3Leggere, comprendere, analizzare La poesia - Editori Laterza
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MARCELLO COLANINNO<br />
MARIANNA GIOVE<br />
DANIELA DI MARCO<br />
GIUSEPPINA ROGNONI<br />
Letture, scritture, immagini per il biennio<br />
<strong>Editori</strong> <strong>La</strong>terza<br />
<strong>poesia</strong>
P strumenti<br />
PREREQUISITI<br />
• possedere un lessico di base<br />
• capire il contenuto di un testo accompagnato da<br />
introduzione, note e commenti<br />
• cogliere e selezionare le informazioni in base alla<br />
funzione e all’importanza<br />
OBIETTIVI<br />
per l , analisi<br />
del testo poetico<br />
Comprendere<br />
• la differenza fra prosa e verso<br />
• l’origine e le caratteristiche principali della <strong>poesia</strong><br />
• i rapporti fra <strong>poesia</strong> e musica<br />
• le specificità del linguaggio poetico<br />
• il contenuto denotativo e connotativo di un testo<br />
poetico<br />
• le varietà storiche e di registro della lingua poetica<br />
• le scelte stilistiche di un autore<br />
Analizzare<br />
• la struttura sintattica di un brano poetico<br />
• le scelte lessicali<br />
• il verso e il ritmo<br />
• la rima e lo schema metrico<br />
• l’uso figurato del linguaggio<br />
• i rapporti interni ed esterni al testo<br />
• le parole-chiave, i campi semantici e i motivi portatori<br />
del tema<br />
• il messaggio complessivo di un testo poetico<br />
Approfondire<br />
• operare approfondimenti sul contesto storico, sulla<br />
biografia o sulla poetica dell’autore<br />
• operare confronti fra brani e autori diversi<br />
• interpretare il testo in relazione al contesto storicoculturale<br />
• rispettare i criteri di organizzazione dei contenuti<br />
e correttezza formale<br />
CONTENUTI<br />
Scheda 1 Cos’è il testo poetico<br />
<strong>La</strong>boratorio P1 Scrittori, poeti e cantanti<br />
definiscono la <strong>poesia</strong><br />
Scheda 2 Capire una <strong>poesia</strong>: la parafrasi<br />
<strong>La</strong>boratorio P2 G. Leopardi, Alla luna •<br />
P3 S. Quasimodo, Nostalgia della Sicilia<br />
Scheda 3 Verso e ritmo<br />
<strong>La</strong>boratorio P4 S. Penna, Mi nasconda la<br />
notte e il dolce vento • P5 S. Penna, Già mi<br />
parla l’autunno<br />
Scheda 4 Rima e strofa<br />
<strong>La</strong>boratorio P6 V. Cardarelli, Sera di Liguria<br />
• P7 U. Saba, Trieste • P8 G. Carducci,<br />
Traversando la Maremma toscana<br />
Scheda 5 Figure retoriche<br />
<strong>La</strong>boratorio P9 G. Pascoli, Prima del<br />
temporale • P10 G. Pascoli, <strong>La</strong>vandare<br />
Scheda 6 Comprendere la <strong>poesia</strong>:<br />
il commento<br />
<strong>La</strong>boratorio P11 U. Foscolo, A Zacinto •<br />
P12 G. Ungaretti, Fratelli<br />
Scheda 7 In sintesi: come si analizza<br />
un testo poetico
P<br />
Cos’è il testo poetico<br />
Gentile<br />
Ettore Serra<br />
<strong>poesia</strong><br />
è il mondo l’umanità<br />
la propria vita<br />
fioriti dalla parola<br />
la limpida meraviglia<br />
di un delirante fermento<br />
Quando trovo<br />
in questo mio silenzio<br />
una parola<br />
scavata è nella mia vita<br />
come un abisso<br />
(Giuseppe Ungaretti, Commiato)<br />
Strumenti per l’analisi del testo poetico 723<br />
Nella mia <strong>poesia</strong> non c’è traccia d’odio per il nemico, né per nessuno: c’è la presa di coscienza della condizione umana,<br />
della fraternità degli uomini nella sofferenza, dell’estrema precarietà della loro condizione. C’è volontà d’espressione,<br />
necessità d’espressione. [...] Il Porto sepolto fu stampato a Udine nel 1916, in edizione di 80 esemplari a<br />
cura di Ettore Serra. <strong>La</strong> colpa fu tutta sua. [...] Non ebbi il coraggio di non confidarmi a quel giovane ufficiale che<br />
mi domandò il nome, e gli raccontai che non avevo altro ristoro se non di cercarmi e di trovarmi in qualche parola,<br />
e ch’era il mio modo di progredire umanamente.<br />
(Giuseppe Ungaretti, Vita d’un uomo)<br />
Per introdurre un discorso sulla <strong>poesia</strong>, abbiamo<br />
riportato due brani di uno dei più famosi poeti italiani<br />
del Novecento, Giuseppe Ungaretti. Il primo è un<br />
componimento in versi posto a chiusura della sua prima<br />
raccolta, nel quale espone all’editore Ettore Serra<br />
le sue idee sulla <strong>poesia</strong>; il secondo è un brano in prosa,<br />
scritto a molti anni di distanza, nel quale il poeta<br />
ricorda come era nato quel libro, con quale spirito e<br />
Scheda 1<br />
<strong>La</strong> prosa indica una memo<br />
scrittura continua, che<br />
prosegue fino al termine del foglio.<br />
Il verso indica una scrittura spezzata, che<br />
fa inversione andando a capo prima del<br />
termine del foglio.<br />
con quali intenti. I testi affrontano il medesimo argomento, utilizzando a volte le stesse parole: ma nel<br />
brano di Vita d’un uomo questa riflessione è espressa in forma discorsiva, nel Commiato è scritta in forma<br />
poetica. Ma allora qual è la differenza fra prosa e verso?<br />
Una prima differenza fra prosa e verso è evidente fin dall’aspetto tipografico dei due brani: nella<br />
prosa la scrittura scorre senza interruzioni e occupa quasi l’intero spazio bianco della pagina, andando<br />
a capo al termine della riga; nella <strong>poesia</strong> la scrittura non procede linearmente lungo tutta la riga, ma va<br />
frequentemente a capo creando delle pause.<br />
1. Prosa e verso<br />
Se guardiamo all’etimologia del termine, il verso (dal latino versus, «che torna indietro») si differenzia<br />
dalla prosa (prorsus, «che va avanti») proprio perché è un discorso che non prosegue fin dove finisce il<br />
rigo del foglio, ma con cadenze regolari va a capo. I segmenti di testo così evidenziati si dicono versi.<br />
Questa distinzione determina una serie di conseguenze importanti:<br />
• la <strong>poesia</strong> si presenta come un discorso frammentato, fatto di brevi frasi che esprimono la soggettività<br />
del poeta;<br />
• le parole sono disposte nel verso secondo una successione di accenti più o meno regolare, che imprime<br />
al testo un certo ritmo;
3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />
724<br />
Scheda 1<br />
Cos’è il testo poetico<br />
• le parole collocate all’inizio o alla fine del verso sono in posizione di rilievo; tale posizione spesso è evi-<br />
memo<br />
<strong>La</strong> <strong>poesia</strong>:<br />
• è espressione della soggettività dell’individuo<br />
[ P scheda 1];<br />
• sceglie e dispone le parole in modo diverso<br />
dal linguaggio quotidiano [ P scheda 2];<br />
• dà importanza all’aspetto ritmico e melodico<br />
delle parole [ P schede 3 e 4];<br />
• comunica contenuti e concetti densi di significato,<br />
che vanno interpretati [ P schede<br />
5 e 6].<br />
denziata da corrispondenze di suoni, come la rima;<br />
• le parole sono disposte nel verso secondo un ordine<br />
che non sempre coincide con quello comune;<br />
• la misura più concentrata del verso porta a utilizzare<br />
meno parole rispetto al discorso in prosa, ma con<br />
maggiori sfumature di significato, o a volte con più<br />
significati insieme (si parla dunque di polisemia,<br />
‘molti significati’).<br />
Sono queste le caratteristiche fondamentali della<br />
<strong>poesia</strong>, che impareremo a riconoscere e <strong>analizzare</strong><br />
nel presente laboratorio.<br />
2. Poesia: creare con le parole<br />
<strong>La</strong> parola <strong>poesia</strong> deriva dal verbo greco poièin che significa «creare». Fare <strong>poesia</strong> significa, infatti,<br />
«creare con le parole». Se però è facile risalire all’etimologia del termine, più difficile è risalire alle<br />
origini di questo particolare modo di esprimersi e comunicare.<br />
Le prime testimonianze di <strong>poesia</strong> nella cultura greco-latina (dalla quale in gran parte deriva la nostra)<br />
sono associate a eventi importanti della vita pubblica e privata: cerimonie religiose e militari, occasioni<br />
di lutto o di festa. In tutte queste circostanze la <strong>poesia</strong> era accompagnata da musiche e danze, ed è<br />
probabile che essa sia nata dalla necessità di adattare le parole a una melodia e a un ritmo ben precisi.<br />
Formule magico-religiose, canti militari, persino leggi e discorsi pubblici, ma anche lamenti funebri e<br />
canzoni nei banchetti furono probabilmente le prime forme di parola recitata nell’antichità.<br />
Una prima definizione del concetto di <strong>poesia</strong> e dei suoi generi è elaborata nel trattato Poetica di Aristotele,<br />
filosofo greco del IV secolo a.C., che individua il suo carattere distintivo nella «imitazione» della natura.<br />
<strong>La</strong> <strong>poesia</strong> infatti, secondo Aristotele, nasce perché «l’imitare è un istinto di natura comune a tutti gli<br />
uomini fino dalla fanciullezza». L’imitazione della natura avviene però in modi e forme diverse: secondo<br />
l’oggetto che viene trattato, secondo il modo di trattarlo e secondo i mezzi espressivi impiegati dal poeta.<br />
In base all’oggetto, cioè all’argomento trattato, il poeta dà un tono diverso al suo discorso, che può<br />
essere:<br />
• alto, tipico dei componimenti con tono e argomento solenni, come tragedie e poemi epici;<br />
• medio, tipico di componimenti con toni e argomenti comuni, quotidiani, come le commedie;<br />
• basso, tipico di componimenti con toni e argomenti semplici, come la <strong>poesia</strong> sentimentale.<br />
I mezzi utilizzati dal poeta sono:<br />
• il ritmo;<br />
• il linguaggio;<br />
• l’armonia.<br />
I modi utilizzati dal poeta sono:<br />
• forma narrativa, o diegesi (= «racconto» nel quale chi scrive riporta il contenuto dei discorsi e descrive<br />
gesti e situazioni), che può essere in prima o in terza persona;<br />
• forma drammatica, o mimesi (= «imitazione» in cui chi scrive riporta solo il contenuto dei discorsi<br />
e non riproduce gesti e situazioni, che vengono direttamente rappresentati in scena).<br />
Il genere di <strong>poesia</strong> nel quale il poeta parla in prima persona esprimendo stati d’animo, sentimenti,<br />
riflessioni soggettive è detto <strong>poesia</strong> lirica. Il nome si ricollega alla consuetudine della <strong>poesia</strong> antica di<br />
accompagnarsi con strumenti musicali, quali appunto la lira.
3. Musica e <strong>poesia</strong><br />
P<br />
Aristotele nella Poetica dà una prima definizione di <strong>poesia</strong>:<br />
Strumenti per l’analisi del testo poetico 725<br />
a. stile alto<br />
1. l’oggetto b. stile medio<br />
c. stile umile<br />
Le leggende antiche attribuivano l’origine della <strong>poesia</strong> a personaggi avvolti nel mito: uno di essi, Orfeo,<br />
era spesso rappresentato con la lira in pugno, nell’atto di suonare incantando uomini, animali e persino<br />
elementi naturali. <strong>La</strong> <strong>poesia</strong> anticamente era infatti recitata con l’accompagnamento musicale di strumenti<br />
a fiato o a corda.<br />
Sappiamo che anche i primi componimenti dei poeti medievali italiani nacquero con una veste musicale<br />
e Dante stesso – secondo una testimonianza di Boccaccio – «sommamente si dilettò in suoni e canti<br />
nella sua giovinezza». Alcune sue composizioni furono musicate da amici e collaboratori (uno di essi,<br />
Casella, viene ricordato da Dante nel Purgatorio). Insomma, Dante si comportava a volte come un<br />
moderno paroliere: sceglieva alcuni componimenti più «orecchiabili» e li affidava ai suoi collaboratori<br />
perché vi adattassero una linea melodica. Sicuramente, nella fase di composizione, i poeti medievali<br />
tenevano presenti gli effetti ritmici e melodici delle parole, che il canto poteva arricchire e valorizzare.<br />
Successivamente, con la nascita del libro a stampa (1455), il distacco fra <strong>poesia</strong> e musica si accentuò:<br />
la <strong>poesia</strong> scritta e stampata si rivolse a un pubblico di lettori, piuttosto che di ascoltatori, capaci di<br />
apprezzare la raffinatezza delle parole e l’importanza<br />
degli argomenti trattati; ciò determinò una maggior<br />
cura formale della parte scritta.<br />
Nelle schede seguenti, analizzeremo dunque la<br />
<strong>poesia</strong> dapprima nei suoi aspetti linguistici (lessico,<br />
sintassi, ecc.) e poi in quelli ritmici e musicali. <strong>La</strong> trattazione<br />
andrà necessariamente distinta in lezioni successive,<br />
ma occorre sempre ricordare che tali aspetti<br />
in una <strong>poesia</strong> sono compresenti e inseparabili.<br />
4. Il tratto distintivo della <strong>poesia</strong>: lo «scarto linguistico»<br />
Più recentemente, lo studioso russo Roman Jakobson (1896-1982) ha analizzato i fattori che caratterizzano<br />
la comunicazione poetica, sostenendo che essa si avvale di un elemento distintivo: l’uso libero e personale<br />
di parole e costruzioni sintattico-grammaticali. Il testo poetico non segue le norme comuni che regolano<br />
la comunicazione; questa modalità espressiva prende il nome di scarto linguistico, o scarto dalla<br />
norma, in quanto costituisce una vera e propria «deviazione» rispetto alle regole della lingua comune,<br />
• sia per quanto riguarda la sintassi, cioè la costruzione della frase,<br />
• sia per quanto riguarda il lessico, cioè la scelta delle parole usate.<br />
Scheda 1<br />
Cos’è il testo poetico<br />
Poesia = imitazione a. forma narrativa in 3a persona<br />
della natura secondo: 2. il modo b. forma narrativa in 1a persona<br />
c. forma drammatica<br />
a. ritmo<br />
lirica<br />
3. i mezzi b. linguaggio<br />
c. armonia<br />
memo<br />
<strong>La</strong> <strong>poesia</strong>,<br />
memo<br />
• come la musica, valorizza<br />
l’aspetto ritmico-melodico delle parole;<br />
• come forma particolare di scrittura, cura<br />
la scelta, la disposizione e il significato<br />
delle parole.<br />
In <strong>poesia</strong> è raro che le parole siano disposte secondo l’ordine previsto dalla sintassi (soggetto, pre-
3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />
726<br />
Scheda 1<br />
Cos’è il testo poetico<br />
dicato, complemento), si utilizzano spesso termini astratti in luogo dei concreti, si modifica il significato<br />
delle parole secondo le esigenze del poeta.<br />
Prendiamo ad esempio l’inizio dell’Infinito di Giacomo Leopardi:<br />
Giacomo Leopardi, L’infinito<br />
Sempre caro mi fu quest’ermo colle<br />
Leopardi si riferisce al monte Tabor, un colle vicino la casa paterna che egli aveva scelto come luogo<br />
delle sue riflessioni, perché silenzioso e solitario («ermo»). Il significato e il valore emotivo di questo<br />
verso è dato anche dalla disposizione e dalla scelta delle parole.<br />
Se dicessimo «Quest’ermo colle mi fu sempre caro» ristabiliremmo l’ordine normale delle parole,<br />
ma il risultato non sarebbe lo stesso. Quelle parole, disposte in quel modo, imprimono al verso un ritmo<br />
pacato e trasmettono una sensazione di calma, di familiarità, comunicandoci innanzitutto che quel<br />
vincolo affettivo è esistito da sempre («Sempre caro»).<br />
Anche la scelta delle parole è importante. Se dicessimo: «Questo colle solitario mi è sempre piaciuto»<br />
o «Come mi piace questo colle solitario» ridurremmo a zero la suggestione del verso creata dagli<br />
aggettivi «caro», «ermo» e «questo»:<br />
• caro indica una predilezione, una vicinanza affettiva: il colle è sì un elemento del paesaggio, ma<br />
soprattutto un luogo che ricorda al poeta particolari stati d’animo o momenti della sua vita;<br />
• ermo vuol dire «solitario» (dallo stesso aggettivo vengono le parole «eremo» ed «eremita»): comunica<br />
quindi un’idea di raccoglimento interiore, di pace;<br />
• questo indica un oggetto vicino nel tempo o nello spazio: indica dunque che il colle è una presenza<br />
concreta, vicina a chi parla, ma anche legata ai suoi sentimenti.<br />
Queste scelte particolari sono fondamentali per esprimere il senso della <strong>poesia</strong> e determinarne il messaggio,<br />
che è formulato in un preciso «codice» letterario.<br />
mappa della scheda Cos’è la <strong>poesia</strong><br />
<strong>La</strong> <strong>poesia</strong> è una forma particolare di comunicazione che:<br />
• riproduce la NATURA esterna e interna,<br />
• secondo la visione SOGGETTIVA dell’individuo;<br />
• fu in origine accompagnata dalla MUSICA;<br />
• poi si separò come forma particolare di SCRITTURA,<br />
• che si distingue dalla scrittura comune per lo SCARTO LINGUISTICO.<br />
Dunque, la <strong>poesia</strong>:<br />
• è scritta in VERSI;<br />
• non segue LESSICO e SINTASSI comuni;<br />
• segue un RITMO e un SUONO particolari;<br />
• ha un CONTENUTO denso di significati;<br />
• comunica un MESSAGGIO in un codice letterario.
