Italia - PROCTOLOGIA TRIESTE
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66.- L’EMORROIDECTOMIA FINO ALLA TECNICA DI LONGO<br />
A. DELBELLO, U.Ginanneschi, N. de Manzini,<br />
WORKSHOP “NUOVI ORIENTAMENTI E CONTROVERSIE IN <strong>PROCTOLOGIA</strong>”, BASSANO DEL G.<br />
(VI),12 DICEMBRE 2003. ASSOCIAZIONE CHIRURGICA BASSANESE ONLUS. ED.. BASSANO DEL G<br />
(VI). RELAZIONI, 1, 38-44,2003<br />
WORKSHOP<br />
“NUOVI ORIENTAMENTI E CONTROVERSIE IN<br />
<strong>PROCTOLOGIA</strong>”<br />
Bassano del Grappa (Vicenza),12 Dicembre 2003<br />
L’EMORROIDECTOMIA fino alla LONGO<br />
Alessandro Delbello , Ugo Ginanneschi, Nicolò de Manzini<br />
Struttura Complessa di Chirurgia Generale- Università degli Studi di Trieste<br />
Direttore :Prof. Nicolò de Manzini<br />
Struttura Semplice di Chirurgia Proctologica- - Ospedale di Cattinara – Trieste<br />
Responsabile : Dott. Alessandro Delbello<br />
L’emorroidectomia con Suturatrice meccanica si è posta prepotentemente alla ribalta sia per i<br />
risultati incoraggianti dimostrati, sia per i presupposti fisiopatologici enunciati atti a sostenerne la<br />
congruità. Da sempre la cura radicale della malattia emorroidaria è volta a garantire ottimi risultati a<br />
breve e lungo termine. Essa deve rispettare il più possibile le strutture anatomiche compreso<br />
l’anoderma, non deve danneggiare la funzionalità meccanica e sensoriale dell’intero distretto, non<br />
può rischiare complicanze “maggiori” perché comunque si tratta di una malattia tipicamente<br />
benigna. E’ noto che le tecniche adottate finora non sono mai riuscite ad ottenere completamente<br />
questi risultati, e particolarmente per l’osservazione di un’alta percentuale di recidiva a lunga<br />
distanza. Ne consegue che c’è sempre un grosso interesse per qualsiasi nuova metodica proposta, a<br />
patto che naturalmente sia confortata da risultati scientificamente attendibili.<br />
La Chirurgia Proctologica si è settorializzata, e ciò comporta, rispetto al passato, che oggi c’è un<br />
maggior numero di chirurghi proctologi ad ottimo livello. Per una esemplificazione di quanto<br />
esposto in intestazione, può essere significativo l’excursus decennale di quello che è stato<br />
l’orientamento multivariato in un reparto di Chirurgia Generale, laddove comunque di volta in volta<br />
è stato necessario confrontare le subentranti qualificate rilevanze scientifiche, con quello che<br />
derivava dalla consapevolezza dell’esperienza acquisita nell’una o nell’altra metodica.<br />
Vale la pena di rimarcare che negli ultimi anni abbiamo assistito alla divulgazione scientifica di<br />
diverse metodiche (Longo, Ligasure, Ultracision, Hal-Doppler, ecc.) e di queste possiamo definirne<br />
l’esperienza solo per i risultati a medio termine. Molto si sa invece delle complicanze precoci e<br />
tardive.<br />
Metodiche Ambulatoriali<br />
Non hanno mai rappresentato il gold standard dell’emorroidectomia, purtuttavia sono sempre state<br />
praticate e sono praticate tuttora, quando la malattia è anatomicamente poco avanzata. Rimaniamo<br />
della convinzione che anche le emorroidi di II° grado possono essere particolarmente sintomatiche.<br />
Per definizione le metodiche ambulatoriali sono indicate quando la malattia emorroidaria è di I° o<br />
II° grado, senza ipertono, oppure quando esiste il prolasso di un singolo gruppo emorroidario.<br />
In mani esperte e con indicazione accurata si ottengono soddisfacenti risultati e poche complicanze,<br />
Naturalmente ribadiamo che occorre avere una notevole esperienza sia della metodica, sia della<br />
chirurgia proctologica in senso stretto.
