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Il principe delle paure - descrittiva

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* SEI<br />

La segreta dove erano stati gettati era buia ed umida.<br />

“Abbiamo i topi per compagnia” ridacchiò Max che non riusciva mai a<br />

perdersi d'animo.<br />

Un ruggito terrorizzante risuonò nel silenzio.<br />

“Abbiamo anche il drago per vicino di camera.” commentò Peppe. “Stavolta<br />

non vedo via d'uscita, mi dispiace di averti coinvolto in questa faccenda.<br />

“Aspetta, <strong>principe</strong>, abbiamo ancora una carta da giocare: il genio.<br />

“Giusto un genio ci vorrebbe.<br />

“Allora siamo a posto.<br />

“Che cosa vuoi dire?<br />

“Sono riuscito a procurarmelo, il genio, dico. “Si toccò una lampada ad olio<br />

che teneva agganciata alla cintura di cuoio.<br />

“È lì dentro?<br />

“Son dovuto andare sino alle torri di Quar-Jar, dal Gran Trovarobe. Roba del<br />

genere non si trova alle botteghe dei trovarobe di campagna. Ci voleva una<br />

grande magia. Sapessi quanti pezzi d'oro l'ho pagata! Dev'essere più potente<br />

di quella <strong>delle</strong> Mille e una notte. Strofina!<br />

Peppe prese in mano la lampada e la osservò scettico. “Sei una "capa fresca",<br />

come dice mamma. Non dovevi prendermi in parola, non parlavo di un genio<br />

della lampada.<br />

“No? Di che parlavi?<br />

“Volevo dire, che ne so, un saggio, uno scienziato, un uomo intelligente,<br />

molto intelligente. Che sa ragionare con la logica e il buon senso e tutto il<br />

resto! Mentre si levava un altro profondo ruggito del drago, un bagliore uscì<br />

improvvisamente dalla lampada, poi un altro ed un altro. Una fiammella si<br />

accese, divenne più grande, grandissima, si tramutò in una figura umana che<br />

rimase a tremolare in mezzo ai due prigionieri.<br />

“Wie getz, pampino?” parlò una voce allegra e leggermente metallica con un<br />

forte accento tedesco “Mi chiamo Albert e… diciamo che sono al fostro<br />

servizio.<br />

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