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cellule - Fisiokinesiterapia.biz

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LIVELLI DI ORGANIZZAZIONE<br />

DEL CORPO UMANO<br />

• Livello cellulare (Biologia Animale)<br />

• Livello tessutale (Istologia)<br />

• Livello di organi ed apparati (Anatomia)<br />

www.fisiokinesiterapia.<strong>biz</strong>


I tessuti del nostro organismo<br />

Il corpo umano è una entità multicellulare. Le <strong>cellule</strong> si organizzano in<br />

tessuti, cioè raggruppamenti cellulari che hanno origine embriologica<br />

comune e che collaborano per svolgere una o più funzioni.<br />

I TESSUTI DEL CORPO UMANO SI DISTINGUONO IN QUATTRO GRANDI<br />

CATEGORIE:<br />

1. TESSUTI EPITELIALI<br />

2. TESSUTI CONNETTIVI O DI SOSTEGNO O DI SUPPORTO<br />

3. TESSUTO MUSCOLARE<br />

4. TESSUTO NERVOSO<br />

CIRCA I 2/3 DELLE CELLULE DEL NOSTRO ORGANISMO APPARTENGONO AI<br />

TESSUTI EPITELIALI.


I tessuti epiteliali<br />

QUESTI TESSUTI FORMANO DELLE LAMINE CELLULARI CONTINUE<br />

I TESSUTI EPITELIALI SI POSSONO SUDDIVIDERE IN:<br />

1. EPITELI DI RIVESTIMENTO<br />

2. EPITELI GHIANDOLARI (ESOCRINI, ENDOCRINI)<br />

3. EPITELI SENSORIALI (OLFATTO, GUSTO)<br />

4. EPITELI RIPRODUTTIVI (TUBULI SEMINIFERI DEL TESTICOLO)<br />

QUESTA CLASSIFICAZIONE E’ PERO’ TROPPO RIGIDA (COME TUTTE LE<br />

CLASSIFICAZIONI) E VEDREMO CHE VI SONO EPITELI DI<br />

RIVESTIMENTO IN CUI COESISTE UNE FUNZIONE GHIANDOLARE<br />

ESOCRINA (EPITELIO DELLO STOMACO)


Caratteristiche generali dei tessuti epiteliali<br />

Tutti i tessuti epiteliali sono appoggiati su di una membrana basale che li separa<br />

dal tessuto sottostante (di solito un tessuto connettivo). Questa membrana<br />

basale è costituita per la maggior parte da proteine ed è prodotta dalle <strong>cellule</strong><br />

epiteliali e dalle <strong>cellule</strong> del tessuto sottostante.<br />

La maggior parte dei tessuti epiteliali (esclusi i tessuti epiteliali ghiandolari<br />

endocrini) non sono vascolarizzati e si nutrono per fenomeni di diffusione a<br />

partire dai vasi capillari del tessuto connettivo sottostante.<br />

I tessuti epiteliali (esclusi i tessuti epiteliali sensoriali) si rinnovano<br />

costantemente. Questa caratteristica è particolarmente evidente nei tessuti epiteliali<br />

di rivestimento (epidermide, intestino tenue).<br />

Esistono negli epiteli delle particolari <strong>cellule</strong>, dette <strong>cellule</strong> staminali, che hanno la<br />

capacità di mantenere costante il proprio numero ma anche di maturare per<br />

sostituire le <strong>cellule</strong> che muoiono.


CELLULA STAMINALE<br />

S<br />

S M


Classificazione degli epiteli di rivestimento<br />

IN QUESTI EPITELI, COME DEL RESTO IN TUTTI I TIPI DI EPITELI, LE<br />

CELLULE APPAIONO A STRETTISSIMO CONTATTO L’UNA CON L‘ALTRA. GLI<br />

SPAZI INTERCELLULARI NON SUPERANO MAI I 20 nm.<br />

GLI EPITELI DI RIVESTIMENTO SI CLASSIFICANO IN BASE A DUE<br />

CRITERI:<br />

1. NUMERO DI STRATI DI CELLULE (EPITELI SEMPLICI O<br />

MONOSTRATIFICATI; EPITELI COMPOSTI O<br />

PLURISTRATIFICATI)<br />

2. FORMA DELLE CELLULE (EPITELI PAVIMENTOSI; CUBICI<br />

O ISOPRISMATICI; CILINDRICI O BATIPRISMATICI)


IL NUMERO DEGLI STRATI E LA FORMA DELLE CELLULE<br />

RIFLETTONO LE FUNZIONI SVOLTE DALL’EPITELIO DI<br />

RIVESTIMENTO:<br />

Gli epiteli monostratificati offrono scarsa protezione ai tessuti sottostanti (che<br />

comunque aumenta all’aumentare dell’altezza delle <strong>cellule</strong> e per la presenza di<br />

muco o di ciglia sulla superficie dell’epitelio). Pertanto questi epiteli saranno<br />

presenti là dove avvengono fenomeni di assorbimento, scambio gassoso,<br />

escrezione, secrezione, in modo da non ostacolarli.<br />

Gli epiteli pluristratificati offrono invece una buona protezione ai tessuti<br />

sottostanti.


Funzioni degli epiteli di rivestimento<br />

GLI EPITELI DI RIVESTIMENTO SVOLGONO MOLTEPLICI FUNZIONI:<br />

1. RIVESTONO LA SUPERFICIE ESTERNA E LE CAVITÀ INTERNE DEL<br />

CORPO CHE COMUNICANO COLL’ESTERNO.<br />

2. PROTEGGONO I TESSUTI SOTTOSTANTI DA DANNI DI VARIA<br />

NATURA (MECCANICI, FISICI, CHIMICI).<br />

3. RIDUCONO LA PERDITA D’ACQUA (EVAPORAZIONE).<br />

4. REGOLANO I RAPPORTI TRA ORGANISMO E AMBIETE ESTERNO<br />

MEDIANTE GLI SCAMBI METABOLICI (SECREZIONE, ESCREZIONE,<br />

ASSORBIMENTO), GLI SCAMBI GASSOSI (RESPIRAZIONE) E LA<br />

RICEZIONE DEGLI STIMOLI.


Polarità degli epiteli di rivestimento<br />

L’ESTREMITÀ DELLA CELLULA PIÙ VICINA ALLA LAMINA BASALE SI<br />

CHIAMO POLO BASALE, MENTRE L’ESTREMITÀ OPPOSTA SI CHIAMA<br />

POLO APICALE.<br />

NEGLI EPITELI BATIPRISMATICI IL NUCLEO E’ DI SOLITO SPOSTATO<br />

VERSO IL POLO BASALE.<br />

IL POLO APICALE PUÒ PRESENTARE SPECIALIZZAZIONI DELLA<br />

MEMBRANA PLASMATICA, TIPO I MICROVILLI O LE CIGLIA.<br />

AL POLO BASALE LA MEMBRANA PLASMATICA PUÒ PRESENTARE<br />

DELLE PIEGHE, AL CUI INTERNO MOLTO SPESSO SONO CONTENUTI DEI<br />

MITOCONDRI.


Gli epiteli ghiandolari<br />

Questi epiteli sono formati da <strong>cellule</strong> che si sono specializzate nella secrezione.<br />

Le <strong>cellule</strong> di questi epiteli sintetizzano e riversano all’esterno del loro corpo cellulare<br />

(secrezione o esocitosi) prodotti di varia natura biochimica (proteica, glucidica,<br />

lipidica).<br />

Questi prodotti, detti secreti, vengono riversati all’esterno del nostro corpo (sudore,<br />

prodotto dalle ghiandole sudoripare) o all’interno di cavità del nostro corpo (bile,<br />

prodotta dal fegato). Parliamo in questi casi di ghiandole esocrine.<br />

Alle volte però i secreti vengono riversati all’interno dei vasi sanguigni (ormoni<br />

tiroidei prodotti dalla tiroide). Parliamo allora di ghiandole endocrine ed il secreto è<br />

definito ormone. Gli ormoni vengono trasportati dal circolo sanguigno e di solito<br />

esercitano la loro funzione a distanza da dove sono stati secreti.


Classificazione delle ghiandole esocrine<br />

CRITERI SEGUITI:<br />

1. NUMERO DELLE CELLULE (GHIANDOLE UNICELLULARI; GHIANDOLE<br />

PLURICELLULARI)<br />

2. LOCALIZZAZIONE (GHIANDOLE INTRAEPITELIALI (RARE); GHIANDOLE<br />

EXTRAEPITELIALI, CHE SONO PIÙ COMUNI; QUESTE ULTIME POSSONO POI<br />

ESSERE INTRAMURALI, SE SONO NELLO SPESSORE DELLA PARETE DI UN<br />

ORGANO; O EXTRAMURALI, SE SONO LOCALIZZATE LONTANO<br />

DALL’ORGANO IN CUI INVIANO IL LORO SECRETO; ESEMPIO: PANCREAS)<br />

3. FORMA DELL’ADENOMERO (GHIANDOLE TUBULARI; GHIANDOLE<br />

ALVEOLARI; GHIANDOLE ACINOSE; GHIANDOLE TUBULO-ALVEOLARI;<br />

GHIANDOLE TUBULO-ACINOSE)


4. RAMIFICAZIONI DEI DOTTI ESCRETORI (GHIANDOLE SEMPLICI;<br />

GHIANDOLE RAMIFICATE; GHIANDOLE COMPOSTE)<br />

5. MODALITA’ DI ELIMINAZIONE DEL SECRETO (GHIANDOLE MEROCRINE<br />

OD ECCRINE; GHIANDOLE APOCRINE; GHIANDOLE OLOCRINE)<br />

6. NATURA BIOCHIMICA DEL SECRETO (GHIANDOLE SIEROSE; GHIANDOLE<br />

MUCOSE)


Gli epiteli ghiandolari endocrini<br />

• Sono formati da <strong>cellule</strong> sparse o raggruppate, che<br />

possono essere ospitate entro altri tessuti (epitelio<br />

di rivestimento dell’intestino tenue) od organi<br />

•<br />

(testicolo), oppure organizzate a formare vere e<br />

proprie ghiandole endocrine (tiroide)<br />

Le ghiandole endocrine si classificano in base alla<br />

disposizione delle <strong>cellule</strong> che le compongono:<br />

-ghiandole a cordoni (ipofisi)<br />

-ghiandole ad isole (pancreas endocrino)<br />

-ghiandole a follicoli (tiroide)<br />

Le ghiandole endocrine hanno moltissimi capillari<br />

sanguigni a decorso tortuoso (capillari sinusoidi)


I tessuti connettivi o di sostegno o di supporto<br />

I corpo umano e gli organi che lo compongono sono sostenuti<br />

e tenuti assieme da tessuti tradizionalmente denominati<br />

TESSUTI CONNETTIVI. Tale nome implica un ruolo<br />

essenzialmente strutturale, di sostegno. Tuttavia la continua<br />

acquisizione di nuove conoscenza, ha evidenziato che la loro<br />

funzione va molto oltre quella di sostegno.<br />

Tutti i tessuti connettivi sono costituiti da <strong>cellule</strong> disperse in<br />

una matrice extracellulare. Sono tessuti molto<br />

vascolarizzati, ad eccezione della cartilagine che è<br />

avascolare.


Funzioni dei tessuti connettivi<br />

1. SOSTEGNO O SUPPORTO (DI ALTRI TESSUTI, DI ORGANI, DEL CORPO<br />

UMANO)<br />

2. DIFESA<br />

3. NUTRIMENTO DI ALTRI TESSUTI (T. EPITELIALI)<br />

4. INTERVENGONO NEI FENOMENI DELLO SVILUPPO EMBRIONALE E<br />

FETALE


Classificazione dei tessuti connettivi o di<br />

sostegno<br />

1. TESSUTI CONNETTIVI PROPRIAMENTE DETTI:<br />

2. TESSUTI DI SOSTEGNO:<br />

TESSUTO CONNETTIVO FIBRILLARE LASSO<br />

TESSUTO CONNETTIVO FIBRILLARE DENSO<br />

TESSUTO CONNETTIVO ELASTICO<br />

TESSUTO ADIPOSO<br />

TESSUTO RETICOLARE<br />

TESSUTO CARTILAGINEO<br />

TESSUTO OSSEO<br />

3. TESSUTI A FUNZIONE TROFICA (NUTRITIZIA):<br />

SANGUE<br />

LINFA


I TESSUTI CONNETTIVI<br />

PROPRIAMENTE DETTI<br />

La matrice extracellulare è formata da:<br />

-fibre (collagene, elastiche, reticolari)<br />

-componente amorfa: una specie di gel viscoso altamente idratato,<br />

costituito da PROTEOGLICANI [grosse molecole con un asse centrale proteico a<br />

cui sono attaccate numerosissime molecole di natura glucidica, dette<br />

glicosoaminoglicani (esempio: acido ialuronico)] e da glicoproteine (molecole con<br />

grossa componente proteica e piccola componente glucidica)<br />

Le <strong>cellule</strong> sono rappresentate da:<br />

-fibroblasti/fibrociti<br />

-macrofagi<br />

-mastociti<br />

-plasma<strong>cellule</strong><br />

-<strong>cellule</strong> adipose<br />

-<strong>cellule</strong> del sangue migrate nei tessuti connettivi (linfociti, granulociti)


Fibre dei tessuti connettivi p.d.<br />

LE FIBRE DEI TESSUTI CONNETTIVI SONO DELLE STRUTTURE<br />

ALLUNGATE FORMATE DA PROTEINE<br />

FIBRE COLLAGENE: SONO MOLTO RESISTENTI ALLA TRAZIONE E SONO<br />

FORMATE DA COLLAGENE, LA PROTEINA PIÙ ABBONDANTE DEL CORPO<br />

UMANO<br />

FIBRE ELASTICHE: SONO FORMATE DA ELASTINA (CHE E’ APPUNTO<br />

ESTREMAMENTE ELASTICA) E DA FIBRILLINA<br />

FIBRE RETICOLARI: SONO ANCH’ESSE FORMATE DA COLLAGENE, MA<br />

SONO MOLTO PIÙ SOTTILI


1. Caratteristiche dei t. connettivi propriamente detti<br />

T. C. FIBRILLARE LASSO: è il più diffuso nel ns. organismo, è formato soprattutto da fibre<br />

collagene, ma anche da fibre reticolari ed elastiche. È abbondante la componente amorfa<br />

della matrice cellulare. Troviamo molti fibroblasti/fibrociti, ma anche, in misura variabile a<br />

seconda degli organi, tutte le altre <strong>cellule</strong> tipiche dei t. c. propriamente detti, incluse le <strong>cellule</strong><br />

adipose.<br />

T. C. FIBRILLARE DENSO: è costituito soprattutto da fibre collagene. La componente<br />

amorfa è scarsa. Le <strong>cellule</strong> sono per lo più rappresentate da fibrociti. Può essere a fasci<br />

paralleli, incrociati, intrecciati, a seconda dell’orientamento spaziale delle fibre collagene.<br />

T. C. ELASTICO: è costituito soprattutto da fibre elastiche. Le <strong>cellule</strong> sono rappresentate<br />

da fibrociti.<br />

T. C. RETICOLARE: è costituito soprattutto da fibre reticolari. Le <strong>cellule</strong> sono rappresentate<br />

da fibrociti.


T. C. ADIPOSO: nel tessuto fibrillare lasso si possono trovare adipociti (<strong>cellule</strong> adipose).<br />

Tuttavia, se gli adipociti sono molto numerosi si parla di tessuto adiposo. Distinguiamo un t.<br />

adiposo univacuolare o grasso bianco e un t. adiposo multivacuolare o grasso bruno.<br />

Nel t. adiposo univacuolare o grasso bianco gli adipociti sono vicini gli uni agli altri e la<br />

matrice extracellulare è molto scarsa. Ci sono molte fibre reticolari che costituiscono una<br />

specie di impalcatura.<br />

FUNZIONI DEL GRASSO BIANCO<br />

- riserva energetica (1Kg = 7000 Cal)<br />

- ammortizzatore meccanico<br />

-isolante termico<br />

- produzione di ormoni (adipocitochine)<br />

-leptina<br />

- fattore di necrosi tumorale-α<br />

-Interleuchina6<br />

- adipisina


Tessuto adiposo.2<br />

In base a quanto detto in precedenza, il grasso bianco costituisce nel suo complesso un<br />

organo che svolge importantissime funzioni endocrine. Sta sempre più emergendo che gli<br />

ormoni prodotti da questo tipo di tessuto sono alla base di malattie molto diffuse (ipertensione<br />

arteriosa, aterosclerosi, diabete di tipo 2). Inoltre si sta affermando il concetto che<br />

specialmente il tessuto adiposo localizzato nella cavità addominale è molto attivo dal<br />

punto di vista endocrino.<br />

Per questo motivo un suo eccessivo sviluppo costituisce un fattore di rischio per lo sviluppo<br />

delle suddette malattie.<br />

GRASSO BRUNO: anche in questo tipo di tessuto gli adipociti sono contigui gli uni agli altri e<br />

la matrice cellulare è scarsa.<br />

È tipico dei roditori (ratti) e degli animali ibernanti (orsi, marmotte). È abbondante durante la<br />

vita fetale dell’uomo, nell’adulto lo troviamo solo in certe zone del ns. corpo (cavità<br />

addominale, collo).<br />

Svolge un ruolo chiave nella produzione di calore (termogenesi) e quindi nella regolazione<br />

della temperatura del ns. corpo.


La cartilagine<br />

È un t. c. con funzione di sostegno. È formata da <strong>cellule</strong> (condroblasti/condrociti)<br />

e da abbondante matrice extracellulare, a sua volta costituita da fibre (collagene<br />

od elastiche) e da componente amorfa.<br />

La cartilagine è molto idratata ed è l’unico t. c. non vascolarizzato.<br />

La cartilagine (ad esclusione della cartilagine ialina articolare) è pertanto<br />

circondata da uno strato di tessuto connettivo denso (pericondrio), ricco di vasi<br />

sanguigni, che le permettono di nutrirsi per diffusione.


CARTILAGINE IALINA: è il tipo più abbondante nel ns. organismo. Costituisce lo<br />

scheletro fetale. Nell’adulto forma lo scheletro delle vie aeree (trachea). La<br />

cartilagine articolare e’ di tipo ialino. Contiene FIBRE COLLAGENE, che non sono<br />

però visibili.<br />

Classificazione della cartilagine<br />

CARTILAGINE ELASTICA: è ricca di FIBRE ELASTICHE, che sono visibili. La<br />

troviamo nel padiglione aurricolare.<br />

CARTILAGINE FIBROSA: è ricca di FIBRE COLLAGENE, che sono visibili. La<br />

troviamo nei dischi intervertebrali ed nelle sinfisi.


L’osso<br />

È un t. c. con funzione di sostegno e di protezione, la cui matrice extracellulare<br />

e’ mineralizzata, dunque solida. Inoltre funge da deposito di ioni Ca 2+<br />

(l’organismo umano contiene circa 1200 grammi di Ca 2+ quasi tutti nell’osso) e di<br />

ioni fosfato.<br />

L’osso, una volta disidratato, può essere separato in una componente<br />

inorganica (minerale, 70%, composta per lo più da un tipo speciale di fosfato di<br />

Ca 2+ , detto idrossiapatite) ed una organica (30%).


L’osso e’ rivestito in periferia da tessuto connettivo denso molto vascolarizzato<br />

(periostio). Anche le cavità interne dell’osso sono rivestite allo stesso modo<br />

dall’endostio, che è però più sottile. L’osso e’ molto vascolarizzato, i vasi<br />

sanguigni percorrono canali (Havers, Volkmann) che sono scavati nell’osso.<br />

CELLULE DELL’OSSO:<br />

1 - CELLULE OSTEOPROGENITRICI (PERIOSTIO/ENDOSTIO)<br />

2 - OSTEOBLASTI<br />

3 - OSTEOCITI<br />

4 - OSTEOCLASTI<br />

Esistono due tipi di osso: non lamellare (vita fetale/stadi iniziali della riparazione<br />

di fratture) e lamellare. L’osso lamellare può poi essere di tipo compatto o<br />

spugnoso (trabecolare).


Rimodellamento dell’osso<br />

Nell’adulto gli osteociti rimuovono e sostituiscono<br />

continuamente i sali di calcio circostanti. Anche<br />

osteoblasti ed osteoclasti rimangono attivi per<br />

tutta la vita. Quindi l’osso viene continuamente<br />

rimodellato. Ogni anno circa 1/5 dello scheletro<br />

adulto viene demolito e poi ricostruito. L’osso<br />

spugnoso della testa del femore può essere<br />

sostituito 2 o 3 volte l’anno, mentre l’osso<br />

compatto della diafisi ha un rimodellamento molto<br />

più lento. Ciò è importante per rispondere a nuove<br />

sollecitazioni di carico. Negli anziani prevalgono i<br />

fenomeni di demolizione dell’osso rispetto a quelli<br />

di ricostruzione, quindi le ossa progressivamente<br />

si indeboliscono


LE CAVITA’ DELL’OSSO<br />

• Le cavità interne dell’osso (sia trabecolare<br />

che compatto) contengono midollo<br />

osseo.<br />

• Il midollo osseo può essere di due tipi:<br />

-midollo giallo: è molto ricco di adipociti<br />

univacuolari ed ha un colorito giallastro<br />

-midollo rosso: ha un colorito rossastro e<br />

da esso prendono origine gli elementi<br />

corpuscolati (<strong>cellule</strong>) del sangue


Il sangue<br />

Il sangue è un t. c. con funzione nutritizia, in cui la matrice extracellulare è liquida<br />

e si chiama plasma. Il volume del sangue è di 5-6 l. nell’uomo e di 4-5 l. nella donna.<br />

Il pH del sange è 7.35-7.45<br />

Le <strong>cellule</strong> del sangue sono meglio definite elementi corpuscolati (figurati) del<br />

sangue, perché alcune di esse, le piastrine, non sono <strong>cellule</strong> ma frammenti del<br />

citoplasma di grosse <strong>cellule</strong> dette megacariociti.<br />

L’ematocrito rappresenta in media il 45% del volume del sangue, e varia fra il 37<br />

ed il 54%, essendo più alto nei maschi (40-54 contro 37-47).<br />

Lo straterello grigio al di sopra dell’ematocrito (buffy coat) rappresenta l’1% del<br />

volume totale del sangue ed e’ formato da piastrine e globuli bianchi (leucociti).


Composizione percentuale del plasma<br />

-H 2 0 91-92<br />

- PROTEINE [albumina (60%), globuline(35%), fibrinogeno (4%), etc.] 7-8<br />

- ALTRI SOLUTI 1-2<br />

ELETTROLITI (Na + , K + , Ca 2+ , Mg 2+ , etc.)<br />

PRODOTTI DI SCARTO (urea, acido urico, creatinina)<br />

NUTRIENTI (glucosio, lipidi, amino acidi, vitamine)<br />

GAS (ossigeno, anidride carbonica, azoto)<br />

ORMONI<br />

Il fegato produce più del 90% delle proteine del plasma


Elementi figurati (corpuscolati) del sangue<br />

ERITROCITI (GLOBULI ROSSI): 4-6 X 10 6 /mm 3<br />

LEUCOCITI (GLOBULI BIANCHI): 5000-9000/mm 3<br />

PIASTRINE: 150.000-400.000/mm 3<br />

FORMULA LEUCOCITARIA<br />

GRANULOCITI NEUTROFILI: 50-70%<br />

GRANULOCITI EOSINOFILI: 2-5%<br />

GRANULOCITI BASOFILI: 0.5-1%<br />

LINFOCITI: 20-40%<br />

MONOCITI: 2-10%


Caratteristiche degli eritrociti (globuli rossi)<br />

Nei mammiferi sono <strong>cellule</strong> prive di nucleo (anucleate) e di altri organuli.<br />

Hanno una forma a lente (disco) biconcava, che garantisce il maggior rapporto<br />

superficie/volume, per favorire al massimo gli scambi gassosi con i tessuti.<br />

Diametro medio: 7-8 micrometri<br />

Sono <strong>cellule</strong> molto deformabili e riescono a passare attraverso capillari sanguigni<br />

con un diametro di 4-5 micrometri. Hanno una vita media di 120 giorni. Ogni girono<br />

viene sostituito l’1% degli eritrociti.<br />

Sono delle “cisterne” cariche di emoglobina, una proteina contenente ferro che<br />

lega l’ossigeno a livello polmonare e lo rilascia nei tessuti.<br />

Il ferro e’ responsabile del colore rosso del sangue.


