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L’inizio dell’arte contemporanea: il cubismo<br />
Il percorso dell’arte contemporanea è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o di tappe che hanno segnato il progressivo<br />
annullamento dei canoni fondamentali della p<strong>it</strong>tura tradizionale. Nella storia artistica occidentale<br />
l’immagine p<strong>it</strong>torica per eccellenza è stata sempre considerata di tipo naturalistico. Ossia, le<br />
immagini della p<strong>it</strong>tura devono riprodurre fedelmente la realtà, rispettando gli stessi meccanismi<br />
della visione ottica umana. Questo obiettivo era stato raggiunto con il Rinascimento <strong>it</strong>aliano che<br />
aveva forn<strong>it</strong>o gli strumenti razionali e tecnici del controllo dell’immagine naturalistica: il<br />
chiaroscuro per i volumi, la prospettiva per lo spazio. Il tutto era finalizzato a rispettare il principio<br />
della verosimiglianza, attraverso la fedeltà plastica e coloristica. Questi principi, dal Rinascimento<br />
in poi, sono divenuti legge fondamentale del fare p<strong>it</strong>torico, ist<strong>it</strong>uendo quella prassi che, con termine<br />
corrente, viene defin<strong>it</strong>a «accademica».Questi principi, dal Rinascimento in poi, sono divenuti legge<br />
fondamentale del fare p<strong>it</strong>torico, ist<strong>it</strong>uendo quella prassi che, con termine corrente, viene defin<strong>it</strong>a<br />
«accademica».<br />
Dall’impressionismo in poi, la storia dell’arte ha progressivamente rinnegato questi principi,<br />
portando la ricerca p<strong>it</strong>torica ad esplorare terr<strong>it</strong>ori che, fino a quel momento, sembravano posti al di<br />
fuori delle regole. Già Manet aveva totalmente abol<strong>it</strong>o il chiaroscuro, risolvendo l’immagine, sia<br />
plastica che spaziale, in soli termini coloristici. Le ricerche condotte dal postimpressionismo<br />
avevano smontato un altro pilastro della p<strong>it</strong>tura accademica: la fedeltà coloristica. Il colore, in<br />
questi movimenti, ha una sua autonomia di espressione che va al di là della im<strong>it</strong>azione della natura.<br />
Ciò consentiva, ad esempio, di rappresentare dei cavalli di colore blu se ciò era più vicino alla<br />
sensibil<strong>it</strong>à del p<strong>it</strong>tore e ai suoi obiettivi di comunicazione, anche se nella realtà i cavalli non hanno<br />
quella colorazione. Questo principio divenne, poi, uno dei fondamenti dell’espressionismo.<br />
Era rimasto da smontare l’ultimo pilastro su cui era costru<strong>it</strong>a la p<strong>it</strong>tura accademica: la prospettiva.<br />
Ed è quanto fece Picasso nel suo periodo di attiv<strong>it</strong>à che viene defin<strong>it</strong>o «cubista».<br />
Già nel periodo postimpressionista gli artisti cominciarono a svincolarsi dalle ferree leggi della<br />
costruzione prospettica. La p<strong>it</strong>tura di Gauguin ha una risoluzione bidimensionale che già la rende<br />
antiprospettica. Ma colui che volutamente deforma la prospettiva è Paul Cezanne. Le diverse parti<br />
che compongono i suoi quadri sono quasi tutte messe in prospettiva, ma da angoli visivi diversi. Gli<br />
spostamenti del punto di vista sono a volte minimi, e neppure percepibili ad un primo sguardo, ma,<br />
di fatto, demoliscono il principio fondamentale della prospettiva: l’unic<strong>it</strong>à del punto di vista.<br />
Picasso, med<strong>it</strong>ando la lezione di Cezanne, portò lo spostamento e la molteplic<strong>it</strong>à dei punti di vista<br />
alle estreme conseguenze. Nei suoi quadri le immagini si compongono di frammenti di realtà, visti<br />
tutti da angolazioni diverse e miscelati in una sintesi del tutto originale. Nella prospettiva<br />
tradizionale la scelta di un unico punto di vista, imponeva al p<strong>it</strong>tore di guardare solo ad alcune facce<br />
della realtà. Nei quadri di Picasso l’oggetto viene rappresentato da una molteplic<strong>it</strong>à di punti di vista<br />
così da ottenere una rappresentazione «totale» dell’oggetto. Tuttavia, questa sua particolare tecnica<br />
lo portava ad ottenere immagini dall’apparente incomprensibil<strong>it</strong>à, in quanto risultavano del tutto<br />
diverse da come la nostra esperienza è ab<strong>it</strong>uata a vedere le cose.<br />
E da ciò nacque anche il termine «Cubismo», dato a questo movimento, con intento denigratorio, in<br />
quanto i quadri di Picasso sembravano comporsi solo di sfaccettature di cubi.<br />
