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Una pallottola nel mio cervello - Il Blog di Corigliano Calabro

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<strong>Una</strong> <strong>pallottola</strong> <strong>nel</strong> <strong>mio</strong><br />

<strong>cervello</strong><br />

Luis Fusaro<br />

1<br />

Licenza - Creative Commons - 2013


Bambini che corrono sui prati <strong>di</strong> una piana<br />

del Parco Nazionale del Pollino, in Calabria.<br />

In lontananza, alberi secolari, sovrastano il<br />

paesaggio: i pini loricati. I profumi dei fiori<br />

variegati accompagnano il ridere dei<br />

fanciulli gioiosi che si rotolano fra i mille<br />

colori del tappeto erboso. Ed ecco che<br />

un’aquila sorvola sulle loro teste e con gli<br />

occhi della sua vigile guida ci accompagna,<br />

<strong>nel</strong>la visione fantastica del mirar le bellezze<br />

che il nostro Creatore ha voluto offrirci.<br />

Sorvola le vette piu alte del parco nazionale<br />

del Pollino e <strong>nel</strong> contesto si ascolta l’ebrezza<br />

del vento che splen<strong>di</strong>damente accarezza il<br />

suo piumaggio. <strong>Il</strong> riflesso del sole fa<br />

splendere la meravigliosa apertura alare del<br />

rapace che, roteando la testa versa la sua<br />

destra e la sua sinistra, ammira e scruta<br />

dall’alto la vetta del Dolcedorme, la<br />

montagna piu alto <strong>di</strong> questo parco. Vede la<br />

figura del gigante assopito me<strong>di</strong>ante questo<br />

suo longilineo profilo che identifica la<br />

montagna stessa. Osserva i pini loricati che<br />

sono <strong>di</strong> forme variegate e che spiccano <strong>nel</strong>la<br />

loro bellezza e danno quel senso <strong>di</strong> pace e <strong>di</strong><br />

tranquillita. L’aquila, subito si lancia in<br />

picchiata notando fra i cespugli <strong>di</strong> un<br />

ginepro, un topolino che cerca<br />

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<strong>di</strong>speratamente <strong>di</strong> nascondersi. Ed ecco che<br />

si scaglia come un missile impetuoso<br />

aprendo i suoi artigli mortali pronti ad<br />

afferrare la sua preda. <strong>Il</strong> topolino guizza<br />

come un fulmine, allertato dalla presenza del<br />

predatore, fra i cespugli e cercando <strong>di</strong><br />

nascondersi si augura <strong>di</strong> riuscire a salvare la<br />

sua vita. L’aquila, maestosa, afferra<br />

inesorabilmente con i suoi artigli il topolino<br />

e lo innalza verso il cielo sempre piu blu. <strong>Il</strong><br />

topolino e accecato dai raggi del sole che gli<br />

consentono <strong>di</strong> intravedere cio che sta<br />

accadendo. Oramai la vita del topolino e<br />

segnata. Proprio quando l’aquila ha la<br />

certezza <strong>di</strong> avere la sua preda, <strong>di</strong>sponibile<br />

come pasto per i suoi aquilotti, abilmente il<br />

topolino si <strong>di</strong>mena e precipita. In modo<br />

straor<strong>di</strong>nario, la sua caduta viene attutita da<br />

un folto alberame <strong>di</strong> faggi. L’aquila cerca <strong>di</strong><br />

scendere in picchiata per riprendere la sua<br />

preda, ma nulla puo fare poiche, il topolino<br />

seppur segnato dalla caduta, che gli<br />

riportera dei danni per il resto della sua vita,<br />

con grande determinazione e forza <strong>di</strong><br />

volonta riesce a salvarsi. L’aquila sconfitta,<br />

prosegue <strong>nel</strong> suo volo <strong>di</strong>rigendo il suo<br />

sguardo altrove e cercando <strong>di</strong> scrutare fra le<br />

straor<strong>di</strong>narie vette <strong>di</strong> questo parco<br />

meraviglioso, percependo gli odori<br />

inebrianti del luogo che la guidano verso un<br />

paese della Calabria, <strong>Corigliano</strong> <strong>Calabro</strong>.<br />

Mentre sorvola tale zona, intravede dall’alto<br />

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un movimento verso terra che non riesce<br />

bene ad identificare cosa sia. Subito dopo la<br />

sua acuta vista mette a fuoco un gruppo <strong>di</strong><br />

bambini che giocano tra <strong>di</strong> loro, bambini <strong>di</strong><br />

tenera eta. Ed in quel gruppo <strong>di</strong> bambini v'e<br />

n'e uno in particolare che come tutti gli altri:<br />

e sano, bello, gioioso e vivo. Quel bambino,<br />

ben presto avra una missione da compiere.<br />

Ma questo, lui ancora non lo sa. Siamo <strong>nel</strong><br />

1976, a <strong>Corigliano</strong> <strong>Calabro</strong>, nei Rioni del<br />

Centro Storico, precisamente <strong>nel</strong>la zona<br />

dell’Acqua Nova. È un bimbo vispo ed<br />

intelligente. Mentre gioca con Emanuele,<br />

Roberto, Rosita, Vittoria, Mario ed il fratello<br />

Giovanni, si sente felice e sicuro <strong>di</strong> ricevere<br />

dalla vita tutto cio che potrebbe desiderare.<br />

Giocano con la fune, saltando uno per volta,<br />

e le loro risate si accavallano in un mix <strong>di</strong><br />

suoni armoniosi con il cinguettio delle<br />

ron<strong>di</strong>ni, dei pettirossi, dello scroscio<br />

dell’acqua del ruscello coriglianeto. Da un<br />

balcone dell’antico borgo citta<strong>di</strong>no, la<br />

mamma <strong>di</strong> Vincenzo vigila su suo figlio,<br />

apprensiva. Nel frattempo raccoglie la<br />

biancheria stesa ai raggi cal<strong>di</strong> della nostra<br />

terra del sud. All’interno della casa modesta<br />

ed allo stesso tempo accogliente fra le 4<br />

stanze che compongono l’appartamento si<br />

annusa un profumo <strong>di</strong> una pietanza semplice<br />

e gustosa. Mamma Maria sta preparando per<br />

la sua famiglia un’invitante pietanza <strong>di</strong><br />

melanzane con pomodori e cipolle,<br />

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accompagnate da peperoncini rossi non<br />

molto piccanti che danno un tocco <strong>di</strong> spezie.<br />

<strong>Il</strong> gatto bianco fa le fusa a mamma Maria per<br />

accattivarsela affinche possa darle un po’ <strong>di</strong><br />

salsiccia o <strong>di</strong> soppressata, che sta affettando.<br />

Mentre nota che non otterra nulla si reca <strong>nel</strong><br />

balconcino e si sdraia per schiacciare un<br />

pisolino. Nel frattempo mamma Maria ode<br />

in lontananza le voci bianche dei fanciulli<br />

che la rassicurano che tutto procede bene.<br />

Fuori, <strong>nel</strong>le viuzze del borgo antico Massa<br />

Santo, un signore anziano gira col suo fedele<br />

asi<strong>nel</strong>lo sul suo carretto, con la bicicletta<br />

antica, parcheggiata sullo stesso, e gridando<br />

alle massaie <strong>di</strong> comprare i suoi “piccioni”, si<br />

gusta la vita <strong>nel</strong>lo scorrere del tempo in<br />

modo piacevole, a <strong>di</strong>fferenza degli altri che<br />

conducono una vita frenetica. Sorride e<br />

saluta tutti, ed i bambini quando lo vedono<br />

passare fra le vie del centro storico, gli<br />

corrono gioiosi <strong>di</strong>etro, <strong>di</strong> vedere la mula che<br />

tira il carretto e <strong>di</strong> fianco alla stessa, il<br />

cucciolo <strong>di</strong> asi<strong>nel</strong>lo <strong>di</strong> 6 mesi, che<br />

affettuosamente lecca la mamma. Tante<br />

sono le lune che Massa Santo ha visto, e<br />

tante sono le storie che egli racconta ai<br />

bambini che gli chiedono <strong>di</strong> fermarsi per<br />

salire sul suo carretto. <strong>Una</strong> <strong>di</strong> queste storie<br />

<strong>nel</strong>la tra<strong>di</strong>zione popolare racconta <strong>di</strong> quando<br />

lui, Massa Santo, era bambino e che suo<br />

nonno gli raccontava che a sua volta <strong>di</strong><br />

quand'anche era bambino, suo papa aveva<br />

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vissuto una esperienza strana ed allo stesso<br />

tempo affascinante e strabiliante. Racconta,<br />

mentre vede lo sguardo attonito e<br />

meravigliato del gruppetto <strong>di</strong> fanciulli che<br />

man mano si aggregano sempre piu<br />

costituendo un folto numero <strong>di</strong> bambini, <strong>di</strong><br />

quella volta in cui il trisnonno, mentre si<br />

ritirava per rientrare a casa a cavallo della<br />

sua mula, dopo una giornata <strong>di</strong> intenso<br />

lavoro nei campi, che la notte fra il 5 gennaio<br />

ed il 6 gennaio del 1879, accadde cio che<br />

accadde. Egli doveva passare<br />

necessariamente dalla piazza dove era<br />

collocata la fontana “i’ra fischia” denominata<br />

cosi, poiche la fontana dal quale fuoriusciva<br />

l'acqua era a forma <strong>di</strong> fischietto. Poiche<br />

aveva con se la cosiddetta “vummulicchia”,<br />

recipiente <strong>di</strong> terracotta, per riempirla<br />

d'acqua, mentre si accingeva per riempire<br />

tale recipiente, u<strong>di</strong> delle voci. Stava per<br />

scoccare quasi la mezzanotte e questo lo<br />

poteva capire dall'orologio che si trovava in<br />

piazza del popolo. Convinto che altre<br />

persone stessero avvicinandosi alla fontana,<br />

anche loro per abbeverarsi, non si giro per<br />

prestare vigilanza a quella esperienza che da<br />

li a poco avrebbe vissuto in maniera reale ed<br />

allo stesso tempo fantastica. Senti <strong>di</strong>etro le<br />

sue spalle che queste voci si amplificavano e<br />

se ne aggiungevano sempre <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse,<br />

accompagnate da strani rumori <strong>di</strong> “passi”.<br />

Non riuscendo a comprendere cosa stesse<br />

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succedendo si volto <strong>di</strong> scatto. Incredulo <strong>di</strong><br />

quella scena surreale che stava vedendo,<br />

lascio cadere senza rendersene conto la<br />

“vummulicchia” che ando in frantumi<br />

facendo fuoriuscire l’acqua. E concentro la<br />

sua vigilanza sulla scena che si stava<br />

svolgendo. Noto man mano che avanzavano:<br />

un asino, tre pecore, un caprone, un maiale,<br />

due cani, cinque gatti, tre galli, tre galline,<br />

due oche, un tacchino e due pavoni, che,<br />

incuranti della presenza a loro “estranea”, si<br />

avvicinavano alla fontana parlando<br />

normalmente con voci umane. Si<br />

raccontavano <strong>di</strong> come avessero trascorso<br />

meravigliosamente l’anno passato con i loro<br />

padroni che erano stati buoni e comprensivi<br />

verso loro. Le galline <strong>di</strong>cevano che poiche<br />

avevano fatto molte uova, i loro padroni le<br />

davano da mangiare <strong>di</strong> piu. I gatti<br />

raccontavano <strong>di</strong> quanti topi avessero<br />

acchiappato nei terreni dei loro padroni. I<br />

due cani <strong>di</strong> come avessero sventato un furto<br />

<strong>nel</strong>la casa dei loro padroni. E via <strong>di</strong>cendo... il<br />

trisnonno rimase attonito e stupito. Credette<br />

<strong>di</strong> sognare ad occhi aperti e piu volte si<br />

pizzico il braccio tentando <strong>di</strong> svegliarsi.<br />

Quando si rese conto che era sveglio senza<br />

<strong>di</strong>sturbare i “visitatori” stette ad osservare<br />

cosa successe. Da l i a poco tutti<br />

contemporaneamente si abbeverarono alla<br />

fontana e non curandosi della presenza<br />

dell’uomo, stettero ben poco e se ne<br />

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andarono cosi come erano arrivati.<br />

Vedendoli scomparire <strong>nel</strong> buio della notte e<br />

sentendo le loro “voci” e sentendole sempre<br />

meno, rimase li stupito e meravigliato. Ad<br />

un certo punto ando per sciacquarsi il viso<br />

per riprendersi e noto che l’acqua non era<br />

piu acqua che sgorgava dalla fontana. Non<br />

potete immaginare la felicita dell’uomo<br />

quando capi cosa stesse sgorgando a fiumi.<br />

Olio. Tentando <strong>di</strong>speratamente <strong>di</strong> utilizzare<br />

la “vummulicchia” mezza rotta ne raccolse<br />

quanto la stessa ne potesse contenere. Corse<br />

subito a casa e cercando <strong>di</strong> prendere altri<br />

contenitori per raccogliere altro olio, entro<br />

euforico e frenetico e senza dare spiegazioni<br />

a nessuno <strong>di</strong> quanto stesse accadendo, si<br />

<strong>di</strong>resse verso la fontana assieme ai suoi sette<br />

figli con vari contenitori. Grande fu la<br />

delusione <strong>di</strong> lui e dei figli. Poiche quando<br />

arrivarono alla fontana, dalla stessa, non<br />

sgorgava piu olio, bensi acqua. Cercando <strong>di</strong><br />

spiegare ai figli quanto gli fosse accaduto<br />

durante quel breve periodo <strong>di</strong> tempo e che a<br />

lui gli sembrava che fosse passata una<br />

eternita, racconto degli animali, dell’olio e <strong>di</strong><br />

tutta la situazione che aveva vissuto sia a sua<br />

moglie quanto ai suoi figli. Gli stessi gli<br />

credettero, poiche, l’olio che porto a casa, era<br />

olio <strong>di</strong> oliva, e non era acqua. Da li, narra la<br />

leggenda, che ogni anno chi andava in<br />

groppa su una mula o a cavallo, fra la notte<br />

del 5 e del 6 <strong>di</strong> gennaio, potevano aspettare<br />

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che il famoso momento magico degli animali<br />

e dell’olio, si verificare. Ecco perche si narra<br />

che non bisogna mai bestemmiare agli<br />

animali poiche gli stessi possono essere<br />

riconoscenti nei confronti dell’uomo tramite<br />

questi passaggi. Ancora oggi si pensa che e<br />

possibile assistere a questo momento<br />

magico. V’e solo un problema: “i’ra fischia” e<br />

stata tolta e gli animali non sapendo dove<br />

andare ad abbeverarsi non possono riunirsi<br />

tutti insieme. Stupefatti, meravigliati e<br />

sorpresi, i bambini che ascoltavano questo<br />

straor<strong>di</strong>nario racconto <strong>di</strong> Massa Santo, lo<br />

tempestavano <strong>di</strong> domande per conoscere piu<br />

dettagli. Da lontano, <strong>nel</strong> frattempo, Vincenzo<br />

insieme agli altri bimbi, si erano avvicinati al<br />

gruppetto <strong>di</strong> fanciulli li riunitisi per ascoltare<br />

il buon vecchio Massa Santo. Chiedendo agli<br />

altri cosa loro avesse raccontato, Vincenzo<br />

voleva avere piu informazioni. Ed ecco<br />

perche quando ritorno a casa volle sapere<br />

dalla mamma ulteriori notizie. Con molto<br />

affetto lo prese in braccio, lo mise sulle sue<br />

ginocchia, e accarezzandolo con l’amore <strong>di</strong><br />

una mamma che nutre verso il proprio figlio,<br />

gli racconto la storia cosi come a lei gliela<br />

avevano raccontata. Vincenzo, quel giorno,<br />

fantastico con la sua mente su cio che aveva<br />

ascoltato, e, il giorno dopo, ando al mare con<br />

i suoi zii. Lo consideravano come un figlio.<br />

Col passare del tempo, Vincenzo cresceva<br />

vispo ed intelligente. Nel mese <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre<br />

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del 1976, da li a poco, non sapeva che la sua<br />

vita sarebbe cambiata. Non poteva saperlo<br />

ne lui, ne la sua famiglia e nessun altro, se<br />

non i suoi “Creatori”. Quel particolare<br />

episo<strong>di</strong>o che gli sarebbe successo gli avrebbe<br />

donato, con il tempo, la forza interiore che<br />

gli avrebbe consentito <strong>di</strong> infondere fiducia e<br />

sicurezza <strong>nel</strong>le persone. <strong>Il</strong> 2 <strong>di</strong>cembre 1976,<br />

Vincenzo, viveva il periodo prenatalizio<br />

pregustando il momento in cui avrebbe<br />

ricevuto i regali, poiche il pensiero era gia<br />

rivolto al momento lu<strong>di</strong>co con i regali che<br />

avrebbe ricevuto a Natale. Non sapeva che<br />

avrebbe ricevuto un regalo piu grosso <strong>di</strong><br />

quanto lui potesse immaginare. Quel giorno<br />

ando a giocare <strong>nel</strong>l’atrio del portone con altri<br />

bambini, abitanti del palazzo dove lui era<br />

nato. Vincenzo, nacque il 9 luglio del 1972<br />

alle 7.00 del mattino <strong>di</strong> una giornata<br />

fantastica del mese estivo. E nacque al terzo<br />

piano tramite l’ostetrica, assistita dalla<br />

nonna <strong>di</strong> Vincenzo, mamma <strong>di</strong> Maria,<br />

insieme al dottore, che fece partorire la<br />

stessa, come si partoriva una volta. Poiche in<br />

quel giorno che stava giocando con quei<br />

bimbi, lui preferiva scambiarsi i suoi<br />

giocattoli con altri. Quel pomeriggio, sua<br />

mamma, Maria, gli fece una crostata <strong>di</strong><br />

marmellata che gusto con una buona tazza <strong>di</strong><br />

te. La sera, suo papa Pasquale, rientrando gli<br />

porto un bel giocattolo. Era un robot, <strong>di</strong><br />

quelli che facevano vedere in pubblicita, in<br />

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televisione. Aveva uno scomparto <strong>nel</strong> retro<br />

ove inserendo delle batterie a stilo riusciva a<br />

muoversi ed a sparare finti proiettili <strong>di</strong><br />

plastica. Si accendevano delle lucette, tanto<br />

da incantare il piccolo Vincenzo, <strong>nel</strong> vedere<br />

quel robot. Gioco sino a stancarsi, tanto che<br />

si mise a dormire sul pavimento. <strong>Il</strong> papa,<br />

vedendolo cosi assopito, lo prese fra le sue<br />

braccia e delicatamente lo porto <strong>nel</strong>la sua<br />

stanzetta rimboccandogli le coperte. Due<br />

giorni piu tar<strong>di</strong>, i suoi zii, Francesco e<br />

Can<strong>di</strong>da, andarono a prendere il piccolo<br />

Vincenzo la mattina del 4 <strong>di</strong>cembre a casa<br />

dove abitava in via Vittorio Emanuele.<br />

Dissero che la sera lo riavrebbero riportato a<br />

casa da mamma e papa. Questo non capito.<br />

Quel giorno Vincenzo ando a casa dai nonni.<br />

Nonna Francesca e nonno Vincenzo<br />

volevano molto bene al piccolo Vincenzo,<br />

essendo il primo nipote, lo colmavano <strong>di</strong><br />

attenzioni, <strong>di</strong> coccole e <strong>di</strong> regali. Nonna<br />