Tipi cellulari maturi nel sangue circolante<br />

Tipo cellulare<br />

Dimensioni<br />

Numero/mm 3<br />

Formula<br />

leucocitaria<br />

Tempo di<br />

sopravvivenza<br />

Funzione<br />

Origine<br />

Eritrociti<br />

7-8 μm<br />

4-6 x 10 6<br />

-<br />

120 giorni<br />

intravasale<br />

midollo<br />

emopoietico<br />

Neutrofili<br />

12-14 μm<br />

-<br />

50-70%<br />

da 6 ore ad<br />

alcuni giorni<br />

extravasale<br />

midollo<br />

emopoietico<br />

Eosinofili<br />

12-17 μm<br />

-<br />

2-5%<br />

8-12 giorni<br />

extravasale<br />

midollo<br />

emopoietico<br />

Basofili<br />

14-16 μm<br />

-<br />

0.5-1%<br />

?<br />

extravasale<br />

midollo<br />

emopoietico<br />

Linfociti<br />

6-15 μm<br />

-<br />

20-40%<br />

?<br />

extravasale<br />

midollo<br />

emopoietico<br />

Monociti<br />

16-20 μm<br />

-<br />

2-10%<br />

mesi/anni<br />

extravasale<br />

midollo<br />

emopoietico<br />

Piastrine<br />

1.5-3.5 μm<br />

150.000-<br />

400.000<br />

-<br />

8-12 giorni<br />

intravasale<br />

midollo<br />

emopoietico


Il midollo osseo<br />

Il midollo osseo è costituito da due componenti principali:<br />

-fibre reticolari e <strong>cellule</strong> reticolari (fibroblasti specializzati), che<br />

rappresentano la struttura di supporto per le <strong>cellule</strong> ematiche in via di sviluppo<br />

-un sistema di sinusoidi (capillari sanguigni) collegati tra loro che<br />

defluiscono verso le vene<br />

MIDOLLO ROSSO: midollo osseo in attività, ripieno di <strong>cellule</strong> staminali in<br />

replicazione e di precursori delle <strong>cellule</strong> ematiche; la prevalenza degli eritrociti in via<br />

di sviluppo sugli altri tipi cellulari ne determina una colorazione rosso scura<br />

MIDOLLO GIALLO: con il passare del tempo, il midollo delle ossa lunga diventa<br />

meno attivo ed è progressivamente sostituito da adipociti che gli conferiscono una<br />

colorazione giallastra


Nell’adulto i linfociti sono meno numerosi dei granulociti neutrofili (20-<br />

40% vs 50-70%), mentre nei bambini è vero il contrario<br />

FORMULA LINFOCITARIA (adulto)<br />

I LINFOCITI<br />

LINFOCITI T: 70-80% (IMMUNITA’ CELLULO-MEDIATA)<br />

LINFOCITI B: 5-15% (IMMUNITA’ UMORALE O ANTICORPALE)<br />

LINFOCITI Natural Killer (NK): 5-15% (altro tipo di immunità cellulo-mediata)


Il sistema immunitario<br />

Questo sistema ha come scopo quello di proteggere il ns. organismo da molecole<br />

estranee e quindi potenzialmente dannose.<br />

Tali molecole vengono definite antigeni e sono per lo più di natura proteica. Gli<br />

antigeni possono essere rappresentati da proteine solubili (ad esempio tossine<br />

batteriche quali la tossina del tetano, o proteine virali) oppure da molecole<br />

proteiche presenti sulla membrana di microorganismi o di <strong>cellule</strong> estranee<br />

all’organismo.<br />

L’antigene deve prima essere riconosciuto: a questa fase prendono parte diversi<br />

tipi di <strong>cellule</strong>, quali linfociti, macrofagi, antigen-presenting cells, <strong>cellule</strong> dendritiche).<br />

Successivamente i linfociti del sistema immunitario cercano di neutralizzare<br />

l’antigene.


Il tessuto linfoide<br />

Il tessuto linfoide è uno speciale tipo di t.c. caratterizzato dalla particolare ricchezza<br />

in linfociti che, insieme ad <strong>cellule</strong> di altre linee (<strong>cellule</strong> reticolari, macrofagi e <strong>cellule</strong><br />

che presentano l’antigene) formano la maggior parte degli organi linfoidi. Una rete di<br />

fibre reticolari fornisce un supporto alla popolazione di linfociti in continuo ricambio.<br />

Si trova anche nella parete delle vie digestive e respiratorie, localizzato soprattutto<br />

nella lamina propria della mucosa e della sottomucosa. In queste ultime sedi il<br />

tessuto linfoide si organizza in formazioni anatomicamente definite:<br />

TONSILLE (nell’istmo delle fauci e nella faringe);<br />

NODULI LINFATICI SOLITARI, AGGREGATI E PLACCHE DI PEYER<br />

(nell’intestino tenue);<br />

APPENDICE VERMIFORME;<br />

Tali strutture costituiscono nel loro insieme il complesso MALT (Mucosa-Associated<br />

Lymphoid Tissue).


Gli organi linfoidi si distinguono in:<br />

ORGANI LINFOIDI PRIMARI O CENTRALI (TIMO E MIDOLLO<br />

OSSEO). Vi hanno luogo tutte le tappe differenziative che, a partire da <strong>cellule</strong><br />

staminali già orientate verso la linea linfoide, portano alla generazione di linfociti<br />

maturi.<br />

ORGANI LINFOIDI SECONDARI O PERIFERICI (MILZA,<br />

LINFONODI, MALT). Rappresentano le sedi in cui i linfociti svolgono le loro<br />

funzioni.


La linfa<br />

È un liquido di colore lievemente giallastro che circola nei vasi linfatici.<br />

I capillari linfatici iniziano a fondo cieco e sono provvisti di una parete molto<br />

sottile formata da un endotelio discontinuo.<br />

I capillari linfatici confluiscono fra di loro per formare vasi linfatici di maggior calibro<br />

e con parete più spessa detti collettori linfatici.<br />

I collettori linfatici portano la linfa ai linfonodi, che agiscono come delle stazioni di<br />

filtraggio.<br />

Dai linfonodi escono vasi linfatici efferenti che andranno poi a confluire in un<br />

grosso vaso linfatico, detto dotto toracico, che riporta la linfa nel circolo venoso.


La linfa<br />

La linfa e’ formata da una parte liquida ed una corpuscolata.<br />

La parte liquida assomiglia al plasma, essendo costituita soprattutto da acqua, con<br />

quantità variabili di sali minerali, colesterolo, proteine, lipidi.<br />

La parte corpuscolata è costituita quasi esclusivamente da linfociti che, tramite il<br />

circolo linfatico, passano dai tessuti al sangue.


I tessuti muscolari<br />

Questi tessuti sono caratterizzati dalla capacità che hanno le <strong>cellule</strong> che li<br />

costituiscono di CONTRARSI (ridursi in lunghezza) e di RILASSARSI (ritornare alla<br />

lunghezza iniziale) in risposta a stimoli di varia natura (nervosa, ormonale).<br />

Esistono 3 tipi di tessuti muscolari:<br />

TESSUTO MUSCOLARE SCHELETRICO (STRIATO): costituisce i<br />

muscoli scheletrici ed altri muscoli del ns. organismo. È controllato dalla volontà.<br />

TESSUTO MUSCOLARE MIOCARDICO (STRIATO): costituisce il<br />

miocardio, ovvero uno dei tre strati (il più spesso) della parete del cuore. Non è<br />

controllato dalla volontà.<br />

TESSUTO MUSCOLARE LISCIO: lo troviamo nella parete dei vasi<br />

sanguigni (arterie, vene), nella parete degli organi cavi (stomaco, intestino),<br />

all’interno del globo oculare, nei muscoli erettori dei peli. Non è controllato dalla<br />

volontà.


Il tessuto muscolare scheletrico<br />

È costituito da <strong>cellule</strong> che sono lunghe da 1 mm a 20 cm. Per questo motivo<br />

vengono dette fibro<strong>cellule</strong> muscolari o più brevemente fibre muscolari.<br />

Ogni fibra muscolare deriva dalla unione, durante il periodo di sviluppo<br />

embrionale, di molteplici <strong>cellule</strong>, dette mioblasti, che si fondono insieme.<br />

Pertanto, ogni fibra muscolare e’ un sincizio.


Tutte le parti del muscolo sono rivestite da guaine connettivali:<br />

EPIMISIO, rivestimento esterno che si continua con il tendine e si<br />

inserisce sull’osso;<br />

PERIMISIO, avvolge i singoli fasci di fibre;<br />

ENDOMISIO, inguaina ogni singola fibra muscolare.


La fibra muscolare striata è caratterizzata dall’alternanza di bande chiare e scure<br />

lungo l’asse maggiore. Tali bande sono formate dalla sovrapposizione di elementi<br />

fibrillari, le miofibrille, lunghe strutture cilindriche altamente specializzate per la<br />

contrazione. Le miofibrille sono a loro volta formate da miofilamenti proteici. La<br />

disposizione ordinata dei miofilamenti nell’ambito della miofibrilla conferisce alla<br />

fibra muscolare striata una caratteristica striatura trasversale.<br />

BANDE SCURE: anisotrope o bande A. È occupata al centro da una<br />

regione più chiara, banda H, attraversata, a sua volta, da una linea trasversale,<br />

stria o linea M.<br />

da una stria Z.<br />

BANDE CHIARE: isotrope o bande I. Ciascuna banda I è divisa in due


Proteine contrattili del muscolo scheletrico<br />

e miocardico<br />

ACTINA<br />

MIOSINA<br />

TROPONINA<br />

TROPOMIOSINA<br />

Queste proteine, insieme ad altre (titina, nebulina,connettina),<br />

formano i miofilamenti i quali, unendosi gli uni agli altri,<br />

formano le miofibrille


La contrazione muscolare<br />

La contrazione muscolare è determinata dallo scorrimento dei filamenti di actina sui<br />

filamenti di miosina grazie all’attività ATPasica delle teste di miosina. La formazione<br />

dei legami trasversali transitori tra un filamento di actina ed uno di miosina è un<br />

fenomeno ciclico ATP-dipendente, che richiede la presenza di Ca 2+ .<br />

Il legame tra il Ca 2+ e la troponina provoca un riarrangiamento conformazionale<br />

delle proteine regolatrici che si trovano lungo il filamento sottile, rendendo disponibili<br />

i siti di legame (normalmente occupati dalla subunità I della tropomiosina) tra<br />

l’actina e le teste di miosina. Le teste di miosina, in cui è concentrata l’attività<br />

ATPasica, idrolizzano ATP e sfruttano l’energia liberata da tale reazione per legare<br />

l’actina e flettersi determinando lo scorrimento dei miofilamenti. Dopo la flessione, le<br />

teste di miosina si distaccano dall’actina e riprendono la loro conformazione<br />

originale.


Sistema di conduzione dello stimolo contrattile<br />

Per permettere la contrazione sincrona di tutti i sarcomeri di una fibra muscolare,<br />

un sistema di estensioni della membrana plasmatica (sarcolemma) si estende<br />

trasversalmente nella cellula muscolare per circondare ogni miofibrilla, a livello<br />

della giunzione tra le bande A e I (nei Mammiferi).<br />

All’interno della fibra muscolare è presente un sistema tubulare, il sistema T, il<br />

cui lume è in continuità con lo spazio extracellulare.<br />

Un secondo sistema di membrane derivate dal reticolo endoplasmico liscio<br />

(reticolo sarcoplasmatico) è strettamente associato ai tubuli T.<br />

Ogni tubulo T, con i suoi due elementi associati di reticolo sarcoplasmatico<br />

(cisterne terminali) forma una triade a livello della giunzione delle bande A e I.


Il tessuto miocardico<br />

Esistono due tipi di tessuto miocardico:<br />

T. MIOCARDICO COMUNE<br />

T. MIOCARDICO SPECIFICO<br />

Il tessuto miocardico comune e’ formato da <strong>cellule</strong> dette cardiomiociti.<br />

Costituisce il 99.9% del miocardio ed ha una funzione contrattile.<br />

Il tessuto miocardico specifico e’ formato da diversi tipi cellulari (<strong>cellule</strong> P,<br />

<strong>cellule</strong> di transizione, <strong>cellule</strong> di Purkinje) che hanno perso la funzione<br />

contrattile. La sua funzione e’ quella di generare e di condurre ad alta<br />

velocità lungo direttrici specifiche l’impulso per la contrazione del<br />

miocardio comune.


Il tessuto muscolare liscio<br />

È costituito da unità morfologicamente distinte, le fibro<strong>cellule</strong> muscolari lisce, di<br />

forma allungata e prive di striature trasversali, rivestite da una lamina basale.<br />

Le fibro<strong>cellule</strong> muscolari lisce si possono trovare:<br />

isolate oppure riunite in piccoli gruppi in seno ai tessuti connettivi (es.:<br />

muscoli erettori del pelo);<br />

affiancandosi tra di loro in fascetti o lamine, costituiscono le tonache<br />

muscolari degli organi cavi (tubo digerente, dalla porzione media dell’esofago<br />

fino allo sfintere interno dell’ano; vie respiratorie, dalla trachea ai condotti<br />

alveolari; apparati urinario e genitale);<br />

nella parete dei vasi arteriosi, venosi, e linfatici maggiori;<br />

nella parete di grossi dotti ghiandolari;<br />

formano i muscoli dell’iride e del corpo ciliare.


Il tessuto nervoso<br />

È formato da NEURONI e da CELLULE GLIALI<br />

CELLULE GLIALI:<br />

ASTROCITI FIBROSI<br />

ASTROCITI PROTOPLASMATICI (S.N.C)<br />

CELLULE EPENDIMALI (S.N.C.)<br />

CELLULE DELLA MICROGLIA (S.N.C.)<br />

OLIGODENDROCITI (S.N.C.)<br />

CELLULE DI SCHWANN (S.N.P.)<br />

CELLULE SATELLITI (S.N.P.)


Proprietà dei neuroni<br />

I neuroni sono <strong>cellule</strong> particolarmente differenziate ai fini di generare, condurre e<br />

trasmettere l’impulso nervoso, cioè una variazione del potenziale di membrana<br />

(DEPOLARIZZAZIONE) che si genera a seguito di stimolazione (stimoli di natura<br />

chimica o fisica) del neurone.<br />

I neuroni hanno le seguenti proprietà caratterizzanti:<br />

ECCITABILITÀ<br />

CONDUCIBILITÀ<br />

TRASMISSIBILITÀ<br />

MEMORIZZAZIONE


Rappresentazione schematica dell’insorgenza del<br />

potenziale d’azione<br />

+ + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + +<br />

-------------------------------------<br />

-72 mV<br />

-------------------------------------<br />

+ + ++ + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + +<br />

DEPOLARIZZAZIONE (ENTRA Na + )<br />

-----------------+ + + + + + + + + + + + + +<br />

+ + + + + + + + + + + + + ------------------<br />

+ 30 mV<br />

-72 mV<br />

+ + + + + + + + + + + + -------------------<br />

-----------------+ + + + + + + + + + + + + +<br />

+ + + + + + + + + + + + -------------------<br />

-----------------+ + + + + + + + + + + + + +<br />

-72 mV<br />

RIPOLARIZZAZIONE (ESCE K + )<br />

+ 30 mV<br />

-----------------+ + + + + + + + + + + + + +<br />

+ + + + + + + + + + + + + ------------------


Sinapsi e giunzioni cito-neurali<br />

Le sinapsi sono i dispositivi di collegamento fra i neuroni. Tramite esse si<br />

formano dei circuiti (catene), più o meno complesse, di neuroni.<br />

Le giunzioni cito-neurali sono i dispositivi di collegamento tra un neurone ed<br />

una cellula non neuronale (muscolare, epiteliale).<br />

Tuttavia il meccanismo di trasmissione dell’impulso nervoso (potenziale d’azione)<br />

è molto simile a livello delle sinapsi e delle giunzioni cito-neurali.


I neuromediatori (neurotrasmettitori)<br />

Dal punto di vista chimico possono essere:<br />

AMINE:<br />

SEROTONINA<br />

ISTAMINA<br />

DOPAMINA<br />

AMINO ACIDI:<br />

NORADRENALINA<br />

GLICINA<br />

ACIDO ASPARTICO<br />

ACIDO GLUTAMMICO


ACETILCOLINA<br />

ACIDO γ-AMINO BUTIRRICO (GABA)<br />

PICCOLE PROTEINE (PEPTIDI)<br />

A livello di una sinapsi possono essere presenti e liberati uno o più<br />

neuromediatori.


Cellule della glia<br />

Queste <strong>cellule</strong> svolgono molteplici funzioni che dipendono dal tipo cellulare.<br />

ASTROCITI: recuperano il K + fuoriuscito dai neuroni; recuperano parte dei<br />

neutrasmettitori a livello delle sinapsi; costituiscono la barriera emato-<br />

encefalica a livello del S.N.C..<br />

OLIGODENDROCITI: costituiscono la guaina mielinica delle fibre nervose<br />

(assoni) del S.N.C.<br />

CELLULE EPENDIMALI: rivestono le cavità interne del S.N.C. ed intervengono<br />

nella produzione del liquido cefalo-rachidiano.


CELLULE DELLA MICROGLIA: sono <strong>cellule</strong> con capacità fagocitarie ed in<br />

grado di muoversi. Sono simili ai macrofagi e si attivano in seguito a traumi,<br />

infiammazioni o malattie degenerative del S.N.C.<br />

CELLULE DI SCHWANN: costituiscono la guaina mielinica delle fibre nervose<br />

(assoni) del S.N.P.<br />

CELLULE SATELLITI: sono presenti nei gangli del Sistema Nervoso Autonomo<br />

(S.N.P.)


Il sistema nervoso centrale (S.N.C.) e’ formato dall’encefalo e dal midollo<br />

spinale.<br />

Il sistema nervoso periferico (S.N.P.) e’ formato dai nervi periferici e dai gangli<br />

(spinali e del sistema nervoso viscerale) che sono raggruppamenti di neuroni<br />

posti al di fuori del S.N.C.<br />

Nel S.N.C. gli assoni formano i fasci della sostanza bianca. Nel S.N.P. gli assoni<br />

formano i nervi periferici.


SOSTANZA GRIGIA DEL S.N.C.<br />

È costituita dai corpi dei neuroni, dai dendriti, dalle parti iniziali e finali di<br />

assoni, da <strong>cellule</strong> gliali (astrociti, oligodendrociti, <strong>cellule</strong> della microglia), vasi<br />

sanguigni.<br />

SOSTANZA BIANCA DEL S.N.C.<br />

È costituita da assoni, da oligodendrociti, da vasi sanguigni.


Organi, sistemi, apparati del corpo umano<br />

Per organo si intende una parte del ns. corpo di forma definita, separabile e<br />

costituita da vari tessuti. Gli organi sono raggruppati in sistemi o apparati.<br />

Il sistema è un insieme di organi che sono omogenei per struttura, funzione<br />

ed origine embriologica (esempio: sistema nervoso centrale o S.N.C.).<br />

L’apparato è un insieme di organi che sono diversi per funzione, struttura e<br />

per origine embriologica, ma che lavorano insieme per svolgere una o più<br />

funzioni in comune (apparato digerente).


Gli organi del corpo umano<br />

Gli organi del nostro corpo si dividono in organi cavi (esempio: stomaco,<br />

vescica urinaria) ed organi pieni o parenchimatosi (esempio: fegato, rene).<br />

Inoltre gli organi possono essere pari (ne abbiamo due, tipo i polmoni) od<br />

impari (ne abbiamo uno solo, tipo il cuore).<br />

La parete degli organi cavi ha una struttura tipica detta a tonache (strati)<br />

sovrapposte. Partendo dall’interno e procedendo verso l’esterno si trovano:<br />

1. TONACA MUCOSA, costituita sempre da un epitelio di<br />

rivestimento, una membrana basale ed una lamina propria (t.c. lasso).


2. TONACA SOTTOMUCOSA, costituita da t.c. lasso.<br />

3. TONACA MUSCOLARE, costituita da tessuto muscolare liscio.<br />

4. TONACA AVVENTIZIA (T.C. LASSO) O TONACA SIEROSA<br />

(formata da uno strato di <strong>cellule</strong> appiattite, dette mesoteliali, e da un sottile<br />

strato di t.c. lasso). Esempi di tonache sierose sono: il pericardio (cuore), il<br />

peritoneo (app. digerente), le pleure (polmoni).


Sono esempi di organi cavi particolari.<br />

Cuore e vasi sanguigni<br />

La parete del cuore e’ formata da 3 strati (dall’interno all’esterno):<br />

1. ENDOCARDIO (formato da uno strato di <strong>cellule</strong> molto appiattite, una<br />

membrana basale ed un sottilissimo strato di t.c. lasso).<br />

2. MIOCARDIO (formato da t. muscolare miocardico)<br />

3. EPICARDIO (è una parte del pericardio, che e’ una tonaca sierosa).


I vasi sanguigni di maggiori dimensioni (arterie, vene) hanno la parete formata da tre<br />

tonache (dall’interno all’esterno):<br />

1. TONACA INTIMA, costituita da uno strato di <strong>cellule</strong> appiattite (<strong>cellule</strong><br />

endoteliali), una membrana basale ed un sottilissimo strato di t.c. lasso.<br />

2. TONACA MEDIA, la cui struttura cambia a seconda del tipo di vaso<br />

sanguigno. Pertanto la tonaca media è quella che più caratterizza e permette di<br />

distinguere i vari tipi di vasi sanguigni.<br />

3. TONACA AVVENTIZIA, costituita da t.c. lasso.


TIPI DI ARTERIE<br />

• Grosse arterie o arterie di tipo elastico,<br />

con diametro > 7 mm (aorta, arteria<br />

carotide comune, arterie renali)<br />

• Arterie di medio e piccolo calibro o<br />

arterie muscolari, con diametro<br />

compreso fra 0,5 e 7 mm (arterie<br />

coronarie)<br />

• Arteriole, con calibro inferiore a 0,5 mm


I capillari<br />

Sono i vasi sanguigni di calibro minore (4-40 μm). I capillari di calibro maggiore<br />

sono detti sinusoidi e di solito hanno un decorso ondulato (fegato, gh. endocrine).<br />

La loro parete e’ molto sottile per facilitare gli scambi metabolici con i tessuti.<br />

Essa è formata da uno strato di <strong>cellule</strong> endoteliali molto appiattite che<br />

appoggiano sopra ad una membrana basale. Alle volte la membrana basale può<br />

presentare delle interruzioni. All’esterno della membrana basale possono essere<br />

presenti altre <strong>cellule</strong> dette periciti.


Distinguiamo tre tipi di capillari:<br />

1. Continui, con un rivestimento ininterrotto di <strong>cellule</strong> endoteliali.<br />

2. Fenestrati, con <strong>cellule</strong> endoteliali il cui citoplasma presenta grandi<br />

pori (fenestrazioni). Sono tipici dei glomeruli renali.<br />

3. Discontinui, in cui esistono discontinuità fra una cellula endoteliale<br />

e l’altra. In questi capillari la membrana basale è assente o presenta delle<br />

interruzioni.<br />

I sinusoidi sono i capillari col diametro maggiore e di solito sono fenestrati e/o<br />

discontinui (ad esempio nel fegato).


VENE<br />

• Ai capillari fanno seguito le venule<br />

post-capillari (eccezione: nei<br />

corpuscoli renali ai capillari fanno<br />

seguito altre arteriole)<br />

• Seguono poi vene di piccolo-medio<br />

calibro ed infine le grandi vene


Organi pieni<br />

Gli organi pieni o parenchimatosi (esempio: pancreas) sono circondati da una<br />

capsula di tessuto connettivo fibrillare denso.<br />

Da questa capsula nascono dei setti che si dirigono in profondità suddividendo<br />

l’organo in parti più piccole (lobi e lobuli). Tali setti costituiscono una specie di<br />

impalcatura dell’organo.<br />

Gli organi pieni di solito presentano sulla loro superficie una zona detta ilo che<br />

rappresenta il punto in cui i vasi sanguigni entrano (arteria) o escono (vena)<br />

dall’organo stesso. Inoltre a livello dell’ilo esce il condotto (dotto) escretore<br />

dell’organo, se questo e’ una ghiandola esocrina. Nell’ilo entrano anche i nervi<br />

ed escono i vasi linfatici. I vasi sanguigni si ramificano decorrendo nei setti<br />

connettivali, che contengono anche le radici del condotto escretore.


