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(Fondazione Università di Mantova, 27.4.2007) Massimiliano Nastri ...

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Qualificazione energetica degli e<strong>di</strong>fici<br />

<strong>Mantova</strong> (<strong>Fondazione</strong> <strong>Università</strong> <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong>, <strong>27.4.2007</strong>)<br />

<strong>Massimiliano</strong> <strong>Nastri</strong><br />

PRESTAZIONI DEI COMPONENTI EDILIZI TRASPARENTI<br />

INDICE<br />

1. Gli elementi <strong>di</strong> chiusura trasparenti<br />

1.1. Gli elementi <strong>di</strong> chiusura in vetro<br />

1.1.1. La costituzione e le proprietà degli elementi <strong>di</strong> chiusura in vetro<br />

1.1.2. La costituzione e le proprietà degli elementi <strong>di</strong> chiusura in vetrocamera<br />

1.1.3. La costituzione e le proprietà degli elementi <strong>di</strong> chiusura in vetro a controllo solare<br />

1.2. Gli elementi <strong>di</strong> chiusura cromogenici<br />

1.2.1. I <strong>di</strong>spositivi fotocromici<br />

1.2.2. I <strong>di</strong>spositivi termocromici e termotropici<br />

1.2.3. I <strong>di</strong>spositivi a cristalli liqui<strong>di</strong><br />

1.2.4. I vetri elettrocromici<br />

1.3. Gli elementi <strong>di</strong> chiusura trasparenti composti<br />

1.3.1. Gli elementi <strong>di</strong> chiusura in materiali isolanti trasparenti<br />

1.3.2. Gli elementi <strong>di</strong> chiusura con <strong>di</strong>spositivi prismatici<br />

1.3.3. Gli elementi <strong>di</strong> chiusura trasparenti a taglio laser e <strong>di</strong> rifrazione<br />

1.4. Gli elementi <strong>di</strong> chiusura integrati dai moduli fotovoltaici<br />

1.5. Le schermature solari (<strong>di</strong>spositivi frangisole e light shelf)<br />

Note<br />

Riferimenti bibliografici


MASSIMILIANO NASTRI<br />

Ricercatore in Tecnologia dell’architettura e Docente <strong>di</strong> Progettazione <strong>di</strong> sistemi costruttivi<br />

(Politecnico <strong>di</strong> Milano, Dipartimento Best)<br />

PRESTAZIONI DEI COMPONENTI EDILIZI TRASPARENTI<br />

1. Gli elementi <strong>di</strong> chiusura trasparenti<br />

Lo stu<strong>di</strong>o intorno al campo degli elementi <strong>di</strong> chiusura trasparenti osserva le superfici applicate ai<br />

sistemi <strong>di</strong> facciata nei caratteri <strong>di</strong> espressione morfologica e <strong>di</strong> interazione con le sollecitazioni<br />

ambientali esterne, considerando soprattutto le procedure <strong>di</strong> controllo della trasmissione termica<br />

e luminosa: la spiegazione riguarda le modalità produttive, funzionali e <strong>di</strong> impiego delle tecniche<br />

e dei materiali tesi, in generale, sia alla riduzione delle per<strong>di</strong>te o all’accumulo del calore<br />

(conseguente all’irraggiamento solare), sia alla selezione <strong>di</strong>namica dei raggi solari e alla calibrazione<br />

della luce naturale, nel rispetto dei tipi d’uso previsti (Button, Pye, 1993; Wigginton,<br />

1996; Amstock, 1997; Knaack, 1998; Krewinkel, 1998; Schittich Christian et alii, 1998, tr. it.<br />

2004; Bray, 2001).<br />

Lo stu<strong>di</strong>o esplicita i caratteri dei materiali e dei prodotti secondo le loro proprietà, le lavorazioni<br />

e le applicazioni come elementi dell’involucro e<strong>di</strong>lizio, analizzati nei confronti della capacità <strong>di</strong><br />

influire sulle con<strong>di</strong>zioni energetiche e ambientali. In particolare, gli elementi <strong>di</strong> chiusura trasparenti<br />

sono indagati (sulla base <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> parametri fisici e geometrici) (1) in merito alle strategie<br />

termiche, illuminotecniche e acustiche da adottare per la funzionalità dell’organismo e<strong>di</strong>lizio<br />

e nel rispetto delle esigenze ergonomiche degli ambienti interni (Korn, 1967; Baroni, 1984;<br />

Moor, 1990; Scarinici, Colombo, 1993; Conio, 1995; Ascensio, 1997; Knapp, 1998; Behling,<br />

Behling, 1999; Krampen, Schempp, 1999; Murray, e<strong>di</strong>ted by, 2005) (2).<br />

Su queste basi, la trattazione esamina i contenuti con l’obiettivo <strong>di</strong> fornire il supporto conoscitivo<br />

e operativo per in<strong>di</strong>viduare le tipologie, le soluzioni compatibili e i proce<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> utilizzo<br />

espressi in relazione ai principali riferimenti <strong>di</strong> tipo termico, luminoso (3) e ra<strong>di</strong>ativo (4): questo,<br />

tramite la definizione prestazionale (a livello meccanico, termoigrometrico, illuminotecnico<br />

e acustico), esecutiva (secondo i rapporti con le intelaiature e gli elementi <strong>di</strong> giunzione) e<br />

l’approfon<strong>di</strong>mento dei principali fattori <strong>di</strong> carattere fisico, funzionale, applicativo (Moore, 1991;<br />

Torricelli, Sala, Secchi, 1995; Francese, 1996; Ravaioli, 1997; Hyatt, 2004; Boschi, a cura <strong>di</strong>,<br />

2005; Tucci, 2006).<br />

Inoltre, la trattazione rileva i contributi degli stu<strong>di</strong> riferiti sia ai materiali e ai <strong>di</strong>spositivi provenienti<br />

dai settori <strong>di</strong> ricerca sperimentale, sia alle possibilità <strong>di</strong> trasferimento dai comparti a tecnologia<br />

evoluta (a esempio, dai settori aerospaziale e automobilistico): e tali contributi sostengono,<br />

nell’ambito dei sistemi in esame, le modalità <strong>di</strong>rette a ottimizzare le caratteristiche fisiche,<br />

meccaniche, chimiche e termiche delle superfici trasparenti, al fine <strong>di</strong> calibrare le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

comfort negli spazi costruiti e i criteri <strong>di</strong> gestione energetica dell’involucro (Imbrighi, 1993;<br />

Compagno, 1995; Schittich, 2003; Altomonte, 2004). In questo caso, lo stu<strong>di</strong>o espone i materiali<br />

e i composti a elevate prestazioni, in<strong>di</strong>cati nei princìpi sia <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione tra la trasmissione luminosa<br />

e la conduzione termica (in modo da ridurre le <strong>di</strong>spersioni termiche senza incidere sulla<br />

trasparenza), sia <strong>di</strong> controllo della ra<strong>di</strong>azione solare incidente (anche con l’adozione <strong>di</strong> rivestimenti<br />

selettivi o <strong>di</strong> <strong>di</strong>spositivi schermanti): questo, esaminando i materiali e i composti in grado<br />

<strong>di</strong> regolare le con<strong>di</strong>zioni ergonomiche ed energetiche in forma “passiva” e “attiva” (5), secondo<br />

le funzioni <strong>di</strong> riflessione, <strong>di</strong> captazione e <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione delle sollecitazioni ambientali esterne.<br />

Gli elementi <strong>di</strong> chiusura trasparenti sono qui assunti, allora, nella determinazione degli apporti<br />

in termini <strong>di</strong> guadagno solare e <strong>di</strong> riduzione delle per<strong>di</strong>te termiche (dovute all’elevata conduttività<br />

e al basso valore <strong>di</strong> inerzia termica), considerando gli elementi <strong>di</strong> chiusura in vetro (1.1), gli<br />

1


elementi <strong>di</strong> chiusura cromogenici (1.2), gli elementi <strong>di</strong> chiusura trasparenti composti (1.3), gli<br />

elementi <strong>di</strong> chiusura integrati dai moduli fotovoltaici (1.4) e le schermature solari (1.5).<br />

1.1. Gli elementi <strong>di</strong> chiusura in vetro<br />

La <strong>di</strong>samina degli elementi <strong>di</strong> chiusura in vetro per l’applicazione ai sistemi <strong>di</strong> facciata è introdotta<br />

dalla spiegazione relativa ai proce<strong>di</strong>menti produttivi, ai caratteri funzionali e morfologici:<br />

questo, con l’obiettivo <strong>di</strong> rilevarne la composizione e le proprietà essenziali rispetto alle prestazioni<br />

fisiche, meccaniche e materiali nell’interazione con gli stimoli termici, luminosi e acustici<br />

(1.1.1). La <strong>di</strong>samina si concentra, nello specifico, sulla costituzione e sulle proprietà degli elementi<br />

<strong>di</strong> chiusura in vetrocamera (1.1.2) e degli elementi <strong>di</strong> chiusura in vetro a controllo solare<br />

(1.1.3).<br />

1.1.1. La costituzione e le proprietà degli elementi <strong>di</strong> chiusura in vetro<br />

Il vetro, a livello fisico e chimico, è costituito da una soluzione (solida) ottenuta per fusione, risultante<br />

dal processo <strong>di</strong> soli<strong>di</strong>ficazione progressiva della miscela omogenea definita da un elemento<br />

“vetrificante” (il silicio), da un elemento “fondente” (il so<strong>di</strong>o, sotto forma <strong>di</strong> solfato o <strong>di</strong><br />

carbonato) e da un elemento “stabilizzante” (il calcio, sotto forma <strong>di</strong> carbonato). Il vetro, quale<br />

sostanza unitaria (ovvero, come “fluido soli<strong>di</strong>ficato”), è composto da molecole completamente<br />

<strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nate che non realizzano alcun reticolo cristallino (in modo isotropo, per cui le caratteristiche<br />

fisiche e chimiche sono in<strong>di</strong>pendenti rispetto alla <strong>di</strong>rezione), determinando la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

trasparenza.<br />

Il vetro impiegato nei sistemi <strong>di</strong> facciata è <strong>di</strong> tipo so<strong>di</strong>co-calcico: durante la produzione, le sostanze<br />

della miscela sono riscaldate fino a <strong>di</strong>ventare fluido-viscose, per poi essere sottoposte a<br />

raffreddamento; in seguito all’elevata viscosità e al processo <strong>di</strong> raffreddamento, gli ioni e le molecole<br />

non hanno la possibilità <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporsi in modo regolare. I silicati e l’ossigeno non riescono a<br />

formare una struttura cristallina, per cui si ottiene uno stato molecolare <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nato: il vetro è<br />

costituito, quin<strong>di</strong>, da miscele <strong>di</strong> silicati, trasparenti secondo le <strong>di</strong>verse gradazioni e precisate da<br />

uno stato <strong>di</strong> aggregazione (“stato vetroso”) in cui le molecole presentano la <strong>di</strong>sposizione casuale<br />

propria dei liqui<strong>di</strong> (6) (tab. 1).<br />

Silice (Si) 69÷74 %<br />

Calce (CaO) 5÷12 %<br />

Ossido <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o (Na2O) 12÷16 %<br />

Magnesia (MgO) 0÷6 %<br />

Allumina (Al2O3) 0÷3 %<br />

Tab. 1. Composizione del vetro applicato nei sistemi <strong>di</strong> facciata.<br />

Si in<strong>di</strong>ca la costituzione del vetro rispetto alle principali quantità chimiche della miscela sottoposta ai<br />

processi <strong>di</strong> riscaldamento e <strong>di</strong> raffreddamento, che conducono a uno stato molecolare <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nato: il vetro<br />

è definito da composti <strong>di</strong> silicati, trasparenti secondo le <strong>di</strong>fferenti gradazioni, con la possibilità <strong>di</strong> contenere<br />

anche percentuali ridotte <strong>di</strong> altre sostanze (ad<strong>di</strong>tivi) nella massa vetrificabile per incidere sulle proprietà<br />

e sul colore (Schittich et alii, 1998, tr. it. 2004, p. 61).<br />

Il vetro so<strong>di</strong>co-calcico utilizzato nei sistemi <strong>di</strong> facciata è resistente agli aci<strong>di</strong> e alle soluzioni alcaline,<br />

ed è dotato <strong>di</strong> una superficie sufficientemente dura (riferita dal valore della durezza sclerometrica,<br />

secondo la “scala <strong>di</strong> Mohs”, compresa tra 6÷7): inoltre, esso si comporta in modo<br />

quasi totalmente elastico, non <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> nessuna riserva <strong>di</strong> plastificazione e, a causa delle elevate<br />

forze <strong>di</strong> legame atomico, possiede una rigi<strong>di</strong>tà meccanica molto elevata (7) (tab. 2).<br />

2


Caratteristiche<br />

Simbolo<br />

Valore e unità<br />

Densità a 18 °C r 2.500 kg/m 3<br />

Durezza superficiale 6÷7 (secondo la scala <strong>di</strong><br />

Mohs)<br />

Modulo elastico <strong>di</strong> Young E 70.000 N/mm 2<br />

(oppure: 7 × 10 10 Pa)<br />

Coefficiente <strong>di</strong> Poisson ν 0,23<br />

Calore specifico c 0,72 × 10 3 J/(kg × K)<br />

Coefficiente <strong>di</strong> <strong>di</strong>latazione lineare a 9 × 10 -6 K -1<br />

Conducibilità termica λ W/m.K<br />

In<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> rifrazione nel campo visibile (tra<br />

380 e 780 nm)<br />

n 1,5<br />

Tab. 2. Proprietà fisiche del vetro applicato nei sistemi <strong>di</strong> facciata.<br />

Si in<strong>di</strong>cano i principali valori che determinano, per il vetro so<strong>di</strong>co-calcico utilizzato nei sistemi <strong>di</strong> facciata,<br />

la resistenza agli aci<strong>di</strong> e alle soluzioni alcaline, la resistenza superficiale, l’elevata elasticità e rigi<strong>di</strong>tà<br />

meccanica (Schittich et alii, 1998, tr. it. 2004, p. 61).<br />

Le proprietà fisiche del vetro riguardano, principalmente, la trasparenza alle ra<strong>di</strong>azioni visibili,<br />

la permeabilità allo spettro solare e l’opacità alla ra<strong>di</strong>azione termica: la ra<strong>di</strong>azione solare ultravioletta<br />

e relativa al campo spettrale del visibile può attraversare in parte lo strato <strong>di</strong> vetro, mentre<br />

la ra<strong>di</strong>azione termica relativa al campo spettrale dell’infrarosso, proveniente dalle superfici<br />

irra<strong>di</strong>ate negli spazi interni, è in buona parte riflessa, in funzione della quantità <strong>di</strong> ossido <strong>di</strong> ferro<br />

(8) e dello spessore (Holland, 1966; Doremus, 1973; Holloway, 1973; Rawson, 1980, 1991;<br />

Duffy, 1981; Bansal, Doremus, 1986; Schittich et alii, 1998, tr. it. 2004, pp. 74-75).<br />

Le principali modalità produttive del vetro utilizzato nei sistemi <strong>di</strong> facciata sono:<br />

• il proce<strong>di</strong>mento float (letteralmente “vetro galleggiante”, elaborato da Alastair Pilkington nel<br />

1959), che prevede la colata della miscela vetrificabile viscosa su un bagno piano <strong>di</strong> stagno<br />

fuso, su cui galleggia. La colata è mantenuta, all’interno <strong>di</strong> una atmosfera controllata chimicamente,<br />

a elevati livelli <strong>di</strong> temperatura. All’ingresso, il bagno <strong>di</strong> stagno ha una temperatura<br />

T = 1.000 °C e, all’uscita, T = 600 °C: in seguito, il vetro è raffreddato lentamente con un<br />

processo in assenza <strong>di</strong> tensioni. A causa delle tensioni superficiali e delle <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> viscosità<br />

tra la massa vetrosa e il bagno <strong>di</strong> stagno, il vetro fluido assume la forma <strong>di</strong> lastre piane,<br />

che possono essere tagliate (per una larghezza massima <strong>di</strong> 320 cm e per una lunghezza fino a<br />

600 cm, con spessori uniformi compresi tra 2÷19 mm) senza la necessità <strong>di</strong> ulteriori trattamenti<br />

<strong>di</strong> lisciatura o <strong>di</strong> levigatura. La tipica colorazione verde del vetro float è attenuata o eliminata<br />

me<strong>di</strong>ante la riduzione della quantità <strong>di</strong> ossido <strong>di</strong> ferro, così ottenendo lastre incolore<br />

o <strong>di</strong> “cristallo” (con la capacità <strong>di</strong> trasmettere circa l’85% della ra<strong>di</strong>azione luminosa incidente):<br />

nella miscela sono aggiunti metalli alcalini (quali so<strong>di</strong>o, calcio, potassio, sotto forma <strong>di</strong><br />

carbonati e <strong>di</strong> solfati), al fine <strong>di</strong> allentare la struttura compatta del silicio;<br />

• il proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> tiratura, che prevede l’esecuzione <strong>di</strong> processi <strong>di</strong> tensione della miscela vetrificabile<br />

viscosa, ottenendo lastre molto sottili o molto spesse, dotate <strong>di</strong> leggere ondulazioni<br />

superficiali;<br />

• il proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> colatura, che prevede la colata della miscela vetrificabile viscosa tra una o<br />

due coppie <strong>di</strong> rulli laminatori, realizzando la struttura superficiale delle lastre secondo la conformazione<br />

dei rulli e <strong>di</strong> tipo traslucido (che non consente una visione chiara come nel caso<br />

del vetro float o tirato, con la conseguente <strong>di</strong>ffusione uniforme della ra<strong>di</strong>azione luminosa);<br />

3


• il proce<strong>di</strong>mento produttivo del vetro borosilicato, che prevede, all’interno dei processi float,<br />

<strong>di</strong> tiratura o <strong>di</strong> colatura, l’aggiunta <strong>di</strong> ossido <strong>di</strong> boro (pari al 7÷15%) alla miscela vetrificabile<br />

viscosa, ottenendo lastre resistenti agli sbalzi termici e agli aci<strong>di</strong>.<br />

Gli elementi <strong>di</strong> chiusura in lastre <strong>di</strong> vetro sono eseguiti da lavorazioni finalizzate a realizzare<br />

prodotti adeguati agli impieghi specifici, considerando le procedure <strong>di</strong> trattamento (termico,<br />

chimico e superficiale), <strong>di</strong> stratificazione e <strong>di</strong> rivestimento: tali procedure sono rivolte a incrementare<br />

le prestazioni meccaniche, fisiche, termiche e ottiche, comportando alcune in<strong>di</strong>cazioni<br />

operative per l’applicazione ai sistemi <strong>di</strong> facciata (Moor, 1989; Eekhout, 1990, 1996; Loughran,<br />

2003; Nijsse, 2003).<br />

Sulla base delle modalità produttive, si rilevano le successive lavorazioni sui bor<strong>di</strong> delle lastre<br />

utilizzate nei sistemi <strong>di</strong> facciata (che escludono l’applicazione con spigoli <strong>di</strong> taglio normali per<br />

l’impiego all’interno dei telai), svolte me<strong>di</strong>ante i processi <strong>di</strong> abrasione, <strong>di</strong> levigatura e <strong>di</strong> molatura<br />

(a esempio, con filo greggio).<br />

La produzione degli elementi <strong>di</strong> chiusura riguarda, principalmente, le modalità <strong>di</strong> trattamento<br />

termico che determinano:<br />

• le lastre <strong>di</strong> vetro trattato con tempra termica (toughened glass, o vetro <strong>di</strong> sicurezza monolitico),<br />

ottenute me<strong>di</strong>ante il riscaldamento (a temperatura T = 640÷700 °C) delle lastre piane in<br />

vetro chiaro (tagliate nella loro forma definitiva ed eventualmente perforate) e l’improvviso<br />

raffreddamento con getti d’aria fredda: le superfici esterne delle lastre si raffreddano, si induriscono<br />

e si contraggono più velocemente del nucleo interno (a temperatura elevata), comportando<br />

l’insorgere <strong>di</strong> forti compressioni che incrementano la resistenza meccanica e termica<br />

del vetro. In particolare, durante il processo <strong>di</strong> raffreddamento il nucleo interno tende a restringersi,<br />

incontrando l’impe<strong>di</strong>mento delle superfici già irrigi<strong>di</strong>te: quando anche la sezione<br />

interna delle lastre si raffredda e si contrae, le superfici esterne, ormai rigide, inducono uno<br />

stato <strong>di</strong> compressione. Il vetro temprato, che non può essere sottoposto a lavorazioni <strong>di</strong> taglio<br />

o <strong>di</strong> perforazione, presenta allora una trazione all’interno delle lastre e una elevata compressione<br />

delle superfici, così in grado <strong>di</strong> assorbire le forze <strong>di</strong> trazione e <strong>di</strong> flessione elevate e, in<br />

caso <strong>di</strong> rottura, <strong>di</strong> <strong>di</strong>sgregarsi in piccoli frammenti (9);<br />

• le lastre <strong>di</strong> vetro indurito, ottenute me<strong>di</strong>ante il riscaldamento (a temperatura T = 640 °C) delle<br />

lastre piane e il successivo lento raffreddamento con getti d’aria fredda, comportando<br />

l’esecuzione <strong>di</strong> elementi dotati <strong>di</strong> elevata resistenza a flessione e agli sbalzi termici: a livello<br />

costruttivo, le lastre monolitiche devono essere vincolate, all’interno dei sistemi <strong>di</strong> facciata,<br />

sui quattro lati, in conseguenza del comportamento a rottura che prevede la <strong>di</strong>sgregazione ra<strong>di</strong>ale<br />

da bordo a bordo. Le lastre sottoposte ai processi <strong>di</strong> indurimento possono essere trasformate<br />

in elementi stratificati <strong>di</strong> sicurezza, ma non possono essere soggette a lavorazioni <strong>di</strong><br />

taglio o <strong>di</strong> perforazione;<br />

• le lastre <strong>di</strong> vetro curvato, ottenute me<strong>di</strong>ante il riscaldamento (a temperatura T = 640 °C) delle<br />

lastre piane, l’adesione su uno stampo <strong>di</strong> supporto (le cui <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong>pendono dalle capacità<br />