Francesca soleva preparargli, ogni qual volta<br />

andasse a trovarla, dei dolcetti tipici<br />

calabresi <strong>di</strong> cioccolato con le mandorle, ed il<br />

piccolo Vincenzo ne mangiava quanti piu ne<br />

potesse. Quel giorno zia Can<strong>di</strong>da chiese al<br />

piccolo Vincenzo cosa preferisse mangiare a<br />

pranzo. Vincenzo chiese alla zia <strong>di</strong> poter<br />

avere un bel piatto <strong>di</strong> pasta asciutta. Per il<br />

piccolo Vincenzo credeva che per pasta<br />

asciutta si intendesse proprio pasta asciutta,<br />

ossia pasta in bianco. Purtroppo, la zia non<br />

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comprese questa interpretazione <strong>di</strong> Vincenzo<br />

e gli presento a pranzo un piatto <strong>di</strong> pasta<br />

asciutta, ossia col sugo. Da quel momento<br />

Vincenzo capi cosa significasse <strong>di</strong>re pasta<br />

asciutta. Nel pomeriggio fece un pisolino <strong>nel</strong><br />

letto dove dormiva zia Can<strong>di</strong>da, e, mentre lui<br />

riposava nonna Francesca e nonno Vincenzo<br />

erano in cucina parlando <strong>di</strong> come fosse<br />

andata bene la raccolta <strong>di</strong> mandarini dato<br />

che nonno Vincenzo aveva un giar<strong>di</strong>no. Piu<br />

volte Vincenzo era andato a giocare al<br />

giar<strong>di</strong>no che si trova <strong>nel</strong>la zona <strong>di</strong> “i'<br />

Ferrainj”. Ricorda <strong>di</strong> quando al giar<strong>di</strong>no<br />

c'era la piccola cagnetta Diana e <strong>di</strong> come<br />

giocava con lui. Ricorda dell'aneddoto del<br />

gallo, della dentiera e del nonno. Si, perche<br />

un giorno <strong>nel</strong> mese <strong>di</strong> novembre del 1976,<br />

Vincenzino, era insieme al nonno Vincenzo<br />

in campagna, e quel pomeriggio nonno<br />

Vincenzo, seduto sulle scale, che portavano<br />

alla casetta <strong>di</strong> campagna, guardava razzolare<br />

questo gallo. Piu lo guardava e piu il gallo si<br />

avvicinava al nonno. Vincenzino, ricorda che<br />

ad un certo punto il gallo, senza nessun<br />

preavviso, scatto con un salto fulmineo e<br />

becco sulla bocca nonno Vincenzo tanto da<br />

fargli saltare la dentiera. Potete immaginare<br />

la scena, tanto quanta l'ha vissuta il piccolo<br />

Vincenzino. (aggiungi ulteriori dettagli per<br />

chiudere l'aneddoto).Nonna Francesca<br />

chiedeva se fosse possibile fare un piccolo<br />

orticello, piantando un po’ <strong>di</strong> pomodori e<br />

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melanzane, in maniera tale da avere verdura<br />

fresca. Quel pomeriggio v’era una aria calma.<br />

Era proprio il caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>re “la quiete prima<br />

della tempesta”. La sera, anziche riportare a<br />

casa il piccolo Vincenzo, zia Can<strong>di</strong>da,<br />

telefono alla mamma <strong>di</strong> Vincenzo riferendole<br />

che il piccolo avrebbe dormito a casa dei<br />

nonni. Volle il piccolo Vincenzo<br />

inconsapevolmente ringraziare il buon<br />

Signore <strong>di</strong> avere dormito quella fati<strong>di</strong>ca sera<br />

a casa dei nonni, perche, se cosi non fosse<br />

stato, la sua vita sicuramente si sarebbe<br />

evoluta in maniera <strong>di</strong>fferente. La mamma <strong>di</strong><br />

Vincenzo, Maria, non voleva che suo figlio<br />

dormisse a casa dei nonni, e dopo tanta<br />

insistenza e convincimenti da parte <strong>di</strong> zia<br />

Can<strong>di</strong>da, mamma Maria, a malincuore,<br />

accetto <strong>di</strong> far dormire Vincenzo dai nonni.<br />

Da li a breve sarebbe successo cio che e<br />

successo. La mattina Vincenzo quando si<br />

alzo, bevve una grande tazza <strong>di</strong> latte con<br />

caffe, cosi come a lui piaceva. La nonna gli<br />

prese dei biscotti che aveva preparato in<br />

mattinata. Avevano un sapore molto<br />

particolare. Ricordava il gusto della<br />

ciambella con scaglie <strong>di</strong> cioccolato ed il retro<br />

gusto del famoso “culluriello”. Dopo aver<br />

fatto colazione, vennero i suoi amici del<br />

cuore. Due fratelli che abitavano a<br />

pianterreno della casa dei nonni. Franco il<br />

piu grande, aveva otto anni, e Giovanni, il<br />

piu piccolo, ne aveva quattro. Ogni qual<br />

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volta Vincenzo andasse a trovare i nonni, si<br />

<strong>di</strong>vertivano a giocare con lui, proprio perche<br />

era sempre allegro e vispo, pieno <strong>di</strong> iniziative<br />

<strong>nel</strong> creare nuovi giochi. Quella mattina, a<br />

<strong>di</strong>fferenza delle altre volte, fu Franco a<br />

proporre un gioco. <strong>Il</strong> nascon<strong>di</strong>no. Cosi<br />

facendo Vincenzo e Giovanni si nascosero<br />

sotto il letto grande dei nonni. Era una<br />

stanza <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni 4 x 5 metri. Sul lato in<br />

corrispondenza della porta, v’era un vecchio<br />

como con sei cassetti ed una specchiera <strong>di</strong><br />

tipo antico con dei richiami ottocenteschi.<br />

A<strong>di</strong>acente al como, sulla parete successiva<br />

v’era la finestra che dava in un vicolo e<br />

<strong>di</strong>rimpetto v’erano altre abitazioni. Subito<br />

v’era un arma<strong>di</strong>o <strong>di</strong> notevoli <strong>di</strong>mensioni con<br />

tre specchiere e subito sull’altra parete v’era<br />

il balcone che dava su un terrazzo <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>mensioni 2,5 x 2 metri. Continuando v’era<br />

il letto grande dove i miei nonni dormivano<br />

e, proprio la sotto io e Giovanni ci<br />

nascondemmo, mentre Franco cercava <strong>di</strong><br />

trovarci. Nel frattempo Giovanni e Vincenzo<br />

cercavano <strong>di</strong> trattenere il piu possibile le<br />

loro risa, onde evitare <strong>di</strong> farsi scoprire subito<br />

da Franco. Si raccontavano che il giorno<br />

precedente Giovanni avesse mangiato pasta<br />

e fagioli e <strong>di</strong> quante scuregge avesse fatto <strong>nel</strong><br />

pomeriggio. Questa frase fece ridere cosi<br />

tanto Vincenzo, che vennero subito scoperti<br />

da Franco. Usciti da sotto il letto, come tutti<br />

i bambini curiosi, Franco incomincio a<br />

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ovistare nei cassetti del como. Quel giorno,<br />

proprio quel giorno, volle il caso che in quel<br />

momento in casa v’erano solo Franco,<br />

Giovanni e Vincenzo. Nonno Vincenzo era<br />

andato in campagna, zia Can<strong>di</strong>da era uscita<br />

la mattina raccomandando a nonna<br />

Francesca <strong>di</strong> stare vigile su <strong>di</strong> me. Zia<br />

Federica, l'altra zia, era andata con il suo<br />

fidanzato Benedetto a fare la spesa, e nonna<br />

Francesca era scesa <strong>nel</strong> vicoletto sotto casa a<br />

parlare con alcune vicine <strong>di</strong> casa, lasciando<br />

temporaneamente la casa incusto<strong>di</strong>ta.<br />

Ringraziando ancora il “Creatore” quel<br />

giorno capito cio che capito a Vincenzo.<br />

Rovistando fra i cassetti Franco trovo un<br />

oggetto. Nonno Vincenzo avendo paura dei<br />

ladri, cosi come ogni calabrese, aveva una<br />

pistola in casa. Ora quella pistola si trovava<br />

in uno <strong>di</strong> quei cassetti. E mentre Franco<br />

rovistava in uno <strong>di</strong> quei cassetti, venne alla<br />

luce, seminascosta da un panno, la pistola<br />

calibro 7,65 della Beretta. All’epoca tali<br />

pistole erano senza sicura e col colpo in<br />

canna. Volle il caso che quella pistola in quel<br />

momento fosse incusto<strong>di</strong>ta. Cosa successe?<br />

Franco prese in mano la pistola, Giovanni<br />

era sul lato destro <strong>di</strong> Franco e sul lato<br />

sinistro v’era il como. Io, mi trovavo <strong>di</strong><br />

fronte a Franco con le spalle rivolte alla<br />

finestra vicino al como. Franco con la pistola<br />

in mano, credendo che fosse un giocattolo,<br />

anziche portarla alla testa <strong>di</strong> Giovanni che<br />

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era piu vicino a lui, me la punto alla testa, da<br />

una <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> un metro. Scherzando ed<br />

ignaro <strong>di</strong> cosa sarebbe accaduto <strong>di</strong> li a breve,<br />

mi <strong>di</strong>sse: “Ora ti sparo”. Rosso. Rosso e<br />

caldo. Rosso, caldo e freddo. Rosso, caldo,<br />

freddo ed un tonfo. Questo e cio che<br />

Vincenzo avverti li per li. Si. Fui sparato da<br />

Franco il 5 <strong>di</strong>cembre 1976 alle 10 del<br />

mattino. Vincenzo cadde a terra. Nessuno<br />

senti niente. Subito, atterrito, quanto<br />

incredulo <strong>di</strong> cio che involontariamente aveva<br />

fatto, Franco butto la pistola per terra; ed<br />

assieme a Giovanni corsero giu a casa dalla<br />

mamma. (testimonianza <strong>di</strong>: Pasquale,<br />

Vincenzo, Mamma <strong>di</strong> Vincenzo, mia<br />

mamma, <strong>mio</strong> papa, mie zie, conoscenti <strong>di</strong><br />

quel posto) Atterriti, rimasero scioccati per<br />

quasi 20 minuti senza parlare, nonostante la<br />

mamma chiedesse loro cosa fosse successo.<br />

Ero per terra e perdevo sangue, tanto sangue<br />

dalla testa. <strong>Una</strong> <strong>pallottola</strong> <strong>nel</strong> <strong>mio</strong><br />

<strong>cervello</strong>. <strong>Il</strong> proiettile gli era entrato proprio<br />

<strong>nel</strong> centro della fronte, poiche Franco<br />

essendo piu alto <strong>di</strong> 15 cm <strong>di</strong> Vincenzo, aveva<br />

sparato il colpo dall’alto verso il basso e<br />

quin<strong>di</strong> la traiettoria che il proiettile aveva<br />

seguito era in perpen<strong>di</strong>colare con l’asse del<br />

braccio <strong>di</strong> Franco. Nonna Francesca ignara<br />

<strong>di</strong> quanto fosse accaduto, e non avendo<br />

sentito nessun rumore, continuava a parlare<br />

con le sue vicine <strong>di</strong> casa <strong>nel</strong> vicoletto.<br />

Intanto, la mamma <strong>di</strong> Franco e <strong>di</strong> Giovanni<br />

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spaventata dai loro volti attoniti, bianchi ed<br />

assenti continuava a chiedere loro che cosa<br />

fosse capitato. Finalmente il piu grande,<br />

Franco, <strong>di</strong>sse: “Vincenzo, si e sparato.”<br />

Subito usci <strong>di</strong> casa e gridando chiamo la<br />

nonna Francesca, che era <strong>nel</strong> vicoletto.<br />

Salirono le scale <strong>di</strong> corsa con il cuore in gola,<br />

che scoppiava, sembrava che volesse uscire<br />

dallo sterno. Quando arrivarono <strong>nel</strong>la stanza<br />

da letto, lo spettacolo che trovarono non fu<br />

per niente piacevole. Quel giorno avevo una<br />

camicia <strong>di</strong> colore blu e bianco a maniche<br />

lunghe. <strong>Una</strong> camicia <strong>di</strong> lana, data la<br />

temperatura invernale. Un pantalone lungo<br />

con i risvolti sulle scarpe colore terra del<br />

deserto. E sopra la camicia un maglioncino<br />

fatto a mano dalla buona nonna Cristina,<br />

mamma <strong>di</strong> mamma Maria. Nonna Francesca<br />

gridando aiuto si butto per terra e cerco <strong>di</strong><br />

chiamare il piccolo Vincenzo affinche si<br />

svegliasse. Lo scuoteva. Presa dal panico<br />

cerco <strong>di</strong> alzarlo e <strong>di</strong> metterlo sul letto. La<br />

mamma <strong>di</strong> Franco e <strong>di</strong> Giovanni evito <strong>di</strong><br />

farle fare bruschi movimenti verso Vincenzo.<br />

Cerc o <strong>di</strong> tranquillizzarla,<br />

momentaneamente, affinche potesse<br />

ritornare in se. La mamma <strong>di</strong> Franco subito<br />

telefono all'ospedale per fare arrivare i<br />

soccorsi con l’autombulanza. Mamma Maria<br />

stava cucinando tranquillamente il piatto<br />

preferito <strong>di</strong> Vincenzo, poiche a pranzo gli<br />

avrebbe fatto una bella sorpresa. Cotolette <strong>di</strong><br />

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pollo con patatine fritte e contorno <strong>di</strong><br />

pomodori ed insalata. Mentre apparecchiava<br />

la tavola pronta ad accogliere suo marito e<br />

suo figlio, Pasquale, questo il nome del<br />

marito, che arrivo come un fiume in piena,<br />

in casa, sconvolto <strong>di</strong>cendo che Vincenzino<br />

era in ospedale perche si era fatto male.<br />

Mamma Maria non capendo cosa fosse<br />

successo, chiese spiegazioni a Pasquale, che<br />

la porto subito al pronto soccorso<br />

dell’Ospedale <strong>di</strong> <strong>Corigliano</strong> <strong>Calabro</strong>. Li la<br />

scena fu devastante. Vincenzino era su un<br />

lettino <strong>di</strong> pronto soccorso, con dei me<strong>di</strong>ci<br />

che gli stavano attorno chiedendo cosa fosse<br />

successo al bimbo, perche aveva quella ferita<br />

cosi profonda, chi o cosa fosse stato a<br />

provocargli tutto questo. Dal momento in cui<br />

Franco mi sparo al momento in cui mia<br />

nonna e la mamma <strong>di</strong> Franco vennero a<br />

soccorrermi, passo mezzora. Mezz'ora.<br />

Mezz'ora che il <strong>mio</strong> sangue bello e forte<br />

sgorgava come un fiume in piena. Nel<br />

vicinato incomincio a spargersi la voce <strong>di</strong> cio<br />

che era successo ed ognuno dava una<br />

versione <strong>di</strong>fferente a chi chiedeva cosa fosse<br />

accaduto. Caspiterina, ragazzi a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong><br />

36 anni, ancora ricordo queste emozioni e<br />

queste sensazioni come se fosse accaduto<br />

ieri. E li ricordero per sempre. Sono entrate<br />

nei miei tessuti, <strong>nel</strong> <strong>mio</strong> DNA. Dal momento<br />

in cui la mamma <strong>di</strong> Franco chiamo<br />

l'ambulanza, sino a quando arrivo a “Cirrije”,<br />

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la zona dove era la casa dei miei nonni<br />

paterni, passo un'altra mezz'ora. Un'ora.<br />

Un'ora in totale a perdere sangue. Quante<br />

persone mi abbiano donato il loro sangue<br />

questo non lo so. Ma so che ce ne volle tanto.<br />

Stavo per morire <strong>di</strong>ssanguato, anziche dal<br />

proiettile che era conficcato <strong>nel</strong> <strong>mio</strong> <strong>cervello</strong>.<br />

Dovete sapere che il <strong>cervello</strong> puo resistere ad<br />

un trauma del genere, massimo cinque<br />

minuti. Dopo <strong>di</strong> che le attivita cerebrali<br />

cessano e <strong>di</strong> conseguenza cessano le attivita<br />

car<strong>di</strong>ovascolari. In buona sostanza si ferma<br />

il cuore. Tutto questo e strano. Adesso io so<br />

perche sono rimasto in vita. A livello me<strong>di</strong>co<br />

nessuno ha saputo dare una spiegazione<br />

logica e scientifica <strong>di</strong> come io abbia potuto<br />

rimanere in vita, seppur avevo una <strong>pallottola</strong><br />

conficcata <strong>nel</strong> <strong>mio</strong> <strong>cervello</strong>, per la precisione<br />

sotto l'ippocampo. Vi rendete conto? Un'ora<br />

a perdere sangue e sono rimasto vivo.<br />

All'epoca si parlo <strong>di</strong> miracolo. Adesso so che<br />

non e stato un miracolo. Quando arrivai al<br />

pronto soccorso, alle domande dei me<strong>di</strong>ci su<br />

cosa fosse accaduto nessuno <strong>di</strong>ede loro delle<br />

risposte. Nel frattempo cercavano <strong>di</strong><br />

tamponare il sangue che sgorgava a fiumi<br />

dalla testa <strong>di</strong> Vincenzino e, lo stesso ad un<br />

certo punto, miracolosamente, riapri gli<br />

occhi, vedendo alle sue spalle una<br />

moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> persone che piangeva, si<br />

<strong>di</strong>speravano, che erano abbracciate, e non<br />

riusciva a capire cosa stesse succedendo.<br />

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Sulla sua sinistra v’era la mamma <strong>di</strong> Franco<br />

e <strong>di</strong> Giovanni che gli teneva la mano sinistra<br />

mentre sulla sua destra v’era il me<strong>di</strong>co che,<br />

assieme agli infermieri <strong>di</strong> turno, cercavano<br />

<strong>di</strong> tamponare la grossa per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> sangue.<br />

