ALLEVARE E ADDESTRARE RAPACI NOTTURNI ... - Altervista
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<strong>ALLEVARE</strong> E <strong>ADDESTRARE</strong> <strong>RAPACI</strong> <strong>NOTTURNI</strong>:<br />
considerazioni prima della scelta e dell’acquisto<br />
Falconeria tradizionale con rapaci “non<br />
tradizionali” …connubio ambiguo e arduo.<br />
I rapaci notturni in falconeria (falconeria<br />
intesa come “caccia per mezzo di rapaci”) non<br />
sono mai stati tenuti in grande considerazione.<br />
Nella storia della falconeria non si fa<br />
menzione di notturni allenati ad eseguire<br />
azioni predatorie al pugno di antichi<br />
struccieri; tuttavia è risaputo che, soprattutto<br />
civette e barbagianni, sono stati largamente<br />
impiegati da cacciatori e uccellatori come<br />
zimbelli e richiami vivi fino a non molto<br />
tempo fa.<br />
Nella falconeria contemporanea più di<br />
qualcuno ha ottenuto ottimi risultati nella<br />
caccia impiegando soprattutto grossi<br />
strigiformi come il gufo reale eurasiatico<br />
“Bubo bubo”, il gufo virginiano “Bubo<br />
virginianus” e pochi altri. Oppure<br />
orientandosi su specie particolari come l’ulula<br />
“Surnia ulula” le cui peculiarità di volo la<br />
rendono più simile ad un diurno accipitride<br />
che ad un rapace notturno.<br />
Queste sperimentazioni, (perché tali sono da<br />
considerarsi), rappresentano rari tentativi di<br />
mettere alla prova le abilità e l’esperienza dei<br />
falconieri che vi si cimentano, i quali sono<br />
indubbiamente molto capaci. Non ardiscono<br />
quindi ad aprire nuove strade percorribili nel<br />
panorama della falconeria moderna. Le<br />
tecniche qui impiegate non collidono con<br />
quella che è, di fatto, la consueta natura<br />
predatoria dei gufi, i quali sarebbero molto<br />
meno “dinamici” di quanto non richiedano le<br />
tecniche di falconeria.<br />
Detto questo bisogna rilevare che<br />
l’incoraggiante numero di successi derivante<br />
dai lunghi e silenziosi appostamenti, tipici<br />
della tecnica predatoria naturale di questi<br />
affascinanti uccelli, decisamente rende loro<br />
ragione.<br />
La “guferia” come espressione moderna di<br />
sviluppo di interattività tra uomini e gufi.<br />
Indubbiamente esiste una profonda attrazione<br />
suscitata dai rapaci notturni che fa presa<br />
sull’interesse delle persone in modo quasi<br />
automatico. Questo fenomeno ha una lunga<br />
storia, tanto da trovare testimonianze<br />
preistoriche in alcune incisioni rupestri<br />
rinvenute in grotte neolitiche. Non è difficile<br />
ipotizzare le ragioni del fascino che subiamo<br />
da questi uccelli: in primo luogo l’espressione<br />
spiccatamente antropomorfa che caratterizza<br />
gli strigiformi. Il disco facciale rievoca<br />
l’ovale del viso umano e gli occhi frontali<br />
rimarcano ancor più questa somiglianza<br />
conferendo spesso un espressione arcigna che<br />
non fa che indurci a riconoscere un tratto a<br />
noi conspecifico. In secondo luogo ci sono le<br />
abitudini notturne di queste schive creature<br />
che, rientrando nella sfera di ciò che<br />
reputiamo misterioso, hanno da sempre fatto<br />
breccia nella fantasia umana. Ecco che gufi e<br />
civette assumono un’aurea soprannaturale e<br />
magica e trovano, più o meno meritatamente,<br />
posto nel mito e nel folclore popolare. Tutto<br />
questo è ormai retaggio culturale umano<br />
imprescindibile e influenza il nostro punto di<br />
vista sull’icona che abbiamo assunto del<br />
rapace notturno. Troppo spesso, però,<br />
l’ignoranza che ci è peculiare ha agito a<br />
scapito di innocui animali, colpevoli soltanto<br />
di essere notturni, o di frequentare luoghi che<br />
noi temiamo come i cimiteri. È questo il caso<br />
dei rapaci notturni, i quali hanno subìto (e<br />
tal’ora ancora subiscono) ingiustificate,<br />
stupide persecuzioni a fini puramente<br />