P Strumenti<br />
5<br />
10<br />
15<br />
20<br />
P<br />
per l , analisi<br />
del testo poetico<br />
laboratorio<br />
Dante Alighieri [<strong>La</strong> <strong>poesia</strong>] non è nient’altro che<br />
creazione fantastica composta secondo le regole<br />
della retorica e della musica. (De vulgari eloquentia,<br />
II, IV, 2)<br />
Alessandro Manzoni Renzo ringraziò la guida, e<br />
tutti quegli altri che avevan prese le sue parti.<br />
«Bravi amici!» disse: «ora vedo proprio che i galantuomini<br />
si danno la mano, e si sostengono».<br />
Poi, spianando la destra per aria sopra la tavola, e<br />
mettendosi di nuovo in attitudine di predicatore,<br />
«gran cosa», esclamò, «che tutti quelli che regolano<br />
il mondo, voglian fare entrar per tutto carta,<br />
penna e calamaio! Sempre la penna per aria!<br />
Grande smania che hanno que’ signori d’adoprar<br />
la penna!».<br />
«Ehi, quel galantuomo di campagna! volete<br />
saperne la ragione?» disse ridendo uno di que’<br />
giocatori, che vinceva.<br />
«Sentiamo un poco», rispose Renzo.<br />
«<strong>La</strong> ragione è questa», disse colui: «che que’<br />
signori son loro che mangian l’oche, e si trovan lì<br />
tante penne, tante penne, che qualcosa bisogna<br />
che ne facciano».<br />
Tutti si misero a ridere, fuor che il compagno<br />
che perdeva.<br />
«To’» disse Renzo: «è un poeta costui. Ce n’è<br />
anche qui de’ poeti: già ne nasce per tutto. N’ho<br />
Strumenti per l’analisi del testo poetico<br />
Come primo approccio al mondo della <strong>poesia</strong>,<br />
ti presentiamo alcune definizioni che poeti,<br />
scrittori, autori di varie forme d’arte (cinema, musica, ecc.) hanno dato<br />
della <strong>poesia</strong>. Ti accorgerai che è difficile trovare un parere unanime, ma che<br />
tutti sono concordi su una cosa: la <strong>poesia</strong> è per definizione impossibile da<br />
definire.<br />
P1<br />
Scrittori, poeti e cantanti<br />
definiscono la <strong>poesia</strong><br />
una vena anch’io, e qualche volta ne dico delle<br />
curiose... ma quando le cose vanno bene».<br />
Per capire questa baggianata del povero Renzo,<br />
bisogna sapere che, presso il volgo di Milano,<br />
e del contado ancora più, poeta non significa già,<br />
come per tutti i galantuomini, un sacro ingegno,<br />
un abitator di Pindo, un allievo delle Muse; vuol dire<br />
un cervello bizzarro e un po’ balzano, che, ne’<br />
discorsi e ne’ fatti, abbia più dell’arguto e del singolare<br />
che del ragionevole. Tanto quel guastamestieri<br />
del volgo è ardito a manomettere le parole,<br />
e a far dir loro le cose più lontane dal loro legittimo<br />
significato! Perché, vi domando io, cosa ci ha<br />
che fare poeta con cervello balzano? (I promessi<br />
sposi, cap. XIV)<br />
Federico García Lorca Ma cosa vuoi che ti dica della<br />
Poesia? Cosa vuoi che ti dica di queste nubi, di<br />
questo cielo? Guardare, guardare, guardarle, guardarlo<br />
e nient’altro. Capirai che un poeta non può dir<br />
nulla sulla Poesia. <strong>La</strong>sciamo dire pure ai critici e ai<br />
professori. Ma né tu né io né alcun altro poeta sa<br />
cos’è la Poesia. Sta qui; guarda. Ho il fuoco nelle mie<br />
mani. Lo sento e lavoro con lui perfettamente, ma<br />
non posso parlare di lui senza letteratura.<br />
<strong>La</strong> <strong>poesia</strong> è qualcosa che va per le strade. Che<br />
si muove, che passa al nostro fianco. Tutte le cose<br />
hanno il loro mistero, e la <strong>poesia</strong> è il mistero che<br />
727<br />
25<br />
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5<br />
5<br />
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s<br />
t<br />
e<br />
p<br />
1<br />
3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />
contiene tutte le cose... Per questo non concepisco<br />
la <strong>poesia</strong> come astrazione, ma come cosa<br />
realmente esistente, che mi passa accanto.<br />
Eugenio Montale «Che cos’è una <strong>poesia</strong> lirica? Per<br />
conto mio non saprei definire quest’araba fenice,<br />
quest’oggetto determinatissimo, concreto, eppure<br />
impalpabile, questa strana convivenza del ragionamento<br />
e dello sragionamento». (Sulla <strong>poesia</strong>)<br />
Vittorio Sereni Diffidate – dice il poeta – di tutti<br />
coloro che sanno troppo bene che cosa è la <strong>poesia</strong>,<br />
che hanno sempre la definizione pronta;<br />
lasciate passare qualche mese, forse appena<br />
qualche giorno, e vedrete che quella definizione<br />
sarà già mutata, magari integralmente, e non<br />
sarà per questo meno perentoria di quella che<br />
l’ha preceduta. In quanto ai poeti, essi ci appaiono<br />
tentati, perennemente perplessi tra opposte<br />
definizioni e suggestioni: si direbbe che la loro,<br />
guardata attimo per attimo, metro per metro, è<br />
memo<br />
<strong>La</strong> Fenice, o Araba fenice,<br />
è un uccello mitologico<br />
che, secondo la leggenda, viveva per<br />
cinquecento anni, unico esemplare sulla terra,<br />
e dopo la morte rinasceva dalle proprie<br />
ceneri. Di qui in senso figurato l’espressione<br />
indica una persona o una cosa rara, se non<br />
unica, o capace di rinnovarsi, «rinascere»<br />
anche dopo situazioni difficilissime.<br />
più una strada di dubbi che di certezze. (Esperienza<br />
della <strong>poesia</strong>)<br />
Franco Fortini Rispondere è come se si volesse<br />
rispondere a «che cos’è l’uomo» o a «che cos’è il<br />
mondo». Bisogna aggirare la difficoltà. [...]<br />
Certo bisogna tener presente che quando si<br />
parla di <strong>poesia</strong> questa parola significa due cose: da<br />
un lato, appunto, un tipo particolare di discorso<br />
parlato o scritto che si distingue da altri modi di comunicazione;<br />
dall’altro, invece, un’attribuzione di<br />
valore per cui si dice «<strong>poesia</strong>» per dire qualcosa di<br />
bello, di importante, di riuscito, di meritevole di stima<br />
o di attenzione. Nel parlare comune, «<strong>poesia</strong>»<br />
significa due cose: per un verso è un discorso, o ragionamento,<br />
o una comunicazione dove prevalgono<br />
elementi di ritmo e cadenze, di ripetizioni, di immagini<br />
che alterano i significati immediati e che gli<br />
conferiscono, oltre ai primi, anche significati interiori.<br />
Per un altro verso, quando noi diciamo «questa<br />
è <strong>poesia</strong>» intendiamo in genere qualcosa di elevato<br />
e di nobile, di rassicurante o di commovente<br />
o di rasserenante, di vivace, pungente, ecc. (Che<br />
cos’è la <strong>poesia</strong>?, Intervista dell’8 maggio 1993)<br />
Francesco De Gregori<br />
Vanno a due a due i poeti, traversano le nostre<br />
[stagioni,<br />
e passano poeti brutti e poeti buoni.<br />
Ma quando fra tanti poeti ne trovi uno vero,<br />
è come partire lontano, come viaggiare davvero.<br />
(Poeti per l’estate)<br />
Roberto Benigni Per fare <strong>poesia</strong> una sola cosa è<br />
necessaria: tutto.<br />
Comprendi le definizioni di <strong>poesia</strong> Le definizioni sopra riportate appartengono a scrittori italiani<br />
e stranieri che, in epoche diverse, hanno provato a definire la loro poetica*, spiegando la loro personale<br />
idea di <strong>poesia</strong>.<br />
Per orientarti meglio, puoi anche svolgere ricerche sugli autori, cercando nell’indice del volume e<br />
reperendo informazioni biografiche essenziali. I brani e gli autori sono disposti in ordine cronologico,<br />
a partire da Dante Alighieri, che fu tra i primi a dedicare alla lingua e alla teoria letteraria dei trattati specifici.<br />
Secondo Dante la <strong>poesia</strong> ha una sua precisa tecnica, che può essere appresa e riprodotta seguendo<br />
le regole della lingua e della musica.<br />
• Spiega con parole tue la definizione di Dante, e in particolare il riferimento alle regole di composizione<br />
della musica [ P scheda 1, § 3].<br />
A partire dall’Ottocento e per tutto il Novecento si afferma invece l’idea che la <strong>poesia</strong> sia frutto della<br />
libera creatività individuale, e dunque indefinibile e sfuggente a ogni classificazione.<br />
5<br />
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20
P<br />
Strumenti per l’analisi del testo poetico 729<br />
• Spiega con parole tue il significato dell’affermazione del poeta spagnolo García Lorca: «Ho il fuoco<br />
nelle mie mani. Lo sento e lavoro con lui perfettamente, ma non posso parlare di lui senza letteratura».<br />
• Ricerca fra le definizioni riportate altre affermazioni a sostegno di questa seconda tesi.<br />
<strong>La</strong> questione è stata riproposta dallo scrittore Franco Fortini che, in un’intervista del 1993, distingue<br />
i due aspetti del problema: da un lato c’è la <strong>poesia</strong> come tecnica, insieme di regole di composizione; dall’altro<br />
c’è la <strong>poesia</strong> come criterio di valore, che attribuiamo a tutte quelle creazioni letterarie che sollecitano<br />
i nostri sentimenti, ci emozionano, appagano il nostro senso estetico.<br />
• Quali sono i due significati principali della parola «<strong>poesia</strong>» secondo lo scrittore Franco Fortini?<br />
Secondo te, di quale dei due ci occuperemo in particolare nel presente laboratorio?<br />
Analizza le varie accezioni della parola <strong>poesia</strong> Le affermazioni di Fortini mettono in evidenza<br />
le varie accezioni con le quali la parola «<strong>poesia</strong>» è stata interpretata nel corso del tempo. Da un lato<br />
esiste una definizione «ufficiale» di <strong>poesia</strong>, come modalità espressiva che utilizza in maniera particolare<br />
il ritmo e il suono, la disposizione e la scelta delle parole. Dall’altro lato esiste anche un’idea «comune»<br />
di <strong>poesia</strong>, più diffusa a livello popolare, che attribuisce ai poeti capacità di inventiva e di espressione<br />
fuori dal comune, tanto da distinguerli dal resto degli uomini.<br />
Questa idea emerge dal brano dei Promessi sposi in cui Renzo, reduce dai tumulti scoppiati a Milano<br />
per il rincaro del pane, rilascia incautamente dichiarazioni «rivoluzionarie» in un’osteria. Dalle parole<br />
di Renzo, giovane semplice e popolano, vien fuori l’idea che il poeta sia uno spirito eccentrico, «balzano»,<br />
singolare. Manzoni interviene subito a chiarire meglio le affermazioni del suo personaggio, spiegando<br />
che presso il popolo milanese «poeta» significava piuttosto «cervello bizzarro» e non «sacro<br />
ingegno», seguace delle Muse (divinità protettrici delle arti, che avevano sede sul monte Pindo). Il popolo,<br />
conclude Manzoni, a volte si diverte a stravolgere le parole, perché i poeti non hanno nulla a che fare<br />
con la follia. Ma sarà proprio così?<br />
• Come ti sembra il tono delle affermazioni di Manzoni a proposito della concezione di <strong>poesia</strong> secondo<br />
il popolo milanese?<br />
a. ironico b. sconsolato c. serio d. distaccato<br />
Motiva la tua risposta.<br />
I poeti del Novecento si sono invece sottratti al tentativo di definire con precisione la <strong>poesia</strong>. Due<br />
esempi di questa tendenza sono contenuti nelle affermazioni di Eugenio Montale e di Vittorio Sereni.<br />
Rileggile e rispondi alle seguenti domande.<br />
• Perché Eugenio Montale definisce la <strong>poesia</strong> «araba fenice»? [ memo]<br />
• Perché il poeta Vittorio Sereni afferma che i poeti sono perennemente «perplessi»?<br />
Infine, anche autori di musica o di cinema, come il cantautore Francesco De Gregori o il regista e<br />
attore Roberto Benigni, hanno provato a definire a modo loro la figura del poeta e il ruolo della <strong>poesia</strong>.<br />
Rileggi le loro affermazioni e rispondi alle domande seguenti.<br />
• Che cosa significa secondo te l’affermazione che esistono «poeti brutti e poeti buoni»?<br />
• Che cosa significa che per fare una <strong>poesia</strong> occorre una sola cosa, cioè «tutto»?<br />
s<br />
t<br />
e<br />
p<br />
2
730<br />
s<br />
t<br />
e<br />
p<br />
3<br />
3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />
Approfondisci una tua personale definizione di <strong>poesia</strong> Come vedi, da sempre la <strong>poesia</strong> è<br />
vista come un’attività così straordinaria e misteriosa da includere tutto e il suo contrario. I poeti possono<br />
essere ingegni straordinari o matti da legare, poeti per una stagione, magari solo per l’estate, oppure<br />
animi nobili e sensibili, capaci di far «volare davvero». Adesso prova tu a dire la tua.<br />
• Tra le definizioni di «<strong>poesia</strong>» o di «poeta» riportate, scegline alcune con le quali concordi e altre<br />
che non condividi e commentale spiegando i motivi della tua scelta e argomentando la tua opinione.
Capire una <strong>poesia</strong>:<br />
la parafrasi<br />
P<br />
Strumenti per l’analisi del testo poetico 731<br />
Scheda 2<br />
Su su, svelti eh, svelti veloci piano, con calma, non v’affrettate eh. Poi non<br />
scrivete subito poesie d’amore eh, che sono le più difficili. Aspettate almeno<br />
un’ottantina d’anni. Scrivetele su un altro argomento, che ne so su... il mare,<br />
il vento, un termosifone, un tram in ritardo, ecco: che non esiste una cosa<br />
più poetica di un’altra. Eh, avete capito? <strong>La</strong> <strong>poesia</strong> non è fuori, è dentro. Cos’è<br />
la <strong>poesia</strong>? non chiedermelo più: guardati nello specchio, la <strong>poesia</strong> sei tu.<br />
E vestitele bene le poesie, cercate le parole! Dovete sceglierle! A volte ci<br />
vogliono otto mesi per trovare una parola! Sceglietele: che la bellezza è cominciata quando qualcuno ha cominciato<br />
a scegliere. Da Adamo ed Eva: lo sapete Eva quanto ci ha messo prima di scegliere la foglia di fico giusta? Come<br />
mi sta questa, come mi sta questa... come mi sta questa... ha spogliato tutti i fichi del Paradiso terrestre!<br />
Innamoratevi! Se non vi innamorate è tutto morto: morto tutto è. Vi dovete innamorare e diventa tutto vivo, si<br />
muove tutto. Dilapidate la gioia! Sperperate l’allegria! Siate tristi e taciturni con esuberanza. Fate soffiare in faccia<br />
alla gente la felicità! E come si fa? Fammi vedere gli appunti che mi son scordato. Questo è quello che dovete fare...<br />
Non son riuscito a leggerli. Ora mi son dimenticato. Per trasmettere la felicità bisogna essere felici! E per trasmettere<br />
il dolore bisogna essere... felici. Siate felici: dovete patire. Stare male soffrire; non abbiate<br />
paura a soffrire tutto il mondo soffre. Eh? E se non avete i mezzi? non vi preoccupate, tanto per<br />
fare <strong>poesia</strong> una sola cosa è necessaria: tutto. Avete capito?<br />
E non cercate la novità. <strong>La</strong> novità è la cosa più vecchia che ci sia. E se il verso non vi viene<br />
da questa posizione, da questa, o da così, buttatevi in terra. Mettetevi così. Eccolo qua: è da<br />
distesi che si vede il cielo, guarda che bellezza! perché non mi ci sono messo prima. Cosa guardate?<br />
I poeti non guardano, vedono! Fatevi obbedire dalle parole: se la parola... muro! Muro!<br />
non vi dà retta...? non usatela più per otto anni! Così impara. Che è questo? Boh? Non lo so.<br />
Questa è la bellezza. Come quei versi là, che voglio che rimangano scritti lì per sempre! Forza,<br />
cancellate tutto. Che dobbiamo cominciare, la lezione è finita.<br />
Cercare le parole: questa è la prima raccomandazione del professor Attilio De Giovanni (interpretato da<br />
Roberto Benigni nel film <strong>La</strong> tigre e la neve, del quale abbiamo trascritto una scena), che impartisce lezioni<br />
di <strong>poesia</strong> a una classe di studenti attenti e divertiti. Farsi obbedire dalle parole, entrare in sintonia con<br />
esse, oppure litigarci, a costo di non usarle per anni. Il poeta, infatti, sceglie le parole più vicine al proprio<br />
gusto e alla propria sensibilità, che abbiano un suono e un significato per lui particolari.<br />
Ma chi si propone di <strong>analizzare</strong> una <strong>poesia</strong> deve innanzitutto semplificare le sue parole e le sue frasi.<br />
Per questo la versione in prosa è la prima operazione da compiere sul testo di una <strong>poesia</strong>. Perché la<br />
<strong>poesia</strong> va certamente letta e apprezzata così com’è scritta, a volte anche nella sua complessità; ma va<br />
innanzitutto spiegata in termini semplici, perché risulti accessibile e significativa. E non sia come «parlare<br />
a un muro».<br />
1. Significante/significato<br />
<strong>La</strong> <strong>poesia</strong>, come ogni atto comunicativo, è un insieme di segni (le parole) organizzati secondo le regole<br />
di un codice (il linguaggio letterario). Il linguaggio letterario è quindi la chiave di accesso che consente<br />
la codificazione (la scrittura) e la decodificazione (la lettura, l’interpretazione) del messaggio poetico.<br />
Questo messaggio è trasmesso dalle parole.<br />
Ogni parola risulta dall’unione di:<br />
• significante: è la forma esterna, concreta del segno linguistico, cioè l’insieme di suoni (fonemi) e di<br />
lettere (grafemi) che insieme compongono la parola; ad es. la parola luna è scomponibile nei grafemi<br />
/l/u/n/a/ oppure può essere trascritta nei fonemi che ne indicano la corretta pronuncia: [lúna];<br />
• significato: è il contenuto interno, l’immagine mentale alla quale la parola rinvia; quando ad esempio<br />
noi pronunciamo la parola luna pensiamo al satellite naturale della terra visibile in cielo di notte.
3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />
732<br />
Scheda 2<br />
Capire una <strong>poesia</strong>: la parafrasi<br />
Ogni <strong>poesia</strong>, dunque, andrà analizzata<br />
• a livello del significante, rilevando gli aspetti musicali e sonori delle parole;<br />
• a livello del significato, decifrando il senso e individuando i contenuti essenziali del testo.<br />
In questa lezione ci soffermeremo sul significato (gli aspetti formali saranno esaminati nelle schede<br />
successive).<br />
2. Denotativo/connotativo<br />
Riprendiamo l’esempio della parola luna. Tutti noi conosciamo il significato proprio della parola, ma sappiamo<br />
anche che essa è utilizzata con significati diversi in particolari modi di dire: espressioni come chiaro<br />
di luna, luna nel pozzo, volere la luna, abbaiare alla luna, ecc. ci suggeriscono di volta in volta particolari<br />
sfumature di significato della parola luna, come «astro caro agli innamorati», «desiderio irraggiungibile»,<br />
ecc. <strong>La</strong> parola, cioè, ci fa venire in mente significati particolari che si sono aggiunti nel corso del<br />
tempo a quello proprio originario. Ogni parola, dunque, custodisce un duplice significato:<br />
• denotativo: il significato reale, oggettivo della parola (= che cos’è per tutti);<br />
• connotativo: il significato figurato, soggettivo della parola (= che cosa può essere per me).<br />
memo<br />
Segno<br />
LUNA<br />
Significante<br />
+<br />
Significato<br />
fonemi /lúna/<br />
grafemi/l/u/n/a<br />
denotativo<br />
(satellite naturale della terra)<br />
connotativo<br />
(astro degli innamorati, ecc.)<br />
<strong>La</strong> <strong>poesia</strong>, poiché riguarda<br />
emozioni, ricordi, sensazioni legati<br />
all’esperienza individuale<br />
di chi scrive e di chi legge, utilizza<br />
soprattutto il valore connotativo,<br />
cioè soggettivo, del linguaggio.<br />
Fare <strong>poesia</strong> significa<br />
dunque comunicare, condividere<br />
con i lettori questo valore.<br />
3. Diacronia/sincronia<br />
Il discorso poetico utilizza un linguaggio «altro», diverso dalla pratica quotidiana; e ciò è ancor più evidente<br />
per le poesie scritte nei secoli passati, in una lingua lontana da quella utilizzata oggi.<br />
Ogni lingua, infatti, si differenzia in base a:<br />
• diacronia (= «attraverso il tempo»): è l’insieme delle varietà linguistiche dovute al passare del tempo;<br />
la lingua di Dante Alighieri, per fare l’esempio più ovvio, è certamente diversa da quella attuale;<br />
• sincronia (= «nello stesso tempo»): è l’insieme delle varietà linguistiche compresenti in un determinato<br />
momento; può dipendere dal livello di cultura di una persona, dalla sua provenienza geografica<br />
(pensa ai poeti che scrivono in dialetto), dalla situazione (familiare, ufficiale, ecc.) in cui si esprime.<br />
Per <strong>comprendere</strong> le varietà di una lingua sul piano diacronico (cioè storico) ci si può avvalere delle<br />
note a margine del testo, di un buon vocabolario, dell’ausilio dell’insegnante. Ma è bene anche cominciare<br />
ad acquisire un proprio vocabolario del linguaggio poetico, annotando le parole e le espressioni<br />
più ricorrenti in <strong>poesia</strong>, che spesso gli scrittori riprendono da autori passati presi come modello.<br />
4. Stile e registro<br />
<strong>La</strong> lingua ha tante varietà anche sul piano sincronico: due scrittori contemporanei parleranno in modo<br />
diverso in base alla loro formazione culturale, alle loro idee, a ciò che intendono comunicare. Ad esempio,<br />
ciascuno di noi si esprimerà diversamente se parlerà con i suoi coetanei, con i suoi familiari, oppure<br />
con uno sconosciuto, o ancora se lo farà in forma parlata o scritta, rivolgendosi a un potenziale pubblico<br />
di lettori. L’insieme delle scelte espressive adoperate in funzione della situazione comunicativa<br />
si chiama registro. Osserva degli esempi di registro:
R<br />
L , amore<br />
Quando oggi, riferendoci all’amore, ci sembra scontato parlare di «affari di cuore»,<br />
«batticuore», «cuori solitari», non ci accorgiamo quasi più che torna a rivivere<br />
nel nostro linguaggio quotidiano un motivo poetico molto antico, che aveva associato<br />
l’amore al cuore.<br />
Uno dei primi componimenti della nostra letteratura recita infatti nel suo primo<br />
verso Amor è uno desio che ven da core [ R3]: l’amore è un desiderio che proviene<br />
dal cuore, perché il sentimento più importante della vita umana trova la sua sede<br />
naturale nel centro vitale dell’individuo.<br />
L’amore è da sempre vissuto come un sentimento totalizzante capace di abbracciare tutto e il suo<br />
contrario: è quella forza di attrazione che spinge gli uomini a stringere legami affettivi duraturi [ R9,<br />
R10], o a stravolgere le regole sociali, andando contro le convenzioni e la morale del tempo [ R1]; è<br />
un sentimento che si costruisce pian piano con l’esperienza quotidiana [ R10], o un istinto che fa agire<br />
d’impulso [ R8]; è la vita stessa [ R1] e l’odio più profondo [ R2]; è uno stato di estasi che avvicina<br />
a Dio [ R5] o un tormento interiore che getta nello sconforto [ R4]; è immaginazione e desiderio<br />
[ R3] o piacere dei sensi [ R7, R8, R11]; è immagine nella memoria [ R6, R8] o «faccia a faccia»<br />
con l’altro [ R11]; è lenta costruzione [ R10] o colpo di fulmine [ R12]; inizio [ R12] e fine<br />
di ogni cosa [ R2].<br />
L’amore è insomma motivo di continua ispirazione per i poeti di ogni epoca e nazione.<br />
In questo modulo ascolteremo le voci di poeti che, a partire dal mondo latino fino ai giorni nostri,<br />
hanno cantato l’amore in tutte le sue sfaccettature, dalle più liete ed esaltanti alle più tristi e dolorose.<br />
PREREQUISITI<br />
• conoscere le principali caratteristiche<br />
del testo poetico<br />
• saper effettuare la parafrasi di<br />
un testo poetico con l’ausilio<br />
di note e commento<br />
OBIETTIVI<br />
Comprendere<br />
• il valore connotativo di parole<br />
ed espressioni che riguardano<br />
il vissuto personale<br />
Analizzare<br />
• le strofe e i sistemi strofici:<br />
distico e sonetto<br />
• le figure logiche e di significato:<br />
similitudine, metafora, sineddoche,<br />
antitesi e ossimoro<br />
nella rappresentazione dell’amore<br />
• le principali figure di pensiero:<br />
antitesi, iperbole, simbolo,<br />
personificazione, allegoria<br />
• temi e motivi della <strong>poesia</strong> dalle<br />
origini al Trecento<br />
• temi e motivi della <strong>poesia</strong> contemporanea,<br />
italiana e straniera<br />
Riflettere<br />
• valorizzare l’introspezione e<br />
l’espressione anche creativa<br />
di sentimenti personali<br />
• favorire la condivisione di<br />
emozioni e sentimenti con i pari<br />
Approfondire<br />
• operare confronti fra testi<br />
legati dallo stesso tema dell’amore,<br />
o con opere appartenenti<br />
ad altre espressioni artistiche<br />
(pittura, musica, ecc.)<br />
• effettuare ricerche su immagini<br />
e motivi legati al tema dell’amore
R1<br />
Godiamoci la vita,<br />
o Lesbia mia<br />
Gaio Valerio Catullo<br />
Il carme è considerato la «prima pagina»<br />
della storia d’amore fra Catullo e Lesbia. Il<br />
poeta esorta la donna a godere la vita e ad<br />
abbandonarsi alla passione, sfidando le invidie<br />
e lo scandalo dei benpensanti. Al termine<br />
di una breve vita di piaceri e amori, l’uomo è<br />
infatti atteso da una morte eterna.<br />
Godiamoci la vita, o Lesbia mia, e i piaceri d’amore;<br />
a tutti i rimproveri dei vecchi, moralisti anche troppo,<br />
non diamo il valore di una lira.<br />
Il sole sì che tramonta e risorge;<br />
5 noi, quando è tramontata la luce breve della vita,<br />
dobbiamo dormire una sola interminabile notte.<br />
841 R L’amore<br />
Autore Gaio Valerio Catullo<br />
(poeta latino, 84-54 a.C. ca)<br />
Opera Canti<br />
Genere <strong>poesia</strong> lirica<br />
Temi il poeta esorta la donna<br />
a vivere e amare, sfidando le<br />
invidie e la brevità della vita: se gli uomini<br />
sono destinati morendo a una notte senza fine,<br />
anche i baci devono essere senza fine<br />
Strumenti parafrasi [ P scheda 2]; figure<br />
retoriche [ P scheda 5]; tema e motivo [ P<br />
scheda 6, § 2]<br />
Puoi leggere un altro<br />
testo di Catullo R2.<br />
link<br />
3. non diamo il valore di una lira: non teniamo in nessun<br />
conto.<br />
l’autore<br />
Gaio Valerio Catullo<br />
Gaio Valerio Catullo visse probabilmente fra l’84 e il 54 a.C. e morì<br />
all’età di trent’anni. Era originario della Gallia Cisalpina (corrispondente<br />
alle regioni dell’Italia settentrionale, fra il Po e le Alpi), proveniente da una agiata famiglia<br />
veronese. Ma la sua patria di adozione divenne Roma, dove completò i suoi studi di retorica<br />
(l’arte di parlare bene), e dove conobbe, nel 62 a.C., la donna cantata nei suoi versi d’amore.<br />
Lesbia è un nome letterario [ approfondisci Il nome della donna, p. 842] dietro cui si nasconde<br />
l’identità della nobildonna romana Clodia, una donna colta e indipendente, che amava la<br />
letteratura, i divertimenti, le danze. Da quel che sappiamo direttamente dalle poesie di Catullo,<br />
la vicenda d’amore attraversa fasi alterne: grandi passioni e grandi litigi, amore e odio,<br />
fino al momento della separazione. Lesbia, a detta di Catullo, si concede a troppi amanti e<br />
ama troppo l’indipendenza; la passione diventa insopportabile e il poeta decide di allontanarsi<br />
da Roma, compiendo un viaggio in Bitinia, nell’Asia Minore, nel 57 a.C. Lì, fa visita alla<br />
tomba del fratello, morto anni prima (a questo episodio si ispirerà anche Ugo Foscolo quando<br />
dedicherà un sonetto al proprio fratello morto: U2). Dopo pochi anni, in difficoltà economiche,<br />
Catullo morì nella sua villa di Sirmione.<br />
Il Liber («libro») di Catullo è composto da 116 carmi («componimenti poetici»), dei quali<br />
la maggior parte affronta argomenti di vita privata e l’amore per Lesbia. Nel definire la passione<br />
Catullo è un innovatore del linguaggio: egli utilizza prevalentemente il verbo «amare», distinguendolo<br />
dal «voler bene»: i continui ripensamenti di Lesbia lo spingono a voler bene di<br />
meno, ma ad amare sempre di più. Amore significa infatti passione irresistibile, e si identifica<br />
con la vita stessa: «Viviamo, Lesbia mia, e amiamo» afferma il poeta in uno dei primi componimenti<br />
della raccolta.
