Relazione generale (File PDF, 2,8 MB) - Pugliamare.It
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PREMESSA<br />
1. INTRODUZIONE<br />
2. DATI STORICI IN PUGLIA<br />
INDICE<br />
Pag. 1<br />
Pag. 3<br />
Pag. 7<br />
3. METODI Pag. 9<br />
3.1 CARTOGRAFIA Pag. 9<br />
3.1.1 Progettazione dei rilievi Side Scan Sonar Pag. 9<br />
3.1.2 Rilievi ROV Pag. 11<br />
3.1.3 Parametri geodetici e rilievi topografici di base Pag. 11<br />
3.1.4 Interpretazione Pag. 12<br />
3.1.5 Restituzione finale Pag. 12<br />
3.2 ANALISI BIOLOGICHE Pag. 14<br />
3.2.1 Attività in mare Pag. 17<br />
3.2.3 Analisi di laboratorio<br />
Pag. 18<br />
4. RISULTATI Pag. 19<br />
4.1 CARTOGRAFIA Pag. 19<br />
4.1.1 Descrizione <strong>generale</strong><br />
4.1.2 Compartimento Marittimo di Taranto Pag. 20<br />
4.1.3 Compartimento Marittimo di Gallipoli Pag. 20<br />
4.1.4 Compartimento Marittimo di Brindisi Pag. 21<br />
4.1.5 Compartimento Marittimo di Bari Pag. 21<br />
4.1.6 Compartimento Marittimo di Molfetta Pag. 22<br />
4.1.7 Compartimento Marittimo di Manfredonia Pag. 22<br />
4.2. ANALISI BIOLOGICHE Pag. 25<br />
4.2.1 Prateria di S. Pietro (Isole Chéradi - Taranto) Pag. 26<br />
4.2.2 Prateria di Campomarino (Taranto) Pag. 32<br />
4.2.3 Prateria di Torre Colimena (Taranto) Pag. 38<br />
4.2.4 Prateria di Gallipoli (Lecce) Pag. 45<br />
4.2.5 Prateria di Ugento (Lecce) Pag. 51<br />
4.2.6 Prateria di Otranto (Lecce) Pag. 57<br />
4.2.7 Prateria di Le Cesine (Lecce) Pag. 63<br />
4.2.8 Prateria di Torre Guaceto (Brindisi) Pag. 69<br />
4.2.9 Prateria di Bari Pag. 75<br />
4.2.10 Prateria delle Isole Tremiti (Foggia)<br />
4.2.11 Analisi degli organismi perforatori (borers)<br />
Pag. 82<br />
delle scaglie di Posidonia oceanica<br />
4.2.12 Studio sulla variabilità genetica di<br />
Posidonia oceanica lungo le coste pugliesi<br />
5. CONCLUSIONI<br />
Pag. 88<br />
Pag. 91<br />
Pag. 93
PREMESSA<br />
Il progetto “Inventario e Cartografia delle Praterie di Posidonia nei Compartimenti<br />
Marittimi di Manfredonia, Molfetta, Bari, Brindisi, Gallipoli e Taranto” è stato ammesso a<br />
finanziamento con Determina Dirigenziale n° 66 del 16/04/2004 del Settore Caccia e<br />
Pesca dell’Assessorato Agricoltura, Acquacoltura, Alimentazione, Foreste, Caccia e<br />
Pesca della Regione Puglia, nell’ambito del POR Puglia 2000-2006, Asse IV “Sistemi<br />
locali di sviluppo” - Misura 4.13 “Interventi di supporto alla competitività ed all’innovazione<br />
del sistema pesca” - Sottomisura 4.13D2 “Azioni realizzate dagli operatori del settore:<br />
azioni di interesse collettivo e Centro Servizi”<br />
Il progetto è stato presentato e realizzato dal Consorzio per la Ricerca Applicata e<br />
l’Innovazione Tecnologica nelle Scienze del Mare – CRISMA, con la partecipazione<br />
dell’Associazione Armatori da Pesca di Molfetta – ASSOPESCA in rappresentanza degli<br />
operatori del settore della pesca.<br />
Le attività tecnico-scientifiche ed operative sono state condotte con la collaborazione<br />
della Cooperativa Nautilus (www.nautilus.coop) e della Cooperativa COISPA Tecnologia<br />
& Ricerca (www.coispa.it).<br />
La supervisione scientifica del progetto è stata realizzata da un Consiglio Scientifico<br />
composto dai seguenti esperti: Prof. Angelo Tursi, Università di Bari; Prof. Nando Boero,<br />
Università di Lecce; Dott.ssa Maria Cristina Gambi, Stazione Zoologica di Napoli; Dott.<br />
Giuseppe Lembo, COISPA Tecnologia & Ricerca, Bari; Dott. Roberto Sandulli, Università<br />
di Bari; Dott. Giovanni Torchia, Nautilus, Vibo Valentia.<br />
Responsabile Scientifico del progetto è stato il Prof. Angelo Tursi dell’Università di<br />
Bari.<br />
Allo svolgimento di questo progetto ed ai risultati ottenuti, in termini di analisi,<br />
catalogazione e mappatura delle praterie di Posidonia, lungo i litorali pugliesi, hanno<br />
contribuito con grande competenza scientifica, esperienza e passione, numerosi<br />
ricercatori, tecnici ed operatori del settore. D’altra parte, è stato possibile ottenere questi<br />
risultati anche grazie alla lungimiranza e competenza della struttura tecnica del Settore<br />
Caccia e Pesca dell’Assessorato all’Agricoltura, Acquacoltura, Alimentazione, Foreste,<br />
Caccia e Pesca della Regione Puglia.<br />
Le metodiche impiegate, i risultati e le conclusioni del Progetto sono riportate nel<br />
presente documento denominato “<strong>Relazione</strong> Generale”. Due atlanti cartografici, uno dei<br />
rilievi ed uno delle praterie di Posidonia, costituiscono altri due dei prodotti principali del<br />
1
Progetto. Un GIS, realizzato su piattaforma Esri ArcGis 9.1, presenta in forma digitale<br />
sintetica i dati biologici raccolti e le carte realizzate.<br />
Un ulteriore documento denominato “<strong>Relazione</strong> Analitica”, riporta dettagli,<br />
approfondimenti ed informazioni supplementari a quanto già riportati nel presente<br />
documento, in particolare relativamente alle metodiche impiegate per la raccolta dati e per<br />
la redazione delle carte e ai risultati degli studi biologici condotti su 10 praterie campione.<br />
2
1. INTRODUZIONE<br />
Posidonia oceanica (L.) Delile è una pianta endemica del Mediterraneo con radici,<br />
fusto (detto rizoma) e foglie, che può riprodursi per via sessuale, producendo fiori e frutti e<br />
per via asessuale, per allungamento della pianta (stolonizzazione).<br />
P. oceanica origina vere e proprie praterie che ricoprono i fondi marini dalla superficie<br />
sino alle batimetriche dei 30-40 metri.<br />
Il ruolo che, dal punto di vista ecologico, viene svolto delle praterie di Posidonia, nei<br />
confronti del sistema costiero, è di importanza assai rilevante. Questa fanerogama, infatti,<br />
è una specie strutturante, per la sua azione di consolidamento e arricchimento sul<br />
substrato e per quella che svolge, indirettamente, sul biota, in termini di risorse e<br />
protezione, tanto da rappresentare una vera e propria area di nursery per i giovanili di<br />
moltissime specie alieutiche, oltre ad offrire rifugio e cibo anche agli esemplari adulti (1) . La<br />
pianta produce con la fotosintesi una grande quantità di materia organica che rappresenta<br />
una fonte di cibo diretta e indiretta per numerosi organismi ed il punto di partenza di una<br />
complessa rete trofica (2) .<br />
Fig. 1 – Un’estesa prateria di Posidonia oceanica.<br />
1 Francour P., 1997. Fish assemblages of Posidonia oceanica beds at Port-Cros (France, NW<br />
Mediterranean): assessment of composition and long-term fluctuations by visual census.<br />
P.S.Z.N.I: Mar Ecol., 18: 25-37.<br />
2 Mazzella L., Buia, M.C., Gambi M.C., Lorenti M., Russo G.F., Scipione M.B., Zupo V. , 1992.<br />
Plant-animal trophic relationships in the Posidonia oceanica ecosystem of Mediterranean Sea:<br />
a review. In: John D.M., Hawkins S.J., Price J.H. (eds). Plant-animal interactions in the marine<br />
benthos. Systematic association special volume. Clarendon, Oxford: 165-187.<br />
3
Dal punto di vista della Gestione della fascia costiera, la prateria svolge un ruolo<br />
fondamentale di contenimento e di protezione delle coste dall'azione erosiva del moto<br />
ondoso. Da una parte, infatti, la pianta smorza l’idrodinamismo e, intrappolando tra i<br />
rizomi il sedimento più fine, consolida il substrato; dall’altra, le foglie morte, spiaggiando,<br />
possono costituire formazioni dette banquettes, che proteggono il litorale dai fenomeni<br />
erosivi causati dal moto ondoso (3) .<br />
Fig. 2 – Foglie morte spiaggiate.<br />
Nell’intento di salvaguardare l’ecosistema a P. oceanica, assume un’importanza<br />
basilare definire le aree occupate dalle praterie, studiarne la struttura, la fenologia ed i<br />
popolamenti epifiti. Per realizzare tale proposito si utilizzano metodologie che, attraverso<br />
rilevamenti sul campo, conducono a rappresentazioni cartografiche immediatamente<br />
interpretabili e ad indicazioni sullo stato di salute delle praterie e dei popolamenti ad esse<br />
associati (4) .<br />
3 Jeudy de Grissac A., 1984. Effets des herbiers à Posidonia oceanica sur la dynamique marine et<br />
la sédimentologie littorale. In: Boudouresque C.F., Jeudy de Grissac A., Olivier J. (eds). First<br />
International Workshop on Posidonia oceanica. GIS Posidonie, Marseille: 437-443.<br />
4 Pergent G., Pergent-Martini C., 1995. Dynamique et évolution de l’herbier a Posidonia oceanica<br />
en Méditerranée. Giornale Botanico <strong>It</strong>aliano, 129 (1) : 303-317.<br />
4
I rizomi di Posidonia sono fusti modificati che possono accrescersi sia in senso<br />
orizzontale (rizoma plagiotropo) che verticale (rizoma ortotropo). Lo sviluppo in verticale<br />
determina un progressivo innalzamento dal fondo, che dà origine ad una tipica formazione<br />
chiamata con termine francese matte, costituita dall'intreccio di più strati di rizomi e radici<br />
di vecchie piante e dal sedimento intrappolato tra questi elementi; solo la sommità di<br />
questa formazione è ricoperta da piante vive. Le foglie sono nastriformi, con apici<br />
arrotondati, di colore verde intenso, hanno una larghezza media di un centimetro e<br />
possono raggiungere un metro e mezzo di lunghezza; sono organizzate in fasci, ognuno<br />
dei quali ne contiene in media sei o sette, a formare quasi un ventaglio.<br />
Fig. 3 – Rizomi e foglie.<br />
P. oceanica è estremamente sensibile a tutte le variazioni ambientali e scompare a<br />
causa dell’inquinamento. Per questo motivo risulta essere un eccellente bioindicatore. Le<br />
principali cause di regressione delle praterie sono imputabili alla crescente pressione<br />
antropica sulle coste, dovuta all’immissione diretta di sostanze inquinanti o eutrofizzanti e<br />
alla costruzione di manufatti, come porti, moli e dighe, che alterano il regime idrodinamico<br />
costiero. Si verifica allora, con la regressione o la scomparsa delle praterie, una perdita di<br />
5
iodiversità e una maggiore esposizione delle coste verso i fenomeni erosivi, con notevoli<br />
danni, biologici oltre che economici (5) .<br />
Fig. 4 – Prateria in forte regressione.<br />
P. oceanica è specie sottoposta a tutela, come riportato nelle Convenzioni<br />
internazionali sulla tutela della biodiversità in Mediterraneo (6) : è citata nell’Annesso I<br />
(specie rigorosamente protette) della Convenzione di Berna e nell’Annesso II (specie<br />
minacciate) del Protocollo delle Aree Specialmente Protette della Convenzione di<br />
Barcellona; inoltre, nel “Piano d’Azione per la conservazione della vegetazione marina in<br />
Mediterraneo”, adottato dai paesi mediterranei nell’ambito della Convenzione di<br />
Barcellona nel 1999, le nazioni aderenti si sono impegnate a condurre inventari e<br />
mappature delle praterie di P. oceanica che insistono lungo le loro coste. Le praterie di<br />
Posidonia rappresentano uno degli habitat inclusi nell’Allegato I “Tipi di habitat naturali di<br />
interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di aree speciali di<br />
conservazione” della Direttiva 92/43/CEE del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione<br />
degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche.<br />
5 Pérès J.M., 1984. La régression des herbiers à Posidonia oceanica. In: Boudouresque C.F., Jeudy de<br />
Grissac A., Olivier J. (eds). First International Workshop on Posidonia oceanica. GIS Posidonie,<br />
Marseille: 445-454.<br />
6<br />
Relini G., 2000. Nuovi contributi per la conservazione della biodiversità marina in Mediterraneo.<br />
Biol. Mar. Medit., 7 (3): 173-211.<br />
6
2. DATI STORICI IN PUGLIA<br />
Nel 1990 il Ministero della Marina Mercantile ha commissionato alla Snam-Progetti<br />
uno studio per la cartografia delle praterie di P. oceanica lungo il litorale pugliese. Tale<br />
studio si è avvalso di soluzioni tecnologiche all’avanguardia per l’epoca.<br />
La presenza di Posidonia sui fondali indagati fu individuata mediante l'uso del side<br />
scan sonar, mentre per il posizionamento geografico fu utilizzato un GPS. L'analisi dei<br />
sonogrammi SSS mostrava situazioni particolari per le quali era necessario un<br />
approfondimento conoscitivo mediante visione diretta dei fondali esaminati. Per tale<br />
motivo venne impiegato un ROV (Remotely Operated Vehicle), veicolo subacqueo<br />
teleguidato, munito di telecamera e macchina fotografica.<br />
La mappatura delle praterie di Posidonia oceanica sui fondali antistanti le coste<br />
della Puglia fu realizzata con la redazione di 42 tavole in scala 1:25.000 riportanti le varie<br />
formazioni a Posidonia individuate, evidenziate con simbologia standardizzata (7) . Il<br />
dettaglio delle carte prevedeva la rappresentazione anche del tipo di impianto (su sabbia,<br />
su matte, su substrato duro, ecc.) ed una generica indicazione della presenza di segni di<br />
degrado ed arretramento della prateria (presenza di matte nude o colonizzate a chiazze).<br />
La serie cartografica era corredata da una raccolta di monografie relative a<br />
ciascuna prateria o formazione individuata, in cui erano descritte tutte le caratteristiche<br />
biologico-strutturali relative alla prateria stessa ed ai fondali a contorno. Lungo le coste<br />
pugliesi (estensione di circa 800 km) furono individuate 16 praterie, più o meno contigue<br />
fra loro e generalmente comprese nella fascia batimetrica fra i 9 e i 30 m.<br />
Le praterie in miglior stato di salute furono rinvenute per lo più lungo le coste<br />
salentine e soprattutto lungo quelle ioniche, come quella presente nei fondali compresi fra<br />
Campomarino (TA) e Porto Cesareo (LE); quella che colonizza gran parte delle baie a<br />
Nord ed a Sud di Gallipoli spingendosi per circa 4 miglia al largo; quella che da Otranto,<br />
raggiunge Capo di Torre Cavallo (a Sud di Brindisi) colonizzando in continuo, più o meno<br />
fittamente, una fascia batimetrica che si assottiglia (5÷15 m di profondità) o si allarga (sino<br />
ai -25 m) in ragione delle caratteristiche morfo-strutturali del fondo marino.<br />
Decisamente più compromessa risultava invece la situazione rilevata lungo le<br />
coste del barese e del tarantino, dove il Posidonieto era ridotto a lembi e chiazze<br />
7 Meinesz A., Boudouresque C.F., Falconetti C., Astier J.M., Bay D., Blanc J.J., Bourcier M., Cinelli<br />
F., Cirik S., Cristiani G., Di Geronimo I., Giaccone G., Harmelin J.G., Laubier L., Lovric A.Z.,<br />
Molinier R., Soyer J., Vamvakas C., 1983. Normalisation des symboles pour la représentation et la<br />
cartographie des biocénoses bentiques littorales de Mediterranée. Ann. Inst. Oceanogr. 59 (2):<br />
155-172.<br />
7
esiduali, con abbondanti matte morte a testimoniare uno stato di degrado in atto ormai da<br />
decenni.<br />
Le principali fonti di degrado furono individuate negli scarichi inquinanti (urbani ed<br />
industriali) riversati in mare e da alcune indiscriminate attività di pesca condotte<br />
illegalmente sotto costa. Un elevato livello di degrado fu riscontrato lungo quasi tutto il<br />
litorale della provincia di Bari, dove insistono numerosi centri abitati costieri. In quest'area<br />
furono osservati vasti tratti di matte morta attestanti la pregressa colonizzazione dei<br />
fondali da parte di P. oceanica.<br />
Un approfondimento relativo a questa cartografia del 1990 è disponibile nel rapporto<br />
denominato “<strong>Relazione</strong> Analitica”.<br />
8
3.1 CARTOGRAFIA<br />
3. METODI<br />
Le metodologia impiegata nel presente Progetto ha visto l’impiego principalmente di<br />
side scan sonar a copertura totale, single beam, GPS e ROV per i rilievi visivi.<br />
3.1.1 Progettazione dei rilievi Side Scan Sonar<br />
La cartografia realizzata nel 1990, pur presentando ovviamente limiti legati alla<br />
tecnologia disponibile nel periodo, aveva comunque individuato le principali praterie<br />
presenti lungo litorale pugliese. Tale base cartografica è stata utilizzata come riferimento<br />
per la progettazione delle rotte dei rilievi side scan sonar. I dati del 1990 sono stati<br />
integrati dalle informazioni acquisite tramite interviste dirette agli operatori della piccola<br />
pesca pugliese. Le informazioni ottenute hanno permesso di escludere dalla ricerca l’area<br />
del Gargano, in quanto è stato accertato che nei suoi fondali non è presente la<br />
fanerogama. Delimitate le aree da mappare è stato progettato il reticolo di acquisizione,<br />
vale a dire le rotte di navigazione sulle quali sono stati effettuati i rilievi con Side scan<br />
sonar ed ecoscandaglio:<br />
Per le aree nelle quali esistevano indicazioni certe sull’assenza di praterie, è stata<br />
effettuata una rotta di verifica detta di “collegamento” intorno alla batimetria dei -10<br />
metri, l’indagine è stata condotta con range laterali non superiori a 200 metri per<br />
lato; nel caso in cui sui collegamenti è stata individuata la presenza di praterie, si<br />
sono incrementate le rotte di rilievo in maniera da assicurare la completa copertura<br />
del “nuovo posidonieto”;<br />
Nelle aree per le quali le informazioni raccolte indicano la presenza certa di P.<br />
oceanica, l’indagine è stata condotta con un range laterale non superiore ai 200<br />
metri con un over-lap di 50 metri.<br />
In totale le aree da indagare coprono teoricamente una superficie di circa 563 Kmq, in<br />
particolare per le praterie già individuate sono stati calcolati 397 Kmq circa e 166 Kmq per<br />
le rotte di verifica o di collegamento.<br />
9
Fig. 5 – Dati cartografici del 1990 e progettazione del reticolo di rilievo SSS su base<br />
cartografica IGM georiferita.<br />
Le attività di campo sono state svolte, nel periodo da settembre 2004 a aprile 2005, a<br />
bordo dell’imbarcazione “The President”, per i rilievi side scan sonar e single beam e dal<br />
M/P “Morfeo” limitatamente ai rilievi ROV.<br />
I principali strumenti utilizzati sono stati:<br />
Side scan sonar a correzione di immagine;<br />
Sistema batimetrico single-beam a doppia frequenza (30 e 200 kHz);<br />
ROV provvisto di telecamera ad alta risoluzione;<br />
Sistema di posizionamento satellitare GPS, con precisione di ordine metrico.<br />
Il sistema side scan sonar è stato impostato con una frequenza operativa di 100 kHz<br />
ed un range laterale non superiore ai 200 m (scala grafica di acquisizione pari a 1:2.000)<br />
che ha permesso di mantenere una risoluzione delle immagini dell’ordine di 0,5 m, con<br />
over-lap di 50 metri.<br />
I rilievi batimetrici sono stati effettuati con un ecoscandaglio idrografico single<br />
beam, corredato di digitalizzatore, direttamente interfacciato ad un computer di bordo, che<br />
acquisisce in continuo il profilo del fondo marino associandovi i dati di posizione (per ogni<br />
punto rilevato) forniti dal sistema di posizionamento satellitare GPS.<br />
10
Le aree indagate coprono una superficie complessiva di circa 700 Kmq. Sono stati<br />
effettuati circa 2000 km lineari di rilievi SSS per un totale di n. 433 transetti.<br />
Nel documento “Atlante dei rilievi” sono riportati su carta in scala 1:25.000 i<br />
sonogrammi dei rilievi side scan sonar effettuati, le rotte reali percorse e i transetti ROV.<br />
Laddove il basso fondale non ha permesso l’utilizzo del side scan sonar i rilievi<br />
sono stati condotti con modalità d’indagine differenti. Nelle zone costiere di Gallipoli,<br />
Ugento, Santa Maria di Leuca e Otranto è stato effettuato il rilievo a vista: mediante un<br />
gommone a basso pescaggio biologi marini hanno individuato i limiti superiori delle<br />
praterie tramite osservazioni dirette con batiscopio. Le coordinate dei punti sono state<br />
georiferite con GPS portatile ed hanno permesso, in fase di post-processing, di descrivere<br />
l’andamento del limite superiore.<br />
Lungo la fascia costiera adriatica, da Otranto a Barletta, l’individuazione del limite<br />
superiore delle praterie è stata effettuata integrando i dati ROV con l’interpretazione delle<br />
foto aeree prodotte dalla Compagnia Generale Riprese Aeree (2000), visualizzabili sul<br />
sito www:atlanteitaliano.it.<br />
3.1.2 Rilievi ROV<br />
Sulla base delle risultanze emerse dai rilievi batimorfologici sono stati disegnati 34<br />
transetti sui quali sono state realizzate le riprese video-filmate col veicolo filoguidato ROV<br />
(si veda Atlante dei Rilievi). Complessivamente sono state acquisite 32 ore di filmati.<br />
Il rilievo e le relative registrazioni delle immagini sono state effettuate, nella quasi<br />
totalità dei transetti, ortogonalmente alla linea di costa e tenendo una velocità costante del<br />
mezzo navale.<br />
Per le indagini è stato utilizzato un ROV Hyball della Hydrovision, dotato di una<br />
telecamera basculante a 360° della JVC, ad alta risoluzione. Le riprese sono state<br />
registrate direttamente a bordo, in supporto DVD.<br />
3.1.3 Parametri geodetici e rilievi topografici di base<br />
Tutti i dati di posizione e la cartografia restituita sono stati registrati secondo il<br />
sistema di riferimento UTM fuso 33.<br />
Il sistema di posizionamento satellitare GPS, impiegato per il calcolo della<br />
posizione dei mezzi navali, utilizza come ellissoide di riferimento WGS84.<br />
11
3.1.4 Interpretazione<br />
Questa fase è stata svolta presso il CED di Nautilus. L’interpretazione a video dei<br />
fotomosaici side scan sonar e la restituzione cartografica finale sono stati realizzati con il<br />
software Autocad Map 3D. I geofisici, supportati da biologi marini, hanno discriminato le<br />
diverse tipologie di substrato, prestando particolare attenzione all’aspetto dei popolamenti<br />
di P. oceanica presenti. Le aree caratterizzate dalla presenza della fanerogama sono<br />
state contornate con delle polilinee e i relativi poligoni ottenuti sono stati successivamente<br />
campiti, utilizzando la simbologia proposta da Meinesz et al. (1983).<br />
L’interpretazione dei sonogrammi, supportata dai rilievi ROV fornisce dati<br />
attendibili riguardo la presenza o l’assenza della fanerogama. Talvolta potrebbero esserci<br />
difficoltà a discriminare con sicurezza tra Posidonia su matte e Posidonia su sabbia. Può<br />
infatti capitare che la matte sia bassa o completamente ricoperta di sabbia.<br />
Riguardo invece le aree più costiere, nei tratti dove le indagini side scan sonar non<br />
sono state possibili, per i bassi fondali e/o la presenza di secche, l’interpretazione si è<br />
dovuta obbligatoriamente basare sulle foto aeree, oltre che sui rilievi visivi puntuali<br />
subacquei o ROV, potrebbero quindi in alcuni casi non essere certa la distinzione tra<br />
chiazze di Posidonia e substrati duri sommersi.<br />
3.1.5 Restituzione finale<br />
La restituzione finale ha visto la produzione di n. 48 Carte dei Rilievi in scala 1:<br />
25.000 e n. 48 di Carte delle Praterie di Posidonia. In corrispondenza delle Aree Marine<br />
Protette sono state restituite n. 12 Carte delle Praterie di Posidonia in scala 1:10.000.<br />
Sono state distinte le seguenti tipologie:<br />
“Posidonia su sabbia”. Questa tipologia è stata utilizzata per situazioni nelle quali<br />
non erano evidenti gradini di matte, e le riprese ROV non indicavano la presenza evidente<br />
di matte. Non si può ovviamente escludere che, in talune situazioni, la matte potrebbe<br />
comunque anche essere presente sotto il sedimento sabbioso.<br />
La tipologia “Posidonia su matte” è stata impiegata per rappresentare praterie di<br />
Posidonia su matte quando risultano evidenti le matte dai sonogrammi side scan sonar<br />
e/o dai filmati ROV.<br />
La tipologia “Posidonia su Roccia” è stata utilizzata per rappresentare la presenza<br />
di Posidonia insediata su substrato roccioso.<br />
La tipologia “Mosaico di Posidonia e substrato duro” rappresenta situazioni con la<br />
presenza di Posidonia rada alternata a substrati rocciosi e/o biocostruzioni.<br />
12