E’ molto importante usare il proctoscopio, per poter aggredire il nodulo emorroidario sempre al di<br />
sopra della linea pettinata. Ciò vuole significare che con ogni tecnica (legatura elastica,<br />
criochirurgia, sclerosi, etc) si cerca non solo di distruggere il gruppo emorroidario responsabile del<br />
sintomo, ma anche di interrompere all’origine il flusso vascolare che sostiene l’irrorazione e la<br />
dilatazione di quel distretto. E’ in fondo lo stesso principio che governa le varie tecniche<br />
chirurgiche eseguite in anestesia.<br />
I danni e le complicanze maggiori sono dovuti generalmente a errata tecnica o a errata indicazione.<br />
Ma quando il sintomo principale è il prolasso (permanente o frequente) è indicato l’intervento<br />
chirurgico in anestesia. Come pure non c’è alcuna indicazione alla terapia ambulatoriale, laddove<br />
sussistano patologie locoregionali concomitanti (Ragade, Fistole, Tromboflebiti in atto, etc). Le<br />
emorroidi esterne, che molto raramente determinano sintomi importanti, vanno eliminate solo con<br />
l’escissione chirurgica in anestesia locale.<br />
Le metodiche ambulatoriali possono essere una valida alternativa nel trattamento dei pazienti affetti<br />
da emorroidi e contemporaneamente da IBD, più o meno stabilizzata, e variamente localizzata.<br />
300<br />
212<br />
Criochirurgia<br />
Legatura elastica<br />
Altro<br />
Rappresentano inoltre un valido approccio quando la malattia emorroidaria è recidiva, ma senza<br />
eccessiva estensione del prolasso .<br />
Dal 1989 al 2000 abbiamo trattato 1152 pazienti, utilizzando varie metodiche (criochirurgia,<br />
legatura elastica, sclerosi, escissione in anestesia locale, coagulazione ad infrarossi, ecc).<br />
Contrariamente a quanto espresso in letteratura, abbiamo ottenuto discreti risultati con la<br />
criochirurgia, utilizzandola nel 55% dei pazienti. Probabilmente gli insuccessi e le complicanze<br />
denunciate sono dovuti ad un trattamento al di sotto della linea pettinata, oppure ad un trattamento<br />
non modulato nel tempo e non mirato ad un singolo gruppo emorroidario alla volta.<br />
A tuttoggi le indicazioni alle metodiche ambulatoriali sono nettamente diminuite di frequenza. Per<br />
quello che riguarda la nostra esperienza, non esitiamo a proporre l’intervento chirurgico di Milligan<br />
Morgan in Radiofrequenza, ogniqualvolta il prolasso riguarda più distretti emorroidari. Non<br />
abbiamo mai trattato ambulatoriamente quei pazienti per i quali oggi poniamo indicazione alla<br />
Longo.<br />
Le metodiche ambulatoriali occupano ancora un ruolo importante nelle recidive parziali e nei<br />
pazienti affetti da IBD<br />
EMORROIDECTOMIE CHIRURGICHE in ANESTESIA<br />
Langenbeck. Non la pratichiamo più da almeno 25 anni. Il dolore postoperatorio, l’alta<br />
percentuale di recidiva, nonché la frequente stenosi postoperatoria, hanno sconsigliato l’uso della<br />
metodica alla maggior parte dei chirurghi. Spiace considerare che persino negli anni 90 c’è stato<br />
qualcuno che ancora la praticava, o forse qualcuno che spacciava per Milligan Morgan quello che<br />
invece era una Longenbeck. Ancora oggi i pazienti temono in genere l’intervento di<br />
640
emorroidectomia, proprio per le terribili sequele postoperatorie riferite da chi a tale intervento si era<br />
sottoposto.<br />
Milligan Morgan (1937) classica e diatermica.<br />
Rimane la tecnica più praticata in Europa ed in <strong>Italia</strong>. Per nostra scuola era l’intervento standard di<br />
emorroidectomia fino al 1991. In seguito l’abbiamo alternata all’emorroidectomia chiusa (o<br />
semichiusa) secondo Parks. Dal 1992 al 2000 abbiamo eseguito 258 interventi di emorroidectomia<br />
