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L'Impero bizantino tra espansione ed involuzione. Le Crociate

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Questo materiale, <strong>tra</strong>tto in parte da Wikip<strong>ed</strong>ia, è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di<br />

storia del M<strong>ed</strong>io Oriente del CTP Pe<strong>tra</strong>rca di Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I<br />

materiali sono a cura del Prof. Sergio Bergami. <strong>Le</strong>zione XII: l’Impero Bizantino <strong>tra</strong> <strong>espansione</strong> <strong>ed</strong><br />

<strong>involuzione</strong>.<br />

L'apogeo dell’Impero Bizantino<br />

<strong>L'Impero</strong> <strong>bizantino</strong> sotto Basilio II nel 1025<br />

<strong>L'Impero</strong> raggiunse un periodo di grande splendore sotto gli imperatori mac<strong>ed</strong>oni, <strong>tra</strong> la fine del IX<br />

e l'inizio dell'XI secolo. Durante questi anni l'Impero resistette alla pressione della Chiesa Romana<br />

per rimuovere il Patriarca Fozio e guadagnò il controllo del Mare Adriatico, parte dell'Italia e molti<br />

dei territori in mano ai Bulgari.<br />

Basilio II (958 –1025)<br />

Basilio II è stato un imperatore <strong>bizantino</strong>, dal 976 fino alla sua morte. Fu soprannominato<br />

Bulgaroctono, ossia il massacratore di Bulgari. Il suo regno fu il più lungo di tutta la storia<br />

dell'Impero, dal momento che durò per ben 50 anni.<br />

Avanzata in Bulgaria<br />

La conversione di Vladimir I il Grande (980-1015), che sposò a Kiev Anna, sorella dell'imperatore,<br />

segnò l'en<strong>tra</strong>ta della Russia nella chiesa cristiana-ortodossa. Nel 989, la pace regnava nell'Impero<br />

<strong>bizantino</strong>; Basilio poteva così in<strong>tra</strong>prendere la guerra contro i Bulgari. Nella primavera del 991 partì<br />

alla volta di Tessalonica (odierna Salonicco) con un grande esercito. Da quel momento e fino al<br />

995 non allentò mai la presa sulla Bulgaria, riconquistando, ass<strong>ed</strong>iando e radendo al suolo molte<br />

città della Grecia settentrionale e riuscendo persino nell'impresa di catturare l'imperatore bulgaro<br />

nominale Romano. Nel 993 si alleò con il principe serbo di Doclea e occupò Borea, sembrando<br />

pronto ad invadere il cuore dell'Impero bulgaro.<br />

Non combatté grandi battaglie, né la sua fu una conquista lampo; sua convinzione era che il<br />

successo dipendesse dalla capacità organizzativa. La disciplina con questo tipo di tattica era<br />

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<strong>involuzione</strong>.<br />

importantissima, quindi nessun soldato si doveva immolare in atti eroici, perché avrebbe rischiato,<br />

oltre che la sua vita, quella dei suoi compagni, creando varchi nella formazione militare.<br />

L'alleanza con Venezia<br />

Nel 992 giunsero a Costantinopoli ambasciatori da Venezia i quali si lamentarono per i dazi troppo<br />

alti. L'Imperatore decise di venire incontro ai Veneziani e nel marzo 992 promulgò una crisobolla<br />

con cui ridusse le tasse doganali che i mercanti veneziani erano tenuti a pagare a due solidi<br />

all'en<strong>tra</strong>ta nella dogana di Abido e quindici all'uscita. In cambio i Veneziani avrebbero <strong>tra</strong>sportato<br />

con le loro navi le truppe bizantine dalla Grecia in Italia meridionale.<br />

L'idea si rivelerà nei secoli a venire assai sfortunata. La dipendenza nei confronti di Venezia<br />

aumenterà di pari passo con i "privilegi" ad essa concessi, e la Serenissima finirà per diventare il<br />

vettore nevralgico dell'economia bizantina.<br />

L'alleanza con Venezia portò comunque nei primi tempi a vantaggi per l'Impero: nel 1000 il doge<br />

veneziano sottomise la Dalmazia ponendo fine alla pirateria e qualche anno dopo liberò Bari<br />

(capitale del catepanato <strong>bizantino</strong>, cioè dell’Italia meridionale) dall'ass<strong>ed</strong>io arabo.<br />

Guerra contro i musulmani<br />

Mentre Basilio II stava conducendo la guerra in Mac<strong>ed</strong>onia, la Siria fu invasa dai Fatimidi, che<br />

inflissero ai Bizantini una sconfitta sull'Oronte (994) e strinsero d'ass<strong>ed</strong>io Aleppo. L'Imperatore<br />

dovette interrompere momentaneamente la campagna contro i Bulgari per correre a salvare l'Oriente<br />

dalla capitolazione.<br />

Nel 995 Basilio II radunò quarantamila uomini ad Antiochia in modo da <strong>tra</strong>sportare velocemente il<br />

suo esercito di fanteria verso la Siria a dorso di mulo. <strong>Le</strong> regioni limitrofe, difatti, erano<br />

sconquassate da disordini, causati dai musulmani e i soldati giunsero appena in tempo per riuscire a<br />

difendere Aleppo. In breve l'imperatore riuscì a sconfiggere l'esercito islamico, che si ritirò in Siria,<br />

e a occupare Raphamea e Emesa.<br />

La Novella<br />

Il 1º gennaio del 996 Basilio II emanò la Novella. Questo <strong>ed</strong>itto requisiva ai proprietari terrieri<br />

