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la gazzetta dello show - Istituto comprensivo 'DIVISIONE JULIA'

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4<br />

UNO, DUE, TRE … TUTTI IN PLATEA SI FA IN 4 PER OFFRIRE<br />

UN'EDIZIONE ESAGERATA!<br />

Redazione doppia (II C-II D) + postazione Dardi + ore infinite di duro<br />

<strong>la</strong>voro = 22 pagine tutte da gustare!<br />

La prestigiosa staffetta continua … Il testimone passa quest'anno nientemeno che a<br />

due seconde! Sono <strong>la</strong> II C e <strong>la</strong> II D a dividersi il duro <strong>la</strong>voro di redazione, diventato<br />

ormai troppo importante (e gravoso) per essere gestito da una singo<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse. Tre …<br />

Due … Uno … Eccoci giunti all'ambizioso traguardo! Siamo arrivati al<strong>la</strong> quarta<br />

edizione di questo mitico giornalino, che ha impegnato generazioni di studenti per<br />

documentare le attività svolte nell'ambito del progetto “Spettatore Consapevole”.<br />

Facciamo due conti: quanti aderiscono al progetto di teatro, l'arcinota iniziativa che<br />

coinvolge verticalmente gli alunni del<strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> primaria e secondaria del nostro<br />

<strong>Istituto</strong> Comprensivo? Siamo una comitiva, tanto allegra quanto seria, di<br />

trecentocinquanta ragazzi più una manciata di genitori, i quali, grazie al<strong>la</strong> nostra<br />

magnanimità, hanno l'opportunità di partecipare insieme a noi agli spettacoli.<br />

Vogliamo poi contare gli insegnanti e i bambini del<strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> primaria Dardi?<br />

Bene!Con loro siamo quasi cinquecento in marcia verso il teatro! Il <strong>la</strong>voro che<br />

precede l'attività di redazione comprende più fasi. La prima è lo studio dell'opera<br />

originale, del suo contesto, del<strong>la</strong> sua genesi … Questo è il momento in cui ci<br />

documentiamo e ci divertiamo a leggere, a drammatizzare e a cantare, se si tratta di<br />

un musical. Quindi arriva il momento tanto atteso: quello <strong>dello</strong> spettacolo, da<br />

assaporare insieme a teatro. La terza fase corrisponde al dibattito: infatti, nei giorni<br />

successivi al<strong>la</strong> rappresentazione, in c<strong>la</strong>sse discutiamo sui vari aspetti<br />

TUTTI IN PLATEA<br />

dell'adattamento teatrale, sul<strong>la</strong> fedeltà all'opera originale.<br />

Per questa stagione, il progetto di teatro Spettatore consapevole ci ha proposto quattro spettacoli in scena al teatro Rossetti: ognuno di essi è stato analizzato e giudicato; ha inoltre offerto spunti<br />

di scrittura creativa molto interessanti, che sono stati sviluppati dagli alunni delle varie c<strong>la</strong>ssi e ora riempiono queste pagine. Il primo spettacolo che quest'anno abbiamo avuto <strong>la</strong> possibilità di<br />

app<strong>la</strong>udire è stato il musical I Promessi Sposi: si è trattato di un grandioso allestimento, che, però, ha sollevato qualche critica. È normale: siamo spettatori consapevoli, che consapevolmente<br />

cercano di esprimere il proprio giudizio. Il Piccolo Principe, così conciso e pulito come il libro, è stato sicuramente apprezzato dai piccoli e dai meno giovani, che hanno comunque conservato un<br />

cuore bambino. Ma sono stati i musical stranieri, Elisabeth e Joseph, a infiammare <strong>la</strong> p<strong>la</strong>tea con le loro musiche coinvolgenti e con le straordinarie performance degli artisti. A ogni spettacolo<br />

abbiamo dedicato, nel nostro Giornalino, una sezione. Ma in questo numero si sono aggiunte ulteriori rubriche: Fare teatro, che, ancora una volta, torna a illustrarci le iniziative degli alunni-attori<br />

dell'<strong>Istituto</strong> <strong>comprensivo</strong> e <strong>la</strong> sezione del<strong>la</strong> lirica, che anche quest'anno ci guida nell'analisi delle opere proposte dal teatro Verdi. Insomma, nelle nostre pagine troverete testi per tutti i gusti e tutte<br />

le età: dagli articoli informativi e argomentativi alle interviste, dalle tracce di scrittura creativa ai giochi. Il tutto condito da immagini, naturalmente realizzate dalle c<strong>la</strong>ssi. Da segna<strong>la</strong>re un'ulteriore<br />

novità in redazione: quest'anno ci si è avvalsi di una postazione nel<strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> Dardi gestita dai piccoli delle quinte, che hanno partecipato con zelo, realizzando, con <strong>la</strong> guida delle loro insegnanti,<br />

addirittura tre pagine. Insomma, grazie al<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione Dardi-Julia, il nostro giornale è ancora più ricco! Un bi<strong>la</strong>ncio sul <strong>la</strong>voro di redazione? Sembra semplice, ma in realtà è sfiancante per<br />

chi lo vive in prima persona. Non è un'esagerazione, credete. Dopo oltre sei ore di scuo<strong>la</strong>, si torna a casa con in testa un minestrone … di parole, numeri, immagini e chi più ne ha, più ne metta.<br />

Abbiamo raccolto <strong>la</strong> testimonianza di uno dei redattori più attivi: “Ormai è giunta <strong>la</strong> fine di maggio ed è logico tirare le somme. In definitiva tutta <strong>la</strong> sezione riguardante Il Piccolo Principe è quasi<br />

conclusa. Bisognerà aggiustare di sicuro qualcosa, ma si spera che sia ormai <strong>la</strong> versione definitiva: non abbiamo ancora tanto tempo. E poi dobbiamo considerare i problemi tecnici: programmi<br />

che non si chiudono, testi da revisionare, lo spazio che non basta mai … Bisognerà aggiungere pagine: alcuni testi sembrano romanzi, traboccano di caratteri e sembrano rifiutarsi di essere<br />

impaginati. Bisogna restringerli, ma che fatica … E pensare che sembrava tutto così facile! Le ore dedicate al Giornalino sono infinite: moltiplicano il tempo-scuo<strong>la</strong>! Ma non dobbiamo demordere,<br />

siamo a buon punto e non ci si può abbattere proprio adesso! Non si può <strong>la</strong>sciare il <strong>la</strong>voro a metà!” Quindi un urrà per noi! In fondo, se state leggendo queste pagine, vuol dire che ce l'abbiamo<br />

fatta. Ma ci viene un dubbio. Forse il nostro sfogo può avervi indotto a pensare che far parte del<strong>la</strong> redazione sia una terribile punizione. Non è così: è un onore, un'emozione indimenticabile che<br />

probabilmente nessuno di noi avrà <strong>la</strong> possibilità di sperimentare nuovamente. Questo <strong>la</strong>voro chiede tanto, ma dà anche tanto. Essere artefici di pagine, che poi verranno pubblicate e lette da un<br />

pubblico - si spera - numeroso, procura una soddisfazione enorme. È fantastico poter prendere in mano il giornale e pensare: “Anch'io c'ero; questo giornale esiste anche grazie a me!” Vi stiamo<br />

ingolosendo (speriamo) sempre di più, e forse ora, cari lettori, non resistete più. Allora bando alle ciance: aprite, sfogliate, gustate. Anche quest'anno <strong>la</strong> lettura è servita!<br />

Caterina Cesario – Francesco Zanin, c<strong>la</strong>sse II C; Andrea Capaldo – Lorenzo Castigliego, c<strong>la</strong>sse II D<br />

Aspettando l’esibizione del cast di Guardì sul palco del Rossetti, gli alunni del<strong>la</strong> II C si<br />

sono preparati con una rassegna stampa e, dopo che si è chiuso il sipario, si è aperto<br />

il dibattito.<br />

La compagnia di Guardì ha dato davvero il massimo nel musical<br />

“I Promessi Sposi”?<br />

Ecco a voi le opinioni e i commenti, più o meno velenosi, tratti dalle recensioni degli<br />

spettatori consapevoli<br />

La domanda che nel mese di febbraio ha rimbombato nel<strong>la</strong> nostra testa è stata: “Che cosa avrà<br />

preparato Guardì nel<strong>la</strong> versione rivisitata de I Promessi sposi?” Agli spettatori consapevoli<br />

l’ardua sentenza. Si sa, per farsi un’opinione occorre documentarsi. Così le attività in c<strong>la</strong>sse si<br />

sono intensificate, o meglio, moltiplicate in modo esponenziale: il corso di approfondimento di<br />

italiano interamente dedicato al<strong>la</strong> lettura e all’analisi del romanzo, le ricerche sull’autore, lo<br />

studio del contesto storico dell’opera, <strong>la</strong> visione guidata di una parte del famoso sceneggiato tv<br />

di Sandro Bolchi, <strong>la</strong> drammatizzazione di alcune scene salienti, una lezione-spettacolo dedicata<br />

ai primini e, immancabile, <strong>la</strong> rassegna stampa. La mattina del due marzo, il giorno fatidico <strong>dello</strong><br />

spettacolo, ci siamo soffermati nell’analisi di un articolo di Sara Del Sal, pubblicato due giorni<br />

prima dal quotidiano Il Piccolo.Il regista Michele Guardì, nelle sue dichiarazioni, si dice<br />

orgoglioso del successo dell’opera - un’opera musicale moderna - e nello stesso tempo curioso<br />

di saggiare le reazioni del pubblico di Trieste, così appassionato di teatro e competente in<br />

materia. Gli attori, nel medesimo articolo, affermano di sentirsi a proprio agio nei panni dei<br />

personaggi del romanzo manzoniano e uno di loro, Giò Di Tonno/Don Rodrigo, già<br />

protagonista a teatro di musical di successo (su tutti Notre Dame de Paris e Jekyll & Hyde), fiero<br />

attesta: “Finalmente un personaggio nel quale fisicamente sono me stesso.” Graziano<br />

Ga<strong>la</strong>tone, d’altra parte, confessa di aver studiato a lungo il proprio personaggio e dichiara di<br />

aver interpretato un Renzo meno ingenuo e più accattivante rispetto al mo<strong>dello</strong> manzoniano.<br />

Dal canto suo, il regista Guardì non nasconde <strong>la</strong> sua grande passione per il capo<strong>la</strong>voro di<br />

Manzoni: dichiara di conoscerlo a memoria e di aver già <strong>la</strong>vorato al<strong>la</strong> parodia sullo stesso testo<br />

con il Quartetto Cetra. Insomma, “Diamo sempre il massimo” può dirsi <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> d’ordine di<br />

questo cast d’eccezione. Ma l’esibizione è stata davvero all’altezza delle promesse d’impegno<br />

del<strong>la</strong> compagnia? Per “Tutti in p<strong>la</strong>tea 4” abbiamo raccolto alcune voci degli spettatori<br />

consapevoli del<strong>la</strong> II C.<br />

“A mio parere” osserva Elena “è stata interessante <strong>la</strong> scelta di Guardì di non utilizzare affatto <strong>la</strong><br />

recitazione, ma di tradurre ogni discorso col canto. La voce che mi ha colpita di più è stata quel<strong>la</strong><br />

di Giò Di Tonno, già vincitore a San Remo nel 2008, che ha interpretato con grande intensità<br />

Don Rodrigo. Il suo personaggio è stato rappresentato in modo meno malvagio di quel che mi<br />

sarei aspettata, quindi, nonostante il ruolo di antagonista che ricopriva, <strong>la</strong> sua morte in scena mi<br />

è dispiaciuta. Riguardo a Renzo (Graziano Ga<strong>la</strong>tone), non mi è parso meno ingenuo rispetto al<br />

personaggio manzoniano, ma mi è sembrato sicuramente meno impulsivo. Un appunto, infine,<br />

alle scelte del montaggio: forse i trentanove quadri che, secondo l’intento degli autori,<br />

ricostruivano <strong>la</strong> trama, scorrevano troppo velocemente al punto di accaval<strong>la</strong>rsi tra loro,<br />

impedendo così al pubblico di gustare le singole scene.” Nel complesso positivo il giudizio di<br />

Erika, che dichiara: “Facendo un'analisi del musical, ho notato che i testi cantati presentavano<br />

frasi mai lette nel romanzo originale, provenienti dall’ispirazione di Guardì.<br />

Continua nell’ultima pagina...<br />

<strong>la</strong> <strong>gazzetta</strong> <strong>dello</strong> <strong>show</strong> A.S. 2011 - 2012<br />

ANCHE NOI ATTORI SUL PALCOSCENICO DELLA VITA?<br />

In esclusiva Noemi Smorra, Rosalia Misseri e Brunel<strong>la</strong> P<strong>la</strong>tania sve<strong>la</strong>no<br />

LA MAGIA DEL TEATRO E L’AFFASCINANTE MESTIERE DELL’ATTORE<br />

Sono proprio loro: le attrici che ci hanno incantato con <strong>la</strong> fantastica opera moderna "I<br />

Promessi Sposi". Loro, che l'altra sera ci hanno trasportato in un'altra epoca e in un altro<br />

spazio. Liberandoci in un magico volo, ci hanno dimostrato che oltre il sipario tutto è<br />

possibile. Ci hanno raccontato, come in un libro di suoni e immagini, storie avvincenti e<br />

tragiche, che ci hanno mostrato <strong>la</strong> forza, <strong>la</strong> dolcezza, <strong>la</strong> sofferenza di tre grandi personaggi<br />

femminili, facendoci vivere le stesse loro emozioni. Questo è per noi il teatro, andare oltre<br />

il sipario per vivere il mondo e le storie degli uomini, storie di passioni che nel<strong>la</strong> nostra vita<br />

quotidiana non conosciamo. Che occasione straordinaria! Oltre al<strong>la</strong> nostra vita di comuni<br />

adolescenti, possiamo vivere quel<strong>la</strong> di centinaia di altri personaggi, immedesimandoci<br />

nel<strong>la</strong> loro personalità e affrontando le loro scelte. Chi di voi altrimenti proverebbe <strong>la</strong> gloria del<br />

potere, <strong>la</strong> gioia di un matrimonio regale, lo sconforto dell’esilio, <strong>la</strong> disperazione di aver perso<br />

un proprio caro? O l’emozione di scoprire pianeti nuovi come fa il Piccolo Principe, <strong>la</strong><br />

soddisfazione di poter prevedere il futuro attraverso i sogni come accade a Joseph, <strong>la</strong><br />

passione che legò nel<strong>la</strong> morte Romeo e Giulietta? Il teatro ci aiuta a riflettere su temi e<br />

sentimenti spesso a noi sconosciuti. Incuriositi dalle parole di Shakespeare e di<br />

Piran<strong>dello</strong>, ci siamo interrogati sul<strong>la</strong> vita, sul teatro, sul ruolo dell’attore. Ci ha colpiti un<br />

discorso tratto dall’opera “As you like it”: “ Tutto il mondo è un palcoscenico e tutti gli uomini e<br />

le donne semplicemente attori. Hanno le loro uscite ed entrate di scena in un arco di tempo<br />

che dura tutta una vita”. Davvero recitiamo un copione? E chi l’ha scritto?<br />

O ancora: quante maschere indossiamo? Avete mai pensato che noi, sì, proprio noi ragazzi,<br />

recitiamo più parti nel<strong>la</strong> nostra vita? Alcuni esempi: a scuo<strong>la</strong> siamo degli alunni mo<strong>dello</strong>,<br />

ci limitiamo ad annuire e rispondere alle domande delle professoresse, “ascoltando” in<br />

silenzio le loro spiegazioni e control<strong>la</strong>ndoci. A casa, invece, ci trasformiamo: ci <strong>la</strong>sciamo<br />

andare a comportamenti più disinvolti, ci divertiamo e scherziamo e ogni tanto<br />

“rispondiamo” ai nostri genitori... Ma con gli amici è tutta un’altra storia! È qui che facciamo<br />

uscire il nostro carattere più nascosto. Se solo i genitori e i professori sentissero ciò che<br />

diciamo (e come lo diciamo!), penso che saremmo in eterna punizione! Eh già! Queste sono<br />

solo tre delle parti del nostro poliedro. Ovviamente ne nascondiamo altre, ma sono troppe<br />

per essere illustrate in un solo giornalino. Dunque, noi siamo attori dalle tante parti, entriamo<br />

e usciamo di scena parecchie volte. All the world is a stage! Il teatro ci aiuta ad arricchire <strong>la</strong><br />

nostra esistenza, ad ampliare <strong>la</strong> vasta scelta dei ruoli che possiamo vivere, anche se<br />

so<strong>la</strong>mente per <strong>la</strong> durata del<strong>la</strong> parte.<br />

Torniamo al<strong>la</strong> nostra intervista. Dal<strong>la</strong> ribalta… al<strong>la</strong> pizzeria. Ora le fantastiche attrici siedono<br />

a un tavolino del locale “Peperino”. Ce le abbiamo davanti. E' una sensazione molto strana<br />

vederle in borghese con un modo di fare completamente diverso da quello visto sul palco.<br />

Per non par<strong>la</strong>re dei vestiti: scarpe da ginnastica, jeans e maglione, altro che pizzi e gorgiere!<br />

Come fare a disturbare tre delle celebrità che, dopo un estenuante spettacolo, gustano i<br />

sensazionali sapori di una meritata pizza con pomodorini freschi e basilico?<br />

In un solo movimento afferriamo blocco e penna, anche se siamo un po' titubanti e<br />

impacciati:<br />

-Forza Margherita! Avanti, andiamo!-<br />

-Aspetta, prendi una copia del nostro giornalino!! Dobbiamo dimostrare di essere dei<br />

giornalisti esperti!!-<br />

Continua in ultima pagina...