La tipologia “Mosaico di Posidonia e matte morta” è stata impiegata per<br />
rappresentare situazioni di alternanza di Posidonia e strutture di matte morta prive della<br />
fanerogama.<br />
La tipologia “Matte morta” rappresenta situazioni nelle quali la Posidonia è<br />
regredita e non è quindi più presente, ma rimangono evidenti i gradini di matte privi della<br />
fanerogama.<br />
Tutti dati raccolti sono stati organizzati e sintetizzati all’interno di un database GIS<br />
realizzato su piattaforma ArcGis 9.x.<br />
Un quadro dettagliato delle metodiche utilizzate è riportato nella “<strong>Relazione</strong> Analitica”<br />
13
3.2 ANALISI BIOLOGICHE<br />
Le indagini biologiche previste nell’ambito del progetto sono state condotte nel periodo<br />
compreso fra agosto e dicembre 2004 ed organizzate in tre principali fasi operative:<br />
1) campionamento biologico e rilevamento di alcuni parametri ambientali direttamente<br />
in immersione sui posidonieti prescelti;<br />
2) analisi di laboratorio effettuate sui campioni prelevati in immersione (fasci fogliari e<br />
rizomi);<br />
3) caricamento dei dati su fogli elettronici e successive elaborazioni statistiche<br />
destinate al calcolo di alcuni indici per la valutazione dello stato di qualità delle<br />
praterie indagate.<br />
Le attività di campionamento biologico e di rilevamento di alcuni parametri ecologici<br />
direttamente in immersione sono state effettuate su 10 posidonieti, scelti in altrettante<br />
località marine pugliesi, equamente distribuiti lungo i due differenti versanti costieri della<br />
regione ed in particolare:<br />
1. prateria di S. Pietro – Isole Chèradi – Taranto (Mar Ionio);<br />
2. prateria di Campomarino – Taranto (Mar Ionio);<br />
3. prateria di Torre Colimena – Taranto (Mar Ionio);<br />
4. prateria di Gallipoli – Lecce (Mar Ionio);<br />
5. prateria di Ugento – Lecce (Mar Ionio);<br />
6. prateria di Otranto – Lecce (Mar Adriatico);<br />
7. prateria di Le Cesine – Lecce (Mar Adriatico)<br />
8. prateria di Torre Guaceto – Brindisi (Mar Adriatico);<br />
9. prateria di Bari (Mar Adriatico);<br />
10. prateria delle Isole Tremiti – Cala Matano – Foggia (Mar Adriatico).<br />
In ciascuno dei 10 posidonieti prescelti, sono state allocate n. 3 stazioni di<br />
campionamento. Tali stazioni di campionamento e rilevamento (3 per ciascuna prateria)<br />
sono state allocate lungo transetti costa-largo (1 per ciascuna prateria) ed in<br />
corrispondenza delle tre zone del posidonieto più significative sotto il profilo ecologico:<br />
limite superiore = fondale sottocosta ove si arresta la colonizzazione del<br />
posidonieto;<br />
zona intermedia (core) = fondale ove la prateria raggiunge in <strong>generale</strong> il massimo<br />
sviluppo;<br />
limite inferiore = fondale al largo ove la prateria si arresta più o meno<br />
gradualmente con l’aumentare della profondità.<br />
Di seguito si riportano i dati (tab. 1) relativi alla localizzazione geografica, alla data di<br />
campionamento e alla batimetria delle singole stazioni di rilevamento effettuate.<br />
14
Tab. 1 – Localizzazione geografica delle stazioni di campionamento effettuate sui posidonieti prescelti lungo il<br />
litorale pugliese.<br />
prateria/località prof.<br />
(m)<br />
S. Pietro - Isole Chèradi (TA)<br />
(data campionamento 4/8/2004)<br />
Campomarino (TA)<br />
(data campionamento 10/8/2004)<br />
Torre Colimena (TA)<br />
(data campionamento 18/11/2004)<br />
Gallipoli (LE)<br />
(data campionamento 26/10/2004)<br />
Ugento (LE)<br />
(data campionamento 6/11/2004)<br />
Otranto (LE)<br />
(data campionamento 23/9/2004)<br />
Le Cesine (LE)<br />
(data campionamento 14/12/2004)<br />
Torre Guaceto (BR)<br />
(data campionamento 16/12/2004)<br />
Bari (BA)<br />
(data campionamento 11/11/2004)<br />
Isole Tremiti - C. Matano (FG)<br />
(data campionamento 9/9/2004)<br />
Stazioni limite superiore Stazioni zona intermedia Stazioni limite inferiore<br />
Latitud. Longitud.<br />
L’ubicazione delle stazioni di campionamento è stata altresì rappresentata in un<br />
apposito elaborato cartografico riassuntivo (fig. 6) di seguito allegato e relativo alle località<br />
costiere pugliesi indagate. Secondo tale schema operativo, quindi, sono state effettuate in<br />
totale 30 stazioni di campionamento distribuite in ambiti costieri pugliesi caratterizzati<br />
dalla presenza di praterie di Posidonia oceanica.<br />
Per quanto concerne l’arco temporale in cui sono stati realizzati i campionamenti, si<br />
può osservare come esso sia risultato alquanto prolungato comprendendo<br />
sostanzialmente due periodi stagionali (estate-autunno 2004).<br />
Le attività di campionamento in mare e la documentazione fotografica inserita nel<br />
presente capitolo relativo alle analisi biologiche sono state realizzate dal dr Gaetano<br />
Costantino, coadiuvato dalla dr.ssa Santa Dalessandro, dalla dr.ssa Annarita Camerino e<br />
dalla laureanda Daniela Battista. Gli stessi, inoltre, con il coordinamento scientifico del dr.<br />
Gaetano Costantino e del prof. Alfonso Matarrese (Università di Bari), hanno effettuato le<br />
successive analisi di laboratorio relative agli aspetti fenologici, lepidocronologici e della<br />
comunità epifita delle praterie indagate, nonché il caricamento e l’elaborazione dei dati<br />
raccolti. Infine, il dr G. Costantino ed il prof. A. Matarrese hanno curato l’esposizione dei<br />
suddetti dati ed il relativo commento inserito nella presente relazione.<br />
prof.<br />
(m)<br />
Latitud. Longitud.<br />
prof.<br />
(m)<br />
Latitud. Longitud.<br />
4 N 40° 26.831’ E 17° 08.790’ 9 N 40° 26.777’ E 17° 08.682’ 14,5 N 40° 26.656’ E 17° 08.557’<br />
11 N 40° 17.351’ E 17° 33.771’ 15 N 40° 17.185’ E 17° 33.841’ 20 N 40° 16.996’ E 17° 33.598’<br />
11 N 40° 17.510’ E 17° 44.697’ 16 N 40° 16.784’ E 17° 44.230’ 23 N 40° 16.394’ E 17° 44.035’<br />
10 N 40° 01.177’ E 18° 00.994’ 13 N 40° 01.196’ E 18° 00.736’ 20 N 40° 01.133’ E 18° 00.379’<br />
9 N 39° 52.944’ E 18° 06.877’ 14 N 39° 52.599’ E 18° 06.856 26 N 39° 52.052’ E 18° 06.207’<br />
7 N 40° 09.718’ E 18° 29.256’ 14 N 40° 09.819’ E 18° 29.284’ 24 N 40° 09.877’ E 18° 29.338’<br />
7 N 40° 22.326’ E 18° 19.838’ 10 N 40° 22.357’ E 18° 20.522’ 19 N 40° 22.568’ E 18° 20.936’<br />
8,5 N 40° 43.431’ E 17° 46.976’ 11 N 40° 43.699’ E 17° 47.449’ 18 N 40° 43.827’ E 17° 47.584’<br />
8,5 N 41° 07.542’ E 16° 54.167’ 9 N 41° 07.569’ E 16° 54.192’ 10 N 41° 07.608’ E 16° 54.232’<br />
7 N 42° 06.850’ E 15° 29.600’ 14 N 42° 06.840’ E 15° 29.650’ 19 N 42° 06.820’ E 15° 29.680’<br />
15
Fig. 6 – Localizzazione cartografica delle stazioni di campionamento (LS= limite superiore; ZI= zona intermedia; LI= limite inferiore).<br />
16
3.2.1 Attività in mare<br />
Durante le immersioni, condotte da operatori subacquei (biologi), seguendo un preciso<br />
protocollo sperimentale d’indagine (8) , sono stati effettuati n. 10 conteggi casuali di fasci<br />
fogliari (superficie di rilevamento 40 x 40 cm) per ciascuna delle 30 stazioni individuate<br />
sulle 10 praterie prescelte, per un totale complessivo di 300 conteggi. Per ciascun<br />
posidonieto, sono stati effettuati n. 10 conteggi in ciascuna delle 3 stazioni di rilevamento<br />
previste. In ciascuna di esse, inoltre, gli operatori hanno stimato, ciascuno<br />
autonomamente, la percentuale di ricoprimento del posidonieto sul fondale al fine di<br />
migliorare la valutazione complessiva finale. Durante le operazioni in immersione è stata<br />
realizzata una documentazione fotografica nonché, quando possibile, alcune brevi<br />
sequenze video di alcuni degli aspetti salienti relativi a ciascuna delle praterie esaminate,<br />
come alcune caratteristiche strutturali (copertura, morfologia, tipologia del limite inferiore)<br />
ed ecologiche (biocenosi a contorno, presenza di alghe invasive ecc.), utili a definire e<br />
documentare in maniera più completa lo stato di conservazione del tratto di prateria<br />
indagato. Le attività di campionamento biologico, effettuate sempre nelle stesse 30<br />
stazioni prescelte, hanno permesso di prelevare complessivamente 900 fasci e relativi<br />
rizomi (in genere 30÷33 piante per ciascuna stazione) destinati alle analisi di laboratorio<br />
previste, quali: analisi fenologiche, analisi lepidocronologiche, delle comunità epifite ed<br />
infine analisi degli eventuali organismi perforatori presenti (borers). I fasci sono stati<br />
prelevati ad una distanza di almeno 4 m uno dall’altro, scegliendo esclusivamente quelli<br />
ortotropi (a crescita verticale) e possibilmente con le foglie più esterne (adulte) integre,<br />
evitando di campionare fasci dicotomici e di compromettere l’integrità dei fasci circostanti.<br />
Subito fissati in formalina (4%) tamponata in acqua di mare e conservati in flaconi<br />
etichettati, tali fasci sono stati trasportati in laboratorio dove, dopo abbondante lavaggio al<br />
fine di poter lavorare su materiale molto simile al fresco, sono stati esaminati<br />
singolarmente secondo protocolli standardizzati (9) (10) .<br />
Inoltre, in 4 delle 10 praterie prescelte sono stati effettuati ulteriori campionamenti di<br />
fasci fogliari (40 x 4 praterie = 160 fasci) destinati alle analisi genetiche previste dal<br />
presente progetto. Tali praterie sono state individuate scegliendone 2 localizzate ad una<br />
certa distanza fra loro nel Mar Ionio, (prateria di S. Pietro - Isole Chèradi (TA); prateria di<br />
8 Buia M.C., Gambi M.C., Dappiano M., 2003 – Chapter 5: Seagrass systems. In Gambi, M.C. &<br />
M. Dappiano (eds), Mediterranean marine benthos: a manual of methods for its sampling and<br />
study. Biol. Mar. Medit., 11 (Suppl. 1): 133-183.<br />
9 Pergent G., Pergent-Martini C. – 1988 – Phénologie de Posidonia oceanica (L.) Délile dans le<br />
bassin méditerranéenne. Annales Institut Océanographique 64: 79-100.<br />
10 Pergent-Martini C., Pergent G. – 1994 – Lepidochronological analysis in the Mediterranean<br />
seagrass Posidonia oceanica: state of the art and future developments. Oceanologica Acta 17:<br />
673-681.<br />
17
Gallipoli (LE)) e 2 nel Mar Adriatico (prateria di Otranto (LE); prateria delle Isole Tremiti<br />
(FG)), al fine di evidenziare affinità o differenze genetiche tra i diversi posidonieti indagati.<br />
Complessivamente, quindi, sono stati prelevati e destinati alle analisi di laboratorio<br />
circa 1100 fasci di Posidonia oceanica provenienti dalle 10 praterie pugliesi.<br />
3.2.3 Analisi di laboratorio<br />
Le analisi di laboratorio previste sui campioni prelevati (fasci fogliari e rizomi), sono<br />
state effettuate utilizzando il materiale biologico campionato secondo il seguente schema<br />
operativo:<br />
analisi fenologiche: sono stati analizzati 20 fasci x 3 stazioni = 60 fasci x<br />
10 praterie = 600 fasci in totale;<br />
analisi lepidocronologiche: sono stati analizzati 30 rizomi x 3 stazioni = 90 rizomi x<br />
10 praterie = 900 rizomi in totale;<br />
analisi degli epifiti: sono stati analizzati 10 fasci x 3 stazioni = 30 fasci x<br />
10 praterie = 300 fasci in totale;<br />
analisi dei borers: sono stati analizzati 30 rizomi x 3 stazioni = 90 rizomi x<br />
10 praterie = 900 rizomi in totale;<br />
analisi genetiche: sono stati analizzati 40 fasci x 4 praterie = 160 fasci in<br />
totale.<br />
Allo scopo di minimizzare l’impatto del campionamento sulle praterie nonché di<br />
ottimizzare le procedure di laboratorio, alcune delle varie tipologie analitiche citate sono<br />
state condotte sempre sugli stessi fasci. Ad esempio, delle 30 piante selezionate per<br />
ciascuna stazione, tutti i rizomi sono stati utilizzati per l’analisi lepidocronologica e l’analisi<br />
degli organismi perforatori (borers). Contemporaneamente sulle prime 20 piante veniva<br />
effettuata anche l’analisi fenologica dei fasci fogliari, mentre sui restanti 10 fasci veniva<br />
effettuata solo l’analisi relativa alle comunità epifitiche.<br />
Il campione biologico prelevato per le indagini genetiche, invece, è stato interamente<br />
destinato a tale tipologia analitica.<br />
Il dettaglio operativo e metodologico delle specifiche attività in mare e di laboratorio<br />
svolte nell’ambito di ciascuna delle tipologie analitiche e di indagine effettuate è riportato<br />
nella <strong>Relazione</strong> Analitica.<br />
18
4.1 CARTOGRAFIA<br />
4. RISULTATI<br />
Lungo le coste pugliesi P. oceanica presenta un’estensione complessiva di 330,18 Kmq,<br />
di cui 224,91 su matte, 1,51 su roccia, 21,73 su sabbia, 60,48 Kmq sono un mosaico di<br />
Posidonia e substrati duri e 21,55 kmq sono un mosaico di Posidonia e matte morta. La<br />
matte morta completamente priva della fanerogama interessa complessivamente 9,01<br />
Kmq. Quest’ultimo è, comunque, sicuramente un valore sottostimato, infatti molta matte<br />
morta risulta coperta dal sedimento e non distinguibile dai rilievi side scan sonar o ROV.<br />
L’Atlante delle Carte delle Praterie di Posidonia rappresenta in scala 1: 25.000<br />
l’estensione della Posidonia lungo la costa pugliese da Taranto a Manfredonia. Carte di<br />
maggior dettaglio, in scala 1: 10.000, sono disponibili in corrispondenza delle zone<br />
interessate da Aree Marine Protette.<br />
Di seguito, prima, si sintetizzano gli aspetti salienti della cartografia dei posidonieti<br />
pugliesi, poi, è riportata una descrizione, Compartimento per Compartimento, della<br />
distribuzione della fanerogama. In Figura 7a e 7b è riportata in due figure di sintesi la<br />
distribuzione di massima delle praterie lungo le coste pugliesi.<br />
4.1.1 Descrizione <strong>generale</strong><br />
Nel settore jonico sono presenti alcune praterie piuttosto estese (Isola S. Pietro, Torre<br />
Colimena, S. Isidoro, Gallipoli, Torre Mozza). Al largo di Torre Colimena la prateria si<br />
estende sino a oltre 9 km dalla costa.<br />
Nella zona jonica il limite inferiore spesso supera anche i 25 m di profondità, arrivando a<br />
sfiorare la batimetria dei 30 m a Gallipoli, con Posidonia su roccia, e a Torre Colimena,<br />
con Posidonia su matte. Il limite superiore generalmente è localizzato intorno alla<br />
batimetria dei 10 m e raramente è stato rilevato in acque più basse.<br />
Nei settori più costieri è talvolta evidente la matte morta, a testimoniare la passata<br />
presenza di P. oceanica. Matte morta è stata rilevata a Nord di S. Pietro (Isole Chéradi), a<br />
Nord di Gallipoli (su una fascia di oltre 6 km di lunghezza), a Nord di Marina di<br />
Mancaversa, a Nord e di fronte a Torre S. Giovanni (per una fascia lunga circa 10 km),<br />
nelle acque di Torre Pali (Isola delle Fanciulle) e poco prima (lato Ovest) di S. Maria di<br />
Leuca.<br />
Nel settore jonico la Posidonia si presenta per lo più su matte, ma talvolta anche su<br />
sabbia (Gallipoli) o su roccia (Isola S. Pietro; Gallipoli). Nei pressi di Marina Capilungo e<br />
intorno a Campomarino la Posidonia è presente a chiazze in mosaico con substrati duri.<br />
19
Nel settore adriatico la Posidonia è presente, lungo il litorale costiero, con una piccola<br />
chiazza su roccia a sud di Punta Faci, e poi, da Otranto sino a circa 8 km a Nord di Bari,<br />
sono inoltre colonizzate a Posidonia piccole aree intorno alle Isole Tremiti.<br />
Le praterie nel settore adriatico sono in genere meno estese in larghezza rispetto a quelle<br />
joniche (l’estensione maggiore, di poco oltre i 3 km, è stata rilevata a Sud di Brindisi), e<br />
spesso si presentano con una prima fascia di Posidonia su matte, cui segue, a maggiori<br />
profondità, una zona di mosaico di Posidonia e substrati duri. Oltre Monopoli la Posidonia<br />
su matte diventa più rada originando una situazione a mosaico di Posidonia e matte<br />
morta.<br />
Zone a matte morta, completamente prive di Posidonia, sono state rilevate a Nord di<br />
Barletta, a Nord e a Sud di Brindisi, oltre che in un tratto costiero a Nord di Torre S.<br />
Stefano.<br />
Nel settore adriatico il limite inferiore non si spinge mai oltre i 25 m di profondità, mentre il<br />
limite superiore spesso si aggira intorno alla batimetria dei 6-7 m e in rari casi sembra<br />
arrivare anche in acque ancora più basse, come in un area a Sud di S. Cataldo e in<br />
alcune zone a Nord di Torre Specchia.<br />
4.1.2 Compartimento Marittimo di Taranto<br />
Questo Compartimento si estende da Nova Siri a Punta Prosciutto. Nel versante Nord la<br />
Posidonia è abbastanza rada: aree a matte morta sono presenti alla foce del Paternisco,<br />
tra gli 8 e i 12 m; la Posidonia compare nei fondali meridionali e occidentali dell’Isola S.<br />
Pietro, su matte, dai 7 ai 18 m di profondità e a Capo S. Vito (località Semaforo), dove si<br />
localizza come una fascia continua su sabbia e su matte. Procedendo verso Sud la<br />
Posidonia si fa più discontinua, ma è comunque presente con praterie talvolta su matte,<br />
altre volte in chiazze alternate a substrati duri (mosaico di Posidonia e substrati duri). A<br />
Sud di Campomarino è evidente un’estesa fascia, più stretta e continua, a mosaico con<br />
substrati duri, fino a N di Torre Colimena, dove ha inizio un posidonieto su matte molto<br />
esteso, sia in lunghezza che in profondità, che raggiunge anche la batimetrica dei -30 m.<br />
Subito a S di T. Colimena, Punta Prosciutto segna il limite inferiore del Compartimento di<br />
Taranto.<br />
4.1.3 Compartimento Marittimo di Gallipoli<br />
Questo Compartimento si estende da Punta Prosciutto a Casalabate.<br />
20
Da P. Prosciutto fino a Punta Castiglione il posidonieto ha lo stesso aspetto già descritto<br />
per l’ultimo tratto del Compartimento di Taranto, poi si interrompe bruscamente per<br />
ricominciare, su matte e su sabbia, in corrispondenza di S. Isidoro. La fascia di Posidonia<br />
su sabbia si fa più continua nel Promontorio di Gallipoli, dove è anche presente, ma più in<br />
superficie, una fascia di matte morta. Questo aspetto continua fino a Punta della Suina in<br />
un’ampia baia che presenta un esteso posidonieto su matte in zona superficiale e su<br />
sabbia verso il largo. Spostandosi a Sud, la P. oceanica forma una cospicua fascia, più o<br />
meno continua, dai 10 ai 22-25 metri di profondità, su matte e poi, da Torre Suda, a<br />
mosaico con substrati duri, fino alla batimetrica dei -25 m o poco oltre. La fanerogama, a<br />
questo punto, si riduce gradualmente, per scomparire (fa eccezione un piccolo<br />
posidonieto su roccia a Sud di Punta Faci) da Leuca fino a N di Otranto, dove ricompare e<br />
si struttura, a partire da Torre S. Stefano, in una fascia continua su roccia, nella zona più<br />
superficiale e poi su matte fino a -25 m e oltre; proseguendo vero Nord la prateria si<br />
evidenzia su matte fino a S di Torre dell’Orso. Si evidenzia, infine, un esteso posidonieto<br />
su matte a partire da Torre Specchia, dai primi metri di profondità ai -30 m, fino al limite<br />
del Compartimento.<br />
4.1.4 Compartimento Marittimo di Brindisi<br />
Questo Compartimento si estende da Casalabate a Savelletri. La costa brindisina<br />
presenta una copertura pressoché continua della pianta, su matte dagli 8 ai 25 metri di<br />
profondità, nella zona più profonda Posidonia si presenta spesso a mosaico alternata a<br />
substrati duri. Da Brindisi fino a Torre Guaceto, la Posidonia prima scompare e poi si fa<br />
discontinua, per strutturarsi in formazione più continua, fino al limite del Compartimento.<br />
Anche qui la fascia più esterna è spesso costituita da un mosaico di Posidonia e substrati<br />
duri bioconcrezionati.<br />
4.1.5 Compartimento Marittimo di Bari<br />
Questo Compartimento si estende da Monopoli a Bari. All’inizio del Compartimento, e fino<br />
a Torre d’Orta, dove termina, la Posidonia ha l’aspetto descritto per l’ultimo tratto del<br />
Compartimento di Brindisi. La fanerogama riprende a N di San Vito (loc. Cala S.<br />
Giovanni), in forma rada alternata a tratti di matte morta nella fascia più superficiale ed in<br />
mosaico con substrati duri nella fascia più profonda. La prateria di Posidonia termina a<br />
livello della diga foranea Sud del Porto di Bari, per poi ricominciare dal Faro di S. Cataldo,<br />
rada su matte tra i 5 e i 10 metri di profondità.<br />
21
4.1.6 Compartimento Marittimo di Molfetta<br />
Questo Compartimento si estende da Nord di Bari alla foce del Fiume Ofanto. La<br />
Posidonia si presenta su matte tra i 5 e i 12-15 m, fino a Palese, mentre in località S.<br />
Spirito assume l’aspetto a mosaico con substrati duri, fino a Giovinazzo (Cala S.<br />
Spiriticchio). A questo punto la fanerogama termina, per localizzarsi ancora, con una<br />
piccola chiazza su matte, all’ingresso del Porto di Molfetta. La rimanente fascia costiera di<br />
questo Compartimento è priva della pianta. Un affioramento di matte morta è evidente a S<br />
del Porto di Barletta.<br />
4.1.7 Compartimento Marittimo di Manfredonia<br />
Questo Compartimento, che inizia a patire dalla foce del Fiume Ofanto, presenta un’unica<br />
piccola formazione a Posidonia su matte e sabbia lungo i versanti NE e SE dell’Isola di S.<br />
Domino appartenente al piccolo arcipelago delle Isole Tremiti.<br />
22
Fig. 7A - Distribuzione di Posidonia oceanica lungo le coste pugliesi (Nord) (non sono<br />
rappresentate le Isole Tremiti)<br />
23
Fig. 7B - Distribuzione di Posidonia oceanica lungo le coste pugliesi (Sud)<br />
24
4.2. ANALISI BIOLOGICHE<br />
Di seguito vengono riportati sinteticamente i risultati scaturiti dalle osservazioni dirette<br />
in mare e dalle analisi biologiche (fenologiche, lepidocronologiche, della comunità epifita,<br />
degli organismi perforatori delle scaglie o borers e genetiche) condotte sui campioni di P.<br />
oceanica raccolti nelle praterie pugliesi indagate.<br />
Per ciascuna prateria viene riportata la collocazione geografica nonché la<br />
localizzazione, su cartografia nautica in scala adeguata, delle stazioni di campionamento;<br />
si riportano, inoltre, cenni generali sulla geomorfologia costiera prospiciente l’area marina<br />
d’indagine.<br />
Per ogni posidonieto vengono descritte le principali caratteristiche strutturali ed<br />
ecologiche, nonché evidenziati i dati più significativi emersi dalle analisi biologiche<br />
condotte sui campioni prelevati. I risultati relativi ai principali parametri biologici<br />
considerati sono stati raggruppati in 10 differenti tabelle sinottiche (una per ciascuna delle<br />
praterie indagate) e inserite nell’ambito dei rispettivi paragrafi riferiti alle 10 praterie<br />
esaminate.<br />
A completamento della documentazione raccolta, vengono inserite nell’ambito della<br />
presente relazione alcune significative immagini subacquee relative ai posidonieti indagati<br />
ed ai tratti costieri ad essi prospicienti.<br />
Infine, in due paragrafi separati, verranno commentati i risultati derivanti<br />
rispettivamente dall’analisi degli organismi perforatori (borers) e dalle analisi genetiche. In<br />
particolare, il paragrafo relativo all’analisi dei borers evidenzia complessivamente gli<br />
aspetti ecologici generali emersi dall’analisi di tale comunità detritivora nell’ambito delle<br />
dieci praterie pugliesi indagate. L’analisi del materiale biologico utilizzato per lo studio dei<br />
borers è stata condotta presso il Laboratorio di Ecologia del Benthos di Ischia dalla dr.ssa<br />
Maria Cristina Gambi che ha effettuato la determinazione tassonomica degli esemplari<br />
rinvenuti sino a livello di specie.<br />
Il paragrafo sulla genetica evidenzia i principali aspetti relativi alla genetica di<br />
popolazione della fanerogama marina, emersi dall’analisi dei campioni relativi alle 4<br />
praterie prescelte (S. Pietro–Isole Chéradi e Gallipoli per il versante ionico; Otranto e Isole<br />
Tremiti per il versante adriatico). Tali indagini genetiche sono state curate dal dr Gabriele<br />
Procaccini e dal dr Massimiliano Ambrosino presso il Laboratorio di Ecologia del Benthos<br />
di Ischia.