sec MM, sempre in modalità diatermica. In un primo momento la scelta tra l’una e l’altra era<br />
dettata da vari fattori, fra i quali la minore o maggiore disponibilità di sala operatoria, la presenza<br />
o assenza di patologia concomitante, la partecipazione a vari studi multicentrici comparativi, la<br />
spiacevole osservazione di qualche complicanza maggiore, ecc. In un secondo tempo abbiamo<br />
preferito porre indicazione alla MM solo quando il prolasso non era circolare e quando era associata<br />
una diversa patologia anorettale. Personalmente dal 2000 continuo ad utilizzare la MM, ma in<br />
radiofrequenza,.<br />
Il presupposto della MM nasce dall’interpretazione anatomica-topografica di Miles del 1919, per<br />
cui i “corpi cavernosi rettali”, divenuti iperplastici, presentano sempre la medesima topografia : essi<br />
appaiono raggruppati in tre pacchetti, corrispondenti alle branche terminali dell’arteria emorroidaria<br />
superiore. Si tratta dei noti distretti ad ore 3, 7 e 11. Gli obiettivi del trattamento chirurgico<br />
rimangono quelli dell’auspicata eradicazione del tessuto emorroidario e della legatura delle arterie<br />
afferenti ai gruppi principali. Si tratta di un intervento semplice , utilizzando un divaricatore<br />
anorettale di vario tipo, fatti saldi i principi di una accurata dissezione dal piano sfinteriale, di una<br />
legatura sufficientemente alta del peduncolo, e di un risparmio di superficie anorettale tale da non<br />
danneggiare la funzionalità meccanica e sensoriale del canale anale. Purtuttavia, nonostante<br />
l’apparente semplicità, esiste la possibilità di stenosi-substenosi sia rettale e sia anale,<br />
particolarmente quando i pazienti non vengono controllati regolarmente nei primi 30 giorni del<br />
postoperatorio. La stenosi rettale non dovrebbe teoricamente essere annoverata tra le complicanze<br />
previste, poiché il classico triangolo di esposizione a V, nonché la divaricazione più o meno<br />
marcata, consentono la visione diretta della mucosa da lasciare o da escidere. La moderna variante<br />
con Radiofrequenza o con Ultracision , che tendenzialmente non necessita di divaricazione,<br />
comporta una maggiore esperienza di chirurgia proctologica, proprio perché la visione del campo<br />
operatorio è più limitata.<br />
Unitamente la legatura alta del peduncolo è agevole in presenza del divaricatore ano-rettale, mentre<br />
deve essere controllata con maggiore attenzione ,quando la Milligan Morgan è condotta in<br />
Radiofrequenza o Ultracision, cioè appunto senza divaricazione.<br />
La tecnica originale prevedeva la dissezione utilizzando le forbici di Mayo, ivi compresa la<br />
liberazione dal piano sfinteriale e l’interruzione delle fibre del legamento di Parks, ma poi l’uso del<br />
bisturi elettrico ha preso il sopravvento (Milligan Morgan diatermica). E tale è stata la nostra<br />
condotta fino all’uso del Ligasure.<br />
Abbiamo sperimentato anche la coagulazione del peduncolo vascolare (35 casi), invece che<br />
procedere alla legatura classica dello stesso. Non abbiamo riscontrato però differenze significative,<br />
sia in termini di dolore postoperatorio, sia in termini di complicanze emorragiche.<br />
Molti Autori associano la Sfinterotomia laterale, più o meno regolata, ad ogni emorroidectomia sec<br />
MM. Noi abbiamo praticato una sfinterotomia laterale (di necessità “aperta”) solo quando esisteva<br />
una ragade anale preoperatoria sostenuta da evidente ipertonia sfinteralgica, d’accordo anche con<br />
quanto affermato da Nicholls, Leicester e Thompson(1985). Quando la ragade era inveterata e<br />
sottominata, abbiamo utilizzato la metodica modificata di Arnous-Parnaud,- Denis(1971).