<strong>di</strong> lavorazione) e la successiva ricottura (con la possibilità <strong>di</strong> eseguire ulteriori processi <strong>di</strong><br />

tempra o <strong>di</strong> stratificazione).<br />

La produzione degli elementi utilizzati nei sistemi <strong>di</strong> facciata riguarda anche:<br />

• le modalità <strong>di</strong> trattamento con tempra chimica delle lastre <strong>di</strong> vetro, me<strong>di</strong>ante l’immersione in<br />

una soluzione a temperatura molto elevata, in cui gli ioni <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o (<strong>di</strong>sposti esternamente) sono<br />

scambiati con gli ioni della soluzione, ponendo in compressione le superfici: le lastre trattate<br />

con la tempra chimica, che possono essere sottoposte a lavorazioni <strong>di</strong> taglio, sono in grado<br />

<strong>di</strong> assorbire forze <strong>di</strong> trazione, <strong>di</strong> flessione e termiche elevate.<br />

• le modalità <strong>di</strong> trattamento superficiale delle lastre <strong>di</strong> vetro, me<strong>di</strong>ante:<br />

- la smaltatura, che comporta la sovrapposizione e la fusione <strong>di</strong> uno strato <strong>di</strong> ceramica sulle superfici<br />

durante il processo termico <strong>di</strong> tempra o <strong>di</strong> indurimento;<br />

- la satinatura, che comporta l’opacizzazione e la resa ruvida <strong>di</strong> una superficie tramite aci<strong>di</strong>,<br />

con la conseguente trasmissione <strong>di</strong>ffusa della ra<strong>di</strong>azione luminosa;<br />

4


- la sabbiatura, che comporta l’opacizzazione e la resa ruvida <strong>di</strong> una superficie tramite un getto<br />

<strong>di</strong> sabbia, con la conseguente trasmissione <strong>di</strong>ffusa della ra<strong>di</strong>azione luminosa.<br />

Inoltre, la produzione degli elementi utilizzati nei sistemi <strong>di</strong> facciata riguarda le modalità <strong>di</strong> realizzazione<br />

de:<br />

• le lastre <strong>di</strong> vetro colorato (tinted glass), me<strong>di</strong>ante l’aggiunta, prima della fusione, <strong>di</strong> composti<br />

chimici selezionati (nei colori grigio, blu, bronzo e oro) per ottenere la colorazione desiderata;<br />

• le lastre <strong>di</strong> vetro riflettente (reflective coated glass), me<strong>di</strong>ante la deposizione <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong> metallici<br />

sulle superfici, al fine <strong>di</strong> incrementare le proprietà schermanti alla ra<strong>di</strong>azione luminosa;<br />

• le lastre <strong>di</strong> vetro stratificato (laminated glass, denominato anche vetro laminato), me<strong>di</strong>ante<br />

l’accoppiamento <strong>di</strong> due o più lastre (saldate su tutta la superficie durante il processo <strong>di</strong> produzione)<br />

con l’interposizione <strong>di</strong> uno strato interme<strong>di</strong>o, o film (che conferisce elevate proprietà<br />

<strong>di</strong> isolamento acustico): questo, in materiale termoplastico (a esempio, in polivinilbutirrale,<br />

dotato <strong>di</strong> trasparenza, tenacità, elasticità e adesione, o realizzato da legami organici o inorganici),<br />

è saldato alle lastre a temperatura e a pressione elevate;<br />

• le lastre <strong>di</strong> vetro stratificato <strong>di</strong> sicurezza, me<strong>di</strong>ante l’accoppiamento <strong>di</strong> due lastre (saldate su<br />

tutta la superficie durante il processo <strong>di</strong> produzione) con l’interposizione <strong>di</strong> uno strato interme<strong>di</strong>o<br />

elastico: questo, in materiale termoplastico (a esempio, in polivinilbutirrale), è pressato<br />

in autoclave sotto la duplice azione <strong>di</strong> calore e <strong>di</strong> pressione, con il compito <strong>di</strong> trattenere i<br />

frammenti in caso <strong>di</strong> rottura. A livello esecutivo, i bor<strong>di</strong> devono essere posti in opera in una<br />

scanalatura <strong>di</strong> vetro tesa a equilibrare la tensione <strong>di</strong> vapore, per evitare la presenza <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà<br />

che può danneggiare lo strato interme<strong>di</strong>o.<br />

Le principali modalità <strong>di</strong> rivestimento del vetro utilizzato nei sistemi <strong>di</strong> facciata riguardano la<br />

<strong>di</strong>sposizione sulle lastre <strong>di</strong> uno strato esterno, interno o nell’intercape<strong>di</strong>ne in caso <strong>di</strong> vetrocamera<br />

(secondo il tipo, la struttura o la composizione, richiedendo ai produttori i valori <strong>di</strong> rigi<strong>di</strong>tà, <strong>di</strong><br />

resistenza e <strong>di</strong> possibilità <strong>di</strong> impiego) (Gannon, e<strong>di</strong>ted by, 2002; Shelby, 2005). I vetri rivestiti,<br />

che possono essere ulteriormente trasformati in vetro isolante o in vetro stratificato, sono prodotti:<br />

• a caldo, attraverso l’applicazione <strong>di</strong> un ossido <strong>di</strong> metallo (che incrementa la protezione solare)<br />

e <strong>di</strong> ossido <strong>di</strong> stagno (che incrementa la protezione termica me<strong>di</strong>ante la riduzione delle<br />

emissioni) sulle superfici delle lastre, durante il proce<strong>di</strong>mento float;<br />

• a freddo, attraverso:<br />

- il proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> sputtering, che comporta il rivestimento delle lastre con un ossido <strong>di</strong> metallo<br />

me<strong>di</strong>ante l’accelerazione <strong>di</strong> elettroni liberi in un campo elettrico: questi incontrano una<br />

molecola <strong>di</strong> gas (con carica positiva) che, accelerata dal campo elettrico, si scontra con il catodo<br />

(con carica negativa) costituito dal materiale <strong>di</strong> rivestimento. Nello scontro le particelle<br />

si liberano e si depositano sulla superficie delle lastre: i prodotti ottenuti, poco resistenti agli<br />

agenti atmosferici, sono impiegati nei vetri isolanti (vetrocamera) con la superficie rivestita<br />

rivolta verso l’intercape<strong>di</strong>ne;<br />

- il proce<strong>di</strong>mento sol-gel, che comporta l’immersione delle lastre in un liquido e il rivestimento<br />

secondo un processo chimico: i legami metallici aderiscono alle superfici immerse e agli spigoli,<br />

poi <strong>di</strong>sgregati in forma pirolitica (ovvero, con il calore) e trasformati negli ossi<strong>di</strong> corrispondenti.<br />

Tale proce<strong>di</strong>mento conduce alla produzione dei vetri antisole o con un basso fattore<br />

<strong>di</strong> riflessione.<br />

In particolare, si rileva il processo <strong>di</strong> rivestimento del vetro finalizzato ad aumentare la protezione<br />

termica, me<strong>di</strong>ante l’esecuzione <strong>di</strong> superfici (sp. = 0,1÷1 µm) che permettono <strong>di</strong> riflettere o <strong>di</strong><br />

assorbire la trasmissione energetica e <strong>di</strong> ridurre l’emissività termica: in questo caso, il rivestimento<br />

è realizzato da metalli nobili (come rame, argento e oro), da semiconduttori o da rivestimenti<br />

pirolitici (come l’ossido <strong>di</strong> stagno). Per aumentare la protezione termica, le lastre possono<br />

essere rivestite con un materiale basso-emissivo che determina la riflessione dell’energia termica<br />

generata dagli elementi irra<strong>di</strong>ati e ra<strong>di</strong>anti, verso l’interno degli spazi costruiti (10). A livello<br />

5


operativo, il rivestimento basso-emissivo (trasparente nel campo spettrale del visibile e riflettente<br />

nel campo spettrale dell’infrarosso) è applicato rispetto a:<br />

• la superficie rivolta verso l’esterno o l’interno (con un effetto isolante superiore) per una lastra<br />

singola;<br />

• la superficie verso l’intercape<strong>di</strong>ne della lastra interna per un vetrocamera (tab. 3).<br />

Vetro float senza ri- Rivestimento Rivestimento<br />

vestimento low-e esterno low-e interno<br />

Spessore (mm) 4 4 4<br />

Fattore <strong>di</strong> trasmissione<br />

energetica s<br />

0,83 0,79 0,79<br />

Fattore solare (g-value) 0,85 0,811 0,808<br />

Fattore <strong>di</strong> trasmissione<br />

luminosa τ<br />

0,89 0,84 0,88<br />

Riflessione<br />

all’esterno<br />

luminosa 0,081 0,1 0,081<br />

Riflessione<br />

all’esterno<br />

energetica 0,075 0,13 0,075<br />

Coefficiente relativo <strong>di</strong><br />

riduzione per l’energia<br />

solare ra<strong>di</strong>ante<br />

1,0 0,95 0,94<br />

Trasmittanza termica k 5,63 5,34 3,8<br />

Tab. 3. Applicazione del rivestimento basso-emissivo alle lastre <strong>di</strong> vetro.<br />

Si in<strong>di</strong>cano i valori che determinano, nel caso <strong>di</strong> lastre <strong>di</strong> vetro float semplice o con rivestimento bassoemissivo<br />

(low-e), sulla superficie esterna o interna, le proprietà <strong>di</strong> trasmissione e <strong>di</strong> riflessione sia energetica<br />

sia luminosa (Schittich et alii, 1998, tr. it. 2004, p. 119).<br />

Per quanto riguarda le operazioni esecutive riferite all’applicazione delle lastre <strong>di</strong> vetro ai sistemi<br />

<strong>di</strong> facciata, si rileva la necessità <strong>di</strong> protezione sia durante le fasi <strong>di</strong> stoccaggio (per evitare<br />

che l’umi<strong>di</strong>tà prodotta dalla condensa del vapore acqueo penetri capillarmente fino a reagire),<br />

sia durante le fasi costruttive. In questo caso, le lastre <strong>di</strong> vetro devono essere protette<br />

dall’umi<strong>di</strong>tà proveniente dal calcestruzzo fresco, poiché l’attacco delle soluzioni basiche sulle<br />

superfici può provocare delle fen<strong>di</strong>ture nel reticolo molecolare: se le soluzioni alcaline si seccano<br />

rapidamente sulle lastre i prodotti della reazione non sono eliminati, e le successive con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà possono generare una crescente <strong>di</strong>struzione del vetro, con le conseguenti corrosioni<br />

visibili.<br />

1.1.2. La costituzione e le proprietà degli elementi <strong>di</strong> chiusura in vetrocamera<br />

L’applicazione degli elementi in vetro ai sistemi <strong>di</strong> facciata si concentra sulla combinazione delle<br />

lastre rivolta a realizzare chiusure dotate <strong>di</strong> elevate prestazioni termoigrometriche, illuminotecniche<br />

e acustiche. Tale combinazione riguarda gli elementi in vetrocamera (o vetro isolante),<br />

eseguiti da almeno due lastre <strong>di</strong> vetro (secondo il corretto inserimento dei giunti e delle guarnizioni<br />

<strong>di</strong> tenuta) separate ai bor<strong>di</strong> da un <strong>di</strong>stanziatore, che può essere composto, in generale, da:<br />

• un profilo in alluminio (ricoperto da un cordone <strong>di</strong> butile e integrato da un adsorbente igroscopico,<br />

a esempio <strong>di</strong> zeolite, che elimina l’umi<strong>di</strong>tà nell’intercape<strong>di</strong>ne e che garantisce la tenuta<br />

<strong>di</strong> prima barriera), con gli angoli saldati, brasati e iniettati <strong>di</strong> butile;<br />

• una sottile fascia <strong>di</strong> metallo (inserita in modo perpen<strong>di</strong>colare rispetto ai piani delle lastre), intorno<br />

alla quale si <strong>di</strong>spongono due strati <strong>di</strong> butile (integrati da un adsorbente igroscopico che<br />

elimina l’umi<strong>di</strong>tà nell’intercape<strong>di</strong>ne).<br />

La produzione delle lastre in vetrocamera si precisa ne:<br />

6


• la copertura perimetrale dei pannelli tramite un sigillante <strong>di</strong> seconda barriera, che serve a incollare<br />

le lastre e il <strong>di</strong>stanziatore: tale sigillante, quando i pannelli sono sottoposti a sollecitazioni<br />

eoliche negative, subisce uno sforzo <strong>di</strong> trazione che può determinarne la per<strong>di</strong>ta progressiva<br />

<strong>di</strong> adesione e, quin<strong>di</strong>, la generazione <strong>di</strong> infiltrazioni <strong>di</strong> vapore acqueo fino<br />

all’intercape<strong>di</strong>ne (11);<br />

• l’applicazione degli elementi <strong>di</strong> tenuta, che impe<strong>di</strong>scono sia lo scambio gassoso tra<br />

l’intercape<strong>di</strong>ne e l’esterno sia la penetrazione <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà;<br />

• l’incollaggio delle lastre e dei <strong>di</strong>stanziatori con tiocolo, altamente impermeabile alla <strong>di</strong>ffusione<br />

del gas (e, quin<strong>di</strong>, adatto al riempimento dell’intercape<strong>di</strong>ne con gas nobili), ma sensibile<br />

alla ra<strong>di</strong>azione ultravioletta: per questo motivo, le unioni al perimetro devono essere coperte<br />

all’esterno con materiali opachi o con strati protettivi (a esempio, stampati sulle lastre).<br />

L’incremento delle prestazioni termoigrometriche si determina limitando i fenomeni <strong>di</strong> convezione,<br />

me<strong>di</strong>ante l’immissione, all’interno dell’intercape<strong>di</strong>ne tra le lastre <strong>di</strong> un doppio o triplo vetrocamera,<br />

<strong>di</strong> miscele gassose dotate <strong>di</strong> una trasmittanza termica inferiore a quella dell’aria e<br />

con una viscosità cinematica elevata. Le miscele gassose utilizzate (in gas argon, krypton, xeno,<br />

freon o in composti krypton-argon e xeno-argon, da evitare se il sigillante <strong>di</strong> seconda battuta è<br />

costituito da silicone, poiché permeabile alla loro azione) sono inserite nell’intercape<strong>di</strong>ne a pressione<br />

atmosferica, al fine <strong>di</strong> evitare gli eventuali stati <strong>di</strong> coazione interni ai pannelli, e provvedono<br />

a:<br />

• la reazione inerte alle <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> temperatura tra le lastre (riducendo i flussi <strong>di</strong> trasmissione<br />

termica);<br />

• la riduzione della <strong>di</strong>stanza tra le lastre, per la loro bassa conducibilità termica.<br />

Le proprietà fisiche degli elementi <strong>di</strong> chiusura in vetrocamera sono funzionali alla composizione,<br />

allo spessore e al numero delle lastre (dotate <strong>di</strong> eventuali rivestimenti), oltre che al numero,<br />

alle <strong>di</strong>mensioni e al riempimento della/e intercape<strong>di</strong>ne/i. Nello specifico, all’interno del vetrocamera<br />

si determinano i fenomeni <strong>di</strong> convezione sulle lastre e sui relativi bor<strong>di</strong>: il flusso termico<br />

è sud<strong>di</strong>viso in flusso per convezione e conduzione termica nell’intercape<strong>di</strong>ne e in flusso per adduzione<br />

tra le lastre. Su queste basi, la trasmissione termica avviene secondo:<br />

• il trasferimento ra<strong>di</strong>ativo <strong>di</strong> calore tra le lastre, influenzato dall’emissività delle due superfici<br />

a<strong>di</strong>acenti al gas interno;<br />

• la convezione termica attraverso il gas contenuto nell’intercape<strong>di</strong>ne, con<strong>di</strong>zionata dalle proprietà<br />

del gas, dalla <strong>di</strong>stanza tra le lastre e dalla <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura;<br />

• la conduzione termica alle estremità delle lastre, in cui i <strong>di</strong>stanziatori e i profili del telaio costituiscono<br />

dei potenziali ponti termici.<br />

La resistenza alla <strong>di</strong>ffusione termica degli strati gassosi è funzionale rispetto alla <strong>di</strong>stanza tra le<br />

lastre: questa deve essere <strong>di</strong>mensionata (attorno a un valore sp. ≅ 15 mm) in modo da equilibrare<br />

i fenomeni <strong>di</strong> convezione (che aumentano con le <strong>di</strong>mensioni) e <strong>di</strong> conduzione termica (che <strong>di</strong>minuiscono<br />

con le <strong>di</strong>mensioni). L’isolamento termico stabilito dalle lastre in vetrocamera aumenta<br />

l’efficienza energetica dei sistemi <strong>di</strong> facciata, riducendo il valore della trasmittanza termica<br />

e, <strong>di</strong> conseguenza, la necessità <strong>di</strong> riscaldamento, anche tramite l’incremento della temperatura<br />

delle superfici interne (con effetti positivi nei confronti della riduzione delle correnti d’aria<br />

e del comfort nelle fasce contigue alle chiusure trasparenti).<br />

Gli elementi in vetrocamera dotati <strong>di</strong> riempimento in gas e <strong>di</strong> un rivestimento (sulla superficie<br />

esterna della lastra interna), <strong>di</strong> tipo basso-emissivo o con deposito <strong>di</strong> sottili strati <strong>di</strong> materiali<br />

<strong>di</strong>elettrici e metallici alternati, riducono notevolmente le per<strong>di</strong>te per trasmissione termica: il rivestimento<br />

comporta che la temperatura del gas all’interno dell’intercape<strong>di</strong>ne sia prossima alla<br />

temperatura ra<strong>di</strong>ante dell’aria negli spazi costruiti, riducendo i fenomeni <strong>di</strong> convezione tra le lastre.<br />

Per quanto riguarda l’isolamento termico, si rilevano i valori <strong>di</strong> trasmittanza termica riferiti ad<br />

alcune soluzioni applicate nei sistemi <strong>di</strong> facciata (Schittich et alii, 1998, tr. it. 2004, pp. 71-72),<br />

quali:<br />

7


• per un vetrocamera composto da due lastre float e intercape<strong>di</strong>ne (sp. = 12 mm), k = 3,0<br />

W/m 2 .K;<br />

• per un vetrocamera composto da due lastre float e intercape<strong>di</strong>ne (sp. = 20 mm), k = 2,8<br />

W/m 2 .K;<br />

• per un vetrocamera composto da tre lastre float (per cui si interrompono i fenomeni <strong>di</strong> convezione<br />

e si riduce la trasmissione termica) e due intercape<strong>di</strong>ni (sp. = 8 mm), k = 2,4 W/m 2 .K;<br />

• per un vetrocamera composto da tre lastre float (per cui si interrompono i fenomeni <strong>di</strong> convezione<br />

e si riduce la trasmissione termica) e due intercape<strong>di</strong>ni (sp. = 12 mm), k = 2,2 W/m 2 .K.<br />

Le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> isolamento termico determinate dall’impiego delle lastre in vetrocamera a elevate<br />

prestazioni, integrate da almeno una superficie rivestita in materiale basso-emissivo verso<br />

l’intercape<strong>di</strong>ne e dal riempimento con gas inerte, sono espresse dai valori (ibid.):<br />

• per un doppio vetrocamera:<br />

- con intercape<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> sp. = 60 mm, <strong>di</strong> trasmittanza termica k = 0,6 W/m 2 .K, <strong>di</strong> fattore solare<br />

(g-value) = 0,40 e <strong>di</strong> trasmittanza ottica <strong>di</strong>ffusa τ<strong>di</strong>ff = 0,55;<br />

- con intercape<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> sp. = 17÷33 mm, <strong>di</strong> trasmittanza termica k = 0,7 W/m 2 .K, <strong>di</strong> fattore solare<br />

(g-value) = 0,34 e <strong>di</strong> trasmittanza ottica <strong>di</strong>ffusa τ<strong>di</strong>ff = 0,62;<br />

• per un triplo vetrocamera, con riempimento in gas argon, <strong>di</strong> trasmittanza termica k = 0,5÷0,8<br />

W/m 2 .K, <strong>di</strong> fattore solare (g-value) = 0,47 e <strong>di</strong> trasmittanza ottica <strong>di</strong>ffusa τ<strong>di</strong>ff = 0,68.<br />

La costituzione degli elementi <strong>di</strong> chiusura in vetrocamera <strong>di</strong>retti a ottenere elevate prestazioni<br />

termiche osserva alcune applicazioni, come:<br />

• il riempimento dell’intercape<strong>di</strong>ne con aerogel a struttura silicea microporosa, resistente a<br />

compressione (adatto all’impiego in lastre sotto vuoto) e dotato <strong>di</strong> una conducibilità termica<br />

molto bassa (λ = 0,017 W/m.K, trascurando la conduzione relativa alla <strong>di</strong>stanza tra le lastre);<br />

• l’utilizzo <strong>di</strong> barriere alla convezione, eseguite da vetri o pellicole (che consentono <strong>di</strong> ridurre<br />

il peso rispetto a un vetrocamera triplo) capaci <strong>di</strong> resistere ai fenomeni <strong>di</strong> conduzione<br />

all’interno dell’intercape<strong>di</strong>ne (per elementi <strong>di</strong> sp. ≅ 130 mm) e tali da determinare:<br />

- un valore del fattore solare (g-value) = 0,15÷0,65 e un valore <strong>di</strong> trasmittanza termica k<br />