Per quanto concerne la descrizione analitica e gli approfondimenti relativi ai dati biologici<br />
raccolti, si rimanda alla specifica sezione relativa alle indagini biologiche inserita nella<br />
<strong>Relazione</strong> Analitica.<br />
4.2.1 Prateria di S. Pietro (Isole Chéradi - Taranto) (Carte IGM n 493 III)<br />
Il posidonieto delle Isole Chéradi (Taranto), localizzato nel Mar Ionio settentrionale,<br />
ricopre un’area dalla forma vagamente triangolare, estendendosi al largo della costa<br />
dell’isola di S. Pietro sino ad un massimo di distanza di circa 2,5 km in direzione W e NW;<br />
in lunghezza, invece, esso si estende per oltre 6 km, da NW verso SE, seguendo l’intero<br />
profilo costiero meridionale del piccolo arcipelago. Man mano che dall’estremità W<br />
dell’isola di S. Pietro ci si sposta verso E, la forma della prateria si modifica<br />
trasformandosi da un ampio triangolo in una fascia allungata e continua, larga da un<br />
massimo di 1 km ad un minimo di circa 300 m, che segue in parallelo la linea costiera del<br />
piccolo arcipelago sino a raggiungere l’estremità dell’isolotto di S. Paolo.<br />
Il transetto costa-largo su cui sono state realizzate le 3 stazioni d’indagine,<br />
corrispondenti rispettivamente al limite superiore (prof. -4 m), alla zona intermedia (prof. -<br />
9 m) e al limite inferiore (prof. -14,5 m) del posidonieto, è stato effettuato in data<br />
04/08/2004 e risulta localizzato circa 600 m a SE di P.ta La Forca, lungo il profilo costiero<br />
meridionale dell’isola di S. Pietro (Fig. 8). In questo tratto di fondale, quindi, la prateria è<br />
risultata compresa fra la batimetrica dei -4 m sottocosta e quella dei circa -15 m al largo.<br />
Sotto il profilo geomorfologico, la costa insulare antistante il posidonieto in esame<br />
risulta bassa e rocciosa, con sezione modellata a “panchine” debolmente inclinate verso il<br />
mare. Il fondale prospiciente l’isola di S. Pietro e colonizzato dalla P. oceanica evidenzia<br />
verso W, SW e S una piattaforma lievemente inclinata, a gradini, protesa verso il mare<br />
aperto e con pendenza compresa fra 1-2% fino all’isobata dei 18-20 m, laddove<br />
un’improvvisa rottura di pendio porta rapidamente a maggiori profondità. Date le sue<br />
caratteristiche geografiche, il complesso insulare delle Chéradi, manca di un reticolo<br />
idrografico. Lungo l’arco ionico che si sviluppa nel settore costiero a W e NW delle isole,<br />
invece, sono presenti le foci di alcuni importanti corsi d’acqua che attraversano l’entroterra<br />
tarantino, con incisioni di varia lunghezza e ramificazione in alcuni casi approfondite<br />
anche diverse decine di metri, localmente note con i termini di “gravine” o “lame”. Tali foci<br />
distano dal sito marino in esame da un minimo di 6 km ad un massimo di 20 km. Tali corsi<br />
idrici oltre che alimentati da emergenze freatiche murgiane, risultano più o meno tutti<br />
recettori sia di reflui civili sia di canali di drenaggio delle aree agricole diffuse<br />
nell’entroterra da essi attraversato.<br />
26
Di seguito si riportano alcune immagini subacquee relative alle tre stazioni ove sono<br />
state effettuate le osservazioni dirette ed i campionamenti nonché una foto esterna<br />
relativa al tratto costiero prospiciente l’area d’indagine (Figg. 9-12).<br />
Nella successiva Tab. 2, invece, vengono riportati i dati relativi ai principali aspetti<br />
ecologici e biologici emersi dalle analisi effettuate.<br />
Fig. 8 – Stazioni d’indagine e campionamento relative alla prateria di S. Pietro (I. Chéradi - TA)<br />
(LS = limite superiore; ZI = zona intermedia; LI = limite inferiore).<br />
27
Fig. 9 – Prateria di S. Pietro (I. Chéradi): sito costiero prospiciente l’area di campionamento.<br />
Fig. 10 – Prateria di S. Pietro (I. Chéradi): posidonieto su sabbia nella zona del limite superiore<br />
(-4 m).<br />
28
Fig. 11 – Prateria di S. Pietro (I. Chéradi): posidonieto fitto su matte nella zona intermedia (-9 m).<br />
Fig. 12 – Prateria di S. Pietro (I. Chéradi): limite inferiore netto su substrato detritico-sabbioso<br />
(-14,5 m).<br />
29
Tab. 2 – Principali parametri ecologici e biologici relativi alla prateria di S. Pietro (I. Chéradi - TA).<br />
Data di campionamento: 04/08/2004<br />
Profondità (m) 4 9 14,5<br />
Densità prateria (fasci m -2 ) 494 ± 96,4 306 ± 46,4 250 ± 47,0<br />
Stima copertura fondale (%) 60 80 60<br />
Classificazione prateria<br />
classe prateria classe prateria classe prateria<br />
(Giraud, 1977)<br />
II densa III rada IV molto rada<br />
Classificazione prateria<br />
classe prateria classe prateria classe prateria<br />
(Pergent et al., 1995; Pergent-Martini & Pergent, 1996) DB disturbata DB disturbata DN in equilibrio<br />
Lungh. media foglie giovanili (cm) 1,4 ± 1,4 1,0 ± 1,1 0,9 ± 1,1<br />
Lungh. media foglia intermedia (cm) 37,0 ± 20,9 29,5 ± 15,7 34,2 ± 19,9<br />
Lungh. tot. media foglia adulta (cm) 39,5 ± 16,8 45,4 ± 19,5 65,7 ± 19,4<br />
Largh. media foglia giovanile (cm) 0,5 ± 0,2 0,6 ± 0,5 0,6 ± 0,2<br />
Largh. media foglia intermedia (cm) 0,8 ± 0,1 0,8 ± 0,1 0,8 ± 0,1<br />
Largh. media foglia adulta (cm) 0,8 ± 0,1 0,8 ± 0,1 0,9 ± 0,1<br />
Numero medio foglie x fascio 6,3 ± 1,5 5,9 ± 1,2 6,4 ± 1,1<br />
Coeff. "A" medio foglie intermedie (%) 16,7 15,6 8,3<br />
Coeff. "A" medio foglie adulte (%) 83,6 66,1 31,6<br />
Coeff. "A" medio totale (%) 64,7 47,7 22,6<br />
Tessuto bruno medio foglia intermedia (%) 0,0 0,0 0,0<br />
Tessuto bruno medio foglia adulta (%) 5,5 7,1 8,2<br />
Biomassa fogliare med (mg s.s. fascio -1 ) 796,5 ± 304,2 809,5 ± 361,5 1165,8 ± 307,1<br />
Superficie fogliare med (cm 2 fascio -1 ) 125,2 ± 44,5 131,2 ± 50,1 205,8 ± 47,9<br />
Leaf Standing Crop (g s.s. m -2 ) 349,6 ± 136,9 218,3 ± 96,7 257,0 ± 65,9<br />
Leaf Area Index (m 2 m -2 ) 6,2 ± 2,2 4,0 ± 1,5 5,1 ± 1,2<br />
TF tasso formaz. fogliare (n. foglie fascio -1 anno -1 ) 5,70 ± 1,35 6,00 ± 1,25 5,56 ± 0,93<br />
TR tasso di crescita del rizoma (cm anno -1 ) 0,69 ± 0,34 0,61 ± 0,23 0,47 ± 0,16<br />
PR produzione<br />
del rizoma<br />
staz. limite superiore staz. zona intermedia<br />
(g s.s. anno -1 ) 0,055 ± 0,037 0,063 ± 0,043 0,042 ± 0,016<br />
(g s.s. m -2 anno -1 ) 27,15 ± 18,50 19,25 ± 13,02 10,42 ± 4,00<br />
(g s.s. fascio -1 anno -1 )<br />
(g s.s. m<br />
1,06 0,82 1,58<br />
-2 anno -1 Produz. fogliare 2003<br />
) 523,20 250,12 393,99<br />
N. peduncoli fiorali rinvenuti (paleofioriture)<br />
0 0 0<br />
IT Indice Tracce Policheti borers (%) 13,3 16,7 30,0<br />
IB Indice Borers Policheti (%) 0,0 0,0 16,7<br />
IT Indice Tracce Isopodi borers (%) 16,7 16,7 0,0<br />
IB Indice Borers Isopodi (%) 0,0 3,3 0,0<br />
IC Indice Colonizzazione (IT+IB) (%) 26,7 33,3 46,7<br />
Numero totale individui 0 1 5<br />
Numero totale specie 0 1 2<br />
Ricoprim. medio fogliare epifiti vegetali (%) 2,2 34,2 22,1<br />
Ricoprim. medio fogliare epifiti animali (%) 18,4 8,2 6,7<br />
Ricoprim. medio fogliare totale (%) 20,6 42,5 28,8<br />
staz. limite inferiore<br />
30
Sotto il profilo strutturale ed ecologico, la prateria è risultata caratterizzata da estesi<br />
macchioni e frange impiantate su matte o su fondale sabbioso. Nella zona del limite<br />
superiore il posidonieto ha mostrato valori di copertura in media intorno al 60%; la densità<br />
dei fasci (media ± dev. st.) è risultata relativamente elevata (494±96,4 fasci m -2 ) e<br />
inquadrabile nella classe II (prateria densa) sensu Giraud (11) , mentre in riferimento alla<br />
classificazione sensu Pergent-Martini & Pergent (12) la prateria risulterebbe “disturbata”<br />
(DB = Densità Bassa) in quanto, in considerazione della profondità di rilevamento (-4 m)<br />
la densità normale avrebbe dovuto essere più elevata (Y 582 fasci m -2 ). La zona<br />
intermedia della prateria, invece, ha evidenziato una copertura più continua rispetto alla<br />
precedente (80% in media) ed un substrato d’impianto quasi esclusivamente<br />
caratterizzato da “matte”. La densità media dei fasci riscontrata (306±46,4 fasci m -2 )<br />
rientrerebbe nella classe III sensu Giraud, mentre in riferimento alla classificazione sensu<br />
Pergent-Martini la prateria risulterebbe nella sua porzione centrale ancora “disturbata”<br />
(DB). Infine, il limite inferiore di questo tratto di posidonieto è risultato di tipo netto su<br />
substrato incoerente (sabbione detritico moderatamente infangato). In prossimità del<br />
limite inferiore è stata osserva, inoltre, la presenza di numerose formazioni coralligene<br />
che diventano più diffuse e imponenti man mano che si procede verso il largo e più in<br />
profondità. Inoltre, sia su tali formazioni coralligene che sul fondale incoerente su cui si<br />
evidenzia il limite inferiore della prateria, è stata osservata una fitta colonizzazione ad<br />
opera delle alghe invasive Caulerpa racemosa e Caulerpa prolifera, che sembra arrestarsi<br />
in corrispondenza del bordo della prateria, senza propagarsi all’interno di essa. Il grado di<br />
copertura di questo tratto di posidonieto in prossimità del suo limite inferiore è risultato in<br />
media del 60%, con una densità media dei fasci di 250±47,0 fasci m -2 riferibile alla classe<br />
IV sensu Giraud (prateria molto rada), nonché ad una prateria “in equilibrio” (DN =<br />
Densità Normale) sensu Pergent-Martini & Pergent.<br />
In sintesi, il posidonieto indagato, pur evidenziando alcuni gravi segni di disturbo<br />
soprattutto nell’ambito della zona superficiale e intermedia, mostra tutto sommato un<br />
accettabile grado di salute. Va comunque segnalato che il versante della prateria a N-NW<br />
di P.ta La Forca risulta da decenni direttamente interessato dalla zona industriale (ILVA,<br />
Raffineria, Cementificio) nonché dall’area portuale e urbanizzata di Taranto con i relativi<br />
effluenti di scarico (circa una trentina) posti lungo il margine costiero, a circa 3-4 km di<br />
distanza dal posidonieto in esame. Su tale versante è evidente un’ampia fascia di<br />
11 Giraud G., 1977 – Contribution à la description et à la phenologie quantitative des herbiers de<br />
Posidonia oceanica (L.) Délile. Thèse présentée à l’Université d’Aix-Marseille II pour l’Obtention<br />
du Grade de: Docteur de Spécialité en Océanologie: 150 pp.<br />
12 Pergent-Martini C. & Pergent G., 1996 – Spatio-temporal dynamics of Posidonia oceanica beds<br />
near a sewage outfall (Mediterranean – France). In: Kuo J., Phillips R.C., Walker D.I., Kirkman<br />
H. (eds), Seagrass biology: Proceeding of an International Workshop. Rottnest Island, Western<br />
Australia, 25-29 January 1996: 299-306.<br />
31
degrado con presenza di “matte morta” ricoperta da sedimento fine di chiara provenienza<br />
continentale. Inoltre, essa si mostra spesso priva di ciuffi di Posidonia e con una<br />
morfologia a “gradini di matte” ricolonizzata da specie algali, dominate dalle specie<br />
invasive Caulerpa racemosa e C. prolifera già diffuse lungo il litorale tarantino.<br />
4.2.2 Prateria di Campomarino (Taranto) (Carte IGM n. 510 II; 511 III)<br />
La prateria di P. oceanica presente nella zona costiera di Campomarino é localizzata<br />
nel Mar Ionio settentrionale, lungo il versante orientale del Golfo di Taranto (fig. 13). Essa<br />
prende origine all’incirca 3 km ad Est di Torre dell’Ovo e si allunga per circa 12 km lungo<br />
la fascia costiera sino a S. Pietro in Bevagna laddove prosegue verso Est passando,<br />
senza soluzione di continuità, nel litorale antistante Torre Colimena e quindi nella fascia<br />
costiera della provincia di Lecce, colonizzando l’ampio fondale antistante la cittadina di<br />
Porto Cesareo. In larghezza essa si distribuisce su una fascia di fondale larga in media<br />
dagli 800 ai 1500 m e generalmente compresa fra l’isobata dei -10 m verso riva e dei 20-<br />
25 m verso il largo. Il transetto costa-largo su cui sono state allocate le stazioni di<br />
campionamento, corrispondenti rispettivamente al limite superiore (prof. -11 m), alla zona<br />
intermedia (prof. -15 m) e al limite inferiore (prof. -20 m) del posidonieto, è stato<br />
effettuato in data 10/08/2004 nel tratto di mare antistante il porticciolo della piccola località<br />
turistica (Fig. 13). In questo tratto di fondale, la prateria è risultata compresa fra la<br />
batimetrica dei -11 m sottocosta e quella dei circa -20 m al largo, mostrando un’ampiezza<br />
in direzione costa-largo di circa 800 m. Sottocosta, comunque, è stata osservata un’ampia<br />
fascia a matte morta (priva di piante) larga da un minimo di una cinquantina ad un<br />
massimo di 200 metri e compresa nella fascia degli 8-11 m.<br />
Il profilo geomorfologico di questo tratto costiero risulta basso e prevalentemente<br />
sabbioso, con presenza lungo la costa di alcuni sporadici affioramenti rocciosi debolmente<br />
inclinati verso il mare. La spiaggia è caratterizzata dalla presenza di un ampio cordone<br />
dunale pressoché continuo ed elevato (~ 10÷15 m) e colonizzato da una tipica<br />
vegetazione costiera a macchia mediterranea.<br />
Il fondale colonizzato da P. oceanica e prospiciente la località di Campomarino,<br />
evidenzia una piattaforma con alternanza di tratti sabbiosi e rocciosi sub-orizzontali<br />
(beach rocks), protesa verso il mare aperto con una pendenza media di poco superiore<br />
all’1% fino all’isobata dei 50 m. La zona costiera esaminata non possiede un reticolo<br />
idrografico superficiale sviluppato nell’entroterra. Si segnala, comunque, lungo il fronte<br />
costiero a Est di Campomarino, la presenza delle foci di due corsi d’acqua dolce<br />
(sorgente “Boraco” in loc. Torre Boraco e sorgente “Il Chidro” in loc. S. Pietro in Bevagna)<br />
con apporti idrici di una certa consistenza. Tali apporti risultano comunque variabili nel<br />
32
corso dell’anno in quanto influenzati, in prevalenza, dal regime pluviometrico regionale.<br />
Tali foci a mare distano dal tratto di posidonieto esaminato rispettivamente 6 km e 10 km<br />
all’incirca.<br />
Di seguito si riportano alcune immagini subacquee relative alle tre stazioni ove sono<br />
state effettuate le osservazioni dirette ed i campionamenti nonché una foto esterna<br />
relativa al tratto costiero prospiciente l’area d’indagine (Figg. 14-17). Nella successiva<br />
Tab. 3, invece, vengono riportati i parametri relativi ai principali aspetti ecologici e biologici<br />
emersi dalle indagini effettuate.<br />
Fig. 13 – Stazioni d’indagine e campionamento relative alla prateria di Campomarino (TA).<br />
(LS = limite superiore; ZI = zona intermedia; LI = limite inferiore).<br />
33
Fig. 14 – Prateria di Campomarino: sito costiero prospiciente l’area di campionamento.<br />
Fig. 15 – Prateria di Campomarino: posidonieto su matte nella zona del limite superiore (-11 m); si<br />
nota la presenza di matte denudata nonché di un calamento di rete a strascico abbandonato sul<br />
fondo.<br />
34
Fig. 16 – Prateria di Campomarino: posidonieto su matte e sabbia grossolana nella zona intermedia<br />
(-15 m).<br />
Fig. 17 – Prateria di Campomarino: limite inferiore netto su substrato detritico-sabbioso (-20 m).<br />
35
Tab. 3. – Principali dati ecologici e biologici relativi alla prateria di Campomarino (TA).<br />
Data di campionamento: 10/08/2004<br />
staz. limite superiore staz. zona intermedia<br />
Profondità (m) 11 15 20<br />
Densità prateria (fasci m -2 ) 343 ± 52,9 254 ± 30,2 221 ± 27,0<br />
Stima copertura fondale (%) 55 55 75<br />
Classificazione prateria<br />
classe prateria classe prateria classe prateria<br />
(Giraud, 1977)<br />
III rada IV molto rada IV molto rada<br />
Classificazione prateria<br />
classe prateria classe prateria classe prateria<br />
(Pergent et al., 1995; Pergent-Martini & Pergent, 1996)<br />
DN in equilibrio DN in equilibrio DN in equilibrio<br />
Lungh. media foglie giovanili (cm) 1,0 ± 1,2 0,8 ± 1,0 0,9 ± 1,2<br />
Lungh. media foglia intermedia (cm) 23,2 ± 16,3 34,4 ± 21,3 32,6 ± 16,9<br />
Lungh. tot. media foglia adulta (cm) 51,9 ± 14,7 69,8 ± 20,9 60,1 ± 18,7<br />
Largh. media foglia giovanile (cm) 0,5 ± 0,2 0,5 ± 0,2 0,6 ± 0,3<br />
Largh. media foglia intermedia (cm) 0,8 ± 0,1 0,8 ± 0,1 0,9 ± 0,1<br />
Largh. media foglia adulta (cm) 0,8 ± 0,1 0,8 ± 0,1 1,0 ± 0,1<br />
Numero medio foglie x fascio 6,7 ± 1,5 5,8 ± 1,1 7,0 ± 1,1<br />
Coeff. "A" medio foglie intermedie (%) 0,0 6,5 0,0<br />
Coeff. "A" medio foglie adulte (%) 65,6 42,1 37,8<br />
Coeff. "A" medio totale (%) 41,2 29,5 27,7<br />
Tessuto bruno medio foglia intermedia (%) 0,0 0,0 0,0<br />
Tessuto bruno medio foglia adulta (%) 13,2 11,3 5,5<br />
Biomassa fogliare med (mg s.s. fascio -1 ) 966,1 ± 347,2 1120,6 ± 193,6 1379,0 ± 437,3<br />
Superficie fogliare med (cm 2 fascio -1 ) 160,7 ± 54,5 202,7 ± 32,8 254,1 ± 74,7<br />
Leaf Standing Crop (g s.s. m -2 ) 286,7 ± 101,6 257,6 ± 45,5 270,2 ± 84,2<br />
Leaf Area Index (m 2 m -2 ) 5,5 ± 1,9 5,2 ± 0,8 5,6 ± 1,6<br />
TF tasso formaz. fogliare (n. foglie fascio -1 anno -1 ) 5,88 ± 0,88 5,49 ± 1,11 5,69 ± 1,12<br />
TR tasso di crescita del rizoma (cm anno -1 ) 0,85 ± 0,48 0,73 ± 0,42 0,66 ± 0,33<br />
PR produzione<br />
del rizoma<br />
(g s.s. anno -1 ) 0,074 ± 0,051 0,045 ± 0,030 0,052 ± 0,027<br />
(g s.s. m -2 anno -1 ) 25,51 ± 17,57 11,42 ± 7,74 11,41 ± 6,01<br />
(g s.s. fascio -1 anno -1 )<br />
(g s.s. m<br />
1,66 2,05 1,95<br />
-2 anno -1 Produz. fogliare 2003<br />
) 567,13 520,68 430,93<br />
N. peduncoli fiorali rinvenuti (paleofioriture)<br />
2 0 8<br />
IT Indice Tracce Policheti borers (%) 20,0 46,7 26,7<br />
IB Indice Borers Policheti (%) 23,3 20,0 46,7<br />
IT Indice Tracce Isopodi borers (%) 10,0 13,3 6,7<br />
IB Indice Borers Isopodi (%) 3,3 3,3 0,0<br />
IC Indice Colonizzazione (IT+IB) (%) 46,7 76,7 80,0<br />
Numero totale individui 10 9 20<br />
Numero totale specie 4 3 3<br />
Ricoprim. medio fogliare epifiti vegetali (%) 3,1 13,2 6,6<br />
Ricoprim. medio fogliare epifiti animali (%) 8,6 7,3 8,7<br />
Ricoprim. medio fogliare totale (%) 11,7 20,6 15,4<br />
staz. limite inferiore<br />
36
Per quanto concerne gli aspetti ecologici, la prateria ha evidenziato in corrispondenza<br />
del suo limite superiore (-11 m) una colonizzazione frammentaria, caratterizzata da estesi<br />
macchioni impiantati su matte alternati a tratti di matte denudata ricolonizzata da varie<br />
specie algali. Il fondale a matte denudata si è evidenziato anche più sottocosta, con<br />
ampie radure e fasce prive di vegetazione estese verso riva sino alla batimetria dei circa<br />
8-9 m. In questa zona sono stati osservati sul fondale anche segni riferibili ad attività di<br />
pesca a strascico illegale (Fig. 15) per questo tratto di mare vicino alla costa. Nella zona<br />
del limite superiore, il posidonieto ha mostrato valori di copertura in media intorno al 55%;<br />
la densità media dei fasci (± dev. st.) è risultata non particolarmente elevata (343±52,9<br />
fasci m -2 ) e inquadrabile nella classe III (prateria rada) sensu Giraud, mentre in riferimento<br />
alla classificazione sensu Pergent-Martini & Pergent la prateria sembra “in equilibrio” (DN<br />
= Densità Normale) in considerazione della profondità, più elevata della norma, a cui<br />
risulta attualmente stabilizzato il suo limite superficiale (-11 m). Anche la zona centrale<br />
della prateria (-15 m) ha evidenziato una copertura alquanto discontinua (55% in media)<br />
ed un substrato d’impianto caratterizzato da alternanza di sabbia grossolana e matte. La<br />
densità media dei fasci risulta sensibilmente inferiore (254±30,2 fasci m -2 ) rispetto alla<br />
precedente, rientrando nella classe IV sensu Giraud (prateria molto rada), mentre in<br />
riferimento alla classificazione sensu Pergent-Martini & Pergent la prateria risulterebbe<br />
nella sua zona centrale ancora “in equilibrio” (DN). Infine, il limite inferiore di questo tratto<br />
di posidonieto (-20 m) è risultato di tipo netto su substrato incoerente (sabbione detritico).<br />
In contiguità con il limite inferiore della prateria è stata osservata, inoltre, la presenza di<br />
imponenti formazioni coralligene ricoperte da una fitta colonizzazione dell’alga invasiva<br />
Caulerpa racemosa e in maniera meno diffusa da Caulerpa prolifera che al momento non<br />
sembra raggiungere il posidonieto né propagarsi al suo interno. Il grado di copertura del<br />
tratto di prateria in prossimità del suo limite inferiore è risultato in media del 75% e quindi<br />
maggiore rispetto alle zone indagate più sottocosta. La densità media dei fasci si è<br />
attestata sui 221±27,0 fasci m -2 riferibile anche in questo caso alla classe IV sensu Giraud<br />
(prateria molto rada), ma ancora ad una prateria “in equilibrio” (DN = Densità Normale)<br />
sensu Pergent-Martini.<br />
In sintesi, il posidonieto indagato ha mostrato attualmente un <strong>generale</strong> status di buona<br />
salute ed un discreto stato di conservazione. Risulta importante, comunque, segnalare la<br />
presenza di estesi fenomeni di aggressione antropica e degrado relativi soprattutto al<br />
limite superiore dalla prateria, dove sono stati osservati alcuni effetti deleteri attribuibili ad<br />
attività illegali di pesca a strascico. Tali effetti se reiterati nel tempo potrebbero portare ad<br />
un ulteriore arretramento verso il largo del limite superiore della prateria, denudando<br />
ulteriori tratti di matte e portando, in definitiva, al progressivo diradamento della stessa.<br />
37
4.2.3 Prateria di Torre Colimena (Taranto) (Carta IGM n. 511 III; 511 II)<br />
Il posidonieto in località Torre Colimena, localizzato nel Mar Ionio settentrionale,<br />
ricopre un’area di mare alquanto vasta che dal tratto costiero antistante l’omonima Torre<br />
si spinge verso Est sino al traverso di Torre Lapillo. Il fondale colonizzato dalla Posidonia<br />
si allarga notevolmente man mano che ci si sposta in direzione SW, con un’ampiezza che<br />
da un minimo di circa 2,5 km raggiunge i circa 6 km di distanza dalla costa (Fig. 18).<br />
Il transetto costa-largo su cui sono state allocate le 3 stazioni d’indagine,<br />
corrispondenti rispettivamente al limite superiore (prof. -11 m), alla zona intermedia (prof.<br />
-16 m) e al limite inferiore (prof. -23 m) del posidonieto, è stato effettuato in data<br />
18/11/2004 e risulta localizzato nei fondali antistanti proprio la Torre costiera (fig. 20). In<br />
questo tratto di fondale la prateria è risultata compresa fra la batimetrica dei -11 m<br />
sottocosta e quella dei circa -23 m al largo.<br />
Sotto il profilo morfologico, la costa antistante il posidonieto risulta bassa e sabbiosa<br />
con alternanza di brevi tratti rocciosi. Sono presenti, inoltre, alcune insenature sabbiose al<br />
cui interno si accumula una notevole quantità di detrito vegetale di Posidonia (foglie morte<br />
perse naturalmente dalla pianta durante la stagione autunno-invernale), le caratteristiche<br />
“banquettes” che in alcuni tratti ricoprono completamente la battigia e superano il metro di<br />
altezza (Figg. 23-24). Il fondale marino compreso fra Torre Colimena e Torre Lapillo<br />
evidenzia una piattaforma a gradini protesa verso il mare aperto con una pendenza<br />
iniziale intorno al 2,5% fino all’isobata dei 10 m laddove, dopo un breve salto batimetrico<br />
di 2-3 m circa, prosegue verso il largo con una pendenza media dell’1,5% raggiungendo<br />
le maggiori profondità. Lungo l’arco costiero comprendente il posidonieto in esame sono<br />
presenti le foci a mare dei due brevi corsi d’acqua già citati in precedenza per la prateria<br />
di Campomarino (sorgente “Boraco” e sorgente “Il Chidro”) e distanti all’incirca dal tratto di<br />
posidonieto esaminato rispettivamente 9 km e 5,5 km.<br />
Di seguito si riportano alcune immagini subacquee relative alle tre stazioni ove sono<br />
state effettuate le osservazioni dirette ed i campionamenti nonché alcune foto esterne<br />
relative al tratto costiero prospiciente l’area d’indagine ed alle caratteristiche “banquettes”<br />
di Posidonia rilevate in alcune calette presenti lungo il litorale (Figg. 19÷24).<br />
Nella successiva Tab. 4 si riportano i parametri relativi agli aspetti ecologici e biologici<br />
emersi dalle analisi effettuate sui campioni prelevati.<br />
38
Fig. 18 – Stazioni d’indagine e campionamento relative alla prateria di Torre Colimena (TA). (LS =<br />
limite superiore; ZI = zona intermedia; LI = limite inferiore).<br />
39
Fig. 19 – Prateria di Torre Colimena: sito costiero prospiciente l’area di campionamento.<br />
Fig. 20 – Prateria di Torre Colimena: posidonieto su sabbia nella zona del limite superiore (-11 m).<br />
40
Fig. 21 – Prateria di Torre Colimena: posidonieto fitto su matte nella zona intermedia (-16 m).<br />
Si nota un alto (~ 1 m) gradino di matte in corrispondenza di un canale di erosione con fondo<br />
sabbioso.<br />
Fig. 22 – Prateria di Torre Colimena: limite inferiore netto su substrato sabbioso (-23 m). Presenza<br />
di accumuli di foglie e detrito vegetale fra le ripple-marks generate dalle correnti di fondo.<br />