I PROMESSI SPOSI<br />

Musiche di PIPPO FLORA, testo e regia di MICHELE GUARDÌ<br />

Musical, teatro, televisione. Tra innovazione e fedeltà al<strong>la</strong> tradizione, Manzoni suscita sempre grande interesse<br />

RACCONTARE I “PROMESSI SPOSI” CON LA MUSICA:<br />

Critici in erba analizzano alcuni degli splendidi trentanove quadri.<br />

Musica, canto e danza. Michele Guardì e Pippo Flora hanno scelto l’immediatezza di questi linguaggi per raccontare l’opera di Manzoni in una forma nuova, l’opera moderna, genere<br />

avvincente e di forte impatto sul pubblico del Duemi<strong>la</strong>, che richiama l’opera lirica poiché le vicende sono raccontate solo attraverso <strong>la</strong> musica e senza parti recitate, ma che se ne discosta,<br />

perché l’orchestra non suona dal vivo, gli strumenti sono moderni e uno dei più importanti protagonisti è il ballo.<br />

IL PRELUDIO. Una storia di violenza. Oggi come ieri.<br />

Odio e amore, due sentimenti opposti che s’intrecciano e propongono i due temi<br />

del<strong>la</strong> storia. Come vuole <strong>la</strong> tradizione lirica, lo spettacolo inizia con<br />

un’ouverture, anche se piuttosto insolita nel<strong>la</strong> forma: gli orchestrali accordano i<br />

loro strumenti, i cantanti riscaldano <strong>la</strong> voce, gli attori ripassano le parti, gli<br />

spadaccini fanno volteggiare le loro spade. La musica coinvolge gli spettatori in<br />

un ritmo ripetitivo e insistente, per legare il passato al presente : “Oggi, sempre<br />

come ieri…il tempo passa, <strong>la</strong> storia si ripete… corsi e ricorsi… tornano le<br />

storie...”<br />

Poi <strong>la</strong> dolce voce di Renzo, accompagnata dal pianoforte, introduce il tema<br />

dell’amore: “Comincia qui <strong>la</strong> storia mia con te”. Di nuovo una musica incalzante<br />

torna sul palcoscenico per preparare l’incontro con i due bravi.<br />

M. Snidersich cl. IC B. Seppi cl. IC<br />

IL SOGNO DI DON ABBONDIO. Come mettere in scena<br />

l’angoscioso sogno?<br />

Con <strong>la</strong> forza del ritmo rock! Il suono energico del<strong>la</strong> batteria ci investe e sprigiona<br />

<strong>la</strong> nostra voglia di scatenarci! La musica veloce e sostenuta dalle voci corali ci<br />

invita a far parte del<strong>la</strong> scena con una cascata di app<strong>la</strong>usi e ci <strong>la</strong>scia a bocca<br />

aperta. Improvvisamente <strong>la</strong> melodia diventa irrego<strong>la</strong>re e incerta, come se si<br />

riflettesse nei pensieri di don Abbondio. La scena è buia, un unico riflettore è<br />

puntato sul letto del curato che alcuni bravi fanno girare vorticosamente come<br />

una giostra inquietante del luna park; sullo sfondo una ragnate<strong>la</strong> intrappo<strong>la</strong> il<br />

curato nei suoi pensieri confusi. “Non s’ha da fare!” è <strong>la</strong> frase assil<strong>la</strong>nte che si<br />

ripete per tutta <strong>la</strong> canzone con un ostinato, mentre il suono distorto del<strong>la</strong> chitarra<br />

elettrica accompagna <strong>la</strong> spietata presenza di don Rodrigo.<br />

LA SPOSA, LA SPOSA! Dal<strong>la</strong> musica rock al folklore, per<br />

un momento del tutto nuovo.<br />

“Viva <strong>la</strong> sposa!” C'è aria di festa: <strong>la</strong> sposa è pronta per le nozze! Fra le vie del<br />

paese di Lecco, Lucia trova le sue amiche: si festeggia con giochi, balli e grida<br />

felici. Poi le corde del<strong>la</strong> chitarra si aggiungono a quelle del mandolino e<br />

all’allegra melodia del<strong>la</strong> fisarmonica; il ritmo dei tamburelli accompagna le voci<br />

delle popo<strong>la</strong>ne che cantano in dialetto lombardo: "El cor de donn / L'è fa come un<br />

melon... / A chi ghen dà una fetta / A chi ghen dà un boccon...". E' una specie di<br />

fi<strong>la</strong>strocca che comincia con un ritmo binario per poi trasformarsi in una base<br />

ternaria. Mille colori e movimenti incatenano i nostri sguardi divertiti e incantati. I<br />

costumi sgargianti e variopinti ci riportano indietro come in un sogno, in un<br />

vecchio paesino di montagna con le sue tradizioni e il suo folklore.<br />

ADDIO MONTI<br />

Nuvole di fumo confondono <strong>la</strong> prua di una picco<strong>la</strong> imbarcazione nascondendo<strong>la</strong><br />

e facendo<strong>la</strong> scivo<strong>la</strong>re sul palco. Non c’è quel chiaro di luna così unicamente<br />

celebrato nelle pagine di Manzoni, ma una so<strong>la</strong> luce malinconica illumina il volto<br />

di Lucia mentre guarda quel cielo blu intenso, che racchiude i ricordi del<strong>la</strong> sua<br />

vita. La ragazza li esprime <strong>la</strong>sciando cadere <strong>la</strong>crime amare sul suo viso. La voce<br />

dolce si diffonde nostalgica, accarezzando il luogo natio. Le arpe, le chitarre,<br />

gli archi e le campane tubo<strong>la</strong>ri rendono questo brano unico nel<strong>la</strong> sua mestizia e<br />

sacralità. “E mi scoppia il cuore dentro… Nel petto mio… Mentre penso piango,<br />

canto… E dico addio…”.<br />

LA BAMBOLA COL VELO. Il pianto di una donna mai<br />

stata bambina”<br />

Nuova scena per introdurre un grande personaggio. Un coro femminile<br />

gregoriano accompagnato dal rintocco sommesso delle campane, prepara<br />

un’atmosfera cupa e mistica, adatta a presentare una suora speciale,<br />

chiamata “signora”. A colloquio con <strong>la</strong> bambina innocente che una volta era stata,<br />

Gertrude ricorda <strong>la</strong> sua vita distrutta da un destino imposto, mai desiderato: <strong>la</strong><br />

bimba stringe fra le sue innocenti manine una bambo<strong>la</strong> “ con il velo più nero che<br />

c'è”. “Ho paura… voglio andare a casa mia... qui non ci voglio stare!” sono i<br />

<strong>la</strong>menti straziati di una bambina so<strong>la</strong>, incompresa e senza sogni che racconta <strong>la</strong><br />

sua voglia tenera di giocare e di indossare abiti da principessa. Ma l’ incubo<br />

torna come uno spettro e lei si ritrova tra le mani il futuro di una se stessa adulta,<br />

intrappo<strong>la</strong>ta in un vestito nero che <strong>la</strong> soffoca e <strong>la</strong> invecchia. La vita di Gertrude si<br />

è fermata lì, il giorno in cui due <strong>la</strong>me severe e affi<strong>la</strong>te hanno reciso le sue trecce,<br />

<strong>la</strong> sua vita e i suoi sogni.<br />

VINO! VINO! La fierezza e l’umiltà di un monaco sfidano<br />

l’arroganza di un potente.<br />

Si fa festa al pa<strong>la</strong>zzo di Don Rodrigo; <strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> è imbandita di ogni pietanza e il divertimento si<br />

sprigiona nell'aria. Il signore del<strong>la</strong> casa e i suoi ospiti brindano, esaltando le gioie e l’ebbrezza<br />

del<strong>la</strong> vita: “ Vino donne, vino tutto... Vino e fiumi nel<strong>la</strong> testa...”. Ma un'ombra imponente e allo<br />

stesso tempo umile, si presenta sul<strong>la</strong> scena: inizia così il celebre “duello senza spade”<br />

raccontato con insuperabile maestria da Manzoni. Don Rodrigo provoca e attacca il modesto<br />

Fra Cristoforo, che gioca in difesa. Come tradurre nel linguaggio teatrale questo<br />

famosissimo confronto? Tavoli <strong>la</strong>nciati a simu<strong>la</strong>re gli attacchi <strong>dello</strong> scontro, movimenti<br />

circo<strong>la</strong>ri e circospetti dei due sfidanti che ruotano intorno al salone per studiare le mosse<br />

dell’avversario, attacchi e difese per lo scontro finale. Le braccia, come due spade in azione,<br />

s’incrociano e <strong>la</strong> voce di Fra Cristoforo, trattenuta fino a questo momento, si libera come un<br />

tuono potente: “Verrà un giorno…Verrà un giorno…Verrà…”. Ecco come il regista ha voluto<br />

stupirci!<br />

LA MADRE DI CECILIA. Il dolore di una mamma si fa universale.<br />

Spari improvvisi di fucile, marcia tedesca di guerra e ritmo marziale, rulli di tamburi,<br />

percussioni e fiati con cadenza sinistra e cupa. I Lanzichenecchi entrano a Mi<strong>la</strong>no,<br />

avanzano portando soprusi, violenze e anche <strong>la</strong> peste. Suoni irrego<strong>la</strong>ri e dissonanti sfumano<br />

nel rintocco di una campana, note semplici e distinte si dissolvono per dare spazio a un silenzio<br />

sospeso. Poi con una melodia lineare comincia l’assolo del pianoforte e s’innalza <strong>la</strong> voce<br />

disperata di una madre per sfogare il dolore più grande che un essere umano possa provare: <strong>la</strong><br />

perdita del proprio figlio. Cecilia, bambina mia! Il suo canto è par<strong>la</strong>to, sospirato e nei tratti d’<br />

invocazione quasi gridata. La sensibilità meridionale di Gaudì e Flora conferisce al<strong>la</strong> scena<br />

un’emozione nuova: l’eleganza e <strong>la</strong> bellezza scomposta del<strong>la</strong> donna lombarda si trasfigurano e<br />

si tingono di colori più mediterranei. Con una sofferenza non più trattenuta, ma ur<strong>la</strong>ta, <strong>la</strong><br />

madre di Cecilia è il simbolo del<strong>la</strong> mamma universale.<br />

PADRE NOSTRO<br />

Sulle note del<strong>la</strong> preghiera per eccellenza, il “Padre nostro”, gli uomini invocano <strong>la</strong> fine del<strong>la</strong><br />

peste e <strong>la</strong> liberazione da tutti i mali. La pioggia purificatrice arriva a <strong>la</strong>vare il male, il dolore e i<br />

peccati. Il Cardinale Borromeo intona <strong>la</strong> preghiera celestiale “Padre che sei <strong>la</strong>ssù…Scendi tra<br />

di noi…” e, poco a poco, come un rivolo riceve le acque di altre sorgenti e s’ingrossa, così <strong>la</strong> sua<br />

voce raccoglie, una a una, le voci dell' intero coro. Accompagnato dall'organo e dalle campane<br />

in festa, il canto alternando movimenti anabatici e catabatici si eleva al cielo sulle note più<br />

acute, per poi ridiscendere, così come il Padre scende tra i suoi fedeli.<br />

Tutti i sensi sono coinvolti: le immagini dei fedeli che si tengono mano nel<strong>la</strong> mano, i toni del<br />

rosso e del vio<strong>la</strong> che illuminano di sacro, l’odore bagnato del<strong>la</strong> pioggia che scende sul<br />

proscenio, l’intensità inconfondibile dell’incenso, <strong>la</strong> fusione delle voci in un’unica santa<br />

preghiera. Un forte impatto scenico, che fa sentire <strong>la</strong> forza del<strong>la</strong> fede e ci <strong>la</strong>scia più uniti e forti.<br />

Margherita Fonda, Eleonora Goio, Sofia Kravina, Giulia Ciana, Augusto Savarese, Denis<br />

Piccotti, Nura Omar, cl. II e III D.<br />

A. Trost cl. IID A. P<strong>la</strong>isant cl. IC<br />

I Promessi Sposi in versione b<strong>la</strong>ck & white: lo sceneggiato di<br />

Sandro Bolchi (1967) secondo il giudizio degli spettatori<br />

consapevoli del 2012<br />

Il teatro, il cinema e <strong>la</strong> televisione ci hanno rega<strong>la</strong>to numerose trasposizioni del capo<strong>la</strong>voro di<br />

Manzoni, più o meno fedeli e avvincenti.<br />

La più lontana nel tempo è stata <strong>la</strong> versione filmica muta di M. Bonnard risalente al 1923. Più<br />

tardi, nel 1941, il film, a cura di M. Camerini, con Gino Cervi, offre una trasposizione puntuale del<br />

romanzo. Noi alunni del<strong>la</strong> II C ci siamo confrontati con una rappresentazione distante anni luce<br />

dai telefilm moderni, ovvero con il famoso sceneggiato a cura di Sandro Bolchi, trasmesso per<br />

<strong>la</strong> prima volta sul<strong>la</strong> rete nazionale (L'UNICA!) il 1° gennaio 1967.<br />

Partecipa un cast d'eccezione, composto dal narratore Giancarlo Sbragia, da Nino<br />

Castelnuovo che interpreta Renzo, da Pao<strong>la</strong> Pitagora che recita <strong>la</strong> parte di Lucia e infine da<br />

Tino Carraro nei panni di Don Abbondio. Tentiamo ora un'analisi del racconto filmico,<br />

focalizzandoci sul<strong>la</strong> prima puntata, che sviluppa <strong>la</strong> vicenda dall'incontro di Don Abbondio con i<br />

bravi al lungo f<strong>la</strong>sh-back sul passato di Fra Cristoforo.<br />

La scena iniziale mostra un uomo che nel<strong>la</strong> sua barca sta remando e si allontana lentamente,<br />

avvolto nel<strong>la</strong> fitta nebbia padana. La voce fuori campo del narratore, profonda e vellutata,<br />

dec<strong>la</strong>ma <strong>la</strong> sequenza descrittiva che apre il romanzo.<br />

Che emozione sentire e “vedere” le parole di Manzoni che abbiamo conosciuto per <strong>la</strong><br />

prima volta nell'au<strong>la</strong> sco<strong>la</strong>stica, commentate dal<strong>la</strong> nostra insegnante! In sottofondo lo<br />

sciabordio dell'acqua sospinta dai remi del<strong>la</strong> barca introduce con dolcezza una storia senza<br />

tempo.


Successivamente <strong>la</strong> cinepresa si sposta su Don Abbondio che, diretto verso casa, <strong>la</strong> sera<br />

del giorno 7 novembre dell'anno 1628, percorre una stradiccio<strong>la</strong>, delimitata da muretti a<br />

secco e circondata da una fitta vegetazione. All'improvviso si trova davanti i bravi. I due<br />

“ga<strong>la</strong>ntuomini” hanno folte barbe e baffi e sul<strong>la</strong> testa portano cappelli piumati. Sono proprio<br />

come li avevamo immaginati e rappresentati nelle drammatizzazioni: le reticelle sotto i<br />

cappelli, lo sguardo truce, <strong>la</strong> voce minacciosa. “Signor curato, questo matrimonio non<br />

s'ha da fare!” Don Abbondio è un perfetto “vaso di coccio”. Molti pensieri gli ronzano<br />

tumultuosamente nel<strong>la</strong> testa e <strong>la</strong> mimica facciale dell'attore che lo interpreta li rende<br />

accessibili allo spettatore. Il curato continua a domandarsi perché proprio a lui succedono<br />

tutte le sventure e gli impicci. A casa lo attende una Perpetua vivacissima e curiosa. Non <strong>la</strong><br />

pensavamo così giovane e piena di energie!<br />

Quel<strong>la</strong> notte Don Abbondio sogna … i bravi, Don Rodrigo, schioppettate, fughe, lupi, viottoli<br />

e Renzo. Nel<strong>la</strong> rappresentazione del<strong>la</strong> scena, Bolchi si sofferma sul primo piano del<br />

volto del curato, sprofondato tra le coltri e tra i propri incubi. Don Abbondio appare<br />

delirante e borbotta convulsamente nel dormiveglia.<br />

Quello che accade successivamente è noto a tutti: <strong>la</strong> visita di Renzo, <strong>la</strong> confessione di Lucia,<br />

il suggerimento di Agnese. Renzo è rappresentato come un ragazzo gagliardo e<br />

spensierato, con tutta <strong>la</strong> vita davanti. Lucia appare in vesti nuziali, con un'acconciatura<br />

partico<strong>la</strong>re, impreziosita da spilloni d'argento disposti a ventaglio e l'abito tradizionale del<br />

Mi<strong>la</strong>nese contadino. Al<strong>la</strong> scena fanno eco in lontananza ritornelli di canti popo<strong>la</strong>ri: si<br />

tratta di uno dei pochi momenti in cui è presente un commento musicale.<br />

Nello studio di Azzecca - Garbugli l'ambiente è ricostruito davvero scrupolosamente.<br />

Il vecchio avvocato imbroglione e pomposo “annusa” <strong>la</strong> pergamena con <strong>la</strong> grida dell'anno<br />

precedente, dec<strong>la</strong>mando alcuni passaggi con una lingua arcaica e con citazioni in<br />

<strong>la</strong>tinorum. L'attore è bravissimo a scombinare le carte e le parole.<br />

Dopo <strong>la</strong> visita in casa Mondel<strong>la</strong> da parte di Fra Galdino, così come nel romanzo, entra in<br />

campo Fra Cristoforo, il padre saggio con tanto di barba candida e sguardo intenso. Nel<br />

lungo f<strong>la</strong>sh-back sul passato di Ludovico, colpisce in modo partico<strong>la</strong>re <strong>la</strong> scena del<br />

perdono. Sentendosi ancora il corpo e l'anima macchiati dal delitto commesso, Ludovico si<br />

reca a casa del fratello dell'ucciso per chiedere perdono. La telecamera inquadra una<br />

grande sa<strong>la</strong> piena dei nobili parenti del ga<strong>la</strong>ntuomo morto e scorre lentamente<br />

mettendo a fuoco gli sguardi superbi incorniciati in ampie gorgiere.<br />

Si tratta di uno dei tanti spaccati del Seicento, descritti minuziosamente nell'originale<br />

manzoniano e resi altrettanto fedelmente nello sceneggiato. Quando Fra Cristoforo<br />

raggiunge <strong>la</strong> casa di Lucia e Agnese, si interrompe il racconto.<br />

Lasciamo l'Au<strong>la</strong> Magna con un senso di appagamento: abbiamo gustato una<br />

rappresentazione fedele, rispettosa del testo, in cui <strong>la</strong> grande prosa è <strong>la</strong> vera<br />

protagonista. Aspettiamo ansiosi <strong>la</strong> prossima puntata …<br />

C. Cesario, I. Gaetano, M. Pierazzi, S. Rizzello, F. Zanin, cl. II C<br />

F. Zanin cl. II C P. Guidastri cl. II C<br />

INCOMINCIA LA STORIA: i personaggi si<br />

presentano<br />

È DIFFICILE IL MESTIERE DI BRAVO.<br />

Vittima dei capricci di Don Rodrigo, uno dei bravi si confessa<br />

in esclusiva per Tutti in P<strong>la</strong>tea 4<br />

Tutti stavano fissando <strong>la</strong> stradina che porta al<strong>la</strong> Chiesa, con gli occhi spa<strong>la</strong>ncati come se<br />

avessero visto <strong>la</strong> morte in persona. In mezzo al<strong>la</strong> strada, con gli occhi lucidi e lo sguardo<br />

disperato, scivo<strong>la</strong>va lentamente un uomo che nessuno avrebbe mai pensato di trovare in<br />

quel<strong>la</strong> situazione: un bravo. Si diresse davanti al grande portone del<strong>la</strong> Chiesa; a un passo<br />

da esso si fermò, come se non avesse <strong>la</strong> forza di aprirlo e tentasse di farlo sparire con gli<br />

occhi. Quando si decise a farsi forza e a varcare quel<strong>la</strong> soglia, tutto, nel<strong>la</strong> piazza, tornò di<br />

colpo al<strong>la</strong> normalità e ognuno riprese le proprie occupazioni. Intanto il bravo, che non<br />

entrava in Chiesa da tanto, ma tanto tempo, cercava, in cuor suo, qualcuno a cui poter<br />

confessare tutte le azioni malvagie e turpi che aveva compiuto in passato. Desiderava<br />

liberarsi <strong>la</strong> coscienza dal peso insopportabile dei propri misfatti. Un frate gli andò incontro,<br />

preoccupato. Appena lo vide, il bravo pregò l'uomo di potersi confessare. Era così insistente<br />

che il religioso non poté rifiutare. Insieme sfi<strong>la</strong>rono mesti lungo <strong>la</strong> navata sinistra, fino a<br />

raggiungere il confessionale.<br />

- Caro fratello, da quanto non ti confessi?-<br />

- Da molto tempo... così tanto che non ricordo neanche quanto ...-<br />

- Cos'è che ti affligge? Cosa ti porta qui?-<br />

- Oh, brav'uomo, i motivi son tanti. Il fatto è che non ce <strong>la</strong> faccio più a vivere così. -<br />

- Spiegati meglio, fratello.-<br />

- Io e i miei compagni riusciamo a guadagnarci il pane solo perché <strong>la</strong>voriamo per Don<br />

Rodrigo. Compiamo azioni ignobili nei confronti di così tanti buoni diavoli per assicurarci <strong>la</strong><br />

NOSTRA sopravvivenza. Ora però io mi sento male al cuore: questa non è vita! - sbottò<br />

infine con un velo di commozione nel<strong>la</strong> voce . - Ogni giorno il nostro signore e padrone ci<br />

racconta un suo problema, e poi ci ordina di andare in un certo posto a una certa ora, per<br />

minacciare cristiani che, <strong>la</strong> maggior parte delle volte, son servi del comune e che non<br />

possono o hanno troppa paura di farsi giustizia da soli. -<br />

- Fratello, è <strong>la</strong> Provvidenza che ti ha condotto fin qui. La fede ti sosterrà nel difficile cammino<br />

che ti aspetta.-<br />

- Voglio cambiare perché odio quest' abito e <strong>la</strong> mia pessima reputazione. La gente mi evita,<br />

quasi fossi un appestato! -<br />

- Ma se non sopporti questa situazione, come mai sei diventato un bravo? Cos'è successo?-<br />

- Tutto è iniziato quand'ero piccolo, ancora un ragazzo. Mio padre era un piccolo falegname<br />

e non riusciva a pagare tutto l'affitto del<strong>la</strong> casa preteso da … Don Rodrigo. Un giorno<br />

quest’ultimo venne da noi e tuonò <strong>la</strong> sua sentenza: ''Se non potete pagarmi col denaro, mi<br />

pagherete con un uomo''. All’epoca avevo sedici anni e il mio destino era già segnato.<br />

- Fratello, se lo desideri <strong>la</strong> Chiesa può darti protezione, finché non trovi un modo per fuggire<br />

dal<strong>la</strong> tua triste condizione.-<br />

- Oh, il Signore è grande. Ora sono libero. Voglio gridarlo a tutti! -<br />

Affacciatosi sul<strong>la</strong> soglia del<strong>la</strong> chiesa, sentì uno scalpiccio di zoccoli che si avvicinavano<br />

rapidamente. A un certo punto li riconobbe: erano due uomini a cavallo, sul capo il<br />

caratteristico cappello con <strong>la</strong> piuma. Lo accerchiarono e lo braccarono. Impossibile fuggire.<br />