= 0,4÷0,6 W/m 2 .K;<br />

- con riempimento in krypton o xeno (nella tipologia Superglazing), un valore del fattore solare<br />

(g-value) = 0,4 e un valore <strong>di</strong> trasmittanza termica k = 0,4 W/m 2 .K.<br />

A livello funzionale e costruttivo, si precisano alcune modalità <strong>di</strong> esecuzione delle interfacce tra<br />

gli apparati strutturali, connettivi e le lastre in vetrocamera, quali:<br />

• la copertura, eseguita dal telaio, e l’impiego, nel caso <strong>di</strong> elementi a elevate prestazioni termiche,<br />

sia <strong>di</strong> profili a taglio termico sia <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanziatori in materiale isolante per attenuare gli effetti<br />

dovuti al ponte termico nel sostegno delle lastre (a causa della minima resistenza termica<br />

nelle unioni perimetrali, per cui la temperatura delle lastre <strong>di</strong>minuisce rispetto alla posizione<br />

centrale);<br />

• l’in<strong>di</strong>viduazione specifica dei profili dei telai (adottati secondo la loro particolare costituzione<br />

materica), delle lastre <strong>di</strong> vetro e della qualità termica relativa alle unioni perimetrali (tab.<br />

4).<br />

Telaio (kR,W/m 2 .K) Distanziatore Vetrocamera a due lastre,<br />

con gas argon (kV<br />

= 1,8 W/m 2 .K)<br />

Vetrocamera a tre<br />

lastre, con gas argon<br />

(kV = 1,2 W/m 2 .K)<br />

Vetrocamera a tre<br />

lastre, con gas<br />

krypton (kV = 0,8<br />

W/m 2 .K)<br />

8


Alluminio<br />

(kR = 3,4 W/m 2 .K)<br />

PVC<br />

(kR = 2,3 W/m 2 .K)<br />

Legno<br />

(kR = 2,1 W/m 2 .K)<br />

Altro tipo <strong>di</strong> alluminio<br />

Altro tipo <strong>di</strong> alluminio<br />

Altro tipo <strong>di</strong> alluminio<br />

2,25<br />

2,17<br />

2,09<br />

2,01<br />

2,02<br />

1,92<br />

1,68<br />

1,58<br />

1,59<br />

1,50<br />

1,54<br />

1,43<br />

1,42<br />

1,32<br />

1,36<br />

1,26<br />

1,32<br />

1,20<br />

Tab. 4. Applicazione delle lastre in vetrocamera e proprietà termiche riferite alle tipologie <strong>di</strong> telaio.<br />

Si in<strong>di</strong>cano i valori che determinano, nel caso <strong>di</strong> lastre in doppio e triplo vetrocamera, le proprietà termoisolanti<br />

(secondo la trasmittanza termica kV) rispetto alla costituzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse intelaiature strutturali<br />

e connettive, dotate <strong>di</strong> trasmittanza termica kR (Schittich et alii, 1998, tr. it. 2004, p. 123).<br />

Per quanto riguarda l’isolamento acustico, si assumono i valori in funzione delle frequenze <strong>di</strong><br />

emissione tipiche per le valutazioni in campo e<strong>di</strong>lizio (comprese tra 100÷3.200 Hz), considerando<br />

le riduzioni (per frequenze comprese tra 125÷250 Hz) secondo la tipologia<br />

dell’intercape<strong>di</strong>ne. In particolare, si rilevano i valori del potere fonoisolante riferiti ad alcune soluzioni<br />

applicate nei sistemi <strong>di</strong> facciata (del tipo “massa - molla - massa”, che prevedono<br />

l’aumento dell’isolamento acustico alle alte frequenze e la <strong>di</strong>minuzione alle basse frequenze; ivi,<br />

p. 73), quali:<br />

• per un vetrocamera composto da due lastre (sp. = 4 mm) e intercape<strong>di</strong>ne (sp. = 12 mm, con<br />

riempimento d’aria), RW = 30 dB;<br />

• per un vetrocamera composto da due lastre (sp. = 4 mm, sp. = 6 mm) e intercape<strong>di</strong>ne (sp. =<br />

16 mm, con riempimento d’aria), RW = 33 dB.<br />

Inoltre, si rilevano i valori del potere fonoisolante considerando il fattore <strong>di</strong> correzione (da adottare,<br />

a esempio, nel caso del rumore da traffico; ibid.), quali:<br />

• per un vetrocamera composto da due lastre (sp. = 4 mm, sp. = 6 mm) e intercape<strong>di</strong>ne (sp. =<br />

12 mm, con riempimento d’aria), RW = 30 dB - 3 dB (Ctr) = 27 dB;<br />

• per un vetrocamera composto da due lastre (sp. = 4 mm, sp. = 8 mm) e intercape<strong>di</strong>ne (sp. =<br />

16 mm, con riempimento d’aria), RW = 36 dB - 3 dB (Ctr) = 33 dB.<br />

1.1.3. La costituzione e le proprietà degli elementi <strong>di</strong> chiusura in vetro a controllo solare<br />

L’applicazione degli elementi <strong>di</strong> chiusura in vetro ai sistemi <strong>di</strong> facciata considera l’impiego <strong>di</strong><br />

lastre rivolte a calibrare la luminosità naturale negli spazi costruiti, attraverso la capacità <strong>di</strong> operare<br />

nei confronti della concentrazione e della trasmissione dei raggi solari che incidono sulle<br />

superfici trasparenti. Questi elementi contribuiscono a:<br />

• riflettere e <strong>di</strong>ffondere la ra<strong>di</strong>azione luminosa secondo angoli adattati e regolati selettivamente<br />

(rispetto alla collocazione geografica, alle con<strong>di</strong>zioni climatiche e alla variazione degli angoli<br />

<strong>di</strong> incidenza);<br />

• utilizzare la ra<strong>di</strong>azione zenitale <strong>di</strong>ffusa proveniente dalla volta celeste;<br />

• evitare i fenomeni <strong>di</strong> abbagliamento e <strong>di</strong> scarsa illuminazione nelle fasce più interne degli<br />

spazi costruiti (comportando la <strong>di</strong>stribuzione omogenea della ra<strong>di</strong>azione solare me<strong>di</strong>ante la<br />

riflessione verso le superfici <strong>di</strong> intradosso);<br />

• contenere i consumi energetici relativi sia ai carichi termici (provvedendo a una maggiore<br />

trasmissione termica e luminosa durante il periodo invernale e a una riduzione dei guadagni<br />

solari durante il periodo estivo), sia all’impiego della illuminazione artificiale.<br />

Gli elementi <strong>di</strong> chiusura in vetro a controllo solare agiscono sulla selettività spettrale della ra<strong>di</strong>azione<br />

(<strong>di</strong> <strong>di</strong>fferente lunghezza d’onda) me<strong>di</strong>ante soluzioni tecniche e <strong>di</strong>spositivi capaci:<br />

• <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>re alle componenti infrarosse dello spettro solare (0,7 µm < lunghezza d’onda λ <<br />

3,0 µm) <strong>di</strong> penetrare negli spazi costruiti;<br />

9


• <strong>di</strong> filtrare selettivamente la <strong>di</strong>stribuzione spettrale (escludendo una quantità pari a circa il<br />

50% della sua energia), senza causare una eccessiva riduzione della trasmissione luminosa.<br />

Nello specifico, lo stu<strong>di</strong>o rileva, per l’impiego nei sistemi <strong>di</strong> facciata, la protezione solare degli<br />

elementi <strong>di</strong> chiusura in vetro, l’utilizzo dei rivestimenti selettivi e delle schermature solari integrate.<br />

La protezione solare degli elementi <strong>di</strong> chiusura in vetro prevede la valutazione del rapporto tra la<br />

riduzione del flusso energetico e l’immissione della ra<strong>di</strong>azione luminosa, me<strong>di</strong>ante l’impiego<br />

de:<br />

• i vetri antisole, dotati <strong>di</strong> un fattore solare (g-value) < 0,50 e <strong>di</strong> un fattore <strong>di</strong> trasmissione luminosa<br />

τ > 0,40, realizzati da:<br />

- i vetri colorati (ottenuti con l’aggiunta <strong>di</strong> quantità minime <strong>di</strong> ad<strong>di</strong>tivi che conferiscono la colorazione<br />

grigia, bronzea, verde e anche blu) o rivestiti;<br />

- i vetri stampati, me<strong>di</strong>ante superfici in modo parziale non trasparenti ottenute tramite serigrafia<br />

(in forma <strong>di</strong> reticoli): questa consiste nella stesura <strong>di</strong> un velo <strong>di</strong> smalto sulle lastre (tra le<br />

maglie finissime lasciate aperte durante il processo produttivo), per mezzo <strong>di</strong> una spatola e <strong>di</strong><br />

un telaio (che delinea la configurazione desiderata da riprodurre), e nella successiva cottura<br />

in forno (normalmente associata al processo <strong>di</strong> tempra) per vetrificare lo smalto;<br />

• i <strong>di</strong>spositivi regolabili <strong>di</strong> protezione esterni, collegati alle intelaiature dei sistemi e realizzati<br />

da:<br />

- i <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> protezione fissi o mobili, in forma <strong>di</strong> lamelle (in posizione orizzontale o verticale)<br />

in metallo, in legno, in plastica o in vetro (<strong>di</strong> tipo temprato termicamente, come le lastre<br />

<strong>di</strong> vetro <strong>di</strong> sicurezza monolitico; <strong>di</strong> tipo stratificato rivestito, dotato <strong>di</strong> un fattore <strong>di</strong> trasmissione<br />

luminosa ridotto; <strong>di</strong> tipo colorato). I profili delle lamelle sono composti in modo tale<br />

che la ra<strong>di</strong>azione luminosa sia <strong>di</strong>retta verso l’intradosso degli spazi costruiti (durante il periodo<br />

invernale) e che sia riflessa verso l’esterno (durante il periodo estivo);<br />

- le tende (avvolgibili o a comando) collocate nell’intercape<strong>di</strong>ne delle lastre in vetrocamera,<br />

costituite da materiali in grado <strong>di</strong> evitare i carichi termici aggiuntivi (che possono provocare<br />

un aumento della pressione agente sugli elementi <strong>di</strong> chiusura, con rigonfiamenti e deformazioni<br />

ottiche);<br />

- le pellicole riflettenti fisse nell’intercape<strong>di</strong>ne delle lastre in vetrocamera (che contribuiscono<br />

anche alla riduzione della trasmittanza termica);<br />

• i <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> protezione interni (che assorbono l’energia solare, trasmettendola negli spazi<br />

costruiti), per cui occorre evitare una <strong>di</strong>stanza troppo ridotta rispetto alle chiusure perimetrali<br />

che può determinare un ristagno <strong>di</strong> calore; in questo caso, poiché il perimetro delle lastre, coperto<br />

dal telaio, assume una temperatura inferiore, è necessario l’impiego <strong>di</strong> vetro temprato o<br />

indurito per ottenere una maggiore resistenza agli sbalzi termici: inoltre, sulle superfici esterne<br />

del vetrocamera possono essere incollate pellicole riflettenti o assorbenti che mo<strong>di</strong>ficano<br />

<strong>di</strong>rettamente la temperatura delle lastre.<br />

Gli elementi <strong>di</strong> chiusura in vetro con rivestimento (coating) selettivo riflettono, <strong>di</strong>ffondono o<br />

guidano la ra<strong>di</strong>azione luminosa verso <strong>di</strong>rezioni particolari negli spazi costruiti. Questi elementi<br />

sono costituiti da superfici trattate attraverso:<br />

• il processo <strong>di</strong> polverizzazione del materiale semiconduttore metallico (come l’ossido <strong>di</strong> stagno,<br />

l’ossido <strong>di</strong> zinco, il cadmio, l’in<strong>di</strong>o, il tallio e le loro leghe), depositato per via chimica<br />

sulle superfici del vetro chiaro tramite un proce<strong>di</strong>mento pirolitico (12). Il materiale semiconduttore,<br />

liquido o polverizzato, è spruzzato <strong>di</strong>rettamente sulle superfici ancora calde (a temperatura<br />

T = 600 °C), così da <strong>di</strong>venirne parte integrante: lo strato è poi cotto sul vetro in modo<br />

che, a raffreddamento avvenuto, il coating (<strong>di</strong> spessore compreso tra 100÷400 nm, molto<br />

resistente e durevole) produca sulle lastre una pellicola dura e compatta, queste poi tagliate e<br />

formate secondo i proce<strong>di</strong>menti or<strong>di</strong>nari;<br />

• il processo <strong>di</strong> deposito magnetotronico (sputtering deposition), che consiste nell’applicazione<br />

<strong>di</strong> un foglio sottile in metallo puro (come lo stagno, l’argento, l’oro, l’in<strong>di</strong>o e il rame) in se-<br />

10


guito alla produzione delle lastre <strong>di</strong> vetro, sulle quali sono aggiunti strati <strong>di</strong> separazione e<br />

protettivi. Durante il processo <strong>di</strong> lavorazione, il metallo scelto è <strong>di</strong>slocato in barre cato<strong>di</strong>che<br />

che sono bombardate da ioni rilasciati da un gas eccitato elettricamente: questo consente agli<br />

atomi del metallo <strong>di</strong> essere “strappati” dal catodo e <strong>di</strong> essere depositati sulle superfici del vetro<br />

(13). Il coating (<strong>di</strong> spessore compreso tra 6÷12 nm per ogni strato) deve essere protetto<br />

dagli agenti esterni, comportandone l’impiego nelle lastre in vetrocamera: l’applicazione <strong>di</strong><br />

strati anti-riflessione aggiuntivi (con materiali <strong>di</strong>elettrici, dotati <strong>di</strong> elevati valori <strong>di</strong> rifrazione)<br />

incrementa la trasmissione nel campo spettrale del visibile. La deposizione del rivestimento<br />

trasparente selettivo (a base <strong>di</strong> metalli nobili) sulle lastre <strong>di</strong> vetro chiaro permette <strong>di</strong> ottenere<br />

una elevata trasmissione luminosa nel campo spettrale della ra<strong>di</strong>azione ultravioletta e del visibile,<br />

combinata a una riflessione delle ra<strong>di</strong>azioni nel campo spettrale dell’infrarosso: la selezione<br />

degli strati che compongono il coating selettivo consente <strong>di</strong> calibrare il comportamento<br />

delle lastre <strong>di</strong> vetro per i climi temperati (con minimo guadagno solare ed elevata trasmissione<br />

luminosa nel campo spettrale del visibile) e per i climi fred<strong>di</strong> (con massimo guadagno<br />

solare e bassa emissività). Inoltre, le strutture metalliche microscopiche (laminate <strong>di</strong>rettamente<br />

sulle superfici <strong>di</strong> vetro) interferiscono in modo ridotto sulla visibilità, poiché è possibile<br />

calibrare l’angolo con cui la ra<strong>di</strong>azione colpisce le lastre rispetto all’angolo <strong>di</strong> osservazione;<br />

• l’applicazione <strong>di</strong> sottili pellicole in poliestere o in mylar, sulle quali è depositato (sotto vuoto)<br />

uno strato <strong>di</strong> ossido <strong>di</strong> metallo, all’interno delle lastre in vetrocamera (per necessità protettive);<br />

• l’applicazione <strong>di</strong> composti ceramici e smaltati, in polvere <strong>di</strong> vetro con l’aggiunta <strong>di</strong> ad<strong>di</strong>tivi e<br />

<strong>di</strong> pigmenti colorati (sp. = 100÷150 nm), sulle lastre prima riscaldate (alla temperatura a cui<br />

il vetro si ammorbi<strong>di</strong>sce, T = 650 °C) per consentire la fusione dei pattern sulle superfici, poi<br />

raffreddate ad aria per aumentarne la resistenza meccanica.<br />

Gli elementi <strong>di</strong> chiusura in vetro con schermature solari incorporate attenuano sia la ra<strong>di</strong>azione<br />

solare <strong>di</strong>retta, sia i fenomeni <strong>di</strong> contrasto visivo e <strong>di</strong> abbagliamento, senza ridurre i livelli <strong>di</strong> illuminazione<br />

naturale e i guadagni solari negli spazi costruiti (durante il periodo invernale). Le<br />

tipologie principali riguardano la realizzazione (con l’impiego <strong>di</strong> lastre <strong>di</strong> vetro <strong>di</strong> tipo laminato<br />

o stratificato, per resistere alle sollecitazioni termiche e all’assorbimento della ra<strong>di</strong>azione solare)<br />

de:<br />

• gli elementi <strong>di</strong> tipo fisso, composti dall’inclusione, nell’intercape<strong>di</strong>ne delle lastre in vetrocamera,<br />

dei <strong>di</strong>spositivi lamellari posizionati in funzione della particolare angolazione dei raggi<br />

incidenti e precisati dalla necessità <strong>di</strong> non aumentare la temperatura nella cavità (che potrebbe<br />

variare la pressione sulle superfici con danni alle guarnizioni <strong>di</strong> tenuta);<br />

• gli elementi <strong>di</strong> tipo mobile, composti dall’inclusione, nell’intercape<strong>di</strong>ne delle lastre in vetrocamera,<br />

dei <strong>di</strong>spositivi lamellari o delle schermature avvolgibili (costituite da film in materiale<br />

plastico a controllo solare, come le tende in poliestere con rivestimento riflettente in alluminio<br />

sulla superficie esterna) e adattabili alle variazioni della luminosità me<strong>di</strong>ante<br />

l’azionamento elettrico;<br />

• gli elementi con vetri stampati, dotati <strong>di</strong> due patterns (per bande orizzontali o griglie puntiformi)<br />

<strong>di</strong>sposti in parallelo, che agiscono in sincronia (scorrendo reciprocamente) sia per riflettere<br />

la ra<strong>di</strong>azione solare (secondo specifici angoli <strong>di</strong> incidenza, stabiliti selettivamente),<br />

sia per consentire l’ingresso della ra<strong>di</strong>azione luminosa (<strong>di</strong>retta e <strong>di</strong>ffusa) negli spazi costruiti.<br />

In particolare, i <strong>di</strong>spositivi lamellari (composti da sezioni concave, <strong>di</strong> sagoma lenticolare o<br />

triangolare, in lamina <strong>di</strong> alluminio o <strong>di</strong> acciaio cromata riflettente, con rivestimento in trital, sp.<br />

totale ≅ 20 mm) sono inseriti in modo orizzontale nell’intercape<strong>di</strong>ne (con un supporto interme<strong>di</strong>o<br />

per <strong>di</strong>mensioni superiori a 1.100 mm). Questi <strong>di</strong>spositivi non influiscono sulla trasmittanza<br />

termica (che, per gli elementi in esame, è pari a circa 2,5 W/m 2 .K), mentre il fattore solare varia<br />

(g-value = 0,22÷0,51) in funzione della inclinazione dei raggi solari (Altomonte, 2004, pp. 168-<br />

172) (14).<br />

11


1.2. Gli elementi <strong>di</strong> chiusura cromogenici<br />

La <strong>di</strong>samina degli elementi <strong>di</strong> chiusura per l’applicazione ai sistemi <strong>di</strong> facciata considera la<br />

spiegazione relativa ai proce<strong>di</strong>menti produttivi, ai caratteri funzionali e morfologici dei <strong>di</strong>spositivi<br />

cromogenici, in grado <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare le proprietà ottiche in funzione degli stimoli esterni.<br />

Questa tipologia <strong>di</strong> elementi <strong>di</strong> chiusura (in generale, ancora riferita a impieghi <strong>di</strong> carattere sperimentale)<br />

è definita dalla capacità <strong>di</strong> trasformazione delle qualità ottiche secondo le variazioni<br />

termiche o luminose, quale adattamento <strong>di</strong>namico alle con<strong>di</strong>zioni ambientali esterne o quale<br />

processo <strong>di</strong> attivazione in base alle esigenze ergonomiche negli spazi costruiti (15). A tale proposito,<br />

lo stu<strong>di</strong>o esamina i <strong>di</strong>spositivi cromogenici:<br />

• a controllo passivo e autoregolante, <strong>di</strong> tipo adattivo, nella forma <strong>di</strong> <strong>di</strong>spositivi fotocromici<br />

(1.2.1) e <strong>di</strong> <strong>di</strong>spositivi termocromici e termotropici (1.2.2);<br />

• a controllo attivo, o <strong>di</strong> tipo “attivabile” (switchable), nella forma <strong>di</strong> <strong>di</strong>spositivi a cristalli liqui<strong>di</strong><br />

(1.2.3) e <strong>di</strong> vetri elettrocromici (1.2.4).<br />

1.2.1. I <strong>di</strong>spositivi fotocromici<br />

Gli elementi <strong>di</strong> chiusura trasparenti integrati dai <strong>di</strong>spositivi fotocromici sono espressi dalla capacità<br />

<strong>di</strong> cambiare le proprietà ottiche (alterando lo stato iniziale <strong>di</strong> trasparenza e <strong>di</strong> colore) durante<br />

l’esposizione alla ra<strong>di</strong>azione solare (soprattutto nel campo spettrale ultravioletto), in cui<br />

assorbono energia, e ritornano alle con<strong>di</strong>zioni originali al termine dell’esposizione. Questi <strong>di</strong>spositivi<br />

si basano sul cambiamento cromatico reversibile <strong>di</strong> materiali intesi quali “sensibilizzatori<br />

ottici” che, quando sollecitati dalla ra<strong>di</strong>azione ultravioletta, <strong>di</strong>ventano “agenti riducenti”<br />