Vincenzino ad un certo punto <strong>di</strong>sse che<br />

voleva la mamma per andare a fare la pipi, e<br />

dopo avere ascoltato la mamma <strong>di</strong> Franco<br />

che gli <strong>di</strong>ceva che sarebbe andato al bagno e<br />

che la mamma lo avrebbe voluto bene,<br />

chiuse dolcemente gli occhi. Vedendo che<br />

non potevano fare niente, subito i me<strong>di</strong>ci del<br />

pronto soccorso chiamarono l’elicottero del<br />

policlinico <strong>di</strong> Bari, che a causa del<br />

maltempo, lo stesso non pote alzarsi in volo.<br />

Vedendosi <strong>di</strong>sperati e cercando <strong>di</strong> trovare<br />

<strong>nel</strong> piu breve tempo una soluzione, decisero<br />

<strong>di</strong> trasportarlo fino a Bari il piccolo<br />

Vincenzo, appeso fra la vita e la morte da un<br />

filo fragilissimo, con l’autombulanza, ove<br />

<strong>nel</strong>la stessa vietarono a mamma Maria <strong>di</strong><br />

salire assieme, la quale si <strong>di</strong>sperava ed<br />

urlava chiedendo spiegazioni. Nel frattempo<br />

gli zii <strong>di</strong> Vincenzo cercavano <strong>di</strong> dare<br />

spiegazioni alla meglio ai Carabinieri, che<br />

<strong>nel</strong> frattempo erano stati chiamati dai<br />

me<strong>di</strong>ci dell’ospedale per indagare su quanto<br />

fosse accaduto. La pattuglia della squadra<br />

ra<strong>di</strong>o-mobile del Nucleo Operativo dei<br />

Carabinieri del Comando arriv o<br />

prontamente, e l’Appuntato Chiarelli stilo il<br />

verbale dopo vari accertamenti ed il<br />

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sopralluogo effettuato sul posto<br />

dell’accaduto. Rinvenirono la pistola, che fu<br />

messa sotto sequestro, chiedendo chi fosse il<br />

proprietario e portando subito dopo nonno<br />

Vincenzo in prigione per mancanza <strong>di</strong><br />

custo<strong>di</strong>a dell’arma. Nonno Vincenzo<br />

incredulo <strong>di</strong> cosa gli stesse succedendo, si<br />

sincerava <strong>di</strong> sapere le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> salute del<br />

suo piccolo nipotino. Tutti quel giorno erano<br />

in subbuglio. V’era il caos. Nei corridoi<br />

dell’ospedale si vociferava che un bimbo si<br />

era sparato da solo, non si capiva cosa fosse<br />

accaduto. La notizia ben presto arrivo alla<br />

stampa, che il 6 <strong>di</strong>cembre, fece uscire un<br />

articolo su un giornale locale <strong>di</strong> Bari.<br />

Durante il trasporto da <strong>Corigliano</strong> a Bari,<br />

non si sapeva se il piccolo Vincenzo ce<br />

l’avrebbe fatta. Gli infermieri all’interno<br />

dell’autoambulanza cercavano <strong>di</strong> assistere<br />

<strong>nel</strong> migliore dei mo<strong>di</strong> il piccolo Vincenzo, ed<br />

all’interno, un amico <strong>di</strong> famiglia al quale era<br />

stata data l'opportunita <strong>di</strong> assistere il piccolo<br />

durante il tragitto, continuava a parlarmi<br />

affinche mi tenesse costantemente vigile. È<br />

probabile che devo anche a lui la mia vita,<br />

perche sicuramente mi avra talmente parlato<br />

in modo positivo tanto da istallarmi delle<br />

convinzioni a livello inconscio che io mi sarei<br />

potuto salvare. Devo tanto a lui. <strong>Il</strong> suo nome<br />

e Giulio. Intanto mamma Maria si <strong>di</strong>sperava<br />

in pronto soccorso, non sapendo cosa fare, e<br />

fra l’altro aveva lasciato l’altro figlio, <strong>mio</strong><br />

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fratello, Matteo, <strong>di</strong> un anno, alla nonna<br />

Cristina, madre <strong>di</strong> mamma Maria. Nonna<br />

Francesca e nonno Vincenzo provarono a<br />

dare spiegazioni frastagliate e confuse, tanto<br />

da generare ulteriormente sgomento e<br />

<strong>di</strong>sperazione. Nessuno dei presenti,<br />

nonostante fossero a conoscenza<br />

dell’accaduto, sapeva esattamente cos’era<br />

successo, ne molto <strong>di</strong> piu si capisce dal<br />

referto che ho rinvenuto 34 anni piu tar<strong>di</strong>,<br />

<strong>nel</strong>l’archivio dell’ospedale <strong>di</strong> <strong>Corigliano</strong><br />

<strong>Calabro</strong>. Ho sempre voluto sapere cosa<br />

realmente accadde. Al Policlinico <strong>di</strong> Bari<br />

v'era un'equipe me<strong>di</strong>ca composta da tre<br />

chirurghi, che mi stava gia aspettando.<br />

Quando fui portato al pronto soccorso <strong>di</strong><br />

<strong>Corigliano</strong> <strong>Calabro</strong> erano le 11 e 30. Quando<br />

partii con l'autoambulanza per avere piu<br />

cure me<strong>di</strong>che erano le 13:00. Ci vollero tre<br />

ore e mezza per arrivare al Policlinico. Entrai<br />

in sala operatoria alle 16:45. Nove ore. Nove<br />

interminabili ore stetti sotto i “ferri”. Nel<br />

frattempo mi raggiunsero i miei genitori.<br />

Adesso che ti sto raccontando questa storia,<br />

che ho vissuto sulla mia pelle, posso<br />

semplicemente <strong>di</strong>rti che dentro te alberga<br />

un'energia straor<strong>di</strong>naria. Ecco, l'Universo,<br />

quando si rende conto che hai una missione<br />

da compiere, fa in modo tale che tutte le<br />

energie che convogliano in esso, possano<br />

confluire verso <strong>di</strong> te, affinche tu possa<br />

concretizzare cio per cui sei stato scelto. Se<br />

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sono in vita un motivo ci deve essere. Se mai<br />

mi fossi deciso <strong>di</strong> scrivere questo libro, mai<br />

tu saresti venuto a conoscenza <strong>di</strong> chi sia io e<br />

del perche convivo piacevolmente con una<br />

<strong>pallottola</strong> <strong>nel</strong> <strong>mio</strong> <strong>cervello</strong>. Sappi che tu hai<br />

un potenziale enorme, occorre solo che lo<br />

scopri. Un grande stratega della storia,<br />

Winston Churchill, soleva <strong>di</strong>re: “Sono sicuro<br />

che in questo giorno noi siamo padroni del<br />

nostro destino, che il compito che ci e stato<br />

affidato non e superiore alle nostre capacita,<br />

che le sofferenze e le insi<strong>di</strong>e che comporta<br />

non trascendono i nostri mezzi. Se avremo<br />

fede <strong>nel</strong>la nostra causa e un'indomita<br />

volonta <strong>di</strong> vittoria, la vittoria non ci sara<br />

negata”. Ma su questo aspetto ci ritorneremo<br />

piu avanti. Dove eravamo rimasti? Ah, si.<br />

Ero sotto i “ferri” e mi raggiunsero i miei<br />

genitori. Giulio mi era stato vicino, per tutto<br />

il tempo in ambulanza. Dovette aspettare<br />

fuori la sala operatoria per sapere l'esito<br />

dell'intervento e se avessi vissuto. Nei<br />

corridoi del policlinico si vociferava <strong>di</strong> me e<br />

<strong>di</strong> cio che era accaduto. La notizia si era<br />

sparsa. <strong>Il</strong> piccolo Vincenzino si era sparato.<br />

Questo era cio che si <strong>di</strong>ceva. Mi rendo conto<br />

a volte <strong>di</strong> come un messaggio venga <strong>di</strong>storto<br />

<strong>nel</strong>la comunicazione. È probabile che per<br />

questo motivo da venti anni a questa parte<br />

mi sono de<strong>di</strong>cato allo stu<strong>di</strong>o dell'Essere<br />

Umano e <strong>di</strong> come comunica in funzione del<br />

suo comportamento. Proprio per questo<br />

motivo ho voluto conseguire 23 certificazioni<br />

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la potenza <strong>di</strong> fuoco che ha la<br />

Programmazione Neuro-Linguistica. I miei<br />

genitori arrivarono intorno alle 18 e 30 e<br />

trovarono Giulio, che era <strong>nel</strong>la sala<br />

antistante la sala operatoria. Quelle ore<br />

prima che io uscissi dall'intervento, erano<br />

ore interminabili. Ogni minuto che passava<br />

sembrava che segnasse un anno <strong>di</strong> tempo.<br />

Sembrava una cosa surreale. Adesso mi sto<br />

guardando la mia mano sinistra e ricordo<br />

quante sofferenze e quanti dolori ho subito<br />

per gli interventi che negli anni ho dovuto<br />

affrontare per “risistemarla”. Solo <strong>nel</strong><br />

braccio e <strong>nel</strong>la mano sinistra ho circa 70<br />

punti. Ma fa parte del passato e il passato e<br />

passato. Adesso sono <strong>nel</strong> presente e mi gusto<br />

ogni secondo della mia vita <strong>di</strong>vertendomi e<br />

gioendo <strong>di</strong> cio che ho. Mi basta un sorriso <strong>di</strong><br />

mia moglie Tina e sono l'uomo piu felice <strong>di</strong><br />

questa terra. Anzi dell'Universo. A volte ci<br />

lasciamo sfuggire delle sfumature importanti<br />

per noi, poiche siamo concentrati sui debiti,<br />

sul lavoro, sui sol<strong>di</strong>, sulla nostra salute, sulla<br />

nostra relazione sentimentale, su cio chi<br />

siamo e su cio che faremo. Se ci fermiamo<br />

per un attimo e ci gustiamo il momento che<br />

adesso stai vivendo, anche <strong>nel</strong> leggere questo<br />

libro, ti ricor<strong>di</strong> che sei viva, che sei vivo. Ti<br />

chiedo: “Daresti un tuo rene per un miliardo<br />

<strong>di</strong> euro?”. Tu sei importante. Dentro <strong>di</strong> te<br />

alberga una forza straor<strong>di</strong>naria, occorre solo<br />

saperla in<strong>di</strong>rizzare per bene. In un<br />

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ellissimo passo dell'Ulisse <strong>di</strong> Tennyson: “Si<br />

e quello che si e... provati dal tempo e dal<br />

destino, ma sempre decisi a lottare, cercare,<br />

trovare, senza arrendersi mai”. Ma <strong>di</strong> questo<br />

ne parliamo piu avanti. Dove eravamo<br />

rimasti? Mi aiuti a ricordare? Ah, si. Ok!<br />

Grazie del tuo suggerimento, seppur<br />

telepatico. Passavano i minuti ed i miei<br />

genitori insieme ad Giulio non sapevano se<br />

sarei vissuto o sarei morto. L'equipe me<strong>di</strong>ca,<br />

cercava in tutti i mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> salvarmi<br />

<strong>di</strong>speratamente. Piu volte provavano ad<br />

estrarre la “mia <strong>pallottola</strong>”, ma ogni<br />

qualvolta tentavano, si rendevano conto che<br />

avrebbero danneggiato ulteriormente i miei<br />

collegamenti neurali e la massa cerebrale<br />

avrebbe riportato seri danni anche a livello<br />

intellettivo. In quel momento, nessuno<br />

sapeva se mi fossi salvato, e se mi fossi<br />

salvato come ne sarei uscito. Secondo te<br />

come ne sono uscito io? Se hai intenzione <strong>di</strong><br />

vedermi fisicamente, anche se in video, puoi<br />

collegarti su youtube e cercare il <strong>mio</strong> nome.<br />

Cosi potrai renderti conto come sono fatto<br />

fisicamente e cosa ho riportato come<br />

“miglioria” al <strong>mio</strong> corpo. Decisero <strong>di</strong> non<br />

estrarre la <strong>pallottola</strong> dal <strong>cervello</strong> <strong>di</strong><br />

Vincenzino. Dopo nove ore <strong>di</strong> interminabile<br />

intervento Vincenzino usci dalla sala<br />

operatoria all'incirca alle due del mattino del<br />

6 <strong>di</strong>cembre 1976. ma c'era un altro grosso<br />

problema. “Ancora?”, <strong>di</strong>rai: “Quante ne ha<br />

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passate questo bimbo?” Ne ho passate un bel<br />

po'. Ma fa parte del passato. Ricor<strong>di</strong>? Credo<br />

che anche tu ne abbia passate, ma il passato<br />

ci serve da esperienza. È dai grossi problemi<br />

che escono fuori delle grosse opportunita. Di<br />

questo devo ringraziare a vita il <strong>mio</strong> Coach:<br />

Roberto Cere. Grazie a lui che ho pubblicato<br />

questo libro che adesso tu stai leggendo e<br />

grazie a lui che ho corso la maratona piu<br />

importante <strong>nel</strong> globo: la maratona <strong>di</strong> New<br />

York. Mai avrei pensato <strong>di</strong> correre una<br />

maratona in vita mia. Sappi che a causa<br />

dell'incidente la mia gamba sinistra e piu<br />

corta della destra <strong>di</strong> un centimetro e mezzo.<br />

Quin<strong>di</strong> avrai intuito che zoppico. Eppure, ho<br />

corso la maratona <strong>di</strong> 42 chilometri e 195<br />

metri. E l'ho corsa in un buon tempo. È<br />

un'emozione intensa e straor<strong>di</strong>naria. È da<br />

vivere. Tre milioni <strong>di</strong> persone che ti<br />

acclamano durante il percorso e ti incitano<br />

per non demordere ed andare avanti. È<br />

straor<strong>di</strong>nario. Per non parlare dell'energia<br />

che ti viene quando tagli il traguardo. Solo<br />

l'un percento della popolazione mon<strong>di</strong>ale<br />

partecipa ad una maratona. Perche? Perche<br />

agli altri piace la como<strong>di</strong>ta e non vogliono<br />

impegnarsi in qualcosa <strong>di</strong> unico e<br />

meraviglioso che coinvolge mente e corpo,<br />

poiche occorre avere resistenza si <strong>nel</strong>le<br />

gambe, ma devi essere forte mentalmente se<br />

hai intenzione <strong>di</strong> partecipare ad una<br />

maratona. Come mai ho voluto correre<br />

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questa maratona insieme a Roberto ed<br />

insieme ad un gruppo <strong>di</strong> professionisti<br />

straor<strong>di</strong>nari, il quale mi ha dato coraggio,<br />

forza e determinazione per concludere la<br />

maratona? Credo che ognuno <strong>di</strong> noi <strong>nel</strong>la<br />

vita, debba mettersi in una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

testarsi, per percepire il proprio essere e <strong>di</strong><br />

comprendere cosa voglia realmente dalla<br />

vita e da se stesso. <strong>Il</strong> famosissimo Prof. Paolo<br />

Crepet, cita: “Che cosa e l'essenziale per<br />

ciascuno <strong>di</strong> noi?” La risposta, credo, sia<br />

molto <strong>di</strong>versa per ognuno, ma e importante<br />

farcela con la massima sincerita.<br />

Personalmente risponderei: la passione.<br />

Senza passione non si naviga, si sta fermi,<br />

anzi si torna in<strong>di</strong>etro. Senza passione non si<br />

ama e non ci si ama. Senza passione non si<br />

costruisce nulla, nemmeno un rapporto <strong>di</strong><br />

amicizia. E se ve<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> cosa stiamo<br />

vivendo, ci accorgiamo che cio che ten<strong>di</strong>amo<br />

ad escludere e proprio la passione. Qualcuno<br />

<strong>di</strong>ce che bisogna vivere alla giornata, ma<br />

questo lo si <strong>di</strong>ceva quando l'eta me<strong>di</strong>a alla<br />

morte era <strong>di</strong> trent'anni e si moriva <strong>di</strong> fame e<br />

<strong>di</strong> freddo. Purtroppo la passione non la si<br />

compra al supermercato, e non e<br />

annoverabile nemmeno tra i “Finge-benefit”<br />

dei <strong>di</strong>rigenti. Essa nasce dentro ognuno <strong>di</strong><br />

noi e deve essere addestrata ogni giorno<br />

come un purosangue. Ed il bello che non la<br />

si raggiunge mai definitivamente, ma e un<br />

“working-progess” che sfida la parte migliore<br />

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<strong>di</strong> ognuno. Un motto greco iscritto sul<br />

tempio dell'Oracolo <strong>di</strong> Delfi in Grecia, cita:<br />

“Conosci te stesso”. Apro una piccola<br />

parentesi. Mi ricordo quando soffrivo <strong>di</strong><br />

vertigini. Avevo paura <strong>di</strong> sporgermi anche da<br />

un balcone al primo piano. Avevo questa<br />

paura probabilmente perche quand'ero<br />

piccolo, e probabile che ci sara stato un<br />

episo<strong>di</strong>o in cui abbia avuto un trauma legato<br />

all'altitu<strong>di</strong>ne. Pensa a quante persone hanno<br />

paura <strong>di</strong> un qualcosa. Da solo ho imparato a<br />

vincere le mie paure: affrontandole. Come<br />

ho fatto a vincere la paura delle vertigini?<br />

Affrontandola <strong>nel</strong> migliore modo possibile.<br />

Mi sono lanciato da un ponte alto 153 metri,<br />

facendo bunjee jumping, dal centro della<br />

Sector no limits a Biella, in provincia <strong>di</strong><br />

Torino, da uno dei ponti piu alti <strong>di</strong> Italia:<br />

Colossus. <strong>Il</strong> bello e che mi sono lanciato dal<br />

ponte in tandem, con una mia amica che era<br />

all'oscuro <strong>di</strong> tutto questo. Vuoi sapere se ha<br />

funzionato tale terapia d'urto? <strong>Il</strong> piccolo<br />

Vincenzino, alle due del mattino esce dalla<br />

sala operatoria e ad aspettarlo ci sono i suoi<br />

genitori e c'e Giulio, ma hanno ancora una<br />

brutta sorpresa. È vivo ma e in coma. Non si<br />

sa se superera il coma e ne quanto tempo<br />

stara in coma. “Occorre affidarsi alla<br />

preghiera”, <strong>di</strong>cono i me<strong>di</strong>ci ai presenti. Dal<br />

latino precaria, preghiera significa ottenuto<br />

con pensieri personali. Ottenuto con pensieri<br />

personali. <strong>Il</strong> <strong>mio</strong> mito, Gesu, grande Guida,<br />