dell'impero tutte quelle proprietà che fossero state acquistate negli ultimi sessantuno anni - cioè dal<br />

tempo di Romano I (920-944) - restituendole ai prec<strong>ed</strong>enti proprietari, a meno che non venissero<br />

riconfermate dallo stesso imperatore. Questo provv<strong>ed</strong>imento aveva lo scopo di bloccare le<br />

ambizioni espansionistiche di molti dei grandi casati nobiliari, che nell'ultimo secolo aveva<br />

assorbito in latifondi la piccola proprietà terriera. Acquisite grandi somme di denaro <strong>ed</strong> influenza<br />

all'interno dei themata i nobili, che spesso erano anche s<strong>tra</strong>teghi del thema, potevano divenire tanto<br />

potenti da ribellarsi all'imperatore. L'<strong>ed</strong>itto causò la rovina di molte famiglie aristocratiche<br />

dell'Impero <strong>bizantino</strong>, che persero tutti i loro poss<strong>ed</strong>imenti, dovendoli restituire ai piccoli proprietari<br />

terrieri. L'imperatore costrinse l’aristocrazia a pagare anche l'allenlengyon, tassa in prec<strong>ed</strong>enza<br />

pagata dai villaggi, i quali dovevano già numerose gabelle ai nobili stessi. Questa tassa aveva una<br />

duplice funzione: da una parte indeboliva ancora di più i nobili, dall'al<strong>tra</strong> assicurava cospicui<br />

introiti: era difatti decisamente più semplice riscuoterla dai nobili abbienti che dai poveri i quali,<br />

quando il raccolto andava male, arrivavano fino ad uccidere gli esattori imperiali.<br />

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<strong>involuzione</strong>.<br />

Con Basilio II l'Impero raggiunse la sua massima <strong>espansione</strong> dopo Giustiniano I il Grande (527-<br />

565). Più di un secolo e mezzo dopo Niceta Coniata lo avrebbe definito il migliore imperatore mai<br />

avuto dall'impero <strong>bizantino</strong> assieme ad Eraclio I il Grande (610-641).<br />

Declino dell'Impero<br />

Bisanzio cadde in un periodo di difficoltà, causate in gran parte dalla crescita dell'aristocrazia<br />

terriera, che minò il sistema dei themata. Fronteggiando i suoi vecchi nemici, il Sacro Romano<br />

Impero e il Califfato abbaside, avrebbe potuto riprendersi, ma nello stesso tempo nuovi invasori<br />

apparvero sulla scena, che avevano pochi motivi per rispettare la sua reputazione - i Normanni, che<br />

conquistarono l'Italia meridionale, e i turchi Selgiuchidi, che erano principalmente interessati nello<br />

sconfiggere l'Egitto, ma che pene<strong>tra</strong>rono anche nella penisola anatolica. Con la sconfitta a<br />

Manzikert dell'Imperatore Romano IV (che non era un comneno) nel 1071 da parte di Alp Arslan,<br />

Sultano dei Selgiuchidi, molte di quelle province furono perse. La divisione finale <strong>tra</strong> Chiesa<br />

cattolica e Chiesa ortodossa – il Grande Scisma – avvenne anch'essa in questo periodo, con la loro<br />

reciproca scomunica nel 1054.<br />

<strong>L'Impero</strong> <strong>bizantino</strong> sotto Manuele I nel 1180<br />

Comneni<br />

La famiglia dei Comneni ebbe un ruolo importante nella storia dell'Impero <strong>bizantino</strong>. Costituì una<br />

dinastia che ne resse le sorti fra XI e XII secolo cercando di rallentare il processo di decadenza. I<br />

Comneni di<strong>ed</strong>ero sei imperatori al trono di Bisanzio.<br />

Gli ultimi secoli della vita bizantina cominciarono con un usurpatore, Alessio Comneno,(imperatore<br />

dal 1081 al 1118) che iniziò a ristabilire un esercito sulla base di diritti feudali (pronoia) e ottenne<br />

successi significativi contro i Turchi selgiuchidi. La sua richiesta di aiuto all'occidente contro<br />

l'avanzata di questi ultimi portò alla Prima Crociata, che lo aiutò a reclamare Nicea. <strong>Le</strong> successive<br />

<strong>Crociate</strong> divennero sempre più un motivo di confronto e di conflitto. Anche se il nipote di Alessio,<br />

Manuele I Comneno, era un amico dei crociati, nessuna delle due parti poteva dimenticare che<br />

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<strong>involuzione</strong>.<br />

l'al<strong>tra</strong> l'aveva scomunicata, e i Bizantini temevano le vere intenzioni dei crociati cattolici che<br />

at<strong>tra</strong>versavano di continuo il loro territorio.<br />

Andronico I (1183-1185), l'ultimo Comneno dell'impero <strong>bizantino</strong>, fu considerato uno degli<br />

imperatori più spregevoli della storia di Bisanzio: con il suo esercito rovesciò Alessio II Comneno e<br />

si proclamò imperatore, ma fu odiato per le abominevoli iniquità da lui compiute. Lasciato il popolo<br />

alla fame, venne linciato dalla folla inferocita e i suoi familiari furono costretti a fuggire alla corte<br />

del regno di Georgia.<br />

I t<strong>ed</strong>eschi del Sacro Romano Impero e i Normanni di Sicilia e Italia continuarono ad attaccare<br />

l'impero nell'XI e XII secolo. <strong>Le</strong> città stato italiane, cui erano garantiti diritti commerciali nella<br />

