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COVATECH PILATES SCHOOL<br />
Milano<br />
LA TECNICA PILATES DA UN PUNTO<br />
DI VISTA PSICOSOMATICO<br />
Diventare consapevoli del proprio corpo<br />
Relatore: Anna <strong>Maria</strong> Cova Tesi di: <strong>Maria</strong> <strong>Rosa</strong> <strong>Motta</strong><br />
Anno 2005
INTRODUZIONE<br />
INDICE<br />
Ascoltare il corpo e concentrare la mente.. pag. 5<br />
Capitolo 1° - PSICOSOMA pag. 6<br />
La formazione dello psicosoma; Le principali suddivisioni<br />
dello psicosoma;<br />
Capitolo 2° - L’IMMAGINE DI SE’ E LO SCHEMA CORPOREO pag. 12<br />
La corporeità e il movimento; L’immagine del corpo;<br />
Le diverse immagini corporee; L’immagine corporea ideale;<br />
Le componenti dell’immagine corporea; La parte motoria dell’immagine<br />
di sé; La donna e l’immagine di sé; Il corpo femminile e il movimento;<br />
L’invecchiamento e l’immagine di sé.<br />
Capitolo 3° - L’ESPERIENZA DEL MOVIMENTO COME CRESCITA<br />
PSICOFISICA Pag. 23<br />
Evoluzione; I metodi di apprendimento nel corso dell’evoluzione;<br />
Il movimento come mezzo per auto-migliorarsi;<br />
Capitolo 4° - LA TECNICA PILATES: LA RICERCA DELLA<br />
CONSAPEVOLEZZA Pag. 27<br />
L’allineamento; Il rilassamento; L’elasticità; I principi fondamentali<br />
della Tecnica Pilates; Il movimento degli occhi; Gli esercizi;<br />
Capitolo 5° - LA RESPIRAZIONE Pag. 36<br />
Essere “Centrati” sul corpo; Il movimento respiratorio; La respirazione<br />
diaframmatica; La respirazione costale; Gli esercizi;<br />
Capitolo 6° - IL SETTING TERAPEUTICO Pag. 43<br />
Una lezione personalizzata a 360°; La Cromoterapia; Come applicare la<br />
Cromoterapia; L’Aromaterapia; I diffusori nell’ambiente; L’uso “olistico”<br />
degli oli essenziali;<br />
APPENDICE Pag. 55<br />
3
INTRODUZIONE<br />
Il filo conduttore di questo lavoro, è l’analisi dei principi della Tecnica Pilates, attraverso una<br />
rilettura del corpo da un punto di vista psicosomatico; gli strumenti di cui mi sono avvalsa si<br />
riferiscono a tecniche che lavorano in sinergia tra loro, come il Feldenkrais, il Rolfing, le Tecniche di<br />
rilassamento e di meditazione, tutte con un unico obiettivo: capire il funzionamento del corpo.<br />
Come fa il corpo a realizzare il movimento e il significato emotivo che hanno le aree attivate dal<br />
movimento stesso, sono gli argomenti sui quali è basato questo lavoro, nel tentativo di trovare un<br />
modo per “educare” la persona a comprendere il linguaggio del proprio corpo, al fine di compiere i<br />
movimenti e le azioni più “giuste” che arrechino benessere.<br />
I principi della tecnica delineano un quadro completo dell’approccio al rapporto psiche/soma.<br />
Non si tratta di una lunga serie di esercizi faticosi senza un particolare obiettivo bensì di un percorso<br />
di evoluzione personale.<br />
La lettura di ciò che il corpo esprime attraverso le posizioni statiche e dinamiche;<br />
l’immagine di sè, spesso lontana dalla realtà corporea;<br />
l’apprendimento del movimento e le scoperte di potenzialità insite in noi che spesso ignoriamo di<br />
possedere;<br />
il significato e l’importanza della postura da assumere prima di accedere alla tecnica e la<br />
consapevolezza del movimento;<br />
la respirazione e il lavoro degli occhi come mezzo per meglio impostare la muscolatura per gli<br />
esercizi:<br />
si tratta di “filtri” attraverso i quali rivisitare i principi della tecnica Pilates e mettere in luce la<br />
completezza della stessa nell’approccio al lavoro corporeo.<br />
4
Ascoltare il corpo e concentrare la mente...<br />
Potrebbero essere le parole con le quali iniziare una lezione della tecnica Pilates. L’obiettivo é<br />
quello di raggiungere la consapevolezza del proprio corpo,nelle diverse situazioni contingenti..<br />
La lezione va oltre alla tecnica pura va più in profondità: la posizione che il corpo raggiunge, in<br />
perfetta sinergia con il respiro, la concentrazione costante, l’esercizio fisico, la ricerca della perfezione<br />
nel movimento, sono tutte condizioni che risvegliano l’energia nel corpo, rendono più attivi: dopo una<br />
lezione di Pilates ci si sente meglio.<br />
Ma cosa significa “meglio” e soprattutto perché si sta meglio, si potrebbe avere la stessa sensazione<br />
al termine di una partita a tennis oppure dopo una nuotata...<br />
Al termine di una seduta di Pilates, ci si sente riequilibrati, più agili e più consapevoli del movimento e<br />
questo perché si vanno a riattivare parti del corpo “dimenticate” o usate in modo “inappropriato” che a<br />
lungo andare creano situazioni di malessere generale. Sappiamo anche come il corpo, in tutta la sua<br />
unità psicofisica, sia intessuto di emozioni, di ricordi, di immagini: il “vissuto” corporeo si esprime nella<br />
postura, negli atteggiamenti, nelle relazioni e ciascuno di noi ha un proprio “vissuto corporeo”, unico,<br />
che il corpo esprime e permette ad un occhio esperto, di essere letto ed interpretato attraverso l’uso di<br />
esercizi della Tecnica Pilates appropriati e adeguati per quel particolare “vissuto corporeo”.<br />
Joseph H. Pilates fa parte di quei pochi individui che hanno avuto la capacità di sfidare le convenzioni,<br />
quasi dei visionari per la loro epoca ma che ci hanno lasciato idee e opere straordinariamente attuali e<br />
ancora oggetto di studio. Nato in Germania nel 1880, visse il grande fermento per la danza e per la<br />
ginnastica che caratterizzò la Germania di inizio 900; dedicò la propria vita allo studio dell’educazione<br />
fisica, distinguendosi nello sci, nei tuffi, nel pugilato e nella ginnastica, prima di sviluppare il proprio<br />
sistema, divenne fautore di una “cultura fisica radicata”, sognando di poter insegnare il proprio<br />
metodo nelle scuole, fin dall’infanzia. Da pacifista convinto, decise di lasciare la sua patria nel 1926 e<br />
di partire per gli Stati Uniti: qui introdusse la sua tecnica nella capitale della danza e del teatro, New<br />
York. Inoltre, durante la traversata dell’Atlantico, conobbe Clara, un’infermiera che poi sarebbe<br />
divenuta sua moglie. Pilates chiamò la sua tecnica, “Contrology”, (il controllo del movimento del<br />
proprio corpo) mettendo in evidenza quale fosse l’obbiettivo da raggiungere.<br />
Dopo la sua morte, avvenuta nel 1967, la sua opera è stata proseguita dalla moglie, abilissima<br />
nell’insegnare la qualità essenziale di ogni movimento e di trasmettere ad altri la preziosa tecnica.<br />
5
Capitolo 1°<br />
PSICOSOMA<br />
L’obiettivo di questo lavoro è di focalizzare l’attenzione sull’aspetto “psicosomatico” legato al<br />
movimento e quindi all’apparato locomotore, ai muscoli che, saldamente legati alle ossa, sostengono<br />
il corpo e ne permettono il movimento nello spazio.<br />
Questo significa che, essendo l’uomo un “animale sociale”, diventa indispensabile scoprire come le<br />
emozioni creino dei veri e propri cambiamenti corporei e come i traumi fisici incidano nel tempo sulle<br />
emozioni in quanto vanno a modificare il movimento o la percezione di talune parti corporee.<br />
A questo punto entra in campo una fondamentale dimensione comunicativa, ovvero il linguaggio del<br />
corpo, senza il quale non sarebbero in alcun modo sperimentabili dimensioni come la vita affettiva e<br />
sessuale, le interazione tra madre e bambino, l’espressione artistica e figurativa, e certe<br />
manifestazioni comunicative così importanti della nostra epoca, (pensiamo ai messaggi televisivi) non<br />
potrebbero esistere.<br />
La comunicazione interumana è precocissima, già prima della nascita, quando il bambino acquisisce,<br />
tramite la maturazione motoria e sensoriale, la possibilità di “sentire” la madre e la quale, a sua volta,<br />
percepisce a livello corporeo i movimenti del bambino. Il rapporto che si instaurerà poi tra madre e<br />
bambino, verrà mediato dal corpo, saranno le sensazioni a livello corporeo che permetteranno la<br />
maturazione del sistema nervoso del bambino, mettendolo in grado di comprendere il concetto di<br />
esistere come entità corporea autonoma e differenziata da ciò che lo circonda, grazie alla pelle e ai<br />
suoi recettori.<br />
Ogni atto che riguarda il funzionamento del corpo inoltre, non può essere visto come un semplice<br />
soddisfacimento dei bisogni fisiologici: l‘alimentazione, l’allattamento, la cura dell’igiene del bambino<br />
ad esempio, rappresentano un importante ambito di comunicazione.<br />
La concezione psicosomatica non si limita a cogliere il modo attraverso cui il corpo si pone come base<br />
anatomo-funzionale della vita psichica, ma si spinge a sostenere che ogni atto psichico fondamentale<br />
è, al contempo, atto somatico. Il modo in cui il corpo umano “è”, si dà nel mondo, esprime l’aspetto<br />
profondo e originale dell’umanità, vale a dire “l’essere” dotato di coscienza.<br />
L’uomo è l’unico essere tra i viventi dotato di stazione eretta e, dal punto di vista dell’evoluzione<br />
biologica, la stazione eretta è strettamente connessa sia allo sviluppo di un cervello di dimensioni<br />
maggiori, in proporzione agli altri segmenti corporei, che ha reso possibile l’esistenza dei centri del<br />
linguaggio verbale, sia alla liberazione degli arti superiori dalla funzione statica.<br />
Il linguaggio del corpo ci dice ancora altro sul tema della stazione eretta: così come è stata<br />
conquistata dai nostri predecessori all’alba della specie umana, allo stesso modo essa viene<br />
raggiunta da ognuno di noi durante lo sviluppo ontogenetico e rende possibile al bambino di<br />
conquistare la stazione eretta insieme con altre qualità propriamente umane.<br />
Inoltre il fatto che il nostro corpo possieda una simmetria bilaterale destra-sinistra (accanto a una<br />
sopra-sotto e una avanti-dietro), e che tale simmetria sia utile per il suo funzionamento (ad esempio<br />
per il movimento finalizzato o per l’attuazione di comportamenti complessi), è significativo non solo da<br />
6
un punto di vista fisiologico e biologico, ma anche psicosomatico. L’esistenza di una polarità<br />
organizzativa nel corpo si pone, infatti, in rapporto analogico con altre polarità, sia biologiche sia<br />
psicologiche.<br />
Pensiamo ad esempio al nostro cervello e alla sua organizzazione simmetrica: esistono una parte<br />
destra che presiede a funzioni quali il riconoscimento e l’orientamento spaziale (essenziali sia per la<br />
sopravvivenza che per la percezione estetica del mondo) e una sinistra, connessa alla comprensione<br />
e all’ espressione del linguaggio verbale.<br />
Le due parti non sono ovviamente funzionalmente separate, ma le loro diverse “specializzazioni” si<br />
interconnettono raggiungendo quel livello elevato d’integrazione che è alla base del funzionamento<br />
psichico, del comportamento, della comunicazione, dell’adattamento alla realtà.<br />
Il linguaggio del corpo esprime, attraverso il proporsi simmetrico della stessa struttura psicosomatica<br />
dell’uomo, la legge fondamentale della dialettica polare fra gli opposti, che nello psichismo diviene<br />
rapporto dinamico fra psiche conscia e psiche inconscia, fra mondo interno e mondo esterno, e che<br />
nella dimensione sociale ed ecologica diviene polarità fra natura e civiltà, fra dimensione biologica e<br />
technè.<br />
Di conseguenza, qualsiasi approccio al corpo, (la massoterapia, ma anche la danza e il movimento),<br />
inteso come tecnica di lavoro sullo psicosoma, va a toccare un’unità molto complessa, un ventaglio di<br />
interconnessioni che sono alla base della natura umana. L’agire nella consapevolezza del mondo<br />
sommerso che si va a smuovere in questi casi, ritengo sia di fondamentale importanza per l’operatore<br />
di qualsiasi tecnica corporea, in quanto gli fornisce validi strumenti per fare meglio il proprio lavoro e<br />
per capire quali sono i confini entro i quali poter agire, avvalendosi, ove é possibile, anche di tecniche<br />
sinergiche, quali possono essere le tecniche di rilassamento, la musica, i profumi, i colori.<br />
7
La formazione dello psicosoma<br />
E’ possibile riassumere in cinque le componenti che influiscono nella formazione dello psicosoma<br />
umano:<br />
• Ereditarietà<br />
• Attività ed esposizione fisica<br />
• Attività ed esposizione emotiva-psicologica<br />
• Nutrizione<br />
• Ambiente<br />
L’Ereditarietà, include tutti i fattori che sono con noi alla nascita. Tali informazioni ci vengono<br />
trasmesse dai genitori e costituiscono senza dubbio un fattore critico nella formazione del nostro<br />
psicosoma esclusivo ed inoltre è difficile isolare gli aspetti dell’io fisico e psicologico di cui è<br />
interamente responsabile l’ereditarietà.<br />
L’Attività fisica, include tutte le azioni, le attività e gli incontri fisici di cui facciamo esperienza nel<br />
corso della nostra vita. Camminare, dormire, andare in bicicletta, piantare chiodi, sedersi, partorire e<br />
suonare il piano, sono tutte attività che, indipendentemente dalle componenti ereditarie e psico-<br />
emotive, servono a modellare ed a plasmare i nostri psicosomi. Ciò che noi abbiamo fatto del nostro<br />
Io, il modo in cui l’abbiamo fatto, la frequenza con cui l’abbiamo fatto e ciò che abbiamo provato<br />
facendolo, tutto si rispecchia nel modo in cui abbiamo sviluppato i nostro muscoli e la coordinazione<br />
neuromuscolare.<br />
1<br />
L’Attività e l’esperienza emotiva e psicologica, evidenzia correlazioni tra lo stato emotivo e la<br />
postura assunta dal corpo in quella particolare circostanza: la stimolazione emotiva dei muscoli può<br />
avere sul corpo lo stesso effetto dell’attività puramente fisica, ma solitamente è più difficile individuare<br />
la sorgente dello stimolo ed il modo in cui è stato esercitato selettivamente e spesso incosciamente.<br />
1 Benché sia spesso l’attività fisica cui ci dedichiamo a consentirci di crescere e di svilupparci in modo<br />
sano e vitale, talvolta essa può anche essere responsabile dei limiti dello sviluppo ottimale. In<br />
particolare qualora si verifichino situazioni traumatiche, il processo di crescita può essere deviato.<br />
William Schutz porta un esempio di questa teoria.<br />
“Il trauma fisico può interferire nel mio naturale processo di crescita, come la potatura può ridurre un<br />
albero adulto ad un minuscolo bonsai. Supponiamo che io mi fratturi una caviglia in tenera età.<br />
Durante il processo della guarigione, mi sento malfermo sui piedi e butto il peso verso le dita. Se non<br />
compenso tale squilibrio, cado in avanti. Posso compensarlo contraendo i muscoli della parte bassa<br />
del dorso. Se tali muscoli si rafforzano troppo, io cadrò all’indietro e quindi debbo operare un’altra<br />
compensazione, tendendo la testa in avanti. Quando equilibro in tal modo il mio corpo, i muscoli delle<br />
gambe, del dorso e del collo sono tesi. Se adotto tale postura, alla fine le tensioni muscolari<br />
diventeranno croniche ed i miei tessuti connettivi perderanno la capacità di flettersi e di rilassarsi nel<br />
modo appropriato”. (Schutz, Elements of Encounter, pp. 23,24)<br />
8
Il corpo comincia a plasmarsi intorno ai sentimenti che lo animano e i sentimenti, a loro volta, si<br />
“abituano” e restano “imprigionati” negli stessi tessuti corporei.<br />
Lo psicosoma, visto in tale prospettiva, può essere considerato il prodotto continuamente rigenerato di<br />
una vita di incontri emotivi, di attività psicologiche e di preferenze psicosomatiche.<br />
La Nutrizione é intesa come tutto il combustibile, psicologico oltre che fisico, che lo psicosoma<br />
assume e digerisce per provvedersi degli elementi necessari alla rigenerazione e alla continua<br />
crescita. A questo riguardo è opportuno soffermarsi su come l’atto di cibarsi abbia una grande<br />
potenza comunicativa e relazionale: c’é chi mangia per consolarsi, chi non mangia per ripicca, che<br />
usa una cena per sedurre, chi fa del cibo un potere di conquista sugli altri, chi mangia per noia, chi per<br />
punizione e chi, si spera la maggior parte, per puro piacere.<br />
Il corpo, in ciascuna di queste e altre situazioni, si plasma attorno ai sentimenti e alle emozioni che<br />
questi “atti nutritivi” contengono.<br />
Lo psicosoma si costruisce integrando le nuove esperienze di ogni istante della nostra vita, quindi<br />
l’azione del mangiare, come esperienza fisica e ricca nel contempo di materia emotiva, entra di diritto<br />