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soleva <strong>di</strong>re: “... pensieri, parole ed azioni...”.<br />

Cioe, con i pensieri che si coagulano in<br />

parole orali o scritte, si concretizza<br />

un'azione. Quante volte mi sono detto:<br />

“Voglio ottenere questo.” E poi non sono<br />

stato capace <strong>di</strong> realizzarlo. Come mai?<br />

Semplice, non ho prodotto un'azione<br />

continua e costante che mi portasse al<br />

conseguimento <strong>di</strong> un obiettivo, <strong>di</strong> un<br />

qualcosa che voglio realmente conseguire,<br />

raggiungere e goderne. Ed i miei genitori<br />

pregarono e pregarono tanto. Tutti<br />

pregavano per me. Tutti. “Mi sono trovato<br />

in un prato immenso, a pie<strong>di</strong> nu<strong>di</strong>. Vedevo<br />

dei fiori meravigliosi che emanavano un<br />

profumo inebriante. Ero estasiato da quel<br />

luogo. Un posto incantevole, meraviglioso,<br />

stupendo. Di fronte a me in lontananza,<br />

maestose delle montagne innevate che con<br />

le loro vette più alte toccavano il cielo blu,<br />

incommensurabile. Delle nuvole bianche<br />

sublimi, si muovevano cambiando forma in<br />

men che non si <strong>di</strong>ca. Chiunque le ammirava<br />

poteva vedere ciò che più gli piaceva. E lì,<br />

un sole caldo, brillante, maestoso,<br />

infondeva pace e tranquillità a chiunque.<br />

Ero tranquillo. Correvo a pie<strong>di</strong> nu<strong>di</strong> in<br />

questa immensa <strong>di</strong>stesa <strong>di</strong> manto fiorito ed<br />

erboso. Mi rotolavo, facevo le capriole,<br />

saltavo sui sassi che accoglievano<br />

piacevolmente le piante dei miei pie<strong>di</strong>ni. E lì<br />

vicino, c'era un ruscelletto. Acqua fresca che<br />

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mi dava quel senso <strong>di</strong> vita. Sono vivo.<br />

Correvo <strong>nel</strong> ruscelletto e tutta l'acqua che<br />

schizzava e bagnava tutto il <strong>mio</strong> corpo,<br />

dandomi una straor<strong>di</strong>naria sensazione <strong>di</strong><br />

benessere. Vedo i pesciolini, che<br />

accarezzano le mie caviglie e guizzano fra<br />

<strong>di</strong> esse. Sono variegati. Sono <strong>di</strong> mille colori.<br />

Dalle forme più piacevoli che io abbia<br />

potuto vedere. Ha dei rami che sembrano<br />

delle gran<strong>di</strong> braccia che ti vogliono<br />

accogliere: La Grande Quercia. L'Albero<br />

della Vita. Mi aspetta. Esco dal ruscelletto e<br />

mi <strong>di</strong>rigo verso questo possente arbusto.<br />

Più mi avvicino e più mi rendo conto <strong>di</strong><br />

quanto sia maestosa questa meravigliosa<br />

pianta. Altissima questa quercia. Non so,<br />

forse 30 metri o forse più. La circonferenza<br />

del suo tronco per poterla abbracciare<br />

credo che occorressero più <strong>di</strong> 170 persone.<br />

Appena sono sotto il suo fogliame mi rendo<br />

conto <strong>di</strong> una sensazione meravigliosa:<br />

coraggio. Mi sento coraggioso, mi sento<br />

energico, mi sento forte, mi sento vivo, mi<br />

sento io. Subito abbraccio il tronco con tutto<br />

il <strong>mio</strong> corpicino e la prima cosa che<br />

percepisco è <strong>di</strong> essere un tutt'uno con essa.<br />

Ascolto la linfa che scende e sale <strong>nel</strong> tronco<br />

della grossa quercia, dell'albero della Vita.<br />

<strong>Il</strong> vento che passa tra i rami della Grande<br />

Quercia, muovendo le foglie, mi induce ad<br />

accogliere il messaggio che mi vuole<br />

trasmettere. Faccio parte del tutto. Sono<br />

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collegato con il tutto e con tutti. Mi parla,<br />

mi racconta la sua storia. È sempre stata lì<br />

e rimarrà per sempre lì. E mentre mi<br />

racconta la sua storia e <strong>di</strong> ciò che ha vissuto<br />

e <strong>di</strong> ciò che dovrà vivere mi rendo conto che<br />

la sua linfa si trasferisce <strong>nel</strong> <strong>mio</strong> sangue,<br />

facendomi <strong>di</strong>ventare un tutt'uno con essa. È<br />

una sensazione magica, sembra che sto<br />

levitando. Sono parte <strong>di</strong> essa e lei è parte <strong>di</strong><br />

me. Vedo ciò che vedo, ascolto ciò che<br />

ascolto, percepisco ciò che percepisco. E mi<br />

proietta <strong>nel</strong> passato, <strong>nel</strong> presente e <strong>nel</strong><br />

futuro. Mi fa vedere cosa ho fatto, cosa<br />

faccio e cosa devo fare. Mi guida e mi<br />

rassicura che è sempre con me, anche<br />

quando credo che io sia da solo. Mi <strong>di</strong>ce che<br />

riesco a realizzare quello che voglio e questo<br />

mi fa sentire ancora più forte e<br />

determinato. Poi, dolcemente e<br />

delicatamente, come se fosse una mamma<br />

che accompagna per mano il suo bimbo a<br />

guidarlo nei primi passi per insegnargli a<br />

camminare, mi lascia gradualmente la sua<br />

mano per camminare da solo, ma io so che<br />

lei, è sempre con me. Mentre la saluto e<br />

ricevo il suo accenno dai suoi grossi rami<br />

che si muovono ondeggiando in una danza<br />

armoniosa, mi <strong>di</strong>rigo verso un portale.<br />

Sembra un arco stile romano, a mo' del<br />

Colosseo. Da questo portale esce una luce<br />

bianca, intensa, luminosa. Ne sono attratto.<br />

Ne rimango incantato. Mentre mi <strong>di</strong>rigo<br />

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verso questo portale, vedo che al <strong>di</strong> là del<br />

ruscelletto che è alla mia sinistra, c'è un<br />

binario. Tutt'ad un tratto odo un treno che<br />

proviene dal retro delle mie spalle.<br />

Voltandomi, noto una donna con i capelli<br />

lunghi e neri, una donna bellissima, che<br />

affacciandosi da un finestrino <strong>di</strong> una<br />

carrozza <strong>di</strong> questo treno, alza il braccio<br />

destro e con la mano mi saluta. Ed il treno,<br />

passa velocemente. Non capisco come mai<br />

mi abbia salutato. Mi <strong>di</strong>rigo verso questo<br />

portale. Mi sento sempre più attratto. Devo<br />

assolutamente attraversarlo. Mentre corro<br />

in questo straor<strong>di</strong>nario luogo, percepisco la<br />

rugiada che accarezza i miei pie<strong>di</strong>ni. E più<br />

mi avvicino a questo portale e più mi rendo<br />

conto che sto andando verso qualcosa <strong>di</strong><br />

magico, <strong>di</strong> unico, <strong>di</strong> eccezionale. 30 metri.<br />

Vedo le montagne innevate <strong>di</strong> fronte a me.<br />

15 metri. Ascolto il vento che culla la mia<br />

pelle. 5 metri. Percepisco la linfa della<br />

Grande Quercia dentro <strong>di</strong> me. 1 metro. Sono<br />

quasi lì. 8 centimetri. Nel mentre che sto<br />

per varcare il ciglio del portale ed il fascio<br />

luminoso avvolge tutto il <strong>mio</strong> essere, mi<br />

sento abbracciare <strong>di</strong>etro le mie spalle, da<br />

una donna, la quale non ho visto il suo<br />

volto, e mi sussurra <strong>nel</strong>l'orecchio sinistro:<br />

“Ancora non è il tuo momento...” Mi sono<br />

svegliato dal coma l'11 <strong>di</strong>cembre del 1976 alle<br />

10 del mattino in un letto dell'ospedale <strong>nel</strong><br />

reparto <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina del Policlinico <strong>di</strong> Bari.<br />

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Vicino a me, al <strong>mio</strong> risveglio, c'e mia<br />

mamma e <strong>mio</strong> zio, il fidanzato <strong>di</strong> zia<br />

Can<strong>di</strong>da. Piange <strong>di</strong> gioia, mia mamma.<br />

Chiedo a <strong>mio</strong> zio, perche piange. “Gli e<br />

andato un moscerino negli occhi”, mi<br />

risponde. Voglio che tu ora che stai leggendo<br />

queste righe, compren<strong>di</strong> cosa sia la Vita. Piu<br />

in la capirai che ho rischiato la vita sette<br />

volte e ti racconto anche come sono riuscito<br />

a salvarmi inconsapevolmente. Homo faber<br />

fortunae suae (L'uomo e artefice del proprio<br />

destino – Sallustio – I sec. a. C.). Ricordati:<br />

TU sei padrone del tuo destino e se avrai la<br />

fede e la volonta <strong>di</strong> vincere, la vittoria <strong>nel</strong>la<br />

tua personale battaglia non ti sara negata. Io<br />

la mia battaglia l'ho vinta piu <strong>di</strong> una volta, ed<br />

adesso che mi volto in<strong>di</strong>etro <strong>nel</strong> passato,<br />

vedo quanta gioia ho avuto <strong>nel</strong>l'affrontare le<br />

avversita che mi si sono superate. Mentre<br />

c'erano dei miei amici che si sbucciavano ad<br />

un ginocchio e piangevano andando dalla<br />

mammina per un piccolo graffio, all'eta <strong>di</strong> 4<br />

anni venivo sparato e dovevo affrontare<br />

anestesia totale, coma ed altro. Mentre dei<br />

miei amici all'eta <strong>di</strong> sette anni venivano<br />

burlati dai loro compagni <strong>di</strong> gioco, io dovevo<br />

fare terapia per riabilitare il braccio sinistro<br />

e la gamba sinistra. Scusa, ma adesso mi sto<br />

auto-commiserando. No! Assolutamente<br />

lungi da me. Ho un'energia che a solo<br />

leggere queste righe tutte le cellule del tuo<br />

corpo vibrano ed io sto percependo adesso,<br />

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in questo preciso momento, la tua<br />

vibrazione. Ricordati: siamo collegati tutti.<br />

Tutti siamo un tutt'uno. <strong>Il</strong> tutto e in noi e noi<br />

in lui. Quante volte ti e capitato <strong>di</strong> essere<br />

particolarmente calmo e sereno ed<br />

armonioso e non ti sei mai spiegato perchen<br />

avvenisse tutto questo? In quel momento eri<br />

in contatto con te stesso ed eri in contatto<br />

con tutto cio che ti circondava. Diciamo che<br />

eri in “collegamento” con il mondo, con la<br />

natura, con gli animali, con la VITA. Siamo<br />

presi dalla frenesia, dall'andare in ufficio e<br />

produrre piu risultati economici, perche il<br />

successo si misura da quanti sol<strong>di</strong> hai e da<br />

cio che hai prodotto. Questo e cio che ci<br />

hanno insegnato e cio che ci insegnano. <strong>Il</strong><br />

potere logora chi non ce l'ha, <strong>di</strong>ce il senatore<br />

Giulio Andreotti, ed io aggiungo e logora chi<br />

ce l'ha. Cio che e importante, in questo<br />

mondo, in questa vita, e sentirsi gratificati.<br />

Gratificati da chi o da cosa? Sicuramente hai<br />

avuto modo <strong>di</strong> fare beneficenza o <strong>di</strong> aiutare<br />

qualcuno a superare una <strong>di</strong>fficolta, oppure a<br />

svolgere qualsiasi altra cosa tu abbia fatto<br />

per sentirti bene con te stesso. Sai e una<br />

sensazione piacevole e meravigliosa. <strong>Il</strong> motto<br />

dei Cavalieri della Tavola Rotonda e: “Per<br />

servirci l'un l'altro <strong>di</strong>veniamo finalmente<br />

liberi”. Sono estremamente felice quando mi<br />

sento <strong>di</strong>re: “Grazie, per quello che hai fatto<br />

per me”. Non c'e somma al mondo che possa<br />

essere commisurata alla sensazione <strong>di</strong><br />

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enessere che provo e che ricevo in quel<br />

momento. Molte volte sono io che ringrazio<br />

queste persone che mi hanno offerto<br />

l'opportunita <strong>di</strong> essere stato per loro un<br />

aiuto. In un passo della Bibbia alla voce<br />

Proverbi 17:17 c'e una frase che cita:<br />

“L'amico ama in ogni tempo, e fatto per<br />

essere un fratello <strong>nel</strong>la sventura”. Io credo<br />

che siamo stati creati per essere fratelli e<br />

sorelle tutti, ma soprattutto per<br />

comprendere il messaggio universale che<br />

ognuno <strong>di</strong> noi ha dentro se stesso, per<br />

poterlo con<strong>di</strong>videre col prossimo. Purtroppo,<br />

sin da piccoli ci insegnano alla competizione,<br />

alla sfida, all'essere egoisti. Questo ha ucciso<br />

la nostra creativita. Ritrova te stesso! Lao<br />

Tzu <strong>di</strong>ceva: “Chi conosce gli altri e sapiente,<br />

chi conosce se stesso e illuminato”. Pensate<br />

che al piccolo Vincenzino, quando si sia<br />

svegliato dal coma abbia detto: “Ma perche<br />

sono in questo stato o in questa con<strong>di</strong>zione?”<br />

Non si curava minimamente <strong>di</strong> cio che gli<br />

era accaduto, perche era vivo. Ma ritorniamo<br />

al 6 <strong>di</strong>cembre del 1976 e leggiamo cosa<br />

successe dopo. Ti va? Mamma Maria<br />

abbraccio il piccolo Vincenzino, il quale<br />

frastornato ancora dai residui dell'anestesia<br />

non si capacitava <strong>di</strong> cio che era accaduto e<br />

del perche si trovava all'ospedale. Mamma<br />

Maria era felice che il piccolo Vincenzino era<br />

salvo. Quante ne ha passate mamma Maria,<br />

e quante ne ha passate il piccolo Vincenzino.<br />

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2 centimetri sotto l'ippocampo. Solo a due<br />

centimetri <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza si era fermata la<br />

<strong>pallottola</strong>. Aveva attraversato il <strong>mio</strong> <strong>cervello</strong><br />

e si e fermata li. Aveva preso tutta la parte<br />

destra del <strong>cervello</strong> che comanda la parte<br />

sinistra del corpo. <strong>Il</strong> piccolo Vincenzino si<br />

ritrovava in quel lettino del Policlinico <strong>di</strong><br />

Bari, che aveva perso le funzionalita del<br />

corpo: non riusciva piu a muovere le gambe<br />

e la mano sinistra. Gli occhi erano incrociati<br />

e vedeva malissimo. I me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong>ssero alla<br />

mamma <strong>di</strong> Vincenzino che il piccolo non<br />

avrebbe piu camminato e che avrebbe visto<br />

male a vita. Cosi non fu. Volli, e volli sempre,<br />

e fortissimamente volli (V. Alfieri – 1749-<br />

1803). <strong>Il</strong> Papa <strong>di</strong> Vincenzino, Pasquale, era a<br />

<strong>Corigliano</strong> perche oltre che andare a lavorare<br />

per mandare il sostentamento al piccolo<br />

Vincenzino ed alla mamma, doveva<br />

occuparsi anche della situazione <strong>di</strong> nonno<br />

Vincenzo, che <strong>nel</strong> frattempo era indagato per<br />

avere tenuto la pistola incusto<strong>di</strong>ta. Quando<br />

si seppe la notizia che il piccolo Vincenzino<br />

era uscito dal coma, a <strong>Corigliano</strong>, gli zii, gli<br />

amici ed i parenti tutti gioirono <strong>di</strong> questa<br />

conoscenza. Dissero: “L'importante e che e<br />

vivo”. Si, vivo ma paralizzato. Nessuna colpa<br />

aveva Franco, il piccolo che accidentalmente<br />

sparo al piccolo Vincenzino. Non poteva<br />

saperlo che era una pistola vera. Non porto<br />

nessun rammarico nei confronti <strong>di</strong> Franco,<br />

nessun rammarico. Quando ci incontriamo<br />

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ci salutiamo da buoni amici e ci sorri<strong>di</strong>amo.<br />

Siamo legati l'uno al destino dell'altro. Non<br />

poteva saperlo che quella pistola era vera. Ai<br />

bambini si sa che piace giocare e curiosare.<br />

Due anni dopo sentii una notizia che il<br />

fratellino piu grande, per gioco aveva messo<br />

il fratellino <strong>di</strong> tre anni <strong>nel</strong>la lavatrice ed<br />

aveva chiuso lo sportello. L'ha messa in<br />

funzione e... Quante cose accadono per<br />

gioco. Ce' chi si salva e c'e chi non si salva.<br />

Possiamo sapere cosa ci accadra fra un<br />

secondo? Fa parte del grande <strong>di</strong>segno<br />

universale. Siamo tutti su questa Ruota della<br />

VITA e se potessimo prevedere cio che ci<br />

accadrebbe, beh, allora potremmo farci ben<br />

pagare dagli altri per raccontare cio che<br />

ve<strong>di</strong>amo. <strong>Una</strong> tecnica potente <strong>di</strong> visualizzare<br />

cio che inten<strong>di</strong>amo raggiungere puo andare<br />

bene con noi stessi, ma se inten<strong>di</strong>amo<br />

coinvolgere altre persone a cui vogliamo<br />

bene, molte volte puo capitare che quello che<br />

abbiamo visualizzato non possa<br />

concretizzarsi. Un <strong>mio</strong> grande amico Andrea<br />

Fargnoli, che adesso e lassu nei cieli, aveva<br />

dei gran<strong>di</strong> sogni e dei gran<strong>di</strong> progetti.<br />

Purtroppo,aveva una missione piu<br />

importante da svolgere altrove e per questo<br />

motivo che ha lasciato la moglie Rosi e la sua<br />

piccola Amanda. Io sto imparando a<br />

godermi l'attimo. L'attimo fuggente, come<br />

<strong>nel</strong> film mirabilmente interpretato da uno<br />

dei miei attori preferiti: Robin Williams.<br />

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Carpe<strong>di</strong>em, soleva <strong>di</strong>re, cogli l'attimo che<br />

vivi. Secondo te io l'attimo l'ho colto? Tutti i<br />

giorni della mia vita che trascorro li de<strong>di</strong>co a<br />

vivere la vita intensamente, a farla vivere<br />

intensamente a mia moglie Tina ed ai miei<br />

cari ed amici. Ci per<strong>di</strong>amo in noi stessi a<br />

volte e questo ci <strong>di</strong>stoglie <strong>nel</strong>l'ascoltare il<br />

cinguettio degli uccellini, a vedere una<br />

cocci<strong>nel</strong>la volare su una foglia, ad ascoltare il<br />

vento che sussurra <strong>nel</strong>l'aria a notare cosa ci<br />

accade intorno. Acutezza sensoriale, la<br />

definisce il <strong>mio</strong> Coach, nonche amico<br />

Roberto Cere. Siamo troppo presi dalle<br />

nostre cose che non ci lasciamo prendere da<br />

noi stessi. Nel Policlinico <strong>di</strong> Bari intanto, sia<br />

gli infermieri che i me<strong>di</strong>ci tutti, portavano<br />

chi cioccolate, chi regali, chi dolci al piccolo<br />

Vincenzino che si sentiva coccolato ed<br />

accolto da tutti. Mamma Maria ringraziava<br />

tutti. Riposava su una se<strong>di</strong>a. Quanti sacrifici<br />

ha fatto per me. La ringraziero a vita. Mio<br />

fratello <strong>di</strong> un anno, Fabio, era accu<strong>di</strong>to da<br />

mia nonna e da <strong>mio</strong> papa. Mamma Maria<br />

anche se sapeva che non avrei piu visto bene<br />

e non avrei piu camminato, pregava sempre<br />

affinche il piccolo Vincenzino si rimettesse<br />

in forma. Prima dell'incidente, il piccolo<br />

Vincenzino, quando nacque il suo fratellino,<br />

vedeva questa creatura piu piccola <strong>di</strong> lui<br />

pensando fosse un giocattolo. Un giorno, il<br />

piccolo Fabio che si trovava <strong>nel</strong> passeggino,<br />

venne scaraventato <strong>nel</strong>le scale dal piccolo<br />

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Vincenzino, pensando fosse un giocattolo.<br />

