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Francesco Berni, Rime burlesche, Ritratto di donna - Aula Digitale

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1<br />

Un poeta<br />

contro<br />

rime bUrlesche<br />

anticlassici-<br />

smoe paro<strong>di</strong>a<br />

del petrarchi-<br />

smo<br />

L’Umanesimo e il Rinascimento La lirica petrarchista <strong>Francesco</strong> <strong>Berni</strong><br />

<strong>Francesco</strong> <strong>Berni</strong><br />

<strong>Francesco</strong> <strong>Berni</strong> (1497/8-1535), uomo <strong>di</strong> corte, al servizio dei potenti in molte città<br />

d’Italia e pienamente inserito nella vita <strong>di</strong> società del suo tempo è autore <strong>di</strong> poesie <strong>burlesche</strong>,<br />

<strong>di</strong> contenuto comico e paro<strong>di</strong>stico, con le quali rinnova e ridà lustro a questo<br />

genere letterario: è riconosciuto come il fondatore della nuova poesia comica del Cinquecento,<br />

che fa capo alla lunga tra<strong>di</strong>zione toscana, ripresa con vigore nel Quattrocento<br />

da Burchiello, da Luigi Pulci e da Lorenzo de’ Me<strong>di</strong>ci.<br />

Le sue <strong>Rime</strong> <strong>burlesche</strong> contengono sonetti, sonetti caudati (cari a Burchiello, aggiungono<br />

alla struttura del sonetto una “coda” <strong>di</strong> una o più terzine, ciascuna composta da un<br />

settenario e due endecasillabi) e capitoli ternari.<br />

Per l’autore, de<strong>di</strong>carsi a questo tipo <strong>di</strong> poesia è una precisa scelta anticlassicista, in opposizione<br />

ai temi e ai modelli stilistici dominanti al suo tempo. <strong>Berni</strong> infatti compone i<br />

suoi testi in un momento in cui prevale una poesia concepita come imitazione dei classici,<br />

cioè <strong>di</strong> Petrarca, o dei poeti latini: in questo periodo la poesia scritta e letta nelle<br />

corti cura soprattutto l’armonia delle forme e il decoro dal punto <strong>di</strong> vista tematico<br />

(l’amore, la lode della <strong>donna</strong>, l’encomio erano gli argomenti<br />

più frequenti) e linguistico (l’i<strong>di</strong>oma lirico<br />

per eccellenza era quello <strong>di</strong> Petrarca). A questa pro-<br />

LA VITA E LE OPERE<br />

1497-98


2<br />

rime<br />

<strong>di</strong> politica<br />

e polemica<br />

il<br />

rovesciamento<br />

del mito<br />

cortigiano<br />

il Dialogo<br />

contra i poeti<br />

rifacimento<br />

dell’orlanDo<br />

innamorato<br />

L’Umanesimo e il Rinascimento La lirica petrarchista <strong>Francesco</strong> <strong>Berni</strong><br />

duzione <strong>Berni</strong> contrappone la propria poesia, giungendo talora fino alla paro<strong>di</strong>a, come<br />

accade nel sonetto che si apre con il verso «Chiome d’argento fino, irte e attorte», paro<strong>di</strong>a<br />

<strong>di</strong> un celebre sonetto <strong>di</strong> Bembo; in altri casi, invece, innova nelle scelte tematiche<br />

e strutturali.<br />

La lirica <strong>di</strong> <strong>Berni</strong> presenta molti aspetti caratteristici che la <strong>di</strong>fferenziano da quella dei<br />

suoi contemporanei: celebra oggetti quoti<strong>di</strong>ani, mai entrati prima d’allora nella poesia<br />

(la caccia, il caldo del letto, il cardo, le pesche, le fave, l’insalata, la salsiccia, l’orinale<br />

ecc.); il poeta applica il tra<strong>di</strong>zionale genere dell’encomio in maniera coerente, ma lo rivolge<br />

a oggetti inconsueti, spesso usando doppi sensi osceni. Il cibo, il corpo, il sesso, le<br />

deiezioni corporee ritornano <strong>di</strong> frequente al centro della poesia e dell’universo espressivo<br />

dell’autore. Nel Capitolo dell’orinale <strong>Berni</strong> definisce l’oggetto «a quel modo tondo<br />

[…] fatto proprio come è fatto il mondo» (vv. 14, 16); oppure celebra la gelatina nel relativo<br />

capitolo come «quinto elemento», in aggiunta ai quattro consueti della fisica (terra,<br />

aria, acqua e fuoco). Un altro tema molto presente è quello dell’amore omosessuale<br />

maschile, al quale si accompagnano poesie <strong>di</strong> carattere misogino.<br />

