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Sono le fate...Le Villi di G.Puccini PDF - ib-lab

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Di <strong>Villi</strong>, ancora non v’è traccia. Pero Anna è malinconica, ha brutti<br />

presentimenti ed il fidanzato deve rassicurarla, recuperando i motivi del prelu<strong>di</strong>o:<br />

“Ah, dubita <strong>di</strong> Dio, ma no dell’amor mio non dubitar”. Duetto bellissimo, sia pure<br />

redatto in forme che più convenzionali non potrebbero essere, ma dove <strong>Puccini</strong><br />

sembra a tratti citare testualmente il futuro se stesso, con malinconie retrospettive<br />

da golden west.<br />

Partito il ragazzo, siamo all’intermezzo, che espone sinfonicamente, in due<br />

“tempi” debitamente titolati (l’abbandono e La tregenda) <strong>le</strong> vicende enarrate dai versi<br />

soggiacenti (ma senza quei versi nulla sapremmo del<strong>le</strong> follie magonzesi <strong>di</strong> Roberto,<br />

sul<strong>le</strong> quali la musica rigorosamente tace). Nel primo intermezzo assistiamo al<strong>le</strong><br />

esequie dell’abbandonata Anna, morta per amore, sui noti temi del prelu<strong>di</strong>o<br />

accompagnati da un coro molto funebre fuori scena, <strong>di</strong> gusto molto scapigliato. Nel<br />

secondo dovremmo imbatterci finalmente nell’e<strong>le</strong>mento soprannatura<strong>le</strong> e fantastico:<br />

la danza del<strong>le</strong> villi.<br />

Senonchè……senonchè allo scettico <strong>Puccini</strong>, come al più devoto degli italiani,<br />

manca comp<strong>le</strong>tamente il senso del mistero che prorompe dal lato oscuro della<br />

natura. La nostra solarità ci consente soprattutto l’imme<strong>di</strong>atezza sensua<strong>le</strong> o<br />

l’illuminazione che scandaglia l’interiorità del cuore. Non fanno per noi <strong>le</strong> torbide<br />

apparizioni misteriose che il fascino <strong>di</strong> un altrove rende fatali. Preva<strong>le</strong>, al loro<br />

apparire, per innato pregiu<strong>di</strong>zio, il sospetto della rappresentazione se non della<br />

mascherata. Del resto, proprio questo era stato il limite invalicabi<strong>le</strong> degli scapigliati<br />

più conseguenti.<br />

Qua<strong>le</strong> non sarà quin<strong>di</strong> la nostra sorpresa, quando la terr<strong>ib</strong>i<strong>le</strong> cavalcata del<strong>le</strong><br />

donne vampiro si risolverà in un onesto pezzo <strong>di</strong> scuola, onestamente tripartito col<br />

“da capo”, debitamente sinfonico e descrittivamente efficace, <strong>di</strong>namico ed anzi<br />

frenetico, ma privo totalmente <strong>di</strong> ogni spunto evocativo.<br />

Lo sentiremo tra poco, riproposto nel fina<strong>le</strong>, quando Anna, <strong>di</strong>venuta villi,<br />

rievocherà <strong>le</strong> maliose cadenze dell’amore felice prima <strong>di</strong> abbandonare l’infede<strong>le</strong><br />

fidanzato alla furia del<strong>le</strong> sue feroci compagne, che lo incalzeranno ingiungendogli:<br />

“Cammina… cammina… cammina….”, come aveva fatto nella notte <strong>di</strong> Valpurga il<br />

Mefistofe<strong>le</strong> <strong>di</strong> Boito con un Faust voglioso <strong>di</strong> <strong>di</strong>versivi esoterici.<br />

Ma debbo ancora riferirvi che il secondo atto, oltre all’apparizione degli spiriti,<br />

consta <strong>di</strong> due scene: nella prima (aggiunta per la Scala) il vecchio padre <strong>di</strong> Anna<br />

strama<strong>le</strong><strong>di</strong>ce il fe<strong>di</strong>frago evocando <strong>le</strong> villi ven<strong>di</strong>catrici, per sprofondare poi in un cupo<br />

rimorso per la sua stessa audacia metafisica Nella seconda il re<strong>di</strong>vivo Roberto si<br />

abbandona preve<strong>di</strong>bilmente alla resipiscenza tar<strong>di</strong>va, declama i propri terrori ed

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