Per fortuna il passeggino attuti la caduta del<br />

piccolo, che rimase illeso. Un'altra volta, il<br />

piccolo Vincenzino, prese un pennarello e<br />

poiche gli piaceva moltissimo <strong>di</strong>segnare non<br />

trovando carta su cui scrivere, <strong>di</strong>segno sulle<br />

braccia del piccolo Matteo,<br />

scarabocchiandolo tutto. Quando sono vere<br />

le parole <strong>di</strong> Jim Rohn: “Devi assumerti la<br />

responsabilita personale: non puoi cambiare<br />

le circostanze, le stagioni o il vento, ma puoi<br />

cambiare te stesso.” Sono cambiato<br />

tantissimo <strong>nel</strong> corso degli anni. Ho imparato<br />

ad imparare, ad ascoltare, a gioire. Ma tutto<br />

questo mi ha insegnato che “La conoscenza<br />

dei propri <strong>di</strong>fetti e l'inizio della guarigione”<br />

(Epicuro – 341 a. C. - 271 a. C.). Sono io il<br />

responsabile <strong>di</strong> tutto cio che sono e che<br />

faccio <strong>nel</strong>la mia vita. <strong>Il</strong> piccolo Vincenzino,<br />

riceveva dei piccoli schiaffi da mamma<br />

Maria per avere trattato cosi il fratellino. Gli<br />

faceva sempre i <strong>di</strong>spetti. Perche?<br />

Semplicemente per gelosia, perche non<br />

riceveva le giuste cure come prima che<br />

nascesse il fratellino. Ma il piccolo<br />

Vincenzino avrebbe capito piu tar<strong>di</strong>. Capito<br />

una volta che, quando il piccolo Vincenzino<br />

aveva tre anni, data la sua spiccata<br />

intelligenza e creativita, trovandosi sul<br />

vasino per fare pupu, noto vicino al<br />

lavan<strong>di</strong>no un pen<strong>nel</strong>lo da barba. Pensando<br />

fosse anch'esso un giocattolo incurante si<br />

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alzo dal vasino, dopo avere fatto la pupu, si<br />

<strong>di</strong>resse verso il lavan<strong>di</strong>no, essendo basso<br />

cerco <strong>di</strong> arrampicarsi e con un piccolo balzo<br />

riusci a prendere finalmente il pen<strong>nel</strong>lo da<br />

barba. Mamma Maria, momentaneamente,<br />

si trovava in cucina poiche stava preparando<br />

il sugo per la pasta e lo stava condendo con<br />

carne macinata e con spezie aromatiche,<br />

prima <strong>di</strong> andare a controllare se il piccolo<br />

Vincenzino avesse finito <strong>di</strong> fare i suoi<br />

bisognini. Nel pianerottolo al terzo piano del<br />

palazzo Gallina, sito in Via Vittorio<br />

Emanuele, in <strong>Corigliano</strong> <strong>Calabro</strong>, <strong>di</strong><br />

rimpetto all'appartamento del piccolo<br />

Vincenzino abitava la famiglia D'Ippolito. La<br />

Sig.ra Italia, il Prof. Armano ed i loro figli<br />

Luigino e MariaLuisa erano persone<br />

straor<strong>di</strong>narie e splen<strong>di</strong>de. Quando incontro<br />

tutt'ora a Maria Luisa ed a Luigino, ricordo<br />

ancora quando mi facevano giocare con loro<br />

essendo molto piu gran<strong>di</strong> <strong>di</strong> 5 e 8 anni<br />

rispetto a me. Quel giorno la Sig.ra Italia<br />

suono alla porta per consegnare a mamma<br />

Maria una ciambella che piaceva moltissimo<br />

al piccolo Vincenzino. I proprietari del<br />

palazzo, i Sig. Gallina erano molto attaccati<br />

al piccolo Vincenzino, poiche lui era nato in<br />

quell'appartamento. Tutti gli inquilini <strong>di</strong><br />

quel palazzo consideravano il piccolo<br />

Vincenzino come un proprio figlio. Tutti gli<br />

volevano bene anche se ogni tanto<br />

combinava una delle sue marachelle. Dopo<br />

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che mamma Maria ringrazio tantissimo la<br />

Sig.ra Italia per la ciambella, la poso sul<br />

tavolo in cucina e si <strong>di</strong>resse <strong>nel</strong> corridoio per<br />

andare al bagno e prendere il piccolo<br />

Vincenzino per farlo mangiare. Quando apri<br />

la porta, lo spettacolo non era poi tanto cosi<br />

allettante. Nel frangente il piccolo<br />

Vincenzino con il pen<strong>nel</strong>lo aveva intinto <strong>nel</strong><br />

vasino dov'era la pupu ed aveva <strong>di</strong>pinto tutte<br />

le pareti del bagno, sino dove poteva<br />

arrivare, con la pupu. Povera mamma Maria<br />

che dovette armarsi <strong>di</strong> tanta pazienza per<br />

ripulire tutto e sistemare il bagno. Quante<br />

cose ho imparato dall'amorevole lezione <strong>di</strong><br />

vita che ha saputo mirabilmente inculcarmi<br />

sia mia mamma che <strong>mio</strong> papa. “L'uomo non<br />

e la creatura delle circostanze, ma sono le<br />

circostanze la creatura dell'uomo”, <strong>di</strong>ceva il<br />

grande Benjamin Disraeli.<br />

<strong>Il</strong> 12 <strong>di</strong>cembre ricevette la visita delle zie<br />

Can<strong>di</strong>da e Federica, sorelle del papa<br />

Pasquale, che gli portarono dei bellissimi<br />

regali: cioccolate, caramelle e dei peluche<br />

morbidosi. Giocarono con lui tutto il giorno,<br />

e poiche il piccolo Vincenzino non poteva<br />

alzarsi dal lettino, poiche era sotto<br />

osservazione, cercarono <strong>di</strong> farlo ridere e gli<br />

raccontavano che tutto sarebbe andato per il<br />

meglio. Nel frattempo mamma Maria<br />

cercava spiegazioni su quanto fosse accaduto<br />

a Can<strong>di</strong>da, la quale le raccontava che era<br />

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stata una fatalita che in quel momento i tre<br />

bambini erano rimasti soli e che non si sia<br />

capito come Franco abbia trovato la pistola.<br />

In modo seppur velato Maria esprimeva la<br />

sua rabbia sull'accaduto e dava le colpe a se<br />

stessa in primi per avere permesso che<br />

quella sera abbia lasciato Vincenzino con<br />

Can<strong>di</strong>da, e poi a nonna Francesca, la stessa<br />

Can<strong>di</strong>da e Federica. Can<strong>di</strong>da capendo la<br />

situazione la lasciava sfogare e cercava <strong>di</strong><br />

consolarla come meglio poteva, pur sapendo<br />

che il dolore <strong>di</strong> una mamma per il proprio<br />

figlio e grande in queste situazioni. La stanza<br />

dove era Vincenzino, aveva delle pareti<br />

bianche. Lo stesso bimbo si chiedeva fra se e<br />

se, come mai sia le pareti della stanza quanto<br />

quelle specie <strong>di</strong> “giacche” che indossavano i<br />

me<strong>di</strong>ci erano bianche. Quel pomeriggio<br />

passo uno dei tre chirurghi che aveva<br />

operato Vincenzino, sincerandosi delle sue<br />

con<strong>di</strong>zioni e scherzando un po' col piccolo.<br />

Vincenzino, noto che poi lo stesso me<strong>di</strong>co si<br />

avvicino a sua mamma ed alle sue zie e che<br />

<strong>di</strong>sse loro qualcosa. Subito dopo vide che<br />

piansero <strong>di</strong> gioia per cio che era stato loro<br />

detto. Non seppe mai cosa quel me<strong>di</strong>co <strong>di</strong>sse<br />

a sua mamma ed alle sue zie. La vista del<br />

piccolo Vincenzino era limitata poiche la<br />

<strong>pallottola</strong> aveva creato seri danni al <strong>cervello</strong><br />

causando <strong>di</strong>sturbi ai nervi ottici. <strong>Il</strong> piccolo<br />

intravedeva cio che era <strong>di</strong>stante da lui senza<br />

mettere bene a fuoco cosa accadeva. Mamma<br />

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Maria cercava in tutti i mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> fare <strong>di</strong>strarre<br />

il piccolino e <strong>di</strong> sdrammatizzare per quanto<br />

potesse, l'accaduto. La notte fra il 12<br />

<strong>di</strong>cembre ed il 13 <strong>di</strong>cembre avvenne quel che<br />

avvenne. Nella notte Vincenzino sogno <strong>di</strong><br />

essere insieme ad una bella signora con degli<br />

occhi azzurri e con dei capelli color oro. Si<br />

trovava in un grande parco e v'erano tanti<br />

altri bambini che stavano giocando con i loro<br />

genitori. Chi saltava con la corda, chi<br />

dondolava sull'altalena, chi scivolava sullo<br />

scivolo, chi si rotolava <strong>nel</strong> prato erboso.<br />

L'aria era tersa e tiepida ed i raggi del sole<br />

colpivano tutte le persone presenti<br />

irra<strong>di</strong>andoli <strong>di</strong> armonia e <strong>di</strong> rilassatezza. Le<br />

risate gioiose galoppavano fra i sorrisi dei<br />

genitori. In un laghetto li vicino dei cigni<br />

maestosi amoreggiavano incrociando i loro<br />

lunghi colli. La possente quercia, secolare<br />

che dava ristoro con la sua ombra a coloro<br />

intendessero avvalersene, ospitava fra i suoi<br />

bellissimi cespugli dei ni<strong>di</strong> <strong>di</strong> passerottini e<br />

<strong>di</strong> ron<strong>di</strong>ni, le quali madri nutrivano i loro<br />

piccoli. Questa bella signora prese per mano<br />

al piccolo Vincenzino, lo porto a passeggiare<br />

in questo bellissimo parco giochi. Mentre<br />

che passeggiavano, raccontava al piccolo<br />

della sua storia, <strong>di</strong> come fosse cresciuta in un<br />

ambiente in cui gli altri volevano imporre la<br />

loro volonta su <strong>di</strong> lei e <strong>di</strong> come lei molte<br />

volte dovette ribellarsi per salvaguardare la<br />

sua persona. La cosa strana e che tale<br />

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signora oltre che parlare a Vincenzino come<br />

se fosse un adulto, portava <strong>nel</strong>la mano<br />

sinistra un fazzoletto profumatissimo <strong>nel</strong><br />

quale custo<strong>di</strong>va gelosamente qualcosa e<br />

nonostante le insistenze del piccolo<br />

Vincenzino per vedere cosa ci fosse, la bella<br />

signora <strong>di</strong>ceva lui <strong>di</strong> pazientare poiche<br />

avrebbe compreso da li a breve. La<br />

misteriosa signora continuava <strong>nel</strong> raccontare<br />

<strong>di</strong> come un giorno, un ricco e potente<br />

signore la vide e si innamoro dei suoi occhi.<br />

Fece tutto il possibile questo ricco signore<br />

per riuscire ad averla . Lei si rifiutava<br />

sempre e nonostante <strong>di</strong>cesse ai suoi genitori<br />

che non aveva nessuna intenzione <strong>di</strong><br />

sposarlo, i suoi genitori la costrinsero ad<br />

andare da lui. Seppur con riluttanza e con<br />

rabbia dentro dovette recarsi da questa<br />

persona cattiva, la quale appena la vide le<br />

<strong>di</strong>sse che aveva degli occhi meravigliosi.<br />

Vista la sua infelicita questa donna per tutta<br />

risposta prese un coltello si cavo gli occhi e<br />

glieli porse su un piatto. Quando il piccolo<br />

Vincenzino, si sveglio la mattina aprendo gli<br />

occhi noto che vedeva benissimo e che i suoi<br />

occhi non erano piu incrociati. Quando<br />

mamma Maria vide questa cosa <strong>nel</strong> piccolo<br />

Vincenzino, dapprima pianse e poi corse <strong>nel</strong><br />

corridoio del reparto <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina per<br />

avvisare il me<strong>di</strong>co. Nell'altra stanza<br />

a<strong>di</strong>acente al piccolo Vincenzino v'era una<br />

signora sulla cinquantina d'anni. <strong>Una</strong><br />

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signora semplice, umile e fiera <strong>di</strong> se stessa.<br />

Si trovava li per una piccola appen<strong>di</strong>cite.<br />

Quella mattina c'era sua figlia che la aveva<br />

venuta a trovare ed a portarle una colazione<br />

che consisteva in un cornetto alla<br />

marmellata con un caffe senza zucchero. Lei<br />

stava bevendo un the caldo e quando vide<br />

mamma Maria correre <strong>nel</strong> corridoio per<br />

avvisare il me<strong>di</strong>co, penso che era accaduto<br />

qualcosa <strong>di</strong> poco bello al piccolo Vincenzo.<br />

Fra lo stupore e la gioia vide che Vincenzino<br />

giocava con il peluche e rideva gioiosamente.<br />

Notava che i suoi occhi erano ritornati come<br />

prima e non riusciva a spiegare come tutto<br />

questo fosse stato possibile. Quando arrivo il<br />

me<strong>di</strong>co insieme a mamma Maria, visito<br />

subito il piccolo Vincenzino ma nonostante i<br />

vari controlli e dopo essersi consultato con i<br />

suoi colleghi, non compresero come tutto cio<br />

fosse accaduto. Se solo avessero chiesto al<br />

piccolo Vincenzino cosa sogno quella notte...<br />

Non seppero dare nessuna spiegazione ne<br />

me<strong>di</strong>ca ne scientifica. Era il 13 <strong>di</strong>cembre del<br />

1976. quella signora bella non ritorno piu in<br />

sogno al piccolo Vincenzino, ne tanto meno<br />

seppe cosa custo<strong>di</strong>va preziosamente in quel<br />

fazzoletto profumatissimo. Immensa la gioia<br />

<strong>di</strong> mamma Maria quanto pote vedere che al<br />

suo cucciolo gli occhi erano ritornati<br />

normali. Se ne parlo per giorni <strong>di</strong> quel<br />

“miracolo”. Si vociferava nei corridoi che il<br />

13 <strong>di</strong>cembre il giorno <strong>di</strong> Santa Lucia il<br />

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piccolo Vincenzino era ritornato a vedere<br />

come prima. C'e da <strong>di</strong>re che il piccolo<br />

Vincenzo, nonostante la sua con<strong>di</strong>zione<br />

fisica, era sempre vispo ed allegro. Aveva<br />

sempre voglia <strong>di</strong> giocare e <strong>di</strong> scoprire e a<br />

volte chiedeva a sua mamma come mai<br />

prima poteva camminare ed adesso si<br />

trovava su una se<strong>di</strong>a a rotelle. La mamma<br />

cercava in ogni modo i fargli capire che era<br />

una cosa temporanea e che tutto si sarebbe<br />

messo a posto, anche se i me<strong>di</strong>ci<br />

continuavano a <strong>di</strong>re, senza farsi sentire dal<br />

piccolo Vincenzino, che non avrebbe piu<br />

camminato, poiche la <strong>pallottola</strong> aveva leso<br />

irrime<strong>di</strong>abilmente le connessioni nervose del<br />

<strong>cervello</strong> che comandano la parte sinistra del<br />

corpo e delle gambe. In poche parole la<br />

<strong>pallottola</strong> aveva chiuso l'interruttore della<br />

corrente che consentiva al piccolo<br />

Vincenzino <strong>di</strong> potere camminare. <strong>Il</strong> 15<br />

<strong>di</strong>cembre il papa <strong>di</strong> Vincenzo, Pasquale, lo<br />

venne a trovare insieme ad Giulio, che era<br />

andato via il giorno dopo l'intervento del 6<br />

<strong>di</strong>cembre del piccolo Vincenzo rientrando<br />

per l'appunto con Pasquale. Tante erano le<br />

domande che Giulio rivolgeva al papa <strong>di</strong><br />

Vincenzo e tante erano le cose che Pasquale<br />

chiedeva a lui per sapere cosa gli avesse<br />

detto <strong>nel</strong> tragitto da <strong>Corigliano</strong> a Bari per<br />

farlo stare in vita. Gli interrogativi erano<br />

moltissimi e moltissime erano le<br />

imprecisioni delle varie versioni che<br />

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venivano date <strong>nel</strong> frattempo carabinieri dalla<br />

