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COSA FARO’ DA GRANDE<br />
indice<br />
Lea Bullo<br />
Mi viene da sorridere, alla mia età, ad interrogarmi su cosa<br />
farò da grande. Preferisco piuttosto parlare di che cosa, da giovane,<br />
pensavo avrei potuto far da grande! Prima cosa avrei voluto<br />
continuare gli studi, e questo non mi è stato possibile: frequentavo<br />
le elementari che già cominciai a lavorare. Di mattina andavo a<br />
scuola e al pomeriggio prestavo servizio presso una stireria, facevo<br />
“l’incollarina”.<br />
Finite le elementari, andai a fare la sarta, anche questo un<br />
mestiere che non avevo scelto io, ma mia mamma, dovevo crescere<br />
bene e sapere tenere l’ago in mano, così mi diceva.<br />
Io non ho mai sognato nulla, neanche questo mi era concesso,<br />
ma qualche sogno nel cassetto ce l’avevo; per esempio avrei voluto<br />
fare la commessa in qualche esercizio commerciale. E ci sono anche<br />
riuscita per un certo periodo, quando fui assunta in un negozio di<br />
specialità veneziane a San Marco. Mi piaceva veramente il contatto<br />
con il pubblico. In quel periodo, eravamo in guerra, i clienti erano<br />
in maggioranza tedeschi presenti a Venezia come turisti, ho dovuto<br />
cimentarmi con la lingua teutonica, imparare le parole necessarie<br />
per comunicare con gli avventori e capire cosa volevano per<br />
accontentarli. Purtroppo la guerra continuò mietendo vittime e<br />
procurando miseria: in negozio c’era sempre meno da lavorare e<br />
così mi licenziarono.<br />
Trovai impiego presso una fabbrica. Eravamo in tante ragazze,<br />
quasi tutte a pensare melanconicamente ai nostri amori lontani in<br />
pericolo di vita sotto le armi. Ma ahimè non si poteva dire neanche<br />
una parola perché c’era il “padrone” che attraverso le fessure della<br />
parete ci spiava, e poi irrompeva nel laboratorio additando chi<br />
aveva scoperto a parlare e lo multava. Appeso alla parete vi era<br />
un ciondolo di cartone, potevi alzarti per andare al gabinetto solo<br />
quando segnava libero, altrimenti ti beccavi una multa.<br />
In questo clima di oppressione si andava avanti, confezionando<br />
maglioni e calzini per i militari, oltre a biancheria intima per<br />
uomo e donna. La guerra incalzava sempre più, gli alleati<br />
raggiungevano le città vicine, il padrone doveva salvare le<br />
macchine e così un po’ alla volta fummo tutte licenziate, io fui una<br />
delle ultime a uscire di scena.<br />
I sogni rimanevano sempre soffocati dentro di me. Mi<br />
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