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N o t i z i a r i o N o t i z i a r i o - AVIS

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Anno I Numero 1 Settembre 2008 Spedizione in ap art. 2 comma20/b L. 662/96 <strong>AVIS</strong><br />

<strong>AVIS</strong> <strong>AVIS</strong> <strong>AVIS</strong> Kr<br />

Kr<br />

Kr<br />

Kr<br />

N N o o t t i i z z i i a a r r i i o<br />

o<br />

Notiziario dell’Avis - Associazione Volontari Italiani del sangue<br />

sezione provinciale di Crotone<br />

Via Vittorio Veneto, 211 - CROTONE tel. 0962 22895 www.aviskr.it avis.crotone@libero.it


2<br />

Sommario<br />

Avis Provinciale<br />

Via Vittorio Veneto, 211<br />

CROTONE<br />

AvisKr - Notiziario<br />

Notiziario dell’Avis<br />

Sez. prov.ale di CROTONE<br />

Notizie, informazioni e rubriche per vivere più<br />

da vicino le vicende della nostra associazione.<br />

Una giornata da ricordare Franco Rizzuti 3<br />

Donarsi per la rivista Giulio Grilletta 4<br />

Il book della Solidarietà a Crotone<br />

Biologia molecolare: la nuova frontiera<br />

Giuseppe Perpiglia 5<br />

della diagnostica e della terapia Angela Liguori<br />

6<br />

Autotrasfusione: i vantaggi di donare<br />

sangue a se stessi Gaetano Ingrassia<br />

Eccoci arrivati... Giuseppe Perpiglia 10<br />

Un anniversario:<br />

il 50° dell’<strong>AVIS</strong> di Crotone don Pino Covelli<br />

Il Bilancio associativo Giuseppe Perpiglia 15<br />

<strong>AVIS</strong> regionale: il bilancio sociale Giuseppe Perpiglia 16<br />

La “Maratona per Francesco” Avis di Carfizzi 17<br />

Capire l’emocromo Giulio Grilletta 18<br />

Per l’obbligatorietà dell’educazione<br />

sessuale nella scuola del terzo millennio Franco Federico<br />

Diabete, Laboratorio ed Alimentazione Giovanni Rechichi 22<br />

Editore <strong>AVIS</strong> -sezione provinciale- Crotone<br />

Presidente Prof. Franco Rizzuti<br />

Direttore Responsabile Dott. Giulio Grilletta<br />

Redazione Prof. Franco Rizzuti<br />

Prof. Giuseppe Perpiglia<br />

Mons don Pino Covelli<br />

Dott. Giovanni Rechichi<br />

Sede Via Vittorio Veneto, 211<br />

88900 CROTONE (Kr)<br />

Periodico in fase di registrazione<br />

8<br />

14<br />

19<br />

“La donazione<br />

periodica, gratuita<br />

ed anonima è un<br />

atto d’amore che<br />

non chiede<br />

gratificazione<br />

alcuna.”<br />

Foto di copertina<br />

Perpiglia Giuseppe<br />

tel. E fax: 0962 22895<br />

E-mail: avis.crotone@libero.it<br />

Sito: www.aviskr.it


E siamo al secondo<br />

numero, del giornale<br />

ovviamente e, devo<br />

dire subito che anche<br />

questo numero non<br />

avrebbe mai visto la<br />

luce senza la volontà<br />

dell’amico Giuseppe<br />

Perpiglia.<br />

Infatti, nonostante i<br />

reiterati inviti a tutte le<br />

sezioni e a moltissimi<br />

amici dell’<strong>AVIS</strong>, senza le sue sollecitazioni e i suoi<br />

garbati inviti, questo numero, probabilmente, sarebbe<br />

uscito fra diversi mesi.<br />

Eppure di cose da scrivere ce ne sarebbero tante,<br />

a cominciare dalle manifestazioni per i cinquanta<br />

anni della sezione di Crotone, per passare alle nume-<br />

rose iniziative estive per coinvolgere maggiormente le<br />

persone nel volontariato senza dimenticare le tantissi-<br />

me occasioni fornite da ben trenta raccolte di sangue<br />

nei mesi estivi.<br />

Raccolte, ed è bene ricordarlo, che ancora una<br />

volta hanno consentito ai microcitemici della provincia<br />

di Crotone (e non solo a loro per il vero) di superare<br />

l’estate con ritardi di lieve entità e, cosa nuova ma<br />

non troppo, di inviare diverse unità di sangue alle<br />

altre province calabresi che si trovano, per così dire,<br />

in debito d’ossigeno.<br />

Ed allora passo ad alcuni temi che saranno ripresi<br />

nel giornale, e cominciamo dalle riflessioni sulla festa<br />

di giorno 11 luglio. Ci sono stati interventi di persone<br />

che sostengono di aver fondato l’<strong>AVIS</strong> a Crotone,<br />

ebbene ricordo che essere fondatori dell’<strong>AVIS</strong> croto-<br />

nese, non deriva dalle parole o, peggio ancora dall’a-<br />

ver fatto le prime donazioni personali nel 1962, vorrei<br />

ricordare a tutti, infatti, che le prime donazioni e-<br />

stemporanee furono fatte nel 1956, mentre la fonda-<br />

zione dell’<strong>AVIS</strong> crotonese (ad essere precisi del grup-<br />

po <strong>AVIS</strong> della Montecatini) è un fatto storicamente<br />

accertato: infatti il verbale di nascita della sezione<br />

(11 luglio 1958), ben conservato, ben esposto nelle<br />

nostre manifestazioni e consegnato in copia ai Dona-<br />

tori che ne furono protagonisti 50 anni fa, menziona<br />

solo e soltanto 23 persone che già allora capirono<br />

quello che molti di noi ancora non comprendono oggi.<br />

Furono queste persone che compresero come fosse<br />

importante formare un’associazione di Donatori di<br />

sangue nella nostra come nelle altre città, e la moti-<br />

Editoriale<br />

Una giornata da ricordare<br />

3<br />

vazione che ci deve spingere, oggi come allora, è quella<br />

dell’aiuto agli altri e non quella di inseguire meriti e gra-<br />

tificazioni. La frase più ricorrente fra i 23 o fra i loro ere-<br />

di, infatti, è consistita in una sola parola: «Grazie!» per<br />

esserci ricordati di loro. Ebbene, io ribalto il tutto e riba-<br />

disco ancora una volta che siamo noi che dobbiamo rin-<br />

graziare i ventitrè precursori, che ci hanno dato una<br />

lezione di vita e di solidarietà, ahimé purtroppo non ben<br />

recepita da molti in questa nostra città, a cominciare dai<br />

numerosi Amministratori Locali che, per quanto più volte<br />

invitati, hanno preferito godersi un’altra giornata di me-<br />

ritata (?) vacanza.<br />

Ed ancora, un rammarico e nel contempo una preci-<br />

sazione: qualcuno ha accennato al labaro della Monteca-<br />

tini; purtroppo, all’<strong>AVIS</strong> non esiste nessun labaro della<br />

Montecatini, ammesso che sia mai esistito. L’unico altro<br />

labaro presente è quello del Gruppo Aziendale Montedi-<br />

son che, peraltro, risale a molti anni dopo la costituzione<br />

come dimostrato dal fatto di essere ancora in perfetto<br />

stato di conservazione.<br />

L’ultimo pensiero lo riservo ai tanti assenti alle mani-<br />

festazioni ed in particolare ad alcuni nostri dirigenti (!?)<br />

che hanno pensato bene di non farsi proprio vedere, pur<br />

di non fare quello che hanno fatto tutti gli altri e cioè:<br />

LAVORARE E PREPARARE IL MATERIALE E LE SALE PER<br />

LE MANIFESTAZIONI. Comunque, grazie pure a loro,<br />

nella speranza che siano capaci di essere più presenti in<br />

seguito.<br />

Ancora un grazie ad alcuni personaggi che popolano<br />

il mondo della raccolta di sangue crotonese, anche se<br />

solo per professione, e che, a causa di ciò, non sempre<br />

sono pronti e attenti al richiamo della solidarietà e del<br />

volontariato.<br />

Un grazie vero, invece, a quei pochi che hanno suda-<br />

to in quei giorni per rendere indimenticabile una ricor-<br />

renza che tale doveva essere ed è stata; non li cito, an-<br />

che perché so che a loro è bastata già la presenza e la<br />

partecipazione, senz’altro attiva, in occasione della ma-<br />

nifestazione dell’11 luglio.<br />

Ed allora chiudo con un invito: rimbocchiamoci le<br />

maniche e, stavolta, non solo per effettuare l’ennesima<br />

donazione, ma per portare ancora avanti la nostra asso-<br />

ciazione in un’epoca che ha bisogno dei Donatori di san-<br />

gue e soprattutto di persone capaci che sappiano guida-<br />

re l’<strong>AVIS</strong> crotonese verso nuovi, suggestivi e ancor più<br />

ambiziosi traguardi.<br />

Franco Rizzuti


4 Redazionale<br />

“Eppur si muove!” Prendiamo in prestito la<br />

celebre frase pronunciata da Galileo Galilei a<br />

sostegno della teoria eliocentrica copernicana<br />

per esprimere il fermo convincimento di essere<br />

partiti col piede giusto e di aver raggiunto,<br />

con questo secondo numero di <strong>AVIS</strong> Kr (n° 1<br />

dalla registrazione in Tribunale), un’altra tappa<br />

nel cammino intrapreso. Un cammino certamente<br />

impegnativo, perché l’uscita della rivista<br />

è frutto di inevitabili compromessi con<br />

gli impegni di lavoro e familiari di ognuno di<br />

noi, ma ci conforta il pensiero che queste pagine<br />

possano consolidarsi nel tempo come<br />

memoria cartacea della nostra Sezione. Il panorama<br />

editoriale nazionale conosce da sempre<br />

un ricambio piuttosto vivace. Tralasciando<br />

le grandi testate giornalistiche, che da più decenni<br />

accompagnano e raccontano, nel bene e<br />

nel male, la vita del Paese, sono soprattutto<br />

le piccole iniziative editoriali a nascere e<br />

scomparire nel volgere di pochi anni e, qualche<br />

volta, anche di pochi mesi. Si tratti di un<br />

ideale politico, di uno sport o di un particolare<br />

tipo di collezionismo, il “collante” che inizialmente<br />

aggrega più individui e li fa stare dentro<br />

e attorno alla redazione di una rivista si<br />

scioglie poco a poco, l’entusiasmo cala e inevitabilmente<br />

si arriva alla decisione finale:<br />

«Signori, si chiude!». Consci dei rischi che si<br />

possono celare anche dietro alla migliore delle<br />

iniziative editoriali, non c’illudiamo di esserne<br />

immuni. C’incoraggia e ci sostiene, però, la<br />

Donarsi per la rivista<br />

Festa del Donatore - Anno 1978<br />

consapevolezza di essere, sia pure agli albori<br />

di un cammino e in poche pagine, la voce locale<br />

di una grande Associazione che non è né<br />

politica né espressione di mode effimere. L’Avis,<br />

in altre parole, non è legata all’evoluzione<br />

(o involuzione) di un’ideologia, né agli umori<br />

del segretario di questo o quel partito, né all’ascesa<br />

di una stella dello spettacolo o alla penetrazione<br />

commerciale di una nuova bevanda.<br />

La memoria storica dell’Associazione, come<br />

è stato ricordato in occasione del 50° dell’Avis<br />

crotonese, è testimonianza di un impegno<br />

nella solidarietà che continua ai nostri<br />

giorni e si proietta nel futuro. Questa nobile<br />

missione, crediamo fermamente, non conoscerà<br />

crisi. Nel tempo, la nostra umile “voce<br />

cartacea” avrà sempre fatti da raccontare, argomenti<br />

da divulgare e idee da diffondere. Sicuramente<br />

ci saranno fatiche da affrontare e<br />

rinunce a qualche momento di svago, come<br />

richiesto da quella filosofia di “donazione globale”<br />

che ognuno di noi, in varie forme, dovrebbe<br />

mettere in pratica. Lo fa già egregiamente,<br />

e per questo lo ringraziamo di cuore,<br />

il presidente comunale Perpiglia. Le sue<br />

“donazioni”, in termini di tempo e di competenza<br />

informatica, si sono rivelate indispensabili<br />

per la realizzazione della rivista. Un esempio<br />

da seguire, un pungolo a continuare sulla<br />

strada intrapresa ed un invito per tutti a collaborare<br />

per tenere in vita <strong>AVIS</strong> Kr.<br />

Giulio Grilletta


Le iniziative della sede nazionale si sanno, ovvia-<br />

mente, soltanto a cose fatte, cioè al momento della<br />

loro presentazione, tutto quello che bolle in pentola<br />

non è dato di saperlo, per motivi facilmente compren-<br />

sibili. Una notizia in anteprima, però, possiamo darla<br />

anche noi. A Crotone, si proprio nella nostra città, A-<br />

VIS nazionale presenterà l’ultimo lavoro del gruppo<br />

tecnico <strong>AVIS</strong> Scuola: Il book della solidarietà. Que-<br />

sto gruppo tecnico, costituito su chiamata diretta di<br />

<strong>AVIS</strong> nazionale è operativo dal 04/11/2006 quando è<br />

stato formato a Roma in occasione di un convegno<br />

sull’etica del dono e sulla multiculturalità. La finalità<br />

del gruppo tecnico è quella di occuparsi del mondo<br />

della scuola, ovviamente, ma non per cercare nuovi<br />

donatori tra i giovani, cosa che diventa una semplice<br />

conseguenza, bensì per proporsi ai docenti come in-<br />

terlocutori in grado di proporre un modo nuovo di in-<br />

terpretare l’educazione alla cittadinanza ampiamente<br />

intesa e per offrire degli spunti operativi che non vo-<br />

gliono certo configurarsi come pappine già pronte, ma<br />

al contrario rappresentare spunti di riflessione su una<br />

professione e su una problematica non sempre presi<br />

nella giusta considerazione. Il lavoro appena ultimato,<br />

Il book della solidarietà, è un testo che contiene<br />

contributi di eminenti studiosi per quanto riguarda gli<br />

elementi teorici ed una parte più preminentemente<br />

pratica in cui sono prospettate delle situazioni forma-<br />

tive da proporre tal quali o, più probabilmente, da a-<br />

dattare alla situazione contingente del territorio e<br />

della classe. Le legittimazione di tale lavoro è da ri-<br />

cercarsi nella raccomandazione del Parlamento euro-<br />

peo e del Consiglio del 18/12/2006 relativa alle com-<br />

petenze chiave per l’apprendimento recepite dal Go-<br />

verno italiano con il DM n. 139 del 22/08/2007. Come<br />

ormai consuetudine della sede nazionale, il lavoro,<br />

che ha avuto il patrocinio del Ministero della pubblica<br />

Istruzione, sarà presentato in anteprima a Roma il 26<br />

settembre, alla presenza del Ministro Maria Stella Gel-<br />

mini, quindi, per il nord Italia l’appuntamento è per<br />

giorno 4 ottobre a Bolgna e per concludere giorno 18<br />

ottobre saremo a Crotone. Data l’importanza dell’av-<br />

venimento, speriamo in una massiccia presenza con-<br />

solo degli avisini, ma anche, se non soprattutto, del<br />

mondo della scuola in quanto solo loro i destinatari<br />

privilegiati di questo avvenimento. La scuola ha la-<br />

sciato da parte, ormai da diverso tempo, le conoscen-<br />

Echi dalla sede nazionale<br />

Il Book della Solidarietà a Crotone!!!<br />

Il prossimo 18 ottobre l’<strong>AVIS</strong> nazionale– Area scuola - presenterà a Crotone il suo ultimo lavoro dal titolo<br />

