella strofa centrale l’innamorato appare smarrito nello spazio («Vagavo per<br />

i campi del Tennessee / (come vi ero arrivato, chissà)») e nel tempo. <strong>La</strong> citazione del Tennessee, richiama<br />

infatti alla memoria la storia degli Indiani d’America. Nel XVIII secolo il territorio del Tennessee fu la<br />

prima vera frontiera geografica tra i coloni, desiderosi di occupare le fertili pianure del Nordamerica, e gli Indiani,<br />

che furono costretti a retrocedere verso ovest: qui si consumarono sanguinose battaglie, simbolicamente<br />

rievocate dai «fiori bianchi» destinati ai caduti. Dunque, l’autore sottolinea come la sua esistenza abbia un<br />

senso e una direzione solo se sostenuta dalla donna amata: solo la forza del pensiero d’amore è in grado di riportarlo<br />

al presente, lontano da ricordi dolorosi, sulle ali veloci del sogno («Più veloci di aquile i miei sogni /<br />

attraversano il mare»).<br />

Fuori dal tempo... Nell’ultima strofa, la prepotenza del sentimento d’amore si afferma nuovamente:<br />

l’autore e la sua donna appaiono in preda a un’esperienza irresistibile dei «corpi» e dei «sensi»: la<br />

passione infatti coinvolge le percezioni sensoriali dell’innamorato («silenzio», «profumi», «luce»), fino a<br />

fargli superare i limiti del tempo, dello spazio, della morte stessa («Supererò le correnti gravitazionali, / lo<br />

spazio e la luce per non farti invecchiare. / E guarirai da tutte le malattie»).


attività<br />

1. Con quali propositi l’innamorato intende prendersi cura della donna che ama?<br />

2. Perché l’autore predilige nella prima e nella terza strofa l’uso dell’indicativo futuro?<br />

885 R L’amore<br />

Supererò le correnti gravitazionali, / lo spazio e la luce per non farti invecchiare.<br />

3. Perché per celebrare la donna amata l’innamorato intende compiere azioni umanamente impossibili?<br />

4. Poni a confronto questa canzone con le liriche di Giacomo da Lentini [ R3] e Dante Alighieri [<br />

R5]. Anche se secoli separano questi testi, è possibile ritrovare elementi comuni? Quali?


3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />

886<br />

R l,amore<br />

R14<br />

Il Bacio<br />

Francesco Hayez<br />

arte<br />

Autore Francesco Hayez (pittore italiano,<br />

1791-1882)<br />

Opera Il Bacio<br />

Anno 1859<br />

Tecnica olio su tela<br />

Dimensioni 110 x 88 cm<br />

Dove si trova Pinacoteca di Brera,<br />

Milano<br />

guida alla lettura<br />

Un bacio struggente tra due amanti è il soggetto di questo quadro. I due personaggi, vestiti in abiti medievali,<br />

sono raffigurati in una particolare situazione: è il momento dell’addio furtivo, che prelude alla partenza<br />

del giovane dal cappello piumato. Al riparo da sguardi indiscreti, con i volti parzialmente celati, i<br />

due si abbandonano l’un l’altra e il loro bacio suggella una promessa di eterno amore.<br />

L’immagine è immediata, e sembra essere stata colta «dal vivo», quasi fosse una fotografia: il giovane ha<br />

già un piede sulla scala, pronto a partire o a fuggire se qualcuno lo scoprisse; con un gesto tenero e possessivo,<br />

tiene tra le mani il viso dell’amata, baciandola lungamente.<br />

L’intimità della scena è sottolineata dai morbidi passaggi chiaroscurali e dalla luce che dolcemente illumina<br />

la veste azzurra della ragazza. L’ambiente, sullo sfondo, è solamente accennato: una porta aperta, una<br />

parete, una scala.


887 R L’amore<br />

Il sentimento assume in questa opera un valore centrale, dominante; l’artista ha saputo tradurre in<br />

immagine l’idealizzazione dell’amore, e l’ha descritto per suscitare in chi guarda la consapevolezza<br />

del valore di questo sentimento. Nulla sappiamo dei due giovani, né del motivo per cui si devono separare:<br />

il pittore non vuole raccontarci la loro storia, ma indicare come l’amore sia un’esperienza preziosa, universale.<br />

Il quadro, molto famoso, ebbe ai suoi tempi un successo grandissimo tanto da far affermare ad un critico<br />

che «quando ti fermi e lo guardi a lungo, quei visi e quegli atti parlano al tuo cuore, e quasi dimentichi di<br />

essere innanzi ad una fredda tela».<br />

attività<br />

1. Qual è il soggetto del quadro?<br />

2. L’immagine suscita una sensazione di melanconia oppure di felicità?<br />

3. I due innamorati sono personaggi realmente esistiti oppure rappresentano l’amore ideale?<br />

4. Perché l’ambiente sullo sfondo è disadorno, poco evidenziato?<br />

5. Secondo te, l’immagine creata da Hayez rappresenta al meglio il sentimento d’amore? È ancora<br />

attuale?<br />

6. Molti artisti hanno raffigurato nelle loro opere questo sentimento. Te ne elenchiamo alcuni, con le<br />

relative opere:<br />

a. Auguste Rodin (scultore francese, 1840-1917), Il Bacio, 1889 [ Z2 Clip Art «Il bacio» di Rodin]<br />

b. Gustav Klimt (pittore austriaco, 1862-1918), Il Bacio, 1907-8<br />

c. Jean-Honoré Fragonard (pittore francese, 1732-1806), Il bacio rubato, 1788<br />

Confronta questi o altri dipinti e sculture (puoi cercarli su Internet) con Il Bacio di Francesco Hayez<br />

e discutine in classe.

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