Costantinopoli di Alessio, divennero oggetto di sentimenti anti-occidentali, additate come esempio<br />

evidente di "Franchi" occidentali o "Latini". I Veneziani erano particolarmente malvisti, anche se le<br />

loro navi erano la base della marina bizantina. In aggiunta alle preoccupazioni dell'Impero, i Turchi<br />

selgiuchidi rimanevano una minaccia, sconfiggendo Manuele I Comneno nella Battaglia di<br />

Miriocefalo nel 1176.<br />

F<strong>ed</strong>erico Barbarossa in<strong>tra</strong>prese azioni ostili contro l'Impero Bizantino durante la Terza Crociata, ma<br />

fu la Quarta che ebbe gli effetti più devastanti. Anche se l'obiettivo iniziale della crociata era di<br />

conquistare l'Egitto, sotto l'influenza dei Veneziani, la crociata espugnò Costantinopoli (sotto il<br />

comando del marchese del Monferrato) nel 1204. Come risultato venne fondato un regno feudale di<br />

breve durata, l'Impero Latino (v<strong>ed</strong>i Battaglia di Adrianopoli), e il potere <strong>bizantino</strong> venne indebolito<br />

permanentemente.<br />

I Balcani e l'Asia Minore nel 1230, l'impero di Bulgaria (verde chiaro), il despotato d'Epiro (verde scuro),<br />

l'impero latino (rosa), l'impero di Nicea (grigio), impero di Trebisonda (viola).<br />

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<strong>involuzione</strong>.<br />

Dall'Impero Latino scaturirono tre stati bizantini: l'Impero di Nicea, il Despotato d'Epiro e l'Impero<br />

di Trebisonda. Il primo, controllato dalla dinastia dei Paleologi, riuscì a riconquistare<br />

Costantinopoli nel 1261 e sconfisse l'Epiro, rivitalizzando l'Impero ma dando troppa attenzione<br />

all'Europa in un periodo in cui le province asiatiche avrebbero dovuto essere la preoccupazione<br />

principale.<br />

Per un po' di tempo l'impero sopravvisse semplicemente perché Selgiuchidi, Tartari e persiani<br />

Safavidi erano troppo divisi per poterlo attaccare, però alla fine i Turchi ottomani invasero tutti i<br />

poss<strong>ed</strong>imenti ad eccezione di alcune città portuali. Gli Ottomani (nucleo originario del futuro<br />

Impero ottomano) costituirono uno stato indipendente sostituendosi al Sultanato selgiuchide di Rūm<br />

(ormai declinante dopo la sconfitta nel 1243 per mano mongola nella battaglia di Köse Dağ) per<br />

merito di Othmān I Ghāzī, figlio di Ertuğrul, il cui nome, a partire dal 1281, servirà a indicare la<br />

dinastia ottomana da lui fondata.<br />

<strong>L'Impero</strong> <strong>bizantino</strong> si appellò all'occidente in cerca di aiuto, però i diversi stati europei posero come<br />

condizione la riunificazione della Chiesa cattolica e di quella Ortodossa. L'unità delle Chiese fu<br />

considerata, e occasionalmente imposta legalmente, ma i cristiani ortodossi non accettarono il<br />

Cattolicesimo romano. Alcuni combattenti occidentali arrivarono in aiuto di Bisanzio, ma molti<br />

preferirono lasciar l'Impero soccombere e non fecero niente quando gli Ottomani conquistarono i<br />

territori rimanenti. La salvezza momentanea di Costantinopoli fu l'arrivo dei Timuridi guidati da<br />

Tamerlano, che nella battaglia di Ancyra sconfissero pesantemente gli Ottomani.<br />

<strong>Le</strong> altre <strong>Crociate</strong><br />

Seconda crociata (1147-1149)<br />

La seconda crociata fu causata dalla caduta di Edessa (1144) ad opera degli zengidi di Damasco. La<br />

seconda crociata venne condotta con un'eccessiva spavalderia dal re di Francia Luigi VII, alleato al<br />

solo Corrado III del Sacro Romano Impero, ignorando le possibili alleanze con alcuni potentati<br />

musulmani che avrebbero permesso di riprendere la contea di Edessa. Egli, ascoltando le<br />

perorazioni di alcuni cattivi consiglieri abbagliati dalle ricchezze di Damasco, cinse d'ass<strong>ed</strong>io la<br />

capitale siriana senza nemmeno cercare l'aiuto del re normanno di Sicilia né del basileus <strong>bizantino</strong>.<br />

L'ass<strong>ed</strong>io terminò con un nulla di fatto il 28 luglio 1148, dopo soli quattro giorni di offensive e<br />

controffensive di limitata entità, con un avvilente ritiro degli ass<strong>ed</strong>ianti e con il loro definitivo<br />

abbandono della scena siriana.<br />

Terza crociata (1189-1192),<br />

La terza crociata detta anche la "crociata dei Re", fu un tentativo, da parte di vari sovrani europei, di<br />

s<strong>tra</strong>ppare Gerusalemme e quanto perduto della Terra Santa, al Saladino. Vi parteciparono F<strong>ed</strong>erico<br />

Barbarossa, che morì in Anatolia, forse per un arresto cardiaco oppure durante il guado di un fiume<br />

della Cilicia, chiamato Salef, cadendovi e annegando a causa della pesantezza della sua armatura,<br />

Filippo II Augusto, re di Francia e Riccardo Cuor di <strong>Le</strong>one, re d'Inghilterra.<br />