Fra i setti sono presenti le <strong>cellule</strong> che formano il parenchima dell’organo. Si tratta<br />

per lo piu’ di <strong>cellule</strong> di natura epiteliale o linfoide. Fra le <strong>cellule</strong> sono presenti<br />

fibre reticolari che formano un’ulteriore impalcatura.<br />

Schema di un organo pieno con<br />

organizzazione in lobi e lobuli.<br />

1, dotto escretore;<br />

2, vasi sanguiferi;<br />

3, capsula;<br />

4, lobulo;<br />

5, ilo;<br />

6, lobo;<br />

7, setto interlobulare (parte dello<br />

stroma)<br />

8, parenchima.


Le articolazioni sono quei dispositivi che, unendo le ossa, formano lo<br />

scheletro.<br />

Le articolazioni si dividono in:<br />

ARTICOLAZIONI FISSE O SINARTROSI<br />

ARTICOLAZIONI SEMI-MOBILI O ANFIARTROSI (SINFISI)<br />

ARTICOLAZIONI MOBILI O DIARTROSI<br />

-Le sinartrosi (articolazioni per continuità) vengono classificate in base al tipo di<br />

tessuto che unisce la ossa:<br />

Le articolazioni<br />

SUTURE O SINDESMOSI: T. CONNETTIVO DENSO<br />

SINOSTOSI: TESSUTO OSSEO<br />

SINCONDROSI: CARTILAGINE IALINA


-Nelle sinfisi il tessuto presente tra le due ossa e’ cartilagine fibrosa.<br />

-Le diartrosi sono articolazioni per contiguità che si classificano in base alla forma<br />

delle superfici articolari.<br />

Tutte le diartrosi presentano delle caratteristiche comuni:<br />

CAPSULA ARTICOLARE<br />

LEGAMENTI<br />

CAVITA’ ARTICOLARE<br />

CARTILAGINE ARTICOLARE<br />

MEMBRANA SINOVIALE<br />

LIQUIDO SINOVIALE<br />

IN ALCUNE DIARTROSI SONO PRESENTI MENISCHI O CERCINI ARTICOLARI.


1. ARTRODIA<br />

2. ENARTROSI<br />

3. CONDILOARTROSI<br />

4. ARTICOLAZIONE A SELLA<br />

5. GINGLIMO ANGOLARE<br />

6. GINGLIMO LATERALE<br />

Tipi di diartrosi


LA COLONNA VERTEBRALE<br />

• E’ formata dalla sovrapposizione di 32-<br />

34 ossa brevi o corte, le vertebre:<br />

• 7 vertebre cervicali<br />

• 12 vertebre toraciche<br />

• 5 vertebre lombari<br />

• 5 vertebre sacrali<br />

• 3-5 vertebre coccigee


IL DIAFRAMMA<br />

E’ il principale muscolo inspiratorio. Ha la forma di<br />

una doppia cupola con concavità inferiore. La parte<br />

centrale piatta è il centro frenico (tendineo).<br />

Presenta due facce: una superiore (toracica),una<br />

inferiore (addominale). Quando si contrae, il<br />

diaframma si appiattisce, causando un aumento di<br />

volume della cavità toracica. Contemporaneamente il<br />

volume della cavità addominale diminuisce e la<br />

pressione intraddominale aumenta. Pertanto il<br />

diaframma si contrae anche in tutte quelle condizioni<br />

in cui è necessario un aumento della pressione<br />

intraddominale (parto, vomito, minzione,<br />

defecazione)


IL DIAFRAMMA PELVICO<br />

Il diaframma pelvico è un insieme di muscoli e<br />

strutture connettivali che chiudono<br />

inferiormente la piccola pelvi, creando un<br />

pavimento che ha la forma di un imbuto. Il<br />

principale di questi muscoli è il muscolo<br />

elevatore dell’ano. Nella parte anteriore ed<br />

inferiore, il diaframma pelvico è rinforzato dal<br />

trigono uro-genitale. Il diaframma pelvico ed<br />

il trigono uro-genitale sono attraversati<br />

nell’uomo dall’uretra e dall’intestino retto;<br />

nella donna, a queste strutture bisogna<br />

aggiungere la vagina.


Apparato cardiovascolare<br />

È formato da un organo centrale, il cuore, e da numerosi canali ramificati, i vasi<br />

sanguiferi o sanguigni, nei quali circola il sangue.<br />

I vasi sanguiferi si dividono in arterie, vene e capillari.<br />

Il cuore è un organo cavo diviso in due metà (destra e sinistra) non<br />

comunicanti tra loro. Ogni metà è formata da due cavità sovrapposte e<br />

comunicanti fra loro: atrio, superiormente, e ventricolo, inferiormente.<br />

Il cuore è situato nella cavità toracica, precisamente nel mediastino anteriore,<br />

fra i due polmoni, sopra il diaframma. È per i 2/3 spostato a sinistra. È<br />

contenuto in un sacco connettivale, il pericardio fibroso, rivestito internamente<br />

da una membrana sierosa, il pericardio sieroso.


L’apparato circolatorio è suddiviso in due grandi settori:<br />

Grande circolazione, o circolazione sistemica. Ha inizio dal ventricolo sinistro<br />

del cuore con l’arteria aorta, che mediante le sue numerose ramificazioni e la formazione di<br />

capillari sanguiferi, distribuisce il sangue arterioso all’intero organismo. La grande circolazione<br />

termina nell’atrio destro dove sboccano la vena cava inferiore, la vena cava superiore e il<br />

seno coronario. Nella grande circolazione le arterie contengono sangue ricco di O 2 , le vene<br />

sangue ricco di CO 2 .<br />

Piccola circolazione, o circolazione polmonare. Ha inizio dal ventricolo destro<br />

del cuore con l’arteria polmonare che, biforcandosi in un ramo destro ed uno sinistro, porta<br />

sangue venoso ai polmoni. All’interno di questi il sangue venoso perde CO 2 ed acquista O 2 .<br />

La piccola circolazione termina nell’atrio sinistro dove confluiscono le vene polmonari. La<br />

piccola circolazione è pertanto caratterizzata da sangue povero di O 2 nelle arterie e da<br />

sangue ricco di O 2 nelle vene.


IL PERICARDIO<br />

Il pericardio è un sacco che avvolge il cuore.<br />

Esternamente troviamo il pericardio fibroso, costituito<br />

da t.c. fbrillare denso. Il pericardio fibroso è ancorato al<br />

centro frenico del diaframma, alla faccia posteriore dello<br />

sterno e si continua con la tonaca avventizia dei grossi<br />

vasi (arterie e vene) che nascono dal o terminano nel<br />

cuore.<br />

Più all’interno vi è il pericardio sieroso, formato da 2<br />

foglietti che si continuano uno coll’altro: il più interno dei<br />

due (foglietto viscerale) è detto anche epicardio; il più<br />

esterno è detto foglietto parietale del pericardio<br />

sieroso. Fra questi due foglietti è presente una<br />

cavità, detta cavità pericardica, che contiene una<br />

piccolissima quantità di liquido, il liquido pericardico.


IL CUORE<br />

• L’asse maggiore del cuore (12 cm.) è diretto<br />

dall’alto verso il basso, dall’indietro in avanti<br />

e da destra a sinistra<br />

• L’asse trasversale misura circa 9 cm.<br />

• L’asse antero-posteriore circa 6 cm.<br />

• Il peso del cuore è compreso fra 250 e 300<br />

g. circa (maggiore nell’uomo rispetto alla<br />

donna)


Scheletro fibroso del cuore<br />

È composto da tessuto connettivo denso e si trova sul piano valvolare del<br />

cuore, interposto fra atri e ventricoli.<br />

Ha 3 principali funzioni:<br />

SERVE PER SOSTENERE LE VALVOLE DEL CUORE.<br />

SERVE COME PUNTO DI AGGANCIO PER IL MIOCARDIO COMUNE<br />

DEGLI ATRI E DEI VENTRICOLI.<br />

SERVE PER ISOLARE ELETTRICAMENTE ATRI E VENTRICOLI, IN<br />

MANIERA TALE CHE L’IMPULSO PER LA CONTRAZIONE DEL CUORE<br />

PUÒ PASSARE DAGLI ATRI AI VENTRICOLI SOLO TRAMITE IL<br />

FASCIO ATRIO-VENTRICOLARE COMUNE DI HIS.


Sistema di conduzione (degli stimoli per la<br />

contrazione) del cuore<br />

È costituito da miocardio specifico, cioè da <strong>cellule</strong> che hanno perso la funzione<br />

contrattile ma che si sono specializzate nella genesi e nella conduzione ad alta<br />

velocità lungo direttrici specifiche dello stimolo elettrico che serve a far<br />

contrarre il miocardio comune.<br />

Distinguiamo un sistema SENO-ATRIALE ed un sistema ATRIO-VENTRICOLARE.<br />

1. SISTEMA SENO ATRIALE<br />

Comprende il nodo SENO-ATRIALE, localizzato nella parete dell’atrio destro,<br />

vicino allo sbocco della vena cava superiore. In questo nodo sono presenti le<br />

<strong>cellule</strong> P (= PALLIDE) che sono le <strong>cellule</strong> SEGNAPASSI (PACEMAKER) del<br />

cuore, poiché si eccitano (depolarizzano) 60/70 volte al minuto (a riposo) e danno<br />

così origine allo stimolo per la contrazione del miocardio comune.


Comprende:<br />

2. SISTEMA ATRIO VENTRICOLARE<br />

Il NODO ATRIO-VENTRICOLARE, localizzato nel versante destro del setto<br />

interatriale sopra alla zona di impianto del margine aderente della cuspide mediale<br />

della valvola tricuspide. In questo nodo presenti <strong>cellule</strong> dette di transizione, il cui<br />

compito è quello di rallentare la conduzione dello stimolo elettrico in modo tale<br />

che gli atri completino di contrarsi prima che inizi la contrazione dei ventricoli.<br />

Il FASCIO ATRIO-VENTRICOLARE COMUNE DI HIS (lungo circa 1 cm),<br />

formato dalle <strong>cellule</strong> del Purkinje, che scavalca lo scheletro fibroso del cuore.<br />

Le BRANCHE DESTRA E SINISTRA che portano lo stimolo al rispettivo<br />

ventricolo.<br />

La RETE SUB-ENDOCARDICA DI PURKINJE che trasmette lo stimolo al<br />

miocardio comune dei ventricoli.


PARTICOLARITA’ DELLA<br />

CIRCOLAZIONE FETALE (I)<br />

• Il sangue ossigenato giunge al feto dalla<br />

placenta materna tramite la vena ombelicale<br />

• La vena ombelicale confluisce nella vena cava<br />

inferiore<br />

• I due atri comunicano tramite il foro ovale<br />

• I polmoni non funzionano e la pressione<br />

sanguigna nel circolo polmonare è molto alta<br />

• Pertanto il sangue dall’atrio destro passa quasi<br />

tutto nell’atrio sinistro


PARTICOLARITA’ DELLA<br />

CIRCOLAZIONE FETALE (II)<br />

• Inoltre, parte del sangue che transita<br />

nell’arteria polmonare viene deviato nell’aorta<br />

tramite il dotto arterioso<br />

• Il sangue ritorna alla placenta per riossigenarsi<br />

tramite le arterie ombelicali, rami delle arterie<br />

iliache interne


Apparato respiratorio<br />

È composto dai polmoni e dalle vie aeree.<br />

Le vie aeree si distinguono in superiori (cavità nasali e faringe) ed inferiori<br />

(laringe, trachea, bronchi).


Funzioni dell’apparato respiratorio<br />

Scambi gassosi (O 2 /CO 2 ) fra aria e sangue.<br />

Regolazione del pH ematico<br />

Fonazione (emissione suoni)<br />

Olfatto


LA FARINGE<br />

La faringe è un organo impari e cavo che si<br />

estende dalla base del cranio fino all’altezza della<br />

6° vertebra cervicale. Si trova nel collo,<br />

anteriormente alle vertebre cervicali.<br />

Procedendo dall’alto in basso si divide in:<br />

-Rinofaringe: fa parte solo dell’app. respiratorio<br />

-Orofaringe: fa parte dell’app. respiratorio e di<br />

quello digerente<br />

-Laringofaringe: fa parte dell’app. respiratorio e<br />

di quello digerente


LA LARINGE<br />

E’ un organo impari e cavo che serve per la<br />

fonazione, ovvero la produzione di suoni. E’ situata<br />

nella parte anteriore del collo e ha la forma di una<br />

piramide tronca rovesciata. Fa parte dell’app.<br />

respiratorio. In alto comunica con la laringofaringe, in<br />

basso si continua con la trachea. La laringe ha uno<br />

scheletro cartilagineo (cart. ialina). Le cartilagini<br />

sono unite da legamenti e possono muoversi in<br />

quanto unite da piccole articolazioni mobili. I<br />

movimenti sono permesse da muscoli scheletrici che<br />

sono sotto il controllo della volontà. La laringe è<br />

rivestita internamente da una tonaca mucosa con<br />

epitelio respiratorio.


LA TRACHEA<br />

E’ un organo impari e cavo, situato in parte nel<br />

collo e in parte nel mediastino. Ha la forma di<br />

un tubo che si estende dalla 6° vertebra<br />

cervicale alla 4° vertebra toracica, dove si<br />

biforca dando origine ai 2 bronchi principali.<br />

Ha uno scheletro cartilagineo, formato da 15-20<br />

anelli incompleti di cartilagine ialina. La parte<br />

posteriore (floscia) è detta parte membranacea<br />

della trachea.<br />

Le tonache della parete della trachea sono: t.<br />

mucosa, t. sottomucosa, t. muscolare (presente<br />

solo posteriormente), t. avventizia.


I POLMONI<br />

I polmoni sono organi pieni e pari situati nella cavità<br />

toracica. Hanno la forma di un cono molto appiattito in<br />

senso latero-mediale. Pertanto mostrano: un apice,<br />

una base (concava, che si appoggia sul diaframma),<br />

una faccia costale o laterale, una faccia<br />

mediastinica o mediale, un margine anteriore ed un<br />

margine posteriore. Il polmone destro ha un volume<br />

superiore al sinistro ed è diviso in 3 lobi, separati da 2<br />

scissure. Il sinistro ha 2 lobi separati da 1 scissura.<br />

Ogni lobo è poi suddiviso in centinaia di parti più<br />

piccole, dette lobuli, che hanno la forma di piramidi<br />

tronche.


STRUTTURA DI BRONCHI E BRONCHIOLI<br />

I bronchi principali e lobari hanno una struttura<br />

analoga a quella della trachea. Nei bronchi zonali<br />

(segmentari) gli anelli cartilaginei si trasformano<br />

in placche. Nei bronchioli le placche<br />

scompaiono. Nel contempo aumenta il tessuto<br />

muscolare liscio ed elastico presente nella<br />

parete e questo fatto impedisce il collasso della<br />

parete dei bronchioli. Nei bronchioli scompare la<br />

sottomucosa e l’epitelio di rivestimento si<br />

trasforma da pseudostratificato a<br />

batiprismatico (ciliato) e poi a isoprismatico.


Alveoli polmonari<br />

Sono delle cavità a forma di sacchetto che cominciano ad apparire a livello dei<br />

bronchioli respiratori.<br />

Sono rivestiti internamente da un epitelio pavimentoso semplice (molto sottile)<br />

formato da due tipi di <strong>cellule</strong>:<br />

pneumociti di tipo I (più numerosi e più piccoli)<br />

pneumociti di tipo II meno numerosi e più grandi. Sintetizzano e<br />

secernono all’interno dell’alveolo un materiale detto surfactante polmonare.<br />

Tale materiale è ricco di fosfolipidi (in particolare fosfatidicolina), si stratifica<br />

sulla superficie interna dell’alveolo e agisce da tensioattivo, ovvero abbassa la<br />

tensione superficiale. In questa maniera l’alveolo non collassa troppo durante<br />

l’espirazione né si dilata eccessivamente durante l’inspirazione.


All’interno degli alveoli troviamo anche dei macrofagi, la cui funzione è quella di<br />

fagocitare le particelle solide, inalate con l’aria, giunte fino agli alveoli.<br />

Nel connettivo presente fra gli alveoli polmonari troviamo moltissimi capillari<br />

sanguigni, con diametro di 5-6 µm.<br />

Tali capillari derivano dai due rami dell’arteria polmonare (destro e sinistro). Da<br />

tali capillari prenderanno origine le vene polmonari (due per ogni polmone).


L’apparato digerente<br />

L’apparato digerente è costituito da una serie di organi cavi posti in continuità fra<br />

di loro che formano il tubo digerente o canale alimentare.<br />

Ha inizio con l’apertura della cavità orale e termina con l’orifizio anale.<br />

Il tragitto misura complessivamente circa 9 metri.<br />

All’apparato digerente sono annesse delle ghiandole extramurali (organi pieni)<br />

quali le ghiandole salivari maggiori, il fegato ed il pancreas.<br />

Inoltre l’apparato digerente contiene moltissime ghiandole intramurali,<br />

localizzate cioè nello spessore delle pareti dei vari organi. Queste ghiandole sono<br />

presenti nella lamina propria della mucosa o nella sottomucosa. Infine vi sono<br />

ghiandole intraepiteliali (gh. caliciformi mucipare).


Funzioni dell’apparato digerente<br />

ASSUNZIONE DALL’ESTERNO DI ACQUA E CIBO<br />

TRITURAZIONE DEL CIBO (MASTICAZIONE)<br />

SCOMPOSIZIONE DEGLI ALIMENTI IN MOLECOLE<br />

ASSORBIBILI (DIGESTIONE)<br />

ASSORBIMENTO DELLE MOLECOLE TRAMITE LA<br />

CIRCOLAZIONE SANGUIGNA E LINFATICA<br />

ELIMINAZIONE DEI RESIDUI ALL’ESTERNO


LA LINGUA<br />

La lingua è un organo muscolo-mucoso che<br />

occupa quasi interamente la cavità orale<br />

propriamente detta. E’ costituita da una radice<br />

e da un corpo. Presenta una faccia<br />

superiore, una inferiore e un apice. La<br />

superficie superiore della lingua non è liscia,<br />

ma presenta dei piccoli rilievi detti papille<br />

linguali (p. filiformi, p. fungiformi, p. vallate). La<br />

lingua è rivestita da una tonaca mucosa con un<br />

epitelio pavimentoso composto. In<br />

profondità è forma da muscoli scheletrici<br />

(intrinseci ed estrinseci) e da una specie di<br />

scheletro fibroso (t. connettivo denso).


LA SALIVA<br />

-E’ prodotta dalle ghiandole salivari minori e maggiori.<br />

-Ogni giorno produciamo fino a 1 litro e ½ di saliva.<br />

-La saliva è composta soprattutto di acqua, e contiene ioni,<br />

proteine (alfa-amilasi, un enzima che inizia la digestione<br />

dei carboidrati; immunoglobuline; lisozima), glicoproteine.<br />

-Esistono due tipi di saliva: sierosa (fluida) e mucosa<br />

(vischiosa).<br />

-Funzioni della saliva: mantiene umida la mucosa della cavità<br />

orale, contribuisce alla formazione del bolo alimentare,<br />

solubilizza le molecole dei cibi affinchè stimolino l’organo<br />

del gusto, ci protegge da microrganismi dannosi (funzione<br />

antibatterica).


Epitelio<br />

Organizzazione dell’apparato gastrointestinale<br />

TONACA MUCOSA<br />

Cavità orale – Faringe – Esofago – parte inf. del Retto epit. PAVIMENTOSO COMPOSTO<br />

Stomaco e intestino epit. CILINDRICO SEMPLICE.<br />

Lamina propria<br />

Connettivo denso ricco di fibre elastiche contenente ammassi di tessuto linfatico (MALT) deputato<br />

all’immunità locale. Può contenere ghiandole.<br />

Muscolaris mucosae<br />

Presente dall’esofago in poi. Favorisce l’emissione del secreto delle ghiandole presenti nella lamina<br />

propria e l’assorbimento da parte delle <strong>cellule</strong> epiteliali.<br />

TONACA SOTTOMUCOSA<br />

Connettivo lasso. Ricca di vasi sanguigni, linfatici e nervi. Permette lo scorrimento delle tonache<br />

mucosa e muscolare una sull’altra. Può contenere ghiandole.


TONACA MUSCOLARE<br />

Cavità orale – Faringe – parte sup. dell’Esofago – Orifizio anale MUSCOLATURA STRIATA<br />

Dal tratto inf. dell’esofago all’ano MUSCOLATURA LISCIA, disposta solitamente in due<br />

strati:<br />

- circolare interno<br />

- longitudinale esterno<br />

L’attività antagonista di questi due strati differentemente orientati determina ONDE<br />

PERISTALTICHE (progressione del contenuto nel lume) e MOVIMENTI PERISTOLICI<br />

(adattamento del volume del viscere al contenuto).<br />

TONACA AVVENTIZIA O<br />

SIEROSA<br />

Connettivo denso. Riveste la faringe e la porzione sopradiaframmatica dell’esofago.<br />

Al di sotto del diaframma (in cavità addominale) è rivestita da una tonaca sierosa (o peritoneo<br />

viscerale) costituita da epitelio pavimentoso semplice + membrana basale (mesotelio).<br />

•Nelle tonache SOTTOMUSOSA e MUSCOLARE si trovano terminazioni nervose del sistema<br />

nervoso autonomo che formano plessi deputati al controllo di secrezione ghiandolare<br />

contrazione muscolatura<br />

liscia


ESOFAGO<br />

L’esofago è un organo impari e cavo. Collega la<br />

laringofaringe con lo stomaco. Si estende dalla 6°<br />

vertebra cervicale alla 1° vertebra lombare. E’ situato<br />

nel collo, nel mediastino e per un piccolo tratto nella<br />

cavità addominale, nella quale penetra tramite l’orifizio<br />

esofageo del diaframma. E’ lungo circa 25 cm.<br />

Anteriormente è in rapporto con la trachea e poi con il<br />

cuore, posteriormente con la colonna vertebrale.<br />

La parete dell’esofago ha una struttura a tonache<br />

sovrapposte (mucosa, sottomucosa, muscolare,<br />

avventizia).


Lo stomaco svolge fondamentalmente le funzioni di:<br />

accumulo e trasformazione meccanica del cibo ingerito<br />

rottura dei legami chimici per azione di acidi ed enzimi<br />

scarsi fenomeni di assorbimento<br />

Il rimescolamento delle sostanze ingerite con il succo gastrico secreto dalla<br />

ghiandole gastriche produce una zuppa viscosa definita chimo.<br />

PARTI DELLO STOMACO:<br />

CARDIAS<br />

FONDO<br />

CORPO<br />

Stomaco<br />

REGIONE PILORICA<br />

-ANTRO PILORICO<br />

-CANALE PILORICO


La parete dello stomaco è formata da 4 tonache: mucosa, sottomucosa, muscolare,<br />

sierosa<br />

Lo stomaco e’ rivestito internamente da un epitelio di tipo batiprismatico<br />

(cilindrico) semplice.<br />

Le <strong>cellule</strong> che compongono questo epitelio hanno una importante particolarità:<br />

producono e secernono grandi quantità di muco che si stratifica sulla superficie<br />

interna dello stomaco. Questo muco ha il compito di proteggere la parete dello<br />

stomaco dall’azione corrosiva del succo gastrico (pH: 1-2). Si tratta<br />

pertanto di un epitelio di rivestimento che è secernente.