E. Babici, revisione di T. Cante, A. Cechini, C. Marcucci, A. Pizzo, cl. IIC<br />

Dal diario di Don Abbondio: “Questo matrimonio non s’ha da fare!”<br />

7 novembre 1628<br />

Carum diarum,<br />

oh, che disgrazia! Oh, che disgrazia che m’è capitata … Sapessi che sciagura, che immensa<br />

catastrofe … Come potevo solo immaginare che qualcuno voleva uccidermi? D’accordo: forse<br />

uccidermi proprio no, ma mi avrebbero strito<strong>la</strong>to le membra, strappato il capillum, mi avrebbero<br />

imbottito di piombo e poi … e poi niente, basta così con le torture. E io che cosa c’entro? Cos’ho<br />

fatto di male a questa società ingrata, a quei figuri che si appostano dietro agli alberi e saltano<br />

fuori, quando meno te lo aspetti, con una balestra in mano? Mi voglio morto ogni giorno di più!<br />

Ecco, stavo tornando al<strong>la</strong> mia umile dimora, camminavo, mettevo un calzone davanti all’altro e<br />

tiravo avanti; con un piede calciavo le pietre che erano d’impiccio sul cammino e intanto<br />

pregavo di avere sempre una vita tranquil<strong>la</strong>, libera dalle inutili preoccupazioni. Osservavo il<br />

paesaggio, i cespugli carichi di bacche succose, rosse e rilucenti come rubini.<br />

Quest’anno forse avremo un buon raccolto ... Il muricciolo di pietre bianche, che costeggia il<br />

viottolo, in alcuni punti aveva ceduto e a questo proposito devo ricordarmi di dire a Sisto che ci<br />

metta le mani: è un buono a nul<strong>la</strong> e deve pur far qualcosa. E che mi venga un colpo, a un certo<br />

punto vedo due loschi figuri, uno a cavalcioni <strong>dello</strong> stesso muretto e l’altro appoggiato<br />

sguaiatamente. Mi guardavano, io li guardavo. Indossavano entrambi, sul capo, una reticel<strong>la</strong><br />

verde che terminava in una gran nappa. Avevano al collo un corno per <strong>la</strong> polvere da sparo; un<br />

coltel<strong>la</strong>ccio spuntava dal<strong>la</strong> giacca con aria minacciosa, un grosso spadone pendeva dal fianco<br />

destro.<br />

Li guardai meglio, il loro sguardo inciampò sul mio e in quel momento seppi d’esser io lo<br />

sciagurato che aspettavano. Avevano un’espressione garbata, che ce<strong>la</strong>va, però, un messaggio<br />

tutt’altro che rassicurante: ”Non sei il primo che uccido, e non sarai neanche l’ultimo”.<br />

Avrei tanto voluto essere uno struzzo, nascondere <strong>la</strong> testa sotto <strong>la</strong> terra e rimanere lì finché ce<br />

ne fosse stato il bisogno. Certo era un po’ difficile che Nostro Signore mi trasformasse dall’oggi<br />

al domani ... ma se almeno mi avesse fatto diventare un colombo, avrei potuto svo<strong>la</strong>zzare via …<br />

Purtroppo rimasi solo un povero curato che doveva affrontare le ingiustizie tutto da solo.<br />

Sapevo già che non c’erano vie di fuga: niente. Niente portoni in cui immettersi, non un’anima<br />

che potesse prestare soccorso a questo pover’uomo.<br />

Certo avrei potuto arrampicarmi sul muretto e buttarmi giù:<br />

in quel caso sarei sfuggito ai bravi, ma sarei morto<br />

comunque. Se Dio vuole così, così sia.<br />

Io arrivo lì e quei due “ga<strong>la</strong>ntuomini” starnazzano di<br />

matrimoni, di terrificanti punizioni, di Lucia, di Renzo e di<br />

… Don Rodrigo, il signorotto più importante e potente del<br />

paese!!! Ancora un po’ e morivo lì senza neanche aver<br />

raccomandato a Perpetua di preparare il cappone per <strong>la</strong><br />

festa di San Martino; morivo lì senza aver potuto<br />

assaggiare il petto d’anatra che a Perpetua riesce così<br />

bene. Non conoscevano ragioni, non ascoltavano alcuna<br />

mia proposta. Nel frattempo pensavo e ripetevo a me<br />

stesso: “Che sciagura! Perché doveva succedere proprio<br />

a me? Perché proprio Don Rodrigo ha deciso di rovinare il<br />

matrimonio di quei due ingenui giovincelli?”. Durante <strong>la</strong><br />

conversazione i due gaglioffi pronunciarono di nuovo il<br />

nome di Don Rodrigo e rimasi nuovamente impietrito:<br />

ancora un po’ e svenivo lì sul posto. Questo nome<br />

attraversò i miei pensieri come un fulmine a ciel sereno.<br />

Feci una faccia da bravo puer, che ha capito esattamente<br />

come deve comportarsi, che per nul<strong>la</strong> al mondo celebrerà<br />

un matrimonio, mai, mai, mai. C’era solo un piccolo<br />

problema: in quel momento il puer doveva fuggire, non<br />

poteva trattenersi perché aveva molti, troppi affari da<br />

sbrigare. Me ne andai a gambe levate. Torno a casa tutto tremo<strong>la</strong>nte e Perpetua, come un<br />

avvoltoio, mi salta addosso gracchiando: ”Che succede qui? Che succede qui? Che succede<br />

qui?”<br />

Avrei tanto voluto darle una mazzata in testa con il primo oggetto contundente a portata di<br />

mano, ma il Nostro Signore non mi avrebbe perdonato. E chi avrebbe perdonato Perpetua per<br />

<strong>la</strong> sua insistente curiosità, se non il povero curato buono e giusto?<br />

Perpetua continuava a darmi da bere in modo che diventassi brillo e le raccontassi ogni cosa.<br />

Ma invece no, non devo par<strong>la</strong>re, e non parlerò. Non sono quel genere di persona che non<br />

ascolta i buoni consigli, soprattutto se ne va di mezzo <strong>la</strong> propria vita!<br />

Oh, se solo Renzo fosse il più potente, non ci sarebbero problemi: mi metterei sotto <strong>la</strong> sua<br />

protezione, mi nasconderei sotto <strong>la</strong> sua a<strong>la</strong> avvolgente e sarei al riparo!<br />

E invece quel Tramaglino è solo un pol<strong>la</strong>stro da spiumare e quanto a me, sto per affrontare una<br />

notte da incubo. La prima di una lunga serie.<br />

Dal diario di un uomo solo a cui capitano tutte le disgrazie del mondo. Don Abbondio<br />

C. Cesario, M. Pierazzi e A. Pizzo, cl. II C<br />

.<br />

Invito a nozze<br />

Eccomi qui, sono arrivato, finalmente, a casa di Lucia. Che festa! Che gioia! Sono molto felice<br />

per Renzo: ieri sera l’avevo visto saltel<strong>la</strong>re e cantare allegramente per le strade di Lecco.<br />

Mi ricordo che da piccolo giocavo sempre con lui: eravamo vicini di casa e sua madre era<br />

tenerissima con me.<br />

Davanti al<strong>la</strong> casa di Lucia mi appare un enorme muro di pietra grezza con al centro una<br />

grandissima porta di legno massello. Ai <strong>la</strong>ti scorgo due cesti colmi di candide rose bianche. Le<br />

colonne del portico sono coperte d’edera che sale e<br />

raggiunge <strong>la</strong> finestra del<strong>la</strong> sposa.<br />

Nel cortile donne e uomini assiepati confabu<strong>la</strong>no tra<br />

loro. I bambini intonano stornelli.<br />

Lucia è splendida, sembra un angelo con l’abito<br />

nuziale. I suoi occhi azzurri ti ammaliano, i suoi<br />

capelli castani, intrecciati sul<strong>la</strong> nuca, risplendono al<br />

sole timido del mattino. È proprio come me <strong>la</strong><br />

ricordavo: sempre magra, sempre alta e col sorriso<br />

stampato sulle <strong>la</strong>bbra di rosa. Osservo il suo profilo<br />

e riconosco i tratti del padre buonanima. Io lo<br />

conoscevo bene: un uomo tarchiato, muscoloso,<br />

dall’aria fiera. Un pezzo di pane. Peccato che sia<br />

partito in guerra con gli Spagnoli.<br />

A casa di Lucia noto ben undici comari che bal<strong>la</strong>no e<br />

cantano.<br />

L’atmosfera è allegra e leggera. Beh, in fondo è un<br />

matrimonio.<br />

Ma d’un tratto l’incanto si rompe. Ecco che arriva di corsa, grondante di sudore, Renzo. Sembra<br />

infuriato come un cane quando gli pesti <strong>la</strong> coda e allo stesso tempo triste come chi ha perso<br />

qualcosa di importante.<br />

Agnese si fa <strong>la</strong>rgo tra <strong>la</strong> fol<strong>la</strong>: con quel vestito azzurrino, ricamato ai bordi, sembra quasi una<br />

regina. La picco<strong>la</strong> Bettina sussurra qualcosa all’orecchio di Lucia, che impallidisce<br />

immediatamente. Dopo qualche minuto raggiunge il suo fidanzato e cade fra le sue braccia<br />

come cade un albero, silenziosamente.<br />

Intuisco che qualcosa è cambiato. Dopo qualche secondo arriva <strong>la</strong> conferma: il matrimonio non<br />

si farà.<br />

P. De Rogatis, A. Fanni Canelles, P. V: Guidastri, S. Valente, cl. II C<br />

Immagini: C. Smrekar (Bravo)cl. IIC, P. Dell’Erba cl. IC (Don Abbondio).


LA VOCE DI LECCO<br />

Il Seicento tra parodia e verità<br />

Spettatori consapevoli presentano il grande protagonista del romanzo e fanno luce su un secolo in crisi<br />

Lombardia, terra d’ingiustizie prevaricazioni<br />

Ennesimo caso di aggressione da parte di due bravi<br />

Le parole di economisti ed esperti sul<strong>la</strong> crisi del nostro tempo<br />

«Sì, sì, ho assistito alle minacce di quei bravacci contro il povero curato! Non sapevo se aiutarlo o scappare via, perché avevo troppa<br />

paura!». Queste sono le parole di un testimone dell’incresciosa vicenda di cui è stato vittima l’altra sera don Abbondio. Di ritorno dal<strong>la</strong><br />

sua passeggiata quotidiana, il noto curato di Lecco è stato atteso all'incrocio del tabernacolo, da due malviventi che l’hanno minacciato<br />

di morte, intimandogli di non celebrare il matrimonio tra due nostri concittadini Renzo Tramaglino e Lucia Mondel<strong>la</strong>, onesti fi<strong>la</strong>tori di<br />

seta e contadini.<br />

Non è <strong>la</strong> prima volta che questi criminali perseguitano degli innocenti, per soddisfare i capricci di un signorotto. Si sono verificati molti<br />

episodi simili per le strade delle città lombarde. “Da quando quel castello ha l’onore di alloggiare un comandante, i soldati spagnoli<br />

vanno a insegnare <strong>la</strong> modestia alle fanciulle, accarezzano le spalle ai mariti e al<strong>la</strong> fine dell'estate alleggeriscono ai contadini le fatiche<br />

del<strong>la</strong> vendemmia”, precisa un po’ ironico, un mi<strong>la</strong>nese dall’eloquenza piuttosto fiorita. «Hanno disonorato mia figlia, sono affranto! Ho<br />

cercato di protegger<strong>la</strong> ma sono stato aggredito anch'io”, par<strong>la</strong> <strong>la</strong> disperazione di Antonio, un padre esasperato. “Rubano nelle vigne,<br />

sequestrano i sacchi di grano, ci depredano dei nostri viveri. Questo è il potere dei vicerè e dei suoi funzionari!”. Tante sono le voci del<br />

popolo che <strong>la</strong>mentano il continuo malgoverno.<br />

Ormai si sa che i dominatori spagnoli non hanno portato un grosso vantaggio al<strong>la</strong> nostra Lombardia, anzi l’hanno impoverita sempre di<br />

più, soffocando le sue risorse e danneggiando soprattutto le fasce più deboli del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione. Purtroppo, in questa situazione solo<br />

uomini disonesti e corrotti riescono a trarre il loro utile, sostenendo con <strong>la</strong> loro autorità il potere di questi stranieri. Ma<strong>la</strong> cosa nascer<br />

poveri!<br />

Casi ben più gravi si stanno verificando nell'Italia meridionale, dove vengono imposte tasse ancora più pesanti e inique che<br />

distruggono l’economia già fragile di quelle terre.<br />

Ecco quanto ci dichiara il celebre economista e cronista Federico Monetin: “Numerosi sono i motivi che hanno portato al<strong>la</strong> decadenza<br />

del nostro Paese. Innanzitutto va considerato che l’asse commerciale si è spostato dal Mediterraneo all’At<strong>la</strong>ntico, riducendo<br />

l’attività dei nostri porti e delle nostre navi, tecnicamente inadatte a reggere <strong>la</strong> competizione con le altre flotte. Si sono ridotte così le<br />

esportazioni di tessuti e dei prodotti dell’artigianato, che invece sono aumentati in Inghilterra, O<strong>la</strong>nda, Francia, paesi incredibilmente<br />

ricchi e favoriti dal<strong>la</strong> posizione geografica. Contadini e artigiani sono stati costretti, quindi, all’emigrazione e ciò ha comportato un<br />

vistoso calo del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione.<br />

Un altro dato preoccupante è che i dominatori spagnoli, proteggono l’aristocrazia e impediscono ai borghesi, i ceti produttivi,<br />

di svilupparsi. Questo porta il mercato italiano a una perdita di dinamismo e di efficienza.<br />

Si ricordi, inoltre, che le nostre terre, sono scenario di una guerra che ci opprime dal 1618, e che probabilmente continuerà ancora per<br />

molto tempo (chissà… trent’anni?), provocando ancora carestie e riducendo ulteriormente <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione. In più, temiamo un<br />

probabile arrivo dei Lanzichenecchi, terribili mercenari protestanti, il cui passaggio porterà so<strong>la</strong>mente saccheggi, violenze e miseria.<br />

È prevedibile purtroppo, che i movimenti di questi soldati, possano aggravare <strong>la</strong> situazione con epidemie … magari anche del<strong>la</strong><br />

terribile peste bubbonica!”<br />

Ma c’è chi, con un mentalità differente, affronta <strong>la</strong> crisi da un altro punto di vista.<br />

“Crisi? Quale crisi? El paese de l’Italia es en crisi, ma non l’España!”, vuole precisare l’illustrissimo economista don Aleandro<br />

Azzeccadineros, in un italiano non molto sciolto.“Todos los persones pensa che el mio paese spende troppo, che importa<br />

eccessivamente e che non investe nada, tranne nelle speses militari, ma non comprendono! Riempirsi de debiti e spendere el dinero<br />

es una virtù: chi risparmia non tiene stile! Infatti chi lo fa sono los contadinos et los borgheses … gente umile! Noi Españoli, è vero,<br />

produciamo poco, ma Madrid, <strong>la</strong> Grande Regina, non ha bisogno di produrre: non ci abbasseremo a un tale livello de vita!”. Senza<br />

dubbio poco lungimiranti, ma sicuramente sincere, le parole di chi, tra pochi, ha il coraggio di ammettere l’evidentissima decadenza<br />

del<strong>la</strong> “Grande Regina”.<br />

Considerata dunque <strong>la</strong> grave crisi in cui versa il nostro Paese, possiamo purtroppo capire come il fenomeno dei bravi sia cresciuto,<br />

nonostante le numerose grida emanate dal governo per arginare tale piaga. Per coloro che non avessero ancora avuto occasione<br />

d’incontrarli, ricordiamo il loro inconfondibile aspetto: capelli raccolti da una reticel<strong>la</strong> verde, ciuffo sugli occhi per nascondere <strong>la</strong><br />

propria identità, baffi lunghi e folti arricciati in punta, cintura lucida di cuoio da cui penzo<strong>la</strong>no due pistole, calzoni gonfi, spadone con<br />

gran guardia traforata a <strong>la</strong>mine d’ottone.<br />

La redazione de “La voce di Lecco” invita i cittadini a segna<strong>la</strong>re episodi di violenze e intimidazioni, scrivendo direttamente al nostro<br />

giornale: so<strong>la</strong>mente insieme potremo frenare l’intollerabile miseria in cui è caduta <strong>la</strong> nostra società.<br />

La redazione de “La voce di Lecco”<br />

G. Riolo, M. Tattoni, R. De Monte, G. Zuccato, E. Ferrante, A. Capaldo, cl. IID<br />

LETTERE DI SEGNALAZIONE<br />

TITOLI O MERITI?<br />

Cari cittadini di Lecco,<br />

approfitto di questo spazio per farvi<br />

riflettere sull’incresciosa vicenda<br />

avvenuta ieri sera, in Via degli Untori. Ecco<br />

i fatti: un ragazzo, noto come Lodovico,<br />

figlio di un importantissimo mercante che<br />

aveva fatto fortuna grazie al suo <strong>la</strong>voro e<br />

alle sue doti, stava percorrendo una strada<br />

insieme ad altri due suoi coetanei. Nel<br />

senso opposto, invece, si dirigeva, con<br />

aria superba, un nobile seguito dai suoi<br />

quattro bravi dal cuore di pietra. Giunti<br />

fronte a fronte, gli sguardi si sono incrociati<br />

in modo tagliente e <strong>la</strong> frase fatidica si è<br />

liberata, uscendo secca dal<strong>la</strong> bocca<br />

sprezzante del nobile: -Fate luogo!-.<br />

L'altro replicava, rispondendo alle<br />

provocazioni: - Lasciateci passare voi.<br />

Secondo <strong>la</strong> legge, <strong>la</strong> diritta è nostra!- Ma il<br />

nobile non si dava per vinto e pretendeva <strong>la</strong> precedenza, citando con sussiego il titolo nobiliare del suo casato<br />

e l’articolo di legge che gli garantiva tale diritto. Dalle parole si è passati subito ai fatti: i due, con un rapido<br />

movimento, hanno sguainato spade affamate di morte. Lo scontro si è fatto sempre più cruento, mentre<br />

nell'aria vibrava il suono ghiacciato delle <strong>la</strong>me incrociate e rivoli di sangue scorrevano sul<strong>la</strong> faccia di Lodovico<br />

che giocava in difesa.<br />

Improvvisamente il nobile ha atterrato Lodovico. Cristoforo, vedendo il suo amico in grave pericolo, è corso<br />

verso di lui per proteggerlo, determinato a sacrificarsi. Ditemi voi, cari lettori, se questo non è un gesto eroico di<br />

amicizia fedele! Lodovico, infuriato, è scattato come una mol<strong>la</strong> e, perdendo il controllo, ha <strong>la</strong>nciato il pugnale,<br />

trafiggendo il nobile e facendolo accasciare al suolo.<br />

Ebbene, ogni giorno, ahimè, assistiamo a duelli tra nobili e borghesi. Litigi scoppiati per futili motivi che si<br />

concludono in tragedie: perché tanti conflitti tra due c<strong>la</strong>ssi sociali? Chi sono i nobili? Siamo stufi di questi<br />

benestanti che ci rubano i soldi dalle tasche e l'onore dall'anima; si divertono tra banchetti, cerimonie e cacce,<br />

vantano diritti e privilegi, sono esentati dalle tasse, vivono di rendite e titoli ereditati senza muovere un<br />

dito, disprezzano il <strong>la</strong>voro, mentre noi borghesi ci spacchiamo <strong>la</strong> schiena per sopravvivere a questa società<br />

ingiusta. Questi presunti gentiluomini ci sfidano in duelli di cappa e spada per assurdità: <strong>la</strong> precedenza, una<br />

paro<strong>la</strong> equivocata, un gesto mal interpretato ed esibiscono i loro b<strong>la</strong>soni per pretendere l’onore. Non siamo<br />

forse anche noi uomini come loro? Certo non siamo nati protetti dal<strong>la</strong> ricchezza e dal nome di un casato, ma<br />

abbiamo guadagnato <strong>la</strong> fortuna e <strong>la</strong> vita da soli, con il nostro <strong>la</strong>voro: abbiamo rischiato, accumu<strong>la</strong>to capitali,<br />

investito, studiato e siamo diventati <strong>la</strong> spina dorsale di un’ economia che permette loro una vita nel lusso e nei<br />

privilegi. Perché misurare il valore di un uomo in base ai suoi titoli anziché ai suoi meriti? Perché coprirsi<br />

di boriosi issimi facendo precedere il proprio nome dal vuoto prestigio di un “eccellentissimo” o di un<br />