in questo ruolo. Ecco che i disturbi alimentari, intesi come errato rapporto con il cibo e con il contesto<br />
legato al cibo, si manifestano sul piano somatico come dimagramento eccessivo (anoressia e per certi<br />
versi anche la bulimia) o in un eccesso di adipe (obesità).<br />
L’Ambiente é l’ultima componente ad influire sulla formazione dello psicosoma umano e, per<br />
“Ambiente”, vengono considerate tutte le strutture fisiche, sociali, e psicologiche entro cui viviamo le<br />
nostre vite; come l’ereditarietà, i fattori ambientali ci vengono dati quando entriamo nella vita in un<br />
particolare tempo ed in una particolare località ma, differiscono da essa, in quanto noi abbiamo la<br />
capacità di cambiarli e, quindi di cambiare la loro influenza sul nostro sviluppo personale, prendendo<br />
misure per alterarli o semplicemente cambiando località o situazione contingente.<br />
Il nostro rapporto con l’ambiente é un processo dinamico, continuamente aperto al cambiamento, alla<br />
ridisposizione e ad una nuova creazione.<br />
Questi punti sono in realtà inseparabili tra loro ed è possibile affermare che le componenti emotiva e<br />
psicologica, sottoforma di esperienze, di scelte, di atteggiamenti e di immagini personali, influenzano<br />
il funzionamento dell’organismo umano.<br />
9
Le principali suddivisioni dello psicosoma<br />
Allo scopo di una migliore “lettura” del linguaggio che lo psicosoma esprime, ecco un’analisi di<br />
alcune divisioni principali che si possono osservare e questo permetterà di vedere modi in cui la forma<br />
del corpo fisico rispecchia aspetti psicologici.<br />
Lato Destro/Lato Sinistro<br />
L’emisfero cerebrale sinistro é prevalentemente interessato dal pensiero logico e analitico,<br />
soprattutto per le funzioni verbali e matematiche; analogamente la parte destra del corpo, governata<br />
appunto dall’emisfero sinistro, é considerata la parte maschile, perché interessata al pensiero logico e<br />
razionale e ad aspetti della personalità come l’autorità e l’aggressività.<br />
L’emisfero destro del cervello, così come la parte sinistra del corpo, viene relata agli aspetti legati<br />
all’emotività, alla passività, al pensiero creativo.<br />
Parte superiore-parte inferiore<br />
La metà inferiore dello psicosoma, percepita funzionalmente, è la parte dell’organismo che<br />
stabilisce il contatto con la terra. Ha il compito di stabilizzare, muovere, equilibrare, sostenere,<br />
radicare e creare una confortevole situazione di solidità.<br />
La parte superiore dello psicosoma, invece, ha la funzione di vedere, udire, parlare, pensare,<br />
esprimere, accarezzare, percuotere, comunicare e respirare.<br />
Percepita psicosocialmente, la metà inferiore è orientata verso l’intimità, il sostegno, l’introspezione, la<br />
stabilità emotiva, la dipendenza e il moto-stasi.<br />
La metà superiore è legata alla socializzazione, all’espressione esteriore, alle comunicazioni<br />
interpersonali e alla manipolazione, all’affermazione dell’Io, alle aspirazioni e all’azione.<br />
2<br />
2 Vi sono diversi modi in cui le persone costruiscono le proporzioni delle rispettive parti superiori e<br />
inferiori. I casi più semplici da osservare sono quelli che presentano differenze estreme nella struttura;<br />
gli esempi estremi di tale dualismo sono costituiti da coloro che sono molto grossi e pesanti dai fianchi<br />
in giù ma sottili dalla vita in su, e da coloro che sono voluminosi ed iper-sviluppati dalla cintola in su<br />
ma sottili e contratti dai fianchi in giù.<br />
Quando la metà inferiore del corpo è proporzionalmente più grande di quella superiore, indica<br />
che l’individuo si trova meglio nei confronti degli aspetti “stabilizzanti”, casalinghi, solidi e privati della<br />
vita. In un certo senso egli ha “riempito” tali parti della sua personalità e del suo corpo. Non solo si<br />
affiderà a tali forze per trovare sostegno e identificazione, ma di solito tenderà a sviluppare uno stile di<br />
vita che gli assicuri la continuazione di queste relazioni e di questi contatti.<br />
La metà superiore dello psicosoma è sottosviluppata e contratta. La distribuzione del peso in questo<br />
caso può essere correlata alla distribuzione dell’attenzione, per determinare quali aspetti della<br />
personalità individuale abbiano ricevuto una maggiore attenzione e il maggior sostegno nel corso<br />
della sua vita. Poiché tale persona ha iper-sviluppato gli aspetti privati di se stessa, a detrimento delle<br />
parti espressive, potrebbe presentare la tendenza ad esprimersi interiormente. Le emozioni non<br />
possono trovar sfogo attraverso i canali naturali delle mani, del torace, dl cuore, della bocca, degli<br />
occhi, rimbalzeranno quindi nell’interno fino a quando verranno tradotti in modi confortevoli e<br />
appropriati di autoespressione. Tale persona sarà più portata a sentire e ad essere piuttosto che ad<br />
agire e a fare.<br />
10
Parte anteriore-parte posteriore<br />
Queste due metà sembrano animate da emozioni e atteggiamenti psicologici diversi.<br />
La parte anteriore sembra rispecchiare l’io sociale, l’io conscio.<br />
E’ ciò che viene presentato consapevolmente; è ciò che di solito viene identificato con il “me”. E’ la<br />
parte del “me” che vedo più spesso, la parte per cui compriamo gli abiti, la parte del “me” in cui ci<br />
consideriamo legato più intimamente .E’ letteralmente la nostra “facciata”. E’ la parte che appare<br />
principalmente responsabile di quelli aspetti di cui siamo consapevoli e che costituiscono un<br />
ingrediente attivo della nostra vita quotidiana: tristezza, felicità, desiderio, interesse, amore,<br />
comunicazione, nostalgia, sono tutti campi emotivi che attivano il moto e lo sviluppo nella parte<br />
anteriore del nostro psicosoma.<br />
La parte posteriore dello psicosoma, invece, rispecchia gli elementi inconsci e privati del nostro “io”.<br />
Questa parte diviene spesso il ripostiglio di tutti gli aspetti della vita con cui non si ha voglia di avere a<br />
che fare o che non sia ha voglia di far vedere agli altri. Di conseguenza, si pongono letteralmente<br />
questi atteggiamenti e questi sentimenti dietro di noi.<br />
Molte emozioni indesiderate, soprattutto le cosiddette emozioni “negative”, vengono accumulate e<br />
nascoste nella parte posteriore dello psicosoma.....lungo la spina dorsale, sulle spalle e sulla parte<br />
dietro delle gambe; molte delle emozioni più potenti, come l’ira e la paura, finiscono appunto<br />
accumulate nella parte posteriore dello psicosoma.<br />
Testa-corpo<br />
La divisione psicosomatica che identificheremo qui è quella tra la testa e il resto del corpo. E’<br />
una divisione di cui tutti siamo consci, e si manifesta su molti piani. La testa e il volto costituiscono i<br />
nostri aspetti più sociali e insieme, essi formano la maschera che presentiamo al mondo. La testa ed il<br />
volto non sono coperti, come lo è invece solitamente il resto del corpo, e vengono usati per il contatto<br />
e la comunicazione diretta più di qualunque altra parte del corpo.<br />
Questo, al di sotto del collo, è perciò più privato e, di regola, ne siamo meno consci di quanto lo siamo<br />
della nostra testa, perché noi concentriamo l’attenzione sul viso e sull’intelletto assai più che sulle<br />
altre parti dello psicosoma.<br />
Nel caso opposto, se la persona presenta la metà superiore più grande della metà inferiore, avrà<br />
doti eccezionali di espressività, sarà socievole, assertiva ed estroversa, ma le gambe e i fianchi sottili<br />
rispecchieranno la mancanza di forza e di solidità nei confronti della stabilità emotiva e<br />
dell’autostostegno. Dovrà perciò tenersi ben piantata con la schiena, il petto e la testa che sono i suoi<br />
aspetti attivi, per compensare la debolezza delle gambe e delle radici emotive. Sarà un persona più<br />
portata al movimento che alla stasi.<br />
11
Capitolo 2°<br />
L’immagine di sè e lo schema corporeo<br />
La corporeità e il movimento<br />
Il corpo, nel complesso fenomeno umano, ha delle particolarità e un senso preciso; e il<br />
movimento, le azioni oltre ad essere ciò che “fa” una persona, creano “la personalità della persona<br />
stessa”.<br />
In altre parole questo è l’”essere genitori di se stesso”, autorealizzarsi, essere non più una persona,<br />
ma miglior persona. E in tutto questo si ha ben chiaro che non si cambia la persona ma la personalità.<br />
Il corpo non è qualcosa che io possiedo, il corpo che io vivo in prima persona sono io stesso.<br />
Il mio corpo non è solo un modo di far presa sul mondo, ma la condizione imprescindibile di abitarlo e<br />
di vivere la mia esperienza irripetibile nel mondo. Io non ho un altro modo di conoscere il mio corpo<br />
che vivendolo.<br />
La corporeità è espressione di interiorità.<br />
Non vediamo mai il corpo di un uomo come semplice corpo, ma sempre come corpo umano, cioè con<br />
una forma spaziale carica di riferimenti ad un’intimità. Nel corpo umano, l’aspetto esteriore non è un<br />
termine dove finisce la nostra percezione, ma ci spinge oltre, verso qualcosa che esso manifesta.<br />
Quando vedo un altro uomo, per esempio, la presenza sensibile mi offre di lui un corpo che manifesta<br />
una forma particolare, che si muove, che ha degli atteggiamenti esterni e visibili. Ma la cosa strana e<br />
misteriosa è che, vedendo solo la figura esterna e i movimenti corporali, vediamo in esso qualche<br />
cosa per essenza invisibile, qualcosa che è pura intimità: il suo pensare e il suo volere.<br />
Nell’ambito della percezione del corpo umano, la percezione del “mio corpo” è diversa dalla<br />
percezione del “corpo dell’altro”. Questa non è soltanto una differenza di prospettiva; infatti, quello che<br />
chiamo “ il mio corpo” assomiglia pochissimo al “corpo dell’altro”. La ragione è che il mio corpo non<br />
soltanto è mio perché si presenta come la cosa più prossima: questa sarebbe una ragione spaziale<br />
ma è mio perché è lo strumento immediato per trattare con le cose. Il mio corpo è percepito<br />
dall’interno di esso, è” l’intra-corpo”. Il corpo fa dell’uomo un personaggio spaziale: “mi colloca in un<br />
luogo e mi esclude da tutti gli altri”. Approfondendo un po’ di più questo discorso si può anche dire<br />
che il mio “proprio corpo” fa sì che io mi trovi sempre qui, e che non abbia la possibilità di allontanarmi<br />
dal mio corpo o di allontanare il mio corpo da me.<br />
La riflessione sulla corporeità ha acquistato particolare intensità nel pensiero contemporaneo che,<br />
abbandonando un dualismo residuo dei secoli scorsi, ha considerato l’uomo nella sua esistenza<br />
concreta come essere nel mondo e come spirito-nella-carne. La corporeità forma così parte<br />
essenziale dell’uomo; in questo senso, il pensiero contemporaneo si allontana sempre più dalla<br />
definizione cartesiana dell’uomo definito quale re cogitans.<br />
La definizione dell’uomo come corpo e anima, oggi, non è molto gradita: si rischia di esasperare<br />
questo dualismo. Non perché non siano diverse, ma perché non c’è modo di determinare dove<br />
termina il nostro corpo e dove inizia la nostra anima, così come è difficile determinare dove finiscono i<br />
lati del quadrato e dove inizia il quadrato medesimo.<br />
12
A questo riguardo è importante sottolineare l’unità di questo binomio, senza confondere ed eliminare i<br />
due elementi, considerandoli un’unità duale e salvando così la molteplicità e l’unità.<br />
Va tuttavia detto che a tutt’oggi il linguaggio è impregnato intensamente di terminologia dualista e non<br />
è facile spiegarsi.<br />
L’immagine del corpo<br />
Ognuno di noi regola il proprio comportamento sull’immagine di sé che si è fatto nel corso<br />
della propria vita, e per cambiare il nostro modo di agire è quindi necessario modificare anche questa<br />
immagine che ci portiamo dentro.<br />
Questo richiede un cambiamento della “dinamica delle nostre reazioni e non una semplice<br />
sostituzione di singole azioni. Questo cambiamento non richiede solo una variazione della propria<br />
immagine, ma anche della natura delle nostre motivazioni e la mobilizzazione di tutte le parti del corpo<br />
interessate. Questi mutamenti provocano una notevole differenza nel modo in cui ciascuna persona<br />
esegue azioni simili.<br />
Ogni persona pensa che il proprio modo di parlare, di camminare, di comportarsi sia l’unico possibile<br />
per lei, che sia personale e immutabile, si identifica con questo modo e pensa di essere nata così.<br />
Pensa pure che il proprio giudizio dei rapporti spaziali, dei movimenti, il proprio modo di tenere la<br />
testa, di guardare siano innati e crede che sia possibile cambiare solo la velocità, l’intensità e<br />
l’estensione.<br />
Questa configurazione personale è soggettivamente avvertita come la più semplice ed è<br />
accompagnata dall’impressione di non fare nulla di particolare. Queste configurazioni abituali sono<br />
quindi impresse nel sistema nervoso che reagirà all’eccitazione esterna attraverso questa<br />
configurazione abituale già pronta e non sarà in grado di formarne un’altra su richiesta della realtà<br />
esterna. Si tratta di liberare il sistema nervoso dalle sue configurazioni complessive in modo da<br />
permettergli un modo di agire o reagire dettato dalla situazione di quel determinato momento e non<br />
dalla sua abitudine. 3<br />
Dato che la prima formazione è dovuta alla casualità della nascita, la difficoltà che si prova per<br />
cambiare un’abitudine fisica o mentale ha poco a che vedere con l’ereditarità e l’individualità, ma è<br />
propria di qualsiasi cambiamento di abitudine già acquisita.<br />
E’ quindi possibile apportare dei cambiamenti che portino a imparare diversi modi di comportamento<br />
per scelta e che siano adatti alla persona quanto quelli che ha acquisito, senza rendersene conto nel<br />
corso della sua vita? In questo cambiamento dinamico, come si è detto sopra, si tratta di liberare il<br />
3 Tutto quello che è importante dal punto di vista dei rapporti sociali, cioè dei rapporti di un uomo con<br />
gli altri, è acquisito attraverso un lungo apprendimento: si impara a camminare, a parlare ecc., ed è<br />
dalla casualità dei luoghi di nascita e dell’ambiente della persona, che dipende quello che saranno i<br />
suoi movimenti, il suo atteggiamento, ecc., è quando, per esempio, ci si trova in una situazione in ci è<br />
richiesto di sedersi a terra alla giapponese o all’indù: c’è difficoltà per riorganizzare il corpo in questa<br />
nuova configurazione, oppure quando ci si alza al mattino dal letto e si vuol provare a scendere dalla<br />
parte che non è la solita, se non lo si fa pensandoci, l’abitudine ne ostacola l’apprendimento.<br />
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sistema nervoso dalle sue configurazioni compulsive e di permettergli un modo d’azione o di reazione<br />
non dettato dalla sua abitudine, ma dalla situazione del momento.<br />
Le diverse immagini corporee<br />
Va ricordato che ci sono varie nozioni di immagine di sé, infatti c’è un concetto nel campo<br />
della psicologia e della neurologia, un altro nel campo dell’anatomia, o per essere più accurati nella<br />
fisiologia, esiste un’immagine funzionale del corpo in azione, un’immagine del corpo che si vede.<br />
Tutte queste “immagini” si formano attraverso l’esperienza della persona, crescono con la persona<br />
stessa. 4<br />
In una persona equilibrata e sviluppata c’é una relazione realistica tra le diverse immagini. Se per<br />
esempio qualcuno cammina senza conoscere la lunghezza delle proprie braccia o la distanza delle<br />
braccia da un oggetto qualsiasi, costui rischierà di sbattere contro la porta ogni volta che dovrà<br />
passarci attraverso. Potrebbe rischiare di bruciare la mano sul fornello perché non conosce la<br />
distanza mano-fornello.<br />
Deve quindi avere una percezione della distanza e, quando vuole muoversi da un punto all’altro deve<br />
avere quella della lunghezza del proprio braccio.<br />
Percepisco dov’è e cos’è; ho una percezione cinestetica.<br />
Questa percezione dipende da quella che ho del mio corpo. Esistono infatti alcune malattie nelle quali<br />
queste percezioni cambiano, a volte in modo estremo. Succede che una persona che non percepisce<br />
la lunghezza del proprio braccio, possa pensarlo più corto o più lungo. E la persona sbatte senza<br />
sapere il perché.<br />
Questo dimostra quindi che l’immagine che la persona ha di sé e quello che è fisicamente non sono<br />