(ovvero <strong>di</strong>minuiscono la valenza positiva o la presenza <strong>di</strong> ossigeno nei composti dell’idrogeno<br />

tramite l’aggiunta <strong>di</strong> elettroni): a esempio, nelle lastre <strong>di</strong> vetro che contengono rame e argento,<br />

la presenza <strong>di</strong> “agenti riducenti” comporta che i metalli <strong>di</strong>vengano “colloidali”, assorbendo alcuni<br />

campi spettrali della ra<strong>di</strong>azione luminosa incidente (16).<br />

I <strong>di</strong>spositivi fotocromici, sud<strong>di</strong>visi in organici (quali idrocarburi aromatici) e inorganici, necessitano<br />

della presenza <strong>di</strong> tracce <strong>di</strong> metalli pesanti per attivare il fenomeno <strong>di</strong> fotocromismo, in cui<br />

si impiegano le proprietà <strong>di</strong> particolari composti (come gli ali<strong>di</strong> <strong>di</strong> argento, che contengono fluoro,<br />

cloro, bromo e io<strong>di</strong>o). La produzione degli elementi <strong>di</strong> chiusura (che osserva <strong>di</strong>fficoltà realizzative<br />

a causa delle reazioni chimiche) e le conseguenze funzionali prevedono:<br />

• l’aggiunta <strong>di</strong> sali <strong>di</strong> argento (alogenuri d’argento) e <strong>di</strong> composti metallici <strong>di</strong> fluoro, cloro,<br />

bromo e io<strong>di</strong>o nella miscela vetrosa (in generale, una lastra a base <strong>di</strong> boro-silicio), tramite la<br />

fusione (a temperatura T = 1.250÷1.450 °C) in cui avviene la formazione <strong>di</strong> cristalli (∅ = 15<br />

nm) e il successivo trattamento termico. A livello funzionale, le basse forze <strong>di</strong> legame tra<br />

l’argento e il cloro permettono la rottura dei cristalli, sfruttando l’energia contenuta nelle ra<strong>di</strong>azioni<br />

luminose (con lunghezza d’onda λ = 300÷400 nm): questo fenomeno determina<br />

l’oscuramento del vetro, mentre, una volta cessata l’esposizione alla ra<strong>di</strong>azione ultravioletta,<br />

la ricombinazione molecolare inverte la reazione e permette la trasparenza del vetro alla luce;<br />

• l’applicazione a substrati plastici, me<strong>di</strong>ante trattamenti superficiali svolti da sostanze organiche,<br />

che includono stereoisomeri e idrocarboni aromatici polinucleari. In questi composti, il<br />

fenomeno <strong>di</strong> fotocromismo è associato a <strong>di</strong>visioni eterolitiche e omolitiche, o a processi <strong>di</strong><br />

isomerizzazione, per cui si verificano delle scissioni nei legami molecolari (in seguito<br />

all’esposizione alla ra<strong>di</strong>azione ultravioletta e visibile), con la conseguente formazione <strong>di</strong> microfori<br />

nel campo spettrale del visibile: la riformazione delle catene molecolari avviene<br />

quando termina l’esposizione alla ra<strong>di</strong>azione luminosa, garantendo nuovamente la trasparenza<br />

dei composti;<br />

• il processo <strong>di</strong> “imbibizione” (imbibe), in cui i composti cromatici non fanno parte<br />

dell’impasto del substrato, ma sono depositati me<strong>di</strong>ante un trattamento superficiale <strong>di</strong> immersione<br />

in un bagno chimico che produce le plastiche fotocromiche.<br />

L’applicazione dei <strong>di</strong>spositivi fotocromici ai sistemi <strong>di</strong> facciata osserva:<br />

12


• l’elevata durabilità dei trattamenti e la resistenza nei confronti delle sostanze chimiche (a esempio,<br />

conseguenti alle piogge acide);<br />

• le <strong>di</strong>fficoltà funzionali nel caso <strong>di</strong> variazioni improvvise della ra<strong>di</strong>azione luminosa, considerando<br />

che il tempo <strong>di</strong> reazione dallo stato trasparente a quello oscurato è compreso tra 4÷5<br />

minuti, mentre il tempo <strong>di</strong> reazione dallo stato oscurato a quello trasparente è compreso tra<br />

8÷10 minuti;<br />

• le <strong>di</strong>fficoltà funzionali nel caso <strong>di</strong> aumento della ra<strong>di</strong>azione solare per cui gli elementi <strong>di</strong><br />

chiusura, in seguito alla transizione cromatica, <strong>di</strong>ventano assorbenti invece che riflettenti,<br />

comportando le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> surriscaldamento e incrementando il livello <strong>di</strong> scambio termico<br />

ra<strong>di</strong>ativo;<br />

• le <strong>di</strong>fficoltà operative nel caso della presenza <strong>di</strong> elementi schermanti esterni, che possono generare<br />

zone a <strong>di</strong>versa intensità <strong>di</strong> luce e <strong>di</strong> ombra;<br />

• le <strong>di</strong>fficoltà applicative nel caso della <strong>di</strong>stribuzione uniforme dei materiali cromogenici sulle<br />

lastre <strong>di</strong> vetro e della per<strong>di</strong>ta dei fenomeni <strong>di</strong> reversibilità nel tempo (Altomonte, 2004, pp.<br />

140-143).<br />

Inoltre, all’interno <strong>di</strong> questo ambito sperimentale, si rilevano le prestazioni dei <strong>di</strong>spositivi fotoelettrocromici,<br />

eseguiti da due componenti che usufruiscono de:<br />

• le proprietà foto-reattive <strong>di</strong> un materiale semiconduttore (come il <strong>di</strong>ossido <strong>di</strong> titanio policristallino),<br />

in grado <strong>di</strong> interagire con la ra<strong>di</strong>azione luminosa per produrre cariche elettriche<br />

(nella forma <strong>di</strong> una cella solare elettrochimica);<br />

• la capacità <strong>di</strong> utilizzare queste cariche elettriche (nella forma <strong>di</strong> un <strong>di</strong>spositivo elettrocromico)<br />

per garantire, in modo controllabile e reversibile, la variazione cromatica.<br />

La produzione degli elementi <strong>di</strong> chiusura e le conseguenze funzionali prevedono:<br />

• l’applicazione <strong>di</strong> un film in <strong>di</strong>ossido <strong>di</strong> titanio policristallino su una lastra <strong>di</strong> vetro, insieme a<br />

un colorante chimico che riduce il rischio <strong>di</strong> corrosione del rivestimento e lo rende sensibile a<br />

un ampio campo spettrale: in presenza della ra<strong>di</strong>azione ultravioletta, il colorante trasferisce<br />

elettroni nel <strong>di</strong>ossido, sostituendoli con gli elettroni provenienti da un elettrolita, il quale, a<br />

sua volta, assorbe elettroni da un contro-elettrodo (così completando il processo). Se il contro-elettrodo<br />

è costituito da un film sottile in triossido <strong>di</strong> tungsteno, si ottiene un componente<br />

cromogenico a comportamento passivo;<br />

• l’attivazione me<strong>di</strong>ante un circuito elettrico esterno, controllato <strong>di</strong>rettamente dall’utenza o da<br />

un “sistema <strong>di</strong> gestione computerizzata dell’e<strong>di</strong>ficio” (BMS), in modo in<strong>di</strong>pendente dalle<br />

con<strong>di</strong>zioni climatiche (Altomonte, 2004, pp. 143-144).<br />

1.2.2. I <strong>di</strong>spositivi termocromici e termotropici<br />

Gli elementi <strong>di</strong> chiusura trasparenti integrati dai <strong>di</strong>spositivi termocromici e termotropici sono<br />

espressi dalla capacità <strong>di</strong> evitare i rischi <strong>di</strong> surriscaldamento, con la possibilità <strong>di</strong> mantenere comunque<br />

inalterato l’utilizzo della ra<strong>di</strong>azione solare: questo, considerando la trasmissione <strong>di</strong>ffusa<br />

della luce, che precisa l’adozione <strong>di</strong> tali <strong>di</strong>spositivi in alternanza rispetto alle porzioni trasparenti<br />

(a esempio, al <strong>di</strong> sopra o al <strong>di</strong> sotto delle superfici <strong>di</strong> visibilità). Gli stu<strong>di</strong> sperimentali in<strong>di</strong>viduano<br />

sia l’impiego per ampie superfici trasparenti, sia i contributi alla riduzione dei consumi energetici<br />

(per la <strong>di</strong>minuzione dei guadagni termici e, quin<strong>di</strong>, dei carichi <strong>di</strong> raffrescamento).<br />

Questi <strong>di</strong>spositivi variano i propri caratteri cromatici in funzione della temperatura, che induce<br />

una reazione chimica o una transizione <strong>di</strong> fase tra due stati: tale processo, che genera la variazione<br />

ottica del materiale trasparente, è reversibile una volta che sono ripristinate le con<strong>di</strong>zioni<br />

termiche entro le quali la reattività chimica è stabile.<br />

Il comportamento termocromico si verifica me<strong>di</strong>ante:<br />

• l’impiego <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi composti organici, inorganici e film <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong> metallici, con la capacità <strong>di</strong><br />

trasformarsi in conduttori a certe temperature: i composti, soggetti a riscaldamento oltre una<br />

soglia definita (quale temperatura critica), variano le proprietà relative alla trasmissione luminosa<br />

(soprattutto nel campo spettrale dell’infrarosso). L’applicazione agli elementi <strong>di</strong> chiu-<br />

13


sura nei sistemi <strong>di</strong> facciata avviene nella forma <strong>di</strong> rivestimenti basso-emissivi (secondo<br />

l’utilizzo <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong> metallici, quali l’ossido <strong>di</strong> vana<strong>di</strong>o), al fine <strong>di</strong> ridurre la trasmissione nel<br />

campo spettrale dell’infrarosso o le per<strong>di</strong>te termiche per emissione e scambio ra<strong>di</strong>ativo;<br />

• l’impiego <strong>di</strong> due componenti <strong>di</strong> base dotati <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi valori <strong>di</strong> rifrazione e miscelati tra loro,<br />

quali l’acqua e un polimero (hydrogel, che richiede una buona impermeabilizzazione dei telai),<br />

o <strong>di</strong> due <strong>di</strong>fferenti polimeri (polymer bend): i componenti, soggetti a riscaldamento oltre<br />

una soglia definita (quale temperatura critica, per cui assumono una colorazione lattiginosa),<br />

variano le proprietà relative alla trasmissione luminosa rispetto all’intero ambito ra<strong>di</strong>ativo<br />

dello spettro solare. A livello funzionale:<br />

- alle basse temperature, la miscela è omogenea ed è definita da una elevata trasparenza: i polimeri<br />

si <strong>di</strong>spongono all’interno del composto secondo catene che presentano un <strong>di</strong>ametro inferiore<br />

rispetto alla lunghezza d’onda della ra<strong>di</strong>azione nel campo del visibile, permettendo la<br />

trasmissione luminosa;<br />

- alle alte temperature, le catene polimeriche si separano in domini <strong>di</strong>screti, le cui <strong>di</strong>mensioni<br />

sono simili alla lunghezza d’onda della ra<strong>di</strong>azione nel campo del visibile, causando la riflessione<br />

della luce. Le <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> questi domini possono essere stabilite da variazioni chimiche<br />

delle sostanze, in grado <strong>di</strong> influenzare anche la temperatura critica, il gra<strong>di</strong>ente della variazione<br />

cromatica e la velocità del processo <strong>di</strong> trasformazione.<br />

Nella situazione oscurata, un film termotropico permette il passaggio del 20% circa della ra<strong>di</strong>azione<br />

luminosa incidente (assumendo i valori del fattore <strong>di</strong> trasmissione luminosa τ pari a<br />

0,80÷0,90 nello stato trasparente e pari a 0,10÷0,50 nello stato opaco). L’applicazione alle superfici<br />

degli elementi <strong>di</strong> chiusura osserva:<br />

• l’instabilità alla ra<strong>di</strong>azione ultravioletta, che si manifesta con l’ingiallimento dei materiali, influenzandone<br />

le proprietà energetiche;<br />

• il degrado per effetto dell’umi<strong>di</strong>tà e dell’ossigeno sui composti polimerici;<br />

• i costi meno elevati rispetto ai <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> schermatura tra<strong>di</strong>zionali (Altomonte, 2004, pp.<br />

145-149).<br />

1.2.3. I <strong>di</strong>spositivi a cristalli liqui<strong>di</strong><br />

Gli elementi <strong>di</strong> chiusura trasparenti integrati dai <strong>di</strong>spositivi a cristalli liqui<strong>di</strong> (LCD, Liquid Crystals<br />

Display) sono espressi dalla capacità <strong>di</strong> variare, in modo <strong>di</strong>namico, il proprio stato dalla<br />

con<strong>di</strong>zione traslucida fino alla totale trasparenza: il funzionamento si basa su materiali con struttura<br />

molecolare a barre (come particelle lunghe solo qualche nm) che, sollecitati da un campo<br />

elettrico (per il fenomeno <strong>di</strong> anisotropia <strong>di</strong>elettrica), si allineano e mo<strong>di</strong>ficano la trasmissione<br />

luminosa. Tali <strong>di</strong>spositivi sono composti da una matrice polimerica, dotata della <strong>di</strong>spersione <strong>di</strong><br />

gocce <strong>di</strong> cristallo liquido (caratterizzate da un comportamento anisotropo), che determina:<br />

• in assenza <strong>di</strong> campo elettrico, l’orientamento delle particelle in modo casuale (nella matrice<br />

polimerica), comportando una serie <strong>di</strong> riflessioni dei raggi incidenti e la configurazione traslucida;<br />

• in presenza <strong>di</strong> campo elettrico, l’orientamento delle particelle in una sola <strong>di</strong>rezione (nella matrice<br />

polimerica), che corrisponde al gra<strong>di</strong>ente del potenziale applicato, comportando la configurazione<br />

trasparente.<br />

I <strong>di</strong>spositivi possono essere regolati, me<strong>di</strong>ante sistemi <strong>di</strong> controllo, rispetto alla trasmissione luminosa<br />

richiesta (che, in generale, assume un valore del fattore <strong>di</strong> trasmissione luminosa τ =<br />

0,48÷0,76): in particolare, i cristalli liqui<strong>di</strong> (dei quali il tipo più comune è a struttura nematica<br />

intrecciata) (17) sono composti da polimeri che formano delle catene rotanti tra piatti polarizzati<br />

(il cui grado <strong>di</strong> rotazione può essere stabilito durante il processo <strong>di</strong> produzione). L’applicazione<br />

agli elementi <strong>di</strong> chiusura (sulle superfici dei vetri laminati, con <strong>di</strong>verse colorazioni <strong>di</strong> tipo neutro,<br />

verde o grigia) osserva:<br />

• la necessità dell’alimentazione elettrica continua per mantenere la trasparenza;<br />

• la bassa stabilità agli effetti della ra<strong>di</strong>azione ultravioletta;<br />

14


• il possibile funzionamento ridotto a causa dell’aumento della temperatura (per cui è necessario<br />

l’impiego combinato con i vetri a controllo solare) (Altomonte, 2004, pp. 150-153).<br />

1.2.4. I vetri elettrocromici<br />

Gli elementi <strong>di</strong> chiusura trasparenti eseguiti dai vetri elettrocromici sono espressi dalla capacità<br />

<strong>di</strong> ricevere o <strong>di</strong> schermare un flusso <strong>di</strong> ioni, i quali influenzano le proprietà <strong>di</strong> trasmissione nel<br />

campo spettrale del visibile e del vicino infrarosso (18). La struttura dei vetri elettrocromici è<br />

realizzata dalla sovrapposizione <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi strati su lastre trasparenti, ottenuta me<strong>di</strong>ante proce<strong>di</strong>mento<br />

magnetotronico. Gli strati possono essere costituiti da:<br />

• uno strato <strong>di</strong> accumulo <strong>di</strong> ioni, uno strato conduttore <strong>di</strong> ioni e un materiale elettrocromico depositati<br />

tra due substrati in vetro o in plastica, con l’interposizione <strong>di</strong> conduttori trasparenti<br />

(TCO, Transparent Conductive Oxide, in ossido <strong>di</strong> stagno “drogato” con fluoro o in ossido <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>o “drogato” con ossido <strong>di</strong> stagno);<br />

• tre superfici, con lo strato centrale composto da un conduttore <strong>di</strong> ioni o da un elettrolita (IEC,<br />

Electrolite), capace <strong>di</strong> perdere ioni quando è attraversato da una corrente elettrica e racchiuso<br />

da due sottili pellicole polimeriche, costituite da un film elettrocromico (WE, Working Electrode,<br />

generalmente in ossido <strong>di</strong> tungsteno) e da un controelettrodo, o film ad accumulo <strong>di</strong><br />

ioni (CE, Counter Electrode); in questo caso, i due strati esterni sono realizzati da materiali<br />

conduttori trasparenti, anche se lo strato per l’accumulo degli elettroni e il conduttore trasparente<br />

possono essere incorporati in un unico strato (19).<br />

A livello funzionale, il cambiamento delle proprietà ottiche avviene me<strong>di</strong>ante l’attivazione <strong>di</strong> un<br />

campo elettrico, che determina l’inserimento o l’estrazione <strong>di</strong> ioni mobili (relativi agli ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

metallo, in forma <strong>di</strong> pellicole, sp. = 200÷300 nm): l’attivazione comporta la reazione degli ioni<br />

introdotti, generando dei composti colorati che mo<strong>di</strong>ficano lo spettro cromatico del materiale.<br />

Nello specifico, quando il potenziale elettrico è applicato ai conduttori trasparenti, una parte degli<br />

ioni immagazzinati nello strato <strong>di</strong> accumulo attraversa la zona <strong>di</strong> separazione e si <strong>di</strong>spone<br />

nello strato elettrocromico. Questo processo (continuo e reversibile) genera una variazione nella<br />

densità degli elettroni, che produce una modulazione delle proprietà ottiche e, <strong>di</strong> conseguenza,<br />

l’alterazione dello spettro cromatico del materiale: con l’applicazione <strong>di</strong> un potenziale inverso è<br />

possibile ritornare alla situazione originaria. Poiché lo strato conduttore <strong>di</strong> ioni possiede una<br />

conduttività <strong>di</strong> elettroni trascurabile, le proprietà ottiche restano costanti anche al termine della<br />

immissione <strong>di</strong> corrente, quin<strong>di</strong> senza la necessità <strong>di</strong> alimentare continuamente il campo elettrico.<br />

L’impiego dei vetri elettrocromici come elementi <strong>di</strong> chiusura osserva:<br />

• il contributo teso ad attenuare parte della ra<strong>di</strong>azione solare incidente (soprattutto durante il<br />

periodo estivo), riducendo i guadagni termici e le richieste energetiche per il raffrescamento<br />

degli spazi costruiti;<br />

• l’eliminazione della schermature solari convenzionali;<br />

• la necessità in<strong>di</strong>spensabile <strong>di</strong> una connessione elettrica (Altomonte, 2004, pp. 156-157).<br />

1.3. Gli elementi <strong>di</strong> chiusura trasparenti composti<br />

La <strong>di</strong>samina degli elementi <strong>di</strong> chiusura per l’applicazione ai sistemi <strong>di</strong> facciata considera la<br />

spiegazione relativa ai proce<strong>di</strong>menti produttivi, ai caratteri funzionali e morfologici delle lastre,<br />

realizzate in forma composta, in grado <strong>di</strong> fornire elevate prestazioni fisiche, meccaniche e materiali<br />

nell’interazione con gli stimoli termici e luminosi. A tale proposito, la <strong>di</strong>samina osserva la<br />

composizione e le proprietà essenziali riferite ai materiali isolanti trasparenti (1.3.1), agli elementi<br />

<strong>di</strong> chiusura con <strong>di</strong>spositivi prismatici (1.3.2) e agli elementi <strong>di</strong> chiusura trasparenti a taglio<br />

laser e <strong>di</strong> rifrazione (1.3.3).<br />

1.3.1. Gli elementi <strong>di</strong> chiusura in materiali isolanti trasparenti<br />

Gli elementi <strong>di</strong> chiusura eseguiti dai materiali isolanti trasparenti (TIM, Transparent Insulating<br />

Materials), precisati anche come materiali isolanti trasluci<strong>di</strong> (poiché la trasparenza riguarda la<br />

15


permeabilità alla trasmissione luminosa), combinano la trasmissione della ra<strong>di</strong>azione solare a elevate<br />

prestazioni termoisolanti (Kaltenbach, e<strong>di</strong>ted by, 2004). L’applicazione <strong>di</strong> questi materiali<br />

nei sistemi <strong>di</strong> facciata consente:<br />

• la realizzazione <strong>di</strong> ampie chiusure verticali con pannelli dotati <strong>di</strong> struttura a nido d’ape o capillare,<br />

<strong>di</strong> struttura quasi-omogenea o cava (in forma cellulare evacuata e in schiume acriliche),<br />

in grado <strong>di</strong> limitare le <strong>di</strong>spersioni termiche e <strong>di</strong> favorire le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> risparmio energetico,<br />

tramite lo sfruttamento passivo dei raggi solari;<br />

• l’esecuzione specifica <strong>di</strong> pannelli in<strong>di</strong>viduati secondo il materiale, la configurazione geometrica<br />

(parallela alla <strong>di</strong>rezione dei raggi solari), l’eventuale inserimento tra due lastre <strong>di</strong> vetro e<br />

l’integrazione <strong>di</strong> lamine retroflettive (finalizzate ad attenuare e a <strong>di</strong>stribuire la ra<strong>di</strong>azione luminosa<br />

secondo molteplici angoli <strong>di</strong> incidenza), che determina:<br />

- l’eliminazione delle per<strong>di</strong>te per convezione, in base all’elevato rapporto <strong>di</strong>mensionale tra la<br />

lunghezza e il <strong>di</strong>ametro delle celle;<br />

- la riduzione degli scambi termici ra<strong>di</strong>ativi, limitati dai continui processi <strong>di</strong> assorbimento e <strong>di</strong><br />

re-irraggiamento che avvengono all’interno della struttura;<br />

- la riduzione delle proprietà ottiche dovute alla riflessione della ra<strong>di</strong>azione luminosa causata<br />

dalle superfici sferiche delle celle.<br />

L’elevata trasmissione luminosa (dovuta alle successive riflessioni dei raggi incidenti all’interno<br />

della struttura fisica e geometrica, che rendono i pannelli trasluci<strong>di</strong>) e le proprietà termoisolanti<br />

richiedono l’impiego <strong>di</strong> schermature esterne (in forma <strong>di</strong> rivestimenti, <strong>di</strong> cortine riflettenti o <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>spositivi frangisole), per evitare le sollecitazioni termiche causate da una elevata incidenza solare<br />