3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />
842<br />
Dammi mille baci e poi cento,<br />
poi altri mille e poi altri cento,<br />
e poi ininterrottamente ancora altri mille e altri cento ancora.<br />
10 Infine, quando ne avremo sommate le molte migliaia,<br />
altereremo i conti o per non tirare il bilancio<br />
o perché qualche maligno non ci possa lanciare il malocchio,<br />
quando sappia l’ammontare dei baci.<br />
da Le poesie, a cura di F. Della Corte,<br />
Mondadori, Milano 1977<br />
11. altereremo i conti: confonderemo il numero dei baci: secondo una<br />
credenza degli antichi Romani, tenere il conto esatto dei baci portava<br />
approfondisci<br />
Il nome della donna<br />
Malocchio<br />
memo<br />
(= «cattivo<br />
sguardo») è l’influsso malefico<br />
con il quale si desidera il male di<br />
una persona. Nel testo latino è<br />
usato il verbo invidere, cioè<br />
«guardare male», da cui deriva la<br />
parola italiana invidia, «il senso<br />
di odio per la felicità altrui, unito<br />
al desiderio che tutto ciò si trasformi<br />
in male».<br />
male, perché il numero poteva essere utilizzato in formule di malocchio<br />
(anche oggi si dice che porti male contare i soldi al tavolo da gioco).<br />
Nella <strong>poesia</strong> d’amore latina la donna era spesso cantata con uno pseudonimo<br />
(falsum nomen) che serviva a nascondere la sua identità. Questo perché, generalmente,<br />
si trattava di amori clandestini, spesso per donne già sposate, che avrebbero<br />
suscitato scandalo nella società romana se fossero stati rivelati. <strong>La</strong> scelta del nome in codice<br />
da utilizzare nei versi avveniva secondo precisi criteri. Catullo ad esempio scelse di chiamare<br />
l’amata Clodia con lo pseudonimo di Lesbia per due motivi: il primo, che i due nomi<br />
avevano uguale numero di sillabe e dunque erano interscambiabili nei versi; il secondo, che<br />
il nome Lesbia ricordava la poetessa Saffo di Lesbo, della quale entrambi erano ammiratori<br />
(Catullo ne tradusse alcune poesie dal greco).<br />
Nella <strong>poesia</strong> provenzale del XII secolo, le stesse ragioni di discrezione imposero ai poeti<br />
cortesi di utilizzare un nome in codice (senhal, ‘segnale’, ‘pseudonimo’) per tutelare l’onorabilità<br />
delle nobili signore alle quali dedicavano i loro versi d’amore.<br />
Anche i poeti volgari italiani ripresero questa consuetudine. Ad esempio, Dante dà notizia<br />
che la donna amata dal suo amico Guido Cavalcanti, Giovanna (o monna Vanna), era chiamata<br />
anche Primavera, per alludere alla sua bellezza. Dante, però, introduce una novità. Egli<br />
spiega il nome Primavera come «colei che aveva preceduto» (= «prima verrà») Beatrice, così<br />
come il predicatore Giovanni Battista aveva preceduto la venuta di Cristo. Insomma, lo pseudonimo<br />
Primavera conferma indirettamente la natura divina di Beatrice.<br />
Con Dante ha inizio la cosiddetta interpretazione del nome, che corrisponde alle doti e<br />
alle qualità della donna che lo porta: Dante interpreta il nome Beatrice come «colei che dà<br />
la beatitudine»; ugualmente Petrarca interpreta il nome <strong>La</strong>ura associandolo a una serie di<br />
parole di suono simile tutte di significato positivo (l’aura «l’aria»; l’aurora «l’alba»; l’auro<br />
«l’oro»; il lauro «la corona dei poeti»).<br />
Nell’Ottocento sarà Giacomo Leopardi a utilizzare nomi fittizi per cantare le vicende di<br />
figure femminili così esemplari da risultare dei simboli: celebre è il caso di Silvia sotto cui<br />
si nasconde l’identità di Teresa Fattorini [ S4], morta adolescente per un male incurabile.<br />
Nel Novecento Gabriele d’Annunzio assegna all’attrice da lui amata Eleonora Duse il<br />
nome mitologico Ermione [ S6], a testimoniare una volontà di distinguersi e di allontanarsi<br />
dalla realtà quotidiana. Eugenio Montale userà più volte pseudonimi sotto cui sono<br />
adombrate donne reali: con il nome di Clizia è cantata la studiosa americana Irma Brandeis,<br />
Volpe è la sensuale scrittrice Maria Luisa Spaziani, Mosca (per via delle grandi lenti degli<br />
occhiali) la moglie Drusilla Tanzi, alla quale è dedicata la raccolta Xenia [ R9].
guida alla lettura<br />
843 R L’amore<br />
<strong>La</strong> struttura del testo Il testo può essere suddiviso in tre parti. Nella prima (vv. 1-3) il poeta rivolge<br />
un’esortazione alla sua donna perché goda della vita, amando e disinteressandosi delle chiacchiere<br />
dei soliti vecchi brontoloni. Nella seconda parte (vv. 4-6) si rivela il vero motivo di quell’invito: la vita è<br />
breve e quando la luce del giorno si spegne una notte perpetua attende l’uomo. Il rimedio a questo inesorabile<br />
destino è indicato nella parte conclusiva (vv. 7-13): baciarsi mille e mille volte, senza tenere mai il conto<br />
dei baci; qualche invidioso infatti, conoscendone il numero preciso, potrebbe approfittarne per lanciare<br />
contro di loro il malocchio, un incantesimo maligno che interrompa la favola del loro amore.<br />
Il tema e i motivi Per quanto ciò possa sembrare strano, l’amore non è uno dei temi più diffusi nella<br />
letteratura latina. Per di più, una relazione extraconiugale tra un uomo e una donna sposata, come<br />
quella tra Catullo e Lesbia, sarebbe stata motivo di scandalo nella società romana. Il poeta cerca dunque di<br />
tenere il suo amore al riparo dalle «chiacchiere» delle malelingue e da occhi indiscreti che possano «guardare<br />
male» gettando il malocchio [ memo].<br />
Nei versi successivi, però, si capisce qual è il vero ostacolo che impedisce il godimento di una vita spensierata:<br />
la brevità della vita umana. È questo un motivo* diffusissimo della letteratura antica, nella quale<br />
l’uomo appare consapevole della precarietà della sua esistenza rispetto all’eternità del tempo cosmico. Se il<br />
sole può tramontare e risorgere ciclicamente, così non è per l’uomo al quale, al termine della giornata della<br />
vita, tocca dormire un’unica buia notte. Queste riflessioni filosofiche si uniscono alla particolare situazione<br />
storica in cui vive Catullo (sono gli anni che porteranno all’assassinio di Cesare e alla fine della repubblica<br />
a Roma), accentuando nelle coscienze dell’epoca un senso di tristezza e di attesa angosciosa della fine.<br />
Una notte senza fine, mille baci senza fine Ma in questa <strong>poesia</strong> di Catullo non c’è traccia di infelicità<br />
né di autocommiserazione. <strong>La</strong> reazione anzi è spigliata e scanzonata: con una serie di iperboli*<br />
il poeta chiede continuamente baci alla sua donna. Guai a tenerne il conto! I due amanti cadrebbero subito vittime<br />
dell’invidia di qualcuno, o del tempo stesso che, contando i nostri baci, conta anche i momenti che ci restano<br />
da vivere.<br />
attività<br />
Comprendi<br />
1. Esegui la parafrasi del testo, tenendo contro di quanto detto nelle note e nel commento.<br />
2. Spiega il significato della metafora* prolungata dei vv. 4-6:<br />
...........................................................................................................................................................<br />
3. Perché secondo te il poeta tiene il suo amore lontano da sguardi indiscreti? Segna la risposta che<br />
ritieni più opportuna e motiva la tua scelta:<br />
a. perché teme che il suo amore clandestino sia scoperto<br />
b. per timore delle dicerie della gente<br />
c. per timore del malocchio e dell’invidia<br />
d. per sottrarsi al tempo che passa
3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />
844<br />
Analizza<br />
4. Quali figure retoriche di sintassi* e di pensiero* sono contenute nei vv. 7-9?<br />
...........................................................................................................................................................<br />
5. Ritrova nel testo le parole relative ai motivi* tipici della letteratura latina e completa la tabella:<br />
motivo testo<br />
godere la vita «Godiamoci la vita..., e i piaceri d’amore; Dammi mille baci...»<br />
i vecchi brontoloni ...........................................................................................................<br />
la brevità della vita ...........................................................................................................<br />
la notte paragonata alla morte ...........................................................................................................<br />
l’invidia delle persone ...........................................................................................................<br />
Approfondisci<br />
6. Leggi la scheda approfondisci qui sotto e confronta la <strong>poesia</strong> di Catullo con uno dei testi riportati,<br />
rilevando analogie e differenze.<br />
approfondisci<br />
Un motivo della <strong>poesia</strong> d’amore<br />
e della musica leggera: i baci<br />
Le molte migliaia di baci che Catullo chiedeva alla sua amata Lesbia per ingannare<br />
la morte e confondere gli invidiosi sono diventate un motivo ricorrente nella <strong>poesia</strong> d’amore.<br />
Il motivo si ritrova chiaramente in una quartina di Patrizia Valduga [ R11], accentuato<br />
dalla caratteristica sensualità della sua <strong>poesia</strong>:<br />
Baciami; dammi cento baci, e mille:<br />
cento per ogni bacio che si estingue,<br />
e mille da succhiare le tonsille,<br />
da avere in bocca un’anima e due lingue.<br />
Parallelamente, il motivo si diffonde anche a livello della musica leggera. A riproporlo<br />
con successo in una notissima canzone del 1961 è Adriano Celentano. Il numero delle<br />
migliaia di baci viene finalmente contato: sono 24000.<br />
Con 24000 baci oggi saprai perché l’amore<br />
vuole ogni istante mille baci,<br />
mille carezze vuole all’ora.<br />
Con 24000 baci felici corrono le ore<br />
d’un giorno splendido, perché<br />
ogni secondo bacio te.
R2<br />
Odio e amo<br />
Gaio Valerio Catullo<br />
Ci troviamo nella fase della rottura del «patto»<br />
d’amore fra Catullo e Lesbia. Nonostante<br />
ciò, il poeta non riesce a smettere di amare:<br />
la passione continua a tormentarlo.<br />
Io odio e amo. Ma come, dirai. Non lo so,<br />
sento che avviene e che è la mia tortura.<br />
da I canti, trad. di E. Mandruzzato,<br />
Bur, Milano 2001<br />
guida alla lettura<br />
845 R L’amore<br />
Autore Gaio Valerio Catullo<br />
(poeta latino, 84-54 a.C. ca)<br />
Opera Canti<br />
Genere <strong>poesia</strong> lirica<br />
Temi il poeta ha smesso di<br />
voler bene alla donna, ma non<br />
di amarla; la passione è ancora forte, come<br />
il suo tormento interiore<br />
Strumenti verso [ P scheda 3]; figure retoriche<br />
[ P scheda 5]; tema e motivo [ P<br />
scheda 6, § 2]<br />
Puoi leggere un altro<br />
testo di Catullo e<br />
approfondire l’autore R1.<br />
link<br />
Odiare significa «ave- memo<br />
re in antipatia, considerare<br />
con disprezzo e fastidio». L’odio è<br />
il sentimento di profonda avversione, inimicizia,<br />
contrarietà verso cose o persone.<br />
Un distico malinconico Si tratta di uno dei distici* (coppia di versi) più noti della letteratura latina.<br />
È inserito nella terza parte del libro di Catullo, che contiene componimenti brevi, spesso di tono irriverente<br />
(contro i propri avversari) o malinconico e sofferto come questo.<br />
Fine di un amore Siamo ormai nella fase della rottura del «patto» d’amore fra Catullo e Lesbia,<br />
che lascia il poeta nel più profondo sconforto. Eppure, egli ha smesso di «voler bene» («odio»), ma non<br />
di «amare» («amo»): la forte attrazione per la donna non è cessata, e questo è il suo tormento maggiore. Egli<br />
si domanda come ciò possa accadere, non sa darsi una risposta, ma sente che dentro di lui è così.<br />
Amore e odio Si può amare e odiare la stessa persona contemporaneamente? Il poeta ci suggerisce<br />
di sì, accostando in un’antitesi* i sentimenti opposti per eccellenza, l’amore e l’odio. Anche la<br />
nostra esperienza personale ci dice che talvolta è proprio così: amiamo una persona, ne siamo fortemente<br />
attratti, ma a volte proviamo fastidio per certi suoi comportamenti, modi di fare o di pensare. <strong>La</strong> straordinaria<br />
sopravvivenza di questo motivo* nella letteratura contemporanea e persino nella musica leggera ci dà<br />
una conferma. Il poeta cileno Pablo Neruda (1904-1973) scriveva in un sonetto del 1924: «Ti amo solo<br />
perché io te amo, / senza fine io t’odio, e odiandoti ti prego». E in un noto successo del 1971 Mina cantava:<br />
«ti odio e poi ti amo e poi ti amo / e poi ti odio e poi ti amo... / non lasciarmi mai più».
3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />
846<br />
attività<br />
Comprendi<br />
1. A chi si rivolge secondo te il poeta in questa <strong>poesia</strong>? A un amico? A Lesbia? A se stesso? Da che<br />
cosa lo capisci?<br />
Analizza<br />
2. Qual è la figura retorica su cui si basano i due versi?<br />
...........................................................................................................................................................<br />
Approfondisci<br />
3. L’amore è sintesi di tutti gli opposti. Perciò racchiude anche il suo contrario, l’odio. Sei d’accordo?<br />
Esprimi un tuo parere in proposito e dai una tua definizione di questo sentimento.<br />
R3<br />
Amor è uno desio<br />
che ven da core<br />
Giacomo da Lentini<br />
Autore Giacomo da Lentini<br />
(poeta italiano, XIII secolo)<br />
Opera Rime<br />
Genere <strong>poesia</strong> lirica<br />
Temi l’amore ha origine da un<br />
intenso piacere della donna<br />
amata che, passando per gli occhi, si<br />
stabilisce nel cuore e si alimenta attraverso<br />
l’immaginazione dell’innamorato<br />
Strumenti parafrasi [ P scheda 2]; verso [<br />
P scheda 3]; rima e sistemi strofici [ P scheda<br />
4]; figure retoriche [ P scheda 5]; parolechiave<br />
e campi semantici [ P scheda 6, § 1]<br />
Il poeta fornisce una dettagliata descrizione del<br />
meccanismo dell’innamoramento, quasi fosse<br />
un trattato medico-scientifico: l’amore ha origine<br />
dalla visione della persona amata, si impianta<br />
nel cuore, sede delle facoltà vitali dell’individuo,<br />
e si alimenta di desiderio e immaginazione.<br />
Per facilitare la comprensione della <strong>poesia</strong> forniamo di seguito la parafrasi completa.<br />
Amor è uno desio che ven da core<br />
per abondanza di gran piacimento<br />
e li occhi in prima generan l’amore<br />
4 e lo core li dà nutricamento.<br />
Ben è alcuna fiata om amatore<br />
senza vedere so ’namoramento,<br />
1. desio: desiderio.<br />
2. piacimento: è il piacere soggettivo, avvertito<br />
dai sensi dell’uomo che s’innamora, attratto<br />
dalla bellezza oggettiva della donna.<br />
4. nutricamento: alimento, nutrimento: è una<br />
metafora* che indica come la passione cresce e<br />
si alimenta all’interno dell’uomo.<br />
5. Ben è alcuna fiata om amatore: è ben vero<br />
che qualche volta (fiata) ci si innamora (om come<br />
nel francese ha valore impersonale, indica<br />
L’amore è un desiderio che nasce nel cuore a causa<br />
di un grande piacere («piacimento») e gli occhi<br />
generano da principio l’amore e il cuore lo alimenta<br />
(«dà nutricamento»). È ben vero che talvolta<br />
(«alcuna fiata») qualcuno («om») s’innamora<br />
senza vedere l’oggetto del suo amore, ma quell’amore<br />
che stringe con passione nasce dalla<br />
dunque un’esperienza che riguarda tutti, indistintamente).<br />
6. senza vedere: il poeta allude polemicamente<br />
ad alcuni testi di poeti provenzali, in cui si racconta<br />
di uomini innamorati senza aver mai avu-
ma quell’amor che stringe con furore<br />
8 da la vista de li occhi à nascimento.<br />
Che li occhi rapresentan a lo core<br />
d’onni cosa che veden bono e rio,<br />
11 com’è formata naturalemente;<br />
e lo cor, che di zo è concepitore,<br />
imagina, e piace quel desio:<br />
14 e questo amore regna fra la gente.<br />
to occasione di vedere la donna amata.<br />
– ’namoramento: l’oggetto d’a-<br />
more, quindi la donna.<br />
12. di zo: di tutto ciò, delle immagi-<br />
Giacomo da Lentini<br />
Davvero poche sono le notizie biografiche riguardanti questo poeta nato<br />
a Lentini, in Sicilia, del quale si hanno notizie certe solo dal 1233 al 1240.<br />
Fu notaio a Palermo, alla corte dell’imperatore di Svevia Federico II, e con il titolo «il Notaro»<br />
si firma a chiusura di alcuni suoi componimenti. Dante lo cita come autorevole rappresentante<br />
della scuola siciliana nel XXIV canto del Purgatorio, elogiando la qualità delle sue<br />
poesie e la varietà delle forme metriche utilizzate. Di lui restano 38 componimenti, fra cui<br />
alcuni sonetti*, forma metrica di cui è considerato l’inventore.<br />
847 R L’amore<br />
visione degli occhi: poiché gli occhi trasmettono<br />
al cuore tutto ciò che percepiscono, sia le qualità<br />
buone sia quelle cattive («bono e rio»), così come<br />
sono in natura; e il cuore, che accoglie («è concepitore»)<br />
tutto ciò («zo»), comincia a immaginare<br />
e a provare piacere di quel desiderio. E questo<br />
è l’amore che risiede tra gli uomini.<br />
da Rime, XIX<br />
<strong>La</strong> parola furore indica un impeto, una passione incontrollabile (a furor di memo<br />
popolo, far furore, ecc.).<br />
È sinonimo di furia, «pazzia»: anticamente infatti la passione era considerata una malattia<br />
dovuta all’eccesso di pensieri. Nell’Orlando furioso, ad esempio, l’omonimo protagonista è pazzo<br />
per amore.<br />
guida alla lettura<br />
ni trasmesse dagli occhi.<br />
l’autore<br />
Rispondere per le rime Il sonetto* fu scritto da Giacomo da Lentini in risposta a una «tenzone» (nel<br />
Due-Trecento è così chiamato lo scambio di componimenti, a mo’di botta e risposta, tra due poeti su un<br />
argomento specifico) con Pier della Vigna e Jacopo Mostacci. Quest’ultimo aveva posto ai poeti della corte<br />
siciliana di Federico II (di cui Giacomo da Lentini è l’esponente più illustre: approfondisci <strong>La</strong> lirica delle origini,<br />
p. 850) un interrogativo sulla natura del sentimento dell’amore: esso infatti sembra invisibile, eppure fa<br />
sentire gli effetti del suo potere. Pier della Vigna aveva confermato la realtà dell’amore, sostenendo che ha un<br />
potere tanto maggiore proprio in quanto esercita una forza di attrazione misteriosa ma irresistibile. Giacomo<br />
risponde a entrambi, riprendendo i loro ragionamenti e persino lo schema metrico e le rime finali dei due sonetti.<br />
Da questa antica consuetudine deriva il nostro modo di dire «rispondere per le rime».
3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />
848<br />
Una fenomenologia amorosa <strong>La</strong> risposta di Giacomo da Lentini contiene una dettagliata descrizione<br />
del fenomeno dell’innamoramento. L’amore – dice Giacomo – nasce dalla vista di una donna che<br />
provoca un forte piacere nell’innamorato; gli occhi infatti distinguono le qualità positive e negative di ogni<br />
cosa che vedono e ne forniscono al cuore un’immagine conforme al suo aspetto naturale; il cuore, infine, riceve<br />
questi dati e li elabora, alimentandoli con l’immaginazione e il desiderio. Solo un amore che prende sede<br />
nel cuore dell’individuo può stringere con «furore», con forte passione, e regnare fra le persone.<br />
<strong>La</strong> rima «amore»-«core» Il sonetto*, forma metrica di cui Giacomo è ritenuto l’inventore, ha<br />
schema ABAB, ABAB, BCD, BCD, con ripresa nelle terzine* della rima -ore e della parola-chiave<br />
«core», che forma con «amore» un binomio indissolubile. I due termini compaiono infatti nel verso iniziale<br />
e poi si alternano ciascuno per ogni strofa fino a ricomparire insieme nella terzina conclusiva.<br />
Il concetto fondamentale espresso nel componimento è appunto la stretta identificazione tra l’amore e il<br />
cuore, che rappresenta la sede di tutte le facoltà vitali dell’individuo. In esso risiede quella che i filosofi antichi<br />
chiamavano l’anima immaginativa, cioè la facoltà che consente all’uomo di vivere pensando, immaginando,<br />
ricordando.<br />
Gli occhi in prima Ciò che consente al cuore di innamorarsi è il senso della vista. Nel testo compaiono<br />
sei parole appartenenti al campo semantico* della vista («occhi» per ben tre volte, due voci del<br />
verbo «vedere» e poi il sostantivo «vista»), per ribadirne l’importanza: un amore «senza vedere» è impossibile,<br />
così come è impossibile senza immaginazione e desiderio.<br />
Ma ciò comporta una conseguenza importante, che sarà poi tipica della letteratura successiva: l’amore<br />
diviene un fenomeno immaginativo e non solo istintivo e fisico. <strong>La</strong> lirica d’amore italiana sarà una <strong>poesia</strong><br />
con pochi riferimenti concreti e realistici (persino l’identità delle donne è a volte incerta o addirittura immaginaria),<br />
e con una forte idealizzazione della bellezza femminile.<br />
attività<br />
Comprendi<br />
1. Ricostruisci il contenuto delle affermazioni di Giacomo da Lentini, distinguendole per strofa:<br />
strofa contenuto<br />
prima quartina ....................................................................................................................................<br />
....................................................................................................................................<br />
seconda quartina ....................................................................................................................................<br />
....................................................................................................................................<br />
prima terzina ....................................................................................................................................<br />
....................................................................................................................................<br />
seconda terzina ....................................................................................................................................<br />
....................................................................................................................................<br />
2. Quali sono le funzioni attribuite agli organi della vista e del cuore?<br />
...........................................................................................................................................................
3. Spiega e memorizza il significato delle seguenti parole:<br />
849 R L’amore<br />
«desio»: .....................................................................................................................................................<br />
«piacimento»: ............................................................................................................................................<br />
«nutricamento»: ........................................................................................................................................<br />
«fiata»: ......................................................................................................................................................<br />
«rio»: .........................................................................................................................................................<br />
Analizza<br />
4. Suddividi in sillabe i versi indicati, individuando le figure metriche presenti:<br />
1 ... ... ... ... de- ... ... ven ... ... ...<br />
... ...<br />
5 ... ... ... -cu- ... ... ... ... -ma- ... ...<br />
... sineresi ...<br />
13 ... ... -gi- ... ... ... -ce ... ... ... ...<br />
... ...<br />
5. <strong>La</strong> scuola siciliana si contraddistingue per la ricerca di uno stile molto raffinato e musicale. Individua<br />
nel sonetto:<br />
rime ricche*: ............................................ consonanze*: ............................................<br />
6. Raccogli tutte le espressioni riconducibili alle parole-chiave del componimento:<br />
amore-core vista<br />
desio, ............, ............., ............, ............, ............,<br />
piace<br />
Approfondisci<br />
occhi, ............, ............, vista de li occhi ............,<br />
...............................................................................<br />
7. Nel verso conclusivo, Giacomo da Lentini afferma che l’amore che regna fra le persone è quello<br />
che nasce dall’immaginazione e dal desiderio, che è stato cioè interiorizzato. Ti proponiamo alcune<br />
possibili interpretazioni di questa affermazione; scegli quella con la quale concordi e quella che<br />
non condividi e commentale in un breve testo argomentativo sul tuo quaderno:<br />
a. l’amore è un fatto puramente illusorio, in quanto nasce e si alimenta con l’immaginazione, ma non<br />
si realizza mai;<br />
b. l’amore vero non è semplice attrazione fisica, ma deve coinvolgere le persone nel loro intimo, venire<br />
dal cuore;<br />
c. l’amore vero regna quando la persona amata viene interiorizzata, diventa cioè un ideale completamento<br />
di noi stessi (quella che noi oggi definiamo «l’anima gemella»);<br />
d. l’amore vero nasce dalla vista, ma deve poi trasformarsi in un sentimento puro e astratto, di cui è<br />
possibile parlare solo in <strong>poesia</strong>.