mamma <strong>di</strong> Franco, da nonno Vincenzo, da<br />

nonna Francesca, da Can<strong>di</strong>da e Federica ed<br />

allo stesso Pasquale. Si cercava <strong>di</strong> ricostruire<br />

quanto fosse accaduto quella mattina del 5<br />

<strong>di</strong>cembre 1976. Nonostante le indagini<br />

conducevano sempre <strong>di</strong> piu<br />

all'incriminazione del nonno del piccolo<br />

Vincenzo, c'era qualcosa <strong>di</strong> poco chiaro. Non<br />

si comprendeva come mai l'arma fosse<br />

tenuta in quel como e perche. Interrogarono<br />

anche i due fratelli presenti in quella<br />

mattinata a quanto accadde ed entrambi<br />

<strong>di</strong>ssero che il piccolo Vincenzo aveva preso<br />

la pistola e si era sparato da solo. Gli<br />

inquirenti, comunque, sospettavano<br />

qualcos'altro ma nonostante i loro sforzi non<br />

riuscirono ad avere notizie certe. In quel<br />

periodo c'era tantissimo caos; i vicini <strong>di</strong> casa,<br />

raccontavano che avevano visto scappare<br />

frettolosamente i due bambini quella<br />

mattina, altre persone asserivano <strong>di</strong> non<br />

avere sentito nessun colpo <strong>di</strong> pistola esploso,<br />

c'era chi affermava <strong>di</strong> avere visto ad<strong>di</strong>rittura<br />

entrare un uomo quella mattina in casa dei<br />

nonni del piccolo Vincenzo. <strong>Una</strong> cosa e<br />

certa: il solo ed unico testimone<br />

dell'accaduto era proprio il piccolo<br />

Vincenzino. E solo lui poteva realmente <strong>di</strong>re<br />

cosa fosse accaduto realmente. Quando quel<br />

15 <strong>di</strong>cembre Giulio e Pasquale andarono a<br />

trovare il piccolo Vincenzino, in quella<br />

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mattinata piovosa e fredda, fredda come la<br />

notizia che da li a poco i tre presenti<br />

u<strong>di</strong>rono, da quanto venne riferito dal piccolo<br />

Vincenzino, si comprese <strong>di</strong> quanta falsita<br />

v'era <strong>nel</strong>le <strong>di</strong>chiarazioni. Mentre giocava<br />

allegramente sul lettino della stanza in cui<br />

Vincenzino passava la sua degenza con le<br />

gambe paralizzate, mamma Maria chiese al<br />

piccolo Vincenzino, in presenza del marito<br />

Pasquale e dell'amico <strong>di</strong> famiglia Giulio cosa<br />

fosse successo quella mattina. “Franco mi ha<br />

sparato”, furono queste le parole che il<br />

piccolo Vincenzo <strong>di</strong>sse ai presenti. Con<br />

sguar<strong>di</strong> attoniti e con rabbia <strong>nel</strong> cuore,<br />

incominciarono a parlare fra <strong>di</strong> loro e <strong>di</strong>rsi<br />

sul da farsi. Stettero a parlare quasi un'ora<br />

mentre il piccolino continuava a giocare con<br />

i giochi portati da Giulio e da Pasquale. Gli<br />

portarono una scatola <strong>di</strong> domino ed<br />

inizialmente, il piccolo cercava <strong>di</strong> metterli<br />

uno sull'altro senza comprendere la vera<br />

utilita <strong>di</strong> quel gioco fantastico ed<br />

intelligente. Probabilmente non sapeva che<br />

anni piu tar<strong>di</strong>, quel particolare gioco gli<br />

avrebbe dato delle intuizioni altamente<br />

scientifiche. Vedeva nei loro volti grigiore e<br />

rabbia. Ma lui era sereno dentro. Come se<br />

nulla gli fosse accaduto, come se tutto quello<br />

che gli era successo, fosse normale per lui. E<br />

in quella giornata grigia e fredda mamma<br />

Maria, papa Pasquale ed Giulio si promisero<br />

una cosa. Si promisero che avrebbero fatto<br />

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tutto il possibile per rendere la vita del<br />

piccolo Vincenzo piu agevole e piu serena<br />

possibile coinvolgendolo, per quel che a loro<br />

potesse competere, <strong>nel</strong> migliore dei mo<strong>di</strong>.<br />

Subito dopo avere parlato tornarono da<br />

Vincenzo e cercarono <strong>di</strong> giocare con lui.<br />

Vincenzo vide che sua mamma aveva le<br />

lacrime agli occhi e che in qualche modo,<br />

cercava <strong>di</strong> asciugarsele. Venne l'infermiere<br />

che porto al piccolino delle pillole amare che<br />

dovette ingoiare bevendo un bel bicchiere<br />

d'acqua fresca. L'infermiere gli <strong>di</strong>sse che<br />

servivano affinche il piccolo Vincenzo<br />

crescesse sano, bello e forte. Ma per poterle<br />

ingoiare quelle pillole faceva un sacco <strong>di</strong><br />

moine affinche potesse evitarle <strong>di</strong> prenderle.<br />

Ed allora armato <strong>di</strong> tanta pazienza e bonta<br />

l'infermiere gli portava dei cioccolatini ed in<br />

cambio Vincenzo doveva seppur a<br />

malincuore, ingoiare quelle pillole. Giulio<br />

cercava <strong>di</strong> fargli comprendere a quanto<br />

potessero aiutarlo <strong>nel</strong> crescere se avesse<br />

preso quelle pastiglie. Papa Pasquale, in<br />

qualche modo, cercava <strong>di</strong> assecondare il<br />

figlio per fargli vedere che gli era vicino e lo<br />

<strong>di</strong>straeva con i domino che gli avevano<br />

portato insieme ad Giulio. Dopo quasi<br />

mezz'ora, finalmente riuscirono a dargli<br />

queste pillole che, pero, vomito subito dopo.<br />

Erano talmente amare da non essere<br />

accettate dal metabolismo del piccolino. Per<br />

questo motivo, i me<strong>di</strong>ci, decisero <strong>di</strong><br />

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cambiare terapia assegnandogli dei flaconi<br />

da ingerire insieme al mangiare, in modo<br />

tale che il tutto avvenisse <strong>nel</strong>la maniera piu<br />

naturale e semplice possibile. Ogni tanto<br />

aveva dei dolori alla testa, dolori che gli<br />

causavano forti emicranie. Purtroppo,<br />

doveva incominciare ad abituarsi a convivere<br />

con quei dolori e li avrebbe dovuti<br />

sopportare per tutto il resto della sua vita.<br />

Ma questo ancora non lo sapeva. Non era a<br />

conoscenza <strong>di</strong> cio che avrebbe vissuto. Non<br />

poteva immaginare delle sofferenze, delle<br />

umiliazioni, delle ingiustizie che avrebbe<br />

vissuto. Non poteva lontanamente ideare<br />

degli altri interventi che avrebbe subito sulla<br />

sua persona. La <strong>pallottola</strong> aveva causato una<br />

bella ferita, profonda e mortale. Ma lui era<br />

sopravvissuto. Sopravvivere ad un colpo del<br />

genere non e da tutti. Sopravvivere con una<br />

<strong>pallottola</strong> <strong>nel</strong> <strong>cervello</strong> alcuni <strong>di</strong>rebbero che e<br />

stato un miracolo. Quando fecero la<br />

ra<strong>di</strong>ografia al cranio del piccolo Vincenzino<br />

videro subito alle lastre l'esatta posizione<br />

dove si era fermata la <strong>pallottola</strong>. Ed increduli<br />

i me<strong>di</strong>ci che operarono il piccolo Vincenzino,<br />

il dr. Fasano, il dr. Renzelli ed il dr. Saviano,<br />

non si capacitavano <strong>di</strong> cio che vedevano. Era<br />

qualcosa a <strong>di</strong>re la loro, <strong>di</strong> impossibile.<br />

Eppure era reale quella lastra. Tutto e<br />

possibile. Quando si crede che non ci sia<br />

nessuna spiegazione allora v'e la<br />

spiegazione. Ma l'importante e che Vincenzo<br />

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era vivo. Dopo avere resistito ad una<br />

<strong>pallottola</strong> perdendo sangue per circa un'ora,<br />

dopo essere stato trasportato da <strong>Corigliano</strong> a<br />

Bari in autoambulanza, appeso ad un filo fra<br />

la vita e la morte, dopo avere subito<br />

un'intervento <strong>di</strong> circa 9 ore non sapendo se<br />

ne uscisse vivo, dopo essere andato in coma<br />

per sei giorni e non sapendo se si svegliasse,<br />

il piccolo Vincenzo era vivo. La vita<br />

albergava in lui, era fonte inesauribile che gli<br />

donava quella vitalita da guerriero. Un<br />

guerriero pacifico che aveva uno scopo da<br />

compiere, e che aveva fatto un viaggio ed era<br />

in viaggio ma non sapeva la destinazione,<br />

perche il viaggio lo avrebbe reso felice <strong>nel</strong><br />

tempo. Ma ancora Vincenzo non poteva<br />

realizzare quanto gli sarebbe stato assegnato<br />

per donare, agli altri esseri umani,<br />

resistenza, sopportazione, coraggio ed<br />

energia. Quel lungo intervento gli procuro<br />

una straor<strong>di</strong>naria cicatrice <strong>di</strong> quasi 37 punti<br />

sul cranio. Per questo motivo quando<br />

andava a fare la pipi, accompagnato da<br />

mamma Maria, vedeva il suo capo fasciato<br />

con una grossa benda ma ancora non<br />

comprendeva il perche <strong>di</strong> quella benda. Ogni<br />

tanto aveva delle piccole per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> sangue<br />

ma era tutto normale. Quando gli usciva<br />

quel sangue vivo ed intenso, mamma Maria<br />

lo sosteneva <strong>di</strong>cendo lui che se usciva il<br />

sangue allora stava guarendo. Mamma<br />

Maria <strong>di</strong>ceva al piccolo Vincenzo che<br />

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occorreva che lui facesse delle preghierine al<br />

buon Gesu. Ma tutto questo non veniva<br />

compreso da Vincenzo. L'unica cosa che era<br />

certo consisteva <strong>nel</strong> fatto che riceveva tanti<br />

regali, ogni giorno da chiunque in quel<br />

reparto ed in quell'ospedale e riceveva tante<br />

visite sia dalle persone che erano ricoverate<br />

in quel policlinico e sia dai parenti <strong>di</strong> questi<br />

ultimi. Si raccontava che il piccolo Vincenzo<br />

si era sparato e che era sopravvissuto<br />

all'accaduto. Ma non potevano sapere la vera<br />

verita. Non potevano sapere che a sparare<br />

era stato Franco, l'amico <strong>di</strong> Vincenzo, ne<br />

tanto meno mamma Maria avrebbe detto<br />

loro la verita. Si cerco <strong>di</strong> nascondere il piu<br />

possibile questo episo<strong>di</strong>o. Perche? Con il<br />

tempo, attorno alla <strong>pallottola</strong>, si sarebbe<br />

formato un callo, una sorta <strong>di</strong> protezione al<br />

corpo estraneo per proteggere il <strong>cervello</strong> e<br />

per evitare ulteriori spostamenti dello stesso<br />

proiettile che avrebbe potuto creare delle<br />

lesioni irrime<strong>di</strong>abili. <strong>Il</strong> nostro corpo e una<br />

macchina meravigliosa e meravigliose sono<br />

le sue immense <strong>di</strong>fese, per salvaguardare la<br />

vita umana. Ma quell'incidente era anche<br />

positivo: aveva creato <strong>nel</strong>la mente del<br />

piccolo Vincenzo uno sbalzo temporale<br />

tant'e che riusciva a visualizzare nei suoi<br />

pensieri, cosa avrebbe vissuto <strong>nel</strong> futuro. In<br />

modo strabiliante quando era del tutto<br />

cosciente, il piccolo Vincenzo avevi dei flash<br />

back su cio che gli sarebbe capitato quando<br />

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aveva 10 anni, <strong>di</strong> cio che avrebbe vissuto a 18<br />

anni, <strong>di</strong> quello che avrebbe realizzato a 28<br />

anni. Erano delle immagini in movimento<br />

che gli davano dei riman<strong>di</strong> sulla sua stessa<br />

vita. Ma la cosa strana era che non realizzava<br />

quanto gli stava succedendo. Credeva che<br />

erano dei sogni ad occhi aperti. Ma quando<br />

raggiunse l'eta dei 10 anni, dei 18 anni e dei<br />

28 anni piu volte si verificarono gli episo<strong>di</strong><br />

che aveva “sognato ad occhi aperti” quando<br />

aveva 4 anni. Non poteva sapere che quella<br />

<strong>pallottola</strong> gli aveva sviluppato una capacita<br />

misteriosa della mente: il dono della<br />

premonizione. Riusciva inconsapevolmente<br />

ed inspiegabilmente a prevedere degli eventi<br />

futuri in grado <strong>di</strong> fargli vedere cosa gli<br />

sarebbe successo <strong>nel</strong> bene e <strong>nel</strong> male.<br />

Quant'e misteriosa la mente umana e quante<br />

potenzialita nascoste ha. Ma ancora non era<br />

cosciente <strong>di</strong> questo immenso dono che aveva<br />

ricevuto dai suoi “Creatori”. 33 anni piu<br />

tar<strong>di</strong> avrebbe intuito chi l'aveva tenuto in<br />

vita quel 5 <strong>di</strong>cembre dl 1976 e quali facolta<br />

mentali aveva acquisito prendendo<br />

consapevolezza e coscienza <strong>di</strong> se. Ma adesso<br />

Vincenzino era un bimbo <strong>di</strong> 4 anni che si<br />

trovava dall'oggi al domani in ospedale dove<br />

prima aveva una vita normale come tutti gli<br />

altri ed adesso la sua vita era sconvolta<br />

piacevolmente. Proprio per questo motivo i<br />

suoi pensieri erano rivolti al gioco ed alla<br />

spensieratezza, erano rivolti a stare in<br />

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compagnia <strong>di</strong> altri fanciulli della sua tenera<br />

eta, erano rivolti a creare ed a sbizzarrirsi<br />

cosi come fanno tutti i bambini <strong>di</strong> quell'eta,<br />

senza vincoli, senza schemi, con la creativita<br />

a mille che gli avrebbe donato quella gioia <strong>di</strong><br />

cui lui desiderava in quel momento. Ma<br />

adesso tutto questo non era, almeno<br />

temporaneamente, piu possibile. Adesso la<br />

mamma <strong>di</strong> Vincenzo doveva occuparsi <strong>di</strong> lui,<br />

doveva curarlo. Vincenzo da li a breve<br />

avrebbe avuto un'altra vita, ma questo lui e<br />

tutti gli altri non potevano saperlo. Vivevano<br />

il momento del qui ed ora. Erano assuefatti<br />

da cio che era accaduto, ma la cosa<br />

strabiliante era che proprio da quell'evento<br />

poco piacevole mamma Maria prese spunto<br />

per <strong>di</strong>ventare piu forte caratterialmente e<br />

piu <strong>di</strong>sponibile verso il prossimo. È proprio<br />

vero che gli eventi poco piacevoli <strong>nel</strong>la vita, a<br />

volte, tendono a farci <strong>di</strong>ventare piu<br />

comprensivi con noi stessi e con gli altri. Ma<br />

tutto questo fa parte <strong>di</strong> cio che ognuno si<br />

genera autonomamente. Se quel giorno il<br />

piccolo Vincenzo non fosse andato a giocare<br />

con Franco ed il fratellino, se quel giorno<br />

una delle due zie fosse stata in casa, se quel<br />

giorno nonna Francesca alle 10 del mattino<br />

avrebbe fatto trovare una colazione ai tre<br />

fanciulli, se quel giorno il nonno Vincenzo<br />

avesse preso la pistola e l'avrebbe portata<br />

con se, se quel giorno la mamma <strong>di</strong> Franco<br />

fosse salita a casa a prendere i suoi figli per<br />

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portarli a fare un giro insieme a lei, se quel<br />

giorno... Fatalita? Destino? Coincidenze?<br />

Caso? Domande e sole domande. Cio che e<br />

accaduto e accaduto ed il passato fa parte del<br />

passato. Oramai occorre pensare al qui ed<br />

ora. Adesso. Ed adesso il piccolo Vincenzo<br />

sta soffrendo in ospedale per cio che gli e<br />

capitato. Ma e una sofferenza seppur<br />

piacevole poiche riceve regali e dolci ed a lui<br />

sta bene. Cosa deve avere vissuto come<br />

esperienza quel bimbo? Quante umiliazioni<br />

ha dovuto affrontare? E soprattutto cosa gli<br />

ha permesso <strong>di</strong> superare tutti questi<br />

ostacoli? Determinazione e coraggio. Ma<br />

soprattutto la voglia <strong>di</strong> vivere, la voglia <strong>di</strong><br />

gioire con se stesso e con gli altri. Questo era<br />

il pensiero che gli e incominciato a balenare<br />

dal momento in cui e uscito dopo tre mesi<br />

dall'ospedale. Nel frattempo Giulio,<br />

raccontava al piccolo Vincenzino <strong>di</strong> quella<br />

volta in cui andarono al parco giochi e <strong>di</strong><br />

quanto egli si fosse <strong>di</strong>vertito. In particolare<br />

gli ricordo la sua spericolatezza <strong>nel</strong> fare cose<br />

che li altri bambini evitavano fare. Gli<br />

rammento <strong>di</strong> come volle salire sulla grata <strong>di</strong><br />

legno e <strong>di</strong> come si arrampico sino in cima<br />

senza nessuna paura. E quando fu in cima<br />

alla grata si mise su a cavalcioni e si gustava<br />

tutto cio che accadeva non curante <strong>di</strong> quanto<br />

Giulio <strong>di</strong>cesse lui <strong>di</strong> scendere, tant'e che<br />

dovette salire Giulio e farlo scendere<br />

gradualmente. Osservava dall'alto le persone<br />

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che vi erano in quel momento, ed ascoltava<br />

quanto <strong>di</strong>cessero. La cosa mirabile era che<br />

percepiva delle sensazioni meravigliose<br />

durante questo lasso <strong>di</strong> tempo che rimase su<br />

in cima alla grata <strong>di</strong> legno. Gli piaceva<br />

vedere le cose dall'alto, gli dava quel senso <strong>di</strong><br />

controllo. E mentre era li su gli venne il<br />

ricordo <strong>di</strong> quando quel pomeriggio<br />

<strong>nel</strong>l'attuale Salone degli specchi del Castello<br />

ducale <strong>di</strong> <strong>Corigliano</strong> <strong>Calabro</strong>, dormiva in<br />

quei lettini messi uno vicino all'altro sotto la<br />

vigilanza delle monache che all'epoca del<br />

1976 gestivano tale castello. Si ricordo <strong>di</strong><br />

quanto erano rigide e <strong>di</strong> come pretendevano<br />

che i bimbi tutti, ascoltassero e seguissero<br />

cio che loro veniva detto. In quel pomeriggio<br />

Vincenzino evito <strong>di</strong> dormire ed in quel lasso<br />

<strong>di</strong> tempo stette sveglio tant'e che sentiva che<br />

altri bambini e bambine bisbigliavano fra <strong>di</strong><br />

loro per evitare che venissero sgridati dalle<br />

suore. Le pareti <strong>di</strong> questa immensa sala<br />

erano fatiscenti rovinate dal tempo. Dal<br />

soffitto alto quasi cinque metri v'era un<br />

lampadario immenso in cristalli. Un <strong>di</strong>pinto<br />

v'era e v'e sul soffitto <strong>di</strong> questa importante<br />

sala. <strong>Il</strong> castello era <strong>di</strong> proprieta del Barone<br />