Il book della solidarietà. La manifestazione si terrà nell’aula magna dell’I.T.C. “Lucifero” in via Acquabona<br />

per gentile concessione del Dirigente Naso.<br />

ze, relegandole, come ovvio, a mero oggetto stru-<br />

mentale per traguardi più ambiziosi. E tra questi ci si<br />

sta rivolgendo alle competenze in quanto la nostra so-<br />

cietà globalizzata ha sempre più bisogno e richiede in-<br />

dividui in grado di adeguarsi ai cambiamenti sempre<br />

più veloci che essa mette in essere. Prima di conclu-<br />

dere questo articolo mi piace parlare un attimo del<br />

gruppo tecnico. Esso è condotto, per quanto riguarda<br />

l’<strong>AVIS</strong> dal responsabile di area Franco Bussetti, consi-<br />

gliere nazionale per la Sicilia, mentre l’anima operati-<br />

va, una vera trottola, è Rina Latu, della Sardegna. La<br />

direzione tecnica è affidata ad un personaggio che ne-<br />

anche qui da noi ha bisogno di presentazioni, mi rife-<br />

risco al professore Piero Cattaneo, studioso di fama<br />

universalmente riconosciuta ma anche pratico del la-<br />

voro che quotidianamente si svolge nella scuola in<br />

quanto è, oltre che docente all’Università Cattolica di<br />

Milano, anche dirigente scolastico di un istituto com-<br />

prensivo. Tra le sue qualità quella che, personalmen-<br />

te, apprezzo ed ammiro maggiormente è l’efficacia e<br />

l’incisività del suo modus operandi grazie alle quali è<br />

riuscito a trasformare una serie di persone con espe-<br />

rienze profondamente diverse a costituire un gruppo<br />

unito in grado di lavorare in vista di un traguardo uni-<br />

co e condiviso. Gli altri componenti del gruppo sono:<br />

Sonia Manaresi, Maria Santa Viola, Vasta Giuseppe,<br />

Silvana Gabiccini, Andreina Fumagalli, Dino Lauretani,<br />

Laura Zanon e chi scrive.<br />

5<br />

Il gruppo tecnico <strong>AVIS</strong> Scuola<br />

Giuseppe Perpiglia


6<br />

Notizie dal SIMT<br />

La scienza medica è in continuo fermento e<br />

molto più di altre gode i benefici della moderna<br />

tecnologia. Da ciò ne consegue che la medicina<br />

è in continuo divenire, sia perché cambia<br />

il quadro patologico di vecchie e nuove afflizioni<br />

della salute pubblica sia perché i progressi<br />

scientifici e l’evoluzione tecnologica<br />

mettono a disposizione, come già detto, armi<br />

sempre nuove e più<br />

potenti per la diagnosi<br />

precoce, la<br />

prognosi, il trattamento<br />

ed il monitoraggio<br />

delle varie<br />

patologie. Non vi è<br />

dubbio alcuno che<br />

negli ultimi cento<br />

anni i progressi della<br />

medicina di laboratorio<br />

hanno concorso<br />

fortemente a trasformare<br />

la pratica<br />

della medicina, fornendo informazioni essenziali<br />

a completare l’indagine sul paziente che<br />

prima si basava esclusivamente sull’anamnesi<br />

e sull’esame obiettivo. Se guardiamo alla pratica<br />

assistenziale dei nostri giorni, risalta in<br />

maniera evidente come la decisione clinica si<br />

basi su informazioni di laboratorio molto più<br />

che dieci anni fa, ed enormemente in più di<br />

cinquanta anni fa. L’esame di laboratorio integra<br />

il momento della visita fornendo informazioni<br />

tempestive ed oggettive, mentre nel<br />

Una fase del lavoro<br />

Il SIMT e la biologia molecolare<br />

“Tra le molteplici attività del servizio<br />

immuno-trasfusionale, di notevole<br />

importanza risulta essere la validazione<br />

degli emocomponenti.”<br />

passato poteva rappresentare semplicemente<br />

un informazione in grado di confermare a posteriori,<br />

una decisione già assunta, una diagnosi<br />

già stabilita su basi puramente cliniche<br />

o, più frequentemente, si limitava ad essere<br />

uno degli elementi utili nel monitoraggio del<br />

paziente. Tra le molteplici attività del servizio<br />

immuno-trasfusionale, di notevole importanza<br />

risulta essere la validazione<br />

degli emocomponenti.<br />

Questi, ottenuti<br />

da varie fasi di lavorazione<br />

propedeutiche, possono<br />

essere utilizzati solo<br />

quando le indagini di laboratorio<br />

ne hanno stabilito<br />

l’idoneità all’utilizzo.<br />

La terapia trasfusionale,<br />

che trova largo impiego<br />

in svariati campi quali<br />

quello oncologico, chirurgico,<br />

cardiochirurgo,<br />

etc., deve essere considerata una necessità e<br />

una pratica costante all’interno dell’attività ospedaliera<br />

quotidiana, anche se richiede un<br />

monitoraggio continuo degli approvvigionamenti<br />

e dei consumi. È necessaria una buona<br />

organizzazione sanitaria che mantenga costante<br />

il flusso dei donatori e garantisca la<br />

massima sicurezza del sangue da trasfondere.<br />

La trasfusione di sangue o di plasmaderivati,<br />

soprattutto dei concentrati di fattori della coagulazione,<br />

comporta il rischio di trasmissione<br />

di infezioni virali. Da qui la necessità di eseguire,<br />

e con estrema attenzione, tutti i test<br />

previsti dalla legge per rendere l’utilizzo degli<br />

emocomponenti sicuro ed a rischio praticamente<br />

nullo. La Medicina Trasfusionale ha<br />

sempre cercato di far sì che il “mezzo terapeutico”<br />

da essa fornito al paziente, fosse il<br />

più possibile privo di effetti collaterali sfavorevoli<br />

connessi all’emoterapia. Nel SIMT del<br />

Presidio Ospedaliero “San Giovanni di Dio” di<br />

Crotone, oltre ai test previsti dalla legge per<br />

la validazione degli emocomponenti e che<br />

comprendono indagini di diversa tipologia<br />

(EIA, chimico-clinica, NAT), viene effettuata<br />

un’attività laboratoristica finalizzata alle diversificate<br />

necessità dell’utenza che gravita<br />

sul nostro presidio ospedaliero. Di fatto, oltre


Anno 2008 - Numero 1<br />

ai test sierologici immunoenzimatici per la<br />

diagnosi delle epatiti B e C e per la sindrome<br />

da immuno-deficienza acquisita (HIV Ab) si eseguono<br />

test per evidenziare il grado di attività<br />

replicativa dei virus ricorrendo alle tecniche<br />

di diagnosi molecolare (PCR > polimerasic<br />

chain reaction - Reazione Polimerasica a Catena).<br />

Questa tecnica consente di amplificare<br />

il DNA partendo da quantitativi ridottissimi,<br />

dell’ordine di nanogrammi (un miliardesimo di<br />

grammo!). La definizione di diagnostica molecolare<br />

è ormai da tempo entrata nell’uso comune<br />

per descrivere tutte le metodologie necessarie<br />

per l’effettuazione di diagnosi di laboratorio,<br />

sia di tipo qualitativo che quantitativo<br />

sugli acidi nucleici (DNA e RNA). Queste<br />

tecnologie sono ormai essenziali per individuare<br />

le varie cause di malattia, trovando il<br />

loro campo di elezione in caso di agenti infettivi<br />

oppure in quello di alterazioni genetiche.<br />

Inoltre, in alcuni tipi di patologie, la diagnostica<br />

molecolare è essenziale per monitorare il<br />

decorso della patologia e l’efficacia della terapia.<br />

Si può quindi<br />

ritenere che le applicazioni<br />

della<br />

biologia molecolare<br />

siano ormai<br />

parte integrante<br />

delle tecnologie<br />

diagnostiche di laboratorio.<br />

Per<br />

quanto concerne<br />

lo studio dell’epatite<br />

C oltre all’analisi<br />

qualitativa e<br />

quantitativa del<br />

virus viene eseguita<br />

la ricerca del<br />

genotipo virale,<br />

sempre basata sulla metodica di amplificazione<br />

genica necessaria per chiarire le diverse<br />

capacità patogene dei vari genotipi e consentire<br />

di impostare una terapia differenziata a<br />

seconda dei genotipi. Dal 2006 ad oggi, nel<br />

nostro pannello di diagnostica molecolare è<br />

stato inserita la ricerca del DNA del Papilloma<br />

Virus per i genotipi a rischio oncologico. Il<br />

test viene eseguito su campione ginecologico<br />

prelevato mediante colposcopia. Nell’imme-<br />

Notizie dal SIMT<br />

SIMT è la sigla che indica il Servizio di Immunoematologia e di Medicina<br />

Trasfusionale, quello che per molti rimane il Centro trasfusionale.<br />

“Le indagini specialistiche di laboratorio, e<br />

la biologia molecolare in particolare, si<br />

configurano ogni giorno di più come un<br />

aiuto indispensabile per scoprire ed<br />

evidenziare la natura di diverse affezioni<br />

patologiche.”<br />

7<br />

Una moderna strumentazione per la biologia mole-<br />

diato il nostro pannello di indagini molecolari<br />

prevederà anche la ricerca della C. Trachomatis,<br />

del Mycobacterium Tubercolosis, il CMV,<br />

l’HSV, il Parvovirus B 19, l’EBV, il Fattore V<br />

Leiden ed il Fattore II. Altra particolare attenzione<br />

verrà rivolta<br />

alla diagnosi<br />

della sepsi per<br />

consentire una applicazioneterapeuticatempestiva.<br />

Il SIMT pertanto,con<br />

la biologia<br />

molecolare,<br />

sta ampliando le<br />

indagini specialistiche<br />

di laboratorio,<br />

che sono sempre<br />

meno semplici<br />

corollari o segni<br />

indiretti della patologia<br />

e sempre<br />

più , invece, evidenze della natura d’organo,<br />

di cellula o molecolare della malattia stessa, e<br />

che la medicina di laboratorio è sempre meno<br />

una scatola nera ed isolata rispetto al contesto<br />

della medicina praticata, e sempre più diviene<br />

un momento essenziale della pratica clinica.<br />

Angela Liguori


8<br />

AUTOTRASFUSIONE: I VANTAGGI<br />

DI DONARE IL SANGUE A SE STESSI<br />

IN RICORDO DI GAETANO<br />

L’articolo sull’autotrasfusione qui pubblicato era apparso su “La Provincia KR” del 10 aprile 2000. L’autore, l’amico e collega<br />

Gaetano Ingrassia, stimato immunoematologo del Centro trasfusionale dell’Ospedale di Crotone, non è più fra noi, ma il suo<br />

scritto, sempre attuale, ci ricorda la sua sensibilità al tema della divulgazione medico-scientifica e le sue elevate doti umane e<br />

professionali. L’argomento dell’autotrasfusione era a lui particolarmente caro e l’aveva già trattato in occasione di convegni organizzati<br />

dal Centro trasfusionale. Gaetano, oltre che un bravo medico, era un bravo e fervente cristiano. La malattia, purtroppo<br />

incurabile, l’aveva accettata come ultima e più grande prova della sua vita e aveva annunciato ai fratelli della comunità parrocchiale<br />

della chiesa del Sacro Cuore, nel rione San Francesco di Crotone, di voler offrire a Cristo le sempre maggiori sofferenze<br />

che sarebbero venute dal male che lo aggrediva. In occasione dei suoi funerali ci colpirono le parole pronunciate dal dottor Walter<br />

