Giornale in Versione PDF - Padri Maristi

l’uscita sua dal Padre,
il suo ritorno al Padre,
la corsa fino agli inferi,
e il suo ritorno alla divina sede.
Uguale al sommo Padre
recingiti col trionfo della carne
tu che rafforzi di valore eterno
le debolezze della nostra carne.
Già splende il tuo presepe
e la notte respira la sua luce,
che tenebra nessuna mai offuschi
e d’incessante fede possa splendere.
Nella traduzione, si perde il ritmo cantabile
della versione latina; ma ciò che a noi
interessa è la profondità del contenuto
teologico. Nella prima strofa, esemplata
sui Salmi biblici, vibra l’invocazione, che
è di tutti (Ascolta), perché il Signore scenda
tra noi a salvarci. Poi l’autore descrive
lo stupore dell’uomo, che contempla il
prodigio del Dio incarnato. Bellissima
l’immagine del mistico fiato che anima di
vita il grembo della Vergine: Dio sta operando
una nuova creazione. Una creazione
che non è, come la prima, esclusiva opera
divina, ma frutto di cooperazione con
una creatura. Nel grembo di Maria, chiostro
e tempio di santità, trova ricetto
l’Emmanuel, Dio con noi. È in quel grembo
docile al disegno del Padre che Cristo,
il gigante Dio e Uomo nello stesso tempo
natale 2003
(duplice natura), comincia il suo itinerario
di salvezza: l’inabissamento nella carne
(l’uscita sua dal Padre), l’ascensione al cielo
una volta compiuta la missione (il suo
ritorno al Padre), dopo avere infranto i
sigilli dello Sheol (la corsa fino agli inferi).
Ecco il prodigio inaudito: Cristo - colui
che è una cosa sola col Padre - si è rivestito
di fragile carne per infonderle la scintilla
salvifica del divino (valore eterno). In virtù
della sua luminosa comparsa tra noi, le
tenebre che offuscavano la terra si diradano
(la notte respira la tua luce). Ambrogio
conclude con l’auspicio che nessun tradimento
contamini quella luce (che tenebra
nessuna offuschi mai) e che l’umanità la conservi
e alimenti mediante la fede.
novembre - dicembre 2003 5