41
Fig. 23 – Torre Colimena: “banquette” di P. oceanica formata da detrito vegetale accumulato<br />
all’interno di un’insenatura presente lungo il litorale.<br />
Fig. 24 – Torre Colimena: particolare della “banquette” di P. oceanica.<br />
42
Tab. 4 – Principali dati ecologici e biologici relativi alla prateria di Torre Colimena (TA).<br />
Data di campionamento: 18/11/2004<br />
Profondità (m) 11 16 23<br />
Densità prateria (fasci m -2 ) 344 ± 69,1 349 ± 27,3 228 ± 51,0<br />
Stima copertura fondale (%) 60 95 65<br />
Classificazione prateria<br />
classe prateria classe prateria classe prateria<br />
(Giraud, 1977)<br />
III rada III rada IV molto rada<br />
Classificazione prateria<br />
classe prateria classe prateria classe prateria<br />
(Pergent et al., 1995; Pergent-Martini & Pergent, 1996) DN in equilibrio DN in equilibrio DN in equilibrio<br />
Lungh. media foglie giovanili (cm) 1,3 ± 1,2 1,5 ± 1,6 1,7 ± 1,8<br />
Lungh. media foglia intermedia (cm) 23,2 ± 12,8 24,0 ± 12,3 26,9 ± 12,7<br />
Lungh. tot. media foglia adulta (cm) 42,9 ± 13,8 40,3 ± 14,9 40,9 ± 12,0<br />
Largh. media foglia giovanile (cm) 0,6 ± 0,2 0,5 ± 0,2 0,6 ± 0,2<br />
Largh. media foglia intermedia (cm) 0,8 ± 0,1 0,8 ± 0,1 0,8 ± 0,1<br />
Largh. media foglia adulta (cm) 0,9 ± 0,1 0,9 ± 0,1 0,9 ± 0,1<br />
Numero medio foglie x fascio 6,5 ± 0,8 6,5 ± 0,9 6,5 ± 0,7<br />
Coeff. "A" medio foglie intermedie (%) 0,0 1,9 1,9<br />
Coeff. "A" medio foglie adulte (%) 34,7 23,9 32,6<br />
Coeff. "A" medio totale (%) 16,3 12,0 16,3<br />
Tessuto bruno medio foglia intermedia (%) 0,0 0,0 0,0<br />
Tessuto bruno medio foglia adulta (%) 9,7 15,3 6,6<br />
Biomassa fogliare med (mg s.s. fascio -1 ) 607,7 ± 250,6 590,9 ± 277,3 605,5 ± 134,9<br />
Superficie fogliare med (cm 2 fascio -1 ) 134,8 ± 47,8 130,7 ± 58,2 128,6 ± 26,0<br />
Leaf Standing Crop (g s.s. m -2 ) 186,5 ± 79,7 184,6 ± 87,4 122,6 ± 28,1<br />
Leaf Area Index (m 2 m -2 ) 4,6 ± 1,6 4,6 ± 2,0 2,9 ± 0,6<br />
TF tasso formaz. fogliare (n. foglie fascio -1 anno -1 ) 5,85 ± 1,15 5,31 ± 1,19 5,60 ± 1,17<br />
TR tasso di crescita del rizoma (cm anno -1 ) 0,81 ± 0,38 0,91 ± 1,15 0,90 ± 0,48<br />
PR produzione<br />
del rizoma<br />
staz. limite superiore staz. zona intermedia<br />
(g s.s. anno -1 ) 0,062 ± 0,027 0,061 ± 0,040 0,081 ± 0,052<br />
(g s.s. m -2 anno -1 ) 21,37 ± 9,17 21,26 ± 14,11 18,36 ± 11,73<br />
(g s.s. fascio -1 anno -1 )<br />
(g s.s. m<br />
0,91 0,81 0,92<br />
-2 anno -1 Produz. fogliare 2003<br />
) 312,88 283,51 210,01<br />
N. peduncoli fiorali rinvenuti (paleofioriture)<br />
7 3 1<br />
IT Indice Tracce Policheti borers (%) 26,7 33,3 16,7<br />
IB Indice Borers Policheti (%) 43,3 56,7 43,3<br />
IT Indice Tracce Isopodi borers (%) 23,3 16,7 26,7<br />
IB Indice Borers Isopodi (%) 3,3 0,0 3,3<br />
IC Indice Colonizzazione (IT+IB) (%) 86,7 90,0 76,7<br />
Numero totale individui 21 22 16<br />
Numero totale specie 3 2 3<br />
Ricoprim. medio fogliare epifiti vegetali (%) 0,0 1,1 0,7<br />
Ricoprim. medio fogliare epifiti animali (%) 2,1 2,1 2,7<br />
Ricoprim. medio fogliare totale (%) 2,1 3,1 3,4<br />
staz. limite inferiore<br />
43
Sotto il profilo ecologico, la prateria ha evidenziato in corrispondenza del suo limite<br />
superiore una colonizzazione frammentata e caratterizzata da macchioni su fondo<br />
sabbioso. Lungo il suo limite superiore, infatti, il posidonieto ha manifestato valori di<br />
copertura in media intorno al 60%; la densità media dei fasci è risultata non<br />
particolarmente elevata (344±69,1 fasci m -2 ) e attribuibile alla classe III (prateria rada)<br />
sensu Giraud, mentre rispetto alla classificazione proposta da Pergent-Martini & Pergent<br />
la prateria risulterebbe “in equilibrio” (DN = Densità Normale) in considerazione della<br />
profondità di rilevamento (-11 m). La zona intermedia della prateria, invece, ha<br />
evidenziato una copertura notevolmente più continua e fitta rispetto alla precedente (95%<br />
in media), con substrato d’impianto caratterizzato in gran parte da “matte”. In questa zona<br />
della prateria (prof. -16 m) la densità media dei fasci osservata (349±27,3 fasci m -2 ) rientra<br />
anch’essa nella classe III sensu Giraud, nonché nella tipologia di prateria “in equilibrio”<br />
(DN = Densità Normale) sensu Pergent-Martini & Pergent. Infine, il limite inferiore di<br />
questo tratto di posidonieto (prof. -23 m) è risultato di tipo netto su substrato incoerente,<br />
rappresentato da un sabbione detritico modellato a ripple-marks dalle correnti di fondo.<br />
Estesi accumuli di detrito vegetale, dovuti alla naturale perdita autunnale delle foglie da<br />
parte di questa pianta superiore, sono stati osservati in profondità proprio nelle<br />
depressioni generate dalle ripple-marks sul fondale. Il grado di copertura del posidonieto<br />
in prossimità del suo limite inferiore è risultato in media del 65%, con una densità media<br />
dei fasci di 228 ± 51,0 fasci m -2 riferibile alla classe IV sensu Giraud (prateria molto rada),<br />
confermando anche per questo ambito batimetrico lo stato di “equilibrio” (DN = Densità<br />
Normale) della prateria secondo la recente classificazione di Pergent-Martini & Pergent.<br />
In sintesi, quindi, il posidonieto indagato mostra attualmente un <strong>generale</strong> stato di<br />
buona salute ed un accettabile grado di conservazione.<br />
44
4.2.4 Prateria di Gallipoli (Lecce) (Carte IGM n. 525 II; 526 III)<br />
La prateria di P. oceanica presente nei fondali antistanti il litorale di Gallipoli (LE) è<br />
localizzata nel Mar Ionio settentrionale. Essa si distribuisce lungo un esteso tratto costiero<br />
compreso tra Torre dell'Alto a Nord e la località denominata "il Pizzo" che delimita la baia<br />
a Sud di Gallipoli (Fig. 25). Nei fondali a Nord di Gallipoli la prateria risulta frammentata e<br />
dai contorni molto frastagliati, soprattutto sottocosta, dando origine ad una fascia di<br />
colonizzazione parallela alla costa che parte dai circa 11 m di profondità e si estende<br />
verso il largo sino alla batimetrica dei 20-22 m. In corrispondenza della penisola occupata<br />
dell'abitato di Gallipoli e della prospiciente Isola di S. Andrea, il posidonieto si sviluppa<br />
notevolmente verso il largo su di un pianoro in gran parte di origine rocciosa e<br />
caratterizzato da una profondità media di 22-25 m, dando luogo ad una fascia di prateria<br />
larga mediamente 2 km e protesa verso il largo per oltre 7 km che si interrompe in<br />
corrispondenza di un brusco salto batimetrico ove il fondo marino passa dai circa 25 ai 45<br />
m di profondità. Nella baia a Sud di Gallipoli, il posidonieto risulta compreso nell'intervallo<br />
batimetrico fra i 10 m ed i 22-23 m di profondità, colonizzando i fondali prospicienti la baia<br />
con una fascia di vegetazione continua larga da 1 a 2 km e parallela alla linea di costa.<br />
Il transetto costa-largo su cui sono state realizzate le 3 stazioni d’indagine,<br />
corrispondenti rispettivamente al limite superiore (prof. -10 m), alla zona intermedia (prof.<br />
-13 m) e al limite inferiore (prof. -20 m) del posidonieto, è stato effettuato in data<br />
26/10/2004 e risulta localizzato all’incirca a metà della baia a Sud di Gallipoli e, in<br />
particolare, sui fondali antistanti la località balneare di Lido S. Giovanni (fig. 26). In questo<br />
tratto di fondale la prateria risulta compresa fra la batimetrica dei -10 m sottocosta e<br />
quella dei circa -20 m al largo.<br />
Sotto il profilo geomorfologico, la costa si presenta bassa e sabbiosa. Il fondale<br />
prospiciente e colonizzato dalla P. oceanica è caratterizzato da una piattaforma ad<br />
andamento sub-orizzontale protesa verso il mare aperto, con pendenza iniziale intorno al<br />
2% fino all’isobata dei -10 m mentre prosegue verso il largo si riduce all’1,3-1,5% nel<br />
tratto fondale che si spinge sino all’isobata dei -50 m. Lungo l’arco costiero in esame, si<br />
evidenzia la presenza della foce di un corso d’acqua denominato Canale Raho che si<br />
addentra per alcuni chilometri nell’entroterra di Gallipoli. Tale corso idrico, a regime<br />
variabile legato sostanzialmente alle precipitazioni meteoriche e al drenaggio di varie<br />
immissioni presenti nell’entroterra, dista dal sito marino in esame all’incirca 700 m.<br />
Di seguito si riportano alcune immagini subacquee relative alle tre stazioni ove sono<br />
state effettuate le osservazioni dirette ed i campionamenti nonché una foto esterna<br />
relativa al tratto costiero prospiciente l’area d’indagine (Figg. 26÷29).<br />
Nella Tab. 5, invece, vengono riportati i dati relativi agli aspetti ecologici e biologici<br />
emersi dalle analisi effettuate sul posidonieto in esame.<br />
45
Fig. 25 – Stazioni d’indagine e campionamento relative alla prateria di Gallipoli (LE)<br />
(LS = limite superiore; ZI = zona intermedia; LI = limite inferiore).<br />
46
Fig. 26 – Prateria di Gallipoli (LE): sito costiero prospiciente l’area di campionamento.<br />
Fig. 27 – Prateria di Gallipoli (LE): posidonieto su matte e sabbia in corrispondenza del limite<br />
superiore (-10 m). Si nota il notevole accumulo di fasci e foglie morte misto a rifiuti antropici.<br />
47
Fig. 28 – Prateria di Gallipoli (LE): posidonieto fitto su matte nella zona intermedia (-13 m).<br />
Fig. 29 – Prateria di Gallipoli (LE): limite inferiore progressivo su substrato incoerente misto ad una<br />
certa componente fangosa (-20 m).<br />
48
Tab. 5. – Principali dati ecologici e biologici relativi alla prateria di Gallipoli (TA).<br />
Data di campionamento: 26/10/2004<br />
Profondità (m) 10 13 20<br />
Densità prateria (fasci m -2 ) 319 ± 29,8 341 ± 76,9 121 ± 17,9<br />
Stima copertura fondale (%) 70 68 55<br />
Classificazione prateria<br />
classe prateria classe prateria classe prateria<br />
(Giraud, 1977)<br />
III rada III rada V semiprateria<br />
Classificazione prateria<br />
classe prateria classe prateria classe prateria<br />
(Pergent et al., 1995; Pergent-Martini & Pergent, 1996) DB disturbata DN in equilibrio DB disturbata<br />
Lungh. media foglie giovanili (cm) 1,4 ± 1,4 1,4 ± 1,3 1,6 ± 1,5<br />
Lungh. media foglia intermedia (cm) 16,7 ± 7,7 14,7 ± 6,0 10,9 ± 4,2<br />
Lungh. tot. media foglia adulta (cm) 34,7 ± 16,1 33,2 ± 14,3 28,0 ± 10,0<br />
Largh. media foglia giovanile (cm) 0,6 ± 0,2 0,6 ± 0,2 0,7 ± 0,2<br />
Largh. media foglia intermedia (cm) 0,8 ± 0,1 0,8 ± 0,1 0,9 ± 0,1<br />
Largh. media foglia adulta (cm) 0,9 ± 0,1 0,9 ± 0,1 0,9 ± 0,1<br />
Numero medio foglie x fascio 6,6 ± 0,9 7,0 ± 1,3 7,6 ± 1,2<br />
Coeff. "A" medio foglie intermedie (%) 0,0 0,0 0,0<br />
Coeff. "A" medio foglie adulte (%) 57,4 40,4 52,3<br />
Coeff. "A" medio totale (%) 27,0 21,7 31,2<br />
Tessuto bruno medio foglia intermedia (%) 0,0 0,0 0,0<br />
Tessuto bruno medio foglia adulta (%) 14,4 16,7 21,9<br />
Biomassa fogliare med (mg s.s. fascio -1 ) 573,4 ± 257,1 541,5 ± 218,9 575,4 ± 243,2<br />
Superficie fogliare med (cm 2 fascio -1 ) 99,0 ± 43,7 103,3 ± 41,8 95,6 ± 42,0<br />
Leaf Standing Crop (g s.s. m -2 ) 161,5 ± 73,5 162,2 ± 65,9 58,8 ± 25,1<br />
Leaf Area Index (m 2 m -2 ) 3,2 ± 1,4 3,5 ± 1,4 1,2 ± 0,5<br />
TF tasso formaz. fogliare (n. foglie fascio -1 anno -1 ) 6,33 ± 1,37 5,45 ± 0,94 6,19 ± 1,41<br />
TR tasso di crescita del rizoma (cm anno -1 ) 1,10 ± 0,50 0,39 ± 0,15 0,54 ± 0,24<br />
PR produzione<br />
del rizoma<br />
staz. limite superiore staz. zona intermedia<br />
(g s.s. anno -1 ) 0,104 ± 0,062 0,035 ± 0,058 0,053 ± 0,033<br />
(g s.s. m -2 anno -1 ) 33,29 ± 19,82 11,98 ± 19,76 6,40 ± 4,02<br />
(g s.s. fascio -1 anno -1 )<br />
(g s.s. m<br />
1,01 0,80 0,70<br />
-2 anno -1 Produz. fogliare 2003<br />
) 323,45 273,74 84,69<br />
N. peduncoli fiorali rinvenuti (paleofioriture)<br />
0 0 0<br />
IT Indice Tracce Policheti borers (%) 37,9 36,7 26,7<br />
IB Indice Borers Policheti (%) 31,0 13,3 13,3<br />
IT Indice Tracce Isopodi borers (%) 0,0 26,7 0,0<br />
IB Indice Borers Isopodi (%) 0,0 6,7 0,0<br />
IC Indice Colonizzazione (IT+IB) (%) 69,0 76,7 40,0<br />
Numero totale individui 9 6 4<br />
Numero totale specie 2 3 2<br />
Ricoprim. medio fogliare epifiti vegetali (%) 4,9 5,6 7,1<br />
Ricoprim. medio fogliare epifiti animali (%) 2,5 1,0 1,9<br />
Ricoprim. medio fogliare totale (%) 7,4 6,6 9,0<br />
staz. limite inferiore<br />
49
Sotto il profilo ecologico-strutturale, il tratto di prateria indagato ha mostrato un limite<br />
superiore su matte e, a tratti, su sabbia medio-fine. In <strong>generale</strong>, il limite superiore è<br />
risultato sinuoso e spesso caratterizzato da un fronte di inizio della vegetazione alquanto<br />
netto. Tale fronte vegetazionale risulta preceduto sottocosta sino alla batimetrica dei 7-8<br />
m da un’ampia fascia a matte morta, larga in media un centinaio di metri, quasi del tutto<br />
priva di ciuffi di Posidonia, la cui consistenza strutturale e lo scarso ricoprimento algale<br />
sembrano indicare un fenomeno di regressione della prateria alquanto recente e<br />
probabilmente ancora in atto. Lungo il fronte dell’attuale limite superiore della prateria<br />
sono state rilevate, inoltre, estese zone di accumulo di detrito vegetale di Posidonia<br />
frammisto ad una notevole quantità di rifiuti antropici di varia origine (es. contenitori di<br />
plastica, vetro, alluminio ecc.), probabilmente accumulato sottocosta dal gioco delle<br />
correnti locali. Nella zona dell’attuale limite superiore, il posidonieto ha mostrato una<br />
copertura media intorno al 70%; la densità media dei fasci è risultata di 319±29,8 fasci m -2<br />
e inquadrabile nella classe III (prateria rada) sensu Giraud, mentre in riferimento alla<br />
classificazione di Pergent-Martini & Pergent la prateria risulterebbe “disturbata” (DB =<br />
Densità Bassa). La zona intermedia della prateria ha evidenziato una copertura simile alla<br />
precedente (68% in media) ed un substrato d’impianto quasi esclusivamente formato da<br />
“matte”. Nell’ambito del “core” della prateria sono stati osservati, purtroppo, frequenti<br />
radure prive di vegetazione nonché segni di degrado dovuti ad “aggressione meccanica”<br />
di origine antropica (es. ancoraggi, attrezzi da pesca). La densità media dei fasci<br />
riscontrata (341±76,9 fasci m -2 ) risulta normale e rientra nella classe III sensu Giraud ed<br />
anche in riferimento alla classificazione proposta da Pergent-Martini & Pergent essa<br />
risulta “in equilibrio” (DN). Infine, il limite inferiore è risultato di tipo progressivo su<br />
substrato incoerente (sabbia grossolana moderatamente infangata) e caratterizzato da un<br />
normale diradamento della prateria. Il grado di copertura in prossimità del limite inferiore è<br />
risultato in media del 55%, con una densità media dei fasci pari a 121±17,9 fasci m -2 .<br />
Questa zona della prateria è quindi inquadrabile nell’ultima classe di Giraud (classe V<br />
semi-prateria) nonché riferibile ad un tipo di prateria “disturbata” (DB = Densità Bassa)<br />
sensu Pergent-Martini & Pergent. Sia in prossimità dei due limiti della prateria che nella<br />
sua zona centrale è stata osservata la presenza, delle alghe invasive Caulerpa racemosa<br />
e Caulerpa prolifera.<br />
In conclusione, il posidonieto indagato, ha mostrato un discreto stato di salute. In<br />
termini di conservazione, comunque, si sottolinea la necessità di tenere sotto controllo i<br />
fenomeni di arretramento osservati nell’ambito del limite superiore della prateria ed<br />
evidenziati dalla presenza di ampi tratti di fondale a matte morta di recente formazione. A<br />
tal fine risulta indispensabile individuare le possibili cause legate allo stato degrado in<br />
50
atto, alle quali va necessariamente posto un rimedio onde evitare un progressivo ed<br />
inevitabile arretramento di questo tratto di prateria.<br />
4.2.5 Prateria di Ugento (Lecce) (Carte IGM n. 536 III; 536 II)<br />
Il tratto di prateria di P. oceanica esaminata nella zona costiera di Ugento fa parte di un<br />
esteso posidonieto che prende origine a NW da Punta del Pizzo (Comune di Gallipoli) e<br />
corre parallelamente alla costa per oltre 30 km sino a raggiungere località Torre i Pali<br />
(Comune di Salve). Il primo tratto di prateria, che si estende tra Punta del Pizzo e Torre S.<br />
Giovanni, presenta una larghezza variabile fra i 1000 ed i 1500 m e colonizza il fondale<br />
compreso fra i 10 ed i 23 m di profondità. In questo tratto la pendenza del fondale è<br />
stimabile intorno all’1,5-1,6%. Superato il traverso di T.re S. Giovanni e proseguendo<br />
verso SE, la fascia di posidonieto tende a portarsi verso il largo. In questo tratto ha inizio<br />
la zona delle Secche di Ugento, caratterizzata da bassi fondali e da scogli semi-affioranti,<br />
estesa sino a oltre 3 km di distanza dalla costa. All'interno delle secche è presente la<br />
Posidonia oceanica che risulta frammista al fondale roccioso, formando un mosaico<br />
biocenotico di particolare pregio biologico. Lungo tutto il margine esterno delle secche,<br />
invece, il posidonieto si distribuisce in maniera più uniforme fra i 10 ed i 26 m di<br />
profondità, terminando più a Sud nei fondali antistanti Torre i Pali. Il fondale delle Secche<br />
di Ugento e quello esterno ad esse mostra un andamento sub-orizzontale con una<br />
pendenza media intorno allo 0,4%. Il transetto costa-largo lungo il quale sono state<br />
effettuate le 3 stazioni di campionamento, corrispondenti al limite superiore (-9 m), alla<br />
zona intermedia (-14 m) e al limite inferiore (-26 m) del posidonieto, è stato effettuato in<br />
data 6/11/2004 nel tratto di mare antistante Torre S. Giovanni posta in prossimità delle<br />
Secche di Ugento (Fig. 30). In questo tratto di fondale, la prateria è risultata compresa fra<br />
la batimetrica dei -9 m sottocosta e quella dei -26 m al largo, mostrando una larghezza di<br />
quasi 2 km.<br />
Il profilo geomorfologico di questo tratto costiero risulta basso e prevalentemente<br />
sabbioso, con presenza lungo la costa di alcuni tratti caratterizzati da affioramenti rocciosi<br />
debolmente inclinati verso il mare. Il fondale colonizzato dal posidonieto in esame e<br />
prospiciente la località di Torre S. Giovanni, evidenzia una piattaforma sommersa suborizzontale<br />
con alternanza di tratti sabbiosi e rocciosi, con una pendenza media intorno<br />
all’1% fino all’isobata dei 50 m. La zona costiera esaminata possiede un modesto reticolo<br />
idrografico superficiale sviluppato in senso parallelo alla costa e creato dall’intervento<br />
antropico. La presenza di terreni costieri paludosi ha indotto la realizzazione di interventi<br />
di bonifica consistenti in una fitta rete di canali di drenaggio e di sbocco a mare, alimentati<br />
51
da acque dolci emergenti dalla falda freatica profonda che prende origine dai rilievi<br />
murgiani presenti nell’entroterra.<br />
Di seguito si riportano alcune immagini subacquee relative alle tre stazioni ove sono<br />
state effettuate le osservazioni dirette ed i campionamenti biologici nonché una foto<br />
esterna relativa al tratto costiero indagato (Figg. 31÷34) mentre nella Tab. 6 vengono<br />
riportati i principali dati relativi gli aspetti ecologici e biologici rilevati.<br />
Fig. 30 – Stazioni d’indagine e campionamento relative alla prateria di Ugento (LE).<br />
(LS = limite superiore; ZI = zona intermedia; LI = limite inferiore).<br />
52
Fig. 31 – Prateria di Ugento: sito costiero prospiciente l’area di campionamento.<br />
Fig. 32 – Prateria di Ugento: posidonieto su matte in corrispondenza del limite superiore (-9 m).<br />
53
Fig. 33 – Prateria di Ugento: posidonieto fitto su matte nella zona intermedia (-14 m).<br />
Fig. 34 – Prateria di Ugento: limite inferiore progressivo su substrato sabbioso (-26 m).<br />
54
Tab. 6. – Principali dati ecologici e biologici relativi alla prateria di Ugento (LE).<br />
Data di campionamento: 06/11/2004<br />
staz. limite superiore staz. zona intermedia<br />
Profondità (m) 9 14 26<br />
Densità prateria (fasci m -2 ) 458 ± 106,8 357 ± 74,0 117 ± 18,4<br />
Stima copertura fondale (%) 75 80 40<br />
Classificazione prateria<br />
classe prateria classe prateria classe prateria<br />
(Giraud, 1977)<br />
II densa III rada V semiprateria<br />
Classificazione prateria<br />
classe prateria classe prateria classe prateria<br />
(Pergent et al., 1995; Pergent-Martini & Pergent, 1996)<br />
DN in equilibrio DN in equilibrio DN in equilibrio<br />
Lungh. media foglie giovanili (cm) 1,4 ± 1,2 1,6 ± 1,5 1,8 ± 1,6<br />
Lungh. media foglia intermedia (cm) 19,5 ± 9,5 24,8 ± 11,7 19,5 ± 8,8<br />
Lungh. tot. media foglia adulta (cm) 33,0 ± 13,4 37,6 ± 11,3 48,8 ± 15,9<br />
Largh. media foglia giovanile (cm) 0,7 ± 0,2 0,6 ± 0,2 0,7 ± 0,2<br />
Largh. media foglia intermedia (cm) 0,8 ± 0,1 0,8 ± 0,1 0,9 ± 0,1<br />
Largh. media foglia adulta (cm) 0,9 ± 0,1 0,9 ± 0,1 0,9 ± 0,1<br />
Numero medio foglie x fascio 6,1 ± 0,6 6,2 ± 0,8 6,8 ± 0,8<br />
Coeff. "A" medio foglie intermedie (%) 0,0 3,6 0,0<br />
Coeff. "A" medio foglie adulte (%) 34,9 47,7 42,1<br />
Coeff. "A" medio totale (%) 14,9 23,2 22,6<br />
Tessuto bruno medio foglia intermedia (%) 0,0 0,0 0,0<br />
Tessuto bruno medio foglia adulta (%) 13,0 2,4 13,2<br />
Biomassa fogliare med (mg s.s. fascio -1 ) 526,8 ± 177,2 588,1 ± 126,4 777,0 ± 264,4<br />
Superficie fogliare med (cm 2 fascio -1 ) 104,2 ± 30,8 118,4 ± 22,8 161,0 ± 49,9<br />
Leaf Standing Crop (g s.s. m -2 ) 214,8 ± 74,7 186,6 ± 38,4 80,2 ± 27,0<br />
Leaf Area Index (m 2 m -2 ) 4,8 ± 1,4 4,2 ± 0,8 1,9 ± 0,6<br />
TF tasso formaz. fogliare (n. foglie fascio -1 anno -1 ) 5,61 ± 0,89 5,95 ± 0,80 5,78 ± 1,74<br />
TR tasso di crescita del rizoma (cm anno -1 ) 0,75 ± 0,31 1,04 ± 0,37 0,44 ± 0,25<br />
PR produzione<br />
del rizoma<br />
(g s.s. anno -1 ) 0,077 ± 0,041 0,088 ± 0,038 0,053 ± 0,040<br />
(g s.s. m -2 anno -1 ) 35,33 ± 18,69 31,30 ± 13,59 6,24 ± 4,62<br />
(g s.s. fascio -1 anno -1 )<br />
(g s.s. m<br />
0,80 0,75 1,30<br />
-2 anno -1 Produz. fogliare 2003<br />
) 364,28 267,32 152,22<br />
N. peduncoli fiorali rinvenuti (paleofioriture)<br />
0 0 0<br />
IT Indice Tracce Policheti borers (%) 23,3 36,7 53,3<br />
IB Indice Borers Policheti (%) 23,3 26,7 36,7<br />
IT Indice Tracce Isopodi borers (%) 0,0 0,0 0,0<br />
IB Indice Borers Isopodi (%) 0,0 0,0 0,0<br />
IC Indice Colonizzazione (IT+IB) (%) 46,7 63,3 86,7<br />
Numero totale individui 8 9 14<br />
Numero totale specie 2 2 2<br />
Ricoprim. medio fogliare epifiti vegetali (%) 16,5 13,1 10,1<br />
Ricoprim. medio fogliare epifiti animali (%) 2,2 0,9 0,8<br />
Ricoprim. medio fogliare totale (%) 18,7 14,0 10,9<br />
staz. limite inferiore<br />
55
In relazione agli aspetti ecologici e morfologici emersi dalle osservazioni dirette e dalle<br />
misure effettuate in immersione, la prateria ha evidenziato in corrispondenza del suo<br />
limite superiore (-9 m) una colonizzazione abbastanza continua e caratterizzata da fronti<br />
di vegetazione rigogliosa impiantati su matte. Un fondale a matte denudata, invece, si è<br />
evidenziato più sottocosta con ampie radure e costoni privi di piante, estesi verso riva sino<br />
alla batimetria dei circa 7 m. Lungo il fronte del suo limite superiore, il posidonieto ha<br />
mostrato valori di copertura in media del 75%; la densità media dei fasci è risultata<br />
elevata (458±106,8 fasci m -2 ) e inquadrabile nella classe II (prateria densa) sensu Giraud<br />
ed inoltre in riferimento alla classificazione proposta da Pergent-Martini & Pergent, la<br />
prateria risulta nettamente “in equilibrio” (DN = Densità Normale). Anche la zona<br />
intermedia della prateria (-14 m) ha evidenziato una copertura alquanto continua (80% in<br />
media) ed un substrato d’impianto caratterizzato da un’alternanza di sabbia grossolana e<br />
matte. In alcuni tratti diradati della prateria è stata osservata la presenza dell’alga invasiva<br />
Caulerpa racemosa. La densità media dei fasci è risultata naturalmente inferiore<br />
(357±74,0 fasci m -2 ) rispetto alla precedente, rientrando nella classe III sensu Giraud<br />
(prateria rada), mentre in riferimento alla classificazione sensu Pergent-Martini & Pergent<br />
la prateria nella sua zona centrale risulta ancora “in equilibrio” (DN). Infine, il limite<br />
inferiore di questo tratto di posidonieto (-26 m) è risultato di tipo progressivo su substrato<br />
incoerente (sabbione detritico). In contiguità con il limite inferiore della prateria è stata<br />
osservata, una colonizzazione discontinua dell’alga invasiva Caulerpa racemosa che al<br />
momento non sembra raggiungere il posidonieto né propagarsi al suo interno, ma<br />
colonizza diffusamente le formazioni coralligene ed il fondale detritico circostante presenti<br />
più in profondità. Il grado di copertura della prateria in prossimità del suo limite inferiore<br />
risulta nettamente inferiore rispetto alle stazioni indagate più sottocosta ed in media<br />
attestato intorno al 40%. Anche la densità media dei fasci risulta notevolmente ridotta<br />