Geremicca, primario del Centro trasfusionale. Questi, infatti, garbatamente polemico verso il destino, si chiedeva se un bravo<br />

e zelante trasfusionista come Gaetano non fosse più utile in terra anziché in cielo. Interrogativi leciti, ma che ci lasciano impotenti<br />

e senza risposte dinanzi al mistero che ci sovrasta. Crediamo, comunque, che il compito terreno di Gaetano continui sotto<br />

diversa forma: non più sangue, ma coraggio e fede da trasfondere ai propri cari, ai colleghi rimasti e a quanti altri, a Crotone e<br />

altrove, lo hanno conosciuto.<br />

Giulio Grilletta<br />

Il dottore Gaetano Ingrassia scomparso il 30/03/2000<br />

L’autotrasfusione è un metodo efficace e moderno<br />

di limitare i rischi immunologici, metabolici,<br />

meccanici e infettivi di una trasfusione<br />

di sangue già raccomandato nel 1983 dal Ministero<br />

della sanità tramite la Commissione<br />

nazionale sangue. Si distingue dalle trasfusioni<br />

tradizionali, definite omologhe o allogeniche<br />

e consiste “nell’uso per se stessi del proprio<br />

sangue” al bisogno, nel caso di interventi<br />

chirurgici programmabili. L’autotrasfusione<br />

comporta una triplice possibilità di raccolta di<br />

sangue: il recupero intraoperatorio, il predeposito<br />

e l’emodiluizione, non escludentisi tra<br />

di loro. Il primo aspetto consiste nella raccolta<br />

del sangue del paziente nel corso di un intervento<br />

chirurgico al quale viene sottoposto,<br />

nella filtrazione e nel lavaggio del sangue con<br />

apposite apparecchiature, quindi nella reintroduzione<br />

dello stesso nel circolo del paziente.<br />

Il predeposito consiste nel prelevare al paziente<br />

stesso, tempo prima dell’intervento<br />

programmato, una quantità di sangue, ben


sapendo che con buone riserve e buon apporto<br />

di substrati il paziente recupererà il sangue sottratto<br />

entro tre giorni o meno. L’emodiluizione<br />

ha comportato anche tra i chirurghi una certa<br />

apprensione prima che ne siano stati considerati<br />

tutti quanti i vantaggi. Consiste nel prelevare al<br />

paziente, in un lasso di tempo che va dalle 24<br />

ore precedenti fino al momento dell’intervento<br />

stesso, un quantitativo di sangue in rapporto diretto<br />

con il peso corporeo ed il patrimonio di globuli<br />

rossi e nel sostituire con liquidi adeguati il<br />

sangue prelevato. E’ evidente che ogni necessità<br />

trasfusionale per abnorme sanguinamento nel<br />

corso dell’atto operatorio sarà sostenuta da sangue<br />

autologo, cioè dello stesso soggetto. Il predeposito<br />

viene soprattutto consigliato<br />

negli interventi programmabili<br />

nel corso dei quali si<br />

preveda una qualche possibilità<br />

di trasfusione. L’emodiluizione è<br />

indicata nei grossi interventi<br />

che comportino cospicue perdite<br />

di sangue nella chirurgia vascolare,<br />

quando è fondamentale<br />

favorire il microcircolo e limitare<br />

i rischi di trombosi. Con l’emodiluizione si produce<br />

uno stato di modica anemia artificiale che,<br />

tuttavia, lungi dall’essere dannosa al paziente,<br />

comporta alcuni vantaggi: la circolazione a livello<br />

dei piccoli vasi sarà più efficiente a seguito della<br />

diminuzione della viscosità ematica e dell’aumento<br />

della gittata cardiaca; l’aumento della velocità<br />

di circolo e le diluizioni dei fattori plasmatici<br />

della coagulazione limitano il rischio di trombosi<br />

profonde ed embolie polmonari che ogni intervento<br />

di una certa portata sottende; un abbondante<br />

sanguinamento in corso d’intervento<br />

chirurgico comporterà una minor perdita percentuale<br />

di globuli rossi. E’ stato d’altronde ampiamente<br />

dimostrato, senza entrare nei dettagli<br />

biochimici, che la diminuzione dei valori di ematocrito,<br />

entro certi limiti ovviamente, non solo<br />

non riduce, ma anzi aumenta il trasporto di ossigeno<br />

ai tessuti.<br />

Tanti buoni motivi<br />

L’autotrasfusione protegge innanzitutto il paziente<br />

dal rischio di malattie infettive; la diminuzione<br />

Il Il dottore dottore Gaetano Gaetano Ingrassia,<br />

Ingrassia,<br />

medico medico medico ematologo ematologo già già in<br />

in<br />

servizio servizio presso presso il il SIMT SIMT di<br />

di<br />

Crotone, Crotone, Crotone, da da sempre sempre vicino<br />

vicino<br />

all’<strong>AVIS</strong>, all’<strong>AVIS</strong>, all’<strong>AVIS</strong>, è è stato stato il il responsabile<br />

responsabile<br />

della della locale locale sezione sezione ADMO.<br />

ADMO.<br />

9<br />

della viscosità del sangue favorisce l’ossigenazione<br />

dei tessuti; vengono eliminati i rischi d’immunizzazione,<br />

ciò che può avere conseguenze nelle<br />

pazienti in età feconda per gravidanze future, e<br />

di reazioni trasfusionali d’ogni tipo; consente un<br />

risparmio di sangue: in ospedali dove viene praticata<br />

di routine si ottiene un risparmio non inferiore<br />

al 40% del sangue destinato ai pazienti chirurgici.<br />

A tal punto è bene ricordare che il Centro<br />

trasfusionale dell’Ospedale di Crotone dipende in<br />

buona parte del fabbisogno dal Nord Italia. L’autotrasfusione<br />

comporta, inoltre, vantaggi economici<br />

non indifferenti, non abbisognando il sangue<br />

autologo di alcun esame preventivo alla trasfusione.<br />

Ed ancora, favorisce la partecipazione del<br />

paziente alla cura; elimina il<br />

problema della ricerca di gruppi<br />

rari e di sangue compatibile;<br />

infine, stimola il midollo osseo<br />

del paziente in una precoce<br />

produzione compensatoria di<br />

cellule. Naturalmente, come per<br />

ogni atto medico, esistono anche<br />

delle limitazioni o controindicazioni:<br />

non sarà possibile<br />

praticare l’autotrasfusione in caso di anemia di<br />

base, di sepsi, di cardiopatie gravi, di grave insufficienza<br />

respiratoria e di emoglobinopatie che<br />

riducano il trasporto di ossigeno. Da diversi anni,<br />

ormai, il Centro trasfusionale di Crotone si batte<br />

perché un numero sempre maggiore di pazienti<br />

possa essere avviato all’autotrasfusione. L’applicazione<br />

di questa metodica scaturisce dal lavoro<br />

e dalla collaborazione di un’equipe medica composta<br />

dall’anestesista, dal chirurgo e dal medico<br />

trasfusionale e ogni singolo caso viene strettamente<br />

vagliato e certamente non incluso nel<br />

programma di interventi se non rientra entro i<br />

limiti di parametri clinici ben definiti. Un ruolo<br />

non certo trascurabile dovrebbero svolgerlo anche<br />

i medici di famiglia, ai quali sono demandati<br />

informazione corretta e consigli appropriati. Per<br />

esperienza personale, ben difficilmente un paziente<br />

nega il suo consenso all’autotrasfusione<br />

quando venga correttamente edotto dei non pochi<br />

vantaggi della procedura.<br />

Gaetano Gaetano Gaetano Ingrassia<br />

Ingrassia


10<br />

La prima occasione è stata la serata che abbia-<br />

mo tenuto presso i locali della Sasol Italy, l’ex<br />

Montecatini, che diede i natali al primo gruppo A-<br />

VIS della nostra città. Era l’11 luglio 1958 e 23<br />

persone, anzi 23 Uomini, in quanto carichi di uma-<br />

nità, si misero insieme per costituire quella che nel<br />

1962, grazie alla fusione con il gruppo <strong>AVIS</strong> della<br />

vicina Pertusola, divenne la sezione comunale dell’-<br />

<strong>AVIS</strong> di Crotone.<br />

Da quel primo, sparuto, gruppo prese l’abbrivio<br />

la nostra sezione che oggi conta quasi 1.500 soci e<br />

che è una realtà importante nello scenario sociale<br />

e civile della nostra città, a dispetto del fatto che<br />

molti cosiddetti politici locali non se ne siano anco-<br />

ra resi conto. Ma ritorniamo a questa prima serata.<br />

Verso la fine dello scorso anno, con molta tituban-<br />

za, abbiamo contattato la direzione della Sasol I-<br />

taly per esporre la nostra idea di ricordare la costi-<br />

tuzione della sezione crotonese negli stessi locali<br />

che ne furono silenziosi testimoni. Come interlocu-<br />

tore abbiamo avuto la fortuna di trovare una per-<br />

sona squisita, l’ingegnere Onofrio Manfra, che ci ha<br />

Eccoci arrivati...<br />

Eh si! Eccoci arrivati ai primi festeggiamenti ed alle prime celebrazioni di questo ago-<br />

gnato e tanto atteso cinquantennio. Si tratta di una serie di tre manifestazioni con<br />

modalità attuative diverse ma accomunate dalla stessa finalità: portare a nostra se-<br />