3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />
850<br />
approfondisci<br />
<strong>La</strong> lirica delle origini<br />
Le prime testimonianze di lirica in volgare (le lingue derivate dal latino)<br />
sono attestate in Provenza, una regione della Francia meridionale, a partire dal XII<br />
secolo. <strong>La</strong> lirica provenzale si sviluppò nell’ambiente ricco e raffinato delle corti, a opera<br />
dei cosiddetti «trovatori», che recitavano i loro componimenti a corte accompagnandosi<br />
con strumenti musicali. <strong>La</strong> loro <strong>poesia</strong> proponeva una particolare concezione dell’amore<br />
detto «cortese» (appunto da corte), che trasferiva in forma letteraria i rapporti feudali allora<br />
esistenti a livello economico-sociale:<br />
• al centro della <strong>poesia</strong> c’è la donna (domina = ‘signora’), che il poeta loda e ama senza<br />
aspettarsi alcuna ricompensa;<br />
• la donna è collocata in una sfera sociale e spirituale più alta di quella del poeta amante;<br />
• a lei il poeta deve un servizio incondizionato, come quello del vassallo al suo signore.<br />
In Italia, i temi e le forme della <strong>poesia</strong> provenzale sono in parte ripresi dalla «scuola siciliana»,<br />
formatasi presso la corte dell’imperatore e re di Sicilia Federico II di Svevia nella<br />
prima metà del Duecento. Si tratta di una cerchia ristretta di notabili, fra cui lo stesso Federico<br />
II, che discutevano del sentimento d’amore dando vita talvolta a dispute, dette «tenzoni»,<br />
in cui le opinioni dei diversi poeti erano esposte in versi. <strong>La</strong> donna era sognata, ammirata,<br />
celebrata e servita dal poeta innamorato, il quale assumeva nei suoi confronti un atteggiamento<br />
di devota e totale sottomissione. I poeti della scuola siciliana ebbero il merito di<br />
introdurre e perfezionare la forma del sonetto.<br />
Alla fine del Duecento a Firenze si afferma la scuola poetica del «dolce stil novo», chiamata<br />
così da uno dei suoi poeti più rappresentativi, Dante Alighieri. I due aggettivi riguardano<br />
le principali caratteristiche di questa <strong>poesia</strong>:<br />
• dolce si riferisce alla forma, contraddistinta da raffinatezza di stile ed eleganza linguistica;<br />
• novo si riferisce ai contenuti, che rappresentano una novità rispetto alla tradizione precedente.<br />
I punti fondamentali della nuova concezione d’amore sono così espressi dal maestro dello<br />
Stilnovo Guido Guinizelli:<br />
• l’amore ha sede solo in un cuore gentile (cioè di animo nobile: R5 memo);<br />
• la gentilezza è una virtù dell’animo, e non si eredita per nobiltà di famiglia: essa si manifesta<br />
in una donna attraverso il suo comportamento «onesto» e si perfeziona nell’uomo attraverso<br />
la <strong>poesia</strong> e l’amore puro;<br />
• l’amore per la donna è esclusivo e giustificato dal fatto che la donna ha sembianza di<br />
angelo.<br />
Poeti come Guido Cavalcanti, Cino da Pistoia e il giovane Dante Alighieri approfondirono<br />
questa teoria, portandola verso sviluppi anche contrastanti. In Guido Cavalcanti la<br />
consapevolezza della superiorità della donna mette l’uomo di fronte ai suoi limiti e l’amore<br />
diventa perciò un’esperienza traumatica e dolorosa [ R4]; in Dante Alighieri, la donna<br />
manifesta la sua natura divina e l’amore si traduce in una esperienza di beatitudine [ R5].<br />
Beatrice, la donna amata da Dante, non ha soltanto la parvenza ma è a tutti gli effetti una<br />
donna-angelo: sarà lei che nella Commedia [ Z] lo aiuterà a risalire dall’Inferno fino al<br />
Paradiso e alla visione di Dio, del quale rappresenta la grazia.
R4<br />
Chi è questa che vèn,<br />
ch’ogn’om la mira<br />
Guido Cavalcanti<br />
<strong>La</strong> raccolta di rime di Guido Cavalcanti,<br />
«primo amico» di Dante Alighieri, è caratterizzata<br />
da una concezione dell’amore come<br />
passione distruttiva, che riduce il poeta quasi<br />
in fin di vita. In questo famosissimo sonetto<br />
si mostra l’apparizione della donna, crea-<br />
851 R L’amore<br />
Autore Guido Cavalcanti (poeta<br />
italiano, 1250 ca.-1300)<br />
Opera Rime<br />
Genere <strong>poesia</strong> lirica<br />
Temi la donna passa davanti<br />
agli sguardi stupefatti degli<br />
uomini che restano senza parole e<br />
incapaci di <strong>comprendere</strong> il mistero della sua<br />
straordinaria bellezza<br />
Strumenti verso [ P scheda 3]; rima e sistemi<br />
strofici [ P scheda 4]; figure retoriche [<br />
P scheda 5]; motivi, parole-chiave, campi<br />
semantici [ P scheda 6]<br />
tura quasi sovrannaturale, e si descrivono gli effetti sconcertanti della sua presenza. Per facilitare la<br />
comprensione della <strong>poesia</strong> forniamo di seguito la parafrasi completa.<br />
Chi è questa che vèn, ch’ogn’om la mira,<br />
che fa tremar di chiaritate l’âre<br />
e mena seco Amor, sì che parlare<br />
4 null’omo pote, ma ciascun sospira?<br />
O Deo, che sembra quando li occhi gira,<br />
dical’ Amor, ch’i’ nol savria contare:<br />
1. Chi è questa che vèn: l’inizio del sonetto<br />
ricalca formule espressive della Bibbia, quasi a<br />
confermare la natura divina della figura femmi-<br />
nile.<br />
3. seco: con sé, accanto a sé, ma potrebbe<br />
anche significare in sé, dentro di sé.<br />
«Il dono del cuore», inizi XIV secolo<br />
[arazzo della manifattura di Arras, Musée<br />
de Cluny, Parigi]<br />
Chi è questa donna che passa, che ognuno la guarda<br />
con meraviglia, che fa vibrare l’aria («âre») di<br />
splendore e porta con sé («mena seco») il dio<br />
Amore, al punto che nessuno («null’omo») riesce<br />
a parlare, ma tutti sospirano? O Dio, che cosa sembra<br />
quando si gira a guardare! Lo dica Amore, che<br />
io non lo saprei («savria») riferire: mi pare una<br />
6. savria: saprei; è una forma antica di condizionale,<br />
come il successivo «poria» (‘potrebbe’).<br />
Clip Art<br />
Un motivo della <strong>poesia</strong> d’amore: il dono del cuore<br />
Il cuore è la sede naturale del sentimento d’amore. Nelle raffigurazioni medievali,<br />
spesso l’innamorato è ritratto nel gesto di donare il suo cuore all’amata.<br />
A volte l’immagine si unisce a particolari anche crudi e realistici: Dante<br />
nella Vita nova sogna il dio Amore che stringe nelle mani il cuore del poeta e<br />
lo dà in pasto a Beatrice; Cavalcanti rappresenta il suo cuore nelle mani della<br />
Morte, tagliato a croce in quattro parti; Boccaccio in una novella del Decameron<br />
racconta di Tancredi, principe di Salerno, che uccide l’amante della figlia Ghismunda e<br />
le manda il suo cuore in una coppa d’oro. <strong>La</strong> donna, in un gesto di estrema ribellione contro il padre,<br />
versa del veleno in quella coppa e lo beve. Muore stringendo il cuore dell’innamorato al suo.<br />
Il motivo ritorna in una canzone del 1974 di Fabrizio De André, <strong>La</strong> ballata dell’amore cieco.<br />
In essa l’amata chiede all’innamorato di darle prova di amore e fedeltà, strappando il cuore dal petto<br />
della propria madre. Ma questa dimostrazione d’amore non le basta: l’innamorato dovrà anche<br />
tagliarsi le vene ai polsi e versare per lei il suo sangue. L’uomo morirà contento del suo amore; ma<br />
alla donna insensibile e crudele non rimarrà niente, solo il «sangue secco» di colui che ha ucciso.
3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />
852<br />
cotanto d’umiltà donna mi pare,<br />
8 ch’ogn’altra ver’ di lei i’ la chiam’ ira.<br />
Non si poria contar la sua piagenza,<br />
ch’a le’ s’inchin’ ogni gentil vertute,<br />
11 e la beltate per sua dea la mostra.<br />
Non fu sì alta già la mente nostra<br />
e non si pose ’n noi tanta salute,<br />
14 che propiamente n’aviàn conoscenza.<br />
Guido Cavalcanti<br />
da Rime, IV<br />
8. ira: propriamente significa «superbia», qui è da intendersi in funzione<br />
di aggettivo, «superba».<br />
9. piagenza: piacevolezza, bellezza; è un termine solitamente riferito<br />
alle qualità esteriori della donna.<br />
l’autore<br />
Guido Cavalcanti nacque a Firenze intorno alla metà del XIII secolo<br />
da una ricca famiglia aristocratica ed ebbe fama di uomo colto e letterato,<br />
ma dal carattere schivo e difficile (così lo ricorda Giovanni Boccaccio in una delle novelle<br />
del Decameron). Nella Vita nova [ R5 approfondisci <strong>La</strong> «Vita nova»] Dante parla di lui<br />
come «primo amico» e a lui dedicò e inviò alcuni sonetti. Partecipò alla vita politica della<br />
città, lacerata dalle ostilità prima fra Guelfi e Ghibellini, e poi all’interno della stessa parte<br />
guelfa divisa in Bianchi e Neri. Nel giugno del 1300, proprio per arrestare gli scontri sempre<br />
più violenti, il Consiglio dei Priori (la più alta carica del Comune di Firenze) allontanò dalla<br />
città i principali capi dei due opposti partiti, tra cui anche Guido; fra i priori c’era il suo amico<br />
Dante, costretto a prendere una drammatica decisione nell’interesse superiore della patria.<br />
Guido fu esiliato a Sarzana, una zona malarica al confine tra la Toscana e la Liguria, nella<br />
quale ben presto si ammalò. Rientrato in città, morì il 29 agosto 1300.<br />
<strong>La</strong> sua raccolta di Rime comprende 36 sonetti*, 11 ballate* e 2 canzoni*.<br />
guida alla lettura<br />
donna di tale benevolenza, che ogni altra al suo<br />
confronto io la definirei superba. Non si potrebbe<br />
(«poria») esprimere la sua bellezza, al punto che<br />
di fronte a lei si inchina ogni virtù di gentilezza, e<br />
la bellezza la addita come sua dea. <strong>La</strong> nostra mente<br />
non è mai stata tanto elevata e non è stata riposta<br />
in noi tanta grazia, da poter averne una conoscenza<br />
adeguata.<br />
Umiltà è la qualità di memo<br />
chi è umile, cioè «chi è<br />
consapevole dei propri limiti e non si vanta<br />
troppo delle sue qualità». Deriva dal latino<br />
humus ‘terra’. Chi è umile infatti si china;<br />
ma chi si getta troppo «a terra» è umiliato.<br />
Una <strong>poesia</strong> cittadina Guido Cavalcanti descrive la figura femminile, non più riverita nell’ambiente<br />
aristocratico della corte [ R3 approfondisci <strong>La</strong> lirica delle origini], ma ammirata mentre passa per le<br />
vie di Firenze.<br />
Il testo L’apparizione della donna provoca reazioni straordinarie nello spazio circostante (l’aria<br />
vibra) e negli uomini che la osservano senza parlare, sospirando (I quartina). Neanche il poeta è in gra-
853 R L’amore<br />
do di descrivere la bellezza e l’umiltà della donna, al cui cospetto tutte le altre appaiono superbe (II quartina).<br />
Ogni virtù di gentilezza e persino la bellezza si inchinano a lei come fosse una dea (I terzina): per questo<br />
il poeta si dichiara incapace di comprenderne a pieno il mistero sovrannaturale (II terzina). Nel sonetto*<br />
è descritta una situazione tipica della <strong>poesia</strong> stilnovista, di cui Cavalcanti riprende parole e motivi.<br />
Vocabolario stilnovistico Esaminiamo in breve le parole-chiave*. «Umiltà» è l’atteggiamento<br />
benevolo, non sdegnoso della donna che concede all’innamorato il suo sguardo e il suo saluto; «salute»<br />
è una parola polisemica (dai molti significati), in quanto indica il «saluto» della donna e i suoi effetti di<br />
«salute» fisica e di «salvezza» morale dell’individuo; «gentile» significa propriamente «appartenente a una<br />
gente, cioè a una famiglia importante», ma per i poeti dello Stilnovo la nobiltà non deriva dalla nascita bensì<br />
dallo spirito, dalle qualità interiori della donna [ R5 memo].<br />
Motivi stilnovistici Tutto questo riguarda la donna. L’uomo, invece, di fronte a una tale bellezza<br />
sfolgorante appare in atteggiamenti fissi, che sono motivi tipici della <strong>poesia</strong> tradizionale. Esaminiamo<br />
anche questi. L’innamorato guarda («mira») passare la donna come impietrito, incapace di parlare e di<br />
descrivere in modo adeguato la sua bellezza. È il motivo dell’ineffabile («qualcosa che non si può dire»):<br />
l’unica espressione consentita all’innamorato è quella dei «sospiri», che lo riducono quasi in fin di vita,<br />
abbandonato dai suoi spiriti vitali. Tale motivo è ripetuto più volte nel testo, con una serie di variazioni. Nella<br />
prima quartina, alla comparsa della donna tutti ammutoliscono; nella seconda quartina il poeta si rifiuta<br />
ancora di parlare, cedendo la parola al dio Amore; ancora nella prima terzina il poeta ribadisce che la bellezza<br />
della donna non si può esprimere, poiché essa stessa è dea della bellezza; nell’ultima terzina conclude<br />
ammettendo l’inadeguatezza delle sue facoltà mentali.<br />
Mente, non cuore Al poeta mancano l’altezza di ingegno («mente») e l’ispirazione divina («salute»)<br />
necessarie per poter <strong>comprendere</strong> appieno il mistero soprannaturale della donna. Ma gli manca<br />
soprattutto il cuore. <strong>La</strong> parola infatti è del tutto assente dal componimento e ciò rappresenta un’eccezione<br />
rispetto alla <strong>poesia</strong> dello Stilnovo. In questo modo Cavalcanti intende distinguersi dagli altri colleghi poeti,<br />
svelando non il lato piacevole e sentimentale della passione, ma quello troppo razionale e distruttivo.<br />
attività<br />
Comprendi<br />
1. Elenca i termini del vocabolario stilnovista presenti nel testo dandone una spiegazione.<br />
2. Sottolinea nel testo tutte le espressioni relative al motivo* dell’ineffabile e poi spiega con parole<br />
tue in che cosa consiste.<br />
Analizza<br />
3. Individua lo schema metrico del sonetto, le rime*, le consonanze*:<br />
...........................................................................................................................................................<br />
4. <strong>La</strong> figura retorica adatta a esaltare le doti della donna è l’iperbole*. Spiega in che cosa consiste e<br />
rintracciane degli esempi nel testo.<br />
...........................................................................................................................................................
3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />
854<br />
Approfondisci<br />
5. L’amore per i poeti medievali si colloca fra estremi opposti: o passione che soggioga l’uomo o elevazione<br />
spirituale che lo avvicina a Dio; o avventura esaltante che nobilita l’animo, o esperienza distruttiva<br />
dei sensi. Dai una tua personale definizione di questo sentimento, accogliendo o confutando<br />
una delle tesi esposte da Giacomo da Lentini [ R3] e da Guido Cavalcanti.<br />
approfondisci<br />
<strong>La</strong> «Vita nova»<br />
<strong>La</strong> Vita nova è l’opera in cui Dante racconta la storia più significativa della<br />
sua giovinezza: l’amore per Beatrice, incontrata per la prima volta a Firenze all’età<br />
di nove anni e poi rivista esattamente nove anni dopo. Il libro appartiene al genere del<br />
prosimetro (prosa + verso): è strutturato cioè in modo da alternare testi poetici a brani di prosa<br />
che servono da introduzione e da commento. Il titolo Vita nova allude al significato eccezionale<br />
di questa esperienza e in particolare al rinnovamento interiore verificatosi nell’animo<br />
del poeta dopo questo incontro. <strong>La</strong> presenza di Beatrice modifica completamente la sua<br />
vita precedente e determina l’inizio di un’esperienza nuova, illuminata da un sentimento d’amore<br />
che lo spinge a celebrare le virtù celestiali della donna, capace di renderlo migliore e di<br />
avvicinarlo a Dio. È evidente il significato simbolico* che Dante attribuisce alla donna:<br />
• il nome Beatrice significa «colei che dà la beatitudine» [ R1 approfondisci Il nome della<br />
donna];<br />
• la ripetizione del numero nove che accompagna Beatrice significa che ella è un «miracolo»<br />
prodotto dal numero tre (3 3 = 9), il numero della Trinità divina.<br />
R5<br />
Tanto gentile<br />
e tanto onesta pare<br />
Dante Alighieri<br />
I punti essenziali della poetica dantesca presenti in quest’opera sono i seguenti:<br />
• l’amore è un sentimento solo spirituale, che consiste nella contemplazione dell’amata;<br />
• il poeta attende dalla donna il saluto, che è fonte di «salute» fisica e di «salvezza» morale;<br />
• la <strong>poesia</strong> consiste nella lode della donna, cioè nell’esaltazione delle sue qualità fisiche e<br />
soprattutto spirituali.<br />
In questo sonetto, considerato uno dei capolavori<br />
della letteratura italiana, Dante descrive<br />
i mirabili effetti che produce l’apparizione di<br />
Beatrice in chi la contempla.<br />
Autore Dante Alighieri (poeta italiano,<br />
1265-1321)<br />
Opera Vita nova<br />
Data di composizione 1292-96<br />
Genere <strong>poesia</strong> lirica<br />
Temi il passaggio della donna<br />
per la via e il suo saluto rivelano i modi e<br />
le fattezze di una creatura divina: la donna è<br />
infatti un miracolo sceso in terra<br />
Strumenti parafrasi, diacronia [ P scheda<br />
2]; verso [ P scheda 3]; figure retoriche [<br />
P scheda 5]; parole-chiave e campi semantici<br />
[ P scheda 6]
Tanto gentile e tanto onesta pare<br />
la donna mia quand’ella altrui saluta,<br />
ch’ogne lingua deven tremando muta,<br />
4 e li occhi no l’ardiscon di guardare.<br />
Ella si va, sentendosi laudare,<br />
benignamente d’umiltà vestuta;<br />
e par che sia una cosa venuta<br />
8 da cielo in terra a miracol mostrare.<br />
Mostrasi sì piacente a chi la mira,<br />
che dà per li occhi una dolcezza al core,<br />
11 che ’ntender no la può chi no la prova:<br />
1. gentile e... onesta: i due aggettivi hanno valore<br />
complementare e si riferiscono entrambi alle<br />
virtù della donna: il primo riguarda la qualità<br />
interiore dei suoi sentimenti, il secondo l’aspetto<br />
esteriore dei suoi atteggiamenti. – pare: va inteso<br />
come «si manifesta in modo evidente» e<br />
non «sembra».<br />
2. donna mia: Beatrice è signora (secondo l’etimologia<br />
latina di domina «signora, padrona»)<br />
del suo cuore. – altrui saluta: porge il suo saluto<br />
agli altri, alla gente.<br />
3-4. ch’ogne lingua... guardare: chiunque<br />
riceva il saluto di Beatrice è colto da un turbamento<br />
che lo rende incapace di parlare e di<br />
guardare.<br />
5. si va: procede, avanza.<br />
6. benignamente... vestuta: con un atteggiamento<br />
dolce e comprensivo, Beatrice è rivestita<br />
di umiltà, espressione del bene interiore. Si tratta<br />
di una metafora* per sottolineare le virtù morali<br />
della donna.<br />
7-8. e par... mostrare: Beatrice si manifesta<br />
855 R L’amore<br />
Puoi approfondire<br />
link<br />
l’opera di Dante Alighieri<br />
e leggere passi della Divina Commedia<br />
Z.<br />
Gentile per i latini e gli memo<br />
antichi significava «appartenente<br />
a una famiglia nobile», in latino<br />
gens (‘gente’, ‘stirpe’). Per gli stilnovisti<br />
passa a indicare un’alta qualità interiore; oggi<br />
indica semplicemente chi ha modi garbati,<br />
educati, caratterizzati da gentilezza.<br />
(par) in tutta la sua grazia come una creatura<br />
(cosa) scesa dal cielo in terra per testimoniare il<br />
miracolo della potenza e della benevolenza di<br />
Dio.<br />
9. sì piacente: talmente bella. – mira: contempla,<br />
guarda con ammirazione.<br />
10. che dà... occhi: infonde, trasmette attraverso<br />
gli occhi.<br />
11. che ’ntender... prova: che può conoscere<br />
e <strong>comprendere</strong> soltanto chi la prova per diretta<br />
esperienza.<br />
l’autore<br />
Dante Alighieri<br />
Dante Alighieri, nato a Firenze nel 1265 da una famiglia della piccola<br />
nobiltà, partecipò fin da giovane alla vita politica della sua città, lacerata<br />
da grandi contrasti interni. A Firenze, infatti, dopo la sconfitta dei Ghibellini, sostenitori<br />
dell’imperatore, erano saliti al potere i Guelfi, sostenitori del papa, a loro volta divisi in due<br />
fazioni: i Bianchi e i Neri. Nel 1285 Dante sposò Gemma Donati, alla quale era stato già promesso<br />
in tenera età (secondo la consuetudine dell’epoca) e dalla quale ebbe tre figli (Iacopo,<br />
Pietro e Antonia, ai quali va forse aggiunto un figlio naturale, Giovanni).<br />
Ma al centro della sua <strong>poesia</strong> d’amore c’è la figura di Beatrice (da identificarsi con la figlia<br />
di Folco Portinari), che Dante incontrò per la prima volta nel 1274 e celebrò nella sua <strong>poesia</strong><br />
fino e oltre la data della sua morte, avvenuta nel 1290. Le vicende dell’amore di Dante per<br />
Beatrice sono narrate nell’opera giovanile, la Vita nova, ma Beatrice è presente come guida<br />
spirituale anche nell’opera della maturità, la Commedia [ Z].<br />
All’inizio del Trecento Dante prese parte alla vita politica della sua città, schierandosi dalla<br />
parte dei Guelfi bianchi e ricoprendo numerosi incarichi. Quando la fazione dei Guelfi neri<br />
prese il sopravvento a Firenze, Dante fu condannato da un tribunale in contumacia, cioè in<br />
sua assenza (si trovava a Roma per un’ambasceria presso il papa), e costretto all’esilio (1302).<br />
Cominciò per il poeta un lungo peregrinare per le varie corti d’Italia: a Verona ospite di Bartolomeo<br />
della Scala, a Treviso, a Padova, nel Casentino, in Lunigiana. Durante questi anni di<br />
esilio compose il Convivio, la Monarchia, il De vulgari eloquentia («<strong>La</strong> lingua volgare») e si<br />
dedicò al suo capolavoro, la Commedia, che aveva già avviato a Firenze. Ospite a Ravenna<br />
di Guido da Polenta fu incaricato di recarsi a Venezia in qualità di ambasciatore, ma durante<br />
il viaggio lo sorprese una febbre malarica. Ricondotto a Ravenna, morì nel settembre del 1321<br />
(e lì tuttora c’è la sua tomba) assistito dal conforto di un’altra Beatrice: la figlia Antonia, che<br />
con quel nome aveva preso gli ordini religiosi.
