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La rete GPS permanente di pronto intervento - L'Istituto - Istituto ...

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Introduzione<br />

Il 6 aprile 2009, alle ore 01:32 UTC, un terremoto <strong>di</strong> Mw=6.3 (http://www.ingv.it) ha colpito la zona de<br />

L’Aquila, causando numerosi decessi e danni ingenti. Il personale del Centro Nazionale Terremoti dell’<strong>Istituto</strong><br />

Nazionale <strong>di</strong> Geofisica e Vulcanologia, a poche ore dal terremoto, è prontamente intervenuto per installare una<br />

<strong>rete</strong> mobile a supporto della <strong>rete</strong> sismica preesistente in area epicentrale, per stu<strong>di</strong>are con dettaglio<br />

l’evoluzione della sismicità post-terremoto [Chiarabba et al., 2009]. <strong>La</strong> <strong>rete</strong> <strong>GPS</strong> installata si integra con le reti<br />

<strong>di</strong>scontinue effettuate sulla <strong>rete</strong> dell’INGV CAGeoNet [Anzidei et al., 2009] e sui capisal<strong>di</strong> della <strong>rete</strong> IGM95<br />

[Cheloni et al., 2010].<br />

In seguito ad un terremoto <strong>di</strong> magnitudo moderata come quello avvenuto il 6 aprile 2009 a L’Aquila è<br />

possibile misurare, utilizzando tecniche <strong>di</strong> geodesia spaziale quali il <strong>GPS</strong>, sia lo spostamento cosismico<br />

(statico e <strong>di</strong>namico), dovuto al movimento sul piano <strong>di</strong> faglia che avviene durante il terremoto, che movimenti<br />

postsismici che avvengono in seguito al terremoto per fenomeni <strong>di</strong> afterslip o <strong>di</strong> riassestamento del mezzo<br />

all’interno del quale è avvenuta la rottura cosismica. <strong>La</strong> velocità degli spostamenti postsismici varia in<br />

funzione del tempo trascorso dall’evento sismico, ed i movimenti maggiori generalmente si osservano nei<br />

primi giorni successivi all’evento. È quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> fondamentale importanza, nel caso non siano presenti stazioni<br />

<strong>GPS</strong> permanenti con un’adeguata spaziatura, una rapida creazione <strong>di</strong> un caposaldo <strong>GPS</strong> <strong>permanente</strong> e<br />

un’altrettanta rapida installazione <strong>di</strong> strumentazione <strong>GPS</strong> in area epicentrale.<br />

In questo lavoro viene presentata l’attività del personale del Servizio Tecnologico Osservatorio <strong>di</strong><br />

Grottaminarda nel periodo imme<strong>di</strong>atamente successivo all’evento del 6 aprile, in cui sono state installate 5<br />

stazioni <strong>GPS</strong> permanenti in area epicentrale.<br />

1. <strong>La</strong> Rete <strong>GPS</strong> <strong>permanente</strong> in area epicentrale: situazione pre-terremoto<br />

Il territorio nazionale è coperto da una serie <strong>di</strong> reti <strong>GPS</strong> permanenti, sviluppate per scopi<br />

prevalentemente topografici e civili, e dalla Rete Integrata Nazionale <strong>GPS</strong> (RING, http://ring.gm.ingv.it)<br />

dell’INGV, creata con finalità prettamente scientifiche [Selvaggi et al., 2006; Avallone et al., 2010].<br />

In figura 1 sono mostrate le stazioni <strong>GPS</strong> permanenti dell’INGV presenti in area epicentrale prima<br />

dell’evento sismico del 6 aprile (INGP. MTTO, VVLO, LNSS e CERT), in parte esistenti già dal 2000<br />

[Anzidei et al., 2004] e poi <strong>di</strong>venute parte della <strong>rete</strong> RING [Avallone et al., 2010], la <strong>rete</strong> GNSS della Regione<br />

Abruzzo (AQRA, CDRA, MTRA, OCRA, OTRA, OVRA, TER1, VCRA,<br />

http://www.regione.abruzzo.it/xcartogafia/), la <strong>rete</strong> Smartnet Italpos (AQUN, MAGL, RIET, TERA,<br />

http://smartnet.leicageosystems.it), la Rete <strong>GPS</strong> del <strong>La</strong>boratorio <strong>di</strong> Topografia dell’Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

Perugia (ITTE, http://labtopo.ing.unipg.it/labotopo/index.php). Sono inoltre presenti nell’area abruzzese<br />

alcune stazioni gestite dall’Ufficio Sismico del Dipartimento <strong>di</strong> Protezione Civile Nazionale e dall’ <strong>Istituto</strong><br />

Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), ed una stazione <strong>GPS</strong> <strong>permanente</strong> (AQUI)<br />

appartenente alle <strong>rete</strong> europea EUREF (http://www.epncb.oma.be/).<br />

Come si può evincere dalla figura 1 le stazioni <strong>GPS</strong> permanenti presenti nel settore aquilano hanno<br />

un’inter<strong>di</strong>stanza troppo elevata (maggiore <strong>di</strong> 10 km) per consentire una risoluzione spaziale adeguata del<br />

campo <strong>di</strong> spostamento co- e postsismico per la <strong>di</strong>mensione delle faglie appenniniche. Per un evento <strong>di</strong><br />

magnitudo moderata quale è stato quello de l’aquilano, la spaziatura ideale delle stazioni <strong>GPS</strong> nell’area<br />

appenninica dovrebbe infatti essere pari o inferiore ai 5 km come in<strong>di</strong>cato dalle <strong>di</strong>mensioni delle strutture<br />

sismogenetiche [Boncio et al., 2004; Roberts e Michetti, 2004; Galli et al., 2008; Anzidei et al., 2008a;<br />

Anzidei et al., 2008b e riferimenti in esso inclusi] e confermato dalle mappe degli spostamenti cosismici<br />

rilevati dalle reti continue e <strong>di</strong>scontinue per il terremoto del 6 aprile [Anzidei et al., 2009; Cheloni et al.,<br />

2010].<br />

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