sufficientemente collegati e simili.<br />
L’immagine corporea ideale<br />
Un’immagine di sé completa, che dia la stessa chiarezza e la stessa importanza a tutto il<br />
corpo, davanti, dietro e da tutti i lati, è un caso eccezionale e ideale. Chiunque può rendersi conto che<br />
l’uso che fa di sé corrisponde alla propria immagine di sé e che questa non è che una parte molto<br />
ristretta dell’immagine ideale; potrà anche rendersi conto che i rapporti dell’importanza relativa di un<br />
4 Per esempio, nel caso di un bambino al quale sia stato amputato un braccio, il cervello ha poche<br />
cellule collegate con la mano amputata. Quindi non ci sarà alcun collegamento con le sensazioni di<br />
calore, dolore, pressione o di tatto: qualsiasi cosa il bambino faccia, usa solo una mano e quindi la<br />
sua immagine del corpo fisiologica sarà diversa da quella di qualcuno che ha due mani.<br />
Oppure, se una persona impara a parlare una lingua perché cresce in quella determinata nazione,<br />
organizzerà la lingua in modo da poter pronunciare le parole nel modo caratteristico di quella lingua<br />
(basti solo pensare alla differenza tra la lingua inglese e l’americano). E, di conseguenza, l’immagine<br />
del corpo sarà diversa da quella di chi parla arabo o giapponese. Le differenze dipendono quindi<br />
dalle esperienze personali.<br />
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arto o di una parte del corpo rispetto ad un’altra cambiano con la posizione e l’azione che si<br />
intraprende.<br />
Basti pensare al fatto che molte persone non hanno un’immagine delle gambe così sviluppata come<br />
gli orientali, che usano le gambe come mani.<br />
Possiamo anche fare un esperimento: provate a chiudere gli occhi e con gli indici delle due mani<br />
rappresentate davanti a voi la larghezza della vostra bocca: vi accorgerete che si può arrivare a<br />
sbagliare del trecento per cento o in esagerazione o in sottostima!<br />
Quando una persona ha uno sviluppo equilibrato, più stabile, queste varie componenti dell’immagine<br />
di sé sono meglio collegate tra di loro e simili, in altre parole, la persona percepisce quello che il suo<br />
corpo fa in realtà. La relazione tra le parti del corpo è vicina alla loro relazione funzionale, e quindi la<br />
persona ha più controllo del proprio corpo con miglior accuratezza nei suoi movimenti. Possiamo<br />
anche prendere come esempio una persona che non conosce la sua immagine nell’acqua. Se la si<br />
spinge in acqua non troppo fonda al punto di sollecitare in lei una paura di annegare, si può notare,<br />
attraverso i suoi movimenti, quali sono le parti del suo corpo che non usa o non conosce. Nella<br />
maggior parte dei movimenti, la persona si comporterà come se con le mani volesse prendere o<br />
attaccarsi a qualcosa. Muoverà le gambe come se volesse spingere per essere sicura che può stare<br />
in piedi. La persona cercherà di fare in acqua quello che aveva precedentemente imparato per stare<br />
in piedi a terra; questi sono invece i movimenti che impediscono di nuotare. Quando la persona è in<br />
acqua, può soltanto usare immagini di sé sconosciute. Se invece vuole imparare a nuotare, deve<br />
sapere cosa fanno realmente le mani e le gambe nell’acqua, piuttosto che quello che ella pensa di<br />
fare, questo è il segreto del nuotare.<br />
Quanto detto ci dimostra che l’uso di sé non ha altro riferimento se non l’immagine di sé, e quindi<br />
possiamo capire le difficoltà che si possono incontrare per il perfezionamento di un’azione qualsiasi.<br />
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Le componenti dell’immagine corporea<br />
Il movimento<br />
Comprende tutti i cambiamenti temporali e spaziali nello stato e nelle configurazioni del corpo<br />
e delle sue parti, quelli implicati nel respirare, mangiare, parlare, nella circolazione del sangue e nella<br />
digestione.<br />
La sensazione<br />
E’ la risposta che una qualità materiale esterna o interna al corpo stimola nelle apposite parti<br />
specializzate, i sensi, i quali possiedono a loro volta un organo materiale. Di conseguenza, il senso<br />
possiede una parte immateriale o inorganica e una parte materiale o organica, riflesso della<br />
composizione psiche-soma dell’individuo intero.<br />
I sensi sono: esterni ed interni.<br />
Due sensi interni importanti sono: l’immaginazione e la stimativa (che permette ad ogni animale di<br />
percepire il conveniente o utile e il nocivo per lui). Sono in comune con gli animali.<br />
Il processo del sentire può essere suddiviso in tre stadi: fisico (stimolo esterno), fisiologico<br />
(eccitazione nell’organo), psicofisiologico (sensazione risultante nel senso).<br />
Il senso cinestetico include il dolore, l’orientamento nello spazio, il trascorrere del tempo e il ritmo, i<br />
cinque sensi.<br />
La percezione invece, è il processo conoscitivo che ci presenta sensibilmente gli oggetti in forma<br />
unitaria e totalizzante. E’ un processo, quindi un insieme di capacità e di atti mediante il quale non<br />
solo apprendiamo gli oggetti sensibili, ma li apprendiamo in un tutto organizzato e strutturato.<br />
Il sentimento<br />
Alla pari della sensazione è una risposta soggettiva, ma non a uno stimolo materiale, bensì<br />
allo stimolo psichico, che è la conoscenza stessa. (Per esempio so di avere vinto al lotto, emanifesto<br />
gioia).<br />
La conoscenza è lo stimolo diretto e immediato, la cosa conosciuta è lo stimolo indiretto e mediato.<br />
(Mi rallegra il fatto “l’aver vinto al lotto”, non il “sapere di aver vinto al lotto”).<br />
Visto che le conoscenze possono essere sensibili e intelligibili, ci sono sentimenti sensibili e<br />
intelligibili. L’amore, l’odio, la paura, l’ira, l’ansia sono alcuni di questi sentimenti o emozioni.<br />
Come detto precedentemente, vista l’unità psicosomatica, queste emozioni influiscono sul corpo,<br />
infatti si arrossisce, si suda, si trema<br />
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Il pensiero<br />
E’ la capacità di cogliere il nocciolo o l’essenza delle cose al di là della superficie, ovvero<br />
separa ed estrae quello da questo. E’ un’attività esclusiva dell’uomo.<br />
Comprende tre attività: Il concettualizzare, il giudicare, il ragionare.<br />
Naturalmente la partecipazione di queste quattro componenti in ogni azione varia.<br />
Se per esempio pensiamo, innanzitutto dobbiamo essere svegli e sapere che siamo svegli e non<br />
stiamo sognando, quindi dobbiamo sentire e comprendere la nostra posizione fisica relativa al campo<br />
di gravità e, di conseguenza, sono coinvolti anche movimento, sensazione e sentimento.<br />
Per percepire/vedere, ascoltare o toccare dobbiamo essere interessati, spaventati o consapevoli di<br />
qualcosa che ci coinvolge ed è quindi necessario muoversi, sentire e pensare.<br />
I cambiamenti e le abitudini<br />
La nostra autoimmagine non è mai statica. Cambia da azione ad azione, ma queste variazioni<br />
diventano gradualmente automatismi o abitudini; le azioni assumono un carattere fisso, immutabile.<br />
Nei primi anni di vita, quando l’immagine va stabilizzandosi, il ritmo dei cambiamenti è intenso; si<br />
raggiungono rapidamente nuove forme di azioni che il giorno precedente andavano oltre la capacità<br />
del bambino. Il neonato, per esempio, comincia a vedere alcune settimane dopo della nascita; un<br />
giorno inizierà a stare in piedi, a camminare e a parlare. Le esperienze del bambino, unite alla sua<br />
eredità biologica, contribuiscono a creare un modo personale di stare in piedi, di camminare, pensare,<br />
sentire, ascoltare e compiere tutte le altre azioni che fanno parte della vita. Ma mentre<br />
superficialmente la vita di una persona sembra essere molto simile a quella degli altri, a un esame più<br />
approfondito appare completamente diversa.<br />
L’uomo ha bisogno di abitudini se vuole agire in modo corretto e rapido.<br />
Succede però spesso che esse siano usate ciecamente o come se fossero leggi di natura, come se<br />
non le si potesse cambiare, e diventano così un’ ”ignoranza perpetuata e accettata”.<br />
Le abitudini acquisite invece con la presa di coscienza, hanno il grande vantaggio che se il confronto<br />
con la realtà diventa inadeguato, si induce facilmente una nuova presa di coscienza in modo da<br />
compiere un nuovo cambiamento più efficiente.<br />
E le possibili alternative nel nostro apparato di mezzi, funzioni e strutture sono sbalorditive!<br />
17
La parte motoria dell’immagine di sè<br />
Sappiamo che la stimolazione di alcune cellule della corteccia motoria del cervello attiva un<br />
muscolo particolare, anche se questa corrispondenza non è assoluta, e sappiamo anche che le cellule<br />
dei movimenti fondamentali si uniscono nella corteccia motoria del cervello in una forma che<br />
assomiglia al corpo e che è detta “Homunculus”.<br />
In un bambino di un mese, l’Omuncolo avrà una maggior area occupata dalle labbra e dalla bocca,<br />
visto che si relaziona con il mondo esterno e riconosce la madre attraverso di esse; e userà le mani<br />
per toccare e coadiuvare il lavoro della bocca e delle labbra. Gradualmente poi egli si svilupperà fino<br />
alla scoperta di altre parti del suo corpo e del loro reciproco rapporto, e attraverso di esse arriverà alle<br />
prime nozioni di distanze e volume. Con la respirazione e la deglutizione, inizia la scoperta del tempo,<br />
processi che sono entrambi collegati ai movimenti delle labbra, della bocca, delle narici e della zona<br />
circostante. All’inizio si avrà quindi un’immagine funzionale in cui il corpo umano è indicato da quattro<br />
leggere linee per indicare gli arti, uniti da un’altra linea corta e sottile che sarebbe il tronco, con le<br />
labbra e la bocca che occupano la maggior parte.<br />
In un bimbo più grande che sa già camminare e scrivere, l’immagine sarà un po’ diversa: oltre alla<br />
grande area occupata da labbra e bocca, si aggiunge una zona che corrisponde ai pollici; si può così<br />
notare che ogni nuova funzione cambia l’immagine.<br />
Questa immagine di sé tuttavia, è più piccola in ciascuno di noi rispetto alla capacità potenziale,<br />
poiché è formata solo dal gruppo di cellule che usiamo realmente, ed è quindi unica come ogni<br />
individuo. Essa rispecchia solo il cinque per cento delle potenzialità; essa è anche differente in ogni<br />
individuo. Per esempio, la zona che corrisponde al terzo dito è più grande in una persona che suona<br />
uno strumento musicale o che scrive a macchina, rispetto a quella di colui che non suona nè scrive a<br />
macchina.<br />
Perché molte cellule rimangono inattive come parte dell’organismo totale? Soprattutto per due motivi:<br />
l’organismo può essere impegnato da azioni che richiedono l’inibizione di certe cellule e la necessaria<br />
mobilitazione di altre; oppure alcune funzioni potenziali non possono raggiungere la maturità, o perché<br />
l’organismo non dà loro valore o perché le sue energie lo portano in una direzione diversa.<br />
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La donna e l’immagine di sé<br />
Essere donna vuol dire, più ancora che essere uomo, che il corpo è così intimamente legato<br />
al proprio io da condizionarne e travolgerne le inclinazioni. La maggioranza delle donne nella nostra<br />
cultura non accetta il proprio corpo così com’é, è infatti raro trovare una donna che abbia di sé una<br />
sana immagine fisica e che “non sia impegnata in prima persona a combattere il proprio corpo”.<br />
Questo ci viene confermato da disordini alimentari, quali l’anoressia nervosa e la bulimia che una<br />
volta erano in un certo senso sconosciuti e sono invece diventati oggi i sintomi estremi della frattura<br />
tra corpo e mente, così comune nella nostra cultura.<br />
L’incapacità di sentirsi bene nel proprio corpo spesso è collegata al fatto che ci si dimentica che non<br />
siamo solo corpo e ciò può rendere la vita disperata e infelice su tutti i fronti; trasformare il proprio<br />
corpo può diventare un’ossessione, il fine della propria vita. Si è così preoccupate di ciò che di noi non<br />
va, delle nostre imperfezioni, reali o immaginarie, si tratti di peso, di rughe, di limitate funzioni<br />
organiche, che trascuriamo di sviluppare altre potenzialità come esseri umani: il corpo è una di<br />
queste.<br />
Possiamo quindi dire che in gran parte delle donne la stima del corpo e la stima di sé vanno di pari<br />
passo; coloro che disprezzano il proprio corpo, spesso disprezzano anche sé stesse.<br />
Negli uomini, invece, per i motivi sopraesposti, questo non sempre è vero.<br />
Purtroppo l’educazione del successo e dell’efficienza fa sì che le donne arrivino a considerare il<br />
proprio corpo come il solo strumento con cui realizzare il controllo della propria vita, dimenticando<br />
troppo spesso che siamo anche altro:<br />
“Riversiamo su di esso la colpa di tutti gli smacchi e le delusioni patiti; non ci soffermiamo mai a<br />
considerare gli altri aspetti della nostra personalità, che pure potremmo individuare facilmente. Sono<br />
questo corpo diffamato e l’immagine di esso che ci portiamo addosso a invadere ogni angolo della<br />
nostra vita. Se una persona attraente non ci nota, non si accorge di noi, è perché siamo troppo grasse<br />
o non abbastanza carine. Non ci sfiora neppure il sospetto che sia successo perché noi siamo restate<br />
di ghiaccio, paralizzate dalla paura. Se siamo state scavalcate nella carriera lavorativa, è il nostro<br />
corpo sul banco degli imputati per non aver saputo offrire un’immagine professionalmente adeguata.<br />
Trascuriamo il fatto che il nostro più temibile concorrente si sia dato da fare per impressionare il<br />
principale con le sue iniziative, mentre noi siamo restate al palo. Quando stabiliamo una relazione con<br />
un’altra persona, questa si trasforma in uno specchio che ci rimanda la nostra personale visione di<br />
noi. Se questa visione è positiva e sana, gli altri vedranno e reagiranno sulla medesima lunghezza<br />
d’onda. Se percepiamo i nostri corpi e noi stesse in modo negativo o li sentiamo in qualche modo<br />
carenti, gli altri ci vedranno in questa luce. Siamo dotati di un’incredibile abilità nel modellare le<br />
relazioni col nostro prossimo...Molte tagliano completamente tutti i contatti sociali rinchiudendosi in un<br />
mondo ristretto ed esiguo che genera a sua volta sensi di solitudine e inferiorità che peggiorano le<br />
cose. E’ molto difficile avere rapporti con gli altri quando siamo totalmente assorbite dalla<br />
preoccupazione e dall’ossessione del nostro corpo, quando in un certo senso diventa il nostro idolo.<br />
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Esse ci allontanano dal prossimo, tagliando i contatti e la familiarità col mondo esterno ed esaurendo<br />
ogni nostra energia e interesse per una vita di relazioni. Si trascurano così preziose opportunità di<br />
instaurare rapporti umani autentici “ (M.G. Hutchinson).<br />
Nel legame di coppia alcune pensano che la sessualità sia permessa solo se siamo magre,<br />
belle o altro. Quanto è triste tutto questo, e quanto è tragico, visto che “rappresenta segreti<br />
convincimenti di molte donne”, mentre la cosa più importante è il dono di sé, della propria intimità, non<br />
solo di un corpo.<br />
Imparare ad amare,rispettare se stessi” come si è”,produce un radicale e decisivo cambiamento.<br />
Questo non significa che l’aspetto del nostro corpo sia irrilevante, ma che se non si ama e accetta se<br />
stessi, se non ci si sente belli dentro, non si sarà in grado nemmeno di vedere ed apprezzare la<br />
bellezza esteriore. La cosa più importante è che il valore della nostra persona trascende il nostro<br />
corpo.<br />
Il corpo femminile e il movimento<br />
Tra i fattori che scatenano la lotta tra mente e corpo c’è il corpo stesso. Ogni corpo esige che<br />
gli si prestino le cure più opportune per conservarlo in buona salute. Pilates sosteneva che la<br />
perfezione fisica è un diritto ereditato dall’uomo alla nascita. Gli esercizi sono importanti a patto che<br />
siano sostenuti da una sensibilità nei confronti del corpo che, ci faccia concepire un programma di<br />
movimento volto alla sua gratificazione e non alla sua punizione.<br />
Ci sono persone che non hanno mai fatto movimento solo per il fatto di sentirsi imbarazzate nel<br />
trovarsi in una palestra con persone magre, e così sono “fuori forma” a tal punto, che qualsiasi<br />