“illustrissimo”? I tempi non sono ancora maturi per ottenere eguaglianza, libertà, fratel<strong>la</strong>nza, ma verrà una<br />

nuova era … verrà il giorno…<br />

Un borghese<br />

S. Fanni Canelles, B. Modugno, L. Rocchi, L. Cannata cl. IID<br />

Immagini: S. Kravina (uomo del Seicento), S. Kravina, A. Trost (mappamondo), G. Riolo, A. Savarese (duello), cl. IID<br />

Salvate il curato<br />

15 Novembre 1628<br />

Cari lettori,<br />

mi presento: sono Perpetua, serva fedelissima di don Abbondio, in pratica, il<br />

suo cane da caccia. Scrivo con le mie parole rozze e semplici, per raccontare<br />

ai lettori che cosa è successo al mio povero padrone ieri sera, sul<strong>la</strong> stradina<br />

del tabernacolo, vicino al <strong>la</strong>go.<br />

Stavo preparando le patate per <strong>la</strong> cena, quando lui arriva, tutto trafe<strong>la</strong>to,<br />

ur<strong>la</strong>ndo e facendo un terribile schiamazzo: - Perpetua, Perpetua! Muoviti!<br />

Misericordia che giornataccia!<br />

Io, stupita e innervosita allo stesso tempo, per i suoi insoliti modi, gli rispondo<br />

di aspettare un attimo. Ma poverino, lui ha sempre bisogno di sfogarsi con <strong>la</strong><br />

mammina che gli fa tutto.<br />

Se non ci fossi io, Dio solo sa dove andrebbe a finire!<br />

Aveva l’aria di un vestito spiegazzato e sgualcito, ma cercava in tutti i modi di<br />

non darlo a vedere: un sorriso forzato si stirava sul suo volto e gli occhi spenti<br />

cercavano di accendersi. Caro mio, si vedeva nero su bianco: quel<strong>la</strong> non era<br />

stata una giornata come le altre.<br />

Ma io che son furba -che Dio mi perdoni- e lo so osservare, capisco subito<br />

quando non è del suo solito umore. A rive<strong>la</strong>rmelo sono i suoi movimenti<br />

tremo<strong>la</strong>nti, il suo viso terrorizzato e scolorito, <strong>la</strong> sua voce che talvolta si fa più<br />

forte, come quando, dopo aver subito un sopruso, da uccellino diventa aqui<strong>la</strong><br />

con i più deboli. Sì, con quelli che non hanno colpa.<br />

Se <strong>la</strong> prende sempre con gli indifesi che non c’entrano niente con i suoi affari<br />

segreti. Bah!<br />

Allora, gli chiedo preoccupata cosa gli sia accaduto, lui cerca di scansare il<br />

colpo, ma so come fargli sputare il rospo e mi rive<strong>la</strong> quello di cui tutta Lecco è<br />

ormai a conoscenza. Quei ragazzacci! Banditi! Malviventi! Bruti! Sarebbero<br />

capaci di mettersi armi perfino sui capelli! Una vita sprecata in loschi affari!<br />

Con quel ciuffo nel<strong>la</strong> retina verde! Dovrebbero essere banditi per sempre<br />

dal<strong>la</strong> città.<br />

Quanto al mio padrone, è vero, è diventato prete più per quiete che per<br />

interesse, ma è forse colpa sua se non è nato con un cuor di leone? Se<br />

non è elefante bensì topino? Se davanti alle minacce è sempre pronto a<br />

ca<strong>la</strong>r le braghe e a prenderse<strong>la</strong> con gli innocenti? Poverino, però, con<br />

questa società violenta, dobbiamo capirlo! Che Dio lo benedica! Si vuole<br />

difendere ma non ci riesce!<br />

Aiutatemi voi, cari lettori e cittadini di questo nostro tormentato paese! Siate<br />

comprensivi con lui e perdonatelo, accettandolo per com’è. Vorrei rivedere il<br />

nostro curato con il suo semplice sorriso, vorrei che potesse passeggiare<br />

com’è abituato a fare, per le stradicciole del nostro borgo, così, chiudendo il<br />

breviario per ogni uffizio che recita, mettendo l’indice del<strong>la</strong> mano destra<br />

come segnalibro e calciando verso il muro i ciottoli che intralciano il suo<br />

sentiero.<br />

Perpetua<br />

B. Modugno, L. Rocchi, C. Beltrame cl. II D


Lettera urgente da un avvocato … ingarbugliato<br />

8 novembre 1628<br />

Carissimo, Illustrissimo et<br />

Eccellentissimo Signor di Queste<br />

Terre Don Rodrigo,<br />

Vi invio questa episto<strong>la</strong> per<br />

annunciarVi un fatto alquanto<br />

s p i a c e v o l e a c c a d u t o i e r i<br />

all’imbrunire. Al mio cospetto e a<br />

quello del<strong>la</strong> legge si presentò un<br />

giovincello, che disse di chiamarsi<br />

Renzo Tramaglino e chiedeva se ci<br />

fosse pena, nel caso qualsivoglia<br />

persona avesse minacciato un<br />

curato di non fare un matrimonio. In<br />

lui mi sembrò di riconoscere le<br />

fattezze di un bravo senza ciuffo,<br />

invece era semplicemente un<br />

vil<strong>la</strong>no in cerca di guai. Quando mi<br />

fece il Vostro nome nobilissimo,<br />

tutto mi fu chiaro: era un impostore<br />

sfrontato. Indagando un po’ più a<br />

fondo sul<strong>la</strong> faccenda, scoprii che<br />

era il promesso sposo di Lucia<br />

Mondel<strong>la</strong> e che il curato che<br />

avrebbe dovuto mmaritarli si finse<br />

a<strong>la</strong>to il giorno del matrimonio.<br />

Imperciocchè, essendo cosa<br />

evidente, e da verun negata, che Voi non avete colpa alcuna in questo lungo intreccio, posso<br />

osare chiederVi spiegazioni? All’avvocato bisogna raccontare le cose chiare: a noi tocca poi<br />

imbrogliarle. La gente del paese mormora che <strong>la</strong> notte scorsa il parroco ha avuto incubi terribili.<br />

Si dice che sia stato intimidito, minacciato, offeso. Che oscura vicenda è accaduta?<br />

Vi interpello nel<strong>la</strong> speranza che riusciate a darmi una risposta convincente. Non ho dubbi, visto<br />

che Voi vegliate su queste terre e sui loro miseri abitanti: sapete tutto di tutti, avete orecchie e<br />

occhi dappertutto. Spero che possiate farmi al più presto un resoconto di questa strana<br />

vicenda nei suoi più minuziosi partico<strong>la</strong>ri.<br />

Nel caso foste voi l’ardito ga<strong>la</strong>ntuomo che decise di ostaco<strong>la</strong>re il matrimonio tra codesti<br />

personaggi del vulgo, e qualora sopraggiungesse qualche seccatura, io ambirei, se Vi<br />

comoda, a prenderVi sotto <strong>la</strong> mia tute<strong>la</strong> legale. Sarebbe un grandissimo onore per me poterVi<br />

rappresentare e prestare il mio modesto sapere ai vostri servigi. Entrambi abbiamo a cuore <strong>la</strong><br />

giustizia. Farò ciò che è in mio potere perché siano eseguite le Vostre volontà: Vostra<br />

Eccellenza è degna di esser obbedita da ognuno.<br />

Fedelissimo et disposto sempre all’ubbidienza.<br />

Azzecca-Garbugli<br />

TRISTEZZA E CORAGGIO DI UNA PROMESSA SPOSA<br />

15 Novembre 1628<br />

Caro diario,<br />

porto ancora lo stretto busto di broccato mentre le due trecce che avevo raccolto con gli spilloni<br />

d’argento, ora scivo<strong>la</strong>no sciolte lungo le mie spalle e sembrano dissolversi come tutti i sogni che<br />

avevo immaginato sul mio matrimonio.<br />

Nel mio futuro vedevo <strong>la</strong> luce, vedevo un verde fiammeggiante, vedevo … Renzo!<br />

Era così elegante con il suo cappello di piume e quel vestito di gran ga<strong>la</strong>.<br />

La mia immagine si riflette nello specchio: l’unica parte magnifica di tutte le cianfrusaglie che<br />

mia madre mi ha obbligato a indossare, per tradizione, è il vestito. “Sai, cara Lucia, questo<br />

braccialetto è un po’ rovinato, ma è da molte generazioni che le spose di questa famiglia lo<br />

portano - mi diceva mia madre trattenendo a stento le <strong>la</strong>crime e immaginandomi già sposa – e<br />

m’infliggeresti un forte colpo al cuore se non facessi come ti dico.” E per fortuna che mia zia<br />

Rosalina si trova a Mantova, se no, chissà come mi avrebbe conciato! Oh, diario … adoro il mio<br />

vestito candido come il foglio su cui sto scrivendo e leggermente scol<strong>la</strong>to, il pizzo al<strong>la</strong> fine delle<br />

maniche che arriva fino alle dita, <strong>la</strong> gonna stretta sui fianchi e lunga fino alle caviglie, le<br />

splendide scarpette, sempre bianche, il fiorellino sulle punte … i migliori soldi spesi di tutta <strong>la</strong><br />

mia vita. Mentre mi guardo allo specchio, riconosco <strong>la</strong> persona che cercavo di diventare da<br />

quando pensavo al matrimonio. Quante illusioni! Da come quell’uomo sfacciato insisteva, forse<br />

avrei dovuto intuire che questo sarebbe stato il mio futuro. Avrei dovuto dirlo a Renzo? Si<br />

sarebbe arrabbiato? Nel<strong>la</strong> mia mente ci sono un milione d’idee, non capisco più cosa voglio!<br />

La mia fede e mia madre mi sostengono ma, allo stesso tempo, sono triste e addolorata: il foglio<br />

che prima era bianco e candido è diventato scolorito e pallido.<br />

Dal<strong>la</strong> finestra intravedo l’immensa luna che passeggia lentamente verso le stelle lontane e<br />

luminose; come una di loro io dovrò trovare <strong>la</strong> forza per continuare a bril<strong>la</strong>re fino a che <strong>la</strong><br />

giustizia prevarrà!<br />

Lucia<br />

C. Beltrame, M. Fulvio e S. Kravina, cl. IID<br />

Al pa<strong>la</strong>zzo di Don Rodrigo<br />

Un “duello a parole” raccontato da un umile servo<br />

Era quasi l’ora di pranzo e il sole faceva capolino dalle finestre del castello di Don Rodrigo, nel<br />

vano tentativo di illuminare questo luogo funebre e tetro; spiava, pronto a sve<strong>la</strong>re <strong>la</strong> polvere sui<br />

mobili di legno massiccio che a fatica cercavo di tenere puliti e luccicanti.<br />

Ah, quanto devo <strong>la</strong>vorare ogni giorno!<br />

Avevo preparato un pranzo con i fiocchi per il mio padrone Don Rodrigo e per i nobili ospiti: i<br />

bravi, il Griso, il conte Attilio, i signorotti e Azzecca-garbugli.<br />

Avevo servito del vino di qualità, che aveva fatto sorridere d’orgoglio l’illustrissimo Don Rodrigo,<br />

quando ebbi l’occasione di osservare una strana immagine, tutta incappucciata, che bussava<br />

al<strong>la</strong> porta con una certa esitazione, ma con fierezza e dignità.<br />

Ora l’avevo riconosciuto! Era Fra Cristoforo, un tempo ricco borghese, difensore dei deboli e<br />

delle persone in difficoltà. Secondo una lettera inviatami da un mio parente, questo frate aveva<br />

un singo<strong>la</strong>re passato: coinvolto in una lite con un nobile prepotente, non aveva saputo frenare <strong>la</strong><br />

sete di vendetta e si era macchiato di omicidio.<br />

Fu <strong>la</strong> scelta del<strong>la</strong> fede e del saio, a <strong>la</strong>vare i suoi peccati e ora il cappuccino vive per sostenere i<br />

deboli. Ahimè! Fra Cristoforo ed io siamo uguali: entrambi senza alcun privilegio e costretti a<br />

tenere a bada i potenti! Chissà cosa mai voleva al<strong>la</strong> nobile dimora dell’illustrissimo signor Don<br />

Rodrigo! Lo guidai per i lunghi corridoi che si snodano come un <strong>la</strong>birinto, fino ad arrivare nel<strong>la</strong><br />

stanza dove Fernando e Don Rodrigo stavano lietamente pranzando.<br />

Intanto al<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> dei nobili aleggiava un’atmosfera frizzantina: gli ospiti ridevano e<br />

scherzavano, brindavano al<strong>la</strong> loro ricchezza, al<strong>la</strong> carestia e al<strong>la</strong> fame. Fra Cristoforo fu invitato<br />

al<strong>la</strong> mensa. Poi, a un certo punto, ecco allontanarsi Don Rodrigo e il padre, il diavolo e il santo.<br />

Immagini: C. Cesario (Azzecca - Garbugli), E. Babici (Padre Cristoforo a spasso), A. Cechini<br />

(Lucia), cl. IIC, M. Fonda (Fra Cristoforo in ginocchio) cl. IID,<br />

F. Zanin, cl. II C<br />

II frate, con tono garbato e gentile, iniziò <strong>la</strong> conversazione, ma non tutte le parole gli uscivano<br />

spontaneamente di bocca: ogni tanto tendeva a bloccarsi, fingendo uno starnuto o un colpo di<br />

tosse, per trovare le formule adeguate, incassando i pesanti insulti del tiranno. A un tratto i<br />

suoi occhi da calmi e timidi diventarono due perle lucenti che bril<strong>la</strong>vano e s’infiammavano.<br />

Nessuno aveva mai messo alle strette Don Rodrigo!<br />

Sembrava un duello; un duello combattuto a parole, un duello in cui Rodrigo mirava a<br />

stoccare, mentre Cristoforo s’impegnava nel<strong>la</strong> parata.<br />

Dopo aver esposto il suo discorso quasi completamente, il frate venne interrotto da una<br />

contro parata del mio permaloso padrone. Nonostante fosse stato provocato più volte, fra<br />

Cristoforo stringeva i denti. Ma per quanto sarebbe riuscito a trattenere il vulcano di parole che<br />

bollivano nel<strong>la</strong> sua mente? Poi, all’improvviso, tre parole minacciose tuonarono nel<strong>la</strong> sa<strong>la</strong>,<br />

potenti come il boato di un temporale di agosto: “Verrà un giorno …”<br />

Lo scontro, finora con tanta fatica evitato, esplose, le due spade che non avevano osato<br />

sfiorarsi, si toccarono. L’incontro si era concluso, <strong>la</strong> porta si era aperta. Fra Cristoforo<br />

abbandonava <strong>la</strong> sa<strong>la</strong>: i suoi passi tornavano a essere dimessi, sul viso si leggeva<br />

l’espressione sconso<strong>la</strong>ta e rassegnata di chi vestiva di nuovo l’umiltà.<br />

A. Capaldo, L. Castigliego, T. Lagovini, L. Legovini, D. Sulini, cl. IID<br />

La festa del perdono<br />

L’immensa felicità del<strong>la</strong> vera e fraterna riconciliazione<br />

raccontata in una lettera<br />

Caro cugino,<br />

come state? Vi siete ripreso dal<strong>la</strong> vostra indisposizione? Mi dispiace molto non averVi visto<br />

al<strong>la</strong> grande festa, organizzata pochi giorni fa, dal nostro illustrissimo zio, in occasione del<strong>la</strong><br />

richiesta di perdono inoltrata da Fra Cristoforo, per l’uccisione di uno dei nobili membri<br />

del nostro casato.<br />

Sento <strong>la</strong> gioia e il bisogno di esprimerVi quanto sono cambiato in una so<strong>la</strong> giornata. Vi<br />

parlerò del prima e del dopo, di quello che ero e di quello che sono diventato!<br />

Aspettavo con ansia e trepidazione questo avvenimento. Avevo scelto con cura i miei abiti,<br />

per sfoggiare, con eleganza e lusso, tutto il prestigio del nostro nobile lignaggio. La rigorosa<br />

moda spagno<strong>la</strong> mi stava d’incanto. Avevo indossato il vestito più costoso del<strong>la</strong> mia<br />

sontuosa collezione, fatto di seta pregiatissima, acquistata dal commerciante più<br />

importante del<strong>la</strong> Lombardia. A impreziosire l’austerità e <strong>la</strong> fierezza dell’abito, ostentavo dei<br />

magnifici stivali in pelle <strong>la</strong>vorati dagli artigiani più richiesti di Como, e <strong>la</strong> mia bellissima<br />

gorgiera che, se ben inamidata, conferisce a chi <strong>la</strong> porta un aspetto di rispettosa alterigia.<br />

Ero al massimo dell’euforia per <strong>la</strong> soddisfazione, che avrei di lì a poco ottenuto. Si sarebbe<br />

compiuto ciò che attendevo più di ogni altra cosa: assistere al<strong>la</strong> pubblica umiliazione di<br />

Lodovico.<br />

Nel momento in cui feci il mio ingresso nel pa<strong>la</strong>zzo, un’immensa fol<strong>la</strong> d’ invitati, superbi nelle<br />

loro cappe, nei loro gioielli e nei loro strascichi pesanti, attendevano quell’ospite speciale il<br />

cui pentimento e ufficiale perdono avrebbero riscattato l’onore del nostro b<strong>la</strong>sone.<br />

Caro cugino, forse non sapete che il padre di Lodovico, in passato, era un ricco mercante<br />

che soffriva molto delle sue umili origini e che, per non far passare le stesse pene al<br />

figlio, aveva deciso d’istruirlo come un nobile, educandolo a par<strong>la</strong>re e comportarsi come<br />

noi. La stessa sofferenza aveva comunque provato anche il figlio che si era sentito<br />

escluso da una c<strong>la</strong>sse sociale che non lo riconosceva.<br />

Che presunzione mi era apparsa allora <strong>la</strong> sua volontà di diventare qualcosa che non era!<br />

All’improvviso, nel grande pa<strong>la</strong>zzo, calò il gelo di un silenzio di pietra, ed egli entrò. Fu tutto<br />

un bisbigliare e un <strong>la</strong>nciarsi occhiate di curiosità e sdegno.<br />

Fra Cristoforo, avvolto nel suo semplice saio, si diresse umilmente e con il capo abbassato<br />

al centro del salone, mentre gli invitati gli facevano <strong>la</strong>rgo, creando un varco per farlo<br />

passare. S’inginocchiò davanti a nostro zio.<br />

Gli invitati, sorpresi dal nobile, quanto inaspettato gesto del frate, tacquero nuovamente e io<br />

con loro. Si capiva che non veniva per timore, ma spinto da un sincero pentimento.<br />

Aveva espresso il suo dolore e furono le sue semplici parole, i suoi occhi profondi e i suoi<br />

gesti umili a far nascere nel cuore di tutti un sentimento di pietà e di rispetto.<br />

Spero che abbiate capito il mio radicale cambiamento. Ero andato al<strong>la</strong> festa convinto che<br />

il perdono si ottenesse con l’ umiliazione di un uomo, ma sono ritornato a casa, ricco di<br />

una nuova idea, di una nuova gioia: l’immensa felicità che solo <strong>la</strong> vera e fraterna<br />

riconciliazione fra gli uomini può dare.<br />

Vostro affezionatissimo<br />

Egidio F. Grison, L. Soave, A. Visintin, C. Maniori, cl. III D


ADDIO MONTI<br />

Il celebre “Addio monti”, diventato simbolo universale dell’emigrante, ha commosso gli alunni<br />

del<strong>la</strong> III D, i quali hanno immaginato storie del passato e del presente, unite dal dramma o dal<strong>la</strong><br />

nostalgia del<strong>la</strong> patria perduta. Pensando a un giovane c<strong>la</strong>ndestino che attraversa il Mediterraneo, a<br />

un ragazzo di modeste origini che s’imbarca sul “Titanic” o a una giovane esule che salpa sul<br />

“Toscana”, hanno provato a ricordare <strong>la</strong> terra natale, descrivendo<strong>la</strong> con le tecniche del contrasto o<br />

dell’analogia tra emozione interna e spazio esterno.<br />

Dai monti del<strong>la</strong> Lombardia al<strong>la</strong> terra rossa dell’Istria<br />

