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La sensazione in Democrito e Cartesio - Mondoailati

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Fabrizio Ottaviani<br />

fa a volte tra i due lati del segno — il significato e il significante, per usare la<br />

term<strong>in</strong>ologia saussuriana — sia analizzando le metafore semiologiche di cui si<br />

serve Aristotele per descrivere le posizioni democritee, sia analizzando quelle<br />

esplicitamente presenti nei testi cartesiani 2 . Sebbene non si tratti di un errore molto<br />

frequente, è forse un errore utile, perché permette di sottol<strong>in</strong>eare, correggendolo, le<br />

ragioni per cui è bene evitarlo.<br />

Mostreremo che sia per <strong>Democrito</strong> sia per <strong>Cartesio</strong> la <strong>sensazione</strong> è non un<br />

segno, ma un significato, e proseguiremo elencando le ragioni profonde per cui è<br />

bene non <strong>in</strong>vertire i term<strong>in</strong>i dell’analogia tra <strong>sensazione</strong> e segno, analogia che ha<br />

questa forma: la realtà sta alla <strong>sensazione</strong> come il significante al significato. Gli<br />

studiosi più avveduti di entrambi i filosofi non si sono <strong>in</strong>gannati: c’è però da<br />

aggiungere che, tra gli <strong>in</strong>terpreti di <strong>Cartesio</strong>, anche alcuni di coloro che non gli<br />

hanno erroneamente attribuito un’equiparazione tra <strong>sensazione</strong> e significante hanno<br />

comunque considerato come <strong>in</strong>vertita» la relazione semiotica di cui si serve<br />

<strong>Cartesio</strong> stesso per illustrare la propria teoria della <strong>sensazione</strong>: Yolton parla di<br />

«reverse sign relation» (YOLTON 1981: 78), mentre Cantelli la descrive come<br />

dipendente da «Una impostazione veramente strana, perché capovolge i term<strong>in</strong>i<br />

stessi del rapporto» (CANTELLI 1992: 90). Uno degli scopi delle nostre<br />

osservazioni sarà proprio di ristabilire il carattere né strano né <strong>in</strong>vertito delle<br />

metafore semiotiche cartesiane.<br />

Per dare un quadro generale delle posizioni <strong>in</strong>terpretative possiamo rilevare che<br />

i lettori dei passi <strong>in</strong> cui il filosofo francese ricorre alle metafore semiotiche si<br />

dividono <strong>in</strong> tre gruppi: coloro che credono che l’obiettivo di <strong>Cartesio</strong> sia<br />

esclusivamente l’<strong>in</strong>troduzione di una dissimiglianza tra movimenti negli organi e<br />

sensazioni, e che qu<strong>in</strong>di il posto occupato dalla <strong>sensazione</strong> possa essere<br />

<strong>in</strong>differentemente quello del significato o del significante; coloro che (per varie<br />

ragioni) percepiscono come «<strong>in</strong>vertita» la relazione semiotica; ed <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e coloro i<br />

quali, pur mantenendo le corrispondenze analogiche stabilite da <strong>Cartesio</strong> tra r<strong>in</strong>vio<br />

semiotico e <strong>sensazione</strong>, e pur non trovando <strong>in</strong> esse nulla di strano, non spiegano<br />

poi esaurientemente perché <strong>Cartesio</strong> ponga l’equivalenza tra <strong>sensazione</strong> e<br />

significato, e non il contrario.<br />

2. Iniziamo da un bel saggio di Gian Arturo Ferrari dedicato a <strong>Democrito</strong>, <strong>in</strong> cui<br />

ci è sembrato di rilevare, se non l’errore di cui sopra, almeno la sua ombra.<br />

L’autore nota ad un certo punto:<br />

le facoltà percettive, i c<strong>in</strong>que sensi, colgono, ognuno per proprio conto, significati<br />

parziali della scrittura f<strong>in</strong>e della realtà, ma, per così dire, non sanno leggere, non riescono<br />

a vedere, a discrim<strong>in</strong>are i significanti. (FERRARI 1980: 86) 3 .<br />

Più che «colgono» sarebbe stato meglio dire estraggono, evitando così quanto<br />

2<br />

Il term<strong>in</strong>e segno allude chiaramente ad una entità bifacciale, comprensiva di significato e<br />

significante, solo a partire da Saussure; precedentemente era <strong>in</strong>vece riferito, e lo è di frequente ancora<br />

oggi nel l<strong>in</strong>guaggio non tecnico, esclusivamente al significante.<br />

3<br />

Cfr. FERRARI (1980: 76): «la realtà [...] che, come un retroscena, costruisce l’emergenza che le<br />

facoltà percettive riescono a cogliere senza afferrarne il disegno portante». Per <strong>in</strong>dicazioni<br />

bibliografiche sulla storia delle <strong>in</strong>terpretazioni grafologiche dell’atomismo cfr. MONTANO (1983:<br />

70n.), nonché l’ampia <strong>in</strong>troduzione alla nuova versione italiana delle testimonianze e frammenti<br />

atomistici di ANDOLFO (1999).

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