movimento è per loro uno sforzo immane. Altre persone invece sottopongono il loro corpo a delle<br />
fatiche d’Ercole nella speranza di eliminare cuscinetti di grasso. Questa vergogna del proprio corpo, fa<br />
in modo che si arrivi ad assumere posizioni false e sgraziate, come per esempio le spalle incassate, la<br />
testa che ciondola, che non solo sono brutte, ma anche poco sane perché interferiscono con la<br />
respirazione. In questo modo, non forniamo alla cellule e ai tessuti e organi del nostro corpo il<br />
nutrimento di cui hanno bisogno. La nostra salute e vitalità ne soffrono.<br />
La tecnica Pilates, basandosi sul lavoro degli addominali nell’ambito della ricerca della Power house,<br />
vero e proprio centro di controllo per il resto del corpo e, accompagnata da un’idonea respirazione<br />
diaframmatica, permette di ritrovare la simmetria nel corpo. Inoltre il lavoro sui muscoli della colonna<br />
vertebrale aiuta a ritrovarne la flessibilità che è propedeutica ad uno stato di buona salute. In<br />
particolare durante la gravidanza, la posizione e il movimento della colonna vertebrale si modifica a<br />
causa del bambino che cresce e si muove. Generalmente tende ad assumere una posizione diversa e<br />
caratteristica, aumentando l’estensione della schiena. La donna, solo se ha già praticato la tecnica<br />
Pilates prima della gravidanza e solo con esercizi specifici per la gravidanza, apprende come<br />
mantenere la colonna in una buona condizione di flessibilità, della quale essa e il suo bambino<br />
possono giovare. Dopo il parto e durante l’allattamento poi, il corpo deve riprendere il suo assetto<br />
originario e necessita di riprendere la tonicità dei muscoli addominali e il controllo della Power house.<br />
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L’invecchiamento e l’immagine di sè<br />
“You’re as old as your spine is flexible, if you’re 60 and your spine is flexible, you’re young”<br />
Josef H.Pilates<br />
Quando le persone arrivano a un determinato momento della loro vita nel quale non possono<br />
più fare quello che facevano una volta, hanno sempre dolore, sono stanche e senza energia, hanno<br />
minor riserva di ossigeno: questo fa sì che esse sviluppino un’immagine di sé negativa. Una tal<br />
reazione può accadere nonostante gli sforzi che queste persona fanno. Esse, chiaramente, non<br />
possono riprendere le funzioni della giovinezza e se viene detto loro che questo è un inevitabile effetto<br />
dell’invecchiamento - come spesso si fa perché non si ha altro di meglio da proporre - questo stato ha<br />
delle disastrose conseguenze, perché in accordo con le leggi somatiche, quello che ci si aspetta è<br />
generalmente quello che poi si ottiene.<br />
Alcune statistiche, a conferma di questo, ci dicono che il 22% degli ultra sessantacinquenni, comincia<br />
a “sentirsi vecchio” dopo una malattia o un incidente inabilitante, il 21% dopo l’ingresso in strutture di<br />
ricovero o comunque dopo la trasformazione del proprio contesto di vita e così via.<br />
Senza analizzare a fondo la postura senile, possiamo dire che non è l’età che la provoca, nel senso<br />
che l’”età in se stessa” è un fattore neutrale per quel che riguarda la salute. L’invecchiamento non ha<br />
mai fatto del male nè ucciso nessuno. E’ piuttosto quello che accade invecchiando che fa del male e<br />
uccide gli esseri umani. Infatti qualsiasi cosa ci accade nella nostra vita, causa una necessaria<br />
reazione nel nostro sistema nervoso, ed esso risponde e si adatta agli eventi che accadono. Se noi<br />
viviamo una vita ristretta, limitata, il nostro cervello vi si adatta. Se soffriamo per anni di ansia e paura,<br />
il nostro cervello vi si adatta. Se abbiamo subito shock, incidenti, malattie gravi o operazioni<br />
complesse il nostro cervello risponde e si adatta a tutto questo. Si può dire che già quando ci<br />
avviciniamo ai trent’anni abbiamo dolore o fastidio cronico alla muscolatura. Questo può crescere con<br />
il passare degli anni, a volte in modo solo impercettibile, altre volte in modo intollerabile, dipende da<br />
quanto stress può sopportare la persona. Una volta invecchiati abbiamo avuto il tempo per<br />
accumulare molte esperienze stressanti e traumatiche. Quindi negli anni della “vecchiaia” soffriamo di<br />
eccessivo tono muscolare, con maggior rigidità nei movimenti corporei - rigidità della colonna<br />
vertebrale, in particolare -, e conseguente postura scorretta. Questa tensione muscolare, limitazione<br />
di movimento, stanchezza ecc. sono ingiustamente interpretati come effetti della “vecchiaia”, malattia<br />
fittizia che presumibilmente porta a degenerazione fisiologica, costante fatica, debolezza e che è<br />
irreversibile. Questi eventi, invece, non sono altro che il risultato dell’accumulo di reazioni fisiologiche<br />
a stress ed eventi traumatici. Generalmente per arrivare a questo occorre un certo numero di anni, ma<br />
la stessa tensione muscolare si può manifestare in una persona giovane se l’infanzia e la giovinezza<br />
sono state traumatiche. Le reazioni muscolari allo stress possono tuttavia essere ovviate, è possibile<br />
quindi sentirsi genuinamente giovani, non importa l’età.<br />
L’ipocinesia, cioè la mancanza di movimento, è un grave fattore di regressione globale che favorisce<br />
l’insorgere di patologie già in atto o silenti. L’attività fisica avrà una certa efficacia solo se porterà a un<br />
più attivo stile di vita che include un appropriato numero di movimenti spontanei che l’anziano,<br />
21
supportato da una maggior consapevolezza del corpo e da una seppure limitata, flessibilità del<br />
rachide in toto, potrà intraprendere. Per movimenti spontanei intendo anche alcuni movimenti come il<br />
sedersi a terra o saltare che vengono a priori scartati dall’anziano, in quanto ritenuti poco dignitosi per<br />
l’età. Il riprendere e reintegrare anche azioni così semplice ha un effetto pronunciato di<br />
ringiovanimento non solo sull’aspetto meccanico del corpo, ma sull’intero psicosoma.<br />
22
Evoluzione<br />
Capitolo 3°<br />
L’esperienza del movimento come crescita psicofisica<br />
I biologi sono giunti alla conclusione che noi esseri umani siamo la più perfetta realizzazione<br />
della natura. Le specie al di sotto di noi e altre ad esse molto prossime sono, tanto migliori di noi in<br />
tutte le funzioni vitali, da suggerire fortemente l’ipotesi di una degenerazione dell’uomo. Diamo alla<br />
civilizzazione, alle tensioni della vita moderna, alla sua complessità, e così via, la colpa della perdita di<br />
molte delle qualità fisiologiche che le scimmie ancora possiedono.<br />
I biologi hanno ragione: l’uomo, grazie allo sviluppo del suo sistema nervoso, è il più avanzato di tutti<br />
gli animali. Se questo superiore sviluppo cerebrale sia una conseguenza della maggior complessità di<br />
vita, o la sua causa, è opinabile. La cosa importante è che un elevato grado di sviluppo del cervello e<br />
la complessità della vita vanno di pari passo: è perciò inutile imputare eventuali deficienze dell’uomo<br />
alla complessità della vita: se le teorie evolutive hanno un qualche fondamento, è certo che la<br />
complessità continuerà ad aumentare con il passare del tempo.<br />
Si dice spesso che la complessità della vita moderna è innaturale, ma in che senso questa<br />
complessità è una creazione umana? Il pensiero è certamente una funzione naturale e umana: non<br />
possiamo impedirci di pensare più di quanto non possiamo impedirci di respirare. Continuando a<br />
pensare, impariamo a pensare meglio e ad afferrare più chiaramente i concetti e il nostro pensiero<br />
diviene più ricco e sempre più complesso, come accade alla vita. Il nostro sistema nervoso complesso<br />
è sia la causa, sia il prodotto della nostra complessità e ci consente adattamenti complessi.<br />
Il nostro sistema nervoso non è un prodotto della civiltà e se fossimo privati di tutto ciò che meglio<br />
rappresenta la civiltà - i libri -, non potremmo fare altro che ricominciare un nuovo ciclo, in quanto il<br />
nostro cervello è capace di coordinare il linguaggio ed è naturale produrre un alfabeto, una<br />
grammatica, una sintassi e così via.<br />
Un argomento spesso proposto è che i mutamenti della vita moderna sono così rapidi che gli uomini<br />
sono incapaci di adeguarvisi.<br />
Sicuramente la nostra struttura sociale è in ritardo rispetto all’evoluzione della scienza e ciò da<br />
origine a certe frustrazioni e disadattamenti individuali; ma in questo caso dovremmo lamentare<br />
un’eccessiva lentezza piuttosto che l’eccessiva rapidità dei cambiamenti. Cosa c’è di troppo rapido<br />
per gli uomini? Forse che la velocità dei mezzi di trasporto moderni produce effetti negativi?<br />
C’è qualche malattia professionale che non colpirebbe i nostri antenati allo stesso modo in cui<br />
colpisce noi?<br />
Forse che il telefono o l’aereo trasformano le persone da normali in nevrotiche o fanno venire i piedi<br />
piatti?<br />
La ragione alla base di disturbi come lo stato di tensione, l’ansia e così via, è sempre un modo di porsi<br />
di fronte alla vita e ciò è dato dalla nostra scarsa conoscenza di ciò che è biologicamente importante.<br />
Ci ritroviamo così, ad idolatrare idee che abbiano anche solo l’apparenza di essere buone.<br />
23
Ad esempio, ora veneriamo l’idea dell’estroversione, con il risultato che perfino le persone intelligenti<br />
arrivano a credere che l’uomo normale sia quello attivo, sempre in pista, intraprendente per tutte le<br />
ore della giornata. Il risultato è un culto dell’esteriorizzazione che sta producendo un nuovo tipo di<br />
persone nevrotiche, persone che rovinano la vita ai figli e consumano e sprecano la propria: il male<br />
sta nel fatto che esse vengano insegnate come virtù assolute e non lo sono.<br />
Tale modo di vivere porta necessariamente ad una rigidità, fisica o mentale, ed è contrario alle leggi<br />
della vita, perché la rigidità nell’uomo non si può ottenere senza reprimere qualche attività di cui egli è<br />
capace.<br />
La maggior complessità e specializzazione richiede adattamenti più precisi e solo questa è la ragione<br />
per cui scopriamo in noi stessi tante deficienze.<br />
Si tratta di cercare metodi migliori in tutti i settori della nostra vita:<br />
se non avessimo abbandonato la numerazione romana e non avessimo adottato il sistema decimale,<br />
avremmo dovuto constatare l’inadeguatezza della nostra capacità matematica di fronte alle sofisticate<br />
esigenze di calcolo della vita moderna, che forse non avrebbe mai potuto diventare così come noi la<br />
vediamo.<br />
La civiltà rende necessario adottare metodi migliori non solo nel calcolo ma in tutti altri usi di noi<br />
stessi.<br />
I metodi di apprendimento nel corso dell’evoluzione<br />
Tutte le attività naturali, come parlare, camminare, ballare, riposare, funzionano in modo<br />
simile in ogni persona. Nei tempi e nei luoghi dove ci fu un nuovo sviluppo troviamo sempre uno<br />
stadio speciale, individuale. Cioè, alcune persone trovarono un loro modo personale, particolare per<br />
compiere le attività che ricevettero come dote naturale.<br />
Una persona può aver trovato un suo modo speciale di esprimersi, un’altra un particolare modo di<br />
correre, un modo diverso di tessere o di fare i cesti o qualche altro modo individuale di fare qualcosa<br />
di diverso dal modo naturale. Quando questo metodo personale dimostrò di apportare dei vantaggi<br />
vitali, tese ad essere adottato da altri. Nasce a questo punto il metodo specifico, come risultato della<br />
conoscenza.<br />
Si può osservare come le pratiche naturali abbiano gradualmente fatto posto ai metodi acquisiti, ai<br />
metodi “professionali” e come la società in generale impedisca all’individuo di impiegare il metodo<br />
naturale, forzandolo invece ad imparare il metodo socialmente accettato prima di permettergli di<br />
lavorare. La nascita di un bambino, per esempio, una volta era un processo naturale e le donne<br />
sapevano come aiutarsi -con tutti i rischi della situazione-, ma quando l’ostetricia divenne metodo<br />
acquisito e l’ostetrica ebbe un diploma, la donna normale non ebbe più il diritto nè fu più in grado di<br />
aiutare un’altra donna durante un parto.<br />
Ogni uomo si adatta al suo tempo: c’è chi non sa suonare il tamburo, fare un salto alto o ampio,<br />
suonare il flauto, disegnare o risolvere enigmi, o fare molte altre attività che sono state acquisite in<br />
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modo naturale a partire da tempi più remoti; oggi costui non osa nemmeno tentare di imparare queste<br />
arti da solo perché esistono metodi riconosciuti.<br />
Il potere del sistema è così grande davanti ai suoi occhi che, perfino il poco di queste cose che impara<br />
nell’infanzia è gradualmente espulso dall’auto-immagine perché si interessa soprattutto di attività che<br />
ha imparato sistematicamente e consapevolmente. Mentre tali persone sono molto utili alla società,<br />
esse mancano di spontaneità e le loro vite sono difficili al di là del campo professionale, di quanto<br />
hanno appreso.<br />
Ritorniamo al bisogno di esaminare e migliorare la nostra auto-immagine per poter vivere secondo la<br />
nostra costituzione e doti naturali e non secondo l’auto-immagine stabilita dal caso, più o meno senza<br />
la nostra coscienza.<br />
Grazie allo stadio di quello che identifichiamo come “apprendimento sistematico”, fondato su metodi<br />
riconosciuti, possiamo trovare modi di comportamento e di azione che sono in accordo con i nostri<br />
bisogni personali e interiori, modi che potremmo non scoprire in modo naturale, perché le circostanze<br />
e le influenze esterne possono averci condotti in altre direzioni nelle quali è impossibile un progresso<br />
continuo: ci si avvale di tecniche e metodi appresi in modo sistematico e fatti propri, rielaborati al fine<br />
di trovare un modo di vivere più “ottimale” e “funzionale”.<br />
Il movimento come mezzo per auto-migliorarsi<br />
Il sistema nervoso è occupato soprattutto dal movimento perché non si può percepire, sentire<br />
o pensare senza una elaborata serie multilaterale di azioni che il cervello ha istituito per difendere il<br />
corpo dalla forza di gravità; contemporaneamente dobbiamo sapere dove siamo e in quale posizione.<br />
Per conoscere la nostra posizione rispetto agli altri corpi nel campo di gravità o per cambiarla<br />
posizione, dobbiamo usare i sensi, il sentimento e la forza di pensiero.<br />
E’ più facile distinguere la qualità del movimento: ne sappiamo molto di più sul movimento che sulla<br />
rabbia, sull’amore, sull’invidia, o perfino sul pensiero. E’ relativamente più facile imparare a<br />
riconoscere la qualità di un movimento che la qualità degli altri fattori.<br />
Si ha un’esperienza ricca del movimento e la capacità di muoversi è importante per la stima di sé.<br />
La corporatura di una persona e la sua abilità a muoversi sono probabilmente più importanti per<br />
l’immagine che ha di se stessa di ogni altra cosa; basti osservare un bambino che si è scoperto con<br />
un un ‘imperfezione nell’aspetto fisico che lo rende diverso dagli altri bambini: egli dovrà sforzarsi per<br />
fare quello che gli altri riescono a fare spontaneamente e non potrà più contare sulle proprie reazioni<br />
spontanee. Quindi le difficoltà di muoversi diminuiscono e alterano il suo amor proprio e lo costringono<br />
ad un comportamento che ostacola la sua autostima e lo forzano ad assumere un comportamento che<br />
interferisce con il suo sviluppo nella direzione delle sue inclinazioni naturali.<br />
Ogni azione si origina nell’attività muscolare.<br />
Il vedere, il parlare e persino l’ascoltare richiedono azione muscolare.<br />
25
Quando si ascolta, il muscolo regola la tensione del timpano secondo l’intensità del suono percepito.<br />
In ogni movimento sono importanti la coordinazione meccanica e l’accuratezza temporale e spaziale,<br />
come pure la sua intensità.<br />
I muscoli riflettono lo stato del sistema nervoso, contraendosi in seguito ad una serie infinita di impulsi<br />
che vengono dal sistema nervoso; per questo il modello muscolare della posizione eretta,<br />
dell’espressione facciale e della voce, riflette la condizione del sistema nervoso. E’ possibile dedurre<br />
che il miglioramento nell’azione e nel movimento apparirà solo dopo che sia avvenuto un precedente<br />
cambiamento nel cervello e nel sistema nervoso.<br />