(117±18,4 fasci m -2 ) a causa dell’aumento della profondità. In questo caso la prateria<br />
rientra nella classe V sensu Giraud (semi-prateria), ma nonostante la sua rarefazione<br />
assolutamente naturale per questa profondità, essa risulta ancora una prateria “in<br />
equilibrio” (DN = Densità Normale) sensu Pergent-Martini & Pergent.<br />
In definitiva, il posidonieto indagato ha mostrato attualmente un <strong>generale</strong> status di<br />
buona salute ed un buono stato di conservazione. Risulta importante rilevare, comunque,<br />
la presenza di una fascia a matte morta e denudata contigua all’attuale limite superiore<br />
della prateria e compresa nella fascia batimetrica dei 7-9 m. Tale arretramento verso il<br />
largo del limite superiore della prateria necessita di attività future di monitoraggio, al fine di<br />
rilevare l’eventuale progredire nel tempo di tale fenomeno di degrado o la definitiva<br />
stabilizzazione della zona del margine superficiale del posidonieto.<br />
56
4.2.6 Prateria di Otranto (Lecce) (Carte IGM n. 527 IV; 513 III)<br />
Il posidonieto presente lungo il litorale del comune di Otranto é localizzato nel tratto<br />
costiero pugliese più meridionale del Mar Adriatico, in prossimità dell’omonimo Canale<br />
d’Otranto che rappresenta il limite fra il Mar Adriatico ed il Mar Ionio (Fig. 35). Più<br />
precisamente, la prateria è localizzata nel tratto di mare compreso tra località Torre del<br />
Serpe, subito a Sud di Otranto, ed il Fanale di Torre S. Andrea a Nord a circa 14 km di<br />
distanza. Essa si estende parallelamente alla linea di costa a partire, in media, dalla<br />
batimetrica dei 6-7 m raggiungendo al largo quella dei 24-25 m. Lungo il tratto di mare<br />
compreso tra Torre del Serpe e Torre S. Stefano, la prateria risulta distribuita su una<br />
fascia di fondale a larghezza variabile tra i 200 m e i 600 m, a seconda della<br />
morfobatimetria del fondale. Nella baia di Alimini, invece, essa si allarga distribuendosi<br />
uniformemente su di una fascia di fondale ampia sino a quasi 1500 m. Proseguendo<br />
verso Nord, il posidonieto torna a restringersi, mostrando un’ampiezza media variabile fra<br />
i 300 ed i 400 m.<br />
Il profilo morfologico del tratto costiero indagato risulta generalmente alto e formato da<br />
costoni rocciosi fortemente inclinati verso il mare (Fig. 36), pur presentando alcune<br />
insenature anch’esse caratterizzate da litorale roccioso più basso e quindi accessibile sia<br />
da terra che da mare. La spiaggia di Alimini ed il litorale sabbioso che prosegue verso<br />
Nord oltre località Frassanito, pur assumendo ampiezze variabili a seconda dei tratti più o<br />
meno sottoposti ad erosione costiera, sono caratterizzate dalla presenza di un elevato<br />
cordone dunale pressoché continuo e colonizzato da una tipica vegetazione costiera a<br />
macchia mediterranea. Per quanto concerne gli aspetti idrologici dell’area costiera in<br />
esame, si può osservare come per la maggior parte della sua estensione il tratto di costa<br />
considerato manchi di un reticolo idrografico superficiale. Fa eccezione la presenza delle<br />
lagune salmastre costiere dei Laghi Alimini e della relativa foce a mare situata al centro<br />
della baia omonima, localizzata all’incirca 5 km più a Nord rispetto al tratto di prateria<br />
monitorato.<br />
Il transetto costa-largo su cui sono state allocate le stazioni di prelievo, corrispondenti<br />
rispettivamente al limite superiore (-7 m), alla zona centrale (-14 m) e al limite inferiore<br />
(-24 m) della prateria, è stato effettuato in data 23/09/2004 nel tratto di mare antistante la<br />
zona costiera rocciosa poco a Sud di località Masseria Grande (fig. 35). In questo tratto di<br />
fondale, la prateria è risultata compresa fra la batimetrica dei -7 m sottocosta e quella dei<br />
circa -24 m al largo, mostrando un’ampiezza in direzione costa-largo di circa 300 m.<br />
Di seguito si riportano alcune immagini subacquee relative alle tre stazioni ove sono<br />
state effettuate le osservazioni dirette ed i campionamenti nonché una foto esterna<br />
relativa al tratto costiero prospiciente l’area d’indagine (figg. 36-39). Nella tab. 7, invece,<br />
57
vengono riportati i parametri relativi ai principali dati ecologici e biologici emersi dalle<br />
indagini effettuate.<br />
Fig. 35 – Stazioni d’indagine e campionamento relative alla prateria di Otranto (LE).<br />
(LS = limite superiore; ZI = zona intermedia; LI = limite inferiore).<br />
58
Fig. 36 – Prateria di Otranto: sito costiero prospiciente l’area di campionamento.<br />
Fig. 37 – Prateria di Otranto: posidonieto su matte e roccia nella zona del limite superiore (-7 m).<br />
59
Fig. 38 – Prateria di Otranto: posidonieto su matte nella zona intermedia (-14 m).<br />
Fig. 39 – Prateria di Otranto: limite inferiore di tipo regressivo su substrato sabbio-limoso (-24 m).<br />
60
Tab. 7 – Principali parametri ecologici e biologici relativi alla prateria di Otranto (LE).<br />
Data di campionamento: 23/09/2004<br />
staz. limite superiore staz. zona intermedia<br />
Profondità (m) 7 14 24<br />
Densità prateria (fasci m -2 ) 498 ± 118,3 218 ± 61,7 74 ± 17,5<br />
Stima copertura fondale (%) 45 95 75<br />
Classificazione prateria<br />
classe prateria classe prateria classe prateria<br />
(Giraud, 1977)<br />
II densa IV molto rada V semiprateria<br />
Classificazione prateria<br />
classe prateria classe prateria classe prateria<br />
(Pergent et al., 1995; Pergent-Martini & Pergent, 1996)<br />
DN in equilibrio DB disturbata DB disturbata<br />
Lungh. media foglie giovanili (cm) 1,9 ± 1,6 1,7 ± 1,6 1,5 ± 1,4<br />
Lungh. media foglia intermedia (cm) 9,1 ± 3,4 13,0 ± 5,8 14,6 ± 7,8<br />
Lungh. tot. media foglia adulta (cm) 26,2 ± 9,8 50,1 ± 22,4 51,9 ± 15,4<br />
Largh. media foglia giovanile (cm) 0,7 ± 0,2 0,7 ± 0,3 0,8 ± 0,3<br />
Largh. media foglia intermedia (cm) 0,9 ± 0,1 1,0 ± 0,1 0,9 ± 0,1<br />
Largh. media foglia adulta (cm) 0,9 ± 0,1 1,0 ± 0,1 1,0 ± 0,1<br />
Numero medio foglie x fascio 6,8 ± 1,3 7,5 ± 1,1 7,6 ± 1,0<br />
Coeff. "A" medio foglie intermedie (%) 0,0 0,0 2,2<br />
Coeff. "A" medio foglie adulte (%) 48,4 55,1 68,3<br />
Coeff. "A" medio totale (%) 33,0 33,3 40,0<br />
Tessuto bruno medio foglia intermedia (%) 0,0 0,0 0,0<br />
Tessuto bruno medio foglia adulta (%) 18,2 11,6 21,3<br />
Biomassa fogliare med (mg s.s. fascio -1 ) 520,9 ± 254,9 1121,9 ± 423,3 954,1 ± 290,1<br />
Superficie fogliare med (cm 2 fascio -1 ) 73,2 ± 39,1 184,5 ± 78,6 171,0 ± 51,8<br />
Leaf Standing Crop (g s.s. m -2 ) 209,3 ± 105,8 207,5 ± 79,7 61,8 ± 19,2<br />
Leaf Area Index (m 2 m -2 ) 3,6 ± 1,9 4,0 ± 1,7 1,3 ± 0,4<br />
TF tasso formaz. fogliare (n. foglie fascio -1 anno -1 ) 5,85 ± 1,14 5,59 ± 1,25 5,85 ± 1,03<br />
TR tasso di crescita del rizoma (cm anno -1 ) 0,70 ± 0,32 0,40 ± 0,15 0,38 ± 0,23<br />
PR produzione<br />
del rizoma<br />
(g s.s. anno -1 ) 0,080 ± 0,038 0,054 ± 0,028 0,044 ± 0,042<br />
(g s.s. m -2 anno -1 ) 39,81 ± 18,90 11,68 ± 6,17 3,25 ± 3,12<br />
(g s.s. fascio -1 anno -1 )<br />
(g s.s. m<br />
1,24 2,07 1,58<br />
-2 anno -1 Produz. fogliare 2003<br />
) 618,01 451,42 117,57<br />
N. peduncoli fiorali rinvenuti (paleofioriture)<br />
1 0 0<br />
IT Indice Tracce Policheti borers (%) 23,3 26,7 26,7<br />
IB Indice Borers Policheti (%) 36,7 40,0 10,0<br />
IT Indice Tracce Isopodi borers (%) 20,0 10,0 0,0<br />
IB Indice Borers Isopodi (%) 3,3 0,0 0,0<br />
IC Indice Colonizzazione (IT+IB) (%) 70,0 63,3 36,7<br />
Numero totale individui 14 14 3<br />
Numero totale specie 3 2 1<br />
Ricoprim. medio fogliare epifiti vegetali (%) 32,7 16,3 18,3<br />
Ricoprim. medio fogliare epifiti animali (%) 1,1 3,1 8,2<br />
Ricoprim. medio fogliare totale (%) 33,8 19,4 26,6<br />
staz. limite inferiore<br />
61
Gli aspetti ecologico-strutturali della prateria hanno evidenziato un limite superiore (-7<br />
m) non ben definito e caratterizzato da una distribuzione a “macchia di leopardo” su<br />
lastroni rocciosi o su matte a spessore variabile. A causa di tale morfologia, nella zona del<br />
limite superiore il posidonieto ha mostrato valori di copertura del fondale alquanto variabili<br />
e attestati in media intorno al 45%; la densità media dei fasci, invece, è risultata elevata,<br />
con un valore pari a 498±118,3 fasci m -2 inquadrabile nella classe II (prateria densa)<br />
sensu Giraud, mentre secondo la classificazione proposta da Pergent-Martini & Pergent la<br />
prateria è risultata “in equilibrio” (DN = Densità Normale) in riferimento alla profondità del<br />
suo attuale limite superficiale (-7 m).<br />
Al contrario, la zona centrale della prateria (-14 m) ha evidenziato una copertura<br />
decisamente più continua (95% in media) ed un substrato d’impianto caratterizzato quasi<br />
esclusivamente da matte. La densità media dei fasci è risultata però sensibilmente<br />
inferiore rispetto alla zona precedente (218±61,7 fasci m -2 ), rientrando nella classe IV<br />
sensu Giraud (prateria molto rada), mentre in riferimento alla classificazione sensu<br />
Pergent-Martini & Pergent la prateria risulterebbe “disturbata” e caratterizzata da una<br />
bassa densità (DB) dei fasci.<br />
Infine, il limite inferiore di questo tratto di posidonieto (-24 m) è risultato di tipo<br />
regressivo su substrato incoerente caratterizzato da sabbia mista a sedimento fine limofangoso.<br />
Sebbene il grado di copertura di questo tratto di prateria posto in profondità sia<br />
risultato in media del 75%, essa ha comunque evidenziato una densità dei fasci molto<br />
rarefatta e attestata su un valore decisamente inferiore a quelli osservati per i tratti più<br />
superficiali della prateria. Il valore medio rilevato è pari a 74±17,5 fasci m -2 , riferibile alla<br />
classe V sensu Giraud (semi-prateria) nonché ad una prateria che risulta ancora<br />
“disturbata” (DB = Densità Bassa) sensu Pergent-Martini & Pergent.<br />
In conclusione, il posidonieto indagato ha mostrato attualmente ancora un <strong>generale</strong><br />
status di salute accettabile ed un discreto stato di conservazione, anche se si evidenzia<br />
una certa tendenza al diradamento ed alla diminuzione della densità della prateria<br />
rispetto rilevazioni riportate in lavori scientifici risalenti ad alcuni anni orsono (13)(14) .<br />
13 Guidetti P., Buia M. C., Mazzella L. – 2000 – The use of lepidochronology as a tool of analysis<br />
of dynamic features in the seagrass Posidonia oceanica of the Adriatic Sea. Botanica Marina<br />
43: 1-9.<br />
14 Dalessandro S., Costantino G., Mastrototaro F., M. Panza – submitted – Spatial distribution,<br />
morphological and lepidochronological features of three Posidonia oceanica (L.) Délile<br />
meadows along the apulian coasts (Central Mediterranean Sea). Hydrobiologia.<br />
62
4.2.7 Prateria di Le Cesine (Lecce) (Carte IGM n. 513 IV; 512 I; 596 II; 596 III)<br />
La prateria di località Le Cesine é localizzata nel tratto costiero del Mar Adriatico in<br />
provincia di Lecce, compreso fra Torre Specchia Ruggeri e Torre Veneri. Essa si estende,<br />
per circa 14 km parallelamente alla linea di costa, a partire dall’isobata dei 6-7 m e<br />
raggiungendo al largo quella dei 19-20 m (Fig. 40). Lungo il tratto iniziale compreso tra<br />
Torre Specchia Ruggeri e Masseria Cesine, la prateria risulta distribuita su una fascia di<br />
fondale a larghezza compresa tra i 500 m e gli 800 m e con pendenza media intorno al<br />
2,8% riferita al fondo marino esteso sino all’isobata dei 50 m. Proseguendo verso NW<br />
sino al traverso del faro di S. Cataldo e anche oltre sino a Torre Veneri, il posidonieto<br />
tende ad allargarsi distribuendosi su di una fascia di fondale ampia sino a oltre i 1500 m e<br />
con un profilo del fondo, sino alla batimetrica dei -50 m, a pendenza intorno all’1,7%.<br />
Il profilo morfologico del tratto costiero indagato risulta generalmente basso e<br />
sabbioso, con alternanza di affioramenti rocciosi bassi lungo la linea di battigia (Fig. 41).<br />
La fascia di fondale più sottocosta risulta inoltre caratterizzata da bassi fondali e<br />
formazioni rocciose semi-affioranti. La spiaggia ed il litorale sabbioso assumono ampiezze<br />
variabili nei tratti più o meno sottoposti ad erosione costiera e risultano caratterizzate<br />
nell’immediato entroterra dalla presenza di un cordone dunale pressoché continuo e da<br />
una tipica vegetazione costiera retrodunale a macchia mediterranea.<br />
Per quanto concerne gli aspetti idrogeologici, si può osservare come per la maggior<br />
parte della sua estensione il tratto di costa considerato manchi di un reticolo idrografico<br />
superficiale in grado di convogliare grandi apporti di acque dolci verso il mare. Unica<br />
emergenza idrogeologica dell’area è rappresentata dagli stagni costieri di località Le<br />
Cesine, rappresentati dagli specchi idrici denominati “Pantano Grande e Salapi”,<br />
alimentati da acque meteoriche e della falda freatica localizzata nelle rocce calcaree<br />
circostanti. Tale zona è quindi caratterizzata da grandi superfici ricoperte da vegetazione<br />
igrofila, aree palustri e acquitrini sparsi che hanno dato origine ad un’ area umida di<br />
notevole importanza naturalistica.<br />
Proprio nel tratto di posidonieto presente lungo questo tratto di costa che separa dal<br />
mare gli stagni costieri appena descritti, è stato localizzato il transetto costa-largo<br />
comprendente le stazioni di prelievo rispettivamente al limite superiore (-7 m), alla zona<br />
centrale (-10 m) e al limite inferiore (-19 m) della prateria, effettuato in data 14/12/2004<br />
(Fig. 40).<br />
In questo tratto di fondale la prateria è risultata compresa, quindi, fra la batimetrica dei<br />
-7 m sottocosta e quella dei -19 m al largo, mostrando un’ampiezza media in direzione<br />
costa-largo di circa 1400 m. Di seguito si riportano alcune immagini subacquee relative<br />
alle tre stazioni di campionament0 nonché una foto esterna relativa al tratto costiero<br />
prospiciente l’area d’indagine (figg. 41÷44). Nella successiva Tab. 8, invece, vengono<br />
63
iportati i parametri relativi ai principali dati ecologici e biologici emersi dalle analisi<br />
effettuate.<br />
Fig. 40 – Stazioni d’indagine e campionamento relative alla prateria di Le Cesine (LE).<br />
(LS = limite superiore; ZI = zona intermedia; LI = limite inferiore).<br />
64
Fig. 41 – Prateria di Le Cesine: sito costiero prospiciente l’area di campionamento.<br />
Fig. 42 – Prateria di Le Cesine: posidonieto su sabbia in corrispondenza del limite superiore (-7 m).<br />
65
Fig. 43 – Prateria di Le Cesine: posidonieto su matte nella zona intermedia (-10 m). Si nota la<br />
presenza abbondante delle alghe invasive Caulerpa racemosa e C. prolifera all’interno della prateria.<br />
Fig. 44 – Prateria di Le Cesine: limite inferiore progressivo su sabbione detritico (-19 m). Sullo<br />
sfondo si intravedono imponenti formazioni coralligene.<br />
66
Tab. 8 – Principali parametri ecologici e biologici relativi alla prateria di Le Cesine (LE).<br />
Data di campionamento: 14/12/2004<br />
staz. limite superiore staz. zona intermedia<br />
Profondità (m) 7 10 19<br />
Densità prateria (fasci m -2 ) 359 ± 48,6 502 ± 86,1 221 ± 39,8<br />
Stima copertura fondale (%) 50 70 40<br />
Classificazione prateria<br />
classe prateria classe prateria classe prateria<br />
(Giraud, 1977)<br />
III rada II densa IV molto rada<br />
Classificazione prateria<br />
classe prateria classe prateria classe prateria<br />
(Pergent et al., 1995; Pergent-Martini & Pergent, 1996)<br />
DB disturbata DN in equilibrio DN in equilibrio<br />
Lungh. media foglie giovanili (cm) 1,6 ± 1,6 1,5 ± 1,8 1,2 ± 1,4<br />
Lungh. media foglia intermedia (cm) 17,3 ± 7,3 18,3 ± 6,8 17,7 ± 7,0<br />
Lungh. tot. media foglia adulta (cm) 20,6 ± 7,1 21,4 ± 6,3 20,4 ± 6,3<br />
Largh. media foglia giovanile (cm) 0,6 ± 0,2 0,5 ± 0,3 0,5 ± 0,2<br />
Largh. media foglia intermedia (cm) 0,9 ± 0,1 0,9 ± 0,1 0,9 ± 0,1<br />
Largh. media foglia adulta (cm) 1,0 ± 0,1 1,0 ± 0,1 0,9 ± 0,1<br />
Numero medio foglie x fascio 6,8 ± 1,0 6,7 ± 0,9 6,2 ± 0,8<br />
Coeff. "A" medio foglie intermedie (%) 11,1 18,5 13,3<br />
Coeff. "A" medio foglie adulte (%) 41,5 40,5 40,5<br />
Coeff. "A" medio totale (%) 23,1 26,5 23,7<br />
Tessuto bruno medio foglia intermedia (%) 0,0 0,0 0,0<br />
Tessuto bruno medio foglia adulta (%) 10,8 7,2 3,0<br />
Biomassa fogliare med (mg s.s. fascio -1 ) 419,1 ± 144,1 370,4 ± 82,2 287,8 ± 100,9<br />
Superficie fogliare med (cm 2 fascio -1 ) 82,3 ± 27,9 86,1 ± 18,1 76,3 ± 19,5<br />
Leaf Standing Crop (g s.s. m -2 ) 131,7 ± 45,7 165,7 ± 36,6 55,9 ± 19,6<br />
Leaf Area Index (m 2 m -2 ) 3,0 ± 1,0 4,3 ± 0,9 1,7 ± 0,4<br />
TF tasso formaz. fogliare (n. foglie fascio -1 anno -1 ) 5,62 ± 1,13 5,65 ± 1,21 5,78 ± 0,98<br />
TR tasso di crescita del rizoma (cm anno -1 ) 0,94 ± 0,72 0,55 ± 0,32 0,68 ± 0,28<br />
PR produzione<br />
del rizoma<br />
(g s.s. anno -1 ) 0,089 ± 0,068 0,055 ± 0,044 0,056 ± 0,027<br />
(g s.s. m -2 anno -1 ) 31,82 ± 24,55 27,77 ± 22,19 12,46 ± 5,97<br />
(g s.s. fascio -1 anno -1 )<br />
(g s.s. m<br />
0,84 0,64 0,51<br />
-2 anno -1 Produz. fogliare 2003<br />
) 300,10 319,56 111,92<br />
N. peduncoli fiorali rinvenuti (paleofioriture)<br />
22 0 1<br />
IT Indice Tracce Policheti borers (%) 30,0 33,3 40,0<br />
IB Indice Borers Policheti (%) 26,7 50,0 30,0<br />
IT Indice Tracce Isopodi borers (%) 0,0 10,0 0,0<br />
IB Indice Borers Isopodi (%) 0,0 0,0 0,0<br />
IC Indice Colonizzazione (IT+IB) (%) 56,7 86,7 70,0<br />
Numero totale individui 8 17 9<br />
Numero totale specie 2 2 2<br />
Ricoprim. medio fogliare epifiti vegetali (%) 14,7 12,7 15,4<br />
Ricoprim. medio fogliare epifiti animali (%) 1,8 2,2 3,5<br />
Ricoprim. medio fogliare totale (%) 16,4 14,9 18,9<br />
staz. limite inferiore<br />
67
In riferimento agli aspetti ecologico-strutturali della prateria, è stato osservato un limite<br />
superiore (-7 m) caratterizzato da una distribuzione a “macchia di leopardo”, con frange e<br />
macchioni di vegetazione impiantate prevalentemente su fondo sabbioso a granulometria<br />
medio-fine e su matte. La zona del limite superiore ha mostrato valori di copertura del<br />
fondale alquanto variabili e attestati in media intorno al 50%; la densità media dei fasci<br />
nella zona del limite superiore della prateria ha evidenziato un valore pari a 359±48,6<br />
fasci m -2 inquadrabile nella classe III (prateria rada) sensu Giraud, mentre secondo la<br />
classificazione proposta da Pergent-Martini & Pergent la prateria è risultata “disturbata”<br />
(DB = Densità Bassa) in riferimento alla profondità del suo attuale limite superficiale (-7<br />
m). La zona centrale della prateria (-10 m) ha evidenziato una copertura più continua<br />
(70% in media) con un substrato d’impianto caratterizzato quasi esclusivamente da matte.<br />
Anche la densità media dei fasci è risultata superiore rispetto alla zona precedente, con<br />
un valore medio più elevato e pari a 502±86,1 fasci m -2 rientrante nella classe II sensu<br />
Giraud (prateria densa), mentre secondo la classificazione sensu Pergent-Martini &<br />
Pergent questo tratto di prateria risulterebbe “in equilibrio” e caratterizzato da una densità<br />
normale (DN) dei fasci. La presenza in questa zona della prateria delle specie algali<br />
invasive Caulerpa racemosa e C. prolifera risulta decisamente abbondante e diffusa<br />
anche negli spazi interni del posidonieto (Fig. 43). Infine, il limite inferiore (-19 m) è<br />
risultato di tipo progressivo su sabbia grossolana e sedimento fine. La prateria risulta in<br />
vari tratti interdigitata con imponenti biocostruzioni appartenenti alla biocenosi coralligena<br />
formando una fascia di transizione ecologica (ecotono) tra il posidonieto e la biocenosi<br />
coralligena. Proprio a causa di struttura, il posidonieto in profondità risulta discontinuo e il<br />
suo grado di copertura risulta in media del 40%. Esso ha inoltre evidenziato una densità<br />
dei fasci bassa, mostrando un valore medio pari a 221±39,8 fasci m -2 . Tale stima di<br />
densità rientra nella classe IV sensu Giraud (prateria molto rada) nonché in una<br />
classificazione che vede la prateria ancora “in equilibrio” (DN = Densità Normale) secondo<br />
la classificazione di Pergent-Martini. Si fa rilevare, infine, la presenza anche a questa<br />
profondità delle specie algali invasive appartenenti al genere Caulerpa che colonizzano<br />
diffusamente il substrato incoerente al margine della prateria .<br />
In sintesi, il posidonieto indagato ha mostrato attualmente un <strong>generale</strong> status di buona<br />
salute ed un discreto stato di conservazione, soprattutto in riferimento alla zona centrale<br />
ed a quella prossima al limite inferiore della prateria. Leggermente sotto “stress”<br />
sembrerebbe la zona relativa al limite superiore del posidonieto, per il quale le<br />
osservazioni subacquee hanno evidenziato un certa discontinuità della copertura vegetale<br />
e la presenza di tratti di matte morta ricolonizzata da Caulerpa. Per tale motivo, in tale<br />
zona è stato realizzata una delimitazione mediante picchetti metallici di un margine della<br />
prateria, al fine di verificare nel tempo eventuali evoluzioni spaziali della stessa.<br />
68
4.2.8 Prateria di Torre Guaceto (Brindisi) (Carte IGM n. 476 II; 476 III; 476 IV; 475 I;<br />
457 II; 457 III; 457 IV; 456 I)<br />
Il posidonieto presente nei fondali antistanti la località costiera di Torre Guaceto si<br />
estende per oltre 60 km nel tratto di Mar Adriatico pugliese che va da P.ta Patedda (BR),<br />
subito a NW di Brindisi, sino alla cittadina costiera di Monopoli (BA). Essa nella parte più<br />
meridionale, da P.ta Patedda sino agli Scogli di Apani, risulta frammentata in macroaree,<br />
localizzate in una fascia di fondale di circa 2 km e compresa fra le isobate degli 8 ai 25 m<br />
verso il largo. A partire da Torre Guaceto e sino a Torre S. Leonardo, il posidonieto<br />
occupa una fascia larga circa 1,5÷2 km, compresa tra le isobate degli 8-9 m e dei 18-20 m<br />
e caratterizzata da un profilo morfobatimetrico con pendenza media intorno al 2%. Lungo<br />
la fascia costiera più a Nord, tra Torre S. Leonardo e la cittadina di Savelletri, grazie alla<br />
minore pendenza del fondale marino (intorno all’1÷0,8%), il posidonieto occupa una fascia<br />
di fondale man mano sempre più ampia che sfiora i 2,5 km di larghezza, sino grossomodo<br />
al traverso di Torre Canne. Nel tratto compreso fra Savelletri e Monopoli esso si estende<br />
sino all’isobata dei 20 m evidenziando una progressiva diminuzione della sua ampiezza<br />
man mano che si avvicina a Monopoli, laddove esso termina.<br />
Sotto il profilo morfologico, la costa prospiciente la prateria in esame risulta bassa e<br />
rocciosa, con alternanza di tratti sabbiosi più o meno estesi in lunghezza, come quelli ad<br />
esempio della baia a Sud di Torre Guaceto o del tratto costiero Torre Canne – Torre S.<br />
Leonardo. Per quanto attiene le caratteristiche idrogeologiche, lungo i tratti costieri<br />
appena citati e prospicienti il posidonieto in studio sono presenti le foci a mare di alcune<br />
sorgenti di acqua dolce derivanti da emergenze freatiche di provenienza murgiana. Nella<br />
zona compresa fra gli Scogli di Apani e Torre Guaceto, ad esempio, sono presenti gli<br />
sbocchi a mare della sorgente Apani e del Canale Reale che con i suoi apporti alimenta<br />
proprio gli acquitrini che caratterizzano la zona umida di Torre Guaceto. Nel tratto di<br />
litorale sabbioso tra Torre S. Leonardo e Torre Canne, inoltre, si rinvengono le foci di 3<br />
sorgenti che vanno sotto il nome rispettivamente di Fiume Morello, Fiume Piccolo e Fiume<br />
Grande.<br />
Il transetto costa-largo su cui sono state allocate le 3 stazioni d’indagine,<br />
corrispondenti rispettivamente al limite superiore (-8,5 m), alla zona intermedia (-11 m) e<br />
al limite inferiore (-18 m) del posidonieto, è stato effettuato in data 16/12/2004 e risulta<br />
localizzato a circa 1,7 km a NW della Torre costiera (Fig. 45). In questo tratto di fondale la<br />
prateria è risultata compresa fra la batimetrica dei -8,5 e quella dei -18 m al largo.<br />
69
Di seguito si riportano alcune immagini subacquee relative alle tre stazioni ove sono<br />
state effettuate le osservazioni dirette ed i campionamenti nonché una foto esterna<br />
relativa al tratto costiero prospiciente l’area d’indagine (Figg. 46-49).<br />
Nella successiva Tab. 9 si riportano i parametri relativi agli aspetti ecologici e biologici<br />
emersi dalle analisi effettuate sui campioni prelevati.<br />
Fig. 45 – Stazioni d’indagine e campionamento relative alla prateria di Torre Guaceto (BR)<br />
(LS = limite superiore; ZI = zona intermedia; LI = limite inferiore).<br />
70
Fig. 46 – Prateria di Torre Guaceto: sito costiero prospiciente l’area di campionamento.<br />