zione allì’attenzione di tutta la cittadinanza.<br />

27 27 giungo giungo 2008<br />

2008<br />

Sala Sala riunioni riunioni SASOL SASOL Italy Italy Spa<br />

Spa<br />

Dottore Walter Gere-<br />

accolto da subito a braccia<br />

aperte ed ha spostato con<br />

entusiasmo la nostra idea<br />

rendendosi disponibile e<br />

mettendo a completa di-<br />

sposizione tanto la struttu-<br />

ra da lui diretta, quanto la<br />

sua personale esperienza<br />

di dirigente e di organizza-<br />

tore preciso ed attento. Gli<br />

incontri si sono succeduti<br />

con ritmo sempre più in-<br />

calzante mettendo via via a punto dettagli e parti-<br />

colari sempre più minuti della serata. E finalmen-<br />

te…<br />

Il tavolo della Presidenza<br />

Da giorno 25 giugno, per tutta la giornata del<br />

26 e fino alla mattina ed al primo pomeriggio del<br />

27 è stato un continuo via vai, un andirivieni fati-<br />

coso e festoso di poche persone, per trasportare e<br />

sistemare locandine, manifesti, piante, sedie, ga-<br />

zebo e tutto quanto reputato necessario per ren-<br />

dere oltremodo fruibile e partecipata la manifesta-<br />

zione. Approfittiamo di queste colonne per ringra-<br />

ziare due entità che si sono molto spese per la riu-<br />

scita della manifestazione e ci sono state, ieri co-<br />

me oggi e, siamo sicuri, anche domani, molto vici-<br />

ne. Intanto, un grazie di cuore alla parrocchia di<br />

San Paolo ed al suo parroco, don Pino Caiazzo, in<br />

quanto tale parrocchia, non solo rappresenta un<br />

appuntamento donazionale ormai tradizionalmente<br />

positivo grazie al lavoro ed all’incitamento continuo<br />

del gruppo parrocchiale, ma anche una sicura an-<br />

cora di salvezza organizzativa ogni qual volta ne<br />

abbiamo bisogno. L’altro doveroso ringraziamento<br />

è per il CSV - Centro Servizi al Volontariato - in<br />

quanto è sempre stato vicino all’<strong>AVIS</strong>, così come a<br />

tutte le organizzazioni di volontariato che ad esso


si sono rivolti. In que-<br />

sta specifica occasio-<br />

ne, il CSV si è occu-<br />

pato dell’impianto di<br />

illuminazione, dell’im-<br />

pianto di amplificazio-<br />

ne, ci ha fornito i ga-<br />

zebo ed ha messo a<br />

nostra disposizione<br />

tutta la sua organiz-<br />

zazione per la riuscita<br />

della serata. A questo<br />

bisogna aggiungere anche il servizio foto-video<br />

perché potessimo avere un ricordo tangibile delle<br />

varie fasi della serata stessa. Alle ore 17.30 è tutto<br />

pronto e cominciano ad arrivare gli ospiti, in parti-<br />

colare i rappresentanti di diverse delle sezioni co-<br />

munali della provincia.<br />

Una menzione particolare va al presidente re-<br />

gionale, Salvatore Barbieri, al delegato della Capi-<br />

taneria di Porto, al delegato del Prefetto (la Prefet-<br />

tura ci ha sempre onorato della sua presenza!), al<br />

delegato del Vescovo, don Pino Marcegaglia, che è<br />

venuto a mancare qualche giorno dopo, il direttore<br />

sanitario dell’ASP, dottore Nazareno Manoni, e poi<br />

tanti donatori, vecchi e nuovi, il Presidente ed il<br />

rappresentante del Consiglio direttivo del CSV, ri-<br />

spettivamente dottore Filippo Sestito e Pino De<br />

Lucia.<br />

A fare gli onori di casa c’era il Presidente comu-<br />

nale, professore Giuseppe Perpiglia, visibilmente<br />

emozionato, che ha voluto al tavolo della presiden-<br />

za il nostro anfitrione, ingegnere Onofrio Manfra,<br />

nonché il presidente regionale Salvatore Barbieri, il<br />

presidente provinciale professore Franco Rizzuti ed<br />

il direttore del SIMT - Servizio di Immunoematolo-<br />

gia e Medicina Trasfu-<br />

sionale - del nostro<br />

ospedale, dottore Wal-<br />

ter Geremicca.<br />

Tra gli ospiti una<br />

menzione particolare<br />

va a colui che è stato<br />

ed è tuttora la personi-<br />

ficazione stessa dell’A-<br />

VIS crotonese, monsi-<br />

gnor don Pino Covelli.<br />

Per l’occasione, il pro-<br />

Da sinistra: dr ????, dr Manoni, don Pino Marcegaglia e<br />

monsignor don Pino Covelli<br />

fessore Franco Rizzuti<br />

ha vestito i panni di<br />

Mike Buongiorno ed ha<br />

svolto brillantemente il<br />

ruolo di presentatore e<br />

di moderatore dell’in-<br />

contro. Il titolo che<br />

abbiamo dato a questa<br />

serie di manifestazioni<br />

è <strong>AVIS</strong> a Crotone: 50<br />

anni di storia e di<br />

solidarietà e proprio<br />

da questo titolo, dopo i saluti di rito, ha preso<br />

spunto l’ingegnere Onofrio Manfra per la sua rela-<br />

zione parlando della storia della Montecatini, poi<br />

Montedison fino ad arrivare all’attuale Sasol Italy.<br />

Per quanto l’argomento si presentasse alquanto<br />

ostico e ben poco duttile, l’ingegnere Manfra è<br />

riuscito ad avvincere la platea portando a cono-<br />

scenza dei presenti lati poco noti di un insediamen-<br />

to industriale che è entrato di diritto nella storia<br />

crotonese recente.<br />

Il presidente Perpiglia e l’ingegnere Manfra<br />

11<br />

Il presidente regionale ha messo in evidenza il<br />

ruolo delle sedi locali, vere e proprie colonne su cui<br />

poggia quell’importante realtà che è l’<strong>AVIS</strong> nazio-<br />

nale, forte del suo milione e passa di soci che ne<br />

fanno la più grande associazione di volontariato del<br />

sangue in Italia e tra le maggiori al mondo.<br />

Il dottore Geremicca, e non poteva essere altri-<br />

menti, ha illustrato l’evoluzione della medicina tra-<br />

sfusionale che da cenerentola bistrattata si appre-<br />

sta a divenire punto di snodo per la cura di molte e<br />

diversificate patologie. Il presidente provinciale ha<br />

illustrato i passaggi ed i punti salienti che hanno<br />

portato la sanità crotonese dalla condizione di vas-<br />

sallaggio rispetto ad alcune ASL lombarde e vene-<br />

te, in particolare Lecco,<br />

a cui richiedere con<br />

avvilente regolarità<br />

unità di sangue, ad un<br />

soggetto che oggi può<br />

fregiarsi, grazie al lavo-<br />

ro dell’<strong>AVIS</strong> provinciale<br />

e di tutte le sedi locali,<br />

del prestigioso aggetti-<br />

vo “autosufficiente”,<br />

anzi in alcuni casi, an-<br />

cora non molto nume-


osi per la verità, a fornitore di unità di sangue<br />

verso altre realtà che ancora non hanno raggiunto<br />

tale status.<br />

A questo punto il moderatore ha invitato monsi-<br />

gnor don Pino Covelli ad un intervento che è sta-<br />

to, come al solito, di grande pregnanza etica, civile<br />

e morale, dai toni pacati ma, come spesso ci ha<br />

abituati il nostro presidente onorario, graffianti e<br />

polemici in quanto, coerentemente con il suo mini-<br />

stero, è stato sempre un propugnatore della veri-<br />

tà, anche se a volte scomoda e “pietra dello scan-<br />

dalo”.<br />

12<br />

L’ultimo intervento è stato quello del presiden-<br />

te comunale, professore Giuseppe Perpiglia, che,<br />

dopo una breve introduzione in cui ha messo in<br />

luce gli stretti legami tra città, apparato industriale<br />

e volontariato del sangue, rappresentato nella no-<br />

stra città quasi esclusivamente dall’<strong>AVIS</strong>, ha foca-<br />

lizzato l’attenzione sul ruolo che l’Associazione<br />

svolge non solo per risolvere la questione sangue<br />

ma anche nel tentativo di innalzare il livello cultu-<br />

rale, ampiamente inteso, di tutta la società civile.<br />

Il testo completo della relazione del presidente<br />

comunale lo si può trovare sul sito della sezione<br />

comunale, (www.aviskr.it) nell’area “Convegni”.<br />

Alla fine delle relazioni è seguito il momento dei<br />

ringraziamenti ufficiali in cui il presidente regiona-<br />

le, Salvatore Barbieri, ha omaggiato di una targa<br />

ricordo dell’<strong>AVIS</strong> la Sasol Italy e la stessa cosa ha<br />

fatto il presidente comunale, professore Giuseppe<br />

Perpiglia, con l’ingegnere Onofrio Manfra , per tut-<br />

to quello che ha fatto per l’associazione. La serata<br />

si è conclusa con un buffet offerto, anche questo!,<br />

dalla Sasol Italy con cui speriamo di collaborare<br />

ancora più proficuamente in futuro.<br />

Una panoramica della sala<br />

Il giorno 11 luglio, anniversario della costituzio-<br />

ne del primo nucleo della futura sezione comunale<br />

di Crotone, abbiamo festeggiato l’evento presso il<br />

teatro Apollo, messoci a disposizione dalla Provin-<br />

cia. L’appuntamento era per le 17.30 ma i primi<br />

ospiti sono cominciati ad arrivare da molto prima.<br />

La sala è stata<br />

addobbata per co-<br />

me la situazione<br />

richiedeva grazie<br />

al lavoro ed all’en-<br />

tusiasmo di giova-<br />

ni quali Fernando<br />

Paletta, Teresa<br />

Cusato e Lorena<br />

Greco, ma anche<br />

di uomini che gio-<br />

vani lo sono stati e<br />

11 11 luglio luglio 2008<br />

2008<br />

Cinema Cinema Teatro Teatro Apollo<br />

Apollo<br />

che continuano ad esserlo nello spirito e nella di-<br />

sponibilità come Michele Scida, Michele Proietto e<br />

Tonino Maltese, oltre, naturalmente a Franco Riz-<br />

zuti ed a Giuseppe Perpiglia.<br />

Assessore Provinciale Bonofiglio<br />

Il momento iniziale è stato sicuramente carico<br />

di tensione e di attese. A proposito di attese, ci è<br />

dispiaciuto notare l’assenza di sezioni che avrem-<br />

mo voluto vedere al nostro fianco in un momento<br />

così importante, ma probabili quanto inderogabili<br />

impegni non hanno reso possibile la loro presenza.<br />

Sono stati molti gli amici che ci hanno dedicato<br />

parte del loro tempo presentandosi all’appunta-<br />

mento ed infatti la sala faceva un bel colpo d’oc-<br />

chio anche se non completamente piena.<br />

D’altra parte si tratta di un teatro con molti po-<br />

sti a sedere e quindi non facile da riempire in un<br />

torrido pomeriggio dell’estate crotonese.<br />

Il ruolo di moderatore è stato svolto da Dome-<br />

nico Napolitano, direttore de “Il Crotonese” che ha<br />

voluto, così, rendere onore alla nostra sezione an-<br />

che perché è un vecchio donatore e ci è stato sem-<br />

pre vicino sia come persona sia come direttore del<br />

giornale. Al tavolo della presidenza hanno preso<br />

posto Luigi Cassano (vice presidente provinciale),<br />

Franco Rizzuti (presidente provinciale), Salvatore<br />

Barbieri (presidente regionale), Domenico Napoli-<br />

tano (direttore de “Il Crotonese”), Giampietro Brio-<br />

la (vice presidente nazionale), Giuseppe Perpiglia


Massimo Caruso<br />

(presidente comunale e segre-<br />

tario regionale) e, non certo<br />

ultimo, monsignor don Pino<br />

Covelli (presidente provinciale<br />

onorario).<br />

Dopo una presentazione dell’A-<br />

VIS, se mai ve ne fosse stato<br />

bisogno, da parte di Napoleta-<br />

no, si sono succeduti al micro-<br />

fono, l’avvocato Salvatore Bonofiglio che ha porta-<br />

to il saluto dell’amministrazione provinciale ed il<br />

suo personale, Massimo Caruso, che, come delega-<br />

to del presidente dell’Associazione microcitemici,<br />

ha portato il grazie di tutti i microcitemici in cura<br />

presso il servizio di Micrcitemia dell’ospedale San<br />

Giovanni di Dio di Crotone.<br />

È stata, quindi la volta, di monsignor don Pino<br />

Covelli che ha ricordato i primi tempi, eroici, dell’A-<br />

VIS crotonese, ha fatto chiarezza sui motivi reali<br />

della sua costituzione e sulla nascita della sezione<br />

comunale, ha ricordato gli stretti legami con gli<br />

enti locali di qualche anno fa ed ha stigmatizzato il<br />

comportamento degli attuali amministratori che<br />

sembrano disconoscere l’esistenza della nostra as-<br />

sociazione.<br />

Il vice presidente provinciale Luigi Cassano ha<br />

parlato della situazione donazionale nella nostra<br />

provincia e della risposta della nostra sezione pro-<br />

vinciale per sopperire alle carenza e per rispondere<br />

Domenico Napolitano<br />

anzi vittime, dei lavoratori.<br />

alle richieste. Il presidente<br />

regionale, Salvatore Bar-<br />

bieri, ha messo in luce co-<br />

me la solidarietà attecchi-<br />

sce meglio nel mondo del<br />

lavoro ed infatti non è un<br />

caso se tanto l’<strong>AVIS</strong> croto-<br />

nese quanto l’<strong>AVIS</strong> nazio-<br />

nale siano nate nel mondo<br />

del lavoro e come risposta<br />

solidale ad eventi che han-<br />

no visto come protagonisti,<br />

La relazione del presidente provinciale è stata<br />

più articolata ed ha toccato anche aspetti della sua<br />

vita privata, parlando di come sia cambiata la sua<br />

vita dal suo impegno in <strong>AVIS</strong>.<br />

12 12-13 12<br />

13 luglio luglio 2008<br />

Hotel Hotel Lido Lido degli degli degli Scogli<br />

Scogli<br />

Nei giorni<br />

12 e 13 luglio,<br />

nella sala con-<br />

vegni dell’Hotel<br />

Lido degli sco-<br />

gli, inaugurata<br />

per l’occasione,<br />

si è tenuto il<br />

“Corso di for-<br />

mazione per<br />

operatori dei<br />

centri di raccol-<br />

ta del sangue”,<br />

o r g a n i z z a t o<br />

dall’<strong>AVIS</strong> croto-<br />

nese e dalla sezione regionale, con la collaborazio-<br />

ne del dottore Walter Geremicca, direttore del<br />

SIMT del presidio ospedaliero “San Giovanni di<br />

Dio” di Crotone.<br />

Si è trattato di un consesso dall’alto valore<br />

scientifico e formativo sostenuto e sostanziato da<br />

un gruppo di formatori di altissimo livello e che<br />

difficilmente potrà essere messo nuovamente in-<br />

sieme. Era costituito, infatti, dal Consiglio direttivo<br />

della SIMTI - Società Italiana di Medicina Trasfu-<br />

sione ed Immunoematologia - affiancato dalla si-<br />

gnificativa presenza del dottore Grazzini, presiden-<br />

te del Comitato nazionale sangue.<br />

Il corso di formazione era rivolto principalmente<br />

e primariamente agli operatori <strong>AVIS</strong> dei centri di<br />

raccolta del sangue, sia fissi sia mobili; è stato e-<br />

sperito in tre sessioni, due nella giornata di sabato<br />

12 e la terza nella mattinata di domenica, e verte-<br />

va, essenzialmente, sulla nuova normativa ineren-<br />

te la raccolta del sangue e la selezione del donato-<br />

re.<br />

Le regole imposte dalla<br />

nuova normativa sono molto<br />

più stringenti ma perl’<strong>AVIS</strong> e<br />

per le altre associazioni del<br />

sangue rivestono un’impor-<br />

tanza enorme in quanto ne<br />

viene formalmente ed istitu-<br />

zionalmente riconosciuto il<br />

ruolo insostituibile in questo<br />

specifico settore, infatti in<br />

essa si dice chiaramente ed<br />

inequivocabilmente che le<br />

13<br />

Giuseppe Perpiglia<br />

Luigi Cassano


14<br />

UN ANNIVERSARIO:<br />

il 50° dell’A.V.I.S. di CROTONE<br />

Qualche settimana fa sono stato invitato in un paese della Calabria<br />

perché venti anni or sono, nella mia qualità di Presidente<br />

provinciale dell’<strong>AVIS</strong> , avevo incoraggiato e tenuto a battesimo<br />

la nascita della sezione dell’<strong>AVIS</strong> di quel paese. Accolto con<br />

tutti gli onori, avvolto dalla considerazione e dal rispetto di<br />

tutte le persone autorevoli presenti, a cominciare dal Presidente<br />

nazionale dell’AIDO, nativo di quel paese, mi sono sentito<br />

definire ”la memoria storica dell’<strong>AVIS</strong> della Calabria”. Ed ho<br />

capito come soltanto uno che ha vissuto i momenti storici di<br />

ogni avvenimento può comprendere<br />

che cosa voglia dire<br />

celebrare un anniversario.<br />

Perché “anniversario” non<br />

significa non significa il compimento<br />

di un determinato<br />

fatto storico, ma significa<br />

averlo vissuto nelle “doglie<br />

del parto”. Infatti, come una<br />

madre è colei che più di ogni<br />

altro vive la nascita di un<br />

bambino - perché lo ha fatto<br />

attraverso il grande dolore<br />

fisico del parto – così soltanto<br />

chi ha vissuto la nascita e<br />

l’evolversi di una realtà come<br />

l’<strong>AVIS</strong>, può capirne non solo<br />

l’importanza, ma soprattutto<br />

che cosa ha voluto dire e fare<br />

acquisire da parte di una comunità<br />

l’importanza di questa<br />

Associazione. Perché, prima di tutto, è una questione di cultura.<br />

Perché l’<strong>AVIS</strong> e l’AIDO sono nate al Nord e non al Sud? Perché<br />

nel Nord dell’Italia c’è stata da sempre una cultura umana,<br />

che non è qualcosa che si impara sui libri, ma è una tradizione<br />

positiva di mentalità che si tramanda da padre in figlio da secoli<br />

e secoli. La cultura dello studio e della scuola viene in un secondo<br />

momento, quasi a consacrare ciò che una saggezza umana<br />

imparata nelle famiglie ha saputo dare a quelle popolazioni.<br />

Il meridione, purtroppo, soprattutto perché non ha mai avuto<br />

uomini che si siano preoccupati di dare una cultura che non<br />

fosse soltanto di facciata, si trova in una situazione di inferiorità<br />

e di incapacità a comprendere i veri valori della vita. Per cui,<br />

qualunque discorso che implichi un modo nuovo di vedere le<br />

cose e di entrare in uno spirito di solidarietà che ha soprattutto<br />

il senso del dono, diventa di difficile veicolazione. Oggi sembra<br />

tutto facile nel campo della donazione, ma qualche anno fa era<br />

tutto difficile. Ci si sentiva rispondere da qualcuno che non<br />

sangue nemmeno per sé stesso e, quindi, non poteva donarlo ad<br />

altri, dimenticando che se non avesse veramente avuto sangue<br />

per sé, sarebbe stato difficile comprendere come facesse a vivere.<br />

Così, nel campo della donazione degli organi: ci si sentiva<br />

rispondere che se avessero donato i loro organi, come avrebbero<br />

fatto poi il giorno della resurrezione finale a vivere senza i<br />

propri organi? Dimenticando che, dopo la nostra morte e dopo<br />

alcuni anni, di noi rimangono solo poche ossa senza traccia<br />

alcuna di nessun organo da potersi portare appresso per la resurrezione<br />

finale. Si è trattato, quindi, di combattere contro<br />

forme di superstizione di carattere religioso, di una religione,<br />

poi, senza cultura, perché – e questo vorrei dirlo a tutti i sacerdoti<br />

che trascurano troppo l’umano – una religione che non si<br />

basa sulla cultura è purtroppo una religione in cui Dio c’entra<br />

molto poco. Gli inizi dell’<strong>AVIS</strong> a Crotone hanno potuto avere<br />

un avvio positivo, anche se per piccoli passi, perché hanno co-<br />

nosciuto la comprensione di alcuni uomini illuminati che ne<br />

hanno compreso tutta l’importanza. Se non avessimo avuto<br />

sindaci come Bernardo, Bevilacqua, Frontiera che non sono<br />

mai mancati alle prime manifestazioni ospitandole in un primo<br />

tempo nella Sala consiliare del Comune e favorendone poi l’ospitalità<br />

nel Cinema “Apollo”, l’<strong>AVIS</strong> probabilmente arrancherebbe<br />

ancora nel suo difficoltoso cammino. Se non avessimo<br />

avuto uno Stricagnolo ed un Bonifati, rispettivamente direttore<br />

e vice direttore della Banca Popolare, che hanno offerto la<br />

permanenza dell’Associazione in una sede decorosa ed accogliente,<br />

probabilmente questa gloriosa istituzione non avrebbe<br />

avuto il suo fiorente sviluppo.<br />

Se non ci fossero stati medici come Ferraro, Meo, Morrone,<br />

Zurlo, Gallo, Geremicca, l’<strong>AVIS</strong> non avrebbe avuto quella<br />

garanzia sanitaria che è alla base della sua attività. Oggi l’<strong>AVIS</strong><br />