Il movimento è alla base della consapevolezza: ci rendiamo conto di ciò che ci accade appena i<br />
muscoli del viso, del cuore o dell’apparato respiratorio, si organizzano in modelli che noi conosciamo,<br />
come la paura, l’ansia, il riso o altri sentimenti. Anche se per organizzare l’espressione muscolare per<br />
la reazione interna è necessario solo un brevissimo tempo, si sa che possibile arrestare la risata prima<br />
che si esplichi agli altri e nello stesso modo, si può evitare di rendere visibile la paura e altri<br />
sentimenti.<br />
Si diventa consapevoli della maggior parte di ciò che accade soprattutto attraverso i muscoli, una<br />
parte più piccola di questa conoscenza ci perviene attraverso l’involucro, cioè la cute che avvolge<br />
l’intero corpo, le membrane che delimitano l’apparato digestivo, che avvolgono e delimitano gli organi<br />
respiratori e quelle delle superfici interne della bocca, del naso e dell’ano.<br />
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Capitolo 4°<br />
La Tecnica Pilates: la ricerca della consapevolezza<br />
Il logorio del vivere produce danni enormi al corpo: di giorno in giorno diventiamo sempre più curvi e<br />
privi di equilibrio. Utilizziamo soltanto quella parte muscolare che, oltre a consentirci di effettuare le<br />
funzioni di base, ci consente di mantenerci nel nostro schema di abitudine, con i nostri movimenti<br />
stereotipati: la borsetta sempre sulla spalla sinistra oppure incrociare sempre le gambe allo stesso<br />
modo quando siamo seduti, sedersi sul divano “affossandosi”, convinti che sia il miglior modo di<br />
riposare e invece ne avranno la peggio i dischi intervertebrali della nostra zona lombare, e così via.<br />
La tecnica Pilates può invece dimostrarsi un meraviglioso “antidoto” in grado di allungare, raddrizzare<br />
e rafforzare, attraverso un lavoro basato sull’allineamento, sul rilassamento e sull’elasticità.<br />
Vediamolo ora in dettaglio.<br />
L’allineamento<br />
Determina il grado di equilibrio di cui il corpo umano può disporre. I pezzi che compongono il<br />
corpo umano sono i suoi segmenti principali: i piedi, le gambe, le cosce, il bacino, l’addome e la parte<br />
inferiore della schiena, il petto e la parte superiore della schiena, le spalle e le braccia, il collo e infine<br />
la testa. Se tali segmenti vengono impilati correttamente uno sull’altro, il corpo può restare in piedi in<br />
modo equilibrato. Il mantenimento di una postura equilibrata richiede uno sforzo minimo e permette il<br />
rilassamento della maggior parte dei muscoli del corpo. Genera inoltre una condizione spontanea di<br />
attenzione consapevole: tale duplice condizione di naturalezza fisica e attenzione mentale rilassata, è<br />
generata dall’equilibrio.<br />
Un corpo disallineato, dovrà compensare la mancanza di allineamento esercitando una costante<br />
tensione muscolare volta a controbilanciare la forza di gravità. Tale tensione produrrà, a sua volta,<br />
una particolare sensazione di rigidità, di intorpidimento e di dolore fisico, che tenderà ad annebbiare la<br />
mente rendendo difficile mantenere la concentrazione o l’attenzione con un certo grado di naturalezza<br />
e assenza di sforzo. Allo stesso modo, anche un corpo sdraiato, in posizione supina o prona, se i<br />
propri segmenti sono disallineati, saranno differenti muscoli ad essere coinvolti nel movimento e<br />
quindi lo scopo dell’esercizio non viene raggiunto e può diventare a volte negativo.<br />
Se possiamo raggiungere quella perfetta condizione in cui la posizione eretta del nostro corpo si<br />
allinea al flusso verticale dell’energia gravitazionale, ci sentiamo naturalmente sollevati e<br />
sperimentiamo la sensazione di essere letteralmente spinti verso l’alto. Occorre “sincronizzare” il<br />
campo energetico del corpo con il flusso verticale della gravità, altrimenti, il puro e semplice restare<br />
eretti, trasforma la vita in una lotta snervante.<br />
27
Il rilassamento<br />
Esso dipende dalla capacità del corpo di abbandonare il proprio peso alla spinta della gravità.<br />
Se siamo continuamente intenti a resistere alla forza di gravità, non possiamo realmente rilassarci.<br />
Ecco perché l’allineamento costituisce il primo passo nel raggiungimento della postura per poter<br />
accedere agli esercizi della Tecnica Pilates o di qualsiasi altra attività fisica. Un corpo non allineato,<br />
per sostenersi dovrà fare affidamento sulla tensione muscolare che ha lo scopo di neutralizzare la<br />
spinta verso il basso dovuta alla gravità. La postura corretta, che chiameremo “funzionale”, cerca di<br />
predisporre alla concentrazione e alla consapevolezza delle proprie azioni, ha quasi un decorso<br />
“meditativo”, in quanto, una volta trovata, tale condizione è riproponibile in qualsiasi contesto della<br />
vita.<br />
E’ possibile usare come esempio la postura eretta dei militari, intesa a formare “buoni soldati”:<br />
portando il corpo a una condizione di grande tensione, il soldato è effettivamente in grado di ridurre la<br />
consapevolezza delle sue sensazioni ed emozioni; limitando tale consapevolezza, essi tendono a<br />
diventare sempre più disponibili a seguire le indicazioni e ad obbedire agli ordini dei superiori.<br />
Mantenere il corpo in uno stato di tensione cronica è tuttavia il modo migliore per impedire alla<br />
consapevolezza di accedere a tutti i livelli di esperienza. Arrivati a quel punto, per quanto penetrante<br />
possa essere la nostra consapevolezza c’è ben poco da esaminare: imprigionando il corpo in modelli<br />
di tensione e rigidità, diventiamo insensibili alla nostre sensazioni ed emozioni, la tensione della<br />
muscolatura origina una specie di corazza che impedisce di percepire pienamente le sensazioni tattili<br />
del corpo.<br />
L’elasticità<br />
Completa e si combina con le due caratteristiche esaminate in precedenza; l’elasticità ha a<br />
che fare con la flessibilità e comporta sempre il lasciarsi andare al movimento.<br />
“Una foglia che danza nel vento ha un alto grado di elasticità, lo stesso vale per l’acqua degli oceani,<br />
che lascia che la forza delle onde la possieda e ne cambi continuamente la forma. Gli alberi più alti e i<br />
grattacieli oscillano nel vento e se non lo facessero, si spezzerebbero”.<br />
L’elasticità è la qualità che nutre le condizioni di allineamento e di rilassamento estendendone la<br />
presenza nel tempo.<br />
L’allineamento non può essere una condizione statica che cerchiamo di creare e di mantenere. Il<br />
nostro corpo vive in una continua ricerca di equilibrio fisiologico, condizione che cambia<br />
continuamente e ogni volta l’equilibrio deve ritornare; neppure il rilassamento è una situazione statica,<br />
anch’esso può essere descritto come un processo dinamico. Senza allineamento non vi può essere<br />
rilassamento ma, anche l’elasticità è un prerequisito fondamentale per il rilassamento.<br />
Com’è possibile che il corpo sia rilassato e che arrenda costantemente il suo peso alla forza di<br />
gravità, se nel contempo continua a tendere la muscolatura nel tentativo di mantenersi assolutamente<br />
immobile?<br />
Una variabile determinante in questo scenario è il respiro.<br />
28
Prestare attenzione al processo del respiro è uno dei modi più diretti di entrare in contatto con la<br />
natura onnipresente di quel movimento che abbiamo descritto leggero ed elastico. Laddove c’è<br />
respiro, c’è movimento e in un corpo allineato e rilassato, il movimento non sarà limitato all’area del<br />
corpo circostante gli organi specifici della respirazione (torace e diaframma) ma, potrà essere<br />
percepito nella sua estensione in ogni distretto corporeo. Proprio come un’onda che si muove senza<br />
ostacoli in un corpo fatto d’acqua, in un corpo allineato e rilassato sarà possibile percepire il respiro<br />
nel suo movimento dalla testa ai piedi e viceversa.<br />
Una volta stabilita la condizione del corpo utile per intraprendere esercizi fisici e tecniche di<br />
movimento, è opportuno analizzare quali sono I principi fondamentali della Tecnica Pilates.<br />
29
I principi fondamentali della Tecnica Pilates<br />
Concentration (Concentrazione)<br />
La premessa di ciò è che, ovviamente, i movimenti sconsiderati e trascurati, garantiscono<br />
benefici minimi, se non addirittura danni, dovuti a contratture o stiramenti muscolari. Durante gli<br />
esercizi sarà necessario mantenere la consapevolezza della propria posizione nello spazio, la<br />
posizione degli arti che devono essere sempre nella posizione fisiologica, “come dovrebbero essere”:<br />
• le gambe leggermente in extra-rotazione, come sono nella camminata normale<br />
• le spalle tenute abbassate, per evitare di incassare il collo.<br />
Inoltre, occorrerà sempre prestare molta attenzione ad eventuali squilibri e asimmetrie e quindi<br />
apportare le necessarie modifiche per correggerle. Il quadrato (frame=cornice o Power box) del<br />
Pilates è l’elemento fondamentale per realizzare un corretto allineamento.<br />
Da spalla a spalla e da fianco a fianco (creste iliache superiori), il torace crea un quadrato perfetto,<br />
che funge da punto di riferimento per il resto del corpo. Ogni movimento eseguito deve essere svolto<br />
cercando di mantenere il box in posizione allineata.<br />
Control (Controllo)<br />
Il corpo beneficia di qualsiasi tipo di esercizio. Tuttavia, eseguire esercizi ben mirati può<br />
trasformarlo completamente.<br />
Il metodo Pilates richiede attenzione e concentrazione: mantenere lo sguardo tra ombelico e<br />
ginocchia nell’esecuzione degli HUNDRED in modo da mantenere un corretto allineamento del collo,<br />
oppure la posizione corretta della mano-braccio-spalle che si estende posteriormente nel THE SAW<br />
del mat, occorre essere sempre consapevoli del movimento e di tutta l’attivazione muscolare<br />
necessaria per farlo correttamente, affinché porti beneficio e non sia un movimento fine a se stesso..<br />
Centering (Baricentro)<br />
Un altro termine usato per indicare lo stesso concetto è Power house, e descrive l’insieme di<br />
muscoli compresi tra la parte finale della cassa toracica e il bacino, quali, frontalmente sono i retti<br />
addominali, gli obliqui e i trasversi, posteriormente sono il gran dorsale, il quadrato dei lombi e i glutei.<br />
Inoltre il baricentro comprende anche il lavoro per la ricerca della Neutral Position, che consiste nel<br />
lavoro di stabilizzazione del bacino attraverso la sinergia tra muscoli dell’area lombare con quelli<br />
dell’area addominale.<br />
Si tratta del centro della forza e del controllo per tutto il resto del corpo: ogni esercizio della Tecnica<br />
Pilates è un esercizio per il proprio centro.<br />
30
Flow (Fluidità)<br />
Nel Pilates, la fluidità del movimento della spina dorsale ripropone, su piccola scala, la fluidità<br />
di movimenti dell’intero corpo umano. La spina dorsale, attraverso le articolazioni, lavora segmento<br />
per segmento, rotolando ogni sezione come se fosse una “collana di perle”. Gli esercizi vanno<br />
eseguiti partendo dal proprio centro - la Power house - con precisione e con la respirazione corretta, il<br />
ritmo conseguente, mantenendo la concentrazione e la consapevolezza necessarie alla buona riuscita<br />
dell’esercizio.<br />
Precision (Precisione)<br />
In realtà dovrebbe essere lo scopo di ogni tipologia di disciplina: ogni esercizio va nel tempo<br />
“pulito” delle varie fasi preparatorie, fino ad arrivare alla corretta esecuzione.<br />
Breathing (Respirazione)<br />
Questo punto è inscindibilmente legato al concetto di Power house in quanto serve per<br />
facilitare l’esecuzione del movimento e per mantenere il ritmo e la coordinazione per gli esercizi.<br />
31
Il movimento degli occhi<br />
Lo inserisco accanto ai principi della tecnica Pilates, perché ritengo che richieda una<br />
particolare attenzione in quanto i movimenti degli occhi coordinano i movimenti del corpo e sono<br />
collegati al movimento dei muscoli del collo. L’esame di queste connessioni - occhio e muscoli del<br />
collo - aumenta il controllo dei movimenti del corpo e li rende più facili.<br />
L’esecuzione degli esercizi Pilates, richiede un corretta posizione dello sguardo e, a scopo<br />
preparatorio di sensibilizzazione di questa parte anatomica considerata nel suo aspetto funzionale, in<br />
questo capitolo illustrerò, con appositi esercizi “presi“dal metodo Feldenkrais, come il movimento<br />
degli occhi, “aggiunga” una nuova dimensione al movimento.<br />
Gli esercizi<br />
La finalità è quella di ottenere una differenziazione dei movimenti delle varie parti del corpo in<br />
relazione tra loro, una diminuzione del tono muscolare (il grado di contrazione causato dai centri<br />
involontari), e un reale aumento del controllo consapevole.<br />
Sarà inoltre necessario non forzare il movimento proposto, ma cercare di percepire il limite che il<br />
corpo propone e non superarlo.<br />
Tale limite però, tenderà a ridursi in seguito alle ripetizioni del movimento indicato, che,<br />
accompagnato da un allargamento dello spettro visivo, permetterà di comprendere le abitudini<br />
“sbagliate” dei movimenti.<br />
32
Esercizio n.1 - Oscillazione destra / sinistra in posizione eretta<br />
Posizione di partenza<br />
• In piedi, le gambe leggermente abdotte,<br />
• eseguire un dondolio del corpo a destra e a sinistra, con le mani abbandonate lungo i fianchi<br />
che accompagnano il movimento.<br />
• gli occhi sono inizialmente aperti, poi è possibile tenerli chiusi<br />
Movimento<br />
• Dondolo verso sinistra (foto):<br />
• la mano sinistra si muove a sinistra dietro al corpo e la mano destra si muove verso sinistra<br />
passando davanti ad esso.<br />
• Dondolo verso destra:<br />
• la mano destra va sempre in questa direzione dietro alla schiena e la mano sinistra va a destra<br />
passando davanti al corpo, come per oltrepassare l’altro gomito.<br />
• Continuare ad oscillare con movimenti lenti della testa.<br />
Note<br />
• Ripetere almeno 10 oscillazioni complete.<br />
• occorre avere la percezione di tutte le parti coinvolte nel movimento (i movimenti delle gambe,<br />
del bacino, di ogni imperfezione del movimento oscillante, in modo da rendersi conto dei<br />
cambiamenti che si produrranno nel controllo delle dinamiche del corpo).<br />
33
Esercizio n.2 - Rotazione del corpo in posizione seduta<br />
Posizione di partenza<br />
• Seduti a terra, posizionare le gambe nella posizione “di svastica”, (su lato sinistro,in foto)<br />
• Appoggiare a terra il palmo della mano sinistra<br />
• Stendere in avanti il braccio destro, all’altezza dello sguardo, il palmo della mano è pronato.<br />
Movimento<br />
• Ruotare il tronco verso sinistra, aiutandosi anche con la mano destra.<br />
• Seguire con gli occhi il pollice della mano nel suo movimento verso sinistra.<br />
• La mano è “di taglio”<br />
• Flettere anche il gomito destro in modo che il palmo possa muoversi ulteriormente verso<br />
sinistra.<br />
• Continuare ad oscillare mantenendo lo sguardo fisso sul palmo della mano destra, mentre la<br />
testa e le spalle si muovono verso sinistra.<br />
Nota<br />
• Il movimento va eseguito lentamente.<br />
• La testa va mantenuta eretta, immaginando un filo che dalla sommità tiri i capelli verso l’alto, (lo<br />
scopo è di non irrigidire il torace e le costole e di “allungare” la colonna).<br />
• Cercare di percepire eventuale rigidità nel bacino, nella colonna (dalla nuca alle vertebre<br />
sacrali), nelle costole o altro che possa interferire con la fluidità del movimento. In caso di<br />
rigidità, non forzare, ma “respirare” nella posizione e ripetere il movimento.<br />
• Ripetere 10 volte da ciascun lato.<br />
• Al termine, sdraiarsi a riposare portando l’attenzione al contatto della schiena con il suolo.<br />
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Esercizio n.3 - Coordinazione del movimento degli occhi<br />
Posizione di partenza ( come per l’esercizio n.2)<br />
• Seduti a terra, posizionare le gambe nella posizione “di svastica”, (su lato sinistro, in foto)<br />
• Appoggiare a terra il palmo della mano sinistra<br />
• Stendere in avanti il braccio destro, all’altezza dello sguardo, il palmo della mano è pronato.<br />
Movimento<br />
• Ruotare il tronco verso sinistra, aiutandosi anche con la mano destra.<br />
• Seguire con gli occhi il pollice della mano nel suo movimento verso sinistra.<br />
• La mano va posizionata ora “di taglio”<br />