scaramantici.<br />
In verità i rapaci notturni sono animali molto<br />
affascinanti anche sotto il profilo etologico e<br />
non solo estetico.<br />
1
Anzitutto vale, ancor più per loro, il postulato<br />
per cui ogni soggetto possiede una propria<br />
indole e un proprio carattere non<br />
necessariamente affine a quello di un altro<br />
soggetto con le medesime caratteristiche<br />
specifiche, o generalità. Premesso questo, si<br />
possono però tracciare delle direttive generali<br />
abbastanza attendibili sulle tendenze<br />
caratteriali delle varie specie. Volendo essere<br />
ancora più generici, ci si può sbilanciare<br />
ulteriormente delineando un sunto delle<br />
principali caratteristiche che accomunano gli<br />
strigiformi come ordine.<br />
Sono animali schivi e solitari, molto più dei<br />
parenti diurni. Per tanto sono meno inclini a<br />
socializzare col falconiere; motivo per cui,<br />
praticamente tutti i soggetti, vengono<br />
“improntati” all’uomo (ovvero allevati a<br />
stretto contatto con l’uomo sin dai primi<br />
giorni di vita facendo sì che riconoscano il<br />
falconiere come conspecifico). Oppure,<br />
“svezzando” più di un soggetto<br />
contemporaneamente, si ottiene un “doppio<br />
imprinting”, cioè un imprinting col falconiere,<br />
come descritto testé, e un imprinting sociale<br />
che si instaura tra i soggetti in questione.<br />
Quest’ultima soluzione permette di ottenere<br />
esemplari affabili e rilassati in presenza di<br />
dell’uomo, pur preservando la propria identità<br />
specifica di rapaci, i quali si riconosceranno<br />
reciprocamente affini in quanto “compagni di<br />
nido”.<br />
Le varie tecniche di imprinting sono ben note<br />
in falconeria e prima ancora nell’etologia che<br />
Konrad Lorenz ci ha insegnato, ma è<br />
necessario sottolineare quanto sia<br />
fondamentale e utile l’applicazione di questa<br />
tecnica nell’allevamento degli strigiformi.<br />
Detenere gufi e simili non imprintati vorrebbe<br />
dire assistere quasi sicuramente all’impietosa<br />
autodistruzione dell’animale che non<br />
reggerebbe allo stress della cattività senza<br />
riuscire ad interagire col falconiere.<br />
Tenendo ben presente questo presupposto<br />
fondamentale, ci si incammina<br />
nell’affascinante mondo dei rapaci notturni.<br />
La prima scoperta da fare è l’intelligenza<br />
particolare di questi uccelli. A questo<br />
proposito bisogna abbandonare gli stereotipi<br />
che normalmente vengono assunti come<br />
esemplificativi dell’intelligenza dei volatili.<br />
I pappagalli, e ancor più i corvi, pur essendo<br />
indiscutibilmente gli “Einstein” del mondo<br />
dei pennuti, sono più facilmente apprezzabili<br />
dal nostro punto di vista, in quanto, come la<br />
specie umana, si sono evoluti socialmente e<br />
forgiando un genio opportunista.<br />
I rapaci invece sono predatori specializzati e<br />
si sono evoluti perseguendo il massimo<br />
perfezionamento delle loro abilità predatorie.<br />
È nella predazione infatti che si può<br />
apprezzare il genio di un predatore; in quella<br />
alchimia di prestanza, di riflessi e di un livello<br />
di concentrazione che rasenta la<br />
precognizione.<br />
L’intelligenza di un predatore sta nella<br />
capacità di assecondare un istinto che non<br />
lascia nulla al caso, è il calcolo millimetrico, è<br />
la totale percezione di sé …il genio del<br />
predatore, in fin dei conti, è la consapevolezza<br />
che egli ha di poterci lasciare quando gli pare<br />
con “un palmo di naso”!…<br />
I rapaci notturni non fanno eccezione;<br />
anch’essi sono predatori formidabili e basta<br />
questo per attribuire loro doti per noi<br />
sovrannaturali.<br />
La particolare forma asimmetrica delle cavità<br />
auricolari, per esempio, permette loro di<br />
apprezzare una differenza sostanziale nella<br />
percezione dei suoni dall’orecchio destro a<br />