Grazie agli sforzi di Riccardo d'Inghilterra, fu ottenuto almeno un risultato positivo, la riconquista<br />

di San Giovanni d'Acri, che divenne la nuova capitale del Regno. Dopo la battaglia di Arsuf fu<br />

siglata col Saladino la pace di Ramla del 1192: era prevista una tregua di tre anni, con libero<br />

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<strong>involuzione</strong>.<br />

accesso alla Città Santa; inoltre la striscia costiera da Ascalona ad Acri era sotto il controllo<br />

cristiano. Dopo aver stipulato tale tregua Riccardo decise, nell'ottobre del 1192, di rien<strong>tra</strong>re in<br />

Europa, senza però aver riconquistato Gerusalemme.<br />

Quarta crociata 1204<br />

La quarta crociata fu indetta da Papa Innocenzo III all'indomani della propria elezione al soglio<br />

pontificio nel 1198, e fu diretta contro i musulmani in Terra Santa per la riconquista di<br />

Gerusalemme..<br />

I crociati in realtà non arrivarono mai in Terra Santa. Visto l'esiguo numero di soldati giunti a<br />

Venezia, il doge veneziano Enrico Dandolo partì alla riconquista di Zara. Conquistata poi la città<br />

ribelle, venne raggiunto dal figlio dell'imperatore deposto a Bisanzio Alessio V. Giunto a Bisanzio<br />

reins<strong>ed</strong>iò il legittimo governo ma non ebbe la possibilità, come preventivamente accordato, di porre<br />

una base commerciale nella città, come cioè era nel 1190 circa prima della rivolta anti-veneta e filogenovese,<br />

ove si dice che Dandolo stesso avesse perso la vista da un occhio. Visto che Alessio V<br />

non sembrava voler accordare quanto pattuito per il suo ritorno al trono, i crociati presero<br />

nuovamente Costantinopoli.<br />

Il 12 aprile 1204 i veneziani ricorsero ad uno s<strong>tra</strong>tagemma. Avevano costruito piattaforme sulle<br />

cime degli alberi delle navi, poi avevano inclinato le imbarcazioni fino a che le piattaforme<br />

andavano a toccare le mura. Il veneziano Pietro Alberti fu il primo a saltare sulle mura di una torre<br />

nemica, ma fu subito ucciso. Venne seguito da un francese, André Dureboise, che riuscì a resistere<br />

all'attacco dei difensori permettendo ad altri veneziani e crociati di occupare le mura. Poco tempo<br />

dopo le porte della città vennero aperte dagli attaccanti pene<strong>tra</strong>ti all'interno; per Costantinopoli, "la<br />

Città", non ci fu più scampo. Alessio V s'era rifugiato con alcune truppe nel suo palazzo imperiale.<br />

Nella notte, forse perché temevano un attacco di sorpresa, alcuni crociati t<strong>ed</strong>eschi appiccarono il<br />

fuoco a delle case e nuovamente l'incendio divampò in città. Vista l'impossibile situazione, Alessio<br />

V si dette alla fuga. Il giorno dopo ebbe inizio il grande saccheggio nel quale i cavalieri crociati<br />

di<strong>ed</strong>ero prova della più raggelante e efferata barbarie mai provata fino ad allora. Gli scatenati<br />

crociati en<strong>tra</strong>vano nelle case <strong>ed</strong> asportavano qualsiasi cosa di valore che avessero trovato. Tutte le<br />

chiese vennero spogliate dei vasi sacri, delle icone, delle vite dei rifugiati, dei candelabri e quanto<br />

non si poteva asportare veniva semplicemente distrutto. Anche la basilica di S. Sofia venne<br />

completamente saccheggiata, l'altare venne spezzato, gli arazzi fatti a pezzi. Un cronista dell'epoca,<br />

testimone oculare, <strong>tra</strong>manda che una prostituta, s<strong>ed</strong>uta sul trono del patriarca, cantava strofe oscene<br />

in lingua francese. <strong>Le</strong> cantine vennero depr<strong>ed</strong>ate, i quasi cinquemila palazzi della città, i quali,<br />

secondo fonti, custodivano i due terzi di tutte le proprietà mondiali accumulate fino ad allora,<br />

vandalicamente saccheggiati e dati alle fiamme. La città era piena di soldataglia avvinazzata che<br />

trucidava chiunque trovasse lungo il cammino. Gli indifesi cittadini venivano torturati perché<br />

rivelassero dove avevano nascosto i loro valori.<br />

<strong>L'Impero</strong> <strong>bizantino</strong> venne spartito <strong>tra</strong> i crociati, (v<strong>ed</strong>i cartina più sopra) con le principali piazzeforti<br />

commerciali in Morea e alcune isole adriatiche assegnate a Venezia stessa, dando poi inizio al<br />

cosiddetto Impero latino di Costantinopoli.<br />

Quinta crociata (1217-1221).<br />

Sotto il pontificato di papa Innocenzo III il Concilio Lateranense IV aveva deciso d'indire una<br />

nuova crociata, la quinta F<strong>ed</strong>erico II, in occasione della sua incoronazione a Rex romanorum, nel<br />

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<strong>involuzione</strong>.<br />

1215, giurò solennemente di prendervi parte, ma poi rimandò più volte, il che provocò tensioni con<br />

il papa. Papa Onorio III stabilì infine che la crociata dovesse aver inizio il 1º giugno 1217. Dopo la<br />

defezione in Palestina di Andrea II d'Ungheria nel 1218, si tentò una nuova via, quella di prendere<br />

lo s<strong>tra</strong>tegico porto in egiziano di Damietta, sulla parte orientale del delta del Nilo, ma la sp<strong>ed</strong>izione<br />