3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />
856<br />
e par che de la sua labbia si mova<br />
un spirito soave pien d’amore,<br />
14 che va dicendo a l’anima: «Sospira».<br />
da Vita nova, XXVI<br />
guida alla lettura<br />
12. e par... mova: e sembra che dal suo viso (labbia) emani, si diffonda.<br />
13. uno spirito... d’amore: una dolce ispirazione amorosa.<br />
14. va dicendo: suggerisce. – Sospira: il verbo che chiude il sonetto ha<br />
la funzione di riassumere l’esperienza di dolcezza e di turbamento suggerita<br />
dalla contemplazione della donna.<br />
Il macrotesto: la «Vita nova» Il sonetto Tanto gentile è tratto dalla Vita nova [ approfondisci<br />
<strong>La</strong> «Vita nova», p. 854]. Nel capitolo XXVI, il poeta ha appena ricordato nelle righe scritte in prosa in<br />
quante occasioni Beatrice sia stata capace di suscitare con la sua sola presenza sentimenti di elevazione spirituale<br />
anche in persone che non la conoscevano direttamente. Per quanti non hanno mai potuto vederla,<br />
affinché possano conoscere di lei ciò che si può esprimere a parole, Dante abbandona la prosa per la <strong>poesia</strong><br />
e comincia il sonetto («Allora dissi questo sonetto, lo quale comincia: Tanto gentile»).<br />
<strong>La</strong> struttura Il sonetto* è costituito da due quartine* a rima incrociata* (ABBA, ABBA) e da due<br />
terzine* a rima invertita* (CDE, EDC). Le quattro strofe sono occupate ciascuna da un periodo.<br />
Il testo Nella prima quartina Dante descrive le virtù interiori ed esteriori di Beatrice, che si manifestano<br />
nel suo saluto e nel suo sguardo; gli effetti straordinari del suo passaggio provocano la paralisi<br />
dei sensi: gli occhi non osano guardare, la lingua è incapace di esprimersi (ritorna qui il motivo dell’ineffabile,<br />
«ciò che non si può esprimere»: R4 e R7 memo).<br />
Nella seconda quartina, la donna passando fra le lodi unanimi dei presenti rivela la sua natura di miracolo<br />
divino.<br />
Nelle terzine si mostrano ancora gli effetti straordinari della sua vista e della sua bellezza, che infonde<br />
pensieri di una dolcezza inesprimibile e fa sospirare gli uomini.<br />
«Gentile» e «onesta» Per la comprensione letterale del testo, occorre tener presente la distanza<br />
che separa la lingua di Dante da quella attuale. Basta considerare il primo verso, per avere un esempio<br />
di come le parole vadano interpretate in senso diverso da quello comune:<br />
• «gentile» indica una caratteristica dell’animo e non un semplice comportamento educato [ memo, p.<br />
855];<br />
• «onesta» indica la manifestazione esteriore di questa gentilezza, cioè la grazia dei gesti, dei comportamenti<br />
e non un carattere giusto e rispettoso della legge;<br />
• «pare» significa «si manifesta in modo evidente», e non «sembra».<br />
Epifania e miracolo Proprio il verbo «pare» individua il campo semantico* fondamentale del componimento,<br />
quello della vista («guardare», v. 4; «mostrare», v. 8; «mostrasi» e «mira», v. 9; «occhi»,<br />
vv. 4 e 10). Il tema centrale di tutto il componimento è infatti quello dell’epifania, cioè dell’apparizione di<br />
una creatura sovrannaturale inviata dal cielo sulla terra.<br />
Dante riprende in parte un motivo* già caratteristico della <strong>poesia</strong> d’amore del Duecento, quello della vista<br />
che dà origine all’amore [ R3]. Ma non si ferma qui: in più gli attribuisce un significato religioso. Attraverso<br />
il verbo mirare giunge alla parola miracolo. Beatrice è dunque un prodigio divino, che si impone alla<br />
vista e all’ammirazione di tutti.<br />
<strong>La</strong> «loda» Di fronte a questo miracolo, l’amore di Dante si accontenta semplicemente di celebrare con<br />
parole adeguate la bellezza della donna. Questo genere di <strong>poesia</strong> è definito da Dante stesso «<strong>poesia</strong> del-
857 R L’amore<br />
la loda». Nel capitolo XVIII della Vita nova, Dante si era riproposto di riporre la sua beatitudine «in quelle parole<br />
che lodano la donna mia». E all’inizio del XXVI, introducendo il sonetto Tanto gentile, afferma di voler<br />
«ripigliare lo stilo de la sua loda». <strong>La</strong> ripresa è segnalata anche dalla presenza del verbo «laudare» al v. 5 del<br />
sonetto.<br />
attività<br />
Comprendi<br />
1. Individua i periodi in cui è suddiviso il componimento, poi, con l’aiuto delle note a margine, esegui<br />
sul quaderno la parafrasi.<br />
2. L’apparizione di Beatrice avviene in un’atmosfera miracolosa. Individua gli elementi che concorrono<br />
a creare questo effetto.<br />
...........................................................................................................................................................<br />
3. Con l’aiuto delle note a questo e al precedente componimento, assegna a ciascuna parola del vocabolario<br />
stilnovista il suo significato:<br />
«gentile»: ..................................................... «onesta»: .............................................................<br />
«saluta»: ...................................................... «laudare»: ...........................................................<br />
«umiltà»: ..................................................... «miracol»: ...........................................................<br />
«piacente»: .................................................. «occhi»: ..............................................................<br />
«dolcezza»: .................................................. «core»: ................................................................<br />
«spirito»: ..................................................... «amore»: .............................................................<br />
«sospira»: ....................................................<br />
4. Completa lo schema inserendo opportunamente le proposizioni principali e le subordinate consecutive<br />
che a esse si riferiscono. Sottolinea poi quali elementi nelle principali descrivono Beatrice<br />
e quali nelle subordinate le reazioni avvertite da chi la guarda.<br />
proposizione principale subordinata consecutiva<br />
1. .......................................................................... 1. ch’ogne lingua deven tremando muta ...........<br />
........................................................................<br />
2. .......................................................................... 2. ...................................... che ’ntender no la<br />
Analizza<br />
può chi no la prova<br />
5. Individua le ripetute consonanze* che legano le rime delle strofe.<br />
..................... : ..................... : .....................
858<br />
3<br />
Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />
6. Individua le figure retoriche indicate nella tabella sottostante, segnalando l’effetto che producono:<br />
strofa figura retorica effetto prodotto<br />
I quartina allitterazione: Tanto gentile e tanto onesta sottolinea ....................................................<br />
II quartina<br />
I terzina<br />
II terzina<br />
allitterazione: ............................................. esprime la difficoltà di vedere<br />
allitterazione: ............................................. esprime la difficoltà nel .............................<br />
metafora: .................................................... evidenzia l’umiltà della donna<br />
poliptoto: .................................................... ripete il verbo fondamentale nel testo<br />
allitterazione .............................................. ....................................................................<br />
dieresi: ....................................................... ....................................................................<br />
onomatopea: .............................................. riproduce la voce ........................................<br />
7. Individua i punti del testo in cui si ritrova il motivo* dell’ineffabile [ R4 e R7 memo].<br />
Approfondisci<br />
8. Ritrova parole, motivi e temi comuni al sonetto di Cavalcanti Chi è questa che vèn [ R4]. Individua<br />
le somiglianze e le differenze che emergono soprattutto nella concezione dell’amore dei due poeti.<br />
Clip Art<br />
Dante Gabriel Rossetti e la «sua» Beatrice<br />
Dante Gabriel Rossetti,<br />
«Beata Beatrix», 1864-70<br />
[Tate Britain, Londra]<br />
Dante Gabriel Rossetti (1828-1882), artista inglese di padre italiano, tra i fondatori del<br />
movimento preraffaellita, che propone un ritorno alla semplicità dell’arte primitiva,<br />
precedente a Raffaello (XV-XVI secolo). Per questo si interessa ai poeti del dolce stil<br />
novo, e a Dante in particolare, fin dalla giovinezza, tanto che fra il 1845 e il 1849 si dedica<br />
alla traduzione di numerosi testi poetici del Duecento italiano, fra cui la Vita nova<br />
di Dante. In questi anni ha inizio un forte processo di immedesimazione con il sommo<br />
poeta, processo che culmina nel 1850 con l’incontro del pittore con la poetessa e modella<br />
Elizabeth Siddal, in seguito divenuta sua moglie. <strong>La</strong> donna, con i suoi tratti eterei, è destinata<br />
a diventare la più famosa incarnazione pittorica della Beatrice di Dante Alighieri. Nel febbraio<br />
del 1862 Lizzie, come era meglio conosciuta, muore per una overdose di laudano (un potente oppiaceo)<br />
dopo aver dato alla luce un figlio morto, lasciando il pittore in profonda depressione. In<br />
questo periodo, avvertendo ancora di più le affinità della propria vicenda con quella di Dante, Gabriel<br />
Rossetti si dedica soprattutto ai temi ispirati alle opere dantesche.<br />
Risale a questo periodo l’opera Beata Beatrix, in cui l’amore idealizzato di Dante per Beatrice<br />
e il senso di perdita per la sua morte descritti nella Vita nova vengono riletti in chiave personale<br />
e trasposti in pittura: Lizzie/Beatrice siede in una posa languida e sensuale; sulle sue mani<br />
sta per posarsi una colomba (simbolo di spiritualità) rossa (il colore dell’amore) che reca un fiore<br />
di papavero (simbolo di sogni e di morte, ma anche riferimento al laudano che ha ucciso Lizzie).<br />
A destra un orologio solare segna l’ora della morte di Lizzie e rimanda all’inesorabile passaggio<br />
del tempo e alla perdita che ne consegue. Alle spalle della donna, due figure si fronteggiano:<br />
probabilmente raffigurano Dante (a destra) che osserva la personificazione dell’amore (a<br />
sinistra), una donna vestita di rosso che sorregge un cuore circondato da una fiammella.
R6<br />
Erano i capei d’oro<br />
a l’aura sparsi<br />
Francesco Petrarca<br />
<strong>La</strong> lirica rievoca la figura di <strong>La</strong>ura, la sua<br />
bellezza scomposta al vento, la luce dei suoi<br />
occhi, l’incarnato del suo volto, il suo incedere<br />
e la sua voce angelica. Ora la bellezza della<br />
donna è sfiorita per lo scorrere del tempo,<br />
ma non per questo la ferita d’amore si placa<br />
nell’animo del poeta.<br />
Erano i capei d’oro a l’aura sparsi<br />
che ’n mille dolci nodi gli avolgea,<br />
e ’l vago lume oltra misura ardea<br />
4 di quei begli occhi ch’or ne son sì scarsi;<br />
1. capei d’oro: i capelli biondi di <strong>La</strong>ura sono<br />
paragonati all’oro per colore e luminosità attraverso<br />
una metafora* – a l’aura sparsi: sciolti<br />
al vento. L’espressione richiama per omofonia,<br />
cioè per l’identico suono, il nome della donna<br />
amata dal poeta (l’aura = <strong>La</strong>ura).<br />
2. mille dolci nodi: l’espressione ha un duplice<br />
significato; sul piano reale i «nodi» sono i<br />
capelli scomposti dal vento, sul piano simbolico*<br />
sono i nodi d’amore di cui il poeta è prigioniero.<br />
3. vago... ardea: la luce splendente degli occhi<br />
Francesco Petrarca<br />
859 R L’amore<br />
Autore Francesco Petrarca (poeta<br />
italiano, 1304-1374)<br />
Opera Canzoniere<br />
Data di composizione 1348-74<br />
Genere <strong>poesia</strong> lirica<br />
Temi il poeta conserva nella memoria<br />
un’immagine intatta della bellezza della sua<br />
donna; per questo, nonostante lo scorrere del<br />
tempo, avverte ancora le conseguenze della<br />
ferita d’amore<br />
Strumenti parafrasi [ P scheda 2]; verso [<br />
P scheda 3]; rima e consonanza [ P scheda 4];<br />
figure retoriche [ P scheda 5]; parole-chiave,<br />
campi semantici, macrotesto [ P scheda 6]<br />
Aura è «l’aria, il soffio memo<br />
leggero di vento». Indica<br />
anche la particolare atmosfera che si crea<br />
attorno a una persona o a una situazione<br />
(un’aura di pace, di sacralità).<br />
(vago lume) ardeva in modo straordinario (oltra<br />
misura).<br />
4. ch’or... scarsi: luce di cui ora sono privi. Il<br />
tempo trascorso dal primo incontro ha reso gli<br />
occhi di <strong>La</strong>ura meno luminosi.<br />
l’autore<br />
Francesco Petrarca nacque nel 1304 ad Arezzo, dove suo padre Ser<br />
Petracco – notaio fiorentino – era stato mandato in esilio. In seguito la<br />
famiglia si trasferì in Francia a Carpentras, un piccolo centro presso Avignone, dove in quegli<br />
anni risiedeva la curia papale. Qui Francesco si avviò agli studi di diritto che continuò con<br />
il fratello Gherardo a Bologna (all’epoca il più prestigioso centro universitario per gli studi<br />
giuridici). Alla morte del padre, nel 1326, tornò ad Avignone, dove la presenza della ricca<br />
biblioteca pontificia gli permise di dedicarsi alla sua principale passione: lo studio e la raccolta<br />
dei classici latini.<br />
Ad Avignone, il 6 aprile del 1327, giorno di venerdì santo, Petrarca racconta di avere per la<br />
prima volta incontrato <strong>La</strong>ura, la donna che è al centro della sua raccolta di liriche, il Canzoniere,<br />
morta probabilmente nel 1348 durante un’epidemia di peste. Nel 1330, di fronte a necessità<br />
economiche, prese gli Ordini minori; scelta che, col solo obbligo di mantenere il celibato, gli<br />
portava delle rendite senza svolgere tutti i doveri legati al culto (una carriera ecclesiastica<br />
che consentì a molti intellettuali dell’epoca di potersi dedicare agli studi). Entrò<br />
quindi al servizio del cardinale Giovanni Colonna e per lui compì numerosi viaggi in<br />
Europa, ritirandosi quando possibile nei silenzi della Valchiusa, alle spalle di Avignone.<br />
Nel 1341 a Roma in Campidoglio, venne incoronato poeta durante una solenne cerimonia.<br />
Dal 1353 al 1361 soggiornò a Milano presso la corte dei Visconti dove ricoprì<br />
importanti incarichi diplomatici; fu poi a Padova e a Venezia e infine si stabilì sui<br />
Colli Euganei, ad Arquà, dove rimase fino al 1374, anno della sua morte.
3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />
860<br />
e ’l viso di pietosi color’ farsi,<br />
non so se vero o falso, mi parea:<br />
i’ che l’ésca amorosa al petto avea,<br />
8 qual meraviglia se di sùbito arsi?<br />
Non era l’andar suo cosa mortale,<br />
ma d’angelica forma, e le parole<br />
11 sonavan altro che pur voce umana:<br />
uno spirto celeste, un vivo sole<br />
fu quel ch’i’ vidi; e se non fosse or tale,<br />
14 piagha per allentar d’arco non sana.<br />
da Canzoniere, XC<br />
5-6. e ’l viso... mi parea: e mi sembrava (mi parea), non so se fosse<br />
realtà o immaginazione (se vero o falso), che il suo viso mostrasse nei<br />
approfondisci<br />
Il «Canzoniere»<br />
Puoi continuare la<br />
lettura delle liriche di<br />
Petrarca S2.<br />
link<br />
miei confronti un atteggiamento benevolo e pietoso (’l viso di pietosi<br />
color’ farsi).<br />
7-8. i’ che l’ésca... arsi: io che avevo l’animo predisposto all’amore e<br />
dunque facilmente infiammabile. L’«ésca» è la materia infiammabile che<br />
serve ad accendere il fuoco.<br />
9. andar suo: la sua andatura, il suo incedere tra la gente.<br />
11. sonavan... umana: avevano un suono diverso da quello di una<br />
voce umana.<br />
12-13. uno spirto... tale: era una creatura divina colei che io vidi, e<br />
anche se ora non è più così luminosa (tale), perché la sua bellezza si è<br />
offuscata.<br />
14. piagha... sana: la ferita prodotta dalla freccia non si rimargina, solo<br />
perché l’arco si è allentato, dopo aver scoccato la freccia. Cioè: la ferita<br />
d’amore (piagha) prodotta dalla bellezza di <strong>La</strong>ura (l’arco che ha scoccato<br />
la freccia) non può guarire solo perché tale bellezza è ora meno splendente<br />
(l’arco si è allentato).<br />
Petrarca scrisse la maggior parte delle sue opere in latino, e da queste si<br />
attendeva la consacrazione poetica. <strong>La</strong> sua fama, invece, è rimasta legata all’attività<br />
poetica in lingua volgare, raccolta nel Canzoniere. Petrarca aveva scelto per il Canzoniere<br />
il titolo latino Rerum vulgarium fragmenta («Frammenti di cose scritte in lingua volgare»)<br />
quasi a voler avvertire il lettore del loro carattere frammentario, di minore importanza<br />
rispetto alle opere latine. In realtà lavorò alle sue rime dal 1348 fino alla morte, con ben nove<br />
edizioni. L’edizione definitiva del Canzoniere comprende 366 componimenti poetici.<br />
<strong>La</strong> prima importante novità del Canzoniere è nella sua struttura: esso non è una semplice<br />
raccolta di poesie ma un’opera unitaria, una sorta di romanzo narrato attraverso le liriche.<br />
I componimenti raccolti sono infatti 366: il primo sonetto ha il valore di introduzione, i rimanenti<br />
365 costituiscono una sorta di «diario» giornaliero in cui il poeta racconta la sua storia<br />
d’amore per <strong>La</strong>ura, amata per tutta la vita, anche dopo la morte della donna, avvenuta nel<br />
1348. Il Canzoniere infatti si divide tradizionalmente in due sezioni: «in vita» e «in morte» di<br />
madonna <strong>La</strong>ura. Petrarca racconta di aver conosciuto <strong>La</strong>ura (probabilmente la gentildonna<br />
francese <strong>La</strong>ura de Noves, moglie del marchese Ugo de Sade) il 6 aprile del 1327, venerdì santo,<br />
nella chiesa di Santa Chiara ad Avignone. <strong>La</strong> morte della donna avverrà un altro 6 aprile,<br />
nel 1348, per un’epidemia di peste. Non per questo il poeta rinuncerà a cantare il suo amore<br />
per lei: anzi, l’immagine della donna, serbata per sempre nel ricordo, apparirà sempre immutabile,<br />
rievocata in un’atmosfera quasi di sogno.<br />
Qui sta l’altra importante novità della <strong>poesia</strong> di Petrarca: la sua vicenda d’amore è povera<br />
di particolari concreti, tutta vissuta nell’interiorità del poeta. Questa che oggi ci sembra<br />
una consuetudine, un dato normale, non lo era al tempo di Petrarca. Egli per primo mette al<br />
centro della <strong>poesia</strong> il suo «io», con le sue debolezze, i dubbi, le speranze e le delusioni. L’amore<br />
per <strong>La</strong>ura è infatti un’esperienza tormentata: alla dolcezza del sentimento e all’ammirazione<br />
per la bellezza della donna si contrappone il senso di colpa per una passione considerata<br />
indegna dall’uomo maturo, che cerca di pentirsi avvicinandosi a Dio.<br />
Tutto questo è raccontato in un linguaggio poetico molto vago ed evocativo: la sua lingua<br />
assai scelta e il suo stile raffinato diventarono un modello per i poeti dei secoli successivi, che<br />
addirittura nelle loro composizioni ne copiarono interi versi. Questo fenomeno (diffuso anche<br />
in Europa, almeno fino alla fine del XVI secolo) è noto col termine di petrarchismo.
Ritratto di <strong>La</strong>ura<br />
[da F. Petrarca, Canzoniere, Trionfi;<br />
Biblioteca Medicea <strong>La</strong>urenziana, Firenze]<br />
861 R L’amore<br />
Clip Art<br />
Il ritratto di <strong>La</strong>ura<br />
Della straordinaria bellezza di <strong>La</strong>ura non sono rimaste testimonianze dirette,<br />
a parte i versi di Petrarca. Ma proprio nel Canzoniere l’autore ci informa<br />
che un ritratto di <strong>La</strong>ura era stato eseguito da Simone Martini (1284-1344),<br />
pittore trasferitosi ad Avignone presso la curia papale e lì divenuto amico del<br />
poeta. Il ritratto di <strong>La</strong>ura (perduto) fu molto lodato dal poeta, che a esso dedicò<br />
due sonetti del Canzoniere (LXXVII e LXXVIII): in essi Petrarca afferma<br />
che Simone ha ritratto l’immagine di <strong>La</strong>ura andando a ispirarsi direttamente in cielo.<br />
Successivamente l’immagine della donna comparve in<br />
molte illustrazioni aggiunte alle edizioni del Canzoniere,<br />
rappresentata secondo i canoni estetici e l’abbigliamento<br />
dell’epoca.<br />
Più curioso è notare come un pittore del Cinquecento,<br />
Lorenzo Lotto (1480-1556), si ispirò alla descrizione di<br />
<strong>La</strong>ura contenuta nella canzone Chiare, fresche e dolci acque<br />
(Canzoniere, CXXVI) per il soggetto di un suo quadro.<br />
Il dipinto fu prima intitolato Danae (la principessa che,<br />
secondo il racconto mitologico, fu amata da Zeus trasformato<br />
in una pioggia d’oro) e poi Allegoria della castità o<br />
Sogno di fanciulla.<br />
<strong>La</strong> donna riposa in uno scenario naturale, accostata a un<br />
tronco d’albero, ricoperta da una pioggia di fiori sparsi dal<br />
dio Amore sul suo grembo, proprio come Petrarca ricorda<br />
la sua <strong>La</strong>ura nei boschi di Valchiusa.<br />
guida alla lettura<br />
Lorenzo Lotto, «Allegoria della castità»<br />
(o «Sogno di fanciulla»), 1505 ca.<br />
[National Gallery, Washington]<br />
Il macrotesto Il sonetto* appartiene alla sezione «In vita di madonna <strong>La</strong>ura» del Canzoniere [<br />
approfondisci «Il Canzoniere», p. 860]. In esso si avverte lo scorrere del tempo, che trascina via con sé<br />
la bellezza esteriore della donna, ma non intacca il sentimento interiore del poeta.<br />
Il testo Questi ricorda la bellezza della donna, con i biondi capelli mossi dal vento, gli occhi sfavillanti<br />
(I quartina), il viso che lascia appena intuire un timido rossore ma che basta a scatenare nel poeta<br />
la scintilla dell’amore (II quartina), la sua andatura e la sua voce che paiono appartenere a un angelo (I terzina),<br />
tutte qualità straordinarie che la fanno assomigliare a un «sole» luminoso, a uno «spirto celeste». Per<br />
questo, la freccia scoccata da Amore ha provocato nel cuore del poeta una ferita difficile da rimarginare,<br />
nonostante il tempo sia passato e la corda dell’arco (la bellezza di <strong>La</strong>ura) si sia ormai allentata (II terzina).