L’addio di una giovane profuga<br />

Cadevano tenui e candidi i petali d’un fiore selvatico, simbolo dell’amore. Scivo<strong>la</strong>vano come <strong>la</strong>crime<br />

sulle gote di un mare giovane, privo di ogni increspatura o ferita, vergine di ogni età.<br />

Non c’era anima viva sotto quei diamanti lontani che risplendevano nelle ombre del cielo; il caro<br />

paesaggio si apriva davanti ai suoi occhi, e <strong>la</strong>sciava al<strong>la</strong> vista solo i colli coperti da una delicata<br />

nebbiolina. Una pioggerel<strong>la</strong> impercettibile aveva picchiato sugli steli del grano e una lieve brezza ora<br />

mesceva gli odori di un addio.<br />

Incapaci di affrontare l’avvenire, le stanche ali di una nuvoletta di falene si spostavano qua e là in<br />

cerca di un riparo per quelle poche ore che rimanevano loro da vivere; sfioravano quel caldo gelo,<br />

con le loro ultime speranze, <strong>la</strong>sciandosi cadere su quelle acque fredde eppure familiari e trasalivano<br />

a ogni contatto con quel vento tanto conosciuto.<br />

Ed ecco una so<strong>la</strong> luce fioca scorrere sull’acqua. I raggi di una candida luna rive<strong>la</strong>vano <strong>la</strong> solitudine di<br />

più cuori. Ora il viso di una fanciul<strong>la</strong> costretta a fuggire per sopravvivere; ora i capelli neri di una<br />

bambina minusco<strong>la</strong>, in balia del<strong>la</strong> vita e degli eventi, troppo ingenua per capire; ora lo sguardo di un<br />

ragazzo rannicchiato a prua che si perdeva in quel tagliente velo argentato e scintil<strong>la</strong>nte, così vivace<br />

e acceso ma allo stesso tempo così malinconico, in un paesaggio silenzioso, statico e “ immobile, se<br />

non fosse stato per il tremo<strong>la</strong>r e l’ondeggiare del<strong>la</strong> luna”.<br />

C’era una ragazza quel giorno sul “Toscana”, quel<strong>la</strong> mattina di febbraio, dell’anno 1947. Sedici<br />

anni appena; i capelli selvaggi di un castano ramato si ribel<strong>la</strong>vano liberi e fieri al<strong>la</strong> frescura e quando<br />

<strong>la</strong> brezza si spegneva, docili si ca<strong>la</strong>vano sui seni e sulle spalle.<br />

Se ne stava so<strong>la</strong>, le mani strette in una presa disperata al parapetto, le <strong>la</strong>crime sugli zigomi lineari e<br />

definiti.<br />

Guardava <strong>la</strong> sua terra nonostante il dolore, non poteva <strong>la</strong>sciar<strong>la</strong> andare; voleva conservare nel<strong>la</strong><br />

memoria quel<strong>la</strong> terra<br />

rossa come il succo<br />

d e l l e m o r e c h e<br />

raccoglieva in estate,<br />

q u a n d o l a b o r a<br />

<strong>la</strong>sciava il posto ai<br />

p r o f u m i d e l<br />

Mediterraneo.<br />

N o n v o l e v a<br />

abbandonare il ricordo<br />

del<strong>la</strong> sua casa, del<strong>la</strong><br />

salvia che rendeva<br />

u n i c o i l s a p o r e<br />

d e l l ’ a g n e l l o l a<br />

domenica. Non voleva<br />

<strong>la</strong>sciar sfumare nei suoi<br />

pensieri i mazzolini di<br />

rosmarino, le foglie<br />

d’alloro e di <strong>la</strong>vanda<br />

che profumavano con il<br />

loro aroma rustico e<br />

intenso ora il caminetto, ora <strong>la</strong> tavo<strong>la</strong>, ora gli armadi.<br />

Non voleva rinunciare ai fichi maturi che <strong>la</strong>sciavano cadere gocciole di zucchero bril<strong>la</strong>nti al sole e<br />

che donavano al<strong>la</strong> punta del<strong>la</strong> lingua il loro sapore dolciastro.<br />

Rammentava l’ulivo vicino al giardino e quell’altalena levigata per i tanti dondolii e giochi, sul<strong>la</strong><br />

quale aveva passato pomeriggi interi a sognare, cul<strong>la</strong>ta dal profumo acerbo che si spandeva<br />

nell’aria durante il periodo del<strong>la</strong> vendemmia.<br />

Nel suo paese c’era sempre un’atmosfera antica che riportava indietro nel tempo a ripercorrere le<br />

tradizioni e <strong>la</strong> storia di tante generazioni.<br />

E ora solo nero, nero negli occhi, nero il paesaggio, nero il suo cuore, fatto in frantumi dal rumore<br />

del<strong>la</strong> prua, che con rabbia spezzava quel suo bel mare limpido.<br />

Pensava. “Con che coraggio abbandono una terra che mi ha cresciuto e mi assegno il nome di<br />

profuga?”<br />

Aveva abbandonato tutte le sue amiche sempre pronte a ridere a scherzare, le sue insegnati che le<br />

avevano tanto dato…e… quel ragazzo che <strong>la</strong> guardava da lontano. Era scappato anche lui? Come<br />

sarebbe stata <strong>la</strong> sua vita?<br />

Un futuro da ricostruire sulle macerie di un passato rimasto solo nel cuore. Non c’era altra scelta.<br />

Ufficialmente sì, sarebbe potuta restare, imparare una nuova lingua, vivere nuove tradizioni, che lei<br />

però avrebbe rispettato so<strong>la</strong>mente per convenienza. Come sentir risuonare per le vie del proprio<br />

paese parole e pronunce diverse che appartengono agli oppressori e farle proprie, insieme alle loro<br />

colpe? Con che coraggio avrebbe guardato gli altri partire, incerti e affidati al<strong>la</strong> mano del destino?<br />

Sarebbe stata discriminata comunque. Lei apparteneva ai sottomessi, quelli che non possono<br />

capire le cose, quelli che devono obbedire, senza chiedere perché.<br />

Si voltò, alzò il viso al cielo, sentì le singole gocce di pioggia mesco<strong>la</strong>rsi alle sue <strong>la</strong>crime, rese più<br />

amare e tristi. Il sussurro delle onde <strong>la</strong> riportò lentamente a una realtà che non <strong>la</strong>sciava spazio ai<br />

ricordi. Si chiuse in sé, senza più guardare quegli ultimi istanti, senza mai dire addio, nonostante il<br />

cuore lo ur<strong>la</strong>sse. Fu certa che quel suono sarebbe giunto sino a casa, come un ultimo dolce e amaro<br />

pensiero.<br />

D. Piccotti, M. Rabusin, G. Galullo, cl. IIID<br />

RIBELLIONE O RASSEGNAZIONE?<br />

Adolescenti del Duemi<strong>la</strong>, a voi <strong>la</strong> paro<strong>la</strong>!<br />

Gli alunni del<strong>la</strong> II e del<strong>la</strong> III D hanno scelto di ribel<strong>la</strong>rsi al<strong>la</strong> triste<br />

sorte di Gertrude e, provando le loro prime tecniche<br />

argomentative, hanno immaginato di scrivere una lettera al padre.<br />

Chi ha usato <strong>la</strong> forza del<strong>la</strong> supplica amorevole...<br />

Caro amatissimo padre,<br />

Vi scrivo per comunicarVi con coraggio, umiltà e senza fraintendimenti, quello che realmente<br />

penso del<strong>la</strong> mia vita. La mia mente Vi ascolta e capisce che <strong>la</strong> strada migliore per <strong>la</strong> mia felicità sia<br />

rimanere protetta in monastero, ma il mio cuore par<strong>la</strong> diversamente, spingendomi a spezzare ogni<br />

legame con il convento seppure il sentiero sarà impervio e pieno di sassi. Ebbene, padre mio, io<br />

ritengo che il mio destino non sia quello di diventare una madre badessa, Vi chiedo di non negarmi<br />

ancora quel dialogo così fondamentale tra padre e figlia. Prima di ignorare questa lettera,<br />

ascoltate almeno quello che ho sperato.<br />

La paro<strong>la</strong> agli adolescenti<br />

Dio Vi ringrazierà se mi preparerete un altro percorso senza ostacoli o salite. La mia anima è da<br />

sempre stata immune al<strong>la</strong> vocazione, che mai verrà a bussare al<strong>la</strong> mia porta. Dopo anni<br />

sprecati nel chiostro, sono convinta che <strong>la</strong> vita da monaca non sia adatta ad una giovine come<br />

me: vorrei trascorre i miei giorni con una persona fedele, so<strong>la</strong>re, spensierata e innamorata<br />

realmente di me, per poi avere tanti birbanti, che porteranno fieri il nome del casato. Pensate,<br />

inoltre, se il mio coniuge sarà ricco, Voi avrete una vita ancora più agiata! Immaginate, nessuno<br />

oserà contraddirVi o mancarVi di rispetto!<br />

Sono disposta ad arrangiarmi per <strong>la</strong> ricerca di una dote! So che Vi pesa darme<strong>la</strong> e Vi capisco.<br />

Come ho detto, credo di essere ormai abbastanza grande per andare avanti da so<strong>la</strong>, mi serve<br />

solo il Vostro aiuto: tiratemi fuori da questo incubo!<br />

In aggiunta, ritengo che sia giusto nei confronti di Vostra moglie, una donna leale e sincera, fare<br />

in modo che abbia una confidente: per una madre, quale dono è più prezioso dell’avere<br />

accanto <strong>la</strong> figlia che ha curato ed educato? E per una figlia, quale gioia è più grande del<br />

restituire le cure al<strong>la</strong> madre amata? El<strong>la</strong> non si<br />

sentirà più so<strong>la</strong>, avrà vicino una figlia pronta ad<br />

appoggiar<strong>la</strong> e a sostener<strong>la</strong>.<br />

Padre, mi sembra di avere il diritto di<br />

proc<strong>la</strong>marmi una vittima del<strong>la</strong> vita o uno<br />

strumento del potere. Desidererei recuperare<br />

l’infanzia che mi è scivo<strong>la</strong>ta via, come un fiore<br />

viene trascinato dal<strong>la</strong> furia di un torrente. Ho<br />

condiviso <strong>la</strong> solitudine con delle bambole vestite<br />

da suore: saio e croce erano gli unici accessori<br />

di cui disponevano. Voi non potete avere idea di<br />

cosa abbia provato quando nel<strong>la</strong> mia mente<br />

echeggiava <strong>la</strong> frase “Sei bel<strong>la</strong> come una madre<br />

badessa”. Non ho intenzione di sentire ancora<br />

quest’orrore, al solo pensiero mi si accappona <strong>la</strong><br />

pelle.<br />

Al<strong>la</strong> Vostra morte, aiuterò mio fratello a<br />

governare i Vostri territori, così che <strong>la</strong> nostra<br />

famiglia sia <strong>la</strong> più prestigiosa e potente,<br />

m’impegnerò, studierò con quel<strong>la</strong> modestia un<br />

po’ guerriera che si confà alle donne del mio<br />

rango e del mio tempo; consiglierò il giusto al<br />

futuro principe, anche in segreto se necessario!<br />

Padre, non pensiate che quello che sto per dirVi sia una minaccia, un ricatto, o una<br />

sottomissione: Vi ricordate le parole del<strong>la</strong> badessa? Se qualcuno scoprisse che io sono stata<br />

costretta a fare questa scelta e a trascorrere i miei giorni in convento, rischiereste <strong>la</strong> scomunica.<br />

E, per concludere, l’ultima argomentazione che sottopongo al<strong>la</strong> vostra attenzione: avrete una<br />

figlia felice che Vi sarà per sempre devota. Non avrete rimorsi, perché saprete di aver fatto <strong>la</strong><br />

cosa giusta, <strong>la</strong>nciando un salvagente a una figlia, caduta nel mare delle ingiustizie. Sarò per<br />

sempre allegra e spensierata, chi mi guarderà negli occhi, vedrà una donna, cui Dio ha donato<br />

un padre generoso e affettuoso. Credo che sarebbe meraviglioso per un padre sapere di<br />

avere una figlia con un sorriso grande come il mondo e per una figlia amare<br />

sinceramente il proprio padre. Vi prego umilmente di esaudire <strong>la</strong> mia sincera richiesta, sono<br />

esausta di provare invidia per le ragazze che, come farfalle, possono trascorrere una vita libera<br />

e straordinaria. Vi supplico padre: non strappate questa lettera.<br />

Con affetto<br />

La vostra fedele Gertrude L. Cannata, A. Trost e G. Contreras Vargas, cl. IID<br />

… e chi <strong>la</strong> determinazione del<strong>la</strong> protesta focosa<br />

Monza, 4 aprile 1629<br />

Questa lettera è per te, papà. Ho riflettuto a lungo e al<strong>la</strong> fine ho deciso. In questa lettera ti voglio<br />

rive<strong>la</strong>re tutto quello che non ho mai potuto esprimere a parole per <strong>la</strong> paura che ho sempre<br />

provato per te. Esattamente: paura. Di te ho sempre avuto terrore ed è una cosa che non<br />

dovrebbe succedere nelle normali re<strong>la</strong>zioni tra genitori e figli, nelle quali ci si capisce, ci si<br />

comprende, ci si ama, ma soprattutto ci si ascolta; e mi addolora dirlo, ma questo tra noi non è<br />

mai successo, papà. Ancora oggi mi chiedo di chi possa essere stata <strong>la</strong> colpa del<strong>la</strong> nostra<br />

incomprensione, se del<strong>la</strong> mia paura o del tuo insensibile distacco per ciò che hai creato,<br />

forse pensando di aver commesso il tuo più grande errore.<br />

In questa lettera bagnata dalle <strong>la</strong>crime che non riesco a trattenere mentre ti scrivo, ho deciso di<br />

dirti ciò che veramente voglio, senza più rifugiarmi nell’illusione che questo triste, squallido e<br />

umiliante convento possa riservarmi un futuro migliore.<br />

Come ben sai, fin da picco<strong>la</strong> fui educata al<strong>la</strong> religione e al<strong>la</strong> fede con quelle terribili bambole<br />

vestite da monache che rivedo continuamente nei miei incubi notturni. I miei giochi, i miei unici<br />

giochi, che sarebbero dovuti essere i ricordi di un’infanzia felice. Ma tu mi hai tolto anche quello,<br />

fin da quando ero nel<strong>la</strong> cul<strong>la</strong>, hai segnato il mio destino e mi hai educata con ipocrisia e viltà,<br />

manipo<strong>la</strong>ndo una bambina di sei anni come fosse stato un gioco, come se fossi stata una delle<br />

mie orribili bambole. Per non par<strong>la</strong>re poi del mio ritorno a casa e dell’accoglienza che tu, i nostri<br />

parenti e perfino i tuoi servi mi avete riservato.<br />

Mi avete trattato come se fossi stata <strong>la</strong> peggiore delle peccatrici, con una freddezza e un<br />

disgusto spietato per il solo fatto di essermi presentata di nuovo a casa, per ricominciare da<br />

capo con le più buone intenzioni, illudendomi di poter trovare almeno questa volta un famiglia<br />

buona, comprensiva e affettuosa, convincendomi di aver sempre vissuto in un semplice incubo<br />

dal quale mi sarei presto svegliata. Ma appena ho rivisto le vostre facce ostili e piene d’odio, ho<br />

capito che il mio dolore era sempre stato reale e che non potevo ormai fare più niente. Bravi,<br />

complimenti, avete dimostrato grandi cambiamenti nel vostro ottuso modo di pensare. Ma<br />

adesso basta: sono stanca di soffrire per delle persone così dure, rigide e insensibili. Ti prego<br />

papà, non ti chiedo molto, solo di darmi <strong>la</strong> possibilità di <strong>la</strong>sciare il convento con qualche soldo in<br />

tasca, dopodiché troverò una sistemazione il più lontano possibile da te e dal mondo ostile.<br />

Spero capirai Gertrude<br />

A. Tamborini, cl. IIID<br />

Immagini: S.Kravina (Addio Monti) S. Fanni Cannelles (Ritratto Monaca), cl. IID, F. Stern (Gertrude e le<br />

forbici), cl. IIID


IL PICCOLO PRINCIPE<br />

di Antoine de Saint-Exupéry<br />

Tutta <strong>la</strong> magia di una fiaba senza tempo nell’adattamento a cura del<strong>la</strong> Compagnia Mannini Dall’Orto<br />

PER FAVORE, DISEGNAMI... ANTOINE!<br />

Asco<strong>la</strong>ndo <strong>la</strong> biografia di Saint-Exupéry, abbiamo immaginato e rappresentato i mille volti<br />

e le peripezie di questo piccolo grande uomo secondo il suo stile, ovvero<br />

CON PAROLE E COLORI!<br />

E abbiamo imparato anche un po’ di francese...<br />

Nasce nel 1900 a Lione, in una famiglia dell’aristocrazia francese di provincia.<br />

Trascorre un’infanzia spensierata, fino a quando viene mandato con il fratello a Le Mans<br />

in un collegio, dove vige una disciplina di tipo militare.<br />

Antoine diventa malinconico e si chiude in se stesso; i compagni lo prendono in giro per<br />

<strong>la</strong> sua aria da sognatore e il curioso naso all’insù (nez retroussé).<br />

D’estate, a pochi chilometri da Saint Maurice-de-Rémens, c’è<br />

l’aeroporto di Ambérieu, dove Antoine trascorre ore e ore a guardare<br />

gli aerei.<br />

Nel 1912 sale per <strong>la</strong> prima volta su un aereo (un avion): <strong>la</strong> passione<br />

per il volo e per il mondo degli aerei diventerà sempre più forte.<br />

All’interesse per il volo, si accompagna quello per <strong>la</strong> scrittura.<br />

Nel 1921 Saint-Exupéry ottiene i brevetti di pilota civile e militare.<br />

Tra il 1940 e il 1943<br />

A n t o i n e v i v e i n<br />

America, dove nasce<br />

Il Piccolo Principe (Le<br />

Petit Prince).<br />

Al<strong>la</strong> fine del luglio del 1944, parte<br />

per una missione di volo e<br />

scompare misteriosamente.<br />

Solo nel<strong>la</strong> primavera del 2004,<br />

sono stati riconosciuti i resti del<br />

suo aereo al <strong>la</strong>rgo di Marsiglia.<br />

Lavora come pilota sul<strong>la</strong> linea tra Tolosa (Francia<br />

meridionale) e l’Africa per una compagnia aerea privata.<br />

Nel 1935, mentre tenta di battere un record di volo, è<br />

costretto a un atterraggio di fortuna nel deserto (dans le<br />

désert) di Libia.<br />

Successivamente prova con <strong>la</strong><br />

trasvo<strong>la</strong>ta New York – Terra del Fuoco,<br />

ma subisce un altro grave incidente.<br />

Viene curato a New York, dove,<br />

durante <strong>la</strong> convalescenza, scrive il<br />

libro (le livre) Terra degli uomini,<br />

pubblicato nel 1939.<br />

Pur condannando <strong>la</strong> guerra (<strong>la</strong><br />

guerre), allo scoppio del Secondo<br />

Conflitto Mondiale si offre volontario<br />

per essere arruo<strong>la</strong>to.<br />

«Io credo che egli<br />

approfittò, per<br />

venirsene via, di<br />

una migrazione di<br />

uccelli selvatici»<br />

Le c<strong>la</strong>ssi I e II C<br />

Autori dei disegni (in sequenza): Deian Koba, I C; I<strong>la</strong>ria Streri, I C;<br />

Elena Babici, II C; Pier Vittorio Guidastri, II C; Pierluigi De Rogatis,<br />

II C; Pietro Dell'Erba, I C; Caterina Cesario, II C<br />

IL PICCOLO PRINCIPE: INVITO ALLA LETTURA<br />

Cari lettori,<br />

avete mai sognato di andare via, abbandonare <strong>la</strong> routine e vivere un'avventura al<strong>la</strong> ricerca di nuovi<br />

amici? Desiderate conoscere <strong>la</strong> storia che ha appassionato persone di tutte le età, fin dal<strong>la</strong> metà del<br />

secolo scorso? Volete gustare una favo<strong>la</strong> ricca di metafore e messaggi sull'amicizia? Bene,<br />

allora dovete assolutamente leggere “Il Piccolo Principe”.<br />

La storia racconta di un bambino che vive con una rosa vanitosa e tre vulcani - di cui uno spento - su<br />

di un piccolo pianeta. Un giorno, però, stanco e annoiato, parte al<strong>la</strong> ricerca di nuovi amici.<br />