Cellule delle ghiandole gastriche<br />

Cellule mucose del colletto: producono muco<br />

Cellule principali: producono pepsinogeno, un enzima proteolitico inattivo che<br />

si attiva (pepsina) grazie al pH acido (1-2) dell’ambiente gastrico. producono<br />

anche rennina , un enzima che, nel lattante, e’ importante per la digestione del latte.<br />

Cellule parietali: producono HCl e il fattore intrinseco, una proteina che serve per<br />

l’assorbimento della vitamina B12 (importante per la produzione di eritrociti). Tale<br />

assorbimento ha luogo nell’intestino.<br />

Cellule del sistema endocrino gastro-enterico: producono vari ormoni.<br />

Cellule staminali: con funzione di rimpiazzo.


Ormoni secreti dalle <strong>cellule</strong> del sistema endocrino<br />

gastroenterico localizzate nelle ghiandole gastriche<br />

SEROTONINA: stimola la contrazione della muscolature liscia dello stomaco<br />

GASTRINA: stimola la secrezione del succo gastrico<br />

GRELINA: agisce a livello dell’ipotalamo (parte del S.N.C.) e ci fa venire fame


1. DUODENO (circa 25-30 cm). Si estende dal piloro alla flessura duodeno-<br />

digiunale<br />

PARTI DEL DUODENO<br />

SUPERIORE (BULBO DUODENALE)<br />

DISCENDENTE<br />

ORIZZONTALE<br />

ASCENDENTE<br />

2. INTESTINO TENUE MESENTERIALE (6-7 m). Si estende dalla flessura<br />

duodeno-digiunale alla valvola ileo-cecale<br />

PARTI DELL’INTESTINO TENUE MESENTERIALE<br />

DIGIUNO (2/3)<br />

ILEO (1/3)<br />

Intestino Tenue


FUNZIONI DELL’INTESTINO TENUE<br />

Nell’intestino tenue vengono<br />

COMPLETATI I PROCESSI<br />

DIGESTIVI iniziati nella CAVITÀ<br />

ORALE e proseguiti nello<br />

STOMACO<br />

Al termine della digestione avviene<br />

l’ASSORBIMENTO dei materiali<br />

digeriti (enorme superficie<br />

assorbente, data non tanto dalla<br />

lunghezza quanto dai diversi ordini di<br />

rilievi: pieghe circolari, villi, microvilli).


Papille duodenali<br />

Sono dei rilievi presenti sulla superficie mediale interna della parte discendente del<br />

duodeno.<br />

1. PAPILLA DUODENALE MAGGIORE (inferiore): vi sboccano il dotto coledoco<br />

(porta la bile dalla colecisti) ed il dotto pancreatico principale (porta la maggior parte<br />

del secreto esocrino del pancreas).<br />

2. PAPILLA DUODENALE MINORE (superiore): vi sbocca il dotto pancreatico<br />

accessorio (che porta una piccola parte del secreto esocrino del pancreas).


Strutture che aumentano la superficie interna<br />

dell’intestino tenue<br />

PIEGHE CIRCOLARI (formate da mucosa e sottomucosa), visibili a occhio<br />

nudo.<br />

VILLI INTESTINALI (formati da mucosa), visibili bene con lente di<br />

ingrandimento.<br />

MICROVILLI (espansioni del polo apicale degli enterociti), visibili con<br />

microscopio elettronico.<br />

IN TOTALE LA SUPERFICIE ASSORBENTE DELL’INTESTINO TENUE È<br />

PARI A 100 m 2 .


STRUTTURA PARETE INTESTINO TENUE<br />

Sono presenti 4 strati: mucosa, sottomucosa, muscolare,<br />

avventizia (duodeno) o sierosa (digiuno, ileo).<br />

L’epitelio di rivestimento è batiprismatico semplice con<br />

enterociti, <strong>cellule</strong> caliciformi mucipare, <strong>cellule</strong> del sistema<br />

endocrino gastro-enterico. I fenomeni di assorbimento<br />

avvengono attraverso gli enterociti. L’epitelio dell’intestino<br />

tenue si rinnova totalmente ogni 3-5 giorni.<br />

Nella lamina propria sono presenti ghiandole tubulari<br />

semplici. Nel duodeno vi sono anche ghiandole tubulo-acinose<br />

composte localizzate nella sottomucosa (gh. di Brunner) che<br />

secernono un muco alcalino che contribuisce a neutralizzare il<br />

pH acido del chimo.<br />

Nella lamina propria, specialmente nell’ileo, vi sono ammassi di<br />

tessuto linfoide.


Tratti dell’intestino crasso<br />

INTESTINO CIECO<br />

COLON ASCENDENTE<br />

FLESSURA DESTRA (EPATICA) DEL COLON<br />

COLON TRASVERSO<br />

FLESSURA SINISTRA (SPLENICA) DEL COLON<br />

COLON DISCENDENTE<br />

COLON ILEO-PELVICO (SIGMOIDEO)<br />

RETTO<br />

CANALE ANALE<br />

LUNGHEZZA TOTALE: 1.6 METRI, DALLA<br />

VALVOLA ILEO-CIECALE ALL’ORIFIZO ANALE


FUNZIONI DELL’INTESTINO CRASSO<br />

1. Assorbimento H2O 2. Assorbimento sali minerali<br />

3. Produzione ed assorbimento vitamine<br />

4. Produzione feci


STRUTTURA DELL’INTESTINO CRASSO<br />

La parete presente 4 strati: t. mucosa, t. sottomucosa,<br />

t. muscolare, t. avventizia o sierosa.<br />

La t. mucosa è liscia (senza villi o pieghe circolari) e<br />

presenta un epitelio batiprismatico semplice<br />

costituito da enterociti e <strong>cellule</strong> caliciformi<br />

mucipare.<br />

Nella lamina propria della t. mucosa troviamo molte<br />

ghiandole esocrine di tipo tubulare semplice.<br />

La tonaca muscolare ha la particolarità di presentare 3<br />

ispessimenti dello strato longitudinale (quello più<br />

esterno) detti tenie. Le tenie scompaiono nell’intestino<br />

retto.


IL FEGATO<br />

E’ una grossa ghiandola extramurale annessa<br />

all’apparato digerente. E’ l’organo più pesante del ns.<br />

corpo (1,5 kg), inoltre contiene 0,5 l. di sangue.<br />

Occupa quasi tutto l’ipocondrio dex., parte<br />

dell’epigastrio e dell’ipocondrio sin. Presenta una<br />

faccia antero-sup. (diaframmatica) ed una postero-inf.<br />

(meglio detta viscerale). Presenta anche un margine<br />

anteriore.<br />

La faccia diaframmatica, tramite il diaframma, è in<br />

rapporto con: base del polmone dex. e cuore. La<br />

faccia viscerale è in rapporto con: rene e ghiandola<br />

surrenale dex., colon ascendente e flessura<br />

epatica del colon, stomaco, duodeno.


FACCIA VISCERALE DEL FEGATO<br />

Sulla faccia viscerale del fegato sono presenti tre solchi: due<br />

sagittali (dex. e sin.) ed uno trasversale (ilo del fegato), che<br />

formano una specie di H maiuscola.<br />

FOSSA LEGAMENTO VENOSO<br />

Sin.<br />

FOSSA LEGAMENTO ROTONDO<br />

Post.<br />

ILO<br />

H<br />

Ant.<br />

FOSSA VENA CAVA INF.<br />

FOSSA CISTICA<br />

Dex.


LA FOSSA CISTICA CONTIENE LA COLECISTI O CISTIFELLEA<br />

(SERBATOIO DELLA BILE).<br />

LA FOSSA DELLA VENA CAVA INF. CONTIENE UN BREVE TRATTO<br />

DELLA VENA OMONIMA. SUL FONDO DI QUESTA FOSSA SI APRONO<br />

LE VENE EPATICHE (2-3) CHE SBOCCANO NELLA VENA CAVA INF.<br />

LA FOSSA DEL LEGAMENTO ROTONDO CONTIENE IL LEGAMENTO<br />

OMONIMO, UN RESIDUO DELLA VENA OMBELICALE.<br />

LA FOSSA DEL LEGAMENTO VENOSO CONTIENE IL LEGAMENTO<br />

OMONIMO, RESIDUO DEL DOTTO VENOSO.<br />

ILO DEL FEGATO: ENTRANO L’ARTERIA EPATICA E LA VENA<br />

PORTA. ESCONO I DOTTI EPATICI DEX. E SIN. (TRASPORTANO BILE<br />

IN USCITA DAL FEGATO).


Produzione della bile.<br />

FUNZIONI DEL FEGATO<br />

Deposito di glucosio, Fe, vitamine A, B 12 , D, E, K.<br />

Interconversione di sostanze nutritizie, ad es. quando la dieta non è bilanciata, come<br />

nel caso di eccesso di proteine, nel fegato avviene la scissione degli a.a e tramite complesse<br />

vie enzimatiche si producono ATP, lipidi e glucosio.<br />

Detossificazione di sostanze che possono risultare tossiche, se acculate come alcool,<br />

farmaci e altre sostanze (gli epatociti trasformano l’ammonio, sottoprodotto tossico del<br />

metabolismo degli a.a, in urea che viene poi eliminata dai reni.<br />

Fagocitosi ad opera delle <strong>cellule</strong> di Kuppfer che fagocitano gli eritrociti e i linfociti<br />

deteriorati, i batteri e le sostanze di scarto che entrano nella circolazione epatica.<br />

Sintesi di proteine ad es. le proteine plasmatiche: albumina, fibrinogeno, globuline,<br />

eparina e fattori della coagulazione.


Funzioni digestive e metaboliche<br />

Sintesi e secrezione della bile<br />

Accumulo di glicogeno e di lipidi di riserva<br />

Controllo delle concentrazioni ematiche di glucosio, aminoacidi e acidi grassi<br />

Sintensi e interconversione di sostanze nutritizie (es. transaminazione di aminoacidi, o<br />

conversione di carboidrati in lipidi)<br />

Sintesi e rilascio di colesterolo legato a proteine vettrici<br />

Inattivazione di tossine<br />

Accumulo di riserve di Fe<br />

Accumulo di vitamine liposolubili<br />

Altre funzioni fondamentali<br />

Sintesi di proteine plasmatiche<br />

Sintesi di fattori della coagulazione<br />

Sintesi dell’ angiotensinogeno→controllo pressione sanguigna<br />

Fagocitosi (tramite le <strong>cellule</strong> del Kupffer) degli eritrociti invecchiati<br />

Accumulo di sangue (principale contributo alle riserve venose)<br />

Assorbimento e degradazione di ormoni circolanti (inclusi insulina e adrenalina) e di immunoglobuline<br />

Assorbimento e inattivazione di farmaci<br />

Principali funzioni del fegato


La circolazione epatica<br />

Il fegato, a differenza degli altri organi del nostro organismo, riceve una quota di<br />

sangue arterioso ricco di ossigeno (20% del totale) tramite l’arteria epatica ed una<br />

quota di sangue venoso povero di ossigeno (80% del totale) tramite la vena porta.<br />

La vena porta si forma dalla confluenza di tre vene maggiori (la vena splenica, la<br />

vena mesenterica superiore e la vena mesenterica inferiore) più altre vene<br />

minori (v. gastriche). Nel loro complesso queste vene raccolgono il sangue che<br />

ha circolato attraverso gli organi dell’apparato digerente situati nella cavità<br />

addominale (stomaco, intestino tenue, intestino crasso). Dopo un pasto, quindi, il<br />

sangue convogliato al fegato dalla vena porta è ricco di sostanze nutritizie che<br />

sono state assorbite a livello intestinale (zuccheri, aminoacidi, vitamine).<br />

L’arteria epatica e la vena porta entrano nel fegato attraverso l’ilo epatico. Quindi<br />

cominciano a ramificarsi in vasi arteriosi e venosi di calibro sempre più piccolo.


Dalle arterie e dalle vene interlobulari derivano vasi più piccoli<br />

che entrano nei lobuli epatici e si fondono insieme,<br />

formando così i sinusoidi epatici. Pertanto, il sangue che<br />

circola in senso centripeto nei sinusoidi epatici è un sangue<br />

misto, provenendo in parte dall’arteria epatica ed in misura<br />

maggiore dalla vena porta. I sinusoidi sono capillari con<br />

endotelio fenestrato ed hanno anche discontinuità nel loro<br />

rivestimento endoteliale e nella membrana basale. Tutto ciò<br />

favorisce gli scambi metabolici fra il sangue che circola nei<br />

sinusoidi e gli epatociti. All’interno dei sinusoidi si trovano<br />

anche speciali <strong>cellule</strong> fagicitarie (<strong>cellule</strong> di Kupffer, derivate<br />

dai monociti) che fagocitano e distruggono gli eritrociti<br />

invecchiati e anche eventuali batteri presenti nel sangue.


I sinusoidi di un singolo lobulo epatico confluiscono nella<br />

vena centrolobulare. Le vene centrolobulari dei vari lobuli<br />

confluiscono nelle vene sottolobulari, le quali a loro volta<br />

confluiscono nelle vene epatiche. Le vene epatiche escono dal<br />

fegato tramite la parte posteriore del solco sagittale destro<br />

(fossa della vena cava inferiore) e sboccano dentro la vena<br />

cava inferiore. Pertanto le vene epatiche non escono<br />

dall’ilo del fegato.


STRUTTURA DEL FEGATO<br />

Il fegato è un organo pieno, la cui unità funzionale di base è il<br />

lobulo epatico. I lobuli epatici hanno la forma di piramidi<br />

tronche o di poliedri. Se visti in sezione orizzontale hanno forma<br />

di un poligono (pentagono/esagono).<br />

Al centro del lobulo è presente la vena centrolobulare che si<br />

forma per confluenza dei sinusoidi epatici. Fra i sinusoidi sono<br />

presenti dei cordoni formati da epatociti, le <strong>cellule</strong> tipiche del<br />

fegato.<br />

In alcuni animali i lobuli epatici sono nettamente delimitati da t.<br />

connettivo denso,ma nell’uomo i confini dei lobuli si apprezzano<br />

con difficoltà. Alla periferia dei lobuli, a livello della confluenza<br />

degli spigoli, sono presenti gli spazi porti-biliari, dove troviamo<br />

ramificazioni della vena porta e dell’arteria epatica e un dotto<br />

biliare.


BILE<br />

Costituita da:<br />

Secreta dal polo biliare degli epatociti<br />

e immessa nei capillari biliari<br />

600-1000 ml al giorno<br />

ACQUA<br />

ACIDI BILIARI, dal catabolismo del colesterolo<br />

FOSFOLIPIDI<br />

BILIRUBINA, dal catabolismo dell’emoglobina<br />

ELETTROLITI<br />

PROTEINE (IgA con funzione protettiva)<br />

La bile è prodotta nel fegato: tramite le vie biliari raggiunge il duodeno.<br />

Le vie biliari si dividono in intra-epatiche ed extra-epatiche.


A livello intestinale<br />

A livello sistemico<br />

FUNZIONI DELLA BILE<br />

facilita la digestione dei lipidi<br />

funzioni difensive di superficie – IgA<br />

effetto trofico sulla mucosa<br />

contribuisce ad eliminare cataboliti<br />

endogeni: bilirubina<br />

esogeni: farmaci<br />

metabolismo del colesterolo


Iniziano a fondo cieco all’interno dei lobuli epatici sotto forma di capillari biliari.<br />

Nel loro primo tratto, i capillari biliari non hanno una parete autonoma, ma sono<br />

delimitati da docce (solchi) scavate sulle superfici adiacenti di due epatociti.<br />

Verso la periferia dei lobuli, i capillari biliari si trasformano in duttuli biliari<br />

intralobulari (colangiòli) e acquisiscono una parete autonoma, formata da un<br />

singolo strato di <strong>cellule</strong> appiattite.<br />

I duttuli biliari intralobulari escono poi dai lobuli e prendono il nome di duttuli<br />

biliari periportali che confluiscono a formare condotti biliari di dimensioni<br />

sempre maggiori. Questi sono dotati di un epitelio di rivestimento di tipo<br />

isoprismatico.<br />

In seguito a molteplici confluenze, si formano i due dotti epatici destro e sinistro<br />

che escono dall’ilo del fegato.<br />

Vie biliari intraepatiche


Le vie biliari extra-epatiche iniziano con i due dotti epatici, destro e sinistro, che<br />

escono dall’ilo del fegato.<br />

Vie biliari extra-epatiche<br />

I due dotti epatici confluiscono per formare il dotto epatico comune.<br />

Il dotto epatico comune confluisce con il dotto cistico (proveniente dalla colecisti<br />

o cistifellea) per formare il dotto coledoco.<br />

Il dotto coledoco sbocca nel duodeno (porzione discendente) a livello della<br />

papilla duodenale maggiore.


STRUTTURA DELLA COLECISTI<br />

La colecisti è un organo cavo, impari, che ha la<br />

forma di una pera. Ha una capacità di 60/70 ml.<br />

La sua parete è formata dai seguenti strati: t.<br />

mucosa, t. fibro-muscolare, t. sierosa.<br />

Nella tonaca mucosa è presente un epitelio di<br />

rivestimento di tipo batiprismatico semplice con<br />

<strong>cellule</strong> dotate di microvilli.


IL PANCREAS<br />

E’ una ghiandola extramurale annessa<br />

all’apparato digerente. E’ un organo pieno,<br />

impari localizzato nella regione epigastrica<br />

ed ombelicale. Viene in rapporto con lo<br />

stomaco (anteriormente), con il duodeno ( a<br />

dex.), con la milza ed il rene di sin. (a sin.).<br />

Pesa circa 80 g. ed è per la maggior parte una<br />

ghiandola esocrina. Tuttavia contiene anche<br />

una importantissima componente endocrina.


Il pancreas esocrino e’ una ghiandola tubulo-acinosa composta a secrezione<br />

sierosa.<br />

Il secreto del pancreas esocrino, detto anche succo pancreatico, e’ un liquido<br />

acquoso che viene prodotto in misura di circa 1 litro/giorno.<br />

Esso contiene:<br />

Il pancreas esocrino<br />

IONI BICARBONATO (HCO3-), che hanno la funzione di<br />

neutralizzare l’acidità del chimo gastrico riversato nel duodeno<br />

ENZIMI DIGESTIVI, che servono appunto per digerire i nutrienti<br />

introdotti con la dieta (zuccheri, proteine, lipidi, acidi nucleici)


Il succo pancreatico e’ riversato nel duodeno tramite il condotto pancreatico<br />

principale (che sbocca nella papilla duodenale maggiore) ed il condotto<br />

pancreatico accessorio, che sbocca in quella minore.


Il pancreas endocrino e’ costituito da piccoli raggruppamenti di <strong>cellule</strong> detti isolotti<br />

pancreatici o isole di Langerhans.<br />

Il pancreas contiene circa un milione di isolotti ed ogni isolotto e’ costituito da<br />

qualche migliaio (al massimo 10.000-20.000) di <strong>cellule</strong>.<br />

Le <strong>cellule</strong> degli isolotti pancreatici sono di tre tipi:<br />

CELLULE ALFA (α): sono circa il 10-15%. producono l’ormone<br />

glucagone, che ha funzione iperglicemizzante, ovvero innalza i livelli di<br />

glucosio presente nel plasma.<br />

Il pancreas endocrino


CELLULE BETA (β): sono circa il 70-80%. producono l’ormone insulina,<br />

che ha funzione ipoglicemizzante, ovvero abbassa i livelli di glucosio presente<br />

nel plasma.<br />

Sia il glucagone che l’insulina vengono riversati all’interno dei vasi capillari<br />

che sono presenti in misura molto abbondante all’interno degli isolotti pancreatici.<br />

Questi ormoni esercitano il loro effetto agendo su organi o tessuti bersaglio<br />

(esempio: fegato, tessuto adiposo bianco, tessuto muscolare scheletrico).<br />

CELLULE DELTA (δ): Sono circa il 5% e producono l’ormone<br />

somatostatina. Questo ormone, oltre ad essere riversato nei vasi sanguigni,<br />

agisce in loco sulle <strong>cellule</strong> alfa e beta, regolandone l’attività.


E’ formato da due organi parenchimatosi (i reni) e da una serie<br />

di strutture cave (calici renali minori e maggiori, pelvi o<br />

bacinetto renale, ureteri, vescica ed uretra) che formano le<br />

vie urinarie.<br />

I reni hanno come compito principale la filtrazione del sangue<br />

per depurarlo da sostanze di rifiuto tossiche per l’organismo e<br />

la produzione di urina. L’urina viene poi eliminata all’esterno<br />

tramite le vie urinarie.<br />

Apparato urinario


Funzioni dell’apparato urinario<br />

Eliminazione di scorie metaboliche organiche (soprattutto azotate, come urea, acido<br />

urico, creatinina), sostanze tossiche, farmaci.<br />

Regolazione del volume e della pressione del sangue tramite:<br />

modulazione H 2 O persa con le urine;<br />

rilascio di eritropoietina ematocrito;<br />

rilascio di renina pressione sanguigna.<br />

Regolazione della concentrazione plasmatica di sodio, potassio, cloro, calcio ed<br />

altri ioni, tramite il controllo della loro eliminazione con le urine.<br />

Stabilizzazione del pH ematico (circa 7.3-7.4).<br />

Sintesi della forma attiva della vitamina D 3 , importante per il metabolismo del calcio.


I RENI<br />

Sono organi pari e pieni, localizzati nelle regioni lombari, ai lati<br />

delle vertebre lombari. Il rene sin. è un poco più alto del dex.<br />

Hanno la forma di grossi fagioli. Il loro peso si aggira sui 120-<br />

150 g. Sono alti 12 cm, larghi 6 cm, spessi 3 cm.<br />

Il rene di destra viene in rapporto con: gh. surrenale dex.,<br />

fegato, colon ascendente, flessura dex. del colon, duodeno<br />

(parte discendente).<br />

Il rene di sin. viene in rapporto con: gh. surrenale sin.,<br />

stomaco, milza, pancreas, flessura di sin. del colon, colon<br />

discendente.<br />

Ogni rene presenta una faccia ant. ed una post., un polo<br />

superiore ed uno inferiore, un margine laterale ed uno<br />

mediale. Nel margine mediale troviamo l’ilo del rene che porta<br />

ad una cavità interna detta seno renale.


IL SENO RENALE<br />

Questa cavità contiene tessuto adiposo, vasi sanguigni (arterie,<br />

vene) ed una serie di strutture cave:<br />

-PELVI O BACINETTO RENALE<br />

-CALICI RENALI MAGGIORI (DI SOLITO 3)<br />

-CALICI RENALI MINORI (12-20)<br />

DI SOLITO 4-7 CALICI RENALI MINORI CONFLUISCONO IN<br />

UN CALICE RENALE MAGGIORE. A LORO VOLTA I CALICI<br />

RENALI MAGGIORI CONFLUISCONO PER FORMARE LA<br />

PELVI RENALE


Diagramma della circolazione renale<br />

Arteria renale Arterie segmentali<br />

Vena renale<br />

Vene interlobari<br />

Vene arcuate<br />

Vene interlobulari<br />

Venule<br />

Capillari peritubulari,<br />

vasa recta<br />

Arterie interlobari<br />

Arterie arcuate<br />

Arterie interlobulari<br />

Arteriole afferenti<br />

Glomerulo<br />

Arteriole efferenti


Glomerulo<br />

arterioso<br />

NEFRONE<br />

(unità anatomo-funzionale del rene)<br />

Corpuscolo<br />

renale<br />

Capsula di<br />

Bowman<br />

OGNI RENE CONTIENE 1 X 10 6 NEFRONI<br />

Tubulo<br />

renale<br />

Tubulo contorto<br />

prossimale<br />

Ansa di Henle<br />

Tubulo contorto<br />

distale


ESISTONO 2 TIPI DI NEFRONI<br />

-NEFRONI CORTICALI (80% DEL TOTALE), I<br />

CUI CORPUSCOLI SI TROVANO NEI 2/3<br />

ESTERNI DELLA CORTICALE (HANNO<br />

ANSA DI HENLE CORTA)<br />

-NEFRONI IUXTAMIDOLLARI (20% DEL<br />

TOTALE), I CUI CORPUSCOLI SI TROVANO<br />

NELLA CORTICALE AL CONFINE CON LA<br />

MIDOLLARE (HANNO ANSA DI HENLE<br />

LUNGA)


È costituito da:<br />

Corpuscolo renale<br />

1. GLOMERULO ARTERIOSO<br />

2. CAPSULA DI BOWMANN<br />

TUTTI I CORPUSCOLI RENALI SONO SITUATI<br />

NELLA CORTICALE DEL RENE


Il glomerulo arterioso<br />

È formato da un gomitolo di una trentina di capillari fenestrati che<br />

prendono origine dall’arteriola afferente al glomerulo. I capillari del<br />

glomerulo arterioso confluiscono poi per formare l’arteriola efferente<br />

che ha un calibro inferiore rispetto all’arteriola afferente.<br />

ECCEZIONE: I CAPILLARI DEL GLOMERULO ARTERIOSO<br />

SONO INTERPOSTI FRA DUE ARTERIOLE (RETE MIRABILE<br />

ARTERIOSA) E NON FRA UN’ARTERIOLA ED UNA VENULA,<br />

COME NELLA MAGGIORANZA DEGLI ORGANI.