3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />
862<br />
<strong>La</strong> figura e il nome di <strong>La</strong>ura Di questa bellezza tuttavia non siamo in grado di tracciare un identikit<br />
preciso (anche se esistono dei ritratti attribuiti alla nobildonna: Clip Art Il ritratto di <strong>La</strong>ura, p. 861). <strong>La</strong><br />
descrizione di Petrarca lascia sempre la figura della donna in un alone indefinito, accresciuto dall’incertezza<br />
del ricordo.<br />
Lo stesso nome di <strong>La</strong>ura, per quanto reale e non inventato, è spesso utilizzato dal poeta non tanto per<br />
favorirne l’identificazione quanto per il suo suono, che richiama per somiglianza altre parole:<br />
• l’aura: il vento, ma anche l’aria vitale;<br />
• l’aurora: l’alba luminosa del giorno;<br />
• l’auro: l’oro, metafora* di oggetto prezioso e del biondo dei capelli della donna amata;<br />
• il lauro: l’alloro, pianta simbolo* della gloria poetica.<br />
L’aura (v. 1) è dunque un senhal* [ R1 approfondisci Il nome della donna], un nome in codice che richiama<br />
l’identità della donna, lasciando intendere che per Petrarca ella rappresenta l’aria che respira, la vita stessa.<br />
Passato e presente Lo scorrere del tempo è evidente anche dall’uso dei tempi verbali, che si alternano<br />
fra il ricordo e il presente. Nel testo prevalgono gli imperfetti descrittivi («erano... avolgea...<br />
ardea... avea... era... sonavan»), che proiettano in un passato molto vago il ricordo della bellezza di <strong>La</strong>ura;<br />
seguono tre verbi al passato remoto («arsi... fu... vidi»), isolati e puntuali, che sottolineano il momento preciso<br />
dell’innamoramento, che Petrarca spesso rievocherà come un punto fermo della sua vita. Infine i due<br />
verbi al presente («son... sana») riportano il discorso al momento attuale («or»), in cui il poeta sperimenta<br />
gli effetti dello scorrere del tempo: la bellezza è fragile e transitoria, ma il sentimento d’amore nei confronti<br />
della donna è costante, e il tempo non lo ha scalfito.<br />
attività<br />
Comprendi<br />
1. Quali espressioni contenute nel sonetto dimostrano che l’immagine di <strong>La</strong>ura è filtrata attraverso la<br />
memoria e il punto di vista del poeta?<br />
...........................................................................................................................................................<br />
2. Ci sono elementi del paesaggio naturale che fanno da sfondo alla visione della donna? Se sì, quali?<br />
Se no, perché secondo te?<br />
...........................................................................................................................................................<br />
3. Esegui sul quaderno la parafrasi del testo.<br />
Analizza<br />
4. Analizza di seguito lo schema metrico del sonetto, riconoscendo le rime* e la consonanza* presente<br />
nelle terzine.<br />
...........................................................................................................................................................<br />
5. Il sonetto è caratterizzato dalla presenza di tre metafore*; spiegale svolgendo in termini più semplici<br />
la similitudine abbreviata:
Cavalcanti Dante Petrarca<br />
863 R L’amore<br />
«Erano i capei d’oro a l’aura sparsi» capelli biondi come il colore dell’oro ......................<br />
«e ’l vago lume oltre misura ardea» ...................................................................................<br />
«i’che l’ésca amorosa al petto avea» ...................................................................................<br />
6. Un tratto caratteristico della <strong>poesia</strong> di Petrarca è l’uso della figura retorica dell’antitesi*, per rappresentare<br />
la natura contraddittoria dell’amore. Completa la tabella sottostante associando alle<br />
parole indicate le corrispondenti contrarie presenti nel testo:<br />
«oltra misura» .................................................... «vero» .................................................................<br />
«non so» .............................................................. «cosa mortale» ....................................................<br />
«voce umana» ..................................................... «fu» .....................................................................<br />
Approfondisci<br />
7. Confronta la lirica di Francesco Petrarca con i sonetti di Guido Cavalcanti [ R4] e di Dante Alighieri<br />
[ R5], evidenziando elementi comuni e differenze. Puoi aiutarti completando la tabella sottostante:<br />
metro sonetto ..................................... .....................................<br />
schema ..................................... ..................................... ABBA, ABBA, CDE,<br />
DCE<br />
opera di riferimento ..................................... ..................................... .....................................<br />
ambientazione ..................................... ..................................... luogo imprecisato<br />
protagonista femminile madonna Giovanna ..................................... .....................................<br />
sintesi del contenuto il poeta mostra .............<br />
.....................................<br />
.....................................<br />
il poeta mostra .............<br />
.....................................<br />
.....................................<br />
il poeta rievoca ............<br />
.....................................<br />
.....................................<br />
doti fisiche della donna ..................................... ..................................... .....................................<br />
doti morali della donna umiltà, .........................<br />
.....................................<br />
concezione dell’amore passione distruttiva e ...<br />
.....................................<br />
stato dell’innamorato .....................................<br />
.....................................<br />
gentile, ........................<br />
.....................................<br />
.....................................<br />
.....................................<br />
.....................................<br />
.....................................<br />
pietosi color, ................<br />
.....................................<br />
.....................................<br />
.....................................<br />
.....................................<br />
.....................................
8643<br />
Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />
R7<br />
Canzone castana<br />
Federico García Lorca<br />
Se la donna amata dal poeta fosse un paese,<br />
egli si perderebbe nei suoi occhi, fra le sue<br />
braccia, nelle oscure e sensuali profondità<br />
del suo corpo.<br />
Mi perderei<br />
nel tuo paese castano,<br />
Maria del Carmen.<br />
Mi perderei<br />
5 nei tuoi occhi disabitati,<br />
suonando la tastiera<br />
della tua ineffabile bocca.<br />
Nel tuo abbraccio perpetuo<br />
sarebbe castano il vento<br />
10 e avrebbe la brezza<br />
il velluto del tuo volto.<br />
Mi perderei<br />
nei tuoi seni palpitanti,<br />
nelle profonde oscurità<br />
15 del tuo corpo soave.<br />
Mi perderei<br />
nel tuo paese castano,<br />
Maria del Carmen.<br />
da Poesie d’amore, Tea, Milano 1998<br />
l’autore<br />
Federico García Lorca<br />
Autore Federico García Lorca<br />
(poeta spagnolo, 1898-1936)<br />
Opera Poesie d’amore<br />
Prima edizione 1927<br />
Genere <strong>poesia</strong> lirica<br />
Temi il corpo della donna diventa un<br />
intero paese in cui il poeta si perde, e in cui<br />
tutto, persino il vento, porta il colore e i segni<br />
della sua bellezza<br />
Strumenti denotativo/connotativo [ P<br />
scheda 2, § 2]; figure retoriche [ P scheda<br />
5]; parole-chiave e campi semantici [ P<br />
scheda 6, § 1]<br />
L’aggettivo ineffabile memo<br />
significa «che non si<br />
può dire, indescrivibile». Deriva dal verbo<br />
latino fari che significa «dire, parlare».<br />
Difatti l’infante è il bambino che non sa<br />
ancora parlare.<br />
2. paese castano: la donna è paragonata a un paese: è «castano» per<br />
associazione col colore degli occhi e dei capelli della donna.<br />
5. occhi disabitati: continua la metafora* del paese: gli occhi sono<br />
«disabitati» perché selvaggi, o forse non ancora occupati dall’amore.<br />
6-7. suonando.. bocca: la bocca della donna è paragonata a una tastiera<br />
di pianoforte; suonare la tastiera è dunque sinonimo di baciare. – ineffabile:<br />
che non si può esprimere a parole; il motivo della bellezza ineffabile<br />
della donna è da sempre molto diffuso in <strong>poesia</strong> [ R4 e R5].<br />
9-11. sarebbe castano... volto: ogni elemento naturale assumerebbe<br />
le caratteristiche della donna: il vento porterebbe i colori e la delicatezza<br />
(velluto) del suo volto.<br />
14. profonde oscurità: il corpo della donna è come un mistero profondo<br />
in cui perdersi.<br />
Federico García Lorca nacque nel 1898 in Spagna, a Fuente Vaqueros,<br />
una cittadina nei pressi di Granada, figlio primogenito di un ricco proprietario<br />
terriero. Trasferitosi a Madrid dopo la laurea in Legge, frequentò i circoli culturali della<br />
capitale, incontrando tra gli altri il pittore surrealista Salvador Dalí, il poeta Rafael Alberti e il<br />
regista cinematografico Luis Buñuel. Amante della letteratura e del teatro, suonava il pianoforte<br />
e la chitarra flamenca, disegnava e dipingeva, rivelando in ogni ambito doti straordinarie.<br />
Nel 1928 pubblicò la sua prima raccolta di liriche, Romancero gitano, poi nell’anno successivo,<br />
trasferitosi negli Stati Uniti, compose i versi di Un poeta a New York, dedicato ai neri<br />
e agli emarginati d’America, e il Poema del canto profondo. Ritornato in Spagna nel 1932, si<br />
dedicò alla messa in scena e alla scrittura di opere teatrali. Scoppiata in Spagna la guerra civile,<br />
fu arrestato per aver fondato l’Associazione degli intellettuali antifascisti e fucilato a Viznar,<br />
vicino a Granada, nel 1936 [ T11]. Solo nel 1954 l’intera produzione letteraria di García<br />
Lorca fu raccolta e pubblicata a Madrid.
guida alla lettura<br />
865 R L’amore<br />
Il testo Se Maria del Carmen, la donna a cui è dedicata questa canzone, fosse un paese, il poeta si perderebbe<br />
nel suo abbraccio, assaporando ogni delizia della sua bellezza: gli occhi freschi e ingenui, la bocca<br />
sorridente, le braccia e il volto delicato, il seno palpitante, le «oscure profondità» del suo corpo magnifico.<br />
Il corpo della donna Ci troviamo di fronte a un ritratto di donna diverso da quello spirituale e idealizzato<br />
tipico della letteratura medievale [ R3 guida alla lettura]: qui in primo piano c’è il «corpo»<br />
della donna, descritto in tutta la sua prorompente fisicità. Il poeta ne esalta la bellezza e il mistero, passando<br />
dagli occhi (come sempre specchio dell’anima e prima porta di accesso del sentimento: R3) fino alle<br />
parti più sensuali e intime.<br />
Metafore e motivi Non si tratta però di una semplice descrizione realistica. Il poeta anzi fa ricorso<br />
a una serie di metafore* molto particolari e insolite: la donna paragonata a un paese, la bocca come una<br />
tastiera di pianoforte, il volto morbido come il velluto. Inoltre, compaiono motivi* tipicamente letterari,<br />
ripresi addirittura dalla <strong>poesia</strong> medievale: il sorriso della donna è «ineffabile», cioè indescrivibile, il suo<br />
mistero è oscuro e profondo.<br />
Il colore castano Su tutto poi spicca una notazione di colore che accompagna l’intera lirica: il<br />
castano degli occhi e dei capelli della donna si trasferisce sul paese, sul vento, sulla <strong>poesia</strong> stessa che<br />
si intitola Canzone castana. Il carattere scuro e passionale della donna, come il colore bruno-rossiccio delle<br />
castagne, impregna di sé ogni cosa: i luoghi, l’aria, le parole.<br />
attività<br />
Comprendi<br />
1. Quali particolari del corpo della donna sono elencati dal poeta? Quali sono descritti realisticamente?<br />
Quali attraverso metafore* o soltanto allusi? Rispondi alle domande negli spazi sottostanti:<br />
...........................................................................................................................................................<br />
...........................................................................................................................................................<br />
2. Spiega il significato del termine «ineffabile», anche in riferimento alle poesie dello Stilnovo che<br />
conosci.<br />
...........................................................................................................................................................<br />
3. Completa la tabella alla pagina seguente, specificando il significato proprio, denotativo*, e quello<br />
figurato, connotativo*, che le parole assumono nella <strong>poesia</strong>:
3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />
866<br />
parola significato denotativo significato connotativo<br />
«paese» piccolo agglomerato urbano ............................................................<br />
«castano» del colore della ................................... ............................................................<br />
«tastiera» insieme di ........................................... il sorriso della donna, che ..................<br />
«velluto» tessuto ................................................ ............................................................<br />
Analizza<br />
4. Individua l’anafora* presente nel componimento e spiega in che cosa consiste questa figura retorica.<br />
...........................................................................................................................................................<br />
5. Come detto, la donna è descritta nei suoi aspetti sensuali, cioè che catturano e coinvolgono i sensi<br />
del poeta. Suddividi le parole in base al campo semantico* interessato, completando la tabella<br />
sottostante:<br />
«castano»<br />
vista udito olfatto tatto gusto<br />
.............................<br />
.............................<br />
.............................<br />
«suonando»<br />
.............................<br />
.............................<br />
.............................<br />
«vento»<br />
.............................<br />
.............................<br />
.............................<br />
«abbraccio»<br />
.............................<br />
.............................<br />
.............................<br />
«bocca»<br />
.............................<br />
.............................<br />
.............................<br />
C’è un aggettivo che può essere inserito in ogni colonna, perché indica una sensazione di piacere<br />
riferita ai vari sensi. Esso rappresenta dunque, la sintesi finale della bellezza della donna. Sai individuarlo?<br />
...........................................................................................................................................................<br />
R8<br />
Amo in te<br />
Nazim Hikmet<br />
Nel 1938 Hikmet fu condannato dal governo<br />
turco a 28 anni e 4 mesi di reclusione per la sua<br />
opposizione politica. Dalla prigione di Bursa,<br />
in Anatolia, scrisse poesie appassionate alla<br />
donna di cui era innamorato, Münevver Andaç.<br />
Nel 1950, grazie alle insistenze di un comitato<br />
di liberazione composto anche da intel-<br />
Autore Nazim Hikmet (poeta<br />
turco, 1902-1963)<br />
Opera Poesie d’amore<br />
Prima edizione 1962<br />
Genere <strong>poesia</strong> lirica<br />
Temi l’amore per la donna ha<br />
un carattere avventuroso, come un viaggio<br />
di scoperta; l’amante ricerca l’impossibile e<br />
non si fa mai prendere dalla disperazione<br />
Strumenti denotativo/connotativo [ P<br />
scheda 2, § 2]; figure retoriche [ P scheda<br />
5]; motivi e parole-chiave [ P scheda 6]
Amo in te<br />
l’avventura della nave che va verso il polo<br />
amo in te<br />
l’audacia dei giocatori delle grandi scoperte<br />
5 amo in te le cose lontane<br />
amo in te l’impossibile<br />
entro nei tuoi occhi come in un bosco<br />
pieno di sole<br />
e sudato affamato infuriato<br />
10 ho la passione del cacciatore<br />
per mordere nella tua carne.<br />
Amo in te l’impossibile<br />
ma non la disperazione.<br />
da Poesie d’amore, Mondadori,<br />
Milano 1963<br />
guida alla lettura<br />
867 R L’amore<br />
lettuali e artisti dell’epoca, fu scarcerato e sposò la donna. Ma, a causa delle forti pressioni da parte del<br />
governo turco, fu costretto ad abbandonare la patria e trascorse il resto della sua vita in esilio. <strong>La</strong> moglie<br />
e il figlio però non poterono seguirlo. Questo testo risale al 1943, durante il periodo della prigionia.<br />
Passione indica un sen- memo<br />
timento forte, in particolare<br />
un amore sensuale, appunto passionale.<br />
Può indicare anche un interesse, una predilezione<br />
(la passione per la musica, ecc.).<br />
Nel significato proprio derivato dal latino<br />
indica sofferenza (la Passione di Cristo),<br />
patimento.<br />
2. polo: indica le regioni estreme della terra; ma è anche il punto cardinale<br />
che guida il viaggio della nave: allo stesso modo, la donna è stella<br />
polare per il poeta.<br />
4. audacia: coraggio, sfrontatezza.<br />
9. sudato affamato infuriato: il poeta è stanco, affamato e in preda<br />
all’impeto della passione.<br />
10. ho la passione del cacciatore: la ricerca d’amore è come una caccia<br />
appassionante.<br />
l’autore<br />
Nazim Hikmet<br />
Nazim Hikmet nacque a Salonicco, allora parte dell’Impero turco, nel<br />
1902; tra il 1921 e il 1928 soggiornò a Mosca, entrando in contatto con<br />
la cultura sovietica d’avanguardia. Visse in Turchia ma a causa delle sue idee politiche, che<br />
si opponevano alla dittatura del generale Kemal Atatürk, nel 1938 fu condannato a 28 anni di<br />
carcere. Nel 1950 fu liberato, lasciò il paese turco e si trasferì in Russia, dove morì a Mosca<br />
nel 1963. Le principali raccolte della sua vasta produzione di poesie sono In quest’anno<br />
(1940) e Poesie d’amore (1933-62). Ha scritto anche opere teatrali come Ma non è mai esistito<br />
Ivan Ivanovic (1956), satira del burocratismo staliniano, e un romanzo autobiografico, I<br />
romantici, pubblicato postumo in Francia nel 1963.<br />
Il testo Il testo può essere suddiviso in tre parti. Nella prima (vv. 1-6) l’amore per la donna è visto come<br />
una continua sfida per l’innamorato. Nella storia d’amore con lei egli rivive l’avventura dei viaggi per<br />
mare, il coraggio di osare, l’ansia di continue scoperte. Per questo il suo amore appare proiettato verso traguardi<br />
lontani e impossibili da realizzare. <strong>La</strong> seconda parte (vv. 7-11) è come un intermezzo descrittivo, nel quale<br />
si rappresenta una scena di caccia in una foresta. Il poeta è l’animale cacciatore, pronto a mordere la carne<br />
della preda. <strong>La</strong> donna è la preda inseguita e puntata con lo sguardo. Lo scenario è una radura soleggiata, nella<br />
quale l’amante-cacciatore si aggira spinto da una sete inestinguibile e da una fame ardente. I due versi con
3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />
868<br />
clusivi (vv. 12-13) riprendono l’espressione con cui si chiudeva la prima parte, completando il messaggio del<br />
testo: l’innamorato cerca sempre l’impossibile, ma non per questo perde la speranza di raggiungerlo.<br />
Immagini e motivi L’amore del poeta si esprime attraverso immagini molto concrete e dense di<br />
passione. <strong>La</strong> nave che si lancia nel mare oceanico, il giocatore che sfida la sorte, la foga del cacciatore<br />
comunicano immediatamente l’intensità del sentimento. <strong>La</strong> donna è rappresentata attraverso motivi* più o<br />
meno originali: è tradizionale quello degli «occhi» attraverso i quali si fa breccia la passione; più particolare<br />
quello della «carne» pronta a essere aggredita dai morsi dell’amante.<br />
L’allegoria del desiderio <strong>La</strong> scena centrale della <strong>poesia</strong> è un’allegoria* che rappresenta l’amore<br />
come una caccia che non ha mai fine. Ma non per questo il poeta ha perso la speranza di ottenere l’amore<br />
della donna. Anzi, proprio questa tensione senza fine, questa ricerca delle cose lontane e impossibili<br />
prolungano la passione all’infinito, mantenendo sempre vivo il desiderio.<br />
attività<br />
Comprendi<br />
1. Quali sono le «cose lontane» che il poeta paragona alla ricerca della sua donna?<br />
...........................................................................................................................................................<br />
2. A quali figure viene paragonato l’innamorato? Che cos’hanno secondo te in comune queste figure?<br />
...........................................................................................................................................................<br />
Analizza<br />
3. Ritrova nel testo l’anafora* presente e spiega in che cosa consiste questa figura retorica:<br />
...........................................................................................................................................................<br />
4. Spiega la similitudine* del v. 7:<br />
...........................................................................................................................................................<br />
Approfondisci<br />
5. Hikmet è uno scrittore di cultura e tradizione «orientale». Noti somiglianze e/o differenze nella<br />
rappresentazione dell’amore, nella concezione della donna, nell’uso di immagini e motivi, rispetto<br />
agli autori di tradizione «occidentale» che hai letto o conosci? O rispetto alla tua personale idea?<br />
Puoi approfondire il tema effettuando anche una ricerca sul ruolo della donna e dell’amore nella<br />
società occidentale e orientale. <strong>La</strong> <strong>poesia</strong> rispecchia la società? Motiva la tua risposta.
R9<br />
Ho sceso, dandoti<br />
il braccio, almeno<br />
un milione di scale<br />
Eugenio Montale<br />
Montale ricorda la moglie Drusilla Tanzi,<br />
morta nel 1963. Quante volte la donna, affetta<br />
da una grave miopia, ha sceso le scale<br />
sostenendosi al braccio del marito! Ma solo<br />
adesso che la donna è morta il poeta comprende<br />
l’importanza di quel gesto quotidiano:<br />
in realtà era lei, con la «vista» del suo<br />
buon senso, che sorreggeva il marito nel difficile<br />
cammino della vita.<br />
869 R L’amore<br />
l’autore<br />
Eugenio Montale<br />
Eugenio Montale nacque nel 1896 a Genova e lì si diplomò in ragioneria.<br />
Alla scoppio della prima guerra mondiale venne richiamato alle armi<br />
e partecipò al conflitto, combattendo in trincea, in Trentino. Dopo il congedo rientrò a<br />
Genova e, seguendo le proprie inclinazioni letterarie e musicali (cantava da baritono), entrò<br />
in contatto con gli ambienti intellettuali della città. Nel 1925 pubblicò la sua prima raccolta<br />
di poesie, Ossi di seppia [ U6 approfondisci «Ossi di seppia»], che ebbe inizialmente una<br />
tiepida accoglienza. Nello stesso anno prese posizione contro il fascismo, firmando il Manifesto<br />
degli intellettuali antifascisti promosso da Benedetto Croce. Trasferitosi a Firenze nel<br />
1926, s’inserì rapidamente nella vita culturale della città e lavorò in una casa editrice, frequentando<br />
il famoso caffè «Giubbe Rosse», dove si riunivano molti intellettuali di quegli<br />
anni.<br />
A Firenze Montale incontrò Drusilla Tanzi, la donna che divenne poi sua moglie, e Irma<br />
Brandeis, una giovane studiosa americana con cui ebbe una relazione di alcuni anni; queste<br />
due donne influirono molto sulla sua vita e sulla sua <strong>poesia</strong>. Nel 1939 veniva pubblicata la<br />
seconda raccolta di poesie, Le occasioni. Alla fine della guerra Montale si trasferì a Milano,<br />
assunto dal «Corriere della Sera». Nel 1956 apparve la terza raccolta di poesie, <strong>La</strong> bufera e<br />
altro. Nel 1962 sposò Drusilla Tanzi, che gli era sempre rimasta accanto ma che morì un anno<br />
dopo. Divenuto ormai noto in tutto il mondo, ricevette importanti riconoscimenti nazionali<br />
e internazionali, culminati nel 1975 con l’assegnazione del premio Nobel per la letteratura.<br />
Qualche anno prima, nel 1971, era stata pubblicata la quarta grande raccolta montaliana,<br />
Satura, che conteneva anche le precedenti poesie di Xenia (dedicate alla moglie e pubblicate<br />
nel 1966).<br />
Morì a Milano nel 1981 partecipando fino all’ultimo, nonostante l’aggravarsi del suo stato<br />
di salute, al dibattito culturale italiano.<br />
Autore Eugenio Montale<br />
(poeta italiano, 1896-1981)<br />
Opera Satura<br />
Prima edizione 1971<br />
Genere <strong>poesia</strong> lirica<br />
Temi il poeta ricorda con<br />
commozione la moglie scomparsa e<br />
la sua apparente debolezza, che era invece<br />
per lui un punto di riferimento importante<br />
Strumenti verso libero [ P scheda 3, §<br />
4]; rima e assonanza [ P scheda 4]; figure<br />
retoriche [ P scheda 5]; parola-chiave [<br />
P scheda 6, § 1]<br />
Puoi approfondire<br />
link<br />
l’opera e continuare<br />
la lettura della <strong>poesia</strong> di Eugenio Montale<br />
U6 e V4.
3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />
870<br />
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale<br />
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.<br />
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.<br />
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono<br />
5 le coincidenze, le prenotazioni,<br />
le trappole, gli scorni di chi crede<br />
che la realtà sia quella che si vede.<br />
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio<br />
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.<br />
10 Con te le ho scese perché sapevo che di noi due<br />
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,<br />
erano le tue.<br />
da Tutte le poesie, Mondadori,<br />
Milano 1984, p. 161<br />
2. è il vuoto ad ogni gradino: senza la presenza della moglie tutto appare<br />
vuoto e inutile.<br />
approfondisci<br />
«Satura»<br />
Pupilla letteral- memo<br />
mente vuol dire<br />
«piccola pupa», cioè piccola immagine<br />
riflessa nell’iride dell’occhio.<br />
È l’apertura nell’occhio che consente il<br />
passaggio della luce e dunque la vista.<br />
Per questo indica anche ciò che l’uomo<br />
ha di più prezioso (la mia pupilla).<br />
3. Anche così... lungo viaggio: la vita è paragonata a un lungo<br />
viaggio che, ora che la moglie è scomparsa, sembra essere<br />
stato troppo breve.<br />
4. mi occorrono: mi servono.<br />
5. le coincidenze: la metafora* del viaggio della vita continua<br />
con l’uso di una tipica terminologia ferroviaria (le coincidenze,<br />
le prenotazioni).<br />
6. le trappole, gli scorni: gli inganni e le delusioni della vita.<br />
6-7. di chi crede... che si vede: chi crede che la realtà sia<br />
come appare si sbaglia; la vita non è mai come si crede.<br />
11. le sole vere pupille: i soli veri occhi, capaci di vedere la<br />
realtà delle cose. – sebbene tanto offuscate: nonostante la<br />
miopia le avesse indebolite.<br />
Satura (1971) è una delle ultime raccolte di Montale e comprende anche<br />
le sezioni di Xenia dedicate alla moglie Drusilla Tanzi morta qualche tempo prima<br />
(gli xenia erano nell’antichità i doni fatti agli ospiti che andavano via: così Montale con<br />
la sua <strong>poesia</strong> rende l’ultimo delicato omaggio alla moglie scomparsa). Gli argomenti sono<br />
spesso attinti dalla quotidianità, il tono è disincantato, satirico, di irrisione e rifiuto verso un<br />
mondo che il poeta non capisce più e nel quale ha perso i suoi punti di riferimento.<br />
guida alla lettura<br />
<strong>La</strong> raccolta: gli «Xenia» <strong>La</strong> lirica appartiene a una delle ultime raccolte pubblicate da Montale,<br />
Xenia. Il titolo intende ricollegarsi alla consuetudine latina di fare doni agli stranieri (chiamati xenia)<br />
che andavano via dopo essere stati ospiti in casa. In questo caso il dono è quello dei versi; l’ospite che non<br />
è più su questa terra è la moglie del poeta Drusilla Tanzi, scomparsa nel 1963. <strong>La</strong> donna, a causa di una forte<br />
miopia, portava grossi occhiali ed era affettuosamente soprannominata Mosca dal poeta [ R1 approfondisci<br />
Il nome della donna].