Visiterà sei pianeti dove troverà sei personaggi bizzarri e molto speciali: il RE che non comanda<br />

nul<strong>la</strong>, il VANITOSO che non ha nessuno che lo app<strong>la</strong>ude, l'UBRIACO che beve per dimenticare <strong>la</strong><br />

vergogna di bere, l'UOMO D'AFFARI, intento a contare le stelle che dice di possedere, il<br />

LAMPIONAIO che ogni minuto accende e spegne un <strong>la</strong>mpione e il GEOGRAFO che non sa niente<br />

del suo pianeta, perché non ha a sua disposizione un esploratore. Questo viaggio è un itinerario<br />

fantastico, punteggiato di incontri curiosi, da cui il Piccolo Principe ricava preziosi insegnamenti.<br />

Insomma, si tratta di un vero e proprio percorso di formazione, in cui il magico ragazzino dai<br />

capelli d'oro prende contatto con i tanti mondi degli adulti, spesso pieni di contraddizioni.<br />

Riflettendoci su, infatti, ognuno dei personaggi che il Piccolo Principe incontra rispecchia diverse<br />

caratteristiche proprie di tanti adulti, troppo impegnati nel loro mondo da “grandi” ed<br />

eccessivamente presi dalle loro preoccupazioni, così da perdere <strong>la</strong> fantasia e <strong>la</strong> gioia di vivere.<br />

La settima tappa del viaggio interga<strong>la</strong>ttico è, finalmente, <strong>la</strong> Terra. Su quest'ultimo pianeta il<br />

protagonista incontra un serpente, che si vanta dicendo che con il suo veleno può riportare le<br />

persone a casa loro. Incontra anche una volpe che gli fa capire l'importanza di avere un amico. La<br />

volpe spiega al Piccolo Principe il significato di una paro<strong>la</strong> ormai completamente dimenticata dagli<br />

umani: “addomesticare”. Questo termine assume un valore e un sapore speciali, che scoprirete<br />

solo leggendo questo libro: significa “creare legami” di amicizia e di affetto reciproco.<br />

La volpe ci insegna che tali legami si costruiscono con <strong>la</strong> lealtà, <strong>la</strong> disponibilità e <strong>la</strong> pazienza.<br />

Un principino curioso, tanti pianeti dispersi nell'universo, <strong>la</strong> volpe saggia … Vi chiederete: “Ma<br />

questa è una fiaba per bambini?” Poi sfoglierete il libro, vi accorgerete che è un testo breve,<br />

pieno di illustrazioni e non avrete alcun dubbio: penserete che effettivamente si tratti di una<br />

storiel<strong>la</strong> per marmocchi ingenui.<br />

Non è così: ogni paro<strong>la</strong>, ogni pagina deve essere letta e analizzata in profondità, perché il racconto<br />

è denso di simboli da interpretare.<br />

L'autore, Antoine de Saint-Exupéry, era un grandissimo sognatore e aveva dentro al suo cuore uno<br />

spirito da bambino, ricco di immaginazione. Per questo decise di dedicare il libro a un suo grande<br />

amico, Leone Werth, o meglio al bambino che viveva in lui, e di rivolgersi a un pubblico di persone<br />

sensibili, capaci di leggere <strong>la</strong> realtà al di là delle apparenze. Fate un esperimento: osservate il<br />

disegno numero uno e cercate di capire cosa rappresenta. Se ci vedete un semplice cappello,<br />

allora dovete allenare <strong>la</strong> vostra fantasia. Spesso gli adulti trovano difficile e scoraggiano questo<br />

esercizio. Lo stesso Antoine dichiara di non aver coltivato, da bambino, l'interesse per <strong>la</strong> pittura a<br />

causa <strong>dello</strong> scetticismo dei grandi. Ma per fortuna le imposizioni degli adulti non sono riuscite a<br />

soffocare il suo spirito libero e appassionato. Così è nato “Il Piccolo Principe”, questo piccolo<br />

grande libro che testimonia tre grandi passioni: il volo, <strong>la</strong> scrittura e il disegno, celebrando l'età<br />

dell'infanzia.<br />

Testo di Erika Antonazzo e Fatema Hossain; revisione di Pierluigi De Rogatis, Manolo<br />

Lupi e Simone Rizzello, c<strong>la</strong>sse II C<br />

Un'intervista … al volo: a tu per tu con Antoine de Saint-Exupéry<br />

Buongiorno a tutti i lettori! Mi trovo al Daily P<strong>la</strong>net, <strong>la</strong> più grande redazione giornalistica<br />

newyorkese. Sto per incontrare uno dei più importanti scrittori di tutti i tempi, il francese Antoine de<br />

Saint-Exupéry. Sono in un bel salottino in stile anni Trenta, arredato con mobili d'epoca. Seduto su<br />

una poltrona, rivestita di una lucente pelle color beige, sto provando una delle emozioni più forti<br />

del<strong>la</strong> mia esistenza.<br />

A un certo punto, prima di poter raccogliere le idee, arriva il momento tanto atteso. Il pavimento<br />

scricchio<strong>la</strong> e si apre <strong>la</strong> picco<strong>la</strong> ma robusta porta in legno d'acero canadese. È lui, Antoine: con quel<br />

nasetto all'insù, i capelli biondi come il grano in estate, gli occhi curiosi come quelli di un bambino,<br />

vestito in giacca e cravatta, mi sorride, io sorrido.<br />

La forte personalità di Antoine un po' mi intimorisce. Ho molte domande da porgli, ma, per l'ansia<br />

crescente, non riesco a proferir paro<strong>la</strong>. E' lui a rompere il ghiaccio:<br />

“Allora, intraprendente giovanotto, non avrai mica intenzione di fare scena muta? Non avrai per<br />

caso paura di uno come me?!”<br />

Io, in parte sollevato, balbetto: “Beh … sì … forse un po'… cioè no … Vengo qui per raccogliere<br />

alcune informazioni su Il Piccolo Principe; innanzitutto come le è venuta l'idea di raccontare <strong>la</strong><br />

storia del Piccolo Principe?”<br />

Antoine, con una sonora risata, mi spiega che gli devo dare del tu e che l'idea del Petit Prince gli è<br />

venuta ammirando il paesaggio dall'alto del suo aereo: è stato come un colpo di fulmine. Il deserto<br />

era così ... deserto; aveva bisogno di una storia, di un racconto speciale, capace di tradurre le<br />

emozioni e comunicarle ai cuori dei lettori.<br />

Sono rimasto molto impressionato da questa risposta così profonda.<br />

"Tu hai dedicato <strong>la</strong> tua storia a un adulto, o meglio, al bambino che quell'adulto è stato.<br />

Questo adulto è Leone Werth: quale importante sentimento vi lega?"<br />

Antoine, con aria seria e uno sguardo fisso nel vuoto, dichiara: "Leone Werth è un grande scrittore e<br />

un famoso critico francese, nonché il mio migliore amico, il più caro che abbia al mondo. Questa<br />

persona è in grado di capire e di apprezzare tutto, soprattutto i libri per bambini. Questa persona<br />

grande abita in Francia, ha fame, ha freddo e ha molto bisogno di essere aiutata e conso<strong>la</strong>ta."<br />

“Come vi siete conosciuti?”<br />

"L'ho incontrato nel 1931 e ben presto è diventato un caro compagno al di fuori del mio gruppo di<br />

volo aeropostale. Non abbiamo molto in comune: è un anarchico, suo padre è ebreo ed è anche<br />

sostenitore del<strong>la</strong> sinistra bolscevica. È molto più maturo di me, ha uno stile di scrittura surrealista,<br />

ha pubblicato dodici volumi e articoli su molte riviste. Durante gli anni del<strong>la</strong> guerra, vive a Saint-<br />

Amour, un vil<strong>la</strong>ggio nel Giura, una regione montuosa vicino al<strong>la</strong> Svizzera."<br />

“Il Piccolo Principe è un libro illustrato: allora <strong>la</strong> passione per il disegno e <strong>la</strong> pittura è ancora<br />

viva in te …”<br />

“Faccio schizzi ovunque, persino sulle tovaglie … Non mi considero però un buon disegnatore”.<br />

“Un' ultima domanda: quale dei tuoi personaggi consideri il più riuscito?”<br />

“Il mio personaggio preferito è <strong>la</strong> volpe: con semplicità riesce a trasmettere il significato concreto<br />

dell'amicizia al Piccolo Principe, ancora inesperto e disorientato dai meccanismi del nostro<br />

mondo.”<br />

Dopo questa risposta, guardo l'orologio e … anch'io mi ritrovo disorientato, anzi disperso. Mi<br />

accorgo che è tardissimo: <strong>la</strong> mia capsu<strong>la</strong> del tempo sta per partire e, se non riuscirò a raggiunger<strong>la</strong><br />

entro trenta minuti, tornerà nel 2012 senza di me. Quale futuro allora ci aspetterà?<br />

A pensarci bene, non tutto il male viene per nuocere. Forse è meglio che io resti qui, risucchiato nel<br />

passato, a intervistare i grandi personaggi del<strong>la</strong> storia e del<strong>la</strong> cultura, per poi <strong>la</strong>sciare tutte queste<br />

lunghe interviste al giornalino "Tutti in P<strong>la</strong>tea. La Gazzetta <strong>dello</strong> Show" del<strong>la</strong> mia scuo<strong>la</strong> che, in<br />

realtà, non avrò mai frequentato.<br />

Adriano Coppa, Pietro Dell'Erba, Antonio P<strong>la</strong>isant, Marc Snidersich, c<strong>la</strong>sse I C; Alessia<br />

Cechini, Caterina Cesario, Pierluigi De Rogatis, Immaco<strong>la</strong>ta Russo, c<strong>la</strong>sse II C


Libroforum 2012. Gli alunni delle c<strong>la</strong>ssi IV A e IV C del<strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> Primaria<br />

Dardi esplorano il pianeta Scuo<strong>la</strong> Secondaria grazie al SUPERSERVIZIO<br />

POSTALE Julia-Dardi. Con gli allievi del<strong>la</strong> I C (Julia) è subito … AMICIZIA!<br />

“Che cos’è un rito?” Ora gli alunni del<strong>la</strong> I C (Div. Julia) e i piccoli delle quarte Dardi lo hanno<br />

capito perfettamente grazie al<strong>la</strong> corrispondenza tra c<strong>la</strong>ssi. Si tratta di un’esperienza fatta di<br />

passaggi, di impegno, di emozioni da condividere. Progettare i testi, accogliere i suggerimenti<br />

delle insegnanti, predisporre <strong>la</strong> busta, <strong>la</strong>nciare il proprio messaggio e soprattutto … attendere<br />

una risposta sempre nuova e specialissima, legger<strong>la</strong>, conservar<strong>la</strong> nel cuore: tutto questo è<br />

diventato il rito di 61 alunni in contatto episto<strong>la</strong>re grazie al … Piccolo Principe! Scrivere può<br />

diventare una straordinaria avventura …<br />

Ecco le testimonianze dei corrispondenti, tratte da alcune lettere, in esclusiva per Tutti in p<strong>la</strong>tea<br />

4.<br />

Dal carteggio Francesco - Sara, lettere a tempo di … ROCK!<br />

Trieste, 9 aprile 2012<br />

Cara Sara,<br />

mi chiamo Francesco e sto frequentando <strong>la</strong> 1° C al<strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> media”Julia”, quel<strong>la</strong> vicino al<strong>la</strong> tua<br />

Scuo<strong>la</strong> elementare. Mi fa piacere iniziare a scriverti, perché ho scoperto che con <strong>la</strong> scrittura<br />

riesco a esprimere tutto quello che a voce non riesco a dire. Forse ho più tempo per pensare.<br />

Credo che scriverti sarà divertente anche perché mi sento un po’… grande. Insomma, ho una<br />

sorel<strong>la</strong> maggiore, faccio <strong>la</strong> prima media e sono circondato da giganti mentre a te, che sei in<br />

quarta elementare, forse potrò dare qualche consiglio “da grande”. Lo sai che quest’anno vado<br />

a teatro con <strong>la</strong> mia c<strong>la</strong>sse? Si tratta di un progetto molto stimo<strong>la</strong>nte; si chiama “Spettatore<br />

Consapevole”. Andare a teatro mi piace tantissimo. E’ l’atmosfera che mi emoziona. Poi con i<br />

professori facciamo un sacco di attività che ci aiutano a capire meglio quello che andiamo a<br />

vedere e, anche se devo studiare moltissimo, sono soddisfatto. Così ho conosciuto <strong>la</strong> vita di<br />

Saint-Exupéry, autore de “il Piccolo Principe”, l’ultimo spettacolo cui abbiamo assistito al<br />

Rossetti. Antoine era un tipo davvero strano e ha fatto una brutta fine. Abbiamo anche<br />

incontrato una giornalista che ci ha spiegato lo spettacolo e nel <strong>la</strong>boratorio di francese abbiamo<br />

letto alcune parti del testo in lingua originale. “Il Piccolo Principe” è un libro straordinario, nel<br />

senso che è fuori dal normale. Mi commuove e mi incuriosisce. Pensa che il protagonista abita<br />

da solo su un asteroide, il B612, e, ad un certo punto, decide di vagare per l’universo per<br />

conoscere altri personaggi come il re, il vanitoso, l’ubriacone, l’uomo d’affari, il geografo e il<br />

<strong>la</strong>mpionaio. Peccato che non abbia mai conosciuto un ... cantante! Leggendo, ho immaginato<br />

un incontro con il mio rocker preferito, S<strong>la</strong>sh … Pensa che forza! Piccolo Principe: “Scusi,<br />

potrei sedermi accanto a lei, signor musicista?”S<strong>la</strong>sh: “Certo piccolo! Hai voglia che ti suoni<br />

una ninna nanna rock, anzi hard rock?”Piccolo Principe: “Non so cosa sia il rock, gentile<br />

signore, ma lo apprezzerei molto qualsiasi cosa sia ”S<strong>la</strong>sh:“Ok, baby! Ri<strong>la</strong>ssati e ascolta”. La<br />

musica avvolgerebbe tutto e si espanderebbe nell’universo. Il Piccolo Principe guarderebbe le<br />

mani del musicista correre sulle corde. Sarebbe felice di quell’incontro inatteso e non<br />

dimenticherebbe mai più <strong>la</strong> melodia e il suono del<strong>la</strong> chitarra. Cara Sara, ti piace il rock? A me fa<br />

esplodere <strong>la</strong> pancia come quando vado a teatro e le luci si spengono, mentre il sipario si apre.<br />

Tu vai a teatro? Pensi un giorno di iscriverti al<strong>la</strong> Julia? Se sarai dei nostri, quando tu andrai in<br />

prima, io sarò in terza e potremo magari incontrarci nei corridoi durante i riposi. Bene, per ora mi<br />

fermo qui. Ho scritto tantissimo e spero di non averti annoiato. Ti saluto calorosamente e<br />

aspetto <strong>la</strong> tua lettera.<br />

Francesco Crise, I C, D. Julia<br />

Trieste, 3 maggio 2012<br />

Caro Francesco,<br />

anche a me piace <strong>la</strong> musica, soprattutto cantare e bal<strong>la</strong>re. Infatti canto e ballo molto spesso e<br />

da poco ho iniziato a “strimpel<strong>la</strong>re” <strong>la</strong> chitarra. Ho cominciato ad appassionarmi a questo<br />

strumento grazie a mio nonno che lo suona benissimo. Anch’io con i miei compagni di c<strong>la</strong>sse<br />

sono andata al Rossetti a vedere “Il Piccolo Principe” e, come te, ho trovato lo spettacolo molto<br />

interessante, però avrei preferito fosse stato più ricco di effetti speciali, Beh, ora è meglio che<br />

risponda alle tue domande, altrimenti rischio di annoiarti. Mi chiedi se mi piace il rock … Certo<br />

che sì; quando l’ascolto mi dà una carica positiva. Ti dirò che anch’io sicuramente frequenterò <strong>la</strong><br />

Julia, così potremo incontrarci nei corridoi. Devi sapere che anch’io ho scritto un testo in cui<br />

incontro il Piccolo Principe davanti al cancello del<strong>la</strong> … scuo<strong>la</strong>! […]Piccolo Principe: “Che cos’è<br />

<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>?”Sara: “La scuo<strong>la</strong> è un edificio dove ti insegnano le cose”. Piccolo Principe (indicando<br />

i miei amici): “E loro chi sono?”Sara: “Loro sono i miei amici”. Piccolo Principe: “Gli amici? Come<br />

si fa ad essere amico di qualcuno?”<br />

E così gli risposi che per essere amico di qualcuno devi: essere gentile, aiutare chi ne ha<br />

bisogno, girare insieme; ma ci sono cose che non bisogna mai fare ad un amico cioè litigare e<br />

dire: “Non sono più tuo amico!” Il Piccolo Principe sembrava capire, infatti si era già fatto alcuni<br />

amici: noi! […] –Allora, come hai trovato il mio testo? Spero che ti sia piaciuto perché ci ho<br />

<strong>la</strong>vorato tanto. È ora che ti saluti. Aspetterò con ansia <strong>la</strong> tua prossima lettera. Ciao! A presto.<br />

Sara, IV C, Sc. Dardi<br />

Adriano, I C & Raffaele, IV A: che passione <strong>la</strong> scrittura … in stile libero!<br />

Caro Raffaele,<br />

IL PICCOLO PRINCIPE. SPECIALE LIBROFORUM<br />

Templemars (Lille), 10 aprile 2012<br />

benvenuto in questo nuovo scambio di corrispondenza. Mi chiamo Adriano Coppa, ho undici<br />

anni e, come ben sai, frequento <strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse prima del<strong>la</strong> “Divisione Julia”. In questa lettera mi<br />

farebbe piacere par<strong>la</strong>rti de “Il Piccolo Principe”. Prima, però, vorrei riflettere un momento sul<strong>la</strong><br />

nostra corrispondenza. L’obiettivo di questa attività didattica è davvero importante: imparare a<br />

scrivere correttamente, anche esprimendo i propri sentimenti. Confrontarsi con un coetaneo (o<br />

quasi) sulle esperienze del proprio vissuto è più coinvolgente e stimo<strong>la</strong>nte di comporre un tema<br />

per l’insegnante. La nostra c<strong>la</strong>sse ha già avviato un altro scambio di corrispondenza con gli<br />

alunni del<strong>la</strong> seconda C del<strong>la</strong> “Divisione Julia”. A loro scriviamo una lettera al mese, in cui<br />

seguiamo le tracce assegnate dal<strong>la</strong> nostra professoressa di Italiano. Credo che sia un esercizio<br />

molto utile, sia dal punto di vista “sco<strong>la</strong>stico” – perché, come dicevo, ci aiuta a esprimerci e a<br />

migliorare <strong>la</strong> competenza di scrittura – sia per <strong>la</strong> socializzazione: conosciamo infatti dei<br />

ragazzi più grandi e, ora, con questa nuova corrispondenza, anche quelli più piccoli di noi. Io,<br />

come <strong>la</strong> gran parte del<strong>la</strong> mia c<strong>la</strong>sse, partecipo al progetto “Spettatore consapevole” e spero che<br />

lo faccia anche tu. Il teatro è un mondo magico, perché ti fa scoprire un’arte speciale, <strong>la</strong><br />

recitazione. Ma soprattutto vedere attori che recitano dal vivo – non in un film – ti prende e ti<br />

catapulta nel<strong>la</strong> storia che si rappresenta sul palco. Nel corso del II quadrimestre, durante le<br />

lezioni di approfondimento di italiano, <strong>la</strong> mia c<strong>la</strong>sse sta analizzando il capo<strong>la</strong>voro di Antoine de<br />