È costituita da due foglietti, uno parietale ed uno viscerale.<br />

Quello viscerale è formato da <strong>cellule</strong> dette podociti, che presentano dei<br />

caratteristici prolungamenti (pedicelli). I podociti rivestono esternamente i capil-<br />

lari glomerulari.<br />

Il foglietto parietale si continua, a livello del polo urinifero della capsula, con<br />

l’epitelio di rivestimento del tubulo contorto prossimale.<br />

La capsula presenta anche un polo vascolare, a livello del quale entra l’arteriola<br />

afferente ed esce quella efferente.<br />

La capsula di Bowmann<br />

Fra i due foglietti della capsula è racchiuso uno spazio, detto spazio capsulare,<br />

dove si raccoglie il filtrato glomerulare o preurina.


L’ultrafiltrazione è quel fenomeno in base al quale un liquido, in parte simile al<br />

plasma, passa attraverso il filtro renale e si raccoglie nello spazio capsulare (o<br />

glomerulare) compreso fra i due foglietti della capsula di Bowmann (parietale e<br />

viscerale).<br />

Questo liquido si chiama ultrafiltrato glomerulare o preurina. Ogni giorno si formano<br />

160-180 litri di preurina. Il 99% della preurina verrà riassorbito lungo il tubulo renale.<br />

La preurina è formata da acqua, ioni, glucosio, vitamine, amino acidi, e piccolissime<br />

quantità di proteine a basso peso molecolare. Sole molecole con un diametro < 7 nm<br />

passano nella preurina.<br />

Ultrafiltrazione<br />

IL FILTRO RENALE E’ COSTITUITO DA TRE STRATI:<br />

1. ENDOTELIO FENESTRATO DEI CAPILLARI GLOMERULARI<br />

2. MEMBRANA BASALE (IN COMUNE FRA ENDOTELIO E PODOCITI)<br />

O LAMINA DENSA<br />

3. FESSURE DI FILTRAZIONE DEI PODOCITI


È costituito da:<br />

1. TUBULO CONTORTO PROSSIMALE (CORTICALE)<br />

2. ANSA DI HENLE (MIDOLLARE)<br />

3. TUBULO CONTORTO DISTALE (CORTICALE)<br />

Tramite il tratto reuniente, il tubulo renale si continua con i<br />

canali (dotti) collettori. A loro volta i canali collettori si versano<br />

nei condotti papilliferi che si aprono nei fori posti all’estremità<br />

delle papille renali.<br />

Tubulo renale<br />

Nel tubulo renale avvengono non solo fenomeni di<br />

riassorbimento ma anche di secrezione.


RIASSORBIMENTO NEL TUBULO RENALE<br />

TUBULO CONTORTO PROSSIMALE: H 2 0, glucosio,<br />

aminoacidi, vitamine, ioni bicarbonato, piccole proteine,<br />

(65% del totale)<br />

ANSA DI HENLE: H 2 0, Na + , Cl - (15% del totale)<br />

TUBULO DISTALE: H 2 O, Na + (riassorbimento dipendente<br />

da ormone: aldosterone )<br />

DOTTO COLLETTORE: H 2 O (riassorbimento dipendente<br />

da ormone: ADH o ormone anrtidiuretico )


L’apparato iuxtaglomerulare<br />

È formato da 3 tipi di <strong>cellule</strong>:<br />

1. CELLULE IUXTAGLOMERULARI, poste nella parete (tonaca<br />

media) dell’arteriola afferente al glomerulo. Sono dei pressocettori,<br />

ovvero sono <strong>cellule</strong> che costantemente misurano la pressione<br />

sanguigna vigente all’interno dell’arteriola afferente.


2. CELLULE DELLA MACULA DENSA, poste nell’epitelio del tubulo<br />

contorto distale, nel punto in cui tale tubulo passa vicino al<br />

corpuscolo renale di origine. Sono degli osmocettori, ovvero sono<br />

<strong>cellule</strong> che costantemente misurano la concentrazione di sodio<br />

(Na + ) vigente all’interno del tubulo contorto distale.<br />

3. CELLULE DEL MESANGIO EXTRAGLOMERULARE, poste a<br />

livello del polo vascolare del glomerulo.


Le <strong>cellule</strong> iuxtaglomerulari, quando la pressione sanguigna<br />

scende sotto certi livelli, secernono la renina, un enzima che ha<br />

come substrato l’angiotensinogeno, una proteina del plasma<br />

prodotta dal fegato (epatociti) e dal tessuto adiposo<br />

univacuolare (grasso bianco).<br />

La renina trasforma l’angiotensinogeno in angiotensina I.<br />

L’angiotensina I e’ trasformata in angiotensina II da parte di un<br />

enzima detto ACE (Angiotensin Converting Enzyme) che e’<br />

prodotto dalle <strong>cellule</strong> endoteliali dei vasi sanguigni polmonari.


L’angiotensina II ha i seguenti effetti:<br />

stimola la contrazione della muscolatura liscia delle<br />

arteriole→ aumento pressione sanguigna;<br />

stimola le ghiandole surrenali a produrre l’ormone aldosterone<br />

che fa riassorbire più Na + ed H 2 O a livello del tubulo contorto<br />

distale del nefrone→ aumento pressione sanguigna;<br />

ci fa venire sete agendo sull’ipotalamo (S.N.C.) → aumento<br />

pressione sanguigna.


Le <strong>cellule</strong> della macula densa, se rilevano che l’urina contenuta nel<br />

tubulo contorto distale ha un contenuto troppo basso in Na +<br />

(perdita col sudore), mandano un segnale alle <strong>cellule</strong><br />

iuxtaglomerulari tramite le <strong>cellule</strong> del mesangio extraglomerulare<br />

che fanno da intermediari. Le <strong>cellule</strong> iuxtaglomerulari secernono<br />

renina.


Regolazione della pressione sanguigna<br />

Le <strong>cellule</strong> del miocardio dell’atrio destro producono, in seguito ad un aumento<br />

della pressione sanguigna, un ormone detto fattore natriuretico atriale che:<br />

diminuisce la secrezione di aldosterone;<br />

stimola l’eliminazione di H 2 0 e di sodio a livello renale.<br />

Questi fenomeni portano ad un abbassamento della pressione sanguigna.


LA VESCICA URINARIA<br />

E’ un organo impari e cavo, con una<br />

capacità di 500 ml nell’uomo e di 300-350 ml<br />

nella donna. Quando è vuota è localizzata<br />

nella piccola pelvi ed ha la forma di un cono<br />

ad apice superiore o della prua di una barca.<br />

Quando è piena ha forma globosa e si<br />

espande verso l’alto nella cavità<br />

addominale.


TRIGONO VESCICALE<br />

ORIFIZI DI SBOCCO DEGLI URETERI<br />

CON SFINTERE<br />

ORIFIZIO INTERNO DELL’URETRA<br />

CON SFINTERE INTERNO (LISCIO)<br />

DELL’URETRA


Apparato genitale maschile<br />

E’ formato dagli organi genitali interni e da quelli esterni.<br />

Gli organi genitali interni comprendono i testicoli (= gonadi<br />

maschili che producono spermatozoi e ormoni androgeni),<br />

le vie spermatiche (che hanno il compito di veicolare gli<br />

spermatozoi fino all’uretra prostatica) ed una serie di<br />

ghiandole esocrine il cui secreto contribuisce, insieme agli<br />

spermatozoi, a formare il liquido spermatico.


I TESTICOLI<br />

Sono organi pieni e pari, localizzati nello<br />

scroto, una specie di borsa presente fra la<br />

radice delle cosce. I testicoli si formano<br />

all’interno della cavità addominale e poi<br />

iniziano una discesa verso lo scroto, che si<br />

completa poco prima o poco dopo la<br />

nascita.


Il testicolo è diviso in varie logge, ognuna delle quali contiene 2-4 tubuli<br />

seminiferi contorti. Ciascuno di tali tubuli ha una lunghezza di 100-120 cm<br />

ed è ripetutamente avvolto su se stesso.<br />

Gli spazi fra i tubuli seminiferi contengono le <strong>cellule</strong> interstiziali del<br />

testicolo (<strong>cellule</strong> di Leydig). Queste <strong>cellule</strong> hanno una funzione endocrina,<br />

poiché producono ormoni sessuali maschili (androgeni→testosterone).<br />

I tubuli seminiferi contorti sono rivestiti internamente da un epitelio<br />

composto, detto epitelio germinale o germinativo.<br />

Tale epitelio è composto dalle <strong>cellule</strong> germinali nei loro vari stadi maturativi<br />

e dalle <strong>cellule</strong> di Sertoli.<br />

Contenuto del testicolo


Cellule germinali nell’uomo<br />

SPERMATOGONI A (CELLULE STAMINALI)<br />

SPERMATOGONI B<br />

SPERMATOCITI I ORDINE<br />

SPERMATOCITI II ORDINE<br />

SPERMATIDI<br />

SPERMATOZOI


Funzioni delle <strong>cellule</strong> di Sertoli<br />

1. Mantenimento della barriera emato-testicolare (concetto<br />

simile alla barriera emato-encefalica), che permette di avere<br />

all’interno dei tubuli seminiferi contorti un’elevata<br />

concentrazione di androgeni, di potassio e di aminoacidi.<br />

2. Supporto alla maturazione delle <strong>cellule</strong> germinali<br />

3. Produzione e secrezione di una proteina legante gli<br />

androgeni, che aumenta la concentrazione di androgeni<br />

all’interno dei tubuli seminiferi, stimolando la spermatogenesi.


Vie spermatiche<br />

TUBULI SEMINIFERI RETTI<br />

↓<br />

RETE TESTIS<br />

↓<br />

CONDOTTINI EFFERENTI<br />

↓<br />

CANALE DELL’EPIDIDIMO<br />

↓<br />

DOTTO DEFERENTE<br />

↓<br />

DOTTO EIACULATORE<br />

↓<br />

URETRA PROSTATICA<br />

VESCICHETTA SEMINALE<br />

PROSTATA


Ghiandole annesse alle vie spermatiche<br />

Vescichette seminali: costituite da un dotto che si ripiega su se stesso<br />

più volte dotato di diverticoli ampollari.<br />

Secernono una sostanza vischiosa, gialllastra,<br />

leggermente alcalina, ricca di proteine, fruttosio,<br />

sorbitolo, acido citrico e prostaglandine.<br />

Il secreto costituisce il 60% del liquido seminale.<br />

Prostata: organo ghiandolare costituito da 30-50 ghiandole<br />

otricolari, tubulo che mostra dilatazioni irregolari.<br />

Secerne un liquido lattescente leggermente<br />

acido, ricco di enzimi (fibrinolisina, fosfatasi<br />

acida, proteasi, amilasi, ecc.),<br />

prostaglandine, spermina, spermidina, ecc.<br />

Il secreto costituisce il 30% del liquido seminale.


Gh. Bulbo-uretrali: sono tubulo-alveolari composte.<br />

Secernono glicoproteine neutre con funzione<br />

lubrificante.<br />

Il secreto costituisce il 5% del liquido seminale.


Apparato genitale femminile<br />

È formato dai genitali esterni e dai genitali interni.<br />

I genitali interni comprendono:<br />

OVAIE [gonadi femminili, ovvero gli organi che<br />

producono i gameti (<strong>cellule</strong> uovo o oociti) e gli ormoni<br />

sessuali femminili (estrogeni e progesterone)]<br />

TUBE UTERINE<br />

UTERO<br />

VAGINA


Le ovaie sono organi pari e parenchimatosi localizzati sulla<br />

parete laterale della piccola pelvi. Hanno la forma e le<br />

dimensioni di una piccola mandorla. La superficie delle ovaie e’<br />

liscia prima della pubertà, mentre dopo la pubertà si presenta<br />

irregolare, con presenza di cicatrici.<br />

Nell’ovaie troviamo una zona midollare (interna) ed una<br />

corticale (esterna).<br />

Ovaie<br />

I follicoli ovarici (oofori) sono localizzati nella corticale.


Alla nascita sono presenti circa 1 milione di follicoli<br />

primordiali (primitivi) costituiti da una cellula uovo (oocita)<br />

circondata da un singolo strato di <strong>cellule</strong> epiteliali appiattite.<br />

Fino alla pubertà i follicoli primordiali non maturano, anzi una<br />

notevole quantità di essi degenera e scompare.<br />

Alla pubertà, per ogni ciclo della donna, un certo numero di<br />

follicoli (25-30) inizia un processo maturativo organizzato in<br />

vari stadi. Tuttavia, di solito, un solo follicolo arriva alla<br />

maturazione finale, mentre gli altri degenerano prima. Così in<br />

ogni ciclo la donna produce di solito una sola cellula uovo.


GLI STADI MATURATIVI DEL FOLLICOLO<br />

OOFORO SONO:<br />

-FOLLICOLO PRIMORDIALE o PRIMITIVO<br />

-FOLLICOLO PRIMARIO<br />

-FOLLICOLO SECONDARIO<br />

-FOLLICOLO VESCICOLOSO/MATURO


Follicoli oofori (ovarici)<br />

FOLLICOLI PRIMORDIALI: sono formati da un singolo strato di<br />

<strong>cellule</strong> follicolari appiattite che circondano una cellula uovo<br />

(ovocito) bloccato nella profase della I divisione meiotica.<br />

FOLLICOLI PRIMARI: le <strong>cellule</strong> follicolari diventano isoprismatiche<br />

e l’ovocito aumenta di volume.<br />

FOLLICOLI SECONDARI: le <strong>cellule</strong> follicolari proliferano e si<br />

dispongono in più strati. Producono e secernono un liquido che si<br />

accumula all’interno del follicolo. All’esterno della membrana basale<br />

che circonda il follicolo compaiono degli strati concentrici di <strong>cellule</strong><br />

che formano la teca esterna e la teca interna.


FOLLICOLI VESCICOLOSI/MATURO: è aumentata la quantità di liquido<br />

che forma una specie di cavità all’interno del follicolo. Le <strong>cellule</strong><br />

follicolari che rivestono la cavità del follicolo e circondano l’ovocito<br />

prendono il nome di <strong>cellule</strong> della granulosa. L’ovocita completa la I<br />

divisione meiotica. Le <strong>cellule</strong> della teca interna cominciano a produrre<br />

estrogeni.<br />

Il diametro raggiunge i 15 mm e sporge dalla superficie dell’ovaio. Il<br />

follicolo scoppia ed espelle l’ovocito circondato dalle <strong>cellule</strong> della<br />

corona radiata.


Il corpo luteo<br />

Il corpo luteo deriva dalla trasformazione che subisce un follicolo<br />

maturo dopo l’ovulazione. Dopo l’ovulazione la cavità del follicolo si<br />

riempie di un coagulo di sangue. Il coagulo e’ invaso da fibroblasti e<br />

da piccoli vasi sanguigni che provengono dalle teche. Le <strong>cellule</strong><br />

follicolari rimaste proliferano e si trasformano in <strong>cellule</strong> luteiniche che<br />

producono progesterone (ormone sessuale femminile). Le <strong>cellule</strong> della<br />

teca interna continuano a produrre estrogeni. Il corpo luteo ha un<br />

colore giallastro, da cui il suo nome.


Se l’ovocita ovulato non viene fecondato, il corpo luteo rimane attivo<br />

per 12 giorni (corpo luteo mestruale). Se invece l’ovocito viene<br />

fecondato, il corpo luteo rimane attivo per 3-4 mesi (corpo luteo<br />

gravidico).<br />

Alla fine del periodo di attività, il corpo luteo (mestruale o gravidico) si<br />

trasforma in una specie di cicatrice fibrosa.<br />

L’insieme delle trasformazioni a cui è soggetto il follicolo ooforo<br />

prende il nome di ciclo ovarico e dura in media 28 giorni.


L’utero è l’organo della gestazione, ovvero l’organo in cui si<br />

sviluppa l’embrione e si accresce il feto. Al momento del<br />

parto la muscolatura liscia dell’utero si contrae per espellere il<br />

feto.<br />

E’ un organo impari e cavo. Quando non è gravidoi è situato<br />

nella piccola pelvi, quando è gravido si espande nella cavità<br />

addominale. È formato da un corpo (superiore) e da un collo<br />

(inferiore) separati in superficie da un istmo. La parte superiore<br />

del corpo e’ detta fondo.<br />

Utero


All’interno del corpo troviamo la cavità del corpo dell’utero, in<br />

cui sboccano le tube uterine.<br />

All’interno del collo troviamo il canale cervicale.<br />

Superiormente questo canale si continua con la cavità del<br />

corpo dell’utero mentre inferiormente, tramite l’orifizio uterino<br />

esterno, comunica con la vagina.<br />

Parte del collo dell’utero sporge dentro la cavità della vagina<br />

(porzione intravaginale del collo dell’utero).


Strati della parete uterina<br />

TONACA MUCOSA = ENDOMETRIO<br />

TONACA MUSCOLARE = MIOMETRIO<br />

TONACA AVVENTIZIA O SIEROSA = PERIMETRIO


L’endometrio è la tonaca mucosa dell’utero. È costituito da un<br />

epitelio di rivestimento e da una lamina propria.<br />

L’epitelio di rivestimento è di tipo batiprismatico semplice.<br />

Nella lamina propria, costituita da tessuto connettivo lasso,<br />

sono presenti molte ghiandole esocrine di tipo tubulare<br />

semplice.<br />

Endometrio


L’epitelio di rivestimento e gli strati più superficiali della lamina<br />

propria formano la zona funzionale dell’endometrio, mentre gli<br />

strati più profondi della lamina propria formano la zona basale<br />

dell’endometrio.<br />

ZONA FUNZIONALE: EPITELIO DI RIVESTIMENTO +<br />

STRATI PIÙ SUPERFICIALI DELLA LAMINA PROPRIA.<br />

ZONA BASALE: STRATI PIÙ PROFONDI DELLA LAMINA<br />

PROPRIA.


Ciclo uterino (mestruale)<br />

Fase mestruale: ha una durata di 1-5 giorni. La zona funzionale<br />

dell’endometrio viene completamente distrutta perché le arterie spirali si<br />

chiudono e poi si rompono (↓↓↓ progesterone).<br />

Fase rigenerativa: ha una durata di 2-3 giorni. Le <strong>cellule</strong> rimaste nella zona<br />

basale dell’endometrio cominciano a moltiplicarsi (↑ estrogeni).<br />

Fase proliferativa: ha una durata di 7-8 giorni. Si ha una completa<br />

riformazione delle ghiandole, delle arteriole e dell’epitelio. Le ghiandole<br />

dell’endometrio cominciano a secernere (↑↑↑↑ estrogeni).<br />

Fase secretiva: ha una durata di 12-14 giorni. Le ghiandole si dilatano ed<br />

aumentano la loro secrezione. Le arteriole si allungano e divengono più<br />

tortuose (↑↑↑ estrogeni ↑↑↑↑ progesterone)


Apparato endocrino<br />

Esso e’ costituito da ghiandole vere e proprie (es. Tiroide) o da <strong>cellule</strong><br />

isolate (<strong>cellule</strong> endocrine della mucosa del duodeno → CCK) o da<br />

gruppi di <strong>cellule</strong> (isole pancreatiche di Langerhans) sparse in vari<br />

organi, che producono ormoni. Possiamo considerare gli ormoni dei<br />

messaggeri chimici che regolano numerose funzioni del nostro corpo.<br />

Nella maggior parte dei casi gli ormoni agiscono a distanza e sono<br />

trasportati agli organi bersaglio dalla corrente sanguigna.<br />

Alle volte però gli ormoni possono agire sulle stesse <strong>cellule</strong> che li hanno<br />

prodotti (autocrinia) o su <strong>cellule</strong> circostanti (paracrinia, esempio delle<br />

<strong>cellule</strong> delta delle isole pancreatiche, che producono l’ormone<br />

somatostatina che agisce sulle <strong>cellule</strong> alfa e beta).


Tireociti: sono le <strong>cellule</strong> che rivestono internamente i<br />

follicoli e producono la colloide, materiale che riempie i<br />

follicoli.<br />

Cellule della tiroide<br />

Cellule parafollicolari (<strong>cellule</strong> C): sono localizzate o fra i<br />

tireociti e la membrana basale, oppure fra un follicolo e<br />

l’altro. Producono la tireocalcitonina.


TETRA-IODO-TIRONINA<br />

(TIROXINA)<br />

TRI-IODO-TIRONINA<br />

CALCITONINA<br />

Ormoni della tiroide<br />

Ormoni tiroidei<br />

prodotti dalle <strong>cellule</strong><br />

follicolari (tireociti)<br />

Prodotta dalle <strong>cellule</strong><br />

parafollicolari


Produzione di tiroxina e tri-iodo-tironina<br />

1. I tireociti sintetizzano una proteina, la TIREOGLOBULINA,<br />

che va a depositarsi nel lume del follicolo, formando la<br />

colloide.<br />

2. Nel sangue circola I - che viene captato dai tireociti. Tramite<br />

un enzima lo I - viene ossidato a I 2 che andrà a depositarsi<br />

nel lume del follicolo. La tireoglobulina è molto ricca di<br />

tirosina, un amminoacido. Ogni molecola di tirosina può<br />

legare 1 o 2 atomi di iodio.


Ormoni delle ghiandole surrenali<br />

CORTICALE:<br />

ZONA GLOMERURALE → MINERALCORTICOIDI<br />

(ALDOSTERONE)<br />

ZONA FASCICOLATA → GLICOCORTICOIDI<br />

(CORTISOLO)<br />

ZONA RETICOLARE → ORMONI STEROIDI<br />

ANABOLIZZANTI (DEIDROEPIANDROSTERONE, DHEA)<br />

MIDOLLARE:<br />

CATECOLAMINE (ADRENALINA; NORADRENALINA).


EFFETTI DELL’ALDOSTERONE:<br />

↑ RIASSORBIMENTO H 2 O E Na + A LIVELLO DEL<br />

TUBULO CONTORTO DISTALE DEL NEFRONE.<br />

EFFETTI DEI GLICOCORTICOIDI:<br />

↑ GLICEMIA<br />

↑ UTILIZZO DEI GRASSI<br />

↓ SISTEMA IMMUNITARIO<br />

↓ SENSAZIONE DI FATICA


E’ costituito dalla cute (o pelle) e dagli annessi cutanei (follicoli<br />

piliferi, peli, capelli, unghie, ghiandole sebacee e sudoripare).<br />

FUNZIONI DELLA CUTE:<br />

Protegge da danni meccanici, chimici, fisici (calore, freddo,<br />

radiazioni)<br />

Partecipa alla regolazione della temperatura corporea<br />

Previene la disidratazione del ns. organismo<br />

Protegge dalla penetrazione di microorganismi<br />

Elimina prodotti di rifiuto del ns. metabolismo<br />

Produce vitamina D3<br />

Apparato tegumentario<br />

È un importante organo di senso


Essa ha uno spessore variabile da 0,5 mm (palpebre) fino a 4<br />

mm (pianta dei piedi). La sua estensione e’ in media pari a 1,5-2<br />

m 2 .<br />

La pelle è costituita da un epitelio di rivestimento<br />

pavimentoso composto cheratinizzato (epidermide) al di<br />

sotto del quale e’ presente uno strato di T. connettivo denso a<br />

fasci intrecciati detto derma.<br />

La pelle<br />

In profondità rispetto al derma troviamo poi il sottocutaneo, cioè<br />

del T. connettivo lasso più o meno ricco (a seconda delle zone<br />

e degli individui) di <strong>cellule</strong> adipose.