871 R L’amore<br />
Il testo Il testo, composto da versi liberi*, può essere suddiviso in due parti introdotte da un’affermazione<br />
che si ripete quasi identica («Ho sceso...», vv. 1 e 8).<br />
Nella prima parte (vv. 1-7) il poeta ricorda quando la donna, per via della debole vista, scendeva le scale<br />
reggendosi a lui: un’azione abituale ripetuta milioni di volte che ora, senza la sua compagna, non ha più<br />
senso. Nella sua solitudine il poeta ripensa a quel gesto e al lungo cammino della vita: quella vissuta insieme<br />
sembra passata in fretta, quella da vivere da solo è ormai un penoso stillicidio. Non c’è più voglia di illudersi,<br />
la vita ha svelato già le sue «trappole» e i suoi inganni.<br />
Nella seconda parte (vv. 8-12) il ricordo è interpretato alla luce dell’esperienza presente: la grave miopia<br />
che obbligava la donna ad appoggiarsi al braccio del marito la rendeva apparentemente debole, ma in realtà<br />
il suo sano senso pratico le consentiva di «guardare» oltre le apparenze.<br />
<strong>La</strong> situazione appare quindi rovesciata: era il poeta a reggersi alla donna, al suo carattere forte che lo guidava<br />
nelle difficoltà della vita.<br />
Il cammino della vita Con una metafora* molto comune il poeta paragona la vita a un cammino,<br />
nel quale si intrecciano i diversi aspetti dell’esistenza. Questo contrasto emerge dalle frequenti antitesi*<br />
(«un milione» / «il vuoto»; «breve» / «lungo»; «vede» / «offuscate») presenti nel testo. <strong>La</strong> vita appare<br />
così come un percorso accidentato, da affrontare insieme, reggendosi e sostenendosi a vicenda per sfuggire<br />
alle «trappole», agli «scorni», all’aspetto ingannevole delle apparenze.<br />
Le pupille In questa vita Montale non trova più un senso e una direzione perché ha perso il faro, la<br />
sua guida. Mosca infatti era capace di gettare uno sguardo lucido e lungimirante sulla realtà, nonostante<br />
le sue «pupille... offuscate». Ma la parola «pupilla» [ memo] richiama anche la dolcezza del ricordo<br />
del poeta, per il quale la donna era quanto di più caro e prezioso egli avesse.<br />
Marc Chagall, «Il compleanno», 1915<br />
[Museum of Modern Art, New York]<br />
Clip Art<br />
L’amore secondo Chagall<br />
Nato in Russia, il pittore di origini ebree Marc Chagall (1887-1985) incarna<br />
perfettamente il tipo dell’artista eccentrico e originale, poeta e sognatore.<br />
Fra i temi della sua produzione l’amore occupa un posto particolare.<br />
Ancora giovane, nel 1909 Chagall incontra Bella Rosenfeld, di cui si<br />
innamora profondamente e a cui dedica molte delle sue tele. Riesce a sposarla<br />
nel 1915 e da quel momento l’influenza di questo felice rapporto è<br />
facilmente riscontrabile nell’armonia figurativa che permea le sue opere: il quadro intitolato Il<br />
compleanno ne è un esempio. Dipinta a un anno dallo scoppio della prima guerra mondiale, l’opera<br />
non lascia trasparire nulla degli sconvolgimenti che circondavano l’artista: ciò che emerge<br />
con forza e leggiadria allo stesso tempo è il sentimento reciproco della coppia, un tenero bacio che<br />
fa perdere peso, ma non consistenza, ai due amanti. <strong>La</strong> descrizione minuziosa dei dettagli dell’appartamento<br />
rimanda alla felicità di cui evidentemente quel luogo è testimone, alla concretezza di<br />
un amore che esiste nella realtà. «Bastava che aprissi la finestra della stanza – scriveva Chagall –<br />
e subito entravano d’impeto insieme a lei l’azzurro, l’amore ed i fiori. Vestita tutta di bianco o tutta<br />
di nero, già da tempo lei si aggira come uno spirito nei miei quadri, come ideale della mia arte».
3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />
872<br />
attività<br />
Comprendi<br />
1. Riassumi il contenuto delle due parti, sintetizzando il messaggio trasmesso dal poeta.<br />
Prima parte: il poeta ricorda ...........................................................................................................<br />
...........................................................................................................................................................<br />
...........................................................................................................................................................<br />
Seconda parte: il poeta interpreta quel ricordo ...............................................................................<br />
...........................................................................................................................................................<br />
...........................................................................................................................................................<br />
2. Gli occhi di Drusilla Tanzi, moglie di Montale, sebbene offuscati da una grave miopia, erano una guida<br />
per il poeta. Che cosa erano in grado di cogliere? Quale senso profondo della vita percepivano?<br />
...........................................................................................................................................................<br />
...........................................................................................................................................................<br />
Analizza<br />
3. <strong>La</strong> <strong>poesia</strong> si apre con un’iperbole*: individuala e spiega in che cosa consiste questa figura retorica.<br />
...........................................................................................................................................................<br />
...........................................................................................................................................................<br />
4. Osserva il livello metrico della <strong>poesia</strong>: ci sono versi regolari? Ci sono rime*? E assonanze*?<br />
...........................................................................................................................................................<br />
...........................................................................................................................................................<br />
5. «Pupille» è una parola-chiave del componimento: che significati rappresenta per Montale?<br />
...........................................................................................................................................................<br />
...........................................................................................................................................................<br />
Approfondisci<br />
6. <strong>La</strong> <strong>poesia</strong> ci invita a riflettere sui tanti gesti quotidiani che spesso compiamo con noncuranza. Pensa<br />
a qualcosa che compi meccanicamente ogni giorno (andare a scuola, parlare con gli amici, guardare<br />
la televisione, ecc.) e rifletti sul valore di quei gesti. Quale particolare significato assumono?
R10<br />
Ricevo da te<br />
questa tazza<br />
Valerio Magrelli<br />
L’amore è un’opera paziente di mosaico, che<br />
incolla i pezzi di memoria e di sentimenti<br />
frantumati e dispersi dal tempo.<br />
Ricevo da te questa tazza<br />
rossa per bere ai miei giorni<br />
uno ad uno<br />
nelle mattine pallide, le perle<br />
5 della lunga collana della sete.<br />
E se cadrà rompendosi, distrutto,<br />
io, dalla compassione,<br />
penserò a ripararla,<br />
per proseguire i baci ininterrotti.<br />
10 E ogni volta che il manico<br />
o l’orlo si incrineranno<br />
tornerò a incollarli<br />
finché il mio amore non avrà compiuto<br />
l’opera dura e lenta del mosaico.<br />
da Poesie (1980-1992) e altre poesie,<br />
Einaudi, Torino 1996<br />
873 R L’amore<br />
Autore Valerio Magrelli (poeta<br />
italiano, nato nel 1957)<br />
Opera Nature e venature<br />
Prima edizione 1987<br />
Genere <strong>poesia</strong> lirica<br />
Temi il poeta ritrova in un<br />
oggetto d’uso quotidiano l’idea dell’amore<br />
come dono e come opera paziente di<br />
costruzione<br />
Strumenti verso [ P scheda 3]; assonanza/consonanza<br />
[ P scheda 4, § 3]; figure<br />
retoriche [ P scheda 5]; motivo [ P scheda<br />
6, § 2]<br />
Il mosaico è una tecni- memo<br />
ca decorativa per pareti<br />
o pavimenti. Il nome deriva dal latino musaicum<br />
opus, cioè «opera delle Muse». Le<br />
Muse erano le divinità protettrici delle arti.<br />
Il museo è infatti il tempio delle Muse, il<br />
luogo dove sono custodite le opere d’arte.<br />
2-3. ai miei giorni uno ad uno: giorno dopo giorno, quotidianamente.<br />
4. nelle mattine pallide: all’alba, o nei mattini di nebbia: l’amore del<br />
poeta andrà avanti pazientemente con qualunque tempo o in qualunque<br />
momento del giorno.<br />
4-5. le perle... della sete: l’immagine è composta di due diverse<br />
metafore*: l’amore è visto come una sete, un’esigenza vitale da soddisfare<br />
ogni giorno; per questo è anche come una lunga collana di perle,<br />
di giorni da infilare l’uno dietro l’altro.<br />
11. si incrineranno: si creperanno con una fenditura sottile.<br />
14. dura e lenta: faticosa e paziente. – mosaico: composizione decorativa<br />
realizzata con tasselli di pietra, vetro o ceramica variamente colorati<br />
e incollati l’uno accanto all’altro.<br />
l’autore<br />
Valerio Magrelli<br />
Valerio Magrelli è nato a Roma nel 1957. È docente presso l’Università<br />
di Pisa di Letteratura e lingua francese, dalla quale ha tradotto poeti<br />
importanti come Stéphane Mallarmé, Paul Verlaine e Paul Valéry. Ha esordito con la raccolta<br />
di poesie Ora serrata retinae (1980), cui sono seguite Nature e venature (1987) ed Esercizi<br />
di tiptologia (1992) poi riunite, con aggiunte, in Poesie e altre poesie (1996). Collabora a<br />
quotidiani e riviste (nel 1999 è uscito il volumetto Didascalie per la lettura di un giornale<br />
1999) e ha ultimamente pubblicato il testo narrativo Nel condominio di carne (2003). Ha curato<br />
l’antologia Poeti francesi del Novecento e dirige una collana di <strong>poesia</strong> contemporanea.
3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />
874<br />
guida alla lettura<br />
Struttura del testo Il testo è in versi liberi*, raggruppabili in tre strofe: due di 5 versi, una centrale<br />
di 4 (endecasillabi* e settenari*).<br />
Il testo: il dono e la cura <strong>La</strong> prima parte (vv. 1-5) si concentra su un oggetto della vita quotidiana:<br />
una tazza rossa ricevuta in dono dalla quale ogni giorno il poeta berrà per placare la sua sete.<br />
Nella seconda parte (vv. 6-9) Magrelli afferma che avrà cura di questo oggetto e sarà pronto a ripararlo se<br />
cadendo si infrangerà. Andando in pezzi quell’oggetto, simbolo di un rapporto d’amore, si infrangerebbe infatti<br />
anche la lunga catena di baci degli innamorati e il poeta stesso si sentirebbe «distrutto» dal dolore.<br />
Nell’ultima parte (vv. 10-14) egli si dichiara disponibile a proseguire la sua paziente opera di restauro<br />
ogniqualvolta le crepe dell’usura minacceranno di rompere l’orlo o il manico della tazza.<br />
Una <strong>poesia</strong> su una tazza? Protagonista di questa lirica è un oggetto in apparenza «poco poetico»,<br />
legato all’uso quotidiano: una tazza. Ma si capisce subito che essa rappresenta qualcos’altro: è simbolo*<br />
di un rapporto sentimentale, che potrà appagare ogni desiderio d’amore a patto che si conservi intatto nel tempo.<br />
Ogniqualvolta si manifesteranno le prime incrinature, che inevitabilmente si fanno breccia nei sentimenti,<br />
il poeta sarà sempre pronto a ricostruire i pezzi di questa storia d’amore, per non interrompere un lungo rapporto<br />
di affetto.<br />
<strong>La</strong> fragilità dell’amore Un’interpretazione della <strong>poesia</strong> in questa direzione è per altro confermata<br />
da due citazioni che Magrelli inserisce all’inizio dei versi: la prima è dell’inglese W.H. Auden, tratta<br />
da un lungo poema nel quale accanto a una serie di immagini che riguardano lo scorrere del tempo, si legge:<br />
«e la crepa nella tazza apre / un sentiero alla terra dei morti»; la seconda è di R.M. Rilke [ U4], che<br />
utilizza il paragone «come quando una crepa / attraversa una tazza» per rendere l’idea delle cose che esposte<br />
all’usura del tempo si consumano. L’amore è come questo fragile recipiente, del quale la donna fa dono<br />
all’uomo, a patto che lui se ne prenda cura, proteggendolo dalle crepe del tempo.<br />
Lo scorrere del tempo L’idea del passare del tempo è espressa anche da una serie di metafore*<br />
che richiamano la catena di eventi, lo scorrere delle cose: la «lunga collana» di perle, la catena di «baci<br />
ininterrotti», le tessere del «mosaico» pazientemente accostate l’una accanto all’altra.<br />
attività<br />
Comprendi<br />
1. Alla luce del commento letto, che cosa rappresenta secondo te il colore rosso della tazza?<br />
...........................................................................................................................................................<br />
2. Che cosa si ripromette di fare il poeta, una volta ricevuta la tazza?<br />
...........................................................................................................................................................
3. Nei vv. 6-7 da che cosa si capisce lo stretto legame fra l’uomo e l’oggetto?<br />
875 R L’amore<br />
...........................................................................................................................................................<br />
Analizza<br />
4. Il testo è in versi liberi*, ma si individuano anche misure tradizionali. Trova esempi di:<br />
settenari: v. ..., 7, ...<br />
endecasillabi: v. ..., 4, ...<br />
Che particolarità ha il v. 10? .............................................................................................................<br />
5. È possibile anche individuare alcune assonanze* e consonanze*:<br />
assonanze: perle : ... ...; ... ... : mosaico<br />
consonanze: uno : ... ...; ... ... : ... ...<br />
Approfondisci<br />
6. L’idea fondamentale della <strong>poesia</strong> è la necessità di conservare intatti i propri sentimenti dal passare<br />
del tempo. Il tema è analogo a molte altre poesie, soprattutto d’amore. Confronta questa <strong>poesia</strong><br />
con il carme del poeta latino Catullo [ R1] e individua anche un motivo in comune.<br />
...........................................................................................................................................................<br />
R11<br />
Quartine d’amore<br />
Patrizia Valduga<br />
Patrizia Valduga ha innovato la <strong>poesia</strong> d’amore<br />
pur utilizzando forme tradizionali come<br />
la quartina, di cui presentiamo due esempi<br />
tratti da Cento quartine e altre storie d’amore.<br />
Si tratta di un dialogo fra due amanti: l’uomo<br />
l’autrice<br />
Patrizia Valduga<br />
Patrizia Valduga è nata a Castelfranco Veneto nel 1953 e vive a Milano. Ha<br />
tradotto i sonetti di John Donne, Stéphane Mallarmé, Paul Valéry, ed è stata<br />
compagna del poeta Giovanni Raboni [ T9]. Ha pubblicato le raccolte Medicamenta (1982),<br />
Medicamenta e altri medicamenta (1989), Donna di dolori (1991), Requiem (1994), Corsia degli<br />
incurabili(1996),Cento quartine e altre storie d’amore(1997), Quartine. Seconda centuria(2001).<br />
Autrice Patrizia Valduga (poetessa<br />
italiana, nata nel 1953)<br />
Opera Cento quartine e altre<br />
storie d’amore<br />
Prima edizione 1997<br />
Genere <strong>poesia</strong> lirica<br />
Temi dialogo tra uomo e donna: l’amore<br />
coinvolge solo i sensi o anche il cervello?<br />
Strumenti verso [ P scheda 3]; rima e sistemi<br />
strofici [ P scheda 4]; figure retoriche [<br />
P scheda 5]; motivo [ P scheda 6, § 2]<br />
invita la donna ad abbandonarsi al piacere dell’amore fisico; ma la donna ha bisogno di un coinvolgimento<br />
anche emotivo e intellettuale.
3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />
876<br />
2.<br />
«Tu mandali a dormire i tuoi pensieri,<br />
devi ascoltare i sensi solamente;<br />
sarà un combattimento di guerrieri:<br />
4 combatterà il tuo corpo e non la mente.»<br />
3.<br />
Ho paura di te: sei così bello!<br />
Non affogarmi in notti tanto nere<br />
se prima non mi apri nel cervello<br />
4 la porta che resiste del piacere.<br />
da Cento quartine e altre storie<br />
d’amore, Einaudi, Torino 1997<br />
guida alla lettura<br />
L’immagine della por- memo<br />
ta è spesso utilizzata<br />
con valore simbolico. Essa rappresenta un<br />
passaggio da una condizione a un’altra. L’espressione<br />
doors of perception del poeta inglese<br />
William Blake (1757-1827), per indicare<br />
l’accesso a un’altra dimensione, diede<br />
l’idea al cantante Jim Morrison (1943-1971)<br />
per il nome della band musicale The Doors.<br />
1-4. «Tu mandali... la mente»: il discorso dell’uomo è riportato fra<br />
virgolette; egli invita la donna a un «combattimento» di «sensi», un<br />
amore esclusivamente fisico vissuto senza sensi di colpa.<br />
1-4. Ho paura... del piacere: la donna esita ad abbandonarsi al «piacere»,<br />
e chiede all’uomo di vincere le resistenze della sua mente (cervello),<br />
in modo da potersi gettare a capofitto in una passione travolgente<br />
(affogarmi in notti tanto nere).<br />
<strong>La</strong> struttura Cento quartine e altre storie d’amore raccoglie cento quartine* di endecasillabi* in<br />
rima*, che riportano le battute di un dialogo immaginario fra due amanti.<br />
Il testo: l’invito dell’uomo Nella prima quartina, a parlare è l’uomo che invita la donna ad ascoltare<br />
il richiamo dei sensi senza farsi troppi problemi: per lui l’amore è un combattimento fisico, e non<br />
uno scontro di intelligenze.<br />
<strong>La</strong> risposta della donna <strong>La</strong> donna dapprima manifesta la sua paura ad affidarsi totalmente tra le<br />
braccia di un uomo di cui teme il fascino: accetterà di farsi coinvolgere in notti d’amore appassionate<br />
solo quando l’amante avrà trovato la chiave di accesso al suo «cervello», per lei importante fonte di piacere<br />
al pari del corpo.<br />
L’amore è una lotta Nelle due quartine si fronteggiano due opposti punti di vista, uno per così dire<br />
tipicamente «maschile», l’altro «femminile». L’uomo vive la passione senza sensi di colpa, liberandosi<br />
degli scrupoli di coscienza con modi sbrigativi («Tu mandali a dormire...»). L’autrice esprime questa mentalità<br />
attraverso una metafora* molto comune fin dalla letteratura antica, quella dell’amore come «combattimento»<br />
dei corpi.<br />
L’amore è una porta <strong>La</strong> donna vive un maggior coinvolgimento emotivo e mentale; per lei la passione<br />
più totale sarà possibile solo quando il compagno sarà riuscito a entrare in sintonia col suo «cervello».<br />
Il punto di vista femminile è più complesso e meno impulsivo. L’autrice utilizza per questo una metafora*<br />
più difficile, quella della «porta» del piacere che gli innamorati devono varcare per accedere insieme alla<br />
passione.<br />
Un linguaggio colloquiale All’interno di una forma letteraria tradizionale come la quartina di<br />
endecasillabi, la Valduga riesce a proporre un discorso attuale, in termini chiari e con un linguaggio<br />
esplicito e colloquiale («Tu mandali a dormire... Ho paura di te: sei così bello...»). Ma il tono si mantiene
877 R L’amore<br />
sempre sostenuto, soprattutto nelle parole della donna: compaiono infatti un’allitterazione* («in notti tanto<br />
nere») e un iperbato* che, invertendo l’ordine normale del discorso, riproduce la complessità del pensiero<br />
femminile («la porta che resiste del piacere»).<br />
attività<br />
Comprendi<br />
1. A chi appartengono le voci che si parlano in queste due quartine?<br />
...........................................................................................................................................................<br />
2. Perché secondo te l’autrice riporta solo il discorso dell’uomo fra virgolette?<br />
...........................................................................................................................................................<br />
3. Riassumi in breve le posizioni espresse dai due interlocutori sull’amore, completando la tabella:<br />
l’amore è... un istinto, ..................................<br />
per lui... per lei...<br />
...................................................<br />
una passione che .......................<br />
...................................................<br />
la metafora* utilizzata ................................................... ...................................................<br />
il linguaggio usato ................................................... ...................................................<br />
Analizza<br />
4. Attribuisci all’uomo o alla donna (o a entrambi) le caratteristiche sotto riportate, motivando la tua<br />
scelta come nell’esempio:<br />
a. Impulsività: atteggiamento di chi agisce istintivamente.<br />
L’uomo è impulsivo perché dà la preminenza ai sensi<br />
b. Risolutezza: ......................................................................................................................................<br />
...........................................................................................................................................................<br />
c. Timore: .............................................................................................................................................<br />
...........................................................................................................................................................<br />
d. Sensualità: .........................................................................................................................................<br />
L’uomo è sensuale perché .................................................................................................................<br />
<strong>La</strong> donna è sensuale perché ..............................................................................................................