è certamente cresciuta in ogni senso, il numero dei Donatori<br />

aumenta di giorno in giorno, in tutto il territorio della provincia<br />

aumentano le sezioni dell’Associazione, cresce il numero delle<br />

unità di sangue raccolte, al punto che la Calabria ha raggiunto<br />

una sostanziale autosufficienza, ma è finito, almeno a Crotone,<br />

l’interesse dei “politici” e di quelli che contano nei confronti<br />

del dono del sangue. È vero che oggi abbiamo solo “politicanti”<br />

e di basso profilo che pensano soltanto ai propri interessi e dimenticano<br />

completamente quei valori importanti che aiutano a<br />

costruire una società veramente degna di questo nome. Celebrare<br />

un anniversario significa, quindi, celebrare tutte quelle persone,<br />

soprattutto quelle anonime, che con il loro sacrificio, con il<br />

dono di se stessi e con la fede che li ha accompagnati nel credere<br />

a certi valori ancora sconosciuti o non capiti, hanno fatto si<br />

che anche questa terra cominciasse a scoprire alcune forme di<br />

cultura che oggi sembrano qualcosa di comune, ma che 50 anni<br />

fa erano ancora una chimera irraggiungibile. Onore, perciò, a<br />

tutti quegli uomini ed a quelle donne, il cui nome rimarrà ignoto<br />

alla comunità, i quali hanno permesso che tante donne sopravvivessero<br />

al momento del parto, ad alcuni giovani di sopravvivere<br />

ai tanti incidenti stradali, a tutti quegli ammalati che<br />

hanno potuto affrontare con sicurezza gravi interventi chirurgici,<br />

a tutti quei ragazzi microcitemici che senza il loro dono di<br />

sangue quindicinale non sarebbero potuti sopravvivere fino ad<br />

oggi. Ecco cosa significa essere memoria storica: ricordare e far<br />

ricordare anche agli altri il vero valore della solidarietà e che<br />

l’uomo deve imparare che non solo di denaro siamo chiamati a<br />

vivere, ma soprattutto di quell’essere gratuitamente presenti<br />

laddove c’è un dolore da lenire, una sofferenza da confortare,<br />

una vita da salvare.<br />

Monsignor don Pino Covelli


<strong>AVIS</strong> Crotone è una realtà certamente ben radicata sul<br />

territorio, ben strutturata dal punto di vista gestionale e<br />

organizzativo, lodevolmente rappresentata e riconosciuta,<br />

ancor più unita e determinata nella sinergia delle sue<br />

azioni.<br />

Cari amici, l’appuntamento che quest’anno celebrate<br />

rappresenta, allora, un duplice e importante traguardo:<br />

momento di riflessione ed opportunità per guardare al<br />

nostro futuro in virtù di un'esperienza fattiva e costante<br />

ma anche in bilancio positivo per quanto riguarda meriti<br />

sociali, solidali nonché di crescita umana e di generosità.<br />

Innanzi tutto, però, permettetemi di rivolgere a tutti voi<br />

il mio più sincero saluto a cui si unisce quello dell’intera<br />

<strong>AVIS</strong> Nazionale e del suo Presidente.<br />

Confesso d’aver accettato con piacere ma anche con un<br />

poco di curiosità l’invito rivoltomi dal vostro presidente<br />

comunale, Giuseppe Perpiglia, all’ultima assemblea nazionale<br />

a Riva del Garda. All’arrivo per la vostra festa<br />

celebrativa dell’11 luglio c’era, ripeto, anche un po’ di<br />

curiosità ma al ritorno prevaleva un senso di gioia mescolato<br />

alla serenità di avere scoperto e toccato con mano<br />

una condivisione sincera nello spirito del ”costruire”<br />

una realtà nuova e rinnovata.<br />

Le feste associative per celebrazioni varie, che rappresentano<br />

spesso una tradizione, si pongono, pur tuttavia,<br />

come riferimento, momento d’incontro e di meditazione<br />

per ciascuno di noi e per le nostre realtà intorno ai valori<br />

del nostro impegno e vanno ben oltre il folclore, le feste<br />

in piazza, gli obblighi gestionali e professionali ed ogni<br />

altra propaganda.<br />

Momento ed opportunità, per ciascuno di noi, per confrontarsi<br />

con se stessi, con i propri limiti, con i propri<br />

impegni ma anche con le proprie responsabilità e modi<br />

d’essere e di rapportarsi e presentarsi agli altri. Dobbiamo<br />

essere in grado di riempire di contenuto questo nostro<br />

sforzo per saperci interrogare e tornare a casa rinnovati<br />

o almeno con qualche dubbio in più! Quindi, non<br />

una manifestazione qualsiasi, una rappresentazione ordinaria,<br />

un incontro come tanti, una ricorrenza casuale in<br />

un luogo ripetibile ed itinerante ma una peculiarità cui<br />

rendere degna e giusta risposta.<br />

In fondo, pur se in veste anonima, donare il sangue è un<br />

viatico cui deve sentirci tutti vincolati e dal quale possiamo<br />

ancora attingere forza e volontà.<br />

Il richiamo ad interrogarci, ad essere presenti singolarmente,<br />

a sentirsi uniti in comunità, a partecipare raccolti<br />

e in silenziosa condivisione d’intenti non è fortuito o<br />

casuale né vagamente intenzionale.<br />

La storia della nostra <strong>AVIS</strong> è ovunque costellata di eventi,<br />

di appuntamenti e di gesti che segnano un rosario<br />

incalcolabile e irripetibile di dedizione, impegno e disponibilità.<br />

Continuo però a credere che la forza, la lungimiranza,<br />

l’inspiegabile longevità e la nostra continua crescita risiedano<br />

soprattutto nell’incondizionata, anonima, gratuita<br />

generosità di tutti quegli uomini e donne semplici e<br />

modesti, ormai milioni, che si sono succeduti con abnegazione,<br />

umiltà e responsabilità in questi otto decenni,<br />

garantendo disponibilità di sangue ma, forse ancora di<br />

più, un esempio d’amore e sacrificio per i fratelli.<br />

Da ciò non possiamo prescindere, guardando al nostro<br />

futuro, soprattutto se lo immaginiamo altrettanto ricco di<br />

soddisfazioni e altrettanto capace di alimentarsi delle<br />

altrui virtù.<br />

Precipuamente però, come donatori, non possiamo dimenticare<br />

le ragioni che animano, incarnano e sostengono<br />

il nostro gesto insostituibile e irrinunciabile e il nostro<br />

essere associazione.<br />

Spirito di servizio, idealità, convinzione nella forza dei<br />

valori morali e civili, costituiscono la radice del nostro<br />

impegno di volontari e, in particolare, di avisini. È per<br />

noi impossibile, disgiungere la nostra azione da queste<br />

peculiarità e caratteristiche. Emotività, commozione,<br />

15<br />

Una lettera aperta a tutti i soci crotonesi<br />

Dottore Giampietro Briola - Vice Presidente <strong>AVIS</strong> nazionale<br />

vago sentimentalismo non basterebbero,<br />

da soli, a motivare il nostro impegno<br />

e le nostre determinazioni.<br />

Non siamo equilibristi in cerca di nuova<br />

identità o diverso spettacolo della<br />

vita, pur ricco d’emozioni e sensazioni<br />

forti. Essere volontari non significa<br />

assecondare se stessi, le proprie ambizioni<br />

o la volontà di prevalere, d’autocompiacersi<br />

o cercare soluzione a soddisfazioni<br />

incompiute. Significa, invece:<br />

essere al servizio dell’altro, con le<br />

proprie disponibilità ed i propri limiti,<br />

con il proprio impegno e le professionalità<br />

di cui disponiamo, con le proprie<br />

attitudini e le proprie convinzioni,<br />

con la voglia di fare e di farsi<br />

“prossimo”.<br />

Vivere insieme con l’altro una speran- Giampietro Briola<br />

za, la capacità di partecipare ad un<br />

progetto per realizzare un mondo nuovo, diverso. Un<br />

mondo ove regni la pace, la fratellanza, la giustizia sociale,<br />

l’uguaglianza in diritti e cittadinanza tra tutti gli<br />

uomini. Oltre ogni diversità di fede, confessione, razza,<br />

appartenenza politica e sociale.<br />

Non crediamo, con questo, di professare un’idea ingenuamente<br />

utopica o un semplice sogno. Vogliamo essere<br />

realisti e misurarci con il mondo e il suo sviluppo.<br />

Con i bisogni e le aspirazioni, le delusioni e le speranze,<br />

i soprusi e le vendette, le violenze e le conquiste, le gioie<br />

e i dolori, le aspettative d’ogni singolo individuo.<br />

Li conosciamo e li condividiamo. Cerchiamo anche di<br />

distinguerli, però, senza l’ambizione di porre etichette e<br />

per tutto questo c’impegniamo.<br />

Sappiamo, insieme con gli altri e con tutte le forze del<br />

sociale e della politica, che la strada verso la meta è lunga,<br />

forse, irraggiungibile. Ma non per questo ci arrendiamo.<br />

In fondo, proprio entro il fine della speranza e<br />

del bene ultimo, risiede la ragione d’ogni singola esistenza.<br />

Intorno ai nostri valori umani e di solidarietà siamo<br />

chiamati ad incontrarci ed a rinnovare quest’appuntamento<br />

spirituale e d’incontro, a mantenere vivo il nostro<br />

sodalizio affinché la nostra idea e il nostro impegno di<br />

servizio vivano oltre la trasfusione ed oltre la nostra storia,<br />

testimonianza eterna per il rigenerarsi e perpetuarsi<br />

d’un patrimonio che non può essere disperso né dissipato.<br />

Consentitemi allora di finire con le parole esortative ed<br />

impegnative della predica di un curato della mia pianura,<br />

terra di nebbie e sofferenze, ove il sacrificio, come altrove,<br />

ha segnato l’esistenza di intere generazioni di donne<br />

e di uomini, aiutandoli a meglio conoscere, riconoscere<br />

ed apprezzare i valori e le essenzialità della vita.<br />

Con umiltà e mitezza, la nostra testimonianza e il nostro<br />

impegno, possa allora assumere ancora migliore dedizione<br />

all’uomo, ai suoi bisogni, alla sua richiesta d’aiuto,<br />

alle sue necessità.<br />

Grazie a tutti voi Giampietro Briola<br />

“Servire non è un mestiere qualunque: esso richiede la<br />

dignità del servire e la fedeltà del servire. Cuore e mani<br />

devono essere pure e trasparenti perché le grandi cause<br />

della terra e del cielo non possono essere servite che<br />

con l'amore.<br />

Ogni offerta non pura non è gradita né su questo altare<br />

né su qualsiasi altro altare umano. Servire vuol dire<br />

avere nell’anima una devozione che non si ferma alla<br />

prima offerta, poiché la fedeltà vera, quella che conviene<br />

e mette in ginocchio, è la fedeltà di chi si lascia crocifiggere<br />

ogni giorno, sulla croce del proprio impegno.“<br />

P. Mazzolari


16<br />

Le attività della sede regionale<br />

L’<strong>AVIS</strong> regionale si avvicina al suo primo bilancio sociale<br />