Ci sono però anche componimenti <strong>di</strong> carattere sentenzioso e polemico, come il celebre<br />

capitolo <strong>di</strong> critica rivolto a papa Adriano VI (papa nel 1522, tenta una riforma morale<br />

della Chiesa, ma muore dopo solo un anno e mezzo <strong>di</strong> pontificato): l’invettiva <strong>di</strong> <strong>Berni</strong><br />

è sferzante («ladri, car<strong>di</strong>nalacci schericati», tuona contro coloro che elessero il papa, v.<br />

44) e in questo caso <strong>di</strong>fende l’or<strong>di</strong>ne costituito (la corte papale romana, la ven<strong>di</strong>ta delle<br />

cariche ecclesiastiche, i costumi corrotti) contro chi intende cambiarlo (e si ricor<strong>di</strong> che<br />

proprio papa Adriano lo costringe all’esilio).<br />

Come i contemporanei petrarchisti <strong>Berni</strong> parla delle corti, denuncia la miseria del mondo<br />

moderno, che non fornisce più oggetti degni <strong>di</strong> poesia, e critica aspramente il mondo cortigiano.<br />

Mentre Castiglione, nel Libro del Cortegiano, costruisce una figura <strong>di</strong> cortigiano<br />

idealizzata e perfetta, <strong>Berni</strong> coglie e irride il lato negativo <strong>di</strong> quanto è connesso al potere –<br />

l’asservimento, l’abuso –, e lamenta la scarsa remunerazione per i servigi prestati.<br />

Nel 1526 pubblica il Dialogo contra i poeti, una conversazione tra l’autore e un umanista,<br />

Giovan Battista Sanga, appartenente alla cerchia <strong>di</strong> Bibbiena e in rapporti con<br />

Bembo: in quest’opera condanna la concezione umanistica per cui la poesia rappresenterebbe<br />

la massima forma <strong>di</strong> conoscenza delle cose umane e <strong>di</strong>vine; secondo <strong>Berni</strong>,<br />

invece, la poesia è una forma <strong>di</strong> intrattenimento e deve essere valutata come tale. <strong>Berni</strong><br />

confuta, inoltre, uno dei principî car<strong>di</strong>ne della poetica rinascimentale: l’imitazione<br />

per lui è solo un modo per nascondere la mancanza <strong>di</strong> originalità e il plagio (i poeti,<br />

<strong>di</strong>ce <strong>Berni</strong>, sono ladri perché «rubano li belli tratti e le invenzioni l’uno all’altro»).<br />

Una concezione della poesia come piacere, un contenuto <strong>di</strong>simpegnato, una retorica<br />

dell’ironia e della paro<strong>di</strong>a sono, in positivo, i valori espressi da <strong>Berni</strong> in questa <strong>di</strong>chiarazione<br />

<strong>di</strong> poetica.<br />

<strong>Berni</strong> è anche autore <strong>di</strong> un rifacimento dell’Orlando innamorato, risalente probabilmente<br />

al 1531, ma pubblicato postumo. Il poema boiardesco, scritto alla fine del<br />

Quattrocento, era già percepito come profondamente lontano dalla sensibilità del<br />

© 2011 RCS Libri S.p.A./La Nuova Italia – R. Antonelli, M.S. Sapegno, Il senso e le forme


3<br />

l’anticlassici-<br />

smo<br />

e la fortUna<br />

L’Umanesimo e il Rinascimento La lirica petrarchista <strong>Francesco</strong> <strong>Berni</strong><br />

tempo, soprattutto dal punto <strong>di</strong> vista linguistico. L’intento <strong>di</strong> <strong>Berni</strong> è, dunque, quello<br />

<strong>di</strong> salvare l’opera e <strong>di</strong> avvicinarla al gusto dei suoi contemporanei colti. La sua<br />

riscrittura non si limita soltanto alla lingua, che viene volta in toscano letterario:<br />