• Flettere anche il gomito destro in modo che il palmo possa muoversi ulteriormente verso<br />
sinistra.<br />
Movimento degli occhi<br />
dalla posizione di torsione del tronco verso sinistra, con la testa immobile:<br />
• indirizzare lo sguardo dalla mano destra ad un punto qualsiasi alla sinistra della stessa, sulla<br />
parete e poi ancora alla mano.<br />
• ripetere 10 movimenti<br />
• stesso movimento degli occhi ma con l’occhio destro chiuso<br />
• ripetere 5 movimenti<br />
• stesso movimento degli occhi ma con l’occhio sinistro chiuso.<br />
• ripetere 5 movimenti<br />
• al termine delle serie, eseguire una volta il movimento con entrambi gli occhi aperti.<br />
Nota<br />
• Eseguire lentamente i movimenti concentrandosi sulle parti del corpo coinvolte, su eventuali<br />
tensioni, mantenere l’idea del “delicato” spostamento verso l’alto del vertice del capo<br />
• Al termine delle serie, tentare un semplice movimento oculare verso sinistra e verificare se<br />
l’arco tracciato risulta più ampio rispetto a quanto accadeva all’inizio dell’esercizio.<br />
• Ripetere dall’altro lato.<br />
35
Essere “Centrati” sul corpo<br />
Capitolo 5°<br />
La respirazione<br />
La respirazione è un punto di svolta nell’ambito dell’insegnamento della Tecnica Pilates. Si<br />
inizia a comprendere il senso degli esercizi ed a eseguirli correttamente solo dopo che si è appreso il<br />
corretto rapporto tra la respirazione e il movimento.<br />
Il modo di respirare mette in evidenza lo stato d’animo dell’individuo; nel caso dell’ansia, ad esempio,<br />
ci troviamo di fronte ad una tipica respirazione “toracica alta”, la persona in preda all’ansia e<br />
all’angoscia, non riesce a respirare bene ma, avrà spesso sul piano fisico una sensazione di<br />
“mancanza d’aria”, come se mente e corpo rispondessero unitariamente di fronte ad un ipotetico<br />
pericolo per la sopravvivenza.<br />
Anche la tipologia emotivo-caratteriale dell’individuo è resa evidente dal modo di respirare.<br />
La persona che si cela dietro la facciata della “difficoltà respiratoria”, nell’esecuzione dell’esercizio,<br />
mostra difficoltà ad avere la consapevolezza del proprio corpo e, spesso, tale difficoltà può essere<br />
letta come un rifiuto vero e proprio di conoscersi attraverso il movimento, una paura di lasciarsi andare<br />
alle sensazioni che il movimento provoca.<br />
Ad una “buona respirazione” è legata la fluidità come manifestazione dell’espressione corporea: la<br />
parola è meglio formulata, i movimenti sono più armonici - possono sembrare più lenti - ma, in realtà,<br />
si rivelano come essenziali nell’esecuzione, più leggeri ed eseguiti senza sforzo.<br />
Questo presuppone una buona conoscenza ed un’accettazione di sè stessi, della propria immagine<br />
corporea, dei propri limiti e capacità.<br />
Ecco che il respiro diventa una sorta di linguaggio corporeo. Infatti alcune esperienze emotive e<br />
razionali vengono espresse, simbolicamente o per analogia, con il linguaggio delle esperienze fisiche.<br />
Vengono utilizzati dei simboli espressivi che sono alla base di metafore e “modi di dire” riguardanti<br />
esperienze corporee. Per fare un esempio, la persona che tende a soffrire d’asma, avrà “il fiato<br />
mozzo” e “si sentirà mancare l’aria”.<br />
Vi sono persone che trattengono l’aria durante il movimento, specialmente se quest’ultimo risulta<br />
essere piuttosto impegnativo, si “dimenticano” di respirare, sostengono, perché troppo concentrate su<br />
quello che devono fare. Risultato: uno sforzo titanico ed un beneficio quasi nullo.<br />
L’Inspirazione, come atto di immissione di aria nei polmoni, significa attrarre a sè un parte dell’aria<br />
esterna, intessuta dei contenuti mentali (creazioni) dello spirito (inconscio) collettivo.<br />
L’atto successivo è l’Espirazione che simbolicamente va intesa come dono di sè, atto creativo,<br />
espressione della propria anima.<br />
Il modo in cui l’uomo emette il fiato è diverso a seconda del suo stato d’animo, della sua disposizione<br />
affettiva o aggressiva, della sua forza o ambizione o delle sue intenzioni, ecc.<br />
Nella lingua italiana, esistono diversi verbi che definiscono l’atteggiamento espiratorio: “alitare”,<br />
“fiatare”, “espirare”, “soffiare”, “sospirare”, “sbuffare”.<br />
36
Il trattenere il respiro, porta a contrarre il diaframma, principale muscolo respiratorio, in modo<br />
innaturale, creando inevitabilmente tensioni nel corpo, a partire dai muscoli tipicamente respiratori ed<br />
evidenzia un rifiuto a lasciarsi andare alle proprie sensazioni, a mettersi in gioco, ad esprimersi in<br />
modo creativo.<br />
E’ pertanto fondamentale insegnare alle persone a respirare meglio, esse devono essere in grado di<br />
sentire il proprio corpo che si muove mentre respira. Il corpo che si apre al mondo mentre inspira che<br />
che si fa spazio nel mondo, mentre espira.<br />
In tal modo verrà favorito il rilassamento del corpo, predisponendosi alla concentrazione e ad un<br />
miglior equilibrio psicofisico.<br />
Il movimento respiratorio<br />
L’aria, entrando nel corpo attraverso il naso e la bocca, passa per la trachea e scende nella<br />
parte anteriore del collo, per poi dividersi nei grossi bronchi ( i due bronchi principali) dietro il manubrio<br />
dello sterno, e quindi ramificarsi ulteriormente nei bronchi lombari, uno per ciascuno dei cinque lobi<br />
che compongono i due polmoni (2 lobi per il polmone di sinistra, 3 lobi per il polmone di destra). I<br />
bronchi si dividono poi in bronchioli e quindi in alveoli, riducendo progressivamente le proprie<br />
dimensioni ed aumentando la superficie disponibile per gli scambi con i vasi sanguigni.<br />
Il bronchiolo respiratorio, il sacco e il condotto alveolare e gli alveoli costituiscono un’unità respiratoria,<br />
L’ossigeno proveniente dai polmoni viene assorbito nei vasi sanguigni mentre il biossido di carbonio<br />
viene scaricato nei polmoni. I tre quinti del volume polmonare sono composti da sangue pompato in<br />
tutte le parti del corpo. La respirazione cellulare consiste nel processo di assorbimento di questo<br />
ossigeno e di eliminazione dei prodotti di scarto che si verifica all’interno di ogni cellula.<br />
La cavità toracica è riempita dai tre lobi del polmone destro e dai due lobi del polmone sinistro, con il<br />
cuore annidato al centro e leggermente spostato verso sinistra, per bilanciare la simmetria. Una<br />
contrazione o un blocco in una parte qualsiasi della cavità toracica influiscono sull’afflusso di sangue e<br />
di ossigeno all’interno del corpo.<br />
La Respirazione Diaframmatica<br />
Il più importante muscolo inspiratorio è il diaframma. Consiste di una lamina muscolare<br />
appiattita che separa la cavità toracica da quella addominale, origina nel territorio dell’apertura<br />
toracica inferiore; le sue fibre si dirigono internamente e si inseriscono in una lammina tendinea<br />
centrale.<br />
Le porzioni diaframmatiche destra e sinistra si inarcano superiormente nella cavità toracica formando<br />
due cupole: la cupola destra è in rapporto con il fegato ed è pertanto molto più spostata in alto rispetto<br />
a quella sinistra, sotto la quale si trovano lo stomaco e la milza che sono organi assai mobili.<br />
Nella stazione eretta, la cupola diaframmatica destra, a seconda delle condizioni respiratorie, si<br />
proietta all’altezza dell’8°-11° corpo vertebrale toracico (4°-6° costa). Da sdraiati o in condizioni di<br />
37
obesità, il peso o il volume dei visceri spingono il diaframma ancora più in alto (innalzamento<br />
fisiologico).<br />
Ad ogni inspirazione il diaframma si abbassa, in modo da consentire ai polmoni di espandersi verso il<br />
basso (respirazione diaframmatica). Contemporaneamente le coste si spostano verso l’esterno<br />
allargando la gabbia toracica (respirazione costale). La gabbia toracica lavora come un soffietto.<br />
La Respirazione Costale<br />
In condizioni di riposo il diaframma svolge circa i 2/3 del lavoro respiratorio. Questo dato<br />
tuttavia si riduce gradualmente via via che aumenta la sollecitazione fisica.<br />
Allora interviene in maniera crescente la respirazione costale. Le coste circondano la gabbia toracica<br />
non orizzontalmente, ma sono decisamente inclinate da dietro in avanti. Si può immaginare, per<br />
esempio, tale organizzazione come una pila di anelli lassamente uniti fra loro da un lato (articolazioni<br />
costo-vertebrali). Il lato opposto (arco costale) è inclinato verso il basso, il volume fra la pila di anelli è<br />
ridotto. Se si portano gli anelli in orizzontale, aumenta il volume interno, sebbene i singoli anelli non<br />
abbiano subìto deformazioni.<br />
All’innalzamento della gabbia toracica partecipano in primo luogo i muscoli scaleni che originano dai<br />
processi trasversi delle vertebre cervicali e sollevano la prima e la seconda costa indietro e in alto.<br />
Anche i muscoli intercostali esterni, situati fra le coste, svolgono la medesima funzione.<br />
Questi muscoli piuttosto brevi, originano dal margine inferiore della costa sovrastante, quasi in<br />
prossimità della colonna vertebrale e si dirigono obliquamente in avanti e in basso, in direzione della<br />
costa sottostante. A causa di tale disposizione, un loro accorciamento provoca automaticamente un<br />
innalzamento della gabbia toracica nel suo complesso.<br />
All’espirazione partecipano, se necessario, i muscoli verticali dell’addome e i muscoli intercostali<br />
interni, che sono antagonisti degli intercostali esterni e decorrono quasi ad angolo retto rispetto ad<br />
essi, cioè da dietro e in basso, in avanti e in alto.<br />
La muscolatura che partecipa alla respirazione costale è innervata dal plesso brachiale, ossia dal<br />
segmento cervicale C5-C8 del midollo spinale.<br />
38
Gli esercizi<br />
Di seguito riporto alcuni esercizi, ispirati al metodo Feldenkrais che hanno lo scopo di<br />
riattivare la consapevolezza del movimento respiratorio in particolare di quanto avviene a livello<br />
propriocettivo nel tronco.<br />
Al termine della serie di esercizi, rimanendo sdraiati supini, chiudere gli occhi ed ascoltare le<br />
sensazioni che giungono dal corpo, verificando se sono cambiate o meno alcune situazioni di<br />
tensione muscolare, come viene percepito il respiro o altro.<br />
Questo momento “intimo” è molto importante, in quanto si prende coscienza del cambiamento che è<br />
avvenuto. Sarà possibile richiamare alla memoria la sensazione di vissuto corporeo sperimentata,<br />
anche in altri momenti e situazioni in cui potrà tornare utile.<br />
39
Esercizio n.1 - Volume del torace e respirazione<br />
Posizione partenza:<br />
• supini, gambe leggermente abdotte e le ginocchia flesse, piedi in appoggio<br />
• i piedi sono leggermente extra ruotati<br />
• le braccia sono lungo i fianchi<br />
• Mantenere la colonna ben aderente al suolo.<br />
Movimento<br />
• Inspirare cercando di riempire i polmoni, aumentando il volume del torace:<br />
• è necessario avere la percezione della colonna che, durante l’inspirazione, si appoggia al<br />
pavimento, lungo tutta la lunghezza del torace, non va forzato il movimento.<br />
• cercare di espandere il torace, sollevando lo sterno.<br />
• Trattenere il respiro fermando il movimento per pochi secondi.<br />
• Espirare profondamente.<br />
Ripetere 6-10 volte<br />
Nota<br />
• Nella posizione di partenza, immaginare un piano passante dal ginocchio fino al centro del<br />
tallone del piede e l’alluce e il dito vicino. Per mantenere il ginocchio in questa posizione non<br />
dovrebbe essere richiesto alcuno sforzo.<br />
40
Esercizio n.2 - Movimenti respiratori trattenendo l’aria<br />
Posizione partenza:<br />
• supini, gambe leggermente abdotte e le ginocchia flesse, piedi in appoggio<br />
• i piedi sono leggermente extra ruotati<br />
• I gomiti sono appoggiati a terra, le mani sono poste una sullo stomaco e l’altra sull’addome.<br />
Movimento<br />
• Inspirare e fare i movimenti respiratori con il petto trattenendo l’aria, come un palloncino che<br />
viene schiacciato e che, muovendosi sposta l’aria dentro di sè, dal torace all’addome, senza<br />
farla uscire.<br />
• L’espirazione avviene in tre fasi, l’ultima delle quali sarà la più profonda.<br />
Ripetere fino a 4 volte il movimento dell’aria o fino a che non si avverte la necessità di espirare.<br />
Nota<br />
• Nella posizione di partenza, immaginare un piano passante dal ginocchio fino al centro del<br />
tallone del piede e l’alluce e il dito vicino. Per mantenere il ginocchio in questa posizione non<br />
dovrebbe essere richiesto alcuno sforzo.<br />
41
Esercizio n.3 - Estensione della schiena<br />
Posizione di partenza<br />
• Seduti a terra, le ginocchia flesse e abdotte, le piante dei piedi si toccano.<br />
• Posizionare la mano destra sul lato sinistro del torace, sulle costole inferiori e, la mano sinistra<br />
Movimento<br />
sulle costole inferiori del lato destro del torace, in modo da abbracciare la schiena.<br />
• Abbassare la testa sullo sterno, portando il mento verso il petto.<br />
• inspirare spingendo in fuori il petto e ritraendo lo stomaco/espirare rilassando<br />
Ripetere per 10 volte x 3 serie. Riposarsi dopo ciascuna serie, respirando normalmente.<br />
Note<br />
• Cercare di percepire l’estensione della zona dorsale della colonna e del torace, sotto alle dita<br />
che lo stanno abbracciando.<br />
• I polmoni si sono dilatati sprattutto come risultato dell’espansione delle costole inferiori dorsali;<br />
• il movimento respiratorio risulta più efficace in quanto avviene nel punto in cui i polmoni sono<br />
più larghi.<br />
42
Una lezione personalizzata a 360°.<br />
Capitolo 6<br />
Il setting terapeutico<br />
La tecnica prevede una serie di esercizi a diversi livelli di complessità di esecuzione<br />
(base/intermedio/avanzato), che non differiscono molto tra persona e persona, a tutti viene applicata<br />
la tecnica, con le necessarie preparazioni.<br />
Si tratta di personalizzare, di creare un setting mirato alla persona che dovrà fare la lezione con noi<br />
(in particolare nelle lezioni private).<br />
Esistono tecniche naturali quali la cromoterapia, l’aromaterapia e la musicoterapia che agiscono sul<br />
corpo in modo sottile, intervenendo proprio sulla parte del cervello più legata agli istinti, il cervello<br />
limbico, ove le emozioni provate dal corpo non sono ancora mediate dalla ragione della corteccia<br />
cerebrale e quindi il messaggio “sottile” di queste tecniche arriva subito a destinazione.<br />
Ad esse è possibile aggiungere anche le Tecniche di rilassamento, che possono essere applicate<br />
prima della lezione di Pilates per favorire la concentrazione delle persone che tendono a distrarsi<br />
oppure per favorire il rilassamento nel caso la persona sia particolarmente stressata.<br />
Infine, i tocchi del massaggio, possono chiudere una seduta.<br />
Esistono diverse tipologie di persone e ciascuna di esse ha delle esigenze differenti.<br />
A questo punto in sede di lezione di valutazione iniziale, mentre sottoponiamo la persona ad una<br />
prova delle tecniche e le illustriamo cosa richiediamo da lei, possiamo introdurre alcune domande<br />
mirate anche a conoscere qualcosa in più che ci aiuti ad inquadrarne meglio la tipologia.<br />
Oltre a quanto già visto sulle tecniche di lettura del linguaggio corporeo, possiamo utilizzare la<br />
bioenergetica per definire alcune tipologie di persone.<br />
L’organismo umano è straordinariamente complesso e come tale dispone di strumenti per potersi<br />
muovere nel mondo. Dispone dell’apparato muscolare per fuggire o per lottare,così come dell’intelletto<br />
per prevedere o per evitare i pericoli.<br />
Wilhelm Reich scoprì l’esistenza di una “corazza muscolare”, che corrisponde ad una vera e propria<br />
corazza caratteriale, cioè di tutti quegli atteggiamenti sviluppati dell’individuo per bloccare il corso<br />
delle emozioni e delle sensazioni organiche.<br />
L’analisi dei diversi caratteri non è altro che il diverso modo di reagire alle vicende della vita.<br />
Su questa base sono state definite alcune tipologie “riassuntive” di corazze caratteriali:<br />
• Cerebrale<br />
• Dipendente<br />
• Dominante<br />
• Sottomessa<br />
• Rigida<br />
43
La tipologia Cerebrale<br />
Si manifesta in atteggiamenti muscolari intesi a tenere insieme il corpo per paura che “cada a<br />
pezzi”, si tratta di una persona che ha perso il senso della realtà.<br />