- che vide la presenza anche di san Francesco d'Assisi che inutilmente perorò davanti al Sultano<br />

ayyubide al-Malik al-Kamil (fratello del Saladino e sultano d’Egitto dal 1207 al 1238) la causa della<br />

conversione del sultano - si rivelò un fallimento: dopo la conquista di Damietta nel novembre 1219,<br />

l'esercito crociato attese inutilmente l'arrivo della flotta di F<strong>ed</strong>erico II, che arrivò solo dopo la<br />

rovinosa sconfitta nell'agosto 1221.<br />

Sesta crociata (1228-1229)<br />

Dopo il fallimento della quinta crociata, l'imperatore F<strong>ed</strong>erico II continuava a rimandare l’impegno<br />

di effettuare la crociata a cui si solennemente impegnato, Quando nel 1227, a causa di una malattia,<br />

fu costretto a rimandare la crociata ancora una volta, fu scomunicato da papa Gregorio IX.<br />

Nonostante questo, l'anno successivo, F<strong>ed</strong>erico si recò a Gerusalemme, mentre il Papa lo definiva<br />

"Anticristo".<br />

Questa crociata fu l'unica combattuta pacificamente con gli strumenti della politica. L'intesa con il<br />

sultano ayyubide al-Malik al-Kāmil sarà decisiva per assicurare il grande successo alla crociata di<br />

F<strong>ed</strong>erico, che portò grandi acquisizioni: i cristiani avrebbero riavuto Betlemme, Nazaret, Lidda,<br />

Sidone e Toron (oggi Tibnin), oltre a Gerusalemme, ad eccezione della spianata del Tempio e della<br />

moschea al-Aqsà. Ai musulmani era però permesso di acc<strong>ed</strong>ervi (pace di Giaffa) in quanto<br />

considerato luogo santo anche da essi. Gerusalemme inoltre veniva c<strong>ed</strong>uta ai cristiani ma<br />

abbattendone le mura essa risultava indifendibile. F<strong>ed</strong>erico, avendo sposato l'er<strong>ed</strong>e alla corona di<br />

Gerusalemme Isabella di Brienne, fu incoronato re di Gerusalemme nel 1229.<br />

Settima crociata (1249 - 1250)<br />

Fu diretta contro l'Egitto e guidata dal re di Francia Luigi IX il Santo. Nel 1244 la soldataglia<br />

Corasmia fu lanciata da al-Sālih Ayyūb contro i suoi parenti ayyubidi siriani e durante queste<br />

scorrerie la città di Gerusalemme fu da essi occupata e depr<strong>ed</strong>ata nel 1245, non senza dar luogo a<br />

macabre riesumazioni delle spoglie degli antichi re crociati nella Basilica del Santo Sepolcro e al<br />

massacro di 30.000 cristiani.<br />

La notizia di tutto ciò sconvolse la Cristianità e la decise ad organizzare una nuova sp<strong>ed</strong>izione<br />

crociata in Terra Santa.<br />

A metà del 1249 la flotta crociata sbarcò dunque a Damietta, sul delta del fiume Nilo. Nei pressi si<br />

ergeva la città di al-Mansūra, allora capitanata da un promettente ufficiale mamelucco, Baybars.<br />

Superate le deboli difese di Damietta, i Crociati si bloccarono davanti ad al-Mansūra, rifiutando<br />

sdegnosamente un'accomodante proposta del sultano ayyubide di scambiare l'importante porto di<br />

Damietta con Gerusalemme (che per i musulmani, all'epoca, non rivestiva soverchia importanza e<br />

che, comunque, gli Ayyubidi pensavano, o speravano, di poter riconquistare in un futuro non troppo<br />

lontano).<br />

L'ambizioso sovrano francese urtò però contro le imprendibili mura di al-Mansūra e le inusuali<br />

capacità di resistenza di Baybars, che sperava - come infatti avvenne - di ricevere rinforzi<br />

determinanti dall'Emiro ayyubide Fakhr al-Dīn ibn al-Shaykh. Questi, impegnato in Siria contro gli<br />

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<strong>involuzione</strong>.<br />

Osp<strong>ed</strong>alieri ad Ascalona, dopo avere sconfitto i suoi esigui avversari giunse nel delta del Nilo e,<br />

accerchiate a sua volta le forze crociate, ne impose la resa.<br />

Inutile fu un tentativo di resistenza di Luigi IX. Mentre la dissenteria prendeva a mietere vittime<br />

non minori dello scorbuto e del tifo, il sovrano francese - ammalatosi e curato da un valente m<strong>ed</strong>ico<br />

arabo - fu addirittura catturato, e venne liberato dalla moglie solo dopo il difficile pagamento di un<br />

riscatto di 800.000 bisanti d'oro, che i Templari furono letteralmente obbligati ad anticipargli.<br />

Luigi IX <strong>tra</strong>scorse altri quattro anni in Terra Santa, nell'inutile tentativo di rianimare Outremer, al<br />

termine dei quali dovette però tornare nel suo regno, senza aver ottenuto altro risultato se non<br />

quello, abbastanza insignificante, di un avvicinamento fra il Principato di Antiochia e la monarchia<br />

armena della Cilicia.<br />

Ottava crociata 1270<br />

L'ottava crociata fu diretta contro i domini musulmani in Africa settentrionale. Fu sempre guidata<br />

da re Luigi IX, sotto pressione di papa Clemente IV. Lo scopo dichiarato della sp<strong>ed</strong>izione sarebbe<br />

stata la conversione forzata dei regnanti di Tunisi per far sì che essi si alleassero con i Franchi nella<br />

guerra contro i Mamelucchi di Baybars, attaccandone i loro confini occidentali, confinanti coi<br />

domini hafsidi di Muhammad I al-Mustansir.<br />

La crociata partì da Aigues Mortes nel luglio del 1270. Il re sbarcò a Tunisi assieme al fratello<br />