Il Cubismo, a differenza degli altri movimenti avanguardistici, non nacque in un momento preciso<br />
né con un intento preventivamente dichiarato. Il Cubismo non fu cercato, ma fu semplicemente<br />
trovato da Picasso, grazie al suo particolare atteggiamento di non darsi alcun lim<strong>it</strong>e, ma di<br />
sperimentare tutto ciò che era nelle sue possibil<strong>it</strong>à.<br />
L’immagine naturalistica ha un lim<strong>it</strong>e ben preciso: può rappresentare solo un istante della<br />
percezione. Avviene da un solo punto di vista e coglie solo un momento. Quando il cubismo rompe<br />
la convenzione sull’unic<strong>it</strong>à del punto di vista di fatto introduce nella rappresentazione p<strong>it</strong>torica un<br />
nuovo elemento: il tempo.<br />
Per poter vedere un oggetto da più punti di vista è necessario che la percezione avvenga in un tempo<br />
prolungato che non si lim<strong>it</strong>a ad un solo istante. È necessario che l’artista abbia il tempo di vedere<br />
1
l’oggetto, e quando passa alla rappresentazione porta nel quadro tutta la conoscenza che egli ha<br />
acquis<strong>it</strong>o dell’oggetto. La percezione, pertanto, non si lim<strong>it</strong>a al solo sguardo ma implica l’indagine<br />
sulla struttura delle cose e sul loro funzionamento.<br />
I quadri cubisti sconvolgono la visione perché vi introducono quella che viene defin<strong>it</strong>a la «quarta<br />
dimensione»: il tempo. Negli stessi anni, la definizione di tempo, come quarta dimensione della<br />
realtà, veniva postulata in fisica dalla Teoria della Relativ<strong>it</strong>à di Albert Einstein. La contemporane<strong>it</strong>à<br />
dei due fenomeni rimane tuttavia casuale, senza un reale nesso di dipendenza reciproca.<br />
Appare tuttavia singolare come, in due campi diversissimi tra loro, si avverta la medesima necess<strong>it</strong>à<br />
di andare oltre la conoscenza empirica della realtà per giungere a nuovi modelli di descrizione e<br />
rappresentazione del reale.<br />
L’introduzione di questa nuova variabile, il tempo, è un dato che non riguarda solo la costruzione<br />
del quadro ma anche la sua lettura. Un quadro cubista, così come tantissimi quadri di altri<br />
movimenti del Novecento, non può essere letto e compreso con uno sguardo istantaneo. Deve,<br />
invece, essere percep<strong>it</strong>o con un tempo preciso di lettura. Il tempo, cioè, di analizzarne le singole<br />
parti, e ricostruirle mentalmente, per giungere con gradual<strong>it</strong>à dall’immagine al suo significato.<br />
Il quadro che, convenzionalmente, viene indicato come l’inizio del Cubismo è «Les demoiselles<br />
d’Avignon», realizzato da Picasso tra il 1906 e il<br />
1907. Sub<strong>it</strong>o dopo, nella ricerca sul Cubismo<br />
s’inserì anche George Braque che rappresenta<br />
l’altro grande protagonista di questo movimento.<br />
Il periodo di massimo sviluppo e splendore del<br />
momento cubista inizia però qualche tempo dopo,<br />
intorno al 1909. È il momento del cosiddetto<br />
“Cubismo anal<strong>it</strong>ico”, consiste nello scomporre o<br />
semplici oggetti dell’esperienza quotidiana<br />
secondo i principali piani che li compongono. È<br />
interessante come Picasso semplifica la geometria<br />
dei corpi e dello spazio, che è inteso come una<br />
serie di rapporti tra le varie figure, viene esso<br />
stesso smaterializzato e dunque diviene un oggetto<br />
al pari degli altri, da scomporre secondo i piani<br />
geometrici che lo<br />
delim<strong>it</strong>ano. Le<br />
figure femminili, dunque, non sono più immerse nello spazio ma da<br />
esso compenetrate. Le incongruenze delle figure sono finalizzate ad<br />
una nuova e diversa percezione della realtà: una visione mentale.<br />
Picasso intende rappresentare tutto quello che c’è non solo quello<br />
che si vede.<br />
Il Cubismo anal<strong>it</strong>ico porta Picasso a concentrare la sua ricerca sulla<br />
massima scomposizione degli oggetti. Il dipinto che rappresenta<br />
meglio questa fase del Cubismo è Il R<strong>it</strong>ratto di Ambrosie Vollard. La<br />
composizione è frastagliata e sia lo sfondo che il personaggio sono<br />
messi sullo stesso piano.<br />
Perciò qui il cubismo si profila come una ricerca, attraverso un<br />
espediente grafico (il frazionamento), della Realtà delle cose.<br />
Siamo ormai nel periodo di maggiore collaborazione tra Pablo<br />
Picasso e Georges Braque, di cui si ricorda l’opera il Violino e brocca, che rappresenta il tentativo<br />
più incisivo di superare sia la p<strong>it</strong>tura impressionista, sia la p<strong>it</strong>tura espressionista.<br />