Ha scarso contatto con il proprio corpo e presenta un blocco profondo, un vero e proprio<br />
raggelamento delle emozioni. Si tratta spesso di individui sospettosi, razionali e intuitivi al tempo<br />
stesso, molto sensibili.<br />
Il corpo è magro e contratto.<br />
Le aree di maggior tensione si trovano alla base del cranio e nelle articolazioni delle gambe, nel<br />
diaframma.<br />
La tipologia Dipendente<br />
E’ espressa da atteggiamenti muscolari di resistenza alla paura dell’abbandono e<br />
dell’isolamento. Si notano dalla figura l’allungamento e la magrezza degli arti, la muscolatura poco<br />
sviluppata e la scarsa energia di tutti i punti di contatto con l’ambiente: le spalle sono curve, la testa<br />
piegata in avanti e il petto incavato. Anche individui con una figura completamente diversa, ampollosa<br />
e rotondeggiante, con ritenzione idrica e sovrappeso e tessuti tendenzialmente collassati, si possono<br />
includere in questa tipologia. Il tipo Dipendente non sa reggersi sui propri piedi: tende ad appoggiarsi<br />
ad altri e non sa cavarsela da solo.<br />
La tipologia Dominante<br />
E’ caratterizzata dall’atteggiamento muscolare atto a respingere la paura del fallimento<br />
qualora si ceda. Il Dominante sente il bisogno di essere superiore a tutti in tutte le situazioni, con la<br />
forza o con la seduzione. Il corpo si presenta allargato sopra la vita e più sottile al di sotto di essa; c’è<br />
tensione nel collo, nel bacino e nelle gambe. E’ tipico lo spostamenti di energia nella parte alta del<br />
corpo quasi a mostrarsi “gonfio “ di orgoglio (e di rabbia).<br />
La tipologia Sottomessa<br />
Il corpo si presenta schiacciato verso il basso, si curva in avanti (come per un senso di<br />
sconfitta e di sottomissione), apparendo come se fosse sotto sforzo o stesse portando un carico<br />
pesante. Sono tipiche della tipologia, la compressione nella regione mediana e la rientranza e lo<br />
schiacciamento delle natiche: in questo modo sono trattenuti i sentimenti di rabbia e aggressività.<br />
44
La tipologia Rigida<br />
L’individuo sente il bisogno di controllare le proprie emozioni, di non lasciarsi coinvolgere in<br />
rapporti con gli altri. La tensione dei muscoli estensori del rachide, curva il corpo all’indietro, il collo e<br />
le spalle sono sostenuti rigidamente trattenendo rabbia e risentimento e mantenendo la<br />
determinazione, il petto tende a essere gonfio mimando sicurezza. In generale il corpo appare<br />
sull’attenti. La struttura fisica appare equilibrata ma rigida.<br />
Si tratta di modelli “puri”, ciascuno di noi è in realtà una tipologia mista con, tuttavia, una certa<br />
tendenza verso l’una o l’altra serie di caratteri tipici.<br />
L’operatore dovrà mostrare una sensibilità nel tipo di intervento che andrà a proporre alla<br />
persona che si trova di fronte, una chiave d’accesso per poter lavorare.<br />
Esistono tecniche come la cromoterapia e l’aromaterapia, che agiscono sinergicamente e vanno a<br />
lavorare sull’aspetto emozionale oltre che somatico.<br />
45
La Cromoterapia<br />
Il colore, inteso come forma di energia, è attivo a tutti i livelli del nostro essere: fisico, mentale,<br />
emozionale e spirituale.<br />
Il suo effetto sul nostro corpo non dipende solo dalla vista: gli strati superficiali della pelle e la calotta<br />
cranica sono particolarmente ricettivi nei confronti della luce. L’uomo vive immerso nel colore in ogni<br />
fase della sua esistenza.<br />
Il colore non è un fenomeno puramente fisico, in realtà esso è il risultato di un equilibrio molto sottile di<br />
fattori.<br />
La percezione di un colore evoca una risposta specifica e complessa sia a livello fisiologico, posturale<br />
e motorio che a livello affettivo e creativo.<br />
Lo psicologo svizzero Max Luscher, celebre in tutto il mondo per il suo Test dei colori, sostiene che il<br />
colore evoca risposte sensoriale ed affettive a carattere universale.<br />
I colori possiedono infatti, per le loro caratteristiche intrinseche, dei significati psicologici di valore<br />
generale e collettivo che, al di là delle stratificazioni culturali, delle influenze geografiche e degli usi<br />
convenzionali, vanno rintracciati nell’inconscio e nel linguaggio simbolico.<br />
Ciascun colore possiede un’identità fisica e simbolica, così come diversi sono gli effetti che produce<br />
su corpo e psiche.<br />
ROSSO<br />
Immaginiamo il centro liquefatto della terra<br />
Aspetti simbolici - Vita, energia, calore, sangue, azione, attività, dinamismo, stimolazione, eccitazione,<br />
vitalità, potenza, istinto, aggressività, coraggio, competitività, guerra, morte, amore, sessualità,<br />
passione.<br />
Effetti - rappresenta una condizione fisiologica di stimolo e di eccitazione: accelera il polso, alza la<br />
pressione arteriosa, aumenta la frequenza cardiaca, stimola l’irrorazione sanguigna, l’attività nervosa<br />
e ghiandolare, i muscoli, il sistema nervoso simpatico e gli organi della riproduzione.<br />
Rafforza la volontà e il coraggio, vince l’inerzia.<br />
Indicazioni -Trova impiego se sussiste apatia, carenza di energia fisica e mentale, stanchezza,<br />
depressione, anemia, raffreddore, convalescenza dopo malattie debilitanti.<br />
Controindicazioni - Non va usato in caso di ipertensione, di eccitazione, di agitazione e di ansia.<br />
46
ARANCIONE<br />
Immaginiamo il sole che riscalda la terra<br />
Aspetti simbolici - Unisce la luce del giallo con la forza del rosso. Gioia, energia, calore, vitalità,<br />
allegria, rinnovamento, illuminazione spirituale.<br />
Effetti - Regola l’attività respiratoria ed espande i polmoni, stimola i processi assimilativi e l’appetito,<br />
stimola la funzione cardiaca senza influenzare la pressione; stimola l’attività delle ghiandole<br />
endocrine; aiuta a rimettere in circolo l’energia laddove ristagna.<br />
E’ rallegrante e liberatorio sulle funzioni fisiche e mentali.<br />
E’ un colore che a livello mentale è rasserenante, restituisce l’entusiasmo, elimina la sonnolenza<br />
mattutina, è utile in caso di eccessiva procrastinazione, insoddisfazione, paura, pessimismo. E’ il<br />
colore della saggezza e della comprensione.<br />
Libera dalle limitazioni, induce tolleranza, è associato alla trasmutazione delle energie sessuali in altre<br />
realizzazioni creative.<br />
Indicazioni - Viene usato in caso di dimagrimento anemia, bronchite, tosse, disturbi cardiaci,<br />
amenorrea, ipotensione; è utile in tutti i casi di irrigidimento e di tendenza alla cristallizzazione di<br />
calcoli.<br />
GIALLO<br />
Immaginiamo l’energia radiante della luce solare<br />
Aspetti simbolici -Luce, irraggiamento, sole, giorno, luminosità, illuminazione, chiarezza, conoscenza,<br />
movimento, liberazione, leggerezza, cambiamento, futuro, fuga, evanescenza, dispersione, instabilità,<br />
esaltazione.<br />
Effetti - E’ efficace contro affezioni dell’apparato digerente quali: stitichezza, problemi epatici, gonfiore<br />
addominale, digestione lenta. Stimola il sistema ghiandolare e linfatico.<br />
E’ un colore vitale che stimola l’attività cerebrale (prevalentemente il polo razionale - emisfero sinistro<br />
del cervello) e ha un effetto benefico sull’umore. Aumenta il tono muscolare, eccita le fibre nervose<br />
motorie, conferisce prontezza di riflessi e la percezione. Favorisce la capacità di concentrazione e la<br />
volontà di apprendimento; alleggerisce il peso delle tensioni , stimola l’estroversione, le capacità di<br />
comunicazione e i rapporti interpersonali.<br />
Controindicazioni - E’ controindicato in caso di febbre, infiammazioni acute, nevralgie, sovreccitazione<br />
fisica o nervosa, palpitazioni cardiache, diarrea.<br />
47
VERDE<br />
Immaginiamo il fogliame sotto la pioggia<br />
Aspetti simbolici - Natura, vegetazione, clorofilla, rigenerazione, rinascita, giovinezza, primavera,<br />
equilibrio, sicurezza, controllo.<br />
Effetti - Il verde promuove il benessere generale dell’organismo, ne aumenta la vitalità e ripristina<br />
l’equilibrio delle sue funzioni: tonifica e nel contempo rinfresca, calma e rilassa sia dal punto di vista<br />
fisico che mentale.<br />
Indicazioni - E’ indicato per la cura dello stress e delle sue somatizzazioni: riequilibra la pressione<br />
arteriosa, le disfunzioni a libello digestivo e cardiaco (tachicardia, ipertensione), è indicato in caso di<br />
cefalea, insonnia, ansia, gastrite, stanchezza oculare.<br />
AZZURRO -BLU<br />
Immaginiamo il cielo di prima mattina senza nuvole e le profondità del mare<br />
Aspetti simbolici - Distensione, quiete, cielo, mare, profondità, serenità, raccoglimento, calma, silenzio,<br />
armonia, madre, amore, dolcezza, rotondità, ricordo, malinconia.<br />
Effetti - E’ rinfrescante e rilassante, abbassa la frequenza cardiaca, la pressione arteriosa, la<br />
frequenza respiratoria. Ha un effetto sedativo sul sistema nervoso, rilassa e calma la mente<br />
sovraeccitata in caso di agitazione e di insonnia<br />
INDACO<br />
Immaginiamo il cielo stellato in una notte di luna<br />
Aspetti simbolici - E ‘ il colore dell’intuito che sostiene la riflessione profonda.<br />
Effetti - E’ freddo, rilassante, anestetico, per la sua alta vibrazione ha la capacità di curare i disturbi<br />
che colpiscono gli organi di percezione come occhio, orecchio, naso.<br />
Tratta i disturbi nervosi con componente ossessiva e panico, ipereccitabilità nervosa<br />
VIOLA<br />
Immaginiamo il crepuscolo che avanza<br />
Aspetti simbolici - si trova all’estremo limite della gamma dei colori visibili, vicino alle radiazioni<br />
ultraviolette. E’ associato alla magia, alla quiete e al silenzio che aprono all’intuizione.<br />
Effetti - Stimola l’attività della milza, la circolazione linfatica e venosa.<br />
48
Agisce sull’emisfero destro del cervello, agisce sullo psichismo e sull’inconscio. E’ un colore sedativo<br />
che calma i disturbi nervosi e mentali quando prevale irritazione ed eccitabilità, insonnia.<br />
E’ controindicato nei casi di depressione o per persone distratte e deconcentrate, perché<br />
alimenterebbe la perdita del senso della realtà.<br />
Come applicare la cromoterapia<br />
In uno studio è possibile far uso di una lampada cromatica di buona qualità, che possa<br />
proiettare la sua luce su di una parete bianca, messa nelle immediate vicinanze del posto in cui si sta<br />
lavorando; essa potrà dare una parvenza di colore del quale il soggetto avrà percezione.<br />
Anche l’uso di un colore diverso sulle pareti, - sia sottoforma di tinteggiatura sia come quadri od<br />
oggetti di una certa dimensione -, consentirà una diversificazione del lavoro a seconda della<br />
situazione che si presenta.<br />
Inoltre, per accentuare la presenza del colore, posso agire attraverso l’immaginazione, proponendo<br />
alla persona di pensare ad un colore e a qualcosa che esiste e che abbia quel colore: ad esempio<br />
penso di usare il giallo per stimolare la concentrazione, chiedo alla persona di pensare al sole che<br />
sorge al mattino, ai girasoli oppure le chiedo che lasci formare dentro di sé il colore e che prenda<br />
forma (un cerchio, un quadrato, a seconda se preferisco continuare a dinamizzare oppure preferisco<br />
contenere).<br />
Suggerire inoltre un abbigliamento che riporti un certo colore da indossare durante gli esercizi e, se lo<br />
vorrà anche al di fuori dello studio, come indumento o accessorio.<br />
49
L’ Aromaterapia<br />
Attualmente lo studio degli oli essenziali, così chiamati perché provengono dalle essenze<br />
naturali del vegetale, si diversifica su più piani e filoni di interesse e di sviluppo.<br />
All’interno del settore dedicato al “benessere”, vengono usati in particolare per il massaggio, i bagni, la<br />
sauna e le altre pratiche di idroterapia; rappresentano un aiuto naturale, valido e maneggevole, per<br />
l’autocura in caso di piccoli disturbi e problemi di salute non gravi. Una delle possibilità più suggestive<br />
e affascinanti di utilizzo degli oli essenziali riguarda la capacità che essi hanno, attraverso l’olfatto, di<br />
influenzare positivamente il sistema nervoso e la psiche.<br />
Le molecole aromatiche che si diffondono nell’aria raggiungono la parte superiore delle cavità nasali.<br />
Qui, in una nicchia sul retro delle cavità, si trovano circa cinque centimetri quadrati di tessuto mucoso<br />
specializzato nel recepire lo stimolo degli odori. Le cellule olfattive sono cellule nervose alloggiate tra<br />
le cellule supportanti l’epitelio di cui è rivestita la cavità nasale. Hanno forma allungata, presentano<br />
alla superficie ciglia che raccolgono gli stimoli odorosi e li trasmettono alla fibra nervosa (neurite) che<br />
si origina alla loro base. I neuriti di più cellule olfattive formano fibre che attraversano la sottile lamina<br />
ossea che costituisce il tetto delle cavità nasali ed entrano nel cranio e nel bulbo olfattivo dove si<br />
originano altri neuroni.<br />
Le cellule olfattive, una volta sollecitate dalle molecole odorose, trasformano lo stimolo chimico in<br />
impulsi elettrici che vanno a stimolare i centri olfattivi dei bulbi. Da qui il messaggio viaggia verso altre<br />
regioni del cervello, dove viene analizzato e confrontato con i modelli di riconoscimento già<br />
immagazzinati.<br />
In particolare avvengono delle connessioni con aree filogeneticamente antiche del cervello (sistema<br />
limbico), in relazione con gli stati emotivi, il tono dell’umore, la sessualità, l’aggressività,<br />
l’alimentazione.<br />
Questa cascata di reazioni biochimiche e neurofisiologinche avviene in un tempo estremamente<br />
breve, nell’ordine dei 300-400 millesimi di secondo.<br />
I diffusori nell’ambiente<br />
Diffusore tradizionale a candela<br />
Consiste in un piccolo vaso di ceramica o di terracotta con un nicchia alla base che alloggia una<br />
candela e con al vertice una coppetta per collocarvi l’olio (4-5- gocce), nella coppetta deve essere<br />
presente anche dell’acqua per evitare che l’olio si surriscaldi e bruci. Per effetto del calore della<br />
candela, l’acqua evapora e l’olio essenziale volatilizza.<br />
50
Questo metodo è il più semplice ed economico ma, date le piccole dimensioni della coppetta,<br />
consente l’impiego di modeste quantità d’olio e può quindi essere utilizzato per piccoli ambienti, inoltre<br />
è poco pratico per la presenza della candela e per la necessità di rinnovare frequentemente l’acqua<br />
che evapora piuttosto velocemente.<br />
Diffusori elettrici<br />
Sono apparecchi pratici ed utilizzabili in modo ottimale in ambienti pubblici e di grandi dimensioni.<br />
Ne esistono alcuni modelli, tra i quali:<br />
Diffusore di vetro: si tratta di un piccolo apparecchio che riproduce in miniatura la forma e le funzioni<br />
di un apparecchio per aerosol sanitario. E’ costituito da una piccola ampolla in vetro in cui si versano<br />
alcune gocce di olio essenziale puro. completata da un piccolo compressore d’aria che alimenta<br />
l’ampolla e diffonde gli oli essenziali nell’aria. Questo sistema ha il vantaggio di produrre particelle di<br />
oli essenziali di piccole dimensioni (inferiori a 0,5 micrometri) che si caricano elettricamente e restano<br />
nell’aria per ore, diffondendosi in tutto l’ambiente potendo svolgere molto bene la loro azione<br />
purificante e antisettica.<br />
Diffusore a piastra elettrica: è la versione elettrica del diffusore tradizionale rispetto al quale presenta<br />
alcuni vantaggi. Consiste in un piattino di ceramica che si riscalda elettricamente, mantenendosi<br />
quindi a una temperatura costante, Si versano alcune gocce di olio essenziale sul piattino, senza<br />
aggiungere acqua. Per effetto del calore l’olio evapora lentamente e progressivamente, poiché la<br />
temperatura non si innalza eccessivamente, l’olio non brucia e viene utilizzato completamente.<br />
L’uso “olistico” degli oli essenziali<br />
E’ possibile associare al colore che abbiamo visto precedentemente, un olio essenziale che<br />
sia simbolicamente ed energeticamente in affinità con esso.<br />
Per delineare un quadro di intervento più ampio, ho ritenuto interessante “riportare” un punto cardine<br />
della medicina Ayurvedica, rappresentato dai 7 chakra o centri energetici del corpo, che possono<br />
fungere da modello energetico nell’aromaterapia (vedi appendice pag. 50).<br />
L’uso dei simboli che vanno a toccare tutti gli elementi della natura, si ritrovano nell’uomo, come parte<br />