quello sinistro. Da questa differenza riescono<br />
a triangolare con precisione millimetrica<br />
l’esatta posizione della fonte del suono, sia<br />
essa una preda che si muove nella totale<br />
oscurità, o un pericolo in agguato che li<br />
minaccia.<br />
I gufi, le civette, i barbagianni, gli assioli…<br />
sono tutti cacciatori sorprendenti,<br />
ma in falconeria, come si è detto, è<br />
difficile apprezzarli da questo<br />
punto di vista. Ciò nonostante ci<br />
si rende subito conto di quanto<br />
questi animali siano<br />
speciali ed interessanti<br />
in tutto quello che<br />
fanno. È strano e<br />
al contempo<br />
bellissimo<br />
constatare<br />
quanto<br />
possano<br />
essere<br />
2
curiosi nel rapportarsi col falconiere, o come<br />
sappiano essere giocosi e addirittura<br />
affettuosi. Riescono ad essere buffi e fieri,<br />
brillanti e pigri, docili e capricciosi.<br />
È meraviglioso avere l’opportunità di vivere<br />
al loro fianco rispettandoli e imparando dal<br />
loro temperamento puro e incondizionato.<br />
Scelta, acquisto, detenzione e cure; tutto<br />
quello che si deve assolutamente sapere,<br />
fare, o evitare per intraprendere la strada<br />
del “gufiere”.<br />
Vista la straordinaria natura di questi uccelli,<br />
non è un caso che sempre più faunisti<br />
decidano di avvalersi delle tecniche base della<br />
falconeria per interagire con svariate specie di<br />
strigiformi, ormai riprodotti ed allevati<br />
abbastanza agevolmente. Va precisato, però,<br />
che ci sono alcune cose che differiscono<br />
rispetto ai più consueti rapaci diurni e che<br />
vanno tenute in debita considerazione.<br />
Come è noto, la falconeria di per sé è un’arte<br />
complessa che necessita di passione,<br />
dedizione e sacrificio.<br />
La falconeria è talmente impegnativa per chi<br />
la pratica che inevitabilmente diventa un vero<br />
e proprio stile di vita e, alla domanda: -ma chi<br />
me l’ha fatto fare?- (che tosto o tardi ogni<br />
falconiere si pone) la risposta deve essere<br />
immediata: amore e rispetto per la natura e<br />
quindi per gli animali, passione genuina e -<br />
perché no?- quella punta di masochismo…<br />
Posto questo, si deve sapere sin dal principio<br />
che con i rapaci non si può ricorrere a<br />
punizioni o rimproveri. Ci si avvale del solo<br />
rinforzo positivo, ovvero: quando otteniamo<br />
dall’animale la risposta sperata, lo si premia<br />
(solitamente con del cibo). Quindi si capisce<br />
che sarà un lavoro lungo e paziente e che sarà<br />
bene avere cura di non fare errori che<br />
potrebbero inficiare tutto il lavoro fatto.<br />
Se questo vale per la falconeria “ordinaria”, si<br />
tenga presente che per lavorare con i notturni<br />
è richiesta un’ulteriore dose di pazienza.<br />
Essi infatti non sono corruttibili come falconi<br />
o poiane, i quali, almeno nelle prime fasi di<br />
ammansimento e allenamento sono più inclini<br />
a collaborare in cambio di premi-cibo.<br />
Vedremo in seguito che i notturni sono uccelli<br />
fiscalmente abitudinari ed è su questo che il<br />
“gufiere” dovrà fare leva per interagire con<br />
essi.<br />
Un’altra cosa importante da sapere sui<br />
notturni, prima di procurarsene uno, è che,<br />
come gli altri rapaci e come gli animali<br />
selvatici in genere, per essere<br />
commercializzati devono essere in possesso di<br />
documentazioni in regola a seconda della<br />
specie e della provenienza.<br />
Presupposto fondamentale per intraprendere<br />
questa esperienza è conoscere almeno le<br />
tecniche fondamentali usate in falconeria. Per<br />
questo bisogna che il candidato “gufiere”<br />
abbia già esperienza di falconeria, oppure che<br />
possa avvalersi del supporto di un falconiere<br />
esperto (preferibilmente con esperienza di<br />
notturni). In fine è essenziale procurarsi tutto<br />
il materiale e l’attrezzatura necessari prima<br />