<strong>Berni</strong> introduce mo<strong>di</strong>fiche, soprattutto delle ottave iniziali dei canti, e inserisce<br />

passi autobiografici. Nonostante le <strong>di</strong>fferenze, il nuovo Orlando innamorato viene<br />

stampato in tutta la penisola in luogo dell’originale ed è, per secoli, l’unico conosciuto<br />

dai lettori.<br />

L’e<strong>di</strong>zione postuma delle <strong>Rime</strong> <strong>di</strong> <strong>Berni</strong>, stampata nel 1548 a Firenze, reca nella prefazione<br />

una presentazione dell’opera che sottolinea lo «stil burlesco, giocondo e amorevole»,<br />

e lo contrappone a «le Petrarcherie, le squisitezze e le Bemberie» in voga nella<br />

poesia dell’epoca. La poesia <strong>di</strong> <strong>Berni</strong>, dunque, viene letta in esplicita contrapposizione<br />

alla norma poetica teorizzata da Pietro Bembo e praticata dai poeti che fondano la loro<br />

opera sull’imitazione <strong>di</strong> Petrarca. La poesia burlesca <strong>di</strong>viene, in seguito, anch’essa una<br />

moda, oggetto <strong>di</strong> antologie e imitazioni <strong>di</strong> maniera.<br />

<strong>Ritratto</strong> <strong>di</strong> <strong>donna</strong><br />

<strong>Rime</strong> <strong>burlesche</strong><br />

<strong>Rime</strong> <strong>burlesche</strong> ■ Sonetto XXXI<br />

Questo sonetto <strong>di</strong> paro<strong>di</strong>a letteraria ironizza sul lessico e sul modo <strong>di</strong> poetare tipico dei petrarchisti.<br />

Il poeta canta le “bellezze” <strong>di</strong> una <strong>donna</strong> che, però, si rivela del tutto opposta al modello<br />

femminile celebrato in poesia al tempo dell’autore.<br />

Chiome d’argento fino 1 , irte e attorte<br />

senz’arte 2 intorno a un bel viso d’oro 3 ;<br />

fronte crespa 4 , u’ 5 mirando io mi scoloro 6 ,<br />

dove spunta i suoi strali Amor e Morte 7 ;<br />

5 occhi <strong>di</strong> perle vaghi 8 , luci torte<br />

da ogni obietto <strong>di</strong>seguale a loro 9 ;<br />

ciglie <strong>di</strong> neve, e quelle 10 , ond’io m’accoro 11 ,<br />

<strong>di</strong>ta e man dolcemente grosse e corte;<br />

<strong>Francesco</strong> <strong>Berni</strong>, <strong>Rime</strong> <strong>burlesche</strong>,<br />

a cura <strong>di</strong> G. Barberi Squarotti,<br />

Rizzoli, Milano 1991.<br />

1. argento fino: ‘grigie’.<br />

2. irte … arte: ‘ispide e attorcigliate<br />

senza criterio’.<br />

3. viso d’oro: ‘viso giallo’.<br />

4. crespa: ‘increspata’, ‘rugosa’.<br />

5. u’: ‘dove’.<br />

6. mi scoloro: ‘impalli<strong>di</strong>sco’.<br />

7. dove … Morte: ‘dove sia Amore che<br />

Morte spuntano le loro frecce (sono<br />

inefficaci)’, perché la <strong>donna</strong> è ormai insensibile<br />

all’amore e restia a morire.<br />

8. occhi … vaghi: ‘occhi <strong>di</strong> un bianco<br />

perlaceo, sbia<strong>di</strong>to’. L’aggettivo «vaghi»<br />

significa ‘non stabili’, e dunque ‘strabici’,<br />

oppure ‘graziosi’.<br />

METRO<br />

sonetto con rime<br />

ABBA ABBA CDE DCE.<br />

© 2011 RCS Libri S.p.A./La Nuova Italia – R. Antonelli, M.S. Sapegno, Il senso e le forme<br />

TESTO<br />

CHIAVE<br />

9. luci … loro: ‘occhi (così strabici) che<br />

<strong>di</strong>vergono (anche) dagli oggetti, in posizione<br />

<strong>di</strong>storta rispetto alla normale<br />

<strong>di</strong>rezione dello sguardo’; oppure ‘occhi<br />

che si <strong>di</strong>stolgono da ogni oggetto<br />

che sia bello, cioè <strong>di</strong>seguale a loro, che<br />

sono brutti’.<br />

10. quelle: riferito a «<strong>di</strong>ta e mano».<br />

11. ond’io … accoro: ‘per le quali io mi<br />

tormento’.