Per radicare sempre di più la sua p<strong>it</strong>tura nella realtà, Picasso utilizza anche la tecnica del collage. Il<br />
più famoso collage di Picasso è la Natura morta con sedia impagliata, realizzato nel 1912. Picasso<br />
2
appresenta una natura morta costruendola con l'aggiunta di<br />
materiali veri. Il r<strong>it</strong>aglio di tela cerata, al posto della<br />
raffigurazione p<strong>it</strong>torica, crea l'intreccio dell'impagliatura di una<br />
sedia del tempo, conferendo concretezza al soggetto che rimane<br />
comunque nell'amb<strong>it</strong>o della rappresentazione. La sostanziale<br />
monocromia dell'insieme, la forma insol<strong>it</strong>amente ell<strong>it</strong>tica<br />
(comune ad altre opere del periodo cubista) e la semplice fune<br />
usata al posto della cornice rappresentano altri richiami<br />
intenzionali al problema della forma che si fa materia e della<br />
materia che prende forme nuove ed estranee alla sua natura.<br />
3
Cenni biografici<br />
Pablo Picasso<br />
Pablo Picasso nasce a Malaga nel 1881. Nel 1895 si trasferisce a Barcellona,<br />
dove s’iscrive all'Accademia di Belle Arti. Vi tiene anche la sua prima personale<br />
mostra al cabaret Els Quatre Gats. Nel 1900 realizza il primo viaggio a Parigi.<br />
Qui conosce Max Jacob, con cui divide per un certo periodo la casa. Sono<br />
momenti difficili, che nel suo lavoro trovano riscontro nel cosiddetto "periodo<br />
blu" (19011904), simbolista e disperato. Dopo vari spostamenti, si stabilisce<br />
defin<strong>it</strong>ivamente a Parigi nel 1904. Prende studio e casa in "BateauLavoir". I<br />
suoi contatti si inf<strong>it</strong>tiscono: conosce Andre Salmon, Guillaume Apollinaire e molti degli artisti<br />
destinati a divenire suoi futuri compagni di strada. Nel 1905 incontra Fernand Olivier, che diviene<br />
sua compagna. Le nuove frequentazioni e il grande interesse nei confronti del circo scaturiscono nel<br />
cosiddetto "periodo rosa" (19051906), malinconico, ma dalle tinte più chiare e pastello. Il 1907 è<br />
un anno di svolta. Profondamente colp<strong>it</strong>o dall'opera tarda di Cézanne e dalla scultura africana,<br />
realizza Les demoiselles d'Avignon, che in qualche modo segna la nasc<strong>it</strong>a del Cubismo. Conosce<br />
Georges Braque, con il quale instaura un lungo periodo di sodalizio artistico. Incontra anche Daniel<br />
Henry Kahnweiler, che col tempo diverrà il suo mercante. Nel 1909 soggiorna a Horta de Ebro,<br />
dove porta avanti la ricerca che nel 1910 sfocerà nel cosiddetto "cubismo anal<strong>it</strong>ico" (19101912). A<br />
contatto di gom<strong>it</strong>o con Braque, elabora una nuova concezione della composizione, defin<strong>it</strong>a<br />
"cubismo sintetico" (19121914). Sulla tela fanno la loro apparizione inserti di materiali diversi dal<br />
colore ad olio, fino alla punta estrema dei "papiers collés". Nel 1917 incontra Jean Cocteau, e con<br />
lui compie un viaggio in Italia, per incontrare il coreografo russo Djaghilev, in vista della<br />
realizzazione di scene e costumi per il balletto Parade. L'anno dopo sposa Olga Koklova, una delle<br />
ballerine, da cui avrà un figlio, Paulo. Dall'impressione del viaggio scaturisce il "periodo<br />
classicista". Nel 1923 si avvicina al surrealismo e prende parte alla prima mostra surrealista presso<br />
la Galerie Pierre. Nel 1927 incontra MarieThérèse Walter, che diviene sua compagna. Dalla metà<br />
degli anni '20 manifesta un interesse crescente per la scultura e la grafica. Nel 1931 illustra le<br />
Metamorfosi di Ovidio, e nel 1935 il ciclo sulla Minotauromachie. Sempre nel '35 nasce la figlia<br />
Maïa. Nel 1936 il governo spagnolo gli commissiona un'opera per l'Esposizione Universale di<br />
Parigi. Picasso realizza <strong>Guernica</strong> (1937), grande dipinto dedicato alla c<strong>it</strong>tadina basca, distrutta dai<br />
bombardamenti tedeschi. Nel 1943 incontra Françoise Gilot, da cui ha 2 figli: Claude nel 1947, e<br />
Paloma nel 1949. Nel 1944 espone per la prima volta al Salon d'Automne e aderisce al part<strong>it</strong>o<br />
comunista. A partire dal 1947, a Vallauris, realizza le prime ceramiche. Sempre a Vallauris, nel<br />
1952, realizza i grandi affreschi sulla Guerre e la Paix. Nel 1954 incontra Jacqueline Roque, che<br />
sposerà nel 1961. Negli anni '50 rielabora opere di grandi artisti del passato. Nel 1955 realizza la<br />
serie delle 15 varianti sul tema Femmes d'Alger di Delacroix. Nel 1957 le 58 varianti da Meniñas di<br />