dell’arrivo del rapace scelto per questa<br />
avventura straordinaria.<br />
Scegliere il notturno che più si adatta a noi<br />
non è semplice. Bisogna cercare tutte le<br />
informazioni possibili su quella data specie e<br />
studiarle molto bene. Per i neofiti è<br />
consigliabile orientarsi sulle specie più<br />
comuni tra i gufieri anche perché si è<br />
agevolati nel reperire informazioni.<br />
Ci sono ragionevoli considerazioni da fare<br />
sulle varie specie in commercio e su i pro e<br />
contro che ognuna riserva.<br />
Lo spazio che si ha a disposizione per ospitare<br />
il volatile prescelto è una discriminante<br />
importante. Un gufo reale può essere molto<br />
impegnativo da questo punto di vista. Le<br />
specie di grossa taglia necessitano di<br />
attrezzature proporzionate alle loro esigenze e<br />
di quantità di cibo proporzionate al loro<br />
metabolismo.<br />
Paradossalmente lo stesso vale per animali di<br />
piccola taglia, che sono anche più<br />
problematici. Infatti un assiolo Otus scops si<br />
accontenta di una piccola gabbia come<br />
alloggio, ma anch’esso va allenato e fatto<br />
volare libero; trovare una trasmittente<br />
sufficientemente leggera per poterlo far volare<br />
in libertà e sicurezza al contempo è un<br />
impresa ardua e costosa. E quanto a cibo, un<br />
minuscolo gufo come l’assiolo eurasiatico o<br />
la civetta nana Glaucidium passerinum ecc…<br />
necessita di insetti sempre disponibili, e<br />
possibilmente vivi, per una dieta equilibrata.<br />
3
Questo impone spesso che il gufiere debba<br />
allevarsi gli insetti da sé, facendo fronte alle<br />
innumerevoli problematiche del caso. Oltre<br />
questo bisogna anche tenere presente che, in<br />
animali così minuti, lo sbalzo di pochi<br />
grammi di peso corporeo, può fare enormi<br />
differenze in termini di risposta e di stato di<br />
salute del soggetto.<br />
Si sconsiglia di optare per specie troppo<br />
esotiche. Prima di tutto perché è bene<br />
prevenire la contaminazione genetica, delle<br />
popolazioni selvatiche, nel malaugurato, raro<br />
caso di fuga. In secondo luogo si consideri<br />
che spesso le specie non autoctone sono<br />
fisiologicamente strutturate per vivere in<br />
ambienti differenti dal nostro. Emblematico è<br />
il caso del gufo delle nevi Bubo scandiacus<br />
che patisce molto il clima mediterraneo, o<br />
anche l’allocco di lapponia Strix nebulosa.<br />
Queste specie, per esempio, soffrono spesso<br />
di problemi dell’apparato respiratorio che<br />
possono diventare gravi e addirittura letali.<br />
Un’altra cosa che merita d’essere ponderata è<br />
la natura totalmente notturna, o semi notturna<br />
delle varie specie. Il barbagianni Tyto alba è<br />
un bellissimo rappresentante della famiglia<br />
degli strigiformi, docile e dinamico, ma<br />
soprattutto rustico e molto meno delicato di<br />
altre specie, per questo viene spesso<br />
consigliato ai principianti. Però, a differenza<br />
di altre specie come ad esempio il gufo reale,<br />
è un rapace totalmente notturno. Così come<br />
l’allocco Strix aluco, ha difficoltà a tollerare<br />
l’esposizione alla luce del giorno, non tanto<br />
per un problema visivo, quanto per il disagio<br />
che prova fuori del suo elemento: la notte.<br />
A questo proposito molti gufieri hanno notato<br />
che l’indole di alcuni soggetti è rimasta molto<br />
riluttante ad adattarsi a un ritmo circadiano<br />
che comprendesse anche un esposizione<br />
limitata al tramonto. Di fronte a questa<br />
casistica ci si chiede fino a che punto sia<br />
legittimo forzare la natura di quelle timide<br />
creature. Personalmente ritengo che ci siano<br />
degli escamotage efficaci per tutelare la<br />
natura di questi animali che vivono presso di<br />
noi, come, ad esempio, fornire loro sempre un<br />
alternativa per trovare riparo nell’ombra, si è<br />