(soprattutto durante il periodo estivo). Gli elementi <strong>di</strong> chiusura applicati nei sistemi <strong>di</strong> facciata<br />

sono composti da:<br />

• i pannelli con struttura a nido d’ape o capillare, costituiti da lastre trasparenti estruse in polimetilmetacrilato<br />

(PMMA) o in policarbonato (PC), o anche in altri materiali plastici quali<br />

l’hostaflon (HFL), il politetrafluoroetilene (PTFE), il polieteresolfonato (PES), il fluoroetilenepropilene<br />

(FEP) o teflon, prodotti con l’aggiunta <strong>di</strong> ad<strong>di</strong>tivi per stabilizzarne il comportamento<br />

ai raggi ultravioletti e alle alte temperature, con <strong>di</strong>versi spessori (tab. 5) e sezioni geometriche.<br />

La struttura <strong>di</strong> questi pannelli (prodotti con taglio tramite filo metallico a resistenza,<br />

saldati ai lati ed eventualmente inclusi in un doppio strato <strong>di</strong> vetro sigillato ermeticamente)<br />

è configurata, in generale, da file parallele o alternate <strong>di</strong> piccoli tubicini capillari con sezione<br />

circolare (∅ = 1÷4 mm) o retta, da cilindri cavi (∅ = 1÷3 mm) e da parallelepipe<strong>di</strong>, rilevando:<br />

- le proprietà termiche stabilite dai valori <strong>di</strong> trasmittanza termica k compresi tra 2,46÷0,77<br />

W/m 2 .K (nel caso <strong>di</strong> lastre capillari in polimetilmetacrilato, sp. = 10÷100 mm), e compresi tra<br />

2,42÷0,71 W/m 2 .K (nel caso <strong>di</strong> lastre in policarbonato, sp. = 15÷120 mm);<br />

- le proprietà ottiche stabilite dai valori del fattore <strong>di</strong> trasmissione luminosa τ superiori a 0,80<br />

(nel caso <strong>di</strong> incidenza normale della ra<strong>di</strong>azione luminosa) e superiori a 0,70 (nel caso <strong>di</strong> incidenza<br />

<strong>di</strong>ffusa della ra<strong>di</strong>azione luminosa);<br />

• i pannelli costituiti da lastre in vetrocamera con riempimento in materiali dotati <strong>di</strong> struttura<br />

quasi-omogenea (<strong>di</strong> tipo microcellulare, con una scarsa densità apparente, e <strong>di</strong> colorazione<br />

lattiginosa). L’inserimento, nell’intercape<strong>di</strong>ne delle lastre, avviene con l’immissione sotto<br />

vuoto e con la chiusura perimetrale a bassa conducibilità termica e a tenuta ermetica, me<strong>di</strong>ante<br />

la sigillatura in laminato plastico contenente polvere <strong>di</strong> vetro (per la sensibilità dei materiali<br />

capillari alla penetrazione dell’acqua, all’umi<strong>di</strong>tà e ai composti chimici). Questi pannelli<br />

sono realizzati da:<br />

- aerogel, omogenei o granulari (composti per il 2÷5% da silicato, con struttura porosa definita<br />

da sfere <strong>di</strong> silice microscopiche, e per il 95÷98% da aria situata negli interstizi), e xerogel<br />

(con struttura meno omogenea e con interstizi d’aria più ampi, tale da consentire una migliore<br />

trasmissione luminosa ma inferiori proprietà termoisolanti), <strong>di</strong> natura inorganica. Gli aerogel<br />

16


e gli xerogel, <strong>di</strong> tipo monolitico (MSA, <strong>di</strong> densità variabile tra 3÷500 kg/m 3 ), sono prodotti in<br />

lastre (sp. = 8÷20 mm) secondo criteri produttivi attualmente ancora <strong>di</strong> costo elevato;<br />

- schiuma microporosa <strong>di</strong> biossido <strong>di</strong> silice (dotata, se in forma omogenea, <strong>di</strong> pori <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro<br />

pari a 100 Å, quale <strong>di</strong>mensione inferiore sia alla lunghezza d’onda della ra<strong>di</strong>azione nel campo<br />

spettrale del visibile, sia alle principali molecole d’aria). La costituzione <strong>di</strong> tipo granulare<br />

(GSA, realizzata in granuli <strong>di</strong> polvere o in sfere, ∅ = 10 mm) è applicata come materiale <strong>di</strong><br />

riempimento nell’intercape<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> lastre in vetrocamera.<br />

In particolare, si rileva che le proprietà termiche e ottiche de:<br />

- i pannelli (sp. = 20 mm) realizzati con l’inserimento <strong>di</strong> aerogel e <strong>di</strong> xerogel nell’intercape<strong>di</strong>ne<br />

sono precisati dai valori <strong>di</strong> trasmittanza termica k = 0,4÷0,9 W/m 2 .K e <strong>di</strong> trasmittanza ottica<br />

<strong>di</strong>ffusa τ<strong>di</strong>ff = 0,69;<br />

- i pannelli (sp. = 20 mm) realizzati con l’inserimento <strong>di</strong> xerogel nell’intercape<strong>di</strong>ne sono precisati<br />

dai valori <strong>di</strong> trasmittanza termica k = 0,7÷0,9 W/m 2 .K, <strong>di</strong> trasmittanza ottica <strong>di</strong>ffusa τ<strong>di</strong>ff<br />

= 0,69 e del fattore <strong>di</strong> trasmissione luminosa τ = 0,47.<br />

sp. = 50 mm sp. = 100 mm<br />

Fattore <strong>di</strong> trasmissione luminosa<br />

τ<br />

0,85 0,78<br />

Trasmittanza termica k 1,3 0,8<br />

Tab. 5. Applicazione dei pannelli in materiale isolante trasparente riferita alle proprietà ottiche e<br />

termiche.<br />

Si in<strong>di</strong>cano i valori che determinano, nel caso <strong>di</strong> due campioni <strong>di</strong> TIM capillari in policarbonato, incapsulati<br />

tra due lastre <strong>di</strong> vetro (sp. = 4 mm) e separati da un <strong>di</strong>stanziatore in alluminio, le proprietà <strong>di</strong> trasmissione<br />

luminosa e termica (Altomonte, 2004, p. 120).<br />

1.3.2. Gli elementi <strong>di</strong> chiusura con <strong>di</strong>spositivi prismatici<br />

Gli elementi <strong>di</strong> chiusura trasparenti con <strong>di</strong>spositivi prismatici riflettono la ra<strong>di</strong>azione luminosa,<br />

consentendo <strong>di</strong> essere attraversati dai raggi in<strong>di</strong>retti secondo “assi <strong>di</strong> luce” che <strong>di</strong>ffondono o escludono<br />

l’incidenza <strong>di</strong>retta (in base al principio delle lenti <strong>di</strong> Fresnel). I <strong>di</strong>spositivi prismatici<br />

sono costituiti da griglie retro-reflettenti (<strong>di</strong> spessore contenuto) prodotte:<br />

• in materiale acrilico (a esempio, in polimetilmetacrilato), con la formatura per iniezione (injection<br />

moul<strong>di</strong>ng) e il rivestimento superficiale dei prismi, secondo i <strong>di</strong>fferenti angoli <strong>di</strong> rifrazione,<br />

me<strong>di</strong>ante un film in alluminio puro o in argento: in questo caso, essi sono inseriti tra<br />

due lastre <strong>di</strong> vetro laminate (con intercape<strong>di</strong>ne sp. ≅ 20 mm);<br />

• in vetro, con l’incisione (specialised etching) delle lastre e il rivestimento me<strong>di</strong>ante un film<br />

acrilico.<br />

Gli elementi <strong>di</strong> chiusura integrati da questi <strong>di</strong>spositivi (dotati <strong>di</strong> una composizione fisica che<br />

comporta un valore <strong>di</strong> trasmittanza termica k = 2,15 W/m 2 .K) controllano la ra<strong>di</strong>azione luminosa<br />

secondo processi <strong>di</strong> rifrazione, per cui l’incidenza dei raggi solari è mo<strong>di</strong>ficata nel passaggio<br />

attraverso i prismi, in modo funzionale a:<br />

• l’applicazione, con i prismi rivolti verso l’interno, finalizzata a rifrangere la ra<strong>di</strong>azione solare<br />

e a <strong>di</strong>rigerla verso le superfici <strong>di</strong> intradosso (da <strong>di</strong>sporre secondo finiture riflettenti);<br />

• la penetrazione della ra<strong>di</strong>azione solare in modo riflesso, attenuando le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> incidenza<br />

<strong>di</strong>retta e determinando:<br />

- la riduzione della temperatura interna e, <strong>di</strong> conseguenza, dei consumi energetici relativi ai<br />

guadagni solari indesiderati o eccessivi;<br />

- l’assenza dei fenomeni <strong>di</strong> abbagliamento e <strong>di</strong> contrasto visivo, tuttavia impedendo la visibilità<br />

<strong>di</strong>retta verso l’esterno;<br />

17


• l’applicazione finalizzata a schermare completamente la ra<strong>di</strong>azione solare <strong>di</strong>retta e a trasmettere<br />

la ra<strong>di</strong>azione zenitale <strong>di</strong>ffusa, secondo processi <strong>di</strong> riflessione e <strong>di</strong> rifrazione: questa consiste<br />

nel cambiamento della <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> propagazione, in seguito al passaggio da un elemento<br />

trasparente a un altro, con la decomposizione della luce bianca nelle <strong>di</strong>verse componenti<br />

colorate (Altomonte, 2004, pp. 178-181).<br />

1.3.3. Gli elementi <strong>di</strong> chiusura trasparenti a taglio laser e <strong>di</strong> rifrazione<br />

Gli elementi <strong>di</strong> chiusura trasparenti a taglio laser (laser-cut panels) e gli elementi <strong>di</strong> rifrazione<br />

sono costituiti da lastre sottili in materiale acrilico traslucido (a esempio, in polimetilmetacrilato),<br />

<strong>di</strong>vise dall’azione <strong>di</strong> un raggio laser in una serie <strong>di</strong> porzioni in forma rettangolare (per cui la<br />

superficie <strong>di</strong> ogni taglio agisce come uno specchio in grado <strong>di</strong> deflettere la ra<strong>di</strong>azione luminosa).<br />

Il funzionamento comporta che la ra<strong>di</strong>azione luminosa sia deflessa da ogni porzione rettangolare<br />

delle lastre per rifrazione, poi per riflessione interna e, successivamente, ancora per rifrazione:<br />

gli elementi in esame deviano verso l’alto la ra<strong>di</strong>azione luminosa relativa ad angoli <strong>di</strong> incidenza<br />

elevati (a esempio, a 45°) e trasmettono la ra<strong>di</strong>azione luminosa relativa ad angoli <strong>di</strong> incidenza<br />

inferiori (a esempio, a 20°), permettendo la visibilità verso l’esterno.<br />

Questi elementi, dotati anche <strong>di</strong> sottili inserti paralleli (con un angolo normale rispetto alla superficie<br />

esterna o calibrato rispetto alle specifiche esigenze), riflettono la ra<strong>di</strong>azione luminosa,<br />

deviandola e <strong>di</strong>stribuendola verso le superfici <strong>di</strong> intradosso interne (garantendo un buon livello<br />

<strong>di</strong> visibilità), in modo funzionale a:<br />

• l’applicazione a una determinata altezza, in modo da sud<strong>di</strong>videre le chiusure trasparenti in<br />

due porzioni;<br />

• l’applicazione all’interno <strong>di</strong> lastre <strong>di</strong> vetro laminate, secondo la produzione <strong>di</strong> pannelli dotati<br />

<strong>di</strong> cornici strutturali (sp. = 10÷20 mm) (Altomonte, 2004, p. 175).<br />

1.4. Gli elementi <strong>di</strong> chiusura integrati dai moduli fotovoltaici<br />

Gli elementi <strong>di</strong> chiusura dotati <strong>di</strong> sistemi solari <strong>di</strong> tipo attivo prevedono l’impiego <strong>di</strong> soluzioni<br />

<strong>di</strong>rette alla produzione <strong>di</strong> energia, attraverso la possibilità <strong>di</strong> convertire la ra<strong>di</strong>azione solare in<br />

corrente elettrica e <strong>di</strong> calibrare, simultaneamente, la luminosità negli spazi costruiti: queste soluzioni<br />

si affermano quali strumenti <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione tra le con<strong>di</strong>zioni climatiche variabili e le con<strong>di</strong>zioni<br />

relativamente costanti degli spazi interni, filtrando e accumulando i flussi energetici.<br />

Il funzionamento comporta la conversione <strong>di</strong>retta della ra<strong>di</strong>azione solare in corrente elettrica<br />

me<strong>di</strong>ante l’utilizzo delle celle fotovoltaiche (PV, photovoltaic, generalmente in silicio), che realizzano<br />

l’interazione tra la ra<strong>di</strong>azione luminosa e gli elettroni <strong>di</strong> valenza nei materiali semiconduttori.<br />

Le celle fotovoltaiche sono costituite da un sottile strato <strong>di</strong> materiale semiconduttore (il<br />

silicio) trattato con <strong>di</strong>versi processi chimici: questi riguardano l’inserimento <strong>di</strong> impurità (sotto<br />

forma <strong>di</strong> atomi <strong>di</strong> boro e <strong>di</strong> fosforo) nella struttura cristallina del silicio, generando un campo elettrico<br />

e rendendo <strong>di</strong>sponibili le cariche per la formazione della corrente elettrica. Nello specifico,<br />

le celle fotovoltaiche sono composte secondo:<br />

• la tipologia monocristallina, per cui il silicio a cristallo singolo è ottenuto da un processo <strong>di</strong><br />

melting, sulla base dei cristalli puri e omogenei che, in seguito alla fusione, si soli<strong>di</strong>ficano a<br />

contatto con un seme <strong>di</strong> cristallo: durante il raffreddamento, il silicio si trasforma in un lingotto<br />

cilindrico monocristallo, poi tagliato con seghe a filo. Le celle risultanti sono opache,<br />

con una colorazione variabile dal blu e dal grigio fino al nero (questa derivante dal rivestimento<br />

antiriflettente in ossido <strong>di</strong> titanio, finalizzato a ottimizzare la captazione dei raggi solari);<br />

• la tipologia policristallina, per cui i cristalli <strong>di</strong> silicio sono aggregati tra loro con forme e orientamenti<br />

<strong>di</strong>versi. Le celle risultanti sono definite da una colorazione blu opaca.<br />

Le celle fotovoltaiche cristalline sono prodotte in piccoli <strong>di</strong>schi (<strong>di</strong> forma generalmente quadrata,<br />

con <strong>di</strong>mensioni variabili tra 10 × 10 cm e 15 × 15 cm, sp. = 0,4 mm) combinati in rete tra loro,<br />

montati in moduli <strong>di</strong>sposti su lastre <strong>di</strong> vetro laminato (con l’interposizione <strong>di</strong> strati resinosi<br />

18


trasparenti) e collegati dai conduttori rivolti ad assorbire e a trasferire l’energia elettrica prodotta.<br />

I moduli (costituiti dall’assemblaggio <strong>di</strong> 30÷40 celle, <strong>di</strong> superficie pari a 0,5÷1 m 2 ) sono trasparenti,<br />

trasluci<strong>di</strong> od opachi, secondo la configurazione connettiva (che comporta una trasmissione<br />

luminosa variabile rispetto alla <strong>di</strong>stanza tra le celle). Inoltre, le celle fotovoltaiche sono realizzate<br />

da:<br />

• i “film sottili” (relativi alle thin-film technologies), per la produzione delle celle solari <strong>di</strong> tipo<br />

amorfo: in questo caso, il materiale semiconduttore (sp = 1÷6 µm) è depositato per vaporizzazione<br />

su strati applicabili ai vari supporti in vetro (con il deposito cato<strong>di</strong>co del silicio, per<br />

<strong>di</strong>mensioni fino a 60 × 100 cm), plastici o in lastre <strong>di</strong> alluminio, prevedendo la connessione<br />

per cablaggio;<br />

• le celle amorfe semitrasparenti, prodotte per rimozione <strong>di</strong> aree parziali <strong>di</strong> un film sottile, secondo<br />

strisce che permettono il passaggio della ra<strong>di</strong>azione luminosa incidente (pari al 12%).<br />

L’energia è <strong>di</strong>fficilmente utilizzata in modo <strong>di</strong>retto dalle utenze elettriche collegate agli elementi<br />

<strong>di</strong> facciata, richiedendo l’impiego <strong>di</strong> <strong>di</strong>spositivi e <strong>di</strong> circuiti (in forma <strong>di</strong> batterie <strong>di</strong> accumulo)<br />

finalizzati a compensare lo scarto esistente tra l’andamento della potenza prodotta (quale “corrente<br />

continua”) e l’andamento della potenza consumata (quale “corrente alternata”) (20).<br />

L’esecuzione dei moduli fotovoltaici (aggregati in composti sandwich, <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni laterali <strong>di</strong><br />

50÷200 cm, sp. = 4÷6 cm) avviene senza supporti (in forma frameless) o con una cornice in profili<br />

<strong>di</strong> alluminio; i moduli sono utilizzati singolarmente o collegati (in serie e/o in parallelo) per<br />

realizzare le “stringhe” (quali insiemi <strong>di</strong> moduli connessi in serie) e i “campi fotovoltaici” (stabiliti<br />

dalle connessioni riferite a un singolo impianto). La loro applicazione assume la compatibilità<br />

sia con i sistemi <strong>di</strong> facciata (e, quin<strong>di</strong>, con le relative strutture <strong>di</strong> fissaggio), sia con le con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> orientamento (per cui si pre<strong>di</strong>lige l’affaccio a sud, considerando per<strong>di</strong>te limitate negli<br />

affacci a est e ovest), con l’inclinazione precisata dalla località geografica (ovvero, dalla latitu<strong>di</strong>ne).<br />

Questo, rilevando l’esecuzione integrata agli elementi <strong>di</strong> chiusura (in cui gli apparati <strong>di</strong><br />

conduzione energetica sono inseriti nei passaggi e negli alloggiamenti collocati lungo le cornici,<br />

nei profili <strong>di</strong> raccordo e nei montanti) e la presenza <strong>di</strong> aree parzialmente trasparenti (con<br />

l’inclusione <strong>di</strong> settori inattivi nella deposizione dei moduli), in modo funzionale a:<br />

• i criteri <strong>di</strong> assemblaggio in forma “in<strong>di</strong>pendente”, se l’applicazione non ha funzione <strong>di</strong> chiusura<br />

e non è con<strong>di</strong>zionata dalla costituzione morfologica dei prospetti;<br />

• i criteri <strong>di</strong> assemblaggio “per sovrapposizione”, con l’installazione dei moduli fotovoltaici<br />

tramite apposite strutture;<br />

• i criteri <strong>di</strong> assemblaggio “per integrazione”, con l’installazione dei moduli fotovoltaici in<br />

modo da calibrare anche la ra<strong>di</strong>azione luminosa negli spazi costruiti: in questo caso, i moduli<br />

sono realizzati da composti sandwich, in cui le celle <strong>di</strong> silicio sono interposte (con substrato<br />

in resina artificiale) a due lastre <strong>di</strong> vetro (con lastra esterna <strong>di</strong> tipo extra-chiaro, sp. = 4 mm) o<br />

inserite nell’intercape<strong>di</strong>ne delle lastre in vetrocamera (con un valore <strong>di</strong> trasmittanza termica k<br />

= 1,1 W/m 2 .K). La <strong>di</strong>stanza tra le celle <strong>di</strong> una “stringa” è variabile (tra 2÷10 mm), così come<br />

la <strong>di</strong>stanza tra le “stringhe” stesse, che possono addensarsi o <strong>di</strong>stanziarsi secondo le esigenze<br />

<strong>di</strong> visibilità e <strong>di</strong> schermatura (comunque rispettando la <strong>di</strong>stanza minima <strong>di</strong> 2 mm). La realizzazione<br />

dei pannelli dotati <strong>di</strong> celle fotovoltaiche comporta:<br />

- per i moduli in silicio cristallino (mono o policristallino), la produzione <strong>di</strong> laminati in vetrovetro<br />

o in vetro-tedlar, completi <strong>di</strong> cornice in alluminio, quali elementi <strong>di</strong> chiusura per i sistemi<br />

<strong>di</strong> facciata continua e strutturale;<br />

- per i moduli in silicio amorfo, la produzione <strong>di</strong> lastre stratificate in fogli flessibili <strong>di</strong> materiale<br />

plastico;<br />

• l’applicazione come brise-soleil fotovoltaici, che permette <strong>di</strong> calibrare (me<strong>di</strong>ante i pattern<br />

delle celle) e <strong>di</strong> assorbire la ra<strong>di</strong>azione luminosa: questa tipologia, stabilita da elementi collocati<br />

oltre il piano <strong>di</strong> facciata, consente un ren<strong>di</strong>mento efficace delle celle fotovoltaiche, in<br />

quanto esso è <strong>di</strong>rettamente proporzionale alla capacità <strong>di</strong>spersiva del calore (Altomonte,<br />

2004, pp. 189-198; Herzog, Krippner, Lang, 2004, tr. it. 2005, pp. 291-293).<br />