Velasquez. Nel 1959 è la volta di Le déjeuner sur l'herbe di Manet. Nel 1963 comincia a dedicarsi<br />
al tema del "p<strong>it</strong>tore e la modella". Una grande mostra retrospettiva ha luogo a Parigi nel 1967. Tra<br />
le ultime opere va ricordato il ciclo di 347 acqueforti, realizzate nel 1968. Picasso muore a Mougins<br />
nel 1973.<br />
La v<strong>it</strong>a artistica<br />
Picasso nacque al mondo dell’arte tra il 1898 e il 1899, quando un p<strong>it</strong>tore<br />
spagnolo, giovane promettente smise di firmarsi col cognome paterno e adottò<br />
defin<strong>it</strong>ivamente quello della madre – Picasso, appunto – che lo avrebbe<br />
4
contraddistinto per tutto il resto della sua lunghissima v<strong>it</strong>a. Non sono sicuri i motivi di questa scelta,<br />
che fu comunque frutto di una lunga med<strong>it</strong>azione – per tutto l’anno precedente aveva sperimentato<br />
variazioni del cognome materno, firmando i suoi disegni “Picaz”, “Picas…” preceduti talvolta da un<br />
perentorio “Io”. Anni dopo avrebbe sostenuto che la spinta era venuta dal suono esotico di tale<br />
cognome, caratterizzato dalla doppia “s”, mentre quello del padre – Ruiz – era un nome fin troppo<br />
comune in Spagna. “Anche in Matisse, Poussin e Rousseau c’è la doppia “s”, dichiarava al<br />
fotografo Brassaϊ. Secondo un’altra versione, però, il nome Picasso sarebbe stato prefer<strong>it</strong>o per<br />
motivi superstiziosi: il padre aveva avuto una carriera mediocre, e il giovane artista – con un gesto<br />
scaramantico – avrebbe prefer<strong>it</strong>o allontanare da sé i possibili influssi negativi del suo ricordo (anche<br />
se di fatto rimase tutta la v<strong>it</strong>a legatissimo alla memoria della figura paterna), nel momento in cui<br />
cominciava ad essere cosciente del proprio non comune talento. Quale che fosse il motivo della<br />
scelta, quel nome era destinato a diventare uno dei più famosi del XX secolo, evocando, nel bene e<br />
nel male, tutto ciò che rivoluzione dell’arte contemporanea significava. Altri artisti nel secolo<br />
appena passato hanno messo in atto sperimentazioni più radicali di quelle picassiane, ma nessuno<br />
come lui è riusc<strong>it</strong>o (nella prima parte del Novecento, almeno) ad ottenere il successo di dimensioni<br />
quasi divistiche. Nello studio parigino al numero 7 di Rue des Grands – Augustins, che il p<strong>it</strong>tore<br />
utilizzò a partire dal 1937, si poteva assistere ad un viavai continuo di amici, ammiratori e<br />
postulanti. Ma lo stesso succedeva, ai primi del secolo, nello studio che l’artista ancora sconosciuto<br />
ab<strong>it</strong>ava a Montmatre (si dice che prese allora l’insol<strong>it</strong>a ab<strong>it</strong>udine di dipingere la notte, per ev<strong>it</strong>are<br />
che le vis<strong>it</strong>e interferissero col lavoro). Picasso ebbe sempre una chiara coscienza della eccezional<strong>it</strong>à<br />
della propria figura. Ancora che la sua immagine – lo sguardo intenso (la “mirata fuerte”, secondo il<br />
modo di dire spagnolo) le magliette sgargianti… diventasse un’icona in grado di raggiungere i<br />
rotocalchi a larga tiratura, il p<strong>it</strong>tore aveva sempre avuto l’ab<strong>it</strong>udine di fissare continuamente la<br />
propria immagine lungo una serie infin<strong>it</strong>a di disegni e dipinti, quasi per siglare ogni trasformazione<br />
della sua arte con l’immagine del proprio corpo.<br />
Autor<strong>it</strong>ratti dove spesso si raffigura nell’atto di dipingere, anche sotto la maschera di un anonimo<br />
P<strong>it</strong>tore con modella, sempre più caricato di tensioni erotiche, come se attraverso l’identificazione<br />
tra il desiderio sessuale e la p<strong>it</strong>tura volesse rivelare il peso emotivo dell’incarnazione della p<strong>it</strong>tura<br />
nel proprio corpo.<br />
Sub<strong>it</strong>o, infatti, l’immagine di Picasso assunse un valore simbolico per la comun<strong>it</strong>à degli artisti. Nel<br />
1912 il giovane p<strong>it</strong>tore spagnolo trasfer<strong>it</strong>o a Parigi Juan Gris, partecipando per la prima volta al<br />
Salon des Indépendants, espose un R<strong>it</strong>ratto di Picasso per dichiarare la propria esplic<strong>it</strong>a conversione<br />
al verbo cubista. E, attraverso tutto il Novecento, un artista come Maurizio Cattelan ha inser<strong>it</strong>o con<br />
un’opera del 1998 una caricatura di Picasso nella sua galleria dissacratoria dei m<strong>it</strong>i del XX secolo.<br />