I risultati ottenuti in termini di complicanze precoci e tardive sono contenuti nel range espresso<br />
dalla letteratura , particolarmente lamentando l’11,6% di ritenzione urinaria ed un 2.3 di emorragia<br />
grave. Per le complicanze a distanza : 4 casi (1,6%) di substenosi anale e/o sfinteralgia protratta,<br />
risoltesi con autodilatazioni.<br />
Parks – E’ una delle tecniche “chiuse” più praticate. I presupposti perseguiti sono proprio quelli<br />
di evitare la stenosi ed i disturbi della continenza in genere. I lati negativi sono rappresentati dalla<br />
necessità di una lunga curva di apprendimento e dall’eccessiva durata dell’intervento. Tali elementi<br />
poco si accordano con le attuali esigenze dettate dai DRG e dai recenti LEA e dalle norme PRUO<br />
(appropriatezza del ricovero per il sottogruppo C4). Rimane in compenso un ottimo teaching<br />
propedeutico per eseguire la mucosectomia, negli interventi di proctocolectomia totale con pouch<br />
ileo-anale. Dal 1991 al 2000 abbiamo eseguito 305 interventi sec Parks.<br />
Dopo aver acquisito una discreta esperienza iniziale su tutti i gradi di malattia emorroidaria,<br />
l’abbiamo utilizzata per scelta solo nei casi di prolasso emorroidario circonferenziale, (quando cioè<br />
con la MM avremmo dovuto trattare anche gruppi emorroidari accessori) e in assenza di patologia<br />
anorettale consensuale .<br />
Con la tecnica di Parks si utilizza il divaricatore apposito, si procede all’accurata incisione e<br />
dissezione del piano mucoso-sottomucoso previa infiltrazione di adrenalina e fisiologica in q. di<br />
1:200.000, si isola posteriormente il tessuto vascolare dal piano sfinteriale, si completa in alto<br />
l’incisione della mucosa a V fino a rendere possibile la legatura alta del peduncolo, si confeziona la<br />
ricostruzione del piano mucoso, generalmente ancorandolo al piano sfinteriale sottostante per<br />
evitare tasche sottomucose.<br />
Secondo la nostra esperienza è quasi sempre stata necessaria la bonifica dei gavoccioli residui<br />
mediante svuotamento sottomucoso. Nell’ultimo periodo si ricorreva in parte alla dissezione<br />
diatermica dal piano sfinteriale. Non si è mai ricorsi alla sfinterotomia. , più o meno regolata, anche<br />
in caso di ipertono preoperatorio.<br />
I risultati, nonostante una certa nostra propensione per tale metodica, in realtà non si sono discostati<br />
di molto dalla MM diatermica. Infatti è stato dimostrato che la sutura mucosa va molto spesso<br />
incontro ad una precoce deiscenza e quindi l’emorroidectomia “chiusa” si trasforma di fatto in<br />
“aperta” (Goligher 76). Anche per quanto concerne le complicanze precoci, abbiamo rilevato un<br />
incidenza di ritenzione urinaria pari al 9,5% ed un incidenza di emorragia grave pari al 2.2% (7<br />
pazienti). A distanza abbiamo riscontrato un solo caso di substenosi (0,3%), risolto anch’esso con<br />
autodilatazioni. Si tratta dell’unico vero vantaggio dell’emorroidectomia “sottomucosa”, rispetto a<br />
quella “aperta”.<br />
FERGUSON (59)- E’ nata anch’essa per contrastare in genere gli inconvenienti della tecnica<br />
“aperta” che si riassumono sia nella possibilità di ingenerare stenosi ( in genere anali) a causa di<br />
incontrollate ferite aperte mal rimarginate e sia di determinare le lunghe e fastidiose secrezioni dal<br />
margine perianale e del canale anale. In realtà, cosiccome nella Parks, è stato notata una discreta<br />
percentuale di deiscenza delle suture (dal 7 al 15%) anche per una certa probabilità di infezione<br />
delle stesse. In quest’ottica sono state presentate varianti tecniche come quella di Khubchandani<br />
(88) o di Ruiz Moreno (77). E’ la tecnica preferita dagli Autori NordAmericani e le significative<br />
casistiche di Goldberg (93) o di Ganchrow (71) o di altri ancora, magnificano i risultati sotto tutti i<br />
punti di vista. La sua caratteristica principale è la salvaguardia dell’anoderma. L’abbiamo praticata<br />
raramente, preferendole sempre la Parks. Abbiamo operato solo 8 pazienti con prolasso<br />
emorroidario circonferenziale, ma con epatopatia cronica discoagulativa o con RCU accertata in<br />
fase di apparente remissione.