Il Consiglio regionale si sta preparando<br />

all’assemblea elettiva del prossimo aprile<br />

2009 ed ognuno vive l’attesa in modo diverso,<br />

seguendo le motivazioni che gli sono<br />

più congeniali.<br />

Nello scorso mese di marzo il presidente<br />

regionale, Salvatore Barbieri, ed il segretario<br />

regionale, Giuseppe Perpiglia, si sono<br />

recati a Varese per la presentazione di un<br />

volume molto importante sul bilancio sociale,<br />

relativamente alle organizzazioni di<br />

volontariato. Tra gli autori del volume, tutti<br />

ricercatori e docenti dell’Università dell’Insubria<br />

(province di Varese e di Como), era<br />

presente anche la dottoressa Schena, responsabile<br />

tecnico del gruppo di lavoro di<br />

<strong>AVIS</strong> nazionale che si stava occupando del<br />

primo bilancio della sede nazionale. Di tale<br />

gruppo doveva far parte, per la regione Calabria,<br />

anche Perpiglia, ma per motivi che ancora non è<br />

dato conoscere, il gruppo non ha mai comunicato né<br />

luoghi né date delle sue riunioni.<br />

A motivo di ciò Perpiglia ha cominciato a leggere<br />

ed a studiare, cercando di analizzarli, diversi bilanci<br />

sociali, e non solo in ambito <strong>AVIS</strong> acquisendo conoscenze<br />

e competenze in questo delicato, ma anche<br />

interessante, campo. La logica conseguenza di tali<br />

premesse è che nel mese di luglio appena trascorso,<br />

Barbieri telefona a Perpiglia per chiederne la disponibilità<br />

a stilare il primo bilancio sociale di <strong>AVIS</strong><br />

regionale Calabria, richiesta che Perpiglia accoglie<br />

con entusiasmo anche se con qualche riserva. Il bilancio<br />

sociale non è certo qualcosa che si possa fare<br />

da soli seduti a tavolino, bensì deve essere quanto<br />

più condiviso possibile, in quanto rappresenta la<br />

carta d’identità di un’associazione, di quello che ha<br />

fatto, del perché lo<br />

ha fatto e di cosa<br />

intende fare nel futuro<br />

e di quali siano i<br />

propri valori ed i<br />

principi ispiratori del<br />

suo agire.<br />

E pensare che qualcuno<br />

è ancora convinto<br />

che il bilancio<br />

sociale sia solo una<br />

serie amorfa di attività<br />

svolte, scritte<br />

magari per farsi bello<br />

davanti a chissà<br />

Salvatore Barbieri<br />

chi altri…<br />

Per il primo bilancio sociale, quindi, il primo atto<br />

“ufficiale” da parte di Barbieri è stato quello di<br />

chiedere alle varie provinciali di segnalare uno o più<br />

nominativi per costituire il gruppo di lavoro che<br />

dovrebbe portare alla compilazione del nostro primo<br />

bilancio sociale, anche come segno di crescita e di<br />

maturità da parte di una regione che ha saputo , e lo<br />

sa tuttora, farsi apprezzare anche in campo nazionale.<br />

Al giorno d’oggi, con associazioni di volontariato e,<br />

spesso, anche di falso volontariato, diventa importante,<br />

anzi irrinunciabile, soprattutto per un’organizzazione<br />

ONLUS (Organizzazione Non Lucrativa di<br />

Utilità Sociale), riflettere su se stessa, sulle attività<br />

svolte o non svolte, sul suo futuro. Inoltre, deve rendere<br />

conto in modo pubblico e trasparente del suo<br />

operato.<br />

Altro impegno che grava sulle spalle del professore<br />

Giuseppe Perpiglia è quello di reimpostare il periodico<br />

edito dall’<strong>AVIS</strong> regionale, “Pianeta Sangue”.<br />

Al momento si tratta di un periodico in cui, per<br />

quanto vi sia buona sostanza rappresentata da articoli<br />

senza dubbio interessanti, ha una veste grafica<br />

poco accattivante che ne penalizza anche il contenuto<br />

e per quanto riguarda quest’ultimo, sarebbe molto<br />

più efficace ed incisivo creare una serie di rubriche<br />

in modo da rendere tale periodico fruibile ed appetibile<br />

da un pubblico quanto più vasto possibile. Anche<br />

in questo caso si sta costituendo un gruppo di<br />

lavoro con una serie di responsabili provinciali per<br />

avere il polso della situazione anche per quanto riguarda<br />

le varie sedi del territorio che sono tante.<br />

Giuseppe Perpiglia


Dalla Provincia<br />

L’<strong>AVIS</strong> A CARFIZZI e LA “MARATONA PER FRANCESCO”<br />

Si è svolta il 12 agosto la prima edizione<br />

della manifestazione “Mara-tona per<br />

Francesco” organizzata dalla sede Avis<br />

“Francesco Claudio Basile” di Carfizzi,<br />

il piccolo centro arbëresh della nostra<br />

provincia, patrocinata dall’Amministrazione<br />

Comunale. La maratona, dedicata<br />

alla memoria di Francesco Claudio<br />

Basile, il giovane donatore scomparso<br />

tragicamente lo scorso anno, ha<br />

visto la partecipazione di numerosi giovani<br />

che hanno preso parte alla<br />

gara a staffetta di circa 4 chilometri<br />

cui è seguita l’inaugurazione<br />

della sede <strong>AVIS</strong> comunale,<br />

ubicata nei locali della<br />

parrocchia., alla presenza del<br />

presidente provinciale dell’Avis,<br />

professore Franco Rizzuti,<br />

del segretario regionale e presidente<br />

comunale di Crotone,<br />

professore Giuseppe Perpiglia,<br />

e del dottore Mario Rocca del<br />

Servizio di Microcitemia dell’-<br />

Ospedale ci Crotone. La manifestazione<br />

si è conclusa con una<br />

tavola rotonda sulla solidarietà<br />

e sulla donazione del sangue<br />

durante alla fine della quale<br />

si è svolta la premiazione dei vincitori<br />

della staffetta. La giornata dedicata a<br />

Francesco oltre ad essere un’occasione<br />

per ricordare un amico, è stata anche un’occasione<br />

per tirare le somme sulle<br />

attività svolte in questo primo anno dai<br />

volontari <strong>AVIS</strong> di Carfizzi. Risale infatti<br />

al 10 giugno del 2007 la prima<br />

giornata di raccolta del sangue e fu organizzata<br />

da un piccolo gruppo di volontari<br />

guidati e coordinati dalla Signora<br />

Emma Peluso e dal nostro ‘mitico’<br />

parroco, don Vincenzo, entrambi donatori<br />

da moltissimo tempo. Da quel giorno<br />

molta strada è stata fatta, le giornate<br />

dedicate alla raccolta del sangue sono<br />

aumentate così come sono aumentati i<br />

donatori di sangue “carfizzoti”. Ancora<br />

una volta Carfizzi e i suoi abitanti dimostrano<br />

di non essere secondi a nessuno<br />

in fatto di solidarietà, tanto è vero<br />

che nel mese di marzo di questo anno si<br />

è deciso di fondare la sede comunale<br />

dell’ <strong>AVIS</strong>. Il gruppo dirigente della sezione<br />

<strong>AVIS</strong> è così composto da: la signora<br />

Emma Peluso (Presidente), don<br />

Vincenzo Ambrosio (presidente onorario).<br />

Mentre i membri del Consiglio di-<br />

rettivo. cui va un plauso per il lavoro<br />

svolto in questi mesi, sono: Caterina<br />

Alfieri (vicepresidente); Domenica Amoroso<br />

(segretaria), Maria Spadafora<br />

(tesoriere), Concetta De Simone, Giuseppe<br />

Curcio e Maria Renda<br />

(consiglieri); infine, revisori dei conti<br />

vengono eletti Silvio Bastone, Pasquale<br />

Alfieri e Adelina Basta. L’auspicio di<br />

tutti i volontari <strong>AVIS</strong> è quello di continuare<br />

sulla strada intrapresa e che porta<br />

alla solidarietà e alla donazione del sangue<br />

per dare un piccolo contributo al fine<br />

di superare le emergenze della nostra<br />

provincia.<br />

Il Consiglio direttivo<br />

17


18<br />

Sigle…misteriose<br />

Non è il caso di citare - sarebbe<br />

lungo e noioso - le parole in<br />

lingua inglese dalle quali<br />

derivano le sigle “misteriose” che<br />

troviamo elencate, insieme ai<br />

rispettivi valori, nel foglio delle<br />

analisi di laboratorio che riporta<br />

l’esame emocromocitometrico.<br />

Ci limitiamo a descriverne<br />

sinteticamente il significato.<br />

RBC<br />

conta dei globuli rossi o<br />

eritrociti<br />

HB<br />

emoglobina<br />

HCT<br />

ematocrito<br />

MCV<br />

volume corpuscolare medio dei<br />

globuli rossi<br />

MCH<br />

contenuto medio di emoglobina<br />

per ciascun globulo rosso<br />

MCHC<br />

concentrazione corpuscolare<br />

media di emoglobina<br />

RDW<br />

indice di distribuzione dei<br />

volumi dei globuli rossi<br />

HDW<br />

indice di distribuzione della<br />

concentrazione di emoglobina<br />

PLT<br />

conta delle piastrine<br />

MPV<br />

volume piastrinico medio<br />

WBC<br />

conta totale dei globuli bianchi o<br />

leucociti<br />

NEUT<br />

conta dei neutrofili<br />

LINF<br />

conta dei linfociti<br />

MONO<br />

conta dei monociti<br />

EOS<br />

conta degli eosinofili<br />

BASO<br />

conta dei basofili<br />

SCUSI, DOTTORE...<br />

CAPIRE L’EMOCROMO<br />

E’ l’esame di laboratorio più frequentemente<br />

richiesto per il gran numero di dati e di indicazioni<br />

diagnostiche che è in grado di dare a<br />

fronte di una spesa molto ridotta e di una<br />

grande facilità di esecuzione, anche grazie<br />

all’esistenza di strumentazione di alta tecnologica<br />

che va ad affiancarsi alla necessaria professionalità<br />

e preparazione del laboratorista.<br />

L’esame emocromocitometrico, comunemente<br />

detto emocromo, è l’esame di laboratorio più<br />

frequentemente richiesto insieme all’esame delle<br />

urine e consiste nel conteggio e nella valutazione<br />

delle principali caratteristiche delle cellule che si<br />

trovano sospese nella parte liquida del<br />

sangue (plasma). Vengono valutati i globuli<br />

rossi (numero e grandezza), i globuli<br />

bianchi (inclusi alcuni sottotipi), le piastrine,<br />

la quantità di emoglobina totale e quella<br />

contenuta, in media, nei singoli globuli<br />

rossi, l’ematocrito, cioè la percentuale<br />

relativa di parte liquida e corpuscolata, il<br />

volume globulare medio e altri parametri<br />

riportati nella tabella accanto.<br />

Globuli rossi. L’esame consiste nella determinazione<br />

del numero e della grandezza<br />

dei globuli rossi presenti in un millimetro<br />

cubo di sangue venoso. I valori normali<br />

dei globuli rossi variano da 4 a 5 milioni<br />

nella donna e da 4.5 a 6 milioni nell’uomo.<br />

Una riduzione del numero dei globuli rossi,<br />

solitamente associata ad una riduzione<br />

dell’emoglobina e dell’ematocrito, viene<br />

detta anemia. Questa può essere dovuta a<br />

carenza di ferro, emorragie, emolisi<br />

(rottura dei globuli rossi per cause tossiche, infettive<br />

e genetiche), insufficienza renale cronica<br />

oppure ad alterata produzione di globuli rossi da<br />

parte del midollo osseo.<br />

Globuli bianchi. Il numero dei globuli bianchi<br />

presenti in un millimetro cubo di sangue oscilla<br />

normalmente da 5.000 a 10.000. Oltre al numero<br />

totale, l’esame fornisce anche il numero e le<br />

percentuali dei tipi principali di globuli bianchi<br />

presenti nel sangue: neutrofili, eosinofili, basofili,<br />

monociti e linfociti. La funzione principale<br />

dei globuli bianchi è quella di combattere le infezioni.<br />

Un aumento dei leucociti totali<br />

(leucocitosi) indica in genere infezione, infiammazione<br />

o leucemia. Una diminuzione dei leucociti<br />

(leucopenia) si verifica in molte forme di<br />

insufficienza del midollo osseo, per esempio<br />

dopo chemioterapia o radioterapia antitumorale.<br />

Fra i sottotipi di leucociti, meritano di essere<br />

ricordati i neutrofili, che aumentano nelle infezioni<br />

batteriche, gli eosinofili, che aumentano<br />

nelle reazioni allergiche e nelle infezioni da parassiti,<br />

e i linfociti. Questi ultimi, fondamentali<br />

per la produzione di anticorpi, aumentano nelle<br />

infezioni virali e nella leucemia linfatica cronica;<br />

diminuiscono in caso di infezione da Hiv, il virus<br />

dell’Aids.<br />

Piastrine. I valori normali oscillano fra 150.000<br />

e 400.000 per millimetro cubo di sangue. Una<br />

riduzione delle piastrine, chiamata piastrinopenia,<br />

si può avere per emorragia, per aumentata<br />

funzione della milza (per esempio in caso di<br />

cirrosi epatica) o per effetto di medicine come<br />

l’aspirina, certi antibiotici o alcuni farmaci per il<br />

diabete. Un aumento delle piastrine può avvenire<br />

invece come compenso ad una grave emorragia e<br />

nel corso di alcuni tumori maligni.<br />

Emoglobina. I valori normali dell’emoglobina<br />

oscillano fra 12 e 16 grammi per decilitro. In<br />

generale i valori di emoglobina corrispondono<br />

assai bene a quelli dei globuli rossi, nel senso<br />

che un suo calo si accompagna solitamente ad<br />

una riduzione di globuli rossi.<br />

Ematocrito. Indica la percentuale di elementi<br />

corpuscolati del sangue (globuli rossi, globuli<br />

bianchi e piastrine) rispetto al plasma. Il suo<br />

valore normale varia dal 37% al 52%. Le percentuali<br />

più alte vengono raggiunte negli individui<br />

di sesso maschile. Diminuisce nelle anemie;<br />

mentre aumenta, ad esempio, in seguito all’impiego<br />

di farmaci stimolanti la produzione di globuli<br />

rossi (‘doping’ nello sport).<br />

Volume globulare medio. Indica il volume medio<br />

dei globuli rossi. Risulta diminuito nelle anemie<br />

da carenza di ferro e nei soggetti affetti da<br />

microcitemia (talassemia e altre forme genetiche),<br />

aumentato nelle anemie da deficit di vitamina<br />

B12 e di acido folico. Valori normali: 80-<br />

100 micron cubi.<br />

Dottor Giulio Grilletta


IL VOLONTARIATO VA A SCUOLA<br />

PER L’OBBLIGATORIETA’ DELL’EDUCAZIONE SESSUALE<br />

NELLA SCUOLA DEL TERZO MILLENNIO<br />

Lo scrittore Alberto Moravia, al quale una volta era stato<br />

domandato perchè la sua narrativa fosse intrisa di tanto<br />

sesso, rispose grosso modo nel modo seguente: “Perché<br />

l’epoca odierna sprizza sesso ormai da ogni parte”. La<br />

stessa cosa si potrebbe rispondere a riguardo dell’opportunità<br />

d’introdurre l’Educazione sessuale nella scuola: per<br />

quanto strano possa risultare ad una prima riflessione, i<br />

ragazzi e i giovani di oggi avvertono più che mai il bisogno<br />

di un’educazione sessuale, proprio perché sono letteralmente<br />

bombardati di messaggi sessuali, il più delle volte<br />

molto contrastanti fra loro. Sarebbe tempo, insomma,<br />

che su questo importante obiettivo educativo le agenzie<br />

tradizionali, come la famiglia, la scuola e la chiesa, assumessero<br />

piena responsabilità e un più diretto impegno,<br />

considerata l’azione devastante e la grande confusione che<br />

sono determinate, in particolar modo, dalle agguerrite e<br />

sempre più irresponsabili televisioni dei giorni nostri.<br />

Nei confronti delle quali qualunque percorso di Educazione<br />

sessuale non potrebbe non porsi in atteggiamento concorrenziale,<br />

dal momento che, come risulta ormai evidente<br />

a qualunque attento osservatore, i modelli di comportamento<br />

e i valori, puntualmente interiorizzati dai ragazzi e<br />

dai giovani, provengono per la maggior parte proprio dalla<br />

televisione, per la più intensa penetrazione di questo potentissimo<br />

mezzo nell’odierna realtà esistenziale e per<br />

l’assenza di qualsiasi<br />

effettivo controllo sulla<br />

produzione televisiva<br />

nell’attuale regime di<br />

spietata concorrenzialità<br />

e di ricerca a tutti i costi<br />

dell’audience. Neil Postman<br />

adopera l’efficacissima<br />

espressione<br />

“infanzia scomparsa”,<br />

per riferirsi al fatto che<br />

la televisione è diventata<br />

il tramite principale<br />

attraverso cui molto<br />

precocemente avviene<br />

l’accostamento del<br />

bambino odierno alla<br />

realtà sessuale. Più recentemente<br />

sullo stesso<br />

argomento è intervenuto<br />

con un interessantissimo<br />

pamphlet Giovanni<br />

Sartori, per il quale il<br />

mezzo televisivo sta<br />

ormai producendo un<br />

nuovo tipo di essere<br />

umano.<br />

Il compito della scuola<br />

non è certo quello di<br />

demonizzare il mezzo<br />

19<br />

di Franco Federico<br />

Come promesso nel numero scorso, questo spazio, come<br />

altri, voleva configurarsi come un’agorà aperto all’apporto<br />

di interventi che potessero arricchire il dibattito ed il<br />

confronto.<br />

Questo intervento ci è stato dedicato dal professore<br />

Franco Federico, docente presso il liceo scientifico<br />

“Filolao” di Crotone, autore di diverse pubblicazioni.<br />

A prima vista qualcuno potrebbe chiedersi cosa possa<br />

centrare l’educazione sessuale con il volontariato, speriamo<br />

di spiegare l’arcano.<br />

Il volontariato poggia tutta la sua legittimazione sull’affettività<br />

intesa come apertura e rispetto dell’altro. Ma non<br />

sono forse anche queste le peculiarità che caratterizzano<br />

una sana educazione sessuale? Ecco allora che l’educazione<br />

sessuale si propone e si sostanzia come un aspetto,<br />

una sfaccettatura importante, di quel campo per molti versi<br />

ancora da scoprire in tutta le sua interezza che è l’educazione<br />

all’affettività. Le agenzie educative dovrebbero<br />

proporre anche in questo campo un linguaggio comune e<br />

condiviso in modo da contrastare efficacemente modelli<br />

esistenziali e comportamentali che di educativo hanno ben<br />

poco ma che riescono a far presa sui giovani, in continua<br />

ricerca di modelli a cui aggrapparsi.