Carlo d'Angiò; ma l'ass<strong>ed</strong>io si prolungò molto e la peste e la dissenteria decimarono l'esercito..<br />

Luigi IX stesso morì di dissenteria dovuta alla mancanza di acqua potabile. In ogni caso, furono<br />

en<strong>tra</strong>mbe crociate fallimentari, ma soprattutto nella seconda gli interessi delle repubbliche marinare<br />

e degli altri poteri insistenti sul Mar M<strong>ed</strong>iterraneo sembrarono prevalere sulla difesa della<br />

cristianità.<br />

Intanto rifulgeva la figura del Re-penitente, oramai proiettato alla gloria degli altari; per questo,<br />

Luigi è sovente considerato l'unico sovrano che, al di là di ogni racconto agiografico, abbia<br />

perseguito un'interpretazione genuinamente religiosa delle sp<strong>ed</strong>izioni militari in Terrasanta. La<br />

Crociata, che già alla metà del XIII secolo appariva una questione superata, rappresentò per Luigi<br />

IX una forma di devozione religiosa e di compimento del mestiere di re.<br />

Alla sua morte il corpo, secondo l'uso del tempo, venne bollito e disossato: il cuore risalì la penisola<br />

italiana e giunse a Parigi, dopo un lungo viaggio di ritorno con<strong>tra</strong>ssegnato dall'enorme favore<br />

popolare e dal succ<strong>ed</strong>ersi dei miracoli, a testimonianza della riconosciuta santità del re, accertata<br />

non dalle commissioni pontificie o dai calcoli politici, ma dal sentimento collettivo.<br />

Carlo d'Angiò prima di tornare in Sicilia con i resti della sua sp<strong>ed</strong>izione, concluse un <strong>tra</strong>ttato con il<br />

Califfo musulmano di Tunisi, grazie al quale otteneva il possesso di Malta e di Pantelleria.<br />

Nona crociata (1271-72)<br />

La Nona Crociata è solitamente considerata l'ultima Crociata m<strong>ed</strong>ievale ad essere stata condotta<br />

contro i musulmani in Terra Santa. La maggior parte degli storici, tuttavia, non la considera come<br />

una crociata a sé, ma come la seconda parte dell'ottava.<br />

Edoardo I d'Inghilterra giunse a Tunisi troppo tardi e non riuscì dunque a soccorrere Luigi IX di<br />

Francia morto mesi prima; tuttavia, insieme al fratello di quest'ultimo, Carlo d'Angiò re di Sicilia,<br />

proseguì verso Acri, capitale di quel che restava del Regno di Gerusalemme. I due giunsero a<br />

destinazione nel 1271, proprio mentre il sultano mamelucco Baybars stava ponendo sotto ass<strong>ed</strong>io<br />

Tripoli del Libano, l'ultimo territorio rimasto della Contea di Tripoli. Tre anni prima, nel 1268,<br />

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Questo materiale, <strong>tra</strong>tto in parte da Wikip<strong>ed</strong>ia, è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di<br />

storia del M<strong>ed</strong>io Oriente del CTP Pe<strong>tra</strong>rca di Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I<br />

materiali sono a cura del Prof. Sergio Bergami. <strong>Le</strong>zione XII: l’Impero Bizantino <strong>tra</strong> <strong>espansione</strong> <strong>ed</strong><br />

<strong>involuzione</strong>.<br />

Baybars aveva conquistato Antiochia, ultimo poss<strong>ed</strong>imento del Principato d'Antiochia e, dopo aver<br />

costruito la prima flotta mamelucca, proprio nel 1271 era sbarcato a Cipro, mettendo sotto ass<strong>ed</strong>io<br />

Ugo III di Cipro (formalmente re di Gerusalemme). La sua flotta venne tuttavia distrutta.<br />

Edoardo, in realtà, fece ben poco: si limitò infatti a negoziare una tregua di undici anni <strong>tra</strong> Ugo<br />

(appoggiato dai cavalieri della famiglia Ibelin di Cipro) e Baybars, sebbene questi avesse<br />

inizialmente tentato di assassinarlo inviandogli alcuni suoi uomini con la scusa di voler ricevere il<br />

battesimo cristiano. Edoardo tornò in Inghilterra nell'anno seguente (1272) per essere incoronato re<br />

dopo la morte del padre Enrico III.<br />

I Mamelucchi di Baybar (giallo) combatterono contro i Franchi e i Mongoli del generale Samagar nella Nona<br />

crociata<br />

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<strong>involuzione</strong>.<br />

Carlo, tuttavia, tentò di approfittare della disputa <strong>tra</strong> Ugo III, i Cavalieri templari e i Veneziani nel<br />

tentativo di prendere il controllo di Acri. Dopo aver acquistato i diritti di Maria d'Antiochia al trono<br />

di Gerusalemme, attaccò Ugo III, nominalmente ancora re di Gerusalemme. Fu così che nel 1277<br />