19


1.5. Le schermature solari (<strong>di</strong>spositivi frangisole e light shelf)<br />

Gli elementi <strong>di</strong> chiusura applicati ai sistemi <strong>di</strong> facciata possono essere dotati delle schermature<br />

solari nella forma <strong>di</strong> <strong>di</strong>spositivi tessili esterni avvolgibili e <strong>di</strong> <strong>di</strong>spositivi frangisole (orizzontali o<br />

verticali, anche associati a lastre <strong>di</strong> vetro selettivo), montati all’interno o all’esterno. Nello specifico,<br />

i <strong>di</strong>spositivi frangisole (o brise-soleil) sono costituiti da profili lamellari o lenticolari fissi<br />

o mobili, prodotti in materiali opachi (a esempio, in profili <strong>di</strong> alluminio, <strong>di</strong> legno o <strong>di</strong> pietra), riflettenti<br />

(a esempio, in vetri a specchio o stampati) o trasparenti in modo parziale (a esempio, in<br />

lamiere perforate o a reticolo). I profili, <strong>di</strong>sposti in modo parallelo o in aggetto lungo il lato esterno<br />

della facciata, possono essere inclinati, scorrevoli o girevoli, eseguendo la copertura<br />

completa e <strong>di</strong>retta delle superfici.<br />

La sperimentazione intorno ai criteri <strong>di</strong> calibrazione e <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione della luce naturale negli spazi<br />

costruiti osserva la messa a punto <strong>di</strong> <strong>di</strong>spositivi tesi a <strong>di</strong>rigere e a <strong>di</strong>stribuire la trasmissione<br />

luminosa in modo uniforme e senza fenomeni <strong>di</strong> abbagliamento: a tale proposito, si considerano<br />

le schermature dotate <strong>di</strong> superficie <strong>di</strong>ffondente e/o riflettente, le cui prestazioni <strong>di</strong> controllo solare<br />

e <strong>di</strong> integrazione ambientale riguardano la visibilità verso l’esterno e la riduzione dei carichi<br />

<strong>di</strong> surriscaldamento, causati da indesiderati guadagni solari. Le varianti tipologiche ai <strong>di</strong>spositivi<br />

frangisole tra<strong>di</strong>zionali consistono, a esempio, ne:<br />

• l’applicazione <strong>di</strong> “lame” orizzontali <strong>di</strong> vetro, eseguite su telai portanti (in forma <strong>di</strong> elementi<br />

lineari, <strong>di</strong> bracci rotabili e <strong>di</strong> supporti meccanici) a loro volta collegati agli attuatori e ai coman<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> funzionamento elettrico (azionati per calibrare l’inclinazione rispetto all’incidenza<br />

solare);<br />

• l’applicazione dei <strong>di</strong>spositivi light shelf (quali profili plastici sagomati interposti<br />

all’intercape<strong>di</strong>ne delle lastre in vetrocamera, quali profili lamellari, prismatici e <strong>di</strong>ffrangenti,<br />

dotati <strong>di</strong> film olografici), che consentono alla ra<strong>di</strong>azione solare <strong>di</strong> penetrare in modo <strong>di</strong>retto<br />

e/o riflesso: questo, comportando la <strong>di</strong>rezione dei raggi verso le superfici <strong>di</strong> intradosso interne<br />

(da <strong>di</strong>sporre secondo finiture riflettenti) e l’attenuazione dell’incidenza <strong>di</strong>retta.<br />

Nello specifico, i <strong>di</strong>spositivi light shelf sono realizzati da schermature orizzontali o inclinate (lineari<br />

o curve, fisse o mobili), con la superficie superiore riflettente e, possibilmente, combinate<br />

a un elemento sopraluce, in modo funzionale a:<br />

• l’orientamento delle chiusure trasparenti, la latitu<strong>di</strong>ne (per la regolazione dell’angolo) e la<br />

configurazione degli spazi costruiti;<br />

• l’impiego in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> elevata ra<strong>di</strong>azione solare <strong>di</strong>retta, rilevando l’utilizzo nei prospetti<br />

esposti a sud (e le ridotte prestazioni nei prospetti esposti a est e ovest, a causa del ridotto angolo<br />

<strong>di</strong> incidenza), in cui l’elevata ampiezza dell’angolo <strong>di</strong> incidenza (soprattutto durante il<br />

periodo estivo) ne determina la funzione sia come schermatura alla illuminazione <strong>di</strong>retta, sia<br />

come strumento <strong>di</strong> captazione dei raggi solari;<br />

• l’applicazione a una determinata altezza (circa 2 m dall’estradosso, per cui si genera la corretta<br />

riflessione verso l’intradosso e l’assenza dei fenomeni <strong>di</strong> abbagliamento), in modo da<br />

sud<strong>di</strong>videre le chiusure trasparenti in due porzioni.<br />

A livello esecutivo, si prevede l’assemblaggio dei <strong>di</strong>spositivi light shelf:<br />

• in posizione esterna, che favorisce la <strong>di</strong>ffusione luminosa verso gli spazi costruiti e la visibilità<br />

dalle chiusure trasparenti;<br />

• in posizione interna, che riduce la <strong>di</strong>ffusione luminosa verso gli spazi costruiti ma consente<br />

una buona protezione rispetto alla ra<strong>di</strong>azione proveniente dal sopraluce;<br />

• in posizione combinata, che assicura la migliore <strong>di</strong>ffusione luminosa unitamente alla protezione<br />

e al comfort visivo (Altomonte, 2004, pp. 172-175).<br />

20


Note<br />

1. I parametri fisici e geometrici che occorre considerare nel progetto e nell’esecuzione degli elementi<br />

<strong>di</strong> chiusura trasparenti nei sistemi <strong>di</strong> facciata sono, principalmente:<br />

• il clima, che stabilisce i livelli della ra<strong>di</strong>azione solare e della temperatura, comportando la messa in<br />

atto <strong>di</strong> specifici valori <strong>di</strong> emissività, <strong>di</strong> isolamento, <strong>di</strong> calibrazione della trasmissione (termica e luminosa)<br />

e <strong>di</strong> schermatura;<br />

• l’orientamento dell’organismo e<strong>di</strong>lizio e dei prospetti, comportando la <strong>di</strong>samina dell’efficienza termica<br />

rispetto ai guadagni solari riferiti alle possibilità <strong>di</strong> esposizione.<br />

2. La <strong>di</strong>samina in merito agli elementi <strong>di</strong> chiusura rileva la possibile integrazione dei sistemi <strong>di</strong> facciata<br />

con parti apribili secondo le soluzioni funzionali stabilite dalla pratica produttiva e costruttiva, a esempio,<br />

<strong>di</strong> tipologia ad anta verso l’interno, ad anta ribalta e ad anta vasistas, ad anta apribile verso l’esterno<br />

con telaio in vista e ad anta apribile verso l’esterno senza telaio in vista (con vetro a incollaggio strutturale).<br />

A tale proposito, la trattazione in<strong>di</strong>ca il ricorso alle spiegazioni <strong>di</strong> carattere manualistico già ampiamente<br />

esposte nei testi <strong>di</strong> Santi Cascone (1996), <strong>di</strong> Christian Schittich et alii (1998, tr. it. 2004, pp. 164-<br />

166), <strong>di</strong> Roberta Ciottoli (2002, pp. 81-142) e <strong>di</strong> Thomas Herzog, Roland Krippner, Werner Lang (2004,<br />

tr. it. 2005, pp. 42-44).<br />

3. I parametri per la valutazione fisico-tecnica degli elementi <strong>di</strong> chiusura trasparenti, relativi sia alla<br />

trasmissione luminosa sia alla trasmissione energetica, sono:<br />

• il fattore <strong>di</strong> trasmissione luminosa (denominato anche come coefficiente <strong>di</strong> trasmissione luminosa o<br />

trasmittanza ottica), espresso con L (tv), (tvL) e anche con la lettera τ, che in<strong>di</strong>ca l’attitu<strong>di</strong>ne a trasmettere<br />

la ra<strong>di</strong>azione solare luminosa, definendo la quantità (anche in percentuale) della ra<strong>di</strong>azione visibile<br />

trasmessa <strong>di</strong>rettamente (nel campo spettrale luminoso <strong>di</strong> lunghezza d’onda λ = 380÷780 nm, in relazione<br />

alla sensibilità dell’occhio umano). Secondo il tipo <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>azione si presenta un tipo <strong>di</strong> trasmittanza<br />

ottica <strong>di</strong>ffusa τ<strong>di</strong>ff e un tipo <strong>di</strong> trasmittanza ottica <strong>di</strong>retta τ<strong>di</strong>r;<br />

• il fattore <strong>di</strong> trasmissione energetica s, che in<strong>di</strong>ca la quantità (in percentuale) <strong>di</strong> irraggiamento trasmessa<br />

<strong>di</strong>rettamente;<br />

• il fattore solare, o coefficiente <strong>di</strong> trasmissione solare (g-value, in ambito internazionale), composto<br />

dalla trasmissione energetica <strong>di</strong>retta e dallo scambio per adduzione dell’energia assorbita nel vetro<br />

sotto forma <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>azione e <strong>di</strong> convezione termica (nel campo spettrale luminoso <strong>di</strong> lunghezza d’onda<br />

λ = 300÷2.500 nm);<br />

• la selettività, come rapporto tra il fattore <strong>di</strong> trasmissione luminosa τ e il fattore solare, e l’emissività,<br />

come capacità <strong>di</strong> rilasciare energia sotto forma <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>azione;<br />

• la conducibilità termica λ, che in<strong>di</strong>ca il flusso termico trasmesso dall’interno verso l’esterno <strong>di</strong> un elemento<br />

bi<strong>di</strong>mensionale, a una <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura <strong>di</strong> 1 K (espressa in W/m.K);<br />

• la trasmittanza termica k (principalmente denominata come coefficiente <strong>di</strong> trasmissione termica) o Uvalue<br />

(in ambito internazionale), che in<strong>di</strong>ca l’attitu<strong>di</strong>ne a trasmettere il calore. Questo parametro fisico<br />

esprime la quantità <strong>di</strong> energia termica trasmessa in un secondo attraverso la superficie <strong>di</strong> un metroquadro<br />

del materiale costituente un elemento tecnico, quando sussiste la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> temperatura pari<br />

a 1 °C o a 1 K. A livello operativo, quanto minore risulta il valore <strong>di</strong> trasmittanza termica <strong>di</strong> un elemento<br />

tecnico o <strong>di</strong> un materiale, tanto maggiore risulta la sua capacità termoisolante. La trasmittanza<br />

termica è espressa, in generale, in W/m 2 .K e, meno frequentemente, in kcal/h.m 2 .°C.<br />

4. La <strong>di</strong>samina degli elementi <strong>di</strong> chiusura trasparenti considera la <strong>di</strong>visione dello spettro luminoso in<br />

tre bande <strong>di</strong> lunghezza d’onda:<br />

• la ra<strong>di</strong>azione ultravioletta vicina (<strong>di</strong> lunghezza d’onda λ = 0÷380 nm);<br />

• il campo del visibile (<strong>di</strong> lunghezza d’onda λ = 380÷780 nm);<br />

• il campo dell’infrarosso (<strong>di</strong> lunghezza d’onda λ = 780÷2.800 nm).<br />

La <strong>di</strong>stribuzione dello spettro solare sulla superficie terrestre si colloca per la maggior parte nel campo<br />

del visibile (47%) e dell’infrarosso (46%), mentre la percentuale relativamente ridotta <strong>di</strong> raggi ultravioletti<br />

(7%) è composta dalla ra<strong>di</strong>azione ultravioletta biologicamente efficace (<strong>di</strong> lunghezza d’onda λ =<br />

280÷315 nm) e dalla ra<strong>di</strong>azione UV-A (<strong>di</strong> lunghezza d’onda λ = 315÷380 nm). In generale, le ra<strong>di</strong>azioni<br />

con lunghezza d’onda λ = 315÷3.000 nm possono attraversare gli elementi <strong>di</strong> chiusura trasparenti e,<br />

quin<strong>di</strong>, non sono trasmesse negli spazi interni: questo ambito si estende perciò dal campo della ra<strong>di</strong>azione<br />

ultravioletta, fino al campo del visibile e dell’infrarosso. Le ra<strong>di</strong>azioni con lunghezza d’onda λ < 315<br />

nm e le ra<strong>di</strong>azioni con lunghezza d’onda λ > 3.000 nm sono, invece, quasi totalmente assorbite dagli e-<br />

21


lementi <strong>di</strong> chiusura trasparenti, determinando i fenomeni <strong>di</strong> riscaldamento che avvengono verso la superficie<br />

rivolta agli spazi interni, denominati “effetto serra”.<br />

5. Gli elementi <strong>di</strong> chiusura trasparenti applicati ai sistemi <strong>di</strong> facciata possono agire quali strumenti <strong>di</strong><br />

utilizzo e <strong>di</strong> trasformazione “passiva” (<strong>di</strong> tipo <strong>di</strong>retto) o “attiva” (<strong>di</strong> tipo in<strong>di</strong>retto) della ra<strong>di</strong>azione solare.<br />

L’utilizzo e la trasformazione “passiva” prevede l’impiego <strong>di</strong> soluzioni tecniche rivolte a captare, accumulare<br />

e <strong>di</strong>stribuire l’energia prodotta dalla ra<strong>di</strong>azione solare senza il ricorso a dotazioni impiantistiche:<br />

tali soluzioni assumono le funzioni <strong>di</strong> controllo del microclima relativo agli spazi costruiti e del bilancio<br />

energetico secondo i princìpi basilari del riscaldamento e della illuminazione solare. L’utilizzo e la trasformazione<br />

“attiva” prevede l’impiego <strong>di</strong> soluzioni tecniche rivolte a captare, accumulare e <strong>di</strong>stribuire<br />

l’energia solare: tali soluzioni comportano il contributo <strong>di</strong> <strong>di</strong>spositivi (nella forma <strong>di</strong> “collettori”) capaci<br />

<strong>di</strong> integrare lo sfruttamento del calore, della luce naturale o dei fenomeni <strong>di</strong> convezione relativa ai flussi<br />

aerei (Herzog, Krippner, Lang, 2004, tr. it. 2005, p. 287).<br />

6. Il vetro è realizzato da un reticolo spazialmente irregolare <strong>di</strong> silicio (Si) e <strong>di</strong> ossigeno (O), che costituisce<br />

la composizione tetraedrica (SiO4) in cui ogni atomo <strong>di</strong> silicio è circondato da quattro atomi <strong>di</strong><br />

ossigeno, e nelle cui cavità alloggiano dei cationi: il riscaldamento alla temperatura T = 800÷1.100 °C<br />

genera il processo <strong>di</strong> cristallizzazione, in cui si formano i cristalli <strong>di</strong> silicio, che sono separati dalla vera e<br />

propria massa vetrosa (portando alla produzione <strong>di</strong> un vetro opaco e lattiginoso).<br />

7. Il vetro, in seguito a danni strutturali interni, a crepe e a graffi superficiali subisce delle incisioni (in<br />

caso <strong>di</strong> sollecitazione meccanica), con punte <strong>di</strong> tensione estremamente elevate che non possono essere<br />

eliminate dalla deformazione plastica. Alla base <strong>di</strong> una incisione o <strong>di</strong> una scheggiatura si innesca, nel caso<br />

<strong>di</strong> superamento della “tensione (<strong>di</strong> trazione) critica”, un aumento della fen<strong>di</strong>tura, con un processo <strong>di</strong><br />

“crescita” limitato: nella meccanica della fen<strong>di</strong>tura, questa “crescita”, lenta e “stabile”, è definita “sottocritica”<br />

(ed è determinata, soprattutto, dalla durata della sollecitazione). In particolare, la “crescita sottocritica”<br />

è caratterizzata da:<br />

• la resistenza più elevata rispetto ai carichi permanenti (con sollecitazioni <strong>di</strong> breve periodo);<br />

• la sensibilità ai processi chimici, come nel caso dell’umi<strong>di</strong>tà ambientale che accelera la crescita della<br />

fen<strong>di</strong>tura;<br />

• l’allargamento “instabile” e il possibile ce<strong>di</strong>mento improvviso dell’elemento in vetro.<br />

8. La quantità <strong>di</strong> ossido <strong>di</strong> ferro (Fe2O3) all’interno della miscela vetrificabile, riconoscibile otticamente<br />

per la colorazione verde, è responsabile delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> assorbimento e <strong>di</strong> trasmissione della<br />

ra<strong>di</strong>azione solare: con la riduzione dell’ossido <strong>di</strong> ferro decresce l’assorbimento, ottenendo una trasmissione<br />

superiore, e, quin<strong>di</strong>, una elevata trasparenza ottica, che si avverte particolarmente nel campo spettrale<br />

del visibile.<br />

9. Il proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> tempra aumenta la resistenza alle sollecitazioni <strong>di</strong> trazione sulle superfici, generando<br />

un incremento <strong>di</strong> pressione sulle crepe e sui danni superficiali delle lastre <strong>di</strong> vetro. In questo caso, i<br />

bor<strong>di</strong> delle fratture restano chiusi mentre le sollecitazioni <strong>di</strong> trazione portano, nelle lastre temprate, prima<br />

alla <strong>di</strong>struzione della tempra e, successivamente, alla tensione <strong>di</strong> trazione all’interno del vetro.<br />

10. L’applicazione del rivestimento basso-emissivo può variare rispetto agli elementi <strong>di</strong> chiusura trasparenti<br />

adottati:<br />

• nell’e<strong>di</strong>lizia residenziale, in cui occorre favorire la trasmissione dei raggi solari nel campo spettrale<br />

del visibile e la riflessione, verso l’interno, della ra<strong>di</strong>azione generata dagli elementi irra<strong>di</strong>ati e ra<strong>di</strong>anti<br />

nel campo spettrale dell’infrarosso;<br />

• nell’e<strong>di</strong>lizia terziaria e commerciale, dove il carico <strong>di</strong> raffrescamento rappresenta la parte maggiore<br />

del <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o energetico, in cui occorre favorire la riflessione dei raggi solari nel campo spettrale<br />

dell’infrarosso, in modo da ridurre i guadagni termici.<br />

11. I <strong>di</strong>fetti dovuti al sigillante, che causano l’appannamento del vetrocamera, consistono nella per<strong>di</strong>ta<br />

<strong>di</strong> aderenza alle lastre <strong>di</strong> vetro, nella permeabilità eccessiva al vapore acqueo e nella tendenza ad assorbire<br />

acqua. La per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> aderenza del sigillante <strong>di</strong> seconda barriera conduce alla progressiva creazione <strong>di</strong><br />

passaggi attraverso i quali il vapore acqueo può filtrare nell’intercape<strong>di</strong>ne: l’eccessiva permeabilità genera<br />

la condensa in prossimità del butile, provocandone i processi <strong>di</strong> invecchiamento e interrompendone<br />

l’effetto <strong>di</strong> barriera.<br />

12. Il proce<strong>di</strong>mento pirolitico (chemical vapour pyrolisis deposition) è definito dalla deposizione del<br />

rivestimento in ossido <strong>di</strong> metallo per via chimica, in fase <strong>di</strong> vapore, <strong>di</strong>rettamente sul forno <strong>di</strong> produzione<br />

del vetro float: questo proce<strong>di</strong>mento comporta la fusione dell’ossido <strong>di</strong> metallo ad alta temperatura e la<br />

sua integrazione sulla superficie delle lastre, permettendo al deposito una elevata resistenza agli agenti<br />

atmosferici e all’abrasione (così facilitando le opere <strong>di</strong> manipolazione e <strong>di</strong> installazione).<br />

22


13. Il processo <strong>di</strong> deposito magnetotronico <strong>di</strong> metalli nobili comporta che un elettrodo metallico (denominato<br />

target) sia bombardato da ioni provenienti da una miscela confinata <strong>di</strong> gas altamente ionizzati:<br />

gli atomi sono rimossi dalla superficie <strong>di</strong> questo elettrodo e depositati sulla superficie del vetro. Questo<br />

processo, a temperatura ambiente, conferisce una buona adesione del deposito sulla superficie, che va<br />

posizionata all’interno <strong>di</strong> un vetrocamera per essere protetta dalle azioni ossidanti e <strong>di</strong>lavanti provocate<br />

dagli agenti atmosferici.<br />

14. Gli elementi <strong>di</strong> chiusura in vetro con schermature solari integrate sono eseguiti, a esempio, attraverso<br />

due lastre <strong>di</strong> vetro (<strong>di</strong> tipo basso-emissivo o riflettente, sottoposte a processi <strong>di</strong> tempra o <strong>di</strong> tipo laminato,<br />

per resistere ai carichi termici), separate dal <strong>di</strong>stanziatore perimetrale in alluminio. Le lastre integrano<br />

i <strong>di</strong>spositivi lamellari, con un primo strato in polisobutilene (tra il <strong>di</strong>stanziatore e il vetro) e un secondo<br />

strato <strong>di</strong> tenuta in silicone e polisolfide. L’isolamento termico è assimilabile a quello <strong>di</strong> una lastra<br />

in vetrocamera (con un valore <strong>di</strong> trasmittanza termica k = 2,5 W/m 2 .K), mentre l’utilizzo <strong>di</strong> una lastra <strong>di</strong><br />

vetro con rivestimento basso-emissivo e il riempimento dell’intercape<strong>di</strong>ne con gas inerte (argon) permette<br />

<strong>di</strong> ottenere valori anche molto ridotti della trasmittanza termica, pari a 1,3 W/m 2 .K (Altomonte, 2004,<br />

pp. 171-172).<br />

15. I <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> tipo “attivabile” (switchable) possono essere comandati <strong>di</strong>rettamente o collegati a<br />

un sistema BMS (Buil<strong>di</strong>ng Management System, quale “sistema <strong>di</strong> gestione computerizzata<br />

dell’e<strong>di</strong>ficio”), capace <strong>di</strong> rispondere continuamente alle variazioni delle con<strong>di</strong>zioni climatiche esterne<br />