La v<strong>it</strong>a dell’artista è in apparenza priva di eventi clamorosi, tutta concentrata in una sorta di corpo a<br />
corpo con la p<strong>it</strong>tura. Fino alla fine della seconda guerra mondiale, appare anche priva di veri e<br />
propri riconoscimenti ufficiali – come se Picasso non cercasse sanzioni ist<strong>it</strong>uzionali della propria<br />
grandezza (inv<strong>it</strong>i a Salon o a manifestazioni del genere), troppo cosciente del proprio valore e<br />
troppo impegnato a vivere (secondo le sue parole) “la v<strong>it</strong>a del p<strong>it</strong>tore”. Hélène Parmelin, moglie del<br />
p<strong>it</strong>tore Edouard Pignon, ricorda una sua dichiarazione in un libro di memorie del 1966, Picasso<br />
dice…: “I p<strong>it</strong>tori autentici non possono mai riposarsi sugli allori. Sanno soltanto vivere un’esistenza<br />
eterna e terribile, quella dei p<strong>it</strong>tori”. 1<br />
1 Tratto da un libro di memorie del 1966<br />
5
“GUERNICA”<br />
Arte e guerra, arte e impegno<br />
“ Che cosa pensate che sia un artista? Un imbecille che ha solo gli occhi se è p<strong>it</strong>tore, le orecchie se<br />
è un musicista, e una lira a tutti i piani del cuore se è poeta, oppure, se è pugile solamente muscoli?<br />
Al contrario egli è allo stesso tempo un uomo pol<strong>it</strong>ico, costantemente sveglio davanti ai laceranti,<br />
ardenti dolci a venimenti del mondo e che si modella totalmente a sua immagine. Come sarebbe<br />
possibile disinteressarsi degli altri uomini e in virtù di quale eburnea indifferenza staccarsi da una<br />
v<strong>it</strong>a che essi vi apportano così copiosamente? No, la p<strong>it</strong>tura non è fatta per decorare gli<br />
appartamenti. È uno strumenti di guerra, offensiva e difensiva, contro il nemico” 2<br />
Questo celebre passo di Pablo Picasso può ben introdurre l’analisi di <strong>Guernica</strong>, forse l’opera più<br />
famosa dell’artista, certamente una delle più importanti e ricche di conseguenze per tutta l’arte del<br />
nostro secolo. Il brano esprime le convinzioni di Picasso circa il problema del ruolo sociale<br />
dell’artista; del resto, già prima dell’esecuzione di <strong>Guernica</strong>, l’autore spagnolo aveva dimostrato<br />
attenzione, se non per i temi sociali, certamente per soggetti che nascevano da una partecipata<br />
osservazione della v<strong>it</strong>a dei più poveri, degli emarginati, come appare soprattutto nelle opere del<br />
periodo rosa. In gioventù aveva espresso interesse per le posizioni degli anarchici spagnoli e dei<br />
socialisti francesi contro la guerra: nel 1944 l’artista aderì al part<strong>it</strong>o comunista francese.<br />
È opportuno quindi riportare, almeno in parte, la dichiarazione di Picasso pubblicata<br />
sull’“Human<strong>it</strong>é” del 2930 ottobre, del giornale del Part<strong>it</strong>o comunista francese.<br />
“La mia adesione al part<strong>it</strong>o comunista è il segu<strong>it</strong>o logico di tutta la mia v<strong>it</strong>a. Di tutta la mia opera.<br />
Poiché, e sono fiero di dirlo, non ho mai considerato la p<strong>it</strong>tura come un’arte di semplice piacere di<br />
distrazione; ho voluto con il disegno e con i colori, poiché queste erano le mie armi, penetrare<br />
sempre più profondamente nella coscienza del mondo e degli uomini, affinché questa conoscenza ci<br />
liberi tutti ogni giorno di più; ho provato a dire, a mio modo, quello che consideravo come il più<br />
vero, il più giusto, il migliore, ed era naturalmente sempre il più bello: i più grandi artisti lo sanno.<br />
Sì, ho coscienza di aver sempre lottato con la mia p<strong>it</strong>tura, come un vero rivoluzionario. Ma ho<br />
2 Pablo Picasso (1945) c<strong>it</strong>ato in M. De Micheli, Le poetiche, Feltrinelli, Milano 1978 p. 269<br />
6
cap<strong>it</strong>o che neanche ciò può bastare. Questi anni di oppressione terribile mi hanno dimostrato che<br />
io devo combatter non soltanto con la mia arte, ma con tutto me stesso…” 3<br />
<strong>Guernica</strong> è una tela immensa di ben 7 metri e 82 centimetri di base per 3 metri e 51 di altezza.<br />
L’episodio brutale della carneficina per bombardamento aereo è lucidamente sintetizzato da alcune<br />
figure espressive: da sinistra verso destra la donna disperata con il bambino morto tra le braccia;<br />
l’imponente immagine del toro; il guerriero caduto e smembrato con in pugno la spada spezzata e<br />
un fiore; il cavallo che n<strong>it</strong>risce di sofferenza con, in alto, quasi sulla testa, la lampada accesa; la<br />