20<br />

televisivo; essa deve piuttosto potenziare,<br />

da un lato, le facoltà critiche<br />

del soggetto-educando, perché<br />

questi non sia scelto dal programma televisivo,<br />

ma possa diventare egli stesso capace di scegliere il programma<br />

televisivo più adatto alla propria sensibilità culturale<br />

e, dall’altro, portare ordine e chiarezza nella percezione<br />

e nella visione dei diversi aspetti della sessualità.<br />

Tra le conseguenze più deleterie dell’influenza televisiva<br />

in rapporto al sesso va, innanzitutto, annoverata l’autoritaria<br />

e irrispettosa sovrapposizione sulla cultura e sull’educazione<br />

dei nostri ragazzi di una serie di stereotipi e di<br />

modelli di vita sessuale, che maturano in realtà e culture<br />

che poco hanno a che vedere con le tradizioni, i costumi, i<br />

valori e la sensibilità propri della loro realtà socioculturale.<br />

L’atto sessuale, nelle serie di telefilm più in voga,<br />

come “Beverly Hills” o “Melrose Place”, che tanto<br />

seguito di pubblico hanno conosciuto in passato, viene<br />

presentato come lo sbocco immediato e naturale della relazione<br />

amorosa tra un ragazzo e una ragazza, sia pure di<br />

giovanissima età. La qualcosa, per quel processo d’imitazione<br />

inconscia del comportamento che è tipico dei soggetti<br />

in via di formazione, porta a svilire il sentimento amoroso<br />

e a far ritenere il<br />

rapporto completo come<br />

un’appendice inevitabile di<br />

quest’ultimo. L’importante -<br />

si ripete oggi in modo martellante<br />

ai ragazzi - è prendere<br />

le “dovute precauzioni”.<br />

Il fatto che tutto nell’amore<br />

venga ad essere ricondotto al<br />

corpo e che quest’ultimo sia<br />

riduttivamente inteso come<br />

oggetto di piacere e non di<br />

relazione, come ricettacolo<br />

di stimoli e non come manifestazione<br />

significativa di sé<br />

è un’altra deleteria conseguenza<br />

dell’influenza televisiva,<br />

oltre che delle pubblicazioni<br />

del tipo di “Cioè”,<br />

tanto diffuse oggi proprio tra<br />

le giovanissime.<br />

I cambiamenti che investono<br />

il costume, gli atteggiamenti<br />

e la mentalità giovanili in<br />

fatto di sessualità sembrano essere tali ormai, da far giudicare<br />

inutile qualsiasi tentativo volto a contrastarli. In<br />

quanto educatori non possiamo, tuttavia, dare per persa già<br />

in partenza la sfida che è lanciata oggi alla scuola di ogni<br />

ordine e grado dai mass-media. Che l’influenza degli strumenti<br />

mass-mediali sia divenuta molto forte nell’ultimo<br />

periodo non è motivo sufficiente per rinunciare alla sfida.<br />

Occorre credere invece che ancor più forte ed efficace<br />

possa e debba risultare l’azione educativa che nasce dall’incontro<br />

e dal dialogo dell’uomo con l’uomo: se in ogni<br />

famiglia, in ogni scuola, in ogni parrocchia il ragazzo ha la<br />

fortuna d’incontrare autentici educatori, capaci d’incidere<br />

in profondità sulla sua formazione, non potrà non formarsi<br />

nel soggetto-educando quella personalità ricca spiritualmente<br />

e dotata delle strutture culturali, idonee a fargli contrastare<br />

da se stesso ogni negativo condizionamento sociale.<br />

Le agenzie mass-mediali fanno leva maggiore sui sensi,<br />

risultando per questo più suadenti, suggestive delle agenzie<br />

tradizionali, ma passivizzano. Le scuole dell’incontro,<br />

al contrario, esprimono tutta la loro forza attraverso il continuo<br />

coinvolgimento del soggetto-educando. E possono<br />

anch’esse risultare emotivamente gratificanti, come le<br />

televisioni, ma di un tipo di gratificazione più duratura ed<br />

incisiva, in quanto maggiormente rispondente alla sensibilità<br />

e alle esigenze spirituali di chi, come l’adolescente, è<br />

alla ricerca di un’identità, di valori non effimeri e di una<br />

propria autenticità.<br />

Quel che è certo è che l’Educazione sessuale dovrebbe<br />

rappresentare non già un diversivo, ovvero un momento<br />

occasionale della vita scolastica, ma un aspetto della più<br />

generale “questione educativa”. L’errore più grave che si<br />

può commettere è appunto proprio quello di concepire<br />

l’Educazione sessuale come qualcosa di separato dal contesto<br />

complessivo delle normali attività curriculari, ovvero<br />

come un fatto puramente episodico. L’eventuale conferenza<br />

dell’esperto del settore o l’eventuale visione di una videocassetta<br />

costituiscono ben poca cosa dal punto di vista<br />

dell’incidenza educativa. Ma sia l’una che l’altra possono<br />

avere un senso, se trovano una giusta collocazione all’in-<br />

terno di un progetto bene articolato ed ovviamente adeguato<br />

ai soggetti cui lo si vuole indirizzare.<br />

Sia nella costruzione che nell’attuazione di detto progetto<br />

educativo si deve comunque prevedere la partecipazione<br />

dei docenti stessi della singola scuola, i quali, per essere<br />

capaci di assumersi tale compito, necessitano di essere<br />

adeguatamente attrezzati. Quello della formazione dei<br />

docenti costituisce, come è noto, uno dei più difficili ostacoli<br />

cui va inevitabilmente incontro l’attuazione dell’Educazione<br />

sessuale, una volta che le componenti sociali e<br />

professionali della singola unità scolastica decidano che la<br />

stessa debba far parte stabilmente della cosiddetta “offerta<br />

formativa”. Gli Studiosi sono concordi nel ritenere che<br />

non si tratti tanto di una questione di competenza, per cui<br />

può bastare un Corso di Aggiornamento o qualche lettura<br />

e il bravo docente di Educazione sessuale sia bell’e formato.<br />

Sono necessari, purtroppo, educatori già di per sé forte-


mente motivati nei confronti del proprio ruolo e dotati di<br />

non poca umanità. Questo è il sostrato ideale su cui potrà<br />

fruttuosamente poggiare la competenza. Personalmente<br />

guardo con maggiore fiducia alle future leve degli insegnanti.<br />

Se in futuro si porranno in essere, per la loro formazione,<br />

più adeguati e proficui percorsi di studio, da un<br />

lato, e se, dall’altro, saranno inventate più rigorose ed efficaci<br />

forme di reclutamento del personale destinato ad operare<br />

a vari livelli nella scuola, accadrà forse che all’insegnamento<br />

si accosteranno persone capaci di rispondere in<br />

modi più attrezzati alle necessità educative di una società<br />

complessa come la nostra.<br />

Prima di ogni cosa, è opportuno precisare che l’Educazione<br />

sessuale non va intesa come mera informazione scientifica.<br />

Se così fosse, il problema dell’Educazione sessuale<br />

sarebbe già bell’e risolto, visto che negli attuali programmi<br />

di ogni tipo di scuola risultano contemplati, già da un<br />

pezzo, contenuti ad essa relativi, come ad esempio la riproduzione<br />

biparentale. Anche se non pochi ragazzi lamentano<br />

che un argomento come questo ordinariamente<br />

venga di fatto “saltato”.<br />

L’Educazione sessuale non può essere intesa neppure come<br />

un fatto prettamente preventivo, ovvero come un’informazione<br />

volta a scongiurare rischi come il contagio dell’-<br />

A.I.D.S. o la pedofilia. Nelle scuole, in cui interventi in tal<br />

senso sono compiuti, spesso s’incorre nel tanto increscioso,<br />

quanto gravissimo errore, di tracciare, forse involontariamente,<br />

l’elogio del profilattico, così da infondere nei<br />

ragazzi che non ne abbiano fatto uso fino a quel momento<br />

quasi un senso d’imperdonabile inadeguatezza esistenziale<br />

o, peggio, di menomazione.<br />

Si potrebbe credere che, per attribuirle maggiore dignità,<br />

occorra trasformare l’Educazione sessuale in una disciplina<br />

scolastica. Se, da un lato, abbinare l’Educazione sessuale<br />

con le Scienze porta inesorabilmente alla diluizione<br />

della stessa fino alla sua completa scomparsa, come si è<br />

potuto constatare del resto anche con l’Educazione civica,<br />

ridotta a cenerentola della Storia, non si può, dall’altro, far<br />

coincidere l’Educazione sessuale con una materia scolastica,<br />

in quanto è preferibile non avvalersi dell’apporto di un<br />

solo docente, né adottare un unico punto di vista disciplinare.<br />

La stessa va, pertanto, affidata ad ogni docente del<br />

Consiglio di classe, ovvero all’apporto che ciascuna disciplina<br />

potrà opportunamente fornire secondo le modalità e i<br />

criteri - s’intende - previsti da un “Progetto” appositamente<br />

elaborato. E nella Scuola dell’Autonomia - ove sia manifestata<br />

una fortissima ed effettiva volontà in proposito -<br />

non esistono ostacoli che possano frapporsi all’elaborazione<br />

di tale progetto, che nel tempo potrebbe ovviamente<br />

avvalersi dell’esperienza già realizzata per il suo continuo<br />

miglioramento.<br />

Se si prova - come è capitato allo scrivente - a domandare<br />

ai ragazzi a quali finalità dovrebbe rispondere l’Educazione<br />

sessuale, essi rispondono di avvertire, seppure il più<br />

delle volte inconsapevolmente, più di un bisogno a tal<br />

proposito: innanzitutto, comprendere il più profondamente<br />

possibile - con l’aiuto appunto degli adulti verso i quali<br />

essi nutrono maggiore fiducia e stima - le “trasformazioni<br />

dell’età”; in secondo luogo, cercare di recuperare il significato<br />

autentico di tutto ciò che, proprio in rapporto alla<br />

sessualità, la TV molto spesso banalizza; poter guardare,<br />

inoltre, con distacco a quelle prime esperienze amorose,<br />

che alla loro età si vivono con tanta partecipazione emotiva,<br />

e capire quali comportamenti nelle stesse si possano<br />

ritenere “giusti”. Non esiste metodo<br />

migliore di questo, per proce- 21<br />

dere con successo nell’individuazione<br />

dei contenuti di educazione sessuale più<br />

idonei e aderenti ai bisogni degli odierni ragazzi.<br />

Non si tratta, dunque, d’istruzione, ma di educazione sessuale.<br />

E’, certamente, troppo comodo, quando si parla di<br />

sessualità, rifugiarsi nella cosiddetta oggettività scientifica,<br />

che l’antropologia permissiva e quella naturalistica ci<br />

hanno abituato a considerare come la sola cosa più importante<br />

dell’Educazione sessuale. La verità è che il modo<br />

più corretto di parlare di sesso è quello di portare il discorso<br />

sull’uomo considerato nella sua interezza.<br />

È vero altresì che un dialogo veramente educativo intorno<br />

al sesso non può non chiamare in causa i valori. E’ nostra<br />

ferma convinzione che la scuola non debba tirarsi indietro<br />

di fronte ai difficili e delicati interrogativi dei ragazzi o<br />

temere d’indicare strade che possano risultare loro poco<br />

accette o di difendere quei valori, come il rispetto, la comprensione,<br />

il senso di responsabilità, la lealtà, la gentilezza<br />

amorosa, la sincerità, l’affetto, propri di ogni relazione<br />

amorosa che non si voglia destituire dei suoi significati più<br />

profondi.<br />

Trincerarsi dietro al paravento della democraticità o dell’apertura<br />

culturale, come fanno certe trasmissioni televisive<br />

dei giorni nostri, in cui si consente che aspetti delicati,<br />

seri, della vita di coppia siano affrontati, a squarciagola, da<br />

incompetenti ed esibizionisti parolai, è cosa quanto mai<br />

dannosa e detestabile, che non può certo produrre altro che<br />

ulteriore confusione nei soggetti in via di formazione. La<br />

scuola, nell’accostarsi alle delicate e rilevanti questioni di<br />