(quali la ra<strong>di</strong>azione solare e la temperatura esterna) e ai fattori variabili interni (quali i livelli <strong>di</strong> illuminazione<br />

naturale e artificiale, i carichi termici endogeni e la temperatura interna).<br />

16. Il fenomeno <strong>di</strong> fotocromismo si verifica anche con elementi non metallici me<strong>di</strong>ante il principio<br />

della nucleazione energetica: tramite l’esposizione luminosa e termica, gli “agenti nucleanti” inducono la<br />

creazione <strong>di</strong> cristalli (quali il litio metasilicato, il so<strong>di</strong>o fluorico o il bario <strong>di</strong>silicato) che, riflettendo alcuni<br />

campi spettrali, colorano i composti e li opacizzano, determinando una riduzione nella trasmissione<br />

della ra<strong>di</strong>azione visibile e solare (Altomonte, 2004, p. 140).<br />

17. I cristalli liqui<strong>di</strong> costituiscono uno stato <strong>di</strong> aggregazione della materia interme<strong>di</strong>o (paracristallino)<br />

tra lo stato solido e quello liquido, determinato da molecole allungate le cui posizioni non seguono una<br />

configurazione geometrica regolare. A livello molecolare, i cristalli liqui<strong>di</strong> sono definiti dalle tipologie:<br />

• a struttura smettica, con le molecole or<strong>di</strong>nate in modo parallelo tra loro su piani sovrapposti;<br />

• a struttura colesterica, con le molecole or<strong>di</strong>nate in modo parallelo e <strong>di</strong>sposte su strati ruotanti <strong>di</strong> un<br />

certo angolo, in forma elicoidale;<br />

• a struttura nematica, con le molecole or<strong>di</strong>nate nella stessa <strong>di</strong>rezione ma senza regolarità nella stratificazione<br />

(Altomonte, 2004, p. 150).<br />

18. Il fenomeno <strong>di</strong> elettrocromatismo consiste nel passaggio <strong>di</strong> corrente elettrica all’interno <strong>di</strong> un materiale<br />

comportandone un cambiamento, persistente e reversibile, nella struttura chimica, con la conseguente<br />

trasformazione delle caratteristiche ottiche (Altomonte, 2004, p. 156).<br />

19. Nei <strong>di</strong>spositivi elettrocromici a strati, il conduttore <strong>di</strong> ioni (o elettrolita) è definito da un conduttore<br />

ionico inorganico, da un elettrolita polimerico (a esempio, in poliossido <strong>di</strong> etilene) o da un elettrolita<br />

liquido. Il controelettrodo, o film <strong>di</strong> accumulo <strong>di</strong> ioni, composto da ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> metallo <strong>di</strong> transizione, è caratterizzato<br />

da un comportamento elettrochimico perfettamente reversibile e dotato <strong>di</strong> buona stabilità: in<br />

alcuni casi, esso è trasparente sia nello stato ridotto sia nello stato ossidato (affidando così esclusivamente<br />

all’elettrodo la modulazione della trasmissione ottica), in altri casi, esso è trasparente nello stato ridotto<br />

e colorato nello stato ossidato (permettendo così la simultanea colorazione dell’elettrodo e del controelettrodo)<br />

(Altomonte, 2004, p. 157).<br />

20. La produzione <strong>di</strong> energia elettrica me<strong>di</strong>ante l’impiego <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> facciata integrati da moduli fotovoltaici<br />

necessita che la tensione <strong>di</strong>sponibile assuma un valore costante, ottenuto tramite batterie <strong>di</strong> accumulo<br />

e regolatori <strong>di</strong> corrente. La <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> energia elettrica sotto forma <strong>di</strong> corrente alternata (a<br />

230 V monofase o a 400 V trifase), secondo le forniture in bassa tensione esercitate dalle società <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione,<br />

prevede l’utilizzo <strong>di</strong> convertitori statici (o inverter): i generatori solari <strong>di</strong> energia elettrica<br />

sono costituiti da impianti connessi e collegati alla rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione, che agisce come sistema <strong>di</strong> accumulo<br />

(Altomonte, 2004, pp. 193-194).<br />

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25


Elementi <strong>di</strong> chiusura in vetro<br />

Prestazioni dei componenti e<strong>di</strong>lizi trasparenti<br />

Tecnologie e materiali<br />

<strong>Massimiliano</strong> <strong>Nastri</strong><br />

Unità <strong>di</strong> ricerca Progettazione e gestione dei sistemi e<strong>di</strong>lizi e ambientali<br />

Dipartimento Best<br />

Gli elementi <strong>di</strong> chiusura applicati alla Twin Tower a Vienna, progettata da <strong>Massimiliano</strong><br />

Fuksas, sono costituiti dalle lastre in vetrocamera (definite dai pannelli <strong>di</strong> vetro in cristallo<br />

extra-chiaro laminato), a basso contenuto ferroso per ottenere la completa trasparenza.<br />

2


3<br />

Elementi <strong>di</strong> chiusura in vetro<br />

Gli elementi <strong>di</strong> chiusura applicati alla torre<br />

Vitro a Londra, progettata da John McAslan<br />

& Partners, sono costituiti dalle lastre in<br />

vetrocamera (definite dai pannelli <strong>di</strong> vetro<br />

stratificato, con l’interposizione dello strato<br />

interme<strong>di</strong>o in polivinilbutirrale), fissate ai<br />

montanti in alluminio con silicone strutturale.<br />

4<br />

Elementi <strong>di</strong> chiusura in vetro<br />

La produzione riguarda le modalità<br />

<strong>di</strong> realizzazione delle lastre <strong>di</strong> vetro<br />

colorato (tinted glass), me<strong>di</strong>ante<br />

l’aggiunta, prima della fusione, <strong>di</strong><br />

composti chimici selezionati (nei<br />

colori grigio, blu, bronzo e oro) per<br />

ottenere la colorazione desiderata.<br />

I vetri colorati sono ottenuti con<br />

l’aggiunta <strong>di</strong> quantità minime <strong>di</strong><br />

ad<strong>di</strong>tivi che conferiscono la<br />

colorazione grigia, bronzea, verde e<br />

anche blu, o rivestiti.


Elementi <strong>di</strong> chiusura in vetro<br />

Gli elementi <strong>di</strong> chiusura applicati alla Galleria La Fayette a Berlino, progettata da Jean Nouvel, sono costituiti<br />

dalle lastre <strong>di</strong> vetro parzialmente serigrafate, che realizzano una membrana continua eseguita me<strong>di</strong>ante<br />

procedure <strong>di</strong> fissaggio puntuale (con giunzioni verticali siliconiche, per esplicitarne l’omogeneità percettiva).<br />

5<br />

Elementi <strong>di</strong> chiusura in vetro<br />

6<br />

Gli elementi <strong>di</strong> chiusura applicati alla Ludwig<br />

Erhard Haus a Berlino, progettata da<br />

Nicholas Grimshaw and Partners, sono<br />

costituiti dalle lastre <strong>di</strong> vetro laminato e<br />

serigrafato (eseguite me<strong>di</strong>ante procedure <strong>di</strong><br />

fissaggio puntuale), su cui si impostano le<br />

“lame” orizzontali in vetro che agiscono come<br />

schermatura solare.


Elementi <strong>di</strong> chiusura in vetro<br />

Gli elementi <strong>di</strong> chiusura applicati alla torre del complesso Aurora Place a Sydney, progettato dal Renzo<br />

Piano Buil<strong>di</strong>ng Workshop, sono costituiti dalle lastre in doppio vetro <strong>di</strong> cristallo extra-chiaro laminato, a<br />

basso contenuto ferroso: le lastre sono dotate della cromatura sfumata bianco-lattiginosa serigrafata a<br />

smalto con moduli circolari ceramici.<br />

Elementi <strong>di</strong> chiusura in vetro<br />

Gli elementi <strong>di</strong> chiusura applicati alla torre del complesso Aurora Place a Sydney, progettato<br />

dal Renzo Piano Buil<strong>di</strong>ng Workshop, sono costituiti dalle lastre in doppio vetro <strong>di</strong> cristallo<br />

extra-chiaro laminato, a basso contenuto ferroso. La costruzione avviene tramite il montaggio<br />

dei profili perimetrali alle staffe <strong>di</strong>sposte sulle strutture <strong>di</strong> impalcato.<br />

7<br />

8


Sistema <strong>di</strong> facciata continua<br />

9<br />

Elementi <strong>di</strong> chiusura in vetrocamera<br />

Gli elementi in vetrocamera (o vetro isolante)<br />

sono eseguiti da almeno due lastre <strong>di</strong> vetro<br />

(secondo il corretto inserimento dei giunti e<br />

delle guarnizioni <strong>di</strong> tenuta) separate ai bor<strong>di</strong> da<br />

un <strong>di</strong>stanziatore, che può essere composto, in<br />

generale, da:<br />

• un profilo in alluminio (ricoperto da un<br />

cordone <strong>di</strong> butile e integrato da un adsorbente<br />

igroscopico), con gli angoli saldati, brasati e<br />

iniettati <strong>di</strong> butile;<br />

• una sottile fascia <strong>di</strong> metallo, intorno alla quale<br />

si <strong>di</strong>spongono due strati <strong>di</strong> butile.<br />

La produzione delle lastre in vetrocamera si<br />

precisa ne:<br />

• la copertura perimetrale dei pannelli tramite<br />

un sigillante <strong>di</strong> seconda barriera, che serve a<br />

incollare le lastre e il <strong>di</strong>stanziatore<<br />

• l’applicazione degli elementi <strong>di</strong> tenuta, che<br />

impe<strong>di</strong>scono sia lo scambio gassoso tra<br />

l’intercape<strong>di</strong>ne e l’esterno sia la penetrazione<br />

<strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà;<br />

• l’incollaggio delle lastre e dei <strong>di</strong>stanziatori con<br />

tiocolo, altamente impermeabile alla <strong>di</strong>ffusione<br />

del gas (e, quin<strong>di</strong>, adatto al riempimento<br />

dell’intercape<strong>di</strong>ne con gas nobili), ma sensibile<br />

alla ra<strong>di</strong>azione ultravioletta: per questo motivo,<br />

le unioni al perimetro devono essere coperte<br />

all’esterno con materiali opachi o con strati<br />

protettivi (a esempio, stampati sulle lastre).<br />

Serie FW 50 (produzione Schüco).<br />

Intelaiatura in alluminio con profili a taglio termico: il telaio strutturale si collega alle strutture tramite i<br />

montanti, inseriti al cannotto interno, e tramite i traversi (con sezione scatolare rettangolare), per<br />

l’assemblaggio delle lastre in vetrocamera e a chiusura della connessione inferiore.<br />

10


11<br />

Sistema <strong>di</strong> facciata continua<br />

La tipologia <strong>di</strong> chiusura verticale esterna della serie<br />

Forster Thermfix (produzione Forster) è composta<br />

dall’intelaiatura in profili <strong>di</strong> acciaio (con finitura variabile in<br />

acciaio grezzo, in nastro zincato a caldo, in acciaio<br />

galvanizzato per elettrolisi e in acciaio inossidabile).<br />

12<br />

Sistema <strong>di</strong> facciata continua<br />

La tipologia <strong>di</strong> chiusura verticale esterna della serie<br />

Jansen - Viss TV (produzione C. P. Sistemi - Jansen) è<br />

composta dall’intelaiatura in profili <strong>di</strong> acciaio a sezione<br />

scatolare, che eseguono le procedure <strong>di</strong> fissaggio con<br />

giunzione a pressore, rilevando la possibilità <strong>di</strong> sostenere<br />

sia parti apribili sia <strong>di</strong> tamponamento.


Sistema <strong>di</strong> facciata strutturale<br />

La tipologia <strong>di</strong> chiusura verticale esterna della serie Spring 190W SG (produzione Berti) è composta dall’intelaiatura in alluminio con<br />

profili a cellule isostatiche, “flottanti” (per impe<strong>di</strong>re gli stati tensionali indotti) e in<strong>di</strong>pendenti a livello statico rispetto ai moduli contigui<br />

(consentendone la libera <strong>di</strong>latazione termica). Il sistema è realizzato da: 1. struttura portante; 2. telaio fisso; 3. telaio apribile; 4.<br />

struttura secondaria.<br />

13<br />

14<br />

Sistema <strong>di</strong> facciata continua<br />

La tipologia <strong>di</strong> chiusura verticale esterna è costituita dai<br />

componenti monoblocco e multicamera in PVC<br />

(produzione Finstral), con rinforzi in acciaio e con sezioni<br />

<strong>di</strong> accoppiamento in acciaio zincato, proponendo le<br />

modulazioni tra<strong>di</strong>zionali dei sistemi a cortina.


Sistema <strong>di</strong> facciata “a cellule” (unit system)<br />

15<br />

Sistema <strong>di</strong> facciata “a cellule”<br />

(unit system)<br />

La tipologia <strong>di</strong> chiusura verticale<br />

esterna, applicata alla City Hall <strong>di</strong><br />

Londra, progettata da Norman<br />

Foster and Partners, è costituita dai<br />

componenti integrati dai profili in<br />

alluminio e dalle lastre in triplo vetro<br />

a bassa emissività, con l’inserimento<br />

del <strong>di</strong>spositivo schermante a<br />

veneziana nel riquadro superiore.<br />

La tipologia <strong>di</strong> chiusura verticale esterna, applicata alla City Hall <strong>di</strong> Londra, progettata da Norman Foster and Partners, è<br />

costituita dai componenti integrati dai profili in alluminio e dalle lastre in triplo vetro a bassa emissività, con l’inserimento<br />

del <strong>di</strong>spositivo schermante a veneziana nel riquadro superiore.<br />

16


17<br />

Sistema <strong>di</strong> facciata “a cellule”<br />

(unit system)<br />

La tipologia <strong>di</strong> chiusura verticale esterna,<br />

applicata alla City Hall <strong>di</strong> Londra,<br />

progettata da Norman Foster and<br />

Partners, è costituita dai componenti<br />

integrati dai profili in alluminio e dalle lastre<br />

in triplo vetro a bassa emissività, con<br />

l’inserimento del <strong>di</strong>spositivo schermante a<br />

veneziana nel riquadro superiore.<br />

La composizione a geometria sferoidale è<br />

realizzata tramite l’intelaiatura strutturale<br />

avvolgente (su maglia romboidale) in profili<br />

tubolari <strong>di</strong> acciaio.<br />

18<br />

Sistema <strong>di</strong> facciata strutturale<br />

La tipologia <strong>di</strong> chiusura verticale esterna, applicata al<br />

complesso Ensemble Immobilier Ponant III a Parigi, progettato<br />

da Valode & Pistre Architectes, è composta dall’intelaiatura in<br />

alluminio con profili montanti e traversi: questi sostengono sia<br />

la sezione centrale della facciata, a supporto (me<strong>di</strong>ante<br />

silicone strutturale) delle lastre <strong>di</strong> vetro esterne, sia i profili<br />

laterali, a supporto delle lastre <strong>di</strong> vetro interne.<br />

Il sistema si basa sul proce<strong>di</strong>mento funzionale delle “facciate<br />

respiranti” (o breathing façades), realizzato me<strong>di</strong>ante<br />

l’intercape<strong>di</strong>ne ventilata (con tenda oscurante in lamelle <strong>di</strong><br />

alluminio) interposta alle lastre <strong>di</strong> vetro.


19<br />

Elementi <strong>di</strong> chiusura<br />

elettrocromici<br />

A livello funzionale, il cambiamento<br />

delle proprietà ottiche avviene<br />

me<strong>di</strong>ante l’attivazione <strong>di</strong> un campo<br />

elettrico, che determina l’inserimento<br />

o l’estrazione <strong>di</strong> ioni mobili (relativi<br />

agli ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> metallo, in forma <strong>di</strong><br />

pellicole, sp. = 200÷300 nm):<br />

l’attivazione comporta la reazione<br />

degli ioni introdotti, generando dei<br />

composti colorati che mo<strong>di</strong>ficano lo<br />

spettro cromatico del materiale.<br />

Quando il potenziale elettrico è<br />

applicato ai conduttori trasparenti,<br />

una parte degli ioni immagazzinati<br />

nello strato <strong>di</strong> accumulo attraversa la<br />

zona <strong>di</strong> separazione e si <strong>di</strong>spone<br />

nello strato elettrocromico. Questo<br />

processo (continuo e reversibile)<br />

genera una variazione nella densità<br />

degli elettroni, che produce una<br />

modulazione delle proprietà ottiche<br />

e, <strong>di</strong> conseguenza, l’alterazione<br />

dello spettro cromatico del materiale:<br />

con l’applicazione <strong>di</strong> un potenziale<br />

inverso è possibile ritornare alla<br />

situazione originaria.<br />

20<br />

Elementi <strong>di</strong> chiusura trasparenti<br />

a controllo solare<br />

Gli elementi dotati <strong>di</strong> schermature solari,<br />

incorporate nell’intercape<strong>di</strong>ne delle lastre in<br />

vetrocamera (con vetri <strong>di</strong> tipo laminato o<br />

stratificato), attenuano sia la ra<strong>di</strong>azione<br />

solare <strong>di</strong>retta, sia i fenomeni <strong>di</strong> contrasto<br />

visivo e <strong>di</strong> abbagliamento, senza ridurre i<br />

livelli <strong>di</strong> illuminazione naturale e i guadagni<br />

solari negli spazi costruiti.


21<br />

Elementi <strong>di</strong> chiusura trasparenti<br />

a controllo solare<br />

Gli elementi dotati <strong>di</strong> <strong>di</strong>spositivi traslucenti<br />

(produzione Schott), incorporati nell’intercape<strong>di</strong>ne<br />

delle lastre in vetrocamera (con vetri <strong>di</strong> tipo laminato<br />

o stratificato), permettono la <strong>di</strong>ffusione della<br />

ra<strong>di</strong>azione solare in modo combinato alle elevate<br />

proprietà <strong>di</strong> isolamento termico.<br />

22<br />

Elementi <strong>di</strong> chiusura trasparenti composti<br />

L’elevata trasmissione luminosa (dovuta alle successive<br />

riflessioni dei raggi incidenti all’interno della struttura fisica<br />

e geometrica, che rendono i pannelli trasluci<strong>di</strong>) e le<br />

proprietà termoisolanti richiedono l’impiego <strong>di</strong> schermature<br />

esterne (in forma <strong>di</strong> rivestimenti, <strong>di</strong> cortine riflettenti o <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>spositivi frangisole), per evitare le sollecitazioni termiche<br />

causate da una elevata incidenza solare (soprattutto<br />

durante il periodo estivo).<br />

Gli elementi <strong>di</strong> chiusura applicati nei sistemi <strong>di</strong> facciata<br />

sono composti dai pannelli con struttura a nido d’ape o<br />

capillare, costituiti da lastre trasparenti estruse in<br />

polimetilmetacrilato (PMMA) o in policarbonato (PC), o<br />

anche in altri materiali plastici quali l’hostaflon (HFL), il<br />

politetrafluoroetilene (PTFE), il polieteresolfonato (PES), il<br />

fluoroetilenepropilene (FEP) o teflon, prodotti con<br />

l’aggiunta <strong>di</strong> ad<strong>di</strong>tivi per stabilizzarne il comportamento ai<br />

raggi ultravioletti e alle alte temperature, con <strong>di</strong>versi<br />

spessori e sezioni geometriche.<br />

La struttura <strong>di</strong> questi pannelli (prodotti con taglio tramite<br />

filo metallico a resistenza, saldati ai lati ed eventualmente<br />

inclusi in un doppio strato <strong>di</strong> vetro sigillato ermeticamente)<br />

è configurata, in generale, da file parallele o alternate <strong>di</strong><br />

piccoli tubicini capillari con sezione circolare (∅ = 1÷4<br />

mm) o retta, da cilindri cavi (∅ = 1÷3 mm) e da<br />

parallelepipe<strong>di</strong>.


Elementi <strong>di</strong> chiusura trasparenti composti<br />

Gli elementi composti dai materiali isolanti trasparenti, che combinano la trasmissione della ra<strong>di</strong>azione solare (con la<br />

riflessione dei raggi incidenti nella struttura fisica e geometrica) a elevate prestazioni termoisolanti (per la riduzione degli<br />

scambi termici ra<strong>di</strong>ativi), possono essere costituiti da lastre in vetrocamera con riempimento in aerogel, omogenei o<br />

granulari (composti da silicato, con struttura porosa, e da aria situata negli interstizi).<br />

Elementi <strong>di</strong> chiusura trasparenti composti<br />

Sistema costruttivo in EFTE, applicato all’Eden Project in<br />

Cornovaglia, progettato da Nicholas Grimshaw and Partners.<br />

23<br />

24


25<br />

Elementi <strong>di</strong> chiusura<br />

trasparenti composti<br />

La struttura portante del Pa<strong>di</strong>glione<br />

Giapponese all’interno dell’Expo 2000<br />

<strong>di</strong> Hannover, progettato da Shigeru<br />

Ban Architects, è costituita da archi<br />

definiti da coppie <strong>di</strong> profili composti in<br />

legno, con setti in legno interposti<br />

trasversali passanti e arcareccio in<br />

legno <strong>di</strong> pino, a cui si collega<br />

l’intelaiatura interna in profili tubolari <strong>di</strong><br />

cartone riciclato me<strong>di</strong>ante fasce<br />

flessibili intrecciate in fibra legnosa.<br />

La membrana <strong>di</strong> involucro stratificata<br />

e laminata con rivestimento esterno<br />

trasparente in poliestere, interrotta<br />

nelle fasce tra le coppie <strong>di</strong> profili in<br />

legno degli archi strutturali, è<br />

applicata alle superfici esterne<br />

dell’arcareccio me<strong>di</strong>ante tassellatura<br />

orizzontale ricoperta da strisce in<br />

tessuto bianco.<br />

26<br />

Elementi <strong>di</strong> chiusura<br />

trasparenti integrati<br />

I <strong>di</strong>spositivi prismatici che riflettono la<br />

ra<strong>di</strong>azione luminosa, consentendo <strong>di</strong><br />

essere attraversati dai raggi in<strong>di</strong>retti<br />

secondo “assi <strong>di</strong> luce” che <strong>di</strong>ffondono o<br />

escludono l’incidenza <strong>di</strong>retta, sono collocati<br />

in prossimità delle superfici trasparenti<br />

(produzione Hüppe Form). I <strong>di</strong>spositivi<br />

prismatici riflettono i raggi solari <strong>di</strong>retti (1) e<br />

trasmettono la luce naturale <strong>di</strong>ffusa (2),<br />

mentre le lamelle orientabili, parzialmente<br />

perforate, <strong>di</strong>rigono la ra<strong>di</strong>azione luminosa<br />

fino alla profon<strong>di</strong>tà degli spazi interni (3).