4<br />

L’Umanesimo e il Rinascimento La lirica petrarchista <strong>Francesco</strong> <strong>Berni</strong><br />

labra <strong>di</strong> latte 12 , bocca ampia celeste 13 ;<br />

10 denti d’ebeno 14 rari e pellegrini 15 ;<br />

inau<strong>di</strong>ta ineffabile 16 armonia;<br />

costumi 17 alteri e gravi 18 : a voi, <strong>di</strong>vini<br />

servi d’Amor 19 , palese fo 20 che queste<br />

son le bellezze della <strong>donna</strong> mia.<br />

12. labra <strong>di</strong> latte: ‘labbra pallide’.<br />

13. celeste: ‘livida’.<br />

14. ebeno: ‘neri’; l’ebano è un legno<br />

molto scuro.<br />

15. rari e pellegrini: ‘ra<strong>di</strong> e poco sal<strong>di</strong>’.<br />

ANALISI DEL TESTO<br />

Descrizione antifrastica<br />

Il sonetto descrive una <strong>donna</strong> brutta e vecchia<br />

utilizzando però i termini <strong>di</strong> solito impiegati nella<br />

lirica petrarchista per la lode delle bellezze della<br />

<strong>donna</strong> amata. La figura retorica maggiormente<br />

presente è perciò quella dell’antifrasi, che consiste<br />

appunto nell’uso contrario al consueto <strong>di</strong> parole<br />

appartenenti alla tra<strong>di</strong>zione della lode. Questo<br />

proce<strong>di</strong>mento coinvolge soprattutto le similitu<strong>di</strong>ni<br />

e le metafore: <strong>Berni</strong> spezza la serie <strong>di</strong> associazioni<br />

consuete all’interno della tra<strong>di</strong>zione e descrive<br />

così, con le medesime parole, il brutto e il ripugnante.<br />

L’oro, per esempio, <strong>di</strong> solito è usato per<br />

descrivere la lucentezza e il colore dei capelli della<br />

<strong>donna</strong>, ma nel sonetto <strong>di</strong> <strong>Berni</strong> ne in<strong>di</strong>ca il colorito<br />

giallastro. Le perle sono assimilate al biancore<br />

dei denti o parte <strong>di</strong> un’acconciatura impreziosita<br />

dai gioielli: <strong>Berni</strong> le impiega per descrivere occhi<br />

biancastri e cisposi. La neve, associata spesso alla<br />

pelle can<strong>di</strong>da dell’amata, in<strong>di</strong>ca le ciglia incanutite<br />

della non più giovane <strong>donna</strong> <strong>di</strong> <strong>Berni</strong>.<br />

Paro<strong>di</strong>a <strong>di</strong> un sonetto <strong>di</strong> Bembo<br />

Il sonetto è costruito come paro<strong>di</strong>a <strong>di</strong> uno dei più<br />

famosi sonetti <strong>di</strong> Pietro Bembo, <strong>di</strong>venuto testo<br />

esemplare della lode della <strong>donna</strong>, spesso citato<br />

come esempio nei trattati del tempo: «Crin d’oro<br />

LABORATORIO<br />

comprensione<br />

1 Nonostante il tono della poesia sia fortemente elegiaco,<br />

il poeta ci fornisce un ritratto particolareggiato<br />

della <strong>donna</strong>. Descrivila con parole tue.<br />

2 I versi 5-6 possono essere interpretati in due mo<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>versi, a seconda del significato attribuito alla parola<br />

«<strong>di</strong>seguale». Fanne le due possibili parafrasi e<br />

spiegane il significato.<br />

16. inau<strong>di</strong>ta … armonia: ‘armonia<br />

(della sua voce) mai u<strong>di</strong>ta prima e impossibile<br />

da descrivere’, in particolare<br />

perché proveniente da una bocca<br />

sdentata.<br />

17. costumi: ‘mo<strong>di</strong>’.<br />

18. gravi: ‘fieri’.<br />

19. <strong>di</strong>vini … Amor: ‘innamorati e servi<br />

del <strong>di</strong>o d’Amore’.<br />

20. palese fo: ‘rendo esplicito’, ‘<strong>di</strong>chiaro’.<br />

crespo e d’ambra tersa e pura» (v. p. 206). <strong>Berni</strong>,<br />

ricorrendo al proce<strong>di</strong>mento antifrastico, rovescia<br />

l’immagine della <strong>donna</strong> fornita da Bembo. I «crin<br />

d’oro» si trasformano in «chiome d’argento» (v.<br />

1), gli «occhi soavi più chiari che ’l sole» <strong>di</strong>vengono<br />

«occhi <strong>di</strong> perle vaghi» (v. 5), l’«armonia <strong>di</strong>vina»<br />

del canto della <strong>donna</strong> <strong>di</strong>viene l’«inau<strong>di</strong>ta ineffabile<br />