Compagna, ricco e potente proprietario<br />

terriero <strong>di</strong> <strong>Corigliano</strong> <strong>Calabro</strong>. Tante persone<br />

erano transitate in quel castello e tanti<br />

misteri nascondeva lo stesso. Finalmente<br />

ritorno al presente quando Giulio con<br />

delicatezza lo fece scendere giu dalla grata <strong>di</strong><br />

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legno. Subito dopo lo porto alla gelateria del<br />

“Combattente” una gelateria famosa <strong>di</strong><br />

<strong>Corigliano</strong> su in paese. <strong>Corigliano</strong> era ed e<br />

<strong>di</strong>visa in zone: v'e <strong>Corigliano</strong> <strong>Calabro</strong> che<br />

comprende: <strong>Corigliano</strong> Scalo, dove si<br />

svolgono le attivita commerciali, Schiavonea,<br />

localita balneare, Piana <strong>di</strong> Caruso, localita<br />

montana, Baraccone e Simonetti, localita<br />

montane, Villaggio Frassa, Thurio,<br />

Torricella, Canti<strong>nel</strong>la, Mandria del Fono,<br />

frazioni. <strong>Corigliano</strong> <strong>Calabro</strong> ha un territorio<br />

molto vasto ed esteso, ricco <strong>di</strong> agrumeti, i<br />

migliori della zona. E andando dal gelataio,<br />

gia Vincenzo si immaginava quale gelato<br />

avrebbe mangiato: il gelato al cioccolato ed il<br />

pistacchio, il suo preferito. Quando si<br />

<strong>di</strong>ressero in gelateria che si trovava vicino<br />

alla chiesa <strong>di</strong> San Francesco, quella mattina<br />

che era domenica, si incrociarono con tanti<br />

altri bimbi e bimbe che erano stati al<br />

catechismo e con i loro genitori si <strong>di</strong>rigevano<br />

tutti a questa gelateria. Poiche la gelateria<br />

era piccolina, tutti dentro non ci stavano e<br />

quin<strong>di</strong> si era costretti ad aspettare fuori e<br />

fare il turno per mangiare un buon gelato. Al<br />

piccolo Vincenzo gli venne subito un sorriso<br />

smagliante quando Giulio gli racconto tale<br />

aneddoto e desiderava in quel momento quel<br />

buonissimo gelato al cioccolato ed al<br />

pistacchio che il Sig. Ciccio detto il<br />

combattente, sapeva fare. Purtroppo in quel<br />

momento non poteva averlo e quin<strong>di</strong> Giulio<br />

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per <strong>di</strong>stoglierlo da quella richiesta, lo prese<br />

in braccio amorevolmente lo mise sulla se<strong>di</strong>a<br />

a rotelle e lo porto a passeggio in giro per il<br />

corridoio del policlinico. Mentre passava<br />

davanti alle altre stanze del reparto, le<br />

persone che “soggiornavano”<br />

momentaneamente in ospedale, salutavano<br />

con gran<strong>di</strong> sorrisi il piccolo Vincenzo. Nel<br />

frattempo mamma Maria e papa Pasquale, si<br />

<strong>di</strong>cevano cosa avrebbero dovuto fare e delle<br />

spese che avrebbero dovuto sostenere.<br />

Cercavano <strong>di</strong> trovare una soluzione<br />

imme<strong>di</strong>ata a tale problema. Occorreva<br />

prendere una decisione subito ed<br />

imminente. Pasquale riferiva a Maria che<br />

avrebbe parlato con suo padre e che gli<br />

avrebbe chiesto un prestito per sopperire<br />

alle spese <strong>di</strong> soggiorno li a Bari, anche<br />

perche non sapevano il tempo che sarebbe<br />

occorso affinche il piccolo Vincenzo potesse<br />

essere <strong>di</strong>messo dall'ospedale. I me<strong>di</strong>ci<br />

avevano riferito ai genitori del piccolo<br />

Vincenzo che ci sarebbe voluto come tempo<br />

dai due ai tre mesi. A ragione <strong>di</strong> cio<br />

preoccupati <strong>di</strong> cosa sarebbe potuto<br />

succedere in vista del fatto che il piccolo<br />

Vincenzino, appena uscito dall'ospedale<br />

avrebbe dovuto avere delle cure speciali<br />

poiche non camminava, cercavano <strong>nel</strong><br />

migliore dei mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> ragionare sulle possibili<br />

soluzioni. Ci fu un signore sulla sessantina<br />

d'anni che quando vide il piccolo Vincenzino<br />

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sulla se<strong>di</strong>a a rotelle, gli si avvicino lo prese i<br />

braccio, chiedendo il permesso ad Giulio, e<br />

lo porto vicino alla finestra per fargli vedere<br />

cosa succedeva fuori. Gli faceva notare che<br />

pioveva e che le persone con gli ombrelli si<br />

riparavano dalla pioggia per recarsi al lavoro<br />

o per fare le proprie commissioni. Faceva<br />

notare al piccolino le macchine che<br />

andavano e venivano dall'ospedale. Gli<br />

faceva vedere le persone che entravano nei<br />

palazzi <strong>di</strong>rimpetto all'ospedale e gli<br />

raccontava che ognuna <strong>di</strong> quelle persone<br />

aveva una storia personale. Diceva al piccolo<br />

Vincenzo, che lo ascoltava con molta<br />

curiosita, che ognuno <strong>di</strong> noi ha qualcosa da<br />

insegnare all'altro. Continuava, <strong>di</strong>cendogli,<br />

che tutti, gran<strong>di</strong> e piccoli, imparavano l'uno<br />

dall'altro, che c'era tanto da con<strong>di</strong>videre in<br />

comune e che ogni Essere Umano ha un suo<br />

vissuto che fa parte del tutto. E mentre<br />

parlava, era cosi piacevole ascoltarlo che<br />

procurava a Vincenzo ed Giulio sensazioni <strong>di</strong><br />

armonia e <strong>di</strong> benessere. Questo signore alto,<br />

possente <strong>di</strong> corporatura, con i capelli<br />

brizzolati ma non troppo, carnagione<br />

olivastra, quasi abbronzato, con degli occhi<br />

scuri ma dolci, qualche ruga sui bor<strong>di</strong> della<br />

bocca e con degli occhiali molto gran<strong>di</strong> da<br />

vista; sorreggeva Vincenzino in braccio, il<br />

quale sgualciva leggermente il suo pigiama a<br />

tinta blu e turchese. Le sue pantofole aperte<br />

erano un po' consumate dal tempo, ma si<br />

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vedeva che erano confortevoli e calde. A<br />

tracolla aveva un borsello <strong>nel</strong> quale<br />

conservava i suoi effetti piu personali e la<br />

portava sempre con se. Mentre parlava<br />

allungo la mano destra dentro questo<br />

borsello e tolse due torroncini al cioccolato,<br />

alla quale visione il piccolo Vincenzo rimase<br />

estremamente felice. Era li in ospedale da<br />

solo. Nessuno dei suoi parenti lo andava a<br />

trovare ne tanto meno i suoi figli. <strong>Il</strong> suo<br />

“soggiorno” sarebbe finito da li a breve. <strong>Il</strong><br />

Sig. Carlo mentre raccontava tutto questo a<br />

Vincenzo, ogni tanto <strong>nel</strong>la voce si avvertiva<br />

quel pizzico <strong>di</strong> malinconia e <strong>di</strong> solitu<strong>di</strong>ne.<br />

Ma a contatto con il piccolino scompariva<br />

subito, probabilmente perche a sua insaputa<br />

il piccolo Vincenzo, trasmetteva gioia e<br />

felicita a chi lo vedeva. In tutto questo il Sig.<br />

Carlo incomincio a raccontare <strong>di</strong> quando lui<br />

era piccino come il piccolo Vincenzino e <strong>di</strong><br />

come si fosse trovato a scoprire un posto<br />

magico per lui. Si creo subito un'atmosfera<br />

<strong>di</strong> ascolto assoluto da parte <strong>di</strong> Giulio e del<br />

piccolo Vincenzo. Quando Carlo passeggiava<br />

vicino alla casa <strong>di</strong> campagna dove abitava,<br />

nei pressi <strong>di</strong> Alberobello, dove v'erano i<br />

trulli, incomincio ad incamminarsi in un<br />

sentiero che sino ad allora non aveva mai<br />

notato. Durante il tragitto, u<strong>di</strong>va il rumore<br />

dell'acqua proveniente dalla vallata che<br />

costeggiava questo sentiero. I raggi del sole<br />

filtravano creando dei giochi <strong>di</strong> luce<br />

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ellissimi che si incrociavano con i grossi<br />

pini che accoglieva quel luogo. La sua<br />

attenzione fu subito catturata dal saltare <strong>di</strong><br />

due scoiattoli. <strong>Il</strong> loro manto luccicante ai<br />

raggi del sole, risplendeva il colore del<br />

ramato. Cosi come li vide apparire li vide<br />

scomparire fra i vari cespugli dei pini. Ogni<br />

tanto la radura si apriva e poteva osservare<br />

degli immensi prati fioriti. V'erano le<br />

goccioline <strong>di</strong> rugiada sulle foglie dei fiori e<br />

delle piante e chinandosi poteva ammirare il<br />

mondo nascosto che custo<strong>di</strong>va quel prato.<br />

Delle lumachine si muovevano dolcemente<br />

sulla foglia <strong>di</strong> un casablanca, <strong>di</strong>rigendosi<br />

verso la parte piu centrale della stessa. <strong>Una</strong><br />

cocci<strong>nel</strong>la dai sette punti neri col dorso<br />

rosso, era volata sulla mano <strong>di</strong> Carlo che la<br />

guardava estasiato da quel minuscolo essere<br />

vivente. Nel frangente ascoltava il cinguettio<br />

degli uccelli che avevano i loro ni<strong>di</strong> fra gli<br />

alberi che circondavano il prato. Sembrava<br />

un piccolo para<strong>di</strong>so terrestre e il piccolo<br />

Carlo non riusciva a capacitarsi del luogo in<br />

cui era in quel momento. Continuava a<br />

percorrere quel sentiero e lasciandosi alle<br />

spalle il prato incomincio ad addentrarsi<br />

<strong>nel</strong>la radura. Un po' impaurito ma allo stesso<br />

tempo curioso, intendeva capire dove<br />

conduceva quel sentiero, non curandosi che<br />

si sarebbe potuto smarrire. In lontananza<br />

noto che la radura andava sempre piu<br />

aprendosi conducendo alla fine del sentiero<br />

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dove lo <strong>di</strong>resse verso una casa tutta in pietra<br />

e vicino alla stessa c'era uno stagno dove si<br />

sentiva il gracidare delle rane. Era il periodo<br />

estivo, verso meta luglio del 1920.<br />

particolare era questa casa che non aveva<br />

mai visto. Circolare le sue mura ed il tetto<br />

andava a chiudere ad imbuto. Aveva una<br />

porta in legno e una finestra. Miscelava le<br />

sue emozioni <strong>di</strong> paura, euforia, curiosita per<br />

cercare <strong>di</strong> comprendere cosa ci fosse<br />

all'intero <strong>di</strong> quella strana abitazione. Dopo<br />

essersi posizionato con l'orecchio ad<br />

origliare alla porta per u<strong>di</strong>re se vi erano delle<br />

voci e dopo avere cercato <strong>di</strong> spiare dalla<br />

finestra chi ci fosse dentro, senza ottenere<br />

nessun risultato <strong>di</strong> risposta in merito a cio<br />

che aveva pensato, decise <strong>di</strong> farsi coraggio ed<br />

entrare. Spinse la porta e la sorpresa fu<br />

immensa. Sulla sua sinistra c'era un<br />

caminetto con il fuoco acceso e nonostante la<br />

temperatura estiva, non si avvisava per<br />

niente il caldo all'interno <strong>di</strong> quel luogo. Anzi<br />

era piacevole il tepore <strong>di</strong> quella fiamma<br />

accesa, che stranamente si autoalimentava.<br />

Di fronte a lui un tavolo in legno massiccio<br />

ospitava sul suo piano <strong>di</strong> appoggio una<br />

minestra fumeggiante ed invitante tanto da<br />

stimolare l'acquolina in bocca a Carlo che<br />

prontamente si sedette sulla seggiola e prese<br />

il cucchiaio <strong>di</strong> legno che era posto in<br />

prossimita della ciotola che ospitava la<br />

minestra. Non c'era nessuno in quella casa,<br />

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ne tanto meno c'era una cucina. L'ambiente<br />

era accogliente e tranquillo. Albergava in<br />

quel luogo la pace, e il piccolo Carlo sentiva<br />

che tutte le sue cellule erano in<br />

comunicazione con il suo Essere. Si sentiva<br />

bene, si sentiva forte e si sentiva al sicuro.<br />

Dal tetto che chiudeva ad imbuto, <strong>nel</strong> suo<br />

interno filtrava da un buco il raggio <strong>di</strong> sole<br />

che illuminava un punto ben preciso in<br />

quella piccola ma accogliente casetta. V'era<br />

un tappeto particolare con un <strong>di</strong>segno molto<br />

complesso che richiamava un'immagine <strong>di</strong><br />

un drago che teneva in bocca una chiave ed<br />

era in mezzo ad un campo <strong>di</strong> grano con dei<br />

cerchi misteriosi che formavano una forma<br />

dell'infinito. Proprio quel fascio luminoso<br />

irra<strong>di</strong>ava la bocca del drago che custo<strong>di</strong>va la<br />

misteriosa chiave. Dopo avere mangiato<br />

quella buonissima minestra che lo sazio<br />

abbondantemente, Carlo, u<strong>di</strong> una musica <strong>di</strong><br />

arpa che proveniva dalla <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> quel<br />

tappeto. Mettendosi sul tappeto si mise<br />

accovacciato e appoggio il suo orecchio<br />

destro per u<strong>di</strong>re meglio cosa stesse<br />

accadendo. Comprendendo che quella<br />

musica leggiadra proveniva da sotto il<br />

tappeto, si rese conto che c'era qualcosa <strong>di</strong><br />

metallico sotto il tappeto. Spostandolo trovo<br />

una botola in legno. Affascinato da quella<br />

situazione che quasi gli sembrava surreale,<br />

con la sua mano sinistra tiro la maniglia che<br />

fece aprire la botola e da questa intravide dei<br />

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gra<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> pietra illuminati da torce. Sentiva<br />

anche un buon profumo <strong>di</strong> un dolce al<br />

cioccolato ed ancora <strong>di</strong> piu era allettato ad<br />

addentrarsi in quel percorso fantastico. Con<br />

un brivido <strong>di</strong> timore decise <strong>di</strong> avventurarsi a<br />

scoprire dove conducevano quei gra<strong>di</strong>ni. Le<br />

pareti attorno al cunicolo illuminato erano<br />

tutti <strong>di</strong> pietra viva, con dei riflessi cristallini.<br />

Notava <strong>nel</strong>lo scendere che la musica<br />

<strong>di</strong>veniva sempre piu presente ed il profumo<br />

del dolce al cioccolato sempre piu intenso. I<br />

gra<strong>di</strong>ni erano asciutti e perfettamente<br />

levigati. Non sapeva quanto tempo era<br />

trascorso da quando aveva imboccato il<br />

sentiero sino a quando stava scendendo quei<br />

gra<strong>di</strong>ni. Era avvolto da una sensazione <strong>di</strong><br />

scoperta e <strong>di</strong> mistero. Vedeva delle strane<br />

raffigurazioni incise sulle pareti <strong>di</strong> roccia e<br />

piu scendeva e piu si facevano intense le<br />

raffigurazioni. Pensando che stesse<br />

sognando piu volte si pizzico il braccio<br />

destro. Ma il dolore del pizzicore gli fece<br />

capire che era sveglio. Ad un certo punto si<br />

trovo ad una piazzola un po' piu larga, in<br />

questo cunicolo e su un masso vide adagiata<br />

una torta al cioccolato. Senza farsi ripetere<br />

due volte dalla sua mente se mangiarla o<br />

meno si precipito su <strong>di</strong> essa per gustarne il<br />

sapore. Stranamente nonostante avesse<br />

mangiato la minestra poco prima, aveva<br />

ancora fame. La <strong>di</strong>voro tutta quella torta al<br />

cioccolato. Saziatosi nuovamente, riprese a<br />

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scendere in quel cunicolo. La musica<br />

<strong>di</strong>ventava sempre piu vicina e percepiva una<br />

sensazione <strong>di</strong> pace e sicurezza. Ad un certo<br />

punto le scale finirono e si trovo in una<br />

immensa grotta con delle stalattiti<br />

meravigliose. Non sapeva cosa fossero ma<br />

era incantano <strong>nel</strong> vedere quelle meravigliose<br />

pietre. Addentrandosi in questa grotta<br />

illuminata da migliaia <strong>di</strong> torce accese,<br />

sentiva il vento che accarezzava la sua pelle.<br />

Dirigendosi in prossimita della delicatezza<br />

del vento che gli faceva da guida, incomincio<br />

a intravedere in lontananza, in questa grotta<br />

immensa, una piramide <strong>di</strong> cristallo<br />

totalmente trasparente con una entrata piu<br />

bassa rispetto alla sua statura. Incantato da<br />

quanto stava vivendo in quel momento ed<br />

attratto da quella musica che proveniva da<br />

quella strana piramide, entro <strong>nel</strong>l'apertura<br />

della piramide. Era possibile vedere le sue<br />

meraviglie che conteneva al suo interno:<br />

statue altissime che raffiguravano atleti,<br />

colonne scolpite in marmo e cristallo, il<br />

pavimento era tutto tempestato <strong>di</strong> miliar<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>amanti, il soffitto era tutto in oro<br />

luccicante. Ma a Carlo non interessava nulla<br />

<strong>di</strong> tutto questo. Era attratto dalla musica<br />

d'arpa e dal vento che accarezzava sempre <strong>di</strong><br />

piu la sua pelle, creandogli sensazioni<br />

piacevolissime <strong>di</strong> benessere.<br />

Nell'attraversare le stanze collegate l'una con<br />

l'altra si trovo all'uscita <strong>di</strong> questa piramide <strong>di</strong><br />