Saint-Exupéry, “Il Piccolo Principe”. Man mano che procediamo con <strong>la</strong> lettura, svolgiamo degli<br />

esercizi per comprendere meglio il testo. Un’altra attività che abbiamo affrontato è<br />

l’approfondimento del<strong>la</strong> biografia di Saint-Exupéry. Pensa che io, insieme a tre miei compagni,<br />

ho presentato questo <strong>la</strong>voro ai ragazzi di seconda media, in una vera e propria lezione al<strong>la</strong><br />

c<strong>la</strong>sse. Poi, il trenta marzo scorso, siamo finalmente andati a vedere al Teatro “Rossetti” <strong>la</strong><br />

versione teatrale del libro. Prima <strong>dello</strong> spettacolo teatrale, abbiamo avuto un incontro con <strong>la</strong><br />

signora Lucari – <strong>la</strong> curatrice dell’Ufficio Stampa del Teatro Rossetti – che ci ha par<strong>la</strong>to dei<br />

segreti <strong>dello</strong> spettacolo e di come si istruiscono gli attori bambini. Da tempo stiamo anche<br />

svolgendo un <strong>la</strong>voro sul testo in francese. Durante le cinque ore di questo “<strong>la</strong>boratorio”,<br />

abbiamo letto e approfondito – ovviamente tutto in francese – “Il Piccolo Principe.” Il tredici<br />

aprile prossimo una trentina di alunni delle quinte del<strong>la</strong> tua scuo<strong>la</strong> parteciperà con noi a una<br />

lezione speciale di questo <strong>la</strong>boratorio bilingue nell’Au<strong>la</strong> Magna. Non vedo l’ora! Per finire,<br />

vorrei offrirti <strong>la</strong> mia opinione sullo spettacolo teatrale. La compagnia di Italo dell’Orto – il<br />

curatore del<strong>la</strong> rappresentazione – ha proposto un allestimento convincente. Ho notato che<br />

gli attori rispettavano quasi sempre le battute del libro. Se anche tu partecipi al progetto<br />

“Spettatore consapevole”, fammi sapere il tuo parere sullo spettacolo. La storia del<br />

Piccolo Principe è davvero molto poetica. Per ora abbiamo letto e approfondito i capitoli<br />

fino al XIII. Ultimamente ci siamo soffermati in partico<strong>la</strong>re sui capitoli dal IX al XIII, cioè sul<strong>la</strong><br />

parte in cui il Piccolo Principe intraprende un viaggio nell’Universo. […] Stai leggendo anche<br />

tu “Il Piccolo Principe”? Come ti ho detto, tra qualche giorno spiegheremo l’opera alle c<strong>la</strong>ssi<br />

del<strong>la</strong> quinta elementare; magari piacerebbe anche a te partecipare a una lezione interattiva<br />

con noi. Io comunque mi auguro di continuare a discutere con te del Piccolo Principe,<br />

magari scambiandoci altre lettere. A proposito, ti piace leggere? A me moltissimo! Ti mando<br />

un caro saluto. Spero di avere presto tue notizie.<br />

Caro Adriano,<br />

Adriano Coppa, c<strong>la</strong>sse I C, Div. Julia<br />

grazie del<strong>la</strong> tua lettera molto corposa. Così ho potuto conoscere un altro partico<strong>la</strong>re di te: ti<br />

piace molto scrivere. Come a te, anche a me piace scrivere, perché esprimo i miei<br />

sentimenti. Questa cosa che sto per dirti mi sa che ti piacerà molto: tu a nuoto sei il mio<br />

migliore amico. Io sono un bambino sportivo: come sai pratico il nuoto e imparo anche una<br />

danza, <strong>la</strong> break-dance. Adesso ti scriverò il mio parere sul libro: era molto interessante e in<br />

seguito avventuroso. Mi è piaciuto di più il pezzo in cui raccontava che i baobab bisognava<br />

sradicarli subito dal suo piccolo asteroide, sennò lo avrebbero distrutto a causa del<strong>la</strong> loro<br />

grandezza mastodontica. Ciò insegna una cosa molto importante, cioè che le cose<br />

fondamentali si devono fare subito, altrimenti potrebbero nascere grossi problemi.<br />

Dello spettacolo invece ho preferito <strong>la</strong> parte in cui il Piccolo Principe stava sul muro, perché<br />

avevo un po’ di paura che morisse per colpa del serpente. E se dovessi spiegare al Piccolo<br />

Principe com’è <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>? Gli direi che è un grande pa<strong>la</strong>zzo con dentro tante c<strong>la</strong>ssi in cui si<br />

impara a tracciare le lettere, così puoi scrivere poesie, descrizioni, frasi. In seguito impari a<br />

leggere tutto quello che scrivi in tre modi diversi: stampatello, script, corsivo. Ci sono anche<br />

delle persone che insegnano tante materie e si chiamano maestre. Ti ringrazio ancora e<br />

tanti saluti. Spero di incontrarti presto.<br />

Raffaele, c<strong>la</strong>sse IV A, Sc. Dardi<br />

Il <strong>la</strong>boratorio dedicato a Le Petit Prince aperto a una nutrita<br />

rappresentanza dei compagni delle c<strong>la</strong>ssi quinte “Dardi”<br />

Breve cronaca di un’esperienza didattica per <strong>la</strong> continuità<br />

La redazione non poteva mancare il 13 aprile scorso, giornata del primo appuntamento con<br />

le iniziative del Libroforum 2012: un gruppo di alunni del<strong>la</strong> I C ha aperto le porte del<br />

<strong>la</strong>boratorio interdisciplinare L1 (italiano) - L3 (francese) a una trentina di compagni delle<br />

quinte, stuzzicati dal dolce suono del<strong>la</strong> lingua francese.<br />

A dire il vero, noi due siamo stati reclutati nel<strong>la</strong> doppia veste di reporter e tecnici informatici,<br />

infatti, oltre a raccogliere i nostri appunti sull’evento, abbiamo curato l’aspetto tecnico del<strong>la</strong><br />

presentazione in power point. Che responsabilità!Insomma, si è trattato di un vero e proprio<br />

passaggio del testimone, di cui siamo stati testimoni, di un’iniziativa utile a confrontare<br />

interessi e a favorire conoscenze e contatti.Ma partiamo dall’inizio. I preparativi sono stati<br />

molto duri: si è <strong>la</strong>vorato al power point e ad alcune scene teatrali, interpretate dagli “attori”<br />

del<strong>la</strong> I C, sia in italiano, sia in francese.Si è provato tutto: dall’audio al video, dai canti<br />

all’esposizione orale, alle battute del<strong>la</strong> sceneggiatura. Tutto è fi<strong>la</strong>to liscio. Quando però è<br />

scoccata <strong>la</strong> sesta ora (i <strong>la</strong>boratori nel<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> media si svolgono in orario extra-currico<strong>la</strong>re,<br />

cioè fuori dell’orario sco<strong>la</strong>stico), <strong>la</strong> tensione nell’Au<strong>la</strong> Magna era alta. Intenti a testare<br />

l’audio, a un certo punto comprendiamo che è arrivato il momento: l’intenso rumore dei<br />

passi dei nostri ospiti è il segnale. L’Au<strong>la</strong> Magna è gremita: tutti gli occhi sono puntati sullo<br />

schermo, le orecchie tese ad ascoltare il benvenuto delle nostre insegnanti. Pochi minuti<br />

per riflettere insieme su una frase divenuta proverbiale “L’essenziale è invisibile agli occhi”<br />

e poi si parte con il canto, rigorosamente in francese, ovvero La chanson du Petit Prince et<br />

les jours de <strong>la</strong> semaine, un modo divertente per imparare i giorni del<strong>la</strong> settimana in<br />

francese.<br />

Le schermate del power point e il commento puntuale degli alunni di prima ripercorrono le<br />

tappe fondamentali del<strong>la</strong> biografia di Saint-Exupéry: come supporto ai testi scorrono<br />

disegni, vignette umoristiche e … vocaboli in francese da ripetere tutti insieme. Giochi e<br />

recitazione hanno reso l’incontro interattivo ed entusiasmante. I bambini di quinta ci sono<br />

parsi molto interessati, hanno ascoltato attentamente i dialoghi e le spiegazioni. Erika,<br />

del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse V C, si è aggiudicata il premio del gioco “C’era una volta … l’autore”, un<br />

modellino di aereo: un simbolo, ovvero l’augurio per i futuri primini di inseguire le loro<br />

passioni e di vo<strong>la</strong>re verso <strong>la</strong> nuova scuo<strong>la</strong>.<br />

Riproponiamo nel<strong>la</strong> pagina successiva il testo di alcuni giochi a tema proposti nel<br />

<strong>la</strong>boratorio. Giocate con noi!<br />

Alessandro Fanni Canelles e Francesco Zanin, i reporter del<strong>la</strong> II C


IL PICCOLO PRINCIPE. GIOCHI E GIOCHERELLONI ... SPAZIALI<br />

RITRATTI DI ADULTI UN PO' SPECIALI<br />

Imbattibili, i nonni primeggiano nel<strong>la</strong> c<strong>la</strong>ssifica del<strong>la</strong> II D, mentre spiccano le<br />

grandi assenti: le mamme<br />

-Dai, vieni a giocare al computer con me!- Voi pensate che a par<strong>la</strong>re sia magari mia sorel<strong>la</strong> più<br />

picco<strong>la</strong>, o mio fratello, ma in realtà è <strong>la</strong> mia nonna: capelli a caschetto neri e occhiali simpatici.<br />

Non potrei desiderare una nonna migliore!<br />

Guardiamo cartoni animati, ci sfidiamo ai videogiochi sul computer e facciamo a gara per “chi<br />

arriva prima all'automobile si siede davanti!”. Di solito vinco io e lei inizia a sbuffare, dicendo che<br />

non è giusto e che io ho barato!<br />

D'estate non vuole mai andare al mare perché ha paura di annegare e finire nelle profondità<br />

marine: io devo sempre rassicurar<strong>la</strong>, sennò non saprebbe nemmeno cos'è l'acqua.<br />

Nel tempo libero ci divertiamo a fare pasticci in cucina, <strong>la</strong>vorando senza alcuna ricetta, buttando<br />

i grammi e altre varie quantità a caso. Le cr?pes al<strong>la</strong> marmel<strong>la</strong>ta e <strong>la</strong> mousse al ciocco<strong>la</strong>to sono<br />

le cose che ci riescono meglio! Quando guardiamo <strong>la</strong> tv, <strong>la</strong> nonna si fa <strong>la</strong> scorta di dolci e<br />

assieme li mangiamo accocco<strong>la</strong>ti sul divano, sotto una calda coperta rossa! Non vedo l'ora di<br />

andare a casa di questa bambina un po' cresciuta che chiamo nonna. ( A. Savarese)<br />

Ah, <strong>la</strong> mia cara nonna, quante cose mi ha insegnato! Non ho mai incontrato una persona così<br />

so<strong>la</strong>re. Nonna Adina mi ha difeso nei giusti momenti dalle grinfie dei miei genitori e mi ha capita<br />

ogni volta che le ho raccontato un problema. L'altro giorno sono andata a trovar<strong>la</strong>, le ho<br />

raccontato i progetti del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>, le uscite a teatro, le gite e, appena le ho par<strong>la</strong>to delle opere<br />

che saremmo andati a vedere con <strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse, si è messa a cantare tutta l'aria di Verdi “ La donna<br />

è mobile”. Mi ha confessato che quando era una ragazza, usciva sul balcone di casa e, anche<br />

nel mezzo del<strong>la</strong> notte, intonava una melodia e si <strong>la</strong>sciava andare al<strong>la</strong> musica. Cantare è stato<br />

uno dei suoi talenti che ha sfruttato al meglio! Per questo l' ammiro, perché appena le passava<br />

davanti un'occasione, non se <strong>la</strong> faceva scappare! ( G. Riolo)<br />

Si chiamava Maria ed era una nonna fantastica. La ricordo mentre, insieme a mio fratello,<br />

giocava a bowling sul pianerottolo con le bottiglie di “Actimel” e una pal<strong>la</strong> da calcio. Aveva uno<br />

spirito così da bambina, che faceva di tutto pur di far ridere Matteo. Quando ci riusciva, lui<br />

sorrideva come un sole appena sorto e <strong>la</strong> sua bocca andava da un orecchio all'altro. Per certe<br />

cose lei era uguale al<strong>la</strong> mamma perché mi portava a fare le passeggiate nei giardinetti e si<br />

<strong>la</strong>sciava andare con me su e giù sullo scivolo.<br />

(M. Fulvio)<br />

Mio papà è sicuramente un adulto speciale che sa essere anche un bambino. Mi stupisce<br />

quando risponde alle mie provocazioni e si mette a giocare con semplicità insieme a me.<br />

Qualche volta, in casa, prende <strong>la</strong> pal<strong>la</strong> di gommapiuma per divertirsi con me a calcetto e, come<br />

tutti i bambini, ne combina di tutti i colori, facendo finta di cadere sul pavimento, <strong>la</strong>nciando <strong>la</strong><br />

pal<strong>la</strong> contro il mobile o rischiando di far cadere qualche oggetto prezioso. In quel momento <strong>la</strong><br />

mamma lo sgrida, proprio come fa con me. Insomma, è un vero bambino! (E. Tomasi)<br />

E' lui, <strong>la</strong> persona più giocosa che ci sia: mio nonno. Capelli grigio fuliggine, occhi color del<br />

cielo, naso al<strong>la</strong> francese, volto segnato da fragili onde. Solo a lui, quando eravamo a Grado,<br />

poteva venir in mente di prendere i granchi e sistemarli sul<strong>la</strong> schiena di mia nonna che,<br />

sconvolta, si metteva a ur<strong>la</strong>re dal<strong>la</strong> paura, più di mia madre le volte in cui ammira l'interno del<br />

mio ordinatissimo armadio. Mi piacciono le persone come lui, quelle positive, quelle che amano<br />

<strong>la</strong> vita e rallegrano tutti coloro che li circondano!<br />

Un corpo da adulto, ma un'anima da bambino, lo rendono davvero speciale. Quando, per un<br />

periodo, mio nonno si ammalò, mi cadde il mondo addosso. Soffrivo e me ne stavo<br />

malinconica, perché temevo davvero che potesse morire. Fu in quell' occasione che capii<br />

quanto mi mancasse ascoltarlo raccontare tante esperienze di vita passata. Stare insieme<br />

significava scambiarsi i pensieri; lui mi par<strong>la</strong>va tanto del<strong>la</strong> sua vita, mi raccontava storie semplici<br />

e incredibili di quando era giovane e dai suoi racconti apprendevo tanto. I motivi per cui, con<br />

suo rammarico, non poté continuare i suoi studi, sono essenzialmente due: dovette andare a<br />

<strong>la</strong>vorare per aiutare il padre e lo scoppio del<strong>la</strong> guerra gli impedì di vivere <strong>la</strong> vita libera e<br />

spensierata che oggi ogni bambino ha. Forse per questo ha scelto di essere così giocherellone<br />

e bambino. (E. Goio)<br />

Ecco, questo è mio padre, un uomo straordinario e sicuro di sé, ma con una bontà così grande<br />

da suscitare invidia all'Everest. E' una persona gentile e dolce come il miele; a volte ha dei<br />

momenti “no”. Se combino qualcosa va su tutte le furie, ma sono convinto che lo fa per il mio<br />

bene: a volte, i genitori più severi si possono rive<strong>la</strong>re gli aiuti più sinceri. Per me resta un amico<br />

con cui condividere pensieri e interessi: ci divertiamo ad assistere alle partite di calcio, a<br />

sfidarci a scacchi, a perderci nei videogiochi, a fare lunghe passeggiate, a osservare oziosi il<br />

cielo al<strong>la</strong> sera o a preparare <strong>la</strong> pizza il sabato. Mi dice sempre che sono il figlio prediletto, ma che<br />

non lo devo dire in giro, perché questo potrebbe scatenare l'ira funesta del<strong>la</strong> mia picco<strong>la</strong><br />

sorellina. Io non ci ho mai creduto, ma sto al suo gioco; ho sempre pensato che i genitori<br />

dovrebbero essere imparziali e non dovrebbero fare preferenze, ma sentirsi unici fa piacere.<br />

Sono certo in fondo che per lui io sono speciale come lui lo è per me. (A. Capaldo)<br />

Fin da piccolo ho sempre pensato che i nonni fossero più speciali dei genitori. Con loro tutti i miei<br />

sogni diventano realtà, specialmente con nonno Cosimo: insieme a lui, invece di raggiungere il<br />

negozio per fare <strong>la</strong> spesa, come crede <strong>la</strong> mamma, andiamo a comprare caramelle e giocattoli e,<br />

dopo esserce<strong>la</strong> spassata, torniamo a casa. “Il supermercato oggi era chiuso” è <strong>la</strong> nostra<br />

risposta complice. La mamma ci casca. Gliel' abbiamo fatta ancora una volta! (B. Modugno)<br />

C<strong>la</strong>sse II D<br />

Soluzioni<br />

Crucipuzzle Caccia al<strong>la</strong> volpe: il nome è<br />

renard.<br />

Cruciverba del Piccolo Principe:<br />

Piccolo Principe<br />

Rosa<br />

Vanitoso<br />

Geografo<br />

Lampionaio<br />

Saint-Exupéry<br />

Re<br />

Il personaggio è: <strong>la</strong> Volpe<br />

C’era una volta l’autore: C, L, E, A, G, I, H,<br />

D, B, F<br />

Federico Stern, III D<br />

Direttamente dall’Au<strong>la</strong> Magna Dardi, vi proponiamo alcuni giochi presentati<br />

durante l’incontro del 13 aprile 2012 nell’ambito del Libroforum<br />

Benvenuto, amico! Sei pronto a vo<strong>la</strong>re con <strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse 1^ C del<strong>la</strong><br />

Div. Julia nel magico mondo del Piccolo Principe? Cominciamo.<br />

C'ERA UNA VOLTA … L'AUTORE: Antoine de Saint-Exupéry<br />

Ricostruisci <strong>la</strong> biografia di Saint-Exupéry, ordinando cronologicamente le<br />

sequenze. Indica nello spazio sottostante <strong>la</strong> corretta successione delle lettere.<br />

A) Nel 1921 Saint-Exupéry ottiene i brevetti di pilota civile e militare.<br />

B) Tra il 1940 e il 1943 vive in America, dove nasce Il Piccolo Principe (Le Petit Prince) .<br />

C) Nel 1900 Antoine nasce a Lione, in una famiglia dell'aristocrazia francese di provincia.<br />

D) Pur condannando <strong>la</strong> guerra (<strong>la</strong> guerre) , allo scoppio del Secondo Conflitto Mondiale si<br />

offre volontario per essere arruo<strong>la</strong>to.<br />

E) Nel 1912 sale per <strong>la</strong> prima volta su un aereo (un avion) .<br />

F) Al<strong>la</strong> fine del luglio 1944, parte per una missione di volo e scompare misteriosamente.<br />

G) Nel 1935, mentre tenta di battere un record di volo, è costretto a un atterraggio di fortuna<br />

nel deserto (dans le désert) di Libia.<br />

H) Viene curato a New York, dove, durante <strong>la</strong> convalescenza, scrive il libro (le livre) Terra<br />

degli uomini, pubblicato nel 1939.<br />

I) Successivamente prova con <strong>la</strong> trasvo<strong>la</strong>ta New York – Terra del Fuoco, ma subisce un altro<br />

grave incidente.<br />

L) In collegio a Le Mans i compagni lo prendono in giro per il suo naso all'insù (nez<br />

retroussé) .<br />

SOLUZIONE: .......................................................................................................................<br />

Cruciverba del Piccolo Principe<br />

Inserisci le definizioni nei rispettivi spazi. Nel<strong>la</strong> colonna colorata comparirà il nome preceduto<br />

dall'articolo di un personaggio molto significativo del libro.<br />

1. Ha i capelli color del grano e in un'immagine del libro ha <strong>la</strong> sciarpa al vento.<br />

2. Ha solo tre spine per difendersi ed è molto vanitosa.<br />

3. Vuole essere ammirato da tutti e ha uno strano cappello con cui saluta i suoi fan.<br />

4. Pensa che i libri di geografia non passino mai di moda.<br />

5. Segue molto fedelmente <strong>la</strong> sua consegna.<br />

6. È l'autore del libro (indicare solo il cognome).<br />

7. Dà ordini ragionevoli.<br />

6<br />

1<br />

2<br />

4 4<br />

7<br />

3<br />

5<br />

di Elisa Rinaldi, cl. I C; revisione di T. Cante, P. De Rogatis, S. Rolfi, cl. II C<br />

CACCIA ALLA VOLPE<br />

Cerca le parole nascoste nel crucipuzzle (le puoi trovare solo in orizzontale e in verticale).<br />

Con le lettere rimaste, scoprirai il nome in lingua francese dell'animale che il Piccolo<br />