Ugo da San Severino prese Acri per conto di Carlo.<br />

Nel 1291, quando alcuni cristiani attaccarono una carovana siriana provocando la morte di 19<br />

mercanti musulmani, il sultano mamelucco Khalīl (al-Malik al-Ashraf) richiese un risarcimento per<br />

questo incidente. Visto che le sue richieste rimasero inascoltate, il Sultano decise di porre sotto<br />

ass<strong>ed</strong>io Acri, ultimo avamposto crociato in Terra Santa, lo stesso anno. La città cadde dopo 43<br />

giorni di resistenza. Dopo il massacro di 60.000 prigionieri, Khalīl continuò nella sua conquista<br />

della Palestina, cancellando qualsiasi <strong>tra</strong>ccia del dominio crociato.<br />

Saladino<br />

Saladino, chiamato alā al-Dīn al-Ayyūbi (Tikrit, 1138 – Damasco, 1193), fu Sultano di Egitto, Siria<br />

e Hijaz, dal 1174 alla sua morte, col laqab di al-Malik al-Nāṣ ir ("Il Sovrano Vittorioso"), fondatore<br />

della dinastia curda ayyubide; è considerato <strong>tra</strong> i più grandi s<strong>tra</strong>teghi di tutti i tempi.<br />

Da giovane Saladino studiò a lungo e con brillanti risultati tanto le materie giuridiche quanto quelle<br />

letterarie.<br />

Nel 1168 seguì lo zio Shīrkūh, inviato da Nūr al-Dīn ibn Zankī (Norandino) in Egitto: qui era<br />

scoppiata una grave crisi sotto gli Imam fatimidi, della quale aveva approfittato il re "crociato" di<br />

Gerusalemme, che aveva occupato alcuni territori egiziani. L'Imam/califfo al-Adid nominò<br />

Saladino vizir ma nel 1171 Saladino depose lo stesso Imam del Cairo, ponendo fine alla dinastia<br />

ismailita che aveva regnato dal X secolo. L'Egitto divenne così, anche ai vertici, di nuovo sunnita .<br />

Saladino ne divenne il sultano e avviò una dinastia che, dal nome di suo padre, prese il nome di<br />

ayyubide.<br />

La conquista di Gerusalemme (1187)<br />

Alla morte di Norandino (maggio 1174), Saladino ne sposò la v<strong>ed</strong>ova e iniziò la sua personale<br />

opera di conquista dell'area siro-palestinese: riuscì a prendere il controllo di Damasco nel novembre<br />

1174.<br />

Nel marzo 1175 conquistò la cittadella di Homs e il 21 giugno Azaz. L'anno successivo mise sotto<br />

ass<strong>ed</strong>io Aleppo. Nel 1177 si rivolse verso il Regno di Gerusalemme. Venuto a conoscenza dei piani<br />

di Saladino, Baldovino IV lasciò Gerusalemme con 500 cavalieri per tentare la difesa di Ascalona,<br />

ma venne bloccato sul posto da Saladino, forte di 30.000 uomini. I Cavalieri Templari cercarono di<br />

prestare soccorso a Baldovino ma vennero posti sotto ass<strong>ed</strong>io a Gaza. Nel frattempo, sia Baldovino<br />

sia i Templari riuscirono a liberarsi dai rispettivi ass<strong>ed</strong>i, e il 25 settembre 1177 si scon<strong>tra</strong>rono con<br />

Saladino a Montgisard, nei pressi di Ramla, cogliendolo del tutto di sorpresa. I musulmani furono<br />

messi in rotta.<br />

Saladino quindi si impegnò nella conquista di Aleppo (1183) e di Mossul (1186), grandi empori<br />

commerciali.<br />

Nel 1187 inviò a Tiberiade una piccola armata guidata da suo figlio al-Afdal, per rappresaglia nei<br />

confronti di un prec<strong>ed</strong>ente attacco ad una carovana musulmana da parte di Rinaldo di Chatillon.<br />

Saladino raccolse un esercito forte di 20.000 uomini, e invase il regno a giugno: ebbe s<strong>tra</strong>da facile<br />

anche grazie alla insipiente smania aggressiva del Reggente del regno, Guido di Lusignano, di<br />

Rinaldo di Chatillon, di Umfr<strong>ed</strong>o II di Toron e del nuovo Patriarca Eraclio, arcivescovo di Cesarea<br />

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<strong>involuzione</strong>.<br />

(che erano riusciti a vanificare l'assennata linea s<strong>tra</strong>tegica del defunto re lebbroso di Gerusalemme,<br />

Baldovino IV, orientata a un accordo con le forze musulmane dell'area).<br />

L'esercito del Regno di Gerusalemme, mossosi dalla Città Santa in direzione nord per<br />

con<strong>tra</strong>ttaccare, fu distrutto nella battaglia di Hattin (4 luglio 1187), durante la quale vennero<br />

catturati sia il re Guido, sia il Gran Maestro templare, che vennero usati da Saladino come ostaggi<br />

da rilasciare in cambio della consegna di piazzeforti. La reliquia della vera Croce, portata in<br />

battaglia dai crociati come miracolosa insegna, fu presa e di essa si persero le <strong>tra</strong>cce. Saladino<br />

decapitò di propria mano Rinaldo di Châtillon, adempiendo al voto solenne che aveva espresso in<br />

prec<strong>ed</strong>enza di vendicare la carovana di pellegrini trucidati da Rinaldo. Tutti gli Ospitalieri e i<br />

Templari catturati vennero uccisi, perché la loro regola vietava di pagar riscatti per la loro<br />

liberazione e imponeva ai guerrieri liberati di tornar subito a combattere.<br />