Per molti autori è la migliore delle tecniche cosiddette chiuse. Noi ne abbiamo pochissima<br />
esperienza.<br />
ALTRE TECNICHE CHIRURGICHE.<br />
Non abbiamo mai sperimentato la Whitehead, perché gravata dalla complicanza della stenosi<br />
postoperatoria.<br />
Esistono numerose altre metodiche proposte soprattutto dalla scuola francese o americana. Di esse<br />
ne tracciamo un breve panorama nell’esposizione della presente relazione. Sono nate sempre per<br />
rendere meno doloroso il decorso postoperatorio, che forse, per quanto riguarda l’emorroidectomia,<br />
appare il problema più importante. Ciò almeno per il paziente.<br />
Per il chirurgo è sempre più pressante il vincolo del DRG, del Day Surgery o OneDaySurgery,<br />
dell’appropriatezza del ricovero, del contenimento della spesa sanitaria, del Budget assegnato<br />
annualmente e che deve essere sufficiente, degli obiettivi assegnati e che devono essere raggiunti ,<br />
della complessa strutturazione delle sale operatorie che poggiano sull’operatività di infermieri<br />
cronicamente insufficienti, della necessità di un percorso “diagnostico-terapeutico” standardizzato<br />
ed il più possibile snello. Il paziente deve entrare ed uscire dall’Ospedale rapidamente e senza<br />
complicanze, e particolarmente per le patologie a basso DRG .<br />
Sembrano quasi anacronistici interventi di emorroidectomia come quello proposto da Parks, così<br />
delicato, così preciso, ma così lungo (dai 40 ai 60 minuti), e così costoso per un DRG così esiguo.<br />
Sia per tutte queste ragioni, e sia soprattutto per l’esperienza acquisita con la MM diatermica, dal<br />
2001 abbiamo deciso di sperimentare la MM in radiofrequenza<br />
MILLIGAN MORGAN in RADIOFREQUENZA<br />
Si tratta di utilizzare sistemi di coagulazione diversi dall’abituale elettrocoagulazione, la quale<br />
raggiunge una temperatura di circa 400 gradi centigradi. Al contrario la Radiofrequenza permette<br />
una dissezione del tessuto emorroidario mediante un processo di fusione-coagulazione ad una<br />
temperaura tra i 68 ed i 75 gradi centigradi, comportando quindi un decorso postoperatorio meno<br />
doloroso. Inoltre con questa tecnica non è necessario ricorrere alla divaricazione anale durante<br />
l’intervento e tale caratteristica contribuisce anch’essa al fatto che l’utilizzo della metodica sia<br />
assolutamente meno invasiva. Nella nostra esperienza il tempo medio di intervento è ora di circa 12<br />
minuti (range 6-20 min), la dissezione anatomica è molto precisa e pressocchè esangue, e quindi tali<br />
elementi (insieme con la mancata divaricazione anale) rendono l’intervento molto breve e<br />
consentono di adottare tecniche anestesiologiche molto “leggere”.<br />
Dall’aprile 2001 all’ottobre 2003 abbiamo praticato 251 emorroidectomie con la tecnica in<br />
radiofrequenza, di cui 206 controllate a sei mesi. Il 23,3% dei pazienti presentava una patologia<br />
anorettale consensuale ed è risultato agevole procedere contemporaneamente alla cura delle stesse.<br />
La tattica operatoria prevede l’asportazione dei tre gruppi emorroidari principali, comprensivi delle<br />
marische tributarie, provvedendo alla “fusione” del peduncolo emorroidario almeno 2 cm al di<br />
sopra della linea pettinata. Se l’esteriorizzazione del gruppo emorroidario non appare sufficiente,<br />
siamo soliti utilizzare un anoscopio fenestrato di 23 mm di diametro. La dissezione del tessuto
emorroidario dal margine caudale dello sfintere necessita di una certa curva di apprendimento,<br />
poiché non sempre tale margine è perfettamente visibile. Risulta invece molto agevole procedere al<br />