L’EPIDERMIDE E’ COMPOSTA DA VARI TIPI DI<br />

CELLULE:<br />

1. CHERATINOCITI, più numerosi, (→CHERATINE)<br />

2. MELANOCITI (→MELANINA, PIGMENTO SCURO)<br />

3. CELLULE DI LANGERHANS (→FAGOCITOSI)<br />

4. CELLULE DI MERKEL (→PERCEZIONE SENSITIVA)


L’EPIDERMIDE PRESENTA 5 STRATI, DALLA<br />

PROFONDITA’ IN SUPERFICIE:<br />

1. BASALE O GERMINATIVO<br />

2. SPINOSO<br />

3. GRANULOSO (→GRANULI DI CHERATOIALINA)<br />

4. LUCIDO<br />

5. CORNEO


Le ghiandole sebacee sono ghiandole alveolari<br />

ramificate o composte a secrezione olocrina.<br />

Esse sono per lo più annesse ai follicoli piliferi in quanto<br />

che il loro dotto escretore sbocca in un follicolo pilifero.<br />

In alcune zone della cute però, ve ne sono con uno<br />

sbocco indipendente.<br />

Ghiandole sebacee


Il sebo e’ un impasto di <strong>cellule</strong> morte e lipidi.<br />

Ha un’azione lubrificante per l’epidermide e la<br />

protegge dall’umidità e dall’essiccamento.<br />

Contribuisce alla formazione del film idrolipidico<br />

cutaneo, una sottile pellicola protettiva che, per il suo<br />

pH lievemente acido (4.2-5.6, più alto nelle donne), ha<br />

azione antibatterica.


Caratteristiche e composizione del sebo *<br />

Cere<br />

insaturi<br />

saturi<br />

Trigliceridi<br />

Esteri del colesterolo<br />

Steroidi<br />

colesterolo libero<br />

colesterolo legato<br />

altri steroidi<br />

Squalene (idrocarburo insaturo)<br />

Paraffine<br />

Componenti lipidiche<br />

Acidi grassi liberi<br />

Quantità (%)<br />

15<br />

15<br />

32,5<br />

15<br />

2,5<br />

2,5<br />

2,5<br />

2,5<br />

7,5<br />

* Miscela di lipidi, detriti cellulari e residui di cheratina a pH 3-4.


Seconda parte


Il sistema nervoso è un insieme di formazioni in stretta continuità<br />

anatomica e funzionale l’una con l’altra, che servono alla percezione e<br />

al riconoscimento di stimoli provenienti sia dall’ambiente esterno che<br />

dall’interno del nostro organismo, ed all’elaborazione di una risposta<br />

appropriata a tali stimoli. Le risposte possono essere volontarie od<br />

involontarie. Le risposte volontarie sono rappresentate da movimenti<br />

dei muscoli scheletrici oppure consistono in processi molto più<br />

complessi, come la memoria, l’immaginazione, il giudizio, il pensiero<br />

creativo, le emozioni.<br />

Il sistema nervoso<br />

Le risposte involontarie (indicate come risposte riflesse) consistono<br />

soprattutto nella contrazione o nel rilassamento della muscolatura


liscia dei visceri, nella secrezione ghiandolare, nel rallentamento o<br />

nell’accelerazione del ritmo cardiaco. Va tuttavia rilevato che vi sono<br />

risposte riflesse che portano contrazione (ovviamente involontaria) di<br />

muscoli scheletrici.<br />

Il fine ultimo di tutte le risposte è far sì che il nostro<br />

sistema si trovi sempre nelle migliori condizioni funzionali.<br />

Gli stimoli vengono rilevati mediante il Sistema Nervoso Periferico,<br />

che li invia poi al Sistema Nervoso Centrale. Questo li riconosce, li<br />

elabora e provvede a selezionare le risposte adeguate.<br />

Tali risposte vengono poi inviate in periferia (a muscoli, ghiandole, etc.)<br />

nuovamente tramite il Sistema Nervoso Periferico.


Il SISTEMA NERVOSO viene diviso in un SISTEMA<br />

NERVOSO SOMATICO (o della vita di relazione) e in un<br />

SISTEMA NERVOSO VISCERALE (o autonomo).<br />

Il sistema nervoso somatico controlla i muscoli scheletrici striati<br />

e tramite esso noi camminiamo, parliamo, scriviamo, disegniamo.<br />

Inoltre esso ci permette di riflettere, programmare, memorizzare,<br />

provare emozioni e sentimenti, etc….<br />

Il sistema nervoso viscerale controlla invece funzioni non<br />

dipendenti dalla volontà, quali la contrazione della muscolatura<br />

liscia del tubo gastro-enterico, delle vie urinarie e delle vie<br />

respiratorie, la secrezione ghiandolare, la frequenza cardiaca, il<br />

calibro dei vasi, etc….


Tuttavia i due sistemi non si possono considerare totalmente<br />

separati ed esistono aree dell’encefalo dove essi si integrano<br />

per esempio le manifestazioni viscerali associate alle emozioni<br />

(sistema limbico; aspetti sensitivi del sistema viscerale).<br />

Il SISTEMA NERVOSO VISCERALE viene diviso in una<br />

branca PARASIMPATICA ed in una SIMPATICA, ognuna delle<br />

quali comprende centri nervosi (localizzati nel S.N.C.) e gangli<br />

e nervi (che appartengono al S.N.P.).


SISTEMA NERVOSO<br />

DELLA VITA DI<br />

RELAZIONE (O<br />

SOMATICO)<br />

SISTEMA NERVOSO<br />

VISCERALE (O<br />

AUTONOMO O<br />

VEGETATIVO)<br />

SIST. NERV. CENTRALE<br />

SIST. NERV. PERIFERICO<br />

SIST. NERV. CENTRALE<br />

SIST. NERV. PERIFERICO


Il SISTEMA NERVOSO CENTRALE è composto dal<br />

MIDOLLO SPINALE (contenuto all’interno del canale<br />

vertebrale) e dall’ENCEFALO (contenuto all’interno della<br />

scatola cranica). L‘encefalo ed il midollo spinale si<br />

continuano l’uno con l’altro a livello del GRANDE FORAME<br />

OCCIPITALE.


Il SISTEMA NERVOSO PERIFERICO è costituito da:<br />

FIBRE NERVOSE (ovvero assoni) nati o da<br />

motoneuroni somatici o viscerali delle corna anteriori<br />

del midollo spinale (fibre efferenti) o da protoneuroni<br />

sensitivi somatici o viscerali dei gangli encefalici e<br />

spinali (fibre afferenti).<br />

PROTONEURONI SENSITIVI DEI GANGLI<br />

ENCEFALICI E SPINALI.<br />

STRUTTURE (dette recettori) che servono per la<br />

captazione degli stimoli, presenti sia a livello somatico<br />

che viscerale.


SISTEMA NERVOSO CENTRALE<br />

CENTRI ASSIALI:<br />

MIDOLLO SPINALE<br />

TRONCO ENCEFALICO<br />

BULBO<br />

PONTE<br />

MESENCEFALO<br />

CENTRI SOPRAASSIALI:<br />

CERVELLETTO<br />

DIENCEFALO<br />

TELECENFALO (EMISFERI CEREBRALI)


Il neurone e le catene neuronali<br />

L’unità anatomo-funzionale di base del sistema nervoso è il neurone, ovvero<br />

una cellula che possiede le seguenti caratteristiche peculiari:<br />

eccitabilità<br />

conducibilità<br />

trasmissibilità<br />

memorizzazione<br />

Nel sistema nervoso dell’uomo sono presenti circa 100 x 10 9 neuroni che si<br />

organizzano a formare catene neuronali.<br />

La più semplice catena neuronale è formata da 2 neuroni:<br />

a) un neurone sensitivo primario (o protoneurone sensitivo), localizzato nel<br />

sistema nervoso periferico (per lo più in un ganglio spinale o di un nervo<br />

cranico) che raccoglie informazioni sensitive o sensoriali provenienti dalla


periferia (cute, ossa, muscoli, tendini, articolazioni, mucose) tramite il<br />

sistema nervoso periferico;<br />

b) un neurone effettore (o motoneurone di tipo somatico o viscerale)<br />

localizzato nel sistema nervoso centrale (midollo spinale o tronco<br />

encefalico) che invia il suo assone, tramite il sistema nervoso periferico,<br />

ad innervare muscoli scheletrici, muscoli lisci, ghiandole esocrine, il<br />

sistema di conduzione del cuore, etc.<br />

Queste catene bineuronali sono alla base di sole risposte riflesse. Tuttavia,<br />

vi sono anche catene con più di 2 neuroni (in cui fra il neurone sensitivo e<br />

quello effettore si interpongono uno o più interneuroni) che danno origine<br />

sempre a risposte riflesse.


Esistono poi catene polineuronali (con decine, centinaia e migliaia di neuroni<br />

collegati) che portano le informazioni a livelli superiori del S.N.C. (centri<br />

sopraassiali, come diencefalo e telencefalo). Qui le informazioni subiscono<br />

complessi processi di elaborazione e di integrazione, alla fine dei quali i<br />

centri soprassiali elaborano una risposta ottimale che potrà essere di tipo<br />

motorio, ma che potrà anche consistere in quelle funzioni superiori che sono<br />

proprie della specie umana (apprendimento, memorizzazione, pensiero<br />

creativo, pianificazione del futuro, emozioni).<br />

Un aspetto che va rilevato è il seguente: il messaggio che viaggia lungo una<br />

catena polineuronale viene continuamente modificato ad ogni stazione<br />

nervosa che esso attraversa. Pertanto il segnale che esce da tale catena è<br />

diverso, per vari aspetti, da quello che era entrato. Infatti, ogni stazione può<br />

aggiungere o togliere qualcosa al segnale.


Sensibilità speciale<br />

Per sensibilità speciale (detta anche sensoriale) si<br />

devono intendere i seguenti sensi:<br />

vista<br />

udito<br />

gusto<br />

olfatto<br />

equilibrio


SENSIBILITÀ<br />

SOMATICA<br />

SENSIBILITÀ<br />

VISCERALE<br />

Sensibilità generale<br />

ESTEROCETTIVA<br />

PROPRIOCETTIVA<br />

ENTEROCETTIVA<br />

TATTILE<br />

VIBRATORIA<br />

PRESSORIA<br />

EPICRITICA<br />

PROTOPATICA<br />

TERMICA<br />

DOLORIFICA<br />

COSCIENTE O<br />

INCOSCIENTE<br />

MECCANOCETTORI<br />

TERMOCETTORI<br />

NOCICETTORI<br />

PROPRIOCETTORI<br />

ENTEROCETTORI


DURA MADRE<br />

ARACNOIDE<br />

SPAZIO SUBARACNOIDEO → LIQUIDO<br />

CEFALO-RACHIDIANO<br />

PIA MADRE<br />

Le meningi


Neuroni della sostanza grigia del<br />

I NEURONI DELLA SOSTANZA GRIGIA SI POSSONO<br />

SUDDIVIDERE IN:<br />

midollo spinale<br />

a neuroni radicolari (motoneuroni somatici o viscerali), i cui<br />

assoni escono dal midollo spinale con le radicole anteriori;<br />

b neuroni funicolari, i cui assoni entrano nella sostanza bianca<br />

del midolo spinale, raggiungendo così mielomeri più alti o più<br />

bassi rispetto a quello di origine, oppure centri nervosi<br />

soprastanti (midollo allungato, cervelletto, talamo, etc.);


c interneuroni, ovvero le <strong>cellule</strong> con assone breve che non<br />

abbandona la sostanza grigia.<br />

Le <strong>cellule</strong> di cui ai punti a e b sono anche dette del I tipo di<br />

Golgi; quelle di cui al punto c sono dette del II tipo di Golgi.


Neuroni della sostanza grigia delle<br />

corna anteriore<br />

Sono presenti motoneuroni somatici (che innervano con i loro<br />

assoni le fibro<strong>cellule</strong> muscolari scheletriche) ed<br />

interneuroni.<br />

Neuroni della sostanza grigia delle<br />

corna laterali<br />

Sono presenti motoneuroni viscerali (che innervano con i loro<br />

assoni le fibro<strong>cellule</strong> muscolari lisce e le <strong>cellule</strong> secernenti<br />

delle ghiandole esocrine) ed interneuroni.


Cellule della sostanza grigia del corno<br />

posteriore<br />

Qui troviamo fondamentalmente <strong>cellule</strong> funicolari (che<br />

proiettano a centri soprastanti, ad altri mielomeri del midollo<br />

spinale, od alla metà controlaterale del midollo spinale) ed<br />

interneuroni, che modulano l’attività delle <strong>cellule</strong> funicolari. Le<br />

<strong>cellule</strong> funicolari ricevono impulsi dai proteneuroni sensitivi,<br />

oppure da neuroni di centri soprassiali (con funzione<br />

modulatoria) o da altre <strong>cellule</strong> funicolari.


CONCETTO DI NUCLEO NEL SISTEMA<br />

NERVOSO CENTRALE<br />

Si definisce nucleo un raggruppamento di neuroni, posto<br />

all’interno del Sistema Nervoso Centrale, che svolgono<br />

funzioni in comune.<br />

Per ganglio deve invece intendersi un raggruppamento di<br />

neuroni posti al di fuori del Sistema Nervoso Centrale<br />

(gangli spinali, gangli dei nervi cranici, gangli del Sistema<br />

Nervoso Viscerale).


Corna del midollo spinale<br />

Il corno anteriore è motore somatico perché contiene i<br />

motoneuroni motori somatici (neuroni effettori somatici).<br />

Il corno laterale è motore viscerale perché contiene i<br />

motoneuroni viscerali (neuroni effettori viscerali).<br />

Il corno posteriore è sensitivo somatico perché contiene i<br />

neuroni sensitivi somatici di secondo ordine.


Fasci della sostanza bianca del<br />

midollo spinale<br />

CORDONE POSTERIORE:<br />

FASCIO GRACILE (A.)<br />

FASCIO CUNEATO (A.)<br />

CORDONE LATERALE:<br />

SPINO-CEREBELLARE DORSALE (A.)<br />

SPINO-CEREBELLARE VENTRALE (A.)<br />

SPINO-TALAMICO LATERALE (A.)<br />

CORTICO-SPINALE LATERALE (D.)<br />

RETICOLO-SPINALE LATERALE (D.)


CORDONE ANTERIORE:<br />

SPINO-TALAMICO ANTERIORE (A.)<br />

CORTICO-SPINALE ANTERIORE (D.)<br />

RETICOLO-SPINALE ANTERIORE (D.)<br />

VESTIBOLO-SPINALE (D.)<br />

NOTA BENE: (A.)= ASCENDENTE; (D.): DISCENDENTE


Il tronco encefalico (tronco cerebrale)<br />

Il tronco encefalico è una parte dell’encefalo ed è<br />

costituito (dal basso verso l’alto) da:<br />

MIDOLLO ALLUNGATO (BULBO)<br />

PONTE<br />

MESENCEFALO<br />

Il limite fra il midollo spinale e midollo allungato è a<br />

livello del contorno del grande foro occipitale.


IL PONTE<br />

È costituito da una parte anteriore (parte basilare) e da<br />

una posteriore (tegmento).<br />

IL MESENCEFALO<br />

È costituito da una parte antero-laterale (peduncolo<br />

cerebrale, pari) e da una parte posteriore (lamina<br />

quadrigemina, impari).<br />

A sua volta il peduncolo cerebrale è formato da un :<br />

piede, anteriormente (sostanza bianca)<br />

tegmento, posteriormente (sostanza bianca/grigia)


Organizzazione strutturale del tronco<br />

Nel tronco encefalico troviamo sostanza bianca (fasci<br />

di fibre ascendenti e discendenti) e nuclei di<br />

sostanza grigia.<br />

encefalico<br />

I nuclei di sostanza grigia si possono suddividere in:<br />

NUCLEI PROPRI DEL TRONCO ENCEFALICO<br />

NUCLEI DEI NERVI CRANICI


Organizzazione interna del midollo allungato<br />

Possiamo schematicamente dividere il midollo allungato in tre livelli:<br />

livello basso (DECUSSAZIONE DELLE PIRAMIDI): qui<br />

l’organizzazione è fondamentalmente ancora quella del midollo<br />

spinale, quindi con la sostanza grigia posta al centro e la sostanza<br />

bianca posta in periferia;<br />

livello intermedio (INCROCIAMENTO DEI LEMNISCHI): la<br />

sostanza grigia comincia a spostarsi verso l’indietro, ma costituisce<br />

ancora una massa unica;<br />

livello alto (NUCLEO OLIVARE INFERIORE) la sostanza grigia<br />

non costituisce più una massa unica, ma è frammentata in tanti<br />

nuclei di sostanza grigia separati da fasci di sostanza bianca.


All’esterno il mesencefalo è formato antero-lateralmente dai 2<br />

peduncoli cerebrali che divergono verso l’alto formando una<br />

specie di lettera V e si dirigono nel diencefalo. Posteriormente<br />

troviamo invece la lamina quadrigemina, formata da due coppie<br />

di tubercoli quadrigemini (superiori ed inferiori) separati del<br />

solco crociato.<br />

Il mesencefalo<br />

All’interno ogni peduncolo cerebrale è separabile in:<br />

PIEDE DEL PEDUNCOLO, costituito solo da sostanza bianca<br />

(fasci cortico-pontini e cortico-spinali, ovvero fibre<br />

discendenti)


Il ponte può essere suddiviso in una parte anteriore detta parte basilare<br />

ed una parte posteriore detta tegmento del ponte. Il confine fra queste<br />

due parti è rappresentato dai lemnischi mediali (fibre dirette al talamo ed<br />

originate dai nuclei gracile e cuneato del bulbo).<br />

La parte anteriore contiene i nuclei basilari del ponte che ricevono<br />

fibre da neuroni della corteccia cerebrale (fibre cortico-pontine) ed<br />

inviano i loro assoni al cervelletto (fibre ponto-cerebellari). Nella<br />

parte anteriore troviamo anche le fibre cortico-spinali (discendenti).<br />

La parte posteriore contiene nuclei dei nervi cranici e fasci di fibre<br />

ascendenti (ad esempio i lemnischi mediali ed i fasci spino-<br />

talamici).<br />

Il ponte (organizzazione interna)


TEGMENTO O TETTO DEL PEDUNCOLO, costituito da nuclei di<br />

sostanza grigia (ad esempio: nuclei propri del mesencefalo →<br />

nucleo rosso; nuclei dei nervi cranici → nucleo del nervo<br />

oculomotore) e da fasci di sostanza bianca (ad i lemnischi mediali<br />

ed i fasci spino-talamici). Nel tetto troviamo anche l’acquedotto<br />

mesencefalico che collega il IV con il III ventricolo. Attorno<br />

all’acquedotto mesencefalico c’è della sostanza grigia (sostanza<br />

grigia periacqueduttale).<br />

Il confine tra piede e tetto del peduncolo è formato dalla sostanza<br />

nera, un nucleo di sostanza grigia i cui neuroni producono un<br />

pigmento simile alla melanina, donde il colorito nerastro.<br />

La lamina quadrigemina ha una struttura molto complessa con<br />

sostanza grigia e sostanza bianca.


Sostanza reticolare del tronco encefalico<br />

È formata da neuroni con dendriti molto arborizzati e lunghi.<br />

Questi neuroni formano dei nuclei di sostanza grigia che però<br />

sono meno delineati degli altri nuclei di sostanza grigia che<br />

troviamo nel tronco encefalico (ad esempio dei nuclei dei nervi<br />

cranici).<br />

I neuroni della sostanza reticolare ricevono assoni da molte<br />

altre parti del sistema nervoso centrale (cervelletto, corteccia<br />

cerebrale, diencefalo, etc.). Inoltre questi neuroni inviano i loro<br />

assoni al midollo spinale (fasci reticolo-spinali), al cervelletto<br />

(fasci reticolo-cerebellari), etc.


I neuroni della sostanza reticolare svolgono importanti<br />

funzioni dal punto di vista motorio (sia somatico che<br />

viscerale) e sensitivo (trasmissione dei segnali<br />

dolorifici, ad esempio).<br />

Inoltre alcuni nuclei della sostanza reticolare<br />

regolano la pressione sanguigna, la frequenza<br />

cardiaca e respiratoria.


Parti del cervelletto<br />

ARCHICEREBELLO: è la parte filogeneticamente più<br />

antica, presente anche nei rettili e negli anfibi<br />

PALEOCEREBELLO: è comparsa successivamente<br />

NEOCEREBELLO: è la parte più recente, sviluppata<br />

soprattutto nei primati e nell’uomo.


Sono le connessioni fra il cervelletto e le 3 parti del tronco<br />

encefalico.<br />

Ogni peduncolo è formato da fascidifibreche possono essere<br />

afferenti (che vanno al cervelletto) oppure efferenti (che<br />

provengono dal cervelletto).<br />

I peduncoli cerebellari inferiori collegano il cervelletto<br />

con il bulbo.<br />

I peduncoli cerebellari medi collegano il cervelletto al<br />

ponte.<br />

I peduncoli cerebellari


I peduncoli cerebellari superiori collegano il<br />

cervelletto al mesencefalo.<br />

I fasci di fibre che compongono i peduncoli cerebellari<br />

entrano (fibre afferenti) o escono (fibre efferenti) a<br />

livello dell’ilo del cervelletto che si trova sulla sua faccia<br />

anteriore, ovvero quella rivolta verso il tronco encefalico.


Struttura del cervelletto<br />

Nel cervelletto la sostanza grigia è localizzata in superficie<br />

(corteccia cerebellare) mentre all’interno troviamo la sostanza<br />

bianca. Tuttavia, nell’ambito della sostanza bianca, si trovano<br />

dei nuclei di sostanza grigia (nuclei profondi del cervelletto).<br />

La corteccia cerebellare è organizzata in tre strati che<br />

procedendo dalla superficie verso la profondità sono:<br />

STRATO MOLECOLARE<br />

STRATO DELLE CELLULE DEL PURKINJE<br />

STRATO GRANULARE


Strati della corteccia cerebellare<br />

STRATO MOLECOLARE: è formato da interneuroni (<strong>cellule</strong><br />

stellate esterne e <strong>cellule</strong> dei canestri) e dai loro prolungamenti<br />

(assoni e dendriti), dai dendriti delle <strong>cellule</strong> di Purkinje, dalle fibre<br />

parallele (assoni dei granuli) e dalle fibre rampicanti (fibre afferenti al<br />

cervelletto, provenienti solo dal nucleo olivare inferiore del bulbo).<br />

STRATO DELLE CELLULE DI PURKINJE: è formato dai<br />

corpi delle <strong>cellule</strong> di Purkinje che sono grossi neuroni con un<br />

diametro di 60-90 µm. Ogni <strong>cellule</strong> di Purkinje possiede 1 o 2<br />

dendriti che si ramificano nello strato molecolare.


Le ramificazioni di una cellula di Purkinje sono tutte nello stesso<br />

piano. Gli assoni delle <strong>cellule</strong> di Purkinje sono le uniche fibre<br />

efferenti (che lasciano) della corteccia cerebellare. Esse vanno a fare<br />

sinapsi con i neuroni dei nuclei profondi del cervelletto.<br />

STRATO GRANULARE: è formato dai granuli (piccoli neuroni<br />

con diametro di 5-6 µm) il cui assone risale nello strato molecolare e<br />

si divide a T, formando le fibre parallele che fanno sinapsi con i<br />

dendriti delle <strong>cellule</strong> di Purkinje. Nello strato granulare troviamo<br />

anche le <strong>cellule</strong> di Golgi (o <strong>cellule</strong> stellate interne) e le fibre<br />

muscoidi (fibre afferenti al cervelletto) che fanno sinapsi con i<br />

dendriti dei granuli.


Sostanza bianca del cervelletto<br />

È formata da assoni che possono essere:<br />

originati dalle <strong>cellule</strong> di Purkinje e diretti ai neuroni dei nuclei<br />

profondi del cervelletto;<br />

originati dai neuroni dei nuclei profondi del cervelletto e dirette<br />

ad altre parti dell’encefalo (fibre efferenti del cervelletto, ad<br />

esempio cerebello-talamiche → talamo, cerebello-vestibolari →<br />

nuclei vestibolari del tronco encefalico;<br />

originati da altre parti del sistema nervoso centrale (fibre<br />

afferenti al cervelletto).


