2 Massimo il Confessore L'uomo che conosce Dio ... - Aula Digitale
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unità 7 La f<strong>il</strong>osofia nel Medioevo<br />
La cultura bizantina letture<br />
2 <strong>Massimo</strong> <strong>il</strong> <strong>Confessore</strong> L’uomo <strong>che</strong> <strong>conosce</strong> <strong>Dio</strong><br />
attraverso la contemplazione<br />
1. Il Faraone intelligib<strong>il</strong>e è <strong>il</strong> demonio,<br />
nemico e persecutore degli uomini, proprio<br />
come <strong>il</strong> Faraone lo era stato con gli<br />
Ebrei. Nella letteratura cristiana dei primi<br />
secoli Egitto e Faraone sono intesi<br />
allegoricamente quali simboli del male,<br />
ost<strong>il</strong>i al popolo di <strong>Dio</strong>. Il termine “intelligib<strong>il</strong>e”<br />
si spiega in riferimento ad una<br />
entità spirituale e non sensib<strong>il</strong>e, ad una<br />
<strong>Massimo</strong> <strong>il</strong> <strong>Confessore</strong> è uno dei maggiori pensatori della cristianità orientale. Nato nel 580 e<br />
morto intorno al 655, scontò in vita <strong>il</strong> suo rigore ortodosso con durissime persecuzioni. Autore<br />
di trattati e opuscoli teologici, ebbe <strong>il</strong> merito di commentare quanto di più importante la tradizione<br />
patristica bizantina aveva prodotto sino a quel momento. Il brano <strong>che</strong> segue presenta<br />
Mosè come emblema dell’uomo <strong>che</strong> <strong>conosce</strong> <strong>Dio</strong> attraverso la contemplazione. La <strong>conosce</strong>nza<br />
nella tenebra non vuol dire però, come per lo Pseudo-<strong>Dio</strong>nigi ( v. riquadro a p. 394 ), immob<strong>il</strong>ità<br />
intellettuale, fine di ogni attività razionale, bensì una nuova forma di visione, l’apertura<br />
di una nuova dimensione del pensiero.<br />
ancora, appare come un secondo Mosè colui <strong>che</strong>, nel momento in cui dominano le<br />
E passioni, allorquando, durante la tirannide del diavolo, cioè del Faraone intelligib<strong>il</strong>e1<br />
, <strong>il</strong> peggio per forza della sua natura domina sul meglio e l’elemento carnale si solleva<br />
contro quello spirituale ed ogni pensiero di devozione viene distrutto, si conforma a <strong>Dio</strong><br />
nella sua volontà e si colloca nella cassa della vera ascesi, reso sicuro all’esterno, cioè<br />
nella carne, dal modo di vivere mortale, e all’interno, nell’anima, dai divini pensieri, e<br />
quindi sopporta di essere soggetto alla sensazione, cioè alla figlia del Faraone intelligib<strong>il</strong>e2<br />
, solo fino al punto di accettare la legge della contemplazione naturale. Poi, però,<br />
spinto dalla nob<strong>il</strong>e invidia per i beni divini, uccide <strong>il</strong> pensiero della carne, <strong>che</strong> si comporta<br />
alla maniera egiziana, e lo seppellisce nella sabbia, intendo dire sotto la condizione<br />
delle realtà malvagie, <strong>che</strong> è ster<strong>il</strong>e: in essa, an<strong>che</strong> se <strong>il</strong> nemico la semina, la zizzania del<br />
male non può, per natura, nascere, a causa della povertà dello spirito <strong>che</strong> è all’interno.<br />
La sabbia genera e conserva la mancanza di passioni e per ordine divino è stata resa<br />
selvatica ai soffi della malvagità ed è stata fatta foresta di alberi intrecciati tra di loro, <strong>che</strong><br />
sono i flutti delle tentazioni [...]. Ed i ragionamenti <strong>che</strong> si volgono ancora verso la terra e<br />
cercano <strong>il</strong> godimento <strong>che</strong> ne proviene, in favore del quale combatte l’istinto della concupiscenza,<br />
<strong>il</strong> quale tiranneggia e respinge la ragione <strong>che</strong> discerne, Mosè, come un sapiente<br />
pastore, li conduce a mo’ di greggi al monte della gnosi di <strong>Dio</strong> <strong>che</strong> si vede nell’altezza<br />
della mente: lo fa mediante la condizione dell’animo deserta di passioni e priva delle<br />
materie e dei piaceri. Colui <strong>che</strong> con impegno si sofferma su questa cosa mediante le<br />