Fig. 47 – Prateria di Torre Guaceto: posidonieto su sabbia e matte in corrispondenza del limite<br />
superiore (-8,5 m). Notevole la presenza dell’alga invasiva Caulerpa racemosa a contatto con il<br />
margine della prateria.<br />
71
Fig. 48 – Prateria di Torre Guaceto: posidonieto su matte nella zona intermedia (-11 m). La<br />
colonizzazione di Caulerpa racemosa risulta abbondante all’interno della prateria.<br />
Fig. 49 – Prateria di Torre Guaceto: limite inferiore netto su substrato incoerente (-18 m). Notevole<br />
la presenza di Caulerpa racemosa a contatto con il bordo del posidonieto<br />
72
Tab. 9 – Principali dati ecologici e biologici relativi alla prateria di Torre Guaceto (BR).<br />
Data di campionamento: 16/12/2004<br />
Profondità (m) 8,5 11 18<br />
Densità prateria (fasci m -2 ) 443 ± 48,3 347 ± 38,9 196 ± 23,0<br />
Stima copertura fondale (%) 70 80 80<br />
Classificazione prateria<br />
classe prateria classe prateria classe prateria<br />
(Giraud, 1977)<br />
II densa III rada IV molto rada<br />
Classificazione prateria<br />
classe prateria classe prateria classe prateria<br />
(Pergent et al., 1995; Pergent-Martini & Pergent, 1996) DN in equilibrio DN in equilibrio DB disturbata<br />
Lungh. media foglie giovanili (cm) 1,6 ± 1,7 1,4 ± 1,3 1,0 ± 1,1<br />
Lungh. media foglia intermedia (cm) 22,2 ± 9,1 19,7 ± 9,7 21,7 ± 10,0<br />
Lungh. tot. media foglia adulta (cm) 22,5 ± 5,0 24,3 ± 7,6 31,1 ± 10,0<br />
Largh. media foglia giovanile (cm) 0,6 ± 0,3 0,6 ± 0,2 0,5 ± 0,2<br />
Largh. media foglia intermedia (cm) 0,9 ± 0,1 0,9 ± 0,1 0,9 ± 0,1<br />
Largh. media foglia adulta (cm) 0,9 ± 0,1 0,9 ± 0,1 1,0 ± 0,1<br />
Numero medio foglie x fascio 6,4 ± 1,0 6,6 ± 1,0 6,9 ± 1,0<br />
Coeff. "A" medio foglie intermedie (%) 1,7 0,0 0,0<br />
Coeff. "A" medio foglie adulte (%) 4,4 14,6 37,0<br />
Coeff. "A" medio totale (%) 2,9 6,4 15,2<br />
Tessuto bruno medio foglia intermedia (%) 0,0 0,0 0,0<br />
Tessuto bruno medio foglia adulta (%) 13,6 9,6 10,6<br />
Biomassa fogliare med (mg s.s. fascio -1 ) 497,0 ± 133,1 481,5 ± 197,0 514,8 ± 154,2<br />
Superficie fogliare med (cm 2 fascio -1 ) 96,2 ± 22,9 99,4 ± 38,2 127,8 ± 33,4<br />
Leaf Standing Crop (g s.s. m -2 ) 191,4 ± 50,1 146,6 ± 59,5 88,9 ± 26,0<br />
Leaf Area Index (m 2 m -2 ) 4,3 ± 1,0 3,4 ± 1,3 2,5 ± 0,7<br />
TF tasso formaz. fogliare (n. foglie fascio -1 anno -1 ) 5,74 ± 1,01 5,34 ± 1,31 5,57 ± 1,35<br />
TR tasso di crescita del rizoma (cm anno -1 ) 0,61 ± 0,17 0,53 ± 0,22 0,43 ± 0,20<br />
PR produzione<br />
del rizoma<br />
staz. limite superiore staz. zona intermedia<br />
(g s.s. anno -1 ) 0,077 ± 0,099 0,047 ± 0,023 0,038 ± 0,024<br />
(g s.s. m -2 anno -1 ) 33,99 ± 43,60 16,34 ± 8,08 7,47 ± 4,62<br />
(g s.s. fascio -1 anno -1 )<br />
(g s.s. m<br />
0,68 0,68 0,58<br />
-2 anno -1 Produz. fogliare 2003<br />
) 299,14 237,46 113,95<br />
N. peduncoli fiorali rinvenuti (paleofioriture)<br />
2 2 1<br />
IT Indice Tracce Policheti borers (%) 36,7 33,3 30,0<br />
IB Indice Borers Policheti (%) 30,0 26,7 33,3<br />
IT Indice Tracce Isopodi borers (%) 0,0 0,0 0,0<br />
IB Indice Borers Isopodi (%) 0,0 0,0 0,0<br />
IC Indice Colonizzazione (IT+IB) (%) 73,3 60,0 63,3<br />
Numero totale individui 10 8 14<br />
Numero totale specie 2 2 2<br />
Ricoprim. medio fogliare epifiti vegetali (%) 0,8 10,3 3,7<br />
Ricoprim. medio fogliare epifiti animali (%) 2,6 0,9 7,1<br />
Ricoprim. medio fogliare totale (%) 3,4 11,2 10,8<br />
staz. limite inferiore<br />
73
Sotto il profilo ecologico, la prateria ha evidenziato in corrispondenza del suo limite<br />
superiore un fronte di vegetazione uniforme e continuo impiantato su matte, nonché<br />
frange e macchioni presenti sui tratti di fondale sabbioso. Lungo il suo limite superiore (-<br />
8,5 m) il posidonieto ha manifestato valori di copertura in media intorno al 70%; la densità<br />
media dei fasci per m 2 di prateria è risultata buona (443±48,3 fasci m -2 ) e attribuibile alla<br />
classe II (prateria densa) sensu Giraud, e anche rispetto alla classificazione proposta da<br />
Pergent-Martini la prateria risulterebbe “in equilibrio” e caratterizzata da una densità del<br />
tutto normale (DN). In questa stazione sono stati osservati tratti a matte morta,<br />
ricolonizzata da varie specie algali fra le quali spicca la notevole abbondanza della specie<br />
invasiva Caulerpa racemosa. Il fitto tappeto algale creato da questa specie risulta in vari<br />
tratti strettamente a contatto con il bordo della prateria (Fig. 47).<br />
La zona intermedia della prateria ha evidenziato una copertura leggermente più<br />
continua rispetto alla zona precedente (80% in media), con substrato d’impianto<br />
caratterizzato da “matte”. In questa zona centrale del posidonieto (-11 m) la densità media<br />
dei fasci (347±38,9 fasci m -2 ) rientra nella classe III sensu Giraud (prateria rada), nonché<br />
ancora nella tipologia di prateria “in equilibrio” (DN = Densità Normale) sensu Pergent-<br />
Martini & Pergent. Anche in questa zona della prateria è stata osservata un’abbondante<br />
presenza di C. racemosa che si insinua con i suoi talli e stoloni striscianti fra le piante del<br />
posidonieto (fig. 48). Infine, il limite inferiore di questo tratto di prateria (-18 m) è risultato<br />
di tipo netto su sabbione detritico a granulometria eterogenea. Anche in questo caso è<br />
stata osservata una notevole presenza di C. prolifera a contatto con il limite profondo della<br />
prateria (fig. 49). Il grado di copertura del posidonieto al limite inferiore è risultato in media<br />
attestato intorno all’80% del fondale, mentre la densità media dei fasci è risultata<br />
sensibilmente più bassa rispetto alle zone più superficiali indagate, con un valore medio<br />
pari a 196±23,0 fasci m -2 . Tale dato permette di inserire questa zona della prateria nella<br />
classe IV sensu Giraud (prateria molto rada), mentre secondo la classificazione di<br />
Pergent-Martini riferita a questo ambito batimetrico, il dato di densità rilevato rientrerebbe<br />
nell’ambito di una prateria “disturbata” (DB = Densità Bassa).<br />
In sintesi, il posidonieto indagato, ha mostrato un <strong>generale</strong> stato di buona salute ed un<br />
buon grado di conservazione. Questo è probabilmente dovuto anche al regime di tutela<br />
cui sono attualmente sottoposti i fondali marini della Riserva Marina in cui ricade anche la<br />
prateria in oggetto. Va sottolineata, comunque, la massiccia presenza in tutti gli ambiti<br />
batimetrici indagati della specie algale invasiva Caulerpa racemosa. Sebbene al momento<br />
delle indagini non siano stati rilevati fenomeni evidenti di sofferenza della fanerogama<br />
marina in relazione alla notevole abbondanza della specie algale ed alla sua notoria<br />
rapidità colonizzativa, è comunque auspicabile una periodica attività di monitoraggio della<br />
74
prateria al fine di rilevare l’insorgere di eventuali fenomeni di regressione e/o stress a<br />
carico della stessa.<br />
4.2.9 Prateria di Bari (Carte IGM n. 539 II; 539 III; 538 I)<br />
Il tratto di prateria indagato appartiene al posidonieto localizzato nel Mar Adriatico sui<br />
fondali prospicienti il tratto di costa compreso tra la località S. Vito (Comune di Polignano<br />
a Mare) ed il molo foraneo a sud del Porto di Bari.<br />
Essa si distribuisce parallelamente alla linea di costa a partire dalla batimetrica dei 9-<br />
10 m e si estende verso il largo fino ad una profondità variabile fra i 13-14 m per la zona<br />
più a Sud compresa fra Polignano e Mola di Bari. L’estensione in profondità si riduce ai<br />
10-11 m man mano che ci si avvicina al tratto costiero di pertinenza del comune di Bari.<br />
Anche la larghezza del posidonieto risulta variabile in questo tratto di costa: essa si aggira<br />
intorno ai 250-300 m nel tratto più meridionale fra Polignano e Mola di Bari, mentre verso<br />
NW il posidonieto tende gradualmente ad assottigliarsi e a mostrarsi discontinuo,<br />
frammentario e in alcuni casi del tutto occasionale. La prateria in oggetto presenta alcune<br />
importanti caratteristiche strutturali. Innanzitutto è importante segnalare la presenza<br />
sottocosta, a partire dai 5-8 m di profondità, di una fascia a matte morta pressoché<br />
continua, la cui larghezza risulta in alcuni tratti più ampia della stessa fascia di fondale<br />
attualmente colonizzata dalla Posidonia. Anche per quanto riguarda il limite inferiore della<br />
prateria, attualmente sono presenti ampi tratti a matte morta spesso difficilmente<br />
riconoscibile in quanto seppellita da sedimento fine o ricoperta da un tappeto algale<br />
pressoché uniforme. Inoltre, a causa del progressivo peggioramento della trasparenza<br />
delle acque in questo tratto costiero, le biocenosi più sciafile presenti in profondità (es. il<br />
coralligeno) tendono a risalire e quindi si ritrovano già a partire dai 10-11 m di profondità,<br />
frammiste a frange e macchioni sparsi di Posidonia ancora presenti in questo ambito<br />
batimetrico. In definitiva, quindi, la presenza della Posidonia in questo tratto di costa<br />
pugliese è generalmente riscontrabile a ridosso della batimetrica degli 8-11 m, con ciuffi,<br />
macchie e fasce di vegetazione impiantate solitamente su matte, ben visibile in ampi tratti<br />
denudati ed occasionalmente in radure sabbiose laddove la matte risulta erosa o assente,<br />
con una distribuzione sostanzialmente “a mosaico”. Il profilo batimetrico del tratto costiero<br />
in esame risulta mediamente ripido e caratterizzato da una pendenza variabile tra 1,5 ed<br />
1,8%.<br />
Il transetto costa-largo lungo il quale sono state effettuate le 3 stazioni di<br />
campionamento previste, è stato effettuato in data 11/11/2004 nel tratto di mare antistante<br />
il lungomare di Bari e quindi sui fondali direttamente prospicienti il centro urbano del<br />
capoluogo pugliese (Fig. 50). Le profondità d’indagine e campionamento ove è stata<br />
75
invenuta la Posidonia sono risultate tutte comprese nell’intervallo batimetrico degli 8-10<br />
m. In questo tratto di fondale, quindi, la prateria risulta distribuita a “mosaico” a partire<br />
dalla batimetrica dei -8,5 m e sino a quella dei -10 m. Sottocosta, comunque, a partire<br />
dalla profondità dei 6-7 m è stata osservata una fascia a matte morta molto erosa ed<br />
assottigliata, ricolonizzata da un ricco popolamento algale, a tratti alternata ad<br />
affioramenti rocciosi o a radure sabbiose.<br />
Il profilo morfologico del tratto costiero antistante il transetto d’indagine risulta<br />
fortemente alterato dalla presenza del centro urbano prospiciente che ne ingloba vari<br />
tratti. Esso si presenta basso e roccioso, immergendosi in mare con una gradinata<br />
rocciosa debolmente inclinata che determina piccoli e graduali salti batimetrici man mano<br />
che si procede verso il largo. Il fondale colonizzato dal posidonieto, quindi, presenta un<br />
andamento sub-orizzontale, con alternanza di tratti sabbiosi e rocciosi che si estendono<br />
verso il largo con una pendenza media intorno all’1% fino all’isobata dei 20 m.<br />
Gli apporti di acque dolci lungo il fronte costiero antistante l’area di mare indagata<br />
sono scarsi e regolati sostanzialmente dalle precipitazioni meteoriche che vengono<br />
canalizzate e riversate a mare dagli impluvi artificiali e dalle canalizzazioni (fogna bianca)<br />
a servizio dell’insediamento urbano. Sporadici affioramenti freatici subalvei sono presenti<br />
fra le calcareniti costiere con apporti di acque dolci per lo più di trascurabile entità.<br />
Di seguito si riportano alcune immagini subacquee relative alle tre stazioni ove sono<br />
state effettuate le osservazioni dirette ed i campionamenti biologici nonché una foto<br />
esterna relativa al tratto costiero indagato e ricadente nell’ambito urbano della città di Bari<br />
(Figg. 51-54).<br />
Infine, nella tab. 10 vengono riportati i principali dati relativi gli aspetti ecologici e<br />
biologici emersi dalle analisi effettuate sui campioni di P. oceanica prelevati in quest’area<br />
marina.<br />
76
Fig. 50 – Stazioni d’indagine e campionamento relative alla prateria di Bari.<br />
(LS = limite superiore; ZI = zona intermedia; LI = limite inferiore).<br />
77
Fig. 51 – Prateria di Bari: sito costiero prospiciente l’area di campionamento.<br />
Fig. 52 – Prateria di Bari: posidonieto su matte e sabbia in corrispondenza del limite superiore<br />
(-8,5 m). In evidenza il quadrato (40 x 40 cm) utilizzato per il conteggio dei fasci.<br />
78
Fig. 53 – Prateria di Bari: posidonieto su matte nella zona intermedia (-9 m).<br />
Fig. 54 – Prateria di Bari: limite inferiore regressivo su matte e sabbia misto a nuclei di coralligeno<br />
(-10 m).<br />
79
Tab. 10 – Principali dati ecologici e biologici relativi alla prateria di Bari.<br />
Data di campionamento: 11/11/2004<br />
Profondità (m) 8,5 9 10<br />
Densità prateria (fasci m -2 ) 371 ± 68,4 301 ± 37,9 252 ± 52,7<br />
Stima copertura fondale (%) 15 40 45<br />
Classificazione prateria<br />
(Giraud, 1977)<br />
classe prateria classe prateria classe prateria<br />
III rada III rada IV molto rada<br />
Classificazione prateria<br />
classe prateria classe prateria classe prateria<br />
(Pergent et al., 1995; Pergent-Martini & Pergent, 1996)<br />
DB disturbata DB disturbata DB disturbata<br />
Lungh. media foglie giovanili (cm) 2,0 ± 1,3 1,5 ± 1,3 1,8 ± 1,6<br />
Lungh. media foglia intermedia (cm) 14,2 ± 5,9 12,3 ± 5,5 12,6 ± 5,3<br />
Lungh. tot. media foglia adulta (cm) 24,0 ± 8,5 22,7 ± 9,5 23,7 ± 8,9<br />
Largh. media foglia giovanile (cm) 0,7 ± 0,2 0,7 ± 0,2 0,7 ± 0,2<br />
Largh. media foglia intermedia (cm) 0,9 ± 0,1 0,9 ± 0,1 0,9 ± 0,1<br />
Largh. media foglia adulta (cm) 0,9 ± 0,1 1,0 ± 0,1 1,0 ± 0,1<br />
Numero medio foglie x fascio 6,9 ± 1,0 6,9 ± 1,1 6,7 ± 1,4<br />
Coeff. "A" medio foglie intermedie (%) 1,9 0,0 3,9<br />
Coeff. "A" medio foglie adulte (%) 35,8 51,9 39,1<br />
Coeff. "A" medio totale (%) 19,0 26,4 20,6<br />
Tessuto bruno medio foglia intermedia (%) 0,0 0,0 0,0<br />
Tessuto bruno medio foglia adulta (%) 11,9 14,8 9,4<br />
Biomassa fogliare med (mg s.s. fascio -1 ) 469,6 ± 165,3 420,6 ± 118,8 384,3 ± 190,2<br />
Superficie fogliare med (cm 2 fascio -1 ) 85,0 ± 26,7 79,7 ± 22,1 73,1 ± 32,9<br />
Leaf Standing Crop (g s.s. m -2 ) 148,9 ± 51,6 107,7 ± 31,0 83,5 ± 41,6<br />
Leaf Area Index (m 2 m -2 ) 3,2 ± 1,0 2,4 ± 0,7 1,8 ± 0,8<br />
TF tasso formaz. fogliare (n. foglie fascio -1 anno -1 ) 6,04 ± 1,17 5,61 ± 1,47 5,23 ± 1,38<br />
TR tasso di crescita del rizoma (cm anno -1 ) 0,76 ± 0,35 0,61 ± 0,27 0,50 ± 0,20<br />
PR produzione<br />
del rizoma<br />
staz. limite superiore staz. zona intermedia<br />
(g s.s. anno -1 ) 0,084 ± 0,046 0,066 ± 0,038 0,048 ± 0,023<br />
(g s.s. m -2 anno -1 ) 31,22 ± 16,92 19,93 ± 11,47 12,11 ± 5,76<br />
(g s.s. fascio -1 anno -1 )<br />
(g s.s. m<br />
1,10 0,75 0,78<br />
-2 anno -1 Produz. fogliare 2003<br />
) 409,33 225,15 196,62<br />
N. peduncoli fiorali rinvenuti (paleofioriture)<br />
1 1 0<br />
IT Indice Tracce Policheti borers (%) 36,7 36,7 53,3<br />
IB Indice Borers Policheti (%) 33,3 13,3 30,0<br />
IT Indice Tracce Isopodi borers (%) 0,0 0,0 0,0<br />
IB Indice Borers Isopodi (%) 0,0 0,0 0,0<br />
IC Indice Colonizzazione (IT+IB) (%) 70,0 50,0 83,3<br />
Numero totale individui 14 4 11<br />
Numero totale specie 1 1 2<br />
Ricoprim. medio fogliare epifiti vegetali (%) 27,5 32,1 39,2<br />
Ricoprim. medio fogliare epifiti animali (%) 4,8 4,9 4,7<br />
Ricoprim. medio fogliare totale (%) 32,3 37,0 43,9<br />
staz. limite inferiore<br />
80
In relazione agli aspetti ecologico-strutturali emersi dalle osservazioni dirette e dalle<br />
misure effettuate in immersione, la prateria ha evidenziato in corrispondenza del suo<br />
limite superiore (-8,5 m) una colonizzazione molto frammentata e discontinua su matte e<br />
su fondo sabbioso grossolano. Sottocosta è presente un’ampia fascia a matte morta,<br />
larga all’incirca 200-300 m, spesso erosa o ricoperta da sedimento, a testimonianza<br />
dell’estensione originaria della prateria verso riva sino alla batimetria dei 6-7 m. Lungo il<br />
suo limite superiore, il posidonieto ha mostrato valori di copertura bassissimi, in media del<br />
15%; la densità media dei fasci, invece, è risultata normale (371±68,4 fasci m -2 ) e<br />
inquadrabile nella classe III (prateria rada) sensu Giraud ed inoltre in riferimento alla<br />
classificazione proposta da Pergent-Martini & Pergent, la prateria risulta “disturbata” (DB<br />
= Densità Bassa). Anche la zona intermedia della prateria (-9 m) ha evidenziato una<br />
copertura alquanto scarsa (40% in media) e una struttura a chiazze e ciuffi sparsi su una<br />
matte molto assottigliata. La densità media dei fasci è risulta pari a 301±37,9 fasci m -2 e<br />
quindi leggermente inferiore rispetto alla zona precedente, rientrando nella classe III<br />
sensu Giraud (prateria rada), mentre in riferimento alla classificazione sensu Pergent-<br />
Martini la prateria nella sua zona centrale risulta ancora “disturbata” (DB). Infine, il limite<br />
inferiore di questo posidonieto (-10 m) è risultato di tipo regressivo su substrato<br />
incoerente (sabbione detritico) e frammisto a numerosi nuclei bioconcrezionati di<br />
coralligeno già presenti a questa profondità. Il grado di copertura della prateria in<br />
prossimità del suo limite inferiore risulta simile alla stazione intermedia ed in media<br />
attestato intorno al 45%. La densità media dei fasci risulta ulteriormente ridotta (252±52,7<br />
fasci m -2 ) per cui in questo caso la prateria rientra nella classe IV sensu Giraud (prateria<br />
molto rada), ed inoltre essa risulta ancora una prateria “disturbata” (DN = Densità Bassa)<br />
sensu Pergent-Martini & Pergent.<br />
In definitiva, il posidonieto indagato pur avendo mostrando valori relativi ai parametri<br />
biologici sostanzialmente accettabili, purtroppo mostra attualmente un <strong>generale</strong> status di<br />
conservazione e di distribuzione alquanto insoddisfacente. Risulta importante rilevare, la<br />
notevole presenza di matte morta e denudata sia nelle zone marginali della prateria che<br />
all’interno della stessa, il che dimostra un progressivo ed apparentemente inarrestabile<br />
fenomeno di regressione. Non di meno, eventuali misure tese a migliorare le condizioni di<br />
torbidità delle acque nonché a diminuire il carico trofico dell’area di mare, potrebbero a<br />
lungo termine produrre effetti benefici su questa fascia di posidonieto che, a parte le Isole<br />
Tremiti, rappresenta uno dei fondali a Posidonia oceanica più settentrionali dell’Adriatico<br />
pugliese.<br />
81
4.2.10 Prateria delle Isole Tremiti (Foggia) (Carte IGM n. 583 IV Nord)<br />
Il posidonieto delle Isole Tremiti risulta composto da tre praterie di modesta<br />
estensione, localizzate rispettivamente nel “canale” presente fra l’isola di S. Nicola ed il<br />
Cretaccio, nel tratto di fondale antistante la costa in località “I Pagliai” (isola di S. Domino)<br />
ed infine sulla fascia di fondale davanti alle insenature contigue di Cala Matano e di Cala<br />
Spido (isola di S. Domino). In particolare, la prateria compresa nel tratto di fondale fra<br />
l’isola di S. Nicola ed il Cretaccio si estende per una lunghezza di circa 600 m. Essa<br />
risulta compresa fra la batimetrica dei -6 m, lungo il suo limite superiore in prossimità di S.<br />
Domino, e i -18 m del suo limite inferiore posto circa un centinaio di metri al largo dello<br />
“Scoglio la Vecchia”. Più limitata in estensione risulta la prateria presente al largo de “I<br />
Pagliai”, distribuita su una fascia di fondale lunga circa 550 m e compresa quasi<br />
interamente nella fascia batimetrica dei 15-19 m di profondità. Infine, la terza prateria, è<br />
posta lungo il tratto costiero sud-orientale di S. Domino a ridosso delle insenature di Cala<br />
Spido e di Cala Matano. Essa si sviluppa in lunghezza per quasi 550 m e la sua<br />
distribuzione batimetrica risulta compresa fra i 7-10 m di profondità (limite superiore)<br />
all’interno delle due insenature e l’isobata dei 17-19 m (limite inferiore) all’esterno delle<br />
baie.<br />
Il tratto costiero prospiciente il sito d’indagine appartiene al versante dell’Isola di S.<br />
Domino comprendente la baia di Cala Matano. L’insenatura evidenzia una conformazione<br />
rocciosa e sostanzialmente elevata, anche se al suo interno non mancano alcuni punti di<br />
approdo su strati rocciosi sub-orizzontali a livello di battigia o in un’esigua spiaggiatta<br />
sabbio-ghiaiosa posta in fondo alla stessa. Il fondale marino antistante Cala Matano<br />
risulta caratterizzato da un substrato roccioso particolarmente irregolare e scosceso che<br />
ripropone sott’acqua la morfologia della prospiciente costa emersa ed evidenzia<br />
un’accentuata inclinazione stimata intorno al 13%.<br />
Il transetto costa-largo su cui sono state individuate le stazioni di campionamento,<br />
corrispondenti rispettivamente al limite superiore (-7 m), alla zona centrale (-14 m) e al<br />
limite inferiore (-19 m), è stato effettuato in data 9/9/2004 nel tratto di mare antistante Cala<br />
Matano presente sul versante sud-orientale dell’Isola di S. Domino (Fig. 55). In questo<br />
tratto di fondale, quindi, la prateria risulta compresa fra la batimetrica dei -7 m sottocosta<br />
e quella dei circa -19 m al largo, mostrando un’ampiezza in direzione costa-largo<br />
oscillante tra i 130-150 m.<br />
Di seguito si riportano alcune immagini subacquee relative alle tre stazioni ove sono<br />
state effettuate le osservazioni dirette ed i campionamenti nonché una foto esterna<br />
relativa alla zona costiera prospiciente l’area d’indagine (Figg. 56-59). Nella successiva<br />
Tab. 11, invece, vengono riportati i parametri relativi ai principali dati ecologici e biologici<br />
emersi dalle analisi effettuate.<br />
82
Fig. 55 – Stazioni d’indagine e campionamento relative alla prateria delle Isole Tremiti (FG).<br />
(LS = limite superiore; ZI = zona intermedia; LI = limite inferiore).<br />
83
Fig. 56 – Prateria di Tremiti: sito costiero di Cala Matano prospiciente l’area di campionamento.<br />
Fig. 57 – Prateria di Tremiti: posidonieto su matte e roccia nella zona del limite superiore (-7 m).<br />
84
Fig. 58 – Prateria di Tremiti: posidonieto su matte nella zona intermedia (-14 m).<br />
Fig. 59 – Prateria di Tremiti: limite inferiore regressivo su substrato sabbio-fangoso (-19 m).<br />
85
Tab. 11 – Principali parametri ecologici e biologici relativi alla prateria delle Isole Tremiti (FG).<br />
Data di campionamento: 09/09/2004<br />
Profondità (m) 7 14 19<br />
Densità prateria (fasci m -2 ) 312 ± 74,2 189 ± 46,8 173 ± 38,3<br />
Stima copertura fondale (%) 60 65 50<br />
Classificazione prateria<br />
classe prateria classe prateria classe prateria<br />
(Giraud, 1977)<br />
III rada IV molto rada IV molto rada<br />
Classificazione prateria<br />
classe prateria classe prateria classe prateria<br />
(Pergent et al., 1995; Pergent-Martini & Pergent, 1996)<br />
DA<br />
molto<br />
disturbata DB disturbata DB disturbata<br />
Lungh. media foglie giovanili (cm) 1,3 ± 1,4 1,2 ± 1,2 1,5 ± 1,3<br />
Lungh. media foglia intermedia (cm) 13,0 ± 7,1 25,5 ± 17,7 21,3 ± 12,9<br />
Lungh. tot. media foglia adulta (cm) 26,2 ± 7,3 46,3 ± 15,8 56,7 ± 17,0<br />
Largh. media foglia giovanile (cm) 0,6 ± 0,3 0,7 ± 0,3 0,8 ± 0,3<br />
Largh. media foglia intermedia (cm) 0,8 ± 0,1 1,0 ± 0,1 1,0 ± 0,1<br />
Largh. media foglia adulta (cm) 0,8 ± 0,1 1,0 ± 0,1 1,0 ± 0,1<br />
Numero medio foglie x fascio 6,9 ± 1,3 6,8 ± 1,4 6,8 ± 1,6<br />
Coeff. "A" medio foglie intermedie (%) 0,0 21,1 13,5<br />
Coeff. "A" medio foglie adulte (%) 70,7 77,8 58,6<br />
Coeff. "A" medio totale (%) 45,6 56,4 43,0<br />
Tessuto bruno medio foglia intermedia (%) 0,0 0,0 0,0<br />
Tessuto bruno medio foglia adulta (%) 33,7 26,4 19,6<br />
Biomassa fogliare med (mg s.s. fascio -1 ) 545,6 ± 258,3 1015,2 ± 391,7 1414,6 ± 493,4<br />
Superficie fogliare med (cm 2 fascio -1 ) 76,7 ± 26,4 176,6 ± 64,7 227,3 ± 71,6<br />
Leaf Standing Crop (g s.s. m -2 ) 150,9 ± 66,2 171,9 ± 65,7 216,1 ± 74,7<br />
Leaf Area Index (m 2 m -2 ) 2,4 ± 0,8 3,3 ± 1,2 3,9 ± 1,2<br />
TF tasso formaz. fogliare (n. foglie fascio -1 anno -1 ) 4,98 ± 1,25 5,49 ± 0,94 5,20 ± 1,14<br />
TR tasso di crescita del rizoma (cm anno -1 ) 0,27 ± 0,13 0,53 ± 0,29 0,47 ± 0,18<br />
PR produzione<br />
del rizoma<br />
staz. limite superiore staz. zona intermedia<br />
(g s.s. anno -1 ) 0,030 ± 0,025 0,063 ± 0,049 0,056 ± 0,029<br />
(g s.s. m -2 anno -1 ) 9,33 ± 7,93 11,88 ± 9,27 9,61 ± 5,00<br />
(g s.s. fascio -1 anno -1 )<br />
(g s.s. m<br />
0,87 1,85 1,87<br />
-2 anno -1 Produz. fogliare 2003<br />
) 271,11 348,79 322,06<br />
N. peduncoli fiorali rinvenuti (paleofioriture)<br />
0 0 0<br />
IT Indice Tracce Policheti borers (%) 16,7 10,0 6,7<br />
IB Indice Borers Policheti (%) 0,0 10,0 3,3<br />