Schermature solari<br />

27<br />

I <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> controllo solare (produzione Schweizer), aggettanti<br />

rispetto alla cortina perimetrale, sono eseguiti da: 1. reticolo<br />

calpestabile; 2. mensola; 3. pale <strong>di</strong> calibrazione luminosa; 4. facciata<br />

continua con lastre in vetrocamera; 5. montante strutturale; 6.<br />

parapetto; 7. rivestimento in alluminio ondulato; 8. sezione multistrato<br />

della facciata continua.<br />

28<br />

Schermature solari<br />

I <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> controllo solare applicati<br />

al Research Centre for Rank Xerox a<br />

Welwyn Garden City (Gran Bretagna),<br />

progettato da Nicholas Grimshaw and<br />

Partners, sono costituiti dai profili<br />

lenticolari orizzontali in alluminio<br />

(sostenuti dall’intelaiatura oltre il piano<br />

<strong>di</strong> facciata), in grado <strong>di</strong> riflettere e <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>ffondere la ra<strong>di</strong>azione luminosa<br />

negli spazi interni.


Schermature solari<br />

Schermature solari<br />

29<br />

I <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> controllo solare applicati al World Trade Center <strong>di</strong><br />

Dogana (Repubblica <strong>di</strong> San Marino), progettato da Norman Foster<br />

and Partners, sono costituiti dalle lamelle in profilati estrusi <strong>di</strong><br />

alluminio, in parte fisse e in parte scorrevoli su monorotaia. Questi<br />

<strong>di</strong>spositivi sono collegati alle strutture <strong>di</strong> impalcato, provvedendo<br />

all’esecuzione delle fasce orizzontali in lamiera <strong>di</strong> alluminio.<br />

Il funzionamento (regolato dalla rotazione dei perni trasversali, fissati in modo puntiforme)<br />

prevede che le “lame” <strong>di</strong> vetro, durante il periodo estivo, riflettano i raggi solari e impe<strong>di</strong>scano i<br />

fenomeni <strong>di</strong> abbagliamento, e, durante il periodo invernale, <strong>di</strong>ffondano verso l’interno sia la<br />

ra<strong>di</strong>azione termica sia l’irraggiamento luminoso.<br />

30


Schermature solari<br />

31<br />

I <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> controllo solare della serie Glass Louvre (produzione Colt International),<br />

applicati all’intervento <strong>di</strong> e<strong>di</strong>lizia residenziale e terziaria ad Abensberg (Germania), progettato<br />

da Michael Gammel, proteggono i prospetti dalla ra<strong>di</strong>azione solare incidente <strong>di</strong>retta e<br />

<strong>di</strong>ffondono la luce naturale, adattandosi, in modo “automatico”, alle con<strong>di</strong>zioni climatiche.<br />

Diaframmi in vetro<br />

32<br />

Gli elementi <strong>di</strong> rivestimento applicati alla cortina perimetrale<br />

della Agbar Tower a Barcellona, progettata da Jean<br />

Nouvel, sono costituiti dalle “lame” orizzontali <strong>di</strong> vetro<br />

(fissate all’intelaiatura in profili <strong>di</strong> alluminio) con trattamento<br />

selettivo per riflettere e <strong>di</strong>ffondere la ra<strong>di</strong>azione luminosa<br />

negli spazi interni.


33<br />

Diaframmi in vetro<br />

Gli elementi <strong>di</strong> rivestimento applicati alla cortina<br />

perimetrale della Agbar Tower a Barcellona,<br />

progettata da Jean Nouvel, sono costituiti dalle<br />

“lame” orizzontali <strong>di</strong> vetro (fissate all’intelaiatura<br />

in profili <strong>di</strong> alluminio) con trattamento selettivo<br />

per riflettere e <strong>di</strong>ffondere la ra<strong>di</strong>azione luminosa<br />

negli spazi interni.<br />

Schermature solari<br />

34<br />

I <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> controllo solare Ellipsoid<br />

(produzione Naco) sono costituiti dalle pale in<br />

lamiera pressopiegata <strong>di</strong> alluminio ano<strong>di</strong>zzato (o<br />

preverniciato), aggraffata a un profilo estruso<br />

centrale, e sono composti da: 1. telaio superiore;<br />

2. telaio inferiore (connessione alle mensole); 3.<br />

asse superiore; 4. asse inferiore; 5. tappo <strong>di</strong><br />

chiusura della pala; 6. pala ellissoidale; 7. rinforzo<br />

interno; 8. molla; 9. nottolino; 10. grano; 11.<br />

giunto <strong>di</strong> collegamento; 12. asta; 13. mensola<br />

avvitabile; 14. lamiera <strong>di</strong> copertura; 15. mensola;<br />

16. piastra <strong>di</strong> attacco per comando elettrico; 17.<br />

piastra <strong>di</strong> attacco per comando meccanico; 18.<br />

frizione per comando manuale; 19. bullone <strong>di</strong><br />

fissaggio mensola-telaio; 20. tassello a<br />

espansione; 21. molla; 22. piastra <strong>di</strong> serraggio.


Schermature solari<br />

35<br />

I <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> controllo solare Airlux (produzione<br />

Naco), costituiti dai profili lamellari in alluminio,<br />

sono composti da: A. lama singola in alluminio<br />

forata; B. profilo tubolare portante in alluminio; C.<br />

supporto in nylon; D. boccola laterale; E. leva <strong>di</strong><br />

comando; F. mensola; G. asta <strong>di</strong> collegamento in<br />

acciaio inox; H. nottolini in alluminio ano<strong>di</strong>zzato; I.<br />

attacco per comando elettrico in acciaio zincato.<br />

36<br />

Elementi <strong>di</strong> chiusura integrati dai<br />

moduli fotovoltaici<br />

Le celle fotovoltaiche sono assemblate<br />

me<strong>di</strong>ante i profili a mensola in alluminio<br />

(produzione Schweizer), su perni regolabili<br />

secondo l’inclinazione dei raggi solari: le celle<br />

sono collegate per realizzare il “campo<br />

fotovoltaico” sul piano <strong>di</strong> facciata, in modo<br />

integrato alla costituzione morfologica e<br />

funzionale degli elementi <strong>di</strong> rivestimento e<br />

delle aperture.


37<br />

Elementi <strong>di</strong> chiusura integrati dai<br />

moduli fotovoltaici<br />

I <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> calibrazione luminosa<br />

(produzione Schweizer) sono dotati <strong>di</strong><br />

celle fotovoltaiche cristalline in silicio,<br />

che convertono la ra<strong>di</strong>azione solare in<br />

energia elettrica, garantendo l’adeguata<br />

schermatura alla luce naturale: le celle<br />

fotovoltaiche sono formate in <strong>di</strong>schi,<br />

montate su lastre <strong>di</strong> vetro laminato e<br />

collegate dai conduttori rivolti a trasferire<br />

l’energia prodotta.<br />

38<br />

Elementi <strong>di</strong> chiusura integrati dai<br />

moduli fotovoltaici<br />

Il sistema <strong>di</strong> controllo solare Shadovoltaic<br />

(produzione Colt International), in “lame” <strong>di</strong><br />

vetro dotate <strong>di</strong> celle fotovoltaiche, permette<br />

<strong>di</strong> filtrare e <strong>di</strong> captare i flussi energetici<br />

(termici e luminosi), all’interno <strong>di</strong> prototipi<br />

sperimentali, reagendo <strong>di</strong>namicamente alle<br />

ra<strong>di</strong>azioni e provvedendo all’equilibrio delle<br />

con<strong>di</strong>zioni ergonomiche interne.


Elementi <strong>di</strong> chiusura integrati dai moduli fotovoltaici<br />

Il sistema <strong>di</strong> controllo solare Shadovoltaic (produzione Colt International) è costituito dai <strong>di</strong>spositivi<br />

capaci, in modo simultaneo, <strong>di</strong> filtrare la luce naturale e <strong>di</strong> attenuare i carichi termici conseguenti alla<br />

ra<strong>di</strong>azione solare, me<strong>di</strong>ante l’inclinazione calibrata dagli attuatori elettrici e il rivestimento “filtrante”<br />

(ovvero, semi-trasparente).<br />

39


Prestazioni dei componenti e<strong>di</strong>lizi trasparenti<br />

Tecnologie e sistemi ambientali<br />

<strong>Massimiliano</strong> <strong>Nastri</strong><br />

Unità <strong>di</strong> ricerca Progettazione e gestione dei sistemi e<strong>di</strong>lizi e ambientali<br />

Dipartimento Best<br />

2<br />

Gregotti Associati International<br />

Centro Ricerca e Sviluppo Pirelli Pneumatici, Milano


Gregotti Associati International,<br />

Centro Ricerca e Sviluppo Pirelli Pneumatici, Milano<br />

3<br />

Gregotti Associati International,<br />

Centro Ricerca e Sviluppo Pirelli Pneumatici, Milano<br />

La costituzione dei prospetti è stabilita dalla trama<br />

unificata dei <strong>di</strong>aframmi esterni, <strong>di</strong>sposti oltre la cortina<br />

principale, secondo la successione alternata, verso l’alto,<br />

dalle porzioni aperte inerenti alle ampie feritoie e secondo<br />

le sottili intelaiature che sostengono i moduli in vetro.<br />

L’integrazione tra le due sezioni <strong>di</strong> chiusura, entro le quali si accolgono i percorsi in altezza sul perimetro, realizza il sistema <strong>di</strong> involucro a doppia<br />

parete, <strong>di</strong>retto a determinare le con<strong>di</strong>zioni ergonomiche interne in equilibrio rispetto alle sollecitazioni climatiche: in questo caso, specialmente per<br />

me<strong>di</strong>are i flussi termici e ra<strong>di</strong>anti, per ridurre la <strong>di</strong>spersione <strong>di</strong> calore e per attenuare le sollecitazioni acustiche. Il sistema, inoltre, comportando una<br />

“fascia tampone” (buffer zone) interme<strong>di</strong>a tra il clima esterno e interno, consente l’apertura dei serramenti riferiti alla cortina principale e <strong>di</strong> mantenere<br />

le superfici in vetro a una temperatura prossima ai valori della temperatura me<strong>di</strong>a ambientale interna.<br />

4


Norman Foster and Partners<br />

Sistema costruttivo <strong>di</strong> copertura applicato alla Great Court del British Museum, Londra.<br />

5<br />

Sistema <strong>di</strong> copertura voltato in vetro<br />

L’elaborazione del sistema <strong>di</strong> copertura<br />

della Great Court osserva l’applicazione <strong>di</strong><br />

una struttura leggera e trasparente, capace<br />

<strong>di</strong> realizzare le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> illuminazione<br />

naturale necessarie a percepire lo spazio<br />

costruito nella forma <strong>di</strong> un ambiente<br />

esterno.<br />

La soluzione si basa sull’utilizzo<br />

dell’intelaiatura <strong>di</strong> sostegno alle lastre <strong>di</strong><br />

vetro <strong>di</strong> sezione triangolare, data<br />

l’incapacità <strong>di</strong> un eventuale impiego <strong>di</strong><br />

componenti a sezione quadrata per<br />

risolvere lo spazio irregolare collocato tra i<br />

prospetti in affaccio sulla corte e il volume<br />

della Rea<strong>di</strong>ng Room.<br />

L’elaborazione si concentra sulla messa a<br />

punto <strong>di</strong> un sistema a volta (in grado <strong>di</strong><br />

avvolgere una superficie <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni pari<br />

a circa 100 × 70 m), caratterizzato dalla<br />

variazione <strong>di</strong>mensionale delle campate<br />

(compresa tra 14 m, dove la Rea<strong>di</strong>ng<br />

Room è più vicina alle facciate, e 40 m, agli<br />

angoli della corte); inoltre, l’elaborazione<br />

considera un sistema capace <strong>di</strong> adeguarsi<br />

alle sezioni pronunciate dei porticati<br />

d’ingresso verso la corte, in equilibrio<br />

rispetto alla configurazione <strong>di</strong> insieme del<br />

complesso museale all’esterno.<br />

6


Sistema <strong>di</strong> copertura voltato in vetro<br />

La geometria irregolare inquadra la composizione generata dall’intelaiatura costituita dai profili ra<strong>di</strong>ali, che si<br />

sviluppano tra la sezione circolare della Rea<strong>di</strong>ng Room e la sezione rettangolare della corte, a loro volta collegati<br />

da due serie <strong>di</strong> profili che si <strong>di</strong>ramano a spirale in <strong>di</strong>rezioni opposte: le intersezioni che risultano da queste serie<br />

realizzano le sezioni triangolari (per un numero pari a 3.312), eseguite in opera dalle lastre <strong>di</strong> vetro.<br />

Sistema <strong>di</strong> copertura voltato in vetro<br />

Lo sviluppo della struttura portante si delinea secondo l’obiettivo <strong>di</strong> realizzare un’or<strong>di</strong>tura leggera, integrata dagli<br />

elementi e dai <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> supporto e <strong>di</strong> giunzione delle lastre in vetro stratificato (costituite dai pannelli esterni<br />

temprati, sp. = 10 mm, dall’intercape<strong>di</strong>ne, sp. = 16 mm, e dai pannelli interni laminati, sp. = 10 mm): il sistema è<br />

stabilito dai profili scatolari in acciaio <strong>di</strong> sezione rettangolare, che si innestano sui giunti strutturali a sei vie.<br />

7<br />

8


Martin Webler e Garnet Geissler<br />

Sede amministrativa Götz, Würzburg (Germania)<br />

Lo sviluppo della struttura portante si delinea secondo l’obiettivo <strong>di</strong> realizzare un’or<strong>di</strong>tura<br />

leggera, integrata dagli elementi e dai <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> supporto e <strong>di</strong> giunzione delle lastre in<br />

vetro stratificato (costituite dai pannelli esterni temprati, sp. = 10 mm, dall’intercape<strong>di</strong>ne, sp.<br />

= 16 mm, e dai pannelli interni laminati, sp. = 10 mm): il sistema è stabilito dai profili<br />

scatolari in acciaio <strong>di</strong> sezione rettangolare, che si innestano sui giunti strutturali a sei vie. il<br />

sistema è trattato quale “strumento <strong>di</strong> interscambio”, per la capacità <strong>di</strong> “rispondere” agli<br />

stimoli esterni, me<strong>di</strong>ante la messa a punto <strong>di</strong> livelli funzionali <strong>di</strong>versi e l’impiego <strong>di</strong> mezzi <strong>di</strong><br />

regolazione che consentono <strong>di</strong> manipolare (in forma naturale, o “passiva”, e in forma<br />

artificiale, o “attiva”) le interazioni con l’ambiente: per questo, gli elementi <strong>di</strong> chiusura si<br />

comportano come “membrane osmotiche” agenti in un processo <strong>di</strong> “scambio” <strong>di</strong> flussi<br />

energetici, luminosi e aerei.<br />

9<br />

Sistema <strong>di</strong> copertura voltato in vetro<br />

L’assemblaggio delle fasce <strong>di</strong> telaio in alluminio, che<br />

inquadrano le lastre <strong>di</strong> vetro, avviene me<strong>di</strong>ante l’applicazione,<br />

per bullonatura, ai perni sporgenti dai profili in acciaio. Le<br />

sequenze costruttive comportano l’interposizione <strong>di</strong><br />

guarnizioni in neoprene, prevedendo poi la sigillatura<br />

superiore delle connessioni.<br />

10


Martin Webler e Garnet Geissler<br />

Sede amministrativa Götz, Würzburg (Germania)<br />

Il funzionamento microclimatico è calibrato rispetto alle con<strong>di</strong>zioni termiche esterne, me<strong>di</strong>ante le aperture nell’intercape<strong>di</strong>ne del sistema a doppio<br />

involucro e nella copertura dell’atrio centrale: l’organismo architettonico si associa all’esterno attraverso le apparecchiature <strong>di</strong> “regolazione”<br />

ambientale, che avvolgono la cortina perimetrale in forma modulare secondo le sezioni <strong>di</strong> ventilazione e <strong>di</strong> accumulo e i <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> aerazione<br />

meccanica. Il funzionamento del sistema a doppio involucro assume la necessità <strong>di</strong> contenere i consumi energetici e l’obiettivo <strong>di</strong> relazionarsi alle<br />

prestazioni degli impianti tecnologici, considerando le procedure operative adatte a equilibrare il rapporto tra le con<strong>di</strong>zioni climatiche e il<br />

benessere negli spazi costruiti. Il sistema determina la “permeabilità” delle chiusure verticali esterne rispetto alle sollecitazioni ambientali,<br />

generando le modalità <strong>di</strong> controllo “selettivo” e “<strong>di</strong>namico”: questo, con la possibilità <strong>di</strong> regolare i flussi energetici, luminosi e aerei, fino a<br />

convertirli secondo processi <strong>di</strong> “interazione ecoefficiente”, affermando la capacità protettiva e reattiva ai cambiamenti delle con<strong>di</strong>zioni climatiche.<br />

Martin Webler e Garnet Geissler<br />

Sede amministrativa Götz, Würzburg (Germania)<br />

11<br />

12


Norman Foster and Partners, RKW (Rhode, Kellermann,<br />

Wawrowsky)<br />

Arag Tower, Dusseldorf<br />

13<br />

14<br />

Norman Foster and Partners, RKW (Rhode, Kellermann, Wawrowsky)<br />

Arag Tower, Dusseldorf<br />

L’apparecchiatura che racchiude i prospetti della torre si comporta nella<br />

forma <strong>di</strong> un environmentally responsive wall, capace <strong>di</strong> “rispondere”<br />

attivamente e in modo “organico” agli stimoli climatici: esso opera<br />

<strong>di</strong>versamente durante il periodo invernale, <strong>di</strong>stribuendo il calore<br />

accumulato dalla massa d’aria nell’intercape<strong>di</strong>ne, e durante il periodo<br />

estivo, con l’obiettivo <strong>di</strong> evitare il surriscaldamento negli ambienti<br />

asportandone il calore e trasferendolo all’esterno.


Thomas Herzog + Partner<br />

Deutsche Messe AG Administration Buil<strong>di</strong>ng, Hannover<br />

15<br />

Thomas Herzog + Partner<br />

Deutsche Messe AG Administration Buil<strong>di</strong>ng, Hannover<br />

I due corpi <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione verticale sono intesi quali<br />

apparati per il coor<strong>di</strong>namento prestazionale complessivo,<br />

rispetto all’alloggiamento e alle modalità operative dei<br />

condotti impiantistici, al funzionamento energetico (<strong>di</strong> tipo<br />

attivo e passivo) e alla interazione con i sistemi <strong>di</strong> facciata.<br />

La <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> questi nuclei garantisce la schermatura<br />

all’irraggiamento solare per i prospetti sud ed est,<br />

contrastando le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> surriscaldamento.<br />

L’applicazione comporta l’impiego <strong>di</strong> superfici vetrate sulle facciate esposte a sud e a est e l’isolamento<br />

delle chiusure perimetrali esposte soprattutto a nord (me<strong>di</strong>ante l’impiego della ventilazione in prospetto):<br />

il guadagno <strong>di</strong>retto si esplicita durante la stagione invernale, quando le ra<strong>di</strong>azioni solari penetrano,<br />

attraverso le superfici vetrate, negli spazi interni dove sono trattenute per effetto serra e assorbite dalla<br />

“massa termica”.<br />

16


17<br />

Thomas Herzog + Partner<br />

Deutsche Messe AG Administration Buil<strong>di</strong>ng, Hannover<br />

Le chiusure verticali nei prospetti sud ed est sono realizzate dalla<br />

doppia cortina perimetrale composta dalla sezione <strong>di</strong> tamponamento<br />

interna e dalla superficie esterna, combinata ai <strong>di</strong>spositivi a lame <strong>di</strong><br />

vetro regolabili e ai profili orizzontali in alluminio, con funzione<br />

deflettrice dei moti convettivi e schermante.<br />

18<br />

Norman Foster and Partners<br />

Swiss RE Tower, Londra


19<br />

Sistema <strong>di</strong> facciata a doppia parete<br />

La tipologia <strong>di</strong> chiusura, applicata alla Swiss Re Tower a Londra,<br />

progettata da Norman Foster and Partners, avvolge la torre<br />

cilindrica, affusolata e rastremata progressivamente secondo uno<br />

sviluppo conico a doppia curvatura (double-curved geometry). La<br />

chiusura, or<strong>di</strong>ta dalla costruzione reticolare <strong>di</strong>agonale, è composta<br />

dal sistema a doppio involucro che genera un flusso d’aria<br />

ascensionale (sollecitato dall’“effetto camino” e incrementato dal<br />

gra<strong>di</strong>ente termico tra la temperatura nell’intercape<strong>di</strong>ne e la<br />

temperatura dell’aria in ingresso). I componenti <strong>di</strong> facciata,<br />

intelaiati dai profili in alluminio a taglio termico, sono realizzati dalle<br />

lastre in vetrocamera.

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