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cristallo che lo aveva condotto verso un'altra<br />

scala in pietra da percorrere. Alla fine <strong>di</strong><br />

questa risalita trovo un cavallo ad<br />

attenderlo. Era bellissimo, bianco, con una<br />

criniera straor<strong>di</strong>naria. Fece in modo tale da<br />

farlo salire in groppa e con il suo cavalcare<br />

libero e possente lo porto presso un grande<br />

albero. Era altissimo. Noto che<br />

<strong>nel</strong>l'incavatura del suo gran<strong>di</strong>ssimo tronco<br />

v'era uno scrigno e dallo stesso albero usciva<br />

quella musica armoniosa. Si avvicino e prese<br />

in mano lo scrigno. Aprendolo trovo la<br />

chiave, riposta su un cuscinetto <strong>di</strong> velluto<br />

turchese. Quando prese in mano quella<br />

chiave svenne. Al suo risveglio si trovo vicino<br />

casa sua e <strong>nel</strong>la mano destra aveva quella<br />

particolare chiave. Piu volte cerco <strong>di</strong> trovare<br />

quel sentiero e <strong>di</strong> arrivare a quella casa, ma<br />

da quella volta tutto cio che gli rimase fu<br />

quella particolare chiave e che non sapeva a<br />

cosa servisse. Carlo continuo a <strong>di</strong>re al<br />

piccolo Vincenzo e ad Giulio che ascoltava<br />

questo strabiliante racconto, che era arrivato<br />

il momento <strong>di</strong> passare il testimone. Non<br />

capendo cosa stesse <strong>di</strong>cendo, mise la mano<br />

<strong>nel</strong> borsello ed estrasse la chiave che la<br />

consegno al piccolo Vincenzo<br />

raccomandandogli <strong>di</strong> custo<strong>di</strong>rla per bene,<br />

poiche un giorno avrebbe capito a cosa<br />

doveva servire. Rimise il piccolo Vincenzo<br />

<strong>nel</strong>la se<strong>di</strong>a a rotelle, ringrazio Giulio per<br />

avergli permesso <strong>di</strong> avere passato del tempo<br />

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insieme a lui e li saluto. Non rivide piu il Sig.<br />

Carlo ne Vincenzo, ne Giulio, ne tanto meno<br />

si seppe piu <strong>di</strong> lui. <strong>Il</strong> piccolo Vincenzo<br />

custo<strong>di</strong> gelosamente quella preziosa chiave e<br />

non desse spiegazioni ne a mamma Maria ne<br />

a papa Pasquale da dove provenisse quella<br />

particolare chiave. Giulio non <strong>di</strong>sse nulla a<br />

riguardo <strong>di</strong> questa storia ai genitori <strong>di</strong><br />

Vincenzo, custodendo gelosamente questo<br />

ricordo. Si puo vivere una vita intera senza<br />

mai essere svegli. In tutto questo col passare<br />

del tempo, Vincenzo avrebbe appreso una<br />

lezione <strong>di</strong> vita importantissima. Tutti <strong>di</strong>cono<br />

cosa fare e cosa e bene per te, non vogliono<br />

che trovi le tue risposte, vogliono che tu<br />

creda alle loro. Giulio e Pasquale stettero<br />

sino a sera, poi dovettero rientrare a<br />

<strong>Corigliano</strong>, salutando il piccolo Vincenzo e<br />

mamma Maria. Vincenzo credeva che il<br />

Natale lo avrebbe trascorso a casa con i suoi<br />

genitori, col fratellino Matteo e con i suoi<br />

nonni. Tutto questo purtroppo non avvenne,<br />

ma ancora lui non ne era a conoscenza.<br />

Quella sera mangio una minestrina,<br />

imboccata da mamma Maria ed una fettina<br />

<strong>di</strong> pollo. Era quasi tutto saporito tranne che<br />

la minestrina che mancava <strong>di</strong> un po' <strong>di</strong> sale.<br />

Quella notte non riposo bene a causa dei<br />

dolori che aveva <strong>nel</strong>la gambe e per questo<br />

motivo intervenne l'infermiere <strong>di</strong> turno che<br />

dovette dargli dei sedativi per fargli calmare<br />

il dolore. Mamma Maria si <strong>di</strong>spiaceva <strong>di</strong><br />

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quanto stesse subendo il proprio piccolo ed<br />

allo stesso tempo era impotente poiche a<br />

parte il fatto <strong>di</strong> poterlo rassicurare con le<br />

parole, non poteva fare null'altro.<br />

L'infermiere che gli fece una punturina lo<br />

rassicuro <strong>di</strong>cendogli che avrebbe sentito una<br />

piccolo dolorino al culetto una volta che<br />

avrebbe tolto la puntura ma che sarebbe<br />

passato <strong>nel</strong> giro <strong>di</strong> pochissimi minuti. Quella<br />

notte il dolore non ando via nonostante la<br />

punturina ed il piccolo Vincenzo dovette<br />

stare sveglio, pur avendo sonno, e<br />

lamentandosi con la mamma affinche lei<br />

potesse fare qualcosa per lui. Quanto e<br />

grande l'amore <strong>di</strong> una mamma e cosa<br />

farebbe per il proprio figlio. Dopo due ore<br />

che erano passate dopo la puntura, ancora il<br />

dolore non si era alleviato e per questo<br />

motivo, mamma Maria ando in infermeria e<br />

chiese all'infermiere, Stefano, se poteva fare<br />

qualcosa per il dolore del piccolino. Stefano<br />

chiamo il dr. Renzelli uno dei tre chirurghi<br />

che avevano operato il piccolo Vincenzo e gli<br />

chiese cosa potesse dare al piccolo per<br />

alleviare il suo dolore; il me<strong>di</strong>co <strong>di</strong>sse che<br />

doveva sopportare il dolore il piccolo<br />

Vincenzo proprio perche la puntura era gia i<br />

per se un forte calmante. Mamma Maria<br />

dopo avere ascoltato la telefonata,<br />

impotente, ritorno dal suo cucciolo per<br />

cercare <strong>di</strong> farlo <strong>di</strong>strarre con un racconto e<br />

gli incomincio a ricordare <strong>di</strong> quando era piu<br />

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piccolino e <strong>di</strong> cio che trascorreva con gli<br />

inquilini del palazzo Gallina dove era nato. E<br />

mentre ricordava questo al suo piccolo<br />

bimbo, le riaffioravano dei ricor<strong>di</strong> prima che<br />

si sposasse. Aveva un grande sogno, Maria,<br />

<strong>di</strong>ventare pianista. Stava frequentando una<br />

scuola <strong>di</strong> piano e <strong>di</strong> canto in gioventu, ma<br />

allo stesso tempo coor<strong>di</strong>nava il coro <strong>di</strong> canto<br />

presso la chiesa <strong>di</strong> San Francesco. Maria<br />

aveva perso in tenerissima eta il papa,<br />

quando lei aveva quattro anni. La mamma <strong>di</strong><br />

Maria, aveva cresciuto lei ed il piccolo<br />

fratellino <strong>di</strong> appena un anno con le sole<br />

forze, impegnandosi nei lavori piu umili e<br />

con tanti sacrifici. Aveva inculcato dei sani<br />

valori etici e morali. Maria ricorda, la sua<br />

infanzia trascorsa all'insegna dello stu<strong>di</strong>o e<br />

delle privazioni dovute alla sua con<strong>di</strong>zione<br />

economica. Abitavano in una zona chiamata<br />

“a' Ricella”, cosi detta per la strada stretta<br />

che era inserita in una zona <strong>di</strong> agglomerati <strong>di</strong><br />

case. Ricorda <strong>di</strong> quando aveva raggiunto un<br />

eccellente risultato conseguendo una<br />

performance eccellente al pianoforte in<br />

quella particolare celebrazione <strong>di</strong> festa per il<br />

patrono <strong>di</strong> <strong>Corigliano</strong> San Francesco <strong>di</strong><br />

Paola. Si narra <strong>di</strong> un miracolo avvenuto a<br />

<strong>Corigliano</strong> <strong>nel</strong> periodo della seconda guerra<br />

mon<strong>di</strong>ale in cui in un periodo verso la fine <strong>di</strong><br />

questo conflitto, venne or<strong>di</strong>nato ai tedeschi<br />

<strong>di</strong> bombardare la citta <strong>di</strong> <strong>Corigliano</strong> poiche<br />

punto nevralgico <strong>di</strong> passaggio dovuto<br />

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all'importante collegamento con gli altri<br />

paesi. Affinche si potesse scongiurare<br />

quest'attacco, la maggior parte dei<br />

coriglianesi pregarono a San Francesco <strong>di</strong><br />

Paola, che i nemici evitassero <strong>di</strong> lanciare le<br />

bombe su <strong>Corigliano</strong>. Quando gli arei<br />

stavano per sorvolare <strong>Corigliano</strong> <strong>Calabro</strong>,<br />

una fitta coltre <strong>di</strong> nebbia avvolse l'intera<br />

citta, nascondendola agli occhi dei nemici,<br />

evitando cosi il bombardamento. Questo<br />

episo<strong>di</strong>o Maria lo ricorda perche le fu<br />

raccontato da sua mamma e dai suoi zii che<br />

vissero in quel periodo <strong>di</strong> carestia e <strong>di</strong> paura.<br />

Gli zii erano stati anche partigiani ed<br />

avevano combattuto per <strong>di</strong>fendere i propri<br />

<strong>di</strong>ritti rischiando alcuni ad<strong>di</strong>rittura la vita.<br />

Cosa porta la guerra? Conflitti dovuti alla<br />

conquista del potere. <strong>Il</strong> potere verso cosa<br />

porta? Porta a <strong>di</strong>videre l'armonia fra gli<br />

esseri umani, per il solo gusto <strong>di</strong> un<br />

posse<strong>di</strong>mento temporaneo. Per questo<br />

motivo Maria ha cercato sempre <strong>di</strong> vivere<br />

rispettando se stessa ed il prossimo. In<br />

quella particolare Festa patronale, esegui<br />

una spettacolare interpretazione <strong>di</strong> brani al<br />

pianoforte che spaziavano da Bach a<br />

Beethoven nonche a Mozart. Era talmente<br />

presa dall'esecuzione che si concentro solo<br />

su quel momento che stava vivendo <strong>nel</strong> qui<br />

ed ora. Era avvolta da un senso <strong>di</strong> benessere<br />

che avvolgeva tutto il sue essere dandole<br />

quella sicurezza che mai aveva avuto. Vedeva<br />

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le sue <strong>di</strong>ta che si collocavano sui tasti del<br />

pianoforte, con il giusto ritmo e con la giusta<br />

sincronia accompagnata da un'eccellente<br />

energia. Leggiadramente appoggiava la<br />

mano sinistra sulla parte esterna del<br />

pianoforte mentre la mano destra,<br />

mirabilmente faceva il suo lavoro, creando<br />

un connubio <strong>di</strong> note armoniose e melo<strong>di</strong>che.<br />

Quando fini la sua performance, ci fu un<br />

attimo <strong>di</strong> pausa, come se tutti fossero sospesi<br />

<strong>nel</strong> tempo ed incantati da quel successo. Un<br />

applauso eclatante gratifico Maria che,<br />

ancora incredula <strong>di</strong> cio che aveva trasmesso<br />

al suo pubblico, ringrazio <strong>di</strong> vero cuore tutti i<br />

presenti. Complimentandosi con lei tutti i<br />

convenuti, alcuni le <strong>di</strong>ssero che doveva<br />

continuare a stu<strong>di</strong>are e che doveva portare<br />

queste sue doti ad alto livello affinche<br />

potesse conseguire il <strong>di</strong>ploma <strong>di</strong> maestra <strong>di</strong><br />

pianoforte per potere insegnare. Ma sua<br />

mamma, non volle mandarla a Taranto al<br />

Conservatorio <strong>di</strong> musica e ne tanto meno la<br />

sua con<strong>di</strong>zione economica le permetteva <strong>di</strong><br />

potere sostenere delle spese <strong>di</strong> viaggio e <strong>di</strong><br />

soggiorno. Sopperi a questo inconveniente<br />

dando lezioni private, ma nonostante avesse<br />

raggiunto il badget che potesse garantirle le<br />

spese <strong>di</strong> viaggio e <strong>di</strong> soggiorno la mamma <strong>di</strong><br />

Maria, non voleva assolutamente che la figlia<br />

si spostasse da <strong>Corigliano</strong> <strong>Calabro</strong>. A<br />

malincuore dovette rinunciare al suo sogno e<br />

si rassegno a seguire un'altra strada:<br />

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l'insegnamento <strong>nel</strong>le scuole elementari.<br />

Dovette fare ulteriori sacrifici per riuscire ad<br />

entrare <strong>nel</strong> mondo della scuola e con grinta e<br />

costanza, anche perche aveva appreso questo<br />

carattere da sua mamma, decise <strong>di</strong> de<strong>di</strong>carsi<br />

all'ammaestramento dei bambini della<br />

scuola elementare. In quel periodo conobbe<br />

il suo attuale marito. Curioso fu il modo <strong>di</strong><br />

come avvenne l'approccio. V'era un amico <strong>di</strong><br />

Pasquale, Antonio, che corteggiava Maria e<br />

poiche non riusciva a gestire bene la<br />

situazione chiese aiuto a Pasquale, il quale<br />

doveva fungere da interme<strong>di</strong>ario ed invece,<br />

anziche fare il piacere ad Antonio, si fidanzo<br />

con Maria, che accetto l'insistente corte <strong>di</strong><br />

Pasquale dopo un bel po' <strong>di</strong> tempo. Dopo<br />

essersi sposati andarono ad abitare <strong>nel</strong><br />

palazzo Gallina, in via Vittorio Emanuele, al<br />

terzo piano, e prima che andassero ad<br />

occupare tale appartamentino piccolo, ma<br />

accogliente, gia <strong>nel</strong> palazzo si vociferava<br />

della loro venuta. I primi mesi dopo il loro<br />

matrimonio (si sposarono a settembre del<br />

1971) Maria incomincio a socializzare, come<br />

era il suo solito con un po' tutti gli inquilini<br />

del palazzo, ed in particolare lego una stretta<br />

amicizia con Rosaria, sorella <strong>di</strong> Giulio, che<br />

abitava al quarto piano con la mamma e con<br />

il fratello. Poiche Pasquale era un cacciatore,<br />

molto spesso rientrava tar<strong>di</strong> e poiche Maria<br />

aveva paura <strong>nel</strong>l'aspettarlo da sola, chiedeva<br />

a Rosaria se poteva farle compagnia essendo<br />

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incinta. Rosaria molte volte scendeva da<br />

Maria, e con la quale stavano sino a tar<strong>di</strong> a<br />

parlare e a raccontarsi <strong>di</strong> cio che vivevano e<br />

<strong>di</strong> cio che avevano vissuto. Se Pasquale non<br />

si fosse fidanzato quel giorno, con Maria,<br />

Vincenzo non sarebbe mai nato e tutto cio<br />

che gli e accaduto non sarebbe mai successo.<br />

A volte c'e un <strong>di</strong>segno talmente intelligente<br />

ed elaborato, che non riusciamo a renderci<br />

conto del perche facciamo determinate cose<br />

senza comprenderne il significato, almeno<br />

inizialmente. Quando nacque il piccolo<br />

Vincenzo, tutti si complimentarono con<br />

Pasquale e con Maria per quel bellissimo<br />

bimbo pasciutello e bello. Aveva degli<br />

occhioni castani ed i capelli castani. Era<br />

nato, seppur con qualche piccola<br />

complicazione, perche il cordone ombelicale<br />

gli si era avvolto quattro volte intorno al<br />

collo, rischiando <strong>di</strong> morire soffocato e per<br />

questo motivo, Maria dovette subire un<br />

parto cesareo. Maria, raccontava a Rosaria<br />

dopo essersi rimessa, che aveva il cordone<br />

ombelicale attorcigliato poiche gia <strong>nel</strong> feto il<br />

piccolo Vincenzo si girava in continuazione e<br />

non stava mai fermo. Questo suo essere<br />

“irrequieto” lo avrebbe accompagnato sino a<br />

quando sarebbe <strong>di</strong>ventato adulto, e lo<br />

avrebbe contrad<strong>di</strong>stinto anche come spirito<br />

libero e come persona carismatica.<br />

Raccontava al piccolo Vincenzino, quella<br />

notte che stava soffrendo a causa...<br />

73<br />

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to be continued<br />

74<br />

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Grazie <strong>di</strong> avere letto sino a questo punto il<br />

<strong>mio</strong> ebook.<br />

Cio che hai appena finito <strong>di</strong> compitare e cio<br />

che mi e successo realmente: e una storia<br />

vera.<br />

È la mia storia.<br />

Proprio per questo motivo sto scrivendo un<br />

libro che sara <strong>di</strong> prossima pubblicazione, piu<br />

completo rispetto a questo ebook e che<br />

racconta anche <strong>di</strong> che cosa ho subito negli<br />

anni e <strong>di</strong> come sono riuscito a superare<br />

ostacoli che all'apparenza sembravano<br />

insormontabili.<br />

A ragione <strong>di</strong> cio, devolvero l'intero ricavato<br />

della ven<strong>di</strong>ta del <strong>mio</strong> libro alla fondazione<br />

Interable Research Foundation,<br />

organizzazione <strong>di</strong> volontariato, che si occupa<br />

<strong>di</strong> migliorare la qualita <strong>di</strong> vita delle Persone<br />

Interabili (neologismo che soppianta il<br />

termine <strong>di</strong>sabile), attraverso l'inserimento<br />

<strong>nel</strong> mondo del lavoro, la ricerca scientifica e<br />

la formazione.<br />

Se ti fa piacere e vuoi dare una mano a chi<br />

soffre per garantirgli una vita migliore, se<br />

vuoi puoi effettuare una donazione a questa<br />

poste pay:<br />

4023 6004 7337 3936<br />

intestata a FUSARO LUIGI<br />

75<br />

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Dal profondo del <strong>mio</strong> cuore ti auguro <strong>di</strong><br />

vivere una vita ricca <strong>di</strong> enormi sod<strong>di</strong>sfazioni,<br />

e che tu possa gioire delle cose meravigliose<br />

che vedrai durante il tuo vivere, assaporando<br />

i gusti della vita, annusando i profumi<br />

inebrianti che ti avvolgeranno <strong>nel</strong>la<br />

fantastica armonia dei colori <strong>di</strong> cio che piu ti<br />

piacera ascoltare.<br />

Buona Vita<br />

con immensa stima<br />

Luis<br />

76<br />

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Info:<br />

luigi.fusaro@percival.it<br />

skype: luigi.fusaro3<br />

Facebook: Luis Fusaro<br />

mob.: 3463210613<br />

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