IT Indice Tracce Isopodi borers (%) 0,0 0,0 0,0<br />
IB Indice Borers Isopodi (%) 0,0 0,0 0,0<br />
IC Indice Colonizzazione (IT+IB) (%) 16,7 20,0 10,0<br />
Numero totale individui 0 3 1<br />
Numero totale specie 0 2 1<br />
Ricoprim. medio fogliare epifiti vegetali (%) 14,7 13,6 10,3<br />
Ricoprim. medio fogliare epifiti animali (%) 2,4 0,3 0,3<br />
Ricoprim. medio fogliare totale (%) 17,1 13,8 10,5<br />
staz. limite inferiore<br />
86
La prateria ha evidenziato un limite superiore, intorno ai 7-10 m di profondità, con<br />
chiazze e macchioni di Posidonia direttamente impiantate su fondo roccioso o su matte<br />
sottile sovrapposta al substrato roccioso e, più raramente, su substrato incoerente quale<br />
sabbia grossolana mista a ghiaia. Il posidonieto ha mostrato una copertura alquanto<br />
discontinua e attestata in media intorno al 60% del fondale; la densità media dei fasci è<br />
risultata alquanto contenuta, con un valore pari a 312±74,2 fasci m -2 inquadrabile nella<br />
classe III (prateria rada) sensu Giraud, mentre secondo la classificazione proposta da<br />
Pergent-Martini & Pergent la prateria risulta addirittura “molto disturbata” (DA = Densità<br />
Anormale) in riferimento alla profondità d’indagine (-7 m), per la quale un dato medio di<br />
normalità avrebbe dovuto raggiungere almeno i 439 fasci m -2 . Anche la zona centrale<br />
della prateria (-14 m) ha evidenziato una copertura discontinua (65% in media), con un<br />
substrato d’impianto caratterizzato da matte. La densità media dei fasci è risultata<br />
inferiore rispetto alla zona precedente (189±46,8 fasci m -2 ), rientrando nella classe IV<br />
sensu Giraud (prateria molto rada), mentre in riferimento alla classificazione sensu<br />
Pergent-Martini la prateria risulterebbe “disturbata” e caratterizzata da una bassa densità<br />
(DB) dei fasci. Infine, il limite inferiore (-19 m) è risultato di tipo regressivo su substrato<br />
incoerente sabbio-fangoso. Il margine del posidonieto in profondità evidenzia chiari segni<br />
di arretramento, rappresentati dalla presenza di vegetazione sparsa e ciuffi isolati (fig. 59).<br />
Il grado di copertura di questo tratto di prateria è risultato in media del 50%, con una<br />
densità dei fasci pari a 173±38,3 fasci m -2 , riferibile alla classe IV sensu Giraud (prateria<br />
molto rada) nonché ad una prateria “disturbata” (DB = Densità Bassa) sensu Pergent-<br />
Martini & Pergent.<br />
In conclusione, la prateria di Posidonia esaminata sembra evidenziare alcuni segni di<br />
stress ambientale indicati, ad esempio, da bassi valori medi della densità dei fasci che<br />
segnalano una prateria tendenzialmente disturbata e in rarefazione. Tali fenomeni<br />
sembrano manifestarsi principalmente nelle zone dei limiti della prateria (superiore ed<br />
inferiore) ma in un certo qual modo anche nella zona centrale. Il limite inferiore manifesta<br />
fenomeni di regressione più evidenti forse dovuti sia a fenomeni naturali sia a disturbi<br />
antropici. Alcuni gravi fenomeni di degrado sono certamente dovuti alle attività di<br />
stazionamento ed ancoraggio di vari mezzi nautici da diporto che frequentano questo<br />
tratto di mare soprattutto nel periodo di maggior flusso turistico.<br />
In definitiva, tenendo conto dell’elevato pregio biologico-scientifico emerso per questa<br />
prateria dai risultati dell’analisi genetica (prateria monoclinale) (cfr. paragr. 4.2.12) e che<br />
le Isole Tremiti fanno parte come Riserva Marina del comprensorio del Parco Nazionale<br />
del Gargano, risulta necessario adottare efficaci misure di tutela e di monitoraggio, al fine<br />
di evitare che si possa arrivare nel tempo ad una progressiva ed inevitabile scomparsa di<br />
87
queste praterie che rappresentano l’areale di distribuzione più a Nord della P. oceanica<br />
nell’ambito dell’Adriatico centro-meridionale italiano.<br />
4.2.11 Analisi degli organismi perforatori (borers) delle scaglie di Posidonia<br />
oceanica<br />
Nel complesso sono stati analizzati per i borers 867 rizomi di Posidonia provenienti da<br />
tutte le stazioni considerate. I dati ed i relativi indici calcolati a seguito delle analisi<br />
condotte sulla presenza dei borers in ciascuna delle 10 praterie pugliesi indagate,<br />
vengono riportati nella successiva Tab. 12.<br />
In 230 fasci sono stati rinvenuti organismi perforatori (policheti ed isopodi) ed in 260 di<br />
essi, tracce della loro colonizzazione pregressa. Nel complesso sono state rinvenuti 280<br />
individui di policheti, appartenenti a tutte e 4 le specie di Eunicidae conosciute quali<br />
perforatori di Posidonia e solo 9 individui di isopodi appartenenti alla sola specie del<br />
Limnoriidae, Limnoria mazzellae. La composizione tassonomica dei perforatori nelle<br />
praterie delle coste pugliesi è risultata quindi alquanto diversificata e rappresentata da<br />
tutto lo spettro di specie attualmente conosciuto per il Mediterraneo (Gambi et al., 2003).<br />
In ognuna delle stazioni esaminate è stata rinvenuta almeno una specie di perforatore;<br />
in <strong>generale</strong> in ogni fascio era presente un solo organismo perforatore e solo in 41 rizomi<br />
sono stati rinvenuti due o più individui. In nessun fascio sono stati rinvenuti policheti ed<br />
isopodi insieme, mentre in alcuni fasci sono state rinvenute insieme le tracce dei due<br />
gruppi di organismi. Non sono mai stati rilevati fasci con segni di grazing diretto su tessuti<br />
vivi, per cui l’indice lE (indice di erbivoria) non è stato elaborato.<br />
Tra i policheti la specie più abbondante è risultata Lysdice ninetta con 206 individui<br />
(pari al 73,5%), seguita dalla specie co-generica L. Collaris con 52 individui (30,5%) e da<br />
Nematonereis unicornis (12 ind., 4,2%) e Marphysa fallax con soli 2 individui. Infine, 8<br />
esemplari sono rimasti indeterminati perché rovinati e privi dei caratteri morfologici<br />
diagnostici.<br />
I valori dell’indice di IB dei policheti sono risultati variabili da un minimo di 3,3%<br />
(prateria delle Isole Tremiti; tab. 11) ad un massimo di 56,6% (prateria di Torre Colimena),<br />
con un valore medio del 33,3%. I valori dell’indice IT, sempre per i policheti, sono risultati<br />
variabili da un minimo di 6,6% (prateria delle Isole Tremiti) ad un massimo di 53,3%<br />
(prateria di Bari), per una media di 21,6%. I valori rilevati per entrambi gli indici si<br />
inseriscono nel range e nell’ambito della variabilità osservato per questi organismi in altri<br />
siti lungo le coste italiane (Gambi, 2000; Guidetti, 2000; Di Maida et al., 2003; Gambi et<br />
al., 2005). Tuttavia, i valori medi riscontrati lungo le coste della Puglia (33,3%) sono<br />
superiori a quelli rilevati per la Sardegna (Gambi et al., 2004, 2005) e della Sicilia (Di<br />
88
Maida et al., 2003), ed inferiori a quelli rilevati in alcune praterie dell’isola d’Ischia (Gambi,<br />
2000).<br />
Per gli isopodi è stato rilevato, invece, un numero molto esiguo di individui e quindi<br />
valori di IB sempre molto bassi, mentre in alcuni siti e stazioni i valori dell’indice IT<br />
risultano più elevati (fino a 26,6% per la prateria di Torre Colimena e fino al 20% per<br />
quella di Otranto, con una media di 16,6%). Questo andamento è sicuramente dovuto al<br />
fatto che gli isopodi sono organismi molto più mobili e colonizzano le scaglie per tempi più<br />
brevi rispetto ai policheti. Tuttavia, i pochi isopodi rinvenuti, così come la maggior parte<br />
delle loro tracce, sono presenti nelle zone superficiali ed intermedie delle praterie<br />
esaminate, mentre sono molto scarsi nelle zone profonde. Questo andamento è coerente<br />
con quanto osservato in precedenza in numerose praterie analizzate lungo le coste della<br />
Sardegna (Gambi et al., 2004, e 2005), ed anche nella prateria di Otranto studiata in<br />
precedenza nell’ambito di un diverso programma di studio (Gambi et al., 2003b).<br />
Nel complesso, tra policheti ed isopodi e tracce, l’indice di colonizzazione presenta in<br />
alcune stazioni valori che raggiungono l’80 ed il 90%, con una media di 44,9%.<br />
Tra le località analizzate, la più povera di perforatori è risultata la zona delle Isole<br />
Tremiti, con solo 4 esemplari di policheti a tutte le profondità esaminate, mentre i<br />
posidonieti in cui questi organismi sono risultati più frequenti sono quelli di Campomarino,<br />
Torre Colimena e Le Cesine, oltre ad alcune stazioni intermedie e profonde delle praterie<br />
di Ugento, Otranto e Torre Guaceto.<br />
Nel complesso, una prima analisi delle relazioni tra gli indici IB e IT, e le abbondanze<br />
(n. di individui) dei policheti nelle stazioni esaminate, non mette in evidenza alcun<br />
andamento caratteristico rispetto alla profondità o alla densità media delle praterie<br />
esaminate.<br />
Si rileva in <strong>generale</strong> una frequenza ed un’abbondanza leggermente maggiori di questi<br />
organismi nelle zone intermedie e profonde dei transetti esaminati, ma tale andamento<br />
non è risultato statisticamente significativo.<br />
89
Tab. 12 – Dati relativi all’analisi dei borers effettuata nei 10 posidonieti pugliesi indagati.<br />
Prateria S. Pietro S. Pietro S. Pietro Campomarino Campomarino Campomarino T. Colimena T. Colimena T. Colimena Gallipoli Gallipoli Gallipoli Ugento Ugento Ugento<br />
zona lim.sup. zona.int. lim.inf. lim.sup. zona.int. lim.inf. lim.sup. zona.int. lim.inf. lim.sup. zona.int. lim.inf. lim.sup. zona.int. lim.inf.<br />
profondità (m) 4 9 14,5 11 15 20 11 16 23 10 13 20 9 14 26<br />
densità media dei fasci 494 306 250 343 254 221 344 349 228 319 341 121 458 357 117<br />
n° rizomi esanimati 30 30 30 30 30 30 30 30 30 29 30 30 30 30 30<br />
n° rizomi con tracce di policheti 4 4 9 6 14 8 8 10 5 11 11 8 7 11 15<br />
I T ( % ) 13,3 13,3 30 20 46,6 26,6 26,6 33,3 16,6 38 36,6 26,6 23,3 36,6 50<br />
n° rizomi con policheti 5 7 6 14 13 17 13 9 4 4 7 8 11<br />
I B ( % ) 16,6 23,3 20 46,6 43,3 56,6 43,3 31 13,3 13,3 23,3 26,6 36,6<br />
n° rizomi con tracce di isopodi 5 5 2 4 2 7 5 8 7<br />
I T ( % ) 16,6 16,6 6,6 13,3 6,6 23,3 16,6 26,6 23,3<br />
n° rizomi con isopodi 1 1 1 1 1 2<br />
I B ( % ) 3,3 3,3 3,3 3,3 3,3 6,6<br />
n° totale rizomi colonizzati 8 10 14 14 23 24 26 27 23 20 23 12 14 19 26<br />
I C ( % ) 26,6 33,3 46,6 46,6 76,6 80 86,6 90 76,6 69 76,6 40 46,6 63,3 86,6<br />
n° rizomi con più di un borer 2 1 5 6 3 2 1 1 3<br />
Lysidice collaris 1 2 2 8 6 1 4 3 5<br />
Lysidice ninetta 4 6 6 15 12 16 14 5 3 3 4 4 12<br />
Nematonereis unicornis 1 1 2 1 1 2<br />
Marphysa fallax 1<br />
n° policheti non identificati 1 1 1<br />
n° totale policheti 5 9 8 20 20 22 15 9 4 4 8 9 14<br />
Limnoria mazzellae 1 1 1 1 1 2<br />
Prateria Otranto Otranto Otranto Le Cesine Le Cesine Le Cesine T. Guaceto T. Guaceto T. Guaceto Bari Bari Bari Tremiti Tremiti Tremiti<br />
zona lim.sup. zona.int. lim.inf. lim.sup. zona.int. lim.inf. lim.sup. zona.int. lim.inf. lim.sup. zona.int. lim.inf. lim.sup. zona.int. lim.inf.<br />
profondità (m) 7 14 24 7 10 19 8,5 11 18 8,5 9 10 7 14 19<br />
densità media dei fasci 498 218 74 359 502 221 443 347 196 371 301 252 312 189 173<br />
n° rizomi esanimati 29 29 30 30 30 30 30 30 30 30 30 30 30 30 30<br />
n° rizomi con tracce di policheti 7 6 8 9 9 12 11 10 9 11 11 16 5 3 2<br />
I T ( % ) 23,3 20,6 26,6 30 30 40 36,6 33,3 30 36,6 36,6 53,3 16,6 10 6,6<br />
n° rizomi con policheti 11 12 3 8 15 9 9 8 10 10 4 9 3 1<br />
I B ( % ) 36,6 41,3 10 26,6 50 30 30 26,6 33,3 33,3 13,3 30 10 3,3<br />
n° rizomi con tracce di isopodi 6 3 3<br />
I T ( % ) 20,1 10,3 10<br />
n° rizomi con isopodi 1<br />
I B ( % ) 3,3<br />
n° totale rizomi colonizzati 21 19 11 17 26 21 20 18 19 21 15 25 5 6 3<br />
I C ( % ) 70 65,5 36,6 56,6 86,6 70 66,6 60 63,3 70 50 83,3 16,6 20 10<br />
n° rizomi con più di un borer 2 2 1 4 4 2 2<br />
Lysidice collaris 1 6 2 1 3 5 1 1<br />
Lysidice ninetta 10 8 3 5 15 6 4 7 11 14 4 9 1<br />
Nematonereis unicornis 2 2<br />
Marphysa fallax 1<br />
n° policheti non identificati 1 1 1 1 2<br />
n° totale policheti 12 14 3 8 17 9 10 8 14 14 4 11 3 1<br />
Limnoria mazzellae 2
4.2.12 Studio sulla variabilità genetica di Posidonia oceanica lungo le coste<br />
pugliesi<br />
(a cura del Dott. Gabriele Procaccini e del Dott. Massimiliano Ambrosino)<br />
I livelli di variabilità genetica ed i pattern di distribuzione di una specie sono<br />
direttamente correlati ai livelli di flusso genico tra gruppi di individui e tra popolazioni.<br />
L’analisi dei processi evolutivi che sottendono all’esistenza ed alla persistenza di una<br />
popolazione naturale è di fondamentale importanza per stabilire sia confini che il destino<br />
di una specie. Su questo presupposto è stato adoperato quindi uno strumento dai forti<br />
risvolti applicativi in grado di fornire informazioni utili alla gestione diretta della risorsa. In<br />
questa ottica si è provato a discutere e ad interpretare i risultati raggiunti.<br />
Per le popolazioni di Gallipoli ed Otranto l’eccesso di eterozigosi stimato rappresenta<br />
senz’altro un indicatore del buon stato di salute di queste praterie. In particolare, per<br />
Otranto l’elevato livello di variabilità genetica sembra essere riconducibile alla sua<br />
collocazione geografica, in quanto il Canale di Otranto è una zona di mare interessata da<br />
intensi fenomeni correntometrici e da un idrodinamismo molto spinto che avrebbero<br />
potuto favorire nel corso degli anni un elevato flusso genico tramite una attiva dispersione<br />
dei prodotti sessuali della pianta e dei suoi propaguli vegetativi. Questo può aver<br />
determinato un efficiente reclutamento di genotipi alloctoni. Sembra tuttavia plausibile<br />
considerare in questo modello anche le possibili fonti di stress definite da quella che è la<br />
tipologia della pressione antropica delle zone in questione. Sia Otranto che Gallipoli<br />
riescono probabilmente a metabolizzare in modo sufficiente gli effetti delle condizioni di<br />
stress ambientale che si instaurano in loco. Si potrebbe dedurre pertanto che gli impatti<br />
sul sistema Posidonia, dovuti alla loro vocazione prettamente turistica, siano in questo<br />
specifico contesto sufficientemente sostenibili.<br />
Per quanto concerne la popolazione delle Isole Tremiti, le valutazioni fatte in relazione<br />
allo status monoclonale della prateria potrebbero essere indicative di una possibile<br />
condizione di isolamento genetico locale. Nelle popolazioni del bacino Adriatico questa<br />
situazione è stata riscontrata anche in altre popolazioni situate a nord del Gargano ed in<br />
particolare nelle zone di Grado, Kooper e Spalato (Ruggiero et al., 2002) 15 . L’isolamento<br />
genetico sembra essere un fattore prettamente locale in quanto i genotipi multilocus<br />
caratteristici di ognuna delle popolazioni sono diversi tra loro. Questo aspetto potrebbe<br />
essere spiegato mediante la possibile esistenza in zona di particolari regimi<br />
correntometrici che rappresenterebbero barriere fisiche a mare tali da ostacolare<br />
15 Ruggiero M. V., Turk R., Procaccini G. – 2002 – Genetic identity and homozygosity of North<br />
Adriatic populations in Posidonia oceanica: an ancient Post-Glacial clone? Conservation Genetics,<br />
3: 71-74.<br />
91
un’adeguata dispersione dei prodotti sessuali di Posidonia oceanica. Un’altra ipotesi<br />
possibile è quella di un effetto dovuto alla ricolonizzazione post-glaciale (Ruggiero et al.,<br />
2002) (15) che potrebbe aver interessato il bacino Adriatico in più momenti in zone<br />
differenti, con la conseguente formazione di genotipi specifici. Tali genotipi si sarebbero<br />
poi adattati al range di condizioni locali.<br />
In linea di principio il valore pratico di tali considerazioni, nell’ottica della conservazione<br />
e della gestione della risorsa, è altamente significativo in quanto un pool genico ridotto e<br />
la conseguente bassa variabilità genetica sono sintomatici di una maggiore vulnerabilità<br />
della pianta nei confronti di possibili fattori di stress ambientale sia di tipo naturale che<br />
indotti da impatto antropico.<br />
Nonostante un polimorfismo genetico di rilievo riscontrato per la popolazione di S.<br />
Pietro, invece, il deficit di eterozigosi riscontrato porta ad ipotizzare la presenza di un<br />
flusso genico ridotto e quindi una minore efficienza degli effetti della riproduzione<br />
sessuata nel contribuire alla ricchezza del pool genico della pianta. In relazione alla sua<br />
collocazione, praticamente adiacente al porto di Taranto, questa prateria si suppone<br />
interessata da fattori di impatto antropico che potrebbero incrementare possibili condizioni<br />
di stress da non trascurare nel medio - lungo periodo in funzione della conservazione<br />
della risorsa. Per quanto concerne lo studio dei rapporti genetici tra le popolazioni, dalle<br />
analisi effettuate (AFC) è emerso che le quattro praterie in esame si caratterizzano tutte<br />
come delle entità distinte, non presentando tra l’altro genotipi multilocus comuni. Non è<br />
stata rilevata pertanto la presenza di un flusso genico significativo tra di loro.<br />
In conclusione le considerazioni principali emerse da questo studio possono essere<br />
riassunte nei seguenti punti:<br />
1) Le praterie di Gallipoli e di Otranto sono caratterizzate da un buon livello di<br />
variabilità genetica e da un elevato livello di eterozigosi.<br />
2) La popolazione di S. Pietro (Taranto), pur mostrando un polimorfismo genetico<br />
significativo, è interessata da uno scarso livello di eterozigosi.<br />
3) La prateria delle Isole Tremiti si presenta come una popolazione monoclonale,<br />
confermando un trend già più volte osservato in altre praterie dell’Adriatico.<br />
4) Non è stato rilevato un flusso genico apprezzabile tra le quattro popolazioni<br />
oggetto di studio in quanto si caratterizzano tutte come delle entità distinte non<br />
presentando tra l’altro genotipi multilocus comuni.<br />
5) Non appaiono per il momento chiari i rapporti di distanza genetica tra le<br />
popolazioni studiate.<br />
92
5. CONCLUSIONI<br />
Sono numerosi, e quanto mai significativi, i risultati ottenuti attraverso questa indagine<br />
scientifica. Vogliamo qui di seguito evidenziare solo gli aspetti più rilevanti di tali risultati.<br />
Innanzi tutto va sottolineato come dopo circa 14 anni dalla prima stesura della<br />
cartografia della prateria di Posidonia lungo le coste della Regione Puglia, realizzata ad<br />
opera dell’allora Ministero della Marina Mercantile (Ispettorato Centrale Difesa Mare –<br />
1991), è possibile ora disporre di una nuova e più precisa mappatura dei posidonieti<br />
pugliesi. Il principale motivo di interesse scientifico è legato soprattutto al fatto che<br />
durante questo rilevamento è stato possibile utilizzare strumentazione di<br />
georeferenziazione (GPS) molto più precisa, con un errore medio stimato inferiore al<br />
metro. Ne deriva che la cartografia attualmente prodotta presenta un grado di<br />
rappresentatività di gran lunga più significativo. Del resto, in 14 anni, tutta la<br />
strumentazione scientifica si è notevolmente evoluta rispetto a quella utilizzata nel 1991,<br />
la qualcosa ha permesso una migliore rappresentatività delle strutture mappate, anche se<br />
di estensione inferiore a pochi metri quadri.<br />
In secondo luogo va sottolineato come il piano sperimentale adottato, che ha previsto il<br />
passaggio del Side Scan Sonar (SSS) lungo rotte tutte parallele alla costa, con un’area di<br />
sovrapposizione laterale sufficiente per poter chiudere i vari mosaici rilevati, è risultato di<br />
gran lunga migliore rispetto al precedente piano sperimentale, che nel 1991 aveva<br />
previsto rotte di rilievo disposte a formare una greca con passo di 500 m circa lungo tutta<br />
la costa pugliese. La presente campagna di rilievo, sebbene più onerosa in termini di<br />
tempo e di costi, ha permesso la produzione di una cartografia continua e senza lacune<br />
evitando, in tal modo, la necessità di ricorrere a processi interpolativi per ricostruire le<br />
numerose praterie di Posidonia presenti lungo la costa pugliese.<br />
Vale la pena sottolineare, che grazie al presente progetto, attualmente si dispone di<br />
una cartografia dei posidonieti pugliesi completamente georeferenziata, inserita altresì in<br />
un GIS, cosa non prevista dal progetto originario ma offerta dagli estensori come valore<br />
aggiunto.<br />
Un altro elemento estremamente importante del presente lavoro è rappresentato dal<br />
fatto che attualmente le praterie di Posidonia oceanica rientrano fra i Siti di Importanza<br />
Comunitaria (SIC) protetti dalla Regione Puglia, ai sensi della Direttiva Habitat della CE.<br />
Ne deriva di conseguenza la necessità, oltre l’urgenza, che questa ampia<br />
documentazione prodotta venga acquisita quanto prima da tutti gli uffici regionali (es.<br />
Ufficio Parchi), nonché dalle altre Autorità competenti, affinché possa essere utilizzata<br />
appieno per gli usi previsti dalle attuali normative.<br />
93
I dati di distribuzione della Posidonia, frutto di questo studio, indicano una chiara<br />
differenziazione delle praterie del settore ionico da quelle del settore adriatico. Le prime<br />
sono caratterizzate da estensioni ampie, limiti inferiori e limiti superiori profondi; le<br />
seconde da fasce strette che corrono parallele alla costa, limiti inferiori e superiori a<br />
batimetrie piuttosto basse. Queste differenti tipologie trovano una corrispondenza nella<br />
differente morfologia costiera e nella diversa trasparenza delle acque, generalmente più<br />
limpide nella porzione ionica.<br />
La presenza di Posidonia in alcune zone adriatiche sino a batimetrie piuttosto basse (a<br />
Sud di S. Cataldo; a Nord di Torre Specchia) potrebbe avere originato in queste aree dei<br />
récifs barrières. Tali formazioni sono considerate veri e propri monumenti naturali e sono<br />
tutelati da specifiche normative internazionali 16 . Un dettagliato approfondimento di indagini<br />
in tali aree sarebbe auspicabile e, in caso di effettiva presenza di récifs barrières,<br />
andrebbe accompagnato da specifici provvedimenti di tutela.<br />
Risulta interessante rilevare come nel corso della presente indagine sia stata prodotta<br />
una mole non indifferente di dati biologici di varia natura, da quelli fenologici a quelli<br />
lepidocronologici, per terminare alla valutazione degli aspetti genetici di alcune delle<br />
praterie di Posidonia studiate lungo la costa pugliese (nei box dedicati è presentato un<br />
approfondimento sulle conclusioni delle indagini biologiche e genetiche).<br />
Tracciando una linea di valutazione consuntiva a seguito dell’analisi dei dati biologici si<br />
può rilevare che fra le praterie di Posidonia indagate quelle che sembrano mostrare<br />
attualmente un grado di equilibrio biologico migliore ed uno stato di conservazione<br />
accettabile sono tre e cioè, in ordine qualitativo decrescente, quelle di Torre Colimena,<br />
quelle di Ugento e quelle di Campomarino. A queste possono essere affiancate, anche se<br />
con un livello qualitativo leggermente inferiore, le praterie di Le Cesine e di Torre Guaceto<br />
per le quali, pur rilevando parametri biologici di soddisfacente qualità, si evidenzia<br />
comunque una certa situazione di stress ambientale a carico soprattutto del limite<br />
superiore per la prima e a carico del limite inferiore per la seconda. Un livello di qualità<br />
biologica e di conservazione ancora inferiore è da registrare a carico delle praterie di<br />
Gallipoli, Otranto e S. Pietro – Isole Chéradi, per le quali la situazione di stress ambientale<br />
in atto sembra interessare comparti più estesi delle praterie, probabilmente a causa<br />
dell’ormai lungo perdurare di vari fattori di disturbo antropico derivanti dalla vicinanza con<br />
centri urbani a notevole flusso turistico, nei casi di Gallipoli e Otranto, e degli insediamenti<br />
industriali, portuali e civili di Taranto nel caso di S. Pietro – Isole Chéradi. Infine, il<br />
“fanalino di coda” in termini di qualità e conservazione spetta alle praterie di Bari e delle<br />
16 Il Piano d’Azione per la Conservazione della Vegetazione Marina in Mediterraneo dell’UNEP-<br />
MAP, che l’<strong>It</strong>alia ha adottato nel 1999, impegna i Paesi Mediterranei a censire i récifs barrières e<br />
intraprendere iniziative di tutela e conservazione di tali importanti formazioni naturali.<br />
94
Isole Tremiti. La prateria o meglio il mosaico di prateria viva e di matte morta che resta nei<br />
fondali antistanti il litorale barese, mostra chiari segni di regressione e di sofferenza<br />
(bassa percentuale di copertura, densità rada o molto rada), anche se, dove presente, la<br />
pianta evidenzia qualità biologiche (parametri di produzione, eventi di riproduzione<br />
sessuale) che indicano ancora una certa vitalità della specie, per la quale andrebbero<br />
