Sono le fate...Le Villi di G.Puccini PDF - ib-lab
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tornato in patria, con il pamph<strong>le</strong>t “In teatro”, relazionava del<strong>le</strong> sue esperienze<br />
artistiche in questi termini.<br />
“Il melodramma tende a trasformarsi in poema sinfonico scenico,<br />
tende a <strong>di</strong>ventare cioè uno spettacolo, teatra<strong>le</strong> sì, ma nel qua<strong>le</strong> la<br />
teatralità non dovrà avere il sopravvento sull’arte, bensì questa su<br />
quella; lo spettacolo teatra<strong>le</strong> insomma tende a <strong>di</strong>venire sinfonico per<br />
eccel<strong>le</strong>nza, cioè a sagomare sulla forma migliore dell’arte musica<strong>le</strong>, la<br />
sinfonia, il resto dello spettacolo…… sarà la sublimazione del<br />
melodramma o<strong>di</strong>erno; sarà, cioè, una vasta sinfonia ogni parte della<br />
qua<strong>le</strong> si forgerà in un atto, ma che avvolgerà come un soffio circolare<br />
tutti gli sviluppi dell’azione, abo<strong>le</strong>ndo <strong>le</strong> vecchie consuetu<strong>di</strong>ni,<br />
cancellando il vecchio <strong>di</strong>segno…. Il l<strong>ib</strong>retto scomparirà, allo spettatore<br />
non verrà dato nel<strong>le</strong> mani che un vero e proprio poema perché questo<br />
gli possa servire da guida attraverso l’azione….”<br />
Il testo della citazione sarebbe assai più lungo ed articolato in un’analisi <strong>di</strong><br />
qualità non certo superiore ai principi professati (che pure non sono privi <strong>di</strong> una<br />
qualche pertinenza, se anche D’Annunzio, in “Più che l’amore”, premetteva ancora<br />
ad ogni atto un programma sinfonico <strong>le</strong>tterariamente declinato). Si rivela però<br />
interessante, non perché abbia avuto qualche impatto decisivo sull’arte detta<br />
dell’avvenire, ma perché manifesta la del<strong>ib</strong>erazione programmatica che lo stesso<br />
Fontana potrebbe vo<strong>le</strong>r realizzare con “<strong>Le</strong> villi”.<br />
Cosa sono infatti <strong>le</strong> tre ottave surriferite, se non il “poema” che regge la<br />
composizione “sinfonica” ed in essa non si integra, proponendosi solamente alla<br />
<strong>le</strong>ttura e come guida all’ascolto?<br />
Peccato, però, che poi l’ambizione sinfonica si esaurisca nell’intermezzo, mentre<br />
il resto del soggetto si articola, come vedremo, nel più tra<strong>di</strong>ziona<strong>le</strong> degli spartiti “a<br />
numeri”. Ma la citta<strong>di</strong>nanza dell’intermezzo sinfonico nel mondo dell’opera si<br />
accre<strong>di</strong>ta qui, nel<strong>le</strong> “<strong>Villi</strong>”, che ne è il primo esempio. Saranno appunto Mascagni e<br />
<strong>Le</strong>oncavallo a riproporlo, come abbiamo da poco riascoltato, nell’ambito dell’opera in<br />
un atto, per sottolineare la pausa dell’azione con un empito emotivo riepilogatore.<br />
Sinfonismo italiano: non voglio aprire un capitolo, al qua<strong>le</strong> riservo l’intervento <strong>di</strong><br />
qualcuno più accre<strong>di</strong>tato <strong>di</strong> me e che ce ne offrirà un esempio con l’esecuzione della<br />
prima sinfonia <strong>di</strong> Martucci. Basterà ora ricordare l’immenso comp<strong>le</strong>sso d’inferiorità<br />
che incombeva sul mondo musica<strong>le</strong> italiano, <strong>di</strong> fronte al<strong>le</strong> prepotenti glorie tedesche.<br />
Basterà osservare che il sinfonismo <strong>di</strong> questi intermezzi lirici non si allontana