integrante di esso. Per analogia di senso, ad esempio, quando parliamo di fuoco, di rosso, di<br />
passione, questo lo ritroviamo nell’uomo, nell’area pelvica, sede degli organi della riproduzione, come<br />
stimolo primordiale dell’istinto riproduttivo; nell’intestino crasso, sede dell’ultimo tratto del sistema<br />
digerente che contiene la fase espulsiva, e così via.<br />
L’uso della canella, ad esempio, come olio essenziale che rievoca il calore, inteso come stimolo<br />
dell’attività della zona pelvica, ha un senso, anche se questo non è l’unico uso di quest’olio.<br />
51
Propongo un breve elenco in cui, per ciascun chakra, oltre a riproporre l’associazione del colore,<br />
indicherò un olio essenziale che presenta, a mio parere, delle caratteristiche simili per analogia alla<br />
parte del corpo rappresentata dai vari chakra.<br />
Inoltre mi limiterò ad indicare solo le caratteristiche che influiscono sulla sfera mentale e psichica degli<br />
oli essenziali, che si esplica meglio attraverso la diffusione dell’olio nell’ambiente; ho escluso la<br />
maggior parte delle indicazioni terapeutiche che prevedono altri modi di somministrazione degli oli<br />
essenziali.<br />
• Al primo chakra (della base), il cui elemento è la terra, ed il cui colore è il rosso, sono associati<br />
generalmente i profumi intensi e forti, estratti da legni e resine e si classificano come oli con<br />
nota bassa.<br />
• La cannella (Cinnamomum Zeylanicum)<br />
• E’ uno tra gli oli essenziali a maggior concentrazione antimicrobica (come timo, origano,<br />
santoreggia).<br />
• La cannella è un’essenza caratterizzata dalle energie di fuoco, solari e marziane; per questo è<br />
calda, anzi bruciante “combattiva” nei confronti delle aggressioni (i microrganismi), ma anche<br />
aggressiva sulla pelle, stimolante generale e della circolazione. L’importanza della cannella in<br />
aromaterapia non risulta legata solo alla sua spiccata azione antisettica, ma anche alle sue doti<br />
stimolanti, tonificanti e riscaldanti sul fisico e alla significativa azione a livello psicologico.<br />
Funziona bene come antidepressivo, combatte l’astenia fisica e mentale, migliora la<br />
concentrazione, dissipa la sonnolenza: si armonizza molto bene con l’olio essenziale di arancio<br />
e di mandarino, che esercitano un effetto simultaneo rasserenante e gioioso.<br />
• Al secondo chakra (sacrale), il cui elemento è l’acqua e il cui colore è l’arancione, sono<br />
associati oli meno forti rispetto a quelli del primo chakra.<br />
• Il sandalo (Santalum Album)<br />
• Il profumo di sandalo ci rimanda alla sua ricca tradizione orientale; bruciato in bastoncini sottili<br />
crea un alone di mistero e di esotismo che evoca lontane atmosfere esotiche, mistiche o<br />
sensuali.<br />
• Esplica un’azione importante a livello mentale ed emotivo: diffuso nell’ambiente invita alla<br />
calma, alla conversazione pacata, smorza l’aggressività.<br />
• E’ soprattutto indicato per le persone che privilegiano nella loro vita gli aspetti intellettuali e la<br />
razionalità. Il sandalo tranquillizza l’attività della sfera razionale ed aiuta ad integrare la mente<br />
con i sensi, facilitando una più immediata consapevolezza del “qui ed ora”.<br />
52
• Al terzo chakra (del plesso solare), il cui elemento è il fuoco ed il colore è il giallo, sono<br />
associati gli oli ad azione stimolante delle funzioni digestive e assimilative, che esplicano anche<br />
un’azione corroborante a livello della volontà.<br />
• Il limone (Citrus Limonia)<br />
• A livello mentale, l’olio di limone calma e rinfresca la mente assillata e congestionata da<br />
pensieri, preoccupazioni e indecisione. Inoltre rende più lucido l’intelletto, aumenta la<br />
concentrazione e le capacità di memorizzazione; migliora la produttività e riduce la possibilità di<br />
compere errori e disattenzioni sul lavoro. Diffuso nell’ambiente in associazione con l’olio di<br />
geranio può contribuire a diminuire il desiderio dei fumare (oltre a deodorare l’aria). Vivacizza e<br />
tonifica ma nel contempo aiuta a rilassarsi.<br />
• Al quarto chakra (del cuore) il cui elemento è l’aria ed il colore è il verde, sono associati oli che<br />
agiscono particolarmente a livello emotivo. Per dinamizzare e stimolare la respirazione, si<br />
interviene con oli balsamici.<br />
• Eucalipto (Eucalyptus Globulus)<br />
• La sua azione è particolarmente benefica per l’apparato respiratorio. Si tratta di un olio con un<br />
odore piuttosto penetrante, poco indicato per i bambini, ove si preferiscono oli più delicati<br />
(mirto, lavanda).<br />
• L’olio di eucalipto aiuta a sentirsi più liberi interiormente e a trasformare il senso di<br />
soffocamento e di disagio, in una possibilità di rinnovamento o di maggiore accettazione.<br />
• A livello fisico, l’olio di eucalipto diffuso nell’aria. serve a purificarla e a contrastare il diffondersi<br />
delle malattie.<br />
• Al quinto chakra (della gola), il cui elemento è l’etere e il colore è l’azzurro-blu, sono associati<br />
oli con diverse azioni. Il limone dall’aroma fresco e frizzante, contribuisce a sciogliere le<br />
tensioni muscolare a livello della mandibola e della nuca. L’azione respiratoria dell’eucalipto<br />
contribuisce ad “aprire la gola”.<br />
• Camomilla blu (Matricaria Chamomilla)<br />
• La presenza del camazulene conferisce all’olio essenziale il colore blu. L’olio di camomilla può<br />
essere diffuso nell’ambiente nel caso di nervosismo, per superare momenti di rabbia,<br />
scoraggiamento, cattivo umore. Esercita un’azione antidepressiva e massaggiato sull’area del<br />
fegato, allevia la collera e i dolori in questa zona segati a spasmi della cistifellea nelle persone<br />
biliose.<br />
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• Al sesto chakra (della fronte), il cui colore associato è l’indaco, possono essere associati oli<br />
essenziali in grado di stimolare e risvegliare la mente conscia e razionale e le funzioni<br />
intellettuali del cervello. Molto utile in questo caso l’olio essenziale di menta, caratterizzato alla<br />
sua spiccata azione a livello cefalico.<br />
• Lavanda (Lavandula Angustifolia)<br />
• Le virtù della lavanda si esplicano in modo particolarmente felice a livello del sistema nervoso:<br />
diffusa nell’ambiente, rafforza il senso di identità personale, tonificando i nervi, calmare e, nel<br />
contempo, combattere la debolezza e vivificare.<br />
• Aiuta anche ad addolcire un carattere troppo impulsivo e irruente, consente di appianare i<br />
contrasti e crea un’atmosfera distesa che migliora l’umore e allevia lo stress.<br />
• In presenza di mal di testa o nervosismo, due gocce di lavanda massaggiate in corrispondenza<br />
delle tempie, dei polsi e della nuca, alleviano il dolore e la tensione.<br />
• Al settimo chakra (della corona), associato al colore violetto, sono associati oli che presentano<br />
affinità anche con gli altri chakra, in quanto le vibrazioni di ogni chakra sono in sintonia con<br />
quelle della corona.<br />
• Il sandalo e l’incenso, sono oli con antichissima tradizione religiosa, sono usati fin dall’antichità<br />
per favorire l’elevazione spirituale.<br />
• Cipresso (Cupressus Sempervirens)<br />
• Molto utile in caso di tosse spasmodica e congestione delle prime vie respiratorie.<br />
• Permette di attingere alle risorse interiori, conferisce maggior chiarezza e per questo motivo è<br />
molto utile nei momenti di crisi,in quanto permette di “spostare” l’attenzione su ciò che è<br />
veramente essenziale lasciando perdere tutto ciò che è superfluo.<br />
54
Appendice<br />
Cenni anatomo-fisiologici dell’apparato motorio<br />
L’attività motoria dell’uomo, la sua possibilità di spostarsi nello spazio e di cambiare posizione<br />
ad alcune parti del corpo rispetto ad altre, é resa possibile grazie all’interazione di sue sistemi: quello<br />
muscolare e quello osseo e al controllo generale esercitato dal sistema nervoso centrale e periferico.<br />
Ciascuna cellula é in grado di contrarsi grazie alla presenza di microfilamenti.<br />
Il movimento affettivo avviene a livello molecolare; il sarcomero é il più piccolo elemento, l’unità<br />
muscolare che sta alla base del movimento e tramite una serie di migliaia di unità muscolari, il<br />
muscolo può compiere il movimento.<br />
Il sarcomero consiste in un tratto di miofibrilla ed é delimitato su entrambi i lati da linee disposte<br />
perpendicolarmente alla direzione di trazione da cui si dipartono, ad angolo retto, sottili filamenti<br />
d’actina. Tali filamenti non sono in contatto tra loro ma, vengono tenuti insieme da filamenti spessi di<br />
miosina, i quali si estendono longitudinalmente nello spazio interposto tra due filamenti di actina.<br />
Actina e miosina, scivolando l’una sull’altra (movimento attivo), creano un dispendio energetico e<br />
permettono al sarcomero di accorciarsi. Il ritorno alle dimensioni iniziali é permesso da un movimento<br />
passivo, i sarcomeri presenti in una cellula, sono collegati in serie allo scopo di aumentare le<br />
potenzialità di contrazione del muscolo.<br />
Possiamo distinguere tra muscolatura liscia, del miocardio e scheletrica.<br />
La muscolatura liscia presenta cellule con un solo nucleo centrale e permette di mantenere una<br />
determinata condizione contrattile (tono muscolare) per lungo tempo senza situazioni di affaticamento.<br />
Essa é presente nelle pareti del tratto gastro-intestinale, interviene nella regolazione del calibro dei<br />
vasi sanguigni e nella riduzione volumetrica degli organi cavi.<br />
Nella muscolatura del miocardio, le cellule hanno un solo nucleo centrale e sono accoppiate<br />
elettronicamente, in modo da conferire al cuore la capacità di essere eccitato globalmente, come se<br />
fosse un’unica grande cellula muscolare; tale muscolatura é ricca di mitocondri, organuli cellulari<br />
contenuti nel citoplasma e fornitori di sostanze energetiche alla cellula.<br />
Nella muscolatura scheletrica la cellula prende il nome di fibra muscolare, é polinucleata ed enorme,<br />
può arrivare ad una lunghezza di parecchi millimetri. I nuclei e i mitocondri sono posti<br />
superficialmente, mentre i fasci di miofibrille sono situati al centro della cellula, “impacchettate” in<br />
modo più fitto rispetto a quelle del miocardio e l’irrorazione sanguigna così come la quantità di<br />
mitocondri, sono ridotte: queste proprietà conferiscono alla massa delle fibre muscolari scheletriche la<br />
capacità di compiere una contrazione forte, ma di breve durata.<br />
Solo grazie a questa muscolatura é possibile il controllo volontario del movimento, gestito dal sistema<br />
nervoso centrale, che ordina i movimenti muscolari in configurazioni dotate di senso, come<br />
camminare, correre, parlare, scrivere,ecc.<br />
I muscoli scheletrici inoltre, possono esercitare la propria attività collegata al movimento, grazie al<br />
sostegno della struttura ossea. Le ossa non sono statiche ma, ciclicamente sottoposte a<br />
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imaneggiamento e ciò consente loro di variare la forma in funzione delle forze di trazione esercitate<br />
dalle leve muscolari. Uno stato protratto di contrazione muscolare (ipertonicità cronica), porterà ad<br />
una deformazione della struttura ossea del distretto interessato, con conseguente dolore muscolo-<br />
scheletrico.<br />
A seconda della funzione, la muscolatura si distingue in tonica e fasica: la muscolatura tonica esprime<br />
l’azione di impedimento al movimento che viene agito grazie alla muscolatura fasica e che ci permette<br />
di resistere alla forza di gravità.<br />
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I principi della cromoterapia<br />
Di cosa sono fatti i colori?<br />
Essi sono una realtà fisica, in quanto sono costituiti da bande di onde elettromagnetiche di<br />
una certa frequenza all’interno dello spettro della luce visibile o luce bianca, come dimostrò Newton<br />
nei suoi esperimenti; sono però anche il risultato dell’interazione tra queste stesse onde e la retina del<br />
nostro occhio, cioè l’organo di senso in grado di percepirle, per cui rappresentano nel contempo<br />
un’esperienza percettiva.<br />
Il concetto di onda<br />
Le due principali sensazioni dei viventi, la luce e il suono, hanno basi fisiche comuni: infatti la<br />
capacità di vedere e quella di sentire sono legate alla ricezione di particolari onde che si propagano<br />
nell’ambiente e vengono recepite da specifici organi sensoriali. Se osserviamo quello che provoca la<br />
caduta di un sasso in uno stagno, notiamo che l’acqua, inizialmente liscia, viene mossa dalla caduta<br />
del sasso: questo causa una rapida compressione dell’acqua che sta intorno per cui si genera una<br />
seria di onde che si propagano a cerchi concentrici con una certa velocità. L’energia ceduta all’acqua<br />
dalla caduta del sasso viene trasportata dalle onde.<br />
Un fenomeno concettualmente simile, seppure meno tangibile, ma fondamentale per la comprensione<br />
del colore, è quello relativo alla generazione e alla propagazione di un campo elettromagnetico. In<br />
termini fisici possiamo dire che le radiazioni (od onde) elettromagnetiche sono fasci di particelle<br />
chiamate “fotoni” che viaggiano alla velocità ella luce con un moto rettilineo e uniforme. Ogni fotone<br />
trasporta energia che è direttamente proporzionale alla frequenza dell’onda.<br />
La distanza tra due onde successive è detta lunghezza d’onda, il numero di oscillazioni al secondo,<br />
frequenza.<br />
A una maggiore lunghezza d’onda corrisponde una minore frequenza e viceversa; inoltre la frequenza<br />
è direttamente proporzionale al contenuto di energia: una radiazione ad alta frequenza vibra<br />
maggiormente di una a bassa frequenza.<br />
La gamma di frequenze è vastissima. I raggi cosmici, gamma, X, ultravioletti, infrarossi, la luce visibile,<br />
le microonde e le onde radio, sono tutte onde elettromagnetiche.<br />
La luce è costituita dall’insieme di onde elettromagnetiche con lunghezze d’onda comprese tra 330 e<br />
730 nanometri ( 1 nanometro = 1 miliardesimo di metro), che possono essere recepite dal nostro<br />
organo della vista e che provocano sensazioni diverse per ogni lunghezza d’onda, determinando la<br />
sensazione fisiologica del colore.<br />
Il colore è quindi la percezione di una ristretta banda di onde elettromagnetiche che colpiscono la<br />
retina.<br />
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Al lato inferiore della banda di luce visibile, si colloca il colore rosso (da 760 a 700 nm), che confina e<br />
si continua con la banda delle radiazioni infrarosse. All’estremo opposto della luce visibile si colloca il<br />
violetto (da 380 a 400 nm). Al di là di esso si estende l’ultravioletto.<br />
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I chakra<br />
Il Tantra, la cui origine risale ai primi secoli dell’era cristiana, rivoluzionò e influenzò le<br />
recedenti concezioni spirituali induiste, yogiche e buddiste: esso propose un modello psicofisico<br />
integrato a sette livelli il cui fondamento sta nella dottrina dei sette chakra, o centri psicoenergetici e<br />
dell’energia kundalini.<br />
L’energia vitale scorre nell’essere umano nelle nadi, innumerevoli canali che percorrono il corpo. Tra<br />
le nadi tre sono le più importanti: Ida, Pingala e Sushumna.<br />
Sushumna è il canale centrale idealmente situato lungo l’asse della colonna vertebrale, ida e pingala<br />
soccorrono rispettivamente a sinistra e a destra, incrociandosi ripetutamente a varie altezze.<br />
Ida è il canale connesso con la polarità femminile e la luna.<br />
Pingala è il canale connesso con la polarità maschile e il sole.<br />
A varie altezze della colonna vertebrale si aprono i chakra, centri energetici conduttori che<br />
sovrintendono alle attività di determinate aree e funzioni corporee, stati psichici, livelli di<br />
consapevolezza e di esperienza emozionale e conoscitiva, processi universali nell’ottica di quella<br />
identità esistente tra microcosmo e macrocosmo.<br />
I chakra principali sono in numero di sette, divisi in tre “superiori” e quattro “inferiori”. I tre superiori<br />
rappresentano la parte più sottile e immateriale dell’uomo mentre i quattro chakra inferiori definiscono<br />
la corporeità o materialità. A ogni centro corrisponde un diverso livello di sviluppo e di esperienza e<br />
specifiche funzioni.<br />
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