Il 10 luglio Saladino otteneva anche la città e il porto di San Giovanni d'Acri; il sultano voleva<br />

mantenere intatto questo centro commerciale che portava ricchezza ai suoi domini e infatti nei<br />

termini della resa conc<strong>ed</strong>eva che gli abitanti cristiani avrebbero avuto salva la vita e conservate le<br />

loro proprietà, ma, per la maggior parte, rifiutarono di restare <strong>ed</strong> emigrarono senza essere molestati.<br />

Saladino partì poi alla conquista di altri centri costieri, di Giaffa e Beirut. La s<strong>tra</strong>da per<br />

Gerusalemme era ormai aperta per Saladino <strong>ed</strong> egli pose l'ass<strong>ed</strong>io alla città, ma non ebbe bisogno di<br />

espugnarla: il suo difensore, Baliano di Ibelin, ebbe la saggezza di negoziare una resa onorevole in<br />

cambio di un'evacuazione ordinata dei circa 16.000 abitanti cristiani che vi erano asserragliati, i<br />

quali vennero fatti uscire e imbarcare senza subire perdite. Saladino entrò trionfante nella città il 2<br />

ottobre 1187. Ai Crociati rimase solo il controllo di Tiro, Tripoli <strong>ed</strong> Antiochia, che pure Saladino<br />

attaccò nel 1188, ma senza successo. Il regno crociato si riduceva così a una sottile striscia costiera.<br />

La terza crociata e lo scontro con Riccardo Cuor di <strong>Le</strong>one<br />

La notizia della perdita di Gerusalemme e della Palestina fu sconvolgente per l'Europa cristiana e vi<br />

fu presto la richiesta di una nuova Crociata, proclamata da Papa Gregorio VIII e dal suo successore<br />

Papa Clemente III. Nel 1189 giunsero numerosi contingenti militari per la liberazione della<br />

Terrasanta.<br />

Nel 1191 Riccardo Cuor di <strong>Le</strong>one giunse in Terrasanta per tentare la riconquista di Gerusalemme.<br />

Con lo scopo di prevenire la presa di Giaffa da parte dei Crociati, Saladino attese l'esercito nemico<br />

ad Arsuf, a nord di Giaffa, per bloccare loro il passaggio.. La battaglia durò solo pochi minuti e<br />

l'esercito musulmano fu messo in rotta e costretto alla fuga.<br />

Saladino non subì perdite eccessivamente pesanti, anzi riuscì a riorganizzare il suo esercito subito<br />

dopo; ma nel campo crociato le conseguenze psicologiche per il morale furono enormi, poiché<br />

questo era il primo vero e proprio scontro diretto con l'invincibile Saladino dopo il disastroso<br />

massacro di Hattin<br />

La morte e l'er<strong>ed</strong>ità politica<br />

Saladino governò con energia <strong>ed</strong> efficienza l'Egitto, la Siria e lo Hijaz, tenendo sotto il proprio<br />

controllo anche le due principali città sante dell'Islam: Mecca e M<strong>ed</strong>ina.<br />

Morì nel marzo 1193, appena due anni dopo la partenza del suo grande antagonista, il re<br />

d'Inghilterra Riccardo Cuor di <strong>Le</strong>one.<br />

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materiali sono a cura del Prof. Sergio Bergami. <strong>Le</strong>zione XII: l’Impero Bizantino <strong>tra</strong> <strong>espansione</strong> <strong>ed</strong><br />

<strong>involuzione</strong>.<br />

A er<strong>ed</strong>itare i suoi poss<strong>ed</strong>imenti, che andavano dall'Eufrate alla Terrasanta al Sudan, non furono<br />

tuttavia ovunque i suoi figli perché, se al Cairo, a Damasco e ad Aleppo regnarono rispettivamente<br />

al-Azīz Uthmān, al-Afdal Alī e al-Zāhir Ghāzī, la Jazīra fu governata invece dal fratello Saf<strong>ed</strong>ino<br />

(al-Malik al-Ādil Sayf al-Dīn), i territori al di qua del fiume Giordano dal nipote al-Mu'aam Īsà,<br />

figlio di Saf<strong>ed</strong>ino, e Hims dai discendenti di Shīrkūh. Con essi si compì il frazionamento di un<br />

territorio così vasto conquistato da Saladino, che inizialmente era composto solo dai due sultanati di<br />

Damasco e di Cairo; il primo si frammentò all'inizio del XIII secolo, il secondo venne acquisito nel<br />

1250 dai mamelucchi dell'ultimo Sultano ayyubide, al-Salih Ayyub, morto senza er<strong>ed</strong>i.<br />

I Mamelucchi regneranno fino al 1517, anno in cui le forze ottomane del sultano Selim II avranno la<br />

meglio sui loro avversari.<br />

Il mito di Saladino<br />

Dante Alighieri porrà, oltre un secolo più tardi, Saladino <strong>tra</strong> i valorosi non cristiani del Limbo, a<br />

testimoniare la sua duratura fama di uomo retto <strong>ed</strong> esempio di virtù cavalleresca. Questo non vuol<br />

dire, naturalmente, che Saladino non operasse con la durezza tipica dei suoi tempi verso i suoi<br />

avversari, senza però scadere nell'efferatezza fine a se stessa o nella crudeltà gratuita.<br />

Saladino valentissimo signore e allora soldano di Babilonia è protagonista della Novella nona della<br />

Decima Giornata del Decamerone di Boccaccio. Del pari, il suo nome, talvolta nascosta dietro<br />

l'espressione fantasiosa di "Soldano di Baghdad", appare sovente nel Novellino, come esempio di<br />

rettitudine, di saggezza e di buon governo.<br />

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