Le fibre afferenti al cervelletto possono essere di due tipi:<br />

FIBRE RAMPICANTI che provengono solo dal nucleo olivare<br />

inferiore del bulbo (omogenee per origine) e vanno a fare sinapsi con<br />

i dendriti delle <strong>cellule</strong> di Purkinje (dunque sono fibre olivo-<br />

cerebellari);<br />

FIBRE MUSCOIDI che sono eterogenee per origine (nuclei<br />

vestibolari → fibre vestibolo-cerebellari; nuclei basilari del ponte →<br />

fibre ponto-cerebellari; corna posteriori del midollo spinale → fibre<br />

spino-cerebellari).


Principali connessioni del cervelletto<br />

CONNESSIONI AFFERENTI:<br />

1. FASCIO SPINO-CEREBELLARE DORSALE (peduncolo cerebellare inf.)<br />

2. FASCIO SPINO-CEREBELLARE VENTRALE (peduncolo cerebellare sup.)<br />

3. FASCIO CUNEO-CEREBELLARE (peduncolo cerebellare inf.)<br />

4. FASCIO SPINO-CEREBELLARE ROSTRALE (peduncolo cerebellare<br />

inf.) ???<br />

5. FASCIO RETICOLO-CEREBELLARE (peduncolo cerebellare inf.)<br />

6. FASCIO OLIVO-CEREBELLARE (peduncolo cerebellare inf.)<br />

7. FASCIO VESTIBOLO-CEREBELLARE (peduncolo cerebellare inf.)<br />

8. FASCIO PONTO-CEREBELLARE (peduncolo cerebellare medio)


CONNESSIONI EFFERENTI:<br />

1. FASCIO CEREBELLO-VESTIBOLARE (peduncolo cerebellare inf.)<br />

2. FASCIO CEREBELLO-RETICOLARE (peduncolo cerebellare inf.)<br />

3. FASCIO CEREBELLO-RUBRO (peduncolo cerebellare sup.)<br />

4. FASCIO CEREBELLO-TALAMICO (peduncolo cerebellare sup.)<br />

5.FASCIO CEREBELLO-RUBRO-TALAMICO (peduncolo cerebellare<br />

sup.)<br />

Inoltre il cervelletto riceve fibre anche da: ipotalamo, tubercolo<br />

quadrigemino superiore, locus coeruleus nuclei del rafe della<br />

sostanza reticolare del tronco encefalico, nuclei del trigemino.


Il IV ventricolo<br />

È una cavità delimitata anteriormente dal tronco<br />

encefalico (pavimento del IV ventricolo, formato da<br />

midollo allungato e ponte) e posteriormente dal<br />

cervelletto (tetto del IV ventricolo, formato dalla<br />

faccia anteriore del cervelletto).<br />

Il pavimento del IV ventricolo ha la forma di un rombo<br />

ed è costituito da due triangoli uniti per la base. Il<br />

triangolo inferiore appartiene al bulbo (faccia posteriore)<br />

e si chiama triangolo bulbare, quello superiore<br />

appartiene al ponte e si chiama triangolo pontino.


Il IV ventricolo contiene liquido cefalo-rachidiano e,<br />

tramite l’acquedotto mesencefalico, comunica con il III<br />

ventricolo, una cavità contenuta all’interno del<br />

diencefalo.<br />

A livello del tetto del IV ventricolo sono presenti 3<br />

piccoli fori che permettono al liquido cefalo rachidiano<br />

di uscire nello spazio subaracnoideo che circonda<br />

l’encefalo ed il midollo spinale.


TALAMO<br />

SUBTALAMO<br />

IPOTALAMO<br />

EPITALAMO<br />

Parti del diencefalo


ORMONI EPIFISARI<br />

TRIPTOFANO SEROTONINA MELATONINA<br />

NOR-ADRENALINA<br />

Nell’animale da esperimento:<br />

azione gonadica (blocco<br />

ovulazione)<br />

ini<strong>biz</strong>ione del metabolismo dello<br />

iodio nella tiroide<br />

ini<strong>biz</strong>ione della secrezione dei<br />

corticosteroidi surrenalici<br />

liberata dalle fibre ortosimpatiche<br />

postgangliari che innervano i pinealociti<br />

Nell’uomo:<br />

Azioni della<br />

melatonina<br />

non dimostrata azione gonadica<br />

la somministrazione di melatonina<br />

induce manifestazioni di tipo<br />

sedativo: sonno


L’epifisi è un trasduttore<br />

neuroendocrino:<br />

Controllo della<br />

secrezione<br />

trasforma impulsi nervosi afferenti<br />

(nor-adrenalina) → secrezione<br />

ormonale<br />

Influiscono sulla produzione di melatonina:<br />

LUCE -(↓ liberazione di nor-adrenalina)<br />

STRESS + (↑ liberazione di nor-adrenalina e stimolazione di tutto<br />

il S.N.C.)<br />

RITMO CIRCADIANO (max secrezione di giorno, min di notte)<br />

BUIO dal ganglio cervicale superiore → fibre postgangliari che<br />

a livello dell’epifisi producono nor-adrenalina →<br />

stimolazione dell’epifisi a produrre melatonina


Struttura dell’ipotalamo<br />

L’ipotalamo e’ costituito da nuclei di sostanza grigia da cui partono<br />

(fasci efferenti) ed arrivano (fasci afferenti) fibre nervose che lo<br />

collegano con molte altre parti del sistema nervoso centrale.<br />

Fasci efferenti (esempio): l’ipotalamo invia fibre ai nuclei della sostanza<br />

reticolare del tronco encefalico ed ai motoneuroni viscerali delle corna<br />

laterali del midollo spinale. Questi collegamenti ci spiegano come<br />

l’ipotalamo possa controllare funzioni viscerali (frequenza cardiaca,<br />

pressione sanguigna, etc.)<br />

Fasci afferenti (esempio): l’ipotalamo riceve fibre che provengono dalla<br />

retina dell’occhio. In questa maniera alcuni neuroni dell’ipotalamo sono<br />

sempre informati se è giorno o notte. Così l’ipotalamo è in grado di<br />

regolare i ritmi circadiani e quelli sonno-veglia.


Funzioni dell’ipotalamo<br />

PRODUZIONE ORMONALE (nucleo sopraottico e nucleo<br />

paraventricolare):<br />

VASOPRESSINA (ormone ANTIDIURETICO o ADH) →<br />

TUBULO CONTORTO DISTALE<br />

OSSITOCINA → MIOMETRIO (PARTO)<br />

CONTROLLO DELLA SECREZIONE ORMONALE DELLA<br />

ADENOIPOFISI<br />

REGOLAZIONE DEI RITMI CIRCADIANI (nucleo<br />

soprachiasmatico)


REGOLAZIONE DELLA TEMPERATURA CORPOREA<br />

REGOLAZIONE DELLA INGESTIONE DI LIQUIDI<br />

(centro della sete)<br />

REGOLAZIONE DELL’ASSUNZIONE DI CIBO: centro della<br />

fame e della sazietà → GRELINA (fame); LEPTINA e INSULINA<br />

(sazietà)<br />

REGOLAZIONE FREQUENZA CARDIACA E PRESSIONE<br />

SANGUIGNA<br />

REGOLAZIONE RITMI SONNO-VEGLIA


Secrezione dell’ADH e dell’ossitocina<br />

Questi due ormoni sono sintetizzati da neuroni dei nuclei<br />

sopraottico e paraventricolare.<br />

Le molecole di questi ormoni sono trasportate all’interno<br />

degli assoni che nascono da questi neuroni. Gli assoni<br />

costituiscono il fascio ipotalamo-ipofisario che collega<br />

appunto l’ipotalamo con la parte posteriore della ghiandola<br />

ipofisi (= neuroipofisi).<br />

La parte terminale di questi assoni si pone in rapporto con<br />

capillari sanguigni della neuroipofisi. Gli ormoni vengono<br />

secreti a questo livello ed entrano nel circolo sanguigno.


Pertanto, ADH ed ossitocina non sono<br />

prodotti dalla neuroipofisi (che non produce<br />

nessun ormone) ma dall’ipotalamo.<br />

I due ormoni entrano in circolo a livello della<br />

neuroipofisi.


Il talamo è un grosso ammasso pari di sostanza grigia che fa<br />

parte del diencefalo. Ha una forma ovoidale con asse maggiore<br />

(circa 4-5 cm) anteroposteriore. Fra i due talami e’ compreso il III<br />

ventricolo, che è la cavità del diencefalo.<br />

Il talamo è costituito da numerosi nuclei di sostanza grigia che<br />

sono collegati a doppio binario con varie zone della corteccia<br />

cerebrale (emisferi cerebrali).<br />

I nuclei del talamo sono interposti su circuiti nervosi sia di tipo<br />

sensitivo che motorio.<br />

Il talamo


ESEMPI:<br />

CIRCUITO (via) SPINO → TALAMO → CORTICALE<br />

(SENSITIVO: sensibilità tattile protopatica, termica, dolorifica)<br />

CIRCUITO (via) DEI CORDONI POSTERIORI: FASCI<br />

GRACILE E CUNEATO → NUCLEI GRACILE E CUNEATO<br />

(LEMNISCO MEDIALE) → TALAMO → CORTECCIA<br />

CEREBRALE (SENSITIVO: sensibilità tattile epicritica,<br />

propriocettiva cosciente, pressoria, vibratoria)<br />

CIRCUITO (via) CEREBELLO → TALAMO → CORTICALE<br />

(MOTORIO)


È una ghiandola endocrina intracranica collegata all’ipotalamo<br />

tramite il peduncolo ipofisario.<br />

Ipofisi<br />

L’ipofisi e’ accolta nella sella turcica, una cavità dell’osso<br />

sfenoide, ed e’ posta al di sotto dell’ipotalamo.<br />

L’IPOFISI E’ DIVISIBILE IN DUE PARTI:<br />

IPOFISI ANTERIORE O ADENOIPOFISI<br />

IPOFISI POSTERIORE O NEUROIPOFISI


IPOFISI ANTERIORE:<br />

Internamente è costituita da nidi e cordoni di <strong>cellule</strong>, fra le quali<br />

sono presenti molti capillari sinusoidi.<br />

VECCHIA CLASSIFICAZIONE<br />

LE CELLULE DELL’IPOFISI SONO DI DUE TIPI :<br />

CELLULE CROMOFOBE (NON COLORABILI) = CELLULE CHE<br />

NON PRODUCONO ORMONI (FASE DI RIPOSO<br />

FUNZIONALE?)<br />

CELLULE CROMOFILE (COLORABILI) = CELLULE CHE<br />

PRODUCONO ORMONI


IPOFISI POSTERIORE:<br />

È costituita da <strong>cellule</strong> simili alle <strong>cellule</strong> della nevroglia (pituiciti),<br />

da capillari sinusoidi e dalla parte terminale delle fibre nervose<br />

ipotalamo-ipofisarie, nate da neuroni dei nuclei sopraottico e<br />

paraventricolare dell’ipotalamo.


Ormoni prodotti dalla parte anteriore<br />

dell’ipofisi<br />

CELLULE ACIDOFILE:<br />

ORMONE DELL’ACCRESCIMENTO O SOMATOTROPO (GH O<br />

STH): 50% DELLE CELLULE IPOFISARIE (SOMATOTROPE)<br />

PROLATTINA (LTH): 10-25% (LATTOTROPE)<br />

CELLULE BASOFILE:<br />

ADRENOCORTICOTROPO (ACTH): 10-20% (CORTICOTROPE)<br />

CELLULE CROMOFOBE:<br />

TIREOTROPO (TSH): 10%<br />

GONADOTROPINE (FSH/LH-ICSH): 10% (GONADOTROPE)<br />

CELLULE FOLLICOLO-STELLATE: NON PRODUCONO ORMONI


CONTROLLO IPOTALAMICO DELLA<br />

SECREZIONE ADENOIPOFISARIA<br />

Alcuni nuclei dell’ipotalamo (nucleo arcuato, nucleo<br />

paraventricolare) producono degli ormoni che controllano<br />

l’attività endocrina delle <strong>cellule</strong> dell’adenoipofisi<br />

-Releasing hormones (RH): sono fattori di rilascio, che<br />

stimolano la produzione di uno o più ormoni dell’adenoipofisi<br />

-Inhibiting hormones (IH): sono fattori di ini<strong>biz</strong>ione, che<br />

inibiscono la sintesi e la secrezione di ormoni dell’adenoipofisi<br />

I RH e gli IH vengono secreti nel sangue e raggiungono quindi<br />

l’ipofisi anteriore dove esercitano il loro effetto.


ESEMPI DI RH E DI IH<br />

•TRH (thyrotropin-releasing hormone)→ TSH<br />

•CRH (corticotropin releasing hormone)→ACTH<br />

•GHRH (growth hormone releasing hormone) →GH<br />

•SOMATOSTATINA (growth hormone inhibiting<br />

hormone) → GH


Nel telencefalo la sostanza grigia è localizzata all’esterno<br />

(corteccia cerebrale o pallio), mentre la sostanza bianca e’<br />

localizzata internamente (centro semiovale).<br />

Nell’ambito della sostanza bianca troviamo poi dei nuclei di<br />

sostanza grigia detti nuclei della base del telencefalo.<br />

LA SOSTANZA BIANCA DEL TELENCEFALO E’<br />

COSTITUITA DA:<br />

Struttura del telencefalo<br />

Fibre che dalla corteccia cerebrale si portano a centri<br />

nervosi sottostanti (esempi: cortico-spinali; cortico-pontine;<br />

cortico-reticolari);


fibre che dalla corteccia cerebrale si portano al talamo<br />

(cortico-talamiche) o viceversa (talamo-corticali);<br />

fibre che collegano aree diverse di uno stesso emisfero<br />

cerebrale;<br />

fibre che collegano aree dei due emisferi cerebrali.<br />

(N.B. La principale via di collegamento fra i due<br />

emisferi e’ il corpo calloso che è una specie di ponte<br />

fra i due emisferi).


Classificazione dei tipi di corteccia cerebrale<br />

ALLOCORTECCIA (10%). Ha meno di 6 strati e comprende:<br />

ARCHEOPALLIO, 3 strati (ippocampo ventrale);<br />

PALEOPALLIO, 4-5 strati (aree olfattive).<br />

ISOCORTECCIA (90%). Ha sei strati e si divide in:<br />

OMOTIPICA, gli strati sono facilmente distinguibili; è<br />

tipica delle aree associative;<br />

ETEROTIPICA, gli strati non sono facilmente<br />

distinguibili ed è ulteriormente suddivisibile in:<br />

DI TIPO GRANULARE (tipica delle aree sensitive);<br />

DI TIPO AGRANULARE (tipica delle aree motorie).


Aree della corteccia cerebrale<br />

Le aree della corteccia cerebrale sono zone che si sono specializzate<br />

nell’esecuzione di una o più funzioni.<br />

Si dividono in:<br />

AREE MOTORIE<br />

AREE SENSITIVE<br />

AREE ASSOCIATIVE (sono quelle più sviluppate nell’uomo).<br />

Le aree associative sono sede di:<br />

CAPACITÀ INTELLETTIVA E RAGIONAMENTO<br />

CAPACITÀ DI PIANIFICARE IL FUTURO<br />

CAPACITÀ DI MEMORIZZARE<br />

ABILITÀ COMUNICATIVA<br />

ABILITÀ LINGUISTICA<br />

CARATTERE E PERSONALITÀ DELL’INDIVIDUO


AREE MOTORIE<br />

Distinguiamo un’area motoria primaria ed una<br />

secondaria. L’area motoria primaria (area 4) occupa la<br />

circonvoluzione precentrale. La stimolazione elettrica di<br />

questa area causa movimenti fini prevalentemente a carico<br />

delle estremità. Da quest’area nascono molte delle fibre<br />

cortico-spinali. In quest’area è possibile riconoscere<br />

un’organizzazione somatotopica dei muscoli del nostro<br />

corpo (homunculus motorius).Tale raffigurazione è<br />

sproporzionata, in quanto i muscoli capaci di compiere<br />

movimenti molto fini (muscoli dell’avambraccio e della<br />

mano) “occupano” molto spazio a livello corticale, in<br />

quanto sono controllati da molti neuroni corticali.


AREA MOTORIA SECONDARIA<br />

L’area motoria secondaria (area 6) si trova nel<br />

lobo frontale al davanti dell’area primaria.<br />

La sua stimolazione elettrica produce movimenti<br />

grossolani a carico del tronco e degli arti.<br />

Da questa area originano parte delle fibre<br />

cortico-reticoli-spinali.


AREE SENSITIVE<br />

Anche queste si dividono in primarie e secondarie.<br />

Nelle primarie avviene la percezione cosciente degli<br />

stimoli elementari. Queste aree sono collegate con il<br />

talamo, attraverso cui passano tutte le informazioni<br />

sensitive prima di raggiungere la corteccia cerebrale.<br />

Le aree secondarie sono implicate nelle varie forme<br />

di “gnosie”, ovvero permettono il riconoscimento<br />

dello stimolo attribuendogli un significato sulla base<br />

delle esperienze pregresse.


AREA SOMATOSENSITIVA PRIMARIA<br />

Occupa la circonvoluzione postcentrale (aree<br />

1,2,3). A questa area giungono le informazioni<br />

dalla periferia, dopo essere passate attraverso il<br />

talamo (sens. tattile, pressoria, vibratoria,<br />

dolorifica, termica, propriocettiva cosciente).<br />

Anche a questo livello è presente una<br />

rappresentazione distorta del nostro corpo<br />

(homunculus sensitivus), in quanto le aree più<br />

sensibili (dita della mano, lingua, labbra)<br />

possiedono più recettori e quindi necessitano di<br />

più neuroni (e di più spazio) a livello corticale.


I nuclei della base del telencefalo<br />

Dal punto di vista topografico comprendono:<br />

NUCLEO CAUDATO<br />

NUCLEO LENTICOLARE:<br />

PUTAMEN<br />

GLOBO PALLIDO ESTERNO<br />

GLOBO PALLIDO INTERNO<br />

La testa del nucleo caudato ed il putamen sono uniti da “ponti” di<br />

sostanza grigia: questa associazione prende il nome di corpo striato.<br />

Dal punto di vista funzionale anche la sostanza nera (mesencefalo) ed<br />

il nucleo subtalamico (subtalamo) fanno parte dei nuclei della base del<br />

telencefalo.


Regione<br />

Corpo<br />

striato<br />

Nuclei<br />

Claustro<br />

I nuclei cerebrali<br />

Corpo amigdaloideo<br />

Nucleo caudato<br />

Nucleo lenticolare<br />

(putamen e globus<br />

pallidus)<br />

Funzioni<br />

Componente del sistema<br />

limbico<br />

Gioca un ruolo incerto<br />

nell’elaborazione<br />

dell’informazione visiva<br />

Aggiustamenti volontari e<br />

modificazioni dei comandi<br />

motori volontari


Circuiti nervosi passanti attraverso<br />

i nuclei della base del telencefalo<br />

Questi nuclei sono inseriti su circuiti nervosi assai complessi<br />

che originano dalla corteccia cerebrale, passano per i<br />

nuclei della base (inclusa la sostanza nera del<br />

mesencefalo), per il talamo e ritornano poi alla corteccia<br />

cerebrale.<br />

Questi circuiti nervosi svolgono un ruolo molto importante<br />

per il controllo dell’esecuzione dei movimenti, ma hanno<br />

però anche altre funzioni (ad esempio cognitive).


Il liquido cefalo-rachidiano<br />

Il liquido cefalo-rachidiano è prodotto dai plessi coriodei che si<br />

trovano nei ventricoli laterali, nel III e nel IV ventricolo. Ha un<br />

aspetto simile ad acqua limpida e contiene soprattutto ioni, la<br />

cui concentrazione è però differente da quella presente nel<br />

plasma. Pertanto esso non è il prodotto di una semplice<br />

filtrazione del plasma ma viene secreto in maniera attiva<br />

dalle <strong>cellule</strong> ependimali che rivestono i plessi corioidei.<br />

Il liquido cefalo-rachidiano passa nello spazio subaracnoideo<br />

a livello dei fori presenti sul tetto del IV ventricolo.


In un giorno i plessi corioidei producono circa 500 ml<br />

di liquido cefalo-rachidiano. All’interno dei ventricoli,<br />

dell’acquedotto mesencefalico e dello spazio<br />

subaracnoideo vi sono in ogni momento 150 ml di<br />

liquido. Ciò vuol dire che deve esistere un sistema<br />

che permette il continuo riassorbimento del liquido<br />

cefalo-rachidiano.<br />

Il riassorbimento avviene a livello delle granulazioni<br />

aracnoidee o villi aracnoidei.


Si dividono in:<br />

VIE MOTORIE PRINCIPALI:<br />

CORTICO-SPINALI (PIRAMIDALI)<br />

CORTICO-RETICOLO-SPINALI<br />

VESTIBOLO-SPINALI<br />

CIRCUITI DI CONTROLLO:<br />

CORTICO-PONTO-CEREBELLO-TALAMO (NUCLEI<br />

VENTRALE LATERALE)-CORTICALE<br />

CORTICO-RUBRO-OLIVO-CEREBELLARE<br />

CIRCUITI PASSANTI PER LA BASE DEL<br />

TELENCEFALO<br />

Circuiti (vie) motorie


Vie cortico-spinali (piramidali)<br />

Neuroni delle aree motorie della corteccia cerebrale (+++<br />

circonvoluzione precentrale)→ fasci cortico spinali→ interneuroni<br />

delle corna anteriori del midollo spinale→ motoneuroni somatici<br />

delle corna anteriori→ radici anteriori dei nervi spinali→ nervi<br />

spinali→ muscoli scheletrici volontari (per movimenti precisi e fini).<br />

Vie cortico-reticolo-spinali<br />

Neuroni delle aree motorie della corteccia cerebrale→ fasci<br />

cortico reticolari→ neuroni della sostanza reticolare del ponte e<br />

del bulbo→ fasci reticolo spinali→ interneuroni delle corna<br />

anteriori del midollo spinale→ motoneuroni somatici delle corna<br />

anteriori→ radici anteriori dei nervi spinali→ nervi spinali→<br />

muscoli scheletrici volontari (per movimenti grossolani).


Vie vestibolo-spinali<br />

Nuclei vestibolari del tronco encefalico→ fasci vestibolo<br />

spinali→ interneuroni delle corna anteriori del midollo<br />

spinale→ motoneuroni somatici delle corna anteriori→<br />

radici anteriori dei nervi spinali→ nervi spinali→ muscoli<br />

scheletrici volontari (muscoli antigravitari).


L’UNITA’ MOTORIA<br />

PER UNITA’ MOTORIA SI INTENDE IL COMPLESSO<br />

FORMATO DA UN MOTONEURONE SOMATICO DELLE<br />

CORNA ANTERIORI DEL MIDOLLO SPINALE E DALLE<br />

FIBRE MUSCOLARI SCHELETRICHE DA QUESTO<br />

INNERVATE.<br />

IL NUMERO DI FIBRE MUSCOLARI INNERVATE DA UN<br />

SINGOLO MOTONEURONE VARIA DA 5-6 FINO AD<br />

ALCUNE CENTINAIA (400-500).<br />

MUSCOLI CAPACI DI MOVIMENTI FINI HANNO UNITA’<br />

MOTORIE PICCOLE, MUSCOLI CAPACI DI MOVIMENTI<br />

GROSSOLANI HANNO UNITA’ MOTORIE GRANDI.