figura femminile irrompente da destra con il lunghissimo braccio teso che tiene un lume a petrolio e<br />
per ultime due donne, l’una in fuga, in primo piano, l’altra, a chiudere la composizione, con le<br />
braccia alzate verso il cielo. Colpisce la totale assenza del colore e del rilievo. Il colore e il rilievo<br />
sono le qual<strong>it</strong>à principali attraverso le quali il mondo che ci circonda si rivela ai nostri sensi.<br />
Eliminando il colore e il rilievo Picasso spezza il rapporto dell’uomo con il mondo, con la natura.<br />
Mancando questo fondamentale rapporto, manca , di conseguenza, la v<strong>it</strong>a. Il quadro invece (ciò non<br />
può essere soltanto notato dalla mancanza del colore) rappresenta la morte. Secondo alcuni cr<strong>it</strong>ici,<br />
invece, la totale assenza di colore è un riferimento ai quotidiani dell’epoca, che ovviamente ancora<br />
erano in bianco e nero.<br />
Picasso lavorò intensamente alla preparazione del dipinto con un gruppo notevole di studi<br />
(originariamente forse cento; se ne sono conservati quarantacinque), documenti tutti dell’incalzare<br />
dell’ispirazione fortemente conc<strong>it</strong>ata e altamente espressivo. Ad André Malraux, che, come altri tra<br />
i quali Paul Eluard che scrisse in quell’anno un poema dal t<strong>it</strong>olo V<strong>it</strong>toria di <strong>Guernica</strong>, era venuto in<br />
vis<strong>it</strong>a all’atelier des Grands Augustins dove il p<strong>it</strong>tore si accingeva a realizzare <strong>Guernica</strong>, Picasso<br />
aveva mostrato i disegni preparatori delle figure, collocati contro la grande superficie ancora bianca,<br />
dicendo: “Vorrei che salissero per piazzarsi sulla tela, arrampicandosi da soli, come degli<br />
scarafaggi”.<br />
Madre con bambino morto, Pa<br />
rigi, 28 maggio 1937. Mat<strong>it</strong>a,<br />
gessetto colorato e gouache e<br />
collage su carta.<br />
Toro, Parigi,20 maggio1937.<br />
Mat<strong>it</strong>a e gouache su carta.<br />
STUDI PREPARATORI PER GUERNICA<br />
Testa di donna che piange, Pa<br />
rigi, 3 giugno 1937. Mat<strong>it</strong>a, ges<br />
setto colorato e gouache su<br />
carta.<br />
STUDI PREPARATORI PER GUERNICA<br />
7<br />
Testa di guerriero, Parigi, 4<br />
giugno 1937. Mat<strong>it</strong>a e gouache<br />
su carta.<br />
Testa di cavallo, Parigi, 20 maggio<br />
1937. Mat<strong>it</strong>a e gouache su carta.<br />
3 Dichiarazione di Pablo Picasso pubblicata sull’”Human<strong>it</strong>é” del 2930 ottobre, giornale del Part<strong>it</strong>o comunista francese
L’opera è intrisa da un forte simbolismo, dietro il quale c’è un approfond<strong>it</strong>o studio della civiltà<br />
spagnola e della tradizione classica. Ciò è riscontrabile soprattutto nella figura della donna in<br />
lacrime con il bambino morto in braccio e dall’immagine del toro e del cavallo.<br />
Il toro e il cavallo fanno parte della tradizione della civiltà spagnola: Il posto centrale è occupato<br />
dalla figura di un cavallo. Ha un aspetto allucinato da animale impazz<strong>it</strong>o. Nella bocca ha una<br />
sagoma che ricorda quella di una bomba. È lui la figura che simboleggia la violenza della furia<br />
omicida, la cui irruzione sconvolge gli spazi della v<strong>it</strong>a quotidiana della c<strong>it</strong>tadina basca. Al cavallo<br />
Picasso contrappone sulla sinistra la figura di un toro animale da sempre legato alla tradizione<br />
spagnola. È esso il simbolo della Spagna offesa. Di una Spagna che concepiva la lotta come scontro<br />
leale e ad armi pari. Uno scontro leale come quello della corrida dove un uomo ingaggia la lotta con<br />
un animale più forte di lui rischiando la propria v<strong>it</strong>a.<br />
Anche se fortemente innovativa la p<strong>it</strong>tura di Picasso si ispira ai modelli classici: <strong>Guernica</strong> ha lo<br />
scheletro del quadro classico. Esiste infatti un centro del racconto, dove si<br />
affolla la maggior parte dei personaggi, e due settori<br />
laterali, dove protagonisti sono la donna con il bimbo e<br />
l’uomo in fiamme, raffigurati in atteggiamenti che con<br />
evidenza si richiamano. Inoltre, la donna in lacrime con<br />
il bambino morto in braccio ricorda senza dubbio la<br />
famosissima Pietà di Michelangelo. Sono presenti altri<br />
elementi che richiamano la tradizione cattolica: A<br />
sinistra e sotto il cavallo fer<strong>it</strong>o giace, al suolo con le<br />
braccia aperte, quasi fosse crocefisso, la statua di un guerriero, che stringe con la mano destra una<br />