dimostrato efficace nel trattamento di questa<br />
sorta di “agorafobia” di alcuni barbagianni.<br />
Con questo si intende sottolineare che è<br />
auspicabile che il principiante sia informato<br />
su queste casistiche, o altre analoghe, prima<br />
dell’acquisto.<br />
Anche la differenza di sesso può essere un<br />
fattore discriminante. Esperti e allevatori<br />
concordano nell’affermare che tra i rapaci<br />
notturni spesso i maschi si dimostrano più<br />
attivi e dinamici. Questo agevolerebbe<br />
l’allenamento agli esercizi. Mentre le<br />
femmine sarebbero più pigre, timorose e<br />
distratte. Al contempo, però, i maschi sono<br />
ritenuti meno espansivi nel rapporto col<br />
gufiere e più distaccati, mentre le femmine<br />
più affettuose o talvolta addirittura<br />
aggressivamente passionali. Ovviamente<br />
questa non è la regola e, a voler essere precisi,<br />
molto è dovuto ad influenze ambientali e al<br />
grado di sintonia ed intimità che si è<br />
instaurato con l’animale. Però, per chi deve<br />
scegliere il primo notturno, è pur sempre una<br />
nozione da tenere in considerazione.<br />
Quindi, ricapitolando, prima di portare a casa<br />
il primo notturno bisogna:<br />
• conoscere le tecniche più importanti<br />
della falconeria, o, meglio ancora,<br />
conoscere un falconiere esperto<br />
(meglio un gufiere esperto) che possa<br />
seguire e insegnare al neofita.<br />
• procurarsi tutto il materiale necessario<br />
e le attrezzature adatte alla specie che<br />
verrà scelta.<br />
• contattare allevatori fidati che<br />
garantiscano soggetti con<br />
documentazione in regola.<br />
• optare per specie che si potranno<br />
gestire, tenendo presente le necessità<br />
particolari di quelle molto grandi,<br />
molto piccole, o molto esotiche. Non<br />
4
si trascuri nemmeno la probabilità che<br />
caratteristiche come la natura<br />
totalmente o parzialmente notturna di<br />
alcune specie o anche solo la scelta di<br />
un esemplare maschio, piuttosto che<br />
femmina, potrebbero implicare un<br />
differente approccio.<br />
A questo punto avviene l’acquisto e, con tutta<br />
probabilità, per quello che si è detto<br />
sull’imprinting, si tratterà di un “pullo”,<br />
ovvero un esemplare di poche settimane con<br />
addosso ancora il piumino da nidiaceo. Lo<br />
svezzamento è una pratica delicata che merita<br />
d’essere impartita dal gufiere maestro. Ma è<br />
importantissimo che durante questo periodo e<br />
oltre, l’animale venga il più possibile tenuto<br />
in ambienti frequentati da gente. Sin da subito<br />
bisogna insistere perché il rapace notturno<br />
impari a non temere le persone. Se questo non<br />
viene fatto correttamente e assiduamente,<br />
l’animale crescerà rapportandosi col solo<br />
gufiere e eventuali pochi familiari e si agiterà<br />
ogni volta che si troverà di fronte ad estranei<br />
richiudendosi in se stesso. Questa è forse la<br />
cosa più importante da sapere<br />
sull’addestramento dei rapaci notturni;<br />
successivamente bisogna affrontare la loro<br />
indolenza negli esercizi di allenamento.<br />
Questo può essere fatto principalmente<br />
facendo leva sulla loro predisposizione ad<br />
essere abitudinari. Rispettare orari e modalità<br />
e metodi sempre uguali, con pazienza<br />
“ultraterrena”, porta a risultati certi, ma in<br />
tempi relativamente lunghi se li si paragona ai<br />
tempi di allenamento di un qualsiasi diurno.<br />
Nonostante questo, è molto gratificante<br />
lavorare con un rapace notturno, una volta<br />
instaurata la giusta sintonia.<br />
Un bravo gufiere si gode i voli dei propri<br />
notturni grato per il privilegio a cui partecipa<br />
e consapevole dell’enorme regalo che<br />
rappresenta ogni singolo, silenzioso battito<br />
d’ali di queste straordinarie creature della<br />
notte.<br />
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