Principe incontra nel capitolo XXI del libro di Saint-Exupéry.<br />

M O U T O N R R<br />

S E R P E N T O<br />

E B A O B A B S<br />

P P E T A L E E<br />

I E E T O I L E<br />

N A M I T I E N<br />

E L E P H A N T<br />

S A L U N E R D<br />

1. ANIMALI: mouton, serpent,<br />

éléphant.<br />

2. FIORI: rose, baobab, épines, pétale.<br />

3. ASTRI: étoile, lune.<br />

4. ALTRO: amitié.<br />

Erika Antonazzo, Elena Babici,<br />

Caterina Cesario, c<strong>la</strong>sse II C<br />

Sorvo<strong>la</strong> con noi <strong>la</strong> Francia in cerca<br />

dei luoghi di Saint-Exupéry ...<br />

Francesco Zanin IIC


IL PICCOLO PRINCIPE. LA FATICA DI CRESCERE<br />

FILO DIRETTO CON … IL PICCOLO PRINCIPE<br />

La lettera. Crescere che fatica!<br />

Caro Principino,<br />

solo ora ho capito quanto è preziosa l’infanzia! Il momento peggiore del<strong>la</strong> mia età è <strong>la</strong> fase del<strong>la</strong><br />

trasformazione da bambina ad adolescente: ci si sente pigre, a volte un tantino isteriche e<br />

suscettibili. Ultimamente, poi, mi sento strana. Tu ti chiederai: “In che senso strana?” È difficile da<br />

spiegare, comunque tenterò ugualmente. Ogni volta in cui provo un’emozione, anche felice, mi fa<br />

un po’ male il cuore e mi viene voglia di piangere. Mi succede anche adesso che ti sto scrivendo. È<br />

cambiato tutto. Ora non è più il divertimento che mi sta a cuore, ma il mio aspetto. Cerco di curarlo<br />

molto, o almeno ci provo. A volte penso che dovrei essere più libera e infischiarmene del giudizio di<br />

chi mi sta intorno, ma poi mi rendo conto che non ci riesco. È come se <strong>la</strong> vergogna mi rubasse <strong>la</strong><br />

libertà e <strong>la</strong> disintegrasse. A me non piace crescere, perciò, quando qualcuno mi domanda che cosa<br />

farò da grande, di solito rispondo di non avere ancora le idee chiare, ma nel<strong>la</strong> mia testa penso che<br />

vorrei rimanere una bambina anche da adulta. Però, nello stesso tempo, odio quando mi chiamano<br />

“bimba” o mi trattano come fossi ancora picco<strong>la</strong>.Quello che mi è rimasto dell’I<strong>la</strong>ria bambina? Direi<br />

l’aria da sognatrice e l’istinto da avventuriera. Certe volte mi sembra di avere il cuore imprigionato<br />

e di non poterlo liberare, ma poi mi rendo conto che sono proprio io a tenerlo prigioniero dei miei<br />

inutili <strong>la</strong>menti e delle fissazioni che gli tolgono <strong>la</strong> libertà. Che fare?<br />

(I<strong>la</strong>ria Funes, I C)<br />

L’incontro e il dialogo. Ti spiego … <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>!<br />

La scuo<strong>la</strong>: per alcuni ragazzi è come vivere Halloween quasi ogni giorno, per altri tutto il contrario.<br />

Un giorno, ehm …, volevo dire una notte, sognai di trovarmi sul pianeta del Piccolo Principe.<br />

Le prime parole di questo strano personaggio furono: “Che cos’è <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>?”“Cosa?”“Che cos’è<br />

<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>?”“Dove sono?”“Scusa, ma ci senti? Che cos’è <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>?”“Sì, ci sento. Ma se non sai<br />

cos’è <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>, come fai a sapere che esiste?”“Stai sognando. Tutto è possibile qui dentro”<br />

disse sfiorando con le dita le tempie bionde come l’oro. E aggiunse: “Si può sapere che cos’è <strong>la</strong><br />

scuo<strong>la</strong>?”“La scuo<strong>la</strong> è un edificio nel quale si istruiscono i bambini per prepararli a diventare<br />

grandi”.“Ma chi li istruisce?”“Delle persone grandi”.<br />

“Come si fa a sapere se si è pronti a diventare dei grandi, quasi sempre noiosi?”“Quei grandi,<br />

che sono amanti dei numeri, ti assegnano appunto dei numeri, i voti. Più alto è il numero, migliore è<br />

il voto. Se ricevi ogni giorno troppi numeri bassi, l’anno successivo devi ripetere tutto ciò che hai<br />

studiato, o meglio che non hai studiato bene.”“Ma sempre numeri e numeri … Sarebbe meglio<br />

usare i colori: più scuro è il colore, peggiore è il risultato. E perché non le lettere?”<br />

“In alcuni Paesi, per esempio in America, misurano le prove con le lettere. Quelle sono<br />

migliori”“Che cosa viene insegnato?”“Vengono proposte varie materie e attività: matematica,<br />

grammatica, storia, geografia, ginnastica”.“Quali sono gli aspetti positivi e quelli negativi del<strong>la</strong><br />

vita a scuo<strong>la</strong>?”“Partiamo dagli aspetti negativi. Innanzitutto bisogna alzarsi presto e, di<br />

conseguenza, andare a dormire con le galline: se <strong>la</strong> sera in televisione trasmettono un bel film, lo<br />

sco<strong>la</strong>ro puntualmente se lo perde. Poi, per ottenere voti alti, occorre sfinirsi con lo studio. Gli aspetti<br />

positivi? Beh, si incontrano nuovi amici, si va spesso in gita e, se ci si distingue nelle lezioni di<br />

ginnastica, si partecipa ai tornei”.“Ma si va a scuo<strong>la</strong> proprio ogni giorno?”“No, alcune scuole<br />

sono aperte fino al venerdì e altre fino al sabato. La scuo<strong>la</strong> sul<strong>la</strong> Terra è obbligatoria quasi ovunque,<br />

lo sai?”“No, non lo sapevo. Sai, visto che <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> mi sembra divertente, penso che ci andrò<br />

anch’io” commentò il Piccolo Principe con una certa sicurezza.“Allora va bene, ciao. Spero che<br />

questo ciao non sia un addio …” “Aspetta. Non m’interessa cercare una scuo<strong>la</strong> altrove.<br />

Preferisco piuttosto accogliere altri amici e costruire una scuo<strong>la</strong> qui, sul mio pianeta. E<br />

forse questa scuo<strong>la</strong> sarà <strong>la</strong> migliore, perché non ci saranno grandi ossessionati dai numeri.<br />

Penso che qui si useranno i colori.”“Ciao!”“Se tornerai qui da me un’altra volta, magari<br />

potrai aiutarmi a organizzare <strong>la</strong> mia scuo<strong>la</strong>”.Così si concluse il mio strano sogno e mi svegliai.<br />

Dovevo andare a scuo<strong>la</strong>, a caccia di grandi con il cuore bambino, capaci di insegnarci a vivere una<br />

vita a colori.<br />

(Deian Koba,I C)<br />

Piccoli critici crescono ...<br />

L'allestimento di Italo Dall'Orto divide il pubblico del<strong>la</strong> II C: una<br />

rappresentazione essenziale e curata o troppo semplice e ingenua?<br />

Il Piccolo Principe a teatro ci ha conquistato perché<br />

- “i ruoli sono stati ben interpretati, in partico<strong>la</strong>re quello del<strong>la</strong> volpe: l'attrice è riuscita a rendere<br />

tutto reale, a far capire in modo chiaro ogni argomento” (Elena Babici)<br />

- “il protagonista, un bambino prodigio, ha fatto sognare tutti a occhi aperti. Si riusciva a<br />

percepire con chiarezza il dolore che il personaggio prova in alcuni momenti del<strong>la</strong> storia,<br />

per esempio quando entra nel giardino delle rose o deve dire addio ai suoi amici” (Alessia<br />

Cechini, Simone Rizzello, Celine Smrekar)<br />

- “ho apprezzato partico<strong>la</strong>rmente il pilota, l'ho trovato immediatamente simpatico, così preso<br />

dai suoi pensieri da grande da non riuscire a comprendere bene il suo piccolo amico”<br />

(Sebastiano Valente)<br />

- “il <strong>la</strong>mpionaio è stato il personaggio più buffo e divertente, affannato a correre su e giù,<br />

esc<strong>la</strong>mando: - Bonjour, Bonsoir! –“ (Chiara Marcucci)<br />

- “a me sono piaciuti il geografo e l'uomo d'affari: apparentemente seri e fermi sul<strong>la</strong> sedia, sono<br />

stati i più comici” (Francesco Millo)<br />

- “una compagnia di soli quattro attori è riuscita a creare un ottimo spettacolo, seppur breve”<br />

(Pierluigi De Rogatis)<br />

- “è uno spettacolo fatto col cuore, da guardare con gli occhi dei bambini, che molto spesso<br />

capiscono più degli adulti” (Caterina Cesario)<br />

- “è stato semplice ed emozionante; l'avrei visto un'altra volta” (Ivan Gaetano)<br />

- “pensavo che <strong>la</strong> Canzone del<strong>la</strong> Rosa fosse c<strong>la</strong>ssica e invece … chi se l'aspettava quel ritmo<br />

POP!” (Fatema Hossain)<br />

- ”<strong>la</strong> rappresentazione era molto fedele al libro, anche se mi sarei aspettato una volpe più seria<br />

e meno spiritosa: nell'opera di Antoine sembra così saggia … La rosa, invece, era davvero<br />

somigliante al ritratto del libro: egocentrica, orgogliosa, arrogante al punto giusto.” (Matteo<br />

Perucchini)<br />

- “lo spettacolo è stato rappresentato fedelmente, puntando l'attenzione sul<strong>la</strong> forza del<strong>la</strong><br />

fantasia propria dei bambini” (Matteo Pierazzi)<br />

- “”è uno dei migliori <strong>la</strong>vori teatrali che abbia mai visto; mi sono emozionato e non avrei voluto<br />

che finisse così presto. La compagnia ha dato davvero il massimo, seguendo fedelmente<br />

il testo e scegliendo di proiettare sullo sfondo le immagini del libro.” (Francesco Zanin)<br />

Ha deluso perché<br />

- “le figure del fiore e del serpente erano troppo enigmatiche e poi non ho capito il finale: perché il<br />

Piccolo Principe non è tornato al suo pianeta come ci è arrivato?” (Tommaso Cante)<br />

- “<strong>la</strong> compagnia teatrale si è avvalsa di un allestimento troppo semplice e spoglio: il baldacchino<br />

dell'astronomo turco è pure crol<strong>la</strong>to in scena!” (Alessandro Fanni Canelles)<br />

- “il cast era ridottissimo, <strong>la</strong> durata <strong>dello</strong> spettacolo troppo breve e <strong>la</strong> volpe … troppo sensibile!”<br />

(PierVittorio Guidastri)<br />

- “non era spettaco<strong>la</strong>re e ben organizzato come I Promessi Sposi. Il momento più comico è stato<br />

il siparietto dell'astronomo turco … con l'imprevisto finale!” (Angelo Pizzo)<br />

Il papà del Piccolo Principe è stato, fin da ragazzo, pieno di passioni. Ma quali<br />

sono i sogni più sognati dagli undicenni e dai dodicenni? Ecco <strong>la</strong> HIT PARADE<br />

delle c<strong>la</strong>ssi I - II C …<br />

GLORIE SPORTIVE: I<strong>la</strong>ria: diventare una campionessa mondiale di nuoto. Beatrice: vincere una<br />

gara di ballo. Florian: essere il capocannoniere di una grande squadra di calcio in serie A o B.<br />

Francesco: diventare un giocatore di basket (categoria N.B.A). Pierluigi (sogno n°1): fare l’atleta<br />

di canottaggio.<br />

PASSIONI DA DIVE: Verona, Chiara e Alessia: recitare dietro a una telecamera o sul<br />

palcoscenico, “perché il teatro è una passione che ti entra dentro e non esce più”.<br />

SOGNI IN COSTRUZIONE: Pierluigi (sogno n°2): diventare un bravo ingegnere navale.<br />

Deian: essere un architetto o un designer di … Lego!<br />

PROMESSE DA GUERRIERI: Pierluigi (sogno n°3) e Simone: diventare soldati per<br />

portare <strong>la</strong> pace nel mondo.<br />

SULLE ORME DEI PROF: Immaco<strong>la</strong>ta: studiare per insegnare italiano nel<strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong><br />

Primaria; Erika: meglio esibirsi come cantante, sfogare <strong>la</strong> creatività come stilista o tentare<br />

<strong>la</strong> carriera di giornalista? “Quando sono arrivata alle medie, ho scoperto <strong>la</strong> passione per <strong>la</strong><br />

scrittura, così ora ho deciso che sarò una giornalista. Quando <strong>la</strong> mia c<strong>la</strong>sse ha iniziato a<br />

col<strong>la</strong>borare al<strong>la</strong> redazione del giornalino sco<strong>la</strong>stico Tutti in p<strong>la</strong>tea 4, sono stata davvero<br />

entusiasta di far parte del progetto, grazie al quale ho <strong>la</strong> possibilità di migliorare e arricchire<br />

il mio stile di scrittura. Terminate le medie, mi iscriverò al Liceo C<strong>la</strong>ssico e poi frequenterò <strong>la</strong><br />

facoltà di Lettere”.<br />

UN SOGNO … NEL FORNO: Elena: “Il mio sogno nel forno è … frequentare <strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong><br />

Alberghiera per diventare chef. Anche se gli adulti che mi stanno intorno vedono più adatte<br />

a me altre strade, sono ostinata e non mi darò per vinta”.<br />

VOGLIA DI TENEREZZA: Celine: “Quando avrò una casa tutta mia, possederò ben due<br />

cani, ovviamente provenienti da un canile, perché più bisognosi di coccole.” Insomma c’è<br />

chi è indeciso tra tanti sogni (vedi Pierluigi) e chi ha già le idee chiare, ma tutti, sicuramente,<br />

da grandi sapranno riconoscere e apprezzare, oltre ai cani … boa ed elefanti! Buona<br />

fortuna!<br />

M. Lupi, I. Russo, C. Smrekar, cl. II C<br />

Bisogna sempre spiegargliele le cose ai grandi!<br />

Ma cosa non capiscono gli adulti? Quando ci piacciono e quando ci<br />

deludono!<br />

Mia madre non capisce che ho bisogno di qualche accessorio per andare alle feste. Quanto<br />

mi farebbe felice un mascara nuovo, un arcobaleno di smalti per le mie unghie, qualche<br />

vestito un po’ al<strong>la</strong> moda, un’ intera collezione di Converse dalle mille varietà di colori e forme<br />

(da quelle rosse a quelle a scacchi), o -so di osare troppo- <strong>la</strong> possibilità di stare dagli amici<br />

fino a tardi. (C. Beltrame, G. Zuccato, G. Riolo, G.Ciana)<br />

I genitori non capiscono che siamo cresciuti e che non devono farci più da baby-sitter.<br />

Invece continuano ad assil<strong>la</strong>rci con fastidiose premure come: “Vuoi <strong>la</strong> copertina? Il succo<br />

al<strong>la</strong> pesca o all’arancia? Hai fame? Vuoi <strong>la</strong> merendina? Altre volte non capiscono che siamo<br />

bambini e ci considerano adulti come loro. Quando mi coinvolge nei suoi <strong>la</strong>voretti, papà<br />

non è neppure sfiorato dall’idea di spiegarmi cosa devo fare. Se glielo domando, mi<br />

risponde: “ Ma non hai imparato niente in quel<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>? Che ignorante!” Come se a scuo<strong>la</strong><br />

insegnassero a dipingere un muro, a distinguere le vie di tutta <strong>la</strong> città o a togliere il sarcofago<br />

dal<strong>la</strong> macchina. (C.Beltrame)<br />

La categoria più strana, secondo me, è quel<strong>la</strong> dei genitori: ancora nessuno dei ragazzi del<strong>la</strong><br />

storia è mai riuscito a comprenderli. Sono contenti e arrabbiati allo stesso tempo; dopo<br />

averti fatto prendere il vizio di usare un oggetto, te lo tolgono: come il regalo di<br />

compleanno. Quest’anno, per esempio, mi è stato rega<strong>la</strong>to il computer, il bene più ambito<br />

del<strong>la</strong> mia vita. Schiaccia qua, scrivi là: ho imparato, dopo essermi impegnato per due ore<br />

abbondanti. Il giorno dopo, mia madre me lo sequestra con le sue mille scuse senza senso,<br />

tipiche dei grandi, considerando che sia sbagliato stare due ore sul computer. E – mi<br />

rassicura- che lo fa “per il mio bene” ( L. Castigliego)<br />

Gli adulti ti stanno ad ascoltare solo quando ti metti a par<strong>la</strong>re di scuo<strong>la</strong>, prezzi e voti,<br />

ovviamente quelli dei migliori fra i tuoi compagni di c<strong>la</strong>sse. Inoltre ci sentiamo ripetere <strong>la</strong><br />

solita noiosa, angosciante frase: “ Quando io ero un ragazzo, non stavo tutto questo tempo<br />

davanti al<strong>la</strong> televisione e al computer! Leggevo più libri, andavo ogni domenica a visitare un<br />

museo interessante, giocavo in cortile a pallone con gli amici.” Ma dove li vedete tutti questi<br />

cortili? Voi adulti non sapete nemmeno come può essere divertente giocare con i Tablet,<br />

chattare su facebook oppure par<strong>la</strong>rsi davanti al<strong>la</strong> webcam su skype! Ma che vita noiosa,<br />

dico io! Preferirei fare otto ore di storia! Come possono solo pensare che capiamo questi<br />

discorsi assurdi nell’era del<strong>la</strong> tecnologia, del<strong>la</strong> scienza e del divertimento? Poveri adulti<br />

con il loro buio Medioevo! (G. Ciana, S. Fanni Canelles, A. Trost, M. Fulvio, R. De Monte,<br />

M. Tattoni)<br />

I grandi hanno dimenticato come ci si sente a dodici anni. Ti trattano da bambino quasi<br />

sempre, poi all’improvviso ti pretendono serio e posato, responsabile e <strong>comprensivo</strong>,<br />

saggio e mite. Ti condannano con durezza e cancel<strong>la</strong>no in un secondo quanto cerchi<br />

di fare di buono. Inoltre non capiscono le liti tra fratelli e si schierano sempre con il loro<br />

cucciolo indifeso: noi non sappiamo sempre gestire le situazioni con i più piccoli, né<br />

difenderci dalle accuse degli adulti. Mi trovo spesso alle corde per non aver saputo reagire<br />

nell’alterco con mia sorel<strong>la</strong> e mi sento in colpa. La mia camera diviene l’au<strong>la</strong> di un tribunale: i<br />

miei genitori sono giudici spietati, Mavi una testimone bugiarda, io un pessimo difensore di<br />

me stesso. Biascico qualche frase sconnessa, sicuramente poco efficace. Ma con <strong>la</strong><br />

velocità di un fulmine arriva il tragico verdetto. Sono colpevole. (A. Capaldo)<br />

Quando torno da scuo<strong>la</strong> con un piccone sulle spalle, vorrei tanto che un adulto<br />

<strong>comprensivo</strong> mi dicesse: “Non fa niente, capita a tutti primo o poi! Ricordo tutti i brutti voti<br />

che ho preso quando ero bambino!”. E invece mi sento aggredire: “ Te lo avevo detto!<br />

Dovevi studiare di più! Io non ho mai preso brutti voti! Per una settimana rimani a casa a<br />

studiare per recuperare! E che questa sia l’ultima volta!” Ma vi pare che questo sia il modo<br />

giusto per incoraggiare e sostenere i propri figli? (A. Trost, F. Zetto, M. Fonda)<br />

Una volta <strong>la</strong> mamma non aveva capito quanto era per me difficile addormentarmi.<br />

Continuavo a rigirarmi nel letto senza tregua, avevo paura di chiamar<strong>la</strong> e ricevere un amaro:<br />

“ Ancora sveglia? Ma non sai che ore sono? Girati dall’altra parte e dormi!”.Contai<br />

lentamente fino a tre e, dopo un lungo ma decisivo respiro, invocai il suo nome. Arrivò con<br />

passi pesanti che squarciavano il pavimento. Tutta tremante nel letto come un agnellino<br />

indifeso dissi: “Non riesco a dormire”. Lei, con un tono di chi sta per perdere il treno, mi<br />

sussurrò un “dormi” all’orecchio, mi diede un piccolo bacio frettoloso che, come un fiocco di<br />

neve, si sciolse subito. Poi scomparve . Arrabbiata mi rigirai verso il muro e vi appoggiai <strong>la</strong><br />

testa, pensando che lei non mi aveva saputo suggerire cosa sognare per addormentarmi.<br />

(A. Trost)<br />

C<strong>la</strong>sse II D

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