spada spezzata; sopra la testa del cavallo s'innalza un grande "occhio di Dio" inser<strong>it</strong>o al posto della<br />
pupilla, che presenta una lampadina e che è simbolo allo stesso tempo del sole e della luce elettrica;<br />
e inoltre Picasso riprende l’immagine della colomba dalla tradizione cattolica, anticipando la<br />
decisione del 1949, in occasione del congresso parigino dei partigiani, di convertire quell’immagine<br />
ad un simbolo di pace universale.<br />
In una conversazione con il giornalista e p<strong>it</strong>tore americano Jerome Seckler, Picasso ammetteva,<br />
appunto, che: “Sì il toro rappresenta la brutal<strong>it</strong>à, e questo cavallo il popolo spagnolo” e di segu<strong>it</strong>o<br />
“Ho usato lì il simbolismo, ma non in altre opere”. E aggiunse: “ Non c’è una volontaria intenzione<br />
di propaganda nei miei dipinti, salvo in <strong>Guernica</strong>. Vi è in essa un appello al popolo, un significato<br />
deliberatamente propagandistico”.<br />
8
Picasso con il suo impegno pol<strong>it</strong>ico e sociale, s’inserisce, non a caso, in un contesto di intellettuali<br />
che si dedicano a l’éngagement pol<strong>it</strong>ique. In quel periodo in Francia vi erano intellettuali come<br />
JeanPaul Sartre e Albert Camus che, oltre ad essere iscr<strong>it</strong>ti al part<strong>it</strong>o comunista francese, come<br />
Picasso, usavano le loro opere letterarie e filosofiche per le loro denunce sociali. Ma era ormai da<br />
tempo che nel mondo dell’arte c’erano p<strong>it</strong>tori che producevano opere esclusivamente per<br />
testimoniare le ingiustizie, le discriminazioni e persino gli orrori della guerra. Il primo fu<br />
sicuramente il grande Goya che con i suoi “Desastres de la Guerra” e<br />
“La Fucilazione” ha dato il via all’uso pol<strong>it</strong>ico e sociale della propria<br />
p<strong>it</strong>tura. “La Fucilazione”, è stata sempre un modello per gli artisti<br />
testimoni del proprio tempo: lo stesso oggetto è stato ripreso da Manet<br />
con la “Fucilazione dell’imperatore Massimo”, e insegu<strong>it</strong>o anche dallo<br />
stesso Picasso in “Massacro in Corea”, dipinto in occasione della<br />
guerra in Corea del 1951. E<br />
in questo quadro notiamo<br />
ancora il riferimento al<br />
passato di Picasso, rinnovando i “vecchi” modelli con la<br />
sua tecnica p<strong>it</strong>torica innovativa: il cubismo. Un’analogia<br />
tra “Massacro in Corea” e <strong>Guernica</strong> la possiamo notare<br />
dalla quasi totale assenza di colore , ma la presenza della<br />
volumetria dei corpi dell’episodio in Corea è una netta<br />
differenza con l’altra più conosciuta opera.<br />
Precedentemente si è parlato della ripresa dei modelli classici, ma non va trascurata la potenza<br />
innovatrice della p<strong>it</strong>tura picassiana. All’ordine classico della composizione di <strong>Guernica</strong> si<br />
sovrappone una scomposizione formale di tipo manifestamente cubista: un linguaggio, dunque,<br />
nettamente moderno, che Picasso stesso aveva creato trent’anni prima.<br />
Se con Les demoiselles d’Avignon cancellava il linguaggio tradizionale della p<strong>it</strong>tura, con <strong>Guernica</strong><br />
fa esplodere il linguaggio cubista. Il quadro è realizzato secondo gli stilemi del cubismo: lo spazio è<br />
annullato per consentire la visione simultanea dei vari frammenti che Picasso intende rappresentare.<br />
Il colore è del tutto assente per accentuare la carica drammatica di quanto è rappresentato.<br />
In <strong>Guernica</strong>, Picasso riesce mirabilmente a superare e fondere Cubismo anal<strong>it</strong>ico e Cubismo<br />
sintetico.<br />
Le figure sono bidimensionali, senza modellato, che permette a Picasso di geometrizzare le forme e<br />
imprimere maggior forza alle espressioni, ed anche sovrapporre e sintetizzare i piani e alzarli verso<br />
chi guarda il quadro. La static<strong>it</strong>à di alcune figure, o parte de esse, si alterna al dinamismo di altre.<br />
Dinamismo che si enfatizza a causa dello slogamento delle membra, dei gesti drammatici e della<br />
violenza espressiva dei visi. Contrasti che troviamo anche tra gli interni e gli esterni delle stanze, tra<br />
i vivi e i morti, tra i tratti anatomici regolari e quelli alterati e deformati, che sono due caratteristiche<br />
ant<strong>it</strong>etiche picassiane, che partono l'una dal carattere classicolatino di Picasso, nella sua<br />
interpretazione razionale cubista e l'altra dall'espressionismo nordico, caricaturale e violento,<br />