armonia» (v. 11) <strong>di</strong> una bocca sdentata. Il testo<br />

<strong>di</strong> Bembo rappresenta, quin<strong>di</strong>, l’intera tra<strong>di</strong>zione<br />

petrarchesca, con la quale <strong>Berni</strong> gioca e con la<br />

quale si scontra polemicamente, come sempre si<br />

oppone, nei suoi componimenti, alle mode della<br />

letteratura “ufficiale” del suo tempo.<br />

La posizione del poeta<br />

All’interno <strong>di</strong> questo sistema <strong>di</strong> rovesciamenti la<br />

posizione dell’autore nel testo <strong>di</strong>viene ambigua:<br />

nella tra<strong>di</strong>zione il poeta era rappresentato come<br />

amante in estatica contemplazione delle bellezze<br />

dell’amata; anche nel sonetto <strong>Berni</strong> sembra occupare<br />

questa posizione, quando <strong>di</strong>ce «mirando<br />

io mi scoloro» (v. 3), oppure «io m’accoro» (v. 7).<br />

In questo caso, però, <strong>di</strong> fronte a una <strong>donna</strong> brutta,<br />

del tutto contraria al modello ideale, queste<br />

espressioni possono essere anche lette in senso<br />

opposto, come una reazione <strong>di</strong> repulsione davanti<br />

all’aspetto della <strong>donna</strong>.<br />

analisi<br />

3 Sottolinea nella poesia tutte le parole che si riferiscono<br />

a materiali pregiati: perché, nonostante i<br />

termini <strong>di</strong> paragone topici nella descrizione della<br />

<strong>donna</strong> e preziosi, la <strong>donna</strong> qui ritratta è inequivocabilmente<br />

brutta e vecchia?<br />

4 Che cosa è l’antifrasi? Come funziona questa figura<br />

retorica nel sonetto?<br />

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5<br />

L’Umanesimo e il Rinascimento La lirica petrarchista <strong>Francesco</strong> <strong>Berni</strong><br />

5 Sottolinea tutte le parti in cui l’Io poetico parla delle<br />

proprie reazioni <strong>di</strong> fronte alla <strong>donna</strong>: in<strong>di</strong>cano,<br />

secondo te, manifestazioni <strong>di</strong> piacere, oppure possono<br />

essere considerate ambigue?<br />

6 La poesia è una paro<strong>di</strong>a <strong>di</strong> un sonetto <strong>di</strong> Bembo,<br />

Crin d’oro crespo e d’ambra tersa e pura. Confronta<br />

il sonetto <strong>di</strong> <strong>Berni</strong> con i seguenti versi e rispon<strong>di</strong><br />

alle domande.<br />

Crin d’oro crespo e d’ambra tersa e pura,<br />

ch’a l’aura su la neve ondeggi e vole,<br />

occhi soavi e più chiari che ’l sole,<br />

da far giorno seren la notte oscura<br />

riso, ch’acqueta ogni aspra pena e dura,<br />

rubini e perle, ond’escono parole<br />

sì dolci, ch’altro ben l’alma non vòle,<br />

man d’avorio, che i cor <strong>di</strong>stringe e fura<br />

(P. Bembo)<br />

– quali parti del corpo della <strong>donna</strong> vengono descritte<br />

nei versi <strong>di</strong> Bembo? e nel sonetto <strong>di</strong> <strong>Berni</strong>?<br />

– quali parole ritornano in entrambi i testi?<br />

– quali sono, secondo te, gli elementi che rendono<br />

riconoscibile nel sonetto <strong>di</strong> <strong>Berni</strong> il testo <strong>di</strong><br />

Bembo preso a modello paro<strong>di</strong>co?<br />

7 Nel sonetto <strong>di</strong> Bembo la <strong>donna</strong> possiede un «senno<br />

maturo alla più verde etate»; in <strong>Berni</strong> ha «costumi alteri<br />

e gravi»: perché il confronto tra i due testi conferisce<br />

alla descrizione <strong>di</strong> <strong>Berni</strong> un’ombra <strong>di</strong> scherno?<br />

interpretazione<br />

8 Il sonetto <strong>di</strong> <strong>Berni</strong> è una chiara paro<strong>di</strong>a, oltre che<br />

<strong>di</strong> un preciso e famoso sonetto <strong>di</strong> Bembo, anche <strong>di</strong><br />

un modo <strong>di</strong> fare poesia: quali sono secondo te gli<br />

obiettivi polemici <strong>di</strong> <strong>Berni</strong>? Che cosa vuole mettere<br />

in evidenza proprio attraverso questo sonetto?<br />

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