di sopra della linea dentata fino alla legatura completa del peduncolo, mantenendosi adiacenti al<br />
piano sfinteriale intraluminale.<br />
Abbiamo utilizzato l’anestesia generale in “sedazione” in semplice “maschera facciale” nell’84,5%<br />
dei casi .<br />
Le complicanze postoperatorie precoci e tardive sono risultate globalmente inferiori a quelle<br />
rilevate dopo MM o Parks. In particolare la ritenzione urinaria è risultata del 3.6% e l’emorragia<br />
grave dell’1,2% (3 casi).<br />
La dimissione è sempre stata entro le 24h nell’88,8% dei casi, contro il 48% dei 563 pazienti operati<br />
con la MM diatermica e con la tecnica di Parks.<br />
Il dolore postoperatorio è risultato moderato o severo oltre i quattro gg in 38 pazienti (15,1%),<br />
mentre dopo MM o Parks il dato si attestava intorno al 28%. Due pazienti operati con Ligasure<br />
(0,8%) sono stati ricoverati dopo la dimissione proprio per dolore “severo”.<br />
La ripresa lavorativa completa è avvenuta entro i 20gg nell’86,4% dei casi.<br />
Abbiamo riscontrato 2 pazienti (0,9%) affetti da stenosi e/o sfinteralgia parossistica a 20 ed a 30 gg<br />
di distanza dall’intervento. Entrambi i pazienti sono migliorati nettamente con le autodilatazioni.<br />
Tutti i 206 pazienti sono stati controllati a 3 e 6 mesi.<br />
Complessivamente quindi i risultati a medio e breve termine sembrano migliori rispetto a quelli<br />
rilevati dopo MM diatermica e Parks. Ma il problema principale rimane sempre quello delle<br />
emorroidi accessorie, per dominare le quali siamo dovuti ricorrere in 76 casi (30%) ad ulteriori<br />
coagulazioni in radiofrequenza, mantenendosi però sempre al di sopra del margine ano-cutaneo.<br />
Naturalmente non è stato possibile asportare le emorroidi “marginali” e le marische al di fuori dei<br />
settori compresi nella classica dissezione secondo MM.<br />
La conclusione è che, quando esiste un prolasso mucoso emorroidario circonferenziale, o comunque<br />
superiore ai 2/3 della circonferenza, l’intervento appare “incompleto” ed i pazienti presentano più<br />
frequentemente un dolore “moderato” o “severo” a distanza di quattro giorni dall’intervento.<br />
Pur avendo raggiunto dei risultati soddisfacenti con l’uso della Radiofrequenza, e comunque<br />
statisticamente significativi, abbiamo iniziato ad adottare la Mucoprolassectomia con Suturatrice<br />
meccanica circolare.<br />
Particolarmente vi poniamo indicazione ogniqualvolta il prolasso mucoso è circolare, ogniqualvolta<br />
esiste un intussuscezione rettale, oppure quando vi è evidenza di un rettocele pauci o asintomatico,.<br />
indipendentemente dal fatto che la malattia emorroidaria sia di III° o IV° grado.<br />
Preferiamo utilizzare la Radiofrequenza se esistono patologie anorettali associate.<br />
MILLIGAN MORGAN con ULTRACISION<br />
Abbiamo praticato 26 emorroidectomie con la tecnica “Ultracision”, con le stesse indicazioni del<br />
Ligasure. Statisticamente, in tema di complicanze e risultati, non possiamo essere attendibili.<br />
Il vantaggio consiste in una dissezione più accurata, soprattutto nel riconoscimento del margine<br />
caudale dello sfintere.<br />
La metodica ci sembra essere sovrapponibile al Ligasure, con l’unica differenza che dura<br />
mediamente di più e che il costo risulta raddoppiato.<br />
CONCLUSIONI
Pensiamo di aver maturato una sufficiente esperienza con tutte le metodiche esposte, compresa la<br />
Mucoprolassectomia con suturatrice meccanica. L’immediatezza e la soddisfazione con cui<br />
pratichiamo l’emorroidectomia con Ligasure ci ha ultimamente portato ad abbandonare le<br />