dinamico e grottesco, emotivo e anticonvenzionale.<br />
La cosa che colpisce di più in questa opera, a livello formale, è la sua naturalezza comunicativa.<br />
Chiunque capisce che il messaggio di <strong>Guernica</strong> è un messaggio di morte nonostante la difficile<br />
comprensione della tecnica p<strong>it</strong>torica di Picasso.<br />
Non si può che concludere con la specificazione, da parte dell’artista, dell’indirizzo sociale della<br />
propria opera:<br />
“Il confl<strong>it</strong>to spagnolo è la lotta della reazione contro il popolo, contro la libertà. Tutta la mia v<strong>it</strong>a<br />
di artista non è stata altro che una lotta continua contro la d<strong>it</strong>tatura e contro la morte dell’arte.<br />
Come si potrebbe pensare per un solo momento che io possa essere d’accordo con la reazione e la<br />
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morte? (…) Nella tela a cui sto lavorando, che chiamerò <strong>Guernica</strong>, e in tutte le mie opere recenti<br />
io esprimo dichiaratamente il mio odio per la casta mil<strong>it</strong>are che ha sprofondato la Spagna in un<br />
oceano di dolore e di morte”. 4<br />
4 (da Scr<strong>it</strong>ti di Picasso, a cura di M. de Micheli, Feltrinelli, Milano 1964, pp.2627)<br />
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Conclusioni<br />
La caratteristica più sconvolgente del cubismo è la sua totale e coerente scientific<strong>it</strong>à, pur essendo<br />
apparentemente incomprensibile dall’occhio del semplice osservatore. Il cubismo non è confusione,<br />
è la più grande innovazione artistica del ‘900. È la geniale intuizione di colui che ha saputo<br />
sintetizzare, nella sua vasta produzione artistica, tutte le avanguardie di inizio secolo, prima su tutte<br />
la relativ<strong>it</strong>à. Un’altra grande capac<strong>it</strong>à del genio del secolo è quella di coniugare l’uso della tecnica<br />
aprospettica, o meglio pluriprospettica, del cilindro della sfera e del cono, con un grande impegno<br />
pol<strong>it</strong>ico e sociale. <strong>Guernica</strong> rappresenta pienamente questa grande facoltà di Picasso. Per molti un<br />
pugno all’occhio, <strong>Guernica</strong> sconvolge tutti i canoni della p<strong>it</strong>tura. Un’opera rivolta al popolo<br />
spagnolo, ma che contiene tutti gli elementi di una tecnica p<strong>it</strong>torica fin troppo avanzata e di difficile<br />
comprensione. Eppure <strong>Guernica</strong> ha susc<strong>it</strong>ato sentimenti di disgusto per la guerra, per l’uso del non<br />
colore, per il tragico dolore che trasuda dalla tela, commuovendoci e inducendoci a porci tanti<br />
perché sulla insana tendenza dell’uomo ad usare la violenza, per cercare incomprensibilmente di<br />
autodistruggersi. L’opera ha un linguaggio universale, espresso in figure simboliche, indirizzato a<br />
tutti: alle madri che perdono i propri figli in guerra, ai difensori della patria, ai fautori della pace, a<br />
chi ha paura di perdere tutto per la brutal<strong>it</strong>à dell’uomo. Un forte insegnamento, quindi, ad ev<strong>it</strong>are di<br />
ricadere nello stesso errore. Ma <strong>Guernica</strong> non bastò, come non bastò Massacro in Corea del 1953 a<br />
far sparire nell’uomo ogni segno di violenza e sete di potere, ma si pose come simbolo del diniego<br />
nei confronti degli orrori della guerra.<br />
11<br />
MARCO POTENTE
BIBLIOGRAFIA<br />
Per il cubismo:<br />
• “L’arte Moderna” vol. 3 Giulio Carlo Argan<br />
Sansoni per la Scuola ed<strong>it</strong>ore<br />
• “Itinerario nell’arte” vol. 3 G. Cricco F. Di Teodoro<br />
Zanichelli ed<strong>it</strong>ore<br />
• “La p<strong>it</strong>tura contemporanea dal Romanticismo alla Pop Art” F. Caroli<br />
Electa ed<strong>it</strong>ore<br />
Per la v<strong>it</strong>a di Picasso<br />
• “V<strong>it</strong>a d’artista: Picasso” F. Galluzzi<br />
Giunti ed<strong>it</strong>ore<br />
• “Itinerario nell’arte” vol. 3 G. Cricco F. Di Teodoro<br />
Zanichelli ed<strong>it</strong>ore<br />
Per “<strong>Guernica</strong>”<br />
• “Picasso Da <strong>Guernica</strong> a Massacro in Corea” B. Ventura<br />
Giunti ed<strong>it</strong>ore<br />
• “Goya: Un genio ironico sulla soglia della p<strong>it</strong>tura moderna”<br />
Leonardo arte ed<strong>it</strong>ore<br />
• “Itinerario nell’arte” vol. 3 G. Cricco – F. Di Teodoro<br />
Zanichelli ed<strong>it</strong>ore<br />
• “L’arte Moderna” vol. 3 Giulio Carlo Argan<br />
Sansoni per la Scuola ed<strong>it</strong>ore<br />
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