3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />
878<br />
5. <strong>La</strong> Valduga utilizza forme e versi tradizionali: individua nello spazio sottostante lo schema metrico<br />
delle quartine.<br />
...........................................................................................................................................................<br />
Approfondisci<br />
6. In un’intervista del 2000 Patrizia Valduga ha dichiarato: «Non so mai di che cosa parlerò nei miei<br />
versi [...] che vengono fuori da soli. Scrivere non è per me un mestiere: come quando si sta talmente<br />
male che bisogna prendere qualcosa [...] scrivere per me è dunque davvero una medicina». Partendo<br />
dalla <strong>poesia</strong> letta e da questa citazione, scrivi un testo argomentativo seguendo le affermazioni<br />
riportate nella seguente scaletta:<br />
a. la scrittura fa emergere ansie, problemi e preoccupazioni talvolta inconsapevoli;<br />
b. mettere nero su bianco le proprie emozioni rende capaci di osservarle e analizzarle dall’esterno,<br />
con maggiore imparzialità e con minore coinvolgimento emotivo;<br />
c. alcune forme di scrittura autobiografica (la <strong>poesia</strong>, il diario personale, la lettera, ecc.) hanno un<br />
valore terapeutico, cioè servono a riconoscere un disagio e a curarlo;<br />
d. le forme di scrittura autobiografica hanno grande successo presso i giovani e gli adolescenti, perché<br />
essi attraversano un’età critica in cui è più facile vivere momenti di disagio.<br />
R12<br />
Amore<br />
a prima vista<br />
Wislawa Szymborska<br />
Come comincia un amore? Esiste il colpo di<br />
fulmine? Gli innamorati sono convinti di sì.<br />
Ma la poetessa, capace di leggere nel «libro<br />
degli eventi», sa che ogni cosa che accade è<br />
solo la diretta conseguenza di tanti atti precedenti,<br />
magari involontari, apparentemente<br />
Autrice Wislawa Szymborska<br />
(poetessa polacca, nata nel<br />
1923)<br />
Opera Vista con granello di<br />
sabbia<br />
Prima edizione 1957<br />
Genere <strong>poesia</strong> lirica<br />
Temi gli innamorati credono che l’amore a<br />
prima vista esista e nasca all’improvviso; in<br />
realtà una sottile catena di eventi già da tempo<br />
li stava avvicinando...<br />
Strumenti figure retoriche [ P scheda 5];<br />
tema e motivo [ P scheda 6, § 2]<br />
irrilevanti. E quando il caso si trasforma in destino, le vite degli innamorati finalmente si incontrano e<br />
si uniscono.<br />
Sono entrambi convinti<br />
che un sentimento improvviso li unì.<br />
È bella una tale certezza<br />
ma l’incertezza è più bella.<br />
5 Non conoscendosi, credono<br />
che non sia mai successo nulla tra loro.<br />
Ma che ne pensano le strade, le scale, i<br />
[corridoi<br />
dove da tempo potevano incrociarsi?<br />
Vorrei chiedere loro<br />
10 se non ricordano –<br />
una volta un faccia a faccia
in qualche porta girevole?<br />
uno «scusi» nella ressa?<br />
un «ha sbagliato numero» nella cornetta?<br />
15 – ma conosco la risposta.<br />
No, non ricordano.<br />
Li stupirebbe molto sapere<br />
che già da parecchio tempo<br />
il caso stava giocando con loro.<br />
20 Non ancora del tutto pronto<br />
a mutarsi per loro in destino,<br />
li avvicinava, li allontanava,<br />
gli tagliava la strada<br />
e soffocando una risata<br />
25 si scansava con un salto.<br />
Vi furono segni, segnali,<br />
che importa se indecifrabili.<br />
Forse tre anni fa<br />
o lo scorso martedì<br />
13. ressa: folla di persone.<br />
14. cornetta: il ricevitore del telefono.<br />
19-21. il caso... in destino: la poetessa<br />
distingue fra «caso», la successione caotica e<br />
disordinata degli avvenimenti, e «destino», che<br />
indirizza quegli eventi verso un certo fine; fino<br />
a che i due si sono incrociati per sbaglio in una<br />
porta girevole, tra la folla, per un disguido<br />
telefonico, il caso giocava con loro, pronto a tra-<br />
sformarsi in destino.<br />
24-25. e soffocando... con un salto: all’ultimo<br />
momento si dileguava con una risata; il caso<br />
«gioca», scherza con le vite degli uomini facendo<br />
apparire casuale quello che non lo è.<br />
26-27. segni... indecifrabili: il destino fu<br />
preparato da piccoli segni, avvertimenti difficili<br />
da interpretare: una foglia volata da una spalla<br />
a un’altra, una palla finita tra i cespugli in un<br />
Wislawa Szymborska<br />
Wislawa Szymborska è nata a Kornik, in Polonia, nel 1923. <strong>La</strong> sua prima<br />
<strong>poesia</strong> è del 1945, e la prima raccolta Per questo viviamo del 1952. Fra gli<br />
anni Cinquanta e Sessanta diresse la rivista Vita letteraria, ma perse l’incarico dimettendosi dal<br />
Partito comunista con il quale era entrata in contrasto. Cominciarono anni di gravi conflitti sociali<br />
all’interno della Polonia, sfociati con lo sciopero del sindacato indipendente Solidarnos´ć<br />
(«Solidarietà») e la proclamazione del colpo di Stato del generale Wojciech Jaruzelski. <strong>La</strong> Szymborska<br />
si legò agli ambienti dell’opposizione, rifiutando un premio statale per la raccolta Gente<br />
sul ponte (1986) e ricevendone invece uno organizzato da Solidarnos´ć. Dopo la proclamazione<br />
della Repubblica democratica polacca, la Szymborska ha pubblicato <strong>La</strong> fine e l’inizio (1993) e<br />
nel 1996 ha ricevuto il premio Nobel per la letteratura. Oggi vive a Cracovia.<br />
In Italia, soprattutto dopo il conferimento del Nobel, sono state pubblicate alcune sue raccolte<br />
o antologie che hanno contribuito a far conoscere la sua <strong>poesia</strong>: Vista con granello di<br />
sabbia (1993), 25 poesie (1998), Taccuino d’amore (2002), Posta letteraria, ossia come<br />
diventare (o non diventare) scrittore (2002).<br />
Della sua opera ha detto: «Preferisco il ridicolo di scrivere poesie al ridicolo di non scriverle».<br />
879 R L’amore<br />
30 una fogliolina volò via<br />
da una spalla a un’altra?<br />
Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.<br />
Chissà, era forse la palla<br />
tra i cespugli dell’infanzia?<br />
35 Vi furono maniglie e campanelli<br />
su cui anzitempo<br />
un tocco si posava sopra un tocco.<br />
Valigie accostate nel deposito bagagli.<br />
Una notte, forse, lo stesso sogno,<br />
40 subito confuso al risveglio.<br />
Ogni inizio infatti<br />
è solo un seguito,<br />
e il libro degli eventi<br />
è sempre aperto a metà.<br />
da Vista con granello di sabbia,<br />
Adelphi, Milano 1993<br />
gioco d’infanzia.<br />
35-37. Vi furono... un tocco: gli innamorati<br />
hanno forse attraversato le stesse porte (maniglie<br />
e campanelli), frequentato gli stessi luoghi<br />
ma in tempi diversi (anzitempo).<br />
43. il libro degli eventi: la vita è paragonata a<br />
un libro, dove gli eventi sono già scritti e le pagine<br />
aperte; perché ogni fatto è conseguenza di un<br />
altro, ogni «inizio» è solo una prosecuzione.<br />
l’autrice
3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />
880<br />
guida alla lettura<br />
Come comincia un amore: il colpo di fulmine Tutti noi speriamo che prima o poi ci possa<br />
capitare il «colpo di fulmine». Ma esiste davvero l’«amore a prima vista»? È quello che si chiede la<br />
poetessa osservando due giovani innamorati talmente presi dall’intensità del loro sentimento che gli attribuiscono<br />
un carattere di unicità: pensano che sia stato «un sentimento improvviso», una scintilla che ha fatto<br />
accendere i loro cuori. Ma la poetessa, consapevole che la vita assume molto spesso la forma del dubbio,<br />
oppone a questa «certezza» la sua «incertezza», e si domanda se le cose siano davvero andate così.<br />
Il caso e il destino Gli innamorati sono sicuri di non essersi mai visti prima? A questa domanda<br />
possono rispondere solo le strade, le scale, i corridoi per i quali già le loro vite si erano incrociate tante<br />
volte, come in un gioco di combinazioni (I e II strofa).<br />
Gli innamorati infatti non lo ricordano, ma già da tempo il caso stava giocando con le loro vite, facendo<br />
incontrare i loro cammini in circostanze fortuite: ponendoli faccia a faccia in qualche porta girevole, facendoli<br />
urtare tra la folla, mettendoli in contatto per un numero di telefono sbagliato (III e IV strofa).<br />
Poi lentamente il caso si è trasformato in destino, che si divertiva ad allontanarli e riavvicinarli dileguandosi<br />
proprio nel momento cruciale. Dapprima il destino si è manifestato attraverso segnali impercettibili,<br />
difficili da interpretare: una foglia volata da una spalla all’altra, un oggetto perduto e raccolto da terra, una<br />
palla finita fra i cespugli e ripresa, ingressi e luoghi attraversati in tempi diversi, valigie accostate insieme<br />
in un deposito bagagli, persino sogni uguali ma poi dimenticati al mattino (V, VI e VII strofa). I due innamorati<br />
erano più vicini di quanto non credessero, e la loro storia non è mai iniziata: è solo continuata, perché<br />
il libro della vita è sempre aperto a metà, non si sfoglia mai dalla prima pagina (VIII strofa).<br />
Il libro degli eventi Il mondo, per la Szymborska, è rappresentato dalla metafora* del libro aperto:<br />
un libro fatto non di caratteri chiari, bensì indecifrabili, che non si può mai cominciare a leggere dall’inizio,<br />
perché gli eventi scorrono continuamente e si concatenano gli uni agli altri. Così, una foglia mossa<br />
dal vento può essere il primo insignificante evento che fa nascere un amore; così il caso che governa la nostra<br />
vita è sempre pronto a trasformarsi in destino. Gli innamorati, che vivono sensazioni nuove e spensierate,<br />
credono di vivere tutto per la prima volta, di guardare il mondo con occhi nuovi, pensano che la loro storia<br />
sia unica e irripetibile. Ma la poetessa, che sa leggere nei «segni, segnali» impercettibili dei mutamenti in<br />
corso, sa che non è così.<br />
<strong>La</strong> forma dubitativa Secondo la Szymborska nel mondo non esistono certezze. L’unico approccio<br />
possibile alla realtà è la forma del dubbio. Si spiega così l’utilizzo frequente della forma interrogativa<br />
(nel testo compaiono ben sei punti di domanda), di un tono spesso dubitativo («forse», vv. 28 e 39; «chissà»,<br />
v. 33), di verbi che esprimono possibilità, e non certezze («Vorrei chiedere... Li stupirebbe molto sapere»).<br />
attività<br />
Comprendi<br />
1. Riassumi brevemente il contenuto delle otto strofe di cui è composta la <strong>poesia</strong>, completando la<br />
tabella alla pagina seguente:
881 R L’amore<br />
strofa versi contenuto<br />
I 1-4 gli innamorati hanno la certezza di essersi innamorati a prima vista; ma non è così<br />
II ............. ....................................................................................................................................<br />
III ............. ....................................................................................................................................<br />
IV ............. ....................................................................................................................................<br />
V ............. ....................................................................................................................................<br />
VI ............. ....................................................................................................................................<br />
VII ............. ....................................................................................................................................<br />
VIII ............. ....................................................................................................................................<br />
2. Riepiloga tutti gli eventi fortuiti in cui, secondo la poetessa, i due si erano già visti e incontrati.<br />
3. Spiega la differenza fra «caso» e «destino».<br />
Analizza<br />
4. «È bella una tale certezza / ma l’incertezza è più bella»: quale figura retorica di sintassi dispone<br />
in maniera incrociata gli aggettivi e i sostantivi in questi due versi?<br />
...........................................................................................................................................................<br />
5. «Il caso stava giocando con loro / [...] gli tagliava la strada / e soffocando una risata / si scansava<br />
con un salto»: quale figura retorica compare in questi versi, in cui il caso assume comportamenti<br />
tipicamente umani?<br />
...........................................................................................................................................................<br />
6. Spiega il significato di questa metafora*, «il libro degli eventi / è sempre aperto a metà»:<br />
...........................................................................................................................................................<br />
Approfondisci<br />
7. Secondo te esiste l’amore a prima vista? Condividi il pensiero della poetessa? Motiva le tue risposte.<br />
8. Rileggi quante più poesie di questo modulo e completa la sottostante tabella riassuntiva:<br />
testo secondo l’autore l’amore è...<br />
R1 Gaio Valerio Catullo ..............................................................................................................<br />
R2 ...................................... ..............................................................................................................<br />
R3 ...................................... ..............................................................................................................<br />
R4 ...................................... ..............................................................................................................<br />
R5 ...................................... ..............................................................................................................<br />
R6 ...................................... ..............................................................................................................<br />
R7 ...................................... ..............................................................................................................<br />
R8 ...................................... ..............................................................................................................
3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />
882<br />
R9 ...................................... ..............................................................................................................<br />
R10 ...................................... ..............................................................................................................<br />
R11 ...................................... ..............................................................................................................<br />
R12 ...................................... ..............................................................................................................<br />
Quali fra queste affermazioni condividi di più? Su quali non sei d’accordo? Motiva le tue risposte.<br />
9. Adesso la parola spetta a te: prova a esprimere in versi i tuoi sentimenti! Puoi cominciare anche<br />
mettendo insieme citazioni dalle varie poesie lette o da altre che conosci, poi lentamente provare<br />
a scrivere qualcosa di più originale.<br />
R l,amore<br />
i concetti<br />
in sintesi<br />
L’amore è il sentimento più importante della vita di un uomo: per<br />
questo, fin dalle origini, esso è stato identificato con la vita stessa,<br />
giungendo addirittura a includere il suo sentimento opposto, l’odio.<br />
I poeti medievali cantano l’amore come un’esperienza soprattutto interiore,<br />
che ha sede nel cuore (centro vitale dell’individuo) e coinvolge<br />
l’immaginazione e il desiderio. <strong>La</strong> donna è la figura ideale verso<br />
cui si concentrano tutti i pensieri, le parole e gli sguardi dell’innamorato.<br />
Essa può rimanere inconoscibile, e l’amore può trasformarsi nel peggior<br />
tormento; oppure viene paragonata a un essere divino, e l’amore<br />
diviene fonte di serenità e beatitudine; oppure ancora è solo un’immagine<br />
della memoria, ma non per questo l’amore perde la sua intensità.<br />
Nella letteratura straniera, questa forte idealizzazione del sentimento<br />
amoroso non esclude l’esaltazione della sua carica erotica e passionale.<br />
Alcuni poeti accentuano la natura sensuale del rapporto con la<br />
donna, che appare come una inebriante scoperta del corpo femminile<br />
o come un’avventura, una perenne caccia del desiderio.<br />
Nel Novecento, il sentimento è analizzato nella sua dimensione privata<br />
e intima. Assume per questo sfumature più delicate e riflessive.<br />
I poeti si interrogano sul senso di una storia d’amore che sta nascendo,<br />
sulla vita di coppia che deve affrontare le insidie del tempo; o su<br />
una storia finita che lascia l’uomo da solo alle prese con il dolore del<br />
lutto e le delusioni della realtà.<br />
L’amore visto dalle donne è osservato da una prospettiva nuova: talvolta<br />
ironica e capace di insinuare il dubbio nelle certezze degli innamorati;<br />
talvolta intima e passionale, capace di avviare un dialogo serrato<br />
con il partner maschile.<br />
i brani<br />
R1 Godiamoci la vita,<br />
o Lesbia mia<br />
R2 Odio e amo<br />
R3 Amor è uno desio<br />
che ven da core<br />
R4 Chi è questa che vèn,<br />
ch’ogn’om la mira<br />
R5 Tanto gentile e tanto<br />
onesta pare<br />
R6 Erano i capei d’oro<br />
a l’aura sparsi<br />
R7 Canzone castana<br />
R8 Amo in te<br />
R10 Ricevo da te questa<br />
tazza<br />
R9 Ho sceso, dandoti<br />
il braccio, almeno<br />
un milione di scale<br />
R12 Amore a prima vista<br />
R11 Quartine d’amore
R l,amore<br />
R13<br />
<strong>La</strong> cura<br />
musica<br />
Manlio Sgalambro • Franco Battiato<br />
Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie,<br />
dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via.<br />
Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo,<br />
dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai.<br />
5 Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore,<br />
dalle ossessioni delle tue manie.<br />
Supererò le correnti gravitazionali,<br />
lo spazio e la luce per non farti invecchiare.<br />
E guarirai da tutte le malattie,<br />
10 perché sei un essere speciale,<br />
ed io, avrò cura di te.<br />
Vagavo per i campi del Tennessee<br />
(come vi ero arrivato, chissà).<br />
Non hai fiori bianchi per me?<br />
15 Più veloci di aquile i miei sogni<br />
attraversano il mare.<br />
Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza.<br />
Percorreremo assieme le vie che portano all’essenza.<br />
I profumi d’amore inebrieranno i nostri corpi,<br />
20 la bonaccia d’agosto non calmerà i nostri sensi.<br />
Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto.<br />
Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono.<br />
Supererò le correnti gravitazionali,<br />
lo spazio e la luce per non farti invecchiare.<br />
25 Ti salverò da ogni malinconia,<br />
perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te...<br />
Io sì, che avrò cura di te.<br />
Testo Manlio Sgalambro<br />
(filosofo italiano, nato nel<br />
1924), Franco Battiato (cantautore<br />
italiano, nato nel 1945)<br />
Musica Franco Battiato<br />
Interprete Franco Battiato<br />
Album L’imboscata<br />
Anno 1996<br />
Genere rock<br />
Casa discografica Polygram<br />
883 R L’amore<br />
1. ipocondrie: disturbo nervoso caratterizzato da<br />
una forte malinconia e dalla falsa opinione di essere<br />
affetto da altre gravi malattie.<br />
7. correnti gravitazionali: in fisica, la reciproca<br />
attrazione dei corpi celesti, in proporzione diretta<br />
alle loro masse e inversa della loro distanza.<br />
12. Tennessee: Stato centro-orientale degli Stati<br />
Uniti, prima vera frontiera tra i coloni europei e gli<br />
Indiani d’America.<br />
18. all’essenza: alla parte più importante della<br />
vita.<br />
20. bonaccia: termine marinaro che indica lo stato<br />
del mare calmo e la totale assenza di vento, caratteristiche<br />
della stagione estiva.
3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />
884<br />
guida alla lettura<br />
Una personalità eclettica Franco Battiato, catanese di origini, è una delle personalità più eclettiche<br />
nel panorama della musica italiana degli ultimi decenni: ha infatti spaziato dalla musica beat degli<br />
anni Sessanta a quella etnica e rock, dalla classica alla leggera, fino a quella sperimentale con l’impiego di<br />
strumentazioni elettroniche.<br />
È anche un affermato pittore, e recentemente si è imposto come regista di film. Apartire dal 1994 si è avvalso<br />
nella stesura delle sue canzoni della collaborazione del filosofo Manlio Sgalambro, coautore anche di questo<br />
testo.<br />
<strong>La</strong> complessità del testo Il testo, in effetti, non risulta di immediata e facile comprensione, proprio<br />
perché intriso di riferimenti a più discipline (storia, geografia, fisica, astronomia, ecc.).<br />
Nella prima e nella terza strofa, l’uomo innamorato, che si esprime in prima persona («Io sì, che avrò<br />
cura di te»), elenca una serie di propositi attraverso i quali, nel presente e nel futuro, vuole prendersi cura<br />
in modo totalizzante della donna amata. Vuole innanzitutto proteggerla da ogni forma di male («Dalle ingiustizie<br />
e dagli inganni del tuo tempo / dai fallimenti... / dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore / dalle ossessioni<br />
delle tue manie»), poi trasferirla in un luogo senza tempo dove renderla eternamente giovane («Supererò<br />
le correnti gravitazionali, / lo spazio e la luce per non farti invecchiare»). <strong>La</strong> scrittura fa uso di tipici artifici<br />
poetici, come l’iperbole* («Supererò le correnti gravitazionali, / lo spazio e la luce per non farti invecchiare»),<br />
la metafora* e la similitudine* («Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto»).<br />
Tutte le immagini tendono ad esaltare la devozione (la «cura») dell’uomo verso la donna di cui è innamorato,<br />
secondo una consuetudine tipica della <strong>poesia</strong> medievale italiana (Battiato, in una canzone del<br />
1999 dal titolo Medievale, ha persino ripreso il testo di un poeta fiorentino del Duecento).<br />
Indietro nel tempo... Nella strofa centrale l’innamorato appare smarrito nello spazio («Vagavo per<br />
i campi del Tennessee / (come vi ero arrivato, chissà)») e nel tempo. <strong>La</strong> citazione del Tennessee, richiama<br />
infatti alla memoria la storia degli Indiani d’America. Nel XVIII secolo il territorio del Tennessee fu la<br />
prima vera frontiera geografica tra i coloni, desiderosi di occupare le fertili pianure del Nordamerica, e gli Indiani,<br />
che furono costretti a retrocedere verso ovest: qui si consumarono sanguinose battaglie, simbolicamente<br />
rievocate dai «fiori bianchi» destinati ai caduti. Dunque, l’autore sottolinea come la sua esistenza abbia un<br />
senso e una direzione solo se sostenuta dalla donna amata: solo la forza del pensiero d’amore è in grado di riportarlo<br />
al presente, lontano da ricordi dolorosi, sulle ali veloci del sogno («Più veloci di aquile i miei sogni /<br />
attraversano il mare»).<br />
Fuori dal tempo... Nell’ultima strofa, la prepotenza del sentimento d’amore si afferma nuovamente:<br />
l’autore e la sua donna appaiono in preda a un’esperienza irresistibile dei «corpi» e dei «sensi»: la<br />
passione infatti coinvolge le percezioni sensoriali dell’innamorato («silenzio», «profumi», «luce»), fino a<br />
fargli superare i limiti del tempo, dello spazio, della morte stessa («Supererò le correnti gravitazionali, / lo<br />
spazio e la luce per non farti invecchiare. / E guarirai da tutte le malattie»).
attività<br />
1. Con quali propositi l’innamorato intende prendersi cura della donna che ama?<br />
2. Perché l’autore predilige nella prima e nella terza strofa l’uso dell’indicativo futuro?<br />
885 R L’amore<br />
Supererò le correnti gravitazionali, / lo spazio e la luce per non farti invecchiare.<br />
3. Perché per celebrare la donna amata l’innamorato intende compiere azioni umanamente impossibili?<br />
4. Poni a confronto questa canzone con le liriche di Giacomo da Lentini [ R3] e Dante Alighieri [<br />
R5]. Anche se secoli separano questi testi, è possibile ritrovare elementi comuni? Quali?
3 Leggere, <strong>comprendere</strong>, <strong>analizzare</strong> <strong>La</strong> <strong>poesia</strong><br />
886<br />
R l,amore<br />
R14<br />
Il Bacio<br />
Francesco Hayez<br />
arte<br />
Autore Francesco Hayez (pittore italiano,<br />
1791-1882)<br />
Opera Il Bacio<br />
Anno 1859<br />
Tecnica olio su tela<br />
Dimensioni 110 x 88 cm<br />
Dove si trova Pinacoteca di Brera,<br />
Milano<br />
guida alla lettura<br />
Un bacio struggente tra due amanti è il soggetto di questo quadro. I due personaggi, vestiti in abiti medievali,<br />
sono raffigurati in una particolare situazione: è il momento dell’addio furtivo, che prelude alla partenza<br />
del giovane dal cappello piumato. Al riparo da sguardi indiscreti, con i volti parzialmente celati, i<br />
due si abbandonano l’un l’altra e il loro bacio suggella una promessa di eterno amore.<br />
L’immagine è immediata, e sembra essere stata colta «dal vivo», quasi fosse una fotografia: il giovane ha<br />
già un piede sulla scala, pronto a partire o a fuggire se qualcuno lo scoprisse; con un gesto tenero e possessivo,<br />
tiene tra le mani il viso dell’amata, baciandola lungamente.<br />
L’intimità della scena è sottolineata dai morbidi passaggi chiaroscurali e dalla luce che dolcemente illumina<br />
la veste azzurra della ragazza. L’ambiente, sullo sfondo, è solamente accennato: una porta aperta, una<br />
parete, una scala.
887 R L’amore<br />
Il sentimento assume in questa opera un valore centrale, dominante; l’artista ha saputo tradurre in<br />
immagine l’idealizzazione dell’amore, e l’ha descritto per suscitare in chi guarda la consapevolezza<br />
del valore di questo sentimento. Nulla sappiamo dei due giovani, né del motivo per cui si devono separare:<br />
il pittore non vuole raccontarci la loro storia, ma indicare come l’amore sia un’esperienza preziosa, universale.<br />
Il quadro, molto famoso, ebbe ai suoi tempi un successo grandissimo tanto da far affermare ad un critico<br />
che «quando ti fermi e lo guardi a lungo, quei visi e quegli atti parlano al tuo cuore, e quasi dimentichi di<br />
essere innanzi ad una fredda tela».<br />
attività<br />
1. Qual è il soggetto del quadro?<br />
2. L’immagine suscita una sensazione di melanconia oppure di felicità?<br />
3. I due innamorati sono personaggi realmente esistiti oppure rappresentano l’amore ideale?<br />
4. Perché l’ambiente sullo sfondo è disadorno, poco evidenziato?<br />
5. Secondo te, l’immagine creata da Hayez rappresenta al meglio il sentimento d’amore? È ancora<br />
attuale?<br />
6. Molti artisti hanno raffigurato nelle loro opere questo sentimento. Te ne elenchiamo alcuni, con le<br />
relative opere:<br />
a. Auguste Rodin (scultore francese, 1840-1917), Il Bacio, 1889 [ Z2 Clip Art «Il bacio» di Rodin]<br />
b. Gustav Klimt (pittore austriaco, 1862-1918), Il Bacio, 1907-8<br />
c. Jean-Honoré Fragonard (pittore francese, 1732-1806), Il bacio rubato, 1788<br />
Confronta questi o altri dipinti e sculture (puoi cercarli su Internet) con Il Bacio di Francesco Hayez<br />
e discutine in classe.