educazione sessuale, non può non adottare l’atteggiamento<br />

della tolleranza e della problematicità. D’altra parte, la<br />

consapevolezza della presenza nella cultura occidentale di<br />

una varietà di usi e costumi sessuali, da un lato, e l’esigenza<br />

del rispetto delle opinioni e delle convinzioni dei giovani<br />

in materia di sessualità, dall’altro, non possono funzionare<br />

come incentivi a che l’educatore rinunci a svolgere<br />

una propria funzione orientativa, ovvero propositiva, in<br />

campo esistenziale e morale.


22<br />

Alimentazione e Laboratorio<br />

Diabete, Laboratorio e Alimentazione<br />

Nel soggetto diabetico l'alimentazione riveste un<br />

ruolo tanto primario e fondamentale, che l'applicazione<br />

costante e guidata di un corretto regime<br />

alimentare viene definita ,in termini medici, come<br />

terapia dietetica. Una dieta personalizzata,<br />

impostata sul singolo paziente e senza comportare<br />

sacrifici considerati inaccettabili, può raggiungere<br />

notevoli risultati terapeutici: in molti casi di<br />

diabete di tipo 2 essa puo', anche da sola, permettere<br />

un buon controllo metabolico, mentre nel<br />

diabete di tipo 1 essa aiuta comunque a prevenire<br />

pericolose oscillazioni della glicemia. Uno dei<br />

problemi che si riscontrano nella pratica quotidiana<br />

del nutrizionista è quello di ottenere una<br />

buona adesione del paziente al progetto dietetico.<br />

A tal fine diventa necessario impostare un efficace<br />

programma di educazione nutrizionale in<br />

cui venga sottolineata l'importanza di una corretta<br />

alimentazione ai fini della prevenzione delle<br />

complicanze (va-scolari, renali, visive, infettive)<br />

della malattia,nonché del mantenimento di una<br />

ottimale qualità della vita. Perciò tratteremo con<br />

un'attenzione particolare , pur con i limiti di un<br />

contenuto divulgativo, quelle nozioni di base che<br />

costituiscono l'applicazione al regime dietetico di<br />

un soggetto con diabete.<br />

Riteniamo infatti fondamentale , oltre che utile,<br />

che il soggetto diabetico conosca i fondamenti di<br />

una corretta strategia dietetica. Sapere cioè come<br />

e perchè esistono certe indicazioni alimentari<br />

rende il soggetto non più un semplice spettatore<br />

passivo del trattamento, ma una persona coinvolta<br />

attivamente in ogni aspetto, anche non farmacologico,<br />

del suo progetto alimentare.<br />

Come identificare il Diabete<br />

Glicemia e test di tolleranza al glucosio<br />

Il primo semplice esame da eseguire è la glicemia<br />

a digiuno. Se il valore oltrepassa i 126 mg/<br />

dl, in misurazioni ripetute e in giorni diversi il<br />

medico può fare diagnosi di diabete.Se il valore<br />

è compreso tra 110 e 126 mg/dl, è necessario<br />

approfondire l'indagine con ulteriori esami. Il più<br />

comunemente utilizzato è il test di tolleranza al<br />

glucosio (carico orale di glucosio). Questo esame<br />

permette di valutare la<br />

capacità dell'organismo di<br />

contenere la glicemia entro<br />

limiti nomali dopo la somministrazione<br />

di un carico orale<br />

di glucosio di 75 g (dose standard).<br />

Come si è già detto,<br />

l'indicazione principale per<br />

effettuare una curva da carico<br />

orale di glucosio è una glicemia<br />

compresa tra 110 e 126<br />

mg/dl . Purtuttavia esistono<br />

anche altre indicazioni, cosiddette<br />

fattori di rischio, per cui<br />

è il caso di indagare approfonditamente:<br />

familiarità,<br />

obesità, soggetti giovani con<br />

manifestazioni neurologiche,<br />

aterosclerotiche, coronariche,<br />

retinopatiche di cui<br />

non sia chiara la causa.<br />

Insulinemia<br />

Il dosaggio dell'insulina<br />

(insulinemia) è un altro esame<br />

molto importante in<br />

quanto permette di stabilire<br />

direttamente la funzionalità<br />

delle cellule beta del pancreas.<br />

La misurazione effettuata durante il test di<br />

tolleranza al glucosio ci fa vedere "dal vivo" la<br />

capacità dell'organismo di produrre insulina circolante<br />

sotto lo stimolo indotto dal glucosio. Il<br />

medico, attenendosi ai criteri riconosciuti dall'OMS<br />

(Organizzazione Mondiale della Sanità),<br />

potrà interpretare i risultati combinati di glicemia<br />

ed insulina, indicando lo stato di normalità, oppure<br />

una ridotta tolleranza al glucosio ,oppure<br />

l’evidenza di diabete mellito conclamato.<br />

Esame delle urine<br />

Un’altra indagine di facile esecuzione e di rapida<br />

refertazione è l'esame delle urine. Con essa è<br />

possibile identificare la presenza/assenza di glicosuria<br />

(glucosio nelle urine) e chetonuria<br />

(presenza/assenza di corpi chetonici nelle urine).<br />

Se vi è glucosio nelle urine significa , in linea di<br />

massima e con le dovute opportune eccezioni,che<br />

la glicemia è oltre i 180 mg/dl : infatti solo oltre<br />

questa concentrazione (soglia renale per il glucosio)<br />

il rene elimina il glucosio attraverso le urine.<br />

La glicosuria deve essere effettuata nell'arco<br />

della giornata tra un pasto e l'altro, e questo per<br />

potere individuare quegli eventuali aumenti della<br />

glicemia che non siano evidenti a digiuno ma<br />

evidenziabili solo dopo i pasti. La chetonuria è<br />

sempre espressione di un grave scompenso metabolico.<br />

C-peptide<br />

Il peptide C è un frammento della molecola originale<br />

dalla quale si forma l'insulina. Quando<br />

dalla molecola iniziale si produce l'insulina vera<br />

e propria, viene rilasciato anche il peptide C.<br />

L’insulina attiva è la molecola che resta quando<br />

si distacca il frammento peptide-C .Negli individui<br />

che fanno terapia con insulina, allorquando<br />

si voglia verificare la capacità secretoria delle<br />

cellule beta,non è possibile valutare direttamente<br />

l'insulinemia, proprio perché così verrebbe misurata<br />

anche quella somministrata come farmaco.<br />

Possiamo allora valutare la concentrazione di<br />

peptide C (che non è contenuto nell'insulina farmacologica),<br />

specie nei pazienti affetti da diabete<br />

mellito di recente insorgenza, per verificare la<br />

Quadro del pittore Botero


capacità residua delle cellule beta di produrre insulina.<br />

Quadro Anticorpale<br />

Dal momento che nel diabete di tipo 1, in fase di<br />

esordio, si può avere spesso la formazione di anticorpi<br />

contro i vari elementi in gioco nella malattia<br />

diabetica (cellule beta del pancreas, insulina) si<br />

utilizzano test per svelare alcuni di questi anticorpi<br />

nel sangue circolante. Questi esami sono effettuati<br />

di solito per diagnosticare la fase iniziale del diabete<br />

di tipo 1 oppure per individuare soggetti a<br />

rischio di sviluppare questo tipo di diabete.<br />

Anticorpi anti-cellule insulari (ICA, Islet Cell<br />

Antibodies)<br />

Questi anticorpi sono presenti in più del 95% dei<br />

casi di diabete di tipo 1 in fase iniziale e tendono<br />

poi a ridursi sino alla loro scomparsa. Si tende ad<br />

attribuire a questi anticorpi un ruolo predittivo<br />

della comparsa di diabete: è stato visto che il 50%<br />

dei parenti di primo grado<br />

(genitori, fratelli, figli) di soggetti<br />

con diabete e portatori di<br />

anticorpi ICA hanno sviluppato<br />

il diabete entro 9 anni dalla<br />

loro evidenziazione. Il valore<br />

predittivo è ancora più alto<br />

(63%) se i soggetti avevano<br />

nel sangue anche anticorpi<br />

anti-insulina (IAA).<br />

Anticorpi anti-insulina (IAA, Insulin Auto Antibodies)<br />

Questi anticorpi possono comparire in circolo prima<br />

dell'esordio clinico del diabete e sono associati<br />

ad un elevato rischio di malattia nei parenti di<br />

primo grado di soggetti con diabete di tipo 1. Presentano<br />

una correlazione inversa sia con l'età sia<br />

con la durata della fase preclinica: più elevati sono<br />

i livelli di IAA, più rapida sembra essere la progressione<br />

verso la malattia. Per tale motivo essi<br />

sono un valido marker di predizione della malattia<br />

solo in soggetti di età inferiore ai 10 anni.<br />

Questi anticorpi IAA sono importanti per due ordini<br />

di motivi. Innanzitutto, sono stati riscontrati<br />

in molti soggetti considerati a rischio per il diabete<br />

e tale riscontro è spesso parallelo a quello degli<br />

ICA descritti precedentemente, aumentando il<br />

fattore di rischio per la malattia. Inoltre essi erano<br />

alla base di difficoltà terapeutiche per il medico<br />

quando si utilizzava insulina non di sintesi. La<br />

somministrazione di insulina induceva la formazione<br />

di questi anticorpi che si legavano ad essa e<br />

ne bloccavano l'azione. Poteva però accadere che<br />

l'insulina, imprevedibilmente, si liberava da questo<br />

legame e poteva indurre crisi ipoglicemiche, in<br />

qualunque momento della giornata. Questi anticorpi<br />

si rendevano quindi responsabili di una gra-<br />

Alimentazione e Laboratorio<br />

23<br />

Rubrica curata dal dottore Giovanni Rechichi - biologo nutrizionista<br />

ve instabilità della malattia. Con l'avvento dell'insulina<br />

ricombinante di sintesi, identica a quella<br />

umana, questi anticorpi reattivi sono scomparsi.<br />

Anticorpi anti-GAD (GAD Glutamic Acid decarboxylase<br />

auto antibodies)<br />

Questi anticorpi sono più sensibili e più specifici<br />

rispetto agli ICA. Nell'uomo esistono due isoforme<br />

di GAD, che differiscono tra loro per peso<br />

molecolare (65kD e 67kD), Autoanticorpi anti-<br />

GAD 65 ed antiGAD67 sono stati riportati nei<br />

soggetti sia prima sia al momento della diagnosi di<br />

diabete.<br />

Autoanticorpi anti-tirosina fosfatasi insulare<br />

Tali anticorpi, noti anche con la sigla IA-2, sono<br />

stati dimostrati in soggetti con diabete di tipo 1<br />

prima ed al momento dell'esordio clinico della<br />

malattia. Sono autoanticorpi che reagiscono con<br />

due proteine insulari di 37kD (IA2) e di 40kD<br />

(IA2b) e sono altamente predittivi di futura comparsa<br />

della malattia in parenti di 1° grado di soggetti<br />

con diabete di tipo 1.<br />

Emoglobina glicosilata (HbA1c)<br />

L'emoglobina glicosilata è un parametro molto<br />

utile per valutare il controllo glicemico del paziente.<br />

Infatti, mentre la glicemia ci da' una fotografia<br />

"istantanea" della situazione glicemica, l'emoglobina<br />

glicosilata è come un "film" che indica se la<br />

glicemia è stata ben controllata nei 3 mesi circa<br />

precedenti. Questa misurazione si basa sul seguente<br />

principio: l'emoglobina, che serve a trasportare<br />

l'ossigeno ai tessuti, è contenuta nei globuli rossi, i<br />

quali hanno una vita media di 120 giorni. Quando<br />

nel paziente diabetico la glicemia si eleva, una<br />

parte del glucosio si lega irreversibilmente all'emoglobina<br />

(glicosilazione) formando appunto<br />

emoglobina glicosilata (HbA1). Questa forma di<br />

emoglobina è stabile, fino a quando i globuli rossi<br />

non completino il loro ciclo vitale e siano distrutti.<br />

Diciamo che in questa proteina, in caso di aumento<br />

della glicemia, resta una "traccia" indelebile di<br />

quanto è avvenuto. Quindi l'HbA1 è un indice<br />

fedele del controllo metabolico che nei diabetici<br />

non deve essere superiore al 6-7%.<br />

La prossima volta valuteremo i corretti approcci<br />

nutrizionali dei soggetti diabetici<br />

……continua

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