opportune meditazioni conformi allo spirito, dopo aver abbandonato ogni rapporto<br />
dell’intelletto con le cose sensib<strong>il</strong>i (ed è questo <strong>il</strong> significato, io credo, dei quarant’anni di<br />
traversata del deserto3 ) diventerà degno di ascoltare e vedere nella mente <strong>il</strong> fuoco divino,<br />
ineffab<strong>il</strong>e e soprannaturale, <strong>che</strong> si trova nella sostanza delle cose come in un arbusto,<br />
quel fuoco, intendo dire, <strong>che</strong> alla fine dei tempi è br<strong>il</strong>lato nel roveto, <strong>che</strong> è la Vergine<br />
santa4 . Costui accosta a siffatto mistero <strong>il</strong> piede della mente, nudo e totalmente libero<br />
dai pensieri umani, <strong>che</strong> sono le morte calzature, e rivolge alla ricerca la capacità <strong>che</strong> ha<br />
la mente di vedere, <strong>che</strong> è la sua faccia: e così apre l’obbedienza dell’anima, perché ascolta,<br />
alla fede soltanto, perché accolga <strong>il</strong> mistero, <strong>che</strong> arreca la forte e invincib<strong>il</strong>e potenza<br />
contro le potenze malvagie, egli separa con piena autorità ciò <strong>che</strong> è secondo natura da<br />
ciò <strong>che</strong> è contro natura, le realtà dell’anima da quelle della carne, quelle intelligib<strong>il</strong>i e<br />
potenza superiore e maligna.<br />
2. La figlia del Faraone, ster<strong>il</strong>e (Esodo, 2,<br />
3-10), diventa <strong>il</strong> simbolo della sapienza<br />
profana, spiritualmente infeconda.<br />
3. La citazione si riferisce ai quaranta<br />
anni <strong>che</strong> gli Ebrei avrebbero impiegato<br />
per attraversare <strong>il</strong> deserto e suggerisce,<br />
per metafora, un percorso faticoso di<br />
perfezionamento spirituale.<br />
4. Il roveto ardente (Esodo, 3, 2-4) è accostato<br />
alla Vergine: <strong>il</strong> primo brucia senza<br />
consumarsi così come la seconda non<br />
subisce nessuna corruzione dall’esperienza<br />
terrena. L’Angelo del Signore,<br />
apparso a Mosè nel fuoco in mezzo a un<br />
roveto, è stato interpretato dalla tradizione<br />
esegetica come la manifestazione<br />
visib<strong>il</strong>e del <strong>Dio</strong> invisib<strong>il</strong>e.<br />
© 2011 RCS Libri S.p.A./La Nuova Italia – A. La Vergata, F. Trabattoni, F<strong>il</strong>osofia, cultura, cittadinanza<br />
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unità 7 La f<strong>il</strong>osofia nel Medioevo<br />
Guida alla lettura<br />
La cultura bizantina letture<br />
immateriali da quelle materiali e sensib<strong>il</strong>i, molto superando quella potenza <strong>che</strong> cerca di<br />
rendere schiavo l’elemento libero in noi.<br />
E per dirla in breve, io intendo parlare […] di colui <strong>che</strong> con laborioso impegno ha<br />
appreso in modo ineffab<strong>il</strong>e mediante la osservazione delle cose, <strong>che</strong> costituisce una<br />
scienza, la sapiente economia della divina Provvidenza <strong>che</strong> divinamente amministra <strong>il</strong><br />
tutto, e quindi, mediante la mistica teologica, <strong>che</strong> è affidata solamente all’intelletto puro<br />
<strong>che</strong> si serve della preghiera nell’estasi ineffab<strong>il</strong>e, sta con <strong>Dio</strong> senza toccarlo, nell’ignoranza<br />
come in una tenebra.<br />
[<strong>Massimo</strong> <strong>il</strong> <strong>Confessore</strong>, Ambiguum, 10, 22 a-b, in Ambigua. Problemi metafisici e teologici su testi di Gregorio di Nazianzo<br />
e <strong>Dio</strong>nigi Areopagita, a cura di C. Moreschini, M<strong>il</strong>ano, Bompiani, 2003, pp. 288 e segg.]<br />
1 Sottolinea i termini mistici nel discorso di <strong>Massimo</strong> <strong>il</strong> <strong>Confessore</strong>.<br />
2 Che cosa vuol dire «stare con <strong>Dio</strong> senza toccarlo, nell’ignoranza come in una tenebra»?<br />
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© 2011 RCS Libri S.p.A./La Nuova Italia – A. La Vergata, F. Trabattoni, F<strong>il</strong>osofia, cultura, cittadinanza<br />
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