adottate misure di tutela conservativa. Preoccupante, infine, risulta il dato relativo al<br />
posidonieto delle Isole Tremiti per il quale si individuano parametri biologici e strutturali<br />
(bassa densità, segni di regressione del limite inferiore, copertura medio-bassa, livelli di<br />
produzione inferiori a tutti gli altri posidonieti pugliesi esaminati) che lasciano pensare ad<br />
una marcata situazione di stress ambientale in atto, il cui perdurare potrebbe condurre col<br />
tempo ad una progressiva ed irreversibile scomparsa di Posidonia oceanica dalle Isole<br />
Tremiti. Tenendo conto del valore biologico e scientifico emerso soprattutto dai risultati<br />
dell’analisi genetica (prateria uniclonale), del fatto che le Isole Tremiti sono il sito<br />
geografico più settentrionale dell’Adriatico centro-meridionale italiano con presenza di<br />
Posidonia oceanica e che le stesse fanno parte in qualità di Riserva Marina del<br />
comprensorio del Parco Nazionale del Gargano, si comprende la necessità e l’urgenza di<br />
adottare serie misure di tutela e di controllo dello stato di salute di questa importantissima<br />
prateria.<br />
Nelle aree caratterizzate da ampie estensioni di matte morta (se ne contano circa una<br />
decina tra Mar Adriatico e Mar Ionio), sarebbe opportuno un approfondimento delle<br />
indagini volto a comprendere nello specifico la causa del degrado e predisporre specifici<br />
interventi di tutela della Posidonia.<br />
L’accresciuta torbidità delle acque costiere, gli effetti degli scarichi antropici e delle<br />
opere di difesa costiera rappresentano indubbiamente una causa significativamente<br />
importante di impatto sulle praterie di Posidonia. Un’altra probabile causa del degrado è<br />
rappresentata dalla pesca a strascico. Sebbene il pescatore non abbia alcun interesse a<br />
calare le reti direttamente sulla prateria, in quanto rischia di trovarsi il sacco intasato da<br />
quintali di foglie strappate alla prateria stessa, tuttavia c’è un forte interesse a costeggiarla<br />
marginalmente, lungo il margine più profondo, per sfruttare al massimo l’effetto dello spillover.<br />
Negli anni, ciò ha determinato una continua erosione del margine profondo, scalzato<br />
continuamente dall’impatto generato dai divergenti e dalle reti.<br />
Va evidenziato che, con un effetto di feed-back, la scomparsa della prateria di<br />
Posidonia lungo la fascia costiera e soprattutto lungo le coste sabbiose, determina un<br />
processo di degrado che, con l’erosione della costa, aumenta la torbidità che si riflette,<br />
ancora una volta, negativamente sullo stato delle residue praterie di Posidonia. In questo<br />
circolo vizioso si assiste alla progressiva scomparsa delle praterie e al contemporaneo<br />
95
degrado delle coste. La Regione Puglia, sotto questo aspetto, si trova in una situazione<br />
intermedia.<br />
Disponendo di una cartografia georeferenziata della situazione attuale permetterà, per<br />
il futuro, un monitoraggio più preciso dello stato di conservazione del posidonieto. Va<br />
evidenziato, infatti, che l’attuale assetto normativo prevede, nell’ambito delle attività di<br />
monitoraggio delle acque ai sensi del D. P. R. 152/1999, anche l’analisi della componente<br />
biologica e del posidonieto, in particolare.<br />
Un ulteriore importante elemento di valutazione è rappresentato dall’incremento delle<br />
colonizzazioni da parte di specie estranee (es. alghe Caulerpacee) all’interno delle<br />
praterie. Questa situazione risulta quanto mai generalizzata a livello nazionale ed anche<br />
in Puglia si presenta diffusa, sebbene non ancora ad un livello da destare allarme.<br />
Tuttavia, il problema diventa significativamente importante lungo i margini (superiore ed<br />
inferiore) delle praterie, laddove si sta assistendo, per cause di degrado antropico,<br />
all’arretramento delle praterie stesse ed alla contemporanea occupazione degli spazi da<br />
parte di un certo numero di specie algali invasive.<br />
Infine si sottolinea l’opportunità che è stata offerta dalla produzione di un GIS relativo<br />
alla fascia costiera pugliese. Ciò permetterà un continuo e non oneroso aggiornamento<br />
della distribuzione spaziale delle praterie evidenziando, in tempo reale, eventuali<br />
progressioni nei fenomeni di degrado o, viceversa, fenomeni di incremento nella<br />
colonizzazione. A tal fine risulta indispensabile che l’Amministrazione Regionale confermi,<br />
per il futuro, il carattere sistematico dei rilievi di aggiornamento della distribuzione spaziale<br />
delle praterie di Posidonia.<br />
96
LE INDAGINI BIOLOGICHE<br />
Dall’analisi dei dati biologici sembrano emergere alcuni elementi molto interessanti, sia<br />
sotto l’aspetto scientifico, sia in termini di valutazione dello stato di qualità e di<br />
conservazione dei posidonieti presenti lungo le coste della Puglia. Per cominciare, si può<br />
osservare come in termini di densità (fasci/m 2 ) le praterie pugliesi evidenzino i valori più<br />
elevati principalmente per la zona più superficiale (limite superiore in media compreso fra i<br />
4÷11 m di profondità), con valori medi sempre compresi fra i 300÷500 fasci/m 2 . La<br />
classificazione della zona superficiale o limite superiore dei posidonieti studiati risulta<br />
quindi associabile alle classi II e III (rispettivamente densa e rada) secondo Giraud (1977),<br />
mentre secondo una più recente classificazione suggerita da Pergent-Martini & Pergent<br />
(1996), che tiene conto anche delle profondità di rilevamento, essa risulta inquadrabile, a<br />
seconda dei casi, in “molto disturbata” (DA = Densità Anormale), “disturbata” (DB =<br />
Densità Bassa) e “in equilibrio” (DN = Densità Normale). Più in dettaglio, per la zona del<br />
limite superiore, i valori medi più bassi e quindi le situazioni relativamente peggiori sono<br />
state rilevate per il posidonieto delle Isole Tremiti (312 fasci/m 2 ; -7 m; DA) e per quello di<br />
Gallipoli (319 fasci/m 2 ; -10 m; DB). Per la prateria di Le Cesine (359 fasci/m 2 ; -7 m; DB) è<br />
risultata una situazione “disturbata” del limite superiore. I valori di densità più elevati,<br />
sintomo di un certo equilibrio biologico, sono emersi dalle rilevazioni effettuate sul limite<br />
superiore dei posidonieti di Otranto (498 fasci/m 2 ; -7 m; DN), di Ugento (458 fasci/m 2 ; -9<br />
m; DN) e di Torre Guaceto (443 fasci/m 2 ; -8,5 m; DN), a cui possono associarsi, per una<br />
situazione di “equilibrio” della zona superficiale, le praterie di Torre Colimena (344<br />
fasci/m 2 ; -11 m; DN) e di Campomarino (343 fasci/m 2 ; -11 m; DN). Le zone superficiali<br />
delle praterie di S. Pietro – Isole Chéradi (494 fasci/m 2 ; -4 m; DB) e di Bari (371 fasci/m 2 ; -<br />
8,5 m; DB), invece, risultano tendenzialmente “disturbate” in quanto i valori di densità<br />
rilevati, apparentemente accettabili, si riferiscono comunque a profondità basse per le<br />
quali, in una situazione di equilibrio biologico, si dovrebbero registrare densità più elevate.<br />
Per la zona centrale delle praterie studiate, con profondità comprese fra 9 e 16 m, si<br />
evidenzia una certa variabilità dei dati, con valori di densità media che possono far<br />
oscillare la classificazione delle praterie dalla classe II (prateria densa) sino alla classe IV<br />
(prateria molto rada) (Giraud, 1977). Inoltre, secondo la più recente classificazione<br />
scientifica (Pergent-Martini & Pergent, 1996), i valori indicatori dello stato di qualità<br />
variano da una situazione di prateria “disturbata”, rilevata nella zona intermedia dei<br />
posidonieti delle Isole Tremiti (189 fasci/m 2 ; -14 m; DB), di Otranto (218 fasci/m 2 ; -14 m;<br />
DB), di Bari (301 fasci/m 2 ; -9 m; DB) e di S. Pietro – Isole Chéradi (306 fasci/m 2 ; -9 m;<br />
DB) ad una situazione di prateria “in equilibrio” registrata per la prateria di Le Cesine (502<br />
97
fasci/m 2 ; -10 m; DN). Le restanti praterie (Campomarino, Torre Colimena,<br />
Gallipoli,Ugento e Torre Guaceto) evidenziano una zona intermedia (“core” del<br />
posidonieto) con valori di densità generalmente vicini ai 340-350 fasci/m 2 e quindi, in<br />
<strong>generale</strong>, una situazione di “equilibrio” in relazione alle profondità d’indagine (11÷16 m).<br />
Infine, le stime di densità delle praterie rilevate nella zona profonda o limite inferiore<br />
(15÷26 m) hanno evidenziato valori inquadrabili nelle classi IV (prateria molto rada) e<br />
classe V (semi-prateria) (Giraud, 1977). Secondo la classificazione adottata da Pergent-<br />
Martini & Pergent (1996), invece, i valori registrati per il limite inferiore delle praterie<br />
indagate si inquadrano in situazioni sia di praterie “disturbate” che “in equilibrio”. Nel<br />
dettaglio, ad esempio, il valore medio più basso è stato rilevato per il limite inferiore della<br />
prateria di Otranto (74 fasci/m 2 ; -24 m; DB), a cui possono essere associate, in termini di<br />
situazione “disturbata” del limite inferiore, le praterie di Gallipoli (121 fasci/m 2 ; -20 m; DB),<br />
delle Isole Tremiti (173 fasci/m 2 ; -19 m; DB), di Torre Guaceto (196 fasci/m 2 ; -18 m; DB) e<br />
di Bari (252 fasci/m 2 ; -10 m; DB), anche se per quest’ultima la profondità di rilevamento<br />
del limite inferiore del posidonieto (-10 m) non risulta confrontabile con le altre. Invece, le<br />
zone di limite inferiore valutate “in equilibrio” risultano appartenere alle praterie di Torre<br />
Colimena (228 fasci/m 2 ; -23 m; DN), di Campomarino (221 fasci/m 2 ; -20 m; DN), di Le<br />
Cesine (221 fasci/m 2 ; -19 m; DN) e di Ugento (117 fasci/m 2 ; -26 m; DN).<br />
Un cenno va fatto relativamente alle stime di copertura (%) sul fondale dei posidonieti,<br />
rilevate nei vari ambiti batimetrici indagati. In maniera sintetica, si può rilevare come<br />
nell’ambito del limite superiore le praterie abbiano evidenziato una certa situazione di<br />
discontinuità e frammentazione di questa zona “sensibile”, indicando un <strong>generale</strong> stato di<br />
“sofferenza” delle praterie pugliesi nell’ambito batimetrico superficiale. I valori sono<br />
risultati nella maggioranza dei casi compresi nel range del 45÷60% di copertura del<br />
posidonieto sul fondale, con un minimo del 15% riferito alla prateria antistante la città di<br />
Bari e valori massimi riferiti alle praterie di Gallipoli (70%) e di Torre Guaceto (75%). Per<br />
quanto concerne la zona intermedia, che rappresenta il nucleo ecologico-strutturale del<br />
posidonieto, i valori di copertura sono risultati fortunatamente più elevati rispetto alla<br />
fascia superficiale e quindi la situazione, nella maggior parte dei casi, risulta<br />
soddisfacente, con coperture delle praterie comprese fra il 65÷95%, a parte le eccezioni in<br />
negativo registrate purtroppo per la prateria di Bari (40%) e per quella di Campomarino<br />
(55%), la prima quasi certamente a causa della vicinanza del centro urbano e la seconda<br />
per la presenza di una certa attività di pesca (strascico), forse troppo frequentemente<br />
spinta sottocosta, nonché di attività antropiche lungo la costa (porto).<br />
98
Infine, nella zona posta più in profondità o limite inferiore della prateria, le valutazioni<br />
delle percentuali di copertura vanno ad associarsi a fattori strutturali e morfologici che<br />
risentono di varie componenti biotiche e abiotiche (luce, sedimento, correnti di fondo,<br />
contatto con altre biocenosi ecc.). Fenomeni di modificazione del limite della prateria<br />
dovrebbero essere periodicamente monitorati, ad esempio, mediante la tecnica del<br />
“balisage”, che parte dalla delimitazione fisica di tratti marginali della prateria permettendo<br />
di verificarne nel tempo le eventuali modificazioni. In <strong>generale</strong>, comunque, il limite<br />
inferiore delle praterie pugliesi indagate ha mostrato percentuali di ricoprimento<br />
accettabili, con valori più elevati, compresi nel range del 75÷80%, per i posidonieti di<br />
Campomarino, Otranto e Torre Guaceto, con valori medi compresi nel<br />
range del 55÷65% per i posidonieti di S. Pietro – Isole Chéradi, Torre Colimena e Gallipoli<br />
ed infine con valori più bassi compresi nel range 40÷50% per le praterie di Bari, Le<br />
Cesine, Ugento e Isole Tremiti.<br />
Spostando ora l’attenzione su alcuni parametri indicativi della produzione e della<br />
crescita annua, particolarmente idonei al confronto biologico fra le praterie studiate,<br />
possono emergere ulteriori elementi di valutazione ed interesse. In particolare, per quanto<br />
concerne il tasso di formazione fogliare (TF = n. foglie fascio -1 anno -1 ) che indica il numero<br />
medio di foglie prodotte annualmente da ciascuna pianta, i valori medi più elevati relativi<br />
alla zona del limite superiore sono stati riscontrati per la prateria di Gallipoli (6,3 foglie<br />
fascio -1 anno -1 ) e per quella di Bari (6,0 foglie fascio -1 anno -1 ); Per la maggior parte delle<br />
altre praterie si evidenzia un tasso di produzione fogliare, nell’ambito della zona<br />
superficiale, compreso in media tra 5,6÷5,9 foglie fascio -1 anno -1 , con unica eccezione<br />
relativa alle Isole Tremiti che presenta un valore più basso (5,0 foglie fascio -1 anno -1 ).<br />
Nell’ambito della zona intermedia, il TF sembra leggermente più stabilizzato per tutte<br />
le praterie considerate, con valori compresi in media tra un massimo di 6,0 foglie fascio -1<br />
anno -1 ed un minimo di 5,3 foglie fascio -1 anno -1 . Infine nella zona del limite inferiore il TF<br />
medio risulta ancora nella maggioranza dei casi attestato su valori di 5,6÷5,9 foglie fascio -<br />
1 anno -1 , con valori tendenzialmente più alti per il posidonieto di Gallipoli (6,2 foglie fascio -1<br />
anno -1 ) e valori medi minimi (5,2 foglie fascio -1 anno -1 ) per la prateria sia delle Isole Tremiti<br />
sia per quella di Bari.<br />
99
Un parametro indicativo della crescita della pianta, riferito alla sola porzione del<br />
rizoma, che rappresenta strutturalmente il fusto della pianta, è individuato nel tasso di<br />
crescita del rizoma (TR = cm anno -1 ) che indica l’allungamento medio annuo realizzato dal<br />
rizoma. In tali termini, i valori medi del TR più elevati per la zona del limite superiore sono<br />
stati osservati per la prateria di Gallipoli (1,3 cm anno -1 ), mentre le restanti praterie hanno<br />
mostrato valori compresi nel range 0,6÷0,9 cm anno -1 ed il valore più basso è stato<br />
rilevato per la prateria delle Isole Tremiti (0,3 cm anno -1 ).<br />
Nella zona intermedia delle praterie il TR è risultato leggermente più contenuto<br />
rispetto alla fascia superficiale, con valori medi in maggioranza compresi nel range<br />
0,5÷0,7 cm anno -1 , a parte i valori medi relativamente più alti registrati nella zona<br />
intermedia del posidonieto di Ugento (1,0 cm anno -1 ), di Torre Colimena (0,9 cm anno -1 ) e<br />
quello minimo di 0,4 cm anno -1 rilevato per la fascia centrale sia della prateria di Otranto<br />
sia per quella di Gallipoli. Nella fascia del limite inferiore, infine, i tassi medi di<br />
accrescimento annuo dei rizomi risultano quasi tutti stabilizzati nel range 0,4÷0,7 cm<br />
anno -1 , con un’unica eccezione rappresentata dal valore medio più alto (0,9 cm anno -1 )<br />
relativo alla zona del limite inferiore (-23 m) del posidonieto di Torre Colimena.<br />
Un ulteriore dato indicativo della produzione della pianta e quindi della prateria è<br />
rappresentato dal valore di produzione del rizoma (PR = g s.s. anno -1 ) che rappresenta<br />
l’incremento ponderale medio annuo, espresso in grammi di sostanza secca, prodotto dal<br />
rizoma di ciascuna pianta. Tale valore, moltiplicato per le stime di densità media (fasci/m 2 )<br />
delle praterie, permette di valutare l’incremento di biomassa medio annuo (in peso secco<br />
che rappresenta in media circa il 18-19% del peso umido totale) per metro quadro di<br />
prateria, relativo al solo comparto del rizoma che rappresenta la parte più duratura e<br />
stabile della pianta. Considerando, quindi, solo i dati di produzione del rizoma rapportati al<br />
m 2 di prateria, si può osservare come nell’ambito del limite superiore delle praterie<br />
pugliesi la produzione media annua più elevata risulti compresa fra i 31,22÷39,81 g s.s. m -<br />
2 anno -1 per gran parte dei posidonieti (Otranto, Ugento, Le Cesine, Torre Guaceto,<br />
Gallipoli e Bari).<br />
100
Valori relativamente più bassi (21,37÷27,15 g s.s. m -2 anno -1 ) sono stati rilevati per le<br />
praterie di Torre Colimena, Campomarino e S. Pietro – Isole Chéradi, mentre il valore<br />
medio più basso in assoluto (9,33 g s.s. m -2 anno -1 ) è stato rilevato per la zona superficiale<br />
della prateria delle Isole Tremiti.<br />
Nella zona intermedia la valutazione del PR è risultata alquanto variabile e<br />
rappresentata da valori medi più alti registrati per la prateria di Ugento (31,30 g s.s. m -2<br />
anno -1 ) e per quella di Le Cesine (27,77 g s.s. m -2 anno -1 ). Ad un livello produttivo<br />
leggermente inferiore si collocano le praterie di Torre Colimena, Bari, S. Pietro – Isole<br />
Chéradi e Torre Guaceto con valori compresi nel range di 16,34÷21,26 g s.s. m -2 anno -1<br />
ed infine quelle di Gallipoli, Isole Tremiti, Otranto e Campomarino con valori ancora<br />
inferiori e contenuti nel range 11,42÷11,98 g s.s. m -2 anno -1 . Nella zona del limite inferiore,<br />
infine, i valori di produzione scendono ulteriormente anche a causa, ovviamente, del<br />
normale calo di densità normalmente riscontrabile nel settore profondo delle praterie.<br />
Confrontando fra loro i dati rilevati, comunque, il valore medio più alto è stato osservato<br />
per la prateria di Torre Colimena (18,36 g s.s. m -2 anno -1 ), mentre per un gruppo di 5<br />
posidonieti (Isole Tremiti, S. Pietro – Isole Chéradi, Campomarino, Le Cesine e Bari) i<br />
valori di produzione dei rizomi per m 2 di prateria risultano attestati nel range 9,61÷12,46 g<br />
s.s. m -2 anno -1 . Valori ancora più bassi (6,24÷7,47 g s.s. m -2 anno -1 ) sono stati rilevati,<br />
invece, per le praterie di Ugento, Gallipoli e Torre Guaceto, mentre il valore medio più<br />
basso in assoluto (3,25 g s.s. m -2 anno -1 ) è stato rilevato per il limite inferiore della prateria<br />
di Otranto.<br />
Un altro dato biologico di notevole interesse è rappresentato dal rinvenimento di<br />
particolari strutture sui rizomi (peduncoli fiorali) che stanno ad indicare eventi di<br />
riproduzione sessuata della pianta (mediante produzione di fiori e semi) e la cui presenza<br />
fra le scaglie fogliari, a lungo attaccate all’asse del rizoma, permette di effettuare<br />
retrodatazioni delle fioriture anche superiori ai 10-20 anni. Oltre che in questo aspetto,<br />
l’interesse biologico e scientifico risiede anche nella rarità o quanto meno bassa<br />
frequenza con cui Posidonia oceanica si riproduce sessualmente nei vari distretti<br />
geografici del Mediterraneo. Dalle indagini effettuate sui posidonieti pugliesi sono emersi,<br />
in tal senso, dati molto interessanti ed in alcuni casi davvero unici.<br />
101
In primo luogo è stato constatato che ben 6 delle 10 praterie indagate (Campomarino,<br />
Torre Colimena, Otranto, Le Cesine, Torre Guaceto e Bari) hanno evidenziato fioriture e<br />
quindi eventi di riproduzione sessuata in almeno una delle tre zone, a diversa batimetria,<br />
indagate (limite superiore, zona intermedia, limite inferiore).<br />
Tali eventi, con intensità variamente distribuita negli anni e nei diversi ambiti<br />
batimetrici, sono risultati tutti compresi nell’intervallo cronologico che va dal 1992 al<br />
recentissimo 2004, considerando che l’analisi lepidocronologica dei rizomi con i peduncoli<br />
fiorali si è spinta indietro negli anni, con valori generalmente compresi fra i 6 e i 15 anni<br />
(quindi sino al 1998÷1989) ma anche, in alcuni casi, con valori massimi sino a 24-27 anni<br />
indietro, quindi risalenti sino al 1980 e al 1977. Le fioriture più abbondanti sono risultate in<br />
gran parte raggruppate nel periodo 1998÷2000, come rilevato nelle praterie di<br />
Campomarino, Torre Colimena, Le Cesine, Torre Guaceto e Otranto, mentre quelle<br />
avvenute più recentemente (2003÷2004) sono testimoniate da peduncoli fiorali rinvenuti<br />
sui rizomi delle praterie di Le Cesine, Torre Guaceto e Bari. La comparsa delle fioriture ha<br />
generalmente interessato con maggior frequenza l’ambito batimetrico superficiale delle<br />
praterie, ad eccezione della prateria di Campomarino per la quale la maggior incidenza<br />
del fenomeno (8 rizomi con peduncoli fiorali riferibili agli anni 1997, 1998 e 2000) sembra<br />
aver riguardato principalmente la zona in profondità (-20 m) del posidonieto. A proposito,<br />
infine, della maggiore presenza di fioriture nella zona superficiale delle praterie, si segnala<br />
l’eccezionale dato riscontrato per la prateria di Le Cesine, nella quale sono stati rilevati<br />
ben 20 rizomi (su 30 campionati nella sola zona superficiale) con presenza di peduncoli<br />
fiorali riferiti al periodo 1992÷2004. Due dei suddetti rizomi riportavano addirittura una<br />
doppia fioritura riferibile a due diversi anni di riproduzione sessuale. In definitiva, quindi, i<br />
dati raccolti sembrano evidenziare una certa vitalità e periodicità, soprattutto nell’ultimo<br />
decennio, in termini di attività riproduttiva sessuale di Posidonia oceanica lungo le coste<br />
pugliesi, sebbene resti da verificare l’effettivo “successo riproduttivo” della specie e quindi<br />
la reale capacità di colonizzare nuovi tratti di fondale marino.<br />
102
LE INDAGINI GENETICHE<br />
Le indagini genetiche sono state condotte sui 4 dei 10 posidonieti esaminati (S. Pietro<br />
– Isole Chéradi, Gallipoli, Otranto e Isole Tremiti). Per le praterie di Gallipoli e di Otranto<br />
l’eccesso di eterozigosi rilevato rappresenta un elemento di valutazione positiva in termini<br />
di vitalità e di qualità biologica di queste praterie. In particolare, per Otranto l’elevato livello<br />
di variabilità genetica sembra essere riconducibile alla sua collocazione geografica, in<br />
quanto il Canale di Otranto è una zona di mare interessata da intensi fenomeni<br />
idrodinamici che hanno potuto favorire nel corso degli anni un elevato flusso genico<br />
tramite un’attiva dispersione dei prodotti sessuali della pianta e dei suoi propaguli<br />
vegetativi. Per la prateria di S. Pietro – Isole Chéradi, invece, nonostante un polimorfismo<br />
genetico di rilievo, il deficit di eterozigosi riscontrato porta ad ipotizzare la presenza di un<br />
flusso genico ridotto e quindi una minore efficienza degli effetti della riproduzione<br />
sessuata nel contribuire alla ricchezza del pool genico della pianta. In conseguenza della<br />
sua localizzazione, praticamente adiacente agli insediamenti industriali e civili di Taranto,<br />
questa prateria si presuppone interessata da fattori di impatto antropico che potrebbero<br />
incrementare possibili condizioni di stress da non sottovalutare nel medio-lungo periodo.<br />
Una valutazione particolare riguarda, infine, la prateria delle Isole Tremiti in relazione alla<br />
scoperta dello suo status genetico monoclonale che sembra indicativo di una possibile<br />
condizione di isolamento geografico. Si evidenzia a tal proposito che la prateria delle Isole<br />
Tremiti rappresenta quella più settentrionale del Mar Adriatico (versante italiano), fatta<br />
eccezione di alcune piccole aree localizzate in prossimità di Trieste. Questa situazione di<br />
status genetico monoclonale potrebbe essere spiegata con la possibile esistenza in zona<br />
di particolari regimi correntometrici che si concretizzano in barriere fisiche a mare, tali da<br />
ostacolare un’adeguata dispersione dei prodotti sessuali di Posidonia oceanica. Un’altra<br />
ipotesi, forse maggiormente plausibile, risiede nella ricolonizzazione post-glaciale<br />
(Ruggiero et al., 2002) che potrebbe aver interessato il bacino Adriatico in più momenti e<br />
in zone differenti, con la conseguente formazione di genotipi specifici. Tali aspetti di<br />
elevato pregio biologico-scientifico risultano altamente significativi anche nell’ottica della<br />
conservazione e della gestione della risorsa, in quanto un pool genico ridotto e la<br />
conseguente bassa variabilità genetica, presenti nel posidonieto delle Tremiti, sono<br />
sintomatici di una maggiore vulnerabilità della pianta nei confronti di possibili fattori di<br />
stress ambientale sia di tipo naturale sia indotti da impatto antropico. Infine, per quanto<br />
concerne i rapporti genetici tra le 4 praterie esaminate, esse non hanno evidenziato un<br />
flusso genico significativo tra di loro, non presentano genotipi multilocus comuni e si<br />
caratterizzano, quindi, tutte come entità geneticamente distinte.<br />
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