indicazioni “limite” al trattamento ambulatoriale.<br />
La Mucoprolassectomia con suturatrice meccanica appare una metodica che consente un decorso<br />
postoperatorio meno doloroso. A nostro avviso il “senso di peso pelviperineale” ed il “tenesmo”<br />
vanno comunque monitorati con una maggiore omogeneità di controllo. I risultati a distanza in<br />
proiezione appaiono al momento lusinghieri Ma la discordanza in letteratura sull’incidenza<br />
dell’emorragia postoperatoria, unitamente al tempo medio di intervento significativamente<br />
aumentato (circa 40 min) e alla necessità di un’anestesia generale con intubazione o spinale,<br />
nonché il costo elevato (circa quattro volte il Ligasure), per ora ci inducono a limitare le indicazioni<br />
all’emorroidectomia sec. Longo.<br />
Probabilmente non esiteremo ad estendere l’indicazione della Longo, non appena ci saranno studi<br />
attendibili sulla diminuzione della percentuale di recidiva a lunga distanza.<br />
Quindi, con l’avvento della Longo, concordemente con quanto esposto da molti Autori che hanno<br />
esperienza con diverse metodiche, la nostra condotta si è certamente modificata. Precisamente<br />
possiamo definire le seguenti linee guida:<br />
• il trattamento ambulatoriale va riservato ai pazienti con Emorroidi di I° e II° grado senza<br />
ipertono<br />
• l’intervento chirurgico con Ligasure/Ultrcision va riservato ai pazienti con emorroidi di II°,<br />
III° e IV° grado senza prolasso mucoso circonferenziale, e comunque sempre quando<br />
coesistono alcune patologie anorettali.<br />
• l’intervento chirurgico di mucoprolassectomia con stapler è indicato nei pazienti con<br />
emorroidi di III° o IV° grado con prolasso mucoso circonferenziale e/o con intussuscezione<br />
rettale. .<br />
Per nostra scelta non pratichiamo la Longo quando il paziente deve sottostare ad una profilassi o<br />
terapia anticoagulante, e invece vi poniamo indicazione quando è presente un rettocele<br />
asintomatico o moderatamente sintomatico. I nostri risultati in tal senso non sono ancora<br />
statisticamente significativi.<br />
Indirizzo dell’Autore:<br />
Alessandro Delbello<br />
Responsabile Struttura Semplice di Chirurgia Proctologica e Centro di Proctologia<br />
Struttura Complessa di Chirurgia Generale – Università degli Studi di Trieste<br />
Ospedale di Cattinara – Strada di Fiume 447. 34100 <strong>TRIESTE</strong><br />
Tel. 040399 4752/4727 . Fax 040910332. E-mail alessandro.delbello@aots.sanita.fvg.it
PROCEDURE<br />
SCLERO-<br />
THERAPY<br />
RUBBER BAND<br />
LIGATION<br />
EXCISION<br />
LIGASURE OR<br />
ULTRACISION<br />
HEMORRHOI-<br />
DECTOMY<br />
MILLIGAN-<br />
MORGAN,<br />
WHITHEAD<br />
PPH:<br />
PROLASSEC-<br />
TOMY WITH<br />
STAPLER<br />
T.H.D.<br />
POSTOP.<br />
PAIN<br />
MILD<br />
MILD<br />
SEVERE<br />
VERY<br />
SEVERE<br />
MILD<br />
MILD OR<br />
ABSENT<br />
T.H.D. COMPARISON TABLE<br />
INDICA-<br />
TIONS<br />
LIMITED TO<br />
INTERNAL.<br />
HEMORR.<br />
LIMITED TO<br />
INTERNAL.<br />
HEMORR.<br />
WIDE<br />
WIDE<br />
PROLAPSE<br />
WIDE<br />
COMPLI-<br />
CATIONS<br />
RARE<br />
RARE<br />
RARE:<br />
HEMORRAGE,<br />
PERSISTENT PAIN<br />
RARE:HEMORRAGE,<br />
PERSISTENT PAIN<br />
STENOSIS<br />
NON INFREQUENT<br />
HEMORRAGE<br />
THROMBOSIS<br />
SOILING<br />
VERY<br />
RARE<br />
TIME IN<br />
HOSPITAL<br />
OUTPATIENT<br />
OUTPATIENT<br />
2 DAYS.<br />
2-3 DAYS<br />
1-2 DAYS<br />
DAY<br />
SURGERY<br />
BACK TO<br />
WORK<br />
1 DAY<br />
1 DAY<br />
10-15 DAYS<br />
15-20 DAYS<br />
5 DAYS<br />
1 DAY<br />
RELAPSES<br />
50-60%<br />
50-60%<br />
8%<br />
7%<br />
6-7%<br />
< 10%