VIA CORTICO-PONTO-CEREBELLO-<br />

TALAMO- CORTICALE<br />

CORTECCIA CEREBRALE→FIBRE CORTICO-<br />

PONTINE →NUCLEI BASILARI DEL PONTE<br />

→FIBRE PONTO-CEREBELLARI<br />

→CORTECCIA CEREBELLARE →NUCLEI<br />

PROFONDI DEL CERVELLETTO →FIBRE<br />

CEREBELLO-TALAMICHE → TALAMO<br />

→FIBRE TALAMO-CORTICALI →CORTECCIA<br />

CEREBRALE


VIA CORTICO-RUBRO-OLIVO-<br />

CEREBELLARE<br />

CORTECCIA CEREBRALE →FIBRE<br />

CORTICO-RUBRE →NUCLEO ROSSO<br />

(MESENCEFALO) →FIBRE RUBRO-<br />

OLIVARI →NUCLEO OLIVARE INFERIORE<br />

(BULBO) →FIBRE OLIVO-CEREBELARI<br />

(FIBRE RAMPICANTI) →CORTECCIA<br />

CEREBELLARE


VIE DEI CORDONI POSTERIORI (sensibilità tattile<br />

epicritica, propriocettiva cosciente, pressoria, vibratoria).<br />

Recettori periferici (meccanocettori, propriocettori)→ neuroni<br />

dei gangli spinali→ neuroni dei nuclei gracile e cuneato→<br />

lemnisco mediale (crociato)→ nucleo ventrale posteriore del<br />

talamo→ corteccia somatosensitiva (circonvoluzione post-<br />

centrale).<br />

Circuiti (vie) sensitive<br />

VIA SPINO-TALAMICA (sensibilità tattile protopatica,<br />

dolorifica, termica, prurito, solletico).<br />

Recettori periferici (meccanocettori, nocicettori, termocettori)→


neuroni dei gangli spinali→ neuroni funicolari delle corna<br />

posteriori del midollo spinale→ fasci spinotalamico laterale e<br />

anteriore (crociati)→ nucleo ventrale posteriore del talamo→<br />

corteccia somatosensitiva (circonvoluzione post-centrale).<br />

VIA SPINO-CEREBELLARE (sensibilità propriocettiva<br />

incosciente).<br />

Recettori periferici (propriocettori muscolari, articolari,<br />

tendinei)→ neuroni dei gangli spinali→ neuroni funicolari delle<br />

corna posteriori del midollo spinale→ fasci spinocerebellari<br />

ventrale e dorsale→ corteccia cerebellare.


Circuito passante per i nuclei<br />

della base del telencefalo<br />

CORTECCIA CEREBRALE→ NUCLEI DELLA<br />

BASE DEL TELENCEFALO→ SOSTANZA<br />

NERA→ TALAMO (N. VENTRALE<br />

ANTERIORE→ AREE MOTORIE DELLA<br />

CORTECCIA CEREBRALE


Il sistema nervoso periferico<br />

Èformato dai nervi spinali; dai gangli spinali contenenti i<br />

protoneuroni sensitivi; dai nervi cranici; dai gangli<br />

sensitivi (contenenti protoneuroni sensitivi) che si trovano<br />

annessi a certi nervi cranici (trigemino, faciale); dai<br />

recettori sensitivi (terminazioni nervose libere, corpuscoli<br />

di Messner, Pacini ecc.).<br />

Inoltre fanno parte del sistema nervoso periferico tutte quelle<br />

formazioni del sistema nervoso autonomo che si trovano<br />

al di fuori del S.N.C. (gangli parasimpatici ed ortosimpatici,<br />

nervi del sistema nervoso autonomo, ecc.).


Il compito del sistema nervoso<br />

periferico è di captare gli stimoli e di<br />

condurli al sistema nervoso centrale.<br />

Inoltre il sistema nervoso periferico porta agli<br />

effettori (muscolatura striata volontaria, muscolatura<br />

liscia, ghiandole esocrine) gli impulsi, generati nel<br />

sistema nervoso centrale, che servono a far contrarre<br />

i muscoli, a far secernere le ghiandole esocrine, ecc.


Origine apparente e reale dei nervi<br />

periferici (spinali e cranici)<br />

Per origine apparente di un nervo o di una<br />

radice nervosa si intende il punto in cui le fibre<br />

nervose escono dal (o entrano nel) sistema<br />

nervoso centrale.<br />

Invece per origine reale si intendono i neuroni<br />

da cui da cui originano le fibre nervose.


I nervi spinali sono 31 coppie, ognuna delle quali nasce da un<br />

mielomero. La nomenclatura dei nervi spinali è uguale a quella dei<br />

mielomeri:<br />

8 coppie di nervi cervicali (C 1 -C 8 )<br />

12 coppie di nervi toracici (T 1 -T 12 )<br />

5 coppie di nervi lombari (L 1 -L 5 )<br />

5 coppie di nervi sacrali (S 1 -S 5 )<br />

1 nervo coggigeo (Co 1 )<br />

I nervi spinali<br />

Ogni nervo spinale si costituisce per confluenza di: radicole<br />

anteriori in una radice anteriore e di: radicole<br />

posteriori in una radice posteriore.


L’origine apparente delle radicole anteriori (motorie o<br />

efferenti) è a livello del solco antero-laterale del midollo<br />

spinale.<br />

L’origine apparente delle radicole posteriori (sensitive<br />

o afferenti) è a livello del solco postero-laterale del midollo<br />

spinale.<br />

L’origine reale delle radicole anteriori è a livello dei<br />

motoneuroni somatici e viscerali del corno anteriore del<br />

midollo spinale.<br />

L’origine reale delle radicole posteriori è a livello dei<br />

protoneuroni sensitivi dei gangli spinali.


I nervi spinali si formano nel seguente modo:<br />

RADICOLE ANTERIORI: MOTORIE (efferenti<br />

somatiche e viscerali), ESCONO dal midollo spinale.<br />

RADICOLE POSTERIORI: SENSITIVE (afferenti<br />

somatiche) ENTRANO nel midollo spinale.<br />

RADICE ANTERIORE: MOTORIA (efferente somatica e<br />

viscerale), si forma per confluenza delle radicole anteriori.<br />

RADICE POSTERIORE: SENSITIVA (afferente<br />

somatica), si forma per confluenza delle radicole posteriori e<br />

sul suo decorso presenta il ganglio spinale, contenente i<br />

protoneuroni sensitivi.


NERVO SPINALE: MISTO (motorio e sensitivo),<br />

si forma per unione della radice anteriore con quella<br />

posteriore.<br />

RAMO ANTERIORE DEL NERVO<br />

SPINALE: MISTO, si forma per divisione del nervo<br />

spinale .<br />

RAMO POSTERIORE DEL NERVO<br />

SPINALE: MISTO, si forma per divisione del nervo<br />

spinale.


La maggior parte dei rami anteriori dei nervi spinali dà origine a dei<br />

plessi nervosi, ovvero complesse strutture a livello delle quali avviene<br />

uno scambio di fibre fra i rami anteriori. Dai plessi nascono poi la<br />

maggior parte dei nervi periferici del nostro corpo.<br />

I rami posteriori non danno MAI origine a plessi e vanno ad<br />

innervare la cute e la muscolatura scheletrica del dorso.<br />

C 1 -C 4 : PLESSO CERVICALE<br />

C 5 -T 1 : (parte) PLESSO BRACHIALE<br />

L 1 -L 4 : (parte) PLESSO LOMBARE<br />

L 4 (parte) -S 5 : PLESSO SACRALE/PUDENDO<br />

T 1 (parte)-T 12 : NERVI INTERCOSTALI (disposizione<br />

segmentaria)<br />

Rami anteriori nervi spinali


1. MOTRICE SOMATICA (per muscolatura<br />

scheletrica)<br />

Componenti dei nervi cranici<br />

2. SENSITIVA SOMATICA (tattile, pressoria,<br />

propriocettiva, termica, dolorifica)<br />

3. SENSITIVA SPECIALE (o SENSORIALE)<br />

4. MOTRICE VISCERALE (parasimpatica per<br />

muscoli lisci e ghiandole)<br />

5. SENSITIVA VISCERALE (parasimpatica)


I nervi cranici<br />

I nervo cranico: nervo OLFATTIVO<br />

Origine apparente: BULBO OLFATTIVO<br />

Tipo di fibre: SENSITIVE SPECIALI<br />

Origine reale: CELLULE OLFATTIVE<br />

Strutture innervate: MUCOSA OLFATTIVA<br />

II nervo cranico: nervo OTTICO<br />

Origine apparente: CHIASMA OTTICO<br />

Tipo di fibre: SENSITIVE SPECIALI<br />

Origine reale: CELLULE MULTIPOLARI DELLA RETINA<br />

Strutture innervate: RETINA (OCCHIO)


III nervo cranico: nervo OCULOMOTORE<br />

Origine apparente: MESENCEFALO<br />

Tipo di fibre: MOTRICI SOMATICHE, MOTRICI VISCERALI<br />

Origine reale: MOTONEURONI SOMATICI E VISCERALI<br />

Strutture innervate: MUSCOLI ESTRINSECI OCCHIO, MUSCOLI<br />

INTRINSECI OCCHIO<br />

IV nervo cranico: nervo TROCLEARE<br />

Origine apparente: MESENCEFALO<br />

Tipo di fibre: MOTRICI SOMATICHE<br />

Origine reale: MOTONEURONI SOMATICI<br />

Strutture innervate: MUSCOLI ESTRINSECI OCCHIO


VI nervo cranico: nervo ABDUCENTE<br />

Origine apparente: PONTE<br />

Tipo di fibre: MOTRICI SOMATICHE<br />

Origine reale: MOTONEURONI SOMATICI<br />

Strutture innervate:MUSCOLI ESTRINSECI OCCHIO


V nervo cranico: nervo TRIGEMINO<br />

Origine apparente: PONTE<br />

Tipo di fibre: MOTRICI SOMATICHE (+), SENSITIVE<br />

SOMATICHE (+++)<br />

Origine reale: MOTONEURONI SOMATICI, PROTONEURONI<br />

SENSITIVI DEL GANGLIO SEMILUNARE<br />

Strutture innervate: MUSCOLI MASTICATORI, FACCIA E<br />

CAVITÀ FACCIALI


VII nervo cranico: nervo FACIALE<br />

Origine apparente: SOLCO-BULBO PONTINO<br />

Tipo di fibre: MOTRICI SOMATICHE (++++), MOTRICI<br />

VISCERALI (++), SENSITIVE SPECIALI GUSTO (++)<br />

Origine reale: MOTONEURONI SOMATICI, MOTONEURONI<br />

VISCERALI, PROTONEURONI SENSITIVI DEL<br />

GANGLIO GENICOLATO<br />

Strutture innervate: MUSCOLI MIMICI, GHIANDOLE VARIE<br />

(SALIVARI, LACRIMALI, NASALI),<br />

RECETTORI GUSTATIVI (LINGUA)


VIII nervo cranico: nervo ACUSTICO o<br />

VESTIBOLO/COCLEARE<br />

Origine apparente: SOLCO BULBO-PONTINO<br />

Tipo di fibre: SENSITIVE SPECIALI (EQUILIBRIO/UDITO)<br />

Origine reale: PROTONEURONI SENSITIVI (GANGLIO<br />

VESTIBOLARE/GANGLIO SPIRALE)<br />

Strutture innervate: ORGANO EQUILIBRIO/ORGANO UDITO


IX nervo cranico: nervo GLOSSO-FARINGEO<br />

Origine apparente: BULBO<br />

Tipo di fibre: SENSITIVE SOMATICHE, SENSITIVE SPECIALI<br />

(GUSTO), MOTRICI VISCERALI<br />

Origine reale: PROTONEURONI SENSITIVI (2 GANGLI),<br />

MOTONEURONI VISCERALI<br />

Strutture innervate: FARINGE/LINGUA, RECETTORI GUSTATIVI<br />

(LINGUA), GHIANDOLA PAROTIDE


X nervo cranico: nervo VAGO<br />

Origine apparente: BULBO<br />

Tipo di fibre: MOTRICI SOMATICHE, SENSITIVE SPECIALI<br />

(GUSTO), MOTRICI VISCERALI (+++)<br />

Origine reale: MOTONEURONI SOMATICI, PROTONEURONI<br />

SENSITIVI, MOTONEURONI VISCERALI<br />

Strutture innervate: FARINGE/LARINGE, RECETTORI<br />

GUSTATIVI (LINGUA), VISCERI


XI nervo cranico: nervo ACCESSORIO<br />

Origine apparente: BULBO<br />

Tipo di fibre: MOTRICI SOMATICHE<br />

Origine reale: MOTONEURONI SOMATICI<br />

Strutture innervate: LARINGE<br />

XII nervo cranico: nervo IPOGLOSSO<br />

Origine apparente: BULBO<br />

Tipo di fibre: MOTRICI SOMATICHE<br />

Origine reale: MOTONEURONI SOMATICI<br />

Strutture innervate: LINGUA


Regola tutte quelle funzioni che non sono sotto il<br />

controllo della volontà (secrezione delle ghiandole<br />

esocrine, contrazione della muscolatura liscia, frequenza<br />

cardiaca, ecc.).<br />

Sistema nervoso autonomo<br />

È organizzato in:<br />

(viscerale, vegetativo)<br />

SISTEMA ORTOSIMPATICO (SIMPATICO)<br />

SISTEMA PARASIMPATICO


Sistema nervoso autonomo<br />

ORTOSIMPATICO (SIMPATICO)<br />

PARASIMPATICO<br />

Dove sono localizzati i neuroni pregangliari?<br />

Dove decorrono le fibre pregangliari?<br />

Dove è il ganglio?<br />

(viscerale, vegetativo)<br />

Quali sono i bersagli (muscoli lisci, ghiandole, ecc.)?


Ortosimpatico e parasimpatico<br />

La maggior parte degli organi ha una duplice innervazione<br />

(app. digerente, respiratorio, cuore) ed in questo caso<br />

ortosimpatico e parasimpatico hanno effetti opposti.<br />

L’ortosimpatico stimola il metabolismo, l’attenzione e le<br />

funzioni vitali per preparare l’organismo a situazioni di stress ed<br />

emergenza (risposta “LOTTA E FUGGI”).<br />

Il parasimpatico favorisce il risparmio energetico ed esercita<br />

un’azione di stimolo nei confronti di attività che si svolgono<br />

meglio quando siamo a riposo (digestione) (risposta “RESTA<br />

ERIPOSA).


Per questi motivi quando siamo svegli (e comunque nelle<br />

prime ore della giornata) predomina l’ortosimpatico, mentre<br />

quando siamo addormentati (e comunque nella seconda metà<br />

della giornata) tende ad essere più attivo il parasimpatico.<br />

Vi sono però casi in cui ortosimpatico e parasimpatico<br />

collaborano per controllare ciascuno una fase di un processo<br />

complesso (app. genitale maschile).<br />

Infine, vi sono casi in cui una struttura anatomica riceve un solo<br />

tipo di innervazione (ortosimpatica: vasi sanguigni, ghiandole<br />

sudoripare; parasimpatica: ghiandole lacrimali).


Funzioni del sistema nervoso viscerale<br />

Organo o<br />

funzione<br />

Pupilla<br />

Gh. lacrimali<br />

Gh. salivari<br />

Gh. nasali<br />

Gh. sudoripare<br />

Ritmo cardiaco<br />

Vasi coronarici<br />

Effetti<br />

ortosimpatici<br />

Dilatazione<br />

-<br />

Secrezione viscosa,<br />

spessa<br />

-<br />

Aumento di<br />

secrezione<br />

Accelerazione<br />

Dilatazione<br />

Effetti<br />

parasimpatici<br />

Costrizione<br />

Secrezione acquosa,<br />

profusa<br />

Secrezione acquosa,<br />

profusa<br />

Secrezione acquosa,<br />

profusa<br />

-<br />

Rallentamento<br />

-


Organo o funzione<br />

Vasi cutanei<br />

Coagulazione del sangue<br />

Livello di glucoso nel<br />

sangue<br />

Bronchi<br />

Peristalsi intestinale<br />

Produzione di urina<br />

Organi genitali maschili<br />

Muscoli erettori dei peli<br />

Effetti<br />

ortosimpatici<br />

Costrizione<br />

Aumento<br />

Aumento<br />

Dilatazione<br />

Diminuzione<br />

Diminuzione<br />

Eiaculazione<br />

Contrazione<br />

Effetti<br />

parasimpatici<br />

-<br />

-<br />

-<br />

Costrizione<br />

Aumento<br />

-<br />

Erezione<br />

-


Sistema nervoso ortosimpatico (toraco-lombare)<br />

I neuroni pregangliari sono localizzati:<br />

nel corno laterale della sostanza griglia del midollo spinale (mielomeri<br />

T1-L2).<br />

Le fibre pregangliari (brevi) decorrono:<br />

nelle radicole anteriori e poi nelle radici anteriori che escono dal<br />

midollo spinale.<br />

I gangli sono tutti lontani dagli organi bersaglio:<br />

GANGLI PARAVERTEBRALI (acetilcolina)<br />

GANGLI PREVERTEBRALI (acetilcolina)<br />

MIDOLLARE DEL SURRENE (acetilcolina)<br />

Le fibre postgangliari sono sempre lunghe (noradrenalina,<br />

per lo più).


Sistema nervoso parasimpatico<br />

I neuroni pregangliari sono localizzati:<br />

in nuclei presenti a livello del tronco encefalico<br />

(mesencefalo, ponte, midollo allungato);<br />

•nel corno laterale della sostanza grigia del midollo spinale<br />

(mielomeri S 2 -S 4 ).<br />

(encefalico-sacrale)<br />

Le fibre pregangliari (brevi) decorrono:<br />

associate ai nervi cranici (III, VII, IX, X paio);<br />

nei nervi splancnici pelvici.


I gangli sono:<br />

vicini agli organi bersaglio (acetilcolina);<br />

vicini agli organi bersaglio (acetilcolina).<br />

Le fibre postgangliari sono:<br />

brevi (acetilcolina);<br />

brevi (acetilcolina).


Nervi cranici con fibre parasimpatiche<br />

III PAIO (n. oculomotore) mesencefalo→ ganglio ciliare→ muscolo<br />

ciliare e muscolo costrittore dell’iride (sfintere della pupilla).<br />

VII PAIO (n. faciale) ponte→ ganglio sfeno-palatino e ganglio<br />

sottomandibolare→ gh. lacrimali, gh. della mucosa nasale, gh. sottolinguali e<br />

sottomandibolari, gh. salivari minori della cavità orale (secrezione sierosa<br />

solamente).<br />

IX PAIO (n. glosso-faringeo) bulbo→ ganglio otico→ gh. parotide.<br />

X PAIO (n. vago) bulbo→ vari gangli vicini agli organi bersaglio→<br />

ghiandole e muscolatura liscia (app. respiratorio, digerente), sistema di<br />

condizione del cuore.


Strati o tonache del bulbo oculare<br />

STRATO<br />

ESTERNO<br />

STRATO<br />

INTERMEDIO<br />

(UVEA)<br />

STRATO<br />

INTERNO<br />

(RETINA)<br />

CORNEA (ANTERIORE)<br />

SCLERA (POSTERIORE)<br />

IRIDE (ANTERIORE)<br />

CORPO CILIARE (INTERMEDIO)<br />

COROIDE O CORIOIDEA<br />

(POSTERIORE)<br />

PARTE CIECA (ANTERIORE)<br />

PARTE VISIVA (POSTERIORE)


Queste <strong>cellule</strong> sono i nostri fotorecettori, sono cioè<br />

sensibili ed eccitabili da stimoli luminosi. Si tratta di<br />

neuroni modificati.<br />

Coni e bastoncelli<br />

I coni sono circa 5-6 milioni e sono soprattutto concentrati<br />

nella macula lutea della retina, specialmente nella fovea<br />

centrale. I coni possiedono dei pigmenti visivi (sostanze<br />

fotosensibili) detti iodopsine. Esistono tre tipi di iodopsine e, per<br />

questo motivo, esistono tre tipi di coni: quelli più sensibili alla<br />

luce rossa, quelli più sensibili alla luce verde, quelli più sensibili<br />

alla luce blu (colori fondamentali del sistema RGB,


RED-GREEN-BLU, sul quale si fonda il principio di funzionamento<br />

degli schermi televisivi, dei monitor dei computer, dei sensori<br />

delle macchine fotografiche digitali). I coni servono per la<br />

visione a colori e ben definita quando c’è una buona<br />

illuminazione (VISIONE FOTOPICA).<br />

I bastoncelli sono circa 100-120 milioni e si trovano<br />

principalmente al di fuori della macula lutea. Tutti i bastoncelli<br />

sono uguali e possiedono lo stesso pigmento visivo<br />

(rodopsina). I bastoncelli servono per la visione in bianco e nero<br />

non ben definita ed in condizioni di scarsa illuminazione<br />

(VISIONE SCOTOPICA).


Circuiti nervosi alla base della visione<br />

(via ottica)<br />

FOTORECETTORI (CONI E BASTONCELLI)<br />

CELLULE BIPOARI<br />

CELLULE MULTIPOLARI (GANGLIARI DELLA RETINA)<br />

NERVO OTTICO<br />

(PARZIALE INCROCIAMENTO NEL CHIASMA OTTICO)<br />

CORPO GENICOLATO LATERALE (TALAMO)<br />

CORTECCIA VISIVA (LOBO OCCIPITALE)


I mezzi diottrici dell’occhio<br />

Si tratta di tutte quelle formazioni trasparenti<br />

dell’occhio (solide e liquide) il cui potere<br />

diottrico (indice di rifrazione) è diverso da quello<br />

dell’aria (= 1) e che si comportano come lenti,<br />

deviando i raggi luminosi che li attraversano. Si<br />

tratta di lenti di tipo convergente il cui compito è<br />

quello di mettere perfettamente a fuoco le<br />

immagini sulla retina.


Procedendo dall’avanti all’indietro, i mezzi diottrici<br />

dell’occhio sono:<br />

CORNEA<br />

UMORE ACQUEO<br />

CRISTALLINO (l’unica formazione che ha<br />

la capacità di variare il proprio potere diottrico<br />

= proprietà di accomodazione del cristallino)<br />

CORPO VITREO


I muscoli intrinseci dell’occhio<br />

Sono muscoli lisci localizzati all’interno del bulbo<br />

oculare. Sono innervati dal sistema nervoso viscerale e,<br />

pertanto, la loro contrazione non è controllabile dalla nostra<br />

volontà.<br />

MUSCOLO SFINTERE (COSTRITTORE) DELLA<br />

PUPILLA: si trova nell’iride, è innervato dal S.N.<br />

parasimpatico, contraendosi fa diminuire il calibro della<br />

pupilla (MIOSI). Entra in funzione in condizioni di buona<br />

illuminazione.


MUSCOLO DILATATORE DELLA PUPILLA: si trova<br />

nell’iride, è innervato dal S.N. ortosimpatico, contraendosi<br />

fa aumentare il calibro della pupilla (MIDRIASI). Entra in<br />

funzione in condizioni di scarsa illuminazione.<br />

MUSCOLO CILIARE: si trova nel corpo ciliare, è<br />

innervato dal S.N. parasimpatico, contraendosi fa<br />

diminuire la tensione del legamento sospensore del<br />

cristallino, che aumenta così il suo diametro antero-<br />

posteriore ed il suo potere diottrico. Entra in funzione<br />

nella visione da vicino.


ORECCHIO INTERNO<br />

E’ formato dal labirinto osseo (insieme di<br />

cavità e canali scavate nell’osso temporale) e<br />

dal labirinto membranoso (un sistema di<br />

vescicole e di canali con parete formata da una<br />

sottile lamina di tessuto connettivo denso).<br />

Il labirinto membranoso contiene un liquido<br />

detto endolinfa, mentre al suo esterno vi è la<br />

perilinfa. Questi due liquidi derivano dal<br />

plasma, ma hanno differente composizione<br />

chimica (ad esempio l’endolinfa è più ricca in<br />

K + e molto più povera in Na + e proteine).


E’ formato da:<br />

-vestibolo<br />

LABIRINTO OSSEO<br />

-3 canali semicircolari [laterale, superiore<br />

(anteriore), posteriore] che corrispondono ai piani<br />

orizzontale, frontale e saggittale, rispettivamente<br />

-chiocciola ossea


LABIRINTO MEMBRANOSO<br />

E’ costituito da:<br />

-utricolo<br />

-sacculo<br />

-tre canali semicircolari membranosi<br />

-condotto endolinfatico ●●<br />

-canale cocleare membranoso<br />

Tutte queste parti sono comunicanti tra loro e<br />

sono rivestite internamente da epitelio semplice